«il nuovo amico» n. 34 del 7 ottobre 2012

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Antifurto - Antincendio TVCC - Videocontrollo Cotrollo Accessi Cablaggio Strutturato Impianti telefonici Automazioni FAAC Portoni Sezionali Preventivi e sopralluoghi gratuiti Assistenza tecnica 24 ore su 24 0721 - 851005 Fano SETTIMANALE D’INFORMAZIONE DIOCESI DI: PESARO • FANO • URBINO FONDATO NEL 1903 7 OTTOBRE 2012 ANNO 109 • N. 34 Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27.02.2004 N. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Pesaro facebook.com/ilnuovoamico € 1,00 amico il nuovo www.ilnuovoamico.it Antifurto - Antincendio TVCC - Videocontrollo Cotrollo Accessi Cablaggio Strutturato Impianti telefonici Automazioni FAAC Portoni Sezionali Preventivi e sopralluoghi gratuiti Assistenza tecnica 24 ore su 24 0721 - 851005 Fano COPIA OMAGGIO EDITORIALE hotel supplies Via delle Betulle, 6 - 61122 Pesaro Tel. 0721 405274 Fax 0721 259164 www.arpaitalia.it - [email protected] FORNITURE ALBERGHIERE ARREDO BAGNO E CAMERA COMUNICAZIONE E PUBBLICITÁ Seguici su: SSS security systems SISTEMI DI VIDEOSORVEGLIANZA CON CONTROLLO REMOTO VIA INTERNET Via delle Betulle, 6 - 61122 Pesaro Tel. 0721 405274 Fax 0721 259164 www.ipsorveglianza.com - [email protected] Richiedi il tuo preventivo Illustrazione: Mara Cerri Comunicazione: Hotelfantasy.co.uk Moda Luciana NUOVI ARRIVI PREZZI SPECIALI Pesaro - via delle Betulle n. 4 (zona Torraccia) - Tel. 0721/22611 C’ è un riferimento costante dei cattolici che, oggi in Italia, si interessano di politica: riferimento alla società civile, come soggetto originario della politica stessa, non tanto per captarne il consenso, piuttosto per riconoscerne il soggetto. Rimandare il tutto alla società civile può essere una via verso la ripresa. Di lì i nuovi soggetti sociali, di lì le persone nuove, non le stesse facce che rigirano da tanti lustri ripetitivamente sullo schermo. Cambiano giacca e cravatta ma non il vizio. Sorrisi, strette di mano e foto fanno parte della retorica. ‘Non se ne può più’, colpa della gente? Talmente uguali e ingessati da essere considerati una casta: amministrativa nei comuni, nelle provincie, nelle regioni; politica negli organismi statali. Bisogna ricreare la casta in modo di cambiare senso a quella brutta parola. Non disprezzo e ho un alto concetto dell’arte del ‘fare politica’. Ma c’è un verbo riflessivo da coniugare: convertirsi per ridare dignità ed efficacia ad una attività da cui dipende il futuro del nostro Paese. L’esperienza ci dice che non bastano le riforme e i decreti-legge per risolvere la crisi (anche economica) giacché sono le persone che fanno riforme e decreti e li interpretano. Trattandosi in definitiva di una crisi morale che affonda le sue radici nel cuore dell’uomo, non si può prescindere da una formazione responsabile, e dalla ricerca dei valori fondanti e comuni. La stessa CEI, nella prolusione del Presidente, annota che il Paese è come avvolto in una cappa di sfiducia, fattore più pernicioso e pervasivo cui fanno da contrasto il popolo che tiene, resiste, patisce e naturalmente si interroga e vuole reagire. È un richiamo, non tanto nascosto, che bisogna ricominciare dalla società civile. Ed è anche la costante che ritorna nelle dichiarazioni di impegno dell’Associazionismo cattolico. Da un documento dell’AC si evince che una fase nuova e promettente in cui i credenti, a partire dal territorio, si caricano con uno spirito comune, della necessità di tenere unito il Paese e di protendere tutti, senza indugio, verso il bene comune. È dei focolari la domanda: “Si può ripartire dalla società civile dopo il flop della politica?” La grande sfida è che nella società devono rimanere dei centri di pensiero e mantenere la capacità di ragionare politicamente per potere interloquire con le istituzioni e con i partiti. È un dovere da fare. Scendere invece nella partecipazione politica, e quindi scendere nelle dirette responsabilità immediate, prospettando una collaborazione fra cattolici e ‘laici liberali’ mettendo al centro, al di là di ogni caduta liberistica e relativistica, la persona umana e la libertà democratica è quanto si propone l’MCL. Comunque sia, non sarà facile uscire fuori da un contesto devastato da scandali e sprechi. Raffaele Mazzoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Ripartire dalla società civile Rimpasto della Giunta Ceriscioli PESARO 7 C on il motu proprio Porta fidei dell’11 ottobre del 2011 Benedetto XVI ha indetto l’anno delle fede che inizia giovedì 11 di questo mese di ottobre. L’iniziativa non è nuova; infatti anche Paolo VI nel 1967, di fronte alla crisi della Chiesa post-con- ciliare, sentì il bisogno di proporre un anno della fede, che si concluse nel giorno dei santi Pietro e Paolo del 1968 con la proclamazione solenne del Credo del popolo di Dio, in cui venivano semplicemente riaffermati «i punti capitali della fede della Chiesa stessa, proclamata dai più importanti concili ecumenici». All’inizio del 1967 il Concilio Vaticano II si era concluso da poco più di un anno ma già regnava, come si espresse l’allora teologo Joseph Ratzinger in una conferenza a Bamberga del luglio precedente, «un certo disagio, un’atmosfera di freddezza e anche di delusione, quale segue solitamente i momenti di gioia e di festa». In questo contesto con l’esortazio- ne apostolica Petrum et Paulum del 22 febbraio 1967, Montini indice l’anno della fede; dal 29 giugno 1967 al 29 giugno 1968 la Chiesa è chiamata a celebrare il XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo «primi maestri della fede». Pag. 2 © RIPRODUZIONE RISERVATA Si apre l’Anno della Fede Penna libera tutti L’annuncio del Vangelo in Oratorio FANO 15/16 Anno scolastico Aimc e Age URBINO 19 SPECIALE 5 Lettere sullo sgambatoio della Rocca P enna libera tutti NASCE IL GIORNALE DEL CARCERE DI PESARO PREMIO VALERIO VOLPINI A ORNELLA FAVERO INSERTO PAGG 11/14

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«Il Nuovo Amico» n. 34 del 7 ottobre 2012

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7 ottobre 2012 • Anno 109 • N. 34 • Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27.02.2004 n. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Pesaro • facebook.com/ilnuovoamico € 1,00

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C’è un riferimento costante dei cattolici che, oggi in Italia, si interessano di politica: riferimento alla società civile, come soggetto originario della politica stessa, non tanto

per captarne il consenso, piuttosto per riconoscerne il soggetto. Rimandare il tutto alla società civile può essere una via verso la ripresa. Di lì i nuovi soggetti sociali, di lì le persone nuove, non le stesse facce che rigirano da tanti lustri ripetitivamente sullo schermo. Cambiano giacca e cravatta ma non il vizio. Sorrisi, strette di mano e foto fanno parte della retorica. ‘Non se ne può più’, colpa della gente? Talmente uguali e ingessati da essere considerati una casta: amministrativa nei comuni, nelle provincie, nelle regioni; politica negli organismi statali. Bisogna ricreare la casta in modo di cambiare senso a quella brutta parola. Non disprezzo e ho un alto concetto dell’arte del ‘fare politica’. Ma c’è un verbo riflessivo da coniugare: convertirsi per ridare dignità ed efficacia ad una attività da cui dipende il futuro del nostro Paese. L’esperienza ci dice che non bastano le riforme e i decreti-legge per risolvere la crisi (anche economica) giacché sono le persone che fanno riforme e decreti e li interpretano. Trattandosi in definitiva di una crisi morale che affonda le sue radici nel cuore dell’uomo, non si può prescindere da una formazione responsabile, e dalla ricerca dei valori fondanti e comuni.La stessa CEI, nella prolusione del Presidente, annota che il Paese è come avvolto in una cappa di sfiducia, fattore più pernicioso e pervasivo cui fanno da contrasto il popolo che tiene, resiste, patisce e naturalmente si interroga e vuole reagire. È un richiamo, non tanto nascosto, che bisogna ricominciare dalla società civile.Ed è anche la costante che ritorna nelle dichiarazioni di impegno dell’Associazionismo cattolico. Da un documento dell’AC si evince che una fase nuova e promettente in cui i credenti, a partire dal territorio, si caricano con uno spirito comune, della necessità di tenere unito il Paese e di protendere tutti, senza indugio, verso il bene comune.È dei focolari la domanda: “Si può ripartire dalla società civile dopo il flop della politica?” La grande sfida è che nella società devono rimanere dei centri di pensiero e mantenere la capacità di ragionare politicamente per potere interloquire con le istituzioni e con i partiti. È un dovere da fare. Scendere invece nella partecipazione politica, e quindi scendere nelle dirette responsabilità immediate, prospettando una collaborazione fra cattolici e ‘laici liberali’ mettendo al centro, al di là di ogni caduta liberistica e relativistica, la persona umana e la libertà democratica è quanto si propone l’MCL.Comunque sia, non sarà facile uscire fuori da un contesto devastato da scandali e sprechi.

Raffaele Mazzoli© RIPRoDUZIonE RISERVATA

Ripartire dallasocietà civile

Rimpasto della

Giunta Ceriscioli

Pesaro 7

Con il motu proprio Porta fidei dell’11 ottobre del 2011 benedetto XVI ha indetto l’anno delle fede che inizia giovedì 11 di questo mese di ottobre. L’iniziativa non è nuova; infatti anche Paolo VI nel 1967, di fronte alla crisi della Chiesa post-con-

ciliare, sentì il bisogno di proporre un anno della fede, che si concluse nel giorno dei santi Pietro e Paolo del 1968 con la proclamazione solenne del Credo del popolo di Dio, in cui venivano semplicemente riaffermati «i punti capitali della fede della Chiesa stessa, proclamata dai più importanti concili ecumenici».All’inizio del 1967 il Concilio Vaticano II si era concluso da poco più di un anno ma già regnava, come si espresse l’allora teologo Joseph ratzinger in una conferenza a bamberga del luglio precedente, «un certo disagio, un’atmosfera di freddezza e anche di delusione, quale segue solitamente i momenti di gioia e di festa». In questo contesto con l’esortazio-ne apostolica Petrum et Paulum del 22 febbraio 1967, Montini indice l’anno della fede; dal 29 giugno 1967 al 29 giugno 1968 la Chiesa è chiamata a celebrare il XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo «primi maestri della fede».

Pag. 2© RIPRoDUZIonE RISERVATA

si apre l’anno della Fede

Penna libera tutti

L’annuncio del Vangelo in Oratorio

FaNo 15/16

Anno scolastico Aimc e Age

UrbiNo 19 sPeciale 5

Lettere sullo sgambatoio della Rocca

P enna libera tutti

Nasce il GiorNale del carcere di PesaroPreMio Valerio VolPiNi a orNella FaVero

iNserto PaGG 11/14

Chiesa e Mondo7 ottobre 20122 amicoil nuovo• •

Aut. n. 83/85 Trib. di PesaroIL NUOVO AMICO RISPETTA L’AMBIENTE. STAMPIAMO SOLO SU CARTA RICICLATA.

REDAZIONE CENTRALE:Raffaele Mazzoli – Direttore - Ernesto Preziosi - Direttore ResponsabileRoberto Mazzoli - Caporedatt. CentraleGastone Mosci – Incaricato dei rapporti con la Regione MarcheVia del Seminario, 4 - 61121 PESARO (PU) - Tel. 0721/64052 Fax 0721/69453e-mail: [email protected]

Redazione di Pesaro: Via del Seminario, 4 - 61121 PESARO (PU) Tel. 0721/64052 - Fax 0721/69453e-mail: [email protected] Alvaro Coli – Responsabile diocesano.

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La ParoLa di dio XXVII domenica del tempo or-dinario - Anno BLETTURE: Gn 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16 l rapporto uomo - donna na- sce dalla potenza creatrice di Dio. Nel racconto della Genesi vengono sottolineati alcuni ele- menti essenziali di questo rapporto. Innanzitutto la natura re-lazionale e comunionale dell’uomo: “Non è bene che l’uomo sia solo”. In secondo luogo è detto che l’aiuto che viene dato all’uomo gli deve corri-

spondere: anche gli animali sono esse-ri viventi, ma in essi l’uomo non trova un aiuto che gli corrisponda: essi sono inferiori a lui; egli dà a ciascuno di loro un nome, manifestando in questo la sua signoria su di essi. E quindi, terzo, il fatto che la donna sia formata da una costola dell’uomo tolta mentre egli dorme, significa che questo rapporto è alla pari, fra esseri della stessa natura e che costituisce qualcosa che nasce dal mistero di Dio: l’uomo si trova la donna davanti come un dono e, pieno di stupore, dice: “Questa volta è osso delle mie ossa e carne della mia carne”.

Da ultimo è detto che questo rapporto è unitivo, al punto che i due non sono più due ma “un’unica carne”. E Gesù conclude: “Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Cosa dice a noi il Signore? Siamo in-vitati a considerare il disegno di Dio e il suo progetto sull’uomo e sulla don-na; a considerare il matrimonio non come una realtà che nasce dalla vo-lontà umana, ma dall’amore creativo di Dio. Qualcosa da accogliere nel più profondo atto di fede, perché molto prima di essere una iniziativa umana, è un dono di Dio, che corrisponde a

Dio stesso. Infatti nel primo racconto della creazione, al capitolo primo della Genesi, si legge che “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. Cosa diciamo noi a Dio? Lo preghia-mo affinché con la grazia di Cristo sia superata la durezza del nostro cuore, che spesso impedisce di accedere a questo mistero di amore. E chiediamo che il matrimonio sia salvaguardato nella sua realtà e vocazione.

Giovanni Tani, Arcivescovodi Urbino-Urbania -S. Angelo in Vado

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Matrimonio: mistero d’amore

CALENDARIO 6 ottobreS. Sofia (Sonia) Martire

Di Alberta si crede che fosse sorella di s. Fede e con lei decapitata, insieme ai santi

Caprasio, Primo e Feliciano, altri cristiani del luogo. Ma mentre il culto per la martire s. Fede, for-se a causa del significato del suo nome, per la sua giovanissima età e soprattutto perché le fu de-dicata una chiesa a Conques-en-Rouergne, che custodiva alcune sue reliquie, ubicata sul percorso medioevale, dei pellegrini diretti a S. Giacomo di Compostella, che si fermavano a venerare la santa, come anche i cavalieri cristiani che si recavano allo stesso san-tuario di Compostella, prima di affrontare i Mori invasori in Spa-gna. Anche la chiesa di S. Fede di-venne così celebre, e il suo culto si diffuse enormemente in tutta Europa ed anche poi in America, dove tante chiese e città (Santa Fé) le furono intitolate.Tutto questo deve aver lasciato in ombra la figura della presunta sorella Alberta, probabilmente più grande di età. Si è creduto di riconoscerne i resti nelle ossa di una fanciulla, trovate nel 1884 a Venerque (Tolosa), nella tomba di s. Febade, dove forse furono traslate; comunque non ci sono certezze.S. Alberta è ricordata l’11 otto-bre nel ‘Proprio’ della diocesi di Agen del 1727, ma se ne celebra la festa il 6 ottobre, insieme alla sorella s. Fede. Il nome Alberta è più che altro ricordato come il femminile di s. Alberto Magno, maestro di s. Tommaso d’Aquino, che si ricorda il 15 novembre, ma nell’uso corrente è diffusa la ver-sione Albertina.

La crisi deLLa chiesa unisce PaoLo Vi a Benedetto XVi

L’11 ottobre inizia l’anno della FedeCon il motu proprio Porta

fidei dell’11 ottobre del 2011 Benedetto XVI ha indetto l’anno delle fede

che inizia in questo mese di otto-bre. L’iniziativa non è nuova; infatti anche Paolo VI nel 1967, di fronte alla crisi della Chiesa post-concilia-re, sentì il bisogno di proporre un anno della fede, che si concluse nel giorno dei santi Pietro e Paolo del 1968 con la proclamazione solen-ne del Credo del popolo di Dio, in cui venivano semplicemente riaf-fermati «i punti capitali della fede della Chiesa stessa, proclamata dai più importanti concili ecumenici». All’inizio del 1967 il Concilio Vati-cano II si era concluso da poco più di un anno ma già regnava, come si espresse l’allora teologo Jose-ph Ratzinger in una conferenza a Bamberga del luglio preceden-te, «un certo disagio, un’atmo-sfera di freddezza e anche di de-lusione, quale segue solitamente i momenti di gioia e di festa». In questo contesto con l’esortazione apostolica Petrum et Paulum del 22 febbraio 1967, Montini indice l’anno della fede; dal 29 giugno 1967 al 29 giugno 1968 la Chiesa è chiamata a celebrare il XIX cen-tenario del martirio degli apostoli

Pietro e Paolo «primi maestri del-la fede». Il tutto è incentrato sulla riproposizione del Credo e nelle omelie e nelle catechesi di quel-l’anno il Papa ribadì e suggerì più volte l’urgenza di ripetere l’atto di fede. «Non crediate di avere la fede se voi non aderite al Credo, al simbolo della fede, cioè alla sinte-si schematica delle verità di fede», disse nell’udienza del 31 maggio 1967. Invece non era all’orizzonte alcuna intenzione di concludere l’anno con una solenne proclama-zione di una nuova profissio fidei. Il Credo del popolo di Dio, alla luce di recenti ricerche, sembra infatti essere stato suggerito a Paolo VI dal teologo francese Maritain, che nel suo Contadino della Garonna aveva descritto drammaticamente la situazione della Chiesa del tem-po come segnata da una «apostasia imminente» al cui confronto «il modernismo dei tempi di Pio X appare un modesto raffreddore da fieno». Il teologo francese in una lettera del gennaio 1967 al cardina-le svizzero Journet, che lo aveva in-formato di essere stato convocato a Roma dal Papa, scrive: “Un’idea mi è venuta in mente da parecchi giorni, con una tale intensità e una tale chiarezza che io non credo di

poterla trascurare. Era come un tratto di luce mentre pregavo per il Papa e consideravo la crisi tre-menda che la Chiesa sta attraver-sando”. Poi spiega: “Solo una cosa è in grado di toccare universalmen-te gli spiriti, e di custodire il bene assolutamente essenziale, che è l’integrità della fede”, non “un atto disciplinare, né delle esortazioni, né delle direttive, ma un atto dog-matico, sul piano della fede stessa”. Secondo lui quello di cui la Chiesa aveva bisogno era che il Pontefice redigesse una professione di fede completa e dettagliata, nella quale fosse esplicitato tutto ciò che era realmente contenuto nel Simbolo di Nicea. Era il 14 gennaio 1967, circa un mese prima che l’anno della fede fosse ufficialmente reso noto. Nell’incontro del 18 gennaio Journet consegnerà a Paolo VI una fotocopia della lettera di Maritain. In seguito, il 14 dicembre 1967, di fronte alla domanda del cardinale, se il Papa avesse in animo di pub-blicare per la fine dell’anno della fede qualche documento sarà pro-prio Paolo VI a chiedere a Journet di preparare uno schema di ciò che lui pensasse dovesse essere fatto. Il cardinale svizzero di fronte alla ri-chiesta del Pontefice coinvolge da subito Jacques Maritain, e la bozza da lui preparata sarà la base su cui verrà redatto il Credo del popolo di Dio.Anno della fede e Credo del popolo di Dio appaiono così due iniziati-ve diverse sorte nell’animo di due grandi uomini di Chiesa, Paolo VI e Maritain, destinate ad incontrar-si spinte dalla stessa percezione della crisi in cui la Chiesa versava.Tanti anni sono passati da quel lontano 29 giugno 1968 quan-do si chiuse l’anno della fede di Papa Montini. La Chiesa e le sue

problematiche sono cambiate, al brevissimo pontificato dell’umile Giovanni Paolo I è seguito quello lunghissimo del grande Giovanni Paolo II; il mondo ha visto la ca-duta dei regimi comunisti dell’est, la globalizzazione e l’esplodere di una crisi economica senza prece-denti. Ma forse, al di là dei decenni che li separano, un filo rosso lega Paolo VI e Benedetto XVI. Il loro magistero descrive una situazione tragica della Chiesa per cui la fede va scomparendo e propone una ripresa dell’essenziale del Credo come possibilità di rinascita. In realtà ogni vera riforma nel-la storia della Chiesa è stata un ritorno all’origine. Vengono alla mente a proposito le bellissime parole di Papa Clemente romano nella sua lettera alla comunità di Corinto, dilaniata dalle divisioni: “Buttiamoci ai piedi del Signore e supplichiamolo con lacrime, per-ché, fattosi propizio, ci restituisca la sua amicizia e ci ristabilisca in una magnifica e casta fraterni-tà d’amore”. Nel grande discorso inaugurale della seconda sessione del Concilio Vaticano II, il 29 set-tembre 1963, Montini disse che avrebbe voluto essere come Papa Onorio III, quale è rappresentato nel mosaico del grande abside di S. Paolo fuori le mura: una figura “di proporzioni minuscole e con il corpo quasi annichilito prostrato a terra”, che bacia i piedi di Cristo “di mole gigantesca e ammantato di maestà come un regale Mae-stro”. L’anno della fede indetto da Benedetto XVI in fondo rinnova l’invito di Papa Clemente e il desi-derio, che è preghiera, di Paolo VI: riconoscere Gesù risorto e buttarsi ai Suoi piedi.

Don Daniele Federici © RIPRODUZIONE RISERVATA

In Diocesi PESARO – Sabato 13 ottobre solenne concelebrazione pre-sieduta dall’Arcivescovo in Cattedrale FANO - Domenica 21 ottobre, Giornata Missionaria, alle ore 17 nella Concattedrale di Pergola il vescovo Mons. Armando Trasarti consegnerà il mandato a catechiesti e operatori pa-storali e aprirà l’anno della FedeURBINO – Sabato 6 ottobre ore 17 in Cattedrale apertura dell’Anno Pastorale e dell’Anno della Fede

Socio Politico 7 ottobre 2012 3

Uario Monti non parteciperà alle elezioni, è senatore a vita, ma ha dato la disponibilità a un secondo mandato. La conversazione di Mario Monti al “Council

on foreign relations” di New York ha fatto molto più notizia dell’intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La primavera è lontana, non si hanno ancora notizie della legge elettorale (e purtroppo nemmeno di misure operative contro lo sperpero di denaro pubblico, che per Sturzo era, non dimentichiamolo, una delle male bestie della democrazia) e tutti gli scenari restano aperti. Ma vale la pena di ritornare alla tribuna dell’Onu. Perché il discorso del presidente del Consiglio italiano è stato, per un certo aspetto, storico. Non si è infatti limitato a illustrare le posizioni italiane sui diversi dossier delle relazioni internazionali. Ha parlato del Mediterraneo e delle primavere arabe, dei diritti umani e della Siria, del rifiuto dell’estremismo. Ha confermato la linea

per l’abolizione universale della pena di morte, la protezione delle minoranze, lo sviluppo dello status della donna e la “libera e sicura espressione della religione e del pensiero”. “Dobbiamo cooperare - ha aggiunto - giudiziosamente per rigettare con fermezza ogni degradazione della religione in strumento di distruzione o destabilizzazione”. Ha parlato anche di riforma del Consiglio di sicurezza e della Corte internazionale di giustizia. Insomma, il tipico discorso da Assemblea generale dell’Onu. Il fatto nuovo è avere esordito e avere dedicato una parte qualificante del discorso all’Unione europea. D’altra parte il 10 settembre lo stesso Monti aveva dichiarato a Cernobbio che “il governo dell’Italia si fa in gran parte a Bruxelles, sia pure con un’attiva partecipazione italiana”. Ha insomma parlato di Europa e anche a nome dell’Europa, assicurando che l’Italia si muove senza esitazioni proprio nella prospettiva europea: “Oggi il

mondo ha capito quanto è essenziale una forte Europa per affrontare le sfide globali dell’economia della sicurezza e quanto è importante l’area Euro per la ripresa dell’economia globale. Oggi - ha sottolineato Monti - è chiaro che ‘più Europa’ è un interesse generale, non solo degli europei”. Per questo, ha osservato il presidente del Consiglio italiano, ha ragione Jean Monnet, quando nelle sue memorie scrive che “l’Europa viene costruita attraverso le sue crisi”. Davvero, “è risolvendo queste crisi che gli europei hanno compreso quanto sono strettamente integrati i loro interessi e quanto interdipendenti le loro economie”.La via insomma è obbligata. Resta una grande incertezza sui modi e sulla volontà, cioè sulla politica. Ma senza una buona politica non si può andare da nessuna parte.

Francesco Bonini© RIPRODUZIONE RISERVATA

“L a nuova mafia si chiama corruzione che inquina i processi della politica, minaccia il prestigio e la credibilità

delle Istituzioni, inquina e distorce gravemente l’ambiente e l’economia, sottrae risorse destinate al bene della comunità, corrode il senso civico e la stessa cultura democratica”. Di questo sono convinti Libera, Legambiente e Avviso Pubblico, che hanno presentato oggi a Roma il dossier “Corruzione, le cifre della tassa occulta che impoverisce e inquina il Paese”. Contro la corruzione e per chiedere l’attuazione delle norme che prevedono la confisca e il riutilizzo sociale dei beni sottratti ai corrotti Libera con Avviso Pubblico ha raccolto oltre un milione di cartoline consegnate al presidente della Repubblica, Giorgio

Napolitano, per “chiedere di intervenire affinché Governo e Parlamento adeguino il nostro Codice alle leggi internazionali anticorruzione”. “Sul problema corruzione servono scelte chiare, nette, concrete, categoriche. Non sono possibili deviazioni”, ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera, alla presentazione del dossier. Per don Ciotti, è necessario uno “scatto di coscienza. Non possiamo più essere cittadini a intermittenza”.Secondo la World Bank, nel mondo va sprecato a causa della corruzione circa il 3% del Pil mondiale. Applicando questa percentuale all’Italia, si legge nel dossier, “si calcola che l’onere sui bilanci pubblici è nella misura di 50-60 miliardi di euro l’anno, come una vera e propria tassa immorale e occulta

pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini”. Particolarmente allarmante è quella che chiamano “corruzione ambientale”. Sempre più spesso, infatti, attività illegali come il traffico illecito di rifiuti o l’abusivismo edilizio, magari “rivestito” con il rilascio di concessioni illegittime, sono accompagnate da un sistematico ricorso alla corruzione di amministratori pubblici e rappresentanti politici, funzionari incaricati di rilasciare autorizzazioni o di effettuare controlli. “I numeri parlano chiaro – sottolinea il dossier -, dal 1° gennaio 2010 al 30 settembre 2012 sono state 78 le inchieste relative a episodi di corruzione connessi ad attività dal forte impatto ambientale”. La “corruzione ambientale”, nel senso del

suo impatto sul patrimonio naturale, sul territorio e sul paesaggio, è “un veleno che attraversa il Paese: sono 15 le Regioni coinvolte nelle inchieste, con 34 procure impegnate, omogeneamente distribuite tra Nord (13), Centro (11) e Sud Italia (10)”. Il maggior numero d’inchieste, invece, “si è concentrato in Lombardia (15) seguita a pari merito, con 8 inchieste ciascuna da Calabria, Campania e Toscana”. Le persone arrestate complessivamente, per reati che vanno dalla corruzione all’associazione a delinquere, dal traffico illecito di rifiuti al riciclaggio, dal falso in atto pubblico alla truffa aggravata, sono state 1.109”. Ma la corruzione ambientale miete ogni anno altre vittime. Il settore dell’edilizia e delle costruzioni è conosciuto anche per la sua vulnerabilità alla corruzione, che inesorabilmente si ripercuote sulla capacità di resistenza degli edifici, ad esempio, agli eventi sismici, ricorda il dossier.

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PRESENTATO A ROMA UN DOSSIER SULLA ‘’NUOVA MAFIA’’

Corruzione: servono scelte chiare

Messaggio Mario Monti: “Se serve, ci sarò”

Aleggia una certa aria di catastrofe, tra le righe della stampa italiana e le immagini dei tiggì. Ogni statistica con il segno meno – e

in questo periodo di crisi economica c’è da stupirsi ad imbattersi in qualche più – viene salutato come una disgrazia, una calamità, uno sprofondare negli abissi. Italia come il Titanic che non “mai stata così dal 1992”, anzi “dagli anni Settanta”. Fino ad arrivare al Dopoguerra evocato da un quotidiano di recente. Aleggia una certa aria di catastrofe, tra le righe della stampa italiana e le immagini dei tiggì. Ogni statistica con il segno meno – e in questo periodo di crisi economica c’è da stupirsi ad imbattersi in qualche più – viene salutato come una disgrazia, una calamità, uno sprofondare negli abissi. Italia come il Titanic che non “mai stata così dal 1992”, anzi “dagli anni Settanta”. Fino ad arrivare al Dopoguerra evocato da un quotidiano di recente. Eppure, girando tra le strade delle nostre città, non si osservano palazzi sventrati e pedoni con cappotti rivoltati e rattoppati. Quindi c’è qualcosa che stona tra quello che fanno intravvedere le statistiche, e la realtà di un Paese in crisi, ma non in ginocchio.I numeri sfornati dall’Istat raccontano di una contrazione dei consumi, certo un brutto segnale e certo un fenomeno che porta con sé conseguenze negative per l’economia. Ma stiamo parlando di cali del 2-3%, non del 30. Il mercato nazionale è sicuramente in difficoltà, ma sarebbe stupefacente vederlo in crescita se i redditi sono in ghiacciaia da tempo, la disoccupazione in aumento e la tassazione a livelli giudicati insopportabili. E l’addentrarsi nei numeri fa capire che a soffrire di più la crisi sono i negozietti, il pizzicagnolo di quartiere, colui che ti dà tempo e fiducia, ma non certo i prezzi più bassi. Quelli li trovi nei super ed ipermercati, i cui numeri anzi sono in lieve crescita. Segno che la crisi spinge gli italiani a spendere con più oculatezza e

cercando i prezzi più bassi. Che al mare si va, ma scegliendo l’appartamento in affitto piuttosto che la pensione in albergo; che si attendono i giorni di svendite e “offerte promozionali” per acquistare ciò che si lascia lì a prezzo pieno.Insomma, si fa di necessità virtù. Si affollano gli outlet, si acquista il biglietto aereo o del treno con largo anticipo per risparmiare, si “scala” dal ristorante alla trattoria, si fa il pieno nel fine settimana o da chi offre il prezzo più basso. Siamo diventati un popolo sensibile al cartellino dei prezzi: come il tutto il resto d’Europa, come non lo eravamo più da tempo. I ricchi

austriaci vengono a fare una settimana sul mare Adriatico rigorosamente in giugno o in settembre: non perché amino il tempo incerto e l’acqua freddina, ma perché si spende la metà che in agosto. Sono fatti così, stiamo diventando così.Non vogliamo farla rosea. Ci sono settori – vedi l’auto – in crisi veramente drammatica. Lo ha detto pure Marchionne: se non hai soldi, l’ultima cosa che pensi di fare è cambiare l’auto. Eppure cambiamo telefonino come niente fosse, e il nuovo smartphone Apple ha in Italia il prezzo più caro dell’Occidente: sanno che faremo la fila per averlo. Stanno cambiando i

gusti, lesiniamo sulla qualità della merendina e su un’altra camicia in armadio, ma non rinunciamo all’elettronica all’avanguardia. Il vero problema è che noi produciamo spaghetti e camicie, non tivù a 60 pollici e tablet pc.Certo che, a forza di dire “al lupo al lupo”, è chiaro che poi non ci si avventura fuori di casa. Che non si spende – non si investe – per paura di finire senza quelle riserve di grasso sui fianchi che pure sono abbondanti: la ricchezza delle famiglie italiane è superiore a quella dei tedeschi, pari a tre volte e mezza il nostro Pil annuale. E abbiamo un tenore di vita superiore a vent’anni fa:

spendevamo 13mila euro a testa in un anno per campare, ora 15mila (erano 16mila fino a pochi mesi fa). Siamo ancora un popolo di risparmiatori, anche se meno di prima. Onestamente fuori fa freddo, ma non è appena passata la guerra.E giova infine ricordare che le statistiche raccontano ciò che vedono, non ciò che rimane nascosto. E il “nascosto” in Italia – nonostante Monti, i blitz della Guardia di Finanza, l’esecrazione generale, leggi-leggine-decreti ad hoc – è una montagna. Sommersa.

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CRISI E SOCIETA’ - LE STATISTICHE NON POSSONO SEMPRE DIRE TUTTO

Ma è proprio catastrofe?

7 ottobre 20124 Socio culturale amicoil nuovo• •

Un ricordo dal Conciliodi Ernesto Preziosi*

Nell’ottobre del 1962 avevo sette anni, e frequentavo la seconda elementare in una borgata di

Roma: Torre Vecchia. Avevo già ricevuto la Prima Comunione e ogni mattino servivo la Messa, in latino, nell’Istituto di suore dove ero ospite. Era una Messa celebrata prima dell’orario di scuola in una chiesa che mi pareva freddissima. È per questa singolare coincidenza che mi sono trovato, nella sera dell’11 ottobre, in Piazza S. Pietro, sotto quel colonnato − che allora davvero mi sembrava enorme

− raggiunto dalle parole di Giovanni XXIII.L’impressione fu grandissima e quelle parole semplici, che anche un bambino della mia età poteva comprendere almeno nel loro significato umano, mi davano la sensazione di un papa che è un buon papà, vicino ai suoi figli. Emozione ancora più forte per me che in quei mesi vivevo lontano dalla mia famiglia. Lo scenario poi era qualcosa di mai visto: quella moltitudine di fiaccole faceva sentire la piazza come incendiata. La moltitudine dei presenti trasmetteva il senso di una Chiesa che raccoglie l’umanità intera: una emozione palpabile che scoppiò in un grande applauso dopo la familiare conclusione con cui Giovanni XXIII si congedò. In quella mattina avevo già avuto modo di vedere il lunghissimo corteo di mitrie bianche entrare nella basilica per l’inizio dei lavori conciliari. Ricordo che mi trovavo abbastanza avanti, quasi a ridosso delle transenne, e che essendo un bambino, avevo una visuale limitata. Fui preso allora in spalla da un seminarista americano e da quel punto di osservazione l’immagine era ancora più suggestiva. Lungo i mesi seguenti quanto avveniva al Concilio lo ascoltavo dalle parole delle suore nel convento in cui vivevo: non potevo comprenderne appieno il significato, così come potrei fare oggi, ma mi è rimasta la sensazione di un’attesa, di una grande speranza di ciò che doveva avvenire. Alla fine della scuola, prima di rientrare nella mia città, mi trovai ancora in quella piazza sotto un caldo sole per poter passare, dopo ore di fila, davanti al feretro del pontefice che aveva aperto il Concilio. Quando è scomparso mio padre in un cassetto, dove conservava le cose a cui teneva, abbiamo trovato una cartolina a colori mandata proprio in occasione dell’apertura del Concilio con la mia firma di bambino. Qualche anno più tardi, soprattutto grazie all’Azione cattolica, ho potuto leggere i documenti con cui il Concilio aveva affidato ai credenti il compito di rinnovare il volto della Chiesa. Ho sentito mio il messaggio ai giovani, la chiamata a camminare insieme in una Chiesa, in una comunità che andava cambiando e ci faceva sentire a casa, protagonisti dell’annuncio del vangelo. Ho sentito rivolto a me l’invito ad una stagione in cui il laicato, tutti i credenti, in quanto battezzati, venivano chiamati a vivere in prima persona la missione della Chiesa. Ho potuto crescere, maturando le varie esperienze della vita, lo studio, l’affettività, il lavoro, sentendole non come un ostacolo rispetto la chiamata universale alla santità, ma come la via propria, il modo in cui santificarsi giorno dopo giorno; ho sperimentato, nonostante alcune difficoltà, la bellezza di una Chiesa comunione di credenti uniti dall’essenziale vincolo a Cristo, anche se chiamati a differenti ministeri. Una Chiesa più fraterna, secondo lo stile e l’insegnamento di Giovanni XXIII, che, proprio perché fraterna, può farsi ogni giorno compagna di strada e nutrire il bisogno di significato, di senso espresso dalle donne e dagli uomini di questo tempo; una Chiesa capace di condividere, così come dice una pagina famosa del Concilio, le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi.

* direttore delle Pubbliche Relazioni dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi

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UN IMPEGNO PER L’INTERO POPOLO DI DIO

Ottobre missionario

“Il 50° anniversario dell’apertura del Concilio - 11 ottobre 1962 - ricorre nel cuore dell’ottobre missionario. L’Anno della fede, che in tale

circostanza il Papa inaugura, è riferimento prezioso anche per chi si occupa di missione. Il rinnovamento della coscienza missionaria che il Concilio ha promosso nelle Chiese locali e nel cuore di ogni battezzato, s’intreccia con la fede, dono che caratterizza il percorso di ogni cristiano e ne costituisce l’identità profonda”. Con queste parole don Gianni Cesena, direttore nazionale di Missio, presenta l’“ottobre missionario” al cui interno, il 21 ottobre, verrà celebrata la Giornata missionaria mondiale 2012. Un ottobre denso di eventi per la Chiesa, a partire dal ricordo dei 50 anni del Concilio e dal seguente avvio dell’Anno della fede, che s’intrecceranno con il Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Ecco perché don Cesena sottolinea come questi appuntamenti ecclesiali abbiano tutti uno spiccato contenuto missionario. “L’intreccio di fede e missione – afferma - richiama un unico modo di vivere: chi accoglie in sé la relazione costitutiva con Cristo, non può che comunicarla. L’autentico cammino della fede non si esaurisce in vicende individuali o in solitarie vette di spiritualità, ma ha la sua conseguenza nell’annuncio o nella testimonianza: la missione svela che la fede è vera”.Perché del “mandato missionario”. Missio

propone alla Chiesa italiana l’“ottobre missionario” e la Giornata mondiale ricordando che non solo “la fede si rafforza donandola”, ma anche che “ci spinge a essere missionari”, al punto che “la perdita di vitalità nella spinta missionaria è sintomo di una crisi di fede”, secondo le parole del Beato Giovanni Paolo II. Don Cesena aggiunge che “nella testimonianza della fede, missionari e missionarie, da un lato, e comunità di invio, dall’altro, possono reciprocamente sostenersi e, nello stesso tempo, assicurare che la ‘Buona Notizia’ venga divulgata”. Tra gli strumenti di questo annuncio missionario negli ultimi decenni si è registrato un singolare sviluppo dei preti “fidei donum”. In proposito il direttore di Missio afferma: “Si tratta di un dono, quello del prete, che si riceve con gratitudine e che si distribuisce con gratuità”. Richiama anche un passaggio del messaggio del Papa per la Giornata 2012, in cui Benedetto XVI afferma: “Abbiamo bisogno quindi di riprendere lo stesso slancio apostolico delle prime comunità cristiane, che, piccole e indifese, furono capaci, con l’annuncio e la testimonianza, di diffondere il Vangelo in tutto il mondo allora conosciuto”. Il Papa aggiunge che “non meraviglia che il Concilio Vaticano II e il successivo Magistero della Chiesa insistano in modo speciale sul mandato missionario che Cristo ha affidato ai suoi discepoli e che deve essere impegno dell’intero Popolo di

Dio, vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, laici”.Cifre dei missionari odierni. Per l’“ottobre missionario” sono stati preparati appositi sussidi e itinerari di preghiera e formazione, che si possono anche ritrovare sul sito www.missioitalia.it. Per le cinque settimane del mese sono previsti altrettanti programmi particolari (“contemplazione” 1ª settimana, “vocazione” 2ª, “responsabilità” 3ª, “carità” 4ª, “ringraziamento” 5ª). Itinerari particolari sono previsti per le fasce d’età dei ragazzi, dei giovani, degli adulti, dei consacrati e consacrate. La Giornata missionaria avrà come slogan le parole di san Paolo ai Corinzi: “Ho creduto perciò ho parlato”. La realtà dei missionari e missionarie italiane è oggi costituita da circa 10 mila laici, “fidei donum”, religiosi, suore, oltre a membri di Congregazioni missionarie, presenti nelle lontane terre d’Asia, America Latina, Africa, Oceania e nella vicina Europa dell’est. Il Cimi (Conferenza degli istituti missionari) parla di circa 2.100 membri italiani d’Istituti maschili e femminili (tra di loro Pime, Società delle missioni africane, Comboniani, padri Bianchi, Verbiti, Saveriani, Consolata, Nostra Signora degli Apostoli, Francescane missionarie di Maria e altri). Circa i laici presenti in terra di missione per lo più sono giovani sotto i 40 anni, per il 55,7% donne e oltre il 60% coniugati.

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chIEsa E cOMUNIcazIONE - GIORNaTa MONDIaLE 2013

Un terreno da coltivareChiesa e comunicazione: il tema della

Giornata mondiale 2013Si dice spesso che una delle sfide per

il cristianesimo contemporaneo consista nell’educare le domande perché la risposta di fede possa risuonare credibile. Il contesto dell’Anno della fede offrirà, certamente, molteplici occasioni tra le quali ben si colloca il tema, diffuso lo scorso 29 settembre, per la 47ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”.L’ambiente digitale è infatti uno dei nuovi areopaghi in cui si esplicita oggi la dinamica della domanda e della risposta. In particolare lo sono la rete dei social network e l’utilizzo costante dei motori di ricerca. “Gli elementi di riflessione - ricorda il Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali - sono numerosi e importanti: in un tempo in cui la tecnologia tende a diventare il tessuto connettivo di molte esperienze umane quali le relazioni e la conoscenza, è

necessario chiedersi: può essa aiutare gli uomini a incontrare Cristo nella fede? Non basta più il superficiale adeguamento di un linguaggio, ma è necessario poter presentare il Vangelo come risposta a una perenne domanda umana di senso e di fede, che anche dalla rete emerge e nella rete si fa strada”. Da qui la proposta concreta e la linea pastorale da perseguire per la Chiesa e in particolare per gli animatori della cultura e della comunicazione: “Sarà anche questo il modo per umanizzare e rendere vivo e vitale un mondo digitale che impone oggi un atteggiamento più definito: non si tratta più di utilizzare internet come un ‘mezzo’ di evangelizzazione, ma di evangelizzare considerando che la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale”. Pertanto lo sviluppo e la grande popolarità dei social network, che hanno consentito l’accentuazione di uno stile dialogico e interattivo nella comunicazione e nella relazione, diviene un terreno necessario d’impegno per innestare l’annuncio cristiano nelle

relazioni che in essi si stabiliscono e coltivano. Il messaggio del Santo Padre sarà pubblicato in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (24 gennaio), mentre la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, l’unica giornata mondiale stabilita dal Concilio Vaticano II (“Inter Mirifica”, 1963), verrà celebrata il prossimo 12 maggio 2013. Adriano Bianchi - direttore “La Voce del

Popolo” (Brescia)©riproduzione riservata

7 ottobre 2012 5Specialeamicoil nuovo• •

AZIENDA OSPEDALIERA MARCHE NORD RISULTATI E CRITICITA’

Un anno di integrazione tra S. Salvatore e S. Croce“Marche Nord ha dovuto far fronte ad

un anno senza precedenti. Nono-stante questo la quantità di attività

è rimasta invariata ed è cresciuta la qualità”. Poche parole quelle del direttore generale dell’azienda ospedaliera Aldo Ricci che in mano ha i risultati emersi durante le riunio-ni di budget che proprio negli ultimi 15 gior-ni si sono svolte senza sosta. Prima una pa-noramica generale sui servizi dell’emergenza e urgenza attivi sul territorio provinciale, la diversificazione delle attività ambulatoriali e l’apertura a Pesaro e Fano di nuovi ambu-latori di secondo livello fino all’unificazione dei servizi sanitari come l’Anatomia patolo-gica, la Radioterapia, la Medicina nucleare e il Laboratorio analisi; poi la diversificazione delle attività di Diagnostica per immagini e

l’unificazione delle chirurgie specialistiche con un unico primariato “ad esclusione - ha precisato Ricci – dell’ortopedia. La traumato-logia, infatti, non può essere collegata ad un solo ospedale. Quello che si poteva unificare, nonostante i vincoli strutturali, lo abbiamo fatto”. Per Giuseppe Migliori, primario uni-co dell’unità di Otorino, l’integrazione è già storia: “Dal 2008 che lavoriamo sul progetto – ha spiegato – e abbiamo diversificato molte attività. La chirurgia complessa viene fatta a Fano e sono gli stessi medici pesaresi a ve-nire qui. Se non è integrazione questa. Per non parlare delle eccellenze, come il centro foniatrico, il gruppo di lavoro delle patologie neoplastiche testa collo fino agli ambulatori di vestibologia”. Stesso discorso per Bruno Giannotti, primario unico di Oculistica. Anche

la Cardiologia non fa eccezione. Addirittura Paolo Bocconcelli non esclude la possibilità, nonostante la presenza di due presidi, di riu-scire ad arrivare ad un reparto unico prima dell’ospedale unico che, comunque, a gran voce hanno chiesto tutti. Da ottobre Paolo Coschiera, in previsione del pensionamento del collega Carlo Amodio, co-mincerà a lavorare direttamente con lo staff della Radiologia di Fano “per arrivare ad una riorganizzaizone dei percorsi capace di au-mentare l’attività ospedaliera”. Gabriele Frausini della Medicina Interna del Santa Croce che ha allargato il percorso del paziente colpito dall’ictus cerebrale anche a Pesaro mentre grazie ai colleghi del San Sal-vatore ha potenziato gli ambulatori di Ema-tologia, Malattie infettive e Pneumologia. A

Giuseppe Visani il compito di fare il punto sul dipartimento Onco Ematologico che vede Pesaro e Fano lavorare in tandem oramai da tempo “grazie ai tanti ambulatori aperti e al potenziamento delle attività della Radiotera-pia”. Insomma, nonostante l’atto aziendale non sia stato formalmente approvato in Regione (si attende il sigillo lunedì prossimo), i medi-ci di Pesaro e Fanno sono in corsa. Qualche progetto speciale, come lo screening neona-tale per 50 malattie rare, sta per decollare. Le partite da chiudere in fretta sono il tra-sferimento della Medicina Nucleare e quello della Neurochirurgia, la prima in arrivo entro l’anno, la seconda nella primavera 2013.

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Ha scatenato un’onda-ta di reazioni l’articolo pubblicato su “Il Nuovo Amico” la scorsa setti-

mana: «Rocca Costanza: sgamba-toio o monumento?». Centinaia di commenti giunti in poche ore sulle nostre finestre multimediali (face-book, sito, e-mail).Con quel semplice pezzo intende-vamo lanciare una provocazione in merito allo stato di trascura-tezza del quattrocentesco fossato sforzesco oggi adibito a sgamba-toio (abusivo) per cani. Una situa-zione che si trascina da anni sotto gli occhi rassegnati di tanti, con le istituzioni che si rimpallano re-sponsabilità di sorta.Della Rocca se ne parla giusto quei quattro o cinque giorni all’anno. Si tratta di solito con polemiche ro-venti a sfondo unicamente politico, o meglio, partitico.Al di là dell’indubbio valore sto-rico a nessuno pare importare la possibile valenza sociale di questo luogo. Un’area strategica nel cuore della città non solo per le esigen-ze dei cani ma anche di anziani, bambini e famiglie. Di qui il sondaggio proposto la scorsa settimana dalla nostra re-dazione on line: volete che il fos-sato diventi uno sgambatoio per cani (possibilmente legalizzato e attrezzato) oppure un parco pub-blico?Le risposte dei nostri lettori non avranno alcun effetto pratico, lo sappiamo bene e del resto non po-trebbe essere diversamente. Tutta-via il profluvio di pareri espressi dalla gente andrebbe in qualche modo tenuto in conto. Ecco perché appare imbarazzante il silenzio delle istituzioni dalle quali aspet-tiamo ancora, come si suol dire, un cenno di riscontro. Nel frattem-po prosegue il sondaggio su www.ilnuovoamico.it

Appartiene alla città non alla Sovrintendenza Maris Galdenzi A dir la verità é da un pò che ci penso, come provocazione. Potrebbe diventa-re davvero uno sgambatoio per cani, considerato che non viene mai utilizzato. E’ un luogo magico e varrebbe veramente la pena di essere utilizzato per iniziative cul-turali. Siccome così non é e forse no lo sarà mai, va bene anche lo sgambatoio. Roberto Biagiotti Io proposi in Consiglio Comunale di utilizzarne 1/4 come area bimbi e famiglie e 3/4 come parcheg-gio con pavimento ad erba. Mi è stato risposto la sovraintendenza non vuole, deturperebbe il monu-mento. Nani Marcucci Pinoli Io, in tutti i giorni dell’anno (tranne quando ci sono “auspicabili” ma-nifestazioni!) riserverei quei prati ai bambini e alle giovani mamme e nonni con i loro bimbi! Poi, una zona, si potrebbe anche riservare ai cani... a condizione che i loro padroni girino con la “prescritta”

paletta! Massimo Quaresima: Assolutamente d’accordo che sia la Rocca che il fossato debbano essere recuperati a resi fruibili ai cittadini ed i turisti.L’associazione Salviamoilcentrostorico ha com-pletato l’iter per realizzarne uno sgambatoio in Via del Risogimen-to. Gisella Mancini: Diventa poi doveroso, da parte dei padroni dei cani, mantenere pulito il luogo, da parte del Comune far rispettare le norme. Francesco Taronna meglio così che tenerlo inutiliz-

zato... Danario Pantonieri: Mi domando se ormai siamo giunti al punto da porre invece la do-manda “dove fare uno sgambatoio per i soli cristiani?”. Sara Lugli Mi dispiace di vedere Rocca Costan-za abbandonata. I cani non mi di-spiacciono ma vorrei rivederla più vitale. Emanuela Pandolfi Beh se i proprietari dei cani sono educati niente in contrario é un luogo più vivo. Emanuela Favro Spazio per i cani. Brunori Alfio per quanto riguarda i cani dovrebbero anda-

re dappertutto e fare le multe ai proprietari che non puliscono. per rocca costanza unia-moci per recuperarla. Roberto Moretti rocca costanza deve essere valorizzata per mani-festazioni storico-cul-turarli ma anche come luogo di ristoro, svago, passeggio anche per cani purchè i padroni puliscano.

C’è l’esempio del castello Sismondo di Rimini Massimiliano Fochi Pesaro peggio di Rimi-ni che ha trasformato castello Sismondo in un museo per espo-

sizioni internazionali d’arte, ab-biamo Rocca Costanza molto più grande chiusa e in abbandono che vergogna. Roberta Di Carlo che vi si possa passeggiare liberamente e con sicurezza niente da dire per quel che riguarda portarci a pas-seggio i cani come sempre bisogna fare affidamento al buon senso... Giorgio Concadoro Di sgamba-toi credo che ce se siano a suffi-cienza. Cristiano Andreani Io ne farei uno spazio per concerti/tea-tro/spettacoli all’aperto. Augusto Giorgetti meglio un grande par-co con sgambatoio clinica nego-zio e parco per animali. Federico Giacomini Monumento! Marina Carluccio Amare gli animali, ho due adorabili cagnoni, non signifi-ca infischiarsene degli altri.Alessandro Panaroni In questo caso meglio se non lo si utilizza come sgambatoio ma comunque favorevole all’apertura al pubblico. Chiara Olmeda A parer mio, se il padrone e’ una persona civile e do-tata di buon senso, nulla in contra-rio ci sarebbe a far divertire i cani in quella zona. Giuseppe Frulli Nel periodo autunno inverno ab-biamo tutta la spiaggia a disposi-zione dei cani, fino a Fano!Irene Petrarca che schifo con que-sti cani dappertutto! Ma la colpa non è loro perchè sono molto me-glio degli uomini! Giovanna Pic-cini Sono favorevole, ci vogliono più spazi per gli animali. Stefano Fucili Favorevolissimo! Simonet-ta Guidi I cani dovranno stare da qualche parte no? e li sinceramente

credo non diano fastidio a nessu-no!! le bottiglie di birra gettate nel fossato dagli ubriaconi che oziano li intorno invece? Emilio Acone a me questo articolo non è piaciuto. Poi sempre questa tiritera del con-fronto tra bambini e cani. Mar-cella Leonardi Io ci vado col mio cane. Arrestatemi! Però, avete idea di quante volte io e altri proprie-tari di cani, in genere tutti educati, abbiamo ripulito il posto da botti-glie, lattine e altra immondizia? Il luogo è trattato come una disca-rica. Il giorno in cui ci verrà data un’alternativa la useremo. Questa città non ha nè la spiaggia per cani, nè uno sgambatoio centrale. Wal-ter Stafoggia Mi hanno segnalato che ci sono un paio tombini che non sono chiusi, quando piove da li esce di tutto: quindi chi ci va con i cani faccia attenzione, perché potrebbero avvelenarsi. Massimo Tonucci Il sonno della ragione si è spinto a chiedere l’uso del fossato di Rocca Costanza come sgam-batoio per cani invece di poterlo utilizzare come luogo per portare bambini che potrebbero sbizzarirsi a giocare. Pur rispettando gli ani-mali. Paolo Prosperi il fossato di Rocca Costanza mi sembra abbastanza ampio per essere usato sia come sgambatoio per i cani sia come giardino per bimbi e adulti. Cate-rina Buffalini sono contrarissima, pur amando i cani, luoghi così belli e significativi non devono diventa-re il vespasiano dei cani!

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SGAMBATOIO NEL FOSSATO SFORZESCO: CENTINAIA DI LETTERE IN POCHE ORE

«Famiglie o cani ma fate vivere la Rocca»

7 ottobre 20126 Regione PRovincia

Si è svolto al Teatro Speri-mentale di Pesaro il conve-gno “Fano-Grosseto – La priorità della Regione Mar-

che. A che punto siamo?”, promos-sa dall’Assemblea legislativa delle Marche del Consiglio Regionale e dal Gruppo Consiliare Presiden-te Gian Mario Spacca. Presenti il presidente della Giunta Regio-ne Marche Gian Mario Spacca, Franca Zapparrata Presidente Commissione tecnica mista MIT, Giampaolo Basoli Esperto Comi-tato TEN-T, Commissione Euro-pea, Fabrizio Romozzi Esperto in progetti infrastrutturali, Vittoria-no Solazzi Presidente Assemblea legislativa delle Marche. Ha mode-rato il giornalista Luigi Luminati. «La Fano-Grosseto è al primo punto della programmazione in-frastrutturale regionale - ha detto il presidente Spacca - perché darà una maggiore valorizzazione del territorio marchigiano in rappor-to al confine toscano. Si iniziò a riflettere e progettare della Fano-Grosseto con il ministro Antonio Di Pietro, che aveva promesso un finanziamento statale per i lotti 4 e 10. Poi abbiamo cambiato stra-tegia con forte determinazione senza ricalcare i progetti passati. Ed oggi finalmente possiamo par-lare non più di un progetto nazio-nale ma europeo, perché l’Europa ha un forte interesse per questo lungo corridoio e può intervenire

per la certificazione del progetto. La seconda novità è che il pro-getto farà leva sui privati. Infatti il finanziamento sostanziale per realizzare la Fano-Grosseto sarà fatto da parte delle imprese che anticiperanno il denaro, con mec-canismi dei soggetti privati, che si intrecceranno con meccanismi di carattere giuridico». In virtù delle caratteristiche evi-denziate il progetto rappresenta un vero ponte infrastrutturale capace di porre in relazione la pe-nisola iberica con il versante bal-canico. La Fano-Grosseto è stata inserita nella rete Transeuropea di trasporto Ten-T, che apre alla pos-sibilità di accedere ai fondi strut-turali europei e ad oggi è stato proposto di inserire questa infra-struttura tra gli interventi “Core Network , ossia la rete prioritaria comunitaria che consentirebbe di godere di ulteriori vantaggi finan-ziari. Massimo dopo tre anni, per

assolvere ad ogni forma di auto-rizzazione, dovrebbero iniziare i lavori per la Fano-Grosseto, che

dovrebbero durare circa 8 anni.Paolo Montanari

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IL GOVERNATORE SPACCA SULLA FANO-GROSSETO

Ponte tra penisola Iberica e Balcani “Da oltre un anno lavo-

riamo intensamente con l’Europa e con il

Ministero per la Fano-Grosseto. Siamo a una svolta strategica”. Così il presidente della Giunta regionale Gian Mario Spacca, ha aperto l’incontro - dibattito, al Teatro Sperimentale di Pesa-ro, su questa importante arte-ria di interesse europeo. “Mai come ora ci sono le condizioni per realizzare completamente questa infrastruttura. Ma a che punto siamo?” si chiede.

“Se giocassimo a tresette e la vittoria fosse a 31, saremmo a 30 e due figure”, è la sua rispo-sta scherzosa. La Regione ci crede, tanto che il Governatore sottolinea più volte ai presenti di aver inserito la Fano –Gros-seto tra le priorità del piano infrastrutturale regionale.

“La Regione – ha proseguito Spacca - con un’azione sotto traccia ha cercato con grande determinazione e trovato una soluzione per il completamen-to di questa opera. Quando ci siamo resi conto che non c’era disponibilità da parte dello Stato, abbiamo cambia-to strada e ideato un piano nuovo, mettendo in campo una procedura assolutamente originale, che fa leva sul Ca-none di disponibilità. Così l’ar-teria è stata inserita nelle reti transeuropee Ten che danno la possibilità di accedere ai fondi Bei. La strada viene vista come un corridoio terra-mare tra Spagna e i Balcani: un ponte sorretto da quattro piloni che sono i quattro porti: Civitavec-chia, Livorno, Ancona e Ra-venna. E dato che lo Stato non può finanziare l’opera in conto capitale, si farà leva sui pri-vati (Astaldi, Cmc Ravenna e soprattutto l’austriaca Strabag come capogruppo) che antici-peranno le risorse. La contro-prova l’avremo entro il prossi-mo 30 ottobre quando questi privati dovranno presentare una proposta di fattibilità». La prima novità dunque è la prospettiva europea che si af-fianca a quella nazionale; la seconda, il coinvolgimento dei privati; la terza, i meccanismi di carattere giuridico; la quar-ta, l’intesa raggiunta dalle tre Regioni Marche, Toscana e Umbria per la definizione del progetto. Anche il Ministero delle Infra-strutture ha giocato un ruolo molto importante: “L’istitu-zione di una apposita Com-missione sulla E-78, ha messo a confronto tutti i soggetti interessati”, ha detto Franca Zapparata, presidente della Commissione, “È stato possibi-le abbattere i costi per la rea-lizzazione, passati da 4 miliar-di a 2 miliardi e 960 milioni. L’altro co-organizzatore della manifestazione Vittoriano So-lazzi, presidente dell’Assem-blea legislativa delle Marche che ha contribuito non poco all’ottima riuscita dell’evento, ha detto che “la Fano-Grosse-to è un’opera che rischiava di iscriversi tra le incompiute del nostro Paese. In conclusione il Governatore Spacca, con una velata ironia, ha aggiunto che “siamo venuti a ribadire che non c’è stata lontananza della Regione da questa provincia. È vero che si percepisce così, ce lo dicono i sondaggi, ma questo progetto è la prova del contrario”.

Giuseppe Magnanelli © riproduzione riservata

NESSUNA NUOVA PISTA IN ERBA MA SOLO LO SFALCIO DI QUELLA ATTUALE

Minardi fa il punto sull’aeroporto di Fano

Non è vero che la Provincia si è astenuta dal voto duran-te l’assemblea della Fanum

Fortunae per problemi legati allo smaltimento delle acque dell’ae-reoporto di Fano. Non è vero che esiste una nuova pista in erba. Lo apprendiamo dall’assessore della Provincia, Renato Claudio Minar-di, al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Assessore come mai il suo col-lega Massimo Seri si è astenuto dal voto, quando Fanum For-tune, società di cui fanno parte Comune di Fano, Confcommer-cio di Pesaro e Provincia, ha ap-provato l’impegno a modificare alcune attività di servizio aero-portuale fanese?

Per due motivi. Anzitutto non è ancora chiaro il quadro economico

complessivo, in particolare in me-rito alla Flying Work. Il secondo motivo è che il Sindaco di Fano, ha voluto ad ogni costo portare al voto quel ‘pacchetto’ di provvedimenti nonostante la nostra contrarietà.

Un quadro economico non con-vincente?

E’ stato ipotizzato di assumere, in Fanum Fortunae, diverse unità di personale prima gestite dalla FW, in cambio di servizi che saranno delegati alla stessa FW. Dobbia-mo stare attenti affinché i costi di questa operazione siano tutti rias-sorbiti.

La FW ha un passivo di bilancio significativo?

Sì. Ha presentato, a questo propo-sito, un piano di rientro del debito che ha con la Società dell’aeropor-to. Bisogna capire se quel piano è

adeguato. E la questione dello smaltimen-to delle acque?

Quel problema non c’è. La questio-ne era sorta perché la Provincia ha elaborato un progetto per il trat-tamento delle acque di ‘seconda pioggia’. Poi ci siamo resi conto che è superfluo: basta e avanza il pro-getto, già realizzato dalla Provincia, per il trattamento delle acque di ‘prima pioggia’ elaborato insieme con Arpam e Ufficio ambientale della Provincia e che ora si tratta di verificare.Si è letto di una nuova pista in erba realizzata all’aeroporto. E’ una pista fatta ‘a regola d’arte’?No. Si tratta di una nuova pista che per ora è stata solo delimitata accanto a quella già esistente che dovrà essere asfaltata. Nulla di più.

È stata solo delimitata e si è prov-veduto allo sfalcio dell’erba.

A cosa serve la delimitazione di questo nuovo corridoio?

Quando la pista attuale - la vera e propria pista in erba - sarà sotto-posta ai lavori di asfaltatura, que-sta ‘nuova’ consentirà, sostituendo quella originaria, decollo e atter-raggio degli aeromobili.

Sembra che la Commissione UE abbia deciso ulteriori tagli per quegli aeroporti che non riesco-no a sostenersi senza aiuti pub-blici. A che punto è il finanzia-mento che l’aeroporto fanese, di secondo livello, sta attendendo dall’Enac per l’asfaltatura della pista?

A noi risulta che l’asfaltatura della pista di Fano sia stata già finan-ziata dall’Enac. Anche se il contri-buto deve ancora arrivare. Inoltre il nostro è uno scalo di secondo livello per il quale le restrizioni economiche pubbliche non do-vrebbero incidere. È un aeroporto non commerciale ma adatto a voli privati, charter e aerotaxi per un traffico aereo legato al sistema eco-nomico del territorio. Per esempio nei mesi precedenti per gruppi di turisti provenienti dalla Germania, e con altri voli, sono giunti a Fano importanti personalità in occasio-ne del Rossini Opera Festival.Non ci aspettiamo che l’aeroporto fanese competa con quelli di Rimi-ni e di Falconara anche perché la Provincia di Pesaro e Urbino è già socia (con lo 0,11% ndr) dell’aero-porto di Falconara, e che stiamo vendendo proprietà immobiliari in Valmarecchia per entrare nella so-cietà aeroportuale riminese.

A cura di Paolo Maria Rocco © riproduzione riservata

Chi è la Flying Work

È una società operante nel settore del Lavoro aereo dal 1984. a seguito dell’esperienza maturata negli anni suc-cessivi, l’attività della ditta si è ampliata anche nel campo

dell’istruzione al volo, fondando una scuola che inizialmente si è dedicata ai corsi per il conseguimento della licenza di pi-lota privato e successivamente si è specializzata nel campo professionale introducendo quelli di pilota commerciale, di abilitazione strumentale e il corso per istruttori di volo.La FW srl è la società esercita le proprie attività per conto della Fa-num Fortunae.

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Regione PRovincia 7 ottobre 2012 7

Da ragazzino mi piacevano i fumetti (ancor oggi se mi capitano sotto

mano li sfoglio) e ricordo volentieri fra i Super eroi Batman, l’uomo pipistrello. Il personaggio, in calzamaglia nera e mantello sfrangiato, è sempre accompagnato da Robin (in italiano Pettirosso) un ragazzino che lo segue nelle sue avventure. Mi ha sempre dato l’impressione di un pedofilo, ma lasciamo perdere … Batman è un miliardario americano, dal fisico perfetto, che spende il suo denaro e le sue energie per combattere il

“male”. Le cronache politico giudiziarie ci propongono oggi un altro Batman, un Fiorito (anzi ormai sfiorito) consigliere regionale del Lazio, non era miliardario come il suo omonimo americano ma sembra che lo sia diventato. Quanto a combattere il male poi, ho forti dubbi. A dire la verità il fisico corpulento non si adatta molto alla calzamaglia, anzi se volessimo condannarlo dovremmo costringerlo ad indossarla e pubblicare la foto su tutti i giornali. Fiorito è sicuramente innocente, tutti lo siamo finchè un tribunale in terzo grado di giudizio non ci proclama colpevoli. Oggi poi è stato arrestato, per rischio di fuga e occultamento delle prove. Lasciamo ai tribunali i relativi giudizi. Però mi chiedo: “La mensa del carcere avrà nel suo menù aragoste e champagne?” Devo ricordarmi di chiederlo ai miei amici della Casa Circondariale di Villa Fastigi la prossima volta che li vado a trovare. Infine rubo (siamo sempre in tema) la battuta al vignettista del Resto del Carlino: “Quanto può costare una cena a base di aragoste e champagne? – Non lo so, io non mi occupo di politica”..

Alvaro Coli© riproduzione riservata

il peperoncino

Batman

OLTRE 100 ISCRITTI DALLE 14 COMUNITA’ REGIONALI

Giornata marchigiana del Masci

Anche il Masci regionale delle Marche, in occasio-ne dell’annuale Giornata dello Spirito, ha scelto,

come argomento di meditazione, “L’anno della fede”. La giornata è stata organizzata dalla Comunità di Osimo 2, e si è tenuta domeni-ca 30 settembre, presso in Centro Giovanni Paolo II di Montorso (Loreto), dove si sono dati appun-tamento un centinaio di iscritti delle 14 comunità operanti in re-gione. Dopo la recita delle Lodi, i lavori sono stati introdotti dalla

Magistra della Comunità di Osi-mo 2 Isabella Vaccarini Stramenti-noli e dal Segretario regionale del Masci Gaetano Buttafarro. Tema del convegno: “L’anno della fede”. La giornata si è incentrata su tre momenti principali:-relazione da parte del benedet-tino padre Lorenzo Sena, Priore del Monastero di San Silvestro di Fabriano, sul tema della giorna-ta; -Santa Messa concelebrata con l’Assistente Ecclesiastico del Masci delle Marche, don Isidoro Lucconi presso la cappella del Centro; -Ri-

flessioni di gruppo, confronto as-sembleare e conclusioni di padre Lorenzo. L’anno della fede vuole portare alla riscoperta della fede come dono di Dio e risposta del-l’uomo a Dio che si rivela in Cristo; la fede “è dire sì con tutte le sue conseguenze; un sì totale, come l’”Eccomi” di Abramo e di Maria; è l’”Amen” che pronunciamo nel-la liturgia e nelle nostre personali preghiere”.Dio irrompe nella mia vita di uomo e io, nella mia libertà, cerco di ri-sponderGli fidandomi e affidan-

domi; ascolto la “Parola” e m’im-pegno a viverla in comunione con i miei “fratelli”, accettando la mia e l’altrui debolezza, andando non di rado contro corrente, ma sempre nella speranza che alimenta quella fede che mi salva. E quella fede “va riscoperta, rimotivata, purificata e testimoniata nella carità”.Dopo aver ascoltato padre Loren-zo, gli adulti scouts marchigiani si sono divisi in gruppi di lavoro in cui si è riflettuto e discusso sui punti focali della coinvolgente re-lazione. E’ seguito il confronto as-sembleare vivamente partecipato. Il canto Madonna degli scout ha concluso la giornata.Da sottolineare la confortevole e fraterna accoglienza della Comu-nità di Osimo 2. A metà mattina, durante una breve pausa dei lavori, è stata graditissima, anche se bre-ve, la visita di Giovanni Morello, direttore del periodico del Masci “Strade Aperte”.

A.G.© riproduzione riservata

AVVIATO DAL CIF DI PESARO E URBINO

Sportello di mediazione familiareIl primo Sportello di Mediazione familiare è finalmente una real-tà a Pesaro: un luogo di ascolto

dove persone competenti e sensibi-li sono a disposizione gratuitamen-te di famiglie in crisi. Promosso dal CIF - Centro Italiano Femminile Provinciale è nato in collaborazio-ne con il Comune di Pesaro, Asses-sorato alle politiche familiari e con l’ambito territoriale sociale. An-nunciato nell’incontro stampa del 20 settembre scorso in Comune, lo Sportello di Mediazione familiare è diventato operativo dal 1 Otto-bre all’interno della sede comunale dell’Informafamiglia, già Informa-giovani sotto la loggia, nell’angolo di Via Rossini, il lunedì pomeriggio dalle 15,30 alle 19 e il sabato matti-na dalle 9,30 alle 13. “E’ un risulta-to che ci riempie di soddisfazione”, afferma Elena Sormani, Presidente del CIF Provinciale “raggiunto con la collaborazione e l’impegno di Giuseppina Catalano, Assessore

alle Politiche familiari del Comune di Pesaro, che ringrazio vivamen-te, perché ci ha sempre spronato e fattivamente sostenuto, perché lo Sportello si realizzasse. Voglio rin-graziare ancora in particolare tut-te le componenti del Consiglio del CIF provinciale e le socie allieve del corso nazionale, riconosciuto dall’AIMEF - Associazione Italiana Mediatori Familiari, che il CIF ha

organizzato a Pesaro diplomando un gruppo di mediatrici familiari, sei delle quali si alterneranno nel-l’attività dello Sportello”. Il Cif ha così portato a termine il progetto formativo fino alla realizzazione di un nuovo servizio comunale di cui si sentiva la necessità e che ha già ottenuto l’attenzione di molti altri comuni italiani, che presto imite-ranno Pesaro. Da questa virtuosa

collaborazione tra CIF e Comune di Pesaro è nato un nuovo stru-mento gratuito per offrire un aiu-to concreto nei contrasti familiari, per comprendere le dinamiche del conflitto, per avere uno sguardo attento ad ogni segnale positivo che comunque si manifesti, aven-do attenzione soprattutto al bene dei figli. Questo delicato lavoro di ascolto e mediazione punta a offrire ai genitori uno spazio neu-tro nel quale ripristinare il dialogo interrotto, per arrivare ad un con-fronto costruttivo e ristrutturare le relazioni. Con questa attività, il CIF provinciale ha così realizzato uno suoi scopi fondamentali: con-tribuire alla formazione umana e professionale di donne che con lo

strumento dello Sportello crea-no uno spazio di ascolto, dove si pone al centro la famiglia in crisi. L’azione del CIF è infatti attenta alle nuove emergenze imposte dal-la attuale fase storica. Dall’ottobre del’44, anno di nascita del CIF ad oggi sono davvero ampi i compiti dell’Associazione che è rimasta però sempre fedele alla sua iden-tità: essere un’associazione di ispi-razione cristiana fra donne impe-gnate in campo culturale, politico, sociale, fautrice di solidarietà, par-tecipazione umana, giustizia, pace, mantenendo costantemente buoni rapporti con le Istituzioni e con il territorio.

© riproduzione riservata

BELLONI VICE SINDACO, CATALANO AI SERVIZI SOCIALI, CORADUCCI ALL’EDILIZIA

Rimpasto della Giunta di PesaroLo scorso martedì 2 ottobre, il sindaco di Pesaro Cerscioli ha ufficializzato il riassetto delle deleghe dopo le dimissioni dell’ex as-sessore all’Urbanistica Luca Pieri. Un rim-pasto che era nell’aria da tempo e che il Sin-daco ha motivato con queste parole: «Una scelta che permette all’Italia dei Valori di aver il ruolo di vice sindaco al quale tene-va in maniera particolare perché normal-mente la seconda forza della maggioranza esprime questo incarico. Lo facciamo con il consenso della Giuseppina Catalano che ha svolto al meglio il ruolo di vicesindaco e de-sidera potersi esprimere con una delega più ampia rispetto a quella di oggi ma con la stessa direzione perché occupandosi di casa, di famiglia e di bambini prosegue la sua at-tività ai servizi sociali».

Poi il Sindaco ha fatto il punto sulle deleghe legate ai servizi dell’urbanistica assunte pro tempore dallo scorso mese di agosto. «La delega all’edilizia, urbanistica, sportello unico, ha fatto cadere la scelta su Gerardo Coraducci che è una persona molto equi-librata, con una lunga storia politica, ed è in grado di gestire in poco tempo una ma-teria così ricca in termini di necessità della città». Ceriscioli conserverà comunque la parte di pianificazioni e varianti «Si tratta – dice - di procedure già avviate che seguivo di fatto da tempo e che comportano pesan-ti rapporti di natura politica all’esterno per esempio il rapporto con Autostrade, il nuo-vo ospedale».

Claudio Turco© riproduzione riservata

Festa del patrono di GabicceLa festa del patro-no sant’ermete si aprirà con la s. Messa di domeni-ca 14 ottobre, alle ore 11,15 presiedu-ta dal parroco don semri santini.

Radio Maria dall’Ospedale Civile di Fossombronein unione spirituale con tutti i malati

presenti nell’ospedale, radio Maria ha raggiunto in modo particolare

tutti coloro che si trovano a percorrere quella che Giovanni paolo ii definì come la difficile stagione della sofferenza, ri-cordando che per grazia di dio, la malat-tia potrebbe diventare anche occasione di una profonda esperienza di fede, ad-dirittura una liturgia domestica, nella quale si celebra, nel nascondimento e nella semplicità un sacrificio spirituale di inestimabile valore. La liturgia è sta-ta anche preghiera di ringraziamento e benedizione per le mani, le menti ed i

cuori degli operatori sanitari, perché sia-no sempre di più presenze umanizzanti e strumenti di guarigione. nell’omelia il padre Cappuccino Marzio Calletti, cap-pellano dell’ospedale, ha ricordato come gli angeli siano parte della storia della salvezza , presenza costante nella Bibbia –Gli angeli non sono un “ genere letterario “ (come alcuni del dopo Concilio insegna-vano) ma esseri personali, ambasciatori di dio. nel nuovo testamento troviamo: gli angeli dell’annunciazione, della na-scita di Gesù, nelle tentazioni del de-serto, con Gesù nel Getsemani,, al sepol-

cro annunciatori della risurrezione. Gli angeli sono nostri modelli come servitori del progetto di dio. sul nostro cammino giornaliero non ci sono solo gli uomini

….ma anche gli angeli che invochiamo come aiuto e nostro sostegno. anche noi dobbiamo essere “ angeli “ per gli altri, specialmente per i sofferenti, i soli, gli ammalati e tribolati….anche noi mes-saggeri della parola di dio per gli uomini di oggi. (fin qui le parole del Cappellano) nella preghiera rivolta a Maria salute degli infermi, la supplica perchè custo-disca le lacrime dei sofferenti, conforti le famiglie visitate dall’infermità, sosten-

ga sempre l’impegno di quanti operando in campo s ani t ar io p r o m u o -vono e di-fendono con coraggio la vita umana. Lo studio Mobile di radio Maria per le prov. di ancona –pesaro urbino ringra-zia oltre il Cappellano, ed il coro Beato Benedetto passionei, la direzione del-l’ospedale, il personale sanitario per l’accoglienza riservata al collegamento.

7 ottobre 20128 amicoil nuovo• •

Redazione di Pesaro:Via del Seminario, 4 - 61121 PesaroTel. 0721 64052 - Fax 0721 69453E-mail: [email protected]

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Il 50° di fondazionedella Parrocchia

di Villa San Martino

pagina

AnniversArio

Messaggio dell’arcivescovos.e. Mons. Piero cocciaMaria, modello di fede per i credentiè un dato di fatto che stiamo viven-do una stagione culturale, sociale ed ecclesiale segnata da alcune difficoltà ma anche da tante opportunità. Ce lo dicono gli esperti di vari settori, ma so-prattutto ce lo conferma la nostra quoti-diana esperienza. Pertanto oggi più che mai a noi credenti è chiesta una lettura sapienziale della storia che ci faccia co-gliere, alla luce del Vangelo, le necessi-tà emergenti. Tra queste appare chiara l’urgenza, per la comunità cristiana, di crescere in una fede nel Signore sempre più adulta. Varie sono le ragioni tra cui anche quella di una mutata mentalità, come Benedetto XVI ci ricorda nella let-tera apostolica “Porta della fede” con cui ha voluto indire un anno speciale da dedicare alla fede: “La fede infatti si trova ad essere sottoposta più che nel passato ad una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità” (n. 12). Di fronte a questa realtà i cristia-ni sono fortemente sollecitati in alcuni casi a riscoprire, in altri ad approfondi-re l’esperienza della fede come incontro con il Mistero del Cristo Risorto che ci introduce nella comunione trinitaria. Da ciò scaturiscono alcune implicanze.Innanzitutto il desiderio di “confessare” la fede in pienezza e con rinnovata con-vinzione, fiducia e speranza. Inoltre la consapevolezza di dover intensificare la partecipazione alla celebrazione della fede nella “liturgia” in particolar modo nell’Eucarestia “fonte e culmine del-l’azione della Chiesa”, cogliendone tutta la portata. Ed ancora la sollecitazione a saper contagiare con la “testimonianza” di un vissuto da credenti sempre più au-

tentico, tutta la società. Pertanto abbia-mo tutti bisogno di crescere come cristia-ni in una esperienza di fede centrata sul Mistero del Cristo professato, celebrato e testimoniato. Ma chi ci può essere di aiuto in questo cammino che si pone anche per la nostra chiesa come neces-saria ed urgente? è la figura di Maria, autentica donna di fede, a prenderci per mano. Maria è e rimane nella storia del-la salvezza modello di esemplare donna condotta dalla fede, a cui la chiesa può e deve ispirarsi. Con fede Maria accoglie la parola dell’angelo che la prefigura Madre del Salvatore (cfr. Lc 1,38).Grazie alla fede Maria dà alla luce il suo unico figlio mantenendo intatta la sua verginità (cfr. Lc 2,6-7).A motivo della fede Maria porta, insie-me a Giuseppe, il suo figlio in Egitto per salvarlo (cfr. Mt 2,13-15).Per fede Maria segue il Signore nella sua predicazione e rimane accanto a Lui fino alla morte (cfr. Gv 19,25-27).Nella fede Maria assapora i frutti della Resurrezione di Gesù e li custodisce nel suo cuore (cfr. Lc 2,19-51).In forza della fede Maria rimane con i dodici nel cenacolo in attesa di ricevere lo Spirito Santo e dare l’avvio alla mis-sione della Chiesa (cfr. At 1,14; 2,1-4).Dunque la comunità cristiana per cre-scere in una fede adulta e responsabile non è orfana. Sa a chi guardare e a chi rivolgersi: a Maria.La nostra chiesa locale, chiamata a fare un’esperienza di fede adulta e a propor-

la al mondo degli adulti, trovi in Maria il vero elemento di esemplarità per vi-vere e testimoniare il mistero del Cristo morto e risorto da annunciare, da cele-brare e da comunicare.In questa occasione mi è caro ringra-ziare i Padri Servi di Maria, custodi del Santuario della Madonna delle Grazie a cui tutti noi Pesaresi siamo profonda-mente legati, per il prezioso ministero che vi svolgono. Affido alla Beata Vergine delle Grazie la Città e l’Arcidiocesi di Pesaro e invoco su tutti la benedizione del Signore.

+Piero Coccia Arcivescovo8 settembre 2012 Festa della Natività della Beata Vergine Maria

novena in PreParazionealla festa (12-20 ottobre 2012)OGNI GIORNO:Ore 17,15: Recita del S. Rosario con li-tanie cantateOre 18,00: Celebrazione Eucaristica con Omelia sulla VergineTema: Maria, modello di Fede per i credentiPredicatore: P. Giuseppe M. Galassi, Servo di Maria dal 15 al 20 OttobreCElEBRazIONI PaRTICOlaRIVENERDì 12ore 18,00:Celebrazione Eucaristica. Presiede la concelebrazione l’arcive-scovo Mons. Piero Cocciaore 21,00: Celebrazione dei “13 di Fa-tima” a cura del “Gruppo Regina della Pace”

DOMENICa 14 ore 17,00: Incontro dei Malati con Ma-ria a cura dei Cappellani degli Ospe-daliMaRTEDì 16 ore 21,15: Omaggio a Maria del Movi-mento di Comunione e liberazione.MERCOlEDì 17ore 8,45: Consacrazione dei bambini alla Madonna (scuole materne ed elementari)ore 16,00:Consacrazione dei bambini con le mamme alla Madonnaore 21,15: Omaggio a Maria. Canti, preghiere e testimonianze della “Fra-ternità San Francesco di Pesaro”GIOVEDì 18ore 9,30: Ritiro Spirituale del Clero. Predicatore Don andrea Turchini, Ret-tore del Seminario di Riminiore 17,00:adorazione Eucaristica per le Vocazioni sacerdotali e religiose.VENERDì 19ore 19,00: Visita guidata del Santua-rio a cura di Max

doMenica 21 ottobre: solennitÀ del votoPROGRaMMaore 7,30: Pellegrinaggio a piedi della Parrocchia di Villa Ceccolini e S. Messa presieduta da P. Serafino M., Vassallo dei Servi di Maria.ore 8,30: S. Messa presieduta da P. Giuseppe M. Galassi, Predicatore.ore 10,00: S. Messa Pontificale pre-sieduta da Sua Ecc.za Rev.ma Mons.

Piero Coccia, arcivescovo Metropolita di Pesaro con la partecipazione delle autorità. Coro del Santuario Beata Ver-gine delle Grazie, diretto da P. Roseto M. Saccà.ore 11,30: S. Messa presieduta dal P. Gino M. leonardi, OSM, Priore Provin-ciale.ore 15,30: Celebrazione dei Vespri del-la Beata Vergine.ore 16,00: Solenne Processione con la Venerata Immagine della Madonna delle Grazie con il seguente itinerario: Via S. Francesco, Via Gramsci, Via XI Febbraio, Piazza lazzarini, Via Branca, Piazza del Popolo, dove l’arcivescovo pronuncerà il discorso e impartirà la Benedizione alla Città di Pesaro.ore 17,00: S. Messa celebrata da don Stefano Brizi, Vicario Generale. Coro del Santuario Beata Vergine delle Gra-zie, diretto da P. Roseto M. Saccàore 18,30: S. Messa celebrata da Don Gino Rossini, Parroco della Cattedrale (Ultima Messa).

© RIPRODUzIONE RISERVaTa

DomenicA 21 ottobre Al sAntuArio b.v. Delle GrAzie

Festa del voto 2012

il 26 ottobre cenA Per rAccoltA FonDi A Ginestreto

nasce l’Associazione pesarese “Pro terrasancta”Nasce il gruppo pesarese dell’As-

sociazione “Pro Terrasancta”. In collaborazione con l’Associazio-

ne Pro Terrasancta (ATS) di Milano, è stato costituito a Pesaro un gruppo di ex pellegrini e non, che ha lo scopo di so-stenere i progetti già avviati dalla Asso-ciazione, volti a migliorare le condizioni dei cristiani che vivono nella terra di Gesù. La presenza della Chiesa Cattolica Latina in Terrasanta, fin dal 1300, è sta-ta affidata alla Custodia dell’Ordine dei Frati Minori di San Francesco e da allora i frati sono rimasti là, anche in mezzo a grandi traversie, per servire la Chiesa locale, custodire, restaurare e proteg-gere i luoghi santi cristiani; accogliere e servire i pellegrini di tutto il mondo. L’ATS è un’organizzazione non governa-tiva (ONG) senza fini di lucro, della Cu-stodia Francescana di Terrasanta, a cui collaborano anche numerosi laici. Dal mese di settembre, anche da Pesaro, su iniziativa di don Marco di Giorgio e al-cuni amici che hanno vissuto l’esperien-

za indimenticabile del pellegrinaggio in Terrasanta, è possibile sostenere le iniziative a favore dei cristiani che abita-no nel luogo più santo della terra. Forse non tutti sono a conoscenza che attual-mente i cristiani in Terrasanta sono or-mai ridotti a una minoranza veramente piccola, si stima circa un 2% della po-polazione totale, e che l’esodo dei cri-stiani continua, tanto in Israele, quanto soprattutto nei Territori Palestinesi. I motivi che hanno portato e stanno por-tando tanta gente ad abbandonare i luo-ghi santi sono numerosi: la mancanza di lavoro, in particolare per i professionisti e gli specialisti, molti dei quali apparten-gono alla comunità cristiana; la difficol-tà di acquistare o affittare alloggi a causa dei salari che sono molto bassi e infine l’insicurezza quotidiana per la decen-nale guerra israelo-palestinese. Inoltre i cristiani si sentono schiacciati dai due gruppi maggioritari: gli ebrei e i musul-mani, per i quali spesso religione e po-litica si confondono. Questa situazione

genera spesso una crisi di identità e una sfiducia diffusa riguardo al futuro che porta specie i più giovani, ad emigrare all’estero, in cerca di possibilità che non riescono a trovare nei luoghi natii. Il gruppo ATS di Pesaro intende sostene-re in particolare il progetto “Pietre vive”, che ha come scopo quello di restaurare le abitazioni dei cristiani della città vec-chia di Gerusalemme, per garantire una presenza cristiana in quel luogo, così es-senziale per la nostra fede. Con i fondi raccolti nella cena di beneficienza che si svolgerà il prossimo 26 ottobre ed attra-verso altre iniziative, desideriamo inol-tre sostenere l’educazione dei bambini, soprattutto palestinesi, più bisognosi e con problemi di apprendimento, oltre che fornire loro le cure mediche essen-ziali. Chiunque fosse interessato all’at-tività dell’associazione, può partecipare alla cena dove saranno anche presentati identità e progetti futuri.

ATS PESARO© RIPRODUzIONE RISERVaTa

AIUTIAMO I CRISTIANI DI TERRASANTA

Cena e musica a sostegno del progetto “Gerusalemme pietre della memoria”

Adesioni entro il 21 ottobre quota adulti 22€

a 10 anni 11€

Venerdì 26 Ottobre ore 20:00 Ristorante Il Poggio localitÀ ginestreto

Anna: 340 [email protected]

[email protected]

-

Pesaro

bambini fino

don Marco di Giorgio 335 5650241

arcidiocesi di Pesaro – Ufficio per la Pastorale liturgica

anno della fedela litUrgia PriMa scUola della fede

sala s. terenzio – ore 18.00 - via rossini,66

lunedì 15 ottobrelunedì 22 ottobre

relatore: don giovanni frausiniParroco e Docente di liturgia all’Istituto Teologico Marchigiano

Sono particolarmente invitati i “gruppi liturgici parrocchiali” e quanti svolgono o si preparano a svolgere un ministero liturgico.

Tel. 0721.414723 - Fax 0721.418574Via G. Pepe, 11 - 61100 PESARO

amicoil nuovo• • Pesaro 7 ottobre 2012 9Br

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INTERVISTA A DON MARCO DI GIORGIO E A GIORGIO FILIPPINI

Perché un corso per animatori Caritas?Si svolgerà a cavallo tra

il 2012 e il 2013 il primo “Corso di formazione per animatori pastorali delle

Caritas parrocchiali di Pesaro”. Filo conduttore degli appunta-menti sarà il brano di S. Giacomo:

“Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le ope-re? Forse che quella fede può sal-varlo?”. Ma a cosa serve un corso del genere a Pesaro? Lo abbiamo chiesto a don Marco Di Giorgio, direttore della Caritas diocesana e a Giorgio Filippini, coordinato-re del “laboratorio di promozione delle Caritas parrocchiali”.

Quando e come nasce l’idea di un corso per animatori pasto-rali delle Caritas parrocchia-li?

È stato il convegno diocesano del settembre 2010 sul tema “Se non ho la Carità non sono nulla - educarsi ed educare alla carità” a sollecitare profondamente la vita della nostra diocesi in questo sen-so. Nella presentazione degli atti del convegno il Vicario, don Ste-fano Brizi, auspicava che questo non dovesse essere “solo un punto

di arrivo ma ancor di più un pun-to di partenza, uno stimolo forte a condividere e progettare insieme la vita delle nostre comunità per essere segno di testimonianza ec-clesiale e di presenza di Dio nella società.(Atti Convegno diocesano 2010).

Come si inserisce il progetto nella pastorale ordinaria della diocesi?

Nel 2010, a conclusione della Vi-sita Pastorale, l’Arcivescovo ave-va auspicato come necessario lo sviluppo del settore della Caritas inserendolo nel più vasto tema della Questione Educativa. Egli sottolineava alcune motivazioni alla base di questa scelta.0 Ad esempio? La necessità di aiutare le nostre comunità a recuperare il nes-so vitale tra fede celebrata e fede vissuta. Una fede incarnata e te-stimoniata nella carità, con una attenzione fattiva verso le vec-chie e nuove povertà. Ed ancora: l’Eucaristia, pane “donato” e vino “versato” non può non interpel-larci nel nostro vissuto attraverso l’esperienza dell’amore, del dono,

della solidarietà nei confronti di tutti, specie dei più bisognosi. Una delle indicazioni era quella di isti-tuire in tutte le parrocchie l’orga-nismo pastorale della Caritas con la sua precisa identità e funzione e di creare i “Centri di Ascolto Vi-cariali” (Atti Convegno diocesano 2010).

Dunque un lavoro che ha ri-chiesto un biennio di prepa-rativi. Come si articolerà il corso?

Abbiamo cercato di invitare au-torevoli relatori a cominciare dal direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu e don Salvatore Ferdinandi responsabile, a livello nazionale, proprio della forma-zione e promozione delle Caritas Diocesane e Parrocchiali, nonché don Giovanni Nicolini già diret-tore Caritas di Bologna. Si tratta, come comprensibile, di un evento unico non facilmente ripetibile nel prossimo futuro. Pertanto l’in-vito ad essere presenti per tutta la durata del corso è rivolto a tutte le realtà parrocchiali comprese quelle che fanno difficoltà a costi-tuire un gruppo dedicato all’ani-

mazione della Cari-tas; per non perdere questa opportunità chiediamo ai parroci di nominare almeno una persona che, for-te dell’esperienza del corso, possa fare da apripista per tutta la comunità.

Ricordiamo gli appuntamenti.

Gli incontri si svol-gono a Villa Borro-meo in Via Avogadro con inizio alle ore 16 (arrivare 15 minu-ti prima) e termine alle ore 18. Sabato 13 ottobre, il primo giorno, l’accoglienza inizierà alle 15,30. E’ previsto un contribu-to alle spese di orga-nizzazione di 10 € a persona da versarsi al primo incontro per ogni informazione rivolgersi ai seguenti numeri: Giorgio Filip-pini 329 6212434 / don Marco Di Giorgio 335 5650241 / Segreteria

Caritas 0721 33743. Il programma del corso su www.arcidiocesipesa-ro.it

A cura di F. G.© RIPRODUZIONE RISERVATA

VILLA BORROMEOOTTOBRE 2012

GENNAIO 2013

“ Che giova, fratelli miei, se unodice di avere la fede ma non hale opere? Forse che quella fedepuò salvarlo?”Gc 2,14

PRIMO CORSO DI FORMAZIONEPER ANIMATORI PASTORALIDELLE CARITAS PARROCCHIALI.

L’ARCIVESCOVO CON GLI OPERATORI DELLA PARROCCHIA DI S. MARTINO

Una Chiesa attenta a chi è “sulla soglia”“Nel cammino della fede, ha affermato S. E.

Mons. Piero Coccia nell’Omelia per la celebrazione del Mandato agli Operatori

Pastorali svoltasi durante la settimana di San Te-renzio, non c’è mai un traguardo che ci autorizzi a riposare, a considerarci arrivati”. Anche se “cre-diamo”, abbiamo bisogno (come dice – apparen-temente contraddicendosi – il padre dell’epilet-tico del racconto di Marco) che il Signore “aiuti la nostra incredulità” e ci “avvolga” in modo continuativo con la Sua Presenza, così che la no-stra “ricerca” di Lui e il nostro “incontro” con Lui diventino sempre più “adulti” e si trasformino in “compito”. Forte di questa certezza, mons. Coc-cia (quasi per dare continuità anche al recente Convegno diocesano “Essere adulti nella fede”) ha voluto incontrare, sabato 29 settembre, i più stretti collaboratori della liturgia, della catechesi e della carità della Parrocchia di Villa San Marti-no. A costoro ha ricordato, come intende ricorda-

re a tutti gli Operatori, quanto una fede adulta necessiti, oltre che di esperienza, anche di “una conoscenza organica e sistematica dei contenuti della rivelazione cristiana con i criteri scientifici della teologia”, specie “in merito alle grandi que-stioni del nostro tempo (vita, sessualità, matrimo-nio, famiglia, economia, politica)”, per evitare il

rischio di “ridurre il Vangelo a sem-plice religione civile”. Per questo l’Arcivescovo ha raccomandato di cogliere come preziosa opportuni-tà i corsi accademici di teologia e scienze umane dell’ISSR “Giovanni Paolo II”, molto apprezzato per la qualità della sua offerta formati-va e ha invitato a seguire il Corso diocesano per operatori pastorali, che quest’anno, come ha sugge-rito il Papa, sarà centrato sulla presentazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento

di fondamentale importanza ma spesso ignora-to. Riferendosi poi alle tematiche e ai contenuti del Convegno, Mons. Coccia ha dichiarato che la nostra chiesa locale sente fortemente l’esigen-za di rivolgere la sua attenzione al complesso e variegato mondo degli adulti: a quelli cosiddet-

ti “della soglia”, a chi cerca la fede in maniera sofferta, a chi crede più per tradizione che per convinzione, a chi vive situazioni familiari “ferite” (separati, divorziati, risposati), a chi è impegnato nel mondo delle istituzioni, dell’economia, del lavoro e della scuola. Soprattutto ai tanti genitori che, pur non essendo praticanti e a volte anche non credenti, continuano a chiedere i sacramenti dell’iniziazione cristiana per i loro figli. A questo proposito l’Arcivescovo ha riaffermato la neces-sità di trovare nuovi modelli di iniziazione cri-stiana che permettano ai genitori e alle famiglie dei ragazzi che frequentano il catechismo di fare un percorso contemporaneo a quello dei figli, per scoprire o riscoprire la fede o comunque per diventare adulti in essa. Ha invitato pertanto gli operatori presenti, e con loro tutte le comunità parrocchiali, ad impegnarsi in modo particolare in questa direzione, augurando loro di “trovare e sperimentare una fede adulta, libera e responsa-bile, da testimoniare e comunicare più attenta-mente al mondo degli adulti”.

Paola Campanini © RIPRODUZIONE RISERVATA

DOMENICA 7 OTTOBRECIMITERI DI PESARO – Da ottobre a marzo osservano l’orario 7.30-17, fino al cambio dell’ora legale. Da aprile a settembre 7.30-19.00.“L’EUCARESTIA EDUCA LA FAMIGLIA” – Da oggi a sabato prossimo adorazio-ne eucaristica nella chiesa di via del-la Maternità con la parrocchia Santa Croce e i Gruppi di preghiera P.Pio.MOSTRA MERCATO DEI FIORI – Si conclude oggi in Piazza del Popolo. Orario: 8-22.30. “IL GIOCO NELLA STORIA” – La sto-ria in gioco. A Gradara, dalle ore 14 alle 19. Ingresso gratuito. In caso di maltempo la manifestazione sarà rin-viata alla domenica successiva. Info: 0541/964673.FESTA DEL CATECHISMO – All’insegna dello slogan “Alzati e va…”: “Vivere e trasmettere oggi la fede”. Nella par-rocchia Santa Croce dalle ore 15.30. Conclusione alle ore 17.30 con la San-ta Messa.50° DI SACERDOZIO – Per padre Fa-bio Ottavini, parroco di San Francesco d’Assisi (Cappuccini). Alle ore 18.30 santa Messa di ringraziamento con la presenza dell’Arcivescovo. Al termine momento di festa in Palestra.

LUNEDI’ 8 OTTOBRENELL’UNIVERSITA’ DELL’ETA’ LIBERA – In zona Campus scolastico. Oggi iniziano i corsi di: canto corale, infor-matica-internet, in armonia con gli altri, storia, storia del melodramma, lettura espressiva ad alta voce.

NELLA LIBRERIA DEL BARBIERE – In via Rossini n°. 38. Si conclude la mo-stra di Gian Luca Proietti: “Disegni e segni su carta”. Orario. 16-20.CINEVISIONI – Nell’auditorium del-l’Università dell’età libera (Campus scolastico). Sullo schermo: “Splendo-re nell’erba” di E. Kazan (1961). Ore 21.00. Ingresso libero.PREPARAZIONE AL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO – Nella parrocchia di San Francesco d’Assisi (Cappuccini). Tel. 0721/412840. Primo incontro alle ore 21.15.

MARTEDI’ 9 OTTOBRE“PEREPEPE’” – Il Centro arti visive Pescheria (corso XI Settembre, 184) ospita, fino al 21 ottobre, “Perepepè”, all’insegna dello slogan: “Sia caldo l’autunno della mia città”. Orario: dal martedì alla domenica 15-24; ex chie-sa del Suffragio 10-24.ETA’ ATTIVA – L’Università dell’età libera dà oggi inizio ai corsi di: psi-cologia, fotografia creativa, esercizi bioenergetici, comunicazione, fran-cese e tedesco.MONS. NICOLA ALEGI – Viene ricor-dato, nel centenario della nascita (1912-1994), a Candelara, di cui è stato parroco, nelle Pieve di Santo Stefano. Alle ore 20.45 concelebrazio-ne eucaristica presieduta dall’arcive-scovo mons. Piero Coccia. Dalle ore 22.00 testimonianze.

MERCOLEDI’ 10 OTTOBREI CORSI DELL’ETA’ LIBERA – In zona

Campus scolastico. Iniziano oggi i corsi di: etruscologia, maiolica, cuci-to e the gospel experience. Domani 11/X: grafologia, origami, uncinetto e maglia ai ferri. Venerdì 12/X: storia dell’arte, training affermativo ed au-togeno di base.

GIOVEDI’ 11 OTTOBRE“LAVORO. MISSIONE IMPOSSIBILE?” – Nella Biblioteca San Giovanni (via Passeri, 102). “Il lavoro che cambia…”. Incontro con Emiliano Sbaraglia e Da-vide Imola. Ore 17.00. Ingresso libero.“INSALATA DI FIABE” – Incontri per ragazzi dagli 8 ai 12 anni. Ogni gio-vedì, da oggi (ore 17.30-19) fino all’8 novembre. Presso la Biblioteca di Pantano, in via Confalonieri n°. 11.

VENERDI’ 12 OTTOBREFESTIVAL DEI GAD – Al “Rossini” va in scena “Tutto per bene” di Luigi Pi-randello proposto dalla Compagnia “Spazio Teatro” di Livorno. Sipario alle ore 21.00.

SABATO 13 OTTOBREEDUCATORI BENEMERITI – Si incon-trano in convivio, alle ore 12.30, pres-so il Ristoro ODA, in via del Teatro.“GIRAR PER ERBE” – Ricerca di erbe di campo con “Il Ponticello” (tel. 0721/482607). Ritrovo, alle ore 15.00, presso “Polvere di caffè”, in via Fratti n°. 126. Quota euro 12 (laboratorio pratico).

Con la parrocchia Santa Croce

PELLEGRINAGGIOA SAN GIOVANNI ROTONDOPESARO – La parrocchia Santa Croce (via Lubiana, 2) propone, per le gior-nate di sabato 27 e domenica 28 ottobre, una gita pellegrinaggio a San Gio-vanni Rotondo. Previste, inoltre, visite ai Santuari dell’Incoronata (Foggia), di San Michele Arcangelo, del Miracolo Eucaristico (Lanciano) ed alla Catte-drale di Trani. La partenza è fissata per le ore 5 dal parcheggio attiguo alla chiesa. La quota di partecipazione, tutto compreso, è di euro 135. Iscrizioni entro il 19 ottobre. Info: tel. 0721/453529.

Pesaro7 ottobre 201210

A conclusione del Conve-gno Diocesano, che ha impegnato per due gior-ni la nostra Chiesa locale

sul tema “Essere adulti nella fede”, desidero esprimere la mia più viva soddisfazione per la partecipazione così ampia e attenta con cui è stato vissuto e ringraziare sinceramen-te tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito a realizzarlo. Il nostro Convegno ci ha dato la pos-sibilità di riflettere e di confrontarci sul tema della fede adulta nella sua duplice valenza. Una fede che deve diventare sempre più adulta in tutti noi e una fede che la nostra chiesa di Pesaro sente di dover proporre o riproporre agli adulti. Ma perché questa scelta? Tutti ab-biamo coscienza di quanto il Papa ci dice nella sua lettera apostolica “La Porta della Fede”: “La fede si trova oggi ad essere sottoposta più che nel passato ad una serie di in-terrogativi che provengono da una mutata mentalità” (n. 12). Ma poi aggiunge che per la comunità cri-stiana “sarà decisivo nel corso di questo Anno ripercorrere la storia della nostra fede…per provocare in ognuno di noi una sincera e perma-nente opera di conversione…. tenen-do fisso lo sguardo su Gesù Cristo, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12, 2). (n. 13). In ultima analisi tutti siamo pro-vocati dalle parole del Papa a vivere un cammino che ci conduce a for-me sempre più compiute di fede adulta e a testimoniarla al mondo degli adulti. Una fede radicata nel mistero di Gesù Cristo.

La crisi della comunità cristianaInterrogarsi sul tema della fede e per di più di una fede adulta, costi-tuisce oggi una vera necessità, vi-sta la crisi della fede che attanaglia anche la comunità cristiana. È il Papa stesso a ricordarcelo sempre nella sua lettera apostolica: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, conti-nuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comu-ne. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente ac-colto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a moti-vo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone”. (Porta della fede, n. 2)

L’incontro esige una rispostaVa da sé quindi che tutti dobbia-mo porci una domanda essenziale e vitale: cosa è la fede adulta? La risposta nitida ce la dà Benedetto XVI quando definisce la fede come “esperienza dell’incontro con il Si-gnore”. In questa semplice defini-zione troviamo l’essenza della fede. Ma cosa essa implica? Innanzitutto va ricordato che la parola “incontro” è la risultante di due termini. “In” sta ad indicare la possibilità dataci dalla nostra condizione umana e quindi concreta, storica. Mentre “contra” sta ad indicare il Mistero di Dio, l’Irriducibile, l’Oltre, l’Alterità nella sua pienezza. In ultima anali-si l’incontro indica la presenza del Mistero del Cristo che ci raggiun-ge nella nostra condizione umana. Tale incontro, originariamente in-dipendente dalla nostra volontà e

perciò “dono”, esige risposta nella libertà. Il dono va accolto ma anche corrisposto. Inoltre va anche sotto-lineato come ogni incontro, vissuto consapevolmente, ha il potere di cambiarci. Il nostro “io” si costrui-sce grazie al “Tu”. Pertanto quando l’incontro con il Signore avviene, noi siamo sempre trasformati e modificati da questa esperienza. Per di più la fede adulta si pone come incontro con il Signore, con il Kyrios, cioè con Colui che ha il po-tere non delle signorie umane che sono sempre idolatrie, ma il potere della Verità ultima e definitiva sulla vita di tutti noi. Questa Verità piena e totale è richiesta dal nostro essere e dal nostro esistere e ci può essere data solo nel Signore (Kyrios), come ci ricorda la Gaudium et spes al n. 22: “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”.

La responsabilità della Chiesa Va inoltre evidenziato che l’incontro con il Signore ha una sua perenne attualità grazie alla Chiesa che, ani-mata dallo Spirito e guidata dai Pa-stori, è il “luogo” dove tale incontro riaccade continuamente attraverso la parola annunciata, la liturgia ce-lebrata e la testimonianza vissuta del Mistero del Cristo. Da qui nasce la responsabilità di Chiesa chiama-ta ad essere comunità dove l’incon-tro con il Signore si realizza nella sua attualità, poiché il Signore nella Chiesa concretizza la sua “perma-nente permanenza”, rendendosi no-stro contemporaneo.

Fede che genera e che educaMa la fede adulta ha sempre il po-tere di generare e di educare. Del resto l’atto generativo ed educativo è proprio dell’adulto. Essere adulti nella fede include questo duplice compito, vissuto nella testimonian-za. Pertanto l’adulto nella fede, non solo trova in essa il motivo dell’ac-cettazione serena della vita in tutte le sue stagioni dando a questa sen-so, calore e colore, ma sente anche

l’esigenza di amare l’altro volendo il suo vero bene, raccontando a lui la sua storia di fede realizzata, tra-smettendo a lui la passione per que-sta esperienza decisiva e facendosi carico del suo processo di crescita.

Essere testimoni credibiliMa se la nostra Chiesa avverte forte il bisogno di una fede adulta, sente altrettanto forte l’esigenza di pro-porre o di ri-proporre l’esperienza della fede agli adulti come desti-natari da privilegiare. Del resto già nel 1970 il Documento Base per la Catechesi così si esprimeva: «Gli adulti sono in senso più pieno i de-stinatari del messaggio cristiano, perché essi possono conoscere me-glio la ricchezza della fede, rimasta implicita o non approfondita nel-l’insegnamento anteriore. Essi, poi, sono gli educatori e i catechisti delle nuove generazioni cristiane. Nel mondo contemporaneo, pluralista e secolarizzato, la Chiesa può dare ragione della sua speranza, in pro-porzione alla maturità di fede degli adulti» (n. 124). E nella lettera di riconsegna dello stesso documento nel I988, i Vescovi italiani scriveva-no: «In un tempo di trapasso cul-turale, la comunità ecclesiale potrà dare ragione della sua fede [ ... ] solo attraverso la presenza missionaria di cristiani maturi, consapevoli del ricchissimo patrimonio di verità di cui sono portatori e della necessità di dare sempre fedele testimonian-

za alla propria identità cristiana. Anche la catechesi delle nuove ge-nerazioni ha assoluto bisogno di ri-ferirsi a modelli adulti e credibili di vita cristiana, se vuole avere presa nel cuore e nell’esistenza dei giova-ni» (n.I2). E sempre nel Documento Base per la Catechesi si trova la strada per avviare gli adulti a una fede matura centrata nell’«Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo» (n. 38).

Attenzione pastorale particolareNella nostra realtà di Chiesa locale ci sono delle categorie di adulti alle quali necessita rivolgere una atten-zione pastorale particolare e che richiedono un preciso investimento di risorse. Ne elenco alcune. • Gli adulti detti della “soglia” per-ché incerti, titubanti e che sono con un piede dentro la chiesa e con l’al-tro fuori.• Gli adulti detti “ricomincianti” perché si trovano nella condizione di riiniziare il cammino della fede.• Gli adulti detti “cercatori di Dio” perché vivono, anche in maniera sofferta, l’esperienza della ricerca della fede. • Gli adulti animati nella fede più dalla “tradizione” che dalla convin-zione.

• Gli adulti che formano la “famiglia ferita” o in difficoltà come i separati, i divorziati, i risposati.• Gli adulti “impegnati” nelle istitu-zioni, nel mondo del lavoro, nella politica, nel sociale, nell’economia, nell’imprenditoria, nella scuola.• Ma soprattutto tanti adulti “geni-tori” che, pur non essendo prati-canti e a volte anche non credenti, chiedono i sacramenti dell’Inizia-zione cristiana per i loro figli. Proprio su costoro si è focalizzata l’attenzione del Convegno, che ha messo in evidenza la necessità di trovare nuovi modelli di iniziazione cristiana, che permettano ai geni-tori e alle famiglie dei ragazzi che frequentano il catechismo di fare un percorso di fede contempora-neo a quello dei figli, per riscopri-re o scoprire la fede nel Signore o comunque per diventare adulti in essa. Invito pertanto la nostra Chiesa, specie le comunità parrocchiali, ad impegnarsi in modo particolare nel nuovo anno pastorale in questa di-rezione. Auguro loro di trovare e sperimentare tutte le possibilità per maturare progressivamente nella fede adulta, libera e responsabile da testimoniare e da comunicare agli adulti.La Beata Vergine delle Grazie e San Terenzio ci sostengano nel nostro cammino.

Arcivescovo Metropolitadi Pesaro

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Le conclusioni di mons. Piero Cocciasul Convegno annuale dell’Arcidiocesi

LA FESTA IL 7 OTTOBRE

La parrocchia di S. Martino compie 50 anniPESARO – Continuano, nella Parrocchia San Martino, le celebrazioni del 50° di fondazione predisposte dal parroco monsignor Franco Tamburini alla guida della comunità del 1° maggio 1963.Per domenica 7 ottobre è prevista una giornata ricca di avvenimenti che avrà il suo momento principale, alle ore 11.15, con la Santa Messa presieduta dall’arcivescovo Piero Coccia e concelebrata dai sacerdoti della parrocchia. Alle ore 13, presso il ristOrante “La Giara” verrà servito il pranzo comunitario, una sorta di rim-patriata, che riunirà gran parte dei parrocchiani di ieri e di oggi.Le celebrazioni proseguiranno domenica 11 novembre, solennità di San Martino, vescovo di Tours, patrono della parrocchia. La Santa Messa delle ore 11.15 sarà officiata dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti. Con il pellegrinaggio a Roma e l’udienza del Santo Padre di mercoledì 21 novembre (ore 10.30) e la “Meditazione e professione della fede sulla tomba dell’apostolo Pietro” (ore 15) si concluderanno le celebrazioni iniziate il 31 maggio scorso.

Redazione della Casa Circondariale di Villa Fastiggi - Str. di Fontesecco, 88 - 61122 Pesaro (PU) - Numero 1 del 7 ottobre 2012CONTATTI [email protected] - tel 0721/64052 fax 0721/69453

Dopo un mese di corso formativo per aspiranti giornalisti e settimane di preparativi, inizia la nostra avventura. Sotto la guida dei nostri

“magnifici” redattori, anche noi siamo una redazione, composta da varie personalità che già hanno proposto diversi argomenti interessanti.

Non vogliamo commettere l’errore di fare il passo più lungo della gamba. Con questo numero uno ci limitiamo a presentare il nostro giornale. Il pensiero principale che accomuna tutti noi è il poter avere un colloquio con l’esterno, raccontando le problematiche e le difficoltà che incontriamo quotidianamente. Esprimeremo le paure, le speranze e i sogni che vivono in noi. Cercheremo

di raccontarvi questo luogo che non è solo un edificio dove sono reclusi i cattivi, ma anche un istituto dove esistono persone che tra un’angoscia e una speranza, aspettano la fine della propria condanna per potersi reintegrare nella società. Nella vita si può cadere, ma si ha il diritto di avere un’ altra chance per riprendersi la propria vita. Ed ecco che questo strumento sociale ci dà l’opportunità di raccontare la vita carceraria, portando riflessioni e sfatando quei luoghi comuni che non aiutano né voi né noi a comprendere questo mondo. Aiutateci a migliorare.

La redazione

P amicoil nuovo• •

enna libera tutti

In dialogocon la città

Una redazione giornalistica dal carcere di Villa Fastiggi. Per Il Nuovo Amico non è proprio una novità. Già nel lontano 1994/1995 il nostro settimanale aveva avviato un progetto analogo, grazie all’idea del dott. Aldo Maturo, all’epoca di-rettore. Da allora i nostri lettori hanno continuato periodica-mente a chiederci di riprendere il dialogo con questa parte di città, troppo spesso dimenticata o raccontata grattando appena la superficie. E così, dopo una fase preparatoria di quasi un anno, siamo ripartiti con l’obiettivo di sensibilizza-re l’opinione pubblica sulle tematiche carcerarie. Parleremo di tutto ciò che gravita intorno a questo “pianeta sconosciu-to” ai più: dal sovraffollamento al reinserimento sociale, dal-la prevenzione della devianza all’educazione alla legalità tra i giovani.Vogliamo capire, insieme ai nostri lettori, cos’è davvero il car-cere oggi. Raccontare l’errore, ma anche la voglia di rialzarsi di chi, temporaneamente, vive privato della libertà personale. Ecco perché a scrivere saranno direttamente i detenuti, una volta al mese. Grazie alla direzione della Casa circondariale di Villa Fastiggi, e in particolare alla dottoressa Enrichetta Vilella, ci è stato possibile avviare un vero corso di giornali-smo in carcere, in collaborazione con tanti colleghi ai quali va la nostra riconoscenza: Giorgio Guidelli del “Carlino” di Ancona, Laura Mandolini e Giulia Torbidoni della “Voce Mise-na” di Senigallia e Gianni Rossetti, direttore della Scuola di giornalismo di Urbino. In poche settimane abbiamo macina-to tanto lavoro e costruito una vera redazione composta da una decina di ragazzi fortemente motivati. Il confronto e la discussione, a volte critica e divergente, avviene sempre nel rispetto della linea editoriale scelta e condivisa. Una linea che affonda le radici nella preziosa esperienza di “Ristretti Orizzonti”, l’associazione di Padova che da oltre 15 anni si occupa di giornalismo nelle carceri italiane. È anche grazie a questa realtà che, negli ultimi mesi, è nato il “Coordina-mento Regionale delle testate giornalistiche da e sul carcere” delle Marche. Un tavolo di lavoro che raggruppa il mondo dell’informazione dai penitenziari di Ascoli Piceno, Ancona, Fossombrone e Pesaro. Ora la parola passa ai lettori del Nuovo Amico ai quali non chiediamo di limitarsi a seguire questo nuovo progetto editoriale, ma di adottare queste pa-gine, inviandoci lettere e suggerimenti ([email protected]). Il desiderio è di costruire un dialogo tra detenuti e cittadini.L’appuntamento è al prossimo mese di novembre.

La redazione del Nuovo AmicoP. Enrico Bonfigli, Alvaro Coli, Stefano Danti,

Roberto Mazzoli, Francesco Rinaldi

Il pianetasconosciutoNato dall’amore di una coppia di romani, che a quel

tempo sognavano davanti al Colosseo di come sarebbe stato il loro futuro. Di sicuro (credo) se lo

aspettavano diverso da come poi io l’ho reso.... Insomma, da cosa nasce cosa e così, tra passeggiate romantiche al chiaro di luna e qualche bacetto di troppo, alla fine sono nato io. Era un loro desiderio farmi crescere nella più assoluta tranquillità e fuori da qualsiasi pericolo, anche perché in quegli anni Roma non era proprio una delle città più tranquille d’Italia. Difatti in quel periodo, tra la famosa “banda della Magliana” e le altrettanto tragicamente note

“Brigate rosse”, non c’era tanto da stare tranquilli. Crescevo nell’ovatta, protetto e coccolato da tutti, i nonni, sempre attenti ai miei spostamenti, dalla scuola alle piccole feste organizzate per i compleanni dai miei compagni di scuola, ai vari sport che allora praticavo.Ricordo che mio nonno era un commerciante di vini. A volte mi portava con lui nelle varie cantine dei colli romani per l’acquisto dei vini. Io giocavo fra quelle immense botti di legno, mentre lui contrattava sul prezzo. I suoi amici-clienti lo chiamavano “il principe”, per via del suo modo di vestire, sempre impeccabile: giacca, cravatta e l’immancabile borsalino in testa, proprio come quegli attori famosi degli anni ‘60.Mio padre invece mi dedicava solitamente il fine settimana, anche perché il resto del tempo era fuori per lavoro, in quanto trasportatore, quindi era più la “qualità” del rapporto che la quantità. Sì, certo, capitava anche che nei periodi di vacanza, quando le scuole erano chiuse, mi portava con lui per quei viaggi che all’epoca mi sembravano interminabili. Ecco, credo proprio che questo viaggiare con lui abbia sviluppato in me quel grande spirito d’avventura che tutt’oggi mi porto addosso. La prima volta che andai all’estero, mi sembrava tutto cosi

grande e diverso da quello che facevo abitualmente, che rimasi affascinato, tanto da volere poi pretendere, con noiosi piagnistei, di andare continuamente con lui. Tutti i racconti che potevo vantare al ritorno con i miei compagni di scuola mi facevano sentire importante. I primi successi con le ragazze arrivavano proprio dal saperne di più grazie a questi viaggi e allora, così facendo, aumentava “pericolosamente” la mia popolarità. Con una attenta valutazione, forse, qualsiasi psicologa direbbe che l’essere narcisista oggi, nasce proprio da quei

tempi lontani.Con il passare del tempo, mi sono accorto che quello che mi circondava non mi bastava più. Certo, rimanevo legato a tutti quei valori che mi avevano insegnato i miei da piccolo: il rispetto per gli altri, l’affetto per la famiglia e per le donne in generale, l’amore per gli animali e una buona educazione come galateo comanda, che non guasta mai. D o m a n d a r m i oggi come tutto il passato possa aver influenzato la mia

vita è veramente inutile, in quanto non è andata proprio come avrei voluto. Se fossi stato, o meglio, se fossi rimasto quel “bravo ragazzo” di un tempo, ubbidiente e riflessivo, molto probabilmente tanti errori non li avrei commessi. Ma purtroppo la vita mi si è presentata in diverse sfaccettature, piena di tentazioni alle quali ho sempre fatto molta fatica a resistere. Ho sempre voluto passare il limite, come quando attraversavo il confine nei miei primi viaggi con papà. Quando si è bambini si sogna di diventare “qualcuno”, dall’astronauta, al pilota d’aereo, all’architetto che sogna con gli occhi della mamma una casa più grande, al primario chirurgo o meglio ancora ginecologo per guardare con tutta libertà fra le cosce delle donne. Ma in realtà poi difficilmente si arriva dove ci si era prefissi.

Spartaco

ᐓ PERquiSA: perquisizione generale della cella per cercare oggetti non consentiti dalla direzione

ᐓ CoNtA: conteggio dei detenuti ad ogni cambio di guardia

ᐓ APPuNtà: chiamare l’agente penitenziario per fare qualche richiesta

ᐓ DoMANDiNA: modulo prestampato per qualsiasi esigenza, Esempio: richiesta di colloquio con educatrice, assistenti sociali, psicologi, telefonate etc. etc.

ᐓ SBoBBA: pasto del pranzo e della cena

pIccolo dIzIonarIo

EDitoRiALE

Mi rendo conto di quanta difficoltà ci sia ad avere un dialogo costruttivo tra chi

emigra e chi ospita. Lo sfruttamento delle persone emigranti crea un business, ad esempio a scafisti e imprenditori che ne sfruttano la manodopera. E’ vero anche che molti emigranti delinquono.Quando sono arrivato in Italia era per studiare, cercarmi un futuro, rendere orgogliosa la mia famiglia che mi ha trasmesso sani valori. Sono arrivato ad iscrivermi all’università di Milano. Questo è il punto di partenza: uno zaino con dentro i miei sogni, la mia incoscienza dell’età, le raccomandazioni dei miei genitori. Persone cresciute all’insegna del lavoro e dell’onestà che, con i propri sacrifici, avrebbero dato un futuro migliore a me e ai miei fratelli, avendo a loro volta vissuto la distruzione dell’Albania (il mio Paese). Fino all’età di 19 anni è andato tutto

bene.Lo zaino che portavo con me via via si riempiva di speranze e di sogni. Di lì a poco invece sono andati in frantumi. Fui arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti. Solo oggi a 32 anni mi rendo conto con quanta facilità si possono distruggere le nostre ambizioni, e quanto realmente costa ricostruirle. Oggi mi sento come una goccia nel mare. E non sono l’unica, purtroppo. Tutti quanti potrebbero, con un piccolo gesto di solidarietà, cambiare la mentalità a coloro che ci discriminano. Credo sia proprio questo il problema principale, sia per chi ci ospita, sia per chi è emigrato dal suo paese. Aprire un attimo gli occhi e accorgerci che intorno a noi esiste già l’integrazione. Se imparassimo ad essere più uniti, anche i problemi della società si potrebbero affrontare meglio.

Ariol

I miei desideri in uno zaino

7 ottobre 201212 P enna libera tutti

Gli ultimi sogni da bambino

Si svolgerà venerdì 26 ottobre dalle ore 10 alle 16,30 presso l’Auditorium della Regione Emilia Romagna, Viale Aldo Moro 18 a Bologna. questo il programma:

ore 10 Saluti delle Autorità: teresa Marzocchi - Assessore alle Politiche Sociali Regione Emilia – Romagna; Francesco Maisto - Presidente del tribunale di Sorveglianza di Bologna; Paola Cigarini – Referente Conferenza Regionale Volontariato Giustizia E-Romagna. ore 10,20: “il lavoro delle redazioni all’interno del carcere: valore educativo e criticità”. intervengono: Pietro Buffa – Provveditore alle carceri dell’Emilia-Romagna; ornella Favero – Direttore di Ristretti orizzonti. Contributi di: teresa Valiani giornalista direttore de “io e Caino” giornale del carcere di Ascoli Piceno e Adriana Lorenzi esperta in scritture autobiografiche e direttore editoriale di “Alterego” giornale del carcere di Bergamo. ore 11,30: “il lavoro delle redazioni all’esterno: rapporti coi media e sensibilizzazione dei territori”. intervengono: Gerardo Bombonato, Presidente oDG Emilia Romagna. Mario Consani giornalista di cronaca giudiziaria del quotidiano “il Giorno”. Andrea Volterrani docente università tor Vergata,

esperto di “Comunicazione sociale”. Contributi di: Susanna Ripamonti direttore di “Carte Bollate” che presenta le prossime iniziative della Carta di Milano. Elton Kalika e altri redattori di Ristretti che raccontano l’esperienza di Padova. ore 15,30: “L’impegno delle redazioni nella tutela dei diritti: suggerimenti e sollecitazioni” Desi Bruno, Garante dei Diritti delle persone private della libertà della Regione Emilia Romagna.ore 15,50: Redazione di comunicato stampa. ore 16: Conclusione della giornata. Conduce i lavori: Carla Chiappini vice-presidente OdG Emilia Romagna, direttore del giornale del carcere di Piacenza “Sosta Forzata”.

La giornata è gratuita e aperta a tutte le realtà dell’informazione dal/sul carcere ma si raccomanda iscrizione presso segreteria di Ristretti orizzonti: [email protected] collaborazione con:Fondazione dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia RomagnaRistretti Orizzonti

V Giornata nazionale dell’informazione dal/sul carcere

Ci piace pensare che il rinnovato interesse da parte della redazione de Il Nuovo Amico nei confronti del carcere di Pesaro sia frutto anche del grande

impegno profuso dagli operatori penitenziari di Villa Fastiggi a favore di una apertura del carcere alla città. Da sempre attento alla cura dei rapporti con il territorio, l’Istituto pesarese ha rinforzato negli ultimi dieci anni tale vocazione, tramite l’ideazione, l’attuazione e lo sviluppo di progetti socio-pedagogici fortemente caratterizzati dalla ricerca dello scambio tra cittadine/i incarcerati e cittadine/i liberi, in uno sforzo comune e condiviso con le realtà pesaresi, istituzionali e non. Emblema di questa tensione è la manifestazione estiva denominata “l’Arte Sprigionata”, luogo-evento che

detenzione: un tema scivoloso

le mie vacanze estive Non è la prima volta che impegno il

tempo in compagnia della penna. La cosa mi alletta sempre più. Questa

volta la mia riflessione cade sull’estate. Molto strano parlarne dal carcere di Pesaro, dove le stagioni non promettono certo cambi degni di nota. Le stagioni si allungano, si accorciano, ma qui l’unica cosa che muta è l’abbigliamento. Per il resto tutto accade come nulla. In inverno muori dal freddo, ma ti puoi coprire solo quando hai di che metterti addosso. D’estate invece muori e basta. Qualsiasi movimento rimane lento e molto faticoso. Quindi sotto con i bagni refrigeranti, ma niente sabbia sotto i piedi anche se, per chi vuole, si può prendere il sole. Il problema però sono gli orari assurdi e il conseguente rischio di insolazione. E così si vedono pance spropositate e gonfie

come grossi cocomeri che diventano rosse e che poi vengono sfoggiate con noncuranza. Pance che creano una sorta di zona d’ombra al di sotto della vita e che non fa abbronzare i piedi. Pancione rosso e piedi bianchi: “combinazione” perfetta per passeggiare in via Solferino. La ricerca di un’isola felice, un’oasi estiva è praticamente un sogno. Per questo noi carcerati, anche se all’aria aperta, non siamo propriamente felici. Per paradosso i giorni memorabili rimangono quelli marcati col segno del lampo (i temporali). Un giorno sul calendario di un detenuto che segnava con una perfetta X la data passata trovai il simbolo di un fulmine. Quando chiesi cos’era quella saetta mi rispose “un lampo”. Trovai un che di poetico in quel gesto, segnare anche il maltempo è roba da scienziati. In estate l’aria che passa tra le sbarre è bollente. Un metodo

infallibile per trovare sollievo è passare qualche ora in compagnia del mio secchio. Ho un bel rapporto con lui e passo parecchie ore in sua compagnia. Non è mai fuori luogo e quando serve c’è sempre. Così lo riempio con acqua fredda (ma calda considerata l’alta temperatura) e poi, come carcere insegna, buco una bomboletta del gas da campeggio che usualmente si utilizza per cucinare. La immergo ancora piena nell’acqua che si raffredda fin quasi a ghiacciarsi. Fatta questa operazione immergo i piedi e lì rimango finchè non diventa brodo per i tortellini. Posso effettuare questa operazione anche due o tre volte al giorno, per un costo di 1,20 euro ogni volta (se penso che una brandina ne costa 10, alla fine ci sto dentro). E così, coi piedi al gelo, aspetto che il sangue circolando raffreddi il corpo provando un leggero sollievo, poi mi

appoggio al cancello di ferro che dovrebbe aumentare la sensazione di benessere. Infine, per non lasciarmi coinvolgere dall’ambiente in cui mi trovo, chiudo gli occhi e mi immagino in spiaggia. Cosi anch’io ho trascorso le mie vacanze estive di questo 2012.

Marco Conti

nelle gabbie della ThailandiaIl paradiso, per un tossicodipendente

d’eroina, è la Thailandia. Per questo anni fa ci sono stato, in compagnia di un amico.

A pensarci bene “amico” è una parola grossa, visto che l’unica cosa che ci accomunava era lei: “la roba”. Fatto sta che appena arrivati, per una settimana, mi sono sentito davvero in paradiso... Poi, mentre un giorno mi ciondolavo su di un’amaca fra due palme a due passi dal mare, arrivarono due guardie. Il mio “amico” aveva fatto qualcosa che non doveva ed aveva fatto anche il mio nome. Io ero strafatto e non riuscivo a capire cosa volessero da me. Mi afferrarono e trovarono nelle mie tasche 2 grammi di eroina. Ingenuamente pensai che non ci avrebbero dato peso, visto che si trattava di uso personale. Invece stavo rischiando dai 6 ai 12 anni di reclusione. Le due guardie continuavano a parlare, ma io non capivo e ridevo, finché uno di loro mi ha detto in italiano: “adesso te lo togliamo noi quel sorrisetto del c...o” ed hanno iniziato a massacrarmi di botte finchè non sono svenuto. Quando mi sono ripreso, prima di aprire gli occhi, vomitavo sangue. Ero tutto bagnato, probabilmente mi avevano fatto la doccia con l’idrante dell’antincendio. È così infatti che ci lavavano. Arrivavano davanti alla cella e ci spruzzavano addosso il getto d’acqua con l’idrante. Non so quanti metri quadrati fosse la cella, ma ricordo che vi erano solo tre mura, il quarto lato erano le sbarre. In quel buco era stipata gente di ogni etnia; non c’era altro, niente. Nessuna branda, tv,

tavolino, sgabelli, fornelli per cucinare, pentole etc. Cose che si trovano invece in un carcere Italiano, anche se sovraffollato. In Thailandia, quando ci portavano il “cibo”, lo gettavano direttamente in terra. Io stavo accucciato in un angolo e vedevo i miei “concellini” gettarsi su quella melmaglia a mangiare direttamente dal pavimento come maiali. Per le guardie noi eravamo nient’altro che carne da macello. Per tre mesi ho digiunato, poi sono diventato bestia anche io. Ero convinto di morirci in quella cella, mi ero completamente lasciato andare ai miei istinti primordiali; perché lì era “morte tua, vita mia”. Nonostante ne sia uscito vivo per vie burocratiche, a tutt’oggi rimangono indelebili nella mia mente i ricordi di tutte quelle persone che si sono impiccate, o di chi si è tagliato la gola. Ho visto con i miei occhi un detenuto prendere a testate il muro fino ad aprirsi il cranio e pure io avrei voluto farla finita, ma non ne ho avuto il coraggio. A farmi forza era una scritta incisa sul muro della mia gabbia che diceva: “Per attraversare l’inferno bisogna passarci in mezzo”. Io sono riuscito ad attraversarlo, ma ancora mi chiedo che fine abbia fatto il mio “amico”. Ora sono qui, a Pesaro e mi verrebbe da dire che questo non è un carcere. Certo anche qui c’è gente che muore e i nostri diritti umani vengono continuamente calpestati a causa del sovraffollamento. Anche se in modo diverso credo che anche noi, ai vostri occhi, rimaniamo bestie.

emi

Io ricomincio da quiNell’ultimo incontro con i nostri tutor abbiamo discusso l’avvio del progetto e ci è stato chiesto quali fossero le nostre aspettative. Beh, di aspettative vere e proprie non ne ho. Sarà che nella mia vita i risultati non sono mai stati all’altezza di ciò che mi aspettavo, però quando mi hanno comunicato la possibilità di partecipare a questa iniziativa mi si è aperto il cuore. Non so se riuscirò a essere un bravo giornalista, per me essere parte di questo gruppo è già un buon punto di arrivo. Perciò non mi importa nemmeno se i miei scritti verranno pubblicati; sicuramente mi impegnerò con tutto me stesso per ringraziare queste persone che hanno creduto in noi e hanno dedicato parte del loro tempo a insegnarci le tecniche e i “trucchi” del giornalismo.Essere membro di una redazione mi ha fatto sentire di nuovo vivo, partecipe di un gruppo che si appresta a intraprendere qualcosa di concreto. Avevo bisogno di quella spinta che mi inducesse a cambiare e scegliere di essere altro. Sfidare i limiti, riprendere la marcia e rialzarmi dopo essere caduto, invece di lasciarsi morire dalla solitudine, farsi ingannare dall’attesa speranzosa e lasciare che il dolore corroda lo spirito. Per me questo giornalino è consapevolezza di ciò che oramai è andato perduto, ma è anche un impegno concreto di desiderare ancora una nuova vita, che comprende quella forma di perdono interiore che devo sapermi dare per non soccombere al dolore del passato. Io ricomincio da qui!

Alessandro

Oggi mi sono svegliato alle sette con l’ansia, in attesa che arrivassero le ore nove. Già, perché dovevo scendere e dico “scendere” perché sono in una sezione del primo piano

e i nostri incontri avvengono al pianterreno. Oggi sono assieme a tutti coloro che partecipano per dare un contributo letterario per il “Nuovo Amico”, il nostro giornale. Oggi il numero zero è in

preparazione. Per questo motivo è un giorno diverso. Grazie alle autorità del penitenziario che ci permettono di poterci esprimere lasciando libero il nostro pensiero senza censura.Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno avuto questa brillante idea di dare voce a chi non ne ha.

Leonardo Basiricò

Un giorno diverso

Inizio dicendo che la cosiddetta tanto “sventolata” rieducazione non esiste nella maggior parte

delle carceri italiane (troppi detenuti rispetto al personale addetto), la vita neanche, la sofferenza sì. Il giornalismo dovrebbe raccontare la vita... e allora? Cosa scriviamo? Solo di sofferenze?Ma chi è fuori, libero, secondo la mia pur scarsa esperienza, con sporadiche

eccezioni, anche se non conosce quella carceraria, crede di saperne abbastanza della sofferenza. E a volte gli basta la sua, tanto che si sentono spesso frasi come “buttare via la chiave” o “deve marcire in galera”, e altre simili amenità. Allora preferisco non scrivere di cose personali che poi quasi nessuno legge. No. Meglio tentare di fare qualche opinabile considerazione sulla realtà, così come mi viene ogni

volta secondo le notizie e i discorsi che “mi giungono all’orecchio” da fonti diverse. Questa volta vorrei proporre una specie di “provocazione”. Ho visto in tv che troppi nostri politici stanno approvando un provvedimento che stabilisce che, chi è stato condannato in via definitiva, non potrà candidarsi in politica. Immagino che molti lettori si trovino d’accordo con una simile linea di condotta. Tuttavia vi chiedo

se è giusto che un condannato, una volta scontata la sua pena, debba essere bollato per sempre ed essergli impedito il reinserimento completo nella vita. È un provvedimento che serve solo per avere più voti? E gente come Ghandi, Mandela, gli Apostoli e altri che dopo la prigionia hanno migliorato la società? Ditemi dove sbaglio..

roberto9

iL PuNto

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emi

dal 2003 vede la città raccogliersi intorno a detenute e detenuti che portano “in piazza” i propri prodotti artistici, artigianali, agricoli, il loro pensiero, le loro storie. Nell’edizione 2012, è stato chiesto ai pesaresi di votare un elenco di titoli per dare nome ad una testata giornalistica dei detenuti. La scelta è sotto i nostri occhi. Ma l’avventura era cominciata qualche mese prima, quando il caporedattore del Nuovo Amico, Roberto Mazzoli, insieme a Francesco Rinaldi e Alvaro Coli, si sono presentati in carcere lanciando l’idea di uno spazio dedicato, all’interno del settimanale interdiocesano. L’idea era ottima e ben si adattava agli orientamenti della direzione col vantaggio di essere veicolata su di un giornale prestigioso e molto letto a Pesaro e provincia.

La motivazione dell’inserto è quella di avviare un dialogo, su un tema tanto scivoloso come quello della detenzione, tra chi il carcere lo vive e chi lo immagina solo, o addirittura lo ignora. Le pagine di un giornale consentono alle persone di esprimersi, di informare ed informarsi. Le pagine di un giornale rappresentano una potente agenzia educativa, dove si formano opinioni, si orientano mentalità, in un confronto continuo tra esperienze, competenze, narrazioni. Saper esprimere quello che si vuol comunicare; saper riconoscere le parti più pregnanti di un discorso e di un fatto; saper ascoltare; saper guardare; saper compromettersi per cercare, conoscere, crescere: questi gli obiettivi del progetto “Penna libera tutti”, de Il Nuovo Amico, del carcere di Pesaro e… della città che lo contiene.La Direzione della Casa Circondariale di Villa Fastiggi

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7 ottobre 2012 13 P enna libera tutti

7 ottobre 2012 P enna libera tutti

CONVEGNO ANNUALE DEL NUOVO AMICO

«Penna Libera Tutti» GIORNALISMO IN CARCERE

INTERVIENE

Ornella FaveroDirettore di “Ristretti Orizzonti”

ALLA QUALE VERRA’ ASSEGNATO IL

Premio giornalistico Volpini 8ª EDIZIONE

VENERDI’ 5 OTTOBRE 2012 - ORE 10TEATRO DELLA CASA CIRCONDARIALE DI VILLA FASTIGGI

STR. FONTESECCO 88 - PESARO

In collaborazione con la Casa Circondariale di Villa Fastiggi

Patrocinio di:Federazione Italiana Settimanali Cattolici / Presidenza del Consiglio Provinciale di Pesaro e Urbino / Comune di Pesaro

Ombudsman delle Marche / UCSI Marche

Dipartimento Amministrazione PenitenziariaDDIIRREEZZIIOONNEE CCAASSAA CCIIRRCCOONNDDAARRIIAALLEE

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

PESARO

Si ringrazia per la gentile collaborazione

14

7 ottobre 2012

Redazione di Fano:Via Roma, 118 - 61032 FanoTel. 0721 802742 dir. 803737 Fax 0721 825595E-mail: [email protected]

Fossombrone Cagli Pergola

15

Al Centro PAstorAle inContro Con don CArlo roCChettA

Ascoltare e accogliere i divorziatiFANO - “La Chiesa deve saper accompa-gnare, farsi compagna del povero”. Con queste parole il vescovo Mons. Arman-do Trasarti ha aperto, martedì 2 ottobre al Centro Pastorale, “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito”, un incontro, molto partecipato, per parlare di accompagna-mento spirituale per divorziati, separati e riaccompagnati. L’introduzione è stata af-fidata a don Mauro Bargnesi, responsabile dell’ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia, il quale ha ricordato l’importanza di un cammino di accompagnamento per le coppie in difficoltà. “Da questa sera - ha spiegato don Mauro - ci rendiamo disponi-bili, in diocesi, per un itinerario spirituale con un’equipe che si è già formata”. Poi la parola è passata al Vescovo il quale ha sot-tolineato l’importanza di una Chiesa che si faccia compagna di viaggio. “Negli ultimi venticinque anni la famiglia è cambiata come prima in cinquecento anni. Qualora andasse alla deriva un rapporto affettivo – ha continuato Mons. Trasarti - non può andare alla deriva il rapporto educativo”. Il Vescovo ha poi messo in evidenza il valore della tenerezza, troppo spesso dimentica-to, e l’invito, in queste situazioni difficili, a

non dare mai giudizi. Don Carlo Rocchetta, responsabile del-la “Casa della Tenerezza” di Perugia nata per aiutare coppie in difficoltà, ha voluto porre l’accento, partendo proprio dalla sua esperienza di vita, su due questioni: il dramma della separazione e l’accoglien-za da parte della comunità ecclesiale. “La separazione è un lutto, con tutto ciò che il lutto stesso comporta: il senso di smar-rimento, di solitudine, il domandarsi ‘che senso ha ora la mia vita?’. In queste situa-zioni – ha proseguito don Rocchetta – c’è il rischio di cadere in uno stato d’animo di violenza nei confronti di se stessi, degli altri, di Dio. Ed ecco allora il senso di ven-detta, la rimozione psicologica, la ricerca di evasioni, di paradisi artificiali quanto illusori, e il masochismo, la rassegnazione al dolore, escludendosi da una vita ordina-ria fino ad arrivare alla depressione. Come venire fuori da tutto ciò? Innanzitutto, oc-corre accettare il sentimento negativo e impegnarsi a sostituirlo con la tenerezza e con il perdono, che è il più grande dono che possiamo fare a noi stessi”. Don Roc-chetta ha, poi, ricordato come la separa-zione o il divorzio non riguardino solo i

coniugi ma anche i figli. Sono anche loro a pagarne le conseguenze. “Per quanto ri-guarda la comunità ecclesiale dobbiamo chiederci ‘quale accoglienza riserviamo ai separati?’. Sicuramente urge una pastorale nuova, di vicinanza. La chiesa deve essere segno della tenerezza di Dio. Di fronte – ha concluso don Rocchetta – ai divorziati che hanno scelto di risposarsi vorrei suggerirvi

tre indicazioni pastorali: ascoltare la loro sofferenza, non giudicare e accogliere con il cuore stesso di Dio. Il fallimento di un matrimonio non rompe il legame con Dio, non cancella la fede, non spezza la comu-nione battesimale con la Chiesa”.

Enrica Papetti© RIPRODuzIONE RISERVATA

FANO - Sabato 29 settembre, in occasione del terzo appuntamen-to di formazione per i catechisti della diocesi, è stato presentato un incontro interamente dedica-to alla conciliazione tra catechesi e realtà oratoriale. A interloquire con i presenti sono stati proprio i responsabili del “progetto ora-tori”, che da qualche anno si sono occupati di studiare e rilanciare la presenza del luogo dell’oratorio all’interno delle varie comunità parrocchiali.Il Vescovo, nell’aprire i lavori, ha preso a riferimento la realtà del nord Italia, evidenziando come, in quel territorio, l’apertura al catto-licesimo ha favorito il diffondersi dell’aggregazione oratoriale, cosa invece diversa nel centro del Pae-se in cui l’agenzia educativa del-l’oratorio è stata spesso sostituita da enti non ecclesiali. Dopo que-sta introduzione, monsignor Tra-sarti ha sottolineato l’importanza delle “tre facce” della catechesi, ovvero la preghiera, un racconto di vita possibile e l’aspetto ludico. Dal canto suo, invece, l’animatore adulto deve occuparsi di formare, informare ed accompagnare. Poi, al termine del suo intervento, il vescovo Armando ha rivolto un appello agli addetti della pastora-le: «Se utilizziamo l’oratorio come una sala giochi, la nostra proposta è omologata a standard che non sono nostri. All’equipe chiedo di mantenere il punto di riferimento essenziale della fede».Dopo l’introduzione, i membri dello staff del “progetto orato-ri” hanno riportato le molteplici esperienze raccolte in questo pe-riodo iniziale di lavori. È interve-nuto Alessandro Iacucci, che si occupa del coordinamento delle attività oratoriali della zona di

Fano; Sabrina e Valentina, che hanno curato il monitoraggio delle esperienze già presenti nelle parrocchie della nostra diocesi e delle aspettative dei giovani delle scuole medie inferiori e superiori.

Tutti questi dati sono stati raccolti in un’apposita pubblicazione che è stata distribuita ai presenti. Al termine, ha preso la parola Linda Renzoni, psicologa e psicotera-peuta, che ha fornito le linee guida

di come dovrebbe svilupparsi una proposta oratoriale: «L’oratorio è un luogo diverso dalla catechesi, in quanto l’annuncio del Vangelo lo si fa con la vita, agganciando relazioni in uno stile differente.

Dovremo riuscire ad arrivare ad un ambiente in cui tutti si cono-scono e si interessano l’un l’altro; per fare ciò occorre confrontare obiettivi e finalità comuni». Un cammino, quello proposto dalla dottoressa Renzoni, che prevede una formazione seria e non lascia-ta al caso.Al termine dell’incontro, in cui le parrocchie rappresentate hanno potuto condividere le loro aspet-tative assieme a chi ha portato la propria esperienza di pastora-le di oratorio, è stata espressa la volontà di costituire il “Consiglio diocesano di oratorio”, in cui due animatori per ogni parrocchia possano lavorare con stile orato-riale ed apportare proposte, pro-ducendo materiale e garantendo, così, un’indispensabile continuità progettuale.«Occorre includere chi sta sulla soglia o, addirittura, è fuori», è il proposito fissato dall’equipe che, per quanto possa sembrare lon-tano dal realizzarsi, già sta pren-dendo forma.

Matteo Itri© RIPRODuzIONE RISERVATA

La sintesi dell’incontro prosegue a pag. 16 con l’intervista alla Dott.ssa Linda Renzoni

ConCiliAZione trA CAteChesi e reAltÀ orAtoriAle

L’annuncio del Vangelo si fa con la vita

amicoil nuovo• •16 Fano Fossombrone Cagli Pergola7 ottobre 2012

di Sanzio Ubaldi(Chiuso il lunedì)

Ristorante tipico con servizio di pesceMenù riservati • Accoglienza distintaServizio inappuntabile

Strada delle Marche, 61 - Zona Gelsi - tel. 0721 65405

RistoranteLo Squero

IL NUOVO RITO DELLE ESEQUIE, UN’OCCASIONE DA NON PERDERE (I PARTE)

Nella valle del pianto una sorgenteSe il 20-30% dei cristiani

partecipa alla celebrazione eucaristica domenicale, il 100%, o quasi, partecipa alle

celebrazioni delle esequie che co-stituiscono, quindi, un momento privilegiato della vita della comu-nità cristiana e della sua missione. Una consapevolezza che spinge l’introduzione al rito ad affermare a proposito del ministero dei pre-sbiteri: «Particolare interessamen-to dimostrino poi per coloro che in occasione dei funerali assistono alla celebrazione liturgica delle esequie o ascoltano la proclama-zione del vangelo, siano essi acat-tolici o anche cattolici che mai o quasi mai partecipano all’Euca-ristia, o danno l’impressione di

aver perduto la fede». Il concilio, che 50 anni fa è stato aperto, ha voluto una riforma della liturgia che potesse renderla sempre più esperienza di Dio, incontro con la sua grazia e la sua salvezza, atto di lode, rendimento di grazie.Sono stati così riformati tutti i libri liturgici ed anche quello delle ese-quie che oggi vede la sua seconda edizione italiana. La ragione di un nuovo rito è il mutamento profon-do delle condizioni sociali e cultu-rali con le quali oggi tutti, cristiani e non, vivono la morte. Si tratta di fare d questo nuovo rito delle Ese-quie un’occasione per riscoprire e cogliere l’esperienza di fede che esso intende far vivere e quindi verificare la correttezza pastorale

delle nostre celebrazioni.A questo rito si applicano in modo molto appropriato quanto il nostro vescovo scriveva nella esortazione pastorale sulla pre-sidenza eucaristica: «Non è suf-ficiente, per chi presiede, leggere semplicemente le rubriche, ma occorre saperle interpretare nel contesto concreto nel quale si ce-lebra. Come in una sinfonia musi-cale è il direttore d’orchestra che, in base allo spartito, all’orchestra che ha, al luogo, ecc., offre agli spettatori una interpretazione della melodia (e per questo può essere applaudito o fischiato), così chi presiede deve conoscere in modo approfondito il program-ma rituale della celebrazione per

adattarlo al luogo e al momento. Questo esige competenza e sen-sibilità per poter raggiungere lo scopo: l’edificazione della Chiesa in Cristo, tenendo conto che gli spettatori nella liturgia non esi-stono, ma tutti celebriamo in Cri-sto, con ministeri diversi, lo stesso atto salvifico».Il nuovo rito «valorizza tre luoghi

particolarmente significativi: la casa, luogo della vita e degli affet-ti familiari del defunto; la chiesa parrocchiale, dove si è generati nella fede e nutriti dai sacramenti pasquali; il cimitero, luogo del ri-poso nell’attesa della risurrezione» (RE, Presentazione CEI, A).

Giovanni Frausini© RIPRODUZIONE RISERVATA

INTERVISTA ALLA PSICOLOGA LINDA RENZONI

L’oratorio: una casa di tuttiFANO - Al termine dell’incontro di sabato scorso in cui è stato presen-tato il lavoro dell’equipe del “Pro-getto oratori”, abbiamo chiesto a Linda Renzoni, psicologa e psicote-rapeuta, di illustrarci tramite la sua esperienza il lavoro all’intero staff.

Cosa dovrebbe essere l’orato-rio?

«Credo che ci siano diverse imma-gini che ricorrono nella mente di ciascuno e nelle spiegazioni che abbiamo sentito: una porta, un ponte, comunque un luogo dove qualcuno aspetta proprio te, dove qualcuno ti accoglie, ti accompa-gna e propone. Ecco perché l’idea che mi piace di più è quella della casa, una casa di tutti, un luogo che tutti possono sentire come

casa propria, con la porta sempre aperta e qualcuno che ha cura come fa il Signore con ciascuno di noi; un posto dove si dice il Vange-lo con la vita e si accompagnano i più “piccoli” a questo».

Se dovessi sintetizzarla con una parola, come definiresti la realtà oratoriale oggi pre-sente sul nostro territorio?

«Multisfaccettata e familiare».Perché?

«Multisfaccettata perché chiama-re una realtà aggregativa nata in parrocchia col nome di oratorio

assume, solo nella nostra diocesi, infinite accezioni e modi di lavo-rare: dall’aiuto compiti all’aggrega-zione, dal gioco del sabato pome-riggio all’allestimento di spettacoli ed eventi, dal ritrovo di volontari all’organizzazione integrata di operatori specializzati e retribuiti, famiglie e ragazzi, ma uno degli aspetti unificanti è proprio il fatto che quasi sempre sono le famiglie a prendersi la responsabilità delle attività, a organizzarle e spesso a gestirle».Cos’altro c’è da fare?

«I grandi obiettivi che il progetto si prefigge sono: il creare un lin-guaggio e una cultura comune nel parlare di oratorio e di animazione oratoriale; il sostegno delle realtà diocesane attraverso la condivisio-ne e la formazione di chi lavora in oratorio. Per questo, in quest’an-no pastorale, proponiamo ad ogni realtà parrocchiale che lo desideri la possibilità di una formazione di base per operatori (nel tempo si strutturerà anche una formazione avanzata basata sui contenuti di riflessione proposti dalla Diocesi

e dalla Chiesa) e la strutturazione di un Consiglio diocesano di orato-rio».

Cos’è il “Consiglio diocesano di oratorio”?

«Il Consiglio è un organo, che si riu-nirà per la prima volta a fine otto-bre, il quale dovrebbe garantire il sostegno, lo scambio e la continui-tà per le realtà che hanno progetti in corso o che vogliono progettare e pensare in senso oratoriale. Il Consiglio raccoglie i rappresentanti proposti da ogni realtà parrocchia-le od oratoriale e ha la funzione di creare un collegamento, raccoglie-re bisogni e proposte e produrre materiale per l’animazione in ora-torio».

A cura di MI© RIPRODUZIONE RISERVATA

SUOR NAZZARENA CAMPANELLI È TORNATA ALLA CASA DEL PADRE

Una vita al servizio della ChiesaSERATA DI RIFLESSIONE E PREGHIERA A S. FRANCESCO IN ROVERETO

Salvaguardia del Creato“Educare alla custodia del Creato per salvare le ferite della terra”, tema

della Giornata Mondiale per la Salvaguardia del Creato, sarà il titolo dell’incontro che si terrà sabato 13 ottobre alle ore 21presso il conven-

to di San Francesco in Rovereto. Riportiamo, di seguito, il programma della serata: ore 20.45: video sul tema “Il Creato ferito” proposto dai giovani del Servizio Civile della Caritas diocesana; ore 21: relazione del vescovo Mons. Trasarti. A seguire, presentazione della fiaba “Fata Fontanella”, lavoro del progetto Oratorio. Famiglia insieme di Saltara-Cartoceto proposto dai ragazzi della catechesi. Le conclusioni saranno affidate a don Piergiorgio Sanchioni. Seguirà la Notte Eucaristica, adorazione continuata fino alle ore 6 e conclu-sione con la preghiera delle lodi

FANO - Poco dopo la mezzanotte di lunedì 1 ottobre Suor Nazzarena Campanelli, dell’Istituto Palazzi Za-varise di Fano, è tornata alla Casa del Padre. Suor Nazzarena era nata il 24 giugno 1916 ed era originaria di Montemaggiore al Metauro. Era entrata nell’Istituto il 29 marzo 1934. Fece la professione il 20 settembre 1935 e svolse i suoi servizi in varie comunità, con mansioni sempre diverse: fu maestra di ricamo, Su-periora a Vicenza, nella comunità di San Lazzaro, dal 1957 al 1964, poi vice maestra di Probandato a Casa Madre e poi ancora Superiora a Windsor (Stati Uniti). Da lì andò a Bargano e di nuovo a Vicenza – San Lazzaro, dove si fermò per molti

anni, dal 1970 al 2002 e si prodigò con zelo, aiutando la Scuola Mater-na e in Parrocchia.Il ricordo della Superiora Genera-le, Madre Agnese GrassoDi carattere riservato e rigoroso, era una donna forte, decisa ma nello stesso tempo umile, rispettosa, aper-ta, intelligente e molto disponibile. Ha sempre dato una bella testimo-nianza di fede e di vera vita consa-crata al Signore, nello stile nazareno, prodigandosi sempre in vari modi, con grande senso di appartenenza all’Istituto e di amore alla Chiesa. Nutriva grande rispetto per tutti i sacerdoti, nei quali vedeva e serviva Cristo. Pur essendo instancabile nel servizio e nel dono di sé, nel 2002, in

seguito alla chiusura della comunità di San Lazzaro, dovette accettare di ritirarsi a Fano, dove trascorse il re-sto della sua vita. Anche lì, finché le forze non l’abbandonarono, si rese utile alla comunità in qualche pic-colo servizio. Assistita dalle sorelle della comunità, si è spenta all’età di 96 anni. Il Signore l’accolga nel Paradiso insieme a Gesù, Maria e Giuseppe e al Padre Fondatore, per-ché possa godere l’eterno riposo e la gioia della Sua visione beatifica. Noi preghiamo per lei e speriamo forte-mente che dal cielo continui a ser-vire la nostra Famiglia Religiosa e a intercedere, ottenendo da Dio nuove vocazioni, dono che anche qui, sulla terra, chiedeva con costanza.Il ricordo di Suor Maria Chiara, missionaria in Costa d’AvorioCarissime sorelle, ho appena appre-so della dipartita da noi della caris-sima Suor Nazzarena. A lei devo affetto e riconoscenza per quanto mi ha donato nel cammino e nella realizzazione della mia vocazione. I suoi esempi, le sue parole, la sua la-boriosità, il suo amore alla Famiglia Religiosa sono per me indimentica-bili! Dalla lontana Costa d’Avorio la preghiera, il cuore e l’affetto sono con voi. Saluti cari a tutte, soprattut-to a suor Giselda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

7 ottobre 2012 17Fano Fossombrone Cagli Pergolaamicoil nuovo• •

L’AC DIOCESANA IN PIAZZA SAN PIETRO CON IL PAPA

La Chiesa bella del ConcilioFANO - L’Azione Cattolica Italia-na, in collaborazione con la dio-cesi di Roma, giovedì 11 ottobre ha organizzato un momento di festosa presenza e di preghiera a Roma in piazza San Pietro insie-me al Santo Padre Benedetto XVI, preceduto da una fiaccolata che partirà da Castel Sant’Angelo.Com’è noto, la mattina del pros-simo 11 ottobre il Santo Padre Benedetto XVI aprirà solenne-mente, insieme ai nostri vescovi, l’Anno della Fede. Un anno in cui tutti siamo chiamati a ripensare la nostra fede, a rinnovarla e a ripro-porla con maggiore decisione alle donne e agli uomini del nostro tempo.In quello stesso giorno ricorrerà anche il 50° anniversario dall’ini-zio del Concilio Ecumenico Vati-cano II. Tutti, soprattutto i meno giovani, hanno negli occhi le im-magini di quella bellissima fiac-colata che mezzo secolo fa attra-versò via della Conciliazione sino al sagrato della Basilica pietrina e quasi obbligò Giovanni XXIII ad affacciarsi alla finestra e a rivolge-re a una Piazza San Pietro gremita di gente, e alla Luna, un discorso che è nei cuori di tutti noi.

Due pagine di vita della Chiesa, un profetico convergere di ri-correnze che l’Azione Cattolica Italiana e la Diocesi di Roma vo-gliono celebrare invitando tutti coloro che vorranno esserci a “ri-tornare” in Piazza San Pietro la sera dell’11 ottobre prossimo, per vivere insieme a Benedetto XVI un momento di festosa presenza e di preghiera e per dire che que-sto Anno della Fede lo vogliamo dedicare a dichiararci credenti, ad essere testimoni di luce e di spe-ranza affinché il Concilio continui ad essere attuato.Riscoprendo e riaffermando la no-stra vocazione di laici nella Chiesa e per il mondo, oggi come allora, vogliamo insieme a Benedetto XVI dire la bellezza dell’essere Chiesa e raccontarne le meraviglie. E’ bello se anche la nostra asso-ciazione diocesana potesse essere presente a Roma almeno con una

rappresentanza, proprio per sot-tolineare lo spirito di comunione che ci tiene uniti alla Chiesa inte-ra. Riportiamo, di seguito, il pro-

gramma:(MAX 27 PERSONE 3 pulmini si-curi... in base alle adesioni possi-bilità di aumentare il numero dei partecipanti)

- ore 8,00 partenza da Fano (ritro-vo chiesa parrocchiale S.Orso)- ore 12,00 circa arrivo a Roma e pranzo al sacco- ore 13,00 giro per la città- ore 18,30 accoglienza a Castel Sant’Angelo- ore 19,30 fiaccolata in via della Conciliazione- ore 20,30 preghiera in Piazza San Pietro e saluto di Papa Bene-detto XVI- ore 21,30 chiese aperte nel cen-tro di Roma per la preghiera e l’adorazione eucaristica- ore 22,30 circa partenza da Roma per Fano

Le adesioni dovranno pervenire entro domenica 7 ottobre a :Marco Rupoli: 3937676376 – [email protected] Luca Ger-vasi: 3283396135 – [email protected]

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UN CONVEGNO PER UNA MALATTIA DA CONOSCERE

Il morbo di Addison

FANO - Un convegno per parlare di una malattia ancora forse poco conosciuta. Sabato 29 settembre il Centro Pastorale Diocesano ha ospitato l’ incontro “ Morbo di Addison. Una malattia da cono-scere” al quale hanno partecipato medici e pazienti provenienti da diverse regioni. A presentare gli obiettivi del convegno, organizza-to da Asur Marche Area Vasta 1, da AIPAd (Associazione Italiana

Pazienti Addison), dall’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoia-tri della provincia di Pesaro-Ur-bino, dalla SIE (Societá Italiana Endocrinologia) e dall’Universitá Politecnica delle Marche, sono in-tervenuti Furio Silvi e Alessandro Galvani presidente dell’AIPAd e padre di Enrico, deceduto quat-tro anni fa a causa del Morbo di Addison alla cui memoria è stato dedicato il convegno.

A portare il suo saluto è inte-venuto anche il vescovo Mons. Trasarti. “La Diocesi è onorata di ospitare convegni scientifici. Si-curamente è importante che una malattia rara, che non ha grandi numeri, sia oggetto di ricerca e di discussione. Credo - ha concluso il Vescovo - che una Chiesa che si faccia carico di aspetti plurimi sia davvero una Chiesa estroversa”. Mons. Trasarti, prendendo spunto dalla famiglia di Enrico, ha inoltre ribadito l’importanza di accompa-gnare i genitori dei cosiddetti figli in Cielo.Tanti gli interventi dei profes-sionisti che hanno approfondito cause e quadri clinici dei pazienti con Morbo di Addison. La prima sezione dei lavori è stata dedicata all’epiemiologia e alla patogenesi di tale morbo, mettendo in evi-denza storia naturale e terapie. Nella seconda parte della mattina-ta sono stati esaminati alcuni casi clinici ed è stato lasciato ampio spazio alle domande dei pazienti.

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A PERGOLA UN’INVERSIONE DI TENDENZA

Un anno e otto matrimoniperGoLa – e’ probabile che la gente non si sposi più. Forse le stati-stiche dicono questo. o per lo meno, si sposino di meno. a pergola quest’anno, invece, c’è stata una vera e propria inversione di tenden-za, ve lo potrà confermare il vice parroco don Filippo Fradelloni, che quest’anno ha celebrato e celebrerà ben 8 matrimoni in tutto l’anno.a pergola ogni ottobre inizia il corso per fidanzati, coordinato da don Filippo, don sesto Biondi e alcune coppie di coniugi sposati. e ogni anno il corso porta i suoi frutti, in coppie che scelgono di dire il loro sì davanti a Cristo, di avvicinarsi sempre di più alla Chiesa, di diventare sempre più comunità viva e vera di testimonianza.non possiamo certo dire che la nostra sia una grande città, ma di certo di giovani con l’intenzione di sposarsi ce ne sono. e questo, in un momento, in un lungo momento, in cui la convivenza è preferita al matrimonio, in cui prove e contro prove sono preferibili ad una scelta chiara e decisiva, fa rinascere tante speranze e tante belle cose nella nostra comunità. Grande merito va al nostro vice parroco, che con la sua giovinezza, freschezza e cordialità non annoia mai, non predica una Chiesa lontana e vecchia, ma racconta dell’amore, della bellezza, della fede e lo fa sempre con il sorriso e la simpatia. L’8 settembre don Filippo si è addirittura ritrovato a celebrare due ma-trimoni, uno al mattino e uno al pomeriggio.da cristiani, possiamo solo augurarci che questa sia la buona strada per i giovani, la strada che li avvicini sempre di più alla Chiesa, come coppia, come amanti e come famiglia.

Martina Pieri©riproduzione riservata

P. RENZO PIAZZA RITIRA IL PREMIO PER CONTO DI NIGRIZIA

Ho l’Africa nel CuoreFANO – P. Renzo Piazza, missio-nario Comboniano, ha ricevuto sabato 29 settembre il premio “Ho l’Africa nel cuore” a nome della rivista Nigrizia. All’interno della settimana Africana Regio-nale giunta alla sua XV° edizione e organizzata dalla Associazione L’Africa Chiama onlus ong, si è svolta la manifestazione “la Notte Nera”. Una giornata dedicata in-teramente al continente Africano con mostre, premiazioni, musica e gastronomia per riflettere e di-scutere sul futuro del continente nero. L’iniziativa - ha ricordato Italo Nannini – ha l’obiettivo non

solo di aiutare l’Africa dal punto di vista economico ma soprattut-to di far emergere e crescere una cultura della cittadinanza globale dove il benessere personale è con-seguente al benessere collettivo. Alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni locali e regionali e del Vescovo Mons. Trasarti, P. Renzo Piazza ha ritirato il premio ringraziando tutti e sottolineando come la rivista Nigrizia, nata nel 1872, non ha mai smesso di dare voce all’Africa, un continente che viene verso di noi con le mani piene di doni tra cui la capacità di mettersi in relazione e di ama-

re. Essa è il continente della speranza – ha pro-seguito P. Renzo – e non dobbiamo guardarla solo con atteggiamento pa-ternalista ma con spirito di profondo scambio per crescere assieme nei va-lori di cui è portatrice e che l’Europa sta perden-do. Durante l’intera sera-ta si è respirata, come ha detto la Rappresentante del Comune di Pesaro, una atmosfera di partecipazio-ne ai problemi di altri popoli e di altre culture, una voglia di aprirsi

alla mondialità. Un atteggiamento questo che è nel DNA della nostra regione, una ricchezza e un valore

che ci rende grandi.Marco Gasparini

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7 ottobre 201218

UrbinoUrbania Sant’Angelo in Vado

Redazione di Urbino:Via S. Chiara - 61029 UrbinoTel. e Fax 0722/[email protected]: Mattino 9.00-12.00Pomeriggio 15.00-17.00

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VI Edizione di Biosalus.Intervistaall’ideatore

del FestivalZazzaroni

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eventi

Urbino – Giovedì 27 settembre si è tenuta nel cortile del Collegio raffaello la Festa del Volontariato, giunta quest’anno alla quinta edizione. La giornata è iniziata con l’inter-vento del presidente del Consiglio comuna-le di Urbino Lino Mechelli che ha portato il saluto dell’amministrazione comunale ed ha espresso il suo compiacimento per l’ini-ziativa. E’ seguito l’incontro con gli studenti degli istituti superiori cittadini e dell’Ambi-to territoriale. Quindi il prof. Cristiano bellei docente di antropologia culturale della me-diazione culturale ha tenuto una relazione sul tema:”Perché il volontariato?”. Successi-vamente sono state ascoltate testimonian-ze di giovani impegnati nelle associazioni di volontariato e si è avuto un intervento di Anais Piccoli diciannovenne scrittrice e volontaria dell’Associazione Aido. Ha fatto da moderatore dei lavori nicoletta Lucche-si vicepresidente dell’associazione “Tutti i cuori di rossana”. nel pomeriggio c’è stata una tavola rotonda dal titolo: “Cittadinanza sostenibile: Urbino città universitaria”. Al dibattito hanno portato il loro contributo l’arcivescovo di Urbino mons. Giovanni Tani; il sindaco di Urbino Franco Corbucci; i rap-presentanti dell’Università urbinate, dell’Er-su e dell’associazione studentesca Agorà. A conclusione dei lavori pomeridiani c’è stato un momento di “Animazionen e terapia del-la risata”, mentre alle 22 ha tenuto un con-certo il gruppo “Sound of Sun” live. Poiché l’iniziativa ha avuto l’adesione di ben venti associazioni di volontariato, è stato fatto rilevare che la partecipazione dei volontari e/o dei loro rappresentanti nonché dei cit-tadini avrebbe potuto essere molto più con-sistente, nonostante la giornata feriale.

Fausto Nucci© riProDUZionE riSErVATA

Urbino. Sabato 6 ottobre alle ore 17 pres-so la basilica-Cattedrale di Urbino si terrà la Santa Messa presieduta dall’arcivescovo Mons. Giovanni Tani che inaugurerà l’Anno Pastorale 2012-2013, durante la quale sarà conferito il “mandato” a catechisti ed opera-tori pastorali. E’ un momento importante del-la vita della comunità diocesana perché segna l’inizio ed evidenzia il significato ed il percor-so del nuovo anno pastorale. in questa circo-stanza che l’Arcivescovo indicherà i contenuti e le caratteristiche dell’attività pastorale che verrà portata avanti nei prossimi dodici mesi.Sono invitati a partecipare tutti i sacerdoti, i collaboratori parrocchiali, i catechisti/e, Associazioni e Movimenti ecclesiali, i com-ponenti degli Uffici Diocesani. La celebra-zione sarà resa più solenne e coinvolgente dalla presenza del Coro Diocesano diretto da don Daniele Brivio, con all’organo il M° Alessandro Veneri, che tanti consensi ha registrato fin dalla sua istituzione.L’Arcivescovo annuncerà ufficialmente una serie di nomine che sono già state antici-

pate sulla news letter diocesana. Vicario Generale è stato nominato mons. Giuseppe Tabarini, Parroco della parrocchia di Santa Veneranda di Fermignano; mons. Sandro De Angeli, finora Vicario Generale e Parroco della basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta di Urbino, è nominato Parroco della parrocchia della SS. Annunziata di Ur-bino; mons. Umberto Brambati, dalla par-rocchia della SS. Annunziata di Urbino passa a quella di San Martino in Pallino di Urbino (santuario Sacro Cuore di Gesù, Ca’ Staccolo); don Andreas Fassa, già Vicario Parrocchia-le di San Michele Arcangelo di Sant’Angelo in Vado, è nominato Parroco della basilica Cattedrale Santa Maria Assunta di Urbino e incaricato per la Pastorale Giovanile e Voca-zionale Diocesana; don Michele Mezdrea, Vicario Parrocchiale della parrocchia di Cri-sto Lavoratore di Calpino, è nominato Vica-rio Parrocchiale di San Michele Arcangelo di Sant’Angelo in Vado; don Domenico Curzi, attuale Parroco della parrocchia Santa Ve-ronica Giuliani di Mercatello sul Metauro, è

nominato Parroco di Santo Stefano e di Santa Maria in Val d’Abisso di Piobbico; don Piero Pasquini, rettore di Santa Maria in Campo-lungo di Urbania, è nominato Parroco della parrocchia Santa Veronica Giuliani di Mer-catello sul Metauro; don Salvatore Amico è nominato Amministratore Parrocchiale della parrocchia di San Tommaso a “La Torre” di Urbino; don Hugo Garcia Oliveros, Vicario Parrocchiale della basilica Cattedrale Santa Maria Assunta di Urbino, è nominato Am-ministratore Parrocchiale della parrocchia di San Cristoforo di isola della Piano e collabo-ratore nella Pastorale Giovanile e Vocazionale Diocesana; padre Luca Gabrielli è nominato Parroco della parrocchia Universitaria di San Domenico.il rag. Giorgio Giampaoli, è confermato nel suo incarico di Economo Diocesano.Quando un anno fa, il 17 settembre 2011, mons. Tani venne consacrato, nella cattedra-le urbinate, arcivescovo di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado comunicò che si sareb-be riservato un anno di tempo, da dedicare alla conoscenza della realtà diocesana, che in questi mesi ha avuto modo di visitare e di contattare attraverso un gran numero di cele-brazioni ed incontri, ed alla riflessione, prima di assumere eventuali decisioni che preve-dessero possibili avvicendamenti di coloro che avevano ruoli e funzioni di responsabilità nelle diverse mansioni: anche se situazioni di urgenza e non prorogabili venutesi a creare per il venir meno degli addetti ad incarichi specifici, hanno determinato dei trasferimen-ti. Come nel caso dei movimenti di sacerdoti determinati dalla esigenza di sopperire alle necessità venutesi a creare in qualche realtà parrocchiale. Così è accaduto per la parroc-chia di Calpino dove, è venuto a mancare don Giuseppe righi sostituito da don Fabio Pier-leoni e, proprio in questi giorni, per quella di Canavaccio.Con le nomine annunciate la Chiesa di Urbi-no – Urbania – Sant’Angelo in Vado si pre-para ad affrontare con rinnovato impegno e vigore il programma di lavoro pastorale che verrà annunciato sabato dall’Arcivescovo.

Gdl e AF© riProDUZionE riSErVATA

LA CeRiMOniA neLLA BASiLiCA CAtteDRALe Di URBinO

inizia il nuovo Anno Pastorale

LA QUintA eDiZiOne DeLLA MAniFeStAZiOne

volontariato in festa

A SAnt’AngeLO in vADO FeStA DeL PAtROnO e DeLLA POLiZiA Di StAtO

Con S. Michele per le vie della città

SAnT’AnGELo in VADo – Conclusi con successo i tre giorni di preparazione, duranti i quali si è svolta la terza rassegna di orga-no e liturgia, felicemente intitolata “Princeps gloriosissime, Michael Archangele”, sabato scorso 29 set-tembre la comunità cristiana e civica di Sant’Angelo in Vado ha vissuto la propria festa patronale, nella quale si è integrata la “sum-ma” delle celebrazioni liturgico religiose in onore del Santo e la festa provinciale della polizia, di cui san Michele è protettore dal 1949. Fu, infatti, papa Pio XII, il 29 settembre 1949 a dichiararne il patrocinio, per la lotta che il poliziotto combatte tutti i giorni come impegno professionale al servizio dei cittadini.

Con grande concorso di popolo ed alla presenza delle massime autorità civili e militari – pre-senti il Sindaco di Sant’Angelo in Vado, prof. Settimio bravi con la giunta comunale, il Questore, dott. italo d’Angelo, il presidente del tribunale di Pesaro ed Urbino, dott. Mario Perfetti, i rappresen-tanti della Provincia di Pesaro ed Urbino e della regione Marche, ufficiali della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di Fi-nanza, delle Guardie Forestali e della Polizia Locale –mons. Gio-vanni Tani, arcivescovo di Urbi-no – Urbania – Sant’Angelo in Vado, ha presieduto il canto del vespro, la processione per le vie della città (con la partecipazione del corteo storico e della banda

cittadina) e la santa messa ponti-ficale, solennemente animata nel canto dal coro polifonico “Ago-stino Mercuri”. Alla celebrazione hanno concelebrato il parroco di Sant’Angelo, mons. Davide Tonti, il cappellano della Polizia di Stato mons. Giacomo Mura, unitamen-te ai sacerdoti della vicaria dell’Al-to Metauro.Mons. Tani nell’omelia ha sottoli-neato il ruolo positivo e concreta-mente fattivo degli Angeli, come messaggeri di Dio e protettori di noi che ancora “lottiamo”, prote-si verso la patria beata del cielo: «Con la salvezza procurata da Cristo, il collegamento fra cielo e terra è ristabilito. L’immagine degli Angeli di Dio che salgono e scendono è un annuncio di comu-

nicazione fra cielo e terra, comu-nicazione sostenuta anche dagli Angeli, ai quali Dio dà l’incarico di seguirci e di proteggerci». «Un messaggio, quello degli Angeli – ha proseguito l’Arcivescovo – che ci invita a guardare la vita dalla parte di Dio. E a metterci dalla parte di Dio. inizierà tra qualche giorno l’Anno della Fede. La fede ci fa dire “sì” a Dio. Ci fa dire che Dio è l’unico. Ci fa affermare che nessuno è come Dio (Michele; “Chi è come Dio?”). Ma proprio questa fede ci mette in stato di combattimento, perché si vorreb-be dimenticare Dio o metterlo da parte, o vivere come se Dio non esistesse». Al termine della partecipata azio-ne liturgica, a Teatro Mercuri la

fanfara della Polizia di Stato ha allietato gli ospiti con un eccellen-te concerto conclusosi – come da tradizione – con la marcia d’or-dinanza della Polizia ed il “Canto degli italiani”, ovvero l’inno di Ma-meli. nell’intervallo tra il primo e secondo tempo dell’esecuzione bandistica, c’è stata la consegna di attestati ed onorificenze agli uo-mini della Polizia di Stato che in ultimi questi tempi si sono distinti per merito in occasione di azioni di investigazione portate a termi-ne con successo a tutela dell’or-dine pubblico, nella salvaguardia della sicurezza dei cittadini e del patrimonio dello Stato italiano.

Don Andreas Fassa© riProDUZionE riSErVATA

7 ottobre 2012 19Urbino Urbania Sant’angelo in Vado

Urbania e dintorni di Raimondo Rossi

QUasi Un diario

URBINO. Sono già iniziate in molti Dipartimenti della nostra Univer-sità le lezioni del nuovo Anno Ac-cademico 2012-2013, per cui molti studenti sono tornati a pullulare la piazza centrale, le strade, i vicoli, i luoghi di ritrovo e le residenze pub-

bliche e private. La città ha riacqui-stato, in questi giorni la fisionomia di Campus universitario. Alle voci già conosciute si mescolano quelle nuove delle matricole che, insieme, portano allegria, giovinezza, gioia e speranza per la loro formazione ed il loro futuro. Anche la parroc-chia universitaria ha nuovamente iniziato la sua attività sempre sotto la sapiente guida di padre Luca Ga-brielli, che proprio nei giorni scorsi è stato nominato parroco dall’Arci-vescovo Tani. Nel primo incontro del nuovo anno, padre Luca, dopo aver salutato calorosamente i ra-gazzi, li ha invitati a camminare

nella fede e ad accogliere tutti co-loro che agiscono bene nel nome di Cristo. “Il Signore ci dice che il bene non sta solo all’interno di una cerchia ristretta, come potrebbero essere i credenti, ma alberga anche al di fuori di determinati gruppi: chi non è contro di noi è per noi. Non c’è una patente di buon di-scepolo. Tutti possono annunciare il Vangelo; occorre riconoscere il bene anche al di fuori della nostra comunità. Noi che conosciamo il Vangelo certe volte ci comportiamo in modo peggiore di quelli che non conoscono il Signore. Tutto questo ci deve richiamare a riconoscere il

bene indipendentemente da dove viene; dobbiamo essere spronati a fare meglio, dobbiamo essere ani-mati da uno spirito d’amore anche verso i lontani, verso coloro che non ci frequentano, ma fanno del bene”. E ancora: “Con questa pagina evangelica Gesù ci vuole spronare sulla via della santità”. Al termine della celebrazione il saluto di fra’ Danilo Beciani, trasferito in un’al-tra comunità, ma che per quattro anni ha fatto parte del gruppo fran-cescano che ha guidato e animato l’attività della parrocchia universi-taria. “Insieme a voi e ai mie con-fratelli ho vissuto la fraternità e nel

confronto quotidiano ho imparato a smussare gli angoli e le mie spi-golosità. Auguro a me e a tutti voi di saper amare, perché quell’amo-re supera ogni nostra debolezza. Il contatto e le varie attività svolte con tutti voi hanno certamente ar-ricchito il mio bagaglio di vita e mi hanno avvicinato maggiormente al Signore. Così le albe che verranno saranno più radiose”.Padre Luca ha poi invitato tutti a partecipare alla festa della matrico-la che si terrà al collegio Raffaello il prossimo 17 ottobre..

Giuseppe Magnanelli© riproduzione riservata

“il cammino nella fede”Pastorale universitaria

1. Osservazioni di questi giorni.a) il gesto espressivo e colto di Likke Anolm, maestra cantante, nel-la direzione del Coro

liturgico della parrocchia di sant’an-gelo in vado, in occasione della fe-sta del patrono S. Michele arcangelo. b) Ho sentito eseguire un inno al pa-trono, scritto nell’800 dal maestro di

cappella della città, adolfo Fresco. un pezzo d’opera, utile solo per la tradi-zione e nient’altro riguardo alla de-vozione, pur bene interpretato dal giovane tenore Lorenzo Gamboni. c) impressionante e piacevole la lucidità di memoria e freschezza di comunica-zione di Giuseppe Pasquini (ex sindaco storico di s.a. in v.), che ti sa recitare un sonetto di Trilussa. altra generazione. d) oltre che piacevole e divertente, l’ana-

lisi di Marcello D’Orta, (noto per il suo Io speriamo che me la cavo) autore del libero “all’apparir del vero” il mistero della con-versione e della morte di Giacomo Leo-pardi. piemme, pp. 167, euro 14. L’autore, con stile piano e non supponente, af-fronta la vita dell’autore dell’ Infinito. tra i tanti critici che avevano provato a con-siderare la sua religiosità, divo Barsotti aveva compreso l’aspirazione di L. a una realtà trascendente, ritenendo l’opera

poetica, una delle più alte e commoventi testimonianza religiose dell’ottocento. Ma non voglio privarvi del gusto della lettura.2. Antonio Mariani, da poco scompar-so, ex sindaco di Frontino, sarebbe stato felice che i Francescani riapriranno il Monastero di Montefiorentino, dove do-menica scorsa, si è svolta la trentunesima edizione del premio nazionale di cultura Frontino Montefeltro. un cenobio, centro di spiritualità francescana. Ur

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iL GrUPPo eUCaristiCo Mariano in PreGHiera Con L’arCiVesCoVo GioVanni

“Il miracolo più grande”PELINGO – Il gruppo GEM (Gruppo Eucaristico Mariano) si è riunito martedì scorso al Pelingo, come ogni 25 del mese, per pre-gare insieme, recitando il Rosario, adorando il Santissimo Sacramen-to e celebrando l’Eucaristia.Questa volta, la gioia che caratte-rizza questi incontri era più gran-de del solito e ciò è dovuto al fatto che a guidare la fervente preghie-ra è stato il nostro Pastore, l’arci-vescovo mons. Giovanni Tani. La presenza dell’arcivescovo è giun-ta gradita anche perché attesa e desiderata da tempo da parte del gruppo. “Stiamo per vivere il mi-racolo più grande” ha esordito l’Arcivescovo all’inizio della cele-brazione eucaristica sapendo che di lì a poco Gesù si sarebbe anco-ra una volta donato a noi nel pane e nel vino in memoria perenne della sua morte e risurrezione. Le letture hanno offerto interessan-ti spunti di riflessione. Durante l’omelia prendendo spunto dalla

prima lettura dal libro dei Prover-bi (Pr 21, 1-6.10-13) che contiene alcuni riferimento al peccato, che è stato il tema su cui abbiamo me-ditato nella preghiera l’arcivesco-vo ha sottolineato come “Noi sia-mo beati se abbiamo capito che la Parola di Dio è la strada giusta da seguire e facciamo di essa la no-stra sapienza, intelligenza e il no-stro modo di vivere”. Il brano del vangelo che la liturgia ha presen-tato in questo giorno (Lc 8, 19-21) ci racconta della presenza della Madre di Gesù e la mostra come una madre che cerca il figlio. “An-che Maria” sottolinea l’arcivesco-vo – “partecipa con noi del nostro desiderio di vedere Gesù. Anche Maria – prosegue - cerca Gesù! Il Vangelo ci insegna che Maria fin dal primo momento cerca di ca-pire: sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore (Lc 2, 51). Qui è racchiuso il significato della fede che si poggia anche nei periodi di ricerca, nei momenti

più oscuri, più difficili del nostro cammino che però ci aiutano a crescere”. “Impariamo da Maria! - è l’esortazione dell’Arcivescovo - come cercare Gesù nel nostro quotidiano chiedendo a Lei l’aiu-to necessario: Fa o Madre che non mi stanchi mai di cercarti!”. Alla fine della celebrazione molto partecipata il GEM ha salutato e ringraziato l’Arcivescovo per la sua venuta riaffermando il desi-derio forte di essere sempre a ser-vizio di tutta la Chiesa diocesana con la sua preghiera passando sempre per l’intercessione di Ma-ria. Un applauso scrosciante se-guito dal canto dell’alleluia ha sa-lutato con gioia l’arcivescovo che nel congedarsi ha espresso l’augu-rio e l’esortazione agli oltre cin-quecento fedeli sempre presenti a questi incontri auspicando che possano portare e vivere questa preghiera nel proprio quotidiano.

(S.M.Z.)© riproduzione riservata

URBINO _ L’inaugurazione del-l’anno sociale 2012-2013 delle associazioni Aimc (associazione italiana maestri cattolici) e Age (associazione genitori) si è tenuta quest’anno nella sala del Pellicano del Centro Artelavoro di Trasan-ni messo a disposizione da mons. Ezio Feduzi presidente della omo-nima Fondazione. Dopo la pausa estiva, seguita alla conclusione dell’anno sociale 2011-2012 tenu-tasi al Santuario del Sacro Cuore di Gesù con la partecipazione del-la missionaria urbinate Anna Rita Micelli delle Suore della Carità (ritornata per un breve periodo dalla sua Missione in una Casa di accoglienza di un villaggio della Thailandia del Nord) e l’intervento dell’arcivescovo Mons. Giovanni Tani, le due associazioni hanno ripreso in pieno l’attività istitu-zionale dedicando il pomeriggio di sabato 29 settembre ad intensi momenti devozionali e a un finale gioioso a tavola. L’incontro è ini-ziato con la Via Crucis, devozio-ne diffusa dai francescani ed in particolare da San Leonardo da Porto Maurizio nella prima metà del Settecento, effettuata lungo il percorso che si snoda sulla collina

sovrastante il Centro Artelavoro e guidata dall’assistente diocesano Aimc-Age don Clodoveo Agostini. Prima di iniziare la la Via Crucis i partecipanti hanno elevato una preghiera alla Madonna d’Europa raffigurata in una grande statua in pietra posta all’inizio del tragit-to, a sottolineare la vicinanza di

Maria a Gesù nel giorno della sua crocifissione. Anche in questa cir-costanza la scelta del luogo della cerimonia inaugurale non è senza significato: il Centro Artelavo-ro rappresenta un luogo che alla devozione mariana aggiunge un ricchissimo museo di opere d’arte dedicate a Maria realizzate da ar-

tisti di ogni parte d’Italia. Con la Via Crucis si vuole commemorare, con 14 stazioni, la strada di Gesù dal Pretorio di Pilato al Calvario, e rappresenta sempre una situa-zione di grande coinvolgimento ed emozione. Così è stato anche per docenti e genitori di Aimc e Age che hanno fatto il percorso con intensa partecipazione sof-fermandosi per pregare, riflettere e cantare ad ogni stazione fino alla grande Croce in legno che si innalza davanti alle colline che si inseguono via via verso l’orizzon-te lasciando trasparire sul fondo l’inconfondibile panorama di Ur-bino da cui svettano i campanili del Duomo e di San Francesco. Anche se il sole non ha illuminato con i suoi raggi lo splendido sce-nario che si può ammirare dall’al-to della collinetta dove si conclude la Via Crucis, il tempo è stato tut-tavia clemente ed ha permesso il regolare svolgersi della cerimonia. Dopo la Via Crucis don Clodo-veo ha celebrato la S. Messa nel-

la cappella in legno realizzata tra gli alberi a lato del sentiero della Via Crucis, dedicata alla Sacra Famiglia, raffigurata in tre statue lignee di Giuseppe, Maria e Gesù Bambino, in grandezza naturale, di grande bellezza ed efficacia. Al termine della celebrazione euca-ristica Bruna Desideri e Luciana Aureli hanno letto rispettivamen-te le ispirate preghiere dell’Aimc e dell’Age. E’ stata data anche co-municazione del calendario dei prossimi incontri dei soci tenuti da don Clodoveo sul tema: <At-tualità del “Discorso della Monta-gna”>. Le riunioni si terranno nel-la sala dell’oratorio, sotto la chiesa della SS. Annunziata, alle 16,15 di martedì 16 ottobre, venerdì 16 novembre e martedì 18 dicembre. Com’è tradizione la giornata si è conclusa in una pizzeria di Tra-sanni dove maestre e genitori hanno dato spazio alla loro rico-nosciuta simpatia.

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La CeriMonia neL Centro arteLaVoro di trasanni

Aimc e Age inaugurano l’a.s. 2012/13

7 ottobre 201220 Urbino Urbania Sant’angelo in Vado amicoil nuovo• •

A COLLOQUIO CON L’IDEATORE DEL FESTIVAL ANTIMO ZAZZARONI

Biosalus …e siamo a seiURBINO – Sembra strano, ma è vero: al Collegio Raffaello giungono i Maya, ospiti della sesta edizione di Biosalus – Festival del biologico e del benessere olistico, dedicato quest’anno, dopo Giappone, Tibet, Indiani d’America, India e Cina, alle Civiltà Precolombiane, di cui i più illustri rappresentanti sono sicura-mente i Maya, famosi costruttori di piramidi, ma non solo. Per capire meglio il loro rapporto con la na-tura e le novità di questa edizione chiediamo spiegazioni al direttore organizzativo nonché ideatore del Festival Antimo Zazzaroni.

Direttore, siamo a sei…Eh già, dopo i primi anni in cui ci siamo fatti conoscere, ormai pos-siamo contare su molti affezionati e su un vasto pubblico di curiosi, che ogni anno è sempre maggiore. E an-che il Festival si ingrandisce, sempre con nuove idee e nuove proposte.

Lei è un pioniere del rapporto uomo-natura, della medicina orientale e della cultura del benessere in generale, ha fon-dato l’Istituto di Medicina Na-turale, che ha sede in Urbino e organizza corsi per Naturopati da circa 30 anni. Come è nata l’idea di Biosalus?

Erano vari anni che avevo in men-te un festival, poiché, credendo in quel che facevo, mi sembrava im-portante anche divulgare la cultura del benessere, della prevenzione ed educare al rispetto della natura. All’inizio non mi credeva nessuno,

tutti mi davano del visionario, poi nel 2007 mi sono deciso e ho detto: “O quest’anno o mai più”. E così, con il prezioso aiuto del dott. Florido Venturi, direttore artistico, abbiamo cominciato. Credo di aver avuto ra-gione.

Dal successo riscosso, si direb-be di sì: è ormai diventato un Festival nazionale.

Esatto: appassionati ed espositori, come anche relatori, giungono pres-so il Collegio Raffaello da tutta Ita-lia, isole comprese. Abbiamo avuto anche dei partecipanti svizzeri e tedeschi. E poi non bisogna dimen-ticare che festival strutturati come il nostro, che spaziano dai concerti alle conferenze, dalle mostre-mer-cato alle dimostrazioni, in Italia non ce ne sono: è un evento unico nel suo genere.

Veniamo al programma: tre giorni intensi, ricchi di attività. Da cosa ci consiglia di iniziare?

Direi che la novità più importante consiste nel Paese ospite di que-st’anno: le Civiltà Precolombiane, in particolare i Maya. Non potevamo scegliere un Paese migliore nell’an-no della “profezia sul 2012”! Ci sa-ranno quindi incontri e conferenze

sulle loro predizioni e sui riti ciclici, mercatini ed esibizioni tradizionali, un interessante spettacolo di man-dala, cioè i disegni dal vivo con la sabbia sabato a teatro alle 21:30 e un appassionante esibizione di un danzatore azteco domenica sera per la festa di chiusura. È un professio-nista della danza antica, che non è solo spettacolo, ma soprattutto spiritualità e sintonia con la natura; non a caso si chiama Ollinatl (signi-fica Acqua in Movimento, n.d.r.).

L’anno scorso si sono tenute ben 42 conferenze, con anche

quattro in contemporanea nel-le diverse sale del Collegio Raf-faello: è un primato destinato a cadere?

Penso proprio di sì; gli incontri e i dibattiti saranno tanti e vari, in par-ticolare ne ricordo uno, domenica pomeriggio nella Sala degli Incisori, dal tema “Salviamo Gaia”, su edilizia e agricoltura sostenibili, in una pa-rola permacultura. Si parlerà quindi di eco-villaggi, gruppi di acquisto e economia di relazione, emergenze ambientali e vegetarianesimo. Tutti problemi dell’uomo di oggi.

Per quanto riguarda l’aspetto ludico e le esposizioni, qual è il programma?

Saranno sempre aperti il mercatino di prodotti artigianali e agro-bio-logici sotto le arcate, così come gli espositori nelle sale del primo pia-no. Spettacoli di vario genere sia nel cortile che in piazza della Repubbli-ca si alterneranno senza sosta.

Ad esempio?Danza del ventre, concerti, intratte-nimento per i più piccoli, yoga della risata… l’elenco è veramente lungo! E poi tutti i giorni alle 16:30 ci sarà una gustosa BIOmerenda per bam-bini. Infine professionisti di medici-na naturale saranno a disposizione di tutti per dimostrazioni gratuite delle varie discipline mediche tradi-zionali orientali e non solo. Insom-ma non mancherà certo qualcosa da fare.

Grazie della sua disponibilità e arrivederci alla settima edizio-ne, sempre che i Maya non ab-biano ragione…

È vero che erano un popolo molto avanzato, ma per una volta spero proprio che si siano sbagliati!

Giovanni Volponi © RIPRODUZIONE RISERVATA

ESPONE L’ARTISTA PAOLO MAZZUFERI

Elicoidi alla casa di RaffaelloURbINO. La mostra “elicoidi” di Paolo Mazzuferi è stata inaugurata domenica 30 settembre nelle Sale della bottega G. Santi - Casa natale di Raffaello – Urbino e reste-rà aperta sino al 14 ottobre con il seguen-te orario: dal lunedì al sabato 9 - 12,30 /

15 - 18,30; domenica 10 - 12,30. Il catalogo è l’ultimo quaderno della collana del “Centro Internazionale di Studi Urbino e la Prospettiva”. Durante il perio-do espositivo il Mazzuferi si è reso disponibile ad illustrare, alle scolaresche interessate, le proprietà delle superfici elicoidali e la centralità dell’aspetto intuitivo. I “Quaderni” del “Centro Internazionale di Studi Urbino e la Prospet-tiva” (già pubblicati: “Urbino, i luoghi della scienza” di Gianni Volpe, “Uomini e cannoni a Urbino nel Rinascimento” di Enrico Gamba “Raffaello e la mate-matica” di Enrico Gamba, “La prospettiva a 180°e oltre” di Liliana Curcio e Roberto di Martino, “Le tre facce del poliedrico” Luca Pacioli di F.M. Cesaroni, M Ciambotti, E. Gamba, V. Montebelli “Le stelle sopra Urbino” di Enrico Gam-ba) rappresentano una collana di fascicoli, pubblicati senza una scansione temporale predefinita, a carattere monotematico, di livello molto qualificato, iniziata nel 2007. Gli argomenti trattati riguardano le applicazioni delle scien-ze matematiche e fisiche all’arte e all’architettura, con particolare enfasi sugli studi di carattere artistico e scientifico effettuati a Urbino dal periodo Rina-scimentale fino ad oggi. Attraverso la collana dei “Quaderni”, il “Centro Inter-nazionale di Studi Urbino e la Prospettiva”, intende recuperare e diffondere la conoscenza dei personaggi, delle opere e delle realizzazioni tecniche che hanno caratterizzato la scuola scientifica di Urbino. Eg

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UNA VITA DEDICATA AL LAVORO ALLA FAMIGLIA ALLA PARROCCHIA

La scomparsa di Ivana Rasori

URBINO – Profondo cordoglio ha suscitato la scomparsa di Ivana Rasori in Savelli avvenuta il 27 set-tembre scorso all’età di 66 anni. La comunità della parrocchia di San-cta Maria de Cruce in Mazzaferro si è stretta alla famiglia colpita da così grande dolore ed ha parteci-pato con grande commozione alle esequie tenutesi venerdì, cui han-no preso parte anche amici ed ex colleghi dell’Ersu, l’Ente regionale per il diritto allo studio universita-

rio, presso il quale aveva prestato la sua opera fino al pensionamento. La Messa è stata concelebrata dal parroco mons. Agostino Venturi e da don Salvatore Parisi, parroco di Morciola di Colbordolo. La cerimo-nia è stata accompagnata dalle mu-siche di Marco Piersantini al piano e dai canti di Giuseppe Biancalana cui si sono aggiunti quelli esegui-ti dal coro parrocchiale, diretto da Odette Travaglini, che ha inteso così manifestare il proprio affetto ad Ivana e la vicinanza al marito Vincenzo, alle figlie Simona e Silvia, ai nipotini ed agli altri congiunti. Tutti indossavano la fascia azzurra che alcuni mesi fa Ivana, già col-pita dal male, aveva voluto donare ai componenti del coro in segno di apprezzamento e simpatia per l’atti-vità svolta. Ivana non mancava mai alle funzioni religiose, spesso anche nei giorni feriali, quando le presen-ze dei fedeli sono scarse, <così – di-ceva - don Agostino non è solo a

dir Messa>. E don Agostino è stato efficace e sensibile, durante l’omelia, nel ricordare, con parole molto sen-tite e cariche di emozione, che <La sua fede è stata grande> e che <non occorrono molte parole per ricor-dare Ivana perché è tutta la sua vita a parlare>, aggiungendo che <Ivana è stata un esempio di bontà, labo-riosità, dedizione alla famiglia, al lavoro e alla comunità parrocchia-le> e <seguire questo suo cammino di vita è il modo migliore di ono-rare la sua memoria>. Le parole di don Agostino sono state seguite in grande silenzio mentre la commo-zione dei presenti cresceva sempre più in una atmosfera intensamente toccante. Ivana resterà sempre nel cuore di chi l’ha conosciuta per la sua vita esemplare e per la fede e la forza sempre dimostrate nelle av-versità e anche durante la malattia che l’ha portata alla morte.

Giancarlo di Ludovico© RIPRODUZIONE RISERVATA

NELLA STRUTTURA DI VIA NERUDA UN AMBIENTE PER I BAMBINI

Sala nuova, tutta un’altra musicaURBINO – È proprio tutta un’altra musica quella che è stata illustrata venerdì scorso all’inaugurazione di una nuova sala in via Pablo Neruda, presso la già funzionante Casa della Musica, nata da un’idea dell’Istituto per la Musica “Harmonia” di Urbi-no con la collaborazione dell’asso-ciazione Pro Sound, del Comune e della Cappella Musicale. La salet-ta, arredata a misura di bambino e conforme al metodo d’insegna-mento dell’Istituto, che lo pone al centro dell’attenzione (e non solo in ambito prettamente musicale, ma

anche formativo e relazionale), sarà la accessibile sede dei corsi di edu-cazione musicale (3-5 anni) e pro-pedeutica strumentale (6-7 anni) e del laboratorio di musicoterapia, nuovo per la città, guidato da una insegnante specializzata in questa particolare branca del mondo del-le note. Al taglio del nastro erano presenti la presidente dell’Istituto “Harmonia” Augusta Sammarini, l’assessore alle politiche educative Gian Luca Marcucci, gli insegnanti della scuola coinvolti nel progetto e alcune persone che hanno fatto un

intervento sul legame tra bambini, musicoterapia, educazione e benes-sere: Silvia Gelardi, dirigente scola-stico, Antimo Zazzaroni, dell’Istitu-to di Medicina Naturale di Urbino, Claudia Agostini e Alessia Gabelli-ni, psicologhe, e Fulvio Rusticucci, ideatore del metodo che porta il suo nome, metodo sul quale si poggia la didattica dell’Istituto “Harmonia”. “È stato importante avere la libertà di arredare questa sala secondo i nostri ideali – ci dice la presiden-te Sammarini – perché insegnare musica ai bambini in un ambien-

te vuoto, privo di ogni stimolo alla fantasia e alla creatività, è insegnare solo a metà. La musica per noi non è il fine, ma un mezzo per formare l’intera personalità dell’individuo, e l’ambiente che lo circonda è essen-

ziale a tale scopo”. Passo dopo passo, i bambini camminano; nota dopo nota i bambini crescono. Diverten-dosi.

G V© RIPRODUZIONE RISERVATA

La XXXI edizione del Premio Frontino Mon-tefeltro, domenica 30 settembre nel Convento

di Montefiorentino, si è svolta nel segno del ricordo del Sin-daco Antonio Mariani, nella novità dell’indirizzo cultura-le del sindaco Andrea Spagna, all’insegna della festosità del-l’incontro e della luminosità espressa dall’intervento del senatore Sergio Zavoli, gior-nalista e scrittore, una vera e propria lectio magistralis che ha raccolto l’attenzione del numeroso pubblico.

Zavoli riceveva il premio per l’arte di vivere e la felicità con il suo re-cente. “Il ragazzo che io fui” (Mon-dadori 2011), un libro della sua vita e della cultura della società d’oggi. A questa situazione di un affascinante dialogo con la vita, va legata la conversazione del rettore dell’Università di Urbino Stefano Pivato, il quale insieme a Gian-franco Sabbatini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, ha sottolineato il valore del Premio come fatto d’incontro e di civiltà in un contesto aperto alla bellezza della natura e del paesag-gio.La città ideale - Il tutto si lega al primo vincitore per la cultura mar-chigiana, l’opera curata da Stefano Marchi e Maria Rosaria Valazzi, il risultato di una mostra e di un ca-talogo di valore storico, “La città ideale. L’utopia del Rinascimento a Urbino tra Piero della France-sca e Raffaello” (Electa 2012), una operazione culturale che ridona a Urbino una centralità espositiva e critica nell’ambito dell’inedito in-dirizzo degli ultimi anni della So-vrintendenza.Museo del Balì e Turba di Can-tiano - Questo ottimismo operati-

vo trova riscontro in due esperien-ze culturali e sociali di alto valore nel nostro territorio: il Museo del Balì di Saltara e la Turba di Can-tiano. Nella patria ideale del fisi-co Giuseppe Occhialini (che pur tuttavia è nato a Fossombrone) si trova un laboratorio di coinvol-gente avventura della scienza e del firmamento. A Cantiano comune e istituzioni locali collaborano insie-me alla Turba, la processione del Venerdì Santo, una lunga preghiera nata nel Medio Evo per invocare la

pace, nel lontano 1260, resistendo nel tempo e trovando dalla secon-da metà del Novecento una grande vitalità, al quale evento partecipa la scuola media con i ragazzi, il col-legio docente e due professoresse che guidano i laboratori didattici, Vanessa Morolli e Valentina Oriani. Personaggio dell’anno - Il perso-naggio dell’anno è la pesarese Ti-ziana Primori, manager che opera a Bologna, con un’esperienza im-pegnativa nel mondo della coope-razione e della solidarietà.

Di questa giornata così intensa di messaggi vanno segnalati il piace-vole concerto del “Trio di clarinetti Belle Epoque” (Loris Carigi, Egidio Fabi e Michele Mangani); la mostra fotografica di 40 fotogrammi dedi-cata a “Il Sindaco Antonio Mariani e il Premio Frontino Montefeltro”; una esposizione di vetrine dedica-te alla storia del premio; la vivace presentazione di Giuseppe Bian-calana; il buffet delle donne di Frontino; ed anche una informa-zione inedita sulla medaglia che

Guido Vanni, grande artista del Montefeltro operoso a Bologna, avrebbe dovuto presentare: anche stavolta è giunto a lavori conclusi e con un’opera ancora grezza ma straordinariamente fine, delicata, affascinante, una medaglia con un lato dedicato alla città ideale e con l’altro dominato dal ritratto di An-tonio Mariani di fronte al convento di San Girolamo e al Bottaccio nei pressi di Frontino.

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Stagione di prosaal Teatro

della Fortuna

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fano

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L’Unilit compie 25 anni

di attività

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Università

7 ottobre 2012 21amicoil nuovo• •

La XXXi eDiZione DeL PreMio Ha riCorDato iL sinDaCo Mariani

Frontino e la cultura del Montefeltrodi Gastone Mosci

di arte cultura sport

Zavoli: la realtà con gli occhi della verità

negli ultimi decenni abbiamo acquisito nei rapporti con ser-gio zavoli una consuetudine di

dialogo che ha arricchito il pubblico degli incontri e dei fatti culturali vis-suti insieme. il luogo della scena è il nostro territorio fra urbino, pesaro e il Montefeltro. Gli interlocutori, vale a dire i personaggi della nostra comu-nità intellettuale, sono stati Carlo Bo,

tonino Guerra, Gian-franco sabbatini, pino paioni, stefano pivato. L’ambiente è abitato dai successori dei Mon-tefeltro e dai fondatori di una civiltà dell’ami-cizia e della felicità, collocata oggi alle falde del Carpegna e dei sas-si simone e simoncello – “in un mondo, in un cerchio di perfezione,

dove ancora una volta la perizia del-l’arte non annulla il paesaggio che lo circonda e lo protegge” -, a Frontino, con il suo annuale premio di cultura. nella porta d’ingresso delle Marche – “un dominio a sé” è il Montefeltro per Carlo Bo - e a confine con la ro-magna e nei discorsi ininterrotti con i romagnoli. da una parte c’è l’asperi-

tà dell’appennino, dall’altra la malia dell’adriatico dei riminesi. Bo parla della “dolcezza marchigiana” e dello “stile forte e netto dei romagnoli”. per zavoli chi vive in montagna si nutre di “cose certe” (è la civiltà dell’appen-nino), chi come i riminesi sono cattu-rati dall’idea della lontananza e dalla malia del mare, sono il prodotto di una casa che sembra crollare, inquie-ti, “stralunati”, nella condizione del puro fellinismo (è la civiltà marina). zavoli nel suo recente libro di giorna-lista e di narratore, “il ragazzo che io fui” (Mondadori 2011), racconta la sua vita dall’infanzia di chi sogna a colo-ri, dalla giovinezza nell’oratorio dei salesiani e dall’età adulta nella vita di spiaggia fino alle esperienze più recenti che si concludono con una felicissima intervista senza doman-de al biologo Jean rostand che offre

parole di perenne saggezza, come li-berarsi dal timore della morte e fare giustizia di tutto con l’amore parten-do da una sorprendente confessione “abitare la debolezza”. il libro non è un testamento ma un vivere la real-tà con gli occhi della verità, perché il mondo di zavoli - disse Carlo Bo - è ispirato “dalla immaginazione autenticata dalla realtà”. il dialogo profondo di cui si parlava potrebbe avere come data d’inizio il 5 ottobre 1986, il giorno della sua laurea hono-ris causa in lettere a urbino: si avvia allora una tessitura con lo spirito di urbino nell’incontro con Bo, Federico Fellini e Giulietta Masina (“Ci sono dei paesi di cui non si può mai dire che si è finito di conoscerne l’anima.” - Car-lo Bo). dopo, seguono a urbino gli appuntamenti con tonino Guerra per la mostra di alberto sughi al Castel-

lare ed altre occasioni, la presenta-zione delle sue poesie di “La parte in ombra” nel 2010 nell’aula rossa, di “il ragazzo che io fui” nel cortile del Col-legio raffaello. a Frontino nel 2001 fa la commemorazione di Carlo Bo e consegna il premio del presidente della giuria “valerio volpini” al regi-sta e poeta aglauco Casadio. a pesaro il 22 maggio 2010 ha tenuto una me-morabile conferenza sulle Fondazioni Casse di risparmio nell’auditorium Montani antaldi. Gli incontri a pen-nabilli a casa di tonino Guerra sono stati numerosi nel clima del risveglio delle terre del Marecchia, nel nome della poesia e dei poeti. il libro è il racconto di una vita e la storia del-l’italia con lo sguardo acuto e la scrit-tura cadenzata dal respiro mosso di pause e sussulti della sua voce e della sua intelligenza accogliente e ricca di luci.

ga.mo.©riproduzione riservata

7 ottobre 201222 arte cultura sport

i giochi di Leone PantaleonI da cagliUN PREMIO PER UN REBUS vincitori verranno estratti a sorte tra coloro che avranno inviato la soluzione corretta a [email protected] oppure a IL NUOVO AMICO Via del Seminario 4 – 61121 Pesaro. L’omaggio di questa settimana è un esclusivo SEGNALIBRO in silverplate

E’ possibile ritirare il premio da lunedì a mercoledì dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 17 alle ore 19 presso la redazione di Pesa-

ro (via Rossini 53). Per un diverso recapito contattare il n. verde gratuito 800/501170 sempre nei giorni e ore sopra indicate.

PER RICEVERE L’OMAGGIO È NECESSARIO DIMOSTRARE DI ESSERE IN REGOLA CON L’ABBONAMENTO AL NUOVO AMICO PER L’ANNO 2012 O REGOLARIZZARE LA POSIZIONE AL MOMENTO DEL RITIRO DEL PREMIO

I VINCITORI DELLA SETTIMANA

La chiave risolutiva del rebus di Leone da Cagli pubblica-to a pag. 22 del n. 33 del “Nuovo Amico” di domenica 30 settembre era: Rebus frase (3-1-5-1-7-5) – “F, arabo; T, tè; E, dàrsene; T, ante” (FAR A BOTTE E DARSENE TANTE)

Vincono un esclusivo SEGNALIBRO in silverplate

LAURA BALLARINI

MARIA GRAZIA MATTIOLI

ANGELINI GIANFRANCO

Frase: 5-2-9

Un segnalibro in omaggio

ARTE STORIA E APOCALISSE

“Prendi e Mangia”

Ritorna il “Prendi e Mangia”, per-corso biblico per interrogare l’inte-ra città, nelle sue componenti ec-clesiali, sociali e civili con letture di Lucia Ferrati.«Quest’anno il programma – spie-ga don Giorgio Giorgetti, responsa-bile dell’Apostolato Biblico promo-tore dell’iniziativa – sarà costruito su tre filoni: quello dell’arte che parla della Parola di Dio; quello del rapporto Parola di Dio/Storia e l’ultimo l’approfondimento tema-tico e attualizzante sui temi del-l’Apocalisse che abbiamo trattato lo scorso anno».Tra le particolarità di questa quinta edizione spicca la data del 25 otto-bre, presso l’auditorium di Palazzo Antaldi sede della Fondazione Cas-sa di Risparmio di Pesaro, per ri-cordare l’anniversario della morte di don Gianfranco Gaudiano e il 1° aprile, lunedì dell’Angelo alle ore 18 nella Pieve di Candelara. Per in-formazioni: [email protected] / Tel.0721/31465Questo il programma:SABATO 13 OTTOBRE 2012 ore 21,15(Chiesa – Oratorio Nome di Dio):

“La Bibbia di Giacomo Pandolfi. Il mistero si lascia raccontare”. Maria Grazia Calegari con d. Mario Florio. Nunzio Randazzo, organo e Luigi Faggi, trombaGIOVEDI 25 OTTOBRE 2012 ore 21,15 - (Palazzo Montani Antaldi): “Di-sperare. Icone bibliche della cari-tà”. Luciano Manicardi Fondazione don GaudianoSABATO 17 NOVEMBRE 2012 ore 21,15 - (Chiesa S. Giuseppe): “La storia di Giuseppe. Provvidenza e saggezza umana”. d. Tonino Nepi con Gian Luigi Storti. Stefania Betti, arpaSABATO 19 GENNAIO 2013 ore 21,15- (Chiesa S. Cassiano): “I van-geli di Maria e di Tommaso. I Van-geli Apocrifi”. Cristina Simonelli con Marco Gallizioli. Filippo Piscopiello, chitarra e coroSABATO 16 FEBBRAIO 2013 ore 21,15 - (Chiesa S. Luigi): “Piaghe d’Egitto e piaghe d’oggi. Sofferenza e responsabilità umana”. d. Naza-reno Marconi con Rosanna Mar-chionni. Les Flutes joyeusesSABATO 2 MARZO 2013 ore 21,15 - (Chiesa Cristo Risorto): “La via cru-cis nella storia dell’arte delle nostre terre”. Anna Cerboni Baiardi. Coro Dulcis MemoriaLUNEDI’ 1 APRILE 2013 ore 18,00(Chiesa S. Stefano di Candelara): “Indagine sulla morte-resurrezione. I Vangeli e la storia”. Simone Ven-turini con Ernesto Preziosi. Coro Jubilate diretto da Willem PeerickSABATO 25 MAGGIO 2013 ore 21,15 - (Chiesa Santa Maria delle Grazie): “Apocalisse. Una lettura profetica della storia”. p. Ricardo Perez con d. Marco di Giorgio.Andrès Langer, piano e Ilario Bag-gini, fiati e percussioni

IL CARTELLONE DELLA STAGIONE COME UN VIAGGIO NELLA SCRITTURA

Prosa al Teatro della Fortuna

FANO – Con l’arrivo dell’autun-no, quasi tutti i teatri si appresta-no a presentare gli spettacoli che proporranno al loro pubblico nel-la stagione 2012-2013. Un clima di attesa circonda quasi sempre questo momento, perché come è giusto che sia, tra gli appassionati tanta è la curiosità di sapere quali spettacoli (e quindi quali attori e registi) ci allieteranno nei prossi-mi mesi.Lo scorso 28 settembre è stato il Teatro della Fortuna di Fano a presentare il suo nuovo cartel-lone, che come l’anno scorso è composto da sette titoli in abbo-namento, con due repliche per ogni titolo.La stagione è stata idealmente divisa in due linee di lettura: un viaggio nella scrittura italiana dal Rinascimento alla contem-poraneità ed un altro in quella inglese dal ‘600 ad oggi ed è stata illustrata in conferenza stampa dal direttore dell’Amat Gilberto Santini, dal sovrintendente della

Fondazione Teatro della Fortuna Giuseppe De Leo, dall’Assessore alla Cultura del Comune di Fano Maria Antonia Cucuzza e (novità di quest’anno) dall’Assessore alla Cultura della Provincia di Pesaro- Urbino Davide Rossi. Vediamo ora quali sono gli spetta-coli. Apre per primo il sipario il 30 e 31 ottobre un lavoro del regista Marco Baliani, il quale parafra-sando il celebre “Orlando Furioso” e concentrandosi sulle due storie d’amore principali dell’opera ha confezionato “Furioso Orlando”, avvalendosi dell’attore Stefano Accorsi che sulla scena monologa per un’ ora e 25 minuti.Il 6 e 7 novembre torna ad essere rappresentata “La locandiera” di Carlo Goldoni, che avrà il volto, la simpatia e l’intelligenza scenica di Nancy Brilli, diretta da Giu-seppe Marini.“Un ispettore in casa Birling” di John Boynton Priesley sarà a Fano il 23 e 24 novembre con i bravi attori Paolo Ferrara e An-

drea Giordana tra gli interpre-ti principali e la regia affidata a Giancarlo Sepe.Sempre gradita la presenza di Luca De Filippo, che continuando il lavoro sui testi del padre Eduar-do, torna come attore e regista il 21 e 22 dicembre per mettere in scena “La grande magia”, una commedia avente per tema il rap-porto tra realtà, vita e illusione. Per il 18 e 19 febbraio è previsto “Due di noi” di Michael Frayn; tre divertenti atti unici che sfiorano la farsa, sull’incomunicabilità tra coniugi, portati in scena da Lu-netta Savino e Emilio Solfrizzi, per la regia di Leo Muscato.Il 26 e 27 febbraio Alessandro Gassman è regista ed interprete dello spettacolo “RIII - Riccardo Terzo” di Shakespeare, una prova importante alla quale Gassman ha deciso di sottoporsi dopo l’in-contro con Vitaliano Trevisian a cui ha affidato traduzione e adat-tamento del testo.“La trappola “ scritta da Luigi Pi-

randello nel 1912, viene infine presentata dall’attore e regista Gabriele Lavia il 20 e 21 aprile.C’è inoltre un ottavo spettacolo in cartellone, fuori abbonamento, che è proposto dalla Fondazione Teatro della Fortuna e dall’Asses-sorato alla Cultura del Comune di Fano per il 14 e 15 novembre. Si tratta di “Agamennone” di Eschi-lio, nella traduzione di Pier Paolo Pasolini, recentemente realizzato in collaborazione con Amat nel-l’ambito di “Teatri Antichi Uniti”. Pietro Conversano, presente ala conferenza stampa, ne è regista ed è tra gli interpreti.Quanto agli abbonamenti, chi era abbonato nella passata sta-gione può esercitare il diritto di prelazione dal 29 settembre al 10 ottobre, mentre i nuovi abbona-menti saranno in vendita dall’11 al 20 ottobre. I biglietti di tutti gli spettacoli saranno in vendita dal 22 ottobre.

Mariella Polverari© RIPRODUZIONE RISERVATA

LA CERIMONIA NELLA ROCCA UbALDINESCA DI SASSOCORVARO

Assegnati i riconoscimenti del Premio Rotondi

SASSOCORVARO - Grandi le-zioni di civiltà e di sapienza nella 16esima edizione del prestigio-so “Premio Rotondi ai salvatori dell’Arte 2012”. “Oggi – ha detto il sindaco Antonio Alessandrini – vogliamo innanzitutto rivolgere un pensiero riconoscente verso un uomo, Pasquale Rotondi, che rappresenta un simbolo della cul-

tura italiana. L’uomo vale per l’impronta che lascia, per ciò che ha edificato, per quel che proietta nel mondo: quello che ha lasciato in eredità Rotondi è un patrimonio im-menso ed una te-stimonianza di una cultura stupefacente. Dobbiamo rifarci ai suoi valori gettando un ponte ideale tra passato, presente e

futuro per ricordarci che la salva-guardia dei beni artistici richiede l’impegno di tutti, nessuno esclu-so. Rotondi ha vinto grazie allo spirito della comunità: è questa la sfida che il nostro paese tutto deve sentire come sua per vin-cerla”. Ben 6.509 pezzi tra i più rilevanti hanno trovato ricovero durante l’ultima guerra nel Palaz-

zo dei Principi Falconieri di Car-pegna e nella Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro. Questo premio non si deve fermare. “Deve es-sere una celebrazione costante e continua – ha detto il sindaco Alessandrini – da vivere giorno dopo giorno nelle sue forme più svariate, deve incentivare inizia-tive per promuovere l’amore per il bello, la scoperta e la valorizza-zione delle risorse culturali, come momento educativo e formativo ed anche come investimento per fare conoscere il Montefeltro”. Tutti emozionati i selezionati. L’ex senatore ed ex sindaco di Urbi-no, Giorgio Londei (vincitore del premio per la sezione Italia) si è lasciato andare in un pianto con-solatorio quando ha condiviso, con la sua famiglia presente, la splendida scultura di Selim Ab-dullah (dal San Giovanni Battista di Donatello con alla base la tar-taruga che assomiglia alla Rocca

di Sassocorvaro). Per la sezione Mondo il premio è andato a Giu-seppe Fanfoni. Ammiccante il fil-mato del restauro del complesso architettonico dei Dervisci, nel centro storico della capitale egi-ziana. Tutto il pubblico si è calato su quel roteare che è sentimen-to d’arte e dovere di curarlo. Per la sezione Europa ha ritirato il premio Heinz Dieter Klink vero mago della riconversione della vasta area industriale della Ruhr, dal carbone all’arte ed al turi-smo culturale con 17 milioni di visitatori in un anno. E dire che all’Italia mancano 450 giorni per intercettare 45 miliardi di fondi europei. “Il più grande spread di cui dobbiamo avere paura – ha dichiarato Giannella – è l’aspetto educativo del nostro paese”. Da noi non si riconverte, si distrugge. Bagnoli docet.

eg© RIPRODUZIONE RISERVATA

7 ottobre 2012 23amicoil nuovo• • arte cultura sport

FARMACIEDI PESARO

TURNO 8-14 OTTObRE 2012

INFORMAzIONI UTIlIIl turno 24 h va dalle ore 8,30 alle ore 8,30 del giorno suc-cessivo. Il turno AUSILIARIO nei giorni feriali va dalle ore 15.30-19.30. Il turno AUSILIARIO nei giorni festivi effettua orario di normale apertura.

Lunedì 8 Peroni V. del Novecento,13 0721-453478 24 hMartedì 9 Madonna di Loreto V. Ugolini, 1 0721-390645 24 hMercoledì10 Centro Str.da Adriatica, 48 0721-33257 24 hGiovedì 11 antonioLi V. Branca, 118 0721-30172 24 hVenerdì 12 Maffei Penserini V. Cecchi, 28 0721-33046 24 hsabato 13 ViLLasan Martino V. Solferino, 68/2 0721-453359 24 h

Pantano V. Dandolo, 6 0721-410050 Ausil.MuraGLia V. Commandino, 38 0721-54296 Ausil.BeLLaGaMBa St.da Adriatica, 403 0721-21422 Ausil.ViLLafastiGGi V. Fastiggi, 94 0721-282510 Ausil.

domenica14 Mari V. Rosselli, 42 0721-67121 24 hPantano V. Dandolo, 6 0721-410050 Ausil.

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14TURNI DEllE FARMACIE TRAMITE SMSE’ sufficiente inviare un messaggio SMS al 320-2649186 scri-vendo farmacie PESARO farmacie FANO farmacie URBINO per ottenere un SMS di risposta con l’indicazione del nome delle farmacie di turno nel giorno della richiesta.

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Il Nuovo Amico sulle frequenze di

studio e redazione tel. 0721 25150 uFFicio pubblicità tel. 0721 400829

IL 31 OTTOBRE LA PROLUSIONE DEL NUOVO ANNO ACCADEMICO

L’Unilit celebra i 25 anni di attivitàSono aperte le iscrizioni alla

Libera Università Itineran-te della Terza Età (Unilit) della Provincia di Pesaro e

Urbino, collegata con l’Università degli Studi “Carlo Bo”, di Urbino, nell’imminenza dell’apertura del-l’Anno Accademico 2012/2013. Il programma di studi sarà inau-gurato ufficialmente mercoledì 31 ottobre, alle ore 16.30, nell’Au-ditorium del palazzo montani Antaldi di pesaro, con la prolu-sione del prof.ssa maria grazia calegari, sul tema: “L’ex Chiesa di San Domenico di Pesaro tra passato e presente”. In seguito, martedì 6 novembre, alle ore 16, ivana Baldassarri nella sala san terenzio di via rossini, 66, darà inizio al pro-gramma della Sezione di Pesaro, illustrando la figura di “Edda: tra

i fantasmi del cuore” .Quest’anno l’Unilit celebra il

“Venticinquesimo” d’attività. Si tratta di un traguardo sicura-mente importante, che l’Unilit ha potuto raggiungere grazie al-l’apprezzamento e al sostegno di quanti hanno sempre accolto con favore le sue proposte. L’Anno Accademico 2012/2013 propone

agli studenti che frequenteranno le lezioni nella sala san terenzio, nei giorni di martedì e di gio-vedì, dalle ore 16 alle 18, una riflessione culturale seria e orga-nica, con approfondimenti di temi di attualità, attraverso programmi di studio in varie aree culturali, affidati a docenti preparati e con-sapevoli del compito loro affidato.

Sono state inserite nel program-ma di studi nuove materie; è stata avviata la collaborazione con nuo-vi docenti ed è stato programma-to un nuovo ciclo di cinque con-versazioni filosofiche, dal titolo “Conversazioni sul potere”, aper-te non solo agli iscritti, ma anche alla città.Nel “Vademecum 2012/2013”

trovano collocazione, inoltre, ac-canto alle lezioni in aula, alle con-versazioni e ai corsi integrativi, le visite culturali e gli intrattenimen-ti, che favoriscono l’arricchimento associativo dei partecipanti. In particolare, saranno organizzati il fraterno, augurale incontro con-viviale, nel mese di dicembre, nel corso del quale saranno conferi-ti riconoscimenti agli “studenti” con almeno venti anni di frequen-za dei corsi, e il piacevole incon-tro di carnevale con Carlo Pagnini e Vittorio Cassiani.Le iscrizioni si ricevono presso la sede sociale, pesaro, via Bran-ca n. 93, ove è a disposizione il programma completo di studi, il martedì e il giovedì, dalle ore 10 alle 12, Tel. 0721.65777.

Giorgio Baccheschi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il “Collegium Scriptorium Fontis Avellanae” propone per venerdì 12 ottobre, presso la Sala di Rap-

presentanza della Fondazione Cas-sa di risparmio di Fano (Via Mon-tevecchio 114) l’VIII Seminario di Studi sul Codice di Camaldoli: “Lavoro ed economia”. Il seminario è riconosciuto su scala nazionale

come corso di aggiornamento per docenti e per partecipare occorre prenotarsi presso [email protected] oppure contattando D. Salvatore Frigerio (0721/864090). Quota di iscrizione Euro 20.Il programma prevede: alle ore 9.30 le operazioni di segreteria, alle ore 10 l’apertura dei lavori con i saluti di Fabio Tombari, Presiden-te della Fondazione Carifano, S.E. mons. Armando Trasarti, Vescovo di Fano, Stefano Aguzzi sindaco

di Fano, Matteo Ricci presidente della provincia di Pesaro e Urbino e d. Salvatore Frigerio Presidente Collegium. L’introduzione dei lavori è affidata al prof. Franco Federici dell’Uni-versità di Perugia. Alle ore 11 sul tema del lavoro interverrà l’on. Sa-vino Pezzotta e dopo la pausa con buffet si riprenderà alle ore 15 con il prof. Riccardo Milano sul tema dell’economia. La conclusioni e il dibattito sono previsti alle ore

17.30. la storia del codice- Ne l 1943, nella Foresteria del Monastero Be-nedettino di Camaldoli, allora di-chiarata “porto franco”, un nutrito gruppo di docenti e di giuristi del mondo cattolico riunito attorno a Mons. Giovanni Battista Montini, Assistente Nazionale dei Laureati e Studenti Universitari Cattolici, si interrogò sul tema “Per una società cristiana”. Essi avvertivano la fine vicina del regime fascista e le con-

seguenze politiche, sociali, econo-miche che ne sarebbero derivate.Dopo un anno di lavori di gruppo in case private della città di Roma, a Camaldoli stesero un documento che - coperto dal suddetto titolo generico - divenne poi, di fatto, la bozza della futura Costituzione Italiana. Il documento, per ovvi motivi, fu pubblicato soltanto nel 1945. Il Collegium “Scriptorium Fontis Avellanae”, nell’anno 2005, a sessant’anni di distanza dalla sua pubblicazione, si è proposto di affrontare a più riprese gli ar-gomenti trattati dal documento oggi detto “Codice di Camaldoli”, confrontandoli con le attuali, tanto mutate situazioni sociali, politiche, economiche. Gli ultimi capitoli del Codice riguardano il Lavoro e l’Economia.

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Il 12, 13 e 14 ottobre si svolgerà il secondo dei Convegni che il Cen-tro Studi “Itinerari e incontri” ha

organizzato per il 2012 presso il Mo-nastero Camaldolese di Fonte Avel-lana. Il tema è suggerito dal titolo: “Non è bene che l’uomo sia solo (Gn.2, 18). Il senso del vivere in gruppo”. Si esaminerà la civiltà odierna lacerata da un processo di disgregazione so-ciale che separa sempre più i citta-dini dalle istituzioni dello Stato e dai partiti politici. Al bene comune e al valore della responsabilità collettiva si contrappone la costrizione occulta imposta dalle leggi di mercato sulle scelte della cultura dominante “neo-liberale”. D’altro lato è però viva e diffusa la presenza di associazioni volontarie che operano in vari am-biti ispirandosi tutte al senso della solidarietà. Sulla loro incisività sugli stili di vita, sulla loro potenzialità di agire per la ricostruzione del tessuto sociale e il rinnovamento dell’attività

politica si interrogheranno i relatori Guido Dotti, Monaco della comuni-tà di Bose, Mario Miegge, docente di Filosofia Morale all’Università di Ferrara e coordinatore del Convegno, Vittorio Capecchi, Sociologo e Profes-sore emerito dell’Università di Bolo-gna, Raffaella Lamberti, docente di Storia e Filosofia e Presidente dell’as-sociazione “Orlando”, Luigi Ceccarini, Ricercatore di Scienze Politiche al-l’Università di Urbino, Sabino Chialà, Monaco della comunità di Bose. Alle prolusioni seguirà come sempre il dibattito.

Milena Milazzo.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per prenotazioni e iscrizioni: Mo-nastero di Fonte Avellana, Tel. 0721 730261; [email protected]; [email protected]. Oppure: [email protected], cell. 349 4327149

IL 12 OTTOBRE PRESSO LA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI FANO

Seminario di studi sul Codice di Camaldoli

LA MOSTRA IN CORSO ALL’ALEXANDER MUSEUM

Il mistero dell’esistente di Roberto PerrottiITINERARI E INCONTRI A FONTE AVELLANA

è in corso all’Hotel Alexander Museum la mostra personale di Roberto Perotti, medico e artista genovese. Perotti concilia l’attività professionale di psicoterapeuta a quella del mondo dell’arte astratta riprendendo dalla lezione dell’in-formale e da quel movimento arti-stico a cavallo fra gli anni ‘50 e ‘60 che si sviluppò a Roma e che ebbe fra i protagonisti Mario Schifano. «Pur non avendo frequentato stu-di accademici – dice Perrotti - ho avuto la possibilità di conoscere delle personalità artistiche impor-tanti a Milano, che mi hanno intro-dotto nel mondo dell’arte. La mia attività di pittore è iniziata molti decenni fa, riprendendo i cano-ni dell’espressionismo astratto e utilizzando le vernici. Successiva-mente ho seguito lo stile di Pollock e dell’action painting americana,

soprattutto per le sequenze ver-ticali che per me sono i profili ur-bani, ma che per parte della critica possono essere persone, sentinelle che vigilano sulla realtà urbana. Poi ho introdotto nell’ambiente astrat-to i profili urbani delle cupole. Su questo simbolo universale, ricono-scibile dai popoli di ogni parte del mondo, si è concentrato il mio lin-guaggio pittorico».Dal punto di vista artistico, la cu-

pola è una forma “buona’’, attorno a cui si organizza lo spazio del qua-dro, e come in una variazione mu-sicale di Bach, le sue forme e i suoi colori mutano continuamente, pur restando il tema di fondo, costante, riconoscibile e rassicurante.«Ho realizzato anche piccole icone – prosegue Perrotti - con le cupole che rappresentano immagini che esprimono la sacralità dell’esistere umano. Se prendiamo la tradizio-ne sacra, vengono realizzate forme verticali, per indicare una tensione verso l’alto. Io utilizzo la simbologia della cupola, che in alcune opere si degenera nel segno, per indicare il mistero dell’esistente ed è una for-ma protettiva, nei confronti di una realtà che vuole distruggere la na-tura e i sentimenti dell’uomo».

Paolo Montanari© RIPRODUZIONE RISERVATA

7 ottobre 201224 amicoil nuovo• •

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