l'annuncio - settembre ottobre 2011
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Anno II -TRANSCRIPT
L’Annuncio PERIODICO DI SPIRITUALITA’ CRISTIANA
Annunciamo...
Carissimi fratelli in Cristo,
Ha inizio un nuovo anno pastorale, un anno ricco di prospettive per ciascuno e per la co-
munità tutta, se è vero che siamo chiamati, come nel titolo del numero che avete tra le mani,
in compagnia di Gesù e con il suo indispensabile ausilio ad essere pietre vive del Suo misti-
co Corpo, operatori di misericordia verso il nostro prossimo. E’ il tema pastorale scelto per
la nostra parrocchia ed a noi, che è dato essere uomini di fede, di speranza e di carità, giun-
ga, pertanto, come un invito di conversione e di crescita. Mai come ora la parola “edificare”
assuma per ciascuno un significato più intimo ed assieme solidaristico. Che l’Amore immen-
so di Dio verso ciascuno di noi possa guidare con gioia e senso di profonda gratitudine i
passi cui siamo chiamati, tirandoci l’un l’altro per mano, a compiere nel Suo solco.
SETTEMBRE - OTTOBRE 2011
Anno II - Numero 1
CON CRISTO PIETRE VIVE, OPERATORI DI MISERICORDIA
MESSAGGIO DEL SAN-TO PADRE BENEDET-TO XVI PER LA XXVI GIORNATA MONDIA-LE DELLA GIOVENTU’
2
L’ANNUNCIO DEI PICCO-
LI: RELIGIOCHI FILASTROCCHE
4-5
UOMINI E COMUNITA’:
CON CRISTO PIETRE VIVE
6
UOMINI E COMUNITA’;
IL PERDONO PER ES-SERE OPERATORI DI MISERICORDIA
8
LE NOSTRE TRADIZIONI:
LA REGINA DELLE MELE
10
IN CUCINA:
LA MARMELLATA DI MELE ANNURCHE
11
“La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo ” (Sal 118,22)
L’EDITORIALE
UN NUOVO ANNUNCIO! Don Genny
Cari amici,
in ogni epoca, anche ai nostri gior-
ni, numerosi giovani sentono il
profondo desiderio che le relazioni
tra le persone siano vissute nella
verità e nella solidarietà. Molti ma-
nifestano l’aspirazione a costruire
rapporti autentici di amicizia, a
conoscere il vero amore, a fondare
una famiglia unita, a raggiungere
una stabilità personale e una reale
sicurezza, che possano garantire
un futuro sereno e felice. Certa-
mente, ricordando la mia giovinez-
za, so che stabilità e sicurezza non
sono le questioni che occupano di
più la mente dei giovani. Sì, la do-
manda del posto di lavoro e con
ciò quella di avere un terreno sicu-
ro sotto i piedi è un problema
grande e pressante, ma allo stesso
tempo la gioventù rimane comun-
que l’età in cui si è alla ricerca della
vita più grande. […] È parte
dell’essere giovane desiderare qual-
cosa di più della quotidianità rego-
lare di un impiego sicuro e sentire
l’anelito per ciò che è realmente
grande. Si tratta solo di un sogno
vuoto che svanisce quando si di-
venta adulti? No, l’uomo è vera-
mente creato per ciò che è grande,
per l’infinito. Qualsiasi altra cosa è
insufficiente. Sant’Agostino aveva
ragione: il nostro cuore è inquieto
sino a quando non riposa in Te. Il
desiderio della vita più grande è un
segno del fatto che ci ha creati Lui,
che portiamo la sua “impronta”.
Dio è vita, e per questo ogni crea-
tura tende alla vita; in modo unico
e speciale la persona umana, fatta
ad immagine di Dio, aspira
all’amore, alla gioia e alla pace. Al-
lora comprendiamo che è un con-
trosenso pretendere di eliminare
Dio per far vivere l’uomo! Dio è la
sorgente della vita; eliminarlo equi-
vale a separarsi da questa fonte e,
inevitabilmente, privarsi della pie-
nezza e della gioia: “la creatura,
infatti, senza il Creatore svani-
sce” (Con. Ecum. Vat. II, Cost. Gau-
dium et spes, 36). La cultura attuale,
in alcune aree del mondo, soprat-
tutto in Occidente, tende ad esclu-
dere Dio, o a considerare la fede
come un fatto privato, senza alcu-
na rilevanza nella vita sociale. Men-
tre l’insieme dei valori che sono
alla base della società proviene dal
Vangelo – come il senso della di-
gnità della persona, della solidarie-
tà, del lavoro e della famiglia –, si
constata una sorta di “eclissi di Di-
o”, una certa amnesia, se non un
vero rifiuto del Cristianesimo e una
negazione del tesoro della fede ri-
cevuta, col rischio di perdere la
propria identità profonda.
Per mettere in luce l’importanza
della fede nella vita dei credenti,
vorrei soffermarmi su ciascuno dei
tre termini che san Paolo utilizza in
questa sua espressione: “Radicati e
fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr
Col 2,7). Vi possiamo scorgere tre
immagini: “radicato” evoca l’albero
e le radici che lo alimentano;
“fondato” si riferisce alla costru-
zione di una casa; “saldo” rimanda
alla crescita della forza fisica o mo-
rale. Si tratta di immagini molto elo-
quenti. Prima di commentarle, va
notato semplicemente che nel testo
originale i tre termini, dal punto di
vista grammaticale, sono dei passivi:
ciò significa che è Cristo stesso che
prende l’iniziativa di radicare, fon-
dare e rendere saldi i credenti.
La prima immagine è quella
dell’albero, fermamente piantato al
suolo tramite le radici, che lo rendo-
no stabile e lo alimentano. Senza
radici, sarebbe trascinato via dal
vento, e morirebbe. Quali sono le
nostre radici? Naturalmente i geni-
tori, la famiglia e la cultura del no-
stro Paese, che sono una compo-
nente molto importante della nostra
identità. La Bibbia ne svela un’altra.
Il profeta Geremia scrive:
“Benedetto l’uomo che confida nel
Signore e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo
un corso d’acqua, verso la corrente
stende le radici; non teme quando
viene il caldo, le sue foglie rimango-
no verdi, nell’anno della siccità non
si dà pena, non smette di produrre
frutti” (Ger 17,7-8). Stendere le radi-
ci, per il profeta, significa riporre la
propria fiducia in Dio. Da Lui attin-
giamo la nostra vita; senza di Lui
non potremmo vivere veramente.
“Dio ci ha donato la vita eterna e
questa vita è nel suo Figlio” (1 Gv
5,11). Gesù stesso si presenta come
nostra vita (cfr Gv 14,6). Perciò la
fede cristiana non è solo credere a
delle verità, ma è anzitutto una rela-
zione personale con Gesù Cristo, è
l’incontro con il Figlio di Dio, che
dà a tutta l’esistenza un dinamismo
nuovo. (continua nella pagina seguente)
“Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr. Col 2,7) MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVI GIORNATA
MONDIALE DELLA GIOVENTU’ 2011
Pagina 2 L ’Annuncio Anno II - Numero 1
Pagina 3 L ’Annuncio Anno II - Numero 1
Quando entriamo in rapporto per-
sonale con Lui, Cristo ci rivela la
nostra identità, e, nella sua amici-
zia, la vita cresce e si realizza in
pienezza. C’è un momento, da gio-
vani, in cui ognuno di noi si do-
manda: che senso ha la mia vita,
quale scopo, quale direzione do-
vrei darle? E’ una fase fondamen-
tale, che può turbare l’animo, a
volte anche a lungo. Si pensa al
tipo di lavoro da intraprendere, a
quali relazioni sociali stabilire, a
quali affetti sviluppare… In questo
contesto, ripenso alla mia giovi-
nezza. In qualche modo ho avuto
ben presto la consapevolezza che
il Signore mi voleva sacerdote. Ma
poi, dopo la Guerra, quando in
seminario e all’università ero in
cammino verso questa meta, ho
dovuto riconquistare questa cer-
tezza. Ho dovuto chiedermi: è
questa veramente la mia strada? È
veramente questa la volontà del
Signore per me? Sarò capace di
rimanere fedele a Lui e di essere
totalmente disponibile per Lui, al
Suo servizio? Una tale decisione
deve anche essere sofferta. Non
può essere diversamente. Ma poi è
sorta la certezza: è bene così! Sì, il
Signore mi vuole, pertanto mi darà
anche la forza. Nell’ascoltarLo,
nell’andare insieme con Lui diven-
to veramente me stesso. Non con-
ta la realizzazione dei miei propri
desideri, ma la Sua volontà. Così la
vita diventa autentica. Come le
radici dell’albero lo tengono salda-
mente piantato nel terreno, così le
fondamenta danno alla casa una
stabilità duratura. Mediante la
fede, noi siamo fondati in Cristo
(cfr Col 2,7), come una casa è co-
struita sulle fondamenta. Nella
storia sacra abbiamo numerosi
esempi di santi che hanno edifica-
to la loro vita sulla Parola di Dio.
Il primo è Abramo. Il nostro pa-
dre nella fede obbedì a Dio che gli
chiedeva di lasciare la casa paterna
per incamminarsi verso un Paese
sconosciuto. “Abramo credette a
Dio e gli fu accreditato come giu-
stizia, ed egli fu chiamato amico di
Dio” (Gc 2,23). Essere fondati in
Cristo significa rispondere concre-
tamente alla chiamata di Dio, fi-
dandosi di Lui e mettendo in pra-
tica la sua Parola. Gesù stesso am-
monisce i suoi discepoli: “Perché
mi invocate: «Signore, Signore!» e
non fate quello che dico?” (Lc
6,46). E, ricorrendo all’immagine
della costruzione della casa, ag-
giunge: “Chiunque viene a me e
ascolta le mie parole e le mette in
pratica… è simile a un uomo che,
costruendo una casa, ha scavato
molto profondo e ha posto le fon-
damenta sulla roccia. Venuta la
piena, il fiume investì quella casa,
ma non riuscì a smuoverla perché
era costruita bene” (Lc 6,47-48). Cari
amici, costruite la vostra casa sulla
roccia, come l’uomo che “ha scavato
molto profondo”. Cercate anche voi,
tutti i giorni, di seguire la Parola di
Cristo. Sentitelo come il vero Amico
con cui condividere il cammino della
vostra vita. Con Lui accanto sarete
capaci di affrontare con coraggio e
speranza le difficoltà, i problemi, an-
che le delusioni e le sconfitte. Vi ven-
gono presentate continuamente pro-
poste più facili, ma voi stessi vi ac-
corgete che si rivelano ingannevoli,
non vi danno serenità e gioia. Solo la
Parola di Dio ci indica la via autenti-
ca, solo la fede che ci è stata trasmes-
sa è la luce che illumina il cammino.
Accogliete con gratitudine questo
dono spirituale che avete ricevuto
dalle vostre famiglie e impegnatevi a
rispondere con responsabilità alla
chiamata di Dio, diventando adulti
nella fede. Non credete a coloro che
vi dicono che non avete bisogno de-
gli altri per costruire la vostra vita!
Appoggiatevi, invece, alla fede dei
vostri cari, alla fede della Chiesa, e
ringraziate il Signore di averla ricevu-
ta e di averla fatta vostra!
BENEDETTO XVI
“Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr. Col 2,7) MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVI GIORNATA
MONDIALE DELLA GIOVENTU’ 2011
LA RELIQUIA DEL BEATO
PAPA GIOVANNI PAOLO II
Dal 27 settembre 2011 al 2 ottobre 2011
NELLA NOSTRA PARROCCHIA
(programma allegato alla presente copia de “L’Annuncio”)
Pagina 4 L ’Annuncio Anno II - Numero 1
L’ANNUNCIO DEI PICCOLI
RELIGIOCHI
I COLORI DELL’ANIMA - di Giulia Gentile - 16,60 €
in vendita sul web e presso il centro Q in +
I colori dell’anima è un suggestivo ed intenso romanzo generazionale vissuto in un
unico tempo, fuso tra ricordi ed esperienze. Attorno al legame tra Tosca, una donna
di fede forte e romantica e sua nipote Kyra, si costruisce un intreccio di storie e di
anime la cui linfa è l’amore vissuto nelle sue sottili sfumature e contrasti come nelle
sue nette manifestazioni. Il tutto raccontato mai banalmente, con uno stile semplice
e diretto, ma indubbiamente intenso e sentito dall’autrice e per questo vero e credibi-
le fino in fondo. Da leggere tutto di un fiato. (recensione di Marcello Buonaurio)
Pagina 5 L ’Annuncio Anno II - Numero 1
L’ANNUNCIO DEI PICCOLI
FILASTROCCHE
Aiutateci a sostenere i fratelli palestinesi di Betlemme, la culla terrena di
Nostro Signore!
Presso il punto parrocchiale MEMENTO Shop, all’interno del centro
Qin+, potrete trovare delle splendide idee regalo per i vostri doni. Pezzi
di artigianato fatti a mano con legno di ulivo di Betlemme , provvisti di
certificato di provenienza, dall’oggettistica sacra più svariata a semplici
ninnoli intagliati.
Nessun dono può essere più grande di quello che vien fatto due volte
con un unico oggetto: al caro nei vostri pensieri come ad una famiglia
palestinese bisognosa. Nessun oggetto sacro pensato come dono è più
emblematico per un cristiano che quello fatto con legno proveniente dal
luogo in cui Nostro Signore ha visto la luce sulla Terra!
UN BAMBINO AL MARE Gianni Rodari
Conosco un bambino così povero
che non ha mai veduto il mare:
a Ferragosto lo vado a prendere
in treno a Ostia lo voglio portare.
"Ecco, guarda, gli dirò
questo è il mare, pigliane un po'!"
Col suo secchiello, fra tanta gente,
potrà rubarne poco o niente:
ma con gli occhi che sbarrerà
il mare intero si prenderà
Un bambino al mare: Filastrocca tratta da "Filastrocche in cielo e in terra" di Gianni Rodari ed. Einaudi.
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“Con Cristo pietre vive, operatori di misericordia”
sarà il tema all’insegna del quale la nostra comunità
parrocchiale vivrà l’anno pastorale 2011-2012.
Nella comune accezione, sin dall’antichità con il ter-
mine pietra si vuole intendere un agglomerato di mi-
nerali di forma irregolare e colore neutro largamente
utilizzato in edilizia per la costruzione e la decora-
zione. Il riferimento alle pietre è molto ricorrente
nelle Sacre Scritture; ciò è da attribuirsi al fatto che la
pietra è un oggetto assai comune in Giudea e in Gali-
lea. La stessa Gerusalemme colpisce il pellegrino per
l’enorme quantità di pietre presenti in natura allo sta-
to grezzo ma utilizzate copiosamente anche per il
rivestimento degli edifici. Non va dimenticato che la
pietra è stata per secoli il principale strumento di tor-
tura e di morte per molte civiltà: la lapidazione era il
modo consueto di eseguire una condanna a morte
per il popolo ebraico anche ai tempi di Gesù. Basti
pensare, ad esempio, all’episodio della donna adulte-
ra. Nella nostra mentalità razionalista l’aggettivo
“vivo” abbinato al termine “pietra” sembra una con-
traddizione in termini, perché la pietra viene general-
mente considerata un materiale morto, amorfo, im-
mutabile o, peggio ancora, uno strumento di offesa.
Allora cosa vuol dire oggi per un credente essere pie-
tre vive? Ci viene in aiuto la Prima Lettera di Pietro.
Al capitolo 2, versetti 4 e 5, si legge: “Stringendovi a
Lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa
davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per
la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo,
per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio” e ancora al ver-
setto 7: “La pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta
pietra angolare, sasso d’inciampo e pietra di scandalo.” La
pietra angolare, quando ai tempi degli ebrei non ve-
niva fatto ancora uso di materiale legante come la
calce, era considerata non soltanto la pietra che con-
sentiva a due muri portanti di stare insieme, ma an-
che quella pietra che, posta alla sommità di un edifi-
cio, consentiva allo stesso di restare saldo e non crol-
lare. La pietra viva non si accontenta semplicemente
di restare pietra ma sente di aver assolto al suo com-
pito soltanto se utilizzata, unitamente ad altre pietre,
UOMINI E COMUNITA’
CON CRISTO PIETRE VIVE
Maurizio De Simone
nella realizzazione di una costruzione, senza timore di
andare controcorrente e di essere messe da parte. Ri-
portando il ragionamento alla nostra realtà parrocchia-
le, l’invito che il parroco, unitamente al Consiglio Pa-
storale Parrocchiale, rivolge a ciascun componente
della comunità è di acquisire consapevolezza di essere
pietra viva. A ciascuno di noi viene richiesto di fare
uno scatto in avanti: non ci si può più accontentare di
essere i cristiani della domenica, quelli cioè che dedica-
no alla propria vita spirituale un’ora a settimana. Se
veramente desideriamo costruire l’edificio spirituale
occorre rispondere alle sfide della società secolarizzata
mediante un impegno più fattivo, più intenso, che non
si limiti soltanto alla S. Messa domenicale, che pure
resta il momento centrale della vita del cristiano, ma
che si estenda all’intera settimana, coinvolgendo la
parrocchia e abbracciando anche quelle realtà, come la
famiglia, la scuola ed il lavoro, che oggi sono autenti-
che terre di missione. La nostra parrocchia ha biso-
gno di cuori, di menti e di braccia e tutte le attività,
anche quelle considerate a torto più umili, contribui-
scono alla creazione dell’edificio spirituale. Le occasio-
ni per un impegno concreto in parrocchia sono molte-
plici: è sufficiente consultare le pagine di questo gior-
nalino o il sito internet www.divinmaestro.it e sceglie-
re l’attività che più ci piace. Vinciamo la pigrizia, la
ritrosia, la vergogna. E’ bello vivere la propria spiritua-
lità in una dimensione comunitaria, è tutta un’altra
cosa. L’edificio spirituale a cui dobbiamo aspirare de-
ve essere come quello descritto negli Atti degli Apo-
stoli al capitolo 2: “erano assidui nell’ascoltare
l’insegnamento degli apostoli, nell’unione fraterna, nella frazione
del pane e nelle preghiere… Tutti coloro che erano diventati
credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune. Chi
aveva proprietà o sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti,
secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno frequentavano insie-
me il tempio…, lodando Dio e godendo della simpatia di tutto
il popolo”.
Allora forza e coraggio ! Ognuno dia il proprio contri-
buto, smettiamo di restare alla finestra e criticare, co-
minciamo un po’ a “sporcarci le mani”. Buon anno
pastorale a tutti!
Pagina 8 L ’Annuncio Anno II - Numero 1
Uomo o donna, vecchio o giovane, bianco o nero,
credente o ateo…qualunque sia il sesso, l’età, la razza
o l’orientamento religioso che ci caratterizzi, la cosa
più difficile da uomini è, nella vita, camminare con
amore e nell’amore. Se è vero, infatti, che è sempre
più semplice stabilire "relazioni” interpersonali sfrut-
tando al massimo le forme di comunicazione più va-
rie, è altrettanto vero che la profondità dei sentimenti
che ci lega è sempre più labile. Sempre più spesso è
facile cadere nella tentazione di cedere al proprio
egoismo ed alla propria superficialità, sempre più faci-
le è restare delusi e feriti dall’egoismo e dalla superfi-
cialità altrui e bramare per questo sete di giustizia. Mi
domando, dunque: è utopia o è cosa possibile vivere
vincendo rancori e risentimenti? Vincendo la sete di
rivalsa e di punizione? E' possibile vi-
vere avendo indulgenza delle debolez-
ze altrui? Beh, se così fosse avremmo
imparato a vivere, ad amare, a perdo-
nare... Ma voglio crederci, o meglio
voglio credere sia possibile anche se
con sforzi eroici.
Tempo addietro, soffermandomi a
pensare razionalmente, forse troppo
razionalmente, mi è sembrato Che il
perdono fosse quasi una negazione del
male, o meglio, fosse un modo per na-
scondere il male fuori e dentro di noi.
Oggi, con un minimo di maturità in
più che le esperienze ti impongono di acquisire, sono
arrivata ad una conclusione ben diversa. Perdonare
forse è proprio il modo per riconoscerlo il male…
guardarlo in faccia…e imparare a superarlo.
Mi piace pensare all’esperienza del perdono come ad
un viaggio…un viaggio che personalmente mi porta a
volte lì dove non vorrei mai arrivare, di fronte a quel-
la porta che non vorrei mai aprire, quella della grande
ferita…quella che mi è sembrato potesse soffocarmi,
togliermi l’aria…
L'esperienza del dolore, della delusione per il torto
ricevuto talvolta, infatti, può essere alienante, ma è
proprio allora che mi piace pensare che il viaggio ri-
cominci, ripartendo verso l’alto fino ad arrivare ad
un’altra porta: quella della libertà. Libertà dalle catene
della rabbia, con cuore sereno perché consapevole di
un medesimo destino di fragilità che accumuna quanti
si trovano nella condizione di perdonare e di ricevere
il perdono.
Ma, ahimè!, se la prima parte del viaggio è esperienza
vissuta e toccata con mano, quella della
risalita è qualcosa che posso solo im-
maginare…magari ne avessi fatto espe-
rienza davvero.
Sogno che il viaggio si concluda con
un’ultima tappa: quella della compas-
sione e della misericordia...misericordia
di chi perdona e assolve l’altro perché
ha imparato finalmente a perdonare se
stesso.
A mio avviso è solo affrontando ed
accettando le molteplici sfumature fisi-
che, psicologiche e sociali che ci divi-
dono dal resto del mondo che si può
fare esperienza del perdono. E' solo se riesco a vede-
re la mia incapacità di amare incondizionatamente
l’altro e Dio, che sono in grado, veramente, di chie-
dere perdono per le mie mancanze.
E' solo se affronto la mia grande ferita, quotidiana-
mente, che riesco a chiedere perdono a Dio per tutte
le volte che non sono riuscita a riconoscerLo.
UOMINI E COMUNITA’
IL PERDONO PER ESSERE OPERATORI DI MISERICORDIA
Antonella Amazzini
COLLABORA CON NOI!
CARISSIMO LETTORE, AIUTACI A RENDERE IL NOSTRO GIORNALINO PARROCCHIALE SEMPRE PIU’ UN’ORCHESTRA DI PENNE!
SCRIVICI, INVIACI SUGGERIMENTI E COMMENTI A
tel/fax: 0818768526 - [email protected] - www.divinmaestro.it/lannuncio
Pagina 9 L ’Annuncio Anno II - Numero 1
La Resurrezione di Nostro Signore è liturgicamente seguita dalla solennità del Corpus Domini che quest’anno
cade di 26 giugno. E' bello condividere al proposito una piacevole immagine di San Carlo Borromeo, il quale si
chiedeva perché la Chiesa liturgicamente portasse la celebrazione del SS Sacramento dal giovedì Santo, giorno
in cui Gesù generò il mistero della Sua presenza nel pane e nel vino, a data successiva alla resurrezione di No-
stro Signore. La Chiesa, rispondeva il Santo con dolcezza, si comporta da Sua degna Sposa. Essa è infatti trop-
po presa dal piangere lo Sposo e riserva ad un momento successivo alla Pasqua l’attenzione al gran patrimonio
da Egli lasciato in eredità. Ma in maggio è caduto anche il mese mariano, il mese della Madre della Chiesa, Av-
vocata nostra, sotto la cui veste protettrice la Sposa Chiesa conduce il suo cammino in amore e comunione. E,
ultimo cronologicamente, un evento importantissimo segna questo periodo per la nostra parrocchia: il 2 luglio
ricorre la memoria della dedicazione della nostra Chiesa, al suo quinto anno. Ancora una bambina certo, ma
che procede spedita con passi da gigante, grazie allo Spirito di Dio che agisce in maniera tangibile tra le sue mu-
ra ed attraverso i suoi ministri. In questo, credo sia corale il nostro grazie al Signore Dio per aver scelto quale
suo strumento per la crescita di questa Parrocchia il nostro amato sacerdote Don Genny, giovane e pure gigan-
te nelle opere della sua azione pastorale, proprio come la Chiesa di cui si è preso cura.
DALLA PRIMA PAGINA
CHIUSURA DELL’ANNO PASTORALE: TEMPO DI ANNUNCI
La Redazione
Pagina 10 L ’Annuncio Anno II - Numero 1
La mela Annurca, o melannurca, è un prodotto or-
tofrutticolo italiano a Indicazione Geografica Pro-
tetta tipico della Campania. Diffusis-
sima nelle nostre zone ed in partico-
lare proprio nel nostro territorio par-
rocchiale, essa è definita la “regina
delle mele” ed è l’unica mela origina-
ria dell'Italia meridionale
La prima testimonianza attestante un
legame di circa duemila anni tra il
territorio della Campania Felix e la
melannurca, è stata rinvenuta nella Casa dei Cervi
degli scavi di Ercolano, ove è raffigurata in alcuni
dipinti pompeiani. Dalla lettura della “Naturalis Hi-
storia”, antica opera scientifica di Plinio il Vecchio,
si ipotizza l’origine nell’area dei Campi Flegrei della
melannurca; infatti nel territorio del Comune di
Pozzuoli è ubicato il lago di Averno, ingresso agli
Inferi, e Plinio chiama “Mala Orcula” la mela an-
nurca perché coltivata intorno all’Orco (gli Inferi);
Plinio le descrive, inoltre, “orbiculate” perché han-
no la figura del giro arrotondato della terra). Altra
testimonianze dell’origine puteolana della melan-
nurca si ritrovano nell’opera il “Pomarium” di G.B.
Della Porta del 1583 e “Manuale di Arboricoltura”
di G.A. Pasquale (1876).
L’Annurca è definita “la regina delle mele” soprattutto
per le caratteristiche qualitative dei suoi frutti.
Le sue virtù salutari sono legate all’alto
contenuto in vitamine (B1, B2, PP e C) e
minerali (K, Fe, P, Mn); la ricchezza di
fibre regola le funzioni intestinali, ed i-
noltre una recente ricerca dell’Università
Federico II di Napoli – Dipartimento di Scien-
za degli alimenti ha evidenziato che
l’Annurca ha un’azione gastroprotettiva
contro i danni ossidativi alle cellule epi-
teliali per la ricchezza in composti fenolici. In parole
povere la mela in questione esercita una funzione di
protezione delle pareti gastriche di notevole azione.
Ricca di fruttosio, con un tasso di cellulosa dello 0,9%,
concentrato per lo più nella buccia, esalta le qualità di-
gestive graduando l'assorbimento del glucosio ed è di
grande beneficio per i diabetici. Abbassa il colesterolo
nel sangue perchè ostacola il suo assorbimento median-
te il fitosterolo e la pectina che rendono il colesterolo
alimentare inassimilabile.
Grazie ai suoi molteplici benefici per la salute, la mela
di cui Quarto è così ricca rende onore al proverbio se-
condo cui “una mela al giorno toglie il medico di torno”.
LE NOSTRE TRADIZIONI
LA REGINA DELLE MELE Floriana Leone
Union Pacific AD 6-6-6 - di Marcello Buonaurio - 9,80 €
in vendita sul web e presso il centro Q in +
Le vicende di un uomo che sul finire del XIX secolo compie un viaggio sur-
reale sono il tema di questo bellissimo libro. L’uomo si trova catapultato in
un ambiente foriero di presagi, che incute paura e terrore, ma che si apre poi
ad un finale di salvezza e gioia eterna. Quella che viene descritta è
un’apocalisse contemporanea, un viaggio fantastico su un treno in compagni-
a del male, un treno che corre ad una velocità fuori da ogni comprensione
umana. Lo scenario al quale il malcapitato viaggiatore assisterà sarà di distru-
zione, sofferenza e morte, ma il Bene, così come le Sacre Scritture riportano,
Pagina 11 L ’Annuncio Anno II - Numero 1
IN CUCINA
MARMELLATA DI MELE ANNURCHE Floriana Leone
E' davvero semplicissimo ottenere dell'ottima marmellata con questo regale frutto.
Gli ingredienti necessari sono: 3 Kg di mele sbucciate; 2 Kg di zucchero.
Essendo il frutto di suo ricco di pectina naturale non c'è bisogno di aggiungere nessun addensante.; questo
rende, quindi, questa marmellata davvero speciale per la genuinità oltre che per la bontà.
Si procede così: Sbucciare e tagliare a pezzi le mele; riporle in una grossa pentola; ricoprirle con lo zucchero.
Se le si lascia macerare qualche ora cacceranno l'acqua in cui le si farà bollire, altrimenti le si può mettere subito
sul fuoco (moderato) aggiungendo un dito d'acqua. Quando le mele saranno belle
morbide e quasi "spappolose" si può spegnere il fuoco. Igienizzare i vasetti di vetro
bollendoli. In una zuppiera passare le mele. Io ho utilizzato sempre il passa-
pomodori ma è ottimo anche lo schiaccia patate. Non resta che riempire i vasetti
fino all'orlo e chiuderli bene. Infine bollire i vasetti per qualche minuto e riporli in
luogo fresco e asciutto.
La marmellata ottenuta può essere consumata subito e si mantiene anche per un paio di anni.
8-9 ottobre 2011
SAGRA DELLA MELA ANNURCA
sabato 8 ottobre dalle 20:00 - Apertura stand e vendita all’asta
domenica 9 ottobre dalle 20:00 - Apertura stand e concerto di musica napoletana
Parrocchia Gesù Divino Maestro - Via Marmolito, 1/A
INFO: tel/fax: 0818768526 - www.divinmaestro.it - [email protected]
Parrocchia Gesù Divino Maestro
via Marmolito, 1/a Quarto, Napoli
“L’Annuncio”
Periodico di spiritualità cristiana
Redazione
Marcello Buonaurio - Maurizio De Simone - Antonella
Amazzini
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