il notiziario agricolo n.12/2011

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Anno 60° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI ASTI COLDIRETTI Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 12 - Anno 2011. In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo 12 numero 10 ottobre 2011

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Il Notiziario Agricolo N.12/2011

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Anno

60° Periodico della FederazioneProvinciale COLDIRETTI ASTI

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12 numero 10 ottobre 2011

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REG. LEISO, 30/31 S. MARZANO O. (ASTI) - TEL. 0141 856108 FAX 0141 856103www.colombardo.com - [email protected]

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Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 Fax 0141.355.138 e-mail: [email protected] ufficiale Coldiretti Anno 60° numero 12-10 ottobre 2011*Realizzazione grafica e stampaRiflesso – S.r.l. F.lli Scaravaglio & C.Reg. Trib. di Asti n.44 del 10-8-2011 Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano ZuninoPubblicità: Impresa Verde Asti srl – Riflesso scarl Tel. 0141.380.400 – 0141.590425Abbonamento annuale: Euro 20,00*Data di chiusura del giornale

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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Som

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Cinghiali:si possonoabbattere

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Si possonochiedere

i contributi

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Le modificheper andarein pensione

Burocrazia:novità per

stalle e cantine

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Leggi & decreti:il contrattodi locazione

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Tutte le novitàdell’annatavitivinicola

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In un momento di piena crisi delle economie europee, il prossimo 12 ottobre la Com-

missione Europea si appresta a presentare la sua proposta di riforma della Politica Agricola Europea.Con quali prospettive? Lo abbia-mo chiesto al presidente della Coldiretti, Sergio Marini. Siamo un po’ preoccupati perché si prevede per l’Italia una perdita in valore nominale almeno del 5% che, soprattutto in un momento di crisi, è veramente tanto. Se poi consideriamo la perdita in termini reali siamo su un valore decisamente più alto del 5%. Naturalmente qualcosa si può an-cora fare, però è evidente che, in un momento di crisi dei consumi e di bassissima redditività, questa batosta all’agricoltura italiana, che comunque riguarderebbe anche altri paesi dell’Europa, non ce la possiamo permettere e non la possiamo sopportare.Quali sono gli spazi di manovra per l’Italia che è uno dei paesi leader dell’agricoltura europea?Ce ne sono. Dipende dalla ca-pacità che avrà tutto il nostro governo, la politica, il nostro ministro di andare a Bruxelles e trattare in quest’ultima fase con determinazione.Bisogna farlo con molta più de-terminazione rispetto al passato, anche perché noi già partiamo un po’ svantaggiati. Vale a dire che già le prime proposte di riforma danneggiano un po’ di più l’Italia rispetto agli altri paesi. Si tratta evidentemente di una misurazione indiretta di quanto è stata disat-tenta la nostra politica a livello comunitario in questa fase.Qualcosa si può recuperare, però partendo in salita la battaglia

sarà difficile.Qual è la Pac che vorremmo an-che alla luce del progetto della filiera agricola tutta italiana?Vogliamo una Pac che tuteli il Made in Italy che valorizzi la capacità dell’agricoltura italiana di produrre qualità, sicurezza ali-mentare, distintività, legame con il territorio, filiera corta, attenzio-ne ai bisogni e alle aspettative dei consumatori; ma soprattutto una Pac che, nel momento in cui le risorse vanno a calare, premi le imprese e gli imprenditori più professionali, vale a dire quei soggetti che vivono di agricoltura. E’ naturale che, nel momento in cui ci sono meno soldi, togliere risorse a chi vive esclusivamente di agricoltura significa mettere quell’azienda nelle condizioni di chiudere.In questo momento bisogna fare una scelta forte e destinare le risorse prioritariamente agli agri-coltori professionali, a quelli che fanno dell’agricoltura il proprio mestiere principale.

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“La nuova Pac premi i veri imprenditori agricoli”Il presidente Sergio Marini non nasconde le preoccupazioni per le decisioni dell’UE

Crisi,non prestiamoci al gioco di chi l’ha causatadi Sergio Marini

In queste settimane c’è un bel dibattito nel Pae-se, tutti ci esercitiamo su

quello che sembra essere il tormentone del momento, ovvero dove va l’Italia, come si salverà e, soprattutto, chi la salverà!Le stesse forze sociali sono chiamate ad un’assunzione di responsabilità insolita, si interrogano, si incontrano, propongono.Ebbene, potremmo rallegrar-ci, sembrano infatti emergere una nuova consapevolezza e senso civico che sono merce rara in un Paese come il no-stro e di cui sentivamo tutti il bisogno.Una sola preoccupazione: non è che dietro tanto pro-tagonismo si muovono anche coloro che prima la crisi l’hanno causata, lucrandoci sopra, e che oggi imparti-scono lezioni di risanamento dei conti?Intendiamoci, la situazione è pesante, eccome se lo è, ma le forze sane del Paese non si prestino al gioco.Il mandante è colpevole quanto l’assassino!

Sergio Marini, pres. nazionale Coldiretti

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Si possono chiedere i contributiPer insediamenti giovani, nuove sfide Health Chec

Sono stati aperti il 5 settembre e fino anno si potrà accedere ai bandi regionali per l’inse-

diamento di giovani agricoltori, per le nuove sfide Health Check.L’insediamento per i nuovi agricol-tori è un intervento ormai storico che in questi anni ha contribuito al rinnovamento del settore primario. I finanziamenti previsti fanno rife-rimento alla misura 112 del Piano di Sviluppo Rurale.Il sostegno all’insediamento dei giovani prevede uno stanziamento pari 6,5 milioni di euro con la pos-sibilità di adeguare e ammodernare strutturale delle nuove aziende agricole che si costituiranno. La Regione ha anche attivato la misura 121 che riguarda le nuove sfide Health Check individuate dall’Unione Europea. In un primo bando, con uno stanziamento di 7,5 milioni di euro, vengono attivate azioni di sostegno agli investimenti per la produzione lattiero caseari, con finanziamenti in conto inte-ressi. Un secondo bando mette a disposizione di 16 milioni di euro, per attivare azioni di adattamen-

to ai cambiamenti climatici e di gestione delle risorse idriche. In questo caso i finanziamenti sono in conto capitale. In entrambi i casi sono finan-ziabili opere che consentono un maggior risparmio energetico, la sistemazione dei terreni per pre-venire smottamenti ed erosione,

la realizzazione di invasi e altre opere di accumulo acqua, la razio-nalizzazione dei sistemi irrigui per ridurre le dispersioni e le perdite, i sistemi di irrigazione a basso utilizzo di acqua, il miglioramento della qualità dell’acqua.Ulteriori informazioni presso gli uffici Coldiretti.

Agenzia Riflesso, Strumenti per l’Informazione

14100 - Asti, Corso Felice Cavallotti, 88 - Tel. 0141.590425 / 0141.594016 Fax 0141.558551www.agenziariflesso.com / [email protected]

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l’informazione quotidiana

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La burocrazia frena l’agricoltura nazionaleA rischio i finanziamenti del Psr per quasi 1 miliardo di euro

Se non saranno erogati entro la fine dell’anno, gli agri-coltori italiani rischiano di

perdere quasi un miliardo (872 milioni) di finanziamenti pubblici previsti dai Piani di sviluppo rura-le (Psr) delle Regioni. E’ Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti dell’eccessivo carico burocratico che frena gli investimenti neces-sari per uscire da una difficile situazione di crisi.Il risultato - denuncia Coldiretti - è che rischiano di rimane nel cassetto 872 milioni di euro dei quali 475 di origine comunitaria da restituire a Bruxelles ed i re-stanti costituiti da fondi nazionali e regionali destinati per lo svi-luppo delle aree rurali attraverso misure per la competitività che vanno dall’ammodernamento del-le aziende agricole all’agricoltura ecocompatibile, dall’ingresso dei giovani all’agriturismo fino alla valorizzazione della biodi-versità.Ad oggi è stato speso meno di un terzo (29 per cento) dell’insieme delle risorse rese disponibili per i piani di sviluppo rurale nel pe-riodo 2007/2013, secondo i dati della “Rete Rurale Nazionale” aggiornati al 31 agosto 2011. Tra le Regioni in maggiore ritardo si segnalano Basilicata, Molise, Ca-labria, e Sicilia mentre al contrario confermano una buona capaci-tà di spesa le Regioni Marche, Umbria, Valle D’Aosta, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e le Provincie Autonome di Bolzano e Trento.Ad essere sotto accusa per i ritardi è certamente l’eccessivo carico burocratico richiesto alle imprese agricole al momento della presentazione delle istanze per accedere alle misure che poi

si riverbera sulla pubblica ammi-nistrazione chiamata a valutare le domande ed i documenti allegati ed ad erogare le somme. Non meno importante è il sistema di gestione delle domande di accesso alle misure PSR, con procedure pubbliche in alcuni casi farraginose e complesse.Occorre aumentare il numero dei bandi di accesso alle misure PSR da parte delle regioni, adottando il cosiddetto “Bando aperto” os-sia la possibilità di presentare le domande in qualsiasi momento dell’anno da parte delle imprese agricole, evitando l’effetto con-centrazione oltre a semplificare le procedure amministrative di gestione delle domande ed il carico burocratico per le imprese agricole.Ma in questa situazione è im-portante anche privilegiare gli investimenti che possono essere realizzati velocemente, recu-perando così nell’avanzamento della spesa. Tra questi – con-tinua Coldiretti - è compresa l’aumento della dotazione della misura di accesso dei giovani in agricoltura che consente un certo automatismo nella spesa e tutti quegli investimenti aziendali

che permettono di realizzare la filiera corta, come ad esempio gli investimenti per la vendita diretta dei prodotti agricoli o dei piccoli macchinari per la trasformazione in azienda dei prodotti agricoli. Con questi obiettivi è importante l’azione di coordinamento dell’at-tività delle Regioni promossa dal ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Saverio Romano.“Per quanto riguarda la nostra regione – sottolinea Antonio Ciotta, direttore provinciale Coldi-retti - auspichiamo possa ancora migliorare la performance, acce-lerando i tempi di liquidazione delle pratiche. L’obbiettivo però non può essere solo quantita-tivo, cioè di spendere tutta la dotazione, ma deve puntare a migliorare l’aspetto qualitativo, indirizzando al meglio le varie misure del piano”.“Si deve far crescere la spesa sulla base delle reali esigenze delle imprese agricole – rileva Maurizio Soave, presidente provinciale Coldiretti -. Il Psr, ad esempio, deve essere maggior-mente premiante nei confronti delle iniziative di mercato e sulla strada dell’innovazione”.

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Due importanti novità per stalle e cantineAccolte le richieste di “sburocratizzazione” avanzate da Coldiretti

Ad inizio ottobre due im-portanti provvedimenti hanno sorriso al settore

primario. Dopo anni di impegno da parte di Coldiretti, sono sta-ti raggiunti due obbiettivi per sgravare le imprese agricole da pesanti impegni burocratici. Uno riguarda la semplificazione del settore vitivinicolo, attraver-so il reimpiego agronomico dei sottoprodotti della vinificazione. L’altro la riduzione dei vincoli burocratici e tecnici previsti dalla normativa sui nitrati.Entrambi i provvedimenti vanno in soccorso a due settori fondamentali per l’economia agricola piemontese, consentendo alle cantine vinicole e alle stalle di guardare al futuro con maggiore serenità.Ma vediamo nel dettaglio le nuove prospettive:

IMPIEGO ALTERNATIVO DEI SOTTOPRODOTTI DI CANTI-NAOttenuta da Coldiretti la possibi-lità di avviare ad utilizzi alternativi i sottoprodotti della vinificazione, tra cui il reimpiego agronomico, ora la Regione Piemonte ha con-sentito, già da questa campagna, la possibilità per le aziende di cumulare - intanto che si pro-cede con le fermentazioni - i sottoprodotti in terreni idonei e sufficientemente distanti dalla cantina, posticipando le opera-zioni di spandimento nei giorni successivi alla vinificazione, quando si ha più tempo. Durante il periodo vendemmiale le imprese, oberate dai lavori di raccolta, trasporto e vinificazione erano infatti troppo impegnate per poter organizzare lo span-dimento definitivo dei sottopro-dotti sui terreni. In particolare

improvvisi mutamenti climatici, accompagnati da piogge persi-stenti, non consentivano talvolta di rispettare rigorosamente le date delle comunicazioni buro-cratiche e potevano provocare inutili sanzioni.Ora l’eliminazione dei sottoprodotti può avvenire in più giorni (secondo la normale quotidianità delle operazioni di vinificazione), indicando un piano temporale definito di ritiro/con-segna/reimpiego, precisandone il giorno di inizio e di termine. Coldiretti ha anche proposto ulteriori miglioramenti al Mini-stero, chiedendo di poter elevare l’attuale limite massimo (15 q/ha) di apporto ammesso in sede di spandimento.

DEROGA SUI LIMITIDI APPORTO DI AZOTOAI TERRENIL’Unione Europea ha approvato una deroga per l’Italia sui limiti previsti dalla direttiva nitrati. Si apre così la strada ad una

revisione delle zone vulnera-bili necessaria per salvare le stalle italiane. In determinate condizioni, ora è consentito il superamento del limite massimo di 170 chili di azoto per ettaro di origine organica, fino ad un limite di 250 chili. L’avvio della collaborazione tra Ministero delle Politiche Agricole e l’ISPRA (Isti-tuto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), a seguito del recente accordo raggiunto in Conferenza Stato Regioni, potrà ora ragionare sull’aggiornamento della delimitazione territoriale sottoposta a vincolo e su una revisione più complessiva degli adempimenti previsti a carico delle imprese agricole. Si tratta anche di un’esigenza per distribuire il peso dei vincoli in misura proporzionale tra le diverse fonti di inquinamento a partire dalla depurazione civile e gli inquinamenti industriali re-sponsabili, in prevalenza, dell’im-patto ambientale dell’azoto.

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Tutti coloro che effettuano la vendita diretta di orto-frutta sui mercati rionali e

comunali sono tenuti a posse-dere e aggiornare il manuale di autocontrollo igienico-sanitario (HACCP), in assenza del qua-le vengono applicate pesanti sanzioni.Tutti gli interessati possono rivolgersi al servizio specia-listico in Coldiretti Asti, tel. 0141-380439.

Mercati rionaliObbligatorio il manuale Haccp

Dal prossimo 1° novembre scatta l’obbligo per i produttori di latte bo-

vino di indicare sul registro di consegna del latte “le date dei prelievi, il nome, il cognome, il ruolo e la firma del soggetto che effettua i prelievi”. Lo prevede un Decreto del Mipaaf, del 19 aprile 2011 “Mo-difiche al D.M. 31 luglio 2003 recante modalità di attuazione della legge n.30 maggio 2003, n.119, concernente il prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari”, pubblicato sul la

Gazzetta n. 153 del 4/07/2011. Per la modulistica rivolgersi agli uffici Coldiretti.

Registro di consegna del latte bovinoDal 1° novembre occorrono le generalità di chi effettua i prelievi

L’acquisto di prodotti locali è utile e l’Unione europea dovreb-be contribuire a promuovere la loro disponibilità e introdurre una adeguata etichettatura per identificarli.E’ quanto chiede il 90% degli europei, secondo l’ultimo son-daggio Eurobarometro.Interrogati in merito alla Poli-tica agricola comune, i citta-dini dell’Ue si sono espressi anche a favore del concetto di rafforzare il legame tra i paga-menti della Pac e la protezione dell’ambiente (44% Ue e 41% Italia degli intervistati) e hanno riconosciuto il particolare con-tributo che le piccole aziende apportano alle popolazioni ru-rali (44% Ue e 41% Italia) e la loro importanza per l’economia rurale (44% Ue e 42% Italia) e la necessità di ammodernamento (38% Ue e 22% in Italia). Tutti validi motivi per sostenere le piccole aziende e per gli inve-stimenti. Quasi la metà dei cittadini dell’Unione europea (47% Ue e 44% Italia) è anche a favore di un tetto massimo per gli aiuti. La grande maggioranza degli intervistati (62% Ue e 64% Italia) ritiene anche che i nomi dei beneficiari e gli importi che ricevono dovrebbe essere di dominio pubblico e accessibile a tutti.

Il 90% degli europeisostiene l’etichetta

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Èstato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della manovra di Ferragosto, il

decreto legge 138 sull’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva al 21%.Un’immediata applicazione, dun-que, con l’entrata in vigore da sabato 17 settembre 2011. Per determinare l’aliquota Iva applicabile (20% o 21%) alle cessioni di beni mobili o immobili o alle prestazioni di servizi, si dovrà prestare particolare atten-zione al momento fiscalmente rilevante dell’operazione. Solo se questo cadrà dopo l’entrata in vigore della modifica, quindi il 17 settembre 2011, si applicherà l’aliquota Iva del 21%.In agricoltura il principale prodot-to toccato dalla variazione dell’Iva è il vino ma anche le prestazioni di servizi conto terzi.Restano invariate le aliquote Iva del 10% e del 4%.Gli effetti dell’aumento dell’Iva dal 20 al 21% si faranno sentire su un settore come quello viti-vinicolo, che è una voce di pri-maria importanza per l’economia piemontese. “I numeri parlano da soli: - sottolineano Paolo Rovellotti e Bruno Rivarossa, rispettivamente presidente e di-rettore di Coldiretti Piemonte - le oltre ventimila aziende vitivinico-le presenti sul territorio danno

lavoro a 60 mila addetti, senza contare l’indotto. La produzione regionale è di circa 3 milioni di ettolitri di vino per un valore che oltrepassa i 500 milioni di euro all’anno”. “L’incremento dell’Iva – spiega Maurizio Soave, presidente provinciale Coldiretti - per il settore vitivinicolo rappresenta un importo di quasi 5 milioni di euro. Si va a colpire un bene di consumo quotidiano, che fa parte della dieta mediterranea e nulla a che vedere con i generi alimentari cosiddetti di lusso e i superalcoo-lici. Il rischio per la vitivinicoltura piemontese è quello di pagare un conto davvero salato”.Conclude Rivarossa: “Tutto ciò si aggiunge al fatto che il settore soffre già da tempo delle campa-gne denigratorie ingiustificate che

mettono il vino sullo stesso piano dei superalcoolici, dimenticando che fa parte della nostra cultura e che un uso consapevole ha effetti benefici sulla salute”.Inoltre l’entrata in vigore dell’au-mento di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto su molti beni a partire dalla ben-zina, provocherà un ulteriore au-mento dell’inflazione immediato, a partire da questo settembre, dopo che ad agosto è già stato raggiunto il massimo dall’ottobre 2008. In Italia l`86 per cento dei trasporti commerciali avviene su gomma, inevitabilmente gli effetti del caro benzina si ripercuoteranno sugli alimentari, infatti ogni pasto - sottolinea la Coldiretti - percorre in media quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole.

Vino: preoccupa l’aumento dell’IvaDal 17 settembre le aliquote sono passate al 21%

Via C. Botta, 4 - 14015San Damiano d’Asti

Tel. & Fax 0141.975146cell. 336.253369

S. DamianoCisternaCelle EnomondoFerrere

Paolo Rovellotti, pres. Coldiretti PiemonteMaurizio Soave, pres. Coldiretti Asti

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L’apposita “Commissione Prezzi” riunitasi in settimana alla Camera di Commercio

di Asti ha comunicato le prime quotazioni ufficiali delle uve. Le rese produttive risultano più contenute rispetto all’anno pre-cedente ed i prezzi registrati in apertura di vendemmia sono risul-tati in aumento nei confronti della vendemmia 2010.Moscato e Brachetto, natural-mente, hanno già archiviato la vendemmia e ottenuto un signifi-cativo aumento di prezzo con gli accordi interprofessionali.Anche la Barbera, l’uva più prodotta in Piemonte, fa registrate prezzi in ascesa, soprattutto per le uve di-radate e selezionate, con le prime indicazioni fino 80 centesime al chilogrammo.In ogni caso gli aumenti dei prezzi delle barbere si attesterebbero almeno di 10 centesimi oltre le quotazioni dell’anno passato.Le uve Grignolino si attestato ad euro 0,55-0,80 al Kg. In linea il valore delle uve Malvasia (euro

0,50- 0,70), Freisa ( euro 0,45-0,65) e Bonarda (euro 0,80-1,00). Per il Ruchè la quotazione massima arriva a euro 1,10/kg. Per quanto riguarda le uve bianche ormai vendemmiate, le Chardonnay sono quotate da 0,60 e 0,70 euro/kg.,

mentre le Cortese hanno oscillato da 0,30 a 0,45 euro/kg. Per l’Alta Langa è stato invece definito un accordo tra i produttori e le ditte aderenti al Consorzio Alta Langa che prevede una quotazione mas-sima di euro 1,10/kg.

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Mercuriali delle uve in crescitaFinalmente in ascesa “le barbere”

L’aumento dell’Iva, l’Impo-sta sul valore aggiunto, scattato il 17 settembre

influenza anche altri prodotti agricoli. Il rincaro dal 20 al 21 per cento dell’aliquota riguarderà, anche i succhi di frutta e alimenti pregiati come i tartufi e pro-dotti come il propoli, la lana e il sughero.Non cambia nulla, invece, per la gran parte dei prodotti ali-mentari e delle bevande di largo consumo sui quali l’imposta

di valore aggiunto è del 4 per cento e pertanto non vengono toccati dalla manovra.

Penalizzati vini, tartufi, propolie succhi di frutta

L ’Italia perde il primato mondiale nella produzio-ne di vino per effetto del

caldo torrido di fine estate e la prolungata assenza di pioggia che hanno tagliato drasticamente le stime per la vendemmia 2011 al minimo storico di 42 milioni di ettolitri, oltre il 10 per cento in meno rispetto allo scorso anno. E’ l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea. La produ-zione di vino nel 2011 sembra dunque destinata a raggiungere

il livello più basso di sempre, ad-dirittura inferiore ai 42,5 milioni di ettolitri del 2007. La produzione è in calo in tutte le regioni con punte del 20 per cento in Sicilia e Basilicata mentre sembra au-mentare solo in Valle d’Aosta, Liguria e Sardegna.Si tratta del risultato del tempo anomalo di settembre, dopo un agosto che si è classificato al decimo posto tra i più caldi degli ultimi duecento anni e che inoltre con il 73 per cento di precipita-

zioni in meno rispetto alla media si attesta all’ottavo posto tra i mesi più asciutti dal 1800.Se da punto di vista quantitati-vo l’Italia è destinata a perdere abbondantemente il primato mondiale della produzione a vantaggio della Francia dove si stima una vendemmia sui 47,9 milioni di ettolitri, le previsioni sono molto incoraggianti dal punto di vista qualitativo grazie in generale ad una buona condi-zione delle uve.

Uva: il caldo riduce la produzioneL’Italia perde il primato a favore della Francia

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Come hanno sempre sot-tolineato i più grandi enologi della storia, la

qualità dei vini si decide sem-pre nei vigneti, nel senso che una attenta valutazione delle uve a disposizione sono l’unica certezza di quanto occorra fare nelle cantine.Partendo da questa considera-zione, il Centro studi vini del Pie-monte (con sede a San Damiano d’Asti) ha compiuto una precisa analisi delle caratteristiche del-le uve della vendemmia 2011. “Abbiamo effettuato – sottolinea Secondo Rabbione, responsa-bile del Centro Studi - migliaia di analisi ed interpretato le co-siddette “curve di maturazione. L’elemento caratterizzante della vendemmia è senz’altro la pre-coce maturazione delle uve”.E’ così che il Centro di San Da-miano ha elaborato una precisa strategia di come i cantinieri dovranno agire nella fase della vinificazione per ottenere vini di altissima qualità. Un lavoro analitico e uno studio appro-fondito ora a disposizione di tutti i vignaioli, gli enologi e i tecnici del settore vitivinicolo. Di seguito, riassumiamo le prin-cipali considerazioni elaborate grazie al Centro studi vini del Piemonte.

Il decorso della maturazione è stato caratterizzato da elevate temperature che hanno condizio-nato in misura diversa l’evoluzione dei costituenti dell’uva.Per quanto riguarda il quadro acido ed in particolare l’acido malico, la sua concentrazione è diminuita costantemente nel corso della maturazione in quanto la sua mi-grazione verso l’acino non è stata compensata dalla combustione

respiratoria. Per questo, sui vitigni a maturazione precoce si è regi-strata una presenza di acido ma-lico sensibilmente ridotta rispetto ai valori rilevati con le curve di maturazione degli anni scorsi. Le elevate temperature di fine ago-sto hanno anche condizionato la concentrazione di acido tartarico, l’acido organico più forte e più dissociato nel mosto, anch’esso presente in misura sensibilmente ridotta rispetto alla normalità.Una considerazione anche va fatta sull’accumulo dei composti fenolici e sulla maturità fenolica, molto condizionata dalle scelte colturali e dallo stato di maturazione.Essa si verifica generalmente quando il contenuto totale di poli-fenoli è elevato e la loro estraibilità e capacità di diffusione nel mosto e nel vino risulta ottimale, in dipen-denza del livello di degradazione raggiunto dalle cellule delle bucce che si ottiene nella fase di leggera surmaturazione delle uve. I tannini estratti risultano dolci, non aggres-sivi ed amari, per l’aumento del loro grado di polimerizzazione.Gli, antociani, pigmenti rossi dell’uva, vengono maggiormente sintetizzati in condizioni di tem-peratura ed umidità normali (sono favorevoli le escursioni termiche tra il giorno e la notte), mentre possono essere condizionati negativamente da situazioni di elevata vigoria della pianta, da temperature e luminosità troppo elevate e stress idrici.Pertanto, considerando il decorso stagionale particolarmente caldo e siccitoso, occorrerà prestare particolare attenzione alla gestione del colore in vinificazione.Anche una corretta presenza di azoto può condizionare l’evoluzio-ne delle fermentazioni e la qualità dei mosti e dei vini ottenuti.

I mosti contengono una percentua-le alquanto variabile di azoto totale sotto varie forme (ammoniacale, amminica, peptidica, ecc...). Le uve provenienti da vigneti inerbiti sono generalmente più povere di azoto mentre quelle provenienti da vigneti lavorati sono mediamente due volte più ricche.L’azoto ammoniacale è la forma più facilmente assimilabile dai lieviti; esso scompare rapida-mente nella fase di proliferazione dei lieviti prima dell’inizio della fermentazione alcolica. Questo succede specialmente nelle annate migliori, in presenza di una buona maturazione. Difatti, quest’anno, in presenza di uve molto mature, si denota una carenza di APA nei mosti, e ciò dovrà essere atten-tamente considerato nella fase di vinificazione, al fine di poter inter-venire con la nutrizione azotata dei lieviti nel momento più opportuno.Come sempre in cantina occorrerà gestire al meglio le potenzialità espresse in vigneto.Difatti la vendemmia si è pre-sentata complessivamente buo-na, di qualità ottima, regalando sicuramente ai produttori e ai consumatori le soddisfazioni che si meritano.

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Che vini avremo quest’anno?La qualità si fa in vigneto, cosa sta accadendo in cantina

La precoce maturazione delle uve, è la caratteristi-ca principale dell’annata.Il Centro Studi Vini del Piemonte, con sede a San Damiano d’Asti, ha elaborato le strategie di vinificazione per ottenere prodotti di alta qualità.

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Con il 2011 siamo al 33° anno di accordo per le uve Asti spumante e Moscato

d’Asti. La trattativa ha, come sempre, attraversato momenti di tensione tra le parti, ma ancora una volta il compromesso è stato rag-giunto prima della vendemmia, il 10 agosto, con la mediazione dell’Assessore regionale all’agri-coltura Claudio Sacchetto. In pochi anni si è passati da dover gestire i problemi (si ricorderanno le riduzioni delle rese e gli stoc-caggi), al dover governare una situazione di mercato che negli ultimi anni è caratterizzato da una crescita della domanda. E’ infatti necessario rispondere alle crescenti richieste del mercato con un’offerta adeguata, quanto calibrata per evitare oscillazioni eccessive e mantenere nel tempo le condizioni favorevoli. Occorre monitorare con attenzione e co-stanza. La stabilità avvantaggia tutti, da chi produce l’uva, a chi la trasforma, a chi vende nel mondo intero i 100 milioni di bottiglie.“Oggi il mercato è in forte cresci-ta (nei primi 6 mesi del 2011 si registra un + 25% sull’Asti e ad-dirittura un + 35% sul Moscato), tanto che il fenomeno è definito ”moscato mania”. L’elevato standard qualitativo dell’ uva moscato è tale da poter assicurare le esigenze del merca-to dando continuità all’importante risorsa in termini di economia e di occupazione” dichiarano Paolo Rovellotti e Bruno Rivarossa – presidente e direttore di Coldiretti Piemonte.“L’intesa 2011, evidenzia Maurizio Soave componente di giunta di

Coldiretti Piemonte con delega al settore vitivinicolo dal pre-sidente Rovellotti, ha visto un adeguamento del prezzo delle uve (anche se le richieste di parte agricola erano superiori), raggiungendo la quota di un euro al chilogrammo. Non secondaria per il viticoltore l’aumento della resa a 115 quintali per ettaro per la quota DOCG, riducendo di conseguenza la frazione di supero, poco remunerativa, a soli 5 quintali contro i 15 del 2010 e i 35 di pochi anni prima. Una tangibile valorizzazione e tutela del prodotto che va vista positivamente”.Il mantenimento del prezzo delle

uve, secondo Coldiretti Piemonte, deve tradursi in un altrettanto stabile prezzo della bottiglia af-finché le nuove quote di mercato possano consolidarsi e, anche per le prossime vendemmie possa ripetersi l’attuale resa. L’Accordo, insieme al nuovo di-sciplinare prevede la possibilità di intervenire in modo flessibile, aumentando o riducendo la riven-dicazione, a seconda dei volumi che si troveranno in giacenza presso le cantine di anno in anno. Se questi scenderanno o saliran-no di oltre 200/240 mila ettolitri, la resa sarà aumentata o ridotta per tenere sempre agganciate domanda e offerta.

Moscato: accordo sofferto ma il mercato tiraLa vendemmia: è anticipata, ottima per qualità ed equilibrata in quantità

I “numeri” dell’accordo per le uve Asti DOCG 2011:

- Resa DOCG: 115 q/ ettaro - Resa complessiva: 120 q/ettaro- Superi non DOCG 5 q/ha a prezzo non determinato - Prezzo uve DOCG: euro 1004 alla tonnellata comprensivo della trattenuta (netti al pro-duttore 1 euro /Kg) - Contributo per gestione e

promozione: 7 euro a tonnellata (4 euro/tonnellata verranno trattenuti dalla parte indu-striale e versati all’apposito fondo della parte agricola; 3 euro/tonnellata versati dalla Regione)- Attese oltre 20 milioni di bot-tiglie di Moscato d’Asti e oltre 80 milioni di Asti spumante

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I diritti di impianto nel settore vitivinicolo non devono essere aboliti. Già 12 Stati membri

dell’Unione Europea – Austria, Cipro, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Repub-blica ceca, Slovacchia, Spagna, Romania e Ungheria – si sono espressi in questo senso e recente-mente anche i Presidenti del Copa e della Cogeca hanno invitato i Ministri dell’Ue a sollecitare la Commissione Europea perché ne proponga il mantenimento. Le loro motivazioni sostanzialmen-

te si basano sulla difesa della qua-lità dei vini europei, configurando uno scenario in cui l’abolizione dei diritti di impianto porterebbe gravi distorsioni tra aree insieme a una crescita della viticoltura industriale, con ricadute negative anche sul reddito degli agricoltori del settore, stagnate ormai da anni.Coldiretti ha condiviso la battaglia per il mantenimento del sistema dei diritti di impianto dei vigneti, ma rispetto al Copa Cogeca porta ulteriori motivazioni. Riteniamo che l’attuale normativa comuni-

taria (Ocm Vino) sia fortemente penalizzante per le aree vocate e tradizionali dell’Europa mediter-ranea; il mantenimento dei diritti contribuirebbe a mantenere in equilibrio il vigneto Ue, sfavorendo la delocalizzazione verso le aree del nord e dell’est Europa. Una eventuale negoziazione verso la liberalizzazione potrebbe essere appoggiata, secondo Coldiretti, esclusivamente eliminando la pos-sibilità di utilizzare le zucchero per aumentare la gradazione dei vini prodotti nelle aree meno vocate.

Per 60 comuni del sud Pie-monte non è certo secon-dario per l’economia la

coltivazione delle uve Brachetto. In tutto 1.200 ettari di vigneto che dopo anni di restrizioni, finalmente, quest’anno, con l’accordo inter-professionale (siglato l’11 agosto con la mediazione dell’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto) garantiscono segnali di ripresa. La resa produttiva fis-sata per il Brachetto d’Acqui Docg tipologia spumante, pur rimanendo invariata rispetto alla precedente vendemmia (45 quintali per etta-ro), ha usufruito fino a ulteriori 5 quintali ad ettaro contando nella crescita delle vendite. Analogo provvedimento per il “tappo raso Docg” la cui resa produttiva ha potuto raggiungere i 58 Q.li/Ha. La tipologia Piemonte ha visto ri-

toccata la resa da 53 a 55 quintali per ettaro.I prezzi delle uve Docg e Doc sono rimasti invariati (rispettivamente a 1,4458 e 1,2838 € al chilogram-mo). “Ma la grande novità dell’Accor-do di quest’anno, dicono Paolo Rovellotti e Bruno Rivarossa rispettivamente presidente e di-rettore di Coldiretti Piemonte, è stata la fissazione del prezzo delle uve Brachetto destinate alla pro-duzione di vino aromatico a 33,5 centesimi al Kg.”“Questo è un segnale di rinnova-mento e di trasparenza – sottolinea Maurizio Soave, componente della giunta esecutiva di Coldiretti Piemonte e delegato dal presiden-te Paolo Rovellotti per il settore vitivinicolo – in quanto, per la prima volta, si va a regolamentare

il prezzo del prodotto fuori deno-minazione. Inoltre, con l’Accordo 2011 i viticoltori ricaveranno alme-no 400 euro in più da ogni ettaro di vigneto. Un segnale importante che permetterà di guardare al fu-turo con più serenità”.Con l’accordo 2011, vi è anche la prospettiva di un ulteriore aumento dei ricavi per i viticoltori,qualora le condizioni di mercato fossero favorevoli.

No all’abolizione dei diritti di impianto12 Stati Ue sono contrari e vogliono difendere la qualità del vino

Brachetto: segnali di ottimismoDopo anni, l’accordo sulle uve garantisce una ripresa

Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti Piemonte

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Ormai è un appuntamento fisso quello della Douja d’Or con i produttori di Coldiretti

e Campagna Amica.Centinaia di piatti tipici abbinati con i vini selezionati dal “Centro Studi Vini del Piemonte” di San Damiano d’Asti, sono stati distri-buiti nell’apposito spazio riservato alle associazioni. Sono state due le serate “firmate” Coldiretti, con degustazioni ed intrattenimenti musicali per i visitatori:Lunedì 12 settembre sono stati serviti gli gnocchetti alla carbonara di verdure Km0, sabato 17 la pe-peronata e la salsiccia con polenta arrostita sulla brace. In entrambe le serate i dolci sono stati accompa-gnati dal Moscato d’Asti Docg.Molto affollato anche lo stand Col-diretti di questa 45a edizione del salone nazionale di vini selezionati “Douja d’Or” per la prima volta nel palazzo Enofila in corso Felice Ca-vallotti, proprio di fronte agli uffici provinciali Coldiretti.

Affollate le serate Coldiretti alla DoujaDue serate di successo con centinaia di piatti tipici serviti

Con le “Tinche in carpio-ne”, la pro loco di Cella-rengo si è aggiudicata la

decima edizione del Concorso “Garantiamo l’Origine” istituito da Coldiretti Asti in collaborazio-ne con Fondazione Campagna Amica, nell’ambito del Festival delle Sagre Astigiane.Il premio, di mille euro, intende valorizzare lo sforzo compiuto negli anni dalle pro loco astigiane per dare risalto al territorio e ai suoi prodotti di eccellenza. La giuria di esperti nominata per

l’occasione, ha analizzato con attenzione i piatti concorrenti al premio, riscontrandone in ogni caso la buona tracciabilità e qua-lità delle materie prime utilizzate nella preparazione. Nel caso del piatto proposto dalla pro loco di Cellarengo, in particolare sono state valutate con il massimo dei giudizi, la fedeltà di partecipa-zione negli anni, la completezza della documentazione presen-tata al concorso e, soprattutto, i contenuti espressi nel dossier di presentazione con particolari

A Cellarengo il premio Garantiamo l’OrigineAlla pro loco i 1000 € elargiti da Coldiretti al Festival delle Sagre Astigiane

Tinche in carpione alle Sagre di Asti 2011

Lo Stand Coldiretti in Douja

Il punto di distribuzione delle degustazioni

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Salsiccia in provetta?No, grazie! L’idea di produrre artificialmente la carne in

laboratorio non piace alla mag-gioranza degli italiani, secondo un’analisi di Coldiretti relativa all’ultima indagine di Eurobaro-metro sulle opinioni dei cittadini in merito all’applicazione di nuove tecnologie ai prodotti alimentari.E se il 73 per cento degli intervistati boccia senza appello la novità, la Coldiretti non esita a definire allucinanti le prospettive aperte dalle sperimentazioni in corso per la produzione di carne artificiale in laboratorio da parte di un gruppo di scienziati olandesi per ottenere entro sei mesi la prima salsiccia ed entro un anno il primo ham-burger artificiale dal costo iniziale di 250mila euro, con l’utilizzo di cellule staminali. I risultati ottenuti sino ad oggi hanno visto la produzione di strisce di tessuto lunghe 2,5 centimetri e larghe meno di 1 centimetro di consistenza molliccia e di colore grigio perche non c’è sangue L’Italia, con un consumo di car-ne di oltre 92 chilogrammi per persona, di cui circa un terzo

importati dall’estero, è un Paese particolarmente interessato ai ri-sultati di queste sperimentazioni che vengono spacciate come una opportunità per evitare l’alleva-mento in stalla degli animali e la loro successiva macellazione, ma anche come una necessità per evitare problemi ambientali di smaltimento. “Come hanno dimostrato le espe-rienze del passato a partire dalla mucca pazza (Bse) - ricorda la Coldiretti -, le innovazioni in un settore come quello alimentare particolarmente esposto ai rischi per la salute deve percorrere la strada della naturalità e della sicurezza ma soprattutto deve confrontarsi con i rilevanti problemi di natura etica che pongono le nuove tecniche. Per l’agroalimen-tare italiano che fonda il proprio valore sull’identità e sulla specifi-cità produttiva una ragione in più è rappresentata dall’esigenza di difendersi da modelli alimentari fondati sulla standardizzazione e sull’omologazione che organismi geneticamente modificati, clona-zione e per ultimo le bistecche artificiali promuovono”.

No alla salsiccia in provettaColdiretti e gli italiani bocciano gli esperimenti olandesi

riferimenti alla filiera corta.“Sono molto soddisfatto del livello delle proposte gastro-nomiche in gara – ha affermato il presidente di Coldiretti Asti, Maurizio Soave – non è stato semplice individuare un vincito-re, a riprova del fatto che tutte le pro loco si impegnano costan-temente per impiegare materie prime del nostro territorio, ac-curatamente selezionate”.“Quest’anno poi – sottolinea Soave – il nostro compito per individuare un vincitore è stato particolarmente impegnativo: le proposte gastronomiche sono state tutte di ottimo livello e le documentazioni presentateci dalle pro loco partecipanti al concorso per certificare l’ori-gine delle materie prime, sono state molto curate e dettagliate, a dimostrazione dell’altissimo livello qualitativo raggiunto dalla manifestazione. Complimenti, dunque, ai presidenti delle pro loco e ai tanti volontari, per il prezioso lavoro svolto anche a favore della promozione dei prodotti tipici della nostra agri-coltura”.Le premiazioni del Festival delle Sagre, come da tradizione, si terranno quest’inverno alla Ca-mera di Commercio di Asti con una celebrazione ufficiale.

Albo d’orodel concorso

2002: Moncalvo2003: Isola d’Asti2004: Cessole2005: Cellarengo2006: Moncalvo2007: Castagnole Monferrato2008: San Damiano d’Asti2009: Azzano2010: Villafranca d’Asti2011: Cellarengo

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Con un’apposita delibera di giunta, la Provincia di Asti ha autorizzato i

proprietari o conduttori di fondi agricoli ad esercitare l’autodifesa per il contenimento dei cinghiali e la salvaguardia delle colture. Dopo anni di danni arrecati alle colture agricole da questi animali ed interminabili discussioni per la scarsa efficacia delle squadre organizzate dai cacciatori per il controllo della specie, le pressio-ni di Coldiretti hanno portato la Provincia ad attuare l’importante provvedimento.Presentando apposita richiesta di autorizzazione, gli agricoltori in possesso di regolare licenza per l’esercizio venatorio, potran-no dunque procedere, all’inter-no dei terreni di proprietà o di conduzione, all’eliminazione dei cinghiali attraverso la tecnica dell’autodifesa.Gli animali abbattuti potranno essere trattenuti dagli agricoltori esclusivamente per l’autoconsu-mo, provvedendo alla tempestiva macellazione e al prelievo di campioni da inviare all’autorità sanitaria.Per ora l’autorizzazione della Provincia è a titolo sperimentale, ma sicuramente è destinata a sollevare un certo clamore per-ché interviene su una materia che da anni viene considerata esclusiva di una cerchia ristretta di cacciatori. In realtà, come sot-tolinea Antonio Ciotta, direttore Coldiretti Asti, il provvedimento riallinea alla legislazione vigente quella che era diventata un’ano-malia: “Le cosiddette squadre di “cinghialisti”, si sono suddivise il territorio escludendo la possibilità agli altri cacciatori di intervenire nelle loro zone, per altro la legge

affida al cacciatore il compito di attuazione dei piani di con-tenimento delle specie proprio a salvaguardia delle colture e al mantenimento dei giusti equilibri numerici della fauna.Possiamo quindi dire che l’eserci-zio dell’attività venatoria viene in subordine allo status di proprie-tario o conduttore dei fondi.La nostra impressione è poi sempre stata che tali squadre, formate da un numero molto limitato di cacciatori, potessero agire per convenienza, abbatten-do ogni anno un numero esiguo di capi, al fine di far proliferare la specie piuttosto che attivarne l’effettivo contenimento”.La delibera provinciale puntualiz-za anche che il provvedimento ha come obbiettivo “quello di allon-tanare i cinghiali dalle colture” ed è quindi “vietato il foraggiamento dei cinghiali in quanto lo stesso avrebbe l’effetto di attirare altri animali” sui fondi.Da anni gli agricoltori lamenta-no danni smisurati alle colture causati dagli ungulati, per altro non esiste un’effettiva rintrac-ciabilità degli animali abbattuti e poi venduti nel circuito della ristorazione. Soddisfatto dell’iniziativa il presi-dente provinciale Coldiretti, Mau-rizio Soave: “Un provvedimento che raggiunge subito l’obbiettivo di rimette in equilibrio gli stessi rapporti fra i cacciatori; da sem-pre le squadre per le battute ai cinghiali hanno suscitato le ira dei cacciatori esclusi, tanto più dei cacciatori proprietari di fondi e agricoltori.L’obbiettivo principale del prov-vedimento è comunque quello di puntare a rimettere in equilibrio la fauna presente sui fondi agricoli,

attraverso gli abbattimenti in au-todifesa. Infatti nessuno meglio di chi vive con il lavoro dei campi, può essere in grado di mantenere una presenza di animali adatta all’equilibrio naturale.Di per sé, contrariamente a quan-to talvolta si sente dire, nessun animale è nocivo: basta mante-nerne una densità adeguata al territorio”.Le richieste di autorizzazione agli interventi in autodifesa da danni causati dall’ungulato cinghiale devono essere presentate alla Provincia di Asti, Ufficio Caccia, piazza San Martino 11 Asti.

Gli uffici Coldiretti sono a dispo-sizione per compilare le richieste di autorizzazione.

Cinghiali: tutti possono cacciarliLa Provincia concede agli agricoltori l’autodifesa per salvaguardare le colture

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Antonio Ciotta, direttore prov. Coldiretti

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Ecco cosa cambia per le pensioniSalve le “minime”, rivalutazioni solo per le più alte, donne verso i 65 anni

Pensioni delle donne verso i 65 anni dal 2014. Il blocco della rivalutazione delle

pensioni ci sarà ma solo per quelle più alte, salve le minime. Si potrà continuare ad andare in pensione con 40 anni di contri-buti, indipendentemente dall’età anagrafica, ma con un ulteriore posticipo del pensionamento. Salvi il servizio militare e gli anni di università riscattati. Sono alcune delle principali novità sulle pensioni contenute nella manovra economica recen-temente adottata dal Governo. La prima modifica riguarda l’età per la pensione di vecchiaia delle lavoratrici del settore privato, dipendenti e autonome, attual-mente fissata a 60 anni. Dal 2014, infatti, inizierà un percorso che gradualmente porterà l’età pensionabile delle donne a 65 anni, così come per gli uomini. Si parte dal 2014 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2026 con l’ultimo scaglione. Per le dipendenti pubbliche, invece, i 65 anni sono necessari già dal prossimo 1° gennaio, per effetto della manovra finanziaria dello scorso anno.Occorre, inoltre, tener conto che tale incremento dovrà tener conto anche del meccanismo di adeguamento automatico legato agli andamenti demografici che scatterà dal 2013,anziché dal 2015.

Anticipo al 2013 dell’adegua-mento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita.Viene anticipato, infatti, al 2013, il nuovo sistema che comporta la modifica degli attuali requisiti di età previsti per la pensio-ne, in funzione dell’incremento dell’aspettativa di vita rilevata dall’Istat (cfr. ns articolo del

13/09/2010). Come si ricorderà saranno passi-bili di revisione, sia per i lavoratori dipendenti che autonomi:- l’età pensionabile di vecchia-ia sia per gli uomini che per le donne;- i requisiti di età per il pensio-namento di anzianità conseguito con il sistema delle “quote” date dalla somma di età anagrafica + anzianità contributiva. L’adegua-mento riguarderà anche l’età di 65 anni per avere diritto all’as-segno sociale.In sede di prima attuazione, l’incremento dell’età non potrà comunque superare i 3 mesi.Nessun adeguamento, quindi, per le pensioni di anzianità liquidate con 40 anni di contributi, indipen-dentemente dall’età anagrafica, per i quali tuttavia viene introdot-to un posticipo della decorrenza del pensionamento.

Decorrenza per le pensioni con 40 anni di contributiCome si ricorderà, a seguito della riforma attuata nel 2010, dal 2011 sia per le pensioni di vecchiaia che di anzianità, anche con 40 anni di contributi, è stata introdotta un’unica finestra di uscita, di un anno per i lavoratori dipendenti e di diciotto mesi per i lavoratori autonomi.Ora una nuova disposizione introduce un ulteriore slittamen-to della finestra pensionistica per i soggetti che accedono al pensionamento con 40 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica con un po-sticipo ulteriore della decorrenza pensionistica pari a: un mese per i soggetti che maturino i requisiti nel 2012; due mesi per chi li rag-giunge nel 2013 e di tre mesi per chi arriva al requisito contributivo dei 40 anni nel 2014.

Rivalutazione delle pensioni Per il biennio 2012-2013, la ri-forma prevede per le pensioni di importo superiore a cinque volte il trattamento minimo Inps (circa 2.337 euro mensili) una rivaluta-zione del 70% solo sul limite di fascia fino a tre volte il minimo e nessuna perequazione per la fascia di pensione restante. Nessuna modifica per i titolari di pensioni di importo non superiore a 3 volte il trattamento minimo (circa 1.402 euro mensili) che continueranno a godere come finora di una rivalutazione au-tomatica del 100% dell’indice Istat. Per una consulenza perso-nalizzata Coldiretti raccomanda di rivolgersi al Patronato Epaca: gli operatori Epaca forniranno gratuitamente tutta l’assistenza necessaria, verificando il raggiun-gimento dei requisiti previsti dalla normativa vigente e la relativa decorrenza e predisponendo tut-ta la documentazione che deve essere inviata all’Inps.Info: 0141.380.400.

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Le modifiche dellamanovra Finanziariaper l’agricolturae gli autonomi

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Raddoppia il costo del denaro per le impreseL’allarme lanciato da Coldiretti sui dati diffusi da CreditAgri

La grave crisi economica si ripercuote anche nel settore agricolo dove l’accesso al

credito, da sempre, rappresenta uno dei problemi più sentiti. Dai dati CreditAgri Italia, il più grande Confidi italiano del settore agroali-mentare e per numero di sportelli promosso dalla Coldiretti, sembra che l’incidenza delle sofferenze bancarie dell’agricoltura si man-tenga stabile con gli impegni che sono senza dubbio meno rischiosi ma con oneri finanziari inesorabil-mente più alti. Aumentano le richieste di accesso al credito ma tali incrementi di pratiche si riferiscono, in modo particolare, a domande tese a fron-teggiare e coprire le emergenze di liquidità che purtroppo continuano a preoccupare le imprese agricole. D’altronde il costo del denaro per gli imprenditori agricoli è raddop-piato per la nota crisi che continua a ridurre la liquidità delle aziende. Oggi i tassi bancari superano il 6% e le previsioni per i prossimi mesi non sono affatto buone. La situazione penalizza quanti nelle proprie realtà aziendali ave-vano programmato di intervenire con innovazione e nuovi acquisti. Nonostante questo, analizzando i dati di questi mesi del 2011, il ricorso al credito rispetto allo stes-so periodo dell’anno precedente, mostra un’agricoltura dinamica con trend davvero interessanti che superano l’11% rispetto ai 4 anni precedenti. Se si va ad analizzare il rapporto tra fidi concessi, quindi accordati, e componente utilizzata, il rapporto resta molto elevato. Così come resta alta, però, la performance legata alla carenza di liquidità che raggiunge cifre record. Banca d’Italia segnalava la consistenza

degli affidamenti in agricoltura, silvicoltura e pesca sopra i 40 miliardi di euro (oltre 11 nel nord-ovest, più del 13 al nord-est, poco più di 8 miliardi per le imprese al centro, quasi 5 miliari per il sud e poco meno di 3 per le imprese delle isole).Di questi affidamenti circa il 16 miliardi sono erogazioni a medio lungo periodo. Le esigenze delle imprese riguardano il 52% dei casi investimenti immobiliari (costruzio-ni di fabbricati rurali). Sul fronte dell’analisi dei rischi gli indicatori sui tassi, nonostante gli

impieghi si dimostrino progressi-vamente sempre meno rischiosi rispetto ad altri comparti produttivi, rimarcano ancora una volta come sui finanziamenti per cassa le in-cidenze di onere finanziario siano più elevate della media.Ma la vera partita da giocare, tutta in atto, è quella relativa ai miliardi di finanziamento che devono essere riposizionati sul medio e lungo pe-riodo per effetto della carenza di adeguati flussi finanziari che non permettono agli imprenditori di onorare le scadenze se non previa una dilazione sul lungo periodo.

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Finanziamenti alle aziende “rosa”Grazie al progetto di Creditagri e Coldiretti Donne Impresa

Una nuova opportunità di finanziamento dedicato alle donne che operano

nelle aziende agricole anche se non sono titolari.E’ l’iniziativa di CreditAgri Italia, il confidi Coldiretti, e di Coldiretti Donne Impresa, con la predispo-sizione di un plafond dedicato. I finanziamenti previsti dal pro-getto, che rientra nell’ambito degli accordi con il Gruppo Banco Popolare, potranno essere rimborsati con rate trimestrali, semestrali o annuali posticipate, con tassi riservati in convenzione. Uniche eccezioni, non potranno essere concessi per l’acquisto di immobili, di beni usati o spese non fatturate.L’importo massimo finanziabile è pari a 30.000 euro (il minimo è di 10.000 euro) e può riguardare anche investimenti per ristruttu-razione dei locali, impianti, mac-chinari ed attrezzature, arredi e mezzi di trasporto, oltre che per sistemi informatici integrati per l’automazione, comunicazione e impianti automatizzati.La durata dei finanziamenti sarà compresa da un minimo di 36 mesi ad un massimo 60 mesi, oltre al periodo di 6 mesi di preammortamento, durante il quale si restituirà solo la quota

di interessi e non la parte di capitale.“L’obiettivo del Progetto Donne – ha rimarcato Giorgio Piazza, presidente di CreditAgri Italia – è quello di finanziare progetti innovativi presentati dalle donne che operano nel settore agricolo. L’idea è quella di sviluppare un modello di finanziamento molto vicino a quello del micro-credito e del prestito al consumo”.Le caratteristiche principali del “Progetto Donne” sono state spiegate a margine della riunione del Coordinamento Nazionale di Coldiretti Donne Impresa durante il quale, tra l’altro, è stato presen-tato un partenariato con le “col-leghe” belghe. La delegazione

delle imprenditrici appartenenti al “Bureau National de l’Union des Agricultrices Wallonnes” effettue-rà un tour nelle aziende toscane, emiliane e lombarde alla scoperta del progetto della Filiera Agricola tutta Italiana. Come ricordato dalla Responsabile Nazionale Coldiretti Donne Impresa Adriana Bucco, il 2° Rapporto Nazionale sull’imprenditoria femminile di Unioncamere evidenzia come le imprese che vantano al loro inter-no delle donne siano in crescita anche in termini occupazionali, fortemente radicate nel territorio e, ancora più importante, siano più sane, con atteggiamenti più oculati e meno propensi alla speculazione.

Soggiorno invernale a SpotornoOrganizzato da Coldiretti Donne Impresa dal 9al 23 gennaio

Dal 9 al 23 Gennaio 2012 Coldiretti Donne Impresa organizza un soggiorno

invernale a Spotorno.Il costo di partecipazione, com-

prensivo di viaggio e pensione completa in hotel tre stelle, è di 36 € al giorno per persona. Le preno-tazioni devranno pervenire entro 30 novembre presso gli uffici Col-

diretti. Per maggiori informazioni e chiarimenti si può contattare la segretaria di Coldiretti Donne Impresa, Chiara Franco, al numero telefonico. 335.471.014.

Adriana Bucco e Paola Romanato, rispettivamente resp. nazionale e provinciale Coldiretti Donne Impresa

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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L a locazione è un contrat-to con il quale una parte si obbliga a far godere

all’altra una cosa mobile o im-mobile, per un dato periodo di tempo, verso un determinato corrispettivo in denaro, detto canone o pigione (art. 1571 cc).I soggetti interessati nel rapporto di locazione di immobili sono:il locatore, che di regola coincide con il proprietario (ma potrebbe anche essere l’usufruttuario del bene) e che concede in loca-zione l’immobile; il conduttore o locatario (o inquilino nel caso di locazioni aventi ad oggetto abitazioni), intendendosi per esso chi prende in locazione l’immobile.Le norme giuridiche che disci-plinano il contratto di locazione sono contenute nel codice civi-le, dall’art. 1571 all’art. 1606 e nelle leggi 431/98, che disciplina le locazioni ad uso abitativo e 392/78, che rimane vigente per le locazioni ad uso diverso da abitazione.Locazioni immobili ad uso abi-tativo – Legge 431/98 che ha

riformato il settore delle locazioni ad uso abitativo prevedendo so-stanzialmente quattro tipologie di contratti:

1)”Contratto a canonelibero” o “4+ 4”Tale tipo di contratto prevede una durata di quattro anni più quattro anni (totale otto anni) ,a canone libero e completamente affidato alla contrattazione delle parti aggiornabile a Istat 75 o 100%. E’ sempre necessaria la forma scritta per sancire la validita’ dell’accordo.Il locatore , dopo i primi quat-tro anni può dare disdetta ,con l’obbligo di preavviso di sei mesi, solo nei seguenti casi:il locatore intenda destinare l’immobile agli usi: abitativo, commerciale, artigianale o pro-fessionale proprio, del coniuge, dei genitori, dei figli, dei parenti entro il secondo grado;- un locatore persona giuridica -che persegua fini sociali, pub-blici, culturali, assistenziali, di culto- voglia utilizzare l’immobile per le finalita’ in questione, of-

frendo al conduttore un’idonea alternativa abitativa;- il conduttore abbia, nello stes-so comune, un idoneo alloggio libero;- l’immobile sia posto in un edi-ficio gravemente danneggiato, che debba essere ricostruito o stabilizzato e la permanenza

IL CONTRATTO DI LOCAZIONELeggi & Decreti, come districarsi

SPORTELLI INFORMATIVI COLDIRETTI ASTI

INFORMAZIONI SULL’ATTIVITA’ AGRICOLA:

- PSR 2007-2013;

- produzioni ecocompatibili,difesa fitosanitaria;

- Condizionalità, agricoltura biologica;

- sicurezza alimentare;

- gestione dell’impresa;

- mercato, filiere,multifunzionalità;

- ricerca;

- aggiornamenti normativi;

- risorse naturali;

- cooperazione

AstiC. so F. Cavallotti, 41

CanelliV. Cassinasco 11/13

Castelnuovo D.B.V. Aldo Viglione 18

MoncalvoP.zza Carlo Alberto 25

Nizza Monf.toC. so Acqui, 42/44

San Damiano d’AstiV. Roma 23

Zona di VesimeP.zza V. Emanuele II, 3

Zona di VillanovaV. Oddone Blandino 19

Per informazioni: 0141.380.427

SPORTELLI INFORMATIVI COLDIRETTI ASTI

INFORMAZIONI SULL’ATTIVITA’ AGRICOLA:

- PSR 2007-2013;

- produzioni ecocompatibili,difesa fitosanitaria;

- Condizionalità, agricoltura biologica;

- sicurezza alimentare;

- gestione dell’impresa;

- mercato, filiere,multifunzionalità;

- ricerca;

- aggiornamenti normativi;

- risorse naturali;

- cooperazione

AstiC. so F. Cavallotti, 41

CanelliV. Cassinasco 11/13

Castelnuovo D.B.V. Aldo Viglione 18

MoncalvoP.zza Carlo Alberto 25

Nizza Monf.toC. so Acqui, 42/44

San Damiano d’AstiV. Roma 23

Zona di VesimeP.zza V. Emanuele II, 3

Zona di VillanovaV. Oddone Blandino 19

Per informazioni: 0141.380.427

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

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Tracciabilità dei pagamentiIl limite del contante è stato ridotto a 2.499€

Il D.L. 138/2011 ( c.d. manovra di ferragosto ) interviene in materia di limitazioni all’uso del denaro

contante, assegni e titoli al portato-re. In particolare il limite passa da € 5.000 a € 2.500 il limite. Viene dunque vietato il trasferimen-to di denaro contante effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi

per un importo superiore ai 2.499 euro. Pertanto è vietato l’uso di contante per il pagamento di fatture superiori a 2.499,00 euro conside-rate nel loro valore complessivo. Ad ogni fattura, ancorchè frazionata, (acconto e saldo) relativa ad un’uni-ca operazione deve corrispondere un pagamento tracciabile ( assegno

o bonifico).Gli assegni bancari e po-stali dovranno recare l’indicazione del nome o della ragione sociale del beneficiario e la clausola di non trasferibilità.Le sanzioni previste per le violazio-ni delle sopraccennate limitazioni sono, in ogni caso, non inferiori a € 3.000.

del conduttore sia d’ostacolo ai lavori; autorizzazioni e con-cessioni decorrono dall’effettiva disponibilita’;- lo stesso immobile sia in con-dizioni tali da necessitare inter-venti di integrale ristrutturazione oppure se l’immobile debba essere demolito o trasformato; le autorizzazioni e le concessioni decorrono ancora dall’effettiva disponibilita’ dell’immobile,- il proprietario intenda effettuare sopra-elevazioni in un apparta-mento posto all’ultimo piano,

e la presenza dell’inquilino sia d’ostacolo; le autorizzazioni e le concessioni decorrono dall’ef-fettiva disponibilita’;- il conduttore non occupi con-tinuativamente l’immobile senza giustificato motivo, senza che si sia verificata alcuna legittima successione nel contratto;- il locatore intenda vendere a terzi l’immobile e non abbia altri immobili ad uso abitativo -ol-tre, eventualmente, alla propria abitazione Dopo gli otto anni (cioè alla seconda scadenza del contratto), la possibilita’ di comunicare disdetta viene data ad entrambe le parti indipen-dentemente dai motivi sempre previo preavviso di mesi sei. L’inquilino/conduttore, può dare disdetta anticipata dal contratto solo per gravi motivi.Tuttavia le parti possono preve-dere contrattualmente la facolta’ per il conduttore di recedere nel corso del contratto in qualsiasi momento, previo sempre il pre-avviso di sei mesi da inviare per raccomandata a/r.

2)”Contratto a canone concor-dato” o “3+2” Redatto sulla base di contratti-tipo. E’ sempre necessaria la forma scritta per sancire la va-lidita’ del contratto. La durata

non potra’ essere inferiore ai 3 anni, con rinnovo automatico alla scadenza per ulteriori 2 anni. Fanno eccezione i casi in cui la disdetta anticipata e’ ammessa per legge, casi che sono gli stes-si previsti per la prima tipologia, Oltre alla durata (tre anni più due anni totale cinque ) e’ predeter-minato anche il canone di affitto che viene concordato dalle parti all’interno di fasce minime e massime di oscillazione definite a livello locale (di solito comu-nale), tenendo in considerazione le caratteristiche dell’edificio e dell’unita’ immobiliare . Canone aggiornabile a Istat al 75%.3)contratti di natura transitoria (durata minima 1 mese massima 18 mesi e esigenze temporanee di una delle due parti) 4 ) c o n t r a t t i p e r s t u d e n t i universitari(durata minima 6 mesi massima tre anni rinnovabili).

Si tratta, nelle tipologie indicate ai n.2-3-4 , di contratti stipulati sulla base di accordi locali tra il Comune, le associazioni di proprietari e quelle di inquilini, le aziende per il diritto allo studio, le associazioni di studenti od enti non lucrativi che operino nel settore. (1-continua)

Giovanna Crosetti

Grazie all’ufficio sindacale di Coldiretti Asti, faccia-mo luce sul contratto di locazione, in questo numero de “Il Notiziario Agricolo” trattiamo la legge 431 del 1998 che disciplina gli immobili ad uso abitativo, sul prossi-mo numero affronteremo gli altri immobili regola-mentati con la legge 392 del 1978.

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Più tranquillità con CreditAgri Italia Il confidi dedicato al settore agricolo

Accordo per garantire la sicurezza Sottoscritto tra datori e lavoratori agricoli con il Ministero del Lavoro

CreditAgri Italia è una co-operativa di garanzia fidi, assistenza e consulenza

tecnico-finanziaria in agricoltura che si occupa in modo specialisti-co di Credito e Finanza d’Impresa a vantaggio esclusivo del settore primario, favorendone l’accesso al credito ordinario ed agevolato con un servizio di consulenza personalizzata in grado di fornire informazioni ed effettuare analisi e valutazioni per una corretta pianificazione degli investimenti a misura di ogni realtà aziendale.Per effetto della stipula di spe-cifiche convenzioni con istituti di credito sia di livello nazionale,

che territoriale (sono attualmente oltre 140 le banche con le quali è attivo un accordo di carattere operativo), CreditAgri Italia s.c.p.a. mette a disposizione prodotti creditizi dedicati, appositamente strutturati per le esigenze delle imprese agricole, a condizioni migliorative rispetto ai normali standard di mercato. Nell’ambito dei bandi regionali di prossima apertura (quali ad esem-pio il Piano Verde), l’intervento di garanzia di CreditAgri Italia può inoltre consentire alle aziende di usufruire di una maggiore age-volazione.In presenza, infatti, delle adeguate

condizioni ed attraverso la co-pertura fideiussoria riconosciuta dal confidi è possibile ottenere un contributo in conto interessi aggiuntivo (variabile in base al tipo di strumento agevolativo atti-vato, alla durata ed alla tipologia di finanziamento richiesto). In tal senso, quindi, la garanzia fornita dal confidi assume una duplice valenza, sia di natura patrimo-niale, che economica, a fronte della quale è possibile ridurre in misura sensibile l’incidenza degli oneri finanziari e, parallelamente, evitare l’assunzione di un ecces-sivo rischio di credito in capo alla singola impresa.

Èstato sottoscritto al Mi-nistero del Lavoro tra le organizzazioni dei datori di

lavoro agricolo e le organizzazioni sindacali un avviso comune sulla semplificazione delle procedure in materia di sicurezza negli am-bienti di lavoro.Lo rende noto la Coldiretti nel precisare che l’accordo riguar-da la sorveglianza sanitaria, la formazione e l’informazione dei lavoratori agricoli stagionali, at-tività che potranno essere svolte una volta sola anche attraverso la bilateralità territoriale, avran-no validità due anni e saranno applicabili a tutte le imprese. L’intesa raggiunta – informa la Coldiretti - rappresenta un esem-

pio di come, senza abbassare le tutele, si possa rendere applica-bile la normativa sulla sicurezza anche al settore agricolo che è caratterizzato da rapporti di

breve durata. L’avviso comune – conclude la Coldiretti - sarà adesso trasformato in un decreto interministeriale e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Novità per il taglio dei boschi Nessun adempimento fino a 5 mila Mq. fuori dalle aree protette

La giunta regionale ha ap-provato alcune modifiche al regolamento forestale, ac-

cogliendo le semplificazioni chieste da Coldiretti. Il nuovo documento ha suscitato vivaci polemiche, così come non erano mancate quando era stato approvato il nuovo rego-lamento nel 2010.Le critiche si imperniano su due aspetti principali: la supposta dere-gulation derivante dall’innalzamen-to della soglia di obbligatorietà del-la comunicazione da 2000 a 5000 mq e la de-professionalizzazione degli operatori agroforestali. Chi muove queste critiche evidente-mente non ha ancora letto il testo o lo ha fatto in modo superficiale, altrimenti si sarebbe reso conto che, la soglia di 5000 mq rende facoltativa la presentazione della comunicazione, nulla vieta che chi taglia superfici inferiori possa presentarla; in ogni caso poi, in-dipendentemente dal fatto che la superficie di taglio sia soggetta o meno all’obbligo della comu-nicazione, è sempre obbligatorio rispettare le prescrizioni di taglio previste nel regolamento.L’esenzione è stata inserita per non burocratizzare oltremodo chi utilizza piccole superfici per ricavare legna per autoconsumo, è appena il caso di ricordare che per ricavare la legna da ardere per i propri fabbisogni, a seconda del tipo di bosco e quindi della sua produttività, può essere necessario percorrere 2000 o 3000 o 7000 mq o superfici ancora maggiori, dipende dall’intervento, è chiaro che meno superficie si percorre, più il taglio sarà severo viceversa percorrendo superfici maggiori il legname necessario può essere

ricavato dal semplice diradamento del bosco, attuando quindi una mi-glioria sotto l’aspetto selvicolturale. Riguardo al rischio di vedere per-petrati disboscamenti da parte di non professionisti si può affermare con tranquillità che tale rischio non sussiste per più motivi: a partire dal 1° giugno 2013, esattamente come prevedeva il regolamento precedente, chi deve operare su superfici superiori ai 5.000 mq. di cui non sia proprietario o pos-sessore, deve dimostrare di avere almeno tre anni di esperienza nel settore ed aver frequentato un corso di aggiornamento profes-sionale in materia di sicurezza sul lavoro, prevenzione degli infortuni, normativa ambientale e forestale; chi non dimostra tali requisiti do-vrà seguire un percorso formativo teorico-pratico in materia forestale già implementato e sperimentato dalla regione Piemonte basato su diverse unità formative per una durata complessiva superiore alle 170 ore. Ad ulteriore garanzia della corretta esecuzione dei lavori sel-vicolturali, nel nuovo testo è stata fortemente potenziata l’attività dei professionisti dottori agronomi e forestali; rispetto al precedente regolamento, oltre all’intervento del tecnico per la redazione delle relazioni o progetti di taglio, è stata introdotta la certificazione di regolare esecuzione dei lavori a fine intervento e ciò se da un lato comporta maggiori oneri a carico degli utilizzatori, dall’altro garantisce che gli interventi siano fatti secondo le regole. Ancora, le soglie delle superfici di interven-to, comprese quelle oltre le quali scatta l’obbligo di far intervenire il professionista abilitato, vengono

aumentate solo se l’intervento è svolto da ditte iscritte all’Albo delle Imprese Forestali del Piemonte, albo curato direttamente dalla Re-gione il cui accesso è subordinato al possesso di specifici requisiti. La temuta de-professionalizzazione del comparto è quindi verosimil-mente scongiurata. Sul prossimo numero di questa rivista descri-veremo con maggior dettaglio le novità intercorse.

La legge forestale regionale n. 4 del 2009 ha istituito la rete degli sportelli forestali per avvicinare il cittadino e il professionista alle tematiche relative alla gestione del bosco e del territorio. Gli sportelli forestali, attivi dal 20 agosto 2010, rappresentano il primo punto di accesso alle informazioni in ambito forestale. Attraverso una capillare rete di uffici è possibile conoscere le norme di riferimento ed accedere ai servizi predisposti dalla Regione. Ogni utente può rivolgersi ad uno qualsiasi degli sportelli, indipen-dentemente dal proprio luogo di residenza o dalla collocazione del bosco su cui intende effettuare interventi. In particolare gli sportelli forestali si occupano di fornire in-formazioni relative alle norme e alle procedure per i tagli boschivi e distribuire il materiale informativo e divulgativo; ricevere le istanze per i tagli boschivi; gestire le procedure per l’iscrizione all’Albo delle imprese forestali. Gli Spor-telli Forestali si trovano presso gli uffici forestali della Regione distribuiti sul territorio piemon-tese, e presso tutte le Comunità Montane del Piemonte.

Gli sportelli forestali

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Tutto si impara, naturalmente..Nelle fattorie didattiche riconosciute dalla Regione Piemonte

Flavescenza dorataAuspicabile un trattamento dopo vendemmia

Le Fattorie Didattiche sono aziende agricole e agrituri-stiche attrezzate e preparate

per accogliere scolaresche, famiglie e gruppi organizzati, interessati ad approfondire la conoscenza del mondo rurale. L’azienda diventa così luogo di pedagogia attiva, che permette al visitatore di conoscere l’agricoltura nei suoi diversi aspetti, dall’educazione alimentare alla vita animale e vegetale, dal mestiere dell’agricoltore e al suo ruolo so-ciale, al rispetto dell’ambiente.La Regione Piemonte riconosce quali “fattorie didattiche” le aziende che rispondono a precisi requisiti relativi a sicurezza, norme igienico-sanitarie, logistica, criteri omogenei di formazione e aggiornamento degli operatori, standard di accoglienza, così come esplicitati nella Carta degli Impegni e della Qualità,Le fattorie didattiche o pedagogi-che, sono una realtà culturale ed economica importante in tutto il Piemonte, che è la regione con il maggior numero di aziende formate in tal senso. Grazie alla lungimi-ranza di Coldiretti, fin da subito la Regione Piemonte ha colto l’impor-

tanza strategica di questa nuova attività, conferendogli, nel corso delle ultime tre amministrazioni regionali il suo “status ufficiale” proponendosi come un esempio unico in Europa.Le fattorie attualmente riconosciute in Piemonte sono 206, e svolgono ormai da anni un importante ruolo educativo nei confronti di ragazzi

e famiglie. L’approccio metodolo-gico mira a integrare con nuove conoscenze esperienze relative al recupero di valori morali ed umani tralasciati, sana alimentazione, cul-tura attenta al patrimonio locale e utilizzo sostenibile delle risorse. Per ulteriori informazioni, telefonare al n° 0141 / 38.04.26 oppure www.piemonte.campagnamica.it.

I l Settore Fitosanitario Regio-nale, in considerazione della recrudescenza della malattia

e del persistere di livelli elevati di presenza dell’insetto vettore nei vigneti, autorizza l’effettuazione di un trattamento immediatamente

dopo vendemmia. Lo scopo è quello di evitare che lo scafoideo, vettore della Flavescenza dorata della vite, ancora presente in vi-gneto o proveniente dall’esterno, possa deporre le uova svernanti per ripartire in primavera con

elevati livelli di presenza. Ov-viamente quest’intervento può essere evitato nei vigneti ove il monitoraggio ha manifestato bassi livelli di catture dell’insetto. Per ulteriori informazioni rivolgersi ai tecnici Coldiretti.

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Diabrotica del maisLa rotazione con altre colture è l’azione più efficace

Con determinazione n. 957 del 10 settembre 2010, il Settore Fitosanitario

Regionale ha emanato le norme di applicazione in Piemonte del D. M. 8 aprile 2009 relativo alle misure contro la propagazione della Diabrotica del mais. Questo coleottero crisomelide è stato ritrovato in Piemonte dal 2001 e, come avvenuto in altri areali, si è progressivamente svi-luppato e diffuso tale da diventare un grave problema fitosanitario per le coltivazioni di mais. La gravità del danno è rappre-sentata dalla diminuzione della produzione dovuta all’allettamento delle piante per le erosioni sulle radici da parte delle larve. Con la Determinazione Dirigenziale 18/2004 l’intero territorio del Pie-monte è stato classificato come zona di insediamento. I sistematici monitoraggi annuali hanno evidenziato un costan-te aumento delle popolazioni dell’insetto e dei danni da esso provocato. Da questo punto di vista l’astigiano, essendo meno specializzato è stato fino ad ora meno martoriato ma il trend di diffusione dell’insetto rispecchia quanto avvenuto negli areali mai-dicoli più specializzati. Grazie alla rete capillare di monitoraggio è stato possibile stabilire la soglia, pari a 6 adulti di Diabrotica per trappola cromo-tropica al giorno riferita a tutto il periodo di volo (almeno 42 giorni, normalmente a partire da fine giu-gno), il superamento della quale determina la previsione di danni significativi nell’anno successivo

e quindi la necessità di ricorrere alla rotazione colturale. Si stà anche valutando la possibilità di individuare una soglia di catture già per le prime 2-3 settimane di monitoraggio al fine ricorrere a eventuali trattamenti insetticidi sulla coltura, soprattutto allo scopo di ridurre l’infestazione per l’anno successivo.Inoltre, sulla base dei dati mete-orologici il Settore Fitosanitario potrà fornire tempestive indica-zioni per la semina del mais in secondo raccolto (quando buona parte delle uova dell’insetto sono già schiuse) e per il momento più opportuno degli eventuali tratta-menti contro le femmine fecondate dell’insetto. Proviamo di seguito a riassumere i provvedimenti validi anche per l’astigiano.In generale, al fine di limitare la diffusione verso zone indenni è necessario che: non vengano trasportate al di fuori della zona di insediamento piante di mais (o loro parti) allo stato fresco nel periodo dell’anno in cui si rileva la presenza dell’or-

ganismo nocivo;la terra dei campi di mais non deve essere trasportata al di fuori della zona di insediamento; le macchine agricole utilizzate nei campi di mais devono essere ripulite da terra e resti di altro ma-teriale prima di essere portate fuori dalla zona di insediamento. Inoltre, al superamento della so-glia di intervento adottare misure efficaci per ridurre i livelli delle popolazioni di Diabrotica, quali: la rotazione delle colture; la semina ritardata del mais;il trattamento insetticida contro gli adulti. Va tenuto conto che comunque l’avvicendamento del mais con altra coltura è la misura di mag-giore efficacia e priva di effetti collaterali negativi sull’ambiente. L’avvicendamento delle colture è peraltro previsto anche dal D.M. 30125/2009 che disciplina gli impegni della condizionalità in agricoltura per tutti i beneficiari di contributi pubblici. Per ogni ulteriore approfondimento rivolgersi ai tecnici Coldiretti.

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Bene il biologico italianoNonostante la crisi, le vendite crescono dell’11,5%

Secondo i dati diffusi al SANA, l’annuale fiera internazionale dell’agricoltura biologica

di Bologna, l’Italia registra un andamento in crescita a livello internazionale, in questo setto-re, riconfermandosi il maggior esportatore e il primo produttore di ortaggi, cereali, agrumi, uva e olive biologici.I consumi nei primi quattro mesi del 2011 sono cresciuti dell’11,5%. Le mense scolastiche servono ogni anno circa un milione di pasti biologici e oltre 500 sono i ristoranti che propongono alimenti biologici.Anche a livello mondiale, l’agri-coltura biologica presenta un trend positivo: negli ultimi anni il settore ha registrato tassi di crescita media che vanno dal 10 al 20% annuo.I dati del SANAI numeri: una superficie di oltre 37 milioni di ettari, più 42 milioni destinati alla raccolta di pro-dotti spontanei e all’apicoltura, 1.800.000 aziende (+31%) in 160 Paesi (erano 86 nel 2000) e un mercato del valore di oltre 54,9 miliardi di dollari (circa 40 miliardi di euro).La superficie coltivata è cresciu-ta di 2 milioni di ettari; in 24 Paesi copre più del 5% della superficie agricola complessiva, in 7 supera il 10%.Le vendite sono aumentate di 4 miliardi di dollari (quasi 3 miliardi di euro), un valore più che raddop-piato rispetto a quello del 2003.La domanda dei consumatori è concentrata soprattutto in Europa e nel Nord America che, insieme,

assorbono il 97% della spesa biologica. Asia, America Latina e Australia sono produttori signifi-cativi, ma prevalentemente dediti all’export. L’Europa è il maggior mercato mondiale per i prodotti biologici (seguita a brevissima distanza dagli Stati Uniti); i Paesi in cui il mercato biologico è più im-portante sono Germania, Francia e Italia, mentre quelli in cui è più elevato il consumo pro capite sono la Danimarca (140 euro pro capite di spesa biologica annua), quelli alpini (Svizzera, con il 4,7% della spesa alimentare e circa 115 euro di spesa annua a testa e Austria con una spesa pro capite di 109 euro) seguiti dalla Svezia.La produzione mondiale: l’Au-stralia é il primo produttore mondiale con 12 milioni di ettari coltivati a biologico, mentre l’Italia, con una superficie bio di oltre 1 milione di ettari, occupa l’ottavo posto (dopo Argentina, Cina, Stati Uniti, Brasile, Spagna e India) a livello mondiale e il secondo a livello europeo, dopo la Spagna (che la supera solo per la maggior superficie a pascoli e boschi: per quanto riguarda le superfici desti-nate a coltivazioni, il primato resta all’Italia), davanti a Germania, Gran Bretagna e Francia. L’Italia è anche al primo posto in Europa per il numero di imprese agricole biologiche.Il biologico italiano: il settore ha caratteristiche fortemente innovative, soprattutto se messe a confronto con la situazione generale della nostra agricoltu-ra: un’alta percentuale di donne imprenditrici (25%), di giovani (il

50% ha meno di 50 anni), di im-prenditori agricoli aventi un livello di istruzione elevato (il 50% dei produttori biologici ha il diploma, il 17% la laurea) e che ricorrono con facilità alle nuove tecnologie (il 52% utilizza Internet). Il nostro Paese è il primo produttore al mondo di ortaggi biologici (con una superficie di 28.000 ettari, otto volte quella spagnola), cereali (con circa 200.000 ettari), agrumi (23.000 ettari), uva (con 52.000 ettari, il triplo della Francia) olive (oltre 140.000 ettari).Vengono coltivati molti altri pro-dotti biologici, vere e proprie eccellenze agroalimentari come vino, olio e formaggi che negli anni hanno ricevuto prestigiosi premi in concorsi internazionali.Tra i primati mondiali del nostro paese nell’agricoltura biologica il SANA sottolinea quello di una confettura biologica che continua negli anni a mantenere vendite su-periori a quelle dei grandi marchi industriali e dei marchi privati dei supermercati.Ma l’Italia è anche il maggior esportatore mondiale di prodotti biologici (che raggiungono tutta l’Europa, gli Stati Uniti e il Giap-pone) per un valore che nel 2010 ha superato 1 miliardo di euro.I consumi di alimenti biologici in Italia nonostante presentino un trend in aumento, sono ancora contenuti e rappresentano il 3% della spesa alimentare complessi-va delle famiglie italiane, rispetto a quanto avviene in altri paesi dove l per alcune tipologie di prodotti gli acquisti sfiorano il 20% in altri stati europei come Svizzera,

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Stop al miele contaminatoLa Corte di Giustizia Ue boccia i pollini Ogm

Liechtenstein, Austria, Germania e Paesi scandinavi.Il mercato del biologico italiano è stimato in circa 3 miliardi di euro, con circa 1,8 miliardi di vendite al dettaglio in negozi specializzati, supermercati, vendite dirette delle imprese agricole (in particolare olio, vino e ortofrutta), vendite a domicilio e gruppi d’acquisto. Per quanto riguarda le aree geo-grafiche, il consumo è maggiore nelle regioni del Nord Ovest e del Nord Est anche se secondo i più recenti dati ISMEA anche il Mezzogiorno registra finalmente un aumento dei consumi.Molto positivo l’andamento del-le vendite dirette degli agricoltori: sono infatti oltre 2.000 quelli che offrono direttamente al pubblico i loro prodotti in spacci aziendali e nei mercati.La ristorazione scolastica ha un valore di circa 250 milioni di euro e coinvolge circa un migliaio di Co-muni che ogni giorno forniscono a 1 milione di bambini pasti con prodotti biologici. Sono numeri destinati ad aumentare: non solo una legge nazionale del 1999 im-pone l’uso quotidiano di prodotti biologici nelle mense scolastiche e molte leggi regionali premiano le amministrazioni locali che ne fanno uso, ma il Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procu-rement recentemente sottoscritto dal ministro Prestigiacomo preve-de che nelle mense debba essere di produzione biologica almeno il 40% di frutta, ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, polenta, pomodori e prodotti trasformati, formaggio, latte UHT, yogurt, uova e olio extravergine.In aumento i ristoranti che pro-pongono alimenti biologici: oggi sono oltre 500, in particolare nel centro Italia e nelle grandi città.

I l miele contaminato da polline «prodotto a partire da OGM» non può essere messo in

vendita in assenza di apposita au-torizzazione. E’ quanto afferma la Coldiretti nel riferire del pronun-ciamento della Corte di Giustizia Ue che ha accolto le conclusioni dell’ Avvocato generale su una pronuncia relativa alla presenza di DNA geneticamente modificato nel miele richiesta dal Tribunale amministrativo della Baviera al quale si è rivolto un produttore tedesco di miele che ha rilevato nel proprio miele tracce di polline di mais OGM (varietà MON810) coltivato in un campo posto in prossimità.Il miele in cui è riscontrabile la presenza di polline di mais MON 810, sia gli integratori alimentari a base di polline contenenti polline della medesima varietà di mais sono alimenti prodotti a partire da OGM e di conseguenza de-vono essere soggetti ad un’au-torizzazione all’immissione in commercio “indipendentemente dal fatto che tale materiale sia stato incluso intenzionalmente

o meno”.Il polline non è un corpo estraneo né un’impurità rispetto al miele, bensì un suo normale compo-nente, di modo che dev’essere effettivamente qualificato come «ingrediente».In altre parole la coltivazione di un campo Ogm è in grado di determinare la contaminazione del miele attraverso il trasporto del polline da parte delle api rendendo necessaria in ogni caso una specifica autorizza-zione per la messa in vendita, a “prescindere dalla proporzione di materiale geneticamente mo-dificato contenuta nel prodotto di cui trattasi”.In Italia grazie all’azione di Coldi-retti è vietato coltivare Ogm e di conseguenza non è contaminato il miele prodotto sul territorio nazionale che è riconoscibile at-traverso l’etichettatura di origine obbligatoria.Un discorso diverso vale per il miele importato in ingenti quan-tità In Italia da paesi comunitari ed extracomunitari in cui sono diffuse le coltivazioni Ogm.

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Castellero epicentro delle città delle noccioleOltre 100 corilicoltori hanno partecipato alle prove in campo

Oltre un centinaio di corilicol-tori erano presenti giovedì 6 ottobre a Castellero per

le prove dimostrative in campo di nuove attrezzature e mezzi tecnici per una moderna e soste-nibile conduzione del noccioleto. Organizzata dal Comune e dalla Comunità Collinare Valtriversa, in collaborazione con Coldiretti e Creso, l’iniziativa era inserita nell’ambito della 29a Fiera Città della Nocciola.Gli argomenti e le dimostrazioni hanno riguardato in particolare la potatura meccanica, la cippatura dei residui di potatura e l’arricchi-mento organico del suolo. I presenti hanno seguito attenta-mente e apprezzato le dimostra-zioni guidate da Claudio Sonnati della Sezione Corilicola del CRESO di Cuneo. Molta soddisfazione è stata espres-sa dagli organizzatori, dal sindaco di Castellero Roberto Campia e da Antonio Bagnulo di Coldiretti di Asti, sia per l’interesse tecnico-agronomico delle prove che per la crescente partecipazione dei corilicoltori astigiani.

Un ringraziamento particolare è andato a Borio Macchine Agri-cole di Alba, che ha praticato la potatura meccanica, alla Green Technik di Vezza d’Alba che ha eseguito la cippatura dei residui di

potatura e alla Marcopolo di Borgo S. Dalmazzo che ha presentato i fertilizzanti da biomassa.La giornata si è conclusa con una ricca merenda sinoira preparata dalla Pro-Loco di Castellero.

Si è conclusa sabato 1 ottobre la vendemmia nel vigneto di Cascina

Bui destinato alla produzione del vino Solidale nato dall’ini-ziativa congiunta della Società Operaia e della Bottega del Vino di Moncucco. La vinificazione è stata curata, come già gli scorsi anni, dalla Cantina Terre dei Santi di Ca-stelnuovo Don Bosco (Malvasia di Castelnuovo Don Bosco e Monferrato Rosso).Sono stati raccolti oltre 120 quintali di uva tra Freisa, Barbera, Bonarda e Malvasia. Oltre la metà del raccolto è destinato ai soci della società

operaia di Ozegna e Brosso che hanno lavorato buona parte del vigneto e che vinificano in proprio le uve. La produzione di quest’anno risulta quanti-tativamente inferiore rispetto agli altri anni, ma comunque di ottima qualità, con grada-zione media superiore ai 20° gradi Babo. Parte del ricavato sarà destinato anche quest’anno ad iniziative di solidarietà ed assistenza del Sermig e della stessa Società Operaia di Mutuo Soccorso. In totale sono stati 8500 gli euro finora devoluti al Sermig e al fondo di solidarietà della SOMS di Moncucco.

Conclusa la vendemmia “Solidale”A Casina Bui di Castelnuovo don Bosco

Con una grande festa che ha coinvolto le due impor-tanti province in cui opera

per la promozione del Freisa, il 4 settembre la Bottega del Vino di Moncucco Torinese ha celebrato i 30 anni di attività. Posta ai piedi del Castello, nel piccolo comune che fa della singolarità di essere in

provincia di Asti con il toponimo riferito a quella di Torino, la Bottega da sempre promuove le due tipolo-gie di Freisa, quella di Asti e quella di Chieri, con lo stesso entusiasmo. I 20 soci della Bottega, capitanati da quel “vulcano di idee” di Beppe Fassino, hanno voluto testimoniare il loro impegno trentennale nella

valorizzazione di un territorio che recentemente ha saputo affiancare con successo ai tradizionali freisa, barbera e malvasia, la nuova doc Albugnano. Numerosi attestati di riconoscenza sono stati conferiti a chi ha collaborato in questi anni con la Bottega, fra cui alcuni diplomi riservati ai soci onorari.

La Bottega del Vino di Moncucco ha festeggiato i 30 anni di attività

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Controlli sugli alimenti: il caso filiere lunghePiù irregolarità quando produttori e confezionatori non vendono al dettaglio

I l Ministero della Salute ha pubblicato i risultati dei controlli ufficiali eseguiti su

alimenti e bevande nel 2010. Il dato più interessante che emer-ge dalla relazione “Vigilanza e controllo alimenti e bevande in Italia” è che le irregolarità sem-brano attecchire laddove ci sono produttori e confezionatori che non vendono al dettaglio i loro alimenti, come la ristorazione, o come in molti casi di filiere lunghe, che non consentono un rapporto diretto e di fiducia tra produttori e consumatori.Le infrazioni nel 2010 sono sta-te 50.929 (contro le 54.858 del 2009), su un totale di controlli pari a 403.724 unità operative (pari al 29,0%) rispetto al nu-mero di strutture segnalate sul territorio nazionale (1.391.879), minori però a quelle dell’anno precedente (470.612). Ma il nu-mero dei campioni sottoposti ad accertamenti analitici è inferiore a quello degli anni precedenti, quindi non è possibile fare un confronto. Tra i principali motivi di infrazione, l’igiene generale, il personale e le procedure HACCP (Hazard Analy-sis and Critical Control Points, un sistema di autocontrollo igienico che previene i rischi di contami-nazione alimentare). Anche per l’attività analitica si evidenzia una diminuzione dei campioni ana-lizzati: nel corso del 2010 sono stati analizzati 118.603 campioni (143.785 nel 2009), di cui 3.120 sono risultati irregolari. Un dato rilevante è che nel 2009, con un numero maggiore di campioni,

le irregolarità erano risultate inferiori: solo 2.487. Il che fa pensare e invita a mantenere alta la guardia.Per quanto riguarda la produzione primaria, sono state controllate dal Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione (Sian) 4.457 unità, di cui 268 mostravano infrazioni (pari al 6%, ma il dato scende all’1,3 nei dati dei Servizi Ve-terinari su un totale di imprese controllate pari a oltre 116mila), un dato sensibilmente inferiore ai confezionatori (19% di irre-golarità), ma anche ai grossisti (18% di irregolarità) e al dettaglio (14,6%) o alla ristorazione pubbli-ca (24,5%) e collettiva (20%).Negli ultimi 10 anni il totale delle irregolarità è rimasto intorno al 20%, con la massima flessione nel 2002 (16,3%). Ma i controlli totali sono diminuiti da 312mila ispezioni nel 2002 a 210mila nel 2010; da 251mila unità control-late nel 2002 a quasi 164mila nel 2010. Oltre il 48% delle irregolarità è

stato dettato da scarse condizioni igieniche; un ulteriore 35% dal mancato rispetto dell’Haccp e, per fortuna, solo un 1,3 % in-frazioni nella composizione degli alimenti (sofisticazioni o frodi in senso stretto), con un 2,6% di ulteriori irregolarità nell’etichet-tatura. Qualche difficoltà nasce dalla presenza di controlli in capo a diversi soggetti, il che non re-stituisce una fotografia unica: ai dati dei Servizi Veterinari si aggiungono i dati e monitoraggi del Sian, dei Laboratori di Sanità Pubblica Pubblici, degli Istituti Zooprofilattici ma anche delle Agenzie Regionali per la Prote-zione Ambientale (Arpa). In alcuni casi i controlli sono diminuiti e le irregolarità aumentate, in altri casi è vero il contrario. Diventa difficile quindi per amministratori e risk manager avere una fotografia unica: la realtà è già complessa e la polifonia delle voci non re-stituisce un quadro omogeneo e facilmente interpretabile.

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Energia: aumentano le fonti rinnovabiliRappresenta quasi il 23% della richiesta nazionale

Sale al 22,8 per cento la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili sull’intera

richiesta nazionale. Il Gestore dei Servizi Energetici (Gse) ha presentato il Bilancio elettrico italiano del 2010, dal quale emerge come sia aumentato il contributo della produzione da fonte rinnovabile e, conseguente-mente, si sia ridotto quello della produzione tradizionale e delle importazioni nette. “Un risultato significativo - affer-ma il presidente dell’Associazione le Fattorie del Sole Coldiretti Gior-gio Piazza, a cui ha contribuito anche il settore agricolo grazie all’installazione di piccoli impianti di generazione distribuita. Molte sono le nostre imprese che hanno integrato sulle coperture delle aziende degli impianti fotovoltaici, o realizzato piccoli impianti di co-generazione. Il biogas agricolo è infatti cresciuto negli ultimi anni, per raggiungere oltre 350 MWe installati”. Già negli anni precedenti le fonti verdi avevano raggiunto tassi di crescita elevati, toccando quest’anno un trend positivo pari a 11%. Ciò è stato possibile grazie al record storico della pro-duzione idroelettrica (51,1 TWh) che ha superato il precedente primato registrato nel 1977. La

quota di energia verde è inoltre destinata a crescere nei prossimi anni per soddisfare gli obiettivi europei al 2020, fino a raggiun-gere il 27% circa.Suddivisa sia a livello regionale che per fonte, la statistica divide i dati per numero degli impianti, potenza e produzione di tutti gli impianti attivi a livello nazionale ed alimentati da rinnovabili. In totale le installazioni green hanno raggiunto una potenza comples-siva pari a 30,3 GW segnando un netto +14,2% rispetto all’anno passato con una corrispondente produzione lorda di 77 TWh che segna un incremento di più di 11 punti percentuale rispetto al 2009.All’interno delle fonti rinnovabili, è da registrare il sorpasso del solare rispetto alle bioenergie (3,47 GW contro 2,35 GW) la cui potenza efficiente lorda è comun-que cresciuta nel corso del 2010 ad eccezione degli impianti ali-mentati a biomassa. Continuano, infatti, a crescere a ritmi sostenuti gli impianti fotovoltaici presenti sul territorio nazionale. Nel 2010 il numero e la potenza installata di impianti solari sono più che duplicati rispetto all’anno precedente, fino a raggiungere la soglia di 155.977 impianti per 3.469 MW complessivi. Accanto

al solare, l’anno passato ha visto crescere esponenzialmente la produzione di biogas da deiezio-ni animali e da attività agricole e forestali, i cui impianti hanno contribuito a portare a 159.895 unità il numero degli impianti alimentati con fonti rinnovabili in Italia nel 2010, equivalenti a più del doppio dello scorso anno.

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