il notiziario agricolo 3/2012

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Anno 61° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI ASTI COLDIRETTI Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 3 - Anno 2012. In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo 3 numero 13 marzo 2012

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Il notiziario agricolo di Coldiretti Asti

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Anno

61° Periodico della FederazioneProvinciale COLDIRETTI ASTI

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3 numero 13 marzo 2012

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Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 Fax 0141.355.138 e-mail: [email protected] ufficiale Coldiretti Anno 61° numero 3- 13 Marzo 2012*Realizzazione grafica e stampaRiflesso – S.r.l. F.lli Scaravaglio & C.Reg. Trib. di Asti n.44 del 10-8-2011 Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano ZuninoPubblicità: Impresa Verde Asti srl – Riflesso scarl Tel. 0141.380.400 – 0141.590425Abbonamento annuale: Euro 20,00*Data di chiusura del giornale

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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Consumi:speciale sul vino

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Ecco la primaBottega di

Campagna Amica

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Ora ci sono le AgritataColdiretti

Mobilatazione 1:Agea sblocca500 mila €

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Le iniziativedi Giovani

Impresa Coldiretti

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Mobilatazione 2:Coldiretti portain piazza il falso

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In controtendenza rispetto all’an-damento generale del commercio al dettaglio rilevato dall’Istat

volano gli acquisti diretti dal pro-duttore con un aumento del 53 per cento rispetto allo scorso anno degli acquisti nei mercati degli agricoltori, dove nel 2011 hanno fatto la spesa ben 9,2 milioni di italiani che hanno tagliato le intermediazioni pur di non rinunciare alla qualità a tavola. E’ quanto emerge dal primo rapporto sul “Boom degli acquisti diretti: la ricetta anticrisi degli italiani” presen-tato all’Assemblea nazionale degli Agrimercati di Campagna Amica della Coldiretti a Roma in via XXIV Maggio 43 dove è stato aperto il primo Salone del Wellness in cam-pagna alla presenza del Ministero delle Politiche Agricole Mario Cata-nia e del presidente della Coldiretti Sergio Marini. In pochi anni sono nati in Italia 878 mercati degli agricoltori (cosiddetti Farmers market) dove sono coinvolti 20.800 produttori agricoli che hanno creato nuove opportunità di lavoro per 3.500 persone. Un risultato reso possibile grazie al grande successo decretato dai consumatori italiani che nel 2011 hanno fatto acquisti per la cifra di 489 milioni di euro (+53 per cento rispetto all’anno precedente), un tasso di crescita decine di volte superiore a quello dei discount. La migliore performance realizzata da una innovazione commerciale in tempo di crisi trova il sostegno delle istituzioni con il Ministro delle poli-tiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania che ha presentato le novità introdotte nel decreto sem-plificazione per favorire la vendita diretta anche fuori dall’azienda agricola con il semplice invio di una comunicazione. “L’esperienza dei mercati degli agri-coltori dimostra che, nonostante la crisi, c’è spazio per crescere con

l’innovazione in un sistema distribu-tivo ingessato da anni - ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini -. La concorrenza ha creato migliaia di nuove occasioni di lavoro e interessanti opportunità di spesa per i cittadini che hanno premiato un modello che valorizza il Made in Italy e garantisce sicurezza, qualità e rispetto dell’ambiente al giusto prezzo”. I mercati degli agricoltori sono inseriti in una rete di vendita diretta sul ter-ritorio della quale fanno parte 3.972 aziende agricole, 670 agriturismi, 878 mercati, 163 botteghe per un totale di 5.683 punti vendita di campagna Amica ai quali si aggiungono 30 ristoranti.A fare la spesa direttamente dal pro-duttore nei mercati degli agricoltori sono per il 68 per cento donne con una presenza maschile molto più elevata rispetto alla media, il livello di istruzione è medio alto per il 68 per cento degli acquirenti. L’età è inferiore ai 54 anni nel 64 per cento dei casi mentre lo status sociale ed economico è medio alto nell’82 per cento dei casi, secondo l’indagine

Coldiretti/Swg. Un risultato che evidenzia come il risparmio sia solo una delle ragioni che spinge all’acquisto e che la scel-ta è fortemente condizionata dalla ricerca di cibi sani, di informazioni sui prodotti e dal bisogno di essere rassicurati su quello che si mette nel piatto. Non è un caso che il tempo di permanenza è in media di 35 mi-nuti, molto elevato se si tiene conto che si tratta spesso di strutture di dimensioni contenute. I prodotti più acquistati nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica sono nell’ordine la verdura, la frutta, i formaggi, i salumi, il vino, il latte, il pane, le conserve di frutta, la frutta secca, i biscotti ed i legumi, ma non manca l’interesse per i prodotti non alimentari come ad esempio gli agri-cosmetici: da quelli al latte d’asina a quelli allo spumante. Estremamente elevato il grado di soddisfazione che è alto per il 77 per cento degli acquirenti. Il giudizio positivo è confermato dal fatto che in ben nove casi su dieci i clienti consigliano questa forma di acquisto ad altri, con il passaparola.

La vendita diretta non conosce crisiIn un anno gli acquisti dai produttori sono cresciuti del 53%

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Ecco la prima Bottega di Campagna AmicaIn questi giorni la certificazione, si trova a Monastero Bormida

“Dalla Terra alla Tavola”, il punto vendita dell’agritu-rismo “San Desiderio di

Monastero Bormida, ha ottenuto la certificazione di “Bottega di Campagna Amica”. L’Astigiano ha così il suo primo punto ven-dita della Filiera agricola italiana firmata dagli agricoltori.“Dopo 110 Punti Vendita Cam-pagna Amica, inaugurati nell’ul-timo anno in provincia di Asti – annuncia con soddisfazione il presidente provinciale Coldiretti, Maurizio Soave – abbiamo anche la prima Bottega di Campagna Amica. Per noi è il coronamento di un lungo lavoro di promozione e di valorizzazione del Made in Italy e dei prodotti a chilometro zero, avviato con il progetto di “Una filiera agricola tutta italiana”.La Bottega di Campagna Amica, si distingue dai Punti Vendita per un’offerta molto più ampia e un locale attrezzato come un vero market. Rappresenta un nuovo e moderno canale commerciale di vendita diretta dei prodotti agroalimentari che si affianca alla Grande distribuzione e ai negozi di prossimità, che va ad integrare la rete di aziende agri-cole trasformate in punti vendita e i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.I prodotti in vendita portano il marchio Campagna Amica, il tutto a prezzi concordati con un abbattimento rispetto alla pub-blicazione di “SMS Consumatori” e la garanzia di prodotti al 100% italiani.Nel caso della bottega di Mona-stero Bormida si trova un’offerta veramente ampia, in un ambiente unico con prodotti esclusivi. Per

Sopra il grande banco macelleria della Bottega di Campagna Amica a Monastero Bormida, sotto gli scaffali con l’ampia scelta di prodotti tipici.

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il debutto della prima Bottega di Campagna Amica, la famiglia Merlo, Franco il patriarca, la moglie Maria Rosa, i figli Elio e Piero, le nuore ed i nipoti già impegnati in azienda, ha fatto le cose veramente per bene.La struttura di vendita è stata realizzata rigorosamente in pietra di Langa e si sviluppa su 200 mq., suddivisi in punto vendita e locali di trasformazione: una panetteria, un laboratorio per le conserve e un’agrimacelleria. Fra gli scaffali, formaggi, ortaggi, frutta, vino, latte, conserve, miele e marmellate.Insomma il meglio dell’agroali-mentare rigorosamente a Km0 con i prodotti ottenuti direttamen-te dall’azienda San Desiderio e dalle aziende agricole limitrofe.Fiore all’occhiello della Bottega sicuramente la agrimacelleria, ot-tenuta dall’allevamento, esempio di prototipo di multifunzionalità dell’impresa agricola: su 26 et-tari di superficie aziendale fra le alte colline della Langa asti-giana, trovano posto 165 capi di razza Piemontese, più il toro Isidoro che garantisce continuità all’allevamento; 50 capi suini; un salumificio per ottenere insaccati tipici piemontesi; un macello con il bollo Cee dove si lavorano 25/30 capi a settimana anche di altri allevatori. Tutto questo in un ambiente uni-co, con lo storico agriturismo; un maneggio con cavalli, asini e

pony; una fattoria didattica; un impianto a biogas per lo smal-timento dei liquami e la produ-zione di energia; alcune casette rustiche con tutti i confort per i soggiorni prolungati dei clienti.“Ora – sottolinea Soave - il nostro

obiettivo è quello di incrementare, sul territorio provinciale, il numero delle Botteghe, e di approdare a breve ad un punto vendita nel capoluogo con marchio F.A.I. Un grande punto vendita firmato dagli agricoltori italiani”.

I PRODOTTI PIU’ ACQUISTATI IN CAMPAGNA

Prodotti Spesa % sul totale

Vino ………………………………………………

Ortofrutta ……………………………..………...

Formaggi e latte …………………………………

Carne e derivati ……………………….…………

Olio ……………………………………..…………

Piante e fiori …………………………..………….

Altro (miele, cosmetici, ecc.) ………..………….

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Agea sblocca 500 mila € di fondiDopo il blitz di due giorni degli agricoltori di Coldiretti davanti all’Agenzia

Dopo un blitz di due giorni a Roma, presso la sede dell’Agea, l’Ente pagatore

dello Stato per i fondi comunitari, decine di posizioni sono state risolte con pagamenti già posti in liquidazione per oltre 500.000 euro. Altrettante sono state avvia-te ad una rapida soluzione. E’ quanto rende noto Coldiretti nel fare il bilancio dell’iniziati-va davanti all’Agea a cui il 22 febbraio scorso ha partecipato anche una delegazione di im-prenditori agricoli dell’Astigiano, per chiedere conto dei ritardi nei pagamenti dei fondi comunitari che stanno facendo chiudere le aziende.Circa duemila imprenditori pro-venienti da dodici regioni italiane (oltre al Piemonte, Sicilia, Puglia, Basilicata, Marche, Lazio, Cam-pania, Abruzzo, Lazio, Umbria, Friuli e Sardegna) si sono recati davanti agli uffici dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura per cercare di risolvere i problemi che, in qualche caso addirittura da anni, impediscono l’arrivo dei finanziamenti europei dovuti.Prima del blitz le posizioni ancora aperte e non liquidate erano 50 mila, fra queste oltre 500 fanno capo ad aziende agricole pie-

montesi. Dopo la “prova di forza”, Coldi-retti ha ringraziato la dirigenza e il personale dell’Agenzia per essersi adoperati con grande disponibilità nella risoluzione delle pratiche presentate da agri-coltori provenienti da quasi tutte le regioni italiane, sottolineando che è possibile migliorare l’effi-cienza delle strutture pubbliche nell’interesse delle imprese e

dell’economia del Paese.“Si intravedono – rileva il pre-sidente della Coldiretti Sergio Marini - i primi risultati dell’im-pegno del reinsediato presidente dell’Agea Dario Fruscio dal quale sono venute importanti assicura-zioni sulla ripresa del processo di efficienza e trasparenza avviato ed anche sugli sforzi per fornire adeguate e soddisfacenti risposte ai produttori agricoli”.

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Pac: L’85% dei fondi va al 19% delle impreseTroppe anomalie nella distribuzione dei fondi europei

L’85 per cento dei fondi comu-nitari destinati all’agricoltura vanno a solo il 19 per cento

delle imprese agricole europeo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla distribuzione degli aiuti diretti pubblicati dalla Commissione europea (Dg Agri) che evidenziano un forte disequi-librio nella ripartizione delle risorse comunitarie. Nel 2010 sono stati versati a 39,7 miliardi di euro a 7,79 milioni di soggetti con un importo medio di 5096 euro. Oltre il 60 per cento delle imprese ha ricevuto meno di 1250 euro, mentre 3.970 bene-ficiari (lo 0,05 per cento) hanno ricevuto oltre 300.000 euro, con la massima concentrazione in Germania (1.660), Repubblica. Ceca (390), Italia (350), Spagna

(330) e Regno Unito (310). In Italia il 12,5 per cento delle imprese riceve il 75 per cento dei sostegni comunitari. Secondo Coldiretti, la prossima riforma della Politica agricola comune (Pac) deve rappresentare l’occa-sione per una forte legittimazione

della spesa verso l’agricoltura, con una maggiore equità e non premiare chi ha tanta terra e non ci fa niente. Occorre evitare una nuova forma di accoppiamento alla superficie che rappresente-rebbe una nuova ed incompren-sibile rendita fondiaria.

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S. DamianoCisternaCelle EnomondoFerrere

LA DISTRIBUZIONE DEI FONDI AGRICOLI IN EUROPA

UE-12 UE-15 UE-27 Italia

Numero imprese (milioni) 3.143 4.649 7.792 1.247

Importo medioricevuto in euro 1.552 7.486 5.096 3.314

Soggetti chericevono meno di

5.000 euro % dei soggetti

% dei pagamenti 96% 40%

71% 12%

81% 15%

87% 25%

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M igliaia di agricoltori, cittadini, ambientalisti, associazioni dei con-

sumatori, insieme a Sindaci e rappresentanti delle Istituzioni a livello nazionale, regionale e locale provenienti dalle diverse Regioni italiane si mobilitano nella capitale contro il falso Made in Italy di Stato in questa occasione rappre-sentato dal “Pecorino” prodotto completamente in Romania con i soldi dello Stato italiano, che sarà portato per la prima volta in piaz-za “in bella vista” a disposizione delle Autorità e dei cittadini. Un caso emblematico in cui lo Stato favorisce la delocalizzazione e fa concorrenza agli italiani sfruttan-do il valore evocativo del Made in Italy. Sarà l’occasione per affermare la centralità del settore agroalimen-tare quale una delle poche leve competitive di cui il Paese dispone per ricominciare a crescere, ma anche un modo per denunciare gli ormai troppi casi di disattenzione e sottovalutazione nei confronti di un settore che è patrimonio del Paese. Ci chiediamo: · perché dopo tante denunce il Ministero dello Sviluppo Eco-nomico non vieta per legge il finanziamento di prodotti realizzati all’estero che imitando il vero Made in Italy uccidono il futuro delle nostre imprese ?· perché chi con la terra ci lavo-ra e ci vive si è visto aumentare l’IMU in maniera maggiore di chi la terra la usa per divertirsi o speculare ?· perché al tavolo del lavoro tra Governo e forze sociali, il nostro settore che occupa 1,2 milioni di lavoratori dipendenti oltre agli

autonomi è l’unico a non essere stato invitato ?· perché dopo due leggi nazionali sull’etichettatura per fare sapere agli italiani quello che mangiano nessuno si è preso la responsa-bilità di applicarle ?La nostra agricoltura è la prima a livello mondiale per valore aggiun-to ad ettaro, il nostro cibo è il più apprezzato e imitato nel mondo, il nostro export agroalimentare cre-sce a due cifre. Agricoltura e cibo sono un patrimonio economico, sociale, ambientale, paesaggistico e culturale che il mondo ci invidia. Sono un patrimonio di tutti gli ita-liani ! Tutto questo la gente lo sa ed è ora che anche la politica ne prenda atto. Le ragioni della mo-bilitazione sono state illustrate dal presidente della Coldiretti Sergio Marini il 15 marzo scorso 2012 in piazza Montecitorio a Roma con migliaia di manifestanti che hanno presidiato anche il Ministero dello Sviluppo Economico.

In piazza il “falso di Stato”Nuova mobilitazione Coldiretti a difesa del “Made in Italy”

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In Italia, in trent’anni, il consu-mo di vino si è praticamente dimezzato. Si è scesi a meno

di 40 litri a persona per un totale inferiore ai 21 milioni di ettolitri. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti in riferimento alla Rela-zione annuale del Ministero della Salute.Dalla ricerca emerge anche la crescita, fra i giovani e i giovani adulti, dell’abitudine al consumo di superalcolici, aperitivi e amari, che implicano spesso consumi lontano dai pasti e con frequenza occasionale. Nel 2011, per la prima volta, si è addirittura bevuto più vino italiano all’estero che in Italia, per effetto di un aumento del 16 per cento delle esportazioni e di una sostanziale stabilità degli acquisti

familiari (-1 per cento). Il forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli italiani, che ha avuto una accelerazione negli ultimi dieci anni, è stato accompagnato da un atteggiamento al consumo più responsabile. Soprattutto nelle ristorazione, oltre al cambiamento delle abitudini alimentari, la do-manda è calata per le campagne antialcol e per la stretta sulle norme del codice della strada che hanno colpito indiscriminatamente anche il vino. Una “diseducazione” verso un prodotto consumato prevalen-temente durante i pasti che non ha nulla a che fare con i binge drinking del fine settimana.In realtà, il vino – sottolineano gli esperti di Coldiretti – può essere oggi l’espressione di uno stile di

vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi e da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. Si tratta di un cambiamento che occorre riconoscere per evitare il rischio di una dannosa crimina-lizzazione, mentre è necessario investire nella prevenzione pro-muovendo la conoscenza del vino con il suo legame con il territorio e la cultura, a partire proprio dalle giovani generazioni. Ec

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Vino: come cambiano i consumiSe ne beve meno, ma può essere un punto di forza

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L e statistiche che vedono una notevole riduzione dei consumi di vino, hanno

sicuramente inciso negli anni anche sull’economia comples-siva della provincia di Asti e quindi possono creare ulteriori preoccupazioni per gli addetti al settore del nostro territorio. A questo riguardo riportiamo di seguito l’intervento di Secondo Rabbione, responsabile del Cen-tro Studi Vini del Piemonte con sede a San Damiano d’Asti.“Con l’avvio dell’attività del “Centro Studi Vini del Piemonte”, uno degli obiettivi prioritari che Coldiretti si è posta risiede nella “conoscenza globale” del vino, anche attraverso un consumo responsabile, sensibilizzando in tal senso le giovani generazioni e promuovendone il suo legame con il territorio e la cultura.Il vino può realmente rappre-sentare per i giovani un segno distintivo per un nuovo stile di vita, così come è stato per altre campagne di civiltà di Coldiretti che hanno riavvicinato i cittadini consumatori alla filiera corta ed alle molte iniziative di “Campa-

gna Amica”Occorre pertanto farlo “ricono-scere”; occorre esercitarsi per ideare soluzioni nuove, occasioni nuove di consumo, di incontro, perchè il vino può ancora affasci-nare i giovani con il suo mondo di emozioni, il suo carisma e la sua storia. Non c’è più tempo per l’appros-simazione; bisogna mettere in campo genio, immaginazione esperienze e conoscenze ac-quisite. Organizzare momenti di socia-lizzazione, degustazioni guidate, percorsi a tema, perché come dice un nostro produttore: “con-dividere un bicchiere di vino è un gesto di amicizia”.La nota del Ministero della Sa-lute, dalla quale si evidenzia la crescita fra i giovani dell’abitu-dine al consumo di superalcolici, aperitivi e amari, deve soltanto stimolarci a fare di più e meglio, perché queste altre bevande, rispetto al vino, non hanno nulla di affascinante da raccontare.I ricarichi eccessivi presso la ristorazione rappresentano sicu-ramente un ostacolo; le campa-

gne “anti-alcol” e la stretta sulle norme del codice della strada hanno colpito senza distinzione anche il vino; tutto ciò non deve intimorirci se sapremo coinvol-gere i giovani e indirizzarli verso le cose vere, l’economia reale, di cui il vino nella nostra realtà è protagonista assoluto.Questo è un metodo educativo indispensabile affinché le cose possano cambiare e gli adulti di domani riconsiderino il vino, non alla stregua dei superalco-lici o dei drink, ma come parte integrante della nostra cultura ed identità nazionale.Il CSVP è già all’opera per fare la sua parte, soprattutto con i giovani”.

A Verona , prenderà il via domenica 25 marzo e si protrarrà fino a mercoledì

28 marzo la 46esima edizione di Vinitaly. Fra gli espositori saranno sicuramente numerose anche le imprese vitivinicole dell’Astigiano associate a Coldiretti.Quest’anno Veronafiere ha ap-portato due importanti novità alla

rassegna.La prima riguarda la durata e porta l’evento da cinque a quattro giornate con lo scopo di limitare la presenza di non addetti ai lavori, consentendo ai professionisti una maggiore libertà di movimento e più tempo per conoscere le diver-se aziende vinicole partecipanti.La seconda novità riguarda l’al-

lestimento di un’area dedicata esclusivamente ai vini biodina-mici.Naturalmente non mancheranno le consuete rassegne Sol, Agrifood Club ed Enolitech.La scorsa edizione ha visto la partecipazione di ben 156.000 visitatori, di cui oltre 48.000 esteri provenienti da oltre 110 Paesi.

Vitiv

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Le nuove tendenze a un consumo responsabileOccorre educare i giovani e fare emergere l’identità culturale del vino

Dal 25 al 28 marzo il Vinitaly di VeronaLa rassegna perde un giorno per concentrarsi sui professionisti

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I n seguito alle sollecitazione di Coldiretti, è stato ap-provato il 13 febbraio dalla

Giunta Regionale, il “Testo per la semplificazione e sburocra-tizzazione vitivinicola”. Si tratta del primo risultato ottenuto con l’istituzione dell’apposito tavolo vitivinicolo regionale insediatosi il 7 novembre dello scorso anno. Il documento entrerà in vigore appena sarà concluso il lavoro di allineamento dello schedario viticolo. I l regolamento, ha spiegato l’assessore regionale all’Asgri-coltura, Claudio Sacchetto, prevede una serie di variazioni nell’attuale impianto normativo caratterizzante il settore vino, garantendo in questo modo un notevole alleggerimento degli adempimenti che maggiormente incidono sull’attività dell’azienda vitivinicola: le procedure di estir-pazione e impianto vigneti. Con l’attuale “Testo” si accele-rano i tempi, i costi per l’azienda diminuiscono, le procedure bu-rocratiche sono più semplici e immediate, molte operazioni sa-ranno effettuabili semplicemente dopo una rapida comunicazione informatica.L’approvazione e conseguente applicazione delle nuove diret-tive non incide sulle spese per l’Assessorato Regionale, ma consente una chiara azione di risparmio, sia in termini di tempi-stiche, sia per quanto concerne le spese di gestione del sistema, così come aveva sottolineato Coldiretti al momento di avanzare le richieste di modifica.Questo regolamento di fatto inciderà sull’attività quotidiana

delle aziende viticole: al termine del lavoro di allineamento dello schedario viticolo, le imprese del settore potranno gestire le proprie azioni di impianto e reimpianto già con la nuova normativa: moduli informatici rapidi, risparmio di tempo e denaro, fine delle lunghe attese per i sopralluoghi dei funzionari, procedure più immediate. L’im-pianto normativo del sistema vitivinicolo non era più idoneo alle nuove condizioni produttive, sovrastrutture inefficienti impe-divano alle aziende (e all’Ammi-nistrazione Pubblica) di agire in modo fluido e razionale. Il lavoro del tavolo ha raggiunto un primo obiettivo importante, ma il lavo-ro proseguirà per consentire al settore di lavorare serenamente e non, come successo fino a questo momento, occupare gran parte del tempo a rincorrere la burocrazia.Il “Testo per la semplificazione e sburocratizzazione vitivinicola” è

il primo importante risultato im-mediatamente applicabile redatto dal Tavolo vitivinicolo Regionale in appena tre mesi di lavoro e che ha saputo raccogliere le istanze provenienti dal territorio.

Semplificazione e sburocratizzazione vitivinicolaIl testo è stato approvato dalla Regione Piemonte il 13 febbraio

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L e tavole degli italiani si sono impoverite in quantità nel 2011 con meno carne

bovina (-0,1 per cento), pasta (-0,2 per cento) carne di maiale e salumi (-0,8 per cento), ortofrutta (-1 per cento) e addirittura meno latte fresco (-2,2 per cento). E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sui conti pubblici che evidenziano una flessione particolarmente marcata nella media dell’anno della spesa per i generi alimentari (-1,3 per cento). E intanto l’effetto dell’aumento dell’Iva si è già sentito sui consu-mi di vino, in calo dell’1 per cento. Il rincaro dell’imposta dal 20 per cento al 21 per cento entrato in

vigore il 17 settembre ha colpito anche la birra, le acque minerali e i succhi di frutta. Ma il previsto nuovo aumento dell’aliquota potrebbe peggio-rare ulteriomente la situazione,

andando a colpire tutti i prodotti alimentari e spingerendo peri-colosamente l’inflazione, con un ulteriore effetto depressivo dei consumi e sull’intera filiera agroalimentare Made in Italy.

Consumi: sul vino pesa l’effetto IvaFlessione più marcata per il latte – 2,2%

CREIAMO E STAMPIAMO LA TUA COMUNICAZIONE

l’informazione quotidiana

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Presentato in Coldiretti Pie-monte il progetto speri-mentale AgriTATA che sarà

attuato sul territorio regionale in collaborazione con gli assessorati alle Politiche Sociali e per la fami-glia, l’Assessorato all’Istruzione, Formazione Professionale e Lavoro e l’Assessorato all’Agricoltura. Coldiretti Piemonte sarà partner esclusivo per l’attuazione del pro-getto sperimentale.Il progetto Agritata mira a soppe-rire alle carenze dell’Assistenza infantile statale, garantendo la personalizzazione del servizio, la flessibilità dell’orario, la capilla-rità del servizio sul territorio, la conciliazione dei tempi della vita famigliare e lavorativa. Si tratta di un servizio molto diffuso in alcune aree del nord Italia, in particolare nel Trentino Alto Adige.In Piemonte il progetto è stato approvato dalla Giunta regionale il 27 luglio 2011. Tra pochi giorni partirà la fase formativa delle aspi-ranti AgriTATA.Dal punto di vista metodologico, il percorso formativo si impronterà su un modello pedagogico secondo il quale, per lo sviluppo del bambino piccolo, è di estrema importanza l’inserimento in un contesto e in una relazione che valorizzino mo-menti normali della vita quotidiana, con gli stessi ritmi e riti e con la stessa figura di riferimento. Questi elementi forniscono sicurezza al piccolo e la sicurezza a quell’età è il maggior stimolo per un sano sviluppo cognitivo e affettivo. Il concetto innovativo del servizio delle Agritate riguarda la trasfor-mazione della modalità di accudi-mento dei piccoli, tradizionalmente affidato ad una figura femminile vicino alla famiglia, in una vera e propria professione che opera

in un contesto familiare che per natura è il luogo in cui il bambino si sente maggiormente a proprio agio e protetto. Si tratta di una forma di accoglienza di bambini all’interno della famiglia e della casa nel contesto dell’azienda agricola.La sperimentazione durerà tre anni, al termine dei quali ci si pone l’obiettivo di individuare la figura professionale dell’Agritata che sarà testata sul territorio con una trentina di progetti concreti. Il periodo primaverile – estivo sarà quello destinato alla formazione delle operatrici Agritata attraverso un corso teorico-pratico di 400 ore. Di qui la strutturazione reale delle prime realtà di servizio.Coldiretti Piemonte ha firmato un protocollo d’ intesa con l’Associa-zione Domus, leader nel settore a livello nazionale, al fine di col-laborare per un efficace gestione del progetto, in particolare della formazione delle future Agritate.

Domus ha sede a Trento e conta oltre 30 cooperative associate per i progetti tagesmutter “mamme di giorno” .La Regione Piemonte era rappre-sentata dall’assessore all’Agricol-tura Claudio Sacchetto , da Marco Musso, funzionario della Direzione Politiche sociali e per la famiglia presieduto da Paolo Monferino e Massimiliano Grasso, coordina-tore dello staff dell’ assessore alla Formazione e al Lavoro Claudia Porchietto.I rappresentanti della regione han-no ribadito la concretezza del pro-getto proposto da Coldiretti, hanno ricordato che si tratta di un nuovo modo di collocare il ruolo dell’agri-coltura nella società soprattutto nelle zone periferiche dove ben 900 comuni piemontesi non hanno più servizi all’infanzia. E ancora il ruolo educativo dell’iniziativa che porta a riscoprire l’agricoltura vera attraverso un contatto diretto.Franca Sandrone, responsabile

Al via il progetto Agritata in PiemontePresentata da Coldiretti una nuova sfida nel sociale

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regionale Donne Impresa Coldiretti e Maria Chiara Bellino coordina-trice del progetto Agritata hanno detto: “ Il progetto sperimentale parte con 30 candidate Agritate su tutto il territorio regionale: saranno tenute a frequentare il corso di formazione obbligatorio di 400 ore per potere poi rendere operativo il servizio. Le Agritate accoglieranno bambini dai tre mesi ai tre anni con un progetto pedagogico specifico che porti alla riscoperta della natura, della stagionalità e dell’eccellenze della nostra agricoltura”.Andrea Launo, presidente della cooperativa sociale Linfa solidale, “ la nostra cooperativa avrà la fun-zione di ente gestore e costituirà un momento di raccordo operativo tra il progetto e le 30 operatrici che intraprendono l’iniziativa”.Presente alla conferenza stampa Caterina Masè, presidente dell’As-sociazione Domus, ”In Trentino le tagesmutter sono ormai una realtà consolidata. La nostra associa-zione è lieta di portare il proprio contributo alla realtà piemontese dove ci accomuna la voglia di fare, lo spirito di intraprendenza e il modello pedagogico del ser-vizio, improntato su domiciliarità e ruralità”.I lavori sono stati aperti e conclusi dal direttore di Coldiretti Piemonte Bruno Rivarossa “Coldiretti come forza sociale attraverso questi pro-getti mira a garantire il presidio del territorio anche attraverso servizi innovativi alla persona, cercando di favorire nuove opportunità occupazionali alle imprenditrici agricole. Le nostre imprese sono oggi proiettate al mercato ma costantemente attente ai bisogni complessivi della società. Coldi-retti Piemonte cerca di interpretare al meglio queste nuove esigenze e di creare gli strumenti che con-sentano agli imprenditori di fornire risposte economiche anche nel sociale”.

Nel fine settimana tra il 17 e il 19 febbraio una dele-gazione di Coldiretti Gio-

vani Impresa Asti ha fatto visita alle aziende della realtà agricola dell’Emilia Romagna.Durante la permanenza è stata visitata la cooperativa agricola “Orto amico” di Ferrara che ge-stisce 2 punti vendita dei prodotti orto-frutticoli e lattiero caseari coltivati dai propri soci conferenti. Si tratta di un esempio concreto della filiera agricola tutta italiana firmata dagli agricoltori.Molto interessante è stata la visita dell’azienda agricola “Ca-vallerizza la deliziosa” che per risolvere il problema delle quote latte nei primi anni ‘90 ha con-vertito l’allevamento bovino in un allevamento di bufale che oggi conta più di 250 capi ed il cui latte è trasformato direttamente nel caseificio aziendale nonché venduti nel punto vendita e nei mercati.I terreni della Provincia di Ferrara completamente pianeggianti e ricchi d’acqua sono ottimi per la coltivazione di prodotti orto-frutticoli. É stato possibile visitare il Consorzio dell’aglio di Voghiera DOP, un prodotto di nicchia che

ha permesso alle aziende pro-duttrici di avere fino ad oggi un reddito garantito.Di effetto è stata la visita alla Società agricola Minghini dove al fianco dell’allevamento di 800 bovini da carne è stato messo in funzione dallo scorso 25 gennaio l’impianto a bio-massa da 1 me-ga-watt realizzato con il supporto finanziario di Credti-agri.Ottimo esempio di imprendi-toria giovanile è rappresentata dall’azienda Piazzi che con l’in-sediamento del giovane Marcello ha realizzato una nuova porcilaia che rispetta tutte le norme per il benessere animale ed un labo-ratorio per la trasformazione di insaccati e salumi vari venduti nel punto vendita aziendale.Il viaggio dei giovani Astigiani si è concluso domenica mattina con la visita del centro storico della città di Ferrara.Un ringraziamento particolare va al Direttore della Federazione di Ferrara Luigi Zepponi, al segre-tario dei Giovani Marco Baldon e al delegato Sergio Gulinelli che nei 3 giorni di permanenza hanno permesso ai giovani imprenditori astigiani di avvicinarsi ad altre realtà agricole.

I giovani scoprono l’EmiliaResoconto del viaggio studi realizzato a febbraio

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S i sono riuniti da tutto il nord Italia i rappresen-tanti di Coldiretti Giovani

Impresa ed è stata un’assem-blea di “Giovani a tutto campo” quella che si è svolta mercoledì scorso, 28 febbraio, a Verona al Palazzo della Gran Guardia. E titolo non poteva essere più azzeccato visto il colpo d’occhio eccezionale che l’Auditorium ha saputo regalare, tanti giovani under 30, spinti dall’innovazione, in rappresentanza di quell’“Italia straordinaria in movimento” che sa guardare al futuro con buon-senso e determinazione.Numerosa la delegazione pie-montese, guidata dal neo de-legato Dario Perucca, con un nutrito gruppo astigiano, con imprenditori appartenenti ad ogni zona della provincia, capitanata dal delegato provinciale Giova-ni Impresa Marco Melica, con l’assistenza della responsabile Sara Mazzolo, alla presenza del direttore di Coldiretti Asti, Anto-nio Ciotta . Conoscenza, condi-visione e coraggio: con queste tre parole il presidente della Col-diretti Veneto, Giorgio Piazza ha dato il benvenuto all’assemblea ricordando quanto l’agricoltura italiana sia “strategica e madre di un grande cambiamento”.Le crescenti esigenze di consu-lenza alle imprese, soprattutto in merito alle nuove sfide, l’impor-tanza della formazione e della rappresentanza, la necessità di una comunicazione sindacale e di consulenza operativa direttamen-te in azienda vicina al socio ma anche i tanti interrogativi legati alla Pac 2014-2020 e l’esigenza di una semplificazione burocra-tica, la sfida dei mercati e delle

Botteghe di Campagna Amica sono stati alla base degli inter-venti che hanno caratterizzato la giornata. Tematiche affrontate dai delegati regionali Giovani Impresa Coldiretti che hanno portato la “voce” del territorio, punti di forza e di debolezza scanditi sempre tenendo ben presente il punto di partenza, ossia il grande patrimonio che si chiama Agricoltura Italiana e ciò che Coldiretti ha saputo fare, cioè portare i valori dell’essere forza sociale all’interno di un progetto economico.Le parole di Luca Zaia, Governa-tore del Veneto, hanno richiamato l’attenzione sull’importanza di dare la terra ai giovani e quanto sia determinante difendere l’agri-coltura vera: un esempio di Italia giovane che sa reagire al difficile momento economico in cui tante scelte stanno riscrivendo il futuro delle giovani generazioni, non può sfuggire il vuoto rappresen-tativo negli ambiti decisionali. Alcune criticità che impediscono alle vere imprese di esprimere il loro potenziale, sono un sistema creditizio ancora “poco accessi-bile”, una burocrazia lenta e un alto costo dei terreni.Occorre sfruttare la ricchezza delle produzioni agroalimentari

Made in Italy riconosciute a livel-lo comunitario e l’importanza di un’economia agricola perno del turismo, così come la possibili-tà data dalla vendita di terreni statali. “Noi siamo l’anomalia positiva di questo Paese – ha affermato il delegato nazionale Giovani Impresa Vittorio San-giorgio - A frenare gli entusiasmi dei tanti giovani che vorrebbero trovare occasioni di lavoro in campagna ci sono i tanti osta-coli all’ingresso, dal costo dei terreni al credito, ma anche la volatilità dei prezzi che impedi-sce la programmazione perché un giovane, più degli altri, ha bisogno di prospettive di lungo periodo per la propria impresa e queste si possono offrire solo se sarà fatta giustizia dei furti che ha subito in questi anni l’ agricoltura italiana.Si tratta da una parte del furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra del fur-to di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i con-sumatori.Per questo il progetto per una filiera agricola tutta italiana del-

Tanti giovani protagonisti dell’agricolturaDal mega e proficuo incontro a Verona

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la Coldiretti guarda ai giovani. L’obiettivo è quello di tagliare le intermediazioni e arrivare ad offrire, attraverso la rete di Con-sorzi Agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole, prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo. Grazie alla filiera agricola tutta italiana, e in particolar modo a CreditAgri Italia, il consorzio fidi nazionale promosso dalla Coldiretti, si è messo in piedi un sistema di credito per giovani che pensa in maniera reale ed effi-cace al ricambio generazionale, valorizzando le idee e non misu-rando la capacità patrimoniale, che per ragioni oggettive non può appartenere ai giovani.Per abbattere gli ostacoli, ser-vono risposte di “sistema”, che richiedono inevitabilmente tempi lunghi, considerando le molte inerzie e carenze dell’apparato decisionale del nostro Paese. “Coldiretti ha proposto la giusta ricetta per il futuro dell’Italia. – ha proseguito Sangiorgio - Aziona-re la leva più potente e a costo zero che abbiamo a disposizio-ne, quella che ci rende unici e ineguagliabili nel mondo: i nostri territori e le loro distintività, tra le quali spicca innanzi tutto il cibo italiano, fatto veramente di idee italiane e da imprese italiane. La Filiera Agricola tutta Italia-na, nata per porre fine al furto di identità e valore al quale la

nostra agricoltura è sottoposta da decenni, ha realizzato anche un altro incredibile risultato per noi giovani.Ha permesso di isolare ed annul-lare il furto del bene più prezioso per ogni giovane: il futuro”. “Ed è un ruolo centrale quello che noi giovani invochiamo. Un ruolo da protagonisti. Il nostro principale obiettivo è quello contribuire ad un equilibrato sviluppo econo-mico e sociale del territorio – afferma Marco Melica, delegato provinciale Coldiretti Giovani Impresa Asti - Per questo, è necessario effettuare una ripro-grammazione che consenta di pianificare interventi mirati e di concentrare le risorse disponibili

su quelle misure che permettano la realizzazione degli investimenti e la spendibilità dei fondi.Bisogna assolutamente evitare che il mancato utilizzo possa condizionare negativamente la futura dotazione finanziaria del P.S.R. 2014-2020”. I lavori dell’Assemblea, coordinata da Andrea Farinet, si sono conclusi rinnovando l’invito all’appunta-mento di maggio con l’Assem-blea Nazionale Giovani Impresa. Giovani protagonisti dell’agricol-tura, testimonianza concreta del ricambio generazionale, che ogni giorno lavora per far crescere il grande progetto di Coldiretti per una filiera agricola tutta italiana.

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L o scorso 10 febbraio a Torino presso il circolo dei lettori è stato eletto

il nuovo delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Da-rio Perucca in sostituzione di Roberto Moncalvo.Un caloroso ringraziamento è doveroso nei confronti di Ro-berto Moncalvo per il lavoro svolto in questi anni insieme a tutti i ragazzi di Giovani Impre-sa. Nonostante il suo mandato

terminasse nel 2013, dopo essere stato eletto Presidente della Federazione Provinciale di Torino, ha ritenuto di lasciare ad un altro giovane l’esperienza di delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa.Al termine dell’elezione il neo de-legato Dario Perucca ha ricordato l’importanza dell’agricoltura per la ripresa dell’economia ed ha sottolineato che negli ultimi anni i ragazzi che si avvicinano all’agri-

coltura sono in aumento.Dario Perucca ha 30 anni ed è un allevatore di bovini piemon-tesi nell’azienda di famiglia nel cuneese e dal 2005 si dedica a tempo pieno all’attività agricola e da 3 anni è delegato provinciale di Giovani Impresa Cuneo.Al fianco di Dario, alla guida di Giovani Impresa, con l’incarico di vice-delegato, Marco Melica rappresentante dei giovani di Asti.

Una bella AssembleaL’assise regionale per il rinnovo cariche

Ricordiamo che anche quest’anno sono aperte le iscrizioni al Premio Oscar

Green.Il concorso nazionale organizzato da Coldiretti Giovani Impresa con l’alto patronato del Presidente della Repubblica, giunge quest’anno alla sua sesta edizione.Tutte le imprese agricole, anche cooperative, che pensano di aver attivato progetti innovativi, posso-no registrarsi al sito internet www.oscargreen.it dove, oltre al formula-rio di iscrizione, potranno scaricare il regolamento del 2012.Poi si potrà scegliere la categoria del concorso a cui partecipare. Al concorso possono partecipare tutti gli imprenditori agricoli ed agroalimentari, singoli o associati, che abbiano meno di 40 anni di età fatta eccezione per la Categoria “In-filiera”.Le iscrizioni ad “OSCAR GREEN 2012” rimarranno aperte fino al 30 Marzo 2012.

Premio Oscar Green 2012Le domande entro marzo attraverso il sito internet

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S i è tenuta a Bruxelles la con-ferenza “Combating food-related crime”, organizzata

dalla Commissione Europea sul tema della agromafie e dei cri-mini collegati al settore food. Da parte italiana è stato evidenziato come quello delle frodi alimentari sia uno degli ambiti in maggiore espansione per le organizzazioni criminali, che lo ritengono meno rischioso rispetto al traffico di stupefacenti e in grado di generare notevoli profitti. E’ anche stato citato il recentissimo rapporto Eurispes-Coldiretti che stima in Italia un volume di affari di ben 12,5 miliardi di euro il business totale per le agromafie. Un fenomeno purtroppo destinato ad aumentare in futuro, sia perché la crisi economica globale ha por-tato ad un impoverimento di ampie fasce della popolazione (generan-do una crescente domanda di cibo a basso prezzo), sia perché nei prossimi decenni l’aumento della popolazione mondiale comporterà un maggiore fabbisogno di cibo e acqua che saranno quindi al centro di qualsiasi scelta politica ed economica. Al dibattito hanno preso parte numerosi esperti e professioni-sti europei del settore. Il nostro Paese ha lamentato le difficoltà spesso incontrate nelle attività di indagine a causa della causa la lentezza con la quale alcuni Stati rispondono alle richieste di accesso a documenti probatori di vitale importanza (altri, addirittura, non rispondono affatto).È stato osservato da parte del Directorate General for Health and Consumer Affairs come il Rego-lamento Generale di legislazione alimentare permetta – in caso di

pericolo per la salute pubblica – di diffondere il nominativo dell’azien-da o del prodotto sotto inchiesta, mentre in tutti gli altri casi di frode è la legislazione nazionale ad essere applicata. Nel corso della conferenza è emerso anche come in certe si-tuazioni la criminalità organizzata si avvalga dell’opera di funzionari o di ispettori corrotti per eludere i controlli alle frontiere: un rappre-sentante dell’Ufficio europeo per la lotta anti-frode (Olaf) ha citato casi in cui partite di carne prove-nienti dalla Cina hanno passato la frontiera nascoste sotto scatole di fagioli o involtini primavera, oppure vongole cinesi sono state spacciate per vietnamite grazie ad un falso certificato medico, per-mettendo all’importatore di pagare dazi doganali più bassi (del resto, ad oggi non è particolarmente difficile falsificare i documenti di

origine dei prodotti). È stato spiegato che anche dati commerciali – come la variazione del prezzo o un picco di vendite improvviso fatto registrare da un prodotto – spesso possono na-scondere una frode. Alla luce di quanto emerso complessivamente nel corso del dibattito, risulta più facile comprendere come in un simile scenario le organizzazioni criminali vedano concrete possi-bilità di trarre profitto, correndo minori rischi rispetto ad altre attività illecite.Per scongiurare questo pericolo è opportuno che l’Unione Europea intraprenda una decisa azione di contrasto all’azione della cri-minalità organizzata, che deve essere il frutto di una cooperazio-ne transnazionale tra istituzioni, agenzie alimentari, magistrati, forze di polizia e doganieri degli Stati membri.

Le mani della criminalità sul ciboFood crime, la nuova frontiera per le agromafie

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Export da record nel 2011I dati definitivi segnano un +9% per 30 miliardi

Con la crisi vola il Made in Italy sulle tavole mondiale che raggiunge nel 2011 il

massimo storico di 30 miliardi nelle esportazioni per effetto di una cre-scita in valore del 9 per cento. Ad affermarlo è un’analisi della Coldiretti sulla base degli andamenti registrati dall’Istat nel commercio estero agroalimentare nei primi undici mesi dell’anno. “Le performance positive registrate sui mercati internazionali dal settore piu rappresentativo dell’economia reale dimostra che il Paese può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l’identità, la cultura e il cibo - ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini -. L’agro-alimentare e una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo”. A crescere all’estero sono stati i settori piu tradizionali del Made in Italy come i formaggi, a partire da grana e parmigiano reggiano che sono i più esportati con una crescita del 22 per cento ma anche il vino (+13 per cento), l’olio di oliva (+7 per cento), la pasta (+7 per cento) come i prodotti da forno e di salumeria. Non mancano risultati “sorprenden-ti” come la crescita boom del 20 per cento nell’export della birra italiana

in Gran Bretagna, paese produttore di questa bevanda. Il comparto più dinamico è quello dei formaggi e latticini, che nel complesso fanno segnare un successo del + 16 per cento per l’aumento delle vendite all’estero dovuto, oltre che al grana padano e parmigiano reggiano, an-che al gorgonzola (+ 14 per cento) e al pecorino, in ripresa con il 7 per cento dopo una difficile crisi. Più moderata la crescita del compar-to frutticolo (+2 per cento), dovuta soprattutto alle mele che hanno controbilanciato il forte calo delle esportazioni di frutta estiva e agrumi mentre fortemente negative sono state le esportazioni di ortaggi (- 10 per cento), colpite ingiustamente anche dalla psicosi ingiustificata generata dal batterio killer. Tra i principali Paesi di destinazione

dell’agroalimentare tricolore si sono verificati aumenti in valore verso la Germania (+5 per cento), la Fran-cia (+9 per cento) e il Regno unito (+3 per cento), con un incremento medio nella Unione Europea del 7 per cento. Crescono però a ritmi molto più sostenuti e richieste nei Paesi ex-traeuropei (+14 per cento), tra i quali spicca soprattutto il ruolo degli Stati Uniti (+11 per cento). E l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, localita, immagini, denomi-nazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realta nazionale.

INTERNI - ESTERNI - RASATURE INTONACI

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Come detto in altro artico-lo di questa stessa rivi-sta, l’effetto dell’aumento

dell’Iva si è già sentito sui consumi di vino, in calo dell’1 per cento. Il rincaro dell’imposta dal 20 per cento al 21 per cento entrato in vigore il 17 settembre ha colpito anche la birra, le acque minerali e i succhi di frutta. Ma il previsto nuovo aumento dell’aliquota po-trebbe peggiorare ulteriormente la situazione, andando a colpire tutti i prodotti alimentari e spingendo pericolosamente l’inflazione, con un ulteriore effetto depressivo dei consumi e sull’intera filiera agroa-limentare Made in Italy. L’ulteriore balzo dell’Iva al 23% costerà agli italiani oltre un miliardo solo per le spese alimentari. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti sugli effetti dell’articolo 18 della manovra del Governo Monti che fa scattare dal primo ottobre 2012 un aumento del 2 per cento delle

aliquote Iva del 10 per cento e del 21 per cento, applicate a numerosi prodotti alimentari. Un aumento che - sottolinea la Coldiretti - non mancherà di determinare ulteriori effetti depressivi sulla spesa per i generi alimentari. L’aumento dell’iva dal 21 al 23 per cento

colpirebbe ulteriormente l’acqua minerale, la birra e il vino ma anche specialità come i tartufi mentre a quello dal 10 al 12 per cento sono interessati dalla carne al pesce, dallo yogurt alle uova ma anche il riso, il miele e lo zucchero.

La contrarietà degli italiani agli organismi genetica-mente modificati (Ogm)

negli alimenti non è cambiata e riguarda il 71 per cento della po-polazione, una percentuale che è rimasta stabile negli ultimi cinque anni, secondo il monitoraggio ef-fettuato dalle indagini Coldiretti/Swg . E’ quanto afferma Coldiretti in riferimento alle dichiarazioni del Ministro dell’ambiente Corrado Clini che, in occasione del Con-

siglio dei ministri dell’Ambiente Ue a Bruxelles, ha parlato di una posizione più aperta dell’Italia nei confronti degli Ogm. Non ci sono ragioni – sottolinea Coldiretti - per riaprire una polemica di cui il Paese non sente certo il biso-gno e su cui i cittadini hanno già detto tutto proprio nel momento in cui le grandi multinazionali del biotech hanno preso la decisione di rinunciare allo sviluppo e alla commercializzazione di nuovi

prodotti transgenici (ogm) de-stinati all’Unione europea, per la crescente opposizione della maggioranza dei cittadini. Gli or-ganismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambien-tale e alimentare, ma perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy.

No all’aumento Iva al 23%Sarebbe un ulteriore penalizzazione ai consumi

Ogm: Non si cambiano le carte in tavolaCaro Ministro gli italiani sono sempre contro il biotech

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ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Negli ultimi anni nella nostra provincia, sono nate e cre-sciute molte “Cooperative

di Lavoro” impegnate nelle lavo-razioni agricole ed in particolare nelle colture vitivinicole, frutticole ed orticole.Formate ed amministrate soli-tamente da lavoratori stranieri, possono rappresentare un valido aiuto per le nostre aziende agri-cole; spesso gestite da famiglie sempre meno numerose e con età medie elevate.L’aumento della burocrazia fiscale e sindacale sulla gestione del per-sonale, le norme vincolanti sulla sicurezza delle aziende agricole con dipendenti, la difficoltà di reperire manodopera qualificata, formata ed in numero sufficiente per periodi di lavoro sempre più concentrati, rendono le “Coope-rative di Lavoro” un utile e valido strumento di lavoro, non privo però di rischi se utilizzato o gestito in maniera non corretta.Cercheremo ora di analizzare le principali regole a cui attenersi nell’utilizzo di questa forma di lavoro basata sull’utilizzo di mano-dopera ed attrezzature di un’altra azienda specializzata (la Coope-rativa di lavoro) mediante uno specifico contratto d’appalto.Prima indicazione è quindi quella di verificarne prima della firma del contratto, l’esistenza e la competenza (mediante l’iscrizione alla C.C.I.A.A) della Cooperativa, nonché le effettive capacità tec-niche ed organizzative al lavoro che andremo ad affidarle; l’omis-sione della verifica delle idoneità tecniche e professionali dei pre-

statori d’opera potrà, in caso di controllo od infortunio, tradursi in corresponsabilità a carico del Committente.E’ quindi fondamentale per l’agri-coltore verificare la serietà della Cooperativa con cui si appresta a collaborare, non dimenticando che in caso di inadempienza della Cooperativa stessa nei confronti dei lavoratori e degli enti assicu-rativi (INPS, INAIL, ecc.) l’Azienda Committente è tenuta a rispon-derne in solido fino a 5 anni.E’ anche compito del Committente verificare preventivamente l’ido-neità formativa dei soci lavoratori che saranno impiegati nell’appalto lavoro e solo saltuariamente la loro reale regolarità di assunzione, (attraverso la verifica dei docu-menti di identità, la comunica-zione obbligatoria di assunzione ed il cartellino identificativo) non

si può esigere dal committente stesso un controllo pressante e continuo.Secondo punto di verifica è la sottoscrizione di uno specifico “Contratto d’Appalto”, documen-to che deve contenere i dati dei contraenti, la tipologia dei lavori da eseguire, il luogo dove do-vranno essere attuati, i tempi di realizzo, i riferimenti alla specifica tipologia contrattuale, il costo dell’appalto che deve sempre essere commisurato al lavoro ed assolutamente non alle ore effettivamente lavorate. Un contratto d’appalto e la re-lativa fatturazione ad ore di un lavoro qualsiasi, espongono il committente, in caso di controllo od infortunio ad un grave rischio, in quanto nel caso si accerti che i lavoratori della cooperativa sono pagati ad ore o sono sotto il di-

Le “Cooperative di Lavoro”Come possono intervenire nella gestione del lavoro agricolo

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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retto controllo del committente, questi ne risponderà in prima persona; potrebbe cioè essere costretto ad assumerli diretta-mente dalla data di inizio dei lavori con conseguente obbligo al versamenti dei relativi oneri e contributi, nonché in caso di infor-tunio esserne tenuto direttamente responsabile.Per ciò che riguarda la sicurez-za nell’ambiente di lavoro, la responsabilità nei confronti dei lavoratori, nel caso di contratto “lecito” fa capo al Presidente della Cooperativa stessa quale datore di lavoro; sarà compito del committente la compilazione del DUVRI (documento unico rischi interferenze) nel quale, acquisiti i dati fiscali, tecnici ed organizzativi della cooperativa, evidenzierà gli eventuali rischi presenti nella propria azienda, normalmente le cooperative hanno dei prospetti precompilati essendo le aziende committenti simili fra loro.La lettura di queste poche in-dicazioni non deve spaventare l’azienda che si avvale od intende avvalersi dell’aiuto di una Coo-perativa di lavoro nella gestione della propria azienda.I vantaggi sono senza dubbio considerevoli sia dal punto di vista organizzativo che, soprat-tutto, burocratico in particolare nei confronti della sicurezza sul lavoro, si tratta semplicemente di conoscere le procedure, affi-darsi ad una Cooperativa seria e di esperienza e non dimenticarsi di vigilare sul suo operato.Tutta la struttura Coldiretti è a vostra disposizione per approfondire le varie tematiche legate al contratto d’appalto di lavoro e per affian-carvi nella verifica e nella gestione dello stesso e di ogni altra tema-tica inerente alla gestione della manodopera in agricoltura.

L a Giunta Regionale ha approvato il Programma annuale di attività del

Consorzio CO.SM.AN. auto-rizzando la concessione di un contributo regionale pari a 3,9 milioni di Euro per l’anno 2012. Il contributo autorizzato consentirà di agevolare le polizze assicu-rative stipulate dal Consorzio a favore di tutti gli allevatori pie-montesi tenuti per la copertura dei rischi da epizoozie, calami-tà naturali, e per la copertura dei costi di smaltimento per la mortalità ordinaria e per la mortalità a seguito di epizoozie e calamità naturali. Praticamente sarà abbattuto del 70% il costo del premio assicurativo per la polizza collettiva per il rimborso dei costi di smaltimento dovuti mortalità ordinaria. Inoltre a tutti i piccoli allevatori non tenuti a

consorziarsi, cioè con consisten-ze inferiori alle 10 UBA (Unità Bovino Adulto), sarà consentito di consorziarsi volontariamente ed aderire volontariamente alla polizza collettiva per il rimborso dei costi di smaltimento dovuti mortalità ordinaria, beneficiando anch’essi del contributo al 70% con un massimale di smaltimento illimitato. Viene invece mantenu-ta la percentuale massima am-missibile del 50% di contributo sul costo del premio assicurativo per le polizze volontarie per la copertura dei danni conseguenti ad epizoozie (valore degli ani-mali, compreso eventuale valore genetico, mancato reddito a seguito di fermo dell’allevamen-to o comunque limitazioni alla vendita o alla movimentazione, ecc.), a cui possono aderire tutti gli allevatori consorziati.

Attività Consorzio Co.Sm.An.Approvato dalla Regione il programma annuale

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ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Malolattica: i possibili rischi I fattori che possono influenzare negativamente la vinificazione

Su un precedente numero de “Il Notiziario Agricolo” abbiamo trattato della fer-

mentazione malolattica dei vini e dei vantaggi dal punto di vista organolettico che essa comporta. Avevamo anche accennato ai pro-blemi che possono essere causati da fermentazioni incontrollate. In questo articolo cerchiamo di approfondire questi fattori di rischio che devono essere ben conosciuti da chi vinifica. Alcune condizioni favoriscono molto l’insorgere di fermentazioni malolattiche “deviate”, cioè con formazione di composti indesi-derati. Il fattore forse più impor-tante di tutti è il pH: normalmente quando un vino presenta un pH inferiore a 3,5 è favorito l’Oeno-coccus oeni, specie batterica che raramente crea problemi durante la malolattica. Viceversa, se il vino presenta un pH iniziale superiore a 3,5 sono favoriti i batteri appar-

tenenti al genere Pediococcus e Lactobacillus, che tendono a produrre composti indesiderati sia dal punto di vista organolet-tico che salutistico. Tra i primi si annovera il diacetile, prodotto della degradazione dell’acido ci-trico, dal forte odore caseario che ricorda il burro. Sebbene in alcuni vini molto strutturati questa nota

possa rivelarsi positiva perché ne aumenta la complessità olfattiva, oltre i 7-8 mg/L diventa un vero e proprio difetto in quanto copre le note varietali. Tuttavia, il problema principale di una malolattica incontrollata è dovuto alle ammine biogene, sostanze tossiche che, a dosi elevate, in particolare l’istidina,

Ricerca, studio e caratterizzazione.

Corso Roma 53/b14015 San Damiano d’Asti (AT)Tel. 0141 982 455 Fax 0141 980 [email protected]

A cura del Centro Studi Vini del Piemonte con sede a San Damiano d’Asti

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provocano mal di testa e allergie, tanto che alcuni paesi hanno fis-sato dei limiti legali.Oltre a questi problemi, alcune ammine biogene, come la putre-scina e la cadaverina, provocano odore di sporco e putrefazione nel vino. Queste sostanze sono sintetizzate prevalentemente da Pediococcus e Lactobacillus, per cui il sistema migliore per limitare la formazione di ammi-ne biogene, è intervenire in via preventiva utilizzando preparati batterici selezionati. Un sistema curativo, utile per eliminare queste sostanze indesiderate, consiste nell’aggiunta di piccole quantità di bentonite, consigliabile però solo nei vini bianchi e rosati, oppure prolungando la sosta sulle fecce o, ancora meglio, utilizzando prepa-rati a base di scorze di lievito.I batteri cosiddetti “inquinanti”, possono prendere il sopravvento una volta terminata la fermenta-zione malolattica, favoriti dalla bassa concentrazione in solforosa e dal pH maggiore, provocando la formazione di etilfenoli, in manie-ra similare a quanto è compiuto dai lieviti appartenenti al genere Dekkera e Brettanomices; un’altra alterazione batterica è la compar-sa del cosiddetto “odore di topo”, provocato dalla degradazione di alcuni amminoacidi con sintesi di piridine dall’odore nausean-te, praticamente impossibile da eliminare. Altre alterazioni, le cosiddette “malattie del vino”, possono portare alla formazione di poli-saccaridi di origine batterica con aumento della viscosità del vino stesso (la malattia del “filante”); si può anche avere la degradazione della glicerina con formazione di acroleina che reagendo con i tannini provoca la formazione di composti amari (malattia dell’ama-

ro). Nei casi più gravi si avrà addi-rittura la degradazione dell’acido tartarico con formazione di acido acetico e altri composti indeside-rati (malattia del “girato”) con la perdita totale della struttura del vino e delle sue caratteristiche organolettiche. Per evitare tutti gli inconvenienti di cui si è parlato, spesso causati da deviazioni della fermentazione malolattica, è bene gestirla nel miglior modo possibile. Se ci si trova in condizioni di rischio di alterazioni, e quindi in presenza di grado alcolico medio-basso e pH oltre i 3,5, sarebbe consigliabile l’utilizzo di starter batterici, formati esclusivamente da Oenococcus oeni, più sicuri dal punto di vista organolettico. Tuttavia, se per scelta tecnica non si volesse utilizzare preparati batterici, si può operare con altre pratiche, che però non danno la sicurezza assoluta.Il primo accorgimento da segui-re, consigliabile peraltro in tutti i casi, è quello di mantenere più bassa possibile la popolazione di batteri inquinanti curando molto l’igiene di cantina, non solo all’in-terno dei vasi vinari, ma anche delle attrezzature e dei locali di vinificazione. Può sembrare una indicazione banale, ma l’igiene in cantina è un aspetto che non va mai trascurato e ha un impatto diretto sul vino.Il sistema migliore per abbassare il livello di rischio microbiologico, una volta terminata la malolatti-ca, è travasare il vino dalle fecce piuttosto velocemente, a meno che non si voglia procedere con l’affinamento sur lies, e aggiun-gere SO2 in modo da raggiungere un livello di solforosa molecolare intorno a 0,5-1 mg/L, sufficiente per una protezione adeguata del vino.

Per avere una sicurezza maggiore, si può operare con l’aggiunta di 10-15 g/hL di lisozima, enzima ricavato dal bianco d’uovo, che provoca la rottura delle pareti cel-lulari dei batteri Gram+, colpisce quindi i batteri lattici ma non gli acetici. In ogni caso è fondamentale ef-fettuare frequenti controlli orga-nolettici sul vino in questa fase e, se si hanno dei dubbi, è bene consultarsi il più velocemente possibile con il laboratorio di analisi.

Fattori che favoriscono le fermentazioni malolattiche “inquinanti”:• pH del vino > 3,5• scarsa igiene di cantina• presenza di batteri Pedio-coccus e Lactobacillus • Lunga permanenza sulle fecce grossolane a malolattica terminata• Presenza di zuccheri resi-dui

Rischi della fermentazione malolattica “deviata”:• Aumento di volatile• Ammine biogene• Difetti organolettici• Insorgere di “malattie del vino”

Come ridurre i rischi:• Utilizzo di starter batterici • Cura dell’igiene di cantina• A FML finita mantenere la SO2 molecolare al di sopra di 0,5 mg/L• Eliminare velocemente le fecce grossolane• Nei casi più rischiosi usare il lisozima.

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Il riutilizzo dei reflui di cantina comporta un netto risparmio sui consumi idrici delle aziende e una riduzione dei costi per lo smaltimento.Le regole del corretto utilizzo sono impartite Con la D.G.R. n. 33-12520 del 9 novembre 2009. Le acque reflue provenienti dal-le operazioni di trasformazione dell’uva in vino, effettuate dalle aziende agricole che esercitano anche attività di trasformazione e valorizzazione della produzione vi-ticola, possono essere reimpiegate a fini agronomici, per l’irrigazione, oppure essere utilizzate per veico-lare i prodotti fitosanitari . L’utilizzazione agronomica di tutte le acque reflue, comprese quelle di cantina, è disciplinata in tutte le fasi - dalla produzione fino all’applicazione al terreno - dal Regolamento regionale 29 ottobre 2007, n. 10/R, in vigore dal 1° gennaio 2008.

Le Norme tecniche definiscono le modalità di utilizzo di tali acque reflue e contemplano una serie di raccomandazioni finalizzate a consentirne il reimpiego in agri-coltura per la veicolazione dei prodotti fitosanitari. Possono essere destinate alla veicolazione di prodotti fitosanitari le acque reflue di cantinaprovenienti dai cicli produttivi:· di aziende dedite alla coltivazione del fondo o alla silvicoltura, che esercitano ancheattività di trasformazione e di valorizzazione delle uve, inserita con carattere dinormalità e complementarietà

funzionale nel ciclo produttivo aziendale e con materiaprima lavorata proveniente in misura prevalente dall’attività di coltivazione dei fondi dicui si abbia, a qualunque titolo, la disponibilità;di aziende agroalimentari appar-tenenti al settore vitivinicolo che producono quantitatividi acque reflue, contenenti so-stanze naturali non pericolose, non superiori a 4000 m3annui.L’utilizzazione agronomica delle acque reflue di cantina finalizzata alla veicolazione di prodotti fito-sanitari è consentita purché siano garantiti i seguenti criteri:- la tutela dei corpi idrici e, per gli stessi, il mantenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti dal Piano regionale di tutela delle acque;- l’esclusione delle acque reflue che possano generare rischi di tipo igienico-sanitario, nonché delle acque derivanti dal lavaggio degli spazi esterni;- l’esclusione delle acque di pri-ma pioggia provenienti da aree a rischio di dilavamento di sostan-

ze che creano pregiudizio per il mantenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici;- l’esclusione delle acque deri-vanti da processi enologici speciali come ferrocianurazione edesolforazione dei mosti muti, produzione di mosti concentrati e mosti concentrati rettificati e, più in generale, l’esclusione delle acque derivanti dai processi enologici contenenti sostanze prioritarie di cui alla Tabella 1/A dell’Allegato 1 del d.m. 14 aprile 2009, n. 56;l’esclusione delle acque reflue contenenti biocidi;l’esclusione delle acque reflue contenenti detergenti, disinfettanti, tensioattivi fatte salve le eventuali piccole quantità che possono pro-venire dalle ordinarie operazioni di pulizia e lavaggio dei recipienti, attrezzi e accessori utilizzati nei processi di vinificazione.L’utilizzazione agronomica delle acque reflue di cantina finalizzata alla veicolazione di prodotti fito-sanitari è vietata:- sulle superfici non interessate dall’attività agricola, fatta ecce-zione per le aree a verde pubblico

Riutilizzo dei reflui di cantinaConsente un netto risparmio idrico e di smaltimento

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e privato e per le aree soggette a recupero e ripristino ambientale;- nei boschi;- entro 10 metri dalle sponde dei corpi idrici superficiali naturali e da quelli artificiali non arginati del reti-colo principale di drenaggio; sono comunque esclusi i canali artificiali ad esclusivo uso aziendale;- entro 10 metri di distanza dall’inizio dell’arenile per le acque lacuali;- sui terreni gelati, innevati, con falda acquifera affiorante, con frane in atto, saturi d’acqua;- su colture foraggiere;- nel periodo compreso tra il 1° dicembre ed il 31 gennaio di ogni anno;- in tutte le situazioni in cui l’au-torità competente provvede ad emettere specifici provvedimenti di divieto o di prescrizione in or-dine alla prevenzione di malattie infettive, infestive e diffusive per gli animali, per l’uomo e per la difesa dei corpi idrici;- sui terreni di cui non si ha titolo d’uso.

Lo stoccaggio determina un miglioramento sia delle caratte-ristiche fisiche (abbattimento dei solidi totali con formazione di un sedimento a fondo vasca) che chimiche (innalzamento del pH, diminuzione del carico organico di BOD5 e COD) delle acque reflue di cantina, con relativa riduzione degli odori.I contenitori ove avviene lo stoc-caggio delle acque reflue di cantina sono realizzati a tenutaidraulica, al fine di evitare la per-colazione, la dispersione delle stesse all’esterno nonché con-tenere la diffusione in atmosfera dei gas prodotti durante la fase di stoccaggio.Per le aziende che intendono utilizzare contenitori esistenti non idonei a contenere la diffusione all’esterno dei gas prodotti duran-

te lo stoccaggio, si raccomanda l’adozione di accorgimenti tecnici volti a consentire l’avvio di un processo anaerobico che, sebbe-ne non utile ad una significativa produzione di biogas, determina una migliore stabilizzazione del refluo di cantina.I contenitori di stoccaggio devo-no essere localizzati in aree non destinate ai processi produttivi di vinificazione al fine di evitare un inquinamento microbiologico dell’ambiente di cantina.I contenitori di stoccaggio delle acque reflue di cantina possono essere ubicati anche al di fuori dell’azienda che le utilizza a fini agronomici o di indirizzo agro-nomico.Deve essere in ogni caso garantita la non miscelazione con tipologie di acque reflue diverse da quelle di cui alle presenti norme tecniche o con rifiuti.I contenitori per lo stoccaggio sono dimensionati secondo i quantitativi medi di uva lavorata e realizzati di capacità sufficiente a coprire i periodi in cui l’impiego delle acque reflue di cantina è limitato o impedito da motivazioni agro-nomiche, climatiche o normative e in ogni caso tale da garantire un periodo minimo di stoccaggio

pari a 90 giorni.

Trattamenti fitosanitari con-sentiti.In considerazione della necessità di verificare la concentrazione degli eventuali residui di sostanze im-piegate nelle pratiche di lavaggio delle attrezzature e impianti utiliz-zati nel processo di vinificazione e, più in generale, di effettuare una valutazione del rischio sanitario, in particolare per le acque reflue destinate ai trattamenti fitoiatrici , l’utilizzo delle acque reflue di cantina destinate a veicolare i prodotti fitosanitari, in attesa dei risultati della suddetta valutazione, è ammesso esclusivamente:- per i trattamenti diserbanti;- per i trattamenti fitoiatrici sulla pianta fino alla fase fenologica della fiorituraRicordiamo che l’utilizzazione agronomica delle acque reflue è soggetta ad una comunicazione preventiva (una-tantum), con almeno 60 giorni di anticipo ri-spetto all’utilizzo delle stesse, ai sensi dell’art. 3 del regolamento regionale 10/R/2007. Gli uffici Coldiretti sono a dispo-sizione, per effettuare telematica-mente le comunicazioni preventive, tramite i propri sportelli CAA.

La Regione Piemonte ha attivato una misura di investimento riservata

al settore vitivinicolo. Fino al 2 aprile si possono quindi presentare le domande per ac-cedere ai finanziamenti previsti dall’Ocm Vino.Possono essere finanziati con

un contributo del 40% investi-menti per il miglioramento delle strutture e delle attrezzature per la trasformazione dell’uva in vino e per l’imbottigliamento e l’affinamento.Per informazioni e per l’inoltro delle richieste di contributo contattare gli uffici Coldiretti.

CONTRIBUTI PER LE CANTINEEntro il 2 aprile le domande Ocm Vino

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Il PSR per la biodiversitàImportanti contributi con la misura 216

L a Regione Piemonte ha recentemente avviato il Programma final izzato

alla tutela della biodiversità, un’iniziativa volta a promuovere la conoscenza e l’adesione alle misure del PSR che finanziano interventi per il miglioramento dell’ambiente agricolo.Per le province di Asti e Torino, il programma è coordinato dall’En-

te di Gestione delle Aree Protette del Po e della Collina Torinese, promuovendo una campagna in-formativa per il mondo agricolo e iniziative rivolte alla cittadinanza e alle scuole del territorio.Nell’ottica di un’agricoltura sem-pre più sostenibile la misura 216 (il cui bando sarà aperto a breve), premierà gli interventi a sostegno della biodiversità, finanziando la realizzazione di elementi am-bientali e paesaggistici, quali a titolo esemplificativo: Realizzazione di nuove siepi, filari, piccole superfici boschive, anche attraverso la schermatura di elementi estranei al paesaggio agrario tradizionale.Creazione di aree umide quali laghetti, stagni, maceri e fonta-nili. Installazioni di nidi artificiali e successiva manutenzione (per

chi già aderisce alla misura 214.1 o 214.2).I soggetti che possono presenta-re domanda di aiuto sono i titolari di impresa agricola individuale in possesso di P.IVA e regolarmente iscritti alla Camera di Commer-cio, imprenditori associati in società agricole titolari di P.IVA e regolarmente iscritti alla Ca-mera di Commercio, imprenditori associati in società cooperative titolari di P.IVA e regolarmente iscritti all’albo delle società agricole cooperative.La misura finanzia fino al 100% delle spese ammissibil i che comprendono i lavori di prepa-razione del terreno, acquisto del materiale vivaistico, eventuali attrezzature necessarie al fun-zionamento delle aree umide, eventuale progettazione, l’ac-quisto dei nidi e la loro posa in opera. I lavori possono anche essere effettuati in economia da personale aziendale, le spese sostenute devono essere rego-larmente fatturate.È possibile presentare la do-manda tramite gli uffici zonali della Coldiretti di Asti. Come tutti i finanziamenti del PSR verrà stilata una graduatoria di merito in base a dei punteggi prefissati, per l’erogazione dei finanziamenti. Una volta ottenuto il finanzia-mento, l’agricoltore si impegna al mantenimento delle aree re-alizzate per almeno 10 anni. A sostegno dell’impegno la misura 214.7/1 riconosce un premio fino a 450 € ad ettaro (presentando

domanda per la misura 216, l’adesione agli impegni manuten-tivi previsti dalla misura 214.7/1 è obbligatoria). Ulteriori informazioni possono essere ottenute sul sito HYPER-LINK “http://www.biopsr.polito.it/”www.biopsr.polito.it o richie-ste agli uffici Coldiretti di zona o direttamente agli informatori per la provincia di Asti, Dott. Davide Degioanni cell. 349 8477341 e Dott. Alessandro Risso cell. 347 2923090.

Si possono finanziare siepi, filari, piccoli boschi, aree umide, laghetti, sta-gni, fontanili

Si possono finanziare siepi, filari, piccoli boschi, aree umide, laghetti, sta-gni, fontanili

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Piano assicurativo agricolo Approvato dal Mipaf per l’anno 2012

Il Decreto del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali n. 1324 del 18

gennaio 2012 ha approvato il Piano assicurativo agricolo per l’anno 2012.Lo scopo del nuovo Piano è quello di estendere ulteriormente l’uti-lizzo delle polizze agevolate per la difesa dai danni atmosferici e meteorologici ed in particolare per una maggiore affermazione delle polizze multirischio e pluririschio. Le regole previste per il 2012 do-vrebbero provocare un ulteriore interesse dei produttori verso la stipula di polizze assicurative.Il sempre più crescente interesse dimostrato negli ultimi anni dal mondo agricolo alle “assicurazioni contro i danni atmosferici”, viste ormai come, importante strumento indispensabile alla tutela del red-dito, è dovuto anche ai sempre più devastanti effetti degli eventi climatici, ha reso possibile la di-minuzione dei costi assicurativi e

con il piano assicurativo 2012 che azzera totalmente gli interventi finanziari straordinari Statali a fa-vore delle calamità naturali anche l’unico strumento possibile per tutelare il reddito di tutto un anno di duro lavoro.Per questo nell’interesse dei soci di Coldiretti e nella determinata certezza di creare sempre più, servizi specifici di consulenza pro-fessionale alle aziende agricole, a mezzo di un importante accordo stipulato tra Impresa Verde Asti e una primaria Compagnia Assicu-

rativa Nazionale per la campagna assicurativa 2012 sarà possibile attivare la polizza di assicurazione contro le avversità atmosferiche direttamente presso gli uffici di Im-presa Verde Asti, questa possibilità viene offerta senza nessun costo aggiuntivo, senza doversi recare presso altri uffici ed avendo una specifica consulenza assicurativa agricola personalizzata in base alle esigenze aziendali.Sotto riportato uno specchietto con le possibili tipologie di polizze previste per l’anno 2012

COMPAGNIA PRODOTTO GARANZIE FRANCHIGIA

AVVERSITA’ PLURIRISCHIOMULTIRISCHIO

GELO-BRINAECC. PIOGGIASICCITA’ALLUVIONE

TUTTI

MONORISCHIO GRANDINE

VENTO FORTE 10%

10/30%

POLIZZA AVVERSITA’ ATMOSFERICHE 2012

Chi fosse interessato a queste polizze, per tariffe assicurativee Informazioni può contattare gli uffici IMPRESA VERDE 0141 380436

CARIGEASSICURAZIONI

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PROVINCIA DI ASTIServizio Agricoltura e Alimentazione

ASSICURAZIONE AGEVOLATA IN AGRICOLTURA ANNO 2012

COLTURE, ALLEVAMENTI e STRUTTURE ASSICURABILI NEL 2012Cereali: avena, farro, frumento, grano saraceno, mais, miglio, orzo, riso, segale, sorgo, triticaleOleaginose: colza, girasole, soiaOrticole: aglio, asparago, barbabietola rossa, bieta, broccoli, carciofi, cardo alimentare, carota, cavolfiore, cavolo, cetrioli, cipolle, cocomeri, finocchi, fragole, insalate, melanzane, meloni, peperoni, pomodori, porro, radicchio, ravanello, scalogno , sedano, spinaci, zucca, zucchinaLeguminose: arachide, ceci, cicerchie, fagioli, fagiolini, fave, lenticchie, lupini, piselliForaggere: erba medica, erbai, favino, loietto, sulla, trifoglio, lupinellaColture industriali: arboree da biomassa, erbacee da biomassa, barbabietola zucchero, patate, pioppo, tabacco, sugherete Tessili: canapa, linoPomacee: mele, pereDrupacee: albicocche, ciliegie, nettarine, pesche, susineAgrumi: arance, bergamotto, cedro, kumquat, limoni, mandarance, mandarini, pompelmi, satsumaOlivicole: olive da olio, olive da tavolaViticole: uva da tavola, uva da vinoFrutticole varie: actinidia, cachi, castagne, fichi, fichi d’india, gelso, lamponi, mirtilli, more, nespole del giappone, ribes, uva spina , altre frutticoleFrutta in guscio: mandorle, nocciole, noci, pistacchioOrnamentali: piante floricole, fronde ornamentaliVivai arboree e erbacee: vivai piante arboree da frutto, piante di viti portainnesto, vivai di viti, vivai di piante erbacee , vivai di piante ornamentali in vaso, vivai di piante ornamentali in pieno campo, vivai di piante industriali, vivai di piante forestali Piante aromatiche: anice, basilico, coriandolo, peperoncino, prezzemolo, altre aromaticheAltre colture: mirto, rosa canina, zafferano, piante officinaliBestiame: Avicoli, bovini , bufalini, ovicaprini, suini, cunicoli, equini, apiStrutture aziendali: impianti di produzione arboree e arbustive, reti antigrandine, serre e tunnel fissi rivestimento in film plastico, serre fisse rivestimento in vetro non temperato o plastica, serre fisse rivestite in vetro , ombrai – strutture indipendenti in ferro zincato coperte con rete ombreggiante , impianti antibrina

ATTIVITA’ AGRICOLA

EVENTI ATMOSFERICI AVVERSI - FITOPATIE - INFESTAZIONI PARASSITARIE ASSICURABILI NEL 2012

Produzioni vegetali Alluvione, grandine, gelo e brina, sbalzo termico, siccità, colpo di sole, eccesso di pioggia, eccesso neve, venti forti , venti sciroccali.

Produzioni vegetali Fitopatie : alternaria, antracnosi, batteriosi, botrite, cancro batterico delle pomacee, carbone, colpo di fuoco batterico, corineo, virosi, flavescenza dorata, fusariosi, mal del piede, mal dell’esca, oidio, mal dell’inchiostro, marciume bruno, marciume radicale, tichiolatura, peronospora, vaiolatura delle drupacee ( sharka), ruggini, septoriosi

Produzioni vegetali Infestazioni parassitarie: cinipide del castagno, diabrotica, punteruolo rosso delle palme, tignole del pomodoro, tarlo asiatico, moscerino dei piccoli frutti

Allevamenti bovini e bufalini

Brucellosi, Leucosi enzootica, Tubercolosi, Afta epizootica, Pleuropolmonite, Blue tongue, Encefalopatia spongiforme bovina, carbonchio ematico.

Allevamenti suini Peste suina classica, Peste suina africana, Vescicolare suina, Afta epizootica.Allevamenti ovicaprini

Blue tongue, Brucellosi, Afta epizootica, Scrapie, Tubercolosi

Allevamenti avicoli Influenza aviaria, Newcastle, SalmonellosiAllevamenti equini Influenza equina, encefalite equina, anemia infettiva, arterite catarrale, arterite virale

Allevamenti cunicoli Pasteurellosi, enterocolite epizootica, colibacillosi, stafiloccocosi, coccidisiosi, infestazione da Passalurus ambiguus, rogna auricolare e cutanea, encefalitozoonosi, dermatofitosi, mixomatosi, malattia emorragica virale

Api Varroasi , nosemiasi, peste americana, peste europea, acariosi, amebiasi.Strutture aziendali Grandine, eccesso di neve, vento forte, tromba d’aria, uragano , fulmine, gelo (quest’ultimo

solamente per impianti di produzioni arboree e arbustive)

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