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UNIVERSIT DELLA CALABRIA FACOLT DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di Laurea Specialistica in

TEORIE DELLA PRASSI COMUNICATIVA E COGNITIVATesi di Laurea Specialistica

Quanto plastico il cervello umano? La Questione di Molyneux nella sua variante sordaCandidato

Rosa Mazzitello Matricola 113330a.a. di immatricolazione 2006/2007

Relatore: Prof. Marco Mazzeo

Correlatori: Prof. Daniele Gambarara Prof. Felice Cimatti

Anno Accademico: 2009/2010 Sessione: Estiva

INDICEINTRODUZIONE ....................................................................................... 4 ABSTRACT ................................................................................................. 6

1. LA QUESTIONE MOLYNEUX: UNA FINESTRA SULLUOMO E SULLA SUA NATURA ............................................................................................. 8 1.1 NATURA UMANA E ANTROPOLOGIA FILOSOFICA........................................ 8 1.2 ARNOLD GEHLEN E LA TEORIA DELLINCOMPLETEZZA ........................... 11 1.3 CRITICHE ALLA TEORIA DI GEHLEN......................................................... 16 1.4 LE CARATTERISTICHE DISTINTIVE DELLUOMO: NEOTENIA E PLASTICIT 20 1.5 UNA VARIANTE DELLA QUESTIONE DI MOLYNEUX ................................. 23

2. CHE COSE LA SORDITA: IMPLICAZIONI FISICHE, SOCIALI E CULTURALI DEL DEFICIT UDITIVO ................................................ 26 2.1 CHI SONO I SORDI: CARATTERISTICHE E DISTINZIONI ............................... 26 2.2 STORIA DEI SORDI ................................................................................... 28 2.3 LACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO.......................................................... 32 2.4 IL LINGUAGGIO VERBALE GARANTISCE IL PENSIERO? .............................. 34 2.5 COME COMUNICANO I NON UDENTI: LINGUA DEI SEGNI E ORALISMO ...... 40 2.6 LA SORDIT COME VARIANTE ETNICA ..................................................... 50 2.7 PARADIGMA ANTROPOLOGICO DELLA SORDIT....................................... 54

2

3. UNA NUOVA METODOLOGIA RIABILITATIVA PER I NON UDENTI: GLI IMPIANTI COCLEARI ................................................................... 58 3.1 BREVE STORIA DELLIMPIANTO COCLEARE ............................................. 58 3.2 COS LIMPIANTO COCLEARE ................................................................ 59 3.3 LOPERAZIONE E LA SELEZIONE DEL PAZIENTE ....................................... 62 3.4 RIABILITAZIONE E VALUTAZIONE............................................................ 63 3.5 IMPIANTI COCLEARI: ADESIONI E OPPOSIZIONI ........................................ 65

4. LA PLASTICITA NELLESSERE UMANO .................................... 70 4.1 LA PLASTICIT DELLUOMO NEL CASO DEGLI IMPIANTI COCLEARI ......... 70 4.2 QUANTO PLASTICO IL CERVELLO UMANO? ........................................... 72 4.3 RISULTATI DEGLI IC NEI BAMBINI ........................................................... 77 4.4 RISULTATI DEGLI IC NEGLI ADULTI......................................................... 82 4.5 I LIMITI DELLA PLASTICIT ..................................................................... 84 4.6 IL RECUPERO DELLUDITO E I CAMBIAMENTI CHE NE DERIVANO ............. 85 4.7 ESSERE UMANO: NATURA, CULTURA E TECNOLOGIA ............................... 88 4.8 QUESTIONE MOLYNEUX NELLA SUA VARIANTE SORDA: LA RISPOSTA ..... 91

CONCLUSIONE ....................................................................................... 95

GLOSSARIO ............................................................................................. 97

BIBLIOGRAFIA ..................................................................................... 101

3

INTRODUZIONEIl lavoro che qui viene presentato, facendo riferimento alla cosiddetta Questione di Molyneux, affronta il tema della sordit e dei problemi ad essa connessi, quali la natura umana e del suo rapporto con la percezione e con il mondo esterno. Il punto da cui si parte pertanto la questione di Molyneux la quale sorge nel 1688 ad opera di William Molyneux quando lo studioso pone, in una lettera allamico John Locke, un interrogativo che riguarda le capacit visive di un cieco nato che viene operato, riacquista la vista e deve, per cos dire, cominciare a riconoscere il mondo. Attorno a tale problema si intrecciano diversi nodi concettuali, essa diventa infatti un punto cardine attraverso il quale indagare la natura delluomo, la sua organizzazione intersensoriale, la sua capacit di percepire

simultaneamente attraverso i sensi. Nella prima parte del nostro lavoro indagheremo quindi la natura umana e come essa formata e quali sono le principali caratteristiche. Nella seconda parte invece

paragoneremo un sordo del nostro secolo al cieco di Molyneux tentando di dare una risposta alla questione di Molyneux nella sua variante che definiremo appunto variante sorda. Ci che accade per quanto riguarda la vista pu essere infatti immaginato anche per le altre modalit sensoriali, noi ci occuperemo delludito e di che cosa accade quando questo viene perso e successivamente recuperato attraverso una tecnologia dei nostri tempi: gli impianti cocleari. Il lavoro si compone di quattro capitoli. Il primo tratta sullorigine delluomo e sulla sua struttura alla luce della moderna scienza che lantropologia filosofica. Attraverso il pensiero di uno dei suoi maggiori esponenti, Arnold Gehlen, arriveremo ad identificare due principali caratteristiche distintive dellessere umano: la neotenia e la plasticit, questultima sar un punto cardine della nostra ricerca. Nel secondo capitolo si procede prima secondo un quadro storico per spiegare la condizione dei sordi e per chiarire da chi formata questa categoria di persone e successivamente si passa a considerare il ruolo del linguaggio in queste persone poich il deficit uditivo si intreccia 4

indissolubilmente con lo sviluppo del linguaggio e si affronta quindi il problema di come questo viene acquisito dai sordi, se collegato con il pensiero oppure no e si indagano le possibilit che i non udenti hanno di comunicare con gli altri individui. Si metteranno successivamente a confronto tre paradigmi che considerano la sordit in maniera diversa; il primo descrive la sordit come una patologia che quindi deve essere solamente curata, il secondo invece descrive i non udenti come una etnia, come facenti parte di un mondo a s stante, il terzo concilia questi due aspetti proponendoli come complementari. La riabilitazione uditiva tramite impianto cocleare largomento del terzo capitolo. Viene illustrata questa nuova tecnologia, le sue modalit e i vari criteri che devono essere presi in considerazione prima delloperazione di impianto sia nei bambini che negli adulti. Infine vengono esaminati i lati positivi e negativi riguardo questa nuova tecnica di implantologia cocleare. Nel capitolo

conclusivo si affronta il tema fondamentale della plasticit, in che misura presente nelluomo e quali sono le sue conseguenze e i suoi limiti. Per fare ci saranno presi in considerazione degli studi e delle ricerche condotte su persone non udenti le quali sono state sottoposte a diverse et ad unoperazione di impianto cocleare e si confronteranno i diversi risultati ottenuti. Lattenzione si sposta quindi in questultima parte del nostro lavoro ai casi empirici di bambini e di adulti che vengono sottoposti allintervento di impianto cocleare e alla reazione che questi hanno dopo aver riacquistato ludito. Si seguir questa strada per fornire una risposta adeguata al quesito di Molyneux nella sua variante sorda. Non essendo infatti possibile proporre un experimentum crucis che dia una risposta certa e indiscutibile della Questione di Molyneux nella sua variante sorda lunico modo per ottenere delle conferme confrontare i dati empirici ed quello che faremo a chiusura del nostro lavoro.

5

ABSTRACTThe work we are introducing, referring to the so called Molyneux problem, focuses on the theme of deafness and its connected the human nature and its

problems, such as the essence of

relationship with the perception and the outside world. The starting point is, therefore, the Molyneux problem that rises in 1688 when William Molyneux sent a letter to his friend John Locke in which he put forward a question about the visual capacity for a man, born blind, that regained his sight after a surgical operation and had to start to recognize the world. Different conceptual nodes intertwine around this problem; it becomes a pivotal point through which the nature of man, his intersensory organization, ability to perceive simultaneously

through the senses could be investigated. Therefore, in the first part of our work we will study human nature, how it is made and what are its main features. In the second part we will compare instead a deaf man living in our century to the Molyneux - blind one, trying to give an answer to the Molyneux problem on its variant that we will

define "deaf variant". What happens regarding eyesight can in fact be imagined for the other sensory modes. We will take care of hearing and what happens when this is lost and subsequently recovered through a technology of our time: the cochlear implants. This work consists of four chapters. Chapter 1 concerns the essence, the origin of man and its structure in the light of the modern science that is the philosophical anthropology. The study and thought of Arnold

Gehlen, one of the most important philosophic exponent, will lead to the identification of two main distinguishing characteristics of the human being: neoteny and plasticity, being the latter the main object of our research. Chapter 2 first of all focuses on the historical background explaining the conditions of deaf people and making clear who they are, later on we try to understand the role of the language, since listening deficit is primarily connected to the is related to the language 6

language development. The question

acquisition by deaf people, if this language is or it isnt interconnected

with thinking and the possibilities deaf people have to communicate with other ones. Three paradigms follow giving different opinions on deafness; the first one describes deafness as a pathology that must only be treated, the second one outlines deaf people such as an ethnic group: people living in a different separately status, the third one combines both considering them complementary. Topic of chapter 3 is the cochlear implant that provides rehabilitation for hearing. This new technology is explained together with criteria and modalities before the implant surgery, both in children and adults. Moreover positive and negative aspects of this new cochlear implant technology are taken into consideration.In the last chapter the main topic is plasticity, what way it is in human beings, its limits and consequences. For this purpose, surveys and studies based on deaf people of different ages, subjected to cochlear implant surgery, will be analysed and different outputs will be compared. Hereby, our work focuses on some empiric cases, based on children and adults subjected to cochlear implants surgeries and their reaction after hearing regained. This is the way we go on to answer Molyneux question relating to his deaf Molyneux question, on his deaf variant.Since it seems impossible to propose an experimentum crucis answering axiomatically the variant, the only solution to find credentials is the comparison of empiric data; that will be the last step of our work.

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1. LA QUESTIONE MOLYNEUX: UNA FINESTRA SULLUOMO E SULLA SUA NATURA

1.1 Natura umana e antropologia filosofica

Da sempre ci si posti la domanda di come sia costituita la natura umana, quali sono i tratti caratteristici di questa e come si formata. Luomo quindi ha sempre cercato di fornirsi unimmagine di se stesso, soffermandosi a riflettere sulle sue caratteristiche fisiche e mentali, sui suoi rapporti con la natura, sul suo primo apparire nel mondo, sulle forze fisiche e psichiche che agiscono in lui, sulle linee direttive del suo sviluppo biologico, psicologico, sociale e spirituale. Da queste analisi che luomo ha formulato nel corso delle diverse epoche sono scaturite delle diverse teorie e si sono andate formando diverse immagini dellessere umano. Questo processo si sviluppato quindi allinterno soprattutto di una disciplina, la filosofia. In alcune epoche luomo stato messo al centro, visto e percepito come fulcro del mondo ed essere superiore, mentre in altre c stato uno spodestamento e un bassa considerazione dellessere umano. La questione uomo per non rimasta vincolata al campo della filosofia ma si diffusa anche in altre discipline, quali la biologia, levoluzionismo, la psicologia le quali hanno preso in considerazione aspetti particolari delluomo e non lessere nella sua interezza, perci a partire dal Novecento si sente il bisogno di dare unit alla nozione di essere umano. Ci proprio quello che si propone di fare una disciplina che prende il nome di antropologia filosofica. Questa disciplina innanzitutto riformula la domanda sulluomo la quale da che cosa luomo? diventa che cosa rende luomo tale?. Questo avviene per diversi motivi, il primo riguarda il fatto che qualunque sia la risposta che si tenta di dare alla domanda sulluomo, essa costituisce un punto di vista parziale, quello cio delluomo che interroga s stesso, bisogna quindi rinunciare alloggettivit allinterno di tale questione. Altro motivo il fatto che nel domandarsi circa la 8

natura umana c una costante che il tentativo di rintracciare la differenza tra luomo e lanimale; luomo attribuisce a s stesso un carattere di duplicit, egli si rappresenta come un essere in bilico tra due mondi, quello animale e quello appunto umano. 1 Nella nostra epoca le concezioni sullessenza e lorigine delluomo sono molto incerte, indefinite e molteplici, perci necessario ripercorrere le auto immagini che luomo ha dato di s stesso per comprendere la situazione antropologica attuale. Questo quello che fa Max Scheler, fondatore dellantropologia filosofica, il quale cerca di raccogliere una storia dellautocoscienza che luomo ha avuto di s stesso. Egli formula cinque rappresentazioni fondamentali sullessenza, la costruzione e lorigine delluomo, queste sono scaturite dal pensiero occidentale nel corso del tempo e sono ancora diffuse nel nostro patrimonio culturale. La prima immagine definita da Scheler homo religiosus che risale allepoca ebraico-cristiana in cui si ha la credenza di un mondo sovrannaturale, della creazione delluomo a opera di Dio, della provenienza umana da due progenitori che vivevano nel paradiso terrestre e della loro successiva caduta da tale stato di beatitudine e infine della redenzione dellumanita da parte di un Dio fatto uomo. Il peccato originario causa allhomo religiosus un forte senso di ansia, angoscia e insoddisfazione. La seconda immagine quella dellhomo sapiens, risalente alla cultura greca, che pone luomo in contrapposizione allanimale, luomo dipinto come l essere dominante su tutto il creato poich solo lui possiede un elemento specifico sconosciuto al mondo animale: la ragione (logos). Questo lelemento distintivo del genere umano incompatibile con le altre specie che abitano la terra. Da questa concezione si arriva alla successiva immagine delluomo che lhomo faber. Luomo visto secondo questa immagine come lanimale pi sviluppato, artefice di strumenti altamente specializzati, egli perci non di distingue qualitativamente dagli altri animali, ma si distingue da essi per una

1

Per un approfondimento cfr. Ines Crispini, Tra corpo e anima, Marsilio, Venezia, 2004.

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differenza di grado, egli si trova in un grado superiore alle altre specie:Limmagine dellhomo faber , dunque, quella di un uomo privo di un principio spirituale o razionale che abbia unorigine metafisica indipendente, di un qualcosa, cio, che non obbedisca alle stesse leggi che regolano tutti i viventi: le sue attivit e capacit peculiari, differenti da quelle degli animali, sono soltanto il risultato di uno sviluppo pi pronunciato delle stesse attitudini psichiche presenti gi nelle scimmie antropoidi. Questo vale, in particolare, per la sua intelligenza tecnica ossia per la sua capacit di adattarsi attivamente e senza inutili tentativi alle situazioni nuove e non tipiche, per mezzo di unanticipazione delle strutture oggettive dellambiente.2

Le altre due immagini restanti si differenziano dalle prime due poich annunciano un nuovo orientamento del pensiero antropologico in quanto non si celebra pi luomo come essere superiore e viene a mancare la fiducia verso il futuro, prende infatti il sopravvento la convinzione della decadenza dellessere umano e gli elementi che in precedenza erano considerati come caratteristiche positive diventano elementi negativi che non possono che portare luomo alla decadenza e successivamente alla sua scomparsa. La quarta immagine definita homo dionysiacus ed lantitesi dellhomo sapiens, la ragione quindi lo spirito, p visto come un demone che porta alla distruzione pertanto lunica via di salvezza leliminazione dello spirito e la ricerca delloriginario impeto vitale. Lultima immagine delluomo invece lo esalta e lo allontana da qualsiasi tipo di religiosit. Luomo ha un senso solo se non esiste alcun Dio, solo in un mondo meccanico e non teleologico un essere ha possibilit di esistere . Attraverso lanalisi di queste immagini delluomo si pu avere un quadro abbastanza completo di come luomo ha interpretato s stesso nel corso delle diverse epoche dal punto di vista filosofico, ma nel XX secolo si sente lesigenza di rispondere al problema uomo tenendo conto delle diverse discipline che lo riguardano, dando vita ad unanalisi aperta, polisemantica e plurale, ed proprio quello che fa lantropologia filosofica.2

M. Teresa Pansera, Antropologia filosofica, Mondadori, Milano, 2001, p. 6

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Lantropologia filosofica moderna perci vuole dare unimmagine globale e sintetica dellessere umano partendo dai risultati delle varie scienze affinch luomo recuperi la comprensione di s stesso e identifichi i tratti caratteristici della sua esistenza. Pertanto questa non si configura come una scienza specialistica ma data dalla congiunzione dei risultati di varie scienze particolari rispetto alle quali tenta di definire un modello unico e plausibile, ricavato empiricamente, essa nasce e si sviluppa proprio come tentativo di comprendere ci che stabile e ricorrente nellumano, cio la struttura delluomo. Ci avviene in particola modo nellultimo secolo poich lenorme sviluppo delle scienze ha portato alla conoscenza di diversi aspetti delluomo, quali quello biologico, psicologico, linguistico, sociale, economico, culturale. Tutti questi aspetti per devono essere uniti per dare unimmagine globale delluomo ed proprio da qui che prende le mosse lantropologia filosofica contemporanea la quale si presenta in tal modo come la disciplina che elabora i dati forniti dalle singole scienze e il cui scopo quello di fornire unimmagine globale e sintetica delluomo. Tale disciplina si pone perci al crocevia tra filosofia, scienza della natura e scienze delluomo, come afferma Coreth:Lantropologia filosofica nasce, quindi, come esigenza di cogliere e pensare lessere umano nella sua interezza, integrando i risultati delle indagini scientifiche sulluomo per giungere a dare di lui unimmagine sintetica. 3

1.2 Arnold Gehlen e la teoria dellincompletezza

La forma pi matura della disciplina ha come suo maggior esponente Arnold Gehlen. Il filosofo tedesco indaga infatti la natura delluomo e il suo posto nel mondo, come cita il sottotitolo della sua opera principale di antropologia filosofica. Egli ha definito la sua riflessione come una3

E. Coreth, Antropologia filosofica, Morcelliana, Brescia, 1978, p.11

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antropologia elementare, fornisce una visione antropobiologica secondo la quale lessere umano un progetto complessivo della natura, lantropologia filosofica si configura come tentativo di riappropriazione del senso dellumanit delluomo:c un essere vivente, che tra le sue caratteristiche pi rilevanti ha quella di dover prendere posizione circa se stesso [] circa se stesso significa: circa le proprie pulsioni e le qualit percepite, ma anche circa i propri simili, gli alti uomini; infatti, anche il modo di trattare gli uomini dipende da come li si considera e da come si considera se stessi. 4

Gi da qui si pu notare come linterpretazione antropologica mira oltre che ad unanalisi delluomo in quanto tale, ad un processo di stabilizzazione sociale. Luomo non un singolo ma sempre in contatto con i suoi simili. Da questa analisi dellessere umano emerge la teoria gehleniana: luomo un essere carente, non definito, privo delle protezioni e delle armi naturali di cui dispone ogni animale, privo di sensi particolarmente sviluppati, come pure privo di quegli istinti che gli permetterebbero di sopravvivere nella natura. Afferma Gehlen:luomo determinato in linea fondamentale da una serie di carenze, le quali di volta in volta vanno definite nel preciso senso biologico di inadattamenti, non specializzazioni, primitivismi, cio di carenze di sviluppo: e dunque in senso essenzialmente negativo. [] egli di una sprovvedutezza biologica unica, e si rivale di questa carenze grazie alla sua capacit di lavoro ovvero alle sue doti per lazione, grazie cio alle mani e allintelligenza; proprio per questo egli eretto, circospetto osservatore, con le mani libere. 5

Questa concezione che vede luomo come essere manchevole molto diffusa nella tradizione occidentale. Inizia infatti con Esiodo e il mito di Prometeo in cui si narra che luomo rimane privo di qualsiasi virt poich Epimeteo le aveva distribuite agli animali dimenticandosi delluomo, per rimediare lerrore cos suo fratello Prometeo ruba il fuoco agli dei per donarlo alluomo. Da qui si capisce perch lo stesso Gehlen definisce lessere umano un Prometeo, cio essere esposto4 5

Arnold Gehlen, Luomo. La sua natura e il suo posto nel mondo, Feltrinelli, Milano, 1990, p.35 Ivi, p.60

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sempre al rischio, che deve cercare di sopravvivere e perci guarda al futuro, egli come Prometeo antivedente e provvedente. 6 Tale mito viene ripreso anche da Platone nellopera Protagora in cui il filosofo afferma che luomo per sopravvivere deve affidarsi solo alla sua razionalit. Anche nel Settecento questa teoria viene ripresa ad esempio da un filosofo, Herder, il quale sottolinea la sprovvedutezza biologica delluomo e il fatto che luomo si un essere manchevole rispetto agli altri animali e perci inferiore:collocato nudo tra gli animali, egli sarebbe dunque lessere pi derelitto della natura; spoglio e nudo, debole e indigente, timido e inerme: e, culmine della sua miseria, privo di ogni guida nella vita. Venuto al mondo con una sensibilit cos dispersa e fiacca, con facolt tanto indeterminate e assopite, con istinti tanto scissi e languidi, manifestamente legato a mille bisogni. 7

Le carenze umane possono per essere compensate attraverso la sua capacit razionale la quale gli permette di superare la sua deficienza fisiologica e di diventare lunico essere in grado di dominare la natura piegandola alle sue esigenze. Infatti la sua sprovvedutezza biologica viene compensata attraverso la razionalit, questo il concetto di risarcimento di Herder secondo il quale grazie al linguaggio e alla ragione che le carenze delluomo vengono colmate e attraverso di queste egli sopravvive modificando il mondo esterno. Secondo questa concezione portata avanti anche da Gehlen la differenza specifica con gli altri esseri viventi, che rende lindividuo umano una vera e propria eccezione, dunque la sua non specializzazione che lo rende di fatto aperto al mondo e svincolato da qualsiasi ambiente specifico. Questa mancata specializzazione deve per essere intesa in senso relativo e non assoluto, luomo relativamente non specializzato. Lessere umano perci riesce a conservarsi in tutte le condizioni che lambiente pu offrire in quanto pu trasformare il mondo naturale in un mondo artificiale in grado di

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Per un approfondimento cfr. A.Gehlen, Luomo, 1990, Op.Cit., Introduzione Johnan Gottfried. Herder, Saggio sullorigine del linguaggio, (a cura di) A.P. Amicone, Pratiche, Parma, 1995

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soddisfare le sue necessit vitali, egli in grado di creare un proprio ambiente socio-culturale, un mondo artificiale nel quale vivere. Dalle mancanza di un habitat e dalla carenza organica che caratterizza luomo sorge la necessit dellazione, luomo costretto ad elaborare la natura e a costruire lo specifico ambito della sua vita, egli quindi modifica lambiente attraverso lazione creando la sua sfera culturale, le sue carenze vengono colmate attraverso lazione, su di essa che poggia perci la possibilit di sopravvivenza umana. per questo motivo che luomo viene definito come essere che agisce:abbiamo il progetto di un essere organicamente manchevole e perci aperto al mondo, vale a dire incapace di vivere naturalmente in alcun particolare ambiente determinato. E comprendiamo anche per via di quali determinazioni luomo sia non definito ossia compito a se medesimo: la semplice vitalit di un tale essere necessariamente problematica, e un problema la stessa conservazione della vita, per risolvere il quale luomo non pu contare che su se medesimo, dovendone attingere in se stesso le possibilit. Lessere che agisce sarebbe dunque questo. 8

Luomo come essere agente riesce a crearsi una seconda natura, un mondo artificiale in cui sopravvivere agevolmente pur con una difettosa dotazione organica.Egli vive, per cos dire, in una natura artificialmente disintossicata, manufatta e da lui modificata in senso favorevole alla vita. Si pu anche dire che egli biologicamente condannato al dominio della natura 9

Luomo quindi, privo del suo habitat specifico, ha fatto di qualsiasi ambiente il suo mondo, perci vi un processo di positivizzazione del negativo in quanto ci che istituisce una mancanza e quindi una negativit diventa una positiva capacit di adattamento, di sopravvivenza. Da un lato la carenza organica e istintuale umana considerata come fonte di pericolo a cui esposto luomo stesso poich egli si trova davanti a un profluvio di stimoli dal quale per non si lascia sopraffare grazie alla sua plasticit, dallaltro questa

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A. Gehlen, Luomo, Op.Cit., 1990, p.62 Ivi, p.55

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stessa mancanza generatrice del dominio delluomo sulla sua esistenza e della sua capacit di autostabilizzazione:Luomo non costituito una volta per tutte significa: egli dispone delle sue proprie predisposizioni e doti per esistere, egli assume un comportamento nei suoi propri confronti, per necessit vitale, come nessun altro animale fa; egli non tanto vive, quanto, come mia abitudine dire, dirige la propria vita. 10

Luomo si adatta allambiente attraverso un meccanismo che viene definito da Gehlen esonero:Luomo deve trovare a se stesso degli esoneri con strumenti e atti suoi propri, cio trasformare le condizioni deficitarie della sua esistenza in possibilit di conservarsi in vita. [] questo principio (esonero) la chiave per comprendere la legge strutturale che regge tutte le prestazioni umane. 11

Vediamo quindi che questo termine viene designato da Gehlen per indicare la capacit delluomo di creare schemi standard di comportamento che funzionano automaticamente in presenza di circostanze simili e quindi esonerano luomo da continue risposte agli stimoli provenienti dallesterno e alle pulsioni interne.12 Attraverso processi desonero luomo, esperendo il mondo, lo riduce e concentra in simboli, cos da acquistare visione panoramica e capacit di disporre; in questi processi ottiene il dominio su una molteplicit non limitata di movimenti. Il mondo per luomo, diversamente dallanimale, un campo di sorprese infinite in cui deve in primo luogo sapersi orientare. Il processo di esonero secondo Gehlen il fondamento di tutte le funzioni superiori delluomo, tale processo quindi presente a tutti i livelli. Per rispondere al profluvio di stimoli provenienti dallambiente luomo usa quindi il meccanismo dellesonero che gli permette di arrivare ad un comportamento adeguato in ogni situazione e finalizzato alla sua sopravvivenza. Luomo quindi un essere che agisce poich carente e tramite le sue azioni il mondo in cui vive viene trasformato, sono queste10 11

Ivi, p.43 Ivi, p.63 12 Per un approfondimento cfr. M.Teresa Pansera, Antropologia filosofica, Mondadori, Milano, 2001, (pp.55-74)

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trasformazioni che per Gehlen vanno sotto il nome di cultura. La cultura linsieme delle azioni e delle conseguenti trasformazioni che luomo attua sul mondo esterno, questa trasformazioni vengono sempre e comunque dove presente luomo, perci non esiste secondo il filosofo un uomo allo stato di natura poich dove presente luomo sono presenti le sue azioni e quindi la sua cultura.La cultura pertanto la seconda natura vale a dire: la natura umana, dalluomo elaborata autonomamente, entro la quale egli solo pu vivere. 13

Per Gehlen luomo non ha un ambiente ma ha un mondo culturale che si configura come una parte di natura che egli stesso con le sue azioni ha modificato e trasformato rendendola ricca di ausilii per la vita umana. Il compito primario delluomo quello di restare in vita, di sopravvivere, di conservare la sua esistenza. Perci tutta lorganizzazione umana si fonda su questo scopo principale e luomo organizza la sua struttura in vista di ci, lesonero quindi presente in tutti gli aspetti della vita dellessere umano: in campo motorio, sensoriale, cognitivo ed espressivo.

1.3 Critiche alla teoria di Gehlen

La concezione delluomo come essere carente e incompleto, proposta prima da Herder e poi da Gehlen, pur essendo sostenuta da molti altri filosofi ed essendo un caposaldo della tradizione occidentale, non lunica, anzi viene pi volte criticata. Tra queste critiche una degna di nota quella portata avanti dal filosofo Roberto Marchesini il quale prende in analisi largomentazione di Gehlen e definisce la sua teoria mito dellincompletezza cercando di produrre argomenti atti a smontarla. Egli sostiene innanzitutto che proprio il paradigma dellincompletezza, cio il fatto che luomo sia biologicamente13

A.Gehlen, Luomo, Op. Cit., p.64

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carente, ad aver portato alla frattura fra il concetto di natura e quello di cultura. Ma vi sono altre motivazioni e altri argomenti che

Marchesini porta per dimostrare che tale teoria solo un mito che si diffuso nella tradizione occidentale ma che non ha un riscontro nella realt dei fatti. Nell analisi di Marchesini possiamo individuare quattro punti esplicativi riguardo la non plausibilit della teoria dellincompletezza proposta da Gehlen. Il primo riguarda il concetto di cultura poich questa non si pu formare dallinterazione delluomo con il mondo esterno dovuta alle sue carenze. Il motivo il seguente: tutti gli appartenenti alla specie homo sapiens sono carenti biologicamente e perci secondo tale teoria tutti entrano in contatto con il mondo esterno per porre rimedio alle loro manchevolezze ed da qui che si forma la cultura, ma se fosse realmente cos la cultura dovrebbe essere uguale per tutti gli uomini, invece i fatti ci dimostrano che non cos. Ogni cultura infatti nasce da una diversa tradizione, da una diversa storia e dalle diverse situazioni che connettono luomo allalterit. Se questa teoria spiega la dimensione costante della cultura nella specie homo sapiens non spiega per la pluralit culturale:Le diverse tradizioni culturali ci appaiono infatti come processi creativi, espressioni di una storia unica e irripetibile, piuttosto che il risultato di un meccanismo algoritmico di emendazione di un catalogo di carenze condiviso da tutti gli esseri umani. [] Partendo infatti dallidea che la cultura sia comunque un prodotto dialettico tra luomo e la situazione contingente, se cerchiamo di interpretare questo processo attraverso la carenza cadiamo nellomologazione, se invece lo spieghiamo attraverso la ridondanza possiamo giustificare a pieno titolo la pluralit. 14

Il secondo punto confuta il principio che luomo sia un essere carente dal punto di vista biologico, poich il concetto di incompletezza presuppone un concetto ideale di perfezione, solo dal confronto con la perfezione che pu nascere la percezione di imperfezione, di incompletezza. Il concetto di perfezione ideale creato dalla cultura e

14

Roberto Marchesini, Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, Bollati Boringhieri, Torino, 2009, p.22

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conseguentemente anche quello di carenza e di incompletezza, luomo non si rende completo attraverso la cultura ma si percepisce come incompleto proprio a seguito di questa, da qui Marchesini arriva ad uninversione dei termini: non vero che luomo si rende completo attraverso la cultura, bens molto pi plausibile ritenere che luomo si percepisca incompleto a seguito della cultura. 15

Lanalisi biologica condotta da Marchesini vuole dimostrare che lessere umano non cos carente come la tradizione occidentale porta a credere. Egli fa riferimento alla formazione del corpo umano, questo dotato infatti di una importante capacit di coordinazione muscolare, di una notevole precisione dei movimenti, del pollice opponibile con la conseguente capacit manipolatoria, una struttura laringea complessa che permette un ampio repertorio di vocalizzazioni, un complesso apparato scheletrico e una ottima dotazione sensoriale. Quello che veniva descritto come essere carente da queste osservazioni viene fuori invece come un essere che non ha nulla da invidiare al mondo animale poich dotato di innumerevoli caratteristiche fisiche, percettive e cognitive. Il terzo punto riguarda il rapporto natura-cultura poich nel paradigma dellincompletezza la cultura descritta come complementare alla natura. Marchesini fornisce invece unidea diversa di cultura:

Il processo culturale pu essere letto come evento ibridativo, ossia nei termini di una esternalizzazione realizzata attraverso varie strade: luso di uno strumento, la partnership con unaltra specie, il conferimento di un significato, la proposizione di una teoria in breve tutto ci che attiva una coniugazione con la realt esterna o referenza. 16

La cultura quindi, secondo il filosofo, una potenzialit del mondo vivente e perci non pu essere vista come lelemento che si forma15 16

Ivi, p.24 Ivi, p.25

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dalla carenza organica dellessere umano poich non linnato che si realizza attraverso la cultura ma il contrario, ogni nuova formazione culturale d significato allinnato:cultura: non pi come completamento della natura [] ma come motore della natura, attraverso la capacit della cultura stessa di retroagire sul sistema uomo. 17

Attraverso questo processo, definito dal filosofo come acquisizione culturale, si supera la soglia dellinnato e nasce la sensazione di una natura umana caratterizzata da delle imperfezioni a cui si pu porre rimedio solo attraverso lintegrazione con lalterit, tecnologica o animale. Il concetto di imperfezione per non pu essere qualcosa di oggettivo e universale, non pu essere un dato di fatto, ma deve essere inteso come un flusso ibridativo con la realt esterna poich dipende proprio da essa. Ultimo punto in sfavore alla teoria dellincompletezza il fatto che Marchesini sostiene che questa non regge sul piano evolutivo. La teoria delineata da Charles Darwin sostiene che i pattern innati e la complessit di questi danno luogo alla variet dei comportamenti e delle acquisizioni umane, quindi la caratterizzazione genetica non pu essere carente. Tale teoria viene precisata anche da Francesco Ferretti il quale spiega la non plausibilit della teoria dellindeterminatezza nel contesto evoluzionistico. Anchegli come Marchesini sostiene che la flessibilit umana non pu essere spiegata partendo dalla carenza istintuale:le caratteristiche che rendono specifico lessere umano [] non sono in contrasto con una mente ricca di determinazioni interne; [] tali caratteristiche sono spiegabili soltanto a partire da una mente ricca di determinazioni interne. Se si vuole dare una giustificazione dei caratteri di flessibilit e di creativit che contraddistinguono gli esseri umani a un sistema cognitivo complesso che occorre fare riferimento. 18

17 18

Ivi, p.28 Francesco Ferretti, Perch non siamo speciali. Mente, linguaggio e natura umana, Laterza, Bari, 2007, p.14

19

Ferretti ammette lesistenza della plasticit cerebrale umana ma precisa che questa non la prova che luomo sia povero geneticamente e carente di istinti rispetto agli altri animali poich innanzitutto la plasticit secondo lautore un fenomeno presente in tutti i sistemi nervosi e da qui anche Ferretti arriva alla stessa conclusione di Marchesini affemando che: solo ammettendo una mente ricca di determinazioni interne sia possibile dar conto del funzionamento di un sistema cognitivo flessibile e creativo. 19

1.4 Le caratteristiche distintive delluomo: neotenia e plasticit

Marchesini da un lato pone diverse critiche, precedentemente descritte, alla teoria dellincompletezza biologica umana, mentre dallaltro condivide alcuni aspetti della teoria di Gehlen, cio il processo di esonero e il conseguente ruolo della tecnologia nella vita delluomo e lapertura delluomo al mondo. Anche secondo Marchesini, infatti, lumanit non ha una forma rigida e definita ma in continua trasformazione e interazione con il mondo esterno. Da qui possiamo arrivare alla conclusione che non si pu negare lesposizione delluomo al mondo, il fatto che questultimo scarsamente specializzato rispetto agli altri animali e le conseguenze che ne derivano. Prova di ci il fatto che la sprovvedutezza umana si manifesta fin dalla nascita e che alcuni tratti giovanili permangono anche in et adulta. Questo processo definito neotenia, attraverso tale concetto si intende la situazione di infanzia cronica in cui si trova lessere umano. Egli possiede infatti una caratterizzazione neotenica formata dalla mescolanza di caratteristiche dellontogenesi di tipo primario e di tipo secondario dei mammiferi. Dal tipo primario di ontogenesi hanno le seguenti caratteristiche: abbandonano tardi il19

Ivi, p.27

20

nido e hanno uninfanzia lunga, mentre dallontogenesi di tipo secondario prendono le caratteristiche di gravidanze lunghe e figliate poco numerose. Si verifica un misto evolutivo che porta ad un risultato complicato poich il cucciolo di uomo nel suo primo anno di vita ha una velocit di sviluppo superiore a quella delle altre specie, dopo il primo anno c un rallentamento, lontogenesi rallenta e perci lessere umano vive di pi. Inoltre lanimale non umano conserva anche in et adulta caratteristiche giovanili, ad esempio la pelle priva di peli o di piume per quanto riguarda laspetto corporeo e il gioco e la curiosit per quanto riguarda laspetto comportamentale. La caratterizzazione neotenica umana spiega la natura umana e il suo sviluppo sia filogenetico che ontogenetico. Attraverso questa caratteristica si pu capire infatti sia la differenza tra essere umano ed essere animale e sia limportanza dellambiente esterno, soprattutto delle figure parentali che determinano lo sviluppo umano, nella crescita dellindividuo resa possibile da unaltra fondamentale caratteristica umana: la plasticit. Attraverso questa caratteristica luomo prende le distanze dagli stimoli infiniti provenienti dal mondo esterno e reagisce a questi in modo multiforme e vario dominandoli con scelte adeguate e formulate in base alle circostanze. Tale teoria affermata anche dallo stesso Gehlen:Plasticit []: da un ventaglio non ancora operante di possibilit occorre far risaltare [] una scelta e costruire un variabile ordine di conduzione. Anche l dove pi tardi troviamo questa plasticit, per esempio nella vita pulsionale delluomo, essa significa sempre questa connessione di scelta automediata, architettonica e di adattabilit a quasi ogni situazione. 20

Luomo caratterizzato dallassociazione tra non specializzazione e plasticit, sostiene Gehlen che per quanto luomo sia inadeguato tanto plastico:

20

Ivi, p.200

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Le figure motorie umane, perci, debbono essere straordinariamente inadeguate ma anche straordinariamente capaci di adeguazione, e dunque essere tanto non specializzate quanto plastiche. 21

Luomo risulta possedere una plasticit sia filogenetica che ontogenetica, questa quindi si presenta sia rispetto alle altre specie e sia nel corso dello sviluppo umano. Luomo plastico rispetto agli altri animali poich mentre il comportamento animale, pur avendo una certa multimodalit neurale, limitato a un comportamento rigido e predeterminato, quello delluomo invece trova libera espressione. Questa era la teoria di Gehlen, prima citata, attraverso la quale si spiega come luomo, attraverso la plasticit, reagisce alla sua scarsa specializzazione. Accettando queste teorie Marco Mazzeo introduce la categoria dellinibizione che individuata come il punto di scissione tra animali umani e animali non umani. Afferma infatti lo studioso:

Linibizione non crea una gerarchia tra meccanismi istintuali preprogrammati [] ma li scardina per ottenere una maggiore plasticit comportamentale. Anche nel concetto di inibizione possibile vedere quindi la complessit di un rapporto, quello tra animali umani e non umani, fatto non solo di continuit e discontinuit ma segnato da un rovesciamento. Linibizione animale nasce dalla forza di unassociazione inderogabile [] Quella umana invece procede in direzione contraria perch dissociativa. 22

In altre parole negli animali non umani una modalit sensoriale inibisce la altre le quali scompaiono, basti pensare al famoso esperimento proposto da Pavlov.23

Il cane sbatte ripetutamente contro

la rete perch lodore della carne stimola il centro olfattivo dellanimale inibendo le altre regioni cerebrali, lo stimolo olfattivo vince su quello visivo, per gli esseri umani non cos poich questi sono caratterizzati da una multisensorialit, linibizione, come afferma Mazzeo, un processo dissociativo.

21 22

Ivi, p.199 Marco Mazzeo, Storia naturale della sinestesia. Dalla questione Molyneux a Jakobson, Quodlibet, Milano, 2005, p.175 23 Per un approfondimento cfr. Ivan P. Pavlov, I riflessi condizionati, Boringhieri, Torino, 1994

22

La plasticit umana riscontrabile nelluomo anche nella sua organizzazione sensoriale. La percezione infatti non qualcosa di fissato e stabilito ma cambia nel tempo e a seconda delle fasi dello sviluppo del bambino, luomo durante il corso della crescita si trova di fronte continuamente alla necessit di riorganizzare le sue percezioni:

La rigidit delle relazioni sensoriali manifestate dal bambino si rivela provvisoria e parziale perch viene progressivamente sostituita da rapporti trasformati: verso i cinque mesi gli equilibri sensoriali sembrano essere sconvolti da una crisi cui fa seguito il consolidamento di nuovi assetti che risultano comunque reversibili. In seguito queste strutture sono soppiantate da altre pi complete che si formeranno con il successivo sviluppo cognitivo e linguistico. 24

La plasticit umana caratterizza perci anche lontogenesi umana. Attraverso questa analisi si arriva quindi a delineare i tratti caratteristici della natura umana. Luomo, essere neotenico, si trova fin dalla nascita ad essere relativamente non specializzato, questa scarsa specializzazione umana si connette la ad unaltra caratteristica che lo

propriamente

che

plasticit,

elemento

contraddistingue sia ontogeneticamente che filogeneticamente.

1.5 Una variante della Questione di Molyneux

Le teorie esposte finora riguardano quindi il rapporto tra natura umana e percezione e si concentrano sulla relazione tra le variazioni sociali, quelle storiche e lorganizzazione biologica dellessere umano. Tali teorie hanno interessato un noto problema filosofico del Settecento: la questione di Molyneux, sorta nel 1688 quando William Molyneux, studioso di ottica, pone allamico John Locke un interrogativo, il quale viene riformulato dallo stesso Locke nel suo Saggio sullintelligenza umana nei seguenti termini:24

M.Mazzeo, Storia naturale della sinestesia, 2005, Op. Cit., p.209

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Supponete un cieco nato che sia oggi adulto, al quale si sia insegnato a distinguere mediante il tatto un cubo da una sfera, dello stesso metallo e, a un dipresso, della stessa grandezza, in modo che quando egli tocca luno o laltro, sappia dire quale sia il cubo e quale la sfera. Supponete che, trovandosi posati sopra una tavola il cubo e la sfera, questo cieco venga ad acquistare la vista. Si domanda se, vedendoli prima di toccarli, egli saprebbe ora distinguerli, e dire quale sia il cubo e quale la sfera.25

Il quesito complesso poich mette in gioco diverse questioni e infatti le risposte alla domanda posta da Molyneux prenderanno strade diverse e toccheranno diversi campi del sapere protraendosi fino ai nostri giorni. Diversi paradigmi si occupano della questione; alcuni di questi rappresentano gli sviluppi pi significativi del problema. Tra questi uno risale al Settecento immediatamente dopo la nascita del quesito e punta la sua attenzione sullorganizzazione sensoriale umana. Secondo queste analisi la questione Molyneux pu essere risolta stabilendo quale sia il senso principale, quello pi importante, poich si pensa che la percezione umana sia organizzata secondo una gerarchia tra i sensi e che la sensibilit umana sia quindi monosensoriale. questa la tesi di Berkeley e Condillac i quali, pur presentando teorie molto lontane tra di loro arrivano ad affermare sostanzialmente la stessa cosa, cio che la sensibilit umana monarchica e bisogna arrivare a capire solo quale il re dei sensi. Altri autori per arrivano alla conclusione che le cose non stanno in questo modo perch i sensi non sono organizzati gerarchicamente ma la percezione umana multisensoriale, sinestetica, i sensi agiscono contemporaneamente e sono posti tutti sullo stesso livello, sono equivalenti. questa la tesi di Herder, il quale afferma che vi una concordia tra i sensi che qualcosa che lessere umano ha nel suo corredo genetico, nasce con lui e non si crea successivamente. Egli parla quindi di una organizzazione intersensoriale originaria, di una capacit di percepire attraverso diversi sensi simultanemanete, il che

25

John Locke, Saggio sullintelligenza umana, Laterza, Bari, 1988, p.147

24

un carattere specifico della natura umana. Luomo perci un essere sinestetico. Un altro paradigma sposta invece lattenzione sulla natura umana e sulla sua costituzione, indagando la questione di Molyneux facendo riferimento alle teorie dellantropologia filosofica precedentemente descritte. La questione di Molyneux quindi un punto cardine attraverso il quale indagare la natura delluomo. proprio per questo motivo che questo tema ancora attuale, ai giorni nostri questo contesto riscontrabile per per unaltra deprivazione sensoriale, quella che riguarda ludito. Il cieco di Molyneux infatti paragonabile a un sordo del nostro secolo il quale si sottopone a una neuroprotesi, nota come impianto cocleare, la quale offre un recupero della funzionalit acustica. Ci potremmo chiedere dunque cosa accade se un essere umano privato delludito riacquistasse ludito. Poniamo quindi la questione Molyneux dal punto di vista della sordit: cosa succede se un sordo riacquista ludito? Per rispondere bisogner fare prima un passo indietro, capire in che cosa consiste la sordit, quali modifiche porta nel sistema uomo, successivamente chiarire cosa sono gli impianti cocleari e come funzionano e infine illustrare il percorso che compie un sordo profondo che viene operato, prendere quindi in considerazione i casi empirici. Solo cos potremmo dare una risposta alla questione di Molyneux nella sua variante sorda.

25

2. CHE COSE LA SORDITA: IMPLICAZIONI FISICHE, SOCIALI E CULTURALI DEL DEFICIT UDITIVO

2.1 Chi sono i sordi: caratteristiche e distinzioni

La sordit un deficit acustico che provoca diminuzione o perdita totale della capacit di percezione dei suoni, essa pu dipendere da una disfunzione dellorecchio o delle vie uditive centrali, tale patologia pu interessare un solo orecchio o ambedue le orecchie. A seconda delle cause che la generano, la sordit pu essere improvvisa, lentamente progressiva o fluttuante. Si tratta di un handicap definito invisibile, cio non immediatamente individuabile, poich non provoca menomazioni fisiche o disabilit immediatamente evidenti, inoltre linsorgenza dellipoacusia (diminuzione delludito) pu manifestarsi anche durante il corso della vita e non soltanto alla nascita, come nel caso di sordit congenite. Va precisato per, come afferma lo studioso Sacks che il termine sordo vago, o meglio, cos generico che non permette di distinguere i moltissimi gradi della sordit, gradi che hanno unimportanza qualitativa e perfino esistenziale 26 Si distinguono infatti diversi tipi di sordit, vi la sordit lieve, le cosidette persone dure dorecchio che hanno perso solo in parte la capacit uditiva, ma riescono a sentire grazie all aiuto di un semplice apparecchio acustico. Due sono le tipologie fondamentali della sordit: sordi prelinguistici o sordi profondi e sordi postlinguistici o sordi gravi. Con sordi prelinguistici si intendono quei tipi di sordi che sono privi di udito dalla nascita o che lo hanno perso nella prima infanzia, prima ancora di acquisire il linguaggio. Non potendo udire i

26

Oliver Sacks, Vedere voci. Un viaggio nel mondo dei sordi, Adelphi, Milano, 1990, p.30

26

suoni prodotti nell'ambiente familiare ed esercitarsi a loro volta ad imitarli, i sordi profondi prelinguistici non mostrano la minima predisposizione innata a parlare. Essi hanno un istinto naturale a segnare, ovvero a creare e ad apprendere, senza uno specifico addestramento, la lingua dei segni. Laltra categoria sono invece i sordi postlinguistici, ovvero chi diventa sordo dopo l'acquisizione del linguaggio, questi conservano inalterato il loro patrimonio linguistico e conservano l'esperienza dei suoni, nel senso che il loro cervello capace di tradurre i movimenti labiali in sensazioni uditive. Sacks si sofferma su questo tipo di sordit e prende come esempio il poeta e romanziere sudafricano David Wright, diventato sordo allet di sette anni. Wright definisce una fortuna essere diventato sordo dopo aver appreso il linguaggio, perch si rende conto che altrimenti la sua vita non avrebbe potuto essere quella che stata. Wright descrive le voci fantasma poich precisa Sacks:

il fatto di udire (cio immaginare) delle voci fantasma leggendo le labbra una caratteristica del sordo postlinguistico che in precedenza ha avuto unesperienza uditiva della lingua vocale (e del linguaggio interiore). Non si tratta di una forma di immaginazione nel senso ordinario del termine; piuttosto una traduzione istantanea e automatica (basata sullesperienza e sullassociazione) dellesperienza visiva nel suo correlato uditivo, una traduzione che probabilmente ha un fondamento neurologico. Ovviamente questo fenomeno non si verifica nel sordo prelinguistico, che non pu rievocare alcuna precedente esperienza (o immagine) uditiva. Per questultimo la lettura labiale, e la lettura in genere, sono unesperienza esclusivamente visiva: egli vede la voce, non la sente 27

I sordi prelinguistici si trovano invece in tuttaltra situazione. Questi infatti non hanno la capacit uditiva fin dalla primissima infanzia, prima dellacquisizione del linguaggio, essi non hanno mai udito in vita loro, non hanno alcun ricordo uditivo e non potranno mai avere lillusione del suono. Si dice quindi che queste persone vivono in una situazione di completo silenzio, ma Sacks precisa che affermare ci non del tutto esatto. Il sordo congenito non ha esperienza del

27 Ivi, p.33

27

silenzio, n di questo si lamenta, cos come il cieco non ha esperienza e n si lamenta del buio 28 La situazione del sordo profondo quindi particolare:il sordo prelinguistico, non potendo udire i suoi genitori, rischia di restare gravemente ritardato, se non minorato per sempre, nellacquisizione del linguaggio, se non si interviene fin dai primissimi anni o mesi di vita. Ed essere menomato nel linguaggio, per un essere umano, una delle calamit pi disperate, perch solo attraverso il linguaggio che entriamo in pieno possesso della nostra umanit, che comunichiamo liberamente con i nostri simili, che acquisiamo e scambiamo informazioni. Se non siamo in grado di fare queste cose, saremo per sempre singolarmente menomati e isolati 29

Sacks mette quindi in rilievo limportanza che ha il linguaggio nella vita delluomo e quali sono i rischi per le persone sorde profonde. Nei tempi passati era molto difficile per una persona sorda trovare il modo di esprimersi e perci sorta la concezione che i sordi fossero degli individui ritardati e incapaci di svolgere una vita normale.

2.2 Storia dei sordiNascere sordi nell antichit significava essere individui senza identit ai quali veniva negata non solo ogni forma di conoscenza ma anche i diritti fondamentali. Nellantica grecia i sordi erano soppressi per legge in quanto considerati inutili, nellepoca romana la situazione non cambia di molto poich i sordi venivano considerati deficienti ed ineducabili e tenuti in stato di schiavit, destinati a lavori disumani, a sofferenze e umiliazioni. Questa situazione muta solo in epoca rinascimentale in cui si hanno le prime notizie relative alleducazione dei sordi. Il promotore del primo vero metodo dinsegnamento , senza dubbio, il monaco benedettino Ponce de Len. La motivazione alleducazione trae origine dalla necessit di istruire persone sorde appartenenti a famiglie nobili, per dare loro la possibilit di diventare

28 Ivi, p.35 29 Ivi, p.36

28

eredi giuridicamente capaci. Si tratta, pertanto, di uneducazione strettamente riservata a singoli individui e a famiglie abbienti. Da qui in poi la condizione dei sordi venne rivalutata e molti si interessarono a questo tipo di privazione sensoriale e si accinsero a migliorare la condizione delle persone che ne erano affette, cercando di dare loro un modo di esprimersi, un linguaggio, in modo che potessero entrare in relazione con gli altri esseri umani. Nuove teorie vengono formulate riguardo la sordit, valido esempio il Saggio sullorigine delle conoscenze umane del 1746 di Condillac.30 Secondo lautore i sordi non sarebbero naturalmente destinati alla acquiescienza intellettuale e morale, lo stato di minorit in cui essi vivrebbero dipenderebbe dal fatto che non sono in grado di usufruire dellapporto di informazioni e conoscenze derivate dalla reciproca comunicazione con gli altri essere umani e infine lisolamento sociale e comunicativo dei sordi diminuirebbe le occasioni in cui essi possono esercitare la loro intelligenza. La svolta sul piano educativo verr per con labate De LEpe il quale fu il primo educatore da cui prese lavvio linsegnamento metodico e pedagogico speciale dei sordi in tutta lEuropa e fond a Parigi il primo Istituto per Sordomuti a carattere pubblico, riconosciuto dallo Stato. LAbate elabor un sistema di segni metodici: dallattenta osservazione dei suoi alunni sordi, ricav un nucleo centrale utilizzando i segni da loro usati, a cui aggiunse nuovi segni, ma soprattutto segni che corrispondevano agli elementi morfosintattici del francese, poich il suo intento ultimo era di insegnare ai suoi alunni sordi la lingua orale francese. Con tale suo metodo mimico-gestuale, De LEpe favor lo sviluppo intellettivo dei sordomuti che frequentarono la sua scuola. Il metodo di De LEpe ebbe molto successo e conobbe ampia diffusione sia in Francia che allestero. Il successore di De LEpe fu Ambrogio Sicard che seppe proseguire bene lopera del suo predecessore. Questultimo era convinto che i sordi avessero tutto ci che necessario per conoscere e ricevere dagli oggetti le medesime sensazioni che riceviamo noi, ma30

Per un approfondimento cfr. Condillac, Saggio sullorigine delle conoscenza umane, 1746

29

le difficolt cognitive connesse alla sordit sono state considerate nel passato irreversibili solo perch le si era analizzate dal punto di vista del linguaggio verbale, inaccessibile per qualunque sordo. Il punto per risolvere la questione era quindi trovare un metodo che potesse insegnare ai sordi a comunicare. Pubblica quindi nel 1800 il Corso di istruzione per sordomuti che un insieme di metodologie manualiste ed oraliste che erano sorte fino ad allora. Il metodo oralista esclude, nelleducazione al linguaggio parlato e scritto, qualsiasi uso dei segni. Esso punta da una parte sullallenamento acustico, per aiutare il sordo ad utilizzare al massimo i suoi residui uditivi, dallaltra sul potenziamento della lettura labiale su cui si basa la comunicazione. Questo quindi mira a far apprendere la riproduzione articolatoria attraverso i movimenti della bocca e degli articolatori vocali. Il metodo manualista invece indica la modalit di apprendimento visivogestuale, cio la lingua dei segni. Sicard accogliendo ambedue le metodologie inaugura invece il metodo bimodale, cio la compresenza di metodo oralista e lingua dei segni. Il codice comunicativo che si usa di tipi gestuale, ma organizzato secondo una grammatica della lingua parlata. Questo avviene perch Sicard era convinto che il sistema di comunicazione, utilizzato dai sordi, andasse ben al di l della semplice designazione degli oggetti, egli vedeva nella grammaticalizzazione la dimostrazione che esso fosse una lingua vera e propria. Tutto ci venne sperimentato da Sicard in una vicenda educativa, quella di Jean Massieu:

Sordo dalla nascita, aveva vissuto fino allet di quattordici anni completamente isolato dal mondo e privo di qualsiasi istruzione. Ma Massieu viveva in una comunit di sordi: ben cinque dei suoi otto fratelli lo erano e questa circostanza, paradossalmente, gli garantiva delle condizioni di partenza di cui tanto sordi profondi non possono godere. Almeno allinterno della sua famiglia, i segni erano un sistema di comunicazione condiviso e, quini, un mezzo, seppur modesto, di crescita. Si trattava di un codice molto limitato; tuttavia era bastato a tener vivo nel piccolo Massieu la sua intelligenza e, soprattutto, la sua curiosit. [] Sicard resosi conto che Massieu possedeva una buona capacit di riconoscere e memorizzare immagini, utilizza il disegno per insegnarli ad identificare gli oggetti. Successivamente Sicard affianca il nome degli oggetti alle immagini corrispondenti sforzandosi di fargli comprendere che esisteva un modo non figurato di rappresentarli. Appena questo meccanismo gli fu chiaro, il

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naturale smarrimento nel quale si era trovato si trasform in una sorta di tripudio del nominare, letteralmente in un bisogno di riscrivere il mondo attorno a s. Massieu chiedeva e scriveva incessantemente i nomi di tutto ci che gli cadeva sotto gli occhi [] A quattordici anni era stato messo su un cammino che faticosamente ma irreversibilmente lo avrebbe portato alla scoperta ed alluso cosciente dei pronomi, degli aggettivi, delle astrazioni geometriche e via via alla formulazione di proposizioni sempre pi complesse e generali. Comprensibile il trionfo di Sicard quando alla fine dei suoi sforzi maieutici sentiva di aver reso a Massieu la sua umanit. 31

Da qui in poi la pratica riabilitativa stata caratterizzata da un atteggiamento di mediazione tra i precetti provenienti dalla tradizione oralista e la lingua dei segni. Nel 1816 ad opera di Laurent Clerc e di Thomas-Hopkins Gallaudet nasce negli Stati Uniti la prima scuola per alunni sordi, la American School for the Deaf, Clerc fu il primo professore sordo poich aveva perso ludito in seguito ad un incidente allet di un anno. Egli fu allievo di Sicard e successivamente di Massieu. L'influenza di Clerc nellistruzione e formazione dei sordi ritenuta ancora oggi notevole. in questa scuola che grazie alla fusione tra la lingua dei segni utilizzata da Clerc e i sistemi di segni dei sordi del luogo comincia a svilupparsi lAmerica Sign Language. Tutto ci si continuer a sviluppare fino alla clamorosa svolta nella direzione opposta segnata dal congresso di Milano del 1880 in cui si decreta lesclusione del metodo manualista nellistruzione dei sordi a favore di quellooralista. cosi che linsegnamento della lingua dei segni viene ufficialmente bandito da tutte le scuole. Per molti anni quindi la lingua dei segni fu ignorata dalle istituzioni, poich considerata incompatibile con una buona acquisizione del linguaggio parlato, ma ci nonostante continu a vivere e a svilupparsi, come forma di comunicazione utilizzata dai sordi tra loro, o anche con gli educatori, nei contesti informali e privati. Tuttavia, in chi la conosceva o la usava, sordi o udenti, mancava ancora la consapevolezza che quei gesti costituissero una vera e propria lingua paragonabile a quella vocale.32

31 32

Harlan Lane, When the Mind Hears. A history of the deaf, Random House, New York, 1984, p.83 www.storiadeisordi.it (a cura di Franco Zatini)

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2.3 Lacquisizione del linguaggioIndagando sulla sordit ci si trova di fronte a svariati interrogativi le cui risposte muovono verso teorie contrapposte. Il panorama si presenta quindi assai complesso poich esistono diverse posizioni molto conflittuali tra di loro, contraddittorie e oggetto di intensa polemica. I punti su cui riflettere sono molteplici; si va dalle considerazioni sul rapporto tra pensiero astratto e linguaggio verbale a quelle sulla condizione antropologica dei sordi per passare a domandarsi quale sia il metodo migliore che dovrebbe essere utilizzato per educare le persone non udenti. Vediamo quindi che dalla questione sordit si sviluppano paradigmi che comprendono diverse sfaccettature della vita dei non udenti. Una prima riflessione riguarda lacquisizione del linguaggio, come questa avviene nel bambino non udente e quali problemi e difficolt genera questo processo nelle persone non udenti. Il bambino alla nascita non parla, ma nel giro di pochissimi anni in grado di imparare, senza alcun insegnamento specifico, la lingua a cui viene esposto. Lacquisizione del linguaggio si presenta come lo snodarsi di una serie di fasi, che si succedono in un determinato ordine, condiviso da molti bambini. Al tempo stesso questo processo caratterizzato da grandissime variazioni individuali che riguardano non solo i tempi, ma anche i modi e le strategie di apprendimento. Nel corso del primo anno di vita, prima di imparare a parlare, il bambino compie una serie di sviluppi indispensabili alla successiva acquisizione del linguaggio: esercita i suoi organi fonoarticolatori, sviluppa la capacit di usare simboli, impara a comunicare intenzionalmente. Il bambino impara, innanzitutto, ad ascoltare: quando una persona gli parla, volta gli occhi o la testa e la guarda, la voce altrui diventa in questo periodo stimolo alle sue vocalizzazioni: sembra che il bambino risponda. Infatti, a partire da questo momento che il bambino diviene capace di controllare la sua attivit fonoarticolatoria attraverso il feedback acustico, cio ascoltando i suoni che egli stesso produce. Il feedback acustico ha, in primo luogo, un importante valore motivazionale, per 32

cui i bambini sembrano emettere i suoni per il piacere stesso di poterli ascoltare. Inoltre, serve a controllare i risultati della attivit fonoarticolatoria e il bambino riesce a riprodurre i suoni uditi nellambiente. Gradualmente, impara ad imitare i modelli

intonazionali degli adulti e i particolari suoni della lingua parlata intorno a lui. Vi sono, per, altre acquisizioni, compiute dal bambino in questo stesso periodo, che sono collegate allo sviluppo del linguaggio nel suo complesso: la capacit linguistica nasce, infatti, allinterno della pi generale capacit comunicativa ed strettamente in relazione con altre capacit cognitive e sociali. Coloro che nascono sordi o perdono ludito entro i primi due anni di vita non riescono ad imparare il linguaggio, ma salvo rarissime eccezioni lapparato fonoarticolatorio dei bambini sordi assolutamente integro, ma soprattutto integra la loro facolt di linguaggio che semplicemente, in conseguenza del deficit acustico, non pu entrare in funzione nello stesso modo in cui ci avviene nei bambini udenti. La capacit

uditiva perci fondamentale per poter imparare a parlare. Diversi studi hanno cercato di appurare a quale et precisamente le produzioni vocali dei bambini vengono influenzate dai suoni uditi nellambiente. stato dimostrato che gi nei primi mesi di vita i neonati producono contorni intonazionali diversi sulla base di contesti situazionali differenti. Analisi acustiche raffinate permettono di individuare, a partire dai sei mesi, differenze legate allambiente linguistico di appartenenza, ad esempio distinguendo le produzioni vocali di un bambino francese da quelle di un bambino giapponese. Un dato molto interessante che anche i bambini sordi producono a questa et dei suoni, ma la loro lallazione povera e incoerente, proprio per la mancanza di feedback acustico. Se dunque questi studi dimostrano che esiste fin dal primo anno di vita uno specializzarsi della capacit percettiva e di produzione dei suoni secondo la lingua a cui si esposti, appare evidente che il deficit del canale acustico impedisce al bambino sordo questi primi sviluppi; tutto il successivo processo di acquisizione del linguaggio, nei suoi aspetti di comprensione e produzione, gli cos precluso. Il problema del bambino sordo 33

proprio questo: non potendo udire la lingua parlata intorno a s, non pu imitare i suoni dellambiente, non ha feedback acustico sulle sue stesse produzioni e non pu comunicare appieno con coloro che lo circondano. La sua facolt di linguaggio subisce cosi un arresto forzato. Il bambino resta spesso cos escluso, negli anni cruciali per l'emergere del linguaggio, dalla comunicazione linguistica verbale che gli adulti usano con lui e tra di loro, esclusione che potrebbe causare problemi per l'acquisizione della lingua parlata in termini di tempo (ritardo) e di modi (devianza).

2.4 Il linguaggio verbale garantisce il pensiero?

Dalle considerazioni fatte in precedenza si arriva a un fondamentale interrogativo, quello che riguarda la relazione tra linguaggio verbale e pensiero astratto. Sono nati infatti dei pregiudizi di inferiorit dalle considerazioni del senso comune sul legame tra linguaggio verbale e pensiero che riguardano le persone sorde, ma la presunta inferiorit cognitiva dei sordi rispetto agli udenti deriva da presupposti fondati pi su ipotesi generiche che su dati empirici. Partendo infatti dall'assunto che linguaggio e pensiero sono interdipendenti, ai sordi prelinguistici, per tanto tempo ritenuti a torto "privi di linguaggio", stato spesso attribuito un deficit cognitivo tale da limitare l'acquisizione e delle capacit di di ragionare, di

concettualizzare

astrarre.

La capacit di usare il linguaggio verbale stata, quindi, ritenuta la misura dell'intelligenza: gli udenti, infatti, dovendo usare un linguaggio semplice per comunicare con i sordi, concludevano che questi ultimi erano incapaci di pensiero astratto. Per contrastare queste affermazioni svalutative e dimostrare che i sordi sono forniti di potenzialit cognitive pari a quelle degli udenti, necessario modificare, in primo luogo, la convinzione errata che la mancata o inadeguata acquisizione di una lingua verbale implichi la privazione 34

del pensiero astratto. In realt proprio la situazione dei sordi profondi che dimostra il contrario; il pensiero si sviluppa indipendentemente dal sistema linguistico verbale-orale. Tale teoria sostenuta dallo studioso Hans Furth33 il quale affronta lo studio sul pensiero dei sordi attraverso procedimenti sperimentali. Per capire senza fraintendimenti la teoria di Furth bisogna precisare il significato di alcuni termini da lui usati. Innanzitutto va specificato il fatto che quando Furth parla di sordi si riferisce a coloro il cui deficit uditivo presente dalla nascita o da un momento precedente allacquisizione del linguaggio, egli si riferisce quindi ai sordi profondi. Sono presenti inoltre quattro parole chiave attraverso le quali Furth espone tutta la sua teoria, questi sono: linguaggio, concetto, simbolo e pensiero. Con linguaggio lo studioso intende la lingua verbale, naturale di una societ, quella che a disposizione di tutti e che viene appresa allincirca al quarto anno di et. Il concetto invece indica una caratteristica del comportamento pensante che non identificata con il concetto verbale, se una persona ha un concetto non significa che conosca lespressione verbale corrispondente a qual concetto. Altra parola chiave il termine simbolo che viene usato relativamente a qualche oggetto o evento esplicito, qualcosa che si pu designare o qualcosa che viene sperimentato come analogo a un evento esterno. Mentre con il termine pensiero Furth designa ogni attivit che sia legata o che dimostri lintelligenza umana, un comportamento che non separato dalle altre attivit, parte della vita psicologica umana. Secondo questa impostazione il linguaggio un sistema simbolico distinto dal pensiero e perci pu essere posto il problema del rapporto reciproco tra linguaggio e pensiero. Secondo Furth la questione del rapporto tra linguaggio e pensiero pu essere indagata attraverso due approcci. Il primo parte dallassunto che tra linguaggio e pensiero esiste un rapporto necessario, questo implica la presenza di una differenza significativa fra la struttura cognitiva dei sordi e quella degli udenti. I sostenitori di questa ipotesi33

Per ulteriori approfondimenti cfr. Hans Furth, Pensiero senza linguaggio, Armando, Roma, 1971

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impiegano dei test per verificare le capacit cognitive delle persone sorde ma questi test sono basati sulle capacit linguistiche e quindi i risultati che essi portano avanti per dimostrare la loro tesi dimostrano la povert di linguaggio dei sordi ma non la mancanza di pensiero. Questi test non sono la prova che se manca lespressione verbale manca anche il pensiero astratto. Il secondo approccio quello adottato dallo stesso Furth e consiste nel non aspettarsi differenze nelle strutture cognitive di sordi e di udenti, sulla base dell'assunto che il pensiero non necessariamente verbale. Per dimostrare ci nasce il suo programma di ricerca che comprende dei metodi non verbali per lindagine sul comportamento intelligente. Attraverso questi test Furth dimostrer che i non udenti non hanno la competenza linguistica di cui dispongono gli udenti ma nonostante ci possiedono la capacit di pensiero astratto identica a quella degli udenti. Linsufficienza che presentano i non udenti in alcuni compiti infatti non deve essere attribuita alla carenza di un deficit linguistico ma conseguenza dellambiente sociale. Prova di ci un test proposto da Furth che mette a confronto persone sorde con persone culturalmente deprivate e con un gruppo di udenti. Nei risultati di un primo test il gruppo delle persone culturalmente deprivate si trova a met tra il gruppo delle persone sorde e il gruppo degli udenti mentre nel test logico-simbolico i risultati del gruppo di persone sorde sono uguali a quelli delle persone culturalmente deprivate. L'attivit cognitiva dell'individuo, dunque, non affatto compromessa direttamente da una incompetenza linguistica; piuttosto da uninsufficienza di stimoli ambientali, da un isolamento affettivo, da un deficit uditivo, che non favoriscono il normale sviluppo psicoaffettivo del bambino e, quindi, la maturit linguistica. la mancanza di un contesto, di un ambiente adeguato, e di stimoli provenienti da questambiente la causa del ritardato sviluppo delle persone sorde. quello che sostiene Furth:

"I sordi si comportano nel modo in cui si comportano non come conseguenza diretta del deficit linguistico, ma in conseguenza del loro ambiente sociale. Lambiente comprende la vita familiare nei primi anni di vita, listruzione

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scolastica, la comunit dei sordi allinterno della comunit degli udenti [] incontestabile che in notevole misura il pensiero scientifico dipenda da un ambiente sociale favorevole. 34

I bambini sordi crescono senza un sistema simbolico attraverso il quale riferirsi ai concetti ma i dati dimostrano lesistenza del pensiero concettuale in questi bambini quindi si arriva alla conclusione che il pensiero si sviluppa attraverso il contatto con lambiente indipendentemente dalla presenza o dallassenza di un sistema simbolico linguistico gi pronto. L'ipotesi che Furth avanza che le carenze esperienziali non sono inevitabili, perch a essi si potrebbe ovviare utilizzando metodi non verbali di comunicazione e di istruzione nei primi anni di vita, sia in famiglia che a scuola. L'uso di tali metodi potrebbe essere favorito dall'acquisizione della consapevolezza che il linguaggio verbale non condizione dello sviluppo del pensiero. Furth conclude la sua ricerca affermando quanto segue:

Il pensiero logico, intelligente, non ha bisogno del sostegno di un sistema simbolico, quale esiste nel linguaggio vivo della societ. Il pensiero senza dubbio un sistema interno, il modo che ogni persona ha di ordinare gerarchicamente dentro di s la propria interazione con il mondo. Il sistema simbolico del linguaggio rispecchia e, in qualche modo, esprime tale organizzazione interna. Tuttavia, l'organizzazione interna dell'intelligenza non dipende dal sistema del linguaggio, al contrario, la comprensione e l'uso del linguaggio gi pronto dipendono dalla struttura dell'intelligenza 35

Dal pensiero di Furth si arriva quindi alla conclusione che i sordi profondi possiedono un pensiero astratto pur non possedendo un sistema linguistico verbale-orale. La sordit non una patologia a carico dellintelligenza e quindi la cognitivit si pu correttamente sviluppare. C la possibilit di un rallentamento dello sviluppo cognitivo qualora si verifichi una povert di interazioni ambientali e culturali, come nel caso di isolamenti o di esclusione dal gruppo di coetanei, queste situazioni rendono carenti la spinta motivazionale34 35

Ivi, p.195 Ivi, p.203

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nellattenzione, nella ricerca, nelliniziativa spontanea verso il conosciuto e il conoscibile, pertanto fondamentale, come ha fatto notare lo stesso Futh, la presenza di un ambiente stimolante che coinvolga la persona sorda. Analogo concetto portato avanti anche da Sacks, egli pone la sua attenzione sullimportanza del dialogo tra bambino non udente e genitori poich attraverso questo discorso iniziale che si forma il parlare tra s. Se quindi i genitori non riescono ad entrare in comunicazione con il figlio sordo essi ostacolano in questultimo il salto dalla comunicazione al pensiero. Un inadeguato sviluppo del pensiero nel bambino sordo dipende, quindi, solo ed esclusivamente dalle carenze esperenziali e dalla mancanza di apprendimento occasionale che si ha dal sottofondo della vita quotidiana. Pertanto nel bambino con un deficit uditivo non deve essere introdotto solo il linguaggio ma anche il pensiero. Sacks dimostra ci attraverso lesperienza di Charlotte:

Charlotte una bambina di sei anni, sorda dalla nascita. Charlotte vivacissima, allegra, piena di curiosit, sprizza entusiasmo verso il mondo; distinguerla da una qualsiasi sua coetanea udente quasi impossibile. [] Come lo si spiega? I genitori di Charlotte si resero conto della sua sordit quando la bambina aveva pochi mesi, e subito decisero di imparare una lingua dei segni: sapevano infatti che la piccola non avrebbe potuto impadronirsi facilmente della lingua vocale. E non solo loro; anche diversi parenti e amici impararono la lingua dei segni. [] in un primo tempi i genitori di Charlotte volevano soprattutto credere che la figlia fosse simile a loro, anche se si serviva degli occhi anzich delle orecchie. Per questa ragione ricorsero al SEE [] solo gradualmente arrivarono a comprendere che per Charlotte era fondamentale la visualit, che la bambina usava schemi di pensiero visivi e ci richiedeva e a sua volta generava un linguaggio visivo.36

Sacks attraverso questa esperienza dimostra che attraverso linterazione con i genitori e con il mondo esterno che il bambino sordo viene introdotto nel linguaggio e successivamente nel pensiero perch attraverso il rapporto con laltro si costruisce il discorso interiore e quindi il pensiero. Il punto di partenza quindi il dialogo. Uno degli aspetti pi drammatici della sordit quello di essere un36

O. Sacks, Vedere voci, 1990, Op. Cit., p.109

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deficit in qualche modo "nascosto", non immediatamente visibile. I primi allarmi in famiglia sorgono dopo un anno di et, quando il bambino tarda nel produrre le prime parole. Fino ad allora il bambino spesso appare assolutamente normale e sembra capire tutto ci che gli si dice. In realt, i familiari non si rendono conto che egli pone attenzione non tanto a ci che gli adulti gli dicono, quanto al contorno non verbale: gesti, azioni, espressioni facciali che accompagnano le produzioni verbali.

La vista integra funge quindi da canale sostitutivo e pu funzionare nel trasmettere tutta quella parte di comunicazione che viaggia su questa modalit. Accade per che, dal momento che la lingua utilizzata nel contesto familiare si serve prevalentemente del canale acustico vocale, solo una parte molto ridotta di messaggi comunicativi raggiunge il bambino sordo che, per lo pi, resta escluso dalla comunicazione linguistica con l'ambiente che lo circonda. I pochi messaggi che gli giungono sono in realt estremamente impoveriti e, necessariamente, l'informazione si riduce. Ai bambini sordi non manca la capacit di acquisire una lingua, ma solo quella di apprendere in modo spontaneo la lingua parlata, perch essa viaggia sulla modalit acustica deficitaria. Ne deriva che problemi relativi ad un normale sviluppo della comunicazione e del linguaggio (e gli eventuali problemi psicologici e cognitivi che possono scaturirne) non dipendono da un'incapacit insita nel bambino, ma piuttosto dall'ambiente, che non sa o non pu trovare strumenti di comunicazione alternativi pi adeguati al particolare tipo di deficit. perci fondamentale la diagnosi precoce della sordit e il giusto iter educativo che deve essere adottato per favorire lacquisizione della lingua. La storia delleducazione dei sordi per quanto riguarda luso dei metodi sempre stata immersa in forti polemiche, la contrapposizione pi forte per le diverse implicazioni educative, linguistiche, culturali e sociali quella fra il metodo orale e quello che potremmo definire gestuale. Tale contrapposizione stata in un certo senso placata negli ultimi anni con lo sviluppo di nuove metodologie, il metodo bimodale e il metodo bilingue. 39

2.5 Come comunicano i non udenti: Lingua dei segni e Oralismo

Il problema delleducazione e della rieducazione dei bambini sordi al linguaggio stato esaminato da prospettive diverse che rispondono a due versioni teoriche distinte. La prima la teoria oralista la quale affronta la sordit da un punto di vista medico-riabilitativo, puntando lattenzione solo sul deficit acustico da riparare attraverso luso di protesi e la terapia logopedica. Secondo questa filosofia, il pieno sviluppo affettivo-cognitivo del sordo e una vera integrazione nella societ degli udenti possono realizzarsi solo se i sordi diventano quanto pi possibile udenti nella abitudini e nei comportamenti, e per far ci indispensabile lacquisizione della lingua verbale (orale e scritta) e della lettura delle labbra. Imparare i segni secondo questa teoria non indispensabile, anzi pu essere dannoso; opportuno inoltre accrescere i contatti con gli udenti evitando quelli con altri sordi. In questottica il riconoscimento sociale della persona sorda passa solo dalla capacit di parlare e di assomigliare il pi possibile a un udente. Da qualche tempo invece si diffusa una nuova filosofia che guarda la persona sorda nella sua totalit e che ne colloca lo sviluppo in un contesto pi ampio, allinterno del quale il bambino sordo viene valutato non tanto sulla base di come parla ma piuttosto sulla base di quello che egli . In questa prospettiva il sordo viene visto nelle sue peculiarit, egli facendo affidamento sulle sue capacit visive e sulla sua specifica percezione del mondo si esprime pienamente attraverso la sua lingua naturale, quella dei segni. La costruzione della propria identit e lo sviluppo armonico di tutti gli aspetti della personalit del bambino sordo sono affidati quindi a un approccio educativo mirante allo stimolo e allarricchimento della capacit visiva integra, allacquisizione della lingua dei segni e allapprendimento della lettura e della scrittura. Per il raggiungimento di questi obiettivi il bambino deve stare il pi possibile a contatto con coetanei ed adulti sordi, preparandosi cos a confrontarsi anche con gli 40

udenti. La consapevolezza che le possibilit di apprendimento e di comunicazione dei sordi sono agevolate dallacquisizione precoce della modalit linguistica per loro pi naturale, maturata con il riconoscimento dello status linguistico della lingua dei segni, ha determinato la diffusione di metodi educativi misti e/o bilingui accanto al metodo orale.37 La lingua dei segni deve essere considerata quindi come una lingua a tutti gli effetti:Lapparire nel 1960 dellopera di William Stokoe Sign Language Structure segna linizio della riflessione linguistica e semiotica contemporanea sulle lingue dei segni, i codici visivo gestuali in uso presso le diverse comunit sorde del mondo. 38

Stokoe con la sua opera dimostra che le lingue dei segni sono delle lingue vere e proprie, cos come le lingue orali, costituiscono quindi lunico sistema comunicativo, distinto dalle lingue vocali, a cui viene attribuito lo status di lingue. Ma questa teoria non venne subito accettata, afferma Russo infatti:Questa impostazione del problema che appariva chiara nel teso di Stokoe non pare essere stata perseguita attivamente da coloro che si sono occupati di linguistica dei segni e tantomeno da chi si muove allinterno della tradizione semiotica. Sino alla fine degli anni 90 prevalso, infatti, il desiderio di sottolineare soprattutto le caratteristiche delle lingue dei segni che apparivano simili o assimilabili a quelle delle lingue vocali. merito soprattutto di un linguista ed educatore dei sordi francese, Paul Jouison, laver posto le basi per una riflessione sui tratti peculiari dei segni di ampio respiro semiotico. Alla base delle riflessioni di Jouison vi era la convinzione metodologica che i segni vanno osservati con occhi liberi dai condizionamenti della linguistica delle lingue vocali per cogliere in piena autonomia i caratteri essenziali della loro struttura e del loro funzionamento 39

a partire da Stokoe quindi che le lingue dei segni vengono considerate come delle lingue vere e proprie. Stokoe infatti si trov ad insegnare ai sordi nel Gallaudet College, dove la lingua dei segni non era ancora considerata una vera e propria lingua ma era vista pi come un codice di gesti. Egli per si rese conto37

Per ulteriori approfondimenti cfr. Rosaria Cavalieri, Donata Chiric, Parlare, segnare. Introduzione alla fisiologia e alla patologia delle lingue verbali e dei segni, Il Mulino, Bologna, 2005, p.255 38 Tommaso Russo, Virginia Volterra, Le lingue dei segni. Storia e semiotica, Carocci, Roma, 2007, p.47 39 Ibidem

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e successivamente dimostr che questa che veniva considerata una pantomima in realt era una lingua a tutti gli effetti che soddisfaceva tutti i criteri linguistici di un autentico linguaggio, possedeva lessico e sintassi e la capacit di generare un numero infinito di proposizioni. Egli scopr infatti che i singoli segni potevano essere scomposti in un numero relativamente limitato di unit minime prive di significato (cheremi) che combinate diversamente davano origine a moltissimi segni, esattamente come nelle lingue parlate i fonemi, le unit linguistiche minime prive di significato possono, componendosi e ricomponendosi tra loro, dare origine a un numero enorme di parole diverse. Ogni segno costituito da tre parti, luogo, configurazione e movimento e ogni parte ha un numero limitato di combinazioni. Oltre allindividuazione della struttura, equivalente alla lingua verbale, Stokoe presenta altre conferme che dimostrano che la lingua dei segni in tutto e per tutto una lingua, egli fa per esempio riferimento ai lapsus manuali:questi non sono mai errori arbitrari, n movimenti o configurazioni che non si presentano nel linguaggio, ma solo errori nelle combinazioni in un gruppo limitato di parametri di luogo, o di movimento o di configurazione: essi implicano, quindi, trasposizioni inconsce di elementi sub lessicali 40

Altra caratteristica che accomuna lingua verbale e lingua dei segni quella messa in rilievo da Sacks:unulteriore dimostrazione della struttura sintattica e fonemica dei segni ci offerta dai segni impazziti o dall insalata di segni che si possono osservare negli stati di psicosi schizofrenica. Qui tipicamente i segni vengono scissi, destrutturati, ricomposti, soggetti a formazioni neologistiche e a bizzarre distorsioni grammaticali: il che esattamente quanto accade nel linguaggio parlato, con la cosiddetta insalata di parole o schizofrenese. Ho assistito ad un interessante fenomeno di isolamento e accentuazione dei vari elementi fonetici dei segni in una bambina di nove anni che soffriva della Sindrome di Gilles de la Tourette. Anche i bambini udenti affetti da tale sindrome possono presentare analoghe distorsioni ed enfasi strane nel linguaggio parlato 41

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O. Sacks, Vedere voci, 1990, Op.Cit., p.120 Ivi, p.121

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Grazie quindi alle preziose idee di Stokoe il pensiero sulle lingue dei segni cambi molto velocemente e queste vennero considerate delle lingue vere e proprie. Cos come la lingua orale la Lingua dei Segni non un codice comunicativo universale bens esistono tante lingue dei segni quante sono le Comunit Sorde sul pianeta. Infatti, esattamente come le lingue vocali, le Lingue dei Segni sono nate spontaneamente quando i sordi hanno avuto la necessit di comunicare tra loro, di trasmettersi informazioni, esperienze, sentimenti. I segni sono pertanto

convenzionali, un segnante della lingua italiana dei segni (LIS) non comprender un segnate dellAmerican Sign Language (ASL). Caratteristica fondamentale e distintiva della lingua dei segni per luso linguistico dello spazio. Si parla infatti di grammatica dello spazio poich il linguaggio dei segni costituito dalla

concatenazione di innumerevoli schemi spaziali e da una dinamica di movimenti e pause. Attraverso molteplici studi quindi si riconosce alla lingua dei segni la stessa dignit della lingua parlata con in pi alcune peculiarit uniche, di natura spaziale e cinematica. La lingua dei segni pertanto si configura non come metodo ma come una lingua con tutte le caratteristiche di una lingua vera e propria. La scelta oralista invece presuppone la superiorit cognitiva della parola articolata, tutti i metodi oralisti condividono lesclusione, nelleducazione al linguaggio parlato e scritto, di qualsiasi uso dei segni. Essi puntano da una parte sullallenamento acustico, per aiutare il sordo a utilizzare al massimo i suoi residui uditivi, dallaltra sul potenziamento della lettura labiale su cui si basa la comunicazione. I maggiori esponenti della scelta oralista in Italia sono Del Bo e Cippone De Filippis, essi concordano che sono necessari per un buon esito educativo i seguenti presupposti: a) diagnosi precoce; diagnosticando precocemente la sordit si evitano possibili disturbi comportamentali nel bambino. Si anticipano i tempi della

protesizzazione in modo che il bambino possa sfruttare i propri residui uditivi e seguire liter fisiologico dellapprendimento del linguaggio, e perch ci avvenga, la diagnosi va effettuata dal sesto al dodicesimo 43

mese di vita, b) protesizzazione; la protesizzazione mette il bambino nella condizione di abituarsi a discriminare rumori e suoni, dato che quasi sempre un minimo di residuo uditivo presente in ogni bambino sordo. Laudiologo, dopo aver effettuato accurati esami audiometrici, prescrive la protesi acustica adatta alla curva di perdita uditiva riscontrata nel bambino. La terapia protesica viene scandita in tre precisi momenti : La prescrizione che segue la fase diagnostica e stabilisce il tipo di protesi da fornire al soggetto audioleso. Ladattamento come momento fondamentale di interrelazione tra laudiologo, la logopedista e laudioprotesista (figura addetta alla regolazione degli apparecchi acustici), che in ragione delle risposte del bambino porta a regolare la protesi (personalizzazione) adattandola alle situazioni concrete. Il controllo continuativo il terzo importante momento che comporta la revisione degli esami audiometrici e il riadattamento delle protesi acustiche e degli annessi (tubicini, pile, chiocciole). Le innovazioni tecnologiche impiantabili, (protesi multicanali, digitali, si programmabili, endoauricolari, intrameatali)

traducono, per il soggetto con ipoacusia grave o profonda, in sostan