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La Costa Azzurra dei Duemila anni fa senatori e ricchi romani si dedicavano all’ otium a Stabia: un paradiso di sontuose ville spazzato via dal Vesuvio nel 79 d.C. e oggi fatto rivivere dagli archeologi Al lavoro Gli archeologi al lavoro nel cortile di Villa San Marco, una di quelle oggi visitabili nel sito, presso Castellammare di Stabia. Erano così Sopra, pittura murale raffigurante una delle ville di Stabia, sulle pareti di una di esse (sotto, in una ricostruzione al computer). Residenza per signori Il golfo di Castellammare di Stabia oggi. Sullo sfondo il Vesuvio, che nel 79 d.C. distrusse Pompei, Ercolano e anche Stabia. ANTICHITÀ 2 3 DOVE SIAMO I secolo d.C. Italia Castellammare di Stabia (Na)

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Page 1: si dedicavano all’otium La Costa Azzurra dei...Duemila anni fa senatori e ricchi romani La Costa Azzurra deisi dedicavano all’otium a Stabia: un paradiso di sontuose ville spazzato

La Costa Azzurra deiDuemila anni fa senatori e ricchi romani si dedicavano all’otium a Stabia:

un paradiso di sontuose ville spazzato via dal Vesuvio nel 79 d.C. e

oggi fatto rivivere dagli archeologi

Al lavoro Gli archeologi al lavoro nel cortile di Villa San Marco, una di quelle oggi visitabili nel sito, presso Castellammare di Stabia.

Erano così Sopra, pittura murale raffigurante una delle ville di Stabia, sulle pareti di una di esse (sotto, in una ricostruzione al computer).

Residenza per signori

Il golfo di Castellammare di Stabia oggi. Sullo sfondo il Vesuvio,

che nel 79 d.C. distrusse Pompei,

Ercolano e anche Stabia.

antichità

2 3

DOVE SIAMO i secolo d.c. italia castellammare di Stabia (na)

Page 2: si dedicavano all’otium La Costa Azzurra dei...Duemila anni fa senatori e ricchi romani La Costa Azzurra deisi dedicavano all’otium a Stabia: un paradiso di sontuose ville spazzato

Il tema allegori-co della vendi-

trice degli amo-rini raffigurata sugli affreschi di Stabia nell’atto di decantare la sua merce stregò il poeta tedesco Johann Wolfgang Goethe che, do-po il suo viaggio in Italia, scrisse

nel 1795 una lirica dal titolo Chi compra gli amorini?. Circa vent’anni dopo, il compositore Franz Schubert la musicò facen-done un lied per baritono e piano-forte. Ecco alcuni estratti della poesia.

Di tutte le merci finiportate al mercato quinessuna è più piacevoledi quel che portiamo per voida terre straniere.Ascoltate la nostra canzone!E vedete i simpatici uccelliche sono in vendita.Ascoltate la nostra canzone!E vedete i simpatici uccelliche sono in vendita.

Prima guardate quello grande,allegro e sfrenato!Lui salta giù con leggerezza e gaiezzadall’albero e dal cespuglio,e poi va su di nuovo. Non abbiamo bisogno di lodarlo. Oh, guarda l’uccello felice! Egli è in vendita qui.

E ora attenzione al piccolo, vuole sembrare serioe tuttavia è sfrenato,quanto quello grande;egli mostra per la maggior parte in segreto la sua volontà di piacere.L’irriguardoso piccolo uccello è in vendita qui.[...]

amorini in vendita (e in poesia)

Fondata dai Sanniti, appartenne anche agli Etruschi e ai Greci. Ma furono i Romani a trasformare quel porto commerciale in una meta di gran lusso

Vendesi prestigiosa villa vista mare. Un annuncio immobilia-re simile non avrebbe lasciato indifferente un ricco romano di

2 mila anni fa. I nostri antenati avevano fiuto per gli affari e amavano coltivare l’o-tium in posti incantevoli. E si sarebbero precipitati se l’ipotetico annuncio si fosse riferito a Stabiae (ovvero Stabia), la perla più preziosa del Golfo di Napoli, buen re-tiro di politici e lobbisti del tempo.

Baciata dagli dèi. Le dimore di questa località, oggi presso Castellammare di Sta-

bia (Na), sono gioielli architettonici uni-ci nel loro genere, anche se meno cele-brati di quelli di Pompei. Entrambe le cit-tà (che distano 5 km una dall’altra) furo-no distrutte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Ma mentre Stabia fu oggetto sol-tanto di un interesse fugace da parte dei Borbone nel Settecento, Pompei, immen-sa e ben più gratificante dal punto di vista dei ritrovamenti, finì con l’assorbire tut-te le risorse di uomini e mezzi dei sovrani partenopei, condannando all’oblio le “vil-le dell’ozio” stabiane.

Eppure Stabia era una terra baciata da-gli dèi, affacciata sul mare e protetta al-le spalle dalla catena dei Monti Lattari. Il nucleo urbano più antico – hanno svela-to gli scavi archeologici – era articolato su due livelli: case, depositi ed edifici pubbli-ci sull’attuale collina di Varano e, a valle, un porto ben attrezzato la cui continua at-tività era la principale fonte di guadagno degli indigeni, ottimi marinai.

Quando scoppiò la Guerra sociale tra Roma e i municipi italici federati che chie-devano il riconoscimento della cittadi-

nanza, la gente stabiese aderì alla rivolta contro Roma. Che rispose inviando Lu-cio Cornelio Silla: il 30 aprile dell’89 a.C. Stabia era ridotta a un cumulo di mace-rie fumanti. Da quelle ceneri, però, rinac-que qualcosa di splendido. Lo narra Pli-nio il Vecchio nella sua Naturalis historia: “Dove Silla portò distruzione adesso ci so-no ville”. Da centro marittimo, la località era diventata un resort per ricchi.

arroccati. Sessant’anni dopo la guerra, intorno al 30 a.C., la zona visse un boom edilizio. Da Roma erano arrivati senatori e intellettuali attratti dalle virtù attribui- te alle acque termali della zona. Ben pre-sto li seguirono nuovi ricchi della borghe-sia campana e decuriones, i politici locali: la collina di Varano cambiò volto.

Nell’entroterra sorsero decine di villae rusticae, sorta di fattorie che produceva-no soprattutto olio e vino da vendere ai signori. Sul margine occidentale della col-lina, quello panoramico, venivano erette magioni gigantesche decorate dagli arti-giani più acclamati. Gli architetti ebbero l’idea di far costruire le ville proprio sul-la scogliera rocciosa, per sfruttare appie-no la vista mozzafiato e la brezza marina che soffiava anche nei giorni di canicola estiva. Nella roccia naturale furono scol-piti archi e contrafforti che dovevano da-re l’idea, a chi si avvicinasse in nave, di essere al cospetto di cittadelle inespugna-bili. L’accesso era invece assicurato da rampe private direttamente dalle spiagge.

catasto. Quante fossero le ville di que-sta “Costa Azzurra” romana è difficile dirlo. Sei sono quelle ritrovate fino a og-gi. Ma soltanto Villa Arianna, il cosiddet-to Secondo complesso e Villa San Marco sono visitabili. Le altre, come la Villa del Pastore (chiamata così perché negli Anni ’60 vi fu rinvenuta la statuetta di un pa-store con un agnellino sulle spalle, v. foto a destra), sono inaccessibili a causa delle costruzioni abusive che vi sono state co-struite intorno e al di sopra.

Le ville scavate hanno svelato decora-zioni degne di committenti che non ba-davano a spese. A Villa Arianna una del-le pareti riporta una scena scoperta alla fine del XVIII secolo, con una venditrice di amorini. Quel soggetto colpì la fantasia di artisti e letterati del tempo al punto da moltiplicarsi su quadri, incisioni, venta-

Rifiniture di lusso Impluvium (la vasca dell’atrio) di Villa San Marco. A destra, il peristilio con gli affreschi ricostruito al computer.

Venditori e pastori

A destra, l’affresco allegorico con

la venditrice di amorini, scoperto

nel 1759 a Villa Arianna. Sotto, la statuetta del

pastore riportata alla luce nel 1967

e conservata nell’Antiquarium

di Castellammare di Stabia.

Tempo libero

Un citareda (cantore e suonatore di citara, un tipo

di lira) in un affresco di Stabia

conservato al Museo archeologico

di Napoli.

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Page 3: si dedicavano all’otium La Costa Azzurra dei...Duemila anni fa senatori e ricchi romani La Costa Azzurra deisi dedicavano all’otium a Stabia: un paradiso di sontuose ville spazzato

gli, piatti e vassoi della Real fabbrica fer-dinandea di Napoli, cuore della ceramisti-ca partenopea. E il poeta tedesco Goethe nel 1795 gli dedicò una lirica (v. riquadro a pag. XX).

Tra gli altri personaggi dipinti c’erano i “vip” della mitologia grecoromana, co-me le quattro miss di Villa Arianna: Flora e Leda, su sfondo verde, Medea e Diana su sfondo blu. Di queste ultime la scien-za ha recentemente svelato uno dei segre-ti di bellezza. «Studiando la tavolozza dei colori utilizzati negli affreschi con l’anali-si spettroscopica (un metodo che consen-te di ricavare la composizione chimica dei pigmenti) abbiamo avuto conferma che fu usato il “blu egiziano”, ottenuto dall’os-

sidazione del rame» spiega Enzo Sabini della Soprintendenza speciale di Napoli e Pompei. «Questa tinta era talmente co-stosa che un liberto di Puteoli (Pozzuo-li), fiutando l’affare, cominciò a fabbri-carne in grandi quantità». Mancano inve-ce del tutto dipinti erotici. «Ci sono graffiti con falli su pareti un po’ nascoste, a Villa Arianna, ma niente di “scandaloso”» di-ce Thomas Noble Howe, architetto e ar-cheologo della Southwestern university di Georgetown (Usa) e una delle anime della fondazione Restoring ancient Stabiae, che da più di dieci anni si occupa degli scavi e della tutela del sito archeo logico. «Qui si badava moltissimo al senso del decoro. C’erano ospiti di cui si preferiva non ur-

ultime trascorrevano tra musiche, spetta-coli, banchetti e passeggiate in cortili gran-di quanto campi da calcio. Misure norma-li in dimore che, spiega Giovanna Bonifa-cio, direttrice degli scavi di Stabia «aveva-no un’estensione variabile tra gli 11 mila e i 19 mila metri quadrati». In questo modo ogni proprietario, a turno, aveva modo di ostentare le bellezze di casa sua.

le terme ritrovate. Tra queste non mancava il complesso termale privato. Recentemente l’archeologo Paolo Gardelli e il suo collega russo Aleksandr Butjagin, dell’Ermitage di San Pietroburgo, hanno scavato il quartiere termale di Villa Arian-na, riportando alla luce, dietro a una teo-ria di colonne dipinte di rosso fuoco, una

doppia alcova. Era un’elegante stanza af-frescata in bianco, giallo e rosso da cui emerge la figura di una Psiche in volo.

Se l’avessero vista gli archeologi dell’800 l’avrebbero staccata dalla parete per inserirla in qualche collezione di cor-te, come accadeva allora. A causa di quel-le abitudini di un tempo oggi Stabia è un “museo diffuso”. Per ammirare le sue ric-chezze ritrovate bisogna andare al Museo archeologico di Napoli, oppure cercare nel dimesso Antiquarium di Castellamma-re di Stabia. O andare oltreoceano. «Alcu-ni affreschi di Villa Arianna furono persi-no dati in dote da Francesco I di Borbo-ne a sua figlia Teresa Cristina, che sposò nel 1843 l’imperatore del Brasile Pietro II: oggi per vederli bisogna spingersi fino al Museo di Rio de Janeiro» racconta Sabini.

Spoliazioni e regali diplomatici non hanno intaccato del tutto la bellezza di Stabia: a conservarla, proprio l’eruzio-ne avvenuta tra il 24 e il 25 agosto del 79 d.C. Testimone oculare fu Plinio il Vec-chio. Si era recato a Stabia per salvare l’a-mico Pomponiano, proprietario di una delle ville, ma gli toccò osservare dalla spiaggia il paradiso trasformarsi in infer-no. Prima di morire anche lui.� •

Marco Merola

tare la suscettibilità con immagini troppo sconvenienti».

I principali investimenti dei padroni di quelle residenze andavano dunque ad ar-chitetti e artisti. Lo testimonia per esem-pio il cortile con piscina di Villa San Mar-co. Aveva uno splendido ninfeo decorato con stucchi e mosaici, mentre sulle pareti del colonnato del cortile scorrevano pae-saggi e vedute di villae maritimae realiz-zate con stupefacente realismo.

divertiamoci! Che queste dimore fosse-ro principalmente usate per il tempo libe-ro è provato dal fatto che avevano poche stanze private e moltissimi spazi comu-ni: si trasformavano in “divertimentifici” in occasione delle numerose feste. Queste

Chi erano i ricchissimi

proprietari delle ville di Stabia (sopra, una di quelle più grandi)? In assenza di iscrizioni illuminanti gli archeologi pos-sono azzardare solo delle ipo-tesi. Anni fa si è calcolato che fossero 91 gli illustri romani che possedeva-no residenze in Campania tra I secolo a.C. e il I d.C. C’erano anche 15 famiglie campane, forse residenti nella regione vesu-viana. E non è da escludere la presenza di maggiorenti di altre zone d’Italia che si sarebbero fatti costruire dimore d’ozio in luoghi “politicamente strategici”, oltre che piacevoli,

per stare a più stretto contat-to con i potenti dell’Urbe.Vip. Conoscia-mo con certez-za solo un paio di personaggi che avevano casa a Stabia: Pomponiano, amico di Plinio il Vecchio e citato in una lettera che Pli-nio il Giovane riportò allo storico Tacito, e Marco Mario, un amico di Cicerone. In una delle Lettere ai fami-gliari quest’ul-timo rivolse a Marco Mario parole evocati-ve: “Non dubito che tu, da quel-la tua stanza da letto in cui ti sei allargato la vista dalla parte di Stabia, hai passato intere mattine a oziare in contempla-zione di quello scenario”.

il “chi è chi” dei riccastri di Stabia

Gli affreschi sono simili a quelli di Pompei. Ma ben più appariscenti, grazie all’impiego di pigmenti rarissimi e costosissimi

Assediata dal cemento

Gli archeologi della Columbia

university (New York) scavano nel quartiere

destinato ai servi di Villa San Marco. Tra le scoperte più recenti, le terme di

Villa Arianna.

Giochi d’acqua Il ninfeo di Villa San Marco in una ricostruzione 3D al computer. Gli acquedotti provenivano dai vicini Monti Lattari (qui visibili sullo sfondo).

Apocalisse vulcanica L’eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. distrusse Pompei, Ercolano e Stabia in un dipinto ottocentesco.

UN GOLFO SCONVOLTOL’eruzione del Vesuvio che costò la vita a Plinio il Vecchio coinvolse le città affacciate sul Golfo di Napoli.

SalernoSorrento

Ercolano

Oplontis

PompeiGolfo di Napoli

Golfo di Sa lerno

Napoli

Procida

Ischia

Stabiae

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