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Piano di Zona 6 Genovese 1

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Piano di Zona 6 Genovese 1

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INDICE PIANO DI ZONA 6

INTRODUZIONE pag. 1

1. PERCORSO METODOLOGICO PER LA COSTRUZIONE DEL PIANOA) strumenti tecnici ……………………………………………………………………….. pag. 3B) percorsi di concertazione …………………………………………………………….. pag. 3

2. LE AZIONI DI SFONDOA) accreditamento ……………………………………………………………………….. pag. 7B) integrazione socio-sanitaria ………………………………………………………….. pag. 8C) progettazione europea ………………………………………………………………. pag. 10

3. PROFILO DEMOGRAFICO E SOCIALE DELLA ZONA ……………………………………… pag. 11

4. ASSETTO ORGANIZZATIVOA) i distretti urbani …………………………………………….…………………………. pag. 17B) i distretti extra-urbani ……………………………………………..…………………... pag. 21C) sistemi informativi e tecnologie informatiche …………………………………………. pag. 25

5. DOMANDA E OFFERTA DEI SERVIZIA) Attività progettuali rilevanti in fase di realizzazione ...……………………………….. pag. 27B) i dati sull'utenza e sulla spesa 2001 ………………………………………………… pag. 31

6. LE RISORSEA) budget distrettuale (stanziamento 2002) ……………………………………………... pag. 45B) strutture residenziali e diurne …………………………………………………………. pag. 47C) finanziamenti in conto capitale ………………………………………………………. pag. 52

7. LINEE DI SVILUPPOA) indirizzi di area per il Comune di Genova: …………………………………………… pag. 55

1. responsabilità familiari e diritti dei minori e degli adolescenti ………………….… pag. 562. tutela delle persone anziane ………………………………………………………. pag. 613. tutela sociale dei disabili …………………………………………………………... pag. 684. forme di contrasto alla povertà ……………………………………………………. pag. 74

* senza dimora* povertà estreme

5. prevenzione e reinserimento sociale dei soggetti dipendenti e degli emarginati …. pag. 76* politiche per l'immigrazione* prevenzione e reinserimento sociale dei soggetti dipendenti* reinserimento sociale dei soggetti nel circuito penale* politiche per l'inclusione dei nomadi* politiche per la salute mentale

B) indirizzi specifici di Zona ……………………………………………………………... pag. 81C) indirizzi specifici di Distretto …………………………………………………………. pag. 83

Piano di Zona 6 Genovese 1

INTRODUZIONE

Il primo Piano sociale di Zona che ci apprestiamo a predisporre, segna una nuova strada perla realizzazione delle politiche sociali. Si sottolinea l’imprescindibile intreccio con le realtà delterritorio, con quanto il territorio esprime nel tentativo di traguardare il benessere dei propricittadini.

Questo primo Piano si caratterizza per essere un documento che, nel descrivere l'esistentemetta in evidenza la necessità di socializzare e scambiare le conoscenze su quanto viene realizzatonell'intera area metropolitana, aiutando a dare coerenza all'intero sistema; il Piano, oltre afotografare i risultati e gli obiettivi raggiunti in questi ultimi anni che hanno innovato i servizi sociali,indica alcuni percorsi metodologici.

Le parole chiave della legge 328/2000 – partecipazione, coprogettazione, cooperazione,accordo di programma, rete, integrazione – non ci trovano completamente impreparati, masicuramente si apre una nuova stagione in cui si dovrà lavorare per consolidare nuove metodologiedi lavoro in parte già sperimentate attraverso l’esperienza di condivisione delle scelte, degliobiettivi, degli strumenti, come ad esempio per la legge 285/97, per i fondi della legge 309/90 enel Comune di Genova per le politiche dell’immigrazione, dei senza dimora e dei minori.

L’individuazione di percorsi metodologici quindi, rappresenta il contenuto prevalentedell’attuale Piano di Zona nella convinzione che è più significativo costruire percorsi comuni con gliinterlocutori interessati alla realizzazione di quelli che saranno i contenuti dei Piani, piuttosto che, perl’esiguo tempo a disposizione, stringere accordi su intenzioni e proponimenti generici.

Sia a livello metropolitano che a livello genovese sono in vigore molti accordi e tavoli dicollaborazione istituzionale e con il terzo settore. E’ però questa l’occasione per condividere con tuttigli interlocutori, la necessità di ripartire, nella pianificazione dell’operatività, dai bisogni deicittadini. Sarà inoltre uno sforzo comune uscire dalla logica del solo accordo cittadino, per Genova,o dell’area metropolitana con la Conferenza dei Sindaci, ed individuare anche un livello locale dipartecipazione, coprogettazione, cooperazione, rete, integrazione, che dovrà trovare concretezzanella progettazione zonale.

La realizzazione di una politica di benessere per la comunità richiede il superamento delladelega alle Istituzioni e nuove forme di responsabilità dei cittadini; il welfare delle responsabilità,locale e comunitario, deve vedere ogni cittadino chiamato ad agire con la consapevolezza che ilbenessere proprio e del contesto non è delegabile ad altri. Il Piano è allora strumento regolatoredella rete sociale per realizzare azioni condivise sia da parte della comunità locale responsabile,sia da parte di coloro che fruiranno dei servizi in maniera attiva collaborando al progettoindividuale.

Il benessere, o il disagio, non deve essere più materia delegata agli specialisti del sociale,ma deve essere la comunità locale ad appropriarsene attraverso percorsi di ricomposizione dellaframmentarietà data dalla difficoltà a sviluppare ampie relazioni sociali, dalla mancanza disocializzazione delle proprie esperienze e quindi dall’assenza di un’identità collettiva capace disviluppare attenzione alla propria comunità.

Nel processo di costruzione di un Piano di Zona strumento reale di programmazione,abbiamo bisogno§ Dei cittadini§ Degli operatori del sistema sanitario, sociale, educativo territoriale e scolastico, formativo e del

lavoro, dell’abitazione§ Delle Istituzioni: Regione, Provincia, Comuni, Circoscrizioni, Azienda Sanitaria Locale, Aziende

Ospedaliere, Ministero della Giustizia, Scuola, Arte, Ipab§ Delle Fondazioni Bancarie§ Della Chiesa nelle sue diverse espressioni molte delle quali radicate nel territorio§ Del Terzo Settore nelle sue diverse accezioni, volontariato, associazionismo, cooperazione§ Dell’UniversitৠDel mondo imprenditoriale e delle professioni

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Con questi soggetti vogliamo progettare lo sviluppo territoriale, partendo dall’osservazionecondivisa dei fenomeni, l’individuazione degli obiettivi sia strategici sia operativi sui progetti chedovranno definire ed esplicitare le competenze e le risorse umane, le risorse finanziarie e strutturali,la collaborazione e l’integrazione, indicando tempi, azioni, verifiche.Il Piano di Zona segna oggi l’avvio di un lavoro che richiederà tempo per realizzarsi in quantodinamico e sintesi dell'impegno delle componenti della Comunità.

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1. PERCORSO METODOLOGICO PER LA COSTRUZIONE DEL PIANO

Per la stesura, dal punto di vista tecnico, dei piani di zona si è individuato un percorsoistituzionale che fosse in grado di conciliare i vincoli di legge con i tempi effettivamente adisposizione e le condizioni oggettive di partenza.

Si sono quindi individuate sei fasi essenziali, che consentissero anche di fissare i presuppostiper l’avvio del processo di programmazione oltre che permettere la stesura del piano1) Individuazione, in sede di Conferenza di Zona, di un gruppo tecnico interdistrettuale per laraccolta degli elementi utili alla stesura del piano.2) Stesura della prima bozza di piano3) Approvazione in sede di Conferenza di Zona delle linee di indirizzo4) Incontro con gli attori sociali (terzo settore e organizzazioni sindacali) in sede di Comitato dirappresentanza della Conferenza dei Sindaci per la condivisione degli indirizzi di massima e delpercorso metodologico5) Stesura definitiva del piano a cura del responsabile di segreteria tecnica6) Approvazione definitiva in sede di Conferenza di Zona

A) Strumenti tecniciPer avviare la prima raccolta dei dati significativi relativi all’utenza dei distretti e alla spesa

sostenuta per i servizi erogati (relativi all’anno 2001) sono state costruite due schede1 sintesi delleindicazioni fornite dal Formez in sede formativa, dei dati in possesso degli enti, del confronto conrealtà di altre regioni.

Questo strumento, pur presentando ad oggi molti limiti, ha consentito una raccolta diinformazione uniforme e piuttosto veloce; sarà oggetto di lavoro per la stesura dei prossimi piani dizona l’implementazione e il miglioramento di questo strumento per la lettura dei dati.

Inoltre, attraverso incontri con le équipes distrettuali e i responsabili di distretto, si sonoavviati l’informazione e il coinvolgimento rispetto al processo di pianificazione/programmazione,attraverso un primo esame dei bisogni e delle problematiche emergenti.

Per quanto attiene la rilevazione dei servizi e dei progetti in atto sono stati utilizzati duestrumenti differenti:- la relazione annuale di distretto, strumento di lavoro ormai consolidato per i distretti genovesianche se non ancora uniformemente finalizzato anche alla stesura del Piano di Zona;- l’intervista rivolta ai responsabili di distretto e/o operatori per i distretti extra-Genova.

B) Percorsi di concertazionePer avviare la definizione delle prime linee di piano il Comitato di Rappresentanza della

Conferenza dei Sindaci dell’AUSL 3 Genovese ha attuato momenti di confronto con l’AUSL 3Genovese, le Organizzazioni Sindacali Confederali, dei Pensionati e della categoria della FunzionePubblica e con diversi soggetti del Terzo Settore.

L’altro interlocutore istituzionale cui ci si è rivolti é la Provincia, con la quale si è realizzatoper ora, rispetto al piano di zona, un contatto al solo livello politico. La legislazione vigente assegnaa questo ente un compito di rilievo rispetto all’osservatorio dei bisogni, alla formazione, allepolitiche attive del lavoro; tutte queste aree rivestono una particolare pregnanza rispetto allosviluppo delle politiche sociali, per cui sarà necessaria dedicare loro una particolare attenzionenella fase di implementazione dei piani.

Il percorso di confronto per la stesura di questo primo piano di zona ha voluto assumere unaserie di decisioni metodologiche che consentiranno di sviluppare processi di concertazione econfronto permanenti da parte delle Conferenze di Zona dell’area metropolitana, fino allasottoscrizione di Patti e Accordi da parte di tutti gli interlocutori sopra menzionati. 1Scheda “quadro dei dati demografici” “quadro occupazione” vedi capitolo 3 e scheda “dati sull’utenza” “dati sulla spesa” vedicapitolo 5.

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E’ convinzione delle Conferenze di zona che solo attraverso un’intensa azione di sinergie eintegrazioni pubblico-pubblico e pubblico-privato potrà svilupparsi la rete integrata dei servizi cherappresenta lo strumento più efficace per una forte politica di tutela e inclusione sociale.

Più precisamente, con gli interlocutori si è condiviso che è fondamentale costruire processipartecipativi, per le rispettive competenze, a partire dall’osservazione dei bisogni conosciuti epotenziali. Solo lo sviluppo di nuovi assetti dell’organizzazione integrata dei servizi con la sanità, iprocessi di coprogettazione e interazione operativa con il terzo settore, la condivisione delle sceltedelle amministrazioni con le Organizzazioni Sindacali potranno trovare coerente senso e sviluppo.

Si è d’altra parte consapevoli che ai piani di zona condivisi si arriva attraverso un percorsoche, anche con la costituzione di momenti permanenti di concertazione, consenta l’elaborazione dilinguaggi e conoscenze comuni, il reciproco approfondimento degli strumenti utilizzati el’individuazione graduale di obiettivi del macro sistema dei servizi e dei specifici settori dei servizisocio assistenziali e sociosanitari.

Attività che in prima istanza ha impegnato tra di loro i Comuni della zona per la stesura diquesto primo piano.

Si è condiviso che il referente politico di tale sistema non può che essere la Conferenza diZona, organo di indirizzo complessivo. In questa logica dovrà essere ulteriormente valorizzato ilruolo della segreteria tecnica quale interlocutore privilegiato dell’organo politico nonché attivatoredei processi di confronto allargato.

Per garantire effettiva funzionalità a questo impianto sarà indispensabile prevedere ulterioristrumenti di sostegno organizzativo ; in particolare sarebbe utile garantire alla Segreteria tecnica ilpersonale amministrativo necessario, previo accordo tra Comuni, e alla Conferenza di zona unsupporto informativo e formativo , affiancando i momenti decisionali ad altri con cui costruire unacomune conoscenza e cultura del territorio.

Gli amministratori sono però consapevoli che la complessità dell’area metropolitana è didifficile governo: da una parte si assiste ad un processo ancora in itinere, di decentramento delComune di Genova, dall’altra si è in presenza di un’iniziale processo di associazione tra i comuniextra genovesi. A questo si aggiunge la difficoltà di conciliare i momenti di scelta strategica dellaConferenza dei Sindaci di area metropolitana, delle Conferenze di zona e del Comune di Genova,che ha comunque la necessità di mantenere forti omogeneità nel suo territorio, e processi diconcertazione e forte collaborazione tra i distretti sociali e il territorio, azione che non sempre silimita ad aspetti meramente operativi e gestionali.

Per quanto riguarda la AUSL 3, confermando i protocolli d’intesa vigenti sulle cinque areeterritoriali con il Comune di Genova e alcune amministrazioni locali, si sono realizzati incontri specificifra i Responsabili delle Segreterie Tecniche e i Responsabili delle Unità Operative AssistenzaDisabili, Assistenza Consultoriale e Assistenza Anziani, nonché con i Responsabili dei Dipartimentidelle Dipendenze e della Salute Mentale della AUSL con l’obiettivo di concordare un metodo e lineedi orientamento a partire dall’analisi dei bisogni e delle criticità emergenti.

La pianificazione di zona salvaguarda l’attuale sistema di ospedalizzazione territoriale, dapoco iniziata nei comuni extra genovesi, in attesa di valutare il modello di distretto sanitarioproposto recentemente, nell’atto aziendale dalla direzione generale dell’azienda. I temi relativiall’integrazione degli accessi, dell’integrazione diagnostica e della definizione dei progettiindividuali e della loro gestione non può che essere rinviata alla prossima definizione delfunzionamento dei distretti sanitari e quindi della loro integrazione con quelli sociali.

Riguardo agli attori sociali, Organizzazioni sindacali e terzo settore, si è procedutoattraverso separate convocazioni all’illustrazione del percorso intrapreso e delle linee di sviluppopreviste. Si è realizzata una sostanziale condivisione dell’impostazione generale, con una richiestadi maggiore coinvolgimento, a partire dalle successive fasi di sviluppo del piano, in particolare perquanto attiene l’analisi del bisogno.

Con le organizzazioni sindacali si è condivisa la loro partecipazione ai diversi livelli didecisionalità (Conferenza dei Sindaci e Zone), assumendo la loro particolare attenzione alle sceltedell'allocazione delle risorse.

Inoltre si è recepita la necessità di un confronto tra queste e le diverse Zone sull'applicazionedell'ISEE, per cui si rimanda all'accordo tra Federsanità Anci Liguria e OO.SS., in quanto tale

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strumento chiama in causa i principi di equità ed i criteri di accesso ai servizi.Se per la stesura di questo piano di zona il percorso concertativo può considerarsi sufficiente

per la prima fase di avvio della programmazione zonale, obiettivo di medio-lungo termine dovràessere la sottoscrizione di Patti Zonali da parte di tutti gli interlocutori sopra menzionati , nelle loroarticolazioni radicate sul territorio), comprese le organizzazioni dei consumatori ed utenti. .

Al patto si arriva attraverso un percorso che costruisce tavoli di concertazione tra i diversisoggetti capaci di affrontare attraverso la definizione di linguaggi e regole condivisi i vari aspettidel patto stesso.

L’azione di contenuto tecnico che scaturisce dal percorso partecipativo è la costruzione delpiano di zona vero e proprio che dà attuazione alle scelte. L’attività del tavolo prosegue nell’azionedi monitoraggio delle scelte del patto e nei processi di ridefinizione dei piani successivi.

Sul piano istituzionale sono già presenti molti processi di concertazione e cooperazione suspecifiche materie recepiti dallo stesso Piano di Zona quali strumenti attivi di lavoro; alcuni di questihanno già una dimensione metropolitana, altri cittadina come risulta dall'elenco sotto indicato.

- Patto per la Scuola, strumento operativo di raccordo tra le politiche dell’ente locale e logiche diprogettazione delle Scuole dell’autonomia (55 su 57 dirigenti scolastici delle scuole elementari emedie inferiori lo hanno sottoscritto);

- Consulta Comunale e Provinciale per i problemi dell’handicap, interlocutore privilegiato per iproblemi della disabilità;

- Consulta carcere città, è una rete cittadina, alla quale partecipano ca. 40 soggetti tra Istituzioni,Terzo Settore e Associazioni di volontariato, che tratta dei problemi del carcere e delle personein esecuzione penale. Opera attraverso gruppi di lavoro tecnici e si riunisce almeno una voltaall’anno in forma plenaria;

- Conferenza permanente per le dipendenze, aperta a tutti i soggetti istituzionali e non nel campodelle tossicodipendenze. Svolge una funzione di progettazione innovativa correlata ai bisogni incambiamento di soggetti con problemi di dipendenza nonché un’azione di monitoraggio evalutazione sui progetti legati all’area;

- Conferenza permanente senza dimora, tavolo di concertazione con 20 tra Associazioni ed Entiper concordare le azioni e le modalità di intervento;

- Tavolo di confronto con il Forum terzo settore, organismo di confronto sulle tematiche sociali; visono rappresentate 200 tra le maggiori Associazioni e Cooperative, tra le occasioni di confrontocitiamo: la progettazione degli interventi connessi alla Legge 285/97, il gruppo di continuità perle attività di progettazione educativa residenziale e diurna dei Distretti Sociali;

- Tavolo di confronto con la Consulta Diocesana per gli Istituti per minori, soggetto di relazione conl’Ente per processi di deistitutizzazione e miglioramento della qualità delle strutture residenzialiper minori;

- Tavolo di confronto con il Forum antirazzista, consolidamento e sviluppo della concertazione tral’Amministrazione Comunale e gli Enti, gli organismi e le rappresentanze delle persone immigrateal fine di un maggior consenso e responsabilizzazione sugli interventi da attuarsi;

- Comitati Tecnici dei Laboratori Educativi Territoriali, organismi interistituzionali permanenti alivello territoriale (1 per Circoscrizione) per l’elaborazione di linee tecnico-progettuali perrispondere ai bisogni di socializzazione e crescita dell’infanzia e dell’adolescenza;

- Patto del Levante, patto sottoscritto per la realizzazione di progetti operativi relativiall’infanzia, agli anziani e disabili nella zona (2 distretti sociali, 10 parrocchie, 5 centri di ascoltovicariali, 5 Unità Operative della AUSL, 2 Circoscrizioni, 10 associazioni del territorio, 2cooperative);

- Commissioni Circoscrizionali per gli interventi e i servizi per bambini e le bambine da 0 a 6anni;

- Tavolo di confronto tra i Centri di Ascolto Vicariali e i Distretti Sociali per ottimizzare emigliorare l’uso delle risorse concordando gli interventi da fare per le persone in difficoltà;

- Gruppo sperimentale di concertazione sul "sistema stranieri";

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- Accordi di programma Zone / AUSL 3 Genovese / privato sociale per i piani territoriali L.285/97;

- Tavolo permanente per la realizzazione di strutture per il "Dopo di Noi".

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2. LE AZIONI DI SFONDO

A) L’accreditamentoA partire dalla sperimentazione dell’assegno servizi e tenendo conto del dibattito normativo

e culturale che si è aperto sul tema dell’accreditamento, si ritiene che questa materia sarà oggettodi prossimo confronto con il terzo settore. E’ per questo che sembra opportuno trovi rilievo anche nelPiano di Zona: si tratta di un’azione di sfondo a carattere strategico giacché le decisioni che siassumeranno in merito daranno un corso, piuttosto che un altro, al mondo dei servizi.

Come rendere compatibile un sistema che preveda la capacità di scelta del cittadinomantenendo il ruolo dell’ente pubblico quale regolatore del mercato dei servizi sociali.

Questo è l’interrogativo a cui le Segreterie Tecniche dell'area metropolitana sono giunte,all’interno di un percorso formativo tuttora in corso, che porta a fare alcune considerazioni.

L’accreditamento equiparatorio, cioè l’adozione di un sistema puro di mercato, si presentasicuramente come fortemente innovativo, ma comporta almeno due ordini di problemi:

§ Un difficile controllo della spesa§ La difficoltà a creare le condizioni che consentano alla persona di operare delle scelte

competenti.Si aggiunge una terza criticità correlata all’aspetto gestionale della presa in carico dei

singoli casi:§ L’introduzione di un numero imprecisato, ma consistente, di interlocutori accreditati e la

conseguente difficoltà del distretto a monitorare con tutti l’andamento del piano individualedi assistenza.

L’adozione invece dell’accreditamento certificatorio comporterebbe un sistema dove siprevede l’acquisto, da parte dell’ente pubblico, di quote di servizi da soggetti certificati ai sensidell’accreditamento istituzionale.

In questo sistema l’ente pubblico innalza il livello degli standards di qualità, continua adessere regolatore di mercato, non introduce voucher.

Sicuramente la prossima sperimentazione dell’assegno servizi darà elementi percomprendere quanto il sistema, della domanda e dell’offerta, sia maturo e per capire quantoinciderà l’introduzione di questo strumento sulla qualità della presa in carico e sulla reale possibilitàdi monitoraggio degli interventi da parte dei servizi territoriali.

Attualmente è in corso un lavoro relativo al tema in argomento, in occasione del rinnovo degliappalti per l’assistenza domiciliare. Ciò richiederà, necessariamente, il concreto avvio del confrontocon il terzo settore sui temi della certificazione della qualità e dell'accreditamento.

Il tema dell’accreditamento e della qualità dei servizi, è anche un’area presente all’internodel progetto europeo Equal che vede come capofila la Provincia di Genova e tra gli aderenti ilComune di Genova e soggetti di terzo settore. Attraverso tale progetto sarà possibile attivareazioni formative comuni, che saranno occasione di confronto al di fuori del contesto del contracting-out che connota la relazione tra Comune di Genova e terzo settore interessato alla negoziazione.

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B) L’integrazione socio-sanitariaIl tema dell’integrazione sociosanitaria si presenta sotto diverse angolazioni. Vi sono infatti

percorsi di collaborazione più o meno strutturati, vi sono esperienze consolidate, non mancanosituazioni conflittuali e tutto è di prossima revisione tenuto conto della distrettualizzazione sanitaria edell’applicazione dell’atto di indirizzo e coordinamento sull’integrazione sociosanitaria. Queste dueultime opportunità rendono il tema in argomento strategico per i prossimi anni.

LO STATO DELL’ARTE

Per quanto riguarda i distretti sociali e più specificamente i comuni, le condizioni di rapportocon i Servizi Sanitari non sono omogenee: sarà necessario un monitoraggio relativamente agliaccordi in atto e una attenta valutazione anche rispetto al nuovo contesto normativo.

Il Comune di Genova ha stipulato i protocolli operativi con le Unità Operative e iDipartimenti dell’AUSL, a partire dal 1996. A distanza di qualche anno è stata maturata l’esigenzadi rivedere tali protocolli, di verificarli individuando un metodo strutturato condiviso, anche tenutoconto delle differenze di approccio all’utenza, tra il sociale e il sanitario, che vanno evidenziandosi.

Attualmente è stato rivisitato il protocollo con l’Unità Operativa Assistenza Consultoriale e siè deciso di adottare un modello, che vogliamo replicare, che è quello della costituzione di un“gruppo di monitoraggio” del protocollo, che si è occupato di definire uno strumento comune dirilevazione, dei casi seguiti insieme, con una cadenza trimestrale. Nella rilevazione entrano anche icasi su cui uno dei due servizi non accoglie la domanda dell’altro e i casi su cui pur essendo positivala risposta potrebbe non essere immediatamente disponibile la risorsa e quindi si prospetta unalista di attesa.

Il secondo livello su cui il “gruppo di monitoraggio” lavora è quello della raccolta disegnalazioni dei servizi territoriali, relativamente a situazioni ritenute problematiche perché trovinouna loro ricomposizione e possa scaturire dal confronto una posizione univoca da formalizzare aglioperatori dei distretti sociali e dei consultori. Questo perché è apparso evidente che il protocollorappresenta una cornice di riferimento necessaria, ma non sempre sufficiente ed è quindi opportunoche sia integrato da disposizioni ulteriori.

Questo modello è quello che si pensa di adottare nella revisione anche degli altri protocolli.Nel corso del 2002 dovrebbe avviarsi un analogo lavoro sul protocollo con l’Unità OperativaAssistenza Anziani e via via gli altri protocolli.

E’ da evidenziare che qualcosa di simile è stato iniziato anche con l’Unità OperativaAssistenza Disabili perché in occasione della progettazione SAVI – Servizio di Aiuto alla VitaIndipendente – finanziato con i fondi della legge 162, alcuni “nodi” operativi sono stati espressi nelcorso degli incontri che hanno avuto cadenza mensile e che proseguono per l’avvio del progettoobiettivo sulle cerebropatie.

Analogamente l’esperienza della spedalizzazione territoriale ha aperto nuove piste dilavoro con l’Unità Operativa Assistenza Anziani, alcune anche progettuali. Si sottolinea, ad esempio,la dimensione progettuale comune che sta assumendo la prossima sperimentazione di assegno serviziche si farà in Val Bisagno.

Le esperienze citate ci aiuteranno a rendere più efficace il momento di revisione dei rispettiviprotocolli e delle seguenti azioni di verifica congiunta.

In occasione della predisposizione dei Piani di Zona, sono stati incontrati i Responsabili delleUnità Operative e dei Dipartimenti Sanitari, per esplicitare alcuni obiettivi che il Piano Triennale deiServizi Sociali individua e che richiedono un lavoro congiunto e per condividere in maniera formalela scelta di collaborazione su quanto sarà individuato nei Piani di Zona. Si ricorda, che all’interno

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dei percorsi di concertazione, i Piani di Zona saranno inviati, tra gli altri, all’AUSL prima della loroapprovazione in Conferenza di Zona.

LA PROSPETTIVA

C’è attesa relativamente all’implementazione del distretto sanitario. Sembra di intuire chepotrebbero esserci dei cambiamenti facilitanti la collaborazione, soprattutto per il superamentodell’attuale sistema configurato in competenze fortemente separate tra le Unità Operative e l’avviodi un sistema che individua le aree di trasversalità.

Attualmente è all'attenzione della Conferenza dei Sindaci la proposta di "atto aziendale"della AUSL 3 che esplicita il modello di distretto sanitario che si intende realizzare.

La predisposizione dei Piani di Zona e dei Programmi delle Attività Territoriali, sicuramenterichiederanno uno sforzo grande di ridefinizione dei due sistemi complessivi sociale e sanitario.

A questo proposito è interessante sottolineare che l’attuale sistema di finanziamento delleattività sociali, prevede, oltre ad un budget che garantisca una soglia di attività omogenee per lacittà, anche la valutazione di indicatori di problematicità e di rischio, per alcune aree cittadine, sucui far confluire finanziamenti aggiuntivi e/o finalizzati.

Sarebbe opportuno, in previsione della elaborazione comune del Piano di Zona e delProgramma delle Attività Territoriali, che venisse condivisa la riflessione sulle zone problematiche arischio, così da poter indirizzare finanziamenti mirati sia sociali che sanitari.

Il grande tema che però ci aspetta al confronto è quello dell’applicazione dell’”atto diindirizzo e coordinamento in materia di prestazioni sociosanitarie” di cui al DPCM 14 febbraio2001. Il Comune di Genova ha recentemente approvato una deliberazione di linee guidarelativamente all'applicazione del suddetto DPCM; la delibera è all'attenzione di tutti i comunidell'area metropolitana.

Il DPCM rappresenta l’occasione per costruire la riflessione comune sui temi dell’integrazionesociosanitaria, permettendo anche un percorso di ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse nonché ilraggiungimento di altri obiettivi, dall’appropriatezza della cura ad una trasparenza nei confrontidei cittadini circa i propri diritti in ambito sociale e sanitario. Perché ciò si realizzi è però necessariouscire dalla mera logica di compartecipazione alla spesa; si deve affrontare il tema della verificadei servizi esistenti procedendo ad una scomposizione degli stessi per addivenire, comunemente e inmaniera condivisa, alla loro ricomposizione.

Si tratta quindi di un impegnativo lavoro di concertazione che deve vedere protagonisti l’AUSL 3 e iComuni presenti sul suo territorio.

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C) La progettazione europea

LA PROGETTAZIONE EUROPEA COME DIMENSIONE STRATEGICA NELLA PROGRAMMAZIONELOCALE

I Servizi Sociali del Comune di Genova, condividendo appieno il progettodell’Amministrazione Comunale di “internazionalizzare” l’immagine della città, in quanto europea emediterranea, attraverso le relazioni internazionali e l’accesso diretto ai finanziamenti comunitari, haavviato al suo interno un complesso iter culturale, ancora prima che organizzativo, tale da inserirsiattivamente nei processi di progettazione europea.

Ciò è stato possibile grazie all’avvio nel mese di agosto 2001 di un’area progettuale adhoc, costituita da un responsabile interno e da un team tecnico ed amministrativo di supporto a tuttele fasi di sviluppo dei progetti presentati2, costantemente collegata con i percorsi progettuali e lerisorse cittadine, nazionali ed internazionali attivati nel settore della progettazione comunitaria 3.Tale scelta di percorso, motivata dall’esistenza di consolidate esperienze di progettazionepartecipata e concertata, rappresenta per tutti i soggetti coinvolti un’opportunità di crescitaculturale e professionale. La progettazione europea si rivela essere infatti un’occasione per motivarsia nuove esperienze, considerare contesti di riferimento più ampi, attivare progetti innovativi esperimentali, trasversali e sostenibili, apprendere e/o potenziare i meccanismi di partecipazione edi governance attraverso:• Connessione tra differenti etiche e culture, vision e mission• Confronto e contaminazione tra diversi approcci e linguaggi, metodologie, tecnologie, sistemie processi• Avvio di nuove reti e consolidamento di reti preesistenti attraverso il rapporto di partnership• Sviluppo di una cultura “comunitaria” e di governance, orientata al governo integrato epartecipato delle città, all’integrazione ed alla sinergia di risorse, attraverso il bottom up(progettazione dal basso) ed il mainstreaming o dissemination (diffusione delle buone prassi)

Ma la progettazione europea è anche luogo di connessione e continuità tra la dimensionelocale, nazionale e comunitaria, tra il sistema di Welfare locale e livelli più ampi diprogrammazione e gestione delle attività.

In tal senso è in via di attivazione un coordinamento tecnico tra le Direzioni del Comune persviluppare una programmazione comune sulle attività (eventi, progetti) finanziabili attraverso fondicomunitari. Contestualmente è in fase di avvio un “tavolo permanente” per la progettazioneeuropea, un sistema cittadino di rete centrato sulla progettazione e sulle politiche europee, volto nonsolo a facilitare la programmazione partecipata e l’utilizzo efficace delle opportunità offertedall’Unione Europea, ma anche a sviluppare nella città una vera e propria “cultura comunitaria”,dove occorre trovare equilibrio tra il valore aggiunto del singolo, della partnership di progetto, delcontesto di ricaduta dei risultati, nella logica della “trasferibilità” dell’azione progettuale.

Per quanto riguarda i Distretti Sociali e più specificamente i comuni dell'area metropolitana,è necessario realizzare un monitoraggio relativamente alle attività realizzate e progettate trovandoi punti di contatto che consentano un lavoro comune sui temi della progettazione europea.

2 Nel 2001 la Direzione ha aderito a n.6 progetti in qualità di partner, tutti approvati ed in fase esecutiva. All'aprile del 2002 sonostati presentati n. 4 progetti in attesa di esito, uno dei quali in qualità di coordinatore.3 La Direzione è membro del Social Welfare Committee della rete europea Eurocities

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ZZOONNAA 66PPOOPPOOLLAAZZIIOONNEE RREESSIIDDEENNTTEE AALL 3311 DDIICCEEMMBBRREE 22000000

Fasce d'etàComune/Circoscrizione

distretto

0-2 3-5 6-10 11-14 15-17 18-20 21-24 25-29 30-34 35-39 40-49 50-59 60-64 65-69 70-74 75-79 >80Totali

Genova IX Levante 1431 1446 2415 1710 1411 1396 2343 4341 5110 5411 887 9693 5331 4820 4602 4007 4558 68902 68902BOGLIASCO 76 108 109 189 125 108 97 141 266 322 399 678 693 318 291 287 256 279 4666PIEVE LIGURE 76 48 50 75 73 59 61 84 183 197 164 350 403 190 170 150 125 159 2541 7207RECCO 77 230 209 425 343 217 253 406 655 796 797 1413 1469 765 648 652 577 640 10495AVEGNO 77 58 58 95 72 41 42 78 162 168 209 285 300 144 133 120 100 91 2156SORI 77 96 73 158 137 93 100 166 258 322 360 625 675 284 303 275 239 280 4444USCIO 77 45 54 71 58 44 47 73 154 177 177 302 288 152 156 150 130 182 2260 19355CAMOGLI 78 134 104 197 146 110 142 211 354 404 449 736 846 405 370 354 316 463 5741 5741

2150 2103 3625 2664 2083 2138 3502 6373 7496 7966 5276 14367 7589 6891 6590 5750 6652 101205 101205

PPOOPPOOLLAAZZIIOONNEE SSTTRRAANNIIEERRAA RREESSIIDDEENNTTEE AALL 3311 DDIICCEEMMBBRREE 22000000Maschi FemmineComune distretto

Euro

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Amer

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cent

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iona

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rica

Asia

Oce

ania

apol

idi

Totali

Genova IX Levante 45 103 44 12 61 46 92 0 0 53 133 70 23 189 54 87 2 1 1015 1015BOGLIASCO 76 0 20 1 3 12 3 11 0 0 7 23 1 2 19 1 12 0 0 115PIEVE LIGURE 76 4 3 6 0 4 0 7 0 0 8 5 3 1 5 2 3 0 0 51 166RECCO 77 14 10 0 2 12 12 4 1 1 14 24 3 3 23 9 8 1 1 142AVEGNO 77 0 2 0 0 0 1 0 0 0 2 2 1 0 4 1 0 0 0 13SORI 77 5 10 1 1 2 6 3 1 0 6 13 3 2 16 2 4 1 0 76USCIO 77 3 4 0 1 0 4 1 0 0 2 7 0 1 9 2 2 0 0 36 267CAMOGLI 78 3 19 2 1 4 7 9 0 0 2 14 6 4 21 4 12 0 0 108 108

74 171 54 20 95 79 127 2 1 94 221 87 36 286 75 128 4 2 1556 1556

3. PROFILO

DEM

OG

RAFICO

E SOCIA

LE

Piano di Zona 6 Genovese

11

Piano di Zona 6 Genovese 12

La Zona, composta da quattro distretti sociali, si articola in tre “aree” geografiche: una partecittadina riferita al distretto di Valle Sturla-Quarto-Nervi, da cui, però la delegazione di Nervi sidiscosta essendo più assimilabile ai cinque Comuni costieri (Bogliasco, Pieve Ligure, Sori, Recco eCamogli) che costituiscono, dal punto di vista della struttura sociale e degli “stili di vita” la secondaarea geografica. La terza è rappresentata dai due Comuni dell’entroterra (Uscio e Avegno) che sicaratterizzano per la presenza di attività industriali e artigianali e per la presenza di popolazionea più basso reddito rispetto ai Comuni costieri.

La vocazione prevalente della Zona è turistica; sia turismo stanziale che giornaliero in ragionedella dislocazione lungo la rinomata riviera di Levante.

Si tratta di una Zona complessivamente non particolarmente problematica dal punto di vistasociale, anche se non mancano aspetti specifici di criticità concentrate soprattutto nei due Comuniinterni di Uscio e Avegno e, in parte a Recco, dove, per le maggiori dimensioni, il tessuto sociale èpiù stratificato.

Distretto 76 Bogliasco-Pieve LigureDal punto di vista geomorfologico il territorio è contenuto tra il mare e la collina, con poco

spazio pianeggiante; l'accessibilità è garantita da un servizio di trasporto pubblico extraurbano edalla ferrovia.

La popolazione è composta in egual percentuale da autoctoni e da immigrati provenientiprincipalmente dal capoluogo di Provincia verso cui rimane alto il pendolarismo per quantoriguarda la scolarizzazione superiore e universitaria ed il lavoro.

Tra i due Comuni del distretto esistono alcune significative differenze. A Bogliasco esistononumerose iniziative aggreganti ed associazioni sociali; la conformazione del paese è accentrata sulmare e ha poi tre frazioni: Poggio, San Bernardo e Sessarego, quest’ultima classificata come“montana”.

A Pieve Ligure, invece, sono rari i punti di ritrovo anche per il fatto che non esiste un “centro”del paese; questo, infatti, è dislocato su due parti: Pieve Bassa sulla costa e Pieve Alta (checomprende anche la frazione di Pieve Altissima) sulla collina. Ciò rende molto difficoltosa la mobilitàin quanto il trasporto pubblico è insufficiente e aggrava l’isolamento di molti anziani che vivono ininsediamenti abitativi difficilmente raggiungibili (creuze).

Le attività produttive sono prevalentemente il commercio, la ristorazione, la floricoltura(piccole e medie aziende), varie attività artigianali e una cartiera.

Complessivamente nel distretto non si rilevano, se non eccezionalmente, problemi socio-economici, si tratta, infatti di un’area a reddito medio-alto. Sono presenti, invece, gravi problemirelazionali connessi ad una “distanza di relazioni” e ad uno spiccato individualismo; si segnalano, aquesto proposito l’alta incidenza delle separazioni e divorzi (tra le più alte in Liguria) e l’altapercentuale di minori a rischio di disagio psicologico-relazionale.

Distretto 77 Recco-Sori-Avegno-UscioIl distretto è costituito da due Comuni costieri (Recco e Sori) e da due Comuni che non hanno

sbocco sul mare (Avegno e Uscio); anche i primi due hanno comunque alcune frazioni classificatecome “montane”.

Il Comune di Recco è caratterizzato dalla concentrazione di servizi sanitari quali un poloospedaliero, sedi decentrate delle UUOO Assistenza Consultoriale e Disabili e un Centro per laSalute Mentale, nonché una piscina per disabili ed un centro fisioterapico. E' presente a Recco ancheun liceo scientifico, unica realtà di scuola media superiore nella Zona extra-urbana.

Le attività produttive sono, anche qui, principalmente la ristorazione, il commercio e le attivitàartigianali; si aggiungono in questo distretto, rispetto al precedente, anche alcune attività agricoleed industriali; si tratta per lo più di piccole e medie aziende di tipo meccanico presenti a Sori esoprattutto ad Avegno dove le piccole attività industriali sono addirittura 18. Nei due Comunidell’entroterra è inoltre piuttosto attivo l’artigianato.

Per quanto attiene alla mobilità è sempre presente, seppur in maniera meno accentuata, ilpendolarismo verso Genova.

Complessivamente la popolazione di questo distretto è più eterogenea rispetto a quella del

Piano di Zona 6 Genovese 13

distretto 76; accanto a fasce di popolazione a reddito alto e medio-alto, si trovano fasce dipopolazione a basso reddito soprattutto nei due Comuni dell’entroterra. Qui si registrano flussiimmigratori di famiglie, appunto, a basso reddito per la presenza di soluzioni abitative a bassocosto; si tratta spesso di famiglie portatrici di problemi sociali. In particolare si segnala ad Avegnouna forte fragilità familiare rappresentata dalla presenza di donne sole con figli e/o di padridisoccupati; questa fragilità economica e di rete familiare ha come immediata ricaduta la presenzadi rischi di disagio per i bambini e gli adolescenti.

Il problema abitativo non investe comunque solo le fasce di popolazione a basso reddito,bensì anche le fasce medie a causa di un mercato immobiliare (sia delle locazioni che delleproprietà) assolutamente proibitivo per ragioni di costi. Questo implica che, sa da un lato le richiestedi aiuto economico sono pochissime perché le famiglie presentano una cultura di autosufficienza enon di dipendenza dai servizi, dall’altro lato, per esempio a Recco, gli interventi economici chevengono realizzati sono tutti a favore di famiglie che presentano appunto il problema della casa ealle quali vengono erogati contributi di sostegno per l’affitto. Sempre in relazione al problemaabitativo si segnala che a Recco, in occasione della ricostruzione avvenuta a seguito deibombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale, sono stati costruiti 263 alloggi di edilizia popolare(200 dello Stato e 63 del Comune a cui si aggiungono 13 mini-alloggi concessi gratuitamente adanziani e disabili) che vengono assegnati a tutto il bacino d’utenza ricompreso tra Zoagli e Sori.

Si segnala, infine, solo per Recco, la presenza di immigrati prevalentemente dal Centro eSud America; si tratta in prevalenza di donne che svolgono attività di assistenza agli anziani. Traloro esiste un grande spirito di solidarietà tale per cui, in relazione al problema della casa, siospitano reciprocamente fino a che non riescono ad individuare soluzioni definitive. Il rapporto con iservizi sociali è buono e non è di dipendenza: vengono principalmente erogati a titolo gratuitoservizi quali il trasporto scolastico, la refezione scolastica, la frequenza al centro socio-educativo cheprevede anche attività di supporto scolastico.

Distretto 78 CamogliSi tratta di un caratteristico paese della riviera di Levante la cui vocazione principale è

quella turistica. Antico borgo di pescatori, oggi quest’attività è tuttora florida e si esprime attraversola cooperativa di pescatori di Camogli.

Il territorio del Comune è ampio e variamente distribuito: esiste il centro del paese attorno alquale vive il borgo che si affaccia sul mare e dove si trova il porticciolo; ci sono poi molte frazionisulla collina, alcune di dimensioni tali da costituire un paese a sé stante vero e proprio come Ruta,altre di piccolissime dimensioni come i “gruppi di case” che sono sul Monte di Portofino.

E’ proprio questa articolazione frazionata dei centri abitati che pone i maggiori problemiall’interno di questo distretto; infatti molti di questi centri abitati non sono raggiungibili da alcunmezzo di trasporto e vi risiedono, per la maggior parte, persone anziani che, pur essendo ancora ingrado di vivere autonomamente, necessitano di alcuni supporti tutelari (consegna a domicilio dellaspesa e dei farmaci, igiene dell’alloggio, ecc…). E’ in ragione di queste necessità che il Comune staprovvedendo alla costruzione di mini-alloggi in località Ruta da destinare a persone anziane; anchel’ipotesi della Comunità Alloggio che è in fase di valutazione, va nella stessa direzione.

Distretto IX Levante Valle Sturla - Quarto -NerviIl distretto sociale Valle Sturla-Quarto-Nervi coincide con il territorio della Circoscrizione IX

Levante in cui abita il 10,9% della popolazione cittadina. Si tratta di un distretto caratterizzato daun decremento di popolazione nell’ultimo decennio inferiore all’andamento cittadino in quanto lesignificative “perdite” di Quarto, Borgoratti e Sturla, sono state compensate da un incremento del6,4% nell’Unità Urbanistica della Castagna a seguito dei nuovi insediamenti edilizi sulle colline di“Quarto Alta” e di “Colle degli Ometti”; nel primo caso trattasi di insediamenti “misti” ossia diedilizia residenziale e di edilizia popolare, nel secondo caso solo di edilizia residenziale. Il datopercentuale dell’incremento di popolazione alla Castagna sale addirittura al + 30% circa se siconsiderano i movimenti demografici degli anni ottanta solo all’interno dell’ex-circoscrizione Quarto-Sturla.

La popolazione del distretto ha una struttura nettamente più anziana rispetto ai valori medi

Piano di Zona 6 Genovese 14

cittadini: 46,9 anni di età media (contro il 46,2 media cittadina) che corrisponde ad un indice divecchiaia pari a 256,9 anziani ultrasessantacinquenni ogni 100 minori di età inferiore ai 15 anni. Ildato risulta ancor più significativo se correlato a quello delle persone che vivono sole cherappresentano complessivamente il 15% della popolazione. Il 52,6% di questi ha più di 65 anni etra questi il 39% sono ultrasettantacinquenni.

La famiglia media risulta, invece, leggermente meno numerosa di quella cittadina: 2,11componenti contro i 2,13 nel resto della città.

Un’ulteriore caratteristica del distretto, dal punto di vista demografico, è che rispetto aivalori cittadini si ha una maggior incidenza di residenti nati a Genova e in altri Comuni del NordItalia e, viceversa, una minor incidenza di abitanti nati nelle regioni meridionali e nelle isole.

Trattandosi di un territorio molto esteso (3.687,3 ha), ovviamente al suo interno si individuanospecificità territoriali. Si segnalano, in particolare alcuni aspetti relativi ai quartieri della ValleSturla e di Nervi-Quinto-S. Ilario.

Nel primo caso la specificità topografica consiste nell’esistenza di un “nucleo cittadino”rappresentata da Borgoratti e da tre “paesi” di collina: Bavari, S. Desiderio e Apparizione; questiultimi sono le realtà più “genovesi” di tutta la città, infatti la percentuale dei “nati a Genova” superal’80% a Bavari e si attesta su valori del 75,9% a S. Desiderio e Apparizione.

Per quanto riguarda Nervi-Quinto-S. Ilario si segnala che la percentuale di anziani è ancorpiù elevata che nel resto della Circoscrizione raggiungendo il 47,2%. Inoltre, il 34,5% delleabitazioni sono occupate da una sola persona; il che significa, per esempio per Nervi dove ilfenomeno è più accentuato, che il 17% degli abitanti vive solo (contro il valore cittadino del 14%) eche tra questi il 51,8% ha più di sessantacinque anni4.

A fronte di tale descrizione demografica, si ritiene utile fornire una visione più “sociale” delterritorio che nella visione stereotipata dominante è considerato un grande quartiere residenziale.Viceversa ad una più attenta osservazione emerge che accanto a zone residenziali di livello medio-alto e altissimo, esistono quartieri popolari di antico disagio con vere e proprie isole di povertà,caratterizzate dalla diffusione della criminalità legate in particolar modo all’uso e alla spaccio disostanze stupefacenti e ai fenomeni ad esso correlate. Un dato significativo, anche se datato, chepone questo distretto sul livello di altre zone della città è quello pubblicato dal Progetto Sonda nel1994 secondo cui Levante e Ponente cittadino risultano avere lo stesso numero di minori segnalatidall’Autorità Giudiziaria al Servizio Sociale Minorenni nel periodo 1987-1992.

Caratteristica del territorio risulta dunque essere la grande disomogeneità e la presenza didifferenti realtà sociali e culturali che difficilmente comunicano e interagiscono tra loro. I luoghi deldisagio convivono a pochi metri dai luoghi della tranquillità; lo “spartiacque” sembra essere ilserpentone di C.so Europa a sud del quale stanno i “ricchi” e a Nord i “poveri”: tutta la Valle Sturlae la Collina di Quarto Alta. Fa eccezione in merito alla collocazione “geografica” rispetto a C.soEuropa, l’Unità Urbanistica di Sturla che, pur trovandosi a Sud, risulta essere una zonacomplessivamente problematica, con un consistente vecchio insediamento di edilizia popolare edun’estrazione prevalentemente operaia. In queste aree, ad esempio, le scuole svolgono la loroattività premute, da una parte dalle famiglie che chiedono un alto livello di preparazione, dall’altrada un numero sempre maggiore di casi difficili.

Ciò che accomuna tutto il territorio della Circoscrizione IX Levante è la crisi della famiglia: inogni scuola il numero di bambini con genitori separati è in costante aumento.

L’altro elemento di difficoltà è rappresentato dall’alta percentuale di anziani residenti,spesso soli e privi di una rete di supporto, molte volte totalmente isolati, verso i quali i servizi socialisi attivano anche a fronte di condizioni economiche non disperate.

Complessivamente questo distretto sembra meno drammaticamente segnato da condizioni didisagio socioeconomico rispetto ad altre zone della città, ma da un più sottile e subdolo disagiorelazionale che spesso viene negato o “portato” fuori dai circuiti dei servizi socio-sanitari e scolasticidove poi arriva in fase finale ed esplosiva quando ormai è difficile, se non impossibile, porvirimedio o quanto meno arginare i danni. Proprio per la composizione socioeconomica del territorio,

4Dati rilevati da “Atlante Demografico della Città” 2001

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infatti, è molto frequente il ricorso ad avvocati, medici e scuole private; è scarsa la “cultura deiservizi” verso cui vi è forte diffidenza. Da questo punto di vista va ancor più valorizzato il lavoro direte attivato dal distretto sociale con le altre realtà del territorio (Cooperative Sociali, Centri diAscolto, Parrocchie, Pubbliche Assistenze, Associazioni, Scuole private, ecc...), proprio finalizzato acreare un circuito virtuale tra tutti questi punti di accesso per i soggetti portatori di problemi.

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4. ASSETTO ORGANIZZATIVO

A) I distretti urbani

Il territorio del Comune di Genova è suddiviso in 11 distretti sociali, generalmentecoincidenti con le 9 Circoscrizioni nei loro confini esterni, fatta eccezione per il Centro Est e la ValPolcevera nei quali, data la particolare complessità sociale, la disomogeneità dei territori e la loroelevata problematicità, sono stati creati due distretti.

I distretti sociali genovesi operano con l’obiettivo di ricomporre gli interventi socialisuperando la logica della settorializzazione dell’utenza, valorizzando la capacità di monitorare ibisogni sociali del territorio per realizzare interventi mirati di supporto, preventivi e promozionali.

La cultura operativa che caratterizza il distretto sociale è quella del “lavoro di rete,”secondo una logica che supera la risposta per prestazioni stimolando la presa in carico allargatadelle situazioni di difficoltà per una maggior responsabilizzazione dei diversi soggetti in campo.

� Attività del distretto

Accoglienza della domanda di aiutoL’accesso (1° contatto) al distretto sociale avviene in modo omogeneo per il territorio cittadino,tramite l’attività denominata “segretariato sociale” che ha varie funzioni:- offre un tempo e uno spazio per l’accoglienza della domanda individuale,- definisce la pertinenza della domanda in rapporto alle competenze, ed eventualmenteeffettua invii a servizi diversi- registra e valuta le caratteristiche della domanda individuando indicatori di disagio sociale.Nel corso del colloquio di segretariato, condotto sempre da un assistente sociale, si verifica se lapersona necessita dell’intervento del distretto, quindi si avvia la fase della presa in carico checonsiste nell’assegnazione del caso ad uno o più operatori di riferimento che, attraverso contatticon l’interessato, procedono alla definizione del problema, all’individuazione delle risorsenecessarie e alla stesura del progetto personalizzato di intervento.Al distretto le persone non accedono solo spontaneamente, in molti casi le situazioni vengonosegnalate da istituzioni esterne come l’Autorità Giudiziaria (ad es. per la segnalazione di minoriin condizione di abbandono o di rischio) o le strutture ospedaliere (ad es. per la segnalazione dianziani soli in dimissione dall’ospedale e che necessitano di assistenza a casa).All’interno dei distretti sociali genovesi si svolgono inoltre attività di secondo livello, ad altaintensità, che chiamano in campo competenze professionali articolate e complesse richiedendo,per quanto attiene gli specifici progetti e le commissioni di lavoro sovradistrettuali, lo sviluppo dicompetenze professionali specialistiche.

Analisi dei bisogni socialiQuesta attività è finalizzata alla rilevazione dei bisogni emergenti sul territorio distrettuale perdestinare in modo pertinente le risorse finanziarie e non assegnate annualmente ai distretti.

Relazioni locali con il Terzo settoreLo sviluppo di strategie e di azioni locali con il “Terzo Settore” ha dato luogo ad interventisempre più efficaci di fronte ai problemi radicati nella vita quotidiana.Il monitoraggio costante dell'utilizzo delle risorse gestite tramite i servizi in convenzione permettedi verificarne efficacia e pertinenza.

Collaborazione con gli organismi locali istituzionaliLa collaborazione è attiva con i servizi territoriali e residenziali della AUSL; i rapporti tra iservizi sociali del comune e i servizi sanitari della AUSL sono regolati da appositi Protocollid’Intesa tra i due enti al fine di garantire il coordinamento istituzionale tra i due comparti.I protocolli definiscono comportamenti e prassi organizzative affinché si realizzi un integrazioneoperativa tra gli operatori del sociale e della sanità, attraverso una valutazione interdisciplinaredei bisogni e la realizzazione di interventi concertati.

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Il distretto attua la collaborazione con le Istituzioni scolastiche autonome ed i loro organismirappresentativi e con l’Autorità Giudiziaria (Giustizia Minorile, Giudice di Giustizia); esistonoinoltre rapporti di collaborazione con l’Ufficio Igiene della AUSL, Polizia Municipale, Forzedell’Ordine, Vigili del Fuoco, 118, Ufficiali Giudiziari.

� Servizi erogatiI distretti sociali erogano direttamente o tramite convenzioni servizi rivolti a persone incondizione di disagio, minori, anziani, disabili, ex tossicodipendenti e pazienti psichiatrici.Accanto all’attività di consulenza e di appoggio psico-sociale che si concretizza in colloqui evisite domiciliari da parte degli operatori, possono essere realizzati interventi specifici sulla basedelle risorse disponibili.Gli interventi che il distretto realizza5 si articolano in cinque aree: informazione e orientamentoai cittadini, interventi economici, interventi di appoggio alla persona/famiglia, interventiresidenziali sostitutivi della famiglia, attività sociali e ricreative.In particolare:1) informazioni e comunicazioni ai cittadini e alle organizzazioni socialiI cittadini accedono al distretto tramite il “segretariato sociale” dove ricevono informazioni inmerito al problema portato.Per tutti i distretti genovesi l’attività di segretariato si svolge nelle giornate di martedì mattina egiovedì pomeriggio, previo contatto telefonico, ed è curato da assistenti sociali.2) consulenza e orientamento sociale per l’utenzaIl distretto effettua attività di consulenza su problematiche complesse e specifiche relative adanziani, minori, disabili, adulti in difficoltà orientandoli, quando necessario, alle risorseterritoriali.3) Interventi di appoggio alla famiglia e alla personaQuesti interventi sono numerosi e ampiamente articolati:- assistenza domiciliare anziani e disabili: finalizzata a favorirne la permanenza del proprio

ambiente di vita, attraverso l’erogazione di prestazioni quali la consegna a domicilio dellaspesa, l’igiene della persona e dell’alloggio, il disbrigo di commissioni, l'accompagnamento inluoghi esterni.

- affido anziani: consiste nell’affiancare all’anziano solo e in precarie condizioni sociosanitarieuna persona adeguatamente selezionata che svolge funzioni semi-parentali recandosi pressol’anziano per un monte ore settimanali sulla base di un progetto concordato con l’anziano.

- affido educativo di minori: consiste nell’affiancare un educatore a un minore in condizioni didifficoltà psico-sociale per alcune ore la settimana. Obiettivo generale dell’affido è quello dioffrire, attraverso una relazione educativa individualizzata, un’occasione di crescita e dimaturazione verso forme di socializzazione più ampie.

- laboratori educativo territoriali (LET) per minori: si tratta di iniziative per il tempo liberorivolte a tutti i minori nella fascia scolare del territorio cittadino. L’attività è finanziata con ifondi della legge 285/97.

- centro socio-educativi per minori: sono strutture aperte nella fascia pomeridiana rivolte aminori che esprimono forme di disagio psico-sociale spesso accompagnato da rilevantiproblematiche familiari; obiettivo del centro è quello di prevenire il più possibile che talisintomi si trasformino in forme più gravi di disattamento e di devianza.

- educativa territoriale per minori- centro diurno per anziani: consiste in una struttura semi-residenziale aperta tutta la giornata

presso la quale la persona riceve necessaria assistenza, segue programmi di riabilitazioneed è inserita in attività di socializzazione. Per accedere alla risorsa è necessaria lavalutazione positiva del medico geriatra della AUSL. Il centro rappresenta un’occasione disollievo per i familiari e svolge un importante funzione di mantenimento delle abilità e di

5 Cfr. Delibera Consiglio Comunale 29 settembre 1997, n. 108, allegato A

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prevenzione rispetto ad ulteriori forme di deterioramento fisico cognitivo della personaanziana.

- trasporto individuale per persone disabili a fini riabilitativi, lavorativi e trasporti collettivi: èdestinato soprattutto a disabili minori ed adulti e viene realizzato con mezzi differenziati aseconda delle esigenze: auto con accompagnatore, radiotaxi, pulmini o mezzi AMTappositamente predisposti.

- centri sociali per la socializzazione e la ricreazione delle persone anziane autosufficienti- soggiorni di vacanza per persone disabili o anziane- spedalizzazione territoriale: si tratta di una sperimentazione che prevede la possibilità di

curare a domicilio persone portatrici di patologie acute e/o oncologiche in dimissionedall’ospedale o segnalate dal medico di medicina generale. L’intervento prevede la presa incarico per un periodo massimo di due mesi in cui viene garantita alla persona l’assistenzasanitaria e sociale di cui ha bisogno in base ad un progetto individualizzato di assistenzaelaborato da un’unità di valutazione multidisciplinare.

4) interventi economici o in naturaI criteri generali per l’assistenza economica sono stabiliti dalla delibera del Consiglio Comunalen° 990/84; la finalità varia, dall’esigenza di fronteggiare situazioni estreme di bisogno, alprevenire il ricovero in istituto per persone anziane e/o disabili. L’assistenza economica è rivoltaa : minori, anziani, ex tossicodipendenti, pazienti psichiatrici, cittadini bisognosi, soggetti previstiall’art. 23 DPR 616/77 (ex detenuti, vittime del delitto).I contributi possono essere:- diretti continuativi: si tratta di somme di denaro erogate a cadenza bimensile per più mesi

consecutivi sulla base di un bisogno dichiarato ed accertato.- diretti una tantum per spese straordinarie e urgenti- contributi economici indiretti ossia non collegati ad erogazioni di denaro ma di servizi quali :

pasti da asporto, esenzioni (ex TARSU, AMT, refezioni scolastiche), pasti in trattoria, serviziodi lavanderia, accompagnamento in auto, radio-tele-soccorso.

5) interventi residenziali e sostitutivi della famiglia.Rappresentano tutte quelle forme di assistenza che si rendano necessarie quando la famiglia diorigine della persona non è presente o comunque non è in condizioni farsene carico.- inserimento in comunità alloggio: si tratta di piccole strutture, solitamente all’interno di

appartamenti, che tentano di riprodurre lo stile di vita familiare ospitando un numero ridottodi persone e valorizzando la relazione con il personale educativo e/o di assistenza.Numerose comunità ospitano bambini, ragazzi e giovani adulti; altre strutture di tipocomunitario sono destinate ad anziani e disabili.

- inserimento in strutture residenziali di minori, madri con bambino, anziani e cittadini in statodi disagio. rappresentano l’altra grande categoria di risposta residenziale e sicaratterizzano per avere dimensioni maggiori rispetto alle comunità alloggio.

- affido familiare di minori: consiste nel reperire una famiglia alla quale affidare ilbambino/ragazzo la cui famiglia di origine non è in grado di prendersene cura per lapresenza di gravi problematiche familiari come disturbi psichiatrici, inadeguatezza educativae genitoriale.

Tutti gli interventi e le prestazioni sopra elencate sono subordinate a due vincoli:a) il possesso dei requisiti redditualib) una preventiva indagine sociale finalizzata a verificare sia lo stato di bisogno dichiarato sial’effettiva rispondenza ai vincoli normativi.

� Le figure professionali del distretto sociale

All’interno del distretto opera un'équipe multi disciplinare composta da:- responsabile di distretto- assistente sociale

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- psicologo- educatore professionale- assistente domiciliare- personale amministrativo- personale ausiliarioIl lavoro di équipe si articola su due livelli: da un lato la gestione della specifica situazione(individuale o familiare), dall’altro lato l’attivazione e la partecipazione a progetti finalizzatialla prevenzione e al recupero di risorse per rispondere a bisogni collettivi che si manifestano sulterritorio di competenza.- Il responsabile di distretto ha funzione gestionale relativamente alla programmazione,

organizzazione e verifica delle attività distrettuali e al coordinamento con i servizi sanitari ele altre istituzioni presenti sul territorio con cui promuove attività di prevenzione. Governa econtrolla le modalità operative dell'équipe distrettuale alla quale fornisce anche contributitecnico tecnico-professionali. E’ responsabile degli indirizzi di distretto e della loro attuazionesulla base di una raccolta sistematica di dati relativi ai bisogni della popolazione. Cura irapporti con la popolazione e le istanze partecipative e risponde alla Direzione dei ServiziSociali sui risultati ottenuti.

- L’assistente sociale si occupa di persone, famiglie e gruppi aiutandoli nell’uso delle risorseproprie e del contesto sociale al fine di affrontare e prevenire situazioni di bisogno o disagioe ridurre i rischi di emarginazione.

- L’educatore professionale svolge funzioni attinenti l’area dei progetti educativi sui minori,sulla famiglia e sugli adulti in difficoltà. Ha compiti di monitoraggio e di valutazionequalitativa delle risorse educative del contesto territoriale.

- L’assistente domiciliare svolge funzioni inerenti l’attività di assistenza presso il domicilio dellapersona e di collegamento con le altre risorse sociali, al fine di favorirne l’autonomiapersonale nel proprio ambiente di vita per evitare o ridurre i rischi di isolamento e diemarginazione.

- Lo psicologo ha compiti di valutazione diagnostica, di consulenza e di appoggio psicologicoal singolo, alla famiglia, ai gruppi.

- Gli amministrativi svolgono funzioni di segreteria, di gestione amministrativa del personaleed attività amministrative connesse agli interventi del servizio, con particolare riguardo allagestione del budget distrettuale.

� Attività centrali e sovradistrettuali

Per la gestione di alcune risorse di particolare complessità, che hanno una valenza territoriale,ma sono anche caratterizzate da elevata strategicità, si è scelta una modalità di lavoro chegarantisca omogeneità sul territorio cittadino. Ci sono quindi gruppi di lavoro centrali chelogisticamente si organizzano su base sovradistrettuale o zonale: affido familiare, rete madrebambino, affido anziani, maltrattamento e abuso, laboratori educativi territoriali,deistitutizzazione minori.

� Situazione specifica del distretto IX Levante

Oltre a quest’impianto organizzativo comune a tutti i distretti genovesi, ciascun singolodistretto organizza al proprio interno specifiche riunioni, commissioni di lavoro e gruppi di progettofunzionali all'’attività del distretto stesso. Tra queste si distinguono:1) incontri interni monoprofessionali e interprofessionali di approfondimento tecnico-metodologico.2) incontri interni informativi, auto-formativi e formativi.3) incontri di supervisione e sostegno ad operatori esterni al distretto (ad esempio educatorivolontari degli affidi educativi o insegnanti).

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4) Incontri esterni interistituzionali di coordinamento e progettazione congiunta con altri enti (Scuola,Azienda Sanitaria, ecc…).5) incontri con partners esterni di progettazione congiunta e monitoraggio delle iniziative in corso(ad esempio Agenzia Educativa Territoriale, Centri di Ascolto Vicariali, ecc..).

L'équipe del distretto è così composta:- 1 responsabile di distretto- 8 assistenti sociali (presenze effettive 6,12)- 2 psicologi (presenze effettive 1,66)- 7 assistenti domiciliari (presenze effettive 5)- 4 amministrativi- 1 educatore professionale- 1 operatori qualificati dei servizi ausiliari.

Il divario tra il personale indicato e le presenze effettive si riferisce a part-time, aspettativeper maternità, distacchi, ecc.

B) I distretti extra-urbani

I distretti della Zona sono caratterizzati da un’organizzazione dell’accesso al servizio daparte dei cittadini che prevede almeno 2 o 3 momenti di “ricevimento pubblico” per ciascuna sededi Comune. Una di queste aperture al pubblico coincide con il mercato rionale settimanale, per queiComuni ove questo si svolge, che rappresenta, nelle tradizioni locali, un’occasione di uscita e diincontro per quasi tutti, anche per le persone anziane che trascorrono gran parte del proprio tempoa casa. In queste mezze-giornate (almeno 2 o 3 ore) di ricevimento del pubblico accedono ai servizisociali sia persone che richiedono informazioni o che si rivolgono al servizio per la prima volta, siapersone già seguite. Se da un punto di vista della fluidità e facilità di accesso al servizio questomodello risulta valido, da un altro punto di vista presenta alcuni limiti. Infatti, non consenteagevolmente di distinguere tra casi in carico e nuovi accessi; il setting del colloquio è in questi duecasi indifferenziato, mentre sul piano tecnico-metodologico sarebbe preferibile distinguere i duemomenti anche organizzando tempi e modi di accesso differenziati. Ciò consentirebbe meglio diadottare anche strumenti di lavoro diversi quali, ad esempio, una scheda di segretariato sociale perla rilevazione dei primi accessi e una scheda per l’intervento/progetto individuale personalizzatoper i casi assunti in carico.

D’altra parte l’attuale organizzazione risponde bene alle esigenze di questi piccoli Comunidi avere un punto di accesso unificato dove le persone possano rivolgersi per richieste varie, nonsolo di stretta pertinenza del servizio sociale, in una logica di “sportello di cittadinanza” comeindicato dallo stesso PTSS.

Queste due esigenze dovranno essere tenute presenti entrambe e conciliate tra loro nelmomento in cui si deciderà di riorganizzare l’accesso ai distretti sociali una volta proceduto allaridefinizione territoriale così come indicato nel capitolo 7/B “Obiettivi specifici di Zona”.

Sul piano dell’organizzazione del lavoro interno alle équipes distrettuali si riscontranosituazioni differenziate.

L’attuale distretto di Bogliasco-Pieve Ligure presenta una tradizione di attività distrettualemaggiormente consolidata: vengono condotte a cadenza settimanale o quindicinale le riunioni diéquipe distrettuale.

Nel distretto Recco-Sori-Uscio-Avegno, pur in presenza di uno spirito di collaborazioneintercomunale, permangono ancora alcune difficoltà nel funzionamento dell’équipe distrettuale; difatto a Recco e a Sori, dove vi sono maggiori risorse economiche e professionali, c’è un’attivitàdell’équipe tecnica piuttosto consolidata, condotta separatamente in ciascun Comune. Ad Avegno e

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Uscio di fatto l’équipe si esaurisce nella sola presenza dell’assistente sociale; in queste situazioni ladimensione di isolamento, anche geografico, rende difficile un lavoro di gruppo continuativo.

Camogli è distretto a sé stante e di fatto, anche qui, si segnala una condizione di “solitudine”dell'assistente sociale.

Queste difficoltà vengono in qualche modo compensate da incontri tecnici di Zona a cadenzamensile (intensificatisi in occasione della stesura del presente Piano di Zona); in queste occasioni siaffrontano tematiche inerenti sia gli aspetti organizzativo-metodologici, sia gli aspetti tecnico-professionali progettuali e di analisi dei bisogni.

Proprio l’attività progettuale congiunta è il segnale importante dell’intenzionalità espressadai singoli Comuni di collaborare fattivamente tra loro; si segnalano al proposito i due progetti diassistenza domiciliare per disabili ed i servizi educativi attivati attraverso i finanziamenti finalizzatirispettivamente DPR 309/90 e L. 285/97 e descritti più dettagliatamente nel capitolo 5/A “Attivitàprogettuali rilevanti in fase di realizzazione”.

Si fa presente, inoltre, che all’interno della Zona i distretti 77 e 78 hanno delegatoall’Azienda USL 3 Genovese la gestione delle funzioni sociali relative ai minori.

A fronte di questa panoramica complessiva si procede ora alla descrizione molto sinteticadei servizi e delle prestazioni erogate all’interno di ciascun distretto e delle risorse professionalidisponibili.

Distretto 76 Bogliasco-Pieve LigureA differenza degli altri due distretti extra-urbani della Zona questo distretto ha mantenuto lagestione diretta delle funzioni sociali relative ai minori.

PersonaleØ 3 Assistenti Sociali di cui:

- 1 dipendente a tempo pieno responsabile di distretto a Bogliasco- 1 dipendente a tempo parziale a Pieve- 1 a contratto per 12 ore settimanali sull’intero distretto dedicata all’area anziani

Ø 2 Assistenti Domiciliari della Cooperativa Archè (1 a tempo pieno e 1 part-time) a Bogliasco ePieve Ligure

Ø 1 Psicologo consulente a 12 ore settimanali sull’intero distrettoØ 1 amministrativa a tempo parziale (1/4 del tempo) Strutture /ServiziØ 1 Centro Sociale per minori a Pieve Ligure (progetto distrettuale L. 285/97) gestito

dall’Associazione Eta BetaØ 1 Centro Sociale per minori a Bogliasco gestito dall'Associazione Sociale L'Orizzonte Interventi e Prestazioni Erogate Area AnzianiØ Assistenza DomiciliareØ Trasporti e accompagnamenti: questo servizio, soprattutto per il Comune di Pieve è massiccio e si

articola nel seguente modo:§ trasporto individualizzato tramite mezzo del Comune gestito da una ditta privata di trasporti§ trasporto collettivo di collegamento tra Pieve Bassa e Pieve Alta e Altissima 2 volte a

settimana (di cui 1 in occasione del mercato rionale)Ø Inserimenti in struttura residenzialeØ Attività socializzanti e di prevenzione: nuovamente per il Comune di Pieve questa rappresenta

un’attività importante; si tratta di iniziative organizzate in collaborazione con l’AssociazioneMacramè

Ø Assistenza Economica (di scarso rilievo)

Piano di Zona 6 Genovese 23

Area MinoriØ Consulenza e sostegno psicologicoØ Affidi Educativi tramite convenzione con l’Associazione Macramè a Pieve e l’Associazione

L'Orizzonte e Macramè a BogliascoØ Affidi FamiliariØ Inserimenti in strutture diurne (Centro Sociale di Pieve e Centro “L’Orizzonte” di Nervi)Ø Centri Estivi (progetto distrettuale L. 285/97)Ø Interventi di sostegno alla genitorialità presso Spazio Famiglia (progetto distrettuale L. 285/97)Ø Inserimenti in strutture residenzialiØ Trasporto tramite scuolabus per accompagnamenti non scolastici (solo a Pieve)Ø Attività di animazione di piazza (solo a Pieve) Area Disabili Gruppi di sostegno psicologico (progetto distrettuale) Trasporto Assistenza socio-educativa scolastica tramite convenzione con l’Associazione Macramè Distretto 77 Recco-Sori-Uscio-Avegno

Si segnala che a seguito del fatto che i Comuni di Uscio e Avegno sono “piccoli” anche intermini di risorse messe a disposizione, sia sotto il profilo economico che professionale, il Comune diRecco svolge un ruolo trainante e, in alcuni casi, vicaria le difficoltà dei due piccoli Comunidell’entroterra, anche in ragione del fatto che la popolazione di Uscio e Avegno gravita su Reccoper fruire di tutti i servizi commerciali, sanitari, sportivi, scolastici, ecc.. Il Comune di Sori presenta invece una situazione consolidata e autonoma sul piano dei servizi sociali. Si ricorda che il distretto in questione ha affidato all’Azienda Sanitaria la gestione delle funzionisociali relative ai minori, pertanto le attività sotto indicate sono prevalentemente di tipo educativo-socializzante; sono esclusi pertanto il sostegno psicologico e la presa in carico di casimultiproblematici seguiti invece dal Consultorio di Zona sito a Recco

Si segnala, infine la particolarità per cui il Comune di Sori, ancorché membro di questodistretto, ha aderito alla progettazione “Legge Turco” del distretto 76 Bogliasco-Pieve Ligure. PersonaleØ 6 Assistenti sociali di cui:

*1 Assistente Sociale responsabile di distretto presso Sori*1 assistente sociale dipendente a tempo pieno responsabile vicaria della segreteria tecnicaa Recco (per 1/3 occupata nel Servizio Pubblica Istruzione) che svolge funzioni diprogettazione e amministrative*1 assistente sociale dipendente a tempo pieno a Recco*2 assistenti sociali a contratto (12 ore a Uscio, 24 ore a Recco)

Ø 1 Assistente Sociale ad Avegno per 10 ore settimanali in convenzione con Pieve LigureØ 1 Assistente Domiciliare dipendente a SoriØ vari Assistenti Domiciliari dipendenti dalla Cooperativa Lanza del Vasto per un ammontare di 57

ore settimanali a Sori, 12 ad Avegno, 108 a Recco, 12 a UscioØ 2 amministrativi a tempo pieno a Recco

Strutture/ServiziØ 2 Centri Sociali per anziani a Recco di cui 1 nella frazione di Polanesi

§ 1 Centro “Socio-Riabilitativo” con attività cognitivo-riattivanti a Recco§ 2 Comunità Alloggio per anziani: 1 a Sori da 10 posti a gestione “mista” Comune e

Cooperativa Lanza del Vasto il mercoledì pomeriggio aperta anche come Centro Sociale; 1ad Uscio da 15 posti gestita tramite convenzione con Cooperativa Lanza del Vasto

Ø 13 Mini-Alloggi a Recco per anziani in concessione gratuita

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§ 1 Asilo Nido privato convenzionato con il Comune di Recco§ 1 Spazio Famiglia a Recco gestito dall’Associazione Arci/Ragazzi Paradiso (progetto

distrettuale L. 285/97)§ 1 Centro Socio-Educativo Itinerante per minori gestito dall’Associazione Arci/Ragazzi

Paradiso (progetto distrettuale L. 285/97)§ 5 Scuole Materne tutte a Recco, di cui 3 statali e 2 private convenzionate con il Comune di

Recco.

Interventi e Prestazioni ErogateArea AnzianiØ Assistenza Domiciliare affidata in appalto alla Cooperativa Lanza del VastoØ Assistenza Domiciliare distrettuale gestita dal Comune di Recco affidata alla Cooperativa Lanza

del VastoØ Telesoccorso tramite convenzione con la Cooperativa Televita a Recco o tramite Azienda

Sanitaria negli altri casiØ Inserimenti in strutture residenziali con quota a carico del Comune a ReccoØ Attività socializzantiØ Fornitura e consegna pasti preparati presso una Residenza Protetta convenzionata con il Comune

di Recco o presso le Comunità Alloggio per anziani; nel primo caso la consegna avviene a curadell’Associazione di volontariato AVAD

Ø Soggiorni estivi tramite agenzia di viaggi (solo a Sori); a Recco due soggiorni estivi e in autunnouno termale gestiti direttamente con quote agevolate

Ø Assistenza economica (poco significativa ovunque)

Area MinoriØ Centri Estivi (L. 285/97)Ø Attività di sostegno alla genitorialità (L. 285/97)Ø Attività educativo-socializzanti (L. 285/97)Ø Corso di chitarra per adolescenti (L. 285/97) solo a SoriØ Affidi EducativiØ Affidi FamiliariØ Assistenza economica (di scarso rilievo ovunque)Ø Inserimento in strutture residenziali

Area DisabiliØ Trasporti scolastici con mezzi di proprietà dei Comuni,Ø Trasporti riabilitativi e presso luoghi di lavoro a Recco estesi a Sori, Uscio e Camogli che

rimborsano il Comune di ReccoØ Asistenza socio-educativa scolastica a Recco e SoriØ Inserimento in strutture diurne (1 caso a Sori per cui il Comune paga la quota sociale)Ø Assistenza Domiciliare e Socializzazione (progetto di Zona L. 162/98)Ø Assistenza Domiciliare ordinaria a ReccoØ Inserimenti lavorativi protetti e borse lavoro (solo Recco)Ø Inserimenti in strutture residenziali a Recco

Distretto 78 CamogliCome già sottolineato Camogli fa distretto a sé stante; unitamente al distretto 77 ha

affidato all’Azienda Sanitaria la gestione delle funzioni sociali relative ai minori, pertanto le attivitàsotto indicate sono prevalentemente di tipo educativo-socializzante; sono esclusi pertanto il sostegnopsicologico e la presa in carico di casi multiproblematici seguiti invece dal Consultorio di Zona sito aRecco.

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Personale1 Assistente Sociale anche responsabile di distretto1 Assistente Domiciliare

Strutture/ServiziØ 2 Centri Sociali per anziani (entrambi privati)Ø 1 Scuola Materna StataleØ 1 Centro Socio-Educativo Itinerante - Centri estivi per minori gestiti dall’Associazione

Arci/Ragazzi Paradiso (progetto distrettuale L.285/97)

Interventi e Prestazioni ErogateArea AnzianiAssistenza Domiciliare a gestione direttaØ Telesoccorso tramite Cooperativa TelevitaØ Soggiorni estivi gestiti direttamente dal Comune - uno all'annoØ Inserimenti in strutture residenzialiØ Assistenza economica

Area MinoriØ Affidi Educativi tramite le Cooperative Lanza del Vasto e Il BiscioneØ Affidi FamiliariØ Attività educativo-socializzanti (L. 285/97)Ø Assistenza Economica

Area DisabiliØ Trasporti scolastici e riabilitativi tramite convenzione con cooperativa socialeØ Trasporti riabilitativi tramite Pubblica Assistenza e Comune di ReccoØ Assistenza Domiciliare genericaØ Assistenza Domiciliare e Socializzazione (progetto di Zona L.162/98)

C) Sistemi informativi e tecnologie informatiche

Uno degli strumenti principali per la costruzione degli indirizzi e per la conoscenza dellecaratteristiche dei territori delle zone è sicuramente il Sistema Informativo. Attualmente è previstauna raccolta dati a livello distrettuale che confluisce nel sistema informativo regionale. Tale percorso,pur essendo valido dal punto di vista metodologico, non ha raggiunto in tutte le zone livelliomogenei di utilizzo ed efficienza.

Nel riavviare i percorsi programmatori in questa stagione pianificatoria apparefondamentale rinsaldare le fila dell’informazione, cercando di rinegoziare processi di studio,formazione e ricerca che mirino:� All’individuazione delle informazioni utili� Alla ridefinizione dei modi di raccolta, aggiornamento e elaborazione dei dati� Alla definizione dei modelli di comunicazione (pubblicazioni periodiche, ...)

Il Comune di Genova fornisce dati al S.I. Regionale attraverso un proprio prodottogestionale, specificatamente finalizzato all’emissione dei mandati di pagamento e al monitoraggiodei budget distrettuali, che raccoglie principalmente informazioni di natura quantitativa rispettoall’utenza in carico ed ai servizi erogati. La parte relativa all’utenza in carico è prevalentementeanagrafica e non è ricca, quindi, di informazioni tecnico qualitative. Tale impostazione rendeincompleta la base-dati fornita al S.I. regionale, creando problemi di omogeneità delle informazioni

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con i livelli zonali. Tale criticità andrà risolta, essendo la raccolta uniforme delle informazioni unadelle precondizioni per una corretta programmazione territoriale.

Tale prospettiva di implementazione ha visto la realizzazione, da parte del Comune diGenova, di una scheda tecnica più ricca di informazioni qualitative, che si sta informatizzando erendendo definitivamente compatibile con quella prevista dal sistema informativo dell’osservatorioregionale.

Per quanto attiene alle strutture residenziali è stata realizzata una banca dati, giàcompatibile con quella dell’osservatorio regionale, che verrà condivisa con quella dell’ufficiocomunale competente per il rilascio delle autorizzazioni al funzionamento e la vigilanza sullestrutture ai sensi della L.R. 20/98.

Inoltre è in fase di avvio un percorso progettuale per l’informatizzazione dei dati relativiall’accesso ai Distretti Sociali, aspetto sicuramente parziale, ma significativo per la lettura deibisogni espressi dal territorio.

Già da tempo l’adozione di una scheda cartacea unica per tutti gli operatori genovesi, nellosvolgimento della funzione di segretariato sociale, ha consentito la sistematica raccolta didocumentazione scritta inerente tutti i colloqui individuali svolti.

La scheda prevede tre parti di cui due anagrafiche, di veloce compilazione, e la terza piùdescrittiva. La prima parte contiene i dati interessanti l’organizzazione (denominazione, polod’accesso,…) e la persona segnalata. La seconda parte riporta i dati del segnalante, distinguendosia tra segnalante ed inviante, sia fra persona ed istituzione. La terza parte, data l’impossibilità dicontenere entro schemi rigidi la conversazione, prevede più spazi atti alla trascrizione di quantoviene riferito durante il colloquio (oltre che eventuali annotazioni, accordi, osservazioni utili, …).

La scheda di segretariato sociale viene utilizzata per la registrazione di tutte le primesegnalazioni giunte al distretto (telefoniche, cartacee, attraverso l’accesso diretto al servizio) evengono così raccolte tutte le segnalazioni relative al primo accesso.

La scheda cartacea trova il suo reciproco su supporto informatico. Il programma, elaboratoad hoc, consente la gestione dei dati relativi al primo accesso, l’estrazione di una serie di datistatistici, sotto forma di reports e grafici, che rendono possibile trarre informazioni in relazione alservizio, al numero ed alle caratteristiche degli utenti del segretariato sociale, alla distribuzionedegli stessi sul territorio. Il supporto informatico consente inoltre di eseguire confronti con dati dialtra provenienza, purché commensurabili.

Infine si intende evidenziare che i dati inseriti nel programma possono essere utilizzati adiversi livelli e secondo le differenti necessità. In tal senso, il programma informatico adottato èadatto tanto alla elaborazione di informazioni utili alla pianificazione e programmazione deiservizi, in senso lato, quanto alla gestione di servizi territoriali e anche al lavoro dell’assistentesociale di base.

Le informazioni in entrata sono quindi numerose e preziose, sia per il lavoro quotidianodell’operatore (informazioni relative agli abitanti di un territorio, andamento e distribuzione deiproblemi ed esistenza d’eventuali risorse, singolarità o generalità dei problemi, …), sia per laprogrammazione dell’ente (bisogni realmente espressi dai residenti su un determinato territorio,volontà di soggetti all’aggregazione al fine di risolvere i problemi sorti nelle comunitàd’appartenenza, spunti per possibili innovazioni nel campo dell’offerta, …)6.

6Parte del testo è tratto dalla tesi “.....” Dell’ A.S. Daniela Giancarli

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5. DOMANDA E OFFERTA DEI SERVIZI

A) Attività progettuali rilevanti in fase di realizzazione

Si segnalano di seguito alcune attività progettuali di particolare rilievo che vanno adarricchire quanto già descritto rispetto alle funzioni svolte dai singoli distretti.

Distretto IX Levante Valle Sturla-Quarto-Nervi

1)Progetto Gaslini è un progetto legge 285/97 che vede impegnato un gruppo di lavoromisto composto dal Responsabile di Distretto, una assistente sociale ed una psicologa del distretto,una assistente sociale e due assistenti sanitarie del Gaslini. Il progetto è nella sua seconda fase direalizzazione e prevede la realizzazione di interventi educativi a favore di minori ricoverati inospedale; l’attività si distingue tra interventi individualizzati a favore di minori in stato diabbandono o di minori sottoposti a lunghi periodi di ospedalizzazione, e interventi di animazione digruppo. Nella fase di riprogettazione c’è stato un allargamento dell’attività a molti repartidell’ospedale, un’apertura alle associazioni interne al Gaslini e alle associazioni del territorio inordine alla realizzazione di particolari attività ludiche e di socializzazione all’interno del progetto;inoltre è stata costruita una collaborazione con il Distretto di Bolzaneto e nello specifico unaconnessione con il progetto “Elisabetta cresce” realizzato dal distretto di Bolzaneto per migliorare lecondizioni di accoglienza e di permanenza dei minori inseriti nella struttura di Murta. Anche lacollaborazione con la Scuola interna al Gaslini ha dato ottimi risultati per i bambini seguiti nelprogetto.

Il distretto provvede a supportare gli educatori con alcune sessioni di supervisione a curadella psicologa.

La commissione mista (Gaslini/Distretto) si riunisce di regola una volta al mese con compiti diprogrammazione delle attività, segnalazione dei casi più gravi e impostazione dei progetti disupporto.

Dal mese di ottobre il Responsabile di Distretto ha previsto l’ingresso della figuradell’educatore del distretto nel progetto. Egli avrà cura dell’équipe degli educatori e si occuperà disostenerli in relazione al “ruolo”. L’educatore partecipa anche alle riunioni della Commissione mistaanche in qualità di sostituto del Responsabile di Distretto in caso di sua assenza.

2) Patto Territoriale LevanteSi tratta di un’esperienza di lavoro di rete che coinvolge il distretto IX Levante insieme al

distretto VIII Medio Levante.Il progetto nasce nel 1998 dal lavoro congiunto del responsabile di distretto e di alcuni

assistenti sociali del distretto del levante cittadino che consci della difficoltà di rispondere allamolteplicità dei bisogni individuali e sociali attraverso il sistema formale dei servizi si sono dati ilcompito di trovare, sperimentare e sostenere modalità alternative di risposta e di offerta di servizialla cittadinanza.

Gli operatori sono partiti dalla consapevolezza che la comunità non può più essereconsiderata come bacino di utenza ma deve invece essere messa in luce la capacità e lacompetenza di cui dispone nella soluzione dei problemi sociali e nella soddisfazione dei propribisogni.Su questi presupposti nasce l’idea della costruzione in via sperimentale di un Patto territoriale disolidarietà che stimoli la Comunità Locale a partecipare a pieno titolo alla costruzione di una “caringsociety”:

Il progetto viene sostenuto fortemente dall’Assessorato che sottoscrive per primo il documentoufficiale contenente una dichiarazione condivisa di valori e di intenti.

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All’interno del progetto sono coinvolti due gruppi: uno di livello istituzionale (distretto sociale,servizi sanitari del territorio) ed uno di livello informale (volontariato laico e cattolico, chiesacattolica, terzo settore).

Il progetto ha previsto varie fasi nella sua realizzazione:

1. Analisi del contesto istituzionale territoriale centrata sul coinvolgimento dei servizi territorialia vario titolo impegnati sulla prevenzione e riparazione del disagio;

2. Analisi delle reti di solidarietà naturale presenti sul territorio;3. Progettazione nel concreto delle attività coinvolgendo i diversi attori sociali presenti nel

territorio;4. Verifiche intermedie e finali.

Dopo aver fatto una potenziale rassegna delle aree-problema sono stati enucleati alcunitemi a partire dalle esigenze più urgenti del territorio e sui quali sono stati realizzati progetticoncreti.

Le aree di intervento individuate sono le seguenti:

- prevenzione del disagio e del disadattamento adolescenziale;- prevenzione dell’isolamento sociale e del suo aggravarsi in persone anziane e/o con gravi

problemi di emarginazione e promozione della qualità della vita nel quartiere di residenza;- creazione di occasioni di socialità e sostegno per soggetti disabili o in condizioni di

svantaggio psico-sociale.

I gruppi di lavoro tematici sono ad oggi tre e nel tempo hanno ridefinito l’oggetto di lavoropur rimanendo ancorati alla tematica che li connota.

Il progetto è aperto a nuove idee e sbocchi operativi e si auspica un allargamentodell’esperienza alla Zona.

3) Progetto “Assistenza Economica”Il lavoro si inserisce nel più ampio progetto “lavorare per progetti, progettare lavorando”

che è stato sperimentato all’interno del distretto IX Levante dal 1998 e che ha avuto la finalità disperimentare nuove forme organizzative di lavoro “per commissioni tematiche”.

La Commissione contributi economici ha superato un assetto organizzativo poco funzionaleper gli operatori e per gli utenti.

La Commissione ha definito una nuova articolazione del lavoro prevedendo il coinvolgimentodi due soli operatori tecnici (un’assistente sociale dell’area minori, un’assistente sociale dell’areaanziani al posto della presenza di tutte le assistenti sociali) e un operatore amministrativo a turnoper la parte di sua competenza.

La Commissione ha individuato degli indicatori di benessere economico per superarel’eterogeneità delle valutazioni delle domande e degli obiettivi dei contributi; gli indicatori dibenessere economico sono stati individuati scomponendo il concetto di benessere economico perfocalizzare le dimensioni che permettono di valutare lo stato di disagio della persona. Ciò perdistinguere le diverse situazioni, capire qual é la parte debole della complessità che determina ilbisogno per agire su di essa, arginare la discrezionalità stabilendo, per quanto possibile, criteri divalutazione oggettivi.

La Commissione ha costruito uno strumento operativo per utilizzare gli indicatori; si tratta diun questionario che viene somministrato a chiunque presenti un’istanza di contributo economico.

La Commissione ha definito i criteri di priorità di erogazione dei contributi e le conseguenticategorie di riferimento.

Infine è stato condotto uno studio approfondito sui casi afferiti al distretto con richiesta dicontributo economico negli anni 1999/2000 finalizzato all’individuazione di tipologie di utenza ealla ricerca di soluzioni mirate.

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4) Progetto sperimentale “La presa in carico condivisa dei casi in assistenza domiciliare”.Il progetto nasce all’interno della Commissione Domiciliarità come frutto del lavoro di

supervisione intrapreso dalla squadra degli assistenti domiciliari con la psicologa del distretto.La supervisione, ancora in corso, ha fatto emergere i nodi problematici legati alla fase di

presa in carico dei casi su cui attivare l’intervento di assistenza domiciliare. Gli assistenti domiciliarisi sono spesso sentiti esclusi dal processo iniziale di presa in carico perdendo l’opportunità dipartecipare alla fase di analisi del bisogno e raccolta delle informazioni necessarie alla conoscenzadel caso e alla definizione del problema. Da qui nasce l’esigenza di sperimentare un percorsoprogettuale mirato al coinvolgimento dell’assistente domiciliare con l’assistente sociale. nella faseiniziale di presa in carico. Questo percorso è mirato a favorire un metodo di lavoro di lavorocongiunto e condiviso dagli operatori per favorire l’affidamento degli uni verso gli altri e soprattuttoper superare l’idea che l’assistente sociale sia l’artefice principale del progetto di aiuto sullapersona mentre l’assistente domiciliare abbia un ruolo secondario. Questo ambizioso processo èattualmente in corso e viene supervisionato da una psicologa esterna al distretto per due ore almese.

I risultati della sperimentazione sono ottimi e l’auspicio è quello di mettere a sistema ilprogetto nel distretto e di esportarlo altrove.

Distretti 76 – 77 – 78

1) Progetto di Zona (area extra-urbana) “Interventi in favore di persone portatrici di disabilitàgravi” ai sensi della L. 162/98. Obiettivi: - mantenimento delle capacità mentali e psichiche residue; - alleggerimento del carico assistenziale da parte dei familiari conviventi; - facilitazione nell’uscita dall’abitazione, appoggio nelle attività di socializzazione e riabilitazione; - supporto nelle attività di cura personale e nell’incentivazione dell’autonomia; - sostegno nel progetto educativo individuale in ambiente extrascolastico. In base al finanziamento regionale assegnato al Comune di Recco, gli operatori hanno concordato ilnumero di ore a disposizione per gli utenti di ogni Comune. Il Comune di Recco ha affidato l’incaricoad una Cooperativa sociale per l’assistenza domiciliare, l’accompagnamento ed il sostegno eprovvede alla liquidazione dei compensi alla stessa. I soggetti impegnati sono i Comuni della Zonaextra-urbana e la ASL 3 (NOAD) i cui operatori verificano il buon andamento del progettoattraverso incontri periodici con i soggetti interessati, le loro famiglie e gli operatori dellaCooperativa. 2) Progetti distrettuali “Promozione di spazi, risorse e nuove sensibilità rivolti all’infanzia eall’adolescenza” ai sensi della L. 285/97. I progetti in parte proseguono le attività iniziate nel triennio 1997/2000. Obiettivi: - Realizzazione di azioni di prevenzione di crisi e di rischio psicologico mediante un rafforzamentogenerale delle azioni a sostegno di minori e famiglie (art. 4 L. 285/97); - Attivazione di servizi con caratteristiche educative per la fascia di età 18/36 mesi (art. 5 L.285/97); - Attivazione servizi volti a promuovere e valorizzare la partecipazione dei minori a tutti i livelli persviluppare capacità di socializzazione sia per l’inserimento nella scuola, che per la vita aggregativae familiare (art. 6 L. 285/97). I progetti intendono attuare: 1) La prosecuzione del Centro sociale itinerante e dei Centri estivi nei Distretti 77 e 78. 2) La prosecuzione di Centri sociali a Pieve Ligure, Bogliasco e Sori.

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3) La prosecuzione della Casa dei piccoli a Sori e l’avvio al suo interno di gruppi di sostegno allagenitorialità con apertura a Pieve Ligure e Bogliasco. 4) L’avvio nel Comune di Recco di uno Spazio Famiglia per la fascia di età 0-5 anni. 5) L’organizzazione di feste “Colore in Piazza” per i ragazzi a Pieve Ligure, Bogliasco e Sori. 6) L’organizzazione di proiezioni cinematografiche (presso cinema Ruta) per le famiglie di tutti iComuni della Zona. 7) L’attivazione della mediazione familiare con gruppi di sostegno alle famiglie adottive. I fondi per finanziare i progetti sono regionali, comunali e derivanti dalla contribuzione dell’utenza.Il Comune di Recco, assegnatario del contributo regionale, provvede alla liquidazione al distretto 76e al Comune di Sori delle quote occorrenti alla realizzazione delle loro attività. I soggetti interessatisono minori, famiglie, associazioni, scuole, Comuni della Zona 6 con esclusione del Comune diGenova, AUSL (NOAC), Centro per la giustizia minorile della Provincia di Genova. Tra i progetticoinvolti vi è collegamento e collaborazione. E’ costituito un comitato tecnico di valutazione e di verifica per l’attuazione del Piano territoriale, conlo scopo di verificare lo stato di attuazione dei progetti, i risultati raggiunti e di proporne ovenecessario, variazioni ed integrazioni.

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B) I dati sull’utenza e sulla spesa

Distretto: Genova IX Levante - Vallesturla - Quarto - Nervi

DATI SULL'UTENZA

N. complessivo utenti 1.451 (il dato è relativo all'utenza rilevata a livello centrale comprensiva anche diquegli utenti per i quali si realizzano prestazioni solo professionali che non hanno una ricaduta contabile).

Utenti dei Sevizi Sociali suddivisi nelle seguenti aree di intervento: dato di riferimento annuale 2001rilevato a livello distrettuale

minori: 361anziani: 205disabili: 63tossicodipendenti: 11immigrati:altro: 63

Servizi esistenti con riferimento all'anno 2001: tipologia - numero utenti/azioni/prestazioni in relazione aiseguenti livelli di assistenza (ca. 3.2 del Piano Triennale):

n. utenti: 293A. informazione e comunicazione ai cittadini ed alle organizzazioni sociali(accessi al segretariato sociale):

n. utenti: 703B. consulenza sociale ("accompagnamento" verso i possibili percorsi risolutividel problema) e orientamento sui problemi (indicazioni alla personain assistenza per aiutarla a rimuovere gli stessi) (tutti i casi in carico):

C. assistenza domiciliare (aiuto domestico familiare per le fasce fragili,anziani, disabili, minori, etc.) e attivazione delle risorse sanitarie integrate:

Azioni n. utentiAssistenza domiciliare diretta e indiretta: 63Affido anziani: 17Buon vicinato:Contributi economici continuativi e non: 122Radio soccorso: *Altri interventi di supporto (trattorie, alberghi,lavanderia , podologia, trasporto utenza, ecc.):

102

Assistenza domiciliare handicappati: 8Trasporto riabilitativo: 55Trasporto lavorativo:

• dato raccolto a livello centrale

Piano di Zona 6 Genovese 32

D. ricoveri in strutture diurne e residenziali per minori e altri soggetti delle fasce fragili con problemisociali che ne impediscono la permanenza a domicilio:

Azioni n. utentiAnziani in Centro Diurno:Anziani in R.P. e R.S.A:Anziani in alloggi protettiAnziani in C.A.:Minori in C.S.E.: 15Minori in istituto: 23Minori in C.E.A.: 3Minori in centri sociali:Minori in centri estivi o LET estivo: 31Minori in LET invernali:Disabili in strutture residenziali:Disabili in strutture diurne:Altri soggetti in strutture residenziali:

E. interventi in affido e di sostegno familiare per i minori in difficoltà ivi compreso quelli per i quali iltribunale dispone l'allontanamento dalle famiglie:

Azioni n. utentiMinori in affido familiare: 13Minori in affido educativo: 41Minori in educativa territoriale: 200Minori seguiti con altri interventi:

F. promozione di "servizi di prossimità e reciprocità" tra persone e nuclei familiari, volontariato,associazionismo, espresse con forme di auto-mutuo aiuto:

Azioni n. utentiSpazi famiglia: 0Centri sociali anziani: 0Poli giovani/serv. di orientamento/informagiovani: 0Gruppi auto-aiuto: 0

G. Servizi alla persona, ad esclusione dell'assistente domiciliare:

Azioni n. utentiConsulenza, supporto psichico sociale allafamiglia e mediazione familiare

0

Inserimenti lavorativi protetti: 0

Piano di Zona 6 Genovese 33

DATI SULLA SPESA 2001Distretto: Genova IX Levante - Vallesturla - Quarto - NerviANZIANI

Sostegno alla domiciliarità7: lit. 210.917.368 € 108.929,73Ricoveri in strutture residenziali: (*) lit. 0 € 0Inserimenti in strutture intermedie: lit. 0 € 0

Totale anziani: lit. 210.917.368 € 108.929,73

MINORIInterventi di supporto allafamiglia8 :

lit. 559.709.355 € 289.065,76

Interventi residenziali: (**) lit. 744.073.611 € 384.281,95Affido familiare: lit. 70.188.509 € 36.249,34

Totale minori: lit. 2.075.330.548 € 709.597,05

DISABILITrasporti: lit. 438.560.817 € 226.497,76Assistenza domiciliare: lit. 97.905.304 € 50.563,87

Totale disabili: lit. 874.902.069 € 277.061,63

ADULTISostegno alla povertà: lit. 170.305.150 € 87.955,27Soluzioni alloggiative: lit. 36.704.515 € 18.956,30

Totale adulti: lit. 207.009.665 € 106.911,57

NOTE: I dati dell'utenza e della spesa sono riferite all'intero anno 2001(*) per numero utenti 1.080 lit. 19.795.686.614 € 10.223.618,92(**) per numero utenti 122 lit. 2.600.000.000 € 1.342.787,94ex ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi Lavoro) - n. utenti 90 lit. 76.800.000 € 39.663,89INAIL - n. utenti 30 lit. 12.724.000 € 6.671,40Per stranieri e nomadi lit. 2.720.121.878 € 1.404.825,71Per interventi a favore di utenti senza dimora lit. 2.756.363.000 € 1.423.542,69Radio soccorso - n. utenti 102 lit. 100.000.000 € 51.645,69Convenzione UDI Donne Maltrattate (adulti fasce marginali) n. utenti 22 lit. 200.000.000 € 103.291,38Ascolto telefonico - utenti n. 16 lit. 10.000.000 € 5.164,57Trasporto Centro Diurno Istituto Coronata - n. utenti 20 lit. 80.600.000 € 41.626,43Sorveglianza Casa della Donna - n. utenti 20 lit. 10.000.000 € 5.164,57Villa San Teodoro - n. utenti 20 lit. 835.935.000 € 431.724,40Interpretariato audiolesi - disabili lit. 40.000.000 € 20.658,28Trasporto ANFFAS - disabili lit. 1.250.000.000 € 645.571,12Case famiglia - disabili n. utenti 49 lit. 216.000.000 € 111.554,69Casa Vacanza Crocefieschi - soggiorni estivi -anziani psichici n. utenti 400 lit. 500.000.000 € 258.228,45Vacanze disabili gravi - 49 utenti lit. 332.000.000 € 171.463,69Pollicino AMT (disabili) - 650 tesserati - 30 utenti giornalieri (40 annuali) lit. 319.000.000 € 164.749,75Chiossone disabili - n. utenti 55 lit. 150.000.000 € 77.468,53Istituto Nazionale Sordo Muti - n. utenti 10 lit. 25.000.000 € 12.911,42Trasporto collettivo Rinascita e Vita - n. utenti 10 lit. 70.000.000 € 36.151,98Disabili Psichici (Incontro - Noi e gli altri) - diurni - n. utenti 25 lit. 60.000.000 € 30.987,41ISD Odissea - Residenziale - Comunità Accoglienza - n. utenti 100 lit. 290.000.000 € 149.772,50Adozione Internazionale - n. utenti 55 lit. 178.000.000 € 91.929,33SAVI (sostegno domiciliare disabili) - n. utenti 20 lit. 10.000.000 € 5.164,57Totale lit. 32.638.23.492 € 16.856.339,31

7 comprende: assistenza domiciliare (diretta e indiretta), affido anziani, buon vicinato, contributi economici continuativi e non, radio

soccorso, altri interventi di supporto (lavanderia, trasporto, ecc.)

8 comprendono: assistenza economica e interventi educativi diurni (affidi educativi, centri socio educativi, centri sociali, ecc.)

Piano di Zona 6 Genovese 34

Distretto: 76

composto dai seguenti Comuni:

- Bogliasco - Pieve Ligure

DATI SULL'UTENZA

Utenti dei Sevizi Sociali suddivisi nelle seguenti aree di intervento:

minori: 23anziani: 41disabili: 8tossicodipendenti: 0immigrati: 4altro: 11

Servizi esistenti con riferimento all'anno 2001: tipologia - numero utenti/azioni/prestazioni in relazione aiseguenti livelli di assistenza (ca. 3.2 del Piano Triennale):

n. utenti: 210A. informazione e comunicazione ai cittadini ed alle organizzazionisociali (accessi al segretariato sociale):

n. utenti: 77B. consulenza sociale ("accompagnamento" verso i possibili percorsirisolutivi del problema) e orientamento sui problemi (indicazionialla persona in assistenza per aiutarla a rimuovere gli stessi)(tutti i casi in carico):

C. assistenza domiciliare (aiuto domestico familiare per le fascefragili, anziani, disabili, minori, etc.) e attivazione delle risorsesanitarie integrate:

Azioni n. utentiAssistenza domiciliare diretta e indiretta: 17Affido anziani: 0Buon vicinato: 0Contributi economici continuativi e non: 11Radio soccorso: 0Altri interventi di supporto (trattorie, alberghi,lavanderia , podologia, trasporto utenza, ecc.): 19

Assistenza domiciliare handicappati: 0Trasporto riabilitativo: 7Trasporto lavorativo: 0

Piano di Zona 6 Genovese 35

D. ricoveri in strutture diurne e residenziali per minori e altri soggetti delle fasce fragili conproblemi sociali che ne impediscono la permanenza a domicilio:

Azioni n. utentiAnziani in Centro Diurno: 0Anziani in R.P. e R.S.A: 8Anziani in alloggi protetti 1Anziani in C.A.: 3Minori in C.S.E.: 0Minori in istituto: 0Minori in C.E.A.: 0Minori in centri sociali: 20Minori in centri estivi o LET estivo: 40Minori in LET invernali: 1Disabili in strutture residenziali: 0Disabili in strutture diurne: 0Altri soggetti in strutture residenziali: 0

E. interventi in affido e di sostegno familiare per i minori in difficoltà ivi compreso quelliper i quali il tribunale dispone l'allontanamento dalle famiglie:

Azioni n. utentiMinori in affido familiare: 1Minori in affido educativo: 7Minori in educativa territoriale: 0Minori seguiti con altri interventi: 2

F. promozione di "servizi di prossimità e reciprocità" tra persone e nuclei familiari,volontariato, associazionismo, espresse con forme di auto-mutuo aiuto:

Azioni n. utentiSpazi famiglia: 15Centri sociali anziani: 0Poli giovani/serv. di orientamento/informagiovani: 0Gruppi auto-aiuto: 0

G. Servizi alla persona, ad esclusione dell'assistente domiciliare:

Azioni n. utentiConsulenza, supporto psichico sociale allafamiglia e mediazione familiare

6

Inserimenti lavorativi protetti: 2

Piano di Zona 6 Genovese 36

DATI SULLA SPESA 2001Distretto: 76 Bogliasco Pieve Ligure

ANZIANISostegno alla domiciliarità 9: lit. 43.908.124 € 22.676,65Ricoveri in strutture residenziali: lit. 213.975.000 € 110.508,87Inserimenti in strutture intermedie: lit. 8.000.000 € 4.131,66

Totale anziani: lit. 265.883.124 € 137.317,18

MINORIInterventi di supporto alla famiglia 10: lit. 69.136.450 € 35.706,00Interventi residenziali: lit. 0 € 0Affido familiare: lit. 6.000.000 € 3.098,74

Totale minori: lit. 75.136.450 € 38.804,74

DISABILITrasporti: lit. 24.089.000 € 12.440,93Assistenza domiciliare: lit. 0 € 0

Totale disabili: lit. 24.089.000 € 12.440,93

ADULTISostegno alla povertà: lit. 33.301.600 € 17.198,84Soluzioni alloggiative: lit. 0 € 0

Totale adulti: lit. 33.301.600 € 17.198,84

NOTE:

9 comprende: assistenza domiciliare (diretta e indiretta), affido anziani, buon vicinato, contributi economici continuativi e non, radio

soccorso, altri interventi di supporto (lavanderia, trasporto, ecc.)

10 comprendono: assistenza economica e interventi educativi diurni (affidi educativi, centri socio educativi, centri sociali, ecc.)

Piano di Zona 6 Genovese 37

Distretto: 77

composto dai seguenti Comuni:

- Recco - Avegno - Sori - Uscio

DATI SULL'UTENZA

Utenti dei Sevizi Sociali suddivisi nelle seguenti aree di intervento:

minori: 214anziani: 266disabili: 30tossicodipendenti: 2immigrati: 14altro: 89

Servizi esistenti con riferimento all'anno 2001: tipologia - numero utenti/azioni/prestazioni in relazione aiseguenti livelli di assistenza (ca. 3.2 del Piano Triennale):

n. utenti: 1.724A. informazione e comunicazione ai cittadini ed alle organizzazioni sociali(accessi al segretariato sociale):

n. utenti: 623B. consulenza sociale ("accompagnamento" verso i possibili percorsi risolutividel problema) e orientamento sui problemi (indicazioni alla persona inassistenza per aiutarla a rimuovere gli stessi)(tutti i casi in carico):

C. assistenza domiciliare (aiuto domestico familiare per le fasce fragili,anziani, disabili, minori, etc.) e attivazione delle risorse sanitarie integrate:

Azioni n. utentiAssistenza domiciliare diretta e indiretta: 51Affido anziani: 2Buon vicinato: 0Contributi economici continuativi e non: 25Radio soccorso: 7Altri interventi di supporto (trattorie, alberghi,lavanderia , podologia, trasporto utenza, ecc.):

5

Assistenza domiciliare handicappati: 15Trasporto riabilitativo: 11Trasporto lavorativo: 1

Piano di Zona 6 Genovese 38

D. ricoveri in strutture diurne e residenziali per minori e altri soggetti delle fasce fragili conproblemi sociali che ne impediscono la permanenza a domicilio:

Azioni n. utentiAnziani in Centro Diurno: 0Anziani in R.P. e R.S.A: 23Anziani in alloggi protetti 2Anziani in C.A.: 10Minori in C.S.E.: 0Minori in istituto: 3Minori in C.E.A.: 0Minori in centri sociali: 21Minori in centri estivi o LET estivo: 84Minori in LET invernali: 0Disabili in strutture residenziali: 0Disabili in strutture diurne: 11Altri soggetti in strutture residenziali: 2

E. interventi in affido e di sostegno familiare per i minori in difficoltà ivi compreso quelliper i quali il tribunale dispone l'allontanamento dalle famiglie:

Azioni n. utentiMinori in affido familiare: 3Minori in affido educativo: 23Minori in educativa territoriale: 0Minori seguiti con altri interventi: 39

F. promozione di "servizi di prossimità e reciprocità" tra persone e nuclei familiari,volontariato, associazionismo, espresse con forme di auto-mutuo aiuto:

Azioni n. utentiSpazi famiglia: 58Centri sociali anziani: 77Poli giovani/serv. di orientamento/informagiovani: 0Gruppi auto-aiuto: 30

G. Servizi alla persona, ad esclusione dell'assistente domiciliare:

Azioni n. utentiConsulenza, supporto psichico sociale allafamiglia e mediazione familiare

51

Inserimenti lavorativi protetti: 5

Piano di Zona 6 Genovese 39

DATI SULLA SPESA 2001

Distretto: 77Comuni di: Recco - Avegno - Sori - UscioANZIANI

Sostegno alla domiciliarità 11:* lit. 423.768.767 € 218.858,30Ricoveri in strutture residenziali: lit. 350.014.890 € 180.767,60Inserimenti in strutture intermedie: lit. 66.880.000 € 35.540,64

Totale anziani: lit. 840.663.657 € 434.166,54

MINORIInterventi di supporto alla famiglia12:** lit. 388.546.204 € 200.667,37Interventi residenziali: lit. 74.305.000 € 38.375,33Affido familiare: lit. 16.600.000 € 8.573,18

Totale minori: lit. 479.451.204 € 247.615,88

DISABILITrasporti: lit. 146.878.403 € 75.856,36Assistenza domiciliare:*** # lit. 60.166.156 € 31.073,23

Totale disabili: lit. 207.044.559 € 106.929,59ADULTI

Sostegno alla povertà: lit. 19.778.470 € 10.214,73Soluzioni alloggiative: lit. 9.030.000 € 4.663,61

Totale adulti: lit. 28.808.470 € 14.878,34

NOTE:Comune di Recco:MALATI PSICHICISussidi terapeutici lit. 31.100.000 € 16.061,80Ricoveri presso Comunità terapeutiche lit. 39.662.890 € 20.484,17• *COMPRESA SPESA DI € 26.522,44.= PER ASSISTENZA DOMICILARE DISTRETTUALE• ** COMPRESO SPESE PER PROGETTI L. 285 – Contributo regionale € 52.833,54=. Erogati al Distretto 76 e al Comune

di Sori € 14.538,78.=-• € 52.332,56 vengono utilizzati dal Comune di Recco e così ripartiti:• il 46,07% sullo Spazio Famiglia• il 53,23% sul Centro itinerante aperti al Distretto ed alla Zona. Restano € 501,00.= per attività ricreative già

programmate estese a tutta la Zona• Compreso altresì sostegno alle rette di due scuole materne non statali €30.987,41.=• *** COMPRESA SPESA DI € 14.657,56 ASSISTENZA DOMICILIARE DISABILI GRAVI NEI COMUNI ZONA 6 (EX L.

162/98)

Comune di Sori:# Spese per inserimenti lavorativi fasce marginali Lit. 8.100.000.=

11 comprende: assistenza domiciliare (diretta e indiretta), affido anziani, buon vicinato, contributi economici continuativi e non, radio

soccorso, altri interventi di supporto (lavanderia, trasporto, ecc.)

12 comprendono: assistenza economica e interventi educativi diurni (affidi educativi, centri socio educativi, centri sociali, ecc.)

Piano di Zona 6 Genovese 40

Distretto: 78

Comune di Camogli

DATI SULL'UTENZA

Utenti dei Sevizi Sociali suddivisi nelle seguenti aree di intervento:

minori: 20anziani: 72disabili: 4tossicodipendenti: 0immigrati: 0altro: 24

Servizi esistenti con riferimento all'anno 2001: tipologia - numero utenti/azioni/prestazioni in relazione aiseguenti livelli di assistenza (ca. 3.2 del Piano Triennale):

n. utenti: 780A. informazione e comunicazione ai cittadini ed alle organizzazioni sociali(accessi al segretariato sociale):

n. utenti: 120B. consulenza sociale ("accompagnamento" verso i possibili percorsi risolutividel problema) e orientamento sui problemi (indicazioni alla persona inassistenza per aiutarla a rimuovere gli stessi)(tutti i casi in carico):

C. assistenza domiciliare (aiuto domestico familiare per le fasce fragili,anziani, disabili, minori, etc.) e attivazione delle risorse sanitarie integrate:

Azioni n. utentiAssistenza domiciliare diretta e indiretta: 14Affido anziani: 0Buon vicinato: 0Contributi economici continuativi e non: 9Radio soccorso: 5Altri interventi di supporto (trattorie, alberghi,lavanderia , podologia, trasporto utenza, ecc.):

0

Assistenza domiciliare handicappati: 2Trasporto riabilitativo: 1Trasporto lavorativo: 0

Piano di Zona 6 Genovese 41

D. ricoveri in strutture diurne e residenziali per minori e altri soggetti delle fasce fragili con problemisociali che ne impediscono la permanenza a domicilio:

Azioni n. utentiAnziani in Centro Diurno: 0Anziani in R.P. e R.S.A: 8Anziani in alloggi protetti 0Anziani in C.A.: 0Minori in C.S.E.: 0Minori in istituto: 1Minori in C.E.A.: 1Minori in centri sociali: 0Minori in centri estivi o LET estivo: 2Minori in LET invernali: 0Disabili in strutture residenziali: 0Disabili in strutture diurne: 2Altri soggetti in strutture residenziali: 0

E. interventi in affido e di sostegno familiare per i minori in difficoltà ivi compreso quelli per i quali iltribunale dispone l'allontanamento dalle famiglie:

Azioni n. utentiMinori in affido familiare: 2Minori in affido educativo: 19Minori in educativa territoriale: 0Minori seguiti con altri interventi: 2

F. promozione di "servizi di prossimità e reciprocità" tra persone e nuclei familiari, volontariato,associazionismo, espresse con forme di auto-mutuo aiuto:

Azioni n. utentiSpazi famiglia: 0Centri sociali anziani: 0Poli giovani/serv. di orientamento/informagiovani: 0Gruppi auto-aiuto: 0

G. Servizi alla persona, ad esclusione dell'assistente domiciliare:

Azioni n. utentiConsulenza, supporto psichico sociale allafamiglia e mediazione familiare

0

Inserimenti lavorativi protetti: 0

Piano di Zona 6 Genovese 42

DATI SULLA SPESA 2001

distretto: 78Comune di Camogli

ANZIANISostegno alla domiciliarità13: lit. 89.734.747 € 46.344,13Ricoveri in strutture residenziali:* lit. 253.056.600 € 130.692,83Inserimenti in strutture intermedie: lit. 0 € 0

Totale anziani: lit. 342.791.347 € 177.036,93

MINORIInterventi di supporto alla famiglia14: lit. 138.798.434 € 71.683,41Interventi residenziali: lit. 13.590.000 € 7.018,65Affido familiare: lit. 12.000.000 € 6.197,48

Totale minori: lit. 164.388.434 € 84.899,54

DISABILITrasporti: lit. 15.501.920 € 8.006,07Assistenza domiciliare: lit. 6.581.506 € 3.399,06

Totale disabili: lit. 22.083.426 € 11.405,13

ADULTISostegno alla povertà: lit. 3.000.000 € 1.549,37Soluzioni alloggiative:** lit. 47.032.000 € 24.290,00

Totale adulti: lit. 50.032.000 € 25.839,37

NOTE:

*RIMBORSO DA PRIVATI LIT. 165.617.740= € 85.534,00PER I SOGGIORNI ESTIVI SONO STATI SPESI: LIT. 14.610.000= € 7.545,44CON UN RIMBORSO DI LIT. 11.375.790 = € 5.875,11

** CONTRIBUTI AFFITTO

13 comprende: assistenza domiciliare (diretta e indiretta), affido anziani, buon vicinato, contributi economici continuativi e non, radiosoccorso, altri interventi di supporto (lavanderia, trasporto, ecc.)14 comprendono: assistenza economica e interventi educativi diurni (affidi educativi, centri socio educativi, centri sociali, ecc.)

Piano di Zona 6 Genovese 43

DATI SULLA SPESA 2001TOTALE ZONA 6

ANZIANISostegno alla domiciliarità (1): lit. 768.329.006 € 396.808,80Ricoveri in strutture residenziali: lit. 817.046.490 € 421.968,47Inserimenti in strutture intermedie: lit. 74.880.000 € 39.672,30

Totale anziani: lit. 1.660.255.496 € 858.449,57

MINORIInterventi di supporto alla famiglia (2): lit. 1.156.190.443 € 597.122,08Interventi residenziali: lit. 831.968.611 € 429.675,13Affido familiare: lit. 104.788.509 € 54.118,75

Totale minori: lit. 2.092.947.563 € 1.080.915,96

DISABILITrasporti: lit. 625.030.140 € 322.801,12Assistenza domiciliare: lit. 164.652.966 € 85.036,15

Totale disabili: lit. 816.683.106 € 407.837,27

ADULTISostegno alla povertà: lit. 226.385.220 € 116.918,21Soluzioni alloggiative: lit. 92.766.515 € 47.909,91

Totale adulti: lit. 319.151.735 € 164.828,12

NOTE:

I dati relativi all'utenza presa in carico dai distretti del Comune di Genova sono da co

Piano di Zona 6 Genovese 44

Piano di Zona 6 Genovese 45

6. LE RISORSE

A) Budget distrettuale

In merito al budget distrettuale e alla sua gestione si ritiene necessario fare alcune premessedi carattere generale.

Il processo di “zonizzazione” è all’inizio in quanto, pur esistendo le Zone da ormai diversianni, il vero impulso all’associazionismo intercomunale per la gestione dei distretti in una logica di“politiche di Zona” è stato dato dall’ultimo Piano Triennale dei Servizi Sociali.

A partire da questo si è avviata da poco, anche con il supporto diretto della Regione, unariflessione sulle modalità tecnico-amministrative della gestione del budget distrettuale che vuolediventare qualcosa di veramente differente dalla pura “somma o divisione” di fondi assegnatidall’ente regionale.

Pertanto, in attesa che il processo si consolidi, in occasione di questo primo Piano di Zona ci silimita a prendere atto delle assegnazioni di fondi regionali e dei singoli stanziamenti comunali perl’anno in corso 2002 così come indicato nella tabella sottostante.

Sarà impegno preciso di ogni singola Amministrazione Comunale, anche con il supportoformativo necessario fornito dalla Regione, individuare i meccanismi e le modalità di gestione delbudget distrettuale e, sulla base di questo, sviluppare le politiche sociali secondo precisi indirizzi dipriorità. Si segnala, a questo proposito, che, nonostante le difficoltà enunciate, si registra da partedei Comuni un’intenzione autentica verso la realizzazione di quanto richiesto dal Piano Regionaleper il triennio 2002-2004.

COMUNE DI GENOVA

RISORSE FINANZIARIE 2002(valori al 30.04.2002)

Fondi regionaliprevisti

Stanziamentifinalizzati statali

Stanziamentocomunale

Assestato di spesa

Plafond previsionaleper tutte le attivitàsociali del Comune diGenova(escluse le spese dipersonale e le spesegenerali)

€ 7.704.250,00*(lit. 14.917.508.147)

€ 715.525,00(lit. 1.385.449.551)

€ 33.752.475,00(lit. 65.353.904.768)

€ 42.172.250,00(lit. 81.656.862.507)

*Sarà oggetto di variazione la compartecipazione della Regione di cui alla nota prot. 51002/976dell’11.03.2001.

Dal plafond definito verranno assegnati i budget distrettuali nonché gli stanziamenti per leattività centralizzate verificabili dalla tabella riassuntiva della spesa anno 2001 del Comune diGenova.

Piano di Zona 6 Genovese 46

DISTRETTO 76

RISORSE FINANZIARIE 2002(in €)

Stanziamento comunale Spese di personale Totale comuneBogliasco 197.695,67 54.397,00 252.092,67Pieve Ligure 100.000,00 17.543,00 117.543,00TOTALE 297.695,67 71.940,00 369.635,67Fondi regionali 127.398,68TOTALE DISTRETTO 497.034,35

DISTRETTO 77

RISORSE FINANZIARIE 2002(in €)

Stanziamento comunale Spese di personale Totale comuneRecco 643.585,23 115.917,00 759.502,23Avegno 49.297,36 7.247,44 56.544,80Uscio 44.999,40 9.812,68 54.812,08Sori 279.212,00 45.282,00 324.494,00TOTALE 1.017.093,99 178.259,12 1.195.353,11Fondi regionali 356.103,78TOTALE DISTRETTO 1.551.456,89

DISTRETTO 78

RISORSE FINANZIARIE 2002(in €)

Stanziamento comunale Spese di personale Totale comuneCamogli 337.483,93 88.106,90 425.590,83Fondi regionali 97.951,61TOTALE DISTRETTO 523.542,44

Riepilogo Zona 6

Fondi Distretto 76 Distretto 77 Distretto 78 TotaleStanziamento comunale 297.695,67 1.017.093,99 337.483,93 1.652.273,59Spese di personale 71.940,00 178.259,12 88.106,90 338.306,02Fondi regionali distrettuali 127.398,68 356.103,78 97.951,61 581.454,07Totale distretto 497.034,35 1.551.456,89 523.542,44 2.572.033,68Fondi regionali zonali 91.038,66TOTALE 2.663.072,34

Piano di Zona 6 Genovese 47

B) Strutture residenziali e diurne

LEGENDACA Comunità alloggio e appartamenti protettiCEA Comunità educativo assistenzialeCTA Comunità terapeutica assistenzialePOC Presidio di ospitalità collettivaRP Residenza protettaRSA Residenza sanitaria assistenzialeSR Struttura di riabilitazione

L'elenco delle strutture, indicate nella tabella di seguito riportata, individuate in rapporto adenominazione, tipologia, capacità ricettiva e utenza prevalente è stato ricavato da un'analisi cheha messo a confronto i dati in possesso dell'Ufficio Coordinamento Attività Amministrative delleSegreterie Tecniche di Zona 1/6 Genovesi con quelli forniti dai responsabili dei singoli presidi,tramite la "scheda rilevazione strutture residenziali" proposta dalla Regione e somministratadall'ufficio in questione; questa rilevazione è stata inoltre integrata dai dati dell'Ufficio Igiene eVigilanza del Comune di Genova nonché della AUSL 3 Genovese.

La tipologia delle strutture potrebbe modificarsi per effetto dell'evoluzione normativarelativa alla loro classificazione ed ai processi di accreditamento. Inoltre, per quanto riguarda nellospecifico l'area anziani, è necessario tener conto che i processi autorizzativi sono legati allecondizioni degli ospiti e, per tanto, si verificano trasformazioni della tipologia della struttura (daResidenza Protetta a Residenza Sanitaria Assistenziale). Anche la capacità ricettiva potrebbemodificarsi in aumento (a seguito della richiesta di ampliamento posti) o in diminuzione (perordinanze di adeguamento normativo e prescrizioni Commissione L.R. 20/99).

Pertanto, vista la continuità del cambiamento, le informazioni contenute, per le motivazionisopra esposte, possono essere, per alcune realtà, già mutate al momento di approvazione del

Piano di Zona 6 Genovese 48

presente piano di zona.

I grafici rappresentano:♦ il primo il numero e la tipologia di strutture ubicate sul territorio della zona e il rapporto

percentuale tra le stesse;♦ il secondo la capacità ricettiva per tipologia di struttura con numero di posti e il loro rapporto

percentuale.

SSTTRRUUTTTTUURREE PPRREESSEENNTTII SSUULL TTEERRRRIITTOORRIIOO

Comune/Circoscrizione Denominazione Tipologia Capacità Utenza prevalente

GENOVA IX Levante CASA FAMIGLIA TERESA SOLARI CEA 14 minori con problemi educativi/relazionali,problemi familiari e relazionali, economici,abitativi,

GENOVA IX Levante CASA MICHELINI RSA 45 adulti con problemi psichiatrici,

GENOVA IX Levante CENTRO RESIDENZIALE DISABILI"REPARTO SPECIALE" (AUSL)

SR 15 adulti/minori con handicap fisico, handicapsensoriale, handicap plurimo,

GENOVA IX Levante CITTA' DI GENOVA RSA 74 anziani

GENOVA IX Levante COMUNITA' TERAPEUTICA VIA MAGGIO CTA 20 adulti con problemi psichiatrici,

GENOVA IX Levante IL CAMMINO RSA 31 adulti con problemi psichiatrici,

GENOVA IX Levante IL CESTO CEA 8 minori

GENOVA IX Levante ISTITUTO DORIA DI GENOVA - VIAMAGGIO

RP 40 anziani

GENOVA IX Levante ISTITUTO SUORE DELL'IMMACOLATA RP 25 anziani

GENOVA IX Levante KINDERHEIM S. ILARIO CEA 7 minori con handicap sensoriale, handicapplurimo, problemi psichiatrici, problemieducativi/relazionali, problemi familiari erelazionali, economici, abitativi, immigrati,

GENOVA IX Levante PICCOLO COTTOLENGO DI DON ORIONE- CASTAGNA

RP 242 anziani

GENOVA IX Levante R.S.A. QUARTO SPERIMENTALE DORIABRIGNOLE

RSA 55 anziani

GENOVA IX Levante RESIDENZA PROTETTA SANTA MARTA RSA 65 anziani

GENOVA IX Levante VILLA REGINA RP 29 anziani

Piano di Zona 6 Genovese 49

Distretto 76BOGLIASCO PARROCCHIA SAN BERNARDO - CASA

ANZIANICA 21 anziani

BOGLIASCO PICCOLO COTTOLENFO DON ORIONE"FAMIGLIA MORESCO"

RP/SR 26 adulti con problemi educativi/relazionali,

PIEVE LIGURE IL CROGIUOLO CA 15

PIEVE LIGURE KINDERHEIM S. ILARIO - CASA DEI BIMBI -COMUNITA' "VILLA SORRISO"

CA 10 minori con handicap sensoriale, handicapplurimo, problemi psichiatrici, problemieducativi/relazionali, problemi familiari erelazionali, economici, abitativi, immigrati,

PIEVE LIGURE PINETA MARINA RP 23

PIEVE LIGURE VILLA BETANIA RP 30

Distretto 77SORI ANNI D'ARGENTO RP 20 anziani

SORI CASA DELL'ANTICO OSPITALE "MONS. L.BIRAGHI" DELLE SUORE MARCELLINE

RP 42 anziani

SORI S. GIUSEPPE RP 28 anziani

USCIO COMUNITA' ALLOGGIO A. CAPRILE CA 20 anziani

CCEENNTTRRII DDIIUURRNNII PPRREESSEENNTTII SSUULL TTEERRRRIITTOORRIIOOCircoscrizione Denominazione Capacità

GENOVA IX Levante CENTRO DIURNO VIA MAGGIO 6 9

GENOVA IX Levante CENTRO DIURNO BASAGLIA 111

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Piano di Zona 6 Genovese 51

ASILI NIDO E SERVIZI INTEGRATIVI AGLI ASILI NIDO

Distretto IX Levante

Quartiere cittadino Denominazione Capienza anno 2001Sturla Quarto Prato Verde 56Sturla Quarto Scrigno 56Sturla Quarto Villa Stalder 36

E' previsto nel corso dell'anno 2002 un ampliamento dell'offerta di accoglienza con unaumento di n. 4 posti all'Asilo Nido Villa Stalder.

Piano di Zona 6 Genovese 52

C) Finanziamenti in conto capitale

ANNO 2001

L’attribuzione di un budget alle zone, nel corso dell'anno 2001, sul conto capitale definitodalla Regione Liguria, ha favorito l'assegnazione di finanziamenti per un gran numero di opererispondenti alle necessità del territorio con riferimento ad utenza anziani, minori, persone conhandicap o con grave disagio sociale.

Tale modalità di riparto per budget è stata accolta positivamente perché garantisce unaprogrammazione pluriennale degli interventi sulle strutture sociali in linea con la realizzazione deiPiani di Zona previsti dalla legge 328/2000 e supera la logica del finanziamento di una solaopera per zona.

Le domande presentate da enti e istituzioni sono state nell'anno 2001 n. 27, così ripartite:

§ ZONA 1 Genovese numero 2§ ZONA 2 Genovese numero 6§ ZONA 3 Genovese numero 4§ ZONA 4 Genovese numero 6§ ZONA 5 Genovese numero 6§ ZONA 6 Genovese numero 3

Le opere finanziate sono state n. 19.

Il criterio di priorità considerato è stato quello di concedere il contributo per ilcompletamento di opere già avviate, che per lo più richiedevano interventi di adeguamento dellestrutture agli standard normativi (L.R. 20/99), per non vanificare così l’investimento delle risorsepubbliche precedentemente assegnate.

Gli altri criteri economici seguiti dalle conferenze di zona, oltre al recepimento di quelliindicati dalla Regione15 sono stati il:

§ Finanziamento di un massimo di 2 opere per gli enti che hanno presentato fino a 4 richiestecomplessivamente per le 6 zone e privilegiando l’opera con uno stato di avanzamento lavoritale da garantirne il completamento con il contributo assegnato;

§ Finanziamento dell’intero importo richiesto quando l’ammontare era al di sotto di lire120.000.000;

§ Finanziamento dell’intero importo richiesto quando l’ammontare era inferiore al 40%;§ Finanziamento intorno al 50% per le altre richieste.

E' stato richiesto alla Regione Liguria un incremento delle quote destinate al fondo ContoCapitale in considerazione dello stato in cui si trovano le strutture e la loro necessità diadeguamento alla normativa oltre che alla creazione di nuove strutture in grado di rispondere anuovi bisogni sociali.

E' stato inoltre chiesto alla Regione la presa in carico della copertura del finanziamento peralcuni lotti dell'IPAB Istituto Doria in analogia con quanto avvenuto con l'Istituto Scaniglia Tubino inquanto tale decisione sarebbe in armonia con gli accordi assunti tra il Presidente della Regione, il 15 Completamento di opere già esistenti; Interventi edilizi per ampliamento, ristrutturazione, restauro, risanamento conservativofinalizzato all'adeguamento ai requisiti per la messa a norma di strutture esistenti; Acquisti di nuove strutture già idonee alfunzionamento; Acquisti di strutture e contestuali interventi edilizi/acquisto area e relativa costruzione della struttura; Acquisto arrediper asili nido.

Piano di Zona 6 Genovese 53

Sindaco di Genova, il Presidente della Provincia e i referenti delle Grandi II.PP.AA.BB. Genovesiper addivenire alla costituzione di un'Azienda cittadina prevedendo l'accorpamento e ildecentramento delle grandi istituzioni.

OPERE FINANZIATE IN ZONA 6

COMUNE Ente Richiedente Breve Descrizione Intervento Utenza diRiferimento

Importocomplessivo del

Progetto

ImportoRichiesto

ImportoAssegnato

Pieve Ligure Parrocchia S.Michele ArcangeloVia 11 Febbraio1/1

Circolo Parrocchiale polivalenterivolto a minori e anziani.Opere interne e adeguamentinormativi.Riconfermato

Anziani/Minori 400.000.000 200.000.000 166.628.712

Genova Don OrioneCastagna (R.P.Castagna)Via Tigullio 2

adeguamento struttura funzio-nante alla normativa vigente

Anziani,portatori dihancicap

1.132.800.000 453.120.000 453.000.000

Non tutte le opere sono state finanziate sino al massimo consentito pari al 60% dell'importorichiesto ciò al fine di finanziarne un numero maggiore perché si giungesse al completamento deilavori previsti.

ANNO 2002

L'anno in corso ha visto riconfermata, dalla Regione, l'assegnazione di un budget di zonaper i finanziamenti in conto capitale.

La presentazione delle richieste per gli enti ai Comuni doveva avvenire, con riferimento allaproroga concessa, entro il 28 febbraio.

I Comuni verificata la documentazione allegata certificano e inoltrano le richieste allaConferenza di Zona entro il 30 di aprile.

La Conferenza di Zona definisce e inoltra alla Regione Liguria le richieste entro il 30 giugno.

Le domande pervenute per le 6 zone genovesi per l'anno in corso sono n. 29 di cui 19 sulTerritorio del Comune di Genova e 10 sul territorio dei Comuni limitrofi così suddivisi:

§ ZONA 1 Genovese numero 3§ ZONA 2 Genovese numero 4§ ZONA 3 Genovese numero 6§ ZONA 4 Genovese numero 5§ ZONA 5 Genovese numero 4§ ZONA 6 Genovese numero 7

L'assegnazione del budget regionale per le 6 zone genovesi per il conto capitale ammmontaa € 2.893.179,15 (lire 5.601.976.000) ed è stato così determinato:

§ ZONA 1 Genovese € 160.870,64 (lire 311.489.000)§ ZONA 3 Genovese € 263.268,04 (lire 509.758.000)§ ZONA 5 Genovese € 133.358,98 (lire 258.219.000)§ ZONA 6 Genovese € 159.400,81 (lire 308.643.000)§ ZONA 2 - 4 Genovese € 2.176.280,68 (lire 4.213.867.000)

Piano di Zona 6 Genovese 54

Le richieste pervenute ammontano a € 5.693.424 (lire 11.024.006.104.).

I criteri di assegnazione corrispondo a quelli dello scorso anno oltre a quanto indicato nellacircolare regionale prot. n. 53295/1000 del 17.04.2002 e precisamente:

1. Completamento e messa a norma delle opere già esistenti (con particolare riferimento aquelle opere il cui mancato finanziamento comprometterebbe la funzionalità della strutturastessa e renderebbe inutili eventuali contributi regionali già assegnati precedentemente);

2. Interventi edilizi per attivazione di nuove strutture, ivi compreso ampliamento, ristrutturazione,restauro, risanamento conservativo finalizzato all'adeguamento ai requisiti per la messa anorma;

3. Acquisto attrezzature per servizi alla prima infanzia.

Nel presente piano non sono acclusi gli elenchi degli enti che hanno richiesto contributi inconto capitale in quanto la Conferenza di Zona dovrà esprimere le priorità entro il mese di giugno.

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7. LINEE DI SVILUPPO

A) Indirizzi di area per il Comune di Genova

A seguito dei processi avviati dalla Legge quadro sui servizi sociali (328/2000) sono statedefinite le competenze territoriali delle segreterie tecniche.

Inoltre il modello organizzativo utilizzato ha previsto l'attribuzione ad ogni segreteria diaree tematiche specifiche collegate a politiche da perseguire così come da schema.

Le funzioni attribuite alle Segreterie tecniche sono pertanto:programmazione tecnica, annuale e pluriennale, per zone e cittadina, nell'ambito del sistema

dei servizi socio-sanitari previsti dalla normativa vigente;attività di monitoraggio dei processi e verifica dei risultati delle attività programmate;vigilanza ordinaria e straordinaria sulle strutture sociali e socio-sanitarie;emissione di pareri tecnici relativamente agli interventi edilizi sulle strutture socio-sanitarie e

relativa compatibilità con la pianificazione zonale, nonché il monitoraggio e la vigilanza sull'utilizzodei finanziamenti regionali nei tempi e nei modi previsti.

Nel descrivere i processi programmatori per area tematica all’interno del Comune diGenova vale la pena dare alcuni dati sull’impegno finanziario.

segreteria tecnica ponentearea politiche sociali per i minori e la famiglia

segreteria tecnica centroarea politiche sociali per la salute mentale, la dipendenza, il disagio e quantaltro affine la solidarietà e non rientrante nelle altre tematiche

segreteria tecnica valpolceveraarea politiche sociali per la disabilità

segreteria tecnica valbisagnoarea politiche sociali per i rapporti con la sanità, altre istituzioni e per la progettazione europea

segreteria tecnica levantearea politiche sociali per gli anziani

Le segreterie tecnicheLe segreterie tecniche

PONENTE

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A.1 Responsabilità famigliari e diritti dei minori e degli adolescentiIl Comune di Genova prevede come obiettivo prioritario degli interventi dei servizi sociali

l’emancipazione della persona e del cittadino dagli eventi e dalle situazioni che mettono il soggettoin difficoltà.

All’interno di tale obiettivo il lavoro degli operatori per il sostegno delle famiglie deveprevedere servizi ed occasioni educative che non si sostituiscano ai compiti delle famiglie ma cheal contrario ne rinforzino le risorse e le potenzialità non espresse.

Data la variabilità dei problemi emergenti nel corso del tempo si è assistito alla nascita dinuovi strumenti educativi e di supporto.

Inoltre esistono alcune attività che, pur avendo anch’esse l’obiettivo di sostenere le famiglieed accompagnarle verso percorsi di autonomia, comportano concretamente percorsi educativi piùintensi legati all’immediata tutela del minore, prevedendo l’allontanamento dei bambini dallafamiglia di origine per inserirli temporaneamente o in strutture comunitarie o in famiglie affidatarie.I servizi e le occasioni presenti in città (che come ordine di grandezza si aggirano su circa15.000.000 di € all’anno compresa la parte di finanziamento della L.285/97 che ricade sull’area),sono frutto di implementazioni progressive e non sempre organica, cui il piano di realizzazione della285/97 ha iniziato a dare unitarietà.

Da ciò deriva la convinzione che forse occorra frenare la fase espansiva dei serviziprivilegiando l’impegno per dare compiutezza ad un sistema che nella sua ricchezza di occasioninecessita di un regolatore.

Vale la pena, pertanto, declinare alcuni obiettivi che l’amministrazione considera centrali eprioritari nei vari segmenti del sistema delle politiche per i minori e la famiglia.

Tale strada non può prescindere da percorsi di concertazioni sia all’interno delleamministrazioni pubbliche che con tutte le parti sociali ognuna secondo le proprie specificità ecompetenze.

Occorre focalizzare l’attenzione su alcune dimensioni strategiche che diventino il perno dellepolitiche e il parametro valutativo dei percorsi programmatori, cosi declinate:

Anziani(L. 32.900.000.000)

38,5%

Minori (L. 26.400.000.000)

30,9%

Disabili (L. 13.280.000.000)

15,6%

Adulti in difficoltà (L. 5.800.000.000)

6,8%

Psichici (L. 3.200.000.000)

3,7%

Nomadi e stranieri (L. 1.770.000.000)

2,1%

Senza dimora (L. 1.200.000.000)

1,4%

Tossicodip. (L. 600.000.000)

0,7%

Altri(L. 250.000.000)

0,3%

Piano di Zona 6 Genovese 57

� Promuovere la dimensione di rete dei servizi, delle occasioni, delle culture che nel territorio sisono sviluppati negli anni, rafforzando la competenza di governo� Avviare processi che mirino a distinguere tra welfare leggero e complesso garantendo lacontinuità, la progressione tra gli interventi, così che sia possibile realizzare progetti individuali diautonomia (quindi empowerment e sussidiarietà), mantenendo le funzioni sostitutive solo comeresiduali o su problematiche specifiche� Introdurre un sistema per il controllo qualità che sostenga il miglioramento permanente

Tali dimensioni vanno strutturate all’interno di alcuni processi ed azioni che sia la produzionelegislativa di settore, sia l’azione pianificatoria nazionale e regionale sia l’ultima produzionescientifica sulle tematiche del servizio sociale considerano non più dilazionabili:

� Realizzare un processo di deistitutizzazione, nella direzione di migliorare la fungibilità e laqualità delle strutture di accoglienza per minori ( e anche delle madri), attraverso: ü la messa a sistema degli interventi ü un processo di differenziazione e specializzazione degli stessi ü lo sviluppo di un sistema di controllo della qualità.� Incentivare l’uso dell’affido familiare, attraverso ü la promozione e l’informazione, ü il collegamento con le altre risorse, ü lo sviluppo di nuove forme di affido (urgenza, affido esterno, adolescenza...).� Sviluppare una politica per la famiglia che promuova e sostenga le responsabilità familiari evalorizzi le capacità genitoriali attraverso: ü interventi economici (RMI per l’estremo ponente, sostegno alle famiglie numerose e allanascita dei figli, assegno servizi16) ü Spazi famiglia come motore culturale della centralità della famiglia, e come spazio nonconnotato, aperto, libero, informale, aspecifico nel suo potenziale preventivo. ü Il sostegno alla costruzione di spazi per la prima infanzia flessibili nella risposta ai bisognidelle famiglie ma di qualità nella costruzione dei percorsi educativi dei bambini� Facilitare le possibilità di utilizzo integrato e sistemico delle risorse da parte dei servizi e deglioperatori di base, attraverso la definizione di collaborazioni strutturate tra le diverse risorse, lacura dell’informazione/formazione, la predisposizione di circuiti di regolazione anche attraverso ungoverno complessivo del sistema che ne garantisca gli snodi

Le azioni che abbiamo cercato di condensare in queste poche righe devono tener conto dellarelazione stretta con una serie di soggetti pubblici come l’Azienda Sanitaria, attraverso idipartimenti per la pianificazione generale e i Distretti Sanitari per la pianificazione specificaterritoriale, e la Scuola pubblica.

Con AUSL e Scuola (come descritto nel “percorso metodologico per la costruzione del pianodi zona”) la sinergia e la continuità e contiguità tra i processi appare non più solo come unaopportunità ma ormai una necessità.

All’interno delle azioni enunciate sopra si vuole evidenziare come alcune di esse sianometafora operativa delle dimensioni strategiche del servizio e pertanto si vuole entrare in manierapiù approfondita sui processi legati al sistema della residenzialità 17, sulla ridefinizione dell’Affidofamigliare, sulla riprogettazione degli Spazi Famiglia e la sua relazione con il sistema diurnodell’Agenzia Educativa18. 16Vedi sperimentazione....17Per una trattazione più completa vedi documento di indirizzo sul sistema residenziale allegato alla deliberazione C.C. N. 53 del2.4.0218Vedi protocolli operativi Distretto, Agenzia Educativa, Spazi Famiglia

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Il sistema residenziale

Le politiche per i minori e la famiglia dell’area sociale necessitano della costruzione diprocessi di coordinamento (che indirizzino verso una programmazione complessiva ed organica cheponga in rapporto dinamico bisogni e risorse presenti sul territorio cittadino) e di armonizzazionecon istanze e idee formulate sia dall’ultima produzione di Leggi nazionali di settore (L.328/2001 –L.149/2001) sia dalla “Relazione sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, 2000”,che dalle indicazioni del nuovo Piano Triennale dei Servizi Sociali 2002-2004 della Regione Liguria,anche sulla base degli indirizzi scaturiti dall’accordo di programma per la L.285/97 (deliberazioneC.C. n 66/2001) e delle proposte fornite dai Distretti Sociali in tema di residenzialità, nonché deilavori dei Progetti Affido Familiare e Rete madre/bambino.

Partendo dai risultati positivi ottenuti dalla sistematizzazione del settore diurno degli anniscorsi con la nascita delle Agenzie Educative Territoriali, appare oggi importante focalizzarel’attenzione sul sistema residenziale, promuovendo anche l’interconnessione tra i due sistemi.

Pertanto gli obiettivi strategici di sistema (momento d’arrivo il 2006) in sede locale sembranoidentificabili in:

• Commisurare gli interventi residenziali del nostro comune con i dati a livello nazionale.• Equilibrare il rapporto tra interventi residenziali e affidamenti familiari• Sviluppare il collegamento dell’intervento residenziale verso il sistema diurno e forme diaffidamento familiare, anche come supporti alla famiglia d’origine.• Arricchire le tipologie disponibili nel sistema, valorizzando e promuovendo nel contempo imodelli esistenti.• Superare progressivamente le condizioni che caratterizzano l’intervento residenziale comeistituzionale (entro 31.12.06 – L.149/01 art.2 comma3)

Tali obiettivi richiedono uno sforzo corale di messa a sistema delle risorse, riconoscendo ilruolo di partners privilegiati della C.A. alle CEA delle cooperative sociali e alle CEA della ConsultaDiocesana, con le quali sono avviati da tempo tavoli di progettazione e verifica, sulla base dellamission comune che è l’intervento educativo.

Intorno alla bipartizione tradizionale dei due modelli di CEA, definiti principalmente dagliorientamenti culturali di fondo degli enti gestori, si struttura, ma anche si esaurisce, l’offerta di serviziresidenziali cui l’operatore distrettuale fa ricorso per affrontare problemi che sempre più appaionocomplessi e bisognosi di risposte differenziate e specialistiche.

Appare quindi fondamentale intervenire all’interno del sistema attuale, accentuando ovepossibile le differenze tra le strutture con lo sviluppo di nuovi modelli, garantendo anche maggiorilivelli di qualità.

L’affido famigliareLa riprogettazione dell’affidamento familiare all’interno della L. 285 segue alcune direttrici

che definiscono, in modo netto, gli obiettivi da perseguire, primo fra tutti quello di incrementare ilnumero degli affidi, anche in ottemperanza al disposto dei più recenti disposti legislativi, e quellodi migliorare ulteriormente qualità degli affidi e l’immagine del servizio attraverso una presa incarico e un supporto reali a tutti gli affidi in atto o in via di attuazione. Tale intervento persegueanche l’obiettivo fondamentale di mantenere alto il livello di motivazione e il significato dell’affidointroiettato da parte delle Famiglie affidatarie.

Sostanzialmente si possono individuare tre direttrici.1. Consolidare e rafforzare l’esistente, soprattutto in termini di struttura organizzativa, di

funzionalità, di competenza degli operatori, di identità di gruppo.2. Dare attuazione piena ai diversi impegni, progetti, piani di lavoro già avviati.3. Avviare una nuova riprogettazione.

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Rientrano in quest’ultimo punto alcune piste di lavoro, che tendono:� ad allargare i servizi che ruotano attorno all’intervento dell’affidamento familiare (struttura perl’osservazione della relazione madre-bambino; struttura di primo intervento; rilancio dell’affidodiurno e d’urgenza; gruppi appartamento, con supporto “esterno” di famiglie affidatarie a giovanimadri sole con figli nel loro percorso di crescita e ricerca di autonomizzazione) aumentando lepossibilità di operare con diagnosi tempestive e precoci.� ad ampliare il numero e la tipologia dei soggetti che collaborano col “Progetto Affido”(volontariato, 3° settore, per la promozione e la diffusione della cultura.. );� a rimodellare il tipo di collaborazione in atto;� ad estendere a livello nazionale la portata di alcuni progetti per aumentarne efficacia erilevanza (formazione, ricerca, sistema informativo…)

Rientrano pertanto nella riprogettazione complessiva:� il richiamo della Campagna informativa, con una rimodulazione dei messaggi e una diversadefinizione del target, anche sulla base dell’analisi dei dati e degli strumenti dell’esito dellacampagna terminata (target per affido diurno e affido urgente), prevedendo l’utilizzo di personaleadeguato per la prima risposta� il Progetto “famiglie accoglienti”:� Progetti Neonati a rischio� Progetto Casa Famiglia� Progetto Pronta Accoglienza, con un investimento economico connesso alla necessità diprevedere un diverso contributo economico ed eventuale supporto di baby sitter� Rete associativa di supporto all’affido diurno, scolastico, e Gruppi appartamento� Struttura x osservazione relazione madre-bambino

Gli spazi famigliaSi esplicitano alcuni aspetti di contenuto relativamente al progetto Spazi Famiglia:Lo spazio famiglia è una agenzia a favore del benessere dei bambini e delle famiglie. Esso è

strutturato come una casa che accoglie le persone perseguendo le seguenti funzioni principali:� Coesione sociale e sviluppo delle relazionali di comunità, come strumento per potenziare le

capacità, la coesione, il senso di sicurezza di tutte le famiglie con figli e nel renderle capaci difornirsi reciproco sostegno e di costruire solide comunità intorno alle circoscrizioni, alle scuole, aidistretti sociali, ai consultori, ai luoghi prescelti per interesse e accessibilità. Ne dovrebbeconseguire un aumento del potere delle famiglie, affinché siano queste a fare qualcosa per lorostesse, attraverso l’assunzione di un ruolo attivo e responsabile per partecipare alla soluzionedei loro problemi

Le prestazioni e le attività per lo sviluppo di questa funzione, che potranno esplicitarsi ancheall’interno della Scuola, prevedono:ü l’attivazione di gruppi di auto e mutuo aiutoü l’avvio di dibattiti a tema,ü corsi per genitoriü laboratori per bambini e genitori,ü promozione e agevolazione dell’uso dell’area gioco per famiglie e i loro bambiniü promozione e informazione dei possibili livelli di partecipazione delle famiglie allo svolgimentodella vita sociale,ü coinvolgimento attivo delle famiglie nella conduzione dello spazio famiglia stesso.

� Sostegno alle famiglie, come strumento per riconoscere, implementare e valorizzare ilpatrimonio di competenze esperienziali e strategiche che ogni famiglia o individuo accumulano emettono in atto durante il corso della vita, anche per superare fasi e momenti critici, aumentare laconsapevolezza, la certezza di solidarietà all’interno di una dimensione di diritti e garanzie che nonescluda una nuova partnership tra istituzioni e famiglie, tramite:ü Attività di informazione e promozione su tematiche, risorse, occasioni sia di argomento sociale

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che educativoü la partecipazione a corsi specifici per genitoriü Attività di tipo conferenziale in collaborazione con la Scuolaü la frequentazione delle aree gioco in cui poter condividere problematiche comuni ad altrigenitori in presenza dei propri figli e di operatori disponibili a fornire sostegno sia alla relazionetra adulti che a quella di giocoü la possibilità di usufruire di baby sitters formate dal Comune, in contatto con associazioni, permomenti di necessità della famigliaü servizi di tipo socio-educativo per le famiglie inviate dai Servizi Sociali affinché colgano, oltre lanecessità di riparare il “danno”, la possibilità di riattivare e mobilitare le proprie risorseü l’avvio di processi di affrancamento, definendoli “progetti a termine”, utilizzando affidamentieducativi svolti da personale professionale presente allo Spazioü Servizi per le famiglie della cosiddetta “area grigia” che attraversano momenti di necessità,utilizzando un sostegno che cerca di coniugare la dimensione della prestazione con quella dellosviluppo, per esempio nel vivere l’incontro con il proprio figlio presso lo Spazio Famigliaü l’ ottimizzazione di alcune funzioni, correlate a prestazioni di area sociale, nell’ottica di unamiglior qualità di vita dei bambine e bambini.

� Consulenza legaleCome strumento per offrire alle famiglie, ai genitori, alle coppie ai single, la possibilità diimplementare le loro conoscenze correlate al diritto di famiglia, in cui trovare informazioni,chiarimenti e orientamenti, con particolare riferimento alle famiglie di fatto ,alla separazione, allefamiglie di seconda formazione, nonché ai quesiti legati alla tutela dei figli prima e durante ilpercorso giudiziario; uno spazio in cui favorire maggiore competenza attivando anche momenti diin/formazione comune con altre persone accomunate dallo stesso problema e con operatori pubblici,cercando di sviluppare per questa specifica consulenza una cultura legata allaconoscenza/consapevolezza, invertendo la rotta dell’utilizzo che è quasi sempre legato al bisognocontingente. � Consulenza familiareCome strumento per affrontare momenti di difficoltà della coppia e del genitore in cui, purmantenendo l’approccio verticale consulenziale, si vuole, in linea con la complessiva offerta di questanuova agenzia per la famiglia, aiutare le persone ad attivare le proprie risorse per trovare in modoautonomo risposte efficaci all’interno di un primo momento di ascolto e di accoglienza; quandoquesto primo momento non si rivelasse sufficiente si attiverà l’invio alla rete globale dei servizi che sioccupano della famiglia. � Consulenza pedagogicaCome strumento per ottenere e aumentare le proprie conoscenze su temi relativi alla cura e allacrescita dei bambini, a contrasto del senso di solitudine e inadeguatezza avvertito da chi per laprima volta affronta l’esperienza di genitore, per aiutare le famiglie a trovare la consapevolezzadelle proprie risorse e quindi la fiducia nelle proprie capacità a vantaggio di una buona relazionetra genitori e figli, tramite l’erogazione di consulenze dirette ai genitori, sia attraverso gruppi digenitori per incontri a tema, anche in coopresenza di altre figure professionali dello Spazio oesterne, con la caratteristica di essere un servizio “leggero”, posto in modo discreto a sostegnodella coppia, a cui questa senta di potersi appoggiare secondo le proprie necessità; può diventareun’occasione per mettere in relazione educatori, genitori e altre figure significative per confrontarsisui percorsi di crescita dei bambini.

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A.2 Tutela delle persone anziane

Genova e i suoi anzianiLa città di Genova pone tra i suoi principali obiettivi le politiche di promozione del benessere

e della qualità della vita, di prevenzione del disagio e di tutela delle situazioni di fragilità riferitealla terza e alla quarta età.

A Genova, infatti, gli anziani sono 157.74119 e costituiscono un quarto della popolazione(24,94% contro il 18% della media nazionale); di questi quasi la metà (47%) ha oltre 75 anni equasi un terzo (47.669) vive solo.

L’analisi per sesso della composizione delle classi di età oltre i 65 anni conferma la maggiorsperanza di vita delle donne rispetto agli uomini pari a 6,3 anni.20.

Tra gli ultranovantenni la percentuale delle donne supera l’80% del totale.Questo dato deve essere tenuto presente nella programmazione degli interventi a favore

della terza e quarta età, in quanto correlato anche ad un diverso modo dei due generi di percepiree di vivere il proprio invecchiamento.

Le proiezioni elaborate dall’Unità Organizzativa Statistica per il 2009 indicano che inprospettiva diminuiranno sempre più le fasce d’età fino ai 45 anni, che la fascia intermedia (45-65anni) si manterrà sostanzialmente stabile (piccolo incremento del 0,5-1%), mentre gliultrasessantacinquenni aumenteranno e, tra questi, in maniera significativa (4%) le personeultraottantenni. Si stima che nel 2009 gli ultraottantenni passeranno dagli attuali 38.800 ad unnumero compreso tra 50.200 e 55.600 pari a circa il 9% della popolazione totale.Le proiezioni al 2009 evidenziano che le donne costituiranno oltre i due terzi degli ultraottantenni.Il quadro si presenta ulteriormente appesantito se, accanto alla situazione demografica, si considerache nel 2009 gli anziani non autosufficienti passeranno dagli attuali 33.000 ad un numero compresotra i 37.000 e i 40.000 (corrispondente a circa il 24% della popolazione ultrasessantacinquenne) etra questi circa 13.000 anziani saranno totalmente non autosufficiente (“costrette a letto o su unasedia con livelli di autonomia pressoché nulli”21).

Proprio a fronte di tale quadro demografico, le politiche per gli anziani messe in atto dalComune di Genova, ancorché non in grado di soddisfare appieno la domanda sociale, sonosignificative sotto il profilo della spesa sostenuta e dei casi seguiti: nel 2000 sono stati spesi oltre 37miliardi di lire (pari a circa il 44% del bilancio complessivo dei servizi sociali) per un ammontarecomplessivo di oltre 8.000 utenti; di tale somma le voci più significative risultano essere ladomiciliarità, comprensiva di tutti gli interventi finalizzati al mantenimento a casa dell’anziano22,pari a 12.673.000 di lire e gli inserimenti in RP e RSA per un ammontare di 22.557.000 a cui vannoad aggiungersi i costi di gestione per il S. Raffaele di Coronata e Villa S. Teodoro.

La domiciliarità e le strutture intermediePer rispondere alle esigenze di una popolazione proporzionalmente in età sempre più

avanzata è necessario giungere alla costruzione di una rete di supporto sociale in sinergia tra servizisociali, sanitari e reti di solidarietà. Il ruolo del Comune dovrà sempre più consistere nellapianificazione di una adeguata offerta di servizi ed opportunità, integrati tra di loro, attraverso ilgoverno delle risorse, pubbliche e private, disponibili nella città.

Obiettivo centrale di questa azione resta la tutela delle anziane e degli anziani nonautosufficienti presso la propria famiglia, il proprio domicilio, il proprio contesto sociale di vita. Ciò 19Rilevazione al 31/12/200020Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli affari sociali “Relazione biennale al Parlamento sulla condizionedell’anziano 1998 - 1999”21Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-200322Assistenza domiciliare, contributi economici, affido anziani, buon vicinato, interventi integrativi di supporto.

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equivale a contrastare i processi irreversibili di istituzionalizzazione o ritardarli quanto più possibile.L'idea, infatti, è quella di rinforzare la rete dei servizi che favoriscono il permanere della personanel proprio ambiente di vita riducendo il ricorso al ricovero in istituto, sviluppando forme nuove didomiciliarità e potenziando le strutture intermedie.

A partire da questi presupposti l'idea alla quale si sta lavorando è quella della costruzionedi una "Agenzia per la domiciliarità" presente in ogni Zona. Il progetto si propone di sviluppareuna logica di "domiciliarità diffusa" che non contempli solo ed esclusivamente le prestazionidomiciliari tradizionalmente intese (igiene personale, preparazione pasti, ecc.) ma che prevedapiuttosto un sistema reticolare che metta in connessione gli interventi di AD con il tele-soccorso e con ilservizio di ascolto telefonico che andrebbe implementato nella direzione della teleassistenza.

L’Agenzia potrà, inoltre, fornire “prestazioni leggere”, anche non continuative, attraverso lacollaborazione di volontari dando così nel contempo un impulso alle azioni per il protagonismo deglianziani.

Inoltre questo “sistema domiciliarità” dovrà essere rivolto alla famiglia perseguendo quindi ilsuperamento delle attuali “categorie” di utenza (anziani, handicappati, famiglie con minori, ecc.)uniformando gli interventi domiciliari in funzione di risposte organiche e flessibili ai bisogni dellefamiglie.

Per la realizzazione dell'Agenzia, che ad oggi è a un livello di progettazione solo interna, siprevede un doppio percorso: uno di approfondimento del confronto interno con i Distretti, l'altro diconfronto esterno con il Terzo Settore.

Il modello domiciliare ipotizzato sarà correlato ad altri interventi che dovranno esseresostenuti e valorizzati quali, ad esempio, l’affido anziani.

Un elemento di criticità che si rileva ad oggi in merito all’assistenza domiciliare per personeanziane è che, mentre l’AD erogata tramite personale dipendente è presente in tutti i distretti, quellaerogata tramite convenzione con cooperative sociali è presente solo in 8 distretti su 11, è assenteinfatti nei distretti VII Ponente, VI Medio-Ponente e IX Levante dove il servizio di AD viene erogatosolo in forma diretta. Ciò evidentemente crea uno squilibrio che si traduce in differenti percentuali dianziani in assistenza domiciliare come dimostra la tabella sottostante. Si evince, infatti, che a frontedello standard minimo del 3% di anziani in AD sulla popolazione ultrasessantacinquenne fissato dalvecchio PTSS23, la Zona 1, e soprattutto la Zona 6, si collocano al di sotto di questo livello minimo.Pertanto l‘incremento del 1% all’anno come richiesto dal Piano Regionale in tutti i distretti cittadinidovrà conciliarsi con una diversa allocazione delle risorse che porti ad un riequilibrio complessivoall’interno del contesto cittadino.

23I dati rilevati e riportati in tabella sono relativi al 2000 e sono stati elaborati prima dell’emanazione del nuovo PTSS pertanto siriferiscono al “vecchio” parametro di domiciliarità del 3% degli ultra65enni, modificato oggi nel 4,5% degli ultra75enni.

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DOMICILIARITA' ANZIANI(Standard regionale 3 % > 65 anni)

Numero utenti anno2000 *

corrispondente allaseguente

percentuale di anzianiZONA n. 1 463 2,85

VII PONENTEZONA n. 2 1.276 3,85

VI MEDIO PONENTEII CENTRO OVEST

ZONA n. 3 803 5,36V VALPOLCEVERA RIVAROLOV VALPOLCEVERA BOLZANETO

ZONA n. 4 1.740 4,37I CENTRO PRE'/MOLO/MADDALENA-PORTORIAI CENTROOREGINA/LAGACCIO/CASTELLETTOVIII MEDIO LEVANTE

ZONA n. 5 1.128 3,17III BASSA VALBISAGNOIV VALBISAGNO

ZONA n. 6 236 1,31IX LEVANTE

Totale Distretti del Comune di Genova 5.646 media cittadina: 3,6 %* N° comprensivo degli utenti dei servizi di Assistenza Domiciliare (diretta, in convenzione,Spedalizzazione Territoriale), Affido anziani, Buon Vicinato, interventi di supporto (trasporto, trattorie,radio soccorso), contributi economici continuativi e "una tantum".La percentuale di anziani seguiti nei Distretti Ponente e Levante risulta inferiore allo standard del 3 % :ciò è imputabile, almeno in parte, all'assenza, nei due Distretti, del servizio di assistenza domiciliare inconvenzionePer quanto riguarda il Levante, in particolare, si può ipotizzare che anche il livello economico dellapopolazione residente, mediamente più elevato, incida sul numero di utenti dei servizi sociali.

Accanto agli interventi domiciliari si collocano le strutture intermedie quali soluzionialternative all’istituto; tra queste i Centri Diurni, gli Alloggi Protetti e le Residenze Servite.

In merito ai Centri Diurni l’Assessorato alla Città Solidale, d’intesa con l’Azienda Sanitaria,intende potenziarne il numero prevedendo una loro collocazione tale da assicurare l'integrazionecon la rete delle strutture e dei servizi socio-sanitari del territorio. A medio termine è previstal’apertura di quattro nuovi Centri Diurni: presso l’Istituto Doria, la Residenza Sanitaria Assistenzialedell’Istituto Brignole di Via Carnia, presso il Centro Polivalente "Boschetto" di Don Orione a Rivaroloed un secondo Centro presso il San Raffaele di Coronata la cui gestione sarà affidata acooperative sociali.

Un’altra risorsa alternativa all’istituto è rappresentata dagli Alloggi Protetti che, secondoquanto il Comune di Genova sta ridefinendo a livello progettuale, dovranno accogliere anzianiparzialmente autosufficienti e privi di supporti parentali. Gli alloggi verranno gestiti dai distrettisociali, anche attraverso l’erogazione del servizio di assistenza domiciliare, con il concorso diorganizzazioni di volontariato.

Accanto agli Alloggi Protetti sono in via di sperimentazione altre forme di convivenza traanziani supportate dall’affido anziani e dal servizio di assistenza domiciliare.

Sempre nell'ambito della progettazione delle strutture intermedie, è in corso una riflessionesulla percorribilità per realizzare delle Residenze Servite; si tratta di caseggiati organizzati in mini-

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alloggi con servizi accessori collettivi e caratterizzati dalla presenza di un “custode sociale”. Questasoluzione consentirebbe di evitare il ricorso all’istituto per persone ancora in grado di permanere inambiente domestico con conseguenti vantaggi sul piano dell’identità personale e con evidenterisparmio per la Civica Amministrazione. La soluzione della residenza servita va anche nelladirezione di rispondere alle gravissime condizioni abitative di molti anziani genovesi che spessovivono al limite della sicurezza. Si aggiunga a ciò il fatto che al momento ci sono molti anzianicollocati in albergo con contributo cronico finalizzato al problema alloggiativo che vivono, in realtà,in condizioni di grande disagio e che, invece, potendo fruire di risorse come la residenza servita oaltre forme di convivenza, avrebbero una qualità della vita sicuramente più elevata a fronte,peraltro, di un costo inferiore per l’Amministrazione.

E’ in fase di progettazione la prima di queste Residenze Servite denominata "Casa peranziani" in Vico Biscotti/Via San Donato nel centro storico cittadino, progettazione che rientraall’interno del contratto di quartiere attraverso cui l’Amministrazione Civica sta realizzando un’operadi risanamento del centro storico.

Assistenza ecomomica e Assegno ServizioE’ obiettivo prioritario per il prossimo biennio attuare un ripensamento complessivo delle

politiche di sostegno economico alle persone e alle famiglie in atto nel Comune di Genova, al fine diricomporre e ricondurre ad uniformità di criteri un sistema attualmente articolato in manieradifferenziata a seconda della popolazione di riferimento e delle modalità di erogazione.Nell’ambito di questa complessiva revisione progettuale dell’assistenza economica, il primo aspettoche verrà affrontato nel corso del 2002 è quello relativo ai contributi economici per gli anziani;l’attuale impianto regolamentare, organizzativo ed amministrativo deve essere armonizzato con lenuove linee di politica sociale contenute anche nei più recenti atti legislativi di indirizzo. Inparticolare si ipotizza di operare una più netta distinzione tra contributi alternativi al ricovero econtributi integrativi di reddito. Nel primo caso si dovranno connettere e rendere sinergici talicontributi con altri interventi, primo tra tutti l’affido anziani.

Inoltre nell'ambito delle nuove iniziative previste dalla recente normativa è in fase di avviola sperimentazione a livello regionale dell'Assegno Servizi, che consisterà nel riconoscere allefamiglie un voucher per l’acquisto di prestazioni socio-assistenziali presso fornitori accreditati.

Scopo della sperimentazione è quello di sostenere le persone non autosufficienti e le lorofamiglie nell'attività complessiva di assistenza, offrendo una risposta unitaria e di qualità nei diversiinterventi socio sanitari, con l'obiettivo di evitare il ricovero rispondendo comunque ad esigenze ditutela e di sostegno anche continuativo.

Si inserisce in una strategia di potenziamento degli interventi domiciliari: i titoli di acquistoper servizi sociali sono, infatti, destinati a tutti i cittadini e non soltanto a quelli con reddito limitato,seppur in misura diversa; in tal modo si attivano risorse umane ed economiche del nucleo familiareaffiancando nel contempo alle stesse "risorse pubbliche" secondo i principi di una modernasussidiarietà orizzontale.

Le prestazioni che possono essere acquistate dal cittadino con l'assegno servizi consistononell'aiuto domestico familiare, nell'assistenza tutelare per persone non autosufficienti e, per unapiccola parte della sperimentazione (pari al 5 % dei casi), nell'assistenza educativa di minori.

Per i casi complessi che richiedono prestazioni socio sanitarie è prevista l'attivazione dellaUnità di Valutazione Geriatrica e l'erogazione, all'interno del progetto individuale, di prestazionimedico infermieristiche e riabilitative a carico del Servizio Sanitario.

La sperimentazione riguarderà, per il Comune di Genova, la zona della Valbisagno.

Residenze Protette e Residenze Sanitarie AssistenzialiPer quanto riguarda le politiche relative alla residenzialità, intesa come Residenze Protette

e Residenze Sanitarie Assistenziali, l'obiettivo per i prossimi anni dovrà essere quello da un lato dicontenere i ricoveri in istituto, favorendo lo sviluppo delle altre risorse alternative finora descritte,

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dall'altro quello di qualificare e soprattutto riequilibrare l'offerta. Quest'ultima infatti, come risultadalla tabella sotto indicata, appare sbilanciata nella distribuzione territoriale in quanto nella Zona1- Ponente vi è un'offerta insufficiente di posti di residenzialità per anziani che risultano, per contro,in eccedenza nella Zona 5 - Val Bisagno. Proprio in considerazione di questo problema, la CivicaAmministrazione nell'ambito del piano di riqualificazione dell'area urbana di Voltri - Prà ha inprogramma la realizzazione di una nuova struttura residenziale sul fronte mare di Voltri.

Lo sbilanciamento esiste anche in relazione alla distribuzione di posti tra le due tipologie; inparticolare risulta, per l'intero territorio dell'AUSL 3 "Genovese", una carenza di posti di RSA,soprattutto riabilitativa, a fronte dei posti di RP. La dotazione complessiva di posti accreaditatidalla AUSL di residenzialità risulta comunque fortemente insufficiente al bisogno stimato dallaRegione Liguria nella misura dell'1,6% di posti sulla popolazione residente ultrasessantacinquenne.D’altra parte, sulla base del bisogno rilevato, il parametro dell’1,6% risulta insufficiente a frontedella popolazione anziana genovese, in particolare per quanto riguarda la quota degliultrasettantacinquenni che rappresentano quasi la metà (47%) della totale popolazione anziana. Sirende, quindi, urgente che il sistema socio-sanitario regionale riveda tale standard per arrivare adun numero di posti accreditati di residenzialità per anziani rispondenti al fabbisogno reale.

DISTRIBUZIONE POSTI DI RESIDENZIALITA' SOCIO-SANITARIAAUSL 3 GENOVESE (dati anno 2000)

(standard regionale 1,6% sulla popolazione ultrasessantacinquenne)

Zone sociali Accreditamenti totaliprevisti

Accreditamenti totaliattivati

Differenza tra fabbisogno eposti letto

ZONA 1 392 143 -249ZONA 2 526 168 -358ZONA 3 419 194 -225ZONA 4 606 509 -97ZONA 5 583 913 330ZONA 6 469 346 -123TOTALE 2.995 2.273 -722

Zone sociali Accreditamenti riabilitativi(RSA 1a fascia) previsti

Accreditamenti riabilitativi(RSA 1a fascia) attivati

Differenza tra fabbisogno eposti letto

ZONA 1 71 37 -34ZONA 2 95 0 -95ZONA 3 76 40 -36ZONA 4 85 80 -5ZONA 5 81 72 -9ZONA 6 74 74 0TOTALE 482 303 -179

Zone sociali Accreditamenti residenziali(RSA 2a fascia e RP)

previsti

Accreditamenti residenziali(RSA 2a fascia e RP)

attivati

Differenza tra fabbisogno eposti letto

ZONA 1 321 106 -215ZONA 2 431 168 -263ZONA 3 343 154 -189ZONA 4 521 429 -92ZONA 5 502 841 339ZONA 6 395 272 -123TOTALE 2.513 1.970 -543

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Allo stato attuale delle conoscenze, per il Comune di Genova, i posti letto esistenti, sempreriferiti al 2002, sono 3.293 per le Residenze Protette e le Residenze Sanitarie Assistenziali dimantenimento (2a fascia) e 590 per le Residenze Sanitarie Assistenziali di riabilitazione.

Le politiche per la casaIn considerazione delle caratteristiche demografiche della nostra città, l'Amministrazione

cittadina promuove iniziative specifiche per gli anziani nell'ambito delle più ampie politiche per lacasa.

Il degrado, infatti, che spesso caratterizza le condizioni di vita degli anziani non può trovarerisposte solo nella rete dei servizi socio - sanitari, ancorché efficienti. Necessariamente il "problemacasa" va affrontato complessivamente sulla base di strategie di ampio respiro che trascendano laspecificità dei singoli casi, ma che consentano una programmazione generale all'interno della qualeindividuare soluzioni articolate.

E' proprio a partire da questa consapevolezza che l'Amministrazione Comunale genovese hainvestito l'Ufficio "Terza e quarta età sicura" del compito di coordinare gli interventi dei diversisoggetti, interni ed esterni all'Amministrazione stessa, e di promuovere azioni per la sicurezza deicittadini anziani.

E' all'interno di questa cornice che è stata condotta una ricerca sociale, in collaborazione conl'Università di Genova, sulle condizioni abitative degli anziani nel centro storico cittadino che hadato un significativo impulso allo sviluppo di idee progettuali sul tema e alle sinergie che attorno adesso si possono creare.

Se, infatti, il problema della casa investe tutte le fasce di età, per gli anziani la casa diventacondizione assolutamente prioritaria al fine di garantire agli stessi il permanere presso il propriodomicilio il più a lungo possibile, evitando ricoveri precoci e impropri e migliorando la qualità dellavita di questi soggetti.

L'azione intrapresa dalla Civica Amministrazione, in collaborazione con A.R.T.E., è almomento rivolta al centro storico cittadino dove il degrado appare se non più elevato, quantomenopiù concentrato che in altre zone della città. Ciò non esclude, peraltro, una forte volontà politica diestendere progressivamente gli interventi di risanamento abitativo ad altre zone della città.

Si precisa che le azioni di "risanamento" non si riferiscono solo a interventi strutturali suglialloggi, ma su tutto il contesto circostante in termini di vivibilità e accessibilità (pulizia, animazione,servizi disponibili, spazi verdi e di socializzazione, ecc.).

I rapporti con la sanitàCosì come per gli altri settori d’intervento, si è attivato un tavolo di confronto con il

Responsabile dell’Unità Operativa Assistenza Anziani dell’Azienda USL 3 Genovese. Inquell’occasione si sono poste le basi per un lavoro tecnico-progettuale finalizzato al monitoraggiodel bisogno e alla ri-programmazione delle risposte socio-sanitarie con particolare riferimento allecure domiciliari e ai centri diurni.

In merito al primo punto l’orientamento della AUSL è verso un potenziamento delle curedomiciliari con l’erogazione anche di prestazioni infermieristiche ordinarie (es. cambio catetere oterapia iniettoria). Quest’aspetto rappresenta ad oggi un nodo critico nel rapporto tra sociale esanitario che sconta, sul piano dell’operatività quotidiana, una diversità di modelli culturali e diapproccio al problema. Di fatto gli operatori sanitari sono prioritariamente portati allarealizzazione di interventi tempestivi, ma connessi alla fase acuta del bisogno; viceversa glioperatori del sociale, seppur con tempi più lunghi, operano una presa in carico complessiva duraturanel tempo in quanto connessa con la dimensione di cronicità. E’ proprio a partire da questi elementidi riflessione che si è convenuto con la AUSL sulla necessità di attivare processi informativi-formativiper gli operatori dei due comparti affinchè condividano logiche e metodologie di lavoro, oltre checonoscere reciprocamente i limiti e i compiti istituzionali.

Per quanto riguarda, invece, l’aspetto specifico della Spedalizzazione Territoriale, sulla basedella sperimentazione conclusasi alla fine del 2001, la AUSL ritiene che il progetto sia perseguibilesu aree urbane ad alta intensità di popolazione, mentre ha individuato difficoltà progettuali e

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gestionali nelle zone extra-urbane caratterizzate da forte dispersione di abitanti. In questi casil'Azienda Sanitaria propone di individuare soluzioni alternative ad alta intensità sanitaria.Parallelamente l'Azienda si propone di potenziare il servizio di cure domiciliari integrate. In questalogica si ipotizza una ridefinizione della spedalizzazione territoriale che dovrebbe assumere unadimensione sovradistrettuale strettamente connessa all’attività ospedaliera e ulteriormentepotenziata negli aspetti riabilitativi rispetto al modello attuale.

Le Conferenze di Zona sono disponibili a valutare le linee proposte dall'Azienda Sanitariasottolineando la necessità che in assenza degli incrementi di posti letto di Residenza SanitariaAssistenziale e di riabilitazione si debba comunque fornire un servizio sostitutivo con interventisanitari e domiciliari più intensivi rispetto a quelli realizzati attraverso l'ADI. Rimane infatti essenzialeche vengano potenziati tutti i servizi sanitari domiciliari a copertura anche delle malattie cronichedegli anziani.

Per il Comune di Genova l'Azienda ha garantito sino al 31 luglio la prosecuzione delprogetto di Spedalizzazione Territoriale con copertura anche della quota sociale trattandosi diintervento a carattere prevalentemente sanitario. La Conferenza dei Sindaci, infatti, indica tra gliindirizzi prioritari, il mantenimento a carico del Fondo Sanitario Regionale della quota per gliinterventi socio-assistenziali nell'ambito del progetto di Spedalizzazione Territoriale, così comeprevisto dal DPR 502/92 e successive modifiche.

Per quanto riguarda, invece, gli altri Comuni, nelle more delle scelte dell'Azienda Sanitaria inmerito alla Spedalizzazione Territoriale secondo quanto sopra espresso, rimane in attesa disoluzione il problema dei fondi già versati dalla AUSL ai Comuni stessi per la copertura degliinterventi socio-assistenziali nei casi di Spedalizzazione Territoriale; tali fondi sono infatti almomento inutilizzati a fronte, per altro, di un forte bisogno della popolazione.

In merito al tema dei centri diurni l’orientamento attuale della ASL è da un lato ilpotenziamento di queste strutture dal punto di vista numerico e, al tempo stesso, unadifferenziazione delle tipologie; in particolare si pensa a centri diurni per anziani parzialmenteautosufficienti (o quasi non autosufficienti) con problematiche neuromotorie, ortopediche,psicologiche, ecc..., ma non affetti da Alzheiner o patologie affini. Accanto ai centri diurniandrebbero previsti “nuclei semiresidenziali” per pazienti affetti da Alzheimer o patologie affini,strettamente connessi ai centri ospedalieri e caratterizzati da un’intensità delle prestazioni sanitariepiù elevata.

Per l'area metropolitana si è già in presenza di un Centro Diurno per Zona come richiesto dalPTSS. D'altra parte si segnala la difficoltà di realizzare tali strutture nelle aree extra-urbane acausa della dispersività del territorio e dei conseguenti alti costi di trasporto che neconseguirebbero. Le Conferenze di Zona sono orientate, pertanto, a utilizzare, laddove lo ritenganoopportuno e previa autorizzazione della Regione, i fondi finalizzati ai centri diurni per larealizzazione di centri "socio-riabilitativi" che svolgano attività di accoglienza diurna affiancandointerventi di socializzazione ad attività di riattivazione cognitiva e psicomotoria. Tali strutture, chenon sarebbero riconducibili tout court alla tipologia del Centro Diurno secondo i parametri difunzionamento regionali, risponderebbero comunque al bisogno di interventi finalizzati allaprevenzione del decadimento psicofisico delle persone anziane ed al mantenimento delle capacitàresidue.

Il rapporto dei distretti sociali con la sanità non si esaurisce, però, nella collaborazione conl’UOAA, ma si riferisce anche al rapporto con i medici di medicina generale (MMG), con ilDipartimento di Salute Mentale, nonché con gli Ospedali.

Per quanto riguarda i MMG, l’avvio delle “cure domiciliari” ha messo in luce gli aspettipositivi dell’integrazione operativa sui casi aprendo nuove possibili prospettive di collaborazioneanche con i MMG che, nella logica dell’istituendo Distretto Sanitario, dovranno essere interlocutorisignificativi sul caso.

Il tema della gestione della cronicità diventa ancora più critico laddove ci siano patologie ditipo psichiatrico in soggetti anziani che, come tali, non sempre vengono seguiti in manieracontinuativa dai Centri di Salute Mentale. D’altra parte l’aumento di soggetti anziani con disturbi

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psichiatrici richiede l’avvio di un confronto, tra tutti i servizi interessati, sul tema delle psico-geriatria,così come meglio indicato nel capitolo specificatamente dedicato alla psichiatria..

Infine, per quanto attiene ai rapporti con l’Ospedale si fa presente che spesso questi sonoestremamente difficile in quei casi in cui la dimissione ospedaliera non è preceduta da una congiuntavalutazione dei bisogni dell’anziano che deve rientrare a casa e, per contro, l’ospedale avanzarichieste pressanti affinché lo stesso distretto sociale si attivi tempestivamente. Il rapporto è resoancor più teso dal fatto che, talvolta, gli anziani vengono ricoverati impropriamente in assenza dirisposte alternative o, ancor più spesso, rimangono degenti in ospedale per tempi molto superiorialle reali necessità sempre per carenza di risposte domiciliari e/o residenziali alternative. Lecondizioni per il superamento di questo problema dovrebbero essere rappresentate dall’istituzionedei distretti sanitari, attualmente il tassello mancante nella rete dei servizi territoriali, edall’applicazione del Piano di Riorganizzazione della Rete Ospedaliera Regionale recentementeapprovato in cui si prospetta la predisposizione di un piano complessivo di residenzialità extra-ospedaliera da parte delle ASL che, tra le altre cose, preveda strutture di ricovero a “bassa obassissima intensità di cura”.

A.3 Tutela sociale dei disabili

I dati sulla popolazione disabile sono stime elaborate dall’ISTAT che si basano sui datirilevati attraverso l’indagine campionaria "Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari", cheviene svolta periodicamente con una cadenza di circa cinque anni. Detta indagine si configura comeun fondamentale strumento di osservazione delle condizioni di salute della popolazione.

E’ stata svolta nel periodo 1999-2000, le famiglie intervistate sono state 52.300 per untotale di circa 140.000 individui.

L’indagine costituisce attualmente l’unica fonte di dati organizzata, informatizzata eduniforme a livello territoriale che sia capace di fornire un quadro abbastanza completo, sebbenenon esaustivo, sulle persone disabili.

In attesa della pubblicazione “Istat, indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizisanitari, 1999-2000”, l’Istituto di ricerca ha reso noti i dati sulla popolazione disabile in Italia,divisa per sesso, classi di età, condizione di residenza cioè se vive in famiglia o presso struttureresidenziali.

L’Istat individua il tasso di disabilità, per mille abitanti, riferito ai disabili che vivono infamiglia dai 6 anni in su, suddiviso per regione; tale tasso si connota in due specificità:

§ Tasso grezzo che riguarda l’incidenza di disabili sulla popolazione. Per la Liguria è pari al47,3/1000 ab.

§ Tasso standardizzato che consente di confrontare popolazioni aventi una struttura per etàdiversa permettendo in questo modo di ridurre il peso del fattore età sulla disabilità, tenutoconto di un aumento di disabilità correlato all’età. Per la Liguria questo tasso è del 35,5/1000ab. e sostanzialmente è utile per confrontare il dato regionale con quello delle altre regioni; inparticolare la Liguria si caratterizza come la Regione con il tasso più basso insieme a FriuliVenezia Giulia e P.A. Bolzano.

Il tasso nazionale, sia grezzo sia standardizzato, è pari a 48,5/1000 ab. (la distinzione tra idue tassi è infatti necessaria solo per la comparazione tra regioni).

Il tasso dei disabili gravi individuato dall’Istat è pari al 28,8/1000 ab. della popolazioneresidente di 6 anni e più.

Piano di Zona 6 Genovese 69

La disabilità grave viene suddivisa, nel rapporto, in quattro diverse tipologie:1. confinamento individuale (a letto, su una sedia, a casa);2. difficoltà nel movimento;3. difficoltà nelle funzioni;4. difficoltà visto, udito, parola.

La rilevazione permette, quindi, di avere una descrizione degli individui con un quadro patologicocomplesso. In particolare emerge come il 28,8/1000 ab. presenta gravi difficoltà nello svolgimentodelle attività quotidiane (ADL, Activities of Daily Living), cioè la riduzione di autonomia nell’espletarele principali attività di cura della propria persona come vestirsi o spogliarsi, lavarsi le mani e il viso,o il corpo, tagliare e mangiare il cibo.

L’Istat indica la percentuale di disabilità e disabilità grave per fascia di età sullapopolazione, a livello nazionale:

1,56% della fascia 6-14 anni gravi 1,08%0,87% della fascia 15-24 anni gravi 0,41%0,89% della fascia 25-34 anni gravi 0,32%0,96% della fascia 35-44 anni gravi 0,54%1,53% della fascia 45-54 anni gravi 0,55%3,65% della fascia 55-64 anni gravi 1,50%6,97% della fascia 65-69 anni gravi 3,50%11,67% della fascia 70-74 anni gravi 5,67%19,57% della fascia 75-79 anni gravi 11,80%47,67% della fascia 80 anni e più gravi 35,24%.

Appare evidente come con l’aumentare dell’età progressivamente aumentino anche i tassidi disabilità e di disabilità grave.

Per quanto riguarda l’area metropolitana genovese, sono stati conteggiati il numero deidisabili e disabili gravi stimati utilizzando i tassi, sempre indicati dall’Istat, per classi di età e perripartizione geografica (tasso dell’Italia nord Occidentale). 24

Il dato che segue riguarda la popolazione genovese; nei singoli Piani di Zona sonopresentati i dati dei distretti sociali genovesi mentre i dati dei distretti sociali extragenovesi sonoaccorpati per Zona.

I dati sono riferiti alla popolazione al 31/12/2000 coerentemente con l’indagine Istat.

24 Nell'indagine sulla salute non sono compresi i bambini fino a 5 anni, poiché le batterie di quesiti utilizzate per la rilevazionedella disabilità non sono adatte per queste età. È già pianificato di effettuare studi e analisi dettagliate per giungere a unaquantificazione dei disabili in questa fascia d'età. Al momento possiamo però tentare delle stime, seppur grossolane. Nellascuola elementare la percentuale di certificazioni scolastiche è stata pari all'1,86% nel 2000, mentre le certificazioni presso lascuola materna hanno riguardato lo 0,88% dei bambini iscritti. Non essendoci obbligo di frequenza della scuola materna,possiamo ipotizzare che 0,88% sia una sottostima del reale numero di disabili. Studi specifici portano a una stima di prevalenzaalla nascita di disabilità pari all'1%. Dobbiamo chiaramente attenderci che questo valore aumenti all'aumentare dell'età, poichéalla nascita molte disabilità non sono diagnosticabili. Se ipotizziamo un trend lineare nell'aumento della prevalenza di disabilitàda 0 a 6 anni, e consideriamo come punto di partenza la prevalenza alla nascita dell'1% e di arrivo la prevalenza a 6 annidell'1,86%, complessivamente si stima un numero di bambini disabili fra 0 e 5 anni pari a circa 43.600.

Piano di Zona 6 Genovese 70

GENOVA

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI STIMA DISABILI6-44 273.560 0,91 2.48945-64 175.466 2,00 3.50965-74 83.634 7,57 6.33175 e più 74.107 29,33 21.736

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI GRAVI STIMA DISABILIGRAVI

6-44 273.560 0,47 1.28645-64 175.466 0,69 1.21165-74 83.634 3,65 3.05375 e più 74.107 20,16 14.940

Da queste due tabelle si evidenzia che la popolazione disabile da 6 a 64 anni, a Genova, èstimabile intorno alle 6.000 persone e la popolazione, della stessa classe di età, disabile graveammonta alle 2.500 persone circa.

Se conteggiamo la popolazione ultra 65enne, vediamo un aumento significativo di personedisabili, pari a circa 28.000 persone, e di disabili gravi, pari a circa 18.000 persone cioè più dellametà dei disabili della stessa fascia d’età.

Le persone seguite complessivamente dal Comune di Genova sono 1144 con i servizi diassistenza domiciliare, trasporto riabilitativo, lavorativo e scolastico, ausili, assistenza specialisticaagli alunni.25

In particolare il trasporto scolastico, gli ausili e l’assistenza specialistica sono forniti dai servizieducativi del Comune di Genova ed interessano 542 bambini e ragazzi fino a 18 anni o alcompletamento della scuola superiore, in alcuni casi fino all’Università con cui è stato stipulatorecentemente un accordo secondo il quale è l’Università stessa a fornire il servizio radio-taxi aifrequentanti disabili a partire dal novembre 2001; attualmente il dato non è raccolto per distrettosociale.

I distretti offrono i servizi di assistenza domiciliare e di trasporto riabilitativo e lavorativo,per un’utenza di età 15-59 anni e complessivamente hanno seguito, nel 2001, 602 persone.

A questi dati devono aggiungersi quelli relativi ai soggiorni estivi, all’ospitalità offertapresso due case famiglia per disabili gravi, al trasporto con il Pollicino (mezzo attrezzato dell’AMT):complessivamente questi servizi hanno raggiunto circa 140 persone.26

Il dato sulla spesa è per i servizi sociali pari a circa 7milioni 880mila Euro; la spesasostenuta dai servizi educativi è di circa 2milioni 300mila Euro. Complessivamente si superano i 10milioni di Euro.

LINEE DI SVILUPPO

Non sono molti i dati sulla disabilità, e anche in questo lavoro sono state indicate delle stimeche si ritengono attendibili anche per l’indagine recente da cui provengono, ma sono pur semprestime.

25 I dati sul trasporto riabilitativo e lavorativo e sull’assistenza domiciliare (servizi erogati dai distretti sociali) si riferiscono all’anno2001. I dati dei servizi erogati dai servizi educativi si riferiscono all’anno scolastico 2001-2002.

26 Si deve aggiungere il trasporto per le terapie riabilitative presso gli ambulatori cittadini del C.E.M.

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Il dato che spesso viene ricordato dei 50 mila disabili sul territorio della Provincia diGenova, è una dato che in realtà si riferisce alle invalidità civili e ricomprende quindi al suo internoil dato sugli anziani, sui non gravi e non aiuta a comprendere le dimensioni sostanziali del problema.

Una prima linea di lavoro, obiettivo di Piano, è quella di realizzare insieme all’UnitàOperativa Assistenza Disabili dell’AUSL 3 un censimento dei disabili; l’Unità Operativa ha giàadottato lo strumento del censimento, dei casi conosciuti, e il relativo aggiornamento. Potrebbeessere oggetto di lavoro comune un aggiornamento che raccolga anche i dati delle persone seguitedai Comuni che abbiamo verificato, nell’esperienza del progetto obiettivo relativo ai cerebrolesi,non essere sempre conosciuti anche dall’AUSL.

Analogamente è necessario creare all’interno del Comune di Genova un flusso informativoche consenta di assemblare i dati dei servizi educativi con quelli dei servizi sociali, coinvolgendo inquesto senso l’Unità Operativa Assistenza Consultoriale riuscendo così anche a creare continuità nellarilevazione del dato a prescindere dall’età, maggiore o minore, delle persone.

Circa gli indirizzi che il Piano triennale dei Servizi Sociali indica per i Piani di Zona, nonchégli indicatori per la valutazione, si fa presente quanto segue.

La domanda prevalente che i distretti raccolgono è quella relativa all’aiuto domiciliare, disupporto alla famiglia, e, sempre nella logica di supporto alla famiglia, quella del trasporto per leattività di riabilitazione e lavorative; evidentemente quest’ultima fattispecie risponde anche ad unbisogno di autonomia ed emancipazione della persona disabile.

I problemi maggiori a soddisfare tale domanda li ha il Comune di Genova che su entrambiquesti servizi ha le liste di attesa. Il SAVI, servizio di aiuto alla vita indipendente finanziato con lalegge 162/98, ha positivamente contribuito allo scorrimento di tali liste introducendo inoltre l’utilizzodi uno strumento innovativo e flessibile come il buono servizio. Ad oggi si prevede che attraverso lasperimentazione possa essere soddisfatta la domanda del servizio di assistenza domiciliare relativaa tutto l’anno 2001; contestualmente l’introduzione del progetto obiettivo per le persone concerebropatie acquisite fa sperare di riuscire a soddisfare anche parte delle richieste dell’anno2002.

Su questi due servizi vi è quindi priorità qualora si individuino risorse aggiuntive ai circa7milioni 880mila euro già spesi dai servizi sociali del Comune di Genova.

Ciò non toglie che vi è un forte intendimento ad iniziare, per alcuni aspetti, e a continuare,per altri, una progettazione complessiva sull’area a diversi livelli.

Il primo impegno è nella revisione dei criteri di accesso alle liste di attesa. Si vuole adottare,così come prevede la legge 104/92 e ribadisce la 328/2000, il criterio della certificazione dihandicap rilasciato da apposita commissione dell’AUSL. Finora l’interpretazione estensiva didisabilità ha comportato di non considerare tale criterio, ma il fatto che la stessa legge di riordinodei servizi sociali indichi questa condizione, fa ritenere che sia opportuno venga adottata anche pergarantire in via prioritaria i servizi a coloro con un maggiore bisogno.

Il secondo impegno progettuale è quello relativo al “Dopo di Noi”. Sono due i livelli diintervento: uno riguarda la progettazione di strutture residenziali; un altro livello riguarda losviluppo, o il recupero, di capacità, da parte del disabile, nella gestione della vita quotidiana invista del momento in cui la famiglia non sarà più in grado di prestare assistenza.

Relativamente al primo livello è prossima l’apertura di una strutture del “Dopo di Noi” inZona 5 ed una in Zona 6, entrambe proposte da Associazioni di genitori in collaborazione con ilComune per la Zona 5 e con Comune e AUSL per la Zona 6.

In Zona 3, extra Genova, le famiglie hanno reperito una struttura e stanno pensando a qualepotrebbe essere l’utilizzo più efficace.

Piano di Zona 6 Genovese 72

In Zona 2 il Comune ha appena assegnato ad un’Associazione di Genitori una ex scuola chesi auspica possa essere ristrutturata con i fondi europei del progetto obiettivo 2 misura 3.4.

Circa il secondo livello, all’interno della sperimentazione SAVI, si è avviata unasperimentazione denominata PROVID, realizzata in collaborazione con i volontari che appartengonoalle associazioni che gestiscono le case famiglia in convenzione con il Comune. I volontari sono coloroche si occupano dell’accompagnamento nei percorsi di apprendimento. Tale sperimentazione è fruttodi una progettazione integrata con la sanità e vede la sua realizzazione in una forma integratadata da un tavolo di progettazione e monitoraggio a cui partecipano operatori in rappresentanzadel Comune e dell’UOAD dell’AUSL.

Il terzo impegno riguarda la progettazione di esperienze per l’accoglienza residenziale.Attualmente sono due le case famiglia, in convenzione con il Comune, che ospitano disabili gravi eoffrono anche accoglienze di sollievo per i familiari per periodi di 20 giorni.

A partire da queste esperienze esistenti, si vuole iniziare una riflessione progettuale checontempli diverse tipologie di risposta: dalla casa famiglia “quasi autogestita” a quella che richiedeun’assistenza tutelare maggiore. Gli immobili possono essere reperiti sia attraverso il Patrimoniocomunale, sia provando ad esplorare la possibilità di utilizzo degli immobili che le famiglie deidisabili spesso portano come risorsa e che mettono a disposizione a patto che ci si occupi del propriofiglio; un percorso di condivisione, con le famiglie, di tale portata, richiede una riflessione articolataanche su aspetti giuridici per quanto riguarda la gestione dei beni.

E’ evidente che tale progettazione non può però prescindere da quanto si andrà adeterminare negli accordi tra Comune, o Comuni, e Azienda USL circa l’applicazione dell’atto diindirizzo e coordinamento sull’integrazione sociosanitaria. La progettazione di risposte residenziali,per quanto “leggere”, non può non vedere tra i protagonisti rappresentanti dell’AUSL 3, giacché siconfigura anche una loro competenza.

Come già ricordato nella parte specifica sull’integrazione sociosanitaria, si ritiene che i tempiper stringere accordi saranno piuttosto lunghi.

Un quarto impegno è relativo alla progettazione di un Centro Diurno che dovrebbe aprirenella Zona 5 presso il locali dell’Istituto Doria, nell’autunno – fine 2003. Il Comune di Genova, chefinanzia i lavori di ristrutturazione, ha da poco assegnato i lavori di rifacimento ad una dittaesterna. L’obiettivo che abbiamo, e che è stato condiviso con l’Unità Operativa Assistenza Disabili, èquello di progettare un Centro socio-riabilitativo, in collaborazione, anche economica, con l’AUSL. Sitratta di “inventare” un servizio che oggi non esiste ed anche questa operazione rientra nel filonedell’applicazione dell’atto di indirizzo e coordinamento sull’integrazione sociosanitaria.

Infine, in preparazione all’evento del 2004 - Genova capitale europea della cultura - si stacercando di costruire una manifestazione sportiva avente come protagonisti i disabili. Ad oggisembra esserci una, discretamente sicura, possibilità nell’ambito velistico, ma si vorrebbero esplorareanche altre opportunità.

In chiusura si ricorda che la realizzazione prossima del progetto obiettivo che prevedeinterventi a favore di persone con cerebropatie acquisite e disabilità gravi, permetterà disperimentare lo strumento dell’UVM in collaborazione tra Comune e Unità Operativa AssistenzaDisabili dell’AUSL. E’ la prima volta che ciò accade e si auspica che il confronto professionale portinuove acquisizioni per entrambi.

AREA DISABILITA’ ZONA 6 GENOVESE

Coerentemente con il dato nazionale indicato nella parte generale, si evidenzia il datorelativo alla stima sulla disabilità e sulla disabilità grave per distretto sociale.

Piano di Zona 6 Genovese 73

Viene anche indicato il numero delle persone seguite per distretto, nel 2001, alle quali sonostati erogati i servizi di trasporto – lavorativo e riabilitativo - e di assistenza domiciliare. Lapopolazione interessata è compresa fra i 15 e i 59 anni.

DISTRETTO IX LEVANTE (Valle Sturla, Sturla-Quarto, Nervi-Quinto-S.Ilario)

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI STIMA DISABILI6-44 28.810 0,91 26245-64 19.228 2,00 38465-74 9.422 7,57 71375 e più 8.565 29,33 2.512

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI GRAVI STIMA DISABILI GRAVI6-44 28.810 0,47 13545-64 19.228 0,69 13365-74 9.422 3,65 34475 e più 8.565 20,16 1.727

Le persone seguite dal distretto sociale sono state 63 di cui 55 con trasporto e 8 conassistenza domiciliare.

ZONA 6 GENOVESE – DISTRETTI EXTRAGENOVA

Si evidenzia il dato relativo alla stima sulla disabilità e sulla disabilità grave accorpandoper zona i dati dei distretti extragenovesi.

Distretto 6 - 44 anni 45 - 64 anni 65-74 anni 75 anni e più76 3.054 2.121 898 81977 8.504 5.352 2.437 2.23978 2.374 1.626 724 779TOTALE ZONA 13.932 9.099 4.059 3.837

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI STIMA DISABILI6-44 13.932 0,91 12745-64 9.099 2,00 18265-74 4.059 7,57 30775 e più 3.837 29,33 1.125

CLASSI DI ETA’ POPOLAZIONE % DISABILI GRAVI STIMA DISABILI GRAVI6-44 13.932 0,47 6545-64 9.099 0,69 6365-74 4.059 3,65 14875 e più 3.837 20,16 773

Piano di Zona 6 Genovese 74

A.4 Forme di contrasto alla povertàArea servizi sociali per la salute mentale, le dipendenze, il disagio e sue linee di sviluppo

GARANTIRE EFFICACI FORME DI CONTRASTO ALLA POVERTA’

La condizione di povertà è particolarmente legata a situazioni di marginalità sociale eculturale oltre che economica ; la povertà risulta infatti più diffusa fra le famiglie più numerose eladdove la persona di riferimento è fuori dal mercato del lavoro e presenta un basso livello diistruzione.

La famiglia non sempre riesce a porre in essere meccanismi di protezione dei soggetti piùvulnerabili, anche per il costante aumento di persone sole. In condizione di particolare fragilità socioeconomica si trovano quindi principalmente , oltre alle famiglie numerose, i nuclei monoparentalicomposti da madri sole con figli, e gli anziani.

Così, se sono ormai abbastanza noti i fattori che concorrono a determinare lo stato dipovertà (perdita del posto di lavoro, separazione, presenza di parenti anziani o bisognosi di curecontinue, eventi traumatici non superati), risulta assai complessa la costruzione di un sistema dicontrasto che faciliti una fuoriuscita stabile dalla situazione di deficit economico e quindi da percorsiassistenziali cronici.

Una politica sociale che voglia contrastare efficacemente queste dinamiche non potràprescindere da una stretta connessione fra i soggetti istituzionali e non (servizi sociali, formazioneprofessionale, servizi per l’impiego, organizzazioni del privato sociale) al fine di costruire percorsiefficaci di uscita dallo stato di povertà.

In questa direzione è obiettivo prioritario per il prossimo biennio attuare un ripensamentocomplessivo delle politiche di sostegno economico alle persone e alle famiglie in atto nel Comune diGenova, al fine di ricomporre e ricondurre ad uniformità di criteri un sistema attualmente articolatoin maniera differenziata a seconda della popolazione di riferimento e delle modalità dierogazione.

Andranno inoltre messe a sistema, all’interno delle strategie generali dell’ente, importantiazioni sperimentali di sostegno economico quali il Reddito Minimo di Inserimento (misura che intendesuperare la vecchia logica assistenziale dei sussidi introducendo innovative valenze di contrattualitàe impegno reciproco fra ente e cittadino), i progetti finanziati dal Fondo per l’emarginazione socialeex DPCM 15 dicembre 2000, l’assegno di maternità e ai nuclei familiari con almeno tre figli, i buoniservizio e gli assegni di cura.

I comuni dell’area metropolitana non possono che esprimere sconcerto e preoccupazione inquanto il governo sembra intenzionato a non proseguire nella diffusione dello strumento del RMI,come invece pare essere obbligo nella legge quadro 328/2000, in quanto tale strumento, che hadimostrato la sua efficacia, è presente in tutti i paesi europei, seppur con modalità diversificate enon si giustifica una così grave carenza nel nostro paese.

Un fondamentale strumento per la definizione della soglia di accesso alle risorse del sistemadi welfare e al sostegno economico è inoltre rappresentato dall’ISEE, la cui applicazione costituisceun importante momento di innovazione non solo delle misure di sostegno economico ma anche dipossibile partecipazione ai costi dei servizi da parte dei cittadini.

Anche in riferimento all’accordo sottoscritto tra Federsanità Anci Liguria e le O.O.S.S. Le zonesono impegnate ad armonizzare l’ISEE e gli accessi ai servizi nello sforzo di renderli omogenei alivello di zona.

Le nuove povertà spingono quindi alla ricerca di diverse e più articolate risposte, sempre piùmirate e specialistiche, sia nell'individuazione di efficaci indicatori di benessere economico che nellacorretta articolazione delle modalità di erogazione.

*Senza dimora e povertà estremeLe politiche cittadine per l’inclusione sociale delle persone senza dimora in primo luogo hanno

l’obiettivo di realizzare un’accoglienza mirata al tipo di bisogno portato dalle persone che sonosulla strada ( anziani, tossicodipendenti, ex detenuti, minori, immigrati) evitando innanzitutto che si

Piano di Zona 6 Genovese 75

crei una concentrazione delle presenze all’interno di un’unica struttura, così come avveniva per l’AsiloNotturno Massoero. Concentrazione numerica troppo alta per offrire interventi e contesti direlazione individuali, sia per il pernottamento che per la distribuzione dei pasti, e concentrazione ditipologie di problemi che hanno determinato situazioni di continua conflittualità fra gli utenti e fraquesti, gli operatori e il quartiere.

Le persone in situazione di povertà estrema sono seguite, quando mantengono un legame conuna casa o un territorio di riferimento, dai distretti sociali presenti in ogni quartiere, mentre sono incarico ad uno specifico ufficio centrale nei casi estremi in cui la vita di strada ha definitivamentespezzato ogni rapporto con la comunità locale e rende impossibile mantenere una dimora fissa.

Si opera attraverso le seguenti azioni:- attivazione di un lavoro di concertazione con associazioni ed enti per concordare le azioni e le

modalità di intervento- coordinamento di incontri tecnici specifici relativi alla discussione dei percorsi delle singole

persone che usufruiscono dei singoli interventi dei vari organismi nonché relativo al monitoraggioe alla verifica degli interventi e delle azioni sviluppate.

- coordinamento e implementazione del sistema di accoglienza notturna e di risposta ai bisogniprimari

- riqualificazione dell’accoglienza di venti ospiti presso l’asilo notturno Massoero- stesura di un nuovo regolamento di accesso e di gestione dell’asilo notturno Massoero nel quadro

degli indirizzi e dell’evolversi del contesto cittadino- attivazione di tre mense cittadine di cui una dedicata alla distribuzione di pasti da consumarsi a

domicilio- concertazione con altri servizi pubblici, in particolare sanitari (Ospedali, Sert, Centri per la

Salute mentale) per migliorare ed implementare le risposte complessive rivolte all’utenza.- attivazione di interventi di emergenza urgenza in particolari condizioni meteorologiche

(emergenza freddo)- partecipazione all’elaborazione di politiche di intervento a livello regionale e nazionale

attraverso appositi organismiNell’ambito di questo processo, grazie alla coprogettazione con il terzo settore, si realizza il

monitoraggio dei posti di accoglienza, con l’obbiettivo di ridurre i tempi di permanenza nelleurgenze con maggiore efficacia nel lavoro di reinserimento delle persone.

La collaborazione con il terzo settore consente, inoltre, di coordinare tutto il lavoro didistribuzione viveri condotto nella città dal Banco Alimentare, di codificare l’intervento sull’esigenzanotturna per il freddo e di coordinare, tutte le notti, gruppi di volontari che assistono coloro che sonoper strada.

E’ quindi attiva una rete di prima accoglienza per rispondere ai bisogni primari più urgenti,che risponde efficacemente all’obbiettivo di Piano sull’istituzione di almeno un servizio a bassa soglianel territorio di ciascuna conferenza dei sindaci..

Strutture per interventi di prima accoglienza notturna

ente tipologia di utenti postiComune di Genova - A.N. Massoero Senza Dimora 20S.Marcellino Archivolto Senza dimora 10Massoero 2000 Senza dimora 2Odissea Senza dimora tossicodipendenti 4

Piano di Zona 6 Genovese 76

Strutture residenziali per interventi di seconda accoglienza ed inclusione sociale

ente tipologia di utenti postiFondazione Auxilium Senza Dimora 20S. Marcellino Senza Dimora 49Odissea Tossicodipendenti 10Veneranda compagnia dellamisericordia

Ex detenuti Uomini 6

Veneranda compagnia dellamisericordia

Ex detenuti Donne 8

Villa Canepa Don Orione Minori 8Massoero 2000 Appartamenti autogestiti 18Istituto Doria Per emergenze (emergenza freddo) 20Massoero 2000 - Vico Monachette Anziani o bisognosi anche di soggiorno

diurno in attesa di collocazione in istituto9

Suore di Vico Untoria Senza Dimora Donne 8Suore M. Teresa di Calcutta Senza Dimora Donne, Madre/Bambino 8

Centri di distribuzione pasti

ente tipologia di utenti postiAuxilium Mensa 100Odissea Mensa 10Comune di Genova/Massoero 2000-- Vico Monachette

Distribuzione pasti da asporto 65

A.5 Prevenzione e il reinserimento sociale dei soggetti dipendenti e degliemarginati

La nostra città è in grado di sviluppare politiche di inclusione per quelle fasce di popolazioneche con più fatica sviluppano percorsi di cittadinanza, valorizzando le forze vive, preparate e piùpropense all’aiuto e al mutuo aiuto ma al contempo promuovendo nuove, diverse e sempre piùconsone occasioni in tal senso.

*Politiche per l’immigrazioneSi tratta di percorsi ed azioni rivolte alle persone immigrate presenti nella città, al fine di

creare occasioni di accoglienza, integrazione e inserimento sociale.I minori e le famiglie immigrate regolarmente soggiornanti e residenti in città vengono

seguite dai distretti sociali, garantendo così uguale trattamento rispetto alle famiglie genovesi.Oltre alla presa in carico vengono attivate dai distretti a livello dei singoli quartieri, in

particolare nel centro storico e nelle zone cittadine di secondo insediamento, iniziative e progettivolti a favorire processi di integrazione ed inclusione sociale.

Le azioni che si mettono in campo tendono inoltre al consolidamento e allo sviluppo dellaconcertazione tra l’amministrazione comunale e gli enti, gli organismi e le rappresentanze dellepersone immigrate al fine di un maggior consenso e responsabilizzazione sugli interventi da attuarsie che si concretizzano in:- accompagnamento e inserimento sociale adulti- sportello informativo e di consulenza (Centro Servizi Integrato) a Cura della Federazione

Piano di Zona 6 Genovese 77

Regionale Solidarietà e Lavoro con circa 13.000 contatti l’anno- miglioramento della recettività dello sportello informativo attraverso locali più centrali e

maggiormente rispondenti alle necessità- sistema di prima accoglienza di minori soli per un numero di 28 posti- incremento di altri 12 posti di prima accoglienza di minori soli- accompagnamento sociale ed educativo di minori soli- prima accoglienza di donne che escono dalla tratta della prostituzione per un totale di 28 posti- prima accoglienza ed accompagnamento ed inserimento sociale di persone (uomini soli e nuclei

familiari) richiedenti asilo politico e profughi per un numero di 23 posti (incremento di altri 17posti)

- incremento di n. 2 appartamenti sociali per immigratiL’Amministrazione Comunale ha approvato una Deliberazione concernente le linee d’indirizzo

sulla tematica in oggetto, prospettando nuovi servizi ed interventi a fronte dei bisogni emergentiutilizzando anche nuove forme di gestione mista pubblica/privata del sistema complessivo di dettiinterventi.

Il Comune di Genova ha aderito al Programma Nazionale Asilo (P.N.A.), realizzato daA.N.C.I., Ministero dell’Interno e ACHNUR per la realizzazione di un progetto di accoglienza edintegrazione per i richiedenti asilo politico, per i rifugiati ed i profughi che hanno dovuto lasciareloro paesi a causa di persecuzione o conflitti. Per l’ attuazione del progetto è stata ristipulata unaconvenzione con la Prefettura di Genova ed il Comune si è avvalso della consolidata collaborazionecon le realtà del privato sociale genovese.

Interventi di accoglienza residenzialeente tipologia d’utenza posti

Fondazione Auxilium Singoli 4Fondazione Auxilium Singoli e nuclei familiari inseriti nel

P.N.A.43

Villa Canepa Don Orione Singoli , minori soli, donne 20 di cui 4 perminori peraccoglienzad’urgenza

Cooperativa La Salle Minori soli 6Il Frassino Montoggio Minori 12NS del Monte Minori soli 8Coop. Il Laboratorio/Il Germoglio Minori soli - accoglienza

d’urgenza2

Comune di Genova/F. Auxilium Nuclei familiari in appartamentisociali

5 appartamenti.

* Prevenzione e reinserimento sociale dei soggetti dipendentiI bisogni di salute e di integrazione sociale nell’area dell’abuso e della dipendenza da

droghe legali ed illegali presentano un quadro di mutevolezza, molteplicità e complessità cheimpone la programmazione, l’offerta e la valutazione di una gamma articolata ed integrata diinterventi di promozione e tutela della salute, oltre che di prevenzione, cura, riabilitazione ereinserimento sociale e la definizione di scelte organizzative e funzionali centrate su presupposticulturali condivisi.

Realizzare azioni preventive del disagio che evitino lo sviluppo di condizioni diemarginazione, operando contemporaneamente un consolidamento e incremento degli interventi diprevenzione dei rischi connessi alla salute è dunque obiettivo primario, al raggiungimento del qualeil Comune di Genova concorre con azioni sinergiche con il servizio sanitario e il privato sociale.

Piano di Zona 6 Genovese 78

A questo riguardo si prende atto della fase di particolare criticità istituzionale che deriva inparte dal confluire nel fondo sociale nazionale ex lege 328/2000 del fondo finalizzato per la lottaalla droga ex lege 309/90: se ciò aumenta le potenzialità delle zone nel programmare azionipreventive, di riduzione del danno e di reinserimento sociale, in sinergia con i servizi sanitari e ilprivato sociale, sicuramente introduce un elemento di novità rispetto alle precedenti modalità diutilizzo del fondo.

Si è pertanto comunque condivisa la scelta regionale di mantenere il fondo distinto perl’annualità 2002.In questa direzione la Conferenza permanente delle dipendenze della Conferenza dei Sindaci dellaAUSL 3 ha l’obiettivo di affrontare un impegnativo percorso di ridefinizione, il più possibilecondivisa, delle modalità di accesso ai fondi e di individuazione dei fuochi di azione prioritari.

Per i fondi 2001 di prossima destinazione partecipano ai tavoli di concertazione i Comunidella Conferenza dei Sindaci dell’area metropolitana AUSL 3, la AUSL 3 (Sert) , gli enti ausiliari perle dipendenze e i soggetti del privato sociale in possesso dei requisti richiesti.

Attualmente è in corso la coprogettazione e si sta dando impulso alla prevenzioneparticolarmente riguardo alla fascia degli adolescenti e dei giovani adulti e all’uso di nuovesostanze, e a fenomeni di alcooldipendenza, mettendo in rete i soggetti pubblici e privati che se neoccupano.

Per quanto attiene le prospettive di azione coordinata fra servizi della sanità e dell’entelocale si rilevano alcuni elementi di criticità, legati in particolare alla tematica dell’alcool,problematica particolarmente diffusa fra gli utenti dei servizi, e a quella degli stranieritossicodipendenti senza regolare permesso di soggiorno, che per motivi di tutela della salutepubblica vengono seguiti dai servizi della sanità, ma non possono beneficiare invece dei servizisociali degli enti locali.

Ambito tematico in cui invece è più attiva da tempo la sinergia fra ente locale e Sert è laprevenzione; le principali azioni di prevenzione si attuano attraverso interventi pensati e realizzati inmaniera coordinata fra cui:

Progetto Fenice: realizzato attraverso una unità mobile (camper), che opera con cinque uscitesettimanali in varie zone del centro cittadino, consiste in una attività di prevenzione e di riduzionedel rischio di AIDS e di tossicodipendenza mediante le seguenti azioni: peer support e attivazione dioperatori pari per la bonifica del territorio e la mediazione con gruppi di tossicodipendenti, piccoliristori, distribuzione di siringhe nuove e ritiro di quelle usate, distribuzione di preservativi e materialeinformativo. Tale progetto è realizzato con la AUSL 3 che ne è responsabile tecnico ed hasicuramente contribuito a ridurre drasticamente le morti per overdose in città e il numero disieropositivi, sia in assoluto che in proporzione rispetto ad altre città.

Progetto Drop in: in continuità con il progetto Fenice è stato istituito un centro diurno di sosta rivoltoa persone con problemi di tossicodipendenza attiva che possono riposarsi, rifocillarsi, lavarsi elavare i propri indumenti, ricevere ascolto e informazioni sulle modalità di contatto con i servizi che sioccupano di tossicodipendenza. Tale servizio rappresenta un punto di riferimento stabile dei serviziper chi non è ancora in grado di intraprendere un percorso di disintossicazione e recupero.

Odissea : Il progetto Odissea, destinato a soggetti senza dimora tossicodipendenti, si rivolge aquella fascia di popolazione tossicodipendente che non ha ancora sviluppato le motivazioninecessarie a interrompere l’uso di sostanze stupefacenti.L’obiettivo è quello di fornire accoglienza notturna dando risposta ai bisogni primari,prevalentemente abitativi, fornendo un periodo di tregua rispetto alla vita di strada, nell’otticadella riduzione del danno. Le singole azioni sono rappresentate da offerta letto, pasti, visitemediche, informazioni, relazione.La finalità è quella del miglioramento delle condizioni di vita del tossicodipendente, la prevenzionedelle malattie correlate alla situazione di tossicodipendenza attiva e vita di strada,; a tali fattori èanche collegato il miglioramento dell’immagine sociale generale e della tolleranza verso iltossicodipendente.

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Gli ospiti di Odissea provengono principalmente da Genova, com’è intuibile, ma la percentuale dipersone fuori comune non è insignificante, poiché raggiunge il 20% dei casi. Ciò può indicarel’esistenza di un certo numero di persone che si spostano da una località ad un’altra, probabilmentevivendo per strada. Il lavoro della struttura permette:- l’intercettazione di tossicodipendenti lontani dai servizi e la fornitura di servizi atti a soddisfare

bisogni primari- l’offerta di spazi di residenzialità- fornire occasione di miglioramento delle condizioni di vita- contrastare l’isolamento e la perdita d’identità dei tossicodipendenti, favorendo la condivisione

di tempi e spazi comuni- responsabilizzare i tossicodipendenti a comportamenti volti a tutelare la propria salute psico-

fisica- favorire la riduzione del danno.La prospettiva è quella di proseguire la sperimentazione di questo tipo di struttura almeno ancoraper due annualità, per poterne valutare correttamente la funzionalità rispetto agli obiettivi; èattivo a tal fine un coordinamento tecnico operativo fra il Comune di Genova, gli enti gestori ed ilSert.

Progetto v.e.l.a. :si realizza attraverso attività di informazione e formazione rivolte a giovani edadolescenti (15-24 anni) sulla prevenzione AIDS e HIV e prevenzione alle nuove droghe. Si occupadi promozione della salute, operando a livello preventivo e cercando di raggiungere quelle fascedella popolazione giovanile nascoste ai canali istituzionali, al fine di avviare processi dicambiamento, orientati al benessere, rispetto ad esigenze espresse dai giovani, con specificaattenzione ai comportamenti a rischio. Il territorio a cui fa riferimento il progetto è la città diGenova, con particolare riferimento al centro storico come zona di particolare e riconosciutacomplessità.La prospettiva evolutiva del progetto prevede la possibilità di integrare e sviluppare la parte diinterventi rispetto al centro storico con l’avvio di specifici interventi specializzati di supporto aigiovani adulti, sperimentando un rapporto stretto di collaborazione tra distretti sociali, unitàoperative del Sert, soggetto gestore e vari attori, istituzionali e non, dei territori considerati.Sono inoltre attivi progetti che favoriscono i processi di inclusione e di reinserimento sociale deisoggetti ex tossicodipendenti tramite progetti di inserimento lavorativo (PASS).

* Reinserimento sociale dei soggetti entrati nel circuito penaleAnche rispetto agli interventi di sostegno agli ex detenuti i distretti sociali attuano programmi

di sostegno e reinserimento sociale in maniera analoga a quanto avviene per gli altri cittadini insituazione di difficoltà, nel quadro delle risorse disponibili .

Da mettere in evidenza è la positiva esperienza della Consulta carcere città, attraverso laquale il Comune di Genova ha iniziato a perseguire attivamente l’obiettivo di promuovere una retecittadina intorno al carcere, non solo a partire dalla necessità di un collegamento tra l’Ente locale egli organi decentrati del Ministero , ma anche prendendo atto di come il carcere, e i suoi detenuti,spesso non siano percepiti e considerati quali facenti parte della città.

La Consulta rappresenta un momento politico di confronto, presieduto dall’Assessore allaCittà Solidale, con l’adesione delle altre istituzioni locali e di oltre venti organizzazioni del privatosociale e della società civile; costituisce un luogo privilegiato di incontro a carattere plenario, diproposta di iniziative, di definizione del mandato agli operatori che appartengono ai diversi entiche vi aderiscono.

I principali obiettivi della rete sono:- un’azione culturale cittadina sul tema del carcere che ponesse l’attenzione sulla sacca di

marginalità che esso esprime e che, inoltre, sollecitasse una riflessione allargata a tutta la cittàsui percorsi possibili di reinserimento, coinvolgendo i mass media perché l’informazione ponesseattenzione anche a quanto di positivo il carcere può, a volte produrre, e alle “buone pratiche”

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che il pianeta carcere esprime.- lo sviluppo di attività rivolte direttamente ai detenuti sia internamente al carcere, sia nella

costruzione di percorsi esterni al carcere per favorire il reinserimento sociale.

Il lavoro della Consulta ha inoltre prodotto progetti operativi quali:§ Ciclo di dodici conferenze per i detenuti prossimi alla dimissione, ripetuto periodicamente, tenute

dai soggetti aderenti alla Consulta carcere-città, con la finalità di fornire adeguate informazionie conoscenze ai detenuti e facilitarne l’orientamento al momento, difficile per molti, dell’uscitadal carcere

§ Creazione di una sezione a custodia attenuata per tossicodipendenti, all’interno di una delle duecase circondariali cittadine, per offrire anche ai detenuti stranieri extracomunitari irregolari lapossibilità di poter iniziare un percorso terapeutico. I fondi per realizzare questa attività sonostati stanziati dalla Regione e destinati all’Azienda USL, attraverso i fondi finalizzati per la lottaalla droga previsti dal Testo unico 309/90.

§ Presenza consolidata dei mediatori culturali, di cui un rilevante esponente della comunitàmusulmana cittadina che ha assunto il ruolo di guida nella “preghiera del venerdì” in carcere.

§ La progettazione dello Sportello Informativo: la legge n.165/98 “Modifiche all’articolo 656 delcodice di procedura penale ed alla legge 26 luglio 1975, n.354, e successive modificazioni”meglio nota come legge Simeone, ha dato impulso, a Genova e in altre città, ad una più strettacollaborazione fra i soggetti del pubblico e del privato sociale, al fine di offrire a coloro chehanno avuto la sospensione dell’ordine di esecuzione, le opportunità e le risorse per affrontareattivamente la loro situazione. Lo Sportello si definisce e quindi si connota come uno sportellogiuridico, gestito da volontari, competente in particolare sulla materia delle misure alternativealla detenzione e sui percorsi da attivare per l'ottenimento di tali benefici.

§ Il Progetto donna, di orientamento lavorativo destinato alle donne sottoposte a misuraalternativa o mogli, figlie, parenti o conviventi con un detenuto o ex-detenuto, realizzato incollaborazione con la Provincia di Genova

§ L’avvio del più ampio Tavolo del lavoro, finalizzato alla progettazione di opportunità lavorativeper le fasce scoperte dall’esistente.

* Politiche per l’inclusione dei nomadiL’azione consiste nell’attivazione di percorsi rivolti alle persone zingare residenti nei campi

sosta della nostra città, al fine di creare occasioni di integrazione e di inserimento sociale attraversola scuola e il lavoro; in particolare si è provveduto ad inserimenti nella scuola dell’obbligo e nellescuole superiori, oltre che all’inserimento lavorativo di giovani ed adulti.

L’impegno profuso sulle giovani generazioni si dimostra efficace ed è la premessa affinché,con autonomia di reddito, le famiglie si orientino ad una vita in abitazione.

Si opererà anche per la ristrutturazione e la messa a norma del campo di sosta nella zona diMolassana attraverso una radicale bonifica dell’area interessata e la posa di moduli abitativiprefabbricati alle persone aventi diritto, così come si è migliorata la condizione di vita e l’ubicazionedel campo della Foce.

Inoltre si sta procedendo a diverse azioni di collaborazione con altre istituzioni allo scopo direndere più forti le politiche di convivenza ed integrazione:- concertazione con i locali consigli di circoscrizione circa le modalità e i criteri di accesso,

permanenza ed allontanamento delle persone da dette aree: progetto pilota volto alla futuradefinizione di un regolamento generale cittadino circa la gestione dei campi sosta perpopolazioni nomadi e zingare.

- concertazione con il Tribunale per i minorenni di interventi volti alla tutela dei diritti dell’infanziain modo particolare volti alla lotta della dispersione scolastica.

- collegamento di azioni ed interventi con servizi sanitari, in particolare quelli di assistenzaconsultoriale della AUSL 3 genovese, volte alla prevenzione e cura delle malattie e più ingenerale all’educazione sanitaria delle persone coinvolte.

- raccordo con le varie direzioni didattiche e le presidenze delle scuole medie coinvolte circa unaprogrammazione degli interventi agli alunni nomadi improntata ad un rispetto della cultura di

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provenienza ed al contempo al pieno rispetto delle normative vigenti.- definizione del passaggio di competenze ai diversi civici uffici ubicati nei territori di pertinenza

dei campi sosta nel quadro del decentramento amministrativo e tecnico portato avantidall’amministrazione comunale.

* Politiche per la salute mentalePare opportuno dedicare un particolare accenno all’area problematica della salute mentale,

sebbene non sia specificamente affrontata nel Piano Regionale dei Servizi Sociali, per l’importanzache essa riveste nei processi di inclusione dei soggetti deboli, nei percorsi di lotta allo stigma e inparticolare nell’intervento sulle fasce di popolazione le cui difficoltà stanno “al confine” fra il disagiosociale e la malattia mentale.

Pur non essendo mai stata scelta la prospettiva della integrazione istituzionale, i servizigenovesi sono ricchi di esperienze di integrazione operativa fra i distretti sociali e i servizi dellasanità, sia a livello di lavoro congiunto sui casi che di progettualità complessiva.

In prospettiva si è quindi concordato di effettuare, in collaborazione con i Csm, unaricognizione per zona delle attività più significative e di maggior rilievo strategico, utile non solo alivello conoscitivo, ma anche per l’approfondimento delle problematicità specifiche, delle modalitàdi intervento praticate e delle realistiche possibilità di sviluppo.

Di particolare significato per l’operatività territoriale è la riflessione sulle aree di confine(psicocogeriatria, disabili con disturbi comportamentali, tossicodipendenti con comorbilitàpsichiatrica, adolescenti ed intervento sull’esordio psicopatologico), rispetto alle quali si concordasulla necessità di puntare ad un modello di collaborazione fra servizi certamente non inclusivo daparte della psichiatria, ma che riconosca in maniera forte l’indispensabilità dell’intervento congiuntodella parte sanitaria a fianco di quella sociale.

In particolare si sottolineano, quali aree operative ad elevata integrazione ed oggetto dispecifica riflessione, le tematiche della residenzialità e semiresidenzialità ( ed i collegamenti con ilsistema residenziale terapeutico) ed i percorsi di avvio al lavoro.

Si concorda infine sulla necessità, anche al fine di potenziare le connessioni tecnico-scientifiche fra operatori, di attivare iniziative culturali congiunte fra i servizi oltre che rispetto allediverse realtà territoriali.

B) Indirizzi specifici di zona

Nella Zona 6 è attualmente in fase di valutazione l’opportunità di modificare i confini deidistretti sociali (ridefinizione che sarà eventualmente operativa da gennaio 2003) nella seguentemaniera:• scorporo di Sori dall'attuale Distretto 77 con accorpamento al Distretto 76 Bogliasco - Pieve

Ligure• accorpamento di Camogli (Distretto 78) all'attuale Distretto 77 con Recco Avegno e Uscio.

Al momento la riflessione politica verte sulla definizione degli accordi e dei processigestionali; in particolare per quel che riguarda Camogli, è in corso di verifica la percorribilità e laconvenienza di tale accorpamento.

Qualora entro il 31 dicembre la Conferenza di Zona assumesse tale decisione, laconfigurazione dei distretti sociali extra urbani risulterebbe la seguente:• Bogliasco-Pieve Ligure-Sori• Recco-Camogli-Uscio-Avegno.

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Ad oggi l’attività della Zona appare abbastanza ben avviata anche se, in virtù dei nuoviindirizzi regionali che accentuano la dimensione dell’associazionismo intercomunale, deve essereulteriormente consolidata. Vanno in questa direzione gli intenti di dotare ogni singolo distretto di unospecifico supporto amministrativo con funzioni di gestione del budget distrettuale e di garanzia emonitoraggio dei flussi informativi tra i Comuni del distretto. L'amministrativo del distrettocomprendente il Comune capofila della Zona dovrebbe, inoltre, destinare alcune ore alla settimanaal supporto amministrativo locale alla Segreteria Tecnica.

Sempre nell’ambito di questo percorso di consolidamento della realtà distrettuale è previstaanche una maggiore formalizzazione e definizione di ruolo dell’assistente sociale responsabile didistretto.

All’interno di questo scenario complessivo ci si propongono alcuni obiettivi specifici di seguito

elencati. 1) Implementazione dell’attività tecnica di Zona: si tratta di un obiettivo di processo teso ad

aumentare la collaborazione tra i distretti della Zona, soprattutto “avvicinando” le logiche deldistretto sociale cittadino a quelle dei distretti extra-urbani e viceversa, innalzando il livello diconfronto tecnico-professionale e di condivisione progettuale. Tale obiettivo dovrà essereraggiunto attraverso le seguenti azioni mirate:

- partecipazione delle assistenti sociali della Zona ad incontri tecnici di confronto su casimultiproblematici.

- analisi e rifessioni sul ruolo del responsabile di distretto.- coinvolgimento delle assistenti sociali della Zona su temi in approfondimento nel Comune di

Genova come ad es. il progetto” contrasto all’abuso e al maltrattamento” dei minori.- ipotesi di allargamento alla Zona del progetto “affido familiare minori” già attivo sul territorio

genovese e del quale potrebbero avvantaggiarsi i distretti limitrofi, sia sotto il profiloorganizzativo dell’impianto già consolidato, sia sotto il profilo della formazione e della scambiodella “banche-famiglie”.

- percorsi formativi congiunti con il coinvolgimento dei servizi sanitari della Zona. In particolare conil Sert si è ipotizzato un percorso formativo sull’approccio alla famiglia quale sistema complessodi relazioni in una logica di prevenzione del disagio psicologico-relazionale; l’iniziativa verràproposta tra i progetti da finanziare con fondi finalizzati DPR 309/90.

2) Centro Diurno per anziani: nella Zona esiste già un Centro Diurno ubicato nell’area urbana di

Quinto (“Città di Genova”) la cui collocazione però non consente l’accesso agli anziani deiComuni limitrofi per ragioni di distanza. Se, infatti, da Bogliasco e Pieve sarebbe ancheipotizzabile, risorse economiche permettendo, l’attivazione di un servizio di accompagnamento,per gli altri Comuni questa soluzione risulterebbe impercorribile. Per questa ragione si stavalutando l’ipotesi di un Centro Diurno presso la Residenza Protetta “S. Francesco” di Recco (inattesa di autorizzazione al funzionamento anche come Residenza Sanitaria Assistenziale).Rispetto a quest’ipotesi si è già verificato con l’UOAA dell’Azienda Sanitaria l’opportunità, inrelazione al bisogno, di una struttura diurna socio-sanitaria per anziani; le valutazioni cheseguiranno saranno relative al delicato aspetto degli investimenti economici non solo dei Comuni,ma anche dell’Azienda Sanitaria che dovrebbe, poi, garantire la copertura delle rette sanitarie.Si fa inoltre presente che a Recco è già operativo un Centro Socio-Riabilitativo polifunzionaleper anziani in cui, accanto ad attività di socializzazione, vengono svolte anche attività diriattivazione cognitiva e psicomotorie finalizzate alla prevenzione del decadimento psico-fisiconelle persone anziane. Pertanto la progettazione di un eventuale Centro Diurno dovrà tenerconto della presenza di tale risorsa e armonizzarsi con essa. Per contro, nel caso non si creasserole condizioni per l’avvio di un Centro Diurno socio-sanitario presso la “S. Francesco”, èintendimento della Conferenza di Zona, previa autorizzazione della Regione, utilizzare i fondifinalizzati per il potenziamento del Centro Socio-Riabilitativo di Recco potenziandone gli aspettiriabilitativi e riattivanti.

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3) Potenziamento Cure Domiciliari: nell’ambito delle linee generali di sviluppo delle politichesanitarie, l’U.O. Assistenza Anziani potenzierà il servizio delle cure domiciliari (ADI) nel Levantetramite l’assegnazione di nuovo personale. Tale potenziamento è la condizione necessaria perattivare da parte dei Comuni l'intervento socio-assistenziale in maniera integrata con quellosanitario, oltre che per “liberare” risorse fino ad oggi investite impropriamente e destinarleall’assunzione in carico di altri casi.

Tra le criticità che contraddistinguono la Zona appare utile segnalare le seguenti:- Difficoltà di rapporti con il NOAC sia per il distretto urbano che per i distretti extra-urbani; le

difficoltà sono relative al fatto che il servizio sanitario assume in carico casi di minori pertrattamenti psicoterapici o di sostegno psicologico con estrema fatica e con tempi incompatibilicon i bisogni dei bambini.

- Difficoltà economiche per i distretti extra-urbani nel sostenere interventi particolarmente onerosi,ma necessari, quali il trasporto per disabili e anziani.

C) Indirizzi specifici di distretto

Per quanto riguarda i singoli distretti, e in particolar modo quelli extra-urbani, gli obiettivispecifici si riferiscono alla costruzione del processo di ridefinizione dei confini degli stessi distretti, dipotenziamento della struttura organizzativa distrettuale e di consolidamento dell’attività di Zonaattraverso collaborazioni progettuali interdistrettuali. Quindi le azioni già indicate nel paragrafoprecedente relativo agli obiettivi specifici di Zona diventano obiettivi di ogni singolo distretto.

Si precisa, inoltre, che all’interno di questo processo di riorganizzazione, ciascun distrettorazionalizzerà gli accessi dei cittadini ai servizi sociali sia sotto il profilo dei tempi sia sotto il profilodell’organizzazione interna.

Accanto a questi indirizzi comuni, alcuni distretti esprimono anche indirizzi specifici come diseguito elencato.

Distretto IX Levante Valle Sturla-Quarto-NerviQuesto distretto, oltre a proporsi gli obiettivi generali di cui sopra finalizzati

all’implementazione della collaborazione interdistrettuale, si propone alcuni obiettivi specifici che siesprimono attraverso iniziative progettuali mirate. Questo distretto, infatti, rispetto a quelli limitrofi ècaratterizzato da una maggior complessità sia sotto il profilo del bacino di bisogni/utenza, in alcunicasi altamente problematica, sia sotto il profilo dell’impianto organizzativo che è molto articolatoanche in relazione all’ampiezza del territorio di riferimento e alla popolazione residente (quasi70.000 abitanti, contro i circa 10.000 di Recco che è il Comune di maggiori dimensioni della Zonaextra-urbana).

1) Tutela delle persone anziane: “C’è un volontario anche per te”

Nell’ambito della buona collaborazione che il distretto intrattiene con l’Unità OperativaAnziani dell’ex ambito 4 è nata un’ipotesi progettuale che prevede lo sviluppo di attività divolontariato per supportare la sofferenza e la solitudine in tutte quelle situazioni segnalate all’UOAe in cui il distretto sociale non ha la possibilità di intervenire con le proprie risorse istituzionali . Sitratta di tutti quei casi in cui il disagio economico non è la problematica emergente ma spesso è lasolitudine intesa anche come povertà relazionale a connotare tali situazioni. In questi casi l’interventoa termine delle cure domiciliari può favorire il recupero lento del paziente ma non lo aiuta a

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riappropriarsi delle autonomie perdute in termini soprattutto relazionali .Con il progetto “C’è un volontario anche per te” si vorrebbe provare a dare una risposta

minima alla solitudine delle persone anziane del nostro territorio prevedendo il coinvolgimento delvolontariato anche su quei casi “di confine” in cui pur non essendoci le condizioni per una presa incarico da parte del distretto sociale (presenza di un reddito da pensione sufficientemente buono,casa di proprietà, rete familiare) ci sono gli elementi riscontrati dal NOA per evidenziare situazionidi rischio di isolamento, solitudine, abbandono. Il volontariato inteso come risorsa facile daraggiungere e da utilizzare, alla stregua della sperimentazione del progetto di SpedalizzazioneTerritoriale, potrebbe costituire una risposta di bassa soglia che renderebbe l’intervento sanitariopiù efficace.

L’ipotesi progettuale prevede la possibilità di fruire di una rete di volontariato giàaccreditata sul territorio, dopo l’esperienza della Spedalizzazione Territoriale, a cui far pervenirele richieste. Il supporto al progetto potrebbe essere curato dal distretto sociale che potrebbe filtrarele richieste ed occuparsi, di concerto con il NOA, dell’organizzazione dell’intervento del volontario edella definizione del contratto con il paziente/cliente.

Il progetto si inserisce pienamente nell’ottica dello sviluppo di occasioni di case managementpartecipato tra livelli istituzionali e privato sociale.

2) Tutela sociale dei disabili: “ Per una disabilità più semplice”

La presa in carico dell’utenza disabile prevede per la maggioranza delle situazioni cheafferiscono al distretto, su segnalazione dei servizi sanitari, l’avvio della procedura amministrativaper l’erogazione dei servizi di assistenza domiciliare (ADH per disabili gravi) e/o di trasporto(riabilitativo, lavorativo, scolastico).

Si tratta di una presa in carico “istituzionale“ molto burocratizzata che non presuppone, adoggi, alcun investimento tecnico-professionale. A ciò si affianca la cultura degli operatori che stentaad abbandonare la visione prevalentemente sanitaria della disabilità, trascurando gli aspetti socialiche rivestono invece un’importanza determinante nella vita del disabile.

L’utenza disabile dovrebbe vedere maggiormente riconosciuto il suo diritto di “accoglienza”e “supporto” nei distretti sociali e nei servizi comunali in quanto sono gli unici titolari dell’erogazionedi servizi indispensabili per garantire standards accettabili di vita.

I servizi erogati perdono di dignità ed importanza perché vissuti dall’esterno comequalitativamente e quantitativamente insufficienti, complessi, burocratizzati e fruibili con estremadifficoltà magari dopo anni di lista di attesa. Anche all’interno del distretto questa "partita” vienevissuta come rigida, burocratica e complessa da gestire sotto il profilo della prassi e delmonitoraggio dell’iter della domanda. Tale complessità viene di solito affrontata solo dall’areaamministrativa del distretto proprio per la sua forte connotazione burocratica.

Alla luce di tutto ciò sarebbe auspicabile poter “umanizzare” questi servizi attraverso lasperimentazione di un progetto che individua un percorso metodologico più garantista in termini di“outcome” ossia qualità percepita e qualità offerta.

L’obiettivo che ci si pone è quello di costruire un metodo di lavoro distrettuale sulla “presa incarico” dell’utenza disabile che transita nel distretto sociale per ottenere l’erogazione di un servizio.

Le figure professionali coinvolte saranno:� 1 amministrativo� 1 educatore� 1 assistente sociale

Ognuno di loro curerà la parte di specifica competenza: l’amministrativo sarà garante dellaprassi amministrativa relativa al percorso della domanda. L’educatore curerà gli aspetti di verificadel progetto educativo/riabilitativo/assistenziale con i servizi sanitari invianti provvedendo anche,per i casi già in carico, alle verifiche con gli enti erogatori (le cooperative sociali) in merito allaqualità del servizio offerto. L’assistente sociale curerà gli aspetti relazionali e di informazione allafamiglia e/o al disabile diventando un punto di riferimento stabile all’interno del distretto; gestiràaltresì il rapporto con gli uffici centrali in merito agli aspetti tecnici del progetto.

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Il progetto prevede quindi ”una presa in carico congiunta” che presuppone un lavoromultidisciplinare interno all’équipe distrettuale e di coordinamento operativo con i servizi sanitari.

Il lavoro potrà estendersi su due livelli:1) progettuale: in cui si attiverà un forte collegamento con la segreteria tecnica che si occupa

dell’area tematica “disabilità”.2) gestionale-operativo: al fine di migliorare sotto il profilo dell’efficienza e dell’efficacia le prassi

interne al distretto legate all’erogazione dei servizi per i disabili e ottimizzzare i rapporti congli uffici centrali, con i servizi sanitari invianti e con gli enti fornitori del servizio.

3) Patto per la salute: “Sperimentazione di un micro progetto di medicina di comunità”.

Nel corso del 2001 i distretti coinvolti nel Patto Territoriale del Levante (descritto nelparagrafo relativo alle attività progettuali rilevanti in fase di realizzazione) hanno dato l’avvio adun progetto che prevede la sperimentazione di un percorso di medicina di comunità che ha portatonel mese di aprile 2002 alla stipula formale di un patto con i Medici di Medicina Generale ed iPediatri di Libera Scelta del territorio ricompreso nei due distretti IX levante e VIII Medio Levante. Ilpatto coinvolge le associazioni dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta,l’area della pediatria del NOAC di zona, il dipartimento della Salute Mentale, il Sert, il NOAD dizona, il NOAA di zona.

E’ prevista la sperimentazione di un micro progetto di medicina di comunità al fine disviluppare i presupposti della community-care iniziando a connettere i diversi interlocutori istituzionalicoinvolti sui casi relativi a minori, anziani, disabili, tossicodipendenti, alcolisti per progettare insiemele azioni più significative per migliorare il benessere delle persone e condividere le problematicheportate in termini di disagio e di sofferenza al fine di sperimentare il “case managementpartecipato”.

4) Consolidamento distrettuale in previsione dell’avvio dei distretti sanitari

Il distretto sociale vuole consolidare l’area multidisciplinare delle professionalità presentiattraverso un lavoro di consolidamento dell'équipe nell’ottica di interscambio con il nascente distrettosanitario. All’uopo è iniziato un percorso di riflessione interna all'équipe tecnica del distretto, inun’ottica di scambio con i servizi sanitari e con la rete delle risorse informali della Zona, curato dalmedico Responsabile del Sert del Levante.

In quest'ottica un’area da sviluppare è il lavoro tematico dei sottogruppi del Pattoterritoriale che sempre in una prospettiva di Zona potrebbero formulare nuove ipotesi progettualianche alla luce della possibile fruizione di finanziamenti comunitari.

Distretto 76 Bogliasco - Pieve Ligure

Il distretto intende realizzare, su iniziativa del Comune di Pieve Ligure, la riedizione del corsodi personal computer per anziani.

Distretto 77 Recco - Sori - Avegno - Uscio

Questo distretto si propone per l’anno in corso l’obiettivo di valutare l’opportunità direvocare l’affidamento all’Azienda Sanitaria della gestione delle funzioni sociali relative ai minori.Ad oggi, infatti, queste vengono svolte da personale AUSL presso la sede consultoriale di Recco mala collaborazione non è priva di difficoltà. In particolare potrebbe esserci da parte di Comuniinteressati la necessità, sul piano tecnico, di un maggior monitoraggio e verifica dei casi in carico edei progetti individualizzati attivati.

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Il Comune di Recco ha inoltre progettato di attivare nella seconda metà dell'anno la "Cartad'Argento" per persone ultrasessantacinquenni che prevede agevolazioni per servizi, acquisti etempo libero. Nel progetto sono impegnati il Comune, le Associazioni dei Commercianti, il ConsorzioGastronomico, professionisti e singoli esercenti.

Distretto 78 Camogli

Il distretto di Camogli si propone le seguenti azioni specifiche.

1) Mini-Alloggio per anziani in località Ruta di Camogli per rispondere a bisogni analoghi a quellisopra descritti; nel caso di anziani che necessitassero di interventi assistenziali si prevede diintervenire presso gli alloggi con il servizio di assistenza domiciliare.

2) Scuola Materna Comunale di prossima realizzazione.3) Comunità Alloggio per anziani: il Comune è stato contattato da un privato per la realizzazione

di questa struttura; la Comunità risponderebbe al bisogno di assistenza tutelare da parte dianziani ancora sufficientemente autonomi ma residenti in piccolissime frazioni o in casetotalmente isolate, non raggiungibili da alcun mezzo di trasporto (ad esempio Mortola sul Montedi Portofino).

4) Revisione Protocollo d’Intesa con l’Azienda Sanitaria e valutazione in merito all’opportunità direvoca della delega delle funzioni sociali relative ai minori.