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Il Piano di Zona: uno strumento fondamentale per le politiche sociali C. Tilli - "Il Piano di Zona" - A.A. 2011/12 1

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Il Piano di Zona: uno strumento fondamentale

per le politiche sociali

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Laboratorio professionalizzante “Il Piano di Zona”

Programma del corsoParte teorica: • Ruolo e significato del Piano di Zona alla luce della L. 328/00 e della

L. R. 38/96;• Il processo di costruzione del Piano di Zona e le sue fasi;• Peculiarità della costruzione dei Piani di Zona nei differenti contesti

territoriali;• Dalla costruzione alla gestione del Piano di Zona;• La valutazione del Piano di Zona.Parte operativa:• Studio diretto di Piani di Zona di recente elaborazione.

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Le funzioni delle politiche sociali

• Governo

• Produzione

• Tutela

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1. LE BASI NORMATIVE DELLA PIANIFICAZIONE

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La pianificazione delle politiche nella normativa sociale …

• L. 285/97: "Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza“

• L. 328/00: "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali"

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La pianificazione sociale nella normativa nazionale …

• PIANO NAZIONALE (1° ed unico P.N.I.S.S 2001-2003) Riforma titolo V Costituzione

• PIANO REGIONALE (nel Lazio, 1° ed ultimo Piano socio-assistenziale 1999-2001)

• PIANI DI ZONA

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… e nella normativa regionale

L.R. 38/96:

• Piano Socio-Assistenziale Regionale (artt. 46-49)

• Piani socio-assistenziali provinciali e metropolitano (art. 50, poi abrogato nel 2003)

• Piani di Zona (art. 51)

Proposta di L.R. 226/2011:

• Piano della rete sociale regionale (artt. 49-50)

• Piano della rete sociale locale (art. 51)

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Gli ambiti territoriali …

nel sistema attuale:

Ambito/distretto sociale per lo più coincidente con il Distretto ASL (55 in tutto il Lazio, 19 solo a Roma)

nella nuova proposta di Legge:

Ambito sociale coincidente con la ASL (complessivamente12, di cui 5 a Roma città)

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Un esempio: i Distretti della Provincia di Roma

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2. LA REGIA DELLA COSTRUZIONE DEL PIANO

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l’interazione tra ambito politico e tecnico …

Coordinamento politico di ambito distrettuale

(Conferenza dei Sindaci … Accordi di programma … Comune capofila)

Coordinamento tecnico

(Responsabili … operatori …)

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Ufficio di Piano

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l’Ufficio di Piano secondo la Del. G.R. 202/2011

“L’atto istitutivo dell’Ufficio di Piano deve individuare la struttura organizzativa, le finalità, la sede operativa, le risorse economiche ed il personale necessario al suo funzionamento.

L’Ufficio di Piano è costituito da:• un coordinatore; • uno staff tecnico-progettuale;• una struttura amministrativa.”

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l’Ufficio di Piano: le professionalità

Sociologi

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Coordinatore/ Responsabile

Assistenti sociali

Psicologi

AmministrativiAltri

Politici …

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Gli uffici di Piano nella regione Lazio: alcune particolarità

IL COORDINATORE/ RESPONSABILE …

• Nei Municipi romani è costituito da un Assistente sociale in circa i 2/3 dei territori

• Nei distretti delle 4 province è costituito, in circa metà dei territori, da una figura amministrativa, e solo in ¼ dei casi da un assistente sociale

I PROFESSIONISTI PRESENTI …

• A Roma, AA.SS. presenti praticamente in tutti i Municipi

• Nei distretti provinciali, in circa ¼ dei territori non è presente l’AS

• Forte presenza in generale di amministrativi

• Alcuni UdP monoprofessionali

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3. IL PERCORSO DI COSTRUZIONE DEL PIANO DI ZONA

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1^ fase: chi siede al tavolo?

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Ente/i locale/i

Servizi ASL

Scuole

Provincia

Cooperative sociali

Volontariato

Cittadini associati e singoli

Sindacati

Aziende, commercianti,

artigiani

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nodi critici …

• Tensione tra spinte partecipative e possibili chiusure

• “Cultura della partecipazione” (nei politici, nei tecnici, nei cittadini)

La governance è il frutto di un cammino arduo e faticoso, in cui occorre capacità

di mettersi in discussione come professionisti, servizi, associazioni

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E dunque nella fase iniziale occorre …

• Definire CHI verrà invitato a partecipare

• Predisporre occasioni e strumenti di rappresentanza

• Concordare CHI fa CHE COSA

• FORMALIZZARE C. Tilli - "Il Piano di Zona" - A.A.

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2^ fase: dalla lettura della domanda all’analisi dei bisogni

L’analisi dei bisogni è un’operazione complessa, che deve tener conto di diversi fattori:

• Le CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE della popolazione del territorio

• La DOMANDA SOCIALE che afferisce ai servizi del territorio (in primis, il servizio sociale, ma anche i servizi sanitari, educativi, …)

• I BISOGNI portati in evidenza dalle associazioni di tutela e advocacy

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Strumenti per l’analisi della domanda:

• Sistemi informativi/banche dati di servizi sociali, sanitari, educativi … (quantitativi)

• Ricerche apposite

• Conoscenze a carattere empirico/ relazionale (qualitativi)

• Questionari ed altri strumenti di valutazione (quali/quantitativi)

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… per passare dall’analisi della domanda alla lettura del bisogno …

… occorrerebbe intervistare “l’utente che non c’è” (F. Folgheraiter) intercettare i bisogni di coloro che, pur avendone, non arrivano ai servizi, perché non ne conoscono la strada, e non hanno nessuno che li accompagni …

MA ALMENO …“ascoltare” la voce del territorio …

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Dare voce e rappresentanza ai cittadini singoli ed associati, ed al terzo settore, e favorirne la partecipazione

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3^ fase: l’analisi dell’offerta esistente

• Servizi sociali …

• Servizi sanitari …

• Servizi educativo/formativi …

• Servizi a carattere sportivo …

• …C. Tilli - "Il Piano di Zona" - A.A.

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4^ fase: la progettazione e l’individuazione delle priorità del sistema integrato

Questa fase si compone di 2 aspetti:

• Le scelte strategiche e le priorità compito a carattere prevalentemente politico, che però può avvalersi della competenza tecnica che pone in rapporto bisogni e risorse;

• La fase di progettazione compito a carattere tecnico, che può/dovrebbe essere realizzato in forma partecipata attraverso i “tavoli”

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1. Le scelte strategiche e di priorità

In periodi come quello attuale, stretto nella morsa della scarsità di risorse, è questo uno dei passaggi più delicati dell’elaborazione del Piano

Si tratta di decidere a quali ambiti e per quali bisogni verranno destinate le (poche) risorse finanziarie

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2. La progettazione

Deve rispondere ad alcune domande:

•Quali progetti e/o servizi occorre mantenere così come sono attualmente?•Quali occorre modificare perché non hanno ottenuto gli scopi prefissati o perché i bisogni sono cambiati?•Quali nuove piste occorre aprire per venire incontri ai bisogni emergenti?

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5^ fase: la stesura del Piano

• Ufficio di Piano

• Organismo esterno appositamente incaricato

• Ufficio di Piano con altri componenti (A.S.L., Scuole, Terzo Settore, …)

• Politici …

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6^ fase: l’approvazione del Piano

Il Piano di Zona è l’atto politico per eccellenza, e deve dunque essere approvato dall’organo decisore – ovvero dal Consiglio (Comunale/Municipale)

Lì dove sono presenti più Comuni, è necessario che il Piano venga approvato da TUTTI

Importanza della CONDIVISIONE/ NEGOZIAZIONE preventiva

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4. I CONTENUTI DEL PIANO DI ZONA …

… secondo la D.G.R. 202/2011

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Il Piano di zona deve dunque contenere (1):

Secondo la D.G.R. 202/2011:

• raccolta di dati relativi all’area distrettuale concernenti:

– aspetti geomorfologici: linee di comunicazione, problemi del territorio, sua ampiezza ecc.;

– aspetti demografici: popolazione residente, divisione per classi di età; indice di vecchiaia, ecc.;

Secondo le linee guida di Roma Capitale:

• il contesto territoriale ed il profilo socio-demografico del territorio e della comunità locale

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Il Piano di zona deve dunque contenere (2):

Secondo la D.G.R. 202/2011:

• raccolta di dati relativi all’area distrettuale concernenti:

– analisi dei bisogni: povertà, devianza, disoccupazione, ecc.;

– risorse finanziarie disponibili;

– risorse umane;– soggetti del privato

sociale;

Secondo le linee guida di Roma Capitale:

• il capitale sociale e le risorse del Municipio;

• le domande e i bisogni sociali della popolazione;

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Il Piano di zona deve dunque contenere (3):

Secondo la D.G.R. 202/2011:

• obiettivi strategici per ogni area di intervento, in relazione agli specifici bisogni di assistenza dei cittadini, assicurando il livello essenziale delle prestazioni di assistenza sociale;

• programma di intervento e relative priorità per il raggiungimento degli obiettivi;

Secondo le linee guida di Roma Capitale:

• i principi, le finalità e le strategie

• la programmazione dei servizi e degli interventi sociali

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Il Piano di zona deve dunque contenere (4):

Secondo la D.G.R. 202/2011:

• mezzi e strumenti per la realizzazione degli interventi (risorse finanziarie, strutturali, umane, professionali);

• quantificazione del complesso delle risorse finanziarie – budget di distretto (fondi di Comuni, Regione, risorse FNPS, fondi socio sanitari di competenza della ASL, ogni altra risorsa resasi disponibile sul territorio)

Secondo le linee guida di Roma Capitale:

• la programmazione delle risorse:

risorse professionali dotazione strumentale dei

servizi sociali fabbisogno formativo per la

formazione continua criticità, gli obiettivi e le priorità spesa sociale municipale e

risorse finanziarie disponibili

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Il Piano di zona deve dunque contenere (5):

Secondo la D.G.R. 202/2011:

• modalità organizzative dei servizi per l’attuazione degli interventi previsti, anche al fine di promuovere modelli organizzativi innovativi, procedure semplificate, metodi di lavoro più rispondenti alle esigenze ed ai bisogni dei cittadini;

Secondo le linee guida di Roma Capitale:

• l’Ufficio di Piano e le azioni di sistema

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Il Piano di zona deve dunque contenere (6):

Secondo la D.G.R. 202/2011:

• modalità per garantire l’integrazione tra servizi e prestazioni, con particolare riferimento all’integrazione con la ASL;

• modalità per realizzare il coordinamento con gli organi periferici delle amministrazioni statali e con le istituzioni scolastiche

Secondo le linee guida di Roma Capitale:

• l’integrazione delle politiche sociali con le altre politiche dello sviluppo locale:

• con il sistema sanitario• con i sistemi dell’istruzione e

della formazione• con il mondo del lavoro e della

produzione• con le politiche abitative e del

patrimonio• con i sistemi della sicurezza e

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Il Piano di zona deve dunque contenere (7):

Secondo la D.G.R. 202/2011:

• modalità per la collaborazione con soggetti operanti nell’ambito della solidarietà sociale e con le altre risorse della comunità;

• modalità di concertazione e partecipazione dei soggetti del terzo settore delle Organizzazione Sindacali e altre istanze di solidarietà sociale;

Secondo le linee guida di Roma Capitale:

• INTRODUZIONE: Il processo di preparazione, consultazione e concertazione del Piano

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Il Piano di zona deve dunque contenere (8):

Secondo la D.G.R. 202/2011:

• individuazione dei tempi di attuazione;

• definizione del sistema dei controlli, di monitoraggio e verifica dei risultati raggiunti; requisiti di qualità;

• ogni altro utile elemento volto a valutare la conformità del Piano di zona alla programmazione regionale

Secondo le linee guida di Roma Capitale:

• CONCLUSIONI: il processo di attuazione e di revisione del Piano

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5. LA GESTIONE DEL PIANO DI ZONA

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POSSIBILI FORME DI GESTIONE:

• In economia ( interna)

• Esternalizzata:- Cooperative sociali- Associazioni/ONLUS- Aziendalizzazione (Aziende sociali/ Aziende di Servizi alla Persona)

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6. LA VALUTAZIONE DEL PIANO DI ZONA

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«cos’è» valutazione

“il procedimento che deve portare, attraverso la ponderazione degli aspetti positivi e negativi di un oggetto, alla formulazione di un giudizio (…) sullo stesso”

(L. Benedetti, Un percorso per la valutazione della qualità nei servizi socio-assistenziali, 1997)

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I tempi della valutazione

• Ex ante

• In itinere

• Ex post

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5 principi per una valutazione nei servizi sociali

• Autovalutazione

• Diversi livelli di valutazione

• Non autoreferenzialità (evidence based evaluation)

• Confrontabilità

• Trasparenza C. Tilli - "Il Piano di Zona" - A.A. 2011/12

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«che cosa» valutare …

• efficienza: rapporto tra costi e benefici, cioè tra quanto si spende per ottenere che cosa;

• economicità: specificazione dell’efficienza che guarda, in particolare, alla riduzione dei costi;

• razionalizzazione: ovvero il buon uso delle risorse, evitando sovrapposizioni e zone d’ombra;

• soddisfazione del cliente;• efficacia;• qualità.

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I livelli della valutazione …

• Regione• Provincia• Distretto• A.S.L.

ma anche …

• Terzo settore• Sindacati• Associazioni di cittadini

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Domande e strumenti valutativi per il Piano di Zona: la valutazione in itinere

Le domande• A che punto è il

programma/progetto rispetto alla tempistica prevista?

• Quali criticità o fattori di successo stanno emergendo?

• È necessaria una correzione di rotta?

Gli strumenti

• Schede di monitoraggio, autovalutazione e gradimento dei singoli progetti;

• Indicatori di processo;• Incontri;• Tavoli permanenti;• Ufficio di Piano;• …

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Domande e strumenti valutativi per il Piano di Zona: la valutazione ex post

Le domande• È stato realizzato

l’intervento progettato?• L’intervento è stato ben

realizzato?• L’intervento è servito –

ovvero ha raggiunto gli obiettivi prefissati?

• È necessario riproporlo nel prossimo Piano?

Gli strumenti

• Schede di monitoraggio, autovalutazione e gradimento dei singoli progetti;

• Indicatori di esito;• Incontri;• Tavoli permanenti;• Ufficio di Piano; • …

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UNO STRUMENTO PECULIARE:IL BILANCIO SOCIALE

• Processo attraverso il quale un’organizzazione valuta e comunica all’esterno prodotti/risultati ed impatti delle proprie scelte riguardo a temi sociali, ambientali ed economici;

• Analizza anche il processo, ovvero la modalità di impiego delle risorse e di realizzazione dei progetti;

• Coinvolge attivamente gli stakeholders

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