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one IL MAGAZINE DELL'AZIENDA SANITARIA DELL’ALTO ADIGE EDITORIALE Se i sistemi non lavorano insieme 3 ARTICOLO DI FONDO One more beer! 4 INFORMAZIONI & NEWS Confronto dei dati 6 Momo – Cure palliative 6 Studio “PUSH” 7 Ospedali in rosa 8 Riconoscimento per l’ASL 9 Nutrire il pianeta – EXPO 9 Pet therapy 9 COMMENTO10 MANAGEMENT & AMMINISTRAZIONE PianoSanitarioProvinciale 12 Tendenzedell'assistenzasanitaria 13 STORIA DI COPERTINA Digitale e sano 16 Intervista con Martha Stocker 22 Riorganizzazione 23 DAI COMPRENSORI BRESSANONE Premiato 25 Siate pronti 26 Tatuaggi pericolosi 27 BOLZANO La banca del futuro 28 Attenzione ai bebè 28 Nuovo Hospice 29 Eventi e gite CRO 29 MERANO A ciascuno il suo piatto 30 Made in South Tyrol 31 Remember! 32 Esercitazione emergenza 33 BRUNICO Accompagnamento not- turno 34 Clinica diurna oncologica 35 Open month 35 VITA“Per fortuna potevo aiutare” 36 GRAFICO INFORMATIVO 38 SUL PERSONALE 39 SALUTE IN RETE Mondo censito 39 CONTATTI & COLOPHON 40 31.12.2015 #04/15 “Servono poche soluzioni, unitarie, bilingui e moderne. Dobbiamo muoverci al passo coi tempi!” THOMAS SCHAEL STORIA DI COPERTINA PAGINA 16

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Magazine dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige

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eDITORIALe Se i sistemi non lavorano insieme 3 ARTIcOLO DI fONDO One more beer! 4 INfORMAZIONI & NewS Confronto dei dati 6 Momo – Cure palliative 6 Studio “PUSH” 7 Ospedali in rosa 8 Riconoscimento per l’ASL 9 Nutrire il pianeta – EXPO 9 Pet therapy 9 cOMMeNTO 10 MANAGeMeNT & AMMINISTR AZIONe Piano Sanitario Provinciale 12 Tendenze dell'assistenza sanitaria 13 STORIA DI cOpeRTINA

Digitale e sano 16 Intervista con Martha Stocker 22 Riorganizzazione 23 DAI cOMpReNSORI Bressanone Premiato 25 Siate pronti 26 Tatuaggi pericolosi 27 Bol z ano La banca del futuro 28 Attenzione ai bebè 28 Nuovo Hospice 29 Eventi e gite CRO 29 Mer ano

A ciascuno il suo piatto 30 Made in South Tyrol 31 Remember! 32 Esercitazione emergenza 33 Brunico Accompagnamento not-turno 34 Clinica diurna oncologica 35 Open month 35 VITA“Per fortuna potevo aiutare” 36 GR AfIcO INfORMATIVO 38 SuL peRSONALe 39

SALuTe IN ReTe Mondo censito 39 cONTAT TI & cOLOphON 40

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Nell’ottobre 2015 l’ospedale di Silandro si è trasformato in un set cinematografico. Sono state girate le scene del film „Der Einsiedler“ (l’eremita). F

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Tutti e tutte noi sappiamo quanto spiacevole e fastidioso sia quando i sistemi non funzionano in sinergia, quando qualcuno ci invia un’immagine per e-mail che non riusciamo ad aprire per-ché sul nostro pc non è stato installato il programma giusto.

Qualcosa di simile è accaduto con i sistemi IT dei quattro Com-prensori sanitari dell’Alto Adige. Essi non possono comunicare uno con l’altro e ciò avviene anche con alcuni programmi uti-lizzati all’interno degli ospedali. Una situazione di questo tipo complica il lavoro a tutti coloro che vi hanno (devono averci) a che fare – pazienti inclusi. Nel prossimo futuro tutto questo fi-nirà. Stando a quanto riportato nel grande piano per l’implemen-tazione e la riorganizzazione delle tecnologie informatiche (IT) dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, il cosiddetto IT-Master-plan, in questo ambito vi saranno grandi cambiamenti nell’arco dei prossimi tre anni – ed ovviamente in meglio. Nella sezione centrale di questa uscita, a partire da pagina 16, potete leggere di più su come tutto ciò avverrà.

Si dice che nulla sia incerto quanto il futuro. Questo è senz’altro vero, ma a volte gli statistici possono in qualche modo prevedere gli sviluppi futuri grazie ad una serie di calcoli. Sulla base di questi calcoli la Sanità, sia altoatesina che italiana, può già farsi un’idea di quelle che saranno le sfide per gli anni a venire. Il professore universitario della Bocconi, Francesco Longo, ce ne parla a pagina 13.

Anche il commento del nostro “ospite” risulta essere molto inte-ressante. L’autore si chiama Christophorus Zöschg, ha studiato filosofia ed attualmente svolge la propria attività presso il Com-prensorio sanitario di Bressanone. Zöschg prende spunto dallo scandalo dei gas di scarico della Volkswagen per filosofeggiare a proposito di “razionalismo critico” e rispondere ad alcune do-mande in merito alle condizioni che andrebbero soddisfatte per trasformare una semplice organizzazione in un’organizzazione “apprendente”. Da leggere a pagina 10.

A partire da pagina 24 potete trovare i comunicati e le info dai Comprensori.

Auguro a tutti/tutte voi una piacevole lettura! peTer a . seeBacher

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U nanimi le reazioni di chi mi sta ac-canto: come, di nuovo (in effetti, ci sono stato altre volte)? Ma non è

troppo pericoloso? A Gerusalemme, altra meta del mio viaggio, e in Cisgiordania qua-si quotidianamente si verificano scontri, fe-riti, morti. Si comincia a parlare della terza Intifada – e tu, ora, vuoi andare lì? Non vuoi cercarti una destinazione più tranquilla? Domande che ovviamente non mi scalfiva-no: se a Lagundo rapinano una banca, sotto i portici di Merano non si nota nulla. Non è per questo che si comincia a pensare di esse-re in un luogo pericoloso...!

Proprio mentre scrivo queste righe arri-va un tweet con la notizia di un uomo che ha sparato alla cieca in un pub di Tel Aviv. Due morti e sette feriti! Le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano come poco prima, con tutta calma, egli avesse fat-to la spesa in un negozio di verdura biologi-ca ed estratto la sua pistola automatica per poi scendere in strada e sparare all’impaz-zata. Do un’occhiata veloce alla piantina di Tel Aviv: dov’è avvenuta questa sparatoria? Dizengoff-Street 122, proprio vicinissimo al mio hotel… Diverse volte sono passato da-vanti a quel pub; proprio vicino c’è un altro

bar dove mi è capito di fermarmi per bere un caffè, in passato già obiettivo di un attenta-to. È troppo naif la mia percezione di Israele?

M a cambiamo argomento: retrospet-tiva 2015. Una nota trasmissione televisiva manda in onda una car-

rellata d’immagini dedicate all’anno appe-na concluso con l’intenzione di estrapolare dalla miriade d’informazioni e notizie il significato profondo di ogni singolo fatto, quel che c’è dietro, gli sviluppi ed i cambia-menti che ne rimangono. Un news format che funge da “ancora” nel caos dell’iper-in-formazione. Ogni anno una sfida per il gior-nalista che assume questo compito, come sottolinea il conduttore della trasmissione nelle parole d’introduzione al servizio. Quel che segue è un capolavoro nel suo genere, giornalismo esemplare: anche se parole come “coraggio”, “speranza” ed “empatia” erano onnipresenti sul piano mediatico, è pur vero che il 2015 è stato caratterizzato da uno scossone alle certezze, alle cose scon-tate ed alla fiducia che devono nuovamente essere consolidate. Immagini di mitica por-tata si sono profondamente impresse nella coscienza collettiva, immagini, che fino ad ora conoscevamo solo in bianco e nero,

One more beer!

ARTIcOLO DI fONDO luk a s r affl

È cattiva abitudine degli editorialisti scrivere e parlare di se stessi. Ebbene, all’inizio di quest’an-no, per una volta concedetelo anche a me. Poco prima di Natale ho visitato Tel Aviv.

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“Mi auguro che anche noi tutti, nel 2016, riusciremo a trovare la tonalità giusta per affrontare le sfide, sia nell’ambito professionale che in quello privato.”

hanno all’improvviso assunto tutti i colo-ri della realtà: ondate di profughi, terrore, crisi, catastrofi entro i confini dell’Europa. Talvolta, nel 2015, è sembrato che il mondo si sgretolasse, le lacerazioni ci hanno cam-biato. Ce la faremo davvero, come sostenuto dalla Cancelliera tedesca? Gli attentati di Parigi sono attacchi al nostro stile di vita che si fonda sulla libertà individuale. L’in-capacità di trovare una politica unitaria sui profughi è la più grande sfida per questa Eu-ropa unita: barriere di filo spinato alle fron-tiere, case di accoglienza per profughi mes-se a fuoco, il Mediterraneo divenuto una tomba di massa – uno specchio per il nostro modo di vivere che, con i suoi valori, è messo a dura prova. Non è più possibile fare finta di niente. Il 2015 è stato l’anno della “presa di coscienza”?

Effettivamente sembriamo essere dive-nuti un po’ più adulti. Col passare degli anni le illusioni sfumano, la freschezza della vita, ma anche le sue ombre, vengono vissu-te con più consapevolezza; ci si spinge più in profondità in cerca della propria identità. Una volontà che verosimilmente proseguirà anche nel 2016, in modo ancora più schietto, diretto ed intenso.

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A nche all’interno dell’Azienda sanita-ria dell’Alto Adige mi sembra di av-vertire una volontà più consapevole

verso il cambiamento. Il 2015 è stato l’anno delle novità, fino al cambio della dirigenza. Il susseguirsi degli eventi è destinato a pro-seguire, i cambiamenti non diminuiranno nemmeno nel nuovo anno. Anche qui però sembra che molto dipenda da noi, dal no-stro approccio e modo di affrontare le cose. A questo proposito il titolo più significativo che mi è capitato di leggere è stato quello di un articolo di Simone Wasserer, già Consi-gliera per le pari opportunità dell’Azienda ed ora vicesindaco di S. Candido, apparso recentemente sul portale internet Salto.bz: “La riforma sanitaria siamo noi, tutti!” Un’affermazione bella e nello stesso tempo azzeccata!

Per tornare a Tel Aviv, anche lì pub e ri-storanti della Dizengoff-Street hanno tro-vato un modo per esorcizzare la paura ed il terrore: offrire “one more beer” – una birra gratis a tutti coloro che, nonostante l’orrore, non vogliono farsi intimidire continuando a vivere la spensieratezza del proprio tem-po libero. Secondo il portavoce del Comu-ne non è la soluzione assoluta, ma un buon modo per voltar pagina e cambiare tonalità.

Mi auguro che anche noi tutti, nel 2016, riusciremo a trovare la tonalità giusta per affrontare le sfide, sia nell’ambito professio-nale che in quello privato.

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Per il Direttore generale ASL Thomas Schael era importante che questa preziosa raccolta di informazioni non fosse accessi-bile solo ad un ristretto numero di persone all’interno del Dipartimento alla Salute del-la Provincia, ma che fosse messa a disposizio-ne soprattutto dei responsabili dei reparti ospedalieri. Da qualche tempo, dopo una bre-ve formazione, anche Direttori/Direttrici, Primari e Responsabili possono accedere ai dati costantemente aggiornati e, ad esempio, con un semplice click scoprire quando e dove nonché quante operazioni all’anca sono state eseguite oppure quante polmoniti sono state registrate negli ospedali dell’Alto Adige. Tut-to questo è stato possibile grazie alla stretta collaborazione tra Osservatorio Epidemiolo-gico e Informatica Alto Adige SPA. Il flusso dei dati avviene in forma anonima e infor-matizzata, ciò significa che questi vengono direttamente alimentati dai dati che fanno parte della SDO e che sono già stati inviati all’Osservatorio Epidemiologico. Per tutti gli indicatori possono così essere effettuate ana-lisi di tendenza e suddivisioni locali all’in-terno della provincia; eventuali criticità sal-tano immediatamente all’occhio. “Questo è un passo in più per garantire la trasparenza, ma anche per permettere alle collaboratrici ed ai collaboratori di acquisire conoscenza e promuovere lo scambio”, il Direttore generale sottolinea così l’importanza di questa esten-sione di accesso alla piattaforma.

“SiVAS” è una piattaforma elettronica messa a disposizione dei professionisti ospe-dalieri dall’Osservatorio Epidemiologico. Grazie a questa raccolta di dati, ad esempio i Primari, sono in grado di ottenere, in tempo reale, una panoramica sulle prestazioni of-ferte in Alto Adige sia in regime di ricovero che in ambito ambulatoriale.

Confronto dei dati per i professionisti

INfORMAZIONI & NewS saBine fl arer MOMO Associazione per le cure palliative a neonati, bambini e adolescenti. Momo è una ragazzina dai capelli ricci che vive per strada. Nessuno ha una capacità di ascolto pari alla sua. Trasforma tutti coloro a cui dedica il proprio tempo. Quando gli esseri “grigi” giungono in città convincono le perso-ne a risparmiare tempo e gli amici di Momo divengono sempre più infelici. Ma Momo, con l’aiuto della tartaruga Cassiopea, intraprende un viaggio per raggiungere il professor Hora e cercare così di ridonare loro il tempo rubato.

Il romanzo “Momo, ovvero l’arcana storia dei ladri di tempo e della bambina che re-stituì agli uomini il tempo trafugato” fu pubblicato nel 1973 ed appare più attuale che mai. “Non ho tempo” è il mantra dei nostri giorni. Quanto questa frase non abbia senso lo si comprende solo nel momento in cui si incontrano persone che di vita ne hanno davanti davvero ancora poca o che non possono vivere nel pieno delle loro forze e con il massimo della salute. Questo ci colpisce ancora di più quando si tratta di bambini.

In Alto Adige, fra neonati, bambini e adolescenti, esistono circa 150 minori affetti da malattie ad alto rischio di mortalità o limitanti in termini di qua-lità di vita.

“I bambini hanno altre esigenze rispetto agli adulti. L’aspettativa di vita è più ele-vata e quindi, sia loro che le loro fami-glie, si trovano a dover gestire sintomi, limitazioni e paure più a lungo. MOMO desidera fornire alle persone coinvolte un luogo, una struttura a se stante, dove ricevere assistenza e accompa-gnamento”, spiega Marianne Siller dello Staff per lo sviluppo organizzativo e di processo della Direzione tecnico-assi-stenziale dell’Azienda sanitaria nonché cofondatrice di “MOMO”.

“Assistenza palliativa significa aumento della qualità di vita e non solo estensio-ne della vita in termini di tempo”, è con-vinto Robert Peer, Direttore tecnico-as-sistenziale dell’Azienda sanitaria. “Le cure palliative iniziano già al momento della diagnosi, sostengono i familiari nel prestare assistenza e soddisfano anche i bisogni della sfera psicologica.”

Chi desidera sostenere MOMO lo può fare con una donazione a: MOMO Associazione promotrice cure palliative per bambini in Alto Adige onlus, Via S. Anna 6, 39040 castel-rotto, cassa Raiffeisen castelrotto - Ortisei Informazioni

[email protected]

in lingua tedesca

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È in corso uno studio triennale sulla sicurez-za dei pazienti e sulla qualità assistenziale che coinvolge tutti i reparti di degenza dei sette ospedali dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.

Lo studio PUSH, acronimo di „Patien-tensicherheit und Pflegequalität in Süd-tiroler Krankenhäusern (Sicurezza dei Pa-zienti e Qualità delle Cure)”, è un progetto di ricerca triennale (2015-2017) promosso dalla Scuola Superiore Provinciale di Sa-nità Claudiana e dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Project leader è il dott. Dietmar Ausserhofer, fanno parte del gruppo di ricerca il dott. Franco Manto-van, la dott.ssa Giorgia Floretta, la dott.ssa Waltraud Tappeiner, il dott. Eduard Egar-ter-Vigl nonché il dott. Robert Peer. Colla-bora inoltre allo studio altoatesino il team PUSH dell’Istituto di Scienze Infermieri-stiche dell’Università di Basilea (Svizzera). Questa indagine, condotta in Alto Adige, si basa su risultati ottenuti in altri studi riconosciuti a livello internazionale come lo studio “RN4CAST” (Nurse forecasting in Europe, www.rn4cast.eu).

Il progetto PUSH si pone come obiettivo quello di descrivere e di mettere in relazio-ne tra loro alcuni indicatori organizzativi e manageriali dei contesti professionali riguardanti il clima lavorativo, la gestione del rischio e della sicurezza, la qualità del-la prestazione, il razionamento delle cure e la scelta delle priorità. I risultati di que-sto studio possono contribuire all’attuale

“PUSH” quando la ricerca spinge al miglio-ramento

riforma sanitaria provinciale fornendo all’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ri-levanti informazioni sugli elementi e sui meccanismi che influenzano un’elevata qualità assistenziale. Lo studio, inoltre, vuole fornire risultati fruibili per la pia-nificazione di ulteriori studi e di progetti futuri riguardanti il miglioramento della qualità assistenziale e la sicurezza dei pa-zienti. Vi sono già i primi risultati parzia-li: nel periodo tra settembre e ottobre 2015 sono stati distribuiti questionari a pazien-ti, personale infermieristico e assistenzia-le e medici. Vi è stata un’elevata adesione all’indagine: 641 pazienti (il 76%), 1433 pro-fessionisti infermieristici e assistenziali (il 74%) e 365 medici (il 41%). Per questa elevata collaborazione il team PUSH rin-grazia!

Nel corso del 2016 il team di ricerca del-la Claudiana svolgerà l’analisi scientifica dei dati quantitativi rilevati e pianificherà la seconda fase dello studio. Entro la pri-mavera del 2016 la direzione riceverà un feedback dei dati emersi.

Il dott. Dietmar Ausserhofer resta a di-sposizione per eventuali approfondimenti

[email protected] Tel. 0471 067 290

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Guadagnarsi questi cosiddetti “bol-lini rosa” non è impresa facile. Bisogna infatti lavorare sodo per ottenerli. Chi ambisce al prestigioso riconoscimento, conferito ogni due anni dall’Associazio-ne nazionale “Onda“ (Osservatorio na-zionale sulla salute della donna), si deve preparare con largo anticipo.

Ogni ospedale deve minuziosamen-te elencare quali sono le offerte dedica-te alla figura femminile con tutti suoi bisogni. Determinati requisiti tecnici, come spazi dotati di fasciatoio o area giochi, non bastano: l’attenzione deve essere proprio focalizzata sulla buona assistenza alle donne. Chi desidera ri-cevere l’ambito riconoscimento deve essere in grado di offrire servizi di con-sulenza in caso di specifiche patologie Il Direttore generale Thomas Schael

ha ricevuto il premio dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Riconoscimento per l’Azienda sani-taria dell’Alto AdigeIn occasione dell’evento “Il Procurement Innovativo in Sanità”, organizzato a Roma dalla Federsanità A.N.C.I. in occa-sione della chiusura dell’anno, a metà dicembre l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è stata insignita del premio “Pro-curement d’Innovazione”.

L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha ot-tenuto tale riconoscimento, come spie-gato da Federsanità A.N.C.I., “per aver scelto, tra i primi in Italia, il potenziale offerto da nuove tecnologie. L’Azienda sanitaria ha inoltre compreso quanto il procurement d’innovazione possa au-mentare la qualità dell’assistenza.” Ciò trova applicazione soprattutto nell’am-bito dell’assistenza erogata ai pazienti oncologici, dalla diagnosi all’intero ciclo di cura.

Il Direttore generale ASL Thomas Schael, in rappresentanza di tutte le collaboratrici e di tutti i collaboratori dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, ha ritirato il premio direttamente dalle mani del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ed alla presenza del Presiden-te di Federsanità A.N.C.I., Angelo Lino Del Favero.

Thomas Schael: ”Nuove tecnologie aprono le porte a molteplici opportuni-tà. Queste devono essere individuate ed attuate. Ma l’innovazione, nel settore sanitario, non deve essere fine a se stessa. Deve piuttosto avere sempre ben presente ciò che va migliorato per il bene delle pazienti e dei pazienti. E questo è quanto cerchiamo di realizzare all’interno dell’Azienda sanitaria dell’Al-to Adige. Questo premio è una conferma che siamo sulla strada giusta.”

L’associazione italiana Federsanità A.N.C.I. (Associazione Nazionale Co-muni Italiani) è stata fondata nel 1995 con l’obiettivo di promuovere la “buona sanità” e per offrire a sindaci e direttori generali strumenti utili a migliorare la qualità delle strutture e dei servizi socio-sanitari.

Quest’anno tutti e sette gli ospedali dell’Alto Adige hanno potuto godere del conferimento dei “bollini rosa”. Questi vengono assegnati agli ospedali particolarmente a misura di donna.

Ospedali in rosa

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Se tutto si tinge di rosa le donne ne gioiscono: (da sinistra) la Presidente Onda Francesca Merzagora, la Direttrice comprensoriale Irene Pechlaner (Merano) e la Coordinatrice ammini-strativa Evelin Reinstaller (Bressanone)

femminili, come ad esempio la cura di vari tipi di tumore, secondo standard internazionali. L’Associazione Onda analizza i numerosi questionari per il riconoscimento dei bollini utilizzando un complesso algoritmo, del quale si può in ogni momento verificare l’esat-tezza. Infine vengono assegnati i punti. La scala di valutazione va da un mini-mo di zero ad un massimo di tre. Ogni punto corrisponde ad un “bollino rosa”.

Anche questa volta gli ospedali dell’Alto Adige si sono contraddistinti. Bressanone, Silandro, S. Candido e Vi-piteno hanno ottenuto due punti, men-tre a Bolzano, Merano e Brunico è stato riconosciuto il massimo punteggio di tre „bollini“. L’ospedale della città sul Passirio riceve questo riconoscimento fin dal 2007, anno in cui ha avuto inizio questa rilevazione.

I certificati con i bollini rosa per il prossimo biennio sono stati consegnati il 16 dicembre scorso presso il Palazzo Chigi di Roma. In totale sono stati ri-conosciuti tre bollini ad 82 strutture, due a 127 ed a 40 è stato riconosciuto un solo bollino. I 249 ospedali e strutture universitarie che possono vantare i bol-lini rosa sono elencati sul sito di „Onda“ (www.bollinirosa.it).

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“La partecipazione dell’Alto Adige ad EXPO è stata un’occasione di grande visibilità. La nostra area è stata tra le più gettonate. Ora si tratta di non perdere la spinta che con EXPO si è venuta a creare. Se L'Alto Adige saprà fare tesoro di quanto semina-to potrà essere un riferimento a livello nazionale e internazionale. I prodotti ci sono. Si tratta di valo-rizzarli – non solo dal punto di vista economico, ma anche salutistico. Purtroppo finora in Alto Adige in campo scientifico ha prevalso la logica del proprio orticello. Per assumere una leadership ci vogliono invece strategie forti.”

professore DoT T. lucio lucchin

„Nutrire il pianeta, Energia per la vita“, questo il tema di EXPO 2015. Un concetto certamente non facile che i Pae-si partecipanti hanno declinato in modo molto diverso. C’è stato chi è rimasto ade-rente al tema, e chi invece ne ha proposto una lettura decisamente più leggera: non più „nutrire il pianeta“, ma „facciamoci una bella mangiata“. EXPO è stata però molto di più di una grande abbuffata. Il tema ha fatto convergere a Milano, oltre alle delegazioni politiche, anche tantissi-mi produttori e le aziende del settore ali-mentare. Per loro l’esposizione universale è stata sopratutto una vetrina ma anche un’occasione di confronto e d’incontro.

C’è però anche un altro aspetto da sottolineare. Per sei lunghi mesi l’esposi-zione universale ha invitato a Milano il mondo scientifico internazionale. Oltre mille gli eventi che si sono occupati di nu-trizione in tutte le sue sfaccettature. Non tutti certamente allo stesso livello, ma tutti con il merito di aver affrontato un argomento considerato cruciale per il fu-turo dell’umanità. Da segnalare il conve-gno conclusivo del gruppo interregionale „Food & Research Innovation“ (con Alto Adige e Friuli Venezia Giulia come capo-fila) finalizzato a promuovere una rete europea per la ricerca e l’innovazione nel settore agro-alimentare. Tra i partecipan-ti anche il primario bolzanino Lucio Luc-chin. A giugno il noto nutrizionista era

La dolcezza di un animale per curare i mali dell’anima Il Servizio Veterinario aziendale ed il Canile sanitario Sill, in stretta collaborazione con i Servizi territo-riali dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ed il Centro di Riabilitazione Psichiatrica di Bolzano-Gries, hanno di recente avviato un pro-getto pilota di intervento assistito dagli animali, la cosiddetta “pet therapy”, dal titolo “Esperienza a 6 zampe”.

Il termine “pet therapy”, coniato dal neuropsichiatra infantile Boris Levinson, descrive interventi che prevedono il coinvolgimento di ani-mali da compagnia per integrare, rafforzare e coadiuvare le tradizio-nali terapie. In questo contesto l’a-nimale aiuta il paziente ad abbas-sare le proprie barriere emotive, facilitando la comunicazione con il terapeuta e inducendo anche una normalizzazione dei parametri fi-siologici come, ad esempio, il ritmo cardiaco, la pressione arteriosa o la tensione muscolare.

Obiettivi del progetto “Esperienza a 6 zampe” erano l’accrescimento dell’autonomia, il miglioramento della socializzazione, della concen-trazione e della memoria proce-durale nelle e nei pazienti seguiti dal Centro di Salute mentale o ricoverati presso il Centro di Ria-bilitazione Psichiatrica di via Fago a Bolzano. Per il conseguimento di tali obiettivi sono state applicate una serie di metodologie: le atti-vità si sono svolte in un ambiente sereno, stimolante e soprattutto non medicalizzato, sono stati scelti animali ospitati nel canile Sill con caratteristiche comportamentali e fisiche adeguate, è stato defini-to un programma che le persone coinvolte hanno dovuto scrupolo-samente seguire.

Gli incontri, della durata di un’ora ciascuno, si sono svolti nell’arco di 6 settimane e sono stati organizzati nel rispetto dell’approccio psi-chiatrico-riabilitativo nonché del benessere degli animali. I risultati raggiunti sono stati molto buoni. Tra le ed i pazienti coinvolti, ad esempio, è migliorata la puntualità e, con il passare del tempo, sono aumentate spinta motivazionale, concentrazione e memoria. Anche il fatto di doversi relazionare con persone sconosciute in un contesto diverso dal proprio ha favorito una maggiore apertura da parte delle persone coinvolte.

L’esperienza, nel suo complesso, è stata dunque senz’altro positiva!

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Nutrire il pianeta –La discussione parte da EXPO

L’alimentazione in generale e il cibo in particolare sono stati i grandi protago-nisti di EXPO 2015. Hanno catalizzato l’attenzione del pubblico, sono stati motivo d’incontro tra produttori e con-sumatori e oggetto di oltre 1000 manife-stazioni a carattere scientifico.

stato tra gli autori di un documento che indicava i 10 „nodi“ da affrontare per evi-tare che le malattie da cibo si trasformino in un boomerang sociale. Il Ministro della Salute ha già recepito tale documento ed ha istituito un tavolo tecnico. „A dimo-strazione che EXPO è stata ,solo’ un pun-to di partenza“, sostiene Lucchin.

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Di recente mi sono imbattuto in un arti-colo di Caspar Busse e Alexander Hagelüken, giornalisti di economia, dal titolo “Mai più schiamazzi”. La storia ruota attorno alla vicenda dei gas di scarico della Volkswa-gen. Nella loro analisi Busse e Hagelüken cercano di comprendere se il terreno fertile per questo scandalo fosse già insito nell’au-toritario sistema dirigenziale della casa automobilistica. I collaboratori VW descri-vono così il clima aziendale: “Chiunque ab-bia osato opporsi è stato zittito”. Divieto di criticare, rigida gerarchia e tendenza alla megalomania generano sistemi autoritari e senz’altro tutto il peggio che ne può con-seguire: l’apprendimento organizzativo ri-mane segmentario. Al contrario, una (auto)riflessione costruttivamente critica in me-rito a strutture, processi, atteggiamento, regole e norme facilita una cultura dell’ap-prendimento, incompatibile con strutture gerarchiche rigide. La base culturale per l’apprendimento organizzativo, che in tut-to questo mi viene in mente, si trova in una posizione diametralmente opposta rispetto alle organizzazioni imperative. Il modello epistemologico di Karl Popper sul “raziona-lismo critico” ed i suoi principi fondamenta-li dovrebbero dare da riflettere ai sostenito-ri dell’autoritarismo. Il critico razionalista

era fermamente convinto che la discussione critica con altre persone nonché l’autocriti-ca fossero presupposti essenziali per il pro-gresso e lo sviluppo. Al centro di tutto sta la basilare convinzione di imparare dagli altri. Popper esprimeva così questo aspetto:

“Forse tu hai ragione, e forse io mi sba-glio; e anche se, nella nostra discussione critica, forse non riusciremo mai a decide-re chi tra noi abbia ragione, possiamo co-munque sperare, dopo una discussione di questo tipo, di vedere le cose in modo un po’ più chiaro rispetto a prima. Possiamo apprendere l’uno dall’altro, fino a quando ci ricordiamo che non importa tanto chi ha ragione, ma piuttosto il fatto di avvicinarci il più possibile alla verità oggettiva. Siamo entrambi proiettati alla verità oggettiva.”

Questo però può avere successo solo in un clima culturale sostanzialmente aper-to alla critica razionale e costruttiva, in un ambiente che tende a mostrare la volontà di apprendere dagli errori, in un contesto dove è possibile ammettere i propri errori, sen-za temere osservazioni squalificanti e dove non esistono tematiche tabù. Si tratta dun-que di un clima dove si è preparati a criti-care in modo costruttivo ed a lasciarsi criti-

VW e gas di scarico – due termini destinati a in-dissolubilmente legati per gli anni a venire. Come è potuto accadere? La cultura dell’azienda VW e della sua leadership hanno contribuito a questo? Una riflessione.  

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Christophorus Zöschg, staff per lo sviluppo professionale – Dirigenza in-fermieristica – Comprensorio sanita-rio di Bressanone; infermiere profes-sionale, studi in filosofia, attualmente frequenta un master in sviluppo delle risorse umane presso la Technische Universität Kaiserslautern.Scandalo dei

gas di scarico e leadership autoritaria

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care, poiché la principale preoccupazione non è quella di prevalere per avere ragione, ma piuttosto di trovare insieme la miglio-re soluzione. Presupposti per questo sono una comunicazione efficace, una benevo-la tolleranza e umiltà intellettuale. Ma che significato ha questo atteggiamento autoriflessivo e possibilmente autocritico per la rispettiva organizzazione? A quali requisiti deve prestare attenzione in tal senso un’organizzazione? Edgar H. Schein, statunitense e cofondatore della moderna psicologia organizzativa, sbalordì il suo collega Warren Bennis quando mise in campo – come adeguati per le nostre azien-de – i seguenti “criteri di salute” per una efficiente organizzazione:

AdattabilitàUn’azienda sana dispone della facoltà di risolvere problemi e può contare sulla ca-pacità di rispondere adeguatamente e fles-sibilmente alle mutevoli esigenze dell’am-biente

Senso di identitàUna società sana può contare sulla cono-scenza e sulla comprensione dei propri obiettivi e su cosa deve fare per il raggiun-gimento di tali obiettivi. A questo propo-sito ci si deve chiedere in che misura gli obiettivi dell’organizzazione siano stati compresi e riconosciuti dai suoi membri ed in che misura l’autocomprensione dei membri coincida con l’immagine che gli altri hanno dell’organizzazione.

consapevolezza della realtàUn’organizzazione sana si basa sulla capa-cità di percepire con precisione la realtà del contesto organizzativo ed interpretar-la in modo esatto, nello specifico vanno os-servate quelle caratteristiche ambientali che sono particolarmente importanti per l’organizzazione.

Schein parla anche di un quarto crite-rio che, secondo l’opinione di alcuni autori, è anche quello decisivo:

IntegrazioneLe aziende sane possiedono una corretta integrazione tra le loro sotto-unità, ciò si-gnifica che gli obiettivi di tali sub-unità si intersecano ma non si contrappongono mai. A questo proposito emerge anche il fatto che le esigenze individuali e gli obiet-tivi dell’organizzazione, in questo senso, si devono integrare in modo ottimale.

Bibliografia

Busse, C.; Hagelüken, A. (2015): Nie mehr rumschreien. Pubblica-to sul Süddeutsche Zeitung del 16.10.2015. http://www.sueddeu-tsche.de/wirtschaft/abgasskan-dal-und-die-folgen-nie-mehr-ru-mschreien-1.2693522 (Attivato l‘11.10.2015).

Geiselhart, H. (2012): Philosophie und Führung. Fragen und erkennen, pla-nen und handeln, hoffen und Mensch sein. Wiesbaden: Springer Gabler.

Popper, K. (2006): Woran glaubt der Westen? Da: K. Popper, Auf der Suche nach einer besseren Welt. Vorträge und Aufsätze aus dreißig Jahren (14. Aufl.). München: Piper.

Schein, E. H. (1980): Organisation-spsychologie (traduzione in lingua tedesca dal testo americano di Thomas Münster). Wiesbaden: Th. Gabler.

Ad una organizzazione che apprende appartiene anche, per garantire un atteg-giamento culturale di base, la continua riflessione su questi “criteri di salute”. Il realismo critico potrebbe essere quindi l’atteggiamento di fondo.

Dopo aver messo bene a fuoco alcuni importanti criteri si salute, dovremmo es-sere in grado di discutere anche in merito ai criteri di malattia. Tutto ciò premesso, i criteri che rendono “malata” un’organizza-zione paiono essere i seguenti:

Un clima di lavoro che si esprime at-traverso strutture autoritarie e contra-rietà che portano a condizioni di con-correnza. Un ambiente, quindi, dove alle argomentazioni autoritarie viene data grande rilevanza e fondatezza

Delazione Egoismo nelle conoscenze e nelle com-petenze

Mancanza di competenze (sviluppo di competenze) nelle posizioni strategiche

Una cultura della discussione giudi-cante, punitiva e compromettente

Mancata partecipazione di una forza lavoro convincente e convinta – com-presa quella che sta alla base – per i fon-damentali processi di cambiamento

Attivismo cieco Sostanziale disorientamento

Una organizzazione che sta apprenden-do deve sapersi difendere da questi “porta-tori” di malattia attraverso la definizione di regole e strutture che permettano una precoce individuazione di tali criteri di malattia ed aiutino a tematizzarli. An-che in questo contesto il ruolo del mana-gement, quale intermediario di cultura e valori, sembra essere centrale. Questa or-ganizzazione “apprendista” non nasce da se stessa e sono convinto che richieda uno sforzo costante, grande coraggio e la capa-cità di crescere nelle crisi e di coinvolgere ed appassionare i dipendenti. In caso con-trario un altro scandalo sui gas di scarico non tarderà ad arrivare.

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MANAGeMeNT & AMMINISTR AZIONe Wolfgang Bayer

Ne fanno sicuramente parte le “confe-renze sanitarie comprensoriali” tenutesi nell’autunno di quest’anno, con la parte-cipazione di collaboratrici e collaboratori dell’Azienda che, impegnati, hanno colto l’occasione per discutere con i capi dei grup-pi di lavoro e far così sentire la loro voce. Ampia la gamma dei temi proposti: dalle condizioni quadro inerenti l’assistenza in-tramurale e territoriale fino ad argomenti socio-sanitari ed intercompartimentali. I tantissimi feedback sono stati suddivisi in 38 cluster, ossia raggruppamenti temati-ci (ad esempio It-Masterplan, gestione del personale, argomenti sulla collaborazione),

assegnati ai gruppi di lavoro e da prendere in considerazione nel successivo processo di pianificazione. I risultati ottenuti in questi workshops pomeridiani sono poi stati di-scussi la sera stessa con i diversi portatori di interesse dei Comprensori sanitari.

Questa prima fase „Analisi e processo di partecipazione“ ha potuto essere efficace-mente conclusa e la fase 2 „Elaborazione nel processo di esperti” è iniziata ai primi di di-cembre 2015. In agenda, attualmente, c’è l’e-laborazione dei profili-prestazione per l’as-sistenza di base ospedaliera. L’obiettivo di questo processo consiste nella definizione delle prestazioni di assistenza di base delle specialità di medicina interna, chirurgia/ortopedia per gli ospedali di S. Candido, Si-landro e Vipiteno, di concerto con il rispetti-vo ospedale comprensoriale.

Sostanzialmente vengono definite le pre-stazioni assistenziali di base, quelle presta-zioni che costituiscono gli standard dell’as-sistenza sanitaria. La dotazione tecnica esistente è molto buona, adatta ad offrire queste prestazioni assistenziali di base. Le necessarie risorse di personale – aggravate dalla nuova normativa sull’orario di lavoro - sono al momento insufficienti. Per garantire la copertura del ventaglio di prestazioni de-finito, verranno messi in atto tutti gli sforzi per trovare il personale necessario. Se non si dovesse trovare tale personale, in accor-do con l’ospedale comprensoriale, verranno adeguati i servizi in modo tale da assicurare comunque una buona assistenza alla popo-lazione. Dettagliati piani di attuazione ven-gono messi a punto in Azienda.

prospettiva I risultati dei profili-prestazione rappresen-tano le basi per un concetto di assistenza differenziata e strutturata da inserire nel Piano Sanitario Provinciale. Come successi-vo e concreto passo seguirà una pianificazio-ne delle capacità produttive sia per il settore ospedaliero che per quello territoriale.

Piano Sanitario Provinciale on the road

Come annunciato nell’edi-zione di ONE n. 3/2015 i primi pacchetti di lavoro per l'elaborazione del Piano Sanitario Provinciale sono già stati avviati.

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N ei principali paesi Europei vi sono alcune tendenze epidemiologiche comuni, dovute all’aumento della

speranza di vita media, al trend di invec-chiamento della popolazione, alla bassa natalità e alla crescente clusterizzazione della società.

I cittadini italiani affetti da una pato-logia cronica sono il 35% del totale (ovve-ro 19,5 milioni di persone), mentre 2,4 mi-lioni sono gli italiani non autosufficienti. Questo significa che una AUSL di 500.000 abitanti, ha 165.000 cronici da recluta-re in programmi di disease management e 20.000 anziani non autosufficienti da prendere in carico. Se lo osserviamo dalla prospettiva di un MMG, con 1500 scelte, troviamo 475 pazienti cronici da prendere in carica (se li vedesse una volta al mese, si tratterebbe di 24 visite al giorno solo per i cronici) e 60 anziani non autosufficienti da visitare regolarmente a domicilio (per visitarli una volta al mese servono tre visi-te domiciliari al giorno solo per questo tar-get di pazienti ad alto carico assistenziale).

Tendenze dell’assistenza sanitaria

MANAGeMeNT & AMMINISTR AZIONe fr ancesco longo

Davanti a queste cifre, anche alla luce del crescente shortage dei medici che af-fligge tutti i principali paesi europei, è chiaro che siamo entrati in una nuova era per i sistemi di welfare pubblici: “la mes-se è molta e gli operai sono pochi”. Non è più necessario “contendersi” i pazienti, ma al contrario è necessario organizzare in modo rigoroso e strutturato il lavoro, per riuscire a gestire una epidemiologia così sfidante, con le risorse non crescenti di cui godono i sistemi sanitari occidentali.

A rendere il quadro ancora più com-plesso è il fenomeno della multimorbilità, che riguarda 2 pazienti cronici su 3, per i quali non è più sufficiente l’intervento di un solo specialista per patologia, ma per i quali spesso serve l’intervento di una pluralità di competenze, le quali debbono poi raccordarsi tra di loro. Vi sono nume-rosi studi che hanno reso evidente come la multimorbilità, gestita da una pluralità di specialisti diversi, comporta spesso la pre-scrizione di una somma di farmaci e visite, che il singolo paziente non è in grado di

Francesco Longo, della SDA-Università Bocconi di Milano e membro del gruppo di esperti per il Piano Sanitario Provinciale, parla delle tendenze epidemiologiche e del trend dell’assistenza sani-taria a livello europeo.

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rispettare. Uno studio AIFA ha mostrato come molti anziani ultra-settantacin-quenni, hanno più di 10 farmaci prescritti al giorno dalla sommatoria dei professio-nisti che li hanno in carica, comportando fisiologicamente una compliance alle tera-pie modeste con circa la metà dei farmaci realmente assunti, spesso, purtroppo, se-lezionati a caso.

L a patologia cronica, soprattutto se leggera, richiede di un approccio ba-sato su alcuni elementi clinico-assi-

stenziali decisivi: il reclutamento precoce, l’inserimento del paziente in un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale co-sto/efficace, il controllo dell’aderenza al percorso dei professionisti sanitari che af-feriscono alla filiera della patologia (ospe-dalieri, specialisti ambulatoriali, MMG,

infermieri), il controllo della compliance del paziente, la verifica degli esiti interme-di. Tutti questi elementi fondamentali per il trattamento dei pazienti cronici esulano dalla cultura e dalla prassi profonda dell’o-spedale, quando questi ha una vocazione storica focalizzata sul ricovero per acuti. L’ospedale, infatti, è storicamente l’ambi-to assistenziale per i pazienti acuti, quindi basato sulla medicina di attesa, focalizza-to su cosa succede dentro le sue mura, poco interessato a proiettare i propri percorsi al di fuori del suo raggio di azione e non abi-tuato ad occuparsi della compliance dei pazienti, una volta dimessi. Similmente, anche i pazienti non autosufficienti neces-sitano di un setting assistenziale attento alle loro esigenze, che sono quello di man-tenimento e valorizzazione delle residue capacità, del trattamento polipatologico attento agli equilibri e agli impatti com-plessivi della cura, diversi dalle caratteri-stiche dei servizi che operano in ambienti specialistici per l’acuzie.

I pazienti cronici e non autosufficienti consumano il 70% delle risorse del siste-ma, quindi ne costituiscono l’essenza, at-torno a cui occorre ri-modellare i servizi a tutela dei pazienti e dei professionisti che devono poter contribuire ad accrescere la coerenza della propria azione all’epide-miologia emergente, per produrre sempre più valore per la propria comunità di rife-rimento.

I n parallelo alla modifica del quadro epi-demiologico, agisce anche una profon-da trasformazione dello scenario delle

tecnologie e delle condizioni organizzative cliniche. Le tecnologie mediche si stanno radicalmente trasformando, cambiando i setting assistenziali di riferimento. Il tradizionale simbolismo che voleva le pa-tologie e le tecnologie complesse correla-te al ricovero per acuto, mentre l’attività ambulatoriale era considerata ancillare e residuale per le patologie o le fasi terapeu-tiche più semplici, non è più sempre vera, anzi, spesso, invertita.

A titolo d’esempio, le cure oncologiche o per le malattie infettive, che sono cure sal-va-vita, molto costose e clinicamente sofi-sticate, avvengono oggi prevalentemente in regime ambulatoriali. All’opposto, in

Sfide anche per l’Alto AdigeGli sviluppi epidemiologici a livello europeo non fanno eccezione in Alto Adige. Nell’anno 2030, secondo le previsioni statistiche, nella no-stra provincia oltre 140.000 perso-ne avranno più di 65 anni. Questo avrà delle ripercussioni sull’assi-stenza sanitaria. Già oggi il 28% di queste pazienti e di questi pazienti assorbe il 77% delle prestazioni sanitarie. Un aumento degli “over-65” rafforzerà questa tendenza dal momento che le persone più anzia-ne sono maggiormente affette da malattie croniche. Secondo L’Ufficio provinciale di statistica (Astat) più del 30 per cento dei 65enni altoate-sini soffre di una malattia cronica grave.

A questo si aggiunge il fatto che l’aspettativa di vita delle persone – così come nel resto d’Europa – continuerà ad aumentare. Un alto-atesino nato nel 2012 ha un’aspet-tativa di vita di 10,5 anni superiore rispetto ad uno nato nel 1982. La durata della vita per i cittadini e le cittadine dell’Alto Adige che nell’an-no 2012 avevano 65 anni di età si è già allungata. Per gli uomini di 6,7 anni e per le donne di 4,9 anni.

Queste evoluzioni – incremento delle malattie croniche con un con-temporaneo aumento dell’aspetta-tiva di vita per i malati - richiedono reazioni a priori.

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molti reparti di medicina, con una impor-tante prevalenza di anziani fragili, spesso prevalgono bisogni socio-sanitari, più che clinici, rendendo il valore aggiunto medi-co-specialistico modesto.

L a diffusione di una cultura scientifi-ca più solida, basata sulle evidenze, ci ha fatto scoprire il tema della clini-

cal competence, ovvero, la consapevolezza della casistica minima che ogni reparto e professionista deve avere, per disporre del-le necessarie conoscenze e manualità per affrontare le patologie in modo sicuro ed efficace. Sotto gli standard di casistica oggi definiti i reparti sono significativamente meno sicuri e hanno più modesti indici di efficacia (aumento dei ri-ricoveri, della mortalità, ecc.). Raggiungere la necessa-ria clinical competence è oggi considerata condizione necessaria per raggiungere la sicurezza per i pazienti e le migliori condi-zioni di efficacia possibile per i clinici. La concentrazione delle casistiche, favorisce anche la concentrazione delle tecnologie e quindi un loro upgrading tecnologico più rapido e un loro tasso di utilizzo più robu-sto, che, a sua volta, favorisce il rafforza-mento della competence.

La crescente valorizzazione delle pro-fessioni sanitarie è un fenomeno interna-zionalmente diffuso dovuto a una serie di fattori profondi. Da un lato esse sono sem-pre più scolarizzate, avendo tutte l’obbligo

della laurea e specializzate (molte com-pletano il percorso con lauree magistrali). Dall’altro, il prevalere delle patologie cro-niche determina lo sviluppo di nuovi ruoli organizzativi rispetto ai quali le professio-ni sanitarie sono più efficaci e competenti (case management, gestione di follow up, costruzione di piani assistenziali indivi-duali, governo delle piattaforme erogative, ecc.). Lo shortage crescente dei medici, che devono conseguentemente essere sempre più focalizzate su precise attività cliniche, libera degli spazi professionali per molte funzioni aziendali che possono essere oc-cupate con molta competenza dalle profes-sioni sanitarie.

L’epidemiologia è la disciplina biomedica con la quale si studiano la distribuzione e la frequenza delle malattie ed eventi di rilevanza sanitaria nella popolazione.

(WikipeDia)

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Stato attuale Asdaa

Digital Governance

SmartHospital

SmartWorkspace

Omni-channel

Relationship

Integration Care

2018

Digital Services

2018

VirtualHospital

2018

Unified Digital Work-

space 2018

Real time Interaction

2018

SocialIntegration

2017

Digital Workflow

MobileHospital

Cloud & Mobile

Enabled

Online Services

2016

Extended Care

Setting

Electronic Documents

Pathology focused Hospital

Basic Virtual

Infrastruc-ture

Call Center

Support

Connected Islands

2017

Paper based Admini-stration

Paper based

Hospital

Traditional Infrastruc-

ture

WalledSystems

SmartHealthcare

System

Comparazione benchmark *

TraditionalHealthcare

System

Obiettivi IT Asdaa

*Comparazione con Aziende Sanitarie del nord Italia con più di 800 posti letto

Amministrazione Infrastrutture Servizi per l’integrazione

socio-sanitaria

Ambito clinico-

sanitario

Servizi per la cittadinanza

Physical Desk

È complicato, potrebbe benissimo essere questo lo stato impostato su facebook. La rappresentazione grafica - innanzi tutto – mostra molto bene che la via per giungere ad un sistema sanitario “smart” non è semplice. Ed in secondo luogo che, per il raggiungimen-to del proprio obiettivo, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige dovrà percorrere una lunga strada. Cinque sono i settore dove è necessario lavorare e migliorare: amministrazione, ambito clinico-sanitario, infra-strutture, servizi per la cittadinanza, servizi per l’integrazione socio-sanitaria. Al termine, secondo il piano, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige sarà mol-to più “smart” di prima.

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Oggi, un sistema informatico (IT) funzionante è essen-ziale per le imprese. Ciò vale ancora di più per le grandi aziende a cui è affidata la gestione dell’assistenza sanita-ria rivolta alle persone. L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige si ripropone, ora, di rinnovare e di unificare il proprio sistema informatico. L’implementazione sarà completata nel giro di tre anni.

“ Sistemi e soluzioni IT dovrebbero supportare i collaboratori nella rou-tine quotidiana grazie ad una mag-

giore efficienza dei processi aziendali. Il continuo aumento del livello di qualità raggiunto nell’assistenza erogata alle/ai pazienti pone anche un obiettivo equiva-lente nell’utilizzo dell’IT”, si legge in uno studio condotto congiuntamente dalla So-cietà di consulenza Deloitte e dall’Istituto superiore di formazione universitaria di Dortmund. Tale enunciazione identifica anche ciò che l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige si è prefissata di raggiungere grazie al nuovo orientamento, alla rielaborazio-ne ed alla unificazione del proprio sistema informatico, vale a dire creare valore ag-giunto per le pazienti ed i pazienti nonché garantire una pratica clinica moderna ed al passo coi tempi.

La situazione è ormai nota e, nel corso delle ultime settimane, l’argomento è sta-to più volte ripreso anche dai media: tre dei quattro Comprensori sanitari utiliz-zano sistemi IT differenti che non possono comunicare tra loro. Solo i Comprensori di Brunico e Bressanone hanno lo stesso sistema – che però, secondo l’opinione de-gli esperti, non presenta prospettive per il futuro. Ma questo non è tutto, come evi-denziato dal Direttore generale ASL nel proprio discorso in occasione del simposio che si è tenuto a inizio dicembre presso l’o-spedale centrale di Bolzano per la presen-tazione dell’IT-Masterplan: “Al momento, in Azienda, vengono utilizzate più di 300 applicazioni. È quindi ovvio che così non è possibile lavorare – servono poche soluzio-ni, unitarie, bilingui e moderne. Dobbia-mo muoverci al passo coi tempi!”

Che ciò stia accadendo e che il tutto ab-bia preso la giusta direzione lo dimostra l’IT-Masterplan 2016 – 2018 dell’Azien-da sanitaria dell’Alto Adige. Tale piano è stato elaborato con il supporto di due ri-conosciute istituzioni in ambito informa-tico-sanitario, vale a dire l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Poli-tecnico di Milano e la Federsanità A.N.C.I. (Associazione Nazionale Comuni Italiani). In questo Masterplan è stato descritto a grandi linee il percorso da intraprende-re, quello cioè che riguarderà il settore IT dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige per i futuri tre anni. In queste settimane, e fino al 31.01.2016, verranno raccolti sug-gerimenti e proposte dei collaboratori e delle collaboratrici dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige. Secondo il calendario, en-tro marzo 2016 dovrebbero essere indica-te le misure definitive. Entro il 2018 non si avrà dunque solo un consolidamento dell’unificazione dei diversi sistemi, ma dovrà essere possibile anche compiere un balzo in avanti nel settore del supporto in-formatico per l’assistenza sanitaria.

STORIA DI cOpeRTINA peTer a. seeBacher & saBine flarer

Digitale e sano

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D ove si colloca al momento l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige per quanto riguarda il settore informatico? Il

giudizio degli esperti è stato chiaro ed ine-quivocabile: su un asse alle cui estremità si trovano da una parte l’assistenza sani-taria tradizionale ed al suo opposto quella più “smart”, l’Azienda sanitaria si colloca, in quasi tutti i settori, più vicino all’estre-mità “tradizionale”. Cosa significa? E cosa vuol realmente dire assistenza sanitaria “smart”? Con il termine assistenza sanita-ria smart – spesso sintetizzata anche nel concetto di e-health – s’intende che i dispo-sitivi digitali vengono utilizzati in tutte le espressioni dell’assistenza medica e delle ulteriori attività necessarie in campo sani-tario. E cioè per l’ottenimento e la condivi-sione di informazioni, per la comunicazio-ne con e sui pazienti, per l’integrazione tra azienda sanitaria e pazienti, per le transa-zioni e lo scambio di dati (ad esempio tesse-re elettroniche dei pazienti) come anche per l’integrazione, vale a dire la ricongiunzione di tutti i dati delle/dei pazienti con rilevan-za sanitaria nella cosiddetta cartella clinica elettronica. In tutto questo andrà prestata la massima attenzione anche nel garantire la privacy delle pazienti e dei pazienti.

E-health o assistenza sanitaria “smart” hanno uno stesso significato per le/i pa-zienti: un miglioramento della velocità e della completezza nelle informazioni messe a disposizione dei medici curanti. E grazie a questo anche un aumento della sicurezza e dell’affidabilità in termini di assistenza. Gli esperti vedono tutto ciò anche come una possibilità per arginare la prevista esplosio-ne dei costi nella sanità.

Cosa si prefigge di raggiungere l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige con l’introduzione di un nuovo sistema IT? Innanzitutto dovrà essere creato un sistema omogeneo ed inte-grato incentrato sul settore clinico. Impor-tante è anche la funzione di quest’ultimo quale strumento di ‘clinical government’ nonché supporto per la Direzione.

Priorità, secondo il piano, dovrebbe es-sere l’introduzione di servizi innovativi per facilitare l’accesso della cittadinanza alle prestazioni sanitarie e per aumentarne la partecipazione nell’ambito della tutela del-la salute.

P aolo Locatelli, project manager per conto dell’Osservatorio Innovazio-ne Digitale in Sanità – Politecnico di

Milano, afferma: “Dobbiamo passare da un sistema tradizionale ad un’assistenza sa-nitaria ‘smart’.” E sottolinea che è partico-larmente necessario lavorare sulle interfac-ce. C’è soprattutto bisogno, così Locatelli, dell’integrazione con i front-office poiché al momento si trovano su livelli molto diversi. Anche per quanto riguarda le applicazioni nel settore delle risorse umane c’è bisogno di un’omogeneizzazione, visto che le diver-se situazioni presenti nei vari Comprensori sanitari necessitano di una soluzione uni-forme. Paolo Locatelli si esprime anche in favore della possibilità di un’assistenza ter-ritoriale ben collegata in rete, nonchè lo svi-luppo della telemedicina. L’esperto sottoli-nea che l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, per la valutazione della situazione attuale, è stata confrontata con strutture italiane, au-striache e germaniche: “Per il confronto ab-biamo scelto cliniche ben collegate in rete

L’attuazione dell’idea di riutilizzare in Alto Adige il sistema informati-co ospedaliero di Trento sarebbe, secondo l’esperto trentino, pra-ticamente impossibile. Turra può immaginare che solo alcune parti del sistema IT in uso a Trento siano riutilizzabili per specifiche solu-zioni implementabili in provincia

di Bolzano. Tuttavia, il loro riadat-tamento richiederebbe un lungo lavoro.

Il Direttore generale ASL Thomas Schael concorda con questa valuta-zione, ma riconosce anche l’elevato livello del sistema informatico trentino. Schael: “Questo è uno

dei motivi per i quali, in futuro, mi piacerebbe intensificare la colla-borazione con Trento in questo settore – che di fatto esiste già da alcuni anni – e, se possibile, vorrei estendere tale cooperazione anche al Tirolo. Con l’obiettivo di svilup-pare insieme soluzioni innovative per la sanità.”

Il riciclo non sempre funziona “L’IT-Masterplan dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è ambizioso e comprende molti sistemi informatici che è ne-cessario prendere in considerazione” – queste le parole di Ettore Turra, responsabile informatico per l’Azienda sani-taria di Trento.

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che si trovano in Austria o Germania come, ad esempio, quella della Stiria. La maggior parte di queste strutture sono significati-vamente avanti dal punto di vista tecni-co-informatico grazie, per esempio, a solu-zioni utilizzabili tramite smartphone.”

P er il futuro si punta principalmente all’uniformazione, all’espansione ed all’applicazione di processi stra-

tegici. Per valutare l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è stato utilizzato il meto-do di e-health journey sviluppato dall’Os-servatorio Innovazione Digitale in Sanità, grazie al quale l’innovazione digitale e lo sviluppo delle aziende sanitarie possono essere velocemente esaminati con le rela-tive debolezze. Da circa dieci anni esiste un “ranking” per misurare i progressi de-gli ospedali italiani, ha spiegato l’esperto Paolo Colli Franzone, Direttore dell’Os-servatorio Netics - una società italiana di consulenza strategica nel settore infor-matico - nel proprio intervento durante il simposio sull’informatica avvenuto presso l’ospedale di Bolzano. La cosiddetta “Sani-tà digitale” mostra fino a che punto è pro-gredita l’informatizzazione delle aziende sanitarie: “Da una medicina iniziale per cosiddire 'magica', nel corso dei secoli si è giunti all’arte della scienza – oggi la cosid-detta ‘medicina reattiva’ è uno standard e si tratta di un approccio che nasce prin-cipalmente negli Stati Uniti. Il paziente è uniformato e si aspetta un determinato trattamento, grazie al 'dott. Google' si è già fatto da solo una prima ‘diagnosi’. Dobbia-mo imparare a convivere con questo dal momento che, come ogni altra tendenza, è destinata a proseguire.” L’Italia dovreb-be principalmente puntare alle quattro “P”, spiega Colli Franzone. Queste quattro P stanno per medicina preventiva, predit-tiva, proattiva e personalizzata. In futuro sarà dunque necessario contare su una me-dicina di questo tipo.

Infatti, secondo Paolo Colli Franzone, i servizi on-line sono già ora più di un dato di fatto, e non solo per i cosiddetti “nativi digitali”. Una sfida per i prossimi anni è tuttavia quella di offrire, in questo setto-re, delle qualità affidabili. “Se non fornia-mo una risposta adeguata incoraggiamo il turismo sanitario”, sostiene Franzone. Le innovazioni tecniche sono auspicabili, so-

prattutto in Alto Adige, dove è necessario progredire: “Nel ‘ranking’ a livello italiano l’Alto Adige è sotto la media, attraverso i ‘digital acts’ possono essere offerte delle nuove soluzioni come, ad esempio, la pos-sibilità della prescrizione elettronica, del referto o del pagamento on-line nonché la prenotazione via internet. A lungo termi-ne, grazie a questi atti digitali, potranno essere ridotti non solo i ricoveri per post-a-cuti ma anche i controlli potranno essere eseguiti in tempo reale.”

Massimo Mangia, dell’associazione Fe- dersanità-Anci, sottolinea che ci sono tre macro-aree sulle quali investire: l’assi-stenza di base, il “territorio”, vale a dire l’assistenza sanitaria in loco, e l’ospedale: “È necessario un concetto olistico di salu-te, dobbiamo ‘abbracciare’ la salute – dopo un’analisi dei bisogni, preferibilmente tutti dovrebbero avere accesso alle solu-zioni, ci vuole una componente di traspa-renza.” Uno degli obiettivi sarebbe quello di offrire, attraverso un „EPR“ (electronic patient record), una sorta di “raccolta” di tutte le informazioni riguardanti la salute nell’arco della vita – sempre nel rispetto della tutela dei dati. Anche il discorso del fascicolo sanitario elettronico sarebbe da affrontare. Si tratta di utilizzare un poten-ziale già esistente, soprattutto nel conte-sto della collaborazione interdisciplinare. “Il nostro sistema deve principalmente es-sere orientato al paziente, ma ci dobbiamo discostare dalla mera ‘medicina difensiva’, spiega Mangia.

SAIMLa Südtirol Alto Adige Informatica Medica Srl, abbreviato Saim, è stata fondata nel 2004 come Public Privat Partnership (PPP). Proprietario di maggioranza è l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige (51 per cento), gli altri soci sono la Inisiel Mercato Spa (46,5 per cento) con sede a Trieste e la Datef Spa (2,5 per cento) con sede a Bolzano.

Enrico Wegher è il Presidente del consiglio di amministrazione (Azien-da sanitaria dell’Alto Adige). Il consi-glio di amministrazione è composto

da Andreas Fabi (Azienda sanitaria dell’Alto Adige), Kurt Ferdinand Pöhl (Provincia di Bolzano) Alberto Stein-dler (Insiel Mercato Spa) e Georg Patzleiner (Datef Spa).

Stando a quanto indicato nell’IT-Ma-sterplan dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, la società Saim sarà incaricata dell’attuazione e dell’im-plementazione degli interventi pianificati. Al tempo stesso, con l’aggiudicazione dell’incarico, sarà rinnovato anche il consiglio di ammi-nistrazione della Saim.

fino al 31.1.2016 i collaboratori e le collaboratrici possono inviare le loro proposte o i loro suggerimenti avvalen-dosi del portale intranet mysabes.it

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paolo Locatelli

Massimo Mangia

I “cantieri” stanno dunque per partire, ma chi vi lavorerà e chi li porterà avanti? Molteplici possibilità sono state prese in considerazione dagli esperti:

estensione a tutti e quattro i comprensori del sistema informatico ospedaliero (IKIS) utilizzato a Brunico e Bressanone e svilup-po della cartella clinica integrata (ospe-dale e territorio)

Riuso di un sistema informatico già utiliz-zato altrove

Gara a livello europeo Incarico per la cartella clinica integrata

alla Südtirol Alto Adige Informatica Medi-ca Srl (Saim) così come gare d’appalto per ulteriori applicazioni. L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige possiede il 51 per cento della Saim e ne detiene quindi la maggioranza. Già negli corsi anni la società aveva avuto il compito di sviluppare il settore tecnico- informatico dell’Azienda sanitaria.

S ono cinque i campi d’azione che de-vono essere affrontati nel settore IT dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adi-

ge e che sono stati indicati sia dagli esperti informatici interni che da quelli esterni: i panorami informatici dell’amministra-zione, il settore clinico-sanitario, le infra-strutture IT, i sistemi IT per i servizi alla cittadinanza ed infine quello dell’integra-zione socio-sanitaria dell’assistenza sul territorio. In questi cinque ambiti si dovrà lavorare per gradi – a volte parallelamen-te, altre in sequenza. La realizzazione della cartella clinica elettronica per la medicina di base e per l’assistenza sul territorio sarà il primo di questi step.

Esperti/ istituzioniL’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità è uno dei 30 osservatori della School of Management del Politecnico di Milano, che ha fatto della promozione dell’innovazione digitale e dello sviluppo delle tecno-logie per l’informatica e la comu-nicazione (TIC) in Italia la propria missione. In totale vi operano 80 professori, 30 ricercatori ed ana-listi di diversi settori. Al centro c’è sempre l’innovazione digitale nelle imprese e nella pubblica ammini-strazione. paolo Locatelli suppor-ta, in qualità di project manager dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige nella riorganizzazione dell’in-formatica. L’ingegnere informatico è ricercatore ed insegnante presso il Politecnico di Milano. Punti di forza delle sue ricerche sono la Tes-sera Sanitaria elettronica, l’intero-perabilità tra i sistemi informativi sanitari, il Cloud Computing ed

infine l’accesso a sistemi informati-vi sanitari.

La Federsanità A.N.C.I. (Associazio-ne Nazionale Comuni Italiani) è una federazione, alla quale aderiscono comuni e aziende sanitarie, fondata nel 1995 con lo scopo di promuovere la “buona salute” nonché offrire ai sindaci ed ai direttori generali degli strumenti utili per migliorare la qualità dei servizi socio-sanitari e delle prestazioni.

Massimo Mangia è il project manager incaricato dalla Fe-dersanità-A.N.C.I. per l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. L’esperto informatico può vantare oltre 25 anni di esperienza nel settore dell’informatica sanitaria ed in passato è stato consulente per molte Regioni e per alcune delle più importanti aziende informatiche sia nazionali che internazionali. Sempre in qualità di consulente egli è impegnato soprattutto nell’ambi-to delle reti informatiche sanitarie e nell’e-health per le pubbliche amministrazioni e per le aziende sanitarie. Massimo Mangia ha

anche scritto numerosi articoli in-centrati sul tema dell’e-health che sono stati pubblicati, tra l’altro, sul settimanale “Il Sole 24 Ore Sanità”. Mangia è stato anche cofondatore e presidente pluriennale della HL7 Italia, la filiale italiana della più grande associazione mondiale per gli standard IT nel settore sanitario. Gli standard sviluppati dalla HL7 sono stati adottati dal Ministero della Salute e dalle Regioni per la realizzazione delle cartelle cliniche elettroniche.F

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Dopo attenta valutazione dei pro e dei contro di ogni singola variante, il gruppo di esperti ha optato per il ri-conferimento dell’incarico alla Saim dal momento che, tenendo in considerazione l’aspetto dei co-sti e quello delle opportunità di sviluppo a medio-lungo termine, è parsa la soluzione più economica e valida. Ecco cosa afferma in merito il Direttore generale ASL Thomas Schael: “Siamo giunti alla conclusione che una Saim di nuova generazione sia la solu-zione migliore per dare il via ai lavori nel settore informatico. In passato sono stati commessi degli errori, io però non guardo indietro ma verso il futuro.” Quali sono le controindicazioni per le altre possibilità? L’estensione del sistema in uso a Brunico, sostengono gli esperti, sarebbe possibile solo a medio-lungo termine con poche, se non inesistenti, possibilità di sviluppare tale sistema. Il riuso di un sistema esterno è stato visto dagli esperti altrettanto poco sensato, dal momento che un’operazione di questo tipo sarebbe possibile solo in mi-nima parte (vedi box). Una gara d’appalto a livello europeo per questo servizio richie-derebbe diversi anni per essere realizzata, tale possibilità è dunque stata eliminata.

P erché proprio Saim? Gli esperti ve-dono il modello Saim come corret-ta idea di base. È fuor di dubbio che

in passato troppo spesso molte soluzioni siano state pensate “su misura”, cosa che ha comportato un enorme rallentamento nonché l’impossibilità di trasferire le solu-zioni sviluppate all’interno dell’Azienda e di programmare delle interfacce. Per que-sto, in futuro, sarà necessario prevedere un rigoroso progetto di gestione che sia in grado di portare la società al raggiungi-mento degli obiettivi prefissati e di trovare soluzioni applicabili a livello provinciale.

Uno sguardo al futuro comprende an-che una riorganizzazione della ripartizio-ne Informatica all’interno dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige con ridefinizione delle responsibilità, un rilancio della Süd-tirol Alto Adige Informatica Medica Srl (Saim) con cambio gestione ed una riqua-lificazione della ripartizione Informatica ASL attraverso una task force di esperti esterni così come la formazione continua del personale informatico esistente. Con la presentazione dell’IT-Masterplan, av-venuta all’inizio di dicembre 2015, all’in-terno dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è stato dato il via ad uno dei più grandi cambiamenti degli ultimi anni e

Area

Cartella clinica elettronica per la Medicina di Base

Sistema Informativo Ospedaliero (SIO)

Sistema Informativo Territoriale (SIT)

Servizi alla popolazione

Gestione malattie croniche – Telemedicina

Centro Unico di Prenotazione a livello provinciale (CUPP)

Sistema informativo dell’amministrazione

Sistema direzionale

completamento

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Modalità

Affidamento SAIM

Acquisizione servizi e contenuti

Progetto pilota – Gara servizio completo

Gara servizio completo 3-5 anni

Estensione o gara licenzeGara servizi

Gara licenze e servizi

Pianificazione – Next steps

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esperti icT: (d.s.) Thomas schael, Mas-simo Mangia, christian steurer, paolo colli franzone, paolo locatelli e kurt ferdinand pöhl

la Giunta provinciale ha già promesso i finanziamenti necessari. Nella ri-moder-nizzazione delle tecnologie informatiche dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, en-tro i prossimi tre anni, verranno investi-ti 30 milioni di euro. Se tutto procederà come pianificato al termine dei tre anni l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige passerà dall’essere un’azienda sanitaria tradizio-nale ad un’azienda “smart”.

Al momento esiste solo la bozza dell’IT-Masterplan. La fase di discussione si dovrà concludere entro il 31 marzo 2016. Seguirà l’approvazione definitiva.

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Dall’inizio del Suo mandato è tenacemen-te impegnata per un sistema informatico ospedaliero provinciale. ci sono già progressi da registrare? La messa in rete dei sette ospedali della nostra Provincia ed il diretto flusso di dati fra i diversi reparti, la semplificazione ed accelerazione dell’accesso ai dati da parte dei distretti e dei medici di base sono cru-ciali per una rete di collegamento funzio-nante nell’assistenza ai pazienti. Mediante una chiara strategia è necessario portare avanti i lavori avviati, strutturandoli in un progetto comune. Attualmente, a livello provinciale, sono accessibili le radiografie e l’Azienda ha fatto dei passi avanti anche per i referti di laboratorio.

Di concreto i cittadini notano però ancora molto poco. In molte regioni italiane c’è già da tempo la possibilità di prenotare visite ed esami online. perché in Alto Adige procede così lentamente? Passi in questa direzione sono stati intra-presi anche in Alto Adige. Le pazienti ed i pazienti possono prenotare le loro visite on-line per quattro specialità: dermatologia, otorinolaringoiatria, cardiologia ed uro-logia. Il sistema funziona ed il crescente numero di utilizzatori dimostra che viene adottato. Il sistema di prenotazione pro-vinciale dovrebbe permettere un migliore utilizzo delle disponibilità di visite specia- listiche in tutte le nostre strutture. Per questo occorre però non solo una soluzio-ne tecnica funzionante ma anche un’uni-ficazione organizzativa provinciale delle prestazioni sanitarie.

A che punto si è con la prescrizione elet-tronica?Dei 346 medici di medici generale e pediatri di libera scelta altoatesini, in 300 hanno fi-nora chiesto di collegarsi al sistema, e pres-so circa 200 di questi la soluzione tecnica è già stata installata. Nei primi quattro mesi

del prossimo anno auspichiamo di poter allacciare al sistema le 120 farmacie dell’Al-to Adige, per passare successivamente alla prescrizione elettronica e ricetta digitale.

Il Direttore generale Thomas Schael, per i prossimi tre anni, ha richiesto circa 30 milio-ni di euro di finanziamento aggiuntivo. Non sono già stati spesi molti soldi per questo? L‘esperienza ha dimostrato che l’ambito dell’elaborazione dati si sviluppa estrema-mente in fretta. Ciò che oggi è ad uno stadio aggiornato può rivelarsi in due- tre anni già superato. A causa della non completa ricongiunzione dei quattro comprensori in un’unica azienda provinciale è mancata in passato una strategia unitaria per tenersi al passo coi tempi. Con l’IT-Masterplan ora abbiamo però definito gli orientamenti per i prossimi anni. A questo punto il chiaro compito è che gli obiettivi posti vengano ra-pidamente attuati dall’Azienda sanitaria.

A che punto si troverà l’informatica dell’A-zienda sanitaria alla fine del 2016?Dopo l‘approvazione dell’IT-Masterplan, con l’ausilio di un piano di progetto ope-rativo, occorre ora predisporre la concre-ta attuazione. Mi aspetto già nel corso del prossimo anno risultati tangibili. Contem-poraneamente i sistemi attuali vengono co-ordinati e con la gestione in corso progres-sivamente trasferiti nei nuovi pacchetti informatici. Questo adeguamento richiede tempo ed è necessaria una fattiva collabo-razione di tutte le nostre collaboratrici e di tutti i nostri collaboratori, ma sono sicura che dopo questo sforzo, per il nostro lavoro avremo un sostegno informatico che ci ac-compagnerà nel futuro. Ringrazio sin d’ora vivamente tutti.

“Stabilita la tabella di marcia per i prossimi anni” L’Assessora alla Salute, Martha Stocker, intervistata, prende posizione sull’importanza di una funzionante rete di dati per l’assistenza ai pazienti, sul migliora-mento del sistema di prenotazione di visite specialisti-che e sulle sue aspettative derivanti dal recentemente approvato IT-Masterplan dell’Azienda sanitaria dell’- Alto Adige.

STORIA DI cOpeRTINA INtervIStA Maria pichler

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Scouting

Strategic sourcing

Integration

project Leader

Affiancamento/ interfaccia risorse esterne

Riorganizzazionedella Ripartizione

Informatica e collaborazione con Informatica Alto Adige spa

L’attuale organizzazione della Ripartizione Informatica riflette sia la sua genesi, sia il ruolo che oggi svolge; per poter assolvere i compiti che la nuova strategia assegna alla Ripartizione Informatica è dunque necessario procedere ad una sua riorganizzazione. La struttura più idonea al nuovo ruolo è così organiz-zata: al responsabile rispondono il personale di staff e l’unità di stra-tegic sourcing. Questa ha il compito di provvedere alla ricerca di beni e servizi che sono necessari all’Azien-da sanitaria, svolgere il processo di acquisizione e gestire i contratti in essere con i fornitori, valutando la congruità dei beni e dei servizi resi e monitorandone il rispetto dei livelli di servizio (SLA).

Alle dipendenze del responsabile ci sono poi quattro unità operative:

project management e demand, che ha il compito di gestire i progetti in corso e la domanda interna, valutandone le richie-ste, uniformandone i requisiti e traducendole in specifiche per i fornitori

enterprise architecture, che è responsabile dell’architettura globale del sistema informativo, delle integrazioni tra i diversi sistemi e della sicurezza

Data e software management, che è responsabile della configu-razione, personalizzazione e

messa a punto delle applicazioni software e dei database azien-dali

IT services, che è responsabile dell’esercizio dell’infrastrut-tura hardware e software, la gestione dei dispositivi e delle periferiche aziendali, il servizio di assistenza agli utenti.

La riorganizzazione è un passo necessario, ma non sufficiente per ri-posizionare la Ripartizione Informa-tica e renderla conforme alle nuove necessità dell’Azienda sanitaria. Ad oggi non esistono in essa compe-tenze specifiche riguardo al project management e all’integrazione dei sistemi, due aree strategiche e anche il ruolo di enterprise architect sono scoperte.

Per questa ragione è indispensabile pianificare ed attuare un piano di affiancamento e riqualificazione del personale della Ripartizione Infor-matica con risorse esterne dotate di ampia esperienza nel settore e profonde competenze tecniche, funzionali e manageriali.

collaborazione con Informatica Alto Adige spa

Le ripartizioni informatiche dell’Am-ministrazione Provinciale, Consorzio dei Comuni, dell’Azienda sanitaria e della Regione stanno attualmente lavorando con la SIAG su un piano triennale ICT della pubblica ammi-nistrazione. L’obiettivo è quello di coordinare le strategie IT delle singo-le organizzazioni, la definizione delle prime linee guida per un panorama ICT unificato e la definizione dei ser-vizi ICT comuni. Mentre le ripartizio-ni informatiche delle organizzazioni si concentrano sulla strategia IT e la governance, SIAG assume un ruolo operativo per l’attuazione di queste strategie.

Così, per esempio, è stato stabilito che in Alto Adige venga gestito un unico centro dati per la pubblica am-ministrazione e che non tutti gli enti gestiscano il proprio. Ciò permette una riduzione dei costi, ma garanti-sce anche standard uniformi per le organizzazioni.

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Brunico Accompagnamento notturno 34 Clinica diurna oncologica 35 Open month 35

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Bressanone Premiato 25 Siate pronti 26 Tatuaggi pericolosi 27 Bol z ano La banca del futuro 28 Attenzione ai bebè 28 Nuovo Hospice 29 Eventi e gite CRO 29 Mer ano A ciascuno il suo piatto 30 Made in South Tyrol 31 Remember! 32 Esercitazione emergenza 33 Brunico Accompagnamento notturno 34 Clinica diurna oncologica 35 Open month 35

BOLZANO Bank der Zukunft 28 Babys im Mittelpunkt 28 Neues Hospiz 29 Veranstaltungen 29 MeR ANO Jedem sein eigenes Süppchen 30 Made in South Tyrol 31 Remember! 32 Notfallübung 33 BRuNIcO Begleitung durch die Nacht 34 Tagesklinik Onkologie 35 Open month 35

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Bol z ano La banca del futuro 28 Attenzione ai bebè 28 Nuovo Hospice 29 Eventi e gite CRO 29 Mer ano A ciascuno il suo piat-to 30 Made in South Tyrol 31 Remember! 32 Esercitazione emergenza 33 Brunico Accompagnamento notturno 34 Clinica diurna oncologica 35 Open month 35

Mer ano A ciascuno il suo piatto 30 Made in South Tyrol 31 Remember! 32 Esercitazione emergenza 33 Brunico Accompa-gnamento notturno 34 Clinica diurna oncologica 35 Open month 35

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Roland Keim è Direttore del Servizio psicologico di Bressanone e lo scorso ottobre è stato nominato “Psicolo-go dell’anno” dalla Camera degli Psicologi della provin-cia di Bolzano. Motivo sufficiente per avere con lui un colloquio in merito all’assistenza sanitaria, alle future sfide e – naturalmente – alla psicologia.

cosa significa per Lei il conferimento di questo premio?Per me è stata in un certo senso una sor-presa dal momento che, in Alto Adige, esi-stono molte colleghe e molti colleghi che si sarebbero meritati questa nomina. Non è nella mia natura trovarmi sotto i riflet-tori. Questo riconoscimento mi obbliga ancora di più a rimanere fedele alle mie convinzioni.

e quali sarebbero?La psicologia non è solo una sorta di “scienza ausiliaria”, ma piuttosto un ele-mento centrale dell’assistenza sanitaria. Già da anni notiamo anche in Alto Adige un significativo aumento delle richieste per prestazioni specialistiche di psicolo-gia. Questo dipende sicuramente anche dal fatto che i problemi psicologici sono sempre più liberi da tabù, che persone in-teressate, insegnanti, genitori o altri “de-stinatari” hanno molte più conoscenze in merito alle malattie psichiche. D’altra parte però, in realtà, vi è anche un for-te aumento delle malattie depressive e delle ansie. Ciò è emerso da recenti studi

fatti comparando identici processi psico-diagnostici in un lasso di tempo di uno o due decenni e condotti su un vasto cam-pione. Ultimo, ma non meno importante, sono significativamente cresciute anche le esigenze per quanto riguarda la sta-bilità mentale e le capacità cognitive sia all’interno che all’esterno della vita pro-fessionale. La debolezza psicologica, oggi, è molto più eclatante. A questo si aggiunge anche l’intero settore delle malattie croni-che fisiche, dove l’aspetto psicologico non è solo un accompagnamento, ma sembra svolgere anche un ruolo causale. Oltre a tutto questo, per via dei passi compiuti dalla medicina, noi esseri umani ci trovia-mo ad affrontare delle sfide psicologiche completamente nuove. Come è possibile gestire la consapevolezza di vivere i futuri cinque, dieci o 20 anni della proprio vita affetti da una malattia cronica? Cosa pos-siamo dire ad un bambino, il cui padre è affetto dalla malattia di Huntington o da una delle tante varianti dell’Alzheimer, visto che egli stesso è portatore di questi geni? Come vivono le persone affette da gravi malattie croniche, come possono far

Il detentore del premio

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Siate pronti Nel trasporto aereo e nell’industria atomica la simulazione di proces-si critici e complessi è una parte integrante nella formazione del personale. Il training per la simula-zione non consiste solo nel prepa-rarsi ad affrontare gli eventi avversi della vita quotidiana, ma anche per promuovere il lavoro di squadra e la capacità di comunicare in situazioni di stress.

Col tempo il cosiddetto “Simulation & Skill Training“ si è fatto largo anche nella formazione e nell’aggiorna-mento riservati al settore medico nonché tecnico-assistenziale. La prima esercitazione di emergenza eseguita il 7 novembre scorso presso l’ospedale di Bressanone ne è un esempio.

Anche l’esercitazione di evacuazione urgente del 28.10. si era basata sugli stessi principi permettendo di simu-lare i rischi di una situazione critica e pericolosa per mettere in pratica dei complessi processi organizzativi.

fronte a queste situazioni i loro familia-ri? In passato non era necessario porsi molte di queste domande.

cosa contraddistingue un “buono” psi-cologo?Ribadisco sempre quanto importante sia, soprattutto per noi psicologi, un at-teggiamento scientifico. Non siamo dei guru, non possediamo il dono della chia-roveggenza e non ne sappiamo più di al-tri, non siamo quelli che commentano ogni situazione e che alla fine vendono tutto come la conoscenza assoluta. Pur-troppo spesso è questo che ci si aspetta da noi. Un buono psicologo deve quindi anche possedere conoscenze teoriche, metodologiche ed avere basi empiriche nonché conoscerne i limiti e le possibi-lità. Un buono psicologo deve essere in grado di distinguere la propria opinio-ne dalle conoscenze specialistiche. Per la psicologia questo è fondamentale, più che in altri settori. Dobbiamo conosce-re l’origine della malattia, le possibilità diagnostiche, il decorso ed i possibili per-corsi terapeutici nonché possedere suf-ficienti esperienze in merito. In ultima analisi, in ambito clinico, è essenziale poter contare anche su competenze in-terpersonali.

Quanto è importante la psicologia per la salute delle persone? Le problematiche a livello psicologico sono più diffuse di quanto si creda. Ba-sti pensare, ad esempio, che in Austria e Germania le patologie psichiche sono la causa principale del prepensionamento e quella più diffusa di assenza per ma-lattia. Inoltre, i problemi di tipo psico-logico sono il motivo di molte visite me-diche. Uno studio eseguito ad Amburgo, già qualche tempo fa, ha dimostrato che quasi la metà dei pazienti che si rivolge ad un ambulatorio di medicina generale lo fa per motivi legati alla sfera psicolo-gica. In secondo luogo, va detto che, le malattie psichiche tendono alla croni-cizzazione se non vengono trattate per tempo. Alcuni disturbi mentali compor-

tano inoltre un aumento del rischio di morte come, ad esempio, in relazione ad alcune forme di leucemia. Anche senza tenere conto della possibilità di suicidio, le patologie psichiche influiscono negati-vamente sull’aspettativa di vita. Di ciò è responsabile, almeno in parte, uno stile di vita dannoso per la salute, ma bisogna considerare anche il conseguente abbas-samento delle difese immunitarie. Ora abbiamo le prove che lo stress psichico aumenta il rischio di malattie cardio-va-scolari, di diabete tipo I e II, di reumati-smi, di asma, di dolori cronici e, di recen-te, persino l’Alzheimer e forse alcuni tipi di tumore. Sul funzionamento di questi meccanismi sono ancora in atto delle ricerche. Studi a lungo termine suggeri-scono comunque una responsabilità cau-sale alle sofferenze psichiche.

Qual è il ruolo e quali le funzioni degli psicologi all’interno dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige?Si tratta di una lista molto lunga: per quanto riguarda i bambini penso alla diagnostica dello sviluppo, alla diagno-stica clinico-psicologica dei problemi comportamentali, dei disturbi emotivi, alla diagnostica cognitiva dell’intelli-genza, dell’attenzione, dei disturbi di apprendimento, alle consulenze psicolo-giche per insegnanti e genitori, alla psi-coterapia individuale e di gruppo. Per gli adulti sono invece di primaria importan-za la psicodiagnostica, la consulenza e la psicoterapia per determinate patologie psichiche e fisiche in contesti sia ambu-latoriali che di ricovero, gli interventi di emergenza in situazioni di crisi, la psi-cologia viaria, i progetti di prevenzione, la cooperazione nella realizzazione di piani di riabilitazione, la collaborazione con le istituzioni come i servizi sociali, i tribunali e le case di cura, la diagnostica neuropsicologica delle demenze, la con-sulenza ed il sostegno a familiari e ope-ratori sanitari. Oggi, senza la psicologia, in molti settori è impensabile ottenere una certificazione. Le richieste stanno di conseguenza aumentando. D’altro canto,

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però, bisogna fare i conti con la crescente carenza di medici e per questo motivo, sia con loro che con gli operatori tecnico-assi-stenziali ed altri gruppi professionali, as-sume sempre più importanza un’eccellen-te collaborazione interprofessionale.

Qual è la situazione dell’assistenza psi-cologica nella nostra provincia; è adeguata, e quali sono le attuali specifiche necessità in termini di prestazioni psicologiche?Se ci confrontiamo con gli standard ita-liani, l’offerta è molto buona. Se invece ci paragoniamo ad Austria, Svizzera, Germa-nia, Olanda e Scandinavia risulta insuffi-ciente. Nel resto d’Italia la psicologia si è sviluppata relativamente tardi ed inoltre non è paragonabile alla nostra realtà per quanto riguarda l’accettazione. Anche se a livello provinciale l’offerta è notevolmente migliorata, dobbiamo comunque svilup-pare maggiori possibilità facilitando l’ac-cessibilità alle persone interessate. Così saremo in grado non solo di contrastare una cronicizzazione, ma anche di ridurre i ricoveri ospedalieri, gli accessi al Pronto Soccorso e molti accertamenti medici non necessari. Per questa ragione dobbiamo organizzarci in modo ottimale ed essere efficienti. Vista la molteplicità di compiti, dubito che tutto questo sia fattibile con l’attuale situazione del personale. Mi au-guro quindi che nel nuovo Piano Sanitario Provinciale sia prevista una pianificazio-ne dei compiti e delle risorse libera da pre-giudizi e sulla base dei tassi di prevalenza attesi, in considerazione degli “out come” delle ricerche e del calcolo relativo ai co-sti/benefici per l’assistenza psicologica e psicoterapeutica.

cosa consiglierebbe agli studenti che de-siderano studiare psicologia?È difficile prevedere come si evolverà la psicologia in Alto Adige nel prossimo de-cennio. Con le adeguate qualifiche, attual-mente, è molto più facile trovare lavoro all’estero nonostante il numero degli ero-gatori di prestazioni psicologiche sia già molto alto.

La sicurezza in sala operatoria si contraddistingue per la complessi-tà intrinseca data dalle procedure chirurgiche, dalle condizioni delle persone assistite, dall’alto livello tecnologico, dalla appropriata sterilizzazione dei materiali, dall’ induzione dell’anestesia e corret-tezza del sito chirurgico. Le “Rac-comandazioni per la Sicurezza” emanate dal Ministero della Salute nel 2009 danno precise indicazioni per la gestione delle varie fasi, sia in sala operatoria che per la preparazione della persona sotto-posta ad intervento chirurgico. I Comprensori, sulla base di queste indicazioni, hanno elaborato ed implementato un protocollo per l’uso della Checklist operatoria e per la checklist di preparazione all’intervento. Quest’ultimo è orientato all’igiene del paziente, alla rimozione di protesi dentarie ed acustiche, di monili in genere (piercing, anelli, collane, orecchini) e di smalto delle unghie.

I professionisti sanitari - medici, in-fermieri ed OSS - hanno il compito di vigilare su questo e di sensibiliz-zare l’utente in maniera che rispet-ti con coscienza le indicazioni.

Ma perché tutto questo? Anel-li, orecchini, piercing o oggetti metallici di vario tipo sono condut-tori di elettricità e possono quindi interferire con le apparecchiature elettromedicali (ad esempio elettrobisturi) e provocare elettro-cuzione con conseguenti ustioni in caso di mancata rimozione.

In anestesia, la presenza di un piercing nel cavo orale superfi-ciale, ad es. sulla lingua, potrebbe rappresentare un ostacolo nella gestione delle vie aeree, come la difficoltà ad intubare un paziente e, dal punto di vista chirurgico, una porta d’ingresso a varie infezioni, pur se la cute viene accuratamente disinfettata.

Per quanto riguarda il tatuaggio, se si trova sul sito operatorio, potreb-be rappresentare una ulteriore via d’ingresso a manifestazioni infiammatorie, poiché il tatuaggio contiene prodotti che rendono la pelle non più integra.

E’ importante quindi che gli utenti siano consapevoli di questi rischi e che osservino le indicazioni date loro dal personale prima di essere sottoposti ad una pratica aneste-siologica e ad un intervento chirur-gico, al fine della loro sicurezza. (es & Mc)

Tatuaggi pericolosi Perché, in caso di intervento chirur-gico, bisogna fare attenzione se il pa-ziente o la paziente ha un tatuaggio o un piercing.

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Attenzione ai bebèNon solo durante le festività nata-lizie un neonato si trova al centro dell’attenzione: per il Primario Hubert Messner del reparto di Terapia Intensiva Neonatale presso l’ospedale di Bolzano i più piccoli tra i piccoli stanno ogni giorno al primo posto. Messner ha condotto, in qualità di presidente, il 4° con-gresso della AMIETIP („Accademia medica infermieristica di emergenza e terapia intensiva pediatrica“) che si è svolto dal 10 al 12 dicembre 2015 presso l’Eurac di Bolzano.

Anche al congresso di quest’anno hanno preso parte illustri esperti giunti da vicino, ma anche da molto lontano. Una gran parte dell’even-to, anche per questa edizione, era dedicata a unità formative in cui venivano mostrate tecniche alta-mente complesse e secondo le più attuali conoscenze scientifiche per assistere i più piccoli. Tra i vari corsi offerti vi erano la gestione dell’ar-resto cardiopolmonare pediatrico, delle ustioni e del politrauma. Sono inoltre stati illustrati il punto di vista dei neonatologi e degli infermieri nel momento in cui si presta assistenza a lattanti criticamente malati o a bambini con asma grave. Infine sono state affrontate le questioni del tra-sporto inter-ospedaliero del bambi-no critico e del “non technical skills” quale grande risorsa dell’emergenza. Ma la cosa più importante, emersa durante il congresso e annoverata anche tra le tecniche della medicina moderna, è che l’amore verso i picco-li pazienti non può mai mancare.

“ Abbiamo tutti contribuito con entu-siasmo a un’iniziativa che riteniamo fondamentale sia per la ricerca che per

la clinica”, ha spiegato il Direttore sanita-rio ASL Oswald Mayr, “il nostro obiettivo primario è quello di raggiungere al più pre-sto risultati tangibili per i nostri pazienti e ora siamo convinti che da questa collabo-razione possa risultare un forte impatto sull’assistenza sanitaria erogata in Alto Adige. Ciò significa poter anche migliora-re diagnosi e terapia.” Già ora, nella nuova biobanca sono raccolti circa 600.000 cam-

pioni di materiale biologico umano, fra sangue, urine e DNA. Si tratta di una sor-ta di fotografia dello stato di salute del-la popolazione altoatesina, che sarà fon-damento per nuove ricerche scientifiche volte a migliorare il trattamento medico. Usare la grande mole di dati custoditi nella biobanca permetterà di studiare lo sviluppo di determinate malattie. In ogni provetta si racchiude la speranza di comprendere meglio le cause, genetiche e ambientali, di una patologia e quindi svi-luppare ulteriori possibilità di cura.

La banca del futuro

A metà dicembre è stata inaugurata la più grande biobanca dell’Alto Adige realizzata dal Centro di bio- medicina dell’EURAC. Tutti i campioni che vi sono, e vi saranno, conservati saranno il fondamento per nuove ricerche scientifiche volte a migliorare il tratta-mento medico.

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“Solo la sinergia tra Provincia, Com-prensorio e il Papavero ha consenti-to la realizzazione di questa im-portante struttura al servizio della persona malata”, ha sottolineato il direttore del Comprensorio sanita-rio di Bolzano dott. Umberto Tait.

Il responsabile del servizio Hospi-ce–Cure palliative, dott. Massimo Bernardo, ha ringraziato tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato a questo progetto che rappresenta “un ponte tra ospedale e territorio, più vicino ai cittadini.”

L’Assessora Martha Stocker è ri-masta particolarmente colpita sia dal reparto, che sembra possedere un’anima, che dall’ambiente acco-gliente ed ha lodato il lavoro svolto con abnegazione, professionalità e costanza dal personale medico e infermieristico nonché dall’Asso-ciazione il Papavero al servizio delle persone malate e dei loro familiari.

Il direttore sanitario dott. Oswald Mayr ha messo in evidenza il fatto che nella società odierna la morte non viene ancora percepita come una parte della vita. Questa struttura è di fondamentale importanza per ac-compagnare e sostenere le persone anche nei loro ultimi giorni di vita.

Nuovo Hospice All’inizio di dicembre è stato aperto il reparto Hospice-Cure palliative ap-pena ristrutturato. L’Assessora Martha Stocker è intervenuta in occasione dell’inaugurazione.

I n occasione dell’inaugurazione il Di-rettore dell’Eurac Stephan Ortner ha sottolineato il significato del nuovo

orientamento per la ricerca biomedica in Alto Adige: “Con questa sinergia tra EURAC e Azienda sanitaria, possiamo finalmente dare un ulteriore slancio alla ricerca biomedica in Alto Adige, perché saranno proprio i campioni biologici de-gli altoatesini quelli raccolti nella bio-banca.” La maggior parte dei materiali raccolti provengono infatti dalle 8.000 persone che finora hanno partecipato allo Studio CHRIS (Cooperative Health Research in South Tyrol) che viene con-dotto in Val Venosta e che è un progetto nato nel 2011 e promosso dal Centro di biomedicina dell’EURAC in collaborazio-ne con l’Azienda sanitaria. Nell’ambito di questo studio si cerca di comprende-re quale ruolo giochino predisposizione, stile di vita e fattori ambientali nello svi-luppo di alcune malattie

Le biobanche sono delle “biblioteche dell’organismo umano” e permettono ai ricercatori di analizzare le malattie più diffuse, i fattori di rischio e i bisogni le-gati alla salute. Già dal 2011 esiste una struttura simile a Merano. Nella nuo-va biobanca, dotata di una superficie di

230 m2, sono stati ormai raccolti i primi 600.000 campioni di materiale biolo-gico umano. 28 congelatori a tempera-ture estreme — fino a-80°C e -196°C nei serbatoi di azoto liquido — permettono di custodire inalterata una raccolta di altissima qualità di campioni di sangue e sue frazioni (plasma e siero), urine e DNA della popolazione altoatesina ed i campioni clinici del Servizio ospedalie-ro di Immunoematologia e Trasfusiona-le, tutti contrassegnati da un codice, in quanto la cifratura delle informazioni è un elemento chiave nella gestione delle biobanche.

“ Usare la grande mole di dati custo-diti nella biobanca permette di stu-diare lo sviluppo di una determinata

malattia, come ad esempio il diabete e al-tre malattie cardiovascolari, nel lungo pe-riodo e con una certa rilevanza statistica. Partendo da un gruppo di individui che presentano questo disturbo e i cui cam-pioni biologici sono conservati nella bio-banca biologicamente e fisiologicamente inalterati, possiamo analizzare e scoprire eventuali cause, genetiche e ambientali, della patologia”, afferma Peter Pramstal-ler, direttore del Centro di biomedicina dell’EURAC.

Eventi e gite del Circolo Ricreativo Ospedaliero

Sabato, 9 gennaio 2016Shopping: gita a Innsbruck, centro commerciale “DeZ”Partenza: ore 7.30 piazzale entra-ta secondaria cimitero (di fronte negozio Frilo)Quota iscrizioniSoci e familiari stretti: 10 EuroFamiliari dei soci: 12 EuroNon soci: 15 Euro

Sabato, 30 gennaio 2016

Shopping: gita a Innsbruck, centro commerciale “DeZ”Partenza: ore 7.30 piazzale entra-ta secondaria cimitero (di fronte negozio Frilo)Quota iscrizioni Soci e familiari stretti: 10 EuroFamiliari dei soci: 12 EuroNon soci: 15 Euro

Sabato, 6 febbraio 2016

carnevale: gita a VeneziaPartenza: ore 7.30 piazzale entra-ta secondaria cimitero (di fronte negozio Frilo)Quota iscrizioniSoci e familiari stretti: 22 EuroFamiliari dei soci: 24 EuroNon soci: 27 Euro

Sabato, 27 febbraio 2016

Deutsches Museum, Monaco di BavieraPartenza: ore 7.30 piazzale entra-ta secondaria cimitero (di fronte negozio Frilo)Quota iscrizioniSoci e familiari stretti: 20 EuroFamiliari dei soci: 22 EuroNon soci: 25 Euro+ costo entrata Museo

prenotazioni: ufficio (8894 op-pure 339 3470852), ferdinando (339 8352348) facchini (8244)

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Il crescente numero della popolazione nella seconda più grande città dell’Alto Adi-ge, la settimana corta nella maggior parte delle scuole, spesso ambedue i genitori che lavorano: questi sono soltanto alcuni dei motivi che negli ultimi anni hanno porta-to un’esplosione di richieste per poter usu-fruire delle mense della città di Merano da parte di scolari e scolare del meranese. La costruzione di una grande mensa allo „school-village“ rimane ancora una prospet-tiva per il futuro finché i responsabili comu-nali non sapranno concretizzarla. La refe-zione scolastica viene distribuita in diverse strutture e persino nella stessa mensa del „Franz Tappeiner“ risuona periodicamente il sommesso vocio di scolari e scolare delle scuole medie. La domanda è tanto grande quanto differenti sono le richieste ineren-ti la dieta. Oggigiorno sempre più bambini devono mangiare qualcosa di „diverso“. Ali-ce Bertoli del Comune di Merano riferisce una situazione in cui su 80 bambini ben 26 mangiano un menu alternativo. I motivi qui sono molteplici: alcuni sono intolleranti al lattosio, celiaci, vegetariani, ma sono anche in continua crescita i cittadini e le cittadine islamici o di altre confessioni, che per moti-

Si potrebbe chiamare così, dato che il Servizio dietetico e nutrizionale viene consultato per far fronte alle esigenze di tanti frequentatori e frequentatrici delle mense della città di Merano, provenien-ti da asili e scuole meranesi. Un progetto concluso a settembre di quest’anno.

A ciascuno il suo piatto

vi religiosi non consumano determinati ali-menti. La cosa non si limita ad un semplice “lasciare via”, ma, come ad esempio in caso di celiachia, per la preparazione del cibo de-vono essere sostituiti gli alimenti e utilizza-ti utensili da cucina separati.

L’anno scorso la dott.ssa Maria Elena Azzaro, Direttrice del Servizio dietetico e nutrizionale al Comprensorio sanitario di Merano ed Elisabeth Gruber, coordinatrice del Servizio, in collaborazione con le loro collaboratrici Christa Verdorfer e Dolores Kuppelwieser hanno condotto fin dall’ini-zio del progetto un’intensa azione di sen-sibilizzazione-informazione per proporre un’offerta sostenibile che non tenga soltan-to conto degli aspetti igienico-gustativi, ma anche di quelli scientifico-nutritivi. Han-no avuto luogo diversi incontri con tutti i cuochi ed il gruppo di lavoro ha lavorato assiduamente con la presenza di quattro cuochi-rappresentanti: „Finora ogni cuoco era libero di pianificare e preparare i suoi menu a propria discrezione. Per noi era im-portante che non venisse semplicemente escluso qualcosa ma che venissero ideate delle valide alternative. Ad esempio non basta impastare i canederli allo speck esclu-dendo semplicemente lo speck ed offrirli in alternativa. Ad ogni bambino deve essere garantito, per quanto possibile, un proprio menu, adeguato alle sue necessità - ha così dichiarato la dott.ssa Azzaro. Per gli addetti era importante anche la varietà: „Ora per sei settimane c’è un menu diverso, che cambia secondo la stagione (estate/inverno).”

M angiar bene non è solo raggiunge-re il senso di sazietà: una corretta alimentazione conferisce forma ed

efficienza fisica, pone le basi per la preven-zione di molte malattie, associate nel tem-po ad una cattiva alimentazione; su questo - non solo al Servizio dietologico - si è d’ac-cordo. Il team della dott.ssa Azzaro, auspica quindi che questo progetto non si limiti alla città di Merano ma che trovi adesioni anche nelle mense scolastiche dell’hinterland.

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I l titolo del libro è „Orthopedic Manage-ment of Children with Cerebral Palsy“ e dalla metà di ottobre è in vendita sul

mercato americano. Il capitolo 24 tratta le fratture patologiche nei bambini con paresi cerebrale („Pathologic Fractures in Children with Cerebral Palsy“) ed è scritto dal medico meranese : „Per mezzo dei buoni contatti che sono rimasti dopo il mio soggiorno a Toron-to, in particolare con il Dirigente dott. An-drew Howard e la sua equipe nonché con il

Il dott. Olaf Schmidt, ortopedico pediatrico presso il Comprensorio sanitario di Merano, nell’estate del 2013 è stato in Canada, paese dei grandi laghi e degli orsi. Nel famoso „SickKids-Hospital“ di Toronto ha avuto l’occasione di “sbirciare” per un paio di mesi in ciò che di meglio c‘è al mondo nell’ambito delle patologie ortopediche infantili. La collaborazione continua: recentemente Schmidt ha pre- sentato un trattato specialistico in cui un intero capitolo è opera del medico originario del „South Tyrol“.

Made in South Tyrol

mio splendido referente dott. Unni Naraya-nan, ho avuto la superlativa chance di poter rimanere costantemente ‚up to date‘ negli sviluppi della chirurgia ortopedica pedia-trica. Quell’esperienza e la pratica svolta a Merano, sono stati i requisiti fondamentali per poter collaborare a questo trattato spe-cialistico“.

Per rendere il suo capitolo pronto per la stampa e per i severi editori, Schmidt ha do-vuto dedicare diverse ore libere dalla sala operatoria. Ne è tuttavia valsa la pena: la lista degli autori di „Orthopedic Manage-ment of Children with Cerebral Palsy“ si leg-ge come „Who is who“ di noti ortopedici pe-diatrici – “ed esservi rappresentato è per me un grande onore”, ha commentato Schmidt.

Già nel 2013 il dott. Schmidt raccontava di quanto fosse straordinariamente affa-scinante questa clinica a sette piani: „Dal momento del suo ingresso in quest’ospe-dale il piccolo paziente viene posto assolu-tamente al centro. Le risorse di tempo o di personale sono di secondaria importanza – ciò che conta è solo ed unicamente il bene del bambino“.

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„Memory“ in italiano „ricordo“ – e come nel famoso gioco per bambini con i cartoncini colorati si tratta anche qui di riconoscere lo stato della memoria. Vada se si perdono una volta le chiavi o gli oc-chiali, ma che si fa se gli episodi con se-gni di disturbi della memoria si ripetono? Pura sbadataggine o un problema serio? Queste domande vengono ora prese in esa-me nell’ambulatorio di recente apertura

Remember!

presso la "Memory clinic" lavorano, fianco a fianco, molte figure profes-sionali.

„Memory clinic“, sotto la direzione del Pri-mario di geriatria presso l’ospedale di Me-rano, dott. Christian Wenter. Basta con le scuse: i disturbi della memoria dovrebbero essere chiariti possibilmente per tempo e non sono “riservati” solo alle persone an-ziane. Anche i più giovani, spesso a seguito di una malattia, possono ammalarsi di de-menza o di Alzheimer. E chi ne soffre grava su più persone: su sé stesso e sui familiari o sulle persone dell’ambiente a lui circo-stante, che ne vivono la quotidianità.

Un qualificato accertamento specia-listico è per questo importante: alla „Me-mory clinic“ lavorano gomito a gomito più profili professionali, per poter dare una diagnosi ed una cura il più precisa possi-bile. Il personale medico visita e discute i singoli casi con psicologi, infermieri ed assistenti sociali. Tutti i collaboratori e le collaboratrici hanno esperienza specifica nella diagnosi e trattamento dei problemi della memoria e dei disturbi che riguar-dano le prestazioni cerebrali. Vengono condotte visite mediche fisiche così come analisi di laboratorio. Seguono poi dei test psicologici ed altri accertamenti se ritenu-ti necessari.

Novità all’ospedale di Merano: l’ambulatorio “Memory clinic”

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il “firstbaum” sul tetto del nuovo tratto dell'ospedale di silandro a inizio dicembre.

Il team di “Memory clinic” dott. Christian Wenter (primario)

Dott.ssa Elisabeth Abraham (medico)

Dott.ssa Miriam Insam (medico)

Dott.ssa Christine Kirchlechner (medico)

Dott.ssa Ingrid Ruffini (medico)

Helga Meister (infermiera)

Dott.ssa Barbara Elisabeth Klotz (psicologa)

Valentina Pilotto (assistente sociale)

Enrica Pedot (assistente amministrativa)

Le visite sono prenotabili da lunedì a venerdì dalle ore 11:00 alle 12:00 al numero telefonico 0473 251 150 (geriatria).

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Infine col paziente o con la paziente viene tenuto un intensivo colloquio infor-mativo e di consulenza. Un piano terapeu-tico individuale, se richiesto anche con il proprio medico di base e con i familiari, completa la visita all’ambulatorio della memoria. Controlli periodici assicurano un monitoraggio nel tempo.

Quasi 300 persone impegnate per una delle più importanti esercita-zioni di fine anno, svoltasi sabato 21 novembre 2015, nel grande cortile della caserma “ROSSI” di Merano.

6 infermieri e 5 medici del com-prensorio sanitario di Merano, decine di volontari di Croce Bianca e Rossa, volontari e corpo perma-nente dei vigili del fuoco di diverse sezioni, hanno applicato tutte le loro competenze per assicurare assistenza sanitaria e gestione logistica dei 38 feriti, perfetta-mente interpretati dai militari del battaglione “Julia”, garantendo un elevato livello di organizzazione e qualità assistenziale.

L’attenta organizzazione di Croce Bianca e Centrale Operativa 118, ha permesso di sperimentare perfet-tamente il protocollo di gestione delle maxi emergenze di livello 3

(MANV 3) predisposto in collabora-zione con il servizio di Protezione Civile Provinciale.

Tragiche esperienze, come quella del treno della Val Venosta, ci ricordano costantemente quanto sia necessaria la continua crescita professionale nella gestione di eventi che coinvolgono un gran numero di feriti. Allo sviluppo di queste competenze gestionali partecipa costantemente la nostra Azienda sanitaria, anche attraver-so il contributo dei suoi collabora-tori, i quali periodicamente parte-cipano a corsi di aggiornamento ed esercitazioni pratiche.

Esercitazione maxi emergenza: simulata un esplosione. Prima l’e-splosione, poi il fumo e le urla dei feriti: questo è lo scenario che si è presentato agli occhi dei nostri collaboratori.

Gabriel Magnarelli, infermiere presso il Pronto Soccorso dell'ospe-dale di Merano

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Dal dicembre del 2014 alcuni collaboratori ed alcune col-laboratrici volontari/e del Servizio Hospice della Caritas offrono assistenza notturna alle ed ai pazienti dell’ospedale di Brunico. A fine ottobre il Coordinatore tecnico-assisten-ziale Alexander Kugler ha invitato le collaboratrici ed i collaboratori dell’Hospice Caritas ad un primo scambio di esperienze.

P er il primo incontro dopo l’intro-duzione di questa offerta presso l’ospedale di Brunico, accanto alla

responsabile dell’hospice Caritas, Ursula Steinkasserer Goldwurm, erano presenti tre dei sette volontari. Il coordinatore tec-nico-assistenziale Kugler ha riferito come sia i/le pazienti che i loro familiari ed il personale infermieristico abbiano accet-tato molto positivamente questo servizio. Da tutti loro sono state espresse grandi lodi per il lavoro svolto dai volontari. Egli ha sottolineato: “Questo servizio rappre-senta un importante supporto al lavoro del personale tecnico-assistenziale. Da di-cembre 2014 a fine ottobre 2015 il servizio è stato richiesto per 31 volte.”

Interessanti e toccanti sono stati i rac-conti dei volontari sia a proposito delle/dei pazienti che del personale tecnico-as-sistenziale. Tutti concordavano sull’im-portanza della buona comunicazione, del contatto e dello scambio tra personale sanitario e volontari. Ogni assistenza è diversa, empatia e flessibilità sono asso-lutamente necessarie per l’accompagna-mento notturno delle persone malate. Tutti i volontari hanno confermato che la collaborazione con il personale che eroga assistenza è molto ben consolidata. Inol-tre, tutti loro si sono dichiarati grati per le esperienze compiute insieme ai pazien-ti, per le conversazione ricche di profon-

“Semplicemente esserci” – Accompa-gnamento notturno

dità avute con alcuni di loro e per il fatto di essersi sentiti utili durante il servizio notturno. “Torno a casa soddisfatto, grati-tudine ed esperienze forti compensano la mancanza di sonno”, spiega Peter Baum-gartner, unico uomo del gruppo di volon-tari/e. “Si tratta dunque di un’esperienza di successo che ha portato benefici a tut-ti. Alle/ai pazienti, ai familiari ed al per-sonale tecnico-assistenziale, e per questo desideriamo proseguire”, ha così concluso la signora Ursula Steinkasserer Goldwurm dell’hospice Caritas.

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Da sinistra: Alexander Kugler, Ursula Steinkasserer Goldwurm, le volonta-rie Renate Huber Mitterhofer, Maria Pramstaller Horvat ed il volontario Peter Baumgartner.

Nella foto mancano alcune collabora-trici volontarie: Wally Felderer Seeber, Melitta Irschara Feichter, Hildegard Tammerle Durnwalder, Zäzilia Gastei-ger Gasser

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Dal 2 novembre 2015 al 5° piano dell’ospedale di Brunico è attiva una clinica oncologica diurna. 14 poltrone per la somministrazione delle terapie e due posti letto sono a disposizione delle e dei pazienti. La preparazione della chemioterapia avviene in un laborato-rio dedicato. Un team motivato porta avanti il lavoro.

Nel giro di un anno, al quinto piano dell’ospedale di Brunico, è stata allestita una moderna clinica diurna per pazien-ti oncologici/che. La Clinica oncologica diurna fa parte del reparto di Medicina. I medici Ulrike Felder, Marlene Notdurfer e Evelyn Hainz lavorano a turno con il team della clinica diurna ed assistono le ed i pa-zienti affetti da una patologia tumorale. Il team tecnico-assistenziale è guidato dalla coordinatrice Margareth Reier. Nelle ulti-me settimane il personale infermieristico, ampliando le proprie conoscenze, si è tec-nicamente ben preparato per le nuove sfi-de. Una gran parte delle infermiere ha già lavorato in ambito chemioterapico.

La preparazione delle terapie viene ef-fettuata secondo i più elevati standard di sicurezza presso un laboratorio apposita-mente realizzato. Farmacisti ed assistenti tecnici di biomedicina lavorano in stretta collaborazione e sono responsabili per la corretta preparazione delle chemioterapie. Grazie alla minuziosa e giornaliera pulizia del reparto un piccolo gruppo di ausilia-ri specializzati assicura i giusti standard igienico-sanitari per il trattamento sicuro delle e dei pazienti.

Obiettivo dell’intero team della cli-nica diurna è quello di garantire un’assi-stenza a 360° alle malate ed ai malati on-cologici. Queste persone possono infatti contare su terapie adeguate nel rispetto di tutte le misure di sicurezza, ma anche avere supporto ed un punto di riferimento per superare un momento di vita difficile. “Un’assistenza individuale dedicata sia ai pazienti oncologici che ai loro familiari può essere portata avanti solo da un mo-tivato team interdisciplinare. Per il nostro nuovo reparto lo abbiamo trovato”, affer-ma Annelies Hopfgartner della dirigenza tecnico-assistenziale di Brunico.

Un grazie va a tutte le collaboratrici ed a tutti i collaboratori dei diversi gruppi professionali che hanno contribuito alla realizzazione ed alla messa in funzione di questo bel reparto. Maria Rieder.

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Nuova “clinica diurna” oncologica

Lettini presso la Clinica oncologica diurna

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Open month – Salute della donnaOnda, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna, è il servizio che monitora la salute delle donne a livello nazionale. Il suo obiettivo è quello di promuovere la cultura della salute orientata al genere, che tenga in considerazione le differenze nelle misure di prevenzione da adottare. Il mese di ottobre è stato dedicato alla “salute delle donne”. In tale periodo sono stati segnalati gli ospedali “amici delle donne” nonché attuate iniziative su tematiche riguardanti salute ed alimentazione al femmi-nile.

Presso la hall all’entrata dell’ospeda-le di Brunico i reparti di Ginecologia e Ostetricia, il Centro di medicina riproduttiva e crioconservazione dei gameti ed il Servizio di dietetica e nutrizione clinica hanno esposto una serie di immagini esplicative nonché distribuito interessanti brochure informative. Sono state inoltre mostrate delle fotografie di donne ritratte in particolari situazioni di vita quotidiana. (aT )

“per fortuna potevo

aiutare”

Nel 1981 Pia David è stata una delle prime assistenti sociali che ha iniziato a lavorare in un ospedale dell’Al-to Adige e da agosto di quest’anno è in pensione. Tempo per riflettere.

Nelle prime settimane e mesi ho dovuto innanzitutto imparare a conoscere l’os-pedale, l’organizzazione del servizio sani-tario (all’epoca in grande trasformazione – riforma sanitaria) e le strutture sociali di Bolzano e dell’Alto Adige. Avevo tempo sufficiente per visitare associazioni e ser-vizi e poter allacciare personali contatti. Il servizio sociale nell’ospedale di Bolzano era nuovissimo, la sua funzione doveva essere resa nota internamente all’ospedale stes-so, non c’erano linee guida, né rispettiva-mente ai compiti né al loro svolgimento. La mia collega Marta Ranzi aveva iniziato nel 1980 a istituire da sola il servizio, sostenu-ta formalmente dal nostro allora superiore, il vice-direttore sanitario dott. Karl Kob. E’ stato ben presto stabilito che il nostro com-pito principale sarebbe stata l’organizza-zione della dimissione di pazienti non più autosufficienti o che vivevano da soli ed in contemporanea il sostegno e la consulenza ai loro familiari. Allora eravamo le sole ad attivarci in quest’ambito all’interno dell’os-pedale e qualcosa di simile alla dimissione protetta non esisteva. Al Comune di Bolza-no, inoltre, non c‘era alcun servizio per per-sone anziane e abbiamo perciò assistito sin-

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goli pazienti per periodi anche più lunghi dopo la dimissione. Avevamo più tempo allora, persino per visite a domicilio se era necessario.

Alla fine del mio periodo lavorativo: esse-re sotto pressione, moltissime segnalazioni di pazienti con problemi, molta più burocra-zia in ogni settore, sempre meno tempo per elaborare soluzioni e per il colloquio con i pazienti, sempre più tempo al pc (a causa della documentazione, procedure ecc.).

Il cliente „tipico“ del Suo servizio di 30 anni fa e quello odierno – in che cosa si distin-guono?Direi che gli assistiti sono rimasti abbastan-za simili: malati anziani e soli, persone con demenza, vecchi in completo stato di abban-dono, senza tetto, pazienti di ogni età con gravi patologie, che hanno bisogno di aiuto dopo la dimissione ed anche tanti disperati familiari di pazienti non autosufficienti. Io stessa ho lavorato per la maggior parte degli anni nel reparto di geriatria e lì negli ulti-mi anni ho incontrato molte persone fra i 90 e 100 anni di età, autosufficienti prima del ricovero in ospedale, cosa che 30 anni fa non esisteva. I figli di questi pazienti sono anche loro già sui 70 anni ed hanno maga-ri un partner malato e nipoti da accudire, con problemi loro stessi di salute e devono in aggiunta assistere la madre malata. Re-lativamente nuova è la situazione dei tanti pazienti stranieri, provenienti da ogni dove. Nei miei primi anni di lavoro non c’erano nemmeno pazienti dell’Est-Europa (cortina di ferro!), tutt’al più turisti tedeschi. Ricor-do di un paziente filippino malato grave, era quasi sensazionale.

Se ripensa agli avvenimenti particolari nel corso di tutti i Suoi anni di servizio, quale Le è rimasto più impresso nella memoria? A prescindere dai singoli casi, o meglio det-

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rilancio; anni 2000: burocratizzazione, modalità di accesso ai servizi sempre più complicate, le prime misure di risparmio e di contenimento con, al contempo, un aumento delle situazioni problematiche – talvolta un senso di insufficienza. Nono-stante tutto, per fortuna, c’erano sempre pazienti da poter aiutare o familiari che, dopo un esaustivo colloquio in una situa-zione gravosa, si sentivano di potersela sbrigare meglio e mi erano molto grati an-che se avevo la sensazione di non aver fatto “nulla di straordinario“.

to destini, che naturalmente ricordo, per me costituiva un avvenimento ogni nuo-vo o nuova collega che si aggiungeva a noi. Soprattutto determinante fu il fatto che, circa 15 anni fa, grazie all’assunzione dal-la nostra coordinatrice, l’assistente socia-le dott.ssa Daniela Pintarelli, da due sole assistenti sociali, che in realtà non appar-tenevano a nessun ambito, fu costituito il Servizio sociale dell’ospedale di Bolzano, che oggi conta sei collaboratori.

Secondo Lei che tipo di sfide ci saranno ancora nei prossimi anni per i servizi sociali negli ospedali? Una sempre maggiore pressione sulle assi-stenti sociali per via dei ricoveri divenuti, per motivi di costi, sempre più brevi. Il che significa che alle dimissioni anticipate di pazienti dall’ospedale, che hanno bisogno ancora di assistenza, devono essere trova-te sempre più rapide soluzioni alternative. Allo stesso tempo però ci sono sempre più condizioni di accesso e limitazioni per i servizi sociali e socio-sanitari (case di ri-poso, case di cura, assistenza domiciliare). Un ulteriore aumento di pazienti stranieri con grossi problemi sociali e di salute e le loro primarie necessità (abitazione etc.), che spesso non possono essere soddisfatte nemmeno quelle, e la loro complicata posi-zione giuridica che non dà loro diritto ad una continuazione della cura sanitaria e/o ad un sostegno sociale.

Se avesse la „bacchetta magica“ quali sarebbero, secondo Lei, i problemi sociali da risolvere urgentemente, per fare in modo che il servizio sociale non debba essere con-tattato così spesso?Niente solitudine, nessuna guerra, mezzi finanziari sufficienti per tutti e per tutto, una perfetta messa in rete di tutte le strut-ture socio-sanitarie – credo però che nem-meno una bacchetta magica basterebbe per creare tutto questo. Anche fenomeni positivi come un’elevata aspettativa di vita ed il progresso della medicina possono ge-nerare talvolta problemi sociali.

Tre parole chiave su 30 anni di servizio: che cosa hanno caratterizzato gli anni 80, 90 ed il secondo millennio?anni 80: costruzione, ampliamento ed istituzione del servizio ospedaliero; anni 90: costituzione di molte nuove strutture sociali sul territorio, che ha comportato migliori condizioni di lavoro da permet-tere un’assistenza ai pazienti più mirata alle loro necessità – indubbiamente un

Da 35 anni una rete sociale per persone bisognoseDal 1968 la figura professionale dell’as-sistente sociale negli ospedali è sancita legalmente e da 35 anni esiste anche in Alto Adige. Ciò che all’ospedale di Bol-zano iniziò con un’unica collaboratrice è ora diventato quotidianità e non solo a Bolzano, ma anche a Merano, Silandro e Brunico. Ora, in questi ospedali, le assistenti sociali che vi prestano servi-zio sono 9.

“Anche fenomeni positivi come un’elevata aspettativa di vita ed il progresso della medicina possono generare talvolta problemi sociali”.

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Over 65 I numeri non men-tono, così si dice. E proprio i numeri dicono che negli ultimi anni in Ita-lia – ed anche nella maggior parte dei paesi europei - la percentuale degli over 65 sia notevol-mente aumentata. Per quanto riguar-da l’Italia, le cifre fornite dall’Istituto nazionale di stati-stica (Istat) parlano chiaro. Così, nel 2002 in Italia i bambini ed i giovani sotto i 15 anni stavano alle persone con un’età superiore ai 65 anni con una proporzione di 100 a 131,7. Dodici anni dopo tale proporzione era già di 100 a 157,7. Bassi tassi di natalità ed una maggiore aspettativa di vita hanno contribuito a questa evoluzione. Per gli uomini che nel 2002, in Italia, avevano 65 anni l’aspettativa media di vita era di 16,9 anni, cifra che in poco più di dodici anni è salita a 18,8. Lo stesso vale per le donne che nel 2014 avevano 65 anni di età: statisticamente la loro aspettativa di vita era di 22,2 anni. Dodici anni prima, con una media di 20,8 anni, era di quasi due anni inferiore. Questi dati coincidono anche con le previsioni. Così l’Istat presume che la percentuale attuale di popolazione con più di 65 anni, pari al 21,7 per cento, nel 2065 aumenterà fino al 32,6 per cento. Un’evoluzione di questo tipo rappre-senta una grande sfida per il servizio sanitario, dal momento che le persone anziane hanno maggiore bisogno di prestazioni sanitarie rispetto ai giovani. L’Istat fornisce dati molto indicativi anche a questo proposito: se le famiglie italiane formate da coppie under 35 nel 2014 hanno speso in media 100 euro per cure mediche, nello stesso periodo le coppie di persone over 65 ne hanno spesi circa 150.

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Crescita della popolazione over 65 in Italia

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Chi ha sempre desiderato sapere quan-te sigarette sono state fumate oggi nel mondo, quante persone hanno pagato questo vizio con la propria vita o quan-to denaro hanno finora speso i governi mondiali per l’assistenza sanitaria, grazie al sito www.worldometers.info potrà finalmente esaudire questo desi-derio con il minimo sforzo.

Il sito web, che esiste in ben 35 lingue – pure tedesco e italiano – mette a disposizione questi e molti altri dati in tempo reale. Le informazioni sono suddivise in varie sezioni: Popolazione mondiale, Governo ed Economia, So-cietà e Media, Ambiente, Alimentazio-ne, Acqua, Energia e Salute. I numeri possono essere osservati “live”, come se tintinnassero nelle orecchie. Alcune cifre scorrono veloci, altre più veloci ed altre ancora quasi per nulla.

“Statistiche mondiali in tempo reale” è lo slogan di www.worldometers.info ed in realtà è piuttosto impressionante vedere i numeri dei decessi causati dal fumo crescere costantemente. Oppure le cifre della spesa sanitaria sostenuta dai governi che aumenta ad altissima velocità. O ancora il numero delle mor-ti causate da malattie infettive.

Come si giunge a queste cifre? Il calcolo si basa, come spiegato nella pagina, su un algoritmo che elabora le ultime non-ché più attendibili statistiche dispo-nibili e che poi ne riporta il risultato direttamente sul sito. Non che tali informazioni non si possano trovare anche altrove, ma la forma in cui ven-gono presentate – grazie al costante aggiornamento – è davvero impressio-nante e induce alla riflessione.

SALuTe IN ReTe peTer a . seeBacher

LeGGeRe ONLINe

Roberto Magnato è il nuovo Primario dell’ORL di Merano

Dal primo gennaio 2016 il dott. Roberto Magnato, da tanti anni medico specia-lista presso l’ORL di Merano, dirige in qualità di Primario il reparto del Com-prensorio sanitario di Merano. “Oltre ad essere un ottimo otorino con grande esperienza, il dott. Roberto Magnato è anche un eccellente chirurgo maxil-lofacciale”, hanno spiegato il Direttore generale Thomas Schael e la Direttrice di Comprensorio Irene Pechlaner. Egli è particolarmente noto soprattutto nell’ambito della ricostruzione di malformazioni del viso congenite o acquisite. Il 51enne vede se stesso come un “networker” e si dichiara soddisfat-to del suo nuovo incarico: “Possiamo contare su un’ottima collaborazione soprattutto con gli ambiti specialistici a noi più ‘vicini’ come la dermatologia o l’odontoiatria. Ma anche nel settore dell’oncologia lavoriamo molto bene insieme al reparto che si trova presso l’ospedale di Bolzano.

Dott. Norbert Üb-erbacher: nuovo Primario di ORL a Bressanone

Dal primo gennaio 2016 il medico specialista Norbert Überbacher dirige il reparto ORL di Bressanone. “Il dott. Überbacher ha grande esperienza in ambito otorinolaringoiatrico, so-prattutto per quanto riguarda i casi complessi. Oltre a questo egli vanta la costante partecipazioni ad aggiorna-menti professionali”, così il Direttore generale Thomas Schael ed il Direttore comprensoriale Walter Amhof, che con-fermano anche l’ulteriore formazione di Überbacher finalizzata al management dei conflitti ed alla leadership.

Il nuovo Primario è molto conosciuto so-prattutto come medico specialista nel trattamento della sordità nei bambini ed a questo proposito, dal 1987, egli di-rige la struttura semplice dei compren-sori di Bressanone e Brunico ed è anche membro del team specialistico a livello provinciale. “Anche nel settore della chirurgia otorinolaringoiatrica e tumo-rale per me è sempre stato prioritario il costante aggiornamento. Molto impor-tante, in proposito, è stata l’esperienza maturata presso la Clinica Großhadern di Monaco”, conferma Norbert Überb-acher, che dal 1998 svolgeva le mansioni di vice dell’ex Primario Paul Goller.

Un mondo censito

Personaggio dell’annoL’Assessora alla Sanità Martha Stocker è, per la Rai di lingua tedesca, il “perso-naggio dell’anno” 2015. La redazione ha giustificato questa scelta in un tweet: “Nelle discussioni non si è mai tirata indietro, mettendoci sempre la faccia: il nostro personaggio dell’anno @Mar-thaStocker”. Congratulazioni.

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cOLOphON one – il magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige nuMero 4 /2015 (Aut. Pres.Trib. BZ Nr. 17/2002 R.ST.17.09.02) eDiTore: Azienda sanitaria dell‘ Alto Adige, via Cassa di Risparmio. 4, 39100 Bolzano DireT Tore responsaBile: Lukas Raffl coorDina zione: Peter A. Seebacher reDa zione: Evelyn Gruber-Fischnaller (egf), Ulrike Kalser (uk ), Maria Elisabeth Rieder (Mer), Marina Cattoi (Mc), Sabine Flarer (sf ), Lukas Raffl (lr), Peter A. Seebacher (pa s) Tr aDuzioni: Tatiana De Bonis, Emanuela Covi gr afic a : Gruppe Gut Gestaltung OHG, via Cappucini 8/15, 39100 Bolzano puBBlic a zione: trimestrale inDirizzo Dell a reDa zione: Ripartizione Comunicazione, Marketing e Relazioni con il Pubblico, via Cassa di Risparmio 2, 39100 Bolzano Tel : +39 0471 907138 e-Mail : [email protected] WeB: www.sabes.it sTaMpa : Fotolito Varesco S.r.l, via Nazionale 57, 39040 Ora

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