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one IL MAGAZINE DELL'AZIENDA SANITARIA DELL’ALTO ADIGE EDITORIALE Forte insieme 3 ARTICOLO DI FONDO “Cogliere i fiori sul ciglio della strada” 4–5 INFORMAZIONI & NEWS Da quattro a una 6–8 Nella vita all’improvviso 9 Consulenze per funghi 10 Piano d’emergenza Ebola 10 COMMENTO 11 SANITà IN IMMAGINI 12–13 THE STORY Paralizzato dalla vita 14–15 STORIA DI COPERTINA“Il movimento è vita” 16–18 Kinaesthetics come professione 19 La qualità è misura- bile? 20–21 MANAGEMENT & AMMINISTRAZIONE “Positivamente contagioso” 22–23 DAI COMPRENSORI BRESSANONE Il Laboratorio si rinnova 25–27 Accesso Wi-Fi per pazienti 27 BOLZANO Curare il tumore al seno 28–29 MERANO Silandro: Ristrutturazione 29 Lontano dagli occhi, ma non dal cuore 30 Oasi di pace 31 BRUNICO Accompagnamento volontario di pazienti 32 Corso di formazione 33 Congresso dedicato alla corsa 34 40 anni di dialisi 35 VITA Regolare come un orologio svizzero 36 SUL PERSONALE 39 SALUTE IN RETE Campi elettromagnetici 39 CONTATTI & COLOPHON 40 20.04.2015 #01/15 “Il mio motto era: faccio qualcosa per te perché tu non sei in grado. Ora è: ti dò il mio supporto perché tu possa farcela.” STORIA DI COPERTINA PAGINA 16 – 21 ALEX KLETTENHAMMER

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Magazine dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige

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oneIL M AG A ZINe DeL L'A ZIeNDA S A NITA RIA DeL L’A LTO A DIGe

EditorialE Forte insieme 3 articolo di fondo “Cogliere i fiori sul ciglio della strada”4– 5 informazioni & nEws Da quattro a una 6 – 8

Nella vita all’improvviso 9 Consulenze per funghi 10 Piano d’emergenza Ebola 10 commEnto 11 sanità in immagini 12 –13 thE story

Paralizzato dalla vita 1 4–15 storia di copErtina“Il movimento è vita” 16 –18 Kinaesthetics come professione 19 La qualità è misura-bile? 20 –21 managEmEnt & amministr azionE “Positivamente contagioso” 22 –23 dai comprEnsori Bressanone Il Laboratorio si rinnova 25–27 Accesso Wi-Fi per pazienti 27 Bol z ano Curare il tumore al seno 28 –29 Mer ano Silandro: Ristrutturazione 29 Lontano dagli occhi, ma non dal cuore 30 Oasi di pace 31 Brunico Accompagnamento volontario di pazienti 32 Corso di formazione 33

Congresso dedicato alla corsa 34 40 anni di dialisi 35 Vita Regolare come un orologio svizzero 36 sul pErsonalE 39 salutE in rEtE

Campi elettromagnetici 39 contat ti & colophon 40

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In occasione dei “Vision days”, che si sono tenuti a Bolzano, sono state raccolte idee in merito alla creazione di un servizio provinciale di assistenza per bambini affetti da malattie limitanti della vita.

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Nella molteplicità sta la forza. Se tutti spingono nella stessa direzione la macchina si muove. Insieme siamo forti! Alla prima pagina di questa seconda uscita del magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige avremmo tranquillamente potuto scrivere questa frase, o comunque qualcosa di simile, dal momen-to che molte autrici e molti autori vi hanno collaborato.

Il numero che tenete tra le mani, care lettrici e cari lettori, in un certo senso rispecchia l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Molte collaboratrici e molti collaboratori di diversi settori e reparti vi hanno lavorato dando il proprio contributo per la sua realizza-zione. Il risultato di questo comune sforzo è ora a vostra disposi-zione e vi offre numerosi articoli su molteplici tematiche.

Nella nostra storia di copertina viene affrontato il tema del “fare insieme”. La kinaesthetics si fonda sull’idea che i pazienti e le pazienti non debbano subire un movimento, ma che invece ven-gano supportati nel compierlo. Si tratta di un concetto che non contempla il sollevamento o il trasporto del/della paziente e che non aiuta solo coloro che erogano assistenza – che hanno così un minore carico di lavoro – ma che ha effetti positivi anche sulle persone assistite che, in questo modo, sperimentano una sorta di movimento compiuto in sinergia. Per saperne di più potete legge-re l’articolo pubblicato a pagina 16.

Dal 1° febbraio 2015 “lavorare insieme” è anche il leitmotiv del settore informatico. Da tale data, infatti, i servizi informatici dei quattro Comprensori sanitari sono stati accorpati in un’unica Ripartizione aziendale per l’Informatica. Una breve panoramica su riorganizzazione e nuova suddivisione delle competenze viene riportata a pagina 6.

Nella nostra rubrica “The story” potete leggere un affascinante racconto nel quale, questa volta, è un paziente a giocare il ruolo del protagonista. È la storia di un giovane che, nonostante un fisico perfettamente sano, non è più in grado di camminare. “Paralizzato dalla vita” è il titolo di questa appassionante espe-rienza che potete trovare a pagina 14.

Novità e informazioni dai Comprensori sanitari dell’Azienda sani-taria dell’Alto Adige sono pubblicate a partire dalla pagina 24.

Peter a . seeBacher

A nome della redazione di “one” auguro a tutti/tutte voi una piacevole lettura.

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“ Quick wins” – Mi piacciono questi fio-ri ai margini della strada! Negli ormai 13 anni di lavoro da me prestati presso

l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ho par-tecipato attivamente a molti progetti ed ho assistito proprio a come, talvolta, questi apparentemente insignificanti fiorellini di campo, sulle prime quasi ignorati, una volta intrecciati abbiano formato un bel mazzo di fiori e siano sbocciati con forza. A volte può però capitare che la grande idea-progetto ri-manga inattuata nel cassetto, sbiadita dal tempo, mutata o assorbita da altri e diversi progetti e iniziative che, a loro volta, sono già alle fasi 2 e 3 senza che qualcuno si sia accorto dei risultati della fase di partenza…

Risparmiatemi di elencare questi pro-getti. Ed evitate congetture, presumendo che avrei in mente questo o quell’altro pro-getto. Piuttosto, è di un radicato scetticismo che Vi parlo, una diffidenza nei confronti di tutti quelli che invocano a gran voce un

“concetto globale”, la predisposizione di “regole” e procedure astratte, anziché inco-minciare da ciò che è immediatamente rea-lizzabile. Con questo non intendo nemmeno promuovere un attivismo avventato! Servo-no strumenti e metodica, questo è fuori di-scussione! Occorre un approccio sistemati-co. Prima di intraprendere una spedizione devo sapere dove voglio andare, conoscere la meta e a quali rischi e pericoli mi espon-go, che attrezzatura devo portarmi appres-so… Ed occorre anche il grande obiettivo, in inglese il “think big”. L’architetto ed urbani-sta americano David Burnham ha formula-to questo pensiero, poi divenuto uno slogan, all’inizio del 20° secolo: “Non avere piccoli progetti. Non possiedono la magia di far agi-tare il sangue nelle vene. Non vengono rea-lizzati. Fai grandi progetti!”

Mi auspico però l’appropriatezza del-le attività, delle iniziative e dei progetti. A maggior ragione nella sanità. Qualche volta

“cogliere i fiori sul ciglio della strada!”

articolo di fondo luK a s r affl

Questa non è un’affermazione politica. Anche se, ovviamente, ricorda il “padre del pacchetto sudtirolese” Silvius Magnago, il quale ha sempre sostenuto che, nel lungo percorso verso l’autonomia, si dovrebbero sfruttare le tante opportunità che quotidianamente si presentano lungo la via, senza tuttavia perdere di vista l’obiettivo strategico. Nel moderno vocabolario della gestione di progetti si parla di “quick wins”, provvedimenti di veloce attuazione, che garantiscono un successo immediato, alimentando il raggiungimento degli obiet-tivi principali, mettendo in luce che “qualcosa si muove”.

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“come, talvolta, questi apparentemente da insignificanti fiorellini di campo, sulle prime quasi ignorati, una volta intrecciati abbiano formato un bel mazzo di fiori e siano sbocciati con forza, mentre, detto maliziosamente, la grande idea-progetto è rimasta inattuata nel cassetto”

Da circa un anno e mezzo nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è partito il proget-to “Lean Management“. Tale principio è sta-to dapprima applicato ai servizi di Pronto Soccorso dei quattro maggiori ospedali, per poi proseguire con i reparti di Medicina. E’ in programma l’estensione di questa me-todica a tutta l’Azienda. Un concetto di base del “Lean Management” è quello del “Kai-zen”, che in giapponese significa impegno continuo alla ricerca del “miglioramento” (Kai=cambiamento e Zen=migliore: cambia-re in meglio). Ogni singola collaboratrice ed ogni singolo collaboratore deve essere abili-tato alla concreta identificazione di quegli ambiti, dove per il cliente non risulta alcun valore aggiunto, dove il dispendio di mate-riale, tempo ed energia non è più giustificato.

A mio avviso è questo l’approccio idea-le, per non perdere di vista “i fiori sul ciglio della strada”: non imporre un

concetto dall’alto verso il basso, non con-diviso dalle collaboratrici e dai collabora-tori al fronte. Auguriamoci, entro la fine di quest’anno, una distesa fiorita di provvedi-menti migliorativi e di attuazione!

è forse indicata solo un’ottimizzazione, un aggiustamento, la rimozione di fattori di impedimento. E non subito la sostituzione, il rimpiazzo, il grande cambiamento. Nella letteratura manageriale al “think big”se-gue sempre e comunque lo “start small”: pensare in grande, partire in piccolo. A tal proposito lo scienziato ed autore di best seller Jason Jennings, con il suo team, ha analizzato più di 100.000 aziende. Lo scopo era quello di individuare il segreto del suc-cesso di quelle imprese che sul lungo perio-do – 10 anni – hanno potuto registrare un incremento annuale degli utili del + 10%.

A studio terminato, nove di queste aziende sono risultate le “superstars”, questa è perlomeno la sintesi elaborata da Jason Jenning, evidenziando un comune denominatore nella propria filosofia d’im-presa: “pensare in grande” se si tratta di offrire delle soluzioni ai clienti, del conse-guimento del valore aggiunto, allo stesso tempo però “agire concretamente”, passo dopo passo, per contribuire all’attuazione dei propri obiettivi. Nelle parole di Jen-nings queste “superstars” non hanno mai smesso di “rimanere modeste, di trattare ogni collaboratore come fosse lui stesso proprietario dell’azienda e a indurre i ma-nager a rimboccarsi pure loro le maniche (‘to get their hands dirty’)”.

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L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige continua a crescere tanto che, a decor-rere dal primo febbraio 2015, anche i quattro servizi informatici sono stati accorpati in un’unica Ripartizione Informatica aziendale.

informazioni & nEws christian steurer

da quattro a una

un’inderogabile necessità del momento. Nell’arco degli ultimi due anni, nel setto-re informatico dell’Azienda sanitaria sono state poste delle importanti basi per il fu-turo. Tra queste vi sono l’introduzione di un unico database per il personale (ana-grafica), la creazione di una piattaforma su livello provinciale per il consenso infor-mato nonché l’implementazione di un pro-gramma di laboratorio unificato.

Un sistema di posta elettronica unico e consultabile da tutti permette ora una mi-gliore comunicazione “mobile”. Così colla-boratrici e collaboratori possono, tramite l’indirizzo internet https://mail.sabes.it, ac-cedere alla propria mail semplicemente in-serendo nome utente e password, mentre il cedolino stipendiale può essere scaricato – sempre inserendo nome utente e password – accedendo a https://my.sabes.it.

D opo anni di preparativi quella che, fino a poco tempo fa, era suddivisa tra i quattro Comprensori può ora a

pieno titolo definirsi: Ripartizione a livello aziendale. Le condizioni per l’accorpamen-to sono state create già nell’autunno dello scorso anno. Il 16 ottobre 2014 è stata appro-vata la legge provinciale numero 9, che in proposito dice: “La Ripartizione aziendale Informatica è un servizio a livello provin-ciale. I Direttori d’ufficio della Ripartizione Informatica con tutto il loro personale, così come gli staff ed il personale della Direzio-ne di ripartizione sono gerarchicamente e funzionalmente subordinati al Direttore di Ripartizione.”

Vista la sempre maggiore digitaliz-zazione delle informazioni, che non ri-sparmia nemmeno il settore della salu-te, l’unificazione dei quattro servizi era

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Nel contesto della riorganizzazione della Ripartizione, anche le competenze sono state parzialmente ridistribuite. La Direzione di Ripartizione è il punto di ri-ferimento unico sia per le Direzioni com-prensoriali che per le altre ripartizioni aziendali per quanto riguarda la stra-tegia, lo sviluppo e la pianificazione in ambito informatico. I Direttori d’ufficio sono responsabili dei servizi del proprio ambito amministrativo a livello azienda-le. Nella tabella sottostante è possibile trovare un elenco delle informazioni più importanti nonché le persone di riferi-mento con le loro relative mansioni e re-sponsabilità. In caso di difetto nel fun-zionamento del PC presso la postazione di lavoro o per problemi degli utenti con le applicazioni, in futuro la Ripartizione Informatica metterà a disposizione un unico Service-Desk che sarà raggiungibi-

le all’indirizzo http://service.sabes.it tra-mite un sistema di rilevamento guasti.

C ollaboratori e collaboratrici vi po-tranno inserire le proprie notifiche avendo la garanzia che la loro ela-

borazione avverrà in breve tempo. Ogni comunicazione riguardante il caso sarà documentata e consultabile anche in un secondo momento. Così sarà possibile avere sempre ben chiare le varie esigenze e quindi prestarvi le dovute attenzioni. Il desiderio di offrire il miglior servizio possibile è la base su cui si fonda il nuovo orientamento della Ripartizione. Le colla-boratrici ed i collaboratori dell’Azienda sa-nitaria, nel loro lavoro quotidiano, potran-no contare sul miglior supporto possibile in ambito informatico.

(da sin.) Lidia Ferrari, Roland Platzer, Stefano Grillo, Christian Steurer, Diego Morini, Eugen Mischi, Reinhold Schwingshackl und Georg Hirber

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Principali compiti e responsabilità

ufficio per i processi clinici

Sistema clinico sul luogo di lavoro (KAS)

Trattamento ed integrazione della documentazione elettronica dei pazienti in KIS

Organizzazione, definizione e imple- mentazione delle procedure dei flussi di dati per utenti interni ed esterni

Sviluppo di moduli software e integrazione in KIS

ufficio per i sistemi dipartimentali

Sistemi specifici per dipartimenti (Ris/Pacs, Laboratorio, Anestesia, Anatomia e Istopatologia, Servizio Trasfusionale, Stroke Unit, Viewpoint, ecc.)

Interfaccia per sistemi medico- tecnici

ufficio per le infrastrutture informatiche

Implementazione, messa in servizio e attivazione di hardware informati- ci nell’ambito della rete, server, dispositivi e telefonia in rete

Accessi esterni alla rete aziendale e loro messa in sicurezza

E-mail Attivazione di centri operativi,

virtualizzazione, messa in sicurezza di dati e business continuity,

anti-virus, Malware ed altre minacce tecniche

ufficio per la sicurezza delle informazioni, progetti informatici e management della qualità

Introduzione, mantenimento e adattamento continuo di un sistema informatico per il management sicuro delle informazioni

Sviluppo continuo di un unico ed efficace metodo/processo per il project management informatico e di un sistema per la gestione della

qualità con particolare attenzione al management dei processi, del rischio e dei servizi secondo standard inter nazionali

ufficio per i servizi informatici

Helpdesk informatico e supporto utenti

Supporto locale e da remoto dell’in- formatica sul posto di lavoro e delle strutture fisse del territorio

Coordinamento dei Service-Teams locali presso i Comprensori sanitari

Office System Services Unico punto di contatto per la

segnalazione di guasti e modifiche standard presso i posti di lavoro degli utenti

Registrazione elaborazione e moni- toraggio segnalazioni di guasti non- ché reclami

ufficio per i database

Sviluppo di una piattaforma unica per le banche dati

Sorvegliare sulla sicurezza del data- base tramite il controllo degli accessi, gestione della capacità, crittografia ed altro

Backup e disaster recovery per le banche dati

Monitoraggio, tuning e ottimizza- zione

Piattaforma di comunicazione per l’integrazione dei sistemi clinico e amministrativo

ufficio per il sistema informativo ospedaliero

Definizione e sviluppo dell’architet- tura di sistema del sistema informa- tivo ospedaliero dell’Alto Adige (KISS)

Definizione dei limiti di sistema, caratteristiche e ubicazione dei sistemi dipartimentali e ulteriori sub-sistemi nonché integrazione nel sistema informativo ospedaliero (KISS)

Definizione e sviluppo dell’architet- tura di sistema del sistema clinico sul posto di lavoro (KAS)

Anagrafica provinciale e sanitaria dei pazienti

ufficio per i sistemi informativi eco-nomici aziendali

Amministrazione del personale Timbrature Fatturazione stipendiale Formazione e aggiornamento Enterprise Content Management

Systeme (ECM) Enterprise Ressource Planning

Systeme (ERP) Firma elettronica e archiviazione Sharepoint

reparto/ufficio Direttore/Direttrice di Sede del servizio

Ripartizione/d’Ufficio

ripartizione informatica Christian Steurer Bolzano/Brunico

ufficio per il sistema informativo ospedaliero Reinhold Schwingshackl Brunico

ufficio per i processi clinici Diego Morini Bolzano

ufficio per i sistemi dipartimentali Stefano Grillo Bolzano

ufficio per i sistemi economici aziendali Eugen Mischi Brunico

ufficio per le infrastrutture informatiche Lidia Ferrari Bolzano

ufficio per i database Georg Hirber Bressanone

ufficio per i servizi informatici Roland Platzer Merano

ufficio per la sicurezza delle informazioni,

progetti informatici e management della qualità da nominare

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Con il progetto di Certificazione della Chirurgia oncologica, l’Azienda sanita-ria dell’Alto Adige ha intrapreso la strada dell’applicazione di standard interna-zionali all’assistenza. Nel gennaio 2013 la Giunta Provinciale dell’Alto Adige aveva approvato il modello per la Certificazione della Chirurgia oncologica. Entro la fine del primo semestre 2015 verrà certificato l’intero percorso del trattamento chirur-gico oncologico. La Certificazione, accanto ai reparti di ORL, Ginecologia, Chirurgia generale e Urologia, vede anche il coinvol-gimento di altri servizi, dalla Radiologia all’Oncologia ed Endoscopia fino all’intero blocco operatorio. Nel contesto del proget-to, presso tutte le unità coinvolte e per la seconda volta, è al momento in atto un au-dit interno. Ma cos’è un “audit”? Un audit interno, nel contesto di una certificazione, non è altro che un “fare il punto della si-tuazione” con i/le responsabili (primari/primarie e coordinatori/coordinatrici) di reparto. Ciò avviene previo colloquio e sulla base di un’ispezione presso il reparto nonché un’analisi della documentazione.

“Il nostro obiettivo è quello di accom-pagnare i reparti ed i servizi sulla via del miglioramento in modo collegiale”, spie-ga la dott.ssa Waltraud Tappeiner dello Staff Qualità. “Nel corso dell’audit viene stilato un verbale dove vengono indicate delle raccomandazioni, delle opportunità per ulteriori sviluppi. Spesso, in occasio-ne degli audit, emergono anche esempi di

Chi viene colpito da una patologia oncologica si trova a dover affrontare una serie di paure. Nume-rosi accertamenti possono togliere dubbi e incer-tezze, non si lascia nulla di intentato. In questi casi al Servizio Sanitario viene richiesto il massi-mo della professionalità.

nella vita all’improvviso

informazioni & nEws evelyn GruBer-fischnaller

best practice che possono benissimo esse-re adottati anche presso altri reparti. Ed è così che gli audits diventano anche oppor-tunità per imparare gli uni dagli altri”. En-tro l’anno seguirà la Certificazione ISO da parte di un istituto esterno che si avvarrà di criteri qualitativi e l’organizzazione di una valutazione generale.

carta dei servizi oncologici A cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubbli-co del Comprensorio sanitario di Bolzano, nel contesto del progetto, è stata per la pri-ma volta elaborata la Carta dei Servizi On-cologici. Nel marzo di quest’anno la Carta è stata presentata alle associazioni di vo-lontariato e di tutela dei/delle pazienti Lilt – Lega italiana per la lotta contro i tumori, Il papavero – Der Mohn e Tribunale per i Diritti del Malato. La Carta è uno stru-mento importante sia per i/le pazienti che per i loro familiari.

Entro la fine del 2015 saranno anche messe on-line le informazioni più impor-tanti in merito al trattamento oncologi-co. Sulla pagina web dell’Azienda sani-taria sarà attivato un cosiddetto “Atlante dell’assistenza oncologica” dove le persone interessate potranno velocemente ottene-re informazioni semplici su servizi e pre-stazioni.

Certificazione della Chirurgia oncologica Lavoro in rete – “tumor board”: grazie al lavoro in rete nasce un’intensa forma di collaborazione tra specialisti/e nonché un vivace scambio di idee e di esperien-ze tra i sette ospedali.

L’assistenza ai/alle pazienti dovrebbe essere più vicina al loro luogo di resi-denza: la diagnostica, il trattamento postoperatorio con chemioterapia, la riabilitazione oncologica, i regolari controlli di follow-up saranno effettuati presso tutti gli ospedali nel rispetto dei criteri indicati dalla Certificazione.

Supponendo che il tasso di sopravvi-venza dei/delle pazienti oncologici/che, grazie alla Certificazione, aumenti del 5%, significa che ogni anno in Alto Adige sopravvivranno 70 persone in più.

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L’Alto Adige è ora pronto ad affrontare l’eventuale primo caso: il 24.02.2015, con delibera della Giunta Provinciale (n. 226) è stato approvato il Piano d’emergenza Ebo-la. Il Piano d’emergenza Ebola consiste in una sezione generale con indicazioni pret-tamente operative nonché in una serie di algoritmi, vale a dire concrete disposizioni comportamentali per tutte le organizza-zioni coinvolte, da coloro che si occupa-no di assistenza sanitaria alla protezione civile. Il Piano d’emergenza è il risultato della stretta collaborazione tra il Diparti-mento per Sanità e Sociale e l’Azienda sa-nitaria dell’Alto Adige.

Nel caso in cui si dovesse verificare un’e-mergenza Ebola, a livello provinciale, si mobiliterebbe un Comitato che ha il compi-to di coordinare tutte le attività e le misure da intraprendere. Il Comitato si compone dei seguenti membri: dott. Josef Simeoni (coordinatore territoriale per l’emergenza Ebola e Primario del Servizio Igiene e Sa-nità pubblica del Comprensorio sanitario di Bolzano), dott. Peter Mian (coordinatore clinico per l’emergenza Ebola e Primario del reparto Malattie Infettive dell’Ospeda-le di Bolzano), dott. Manfred Brandstätter (coordinatore della Centrale provinciale di Emergenza 118), dott. Rudolf Pollinger (Direttore della Ripartizione provincia-le Antincendio e Protezione Civile) e dott. ing. Ernst Preyer (Comandante del Corpo Permanente dei Vigili del Fuoco).

La più importante raccomandazione da parte dei Servizi Igiene e Sanità pubblica rimane comunque sempre quella di non recarsi in Africa occidentale.

Avere ben chiari e definiti tutti i processi, i ruoli e le mosse da intraprendere è di fondamentale importanza soprattutto quando si tratta di inter-venire velocemente in caso di emergenza. Questo vale anche per l’epidemia Ebola, che ha suscitato grande preoccupazione a livello internazionale.

Piano d’emer-genza Ebola approvato

informazioni & nEws (eGf)

Due le prestazioni erogate la scorsa estate dai Servizi per i controlli micologi-ci: una riservata ai raccoglitori di funghi privati, che potevano ottenere consigli, e l’altra dedicata ai riveditori di funghi sia al dettaglio che all’ingrosso. In entrambi i settori è stato registrato un aumento del-la richiesta rispetto al 2013. Nel 2014, 181 persone si sono infatti rivolte al servizio di consulenza gratuita riservato ai raccogli-tori di funghi. Nell’anno precedente solo 76 “fungaioli” avevano approfittato di que-sta opportunità.

Per la vendita di funghi al dettaglio e all’ingrosso, nel 2014, sono stati emessi ben 546 certificati contro i 360 del 2013. Sempre nel 2014 sono stati controllati 6.903,9 chili di funghi. Nell’anno precedente i chili era-no invece stati 2.947,3.

Controlli e consulenze sono stati ese-guiti dai micologi del Servizio Igiene e del Servizio aziendale Veterinario del Com-prensorio sanitario di Bolzano in aggiunta alle loro mansioni istituzionali.

Aumentate nel 2014 le richieste per il controllo micologico presso il Comprensorio sanitario di Bolzano.

Molto richieste le consulenze per i funghi

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riforma sanitaria: sarà tutto diverso?

Nessun Ministro della Sanità austriaco degli ultimi decenni si è lasciato sfuggire l’opportunità di “avviare” la propria rifor-ma. A tutt’oggi ancora in circolazione.

La maggior parte degli analisti del si-stema austriaco rilevano ricorrenti compe-tenze frammentate, finanziamento della spesa sanitaria suddiviso fra troppi atto-ri, nessun obiettivo comune e situazione dell’assistenza primaria quale causa pri-ma del nostro costoso sistema sanitario di qualità incommensurabilmente mediocre, della condivisibile mancanza di integra-zione dei settori, dell’assenza di obiettivi prioritari e degli accessi non equilibrati.

Modificare veramente queste cause, rinnoverebbe radicalmente il sistema po-litico del potere in Austria. I sistemi fun-zionano però, sostanzialmente, non per cambiamento o per autodistruzione. Que-sto vale per tutti i sistemi, dall’E.coli alla Commissione Europea; per questo le singo-le parti sono diventate un sistema.

Una pubblicazione 1 sui “Nuovi obiettivi strategici in sanità” ha recentemente af-frontato i quesiti costituzionali ed ammi-nistrativi sulla “Riforma sanitaria 2013”. La diagnosi: “Per dirla tutta, coloro che applicano le leggi hanno a disposizione una serie di presunti ‘nuovi’ commi e ar-ticoli, che permettono (anche) di rinviare nuovamente al futuro decisioni concrete e urgenti. I reali problemi del Servizio Sani-tario non si risolvono quindi con gli obiet-tivi strategici in ambito sanitario.” Non cambierà dunque molto. Semplicemente costerà di più.

Sui contenuti delle proclamate riforme ci sarebbe molto da discutere. Ognuno desidera il meglio per la popolazione e, ancora di più, il meglio per il proprio gruppo di interes- se, vale a dire per se stesso. Le argomentazioni cambiano poco all’interno delle discussioni; pur apportando due determinanti conseguenze: a) per ogni argomentazione esiste almeno una contro-argomentazione e b) nessuno può convincere la persona che ha di fronte ad accettare la propria posizione.

commEnto rol and schaffler Roland Schaffler, redattore delle riviste specialistiche “Das österrei-chische Gesundheitswesen – ÖKZ” e “QUALITAS”.

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Nuovi mezzi per solcare i cieli: dai primi di marzo gli EC 145 T2 sono i nuovi elicotteri utilizzati per il servizio di elisoccorso. Il colore arancione-rosso dei prece-

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denti mezzi ha lasciato il posto ad un vivace giallo. Qui il Pelikan 1 attende il suo prossimo intervento.

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paralizzato dalla vita

thE story silKe Pfitscher

I l paziente della mia vita, così recitava il provvisorio titolo che avevo pensato per questo articolo. Ma un titolo del genere

aveva inizialmente suscitato in me una cer-ta tensione, era una frase forte che avrebbe richiesto una storia altrettanto importante – o almeno così mi sembrava.

Sarebbe dovuta essere la storia di un paziente sul quale io, come terapeuta, ave-vo sortito un grande effetto o, piuttosto, il racconto di un’esperienza che aveva lascia-to in me qualcosa di grande? In realtà mi era stato semplicemente chiesto di narrare un’esperienza che comprendesse entram-bi questi aspetti. Alcuni anni fa un giova-ne paziente era stato ricoverato presso il Centro terapeutico Bad Bachgart. Aveva trascorso i precedenti due anni nel proprio letto. Non perché fosse pigro o depresso, no, semplicemente perché le sue gambe non erano più in grado di sostenerlo. Lamenta-va dolori agli arti inferiori e la perdita di forza fisica. Quando voleva muoversi si ap-poggiava, quasi accovacciato, al muro per trovare sostegno e non cadere. Altrimenti utilizzava una sedia a rotelle con la quale si spostava agevolmente da un luogo all’altro. È facile immaginare a quale paura potes-se essere legato un tale stato, ancor peggio se associato all’isolamento dall’ambiente esterno. Questo ragazzo era intrappolato in un corpo che non gli rispondeva. Un mix

Un paziente che non è più in grado di camminare. Non a causa di un impedimento fisico, ma per una ferita dell’a-nima. Ha perso ogni volontà. Una sfida con esito scono-sciuto per la psicologa che lo ha in cura. E un incontro che ha lasciato il segno anche su coloro che hanno prestato assistenza.

di impotenza, profonda tristezza e terrore erano il cocktail delle sensazioni che mi trasmetteva.

Ricordo ancora oggi, proprio come fosse ieri, la scena di quando, cercando di attra-versare un prato, si era accasciato al suolo – come una bambola di pezza senza strut-tura interna – e il suo corpo disteso aveva lentamente iniziato a rotolare prendendo sempre più velocità. Raramente avevo pro-vato una sensazioni così particolare: un misto di paura, incredulità, divertimento e profonda commozione per quello che stava accadendo davanti ai miei occhi. Mi chiede-vo come mai quel giovane uomo mi avesse così colpita, tanto da continuare a pensarci anche una volta a casa. Nella mia mente si faceva largo una necessità forte e inderoga-bile: avrei aiutato quel ragazzo, anzi di più, in quel momento decisi che lo avrei guarito.

Mi trovavo a curare un paziente con il quale già altri avevano fallito. Nonostante ciò, c’era qualcosa che mi spingeva a crede-re fortemente nelle mie capacità. Un’altra parte di me sembrava invece essere meno ottimista tanto da farmi dubitare e da far-mi credere che tutto fosse troppo grande da affrontare. Comunque, come spesso mi ac-cade nella mia vita, alla fine ho seguito l’i-stinto. E questo mi ha dato il via libera. Con grande entusiasmo ho così iniziato il mio

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lavoro, anche se non tutto è andato come avevo previsto. È quasi subito emerso che, se il corpo di questo paziente appariva debole e fragile, nonostante la sua giovane età il li-vello intellettuale che lo caratterizzava era degno di quello di uno studente di filosofia prossimo alla laurea. Così mi sono trovata a dover sudare e ansimare per star dietro alle sue vivaci e davvero complesse evoluzioni mentali. Devo essere sincera: dopo alcune sedute di terapia mi è capitato di sentirmi come se avessi appena corso una maratona.

G andhi diceva: “Ciò che si conquista con la violenza può essere mantenu-to solo con la violenza.” Così ho tenta-

to un approccio più calmo ed al tempo stes-so ho cercato di distogliere l’attenzione dal sintomo più evidente, che era quello della debolezza alle gambe, per puntare i rifletto-ri su ciò che questo giovane uomo non riu-sciva a tollerare della sua vita. Insieme ab-biamo iniziato, più per caso che non in virtù di una strategia, a cercare di dare un senso alle parole “portare”, “sopportare”, “non vo-ler più andare avanti così”. Questo giovane uomo, intelligentissimo ma al tempo stesso simpaticamente infantile, ha iniziato a par-lare di ciò che lo disturbava e di cosa per lui era intollerabile. Quel che ne è emerso, la forza del sentimento che è venuto alla luce, mi ha toccato profondamente, tanto che, mentre egli mi raccontava del suo infantile desiderio di riconoscimento del suo ideale di padre impossibile da raggiungere, avevo l’impressione che di fronte a me fosse sedu-to un bambino.

Insieme, con l’aiuto di diapositive e foto, abbiamo rivissuto la sua infanzia. Le ten-de della mia stanza chiuse e, in sottofondo, solo il rumore del proiettore. Ricordo ancora nitidamente tutta la situazione, ma soprat-tutto è forte il ricordo dello sguardo di quel giovane uomo e di quanto io ne fossi colpita. Inizialmente i suoi occhi sembravano stra-volti e tristi poi però, lentamente, qualcosa è cambiato. Ogni passaggio è avvenuto con grande cautela e delicatezza, quasi come se egli temesse che tutto gli sarebbe ricaduto addosso se le cose fossero emerse troppo in fretta. Un nuovo disegno andava delinean-dosi, come un caleidoscopio che mosso e puntato verso una fonte luminosa comincia a brillare e luccicare. Quella stessa lumino-sità traspariva ora dallo sguardo di questo ragazzo che finalmente, dopo tanto tempo, riusciva a vedere quanto il padre fosse or-goglioso di lui in un’immagine di loro due insieme in canoa, il piccolo tra le ginocchia – occhi scintillanti – e gli altri fratelli sul-lo sfondo. Sì, in quegli occhi, dopo centina-

“insieme abbiamo iniziato, più per caso che non in virtù di una strategia, a cercare di dare un senso alle parole portare, sopportare, non voler più andare avanti così.”

silKe Pfitscher

L’autrice è psicologa e psicotera-peuta presso il Centro terapeutico Bad Bachgart dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige che ha sede a Rodengo.

ia di diapositive, potevo scorgere chiarezza e tranquillità. Come le acque del mare che lentamente si placano dopo una tempesta. Ed infine la comprensione: mio padre mi ha amato. Questa è stata la svolta nel percorso terapeutico. Lentamente ha acquisito sem-pre più fiducia in se stesso e quindi ha ini-ziato a muovere i primi passi, osando, cre-dendo nel fatto che le sue gambe sarebbero nuovamente state in grado di sorreggerlo. Ha iniziato con piccoli passi che sono diven-tati via via più grandi, si è immerso nel pic-colo laghetto fino alla vita ed ha osservato come la pelle diventava rossa per il freddo, ne ha percepito il formicolio.

Camminavamo scalzi sui prati sentendo sotto i piedi i fili dell’erba appena tagliata. Percepivamo quel leggero dolore che diven-ta quasi piacevole nel momento in cui ti fa sentire vivo, ti fa capire che nel tuo corpo c’è vita.

Quel ragazzo era talmente affascinato dal fatto di provare nuove sensazioni, così concentrato sull’esperienza e focalizzato sul momento, che ha cominciato a dimenti-care le sue paure ed il fatto che le sue gambe non potessero sorreggerlo. Tutto questo era come un’onda che dal corpo si propagava fino alla mente, facendogli ritrovare la gioia nel vivere anche la sua creatività. Grazie al suo fascino innato ha cominciato a ricevere grade ammirazione e apprezzamento.

Q uasi non credevo ai miei occhi quan-do, un pomeriggio, l’ho visto trot-tare al seguito del gruppo di nordic

walking. Dalla mia finestra osserva-vo in silenzio e con gioia – probabilmente come fa una mamma quando osserva il pro-prio figlio compiere i suoi primi passi – ma allo stesso tempo anche con quel giusto di-stacco del terapeuta e la consapevolezza che alla fine sono i rapporti umani a condurre alla guarigione e non le strategie.

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Kinaesthetics: alleggerimento per chi assiste e possibilità di movi-mento per gli assistiti

“Prima il mio motto, riferito all’assi-stenza, era: faccio qualcosa per te perché tu non sei in grado. Grazie alla kinaesthe-tics il mio approccio è però cambiato ed ora dico: ti dò il mio supporto perché tu possa farcela.” Con questa affermazio-ne Alex Klettenhammer, Maietta-Hatch (MH)-Kinaesthetics-Trainer nonché re-sponsabile del progetto avviato presso il Comprensorio sanitario di Brunico, in-troduce l’argomento rispondendo, al tem-po stesso, anche alla domanda sul perché la kinaesthetics sia una vittoria sia per il personale infermieristico che per i/le pa-zienti. Le esperienze maturate ed i risulta-ti emersi da ricerche eseguite in materia, hanno dimostrato come l’implementa-zione della kinaesthetics abbia apporta-to cambiamenti positivi sulla salute dei/delle pazienti, ma anche del personale che eroga assistenza. Un sondaggio condotto presso l’ospedale di Hörgas (A) ha dimo-strato che l’introduzione della kinaesthe-tics ha portato ad un miglioramento del lavoro di squadra e della produttività non-ché ad una migliore gestione dello stress.

perché la kinaesthetics è così importan-te nell’assistenza? “La kinaesthetics mi ha affascinato sin dal primo approccio”, rac-conta Melanie Dantone, “chi presta vera-mente attenzione alle cose di ogni giorni, al lavoro su di sé ed ai propri movimenti? La nostra vita è un movimento costante. Il modo con cui eseguiamo e controlliamo un movimento influisce sulla nostra qua-

La kinaesthetics, vale a dire la dottrina del movimento, fa parte delle cure erogate dall’Azien-da sanitaria dell’Alto Adige. Ne beneficiano non solo i/le pazienti, ma anche tutti/tutte coloro che operano in questo settore.

lità di vita e sulla nostra salute. Attraverso l’esperienza del movimento del corpo ho compreso quanto sia importante sapersi muovere e quanto grande sia l’influenza che questo può avere sulla mia salute – respiro, circolazione, lavoro muscolare – capire quando è positivo o quando invece negativo. Muovere un paziente accompa-gnandolo con il proprio movimento – tut-to con il minimo dello sforzo muscolare. Sono rimasta particolarmente colpita di quanto sia facile il posizionamento di un paziente nel momento in cui i nostri mo-vimenti si compiono all’unisono. In que-sta concezione la ripresa di autonomia del paziente assume una grande importan-za. L’insieme dei movimenti – tenendo in considerazione anche tempo, luogo e am-biente – devono condurre il paziente al raggiungimento della meta desiderata”, spiega la trainer di MH-kinaesthetics.

N el 2003 è iniziata l’implementa-zione pratica della kinaesthetics in ambito assistenziale presso gli

ospedali di San Candido e Brunico. Da al-lora, molti infermieri e molte infermiere hanno preso parte al primo corso di kinae-sthetics. Convinti del principio e fortemen-te motivati, hanno cominciato ad integrare la kinaesthetics nel lavoro quotidiano. Le Dirigenze tecnico-assistenziale degli ospe-dali di Brunico e San Candido, così come quella territoriale, hanno sin dall’inizio sostenuto l’introduzione di questo meto-do sia presso i reparti che sul territorio. Un

“il movimento è vita”

storia di copErtina Kinaesthetics Maria elisaBeth rieder

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passo ancora più importante è stata la suc-cessiva formazione del personale infermie-ristico, oltre all’accompagnamento pratica ed alla motivazione nello svolgimento della quotidiana attività lavorativa. Così, nell’ar-co degli anni, hanno avuto luogo numero-si corsi di base e di approfondimento. Solo nell’anno 2009 sono stati organizzati 16 corsi per la kinaesthetics di base a cui han-no preso parte ben 99 collaboratrici e colla-boratori dell’ambito tecnico-assistenziale. A questi vanno aggiunti anche i corsi di ap-profondimento e la formazione pratica sul posto di lavoro. Presupposto obbligatorio per lo sviluppo e la definitiva implementa-zione della kinaesthetics in tutti gli ambiti e reparti era ed è la formazione sistemica. Questa avviene durante le varie fasi di ap-prendimento: dal corso base a quello avan-zato, per concludersi con la certificazione di operatore/operatrice MH-kinaesthetics.

Per ogni team vengono consigliate le seguenti proporzioni di formazione: il 100 per cento dei collaboratori/delle colla-boratrici frequenta il corso base, il 70 per cento prende parte al corso avanzato ed il 10 per cento partecipa al corso per con-seguire la certificazione come operatore. Tale formazione del personale infermieri-stico viene organizzata presso il Compren-sorio sanitario di Brunico. Al momento, quattro collaboratori/collaboratrici han-no conseguito la formazione quale trainer in kinaesthetics. Alex Klettenhammer e Ulrike Hilber sono due dei trainer formati presso il Comprensorio sanitario di Bru-nico. Dal 2007 essi accompagnano gli in-fermieri nella pratica e conducono i corsi. Anche Melanie Dantone e Karin Tavella hanno da poco concluso la formazione di trainer. Nel 2014 è stata eseguita una va-lutazione presso i reparti di Ortopedia

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Cos’è la kinaesthetics?

La kinaesthetics rappresenta un approccio con il quale è possibile supportare il movimento dei/delle pazienti in modo delicato, senza esercitare sollevamento o trasporto forzato. Con l’aiuto di questo metodo, grazie alla comunicazione attraverso il movimento ed al contatto fisico, la motivazione della persona che riceve assistenza può essere sen-sibilmente migliorata. Il termine inglese kinaesthetics deriva dal greco antico “kineo”, che significa muovere o muoversi, e “aisthesis” che vuol dire percezione o espe-rienza di.

Obiettivi della kinaesthetics sono facilitare la mobilitazione delle persone – senza sollevare o tra-sportare – individuare le giuste risorse nel muovere una persona malata ed al tempo stesso pre-servare la salute di coloro che erogano assistenza. Questa l’idea che sta alla base di tale principio: “La kinaesthetics è lo studio del movimento e della percezione che ne deriva – è la dottrina della sensazione del movimento.” (Frank Hatch, Lenny Maietta, 2003. Kinästhetik. Sviluppo della salute e delle attività umane. Ur-ban und Fischer Verlag - Monaco).

Ogni movimento ed ogni tra-sferimento vengono gestiti in modo che il/la paziente abbia il controllo su quanto sta accaden-do. Ciò significa che l’esperienza del movimento compiuto ed il proprio corpo possono essere percepiti in modo “attivo” (Fonte: www.doccheck.com).

Gli statunitensi Lenny Maietta e Frank Hatch possono essere considerati i fondatori della kinaesthetics. Per distinguersi dagli altri esperti che offrono una formazione in kinaesthetics, hanno registrato il nome del proprio prodotto quale marchio riconosciuto a livello internazio-nale: “Maietta-Hatch Kinaesthe-tics (MH Kinaesthetics)” – www.kinaesthetics.com.

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e Traumatologia, di Medicina, di Riabi-litazione, di Chirurgia, di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale di San Candido nonché presso le Pediatrie e Neonatologie di entrambi gli ospedali. Agli interessati è stato chiesto come viene applicata la kina-esthetics nella pratica quotidiana, quali effetti ha sul singolo operatore e quali sul/sulla paziente, se la kinaesthetics viene adottata ogni giorno o solo in situazione particolarmente difficili. I risultati han-no evidenziato soprattutto una significa-tiva diminuzione dei dolori alla schiena ed un minore sforzo fisico per coloro che prestano assistenza. Le/I pazienti, grazie alle tecniche apprese, sono stati un po’ per volta in grado di superare le limitazioni le-gate al movimento.

G razie alle positive esperienze matu-rate, nel 2014 il gruppo di progetto ha lanciato l’iniziativa “kinaesthe-

tics per caregivers”. Ortopedia-Trauma-tologia B, Medicina B, Riabilitazione e servizi territoriali sono diventati i “re-parti pilota”, anche se il vero “sorvegliato speciale” del progetto è l’assistenza eroga-

ta sul territorio. Obiettivo è quello di far frequentare, entro il 2015, il corso base al 100 per cento del personale infermieristi-co attivo in questo ambito, mentre il 70 per cento di questi dovrà successivamente frequentare anche il corso avanzato. Per sostenere l’attuazione e fornire una guida pratica sul territorio, presso ogni distret-to, un collaboratore o una collaboratrice verrà formato/a quale operatore certifica-to di kinaesthetics. Accanto al personale infermieristico verranno formati anche gli operatori sociosanitari. Il progetto pre-vede che il trainer Alex Klettenhammer sia la persona di riferimento anche per i familiari che prestano assistenza e che quindi provveda alle richieste che giun-gono dal territorio. Il coinvolgimento nel concetto della kinaesthetics dei familiari che erogano assistenza costa abbastanza in termini di tempo ma, grazie ad una mi-gliore assistenza, ripaga molto per quan-to riguarda la qualità di vita. Dal 2012 la “Kinaesthetics Infant Handling” è attiva presso i reparti di Neonatologia e Pedia-tria e viene praticata con grande successo grazie alla collaborazione con i genitori.

“chi presta veramente attenzione alle cose di ogni giorni, al lavoro su di sé ed ai propri movimenti? la nostra vita è un movimento costante.”

Mel anie dantone

Corsi di aggiornamento in Kinaesthetics 2013 – 2016

2013

dipartimento di medicina – osp. Bressanone e Vipiteno

Kinaesthetics nell’assistenza: corso base – fase di apprendimento Sei corsi per un totale di 69 parte-cipanti

2014

dipartimento di medicina – osp. Bressanone e Vipiteno, neuro-riabilitazione Vipiteno

Kinaesthetics nell’assistenza: corso base – fase di apprendimento Un corso per 10 partecipanti

Kinaesthetics nell’assistenza: corso di approfondimento – fase di apprendimento Cinque corsi per un totale di 55 partecipanti

workshop di kinaesthetics (riabilitazione osp. Bressanone) Tre corsi per un totale di 16 partecipanti

2015

dipartimento di medicina – osp. Bressanone e Vipiteno, neuro-riabilitazione Vipiteno, rianimazione osp. Bressanone

Kinaesthetics nell’assistenza: corso base – fase di apprendimento Tre corsi per un totale di 30 parte-cipanti

Kinaesthetics nell’assistenza: corso di approfondimento – fase di apprendimento Un corso per un totale di 14 partecipanti

Kinaesthetics unità di applica-zione pratica Vengono pianificate individualmente.

Kinaesthetics nell’assistenza - peer tutoring: fase di apprendi-mento 1 e 2 (per cs bressanone e cs bolzano) Un corso per 20 parte-cipanti

2016

dipartimento di medicina – osp. Bressanone e Vipiteno, neuro-riabilitazione Vipiteno

Kinaesthetics nell’assistenza – peer tutoring: fase di apprendi-mento 1 e 2 (per cs bressanone e cs bolzano) Un corso per 20 parte-cipanti

il mio processo di apprendimento e il mio ruolo come kinaesthetics peer-tutor In occasione di questa iniziativa vengono presentati al pub-blico compiti, ruolo e funzione di un Peer-tutor. Vengono inoltre presen-tate le singole relazioni del processo di apprendimento dei/delle parteci-panti al corso di Peer-tutoring.

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Stato attuale della Formazione in Kinaesthetics

Nel Comprensorio sanitario di Merano ci sono attualmente due insegnanti, Paula Goller e Gudrun Nischler, affiancate da alcuni “Pe-er-Tutors” che sono referenti nei vari reparti. In base alle informazioni fornite dalla dirigenza tecnico-as-sistenziale nel 2014 il personale dell’Ospedale di Silandro ha avuto la formazione di base e nel 2015 si terranno i corsi di perfezionamento. Quest’anno a Merano verrà attivata la formazione dei fisioterapisti e del personale infermieristico che lavo-ra in Riabilitazione; questo anche per favorire l’approccio comune di terapisti ed infermieri ai pazienti costretti a letto.

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I l sig. Jakob Reichegger racconta come tutto cominciò: “All’inizio degli anni ’90 partecipai ad una giornata informa-

tiva con Wolfgang Götzfried organizzata a Castel Coldrano dall’allora direttore in-fermieristico del Comprensorio di Merano, Robert Peer. Fin da subito rimasi affasci-nato dalle possibilitá offerte dalla Kina-esthetics, mi sembrava quasi una magia, un altro mondo” Si ricorda in particolare della movimentazione di una paziente che normalmente doveva essere eseguita da più persone: con la tecnica giusta era ora possibile movimentarla da soli. La “tecni-ca” stava nel motto “muovi il peso, invece di alzarlo”

Fu per volontà delle Dirigenze che, in ognuna delle Aziende Sanitarie, oggi Comprensori, fu formato un insegnante Kinaesthetics. A Merano fu scelto proprio Jakob Reichegger, che da quel momento, passo dopo passo, acquisì una profonda conoscenza della materia appassionando-si sempre di più. Passione che permane a tutt’oggi. Dopo l’ottenimento del titolo di insegnante Livello II iniziò a tenere lui stesso i corsi Base di Kinaesthetics per il personale del Comprensorio di Merano. La sua formazione successiva gli permise in seguito di tenere anche i corsi di perfezio-namento.

Nel corso degli anni il concetto Kinae-sthetics fu introdotto nei Reparti dell’O-spedale e molte collaboratrici e collabora-tori furono formati da Jakob Reichegger, col tempo affiancato da altri insegnanti. Reichegger ricorda il commento di un’in-fermiera esperta: “Kinaesthetics è la cosa migliore che ho conosciuto nel mio lavoro – ha cambiato la mia vita con i pazienti ed il mio approccio con i colleghi” Un’analisi condotta nel 2013 all’Ospedale di Silandro rilevò la possibilità di efficaci cambiamen-ti: lo sviluppo della percezione consape-

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vole del proprio movimento protegge il personale dai rischi dovuti alla movimen-tazione di carichi; pazienti con difficoltà motorie possono imparare a svolgere atti-vità della vita quotidiana, da soli o guidati. Questo fa crescere l’autostima e la qualità della vita.

Approcciarsi al concetto Kinaesthetics porta anche ad un cambiamento del com-portamento in team; lo “spirito della ricer-ca” apre nuove strade alla collaborazione. I principi della Kinaesthetics affascinano perché dinamici, basati su percezione e consapevolezza sia del movimento che del pensiero (come posso saper cosa penso se non sento ciò che dico?). Secondo Reicheg-ger, utenti ed utilizzatori imparano a cono-scersi e a gestire meglio il proprio corpo e sviluppano una pronunciata sensibilità nel porsi verso gli altri.

M olti all’Ospedale di Silandro sono grati a Jakob Reichegger per l’en-tusiasmo che è riuscito a trasmet-

tere ai collaboratori e alle collaboratrici e, seppur inconsapevolmente, anche molti pazienti: l’introduzione del concetto Kina-esthetics ha portato vantaggi per tutti.

Jakob Reichegger – Kinaesthetics come professione e progetto di vita Jakob Reichegger, infermiere del Distretto sanitario di Silandro, da novembre 2014 in pensione, ha dedicato per anni anima e corpo alla Kinaesthetics.

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U na domanda che da sempre si pon-gono molte persone: come misurare la qualità? Con le più diverse unità

di misura e criteri di valutazione, certifi-cazioni, marchi di qualità assegnati da svariate commissioni di valutazione e or-gani di rilevazione qualitativi si è data l’i-dea che possa essere possibile.

Probabilmente si può misurare la quali-tà quando si tratta di cose, strumenti, ma-teriali, macchine o costruzioni. Quando si tratta invece di persone e dell’interazione tra di esse, quindi dell’esperienza/perce-zione della qualità di vita, allora diventa difficile utilizzare unità di misura adatte.

La kinaesthetics si occupa da più de-cenni proprio di questa qualità percepibi-le nei processi di movimento e di consape-volezza. Alcuni reparti e distretti sanitari del Comprensorio sanitario di Bolzano, che utilizzano da anni i concetti della ki-naesthetics, per migliorare la qualità di vita, cura e lavoro, hanno deciso di mettere a fuoco gli effetti di questi processi di ap-prendimento e sviluppo. Con l’intenzione di descrivere concretamente le modifiche qualitative verificate e poterle certificare hanno intrapreso il lungo cammino per ot-tenere una certificazione ufficiale da parte dell’EKA (European Kinaesthetics Asso-ciation).

determinazione della situazione Per po-ter descrivere un processo, uno sviluppo, ci vuole una situazione di partenza chiara, partendo dalla quale più tardi si potranno stabilire i cambiamenti occorsi durante il processo stesso. I teams di assistenza e di

È possibile misurare il miglioramento di qualità di vita, lavoro e cura dato dall’applicazione della kinaesthetics? In caso affermativo, come? Alcuni reparti e distretti sani- tari del Comprensorio di Bolzano hanno voluto capirlo, e ora saranno certificati per questo.

la qualità è misurabile?

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cura coinvolti, nella primavera del 2014, si sono quindi posti delle domande per stabi-lire quale fosse il loro stato relativo al pro-cesso di apprendimento KINAESTHETICS.

Quali competenze ho per padroneggiare situazioni di assistenza e di movimento?

In che modo differenziato e globale pos-so controllare, guidare e adattare il mio movimento. Dove incontro i miei limiti?

In che modo differenziato posso adattar-mi alle possibilità, competenze e model-lo di movimento della persona assistita?

Come posso sfruttare i singoli concetti della kinaesthetics per analizzare situa-zioni pratiche e attività?

Questa descrizione della situazione in-dividuale è stata la base di un assessment del Team, durante il quale si è sintetizzata la situazione attuale dello sviluppo delle competenze e della cultura di apprendi-mento dei singoli componenti del team: a che punto si trovano sapere e conoscenza in materia di kinaesthetics? Quali ef-fetti sono visibili? Come possono essere implementate la sostenibilità e l’effetto di kinaesthetics? In quali ambiti è necessa-rio un ulteriore sviluppo? Quali obietti-vi vogliamo raggiungere?

la pianificazione Sulla base dell’anali-si iniziale, i team di assistenza –composti da diverse figure professionali quali infer-miere, infermiere pediatriche, ostetriche, assistenti sanitarie, operatrici socio sani-tarie –hanno stabilito gli obiettivi da rag-giungere e pianificato interventi ritenuti necessari per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile delle competenze in-dividuali e organizzative.

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I temi ai quali i team volevano lavo-rare erano per esempio: organizzare l’assistenza come un processo di appren-dimento, salute di collaboratori e col-laboratrici, superare i vecchi modelli, istruzione dei parenti in relazione alla competenza di movimento e al sostegno al movimento, competenza nelle cadute, elemento tempo, linguaggio condiviso e comune, ecc.

la fase operativa Da maggio a novem-bre 2014 i gruppi di lavoro hanno avuto il tempo di mettere in pratica le loro pianifi-cazioni. I team dei reparti e dei distretti si erano posti obiettivi diversi e quindi le at-tenzioni e le priorità di lavoro venivano in-dirizzate diversamente. Tutti i teams han-no lavorato intensamente in questi mesi.

I coordinatori e le coordinatrici avevano il compito, con il sostegno di kinaestheti-cs-peer tutors, di accompagnare l’imple-mentazione del progetto e il raggiungi-mento degli obiettivi, e di supervisionare l’intero processo di apprendimento. Per tutti i teams si sono organizzati dei regola-ri colloqui, per esempio durante le riunio-ni di team o in altri incontri organizzati appositamente. In caso di quesiti concreti e per consulenza in situazioni analitiche complesse è stata coinvolta l’insegnante di kinaesthetics.

V erso la fine della fase operativa i te-ams hanno verificato nuovamente la situazione attuale per accertare

l’effetto degli interventi e il loro processo di applicazione e di apprendimento.

La certificazione formale viene introdotta con un Audit delle consulenti kinaesthetics. Maren Asmussen-Clausen, Presidente di Kinaesthetics Germania e Beate Scheidegger-Baret Responsabile di Kinaesthetics Italia sono state per 3 giorni a Bolzano, per verificare sul posto se l’autocertificazione dei teams di assistenza corrispondeva a quanto effettivamente operato.

Secondo le auditrici, il personale coinvolto ha sviluppato una grande consapevolezza, nel gestire il soste- gno ai loro pazienti in maniera indi- viduale e adatta, e nel contempo nel cercare capacità e possibilità dei pazienti stessi. La relazione Audit è il fondamento per la certificazione formale.

La certificazione kinaesthetics La certificazione verrà assegnata durante un evento organizzato dal “European Kinaesthetics Associa-tion” (EKA). L’assegnazione ufficiale avrà luogo nell’autunno del 2015. In questa occasione, ogni reparto/di-stretto sanitario presenterà breve-mente il proprio processo di appren-dimento. La data esatta dell’evento verrà comunicata in futuro.

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cinque termini per descrivere l’azienda sa-nitaria?Responsabilità, assistenza sanitaria, con-flittualità, complessità, servizio alla popo-lazione.

riforma sanitaria, nuovo orientamento, stravolgimento. cosa serve all’azienda sa-nitaria intesa come istituzione?Audacia e coraggio per cambiare. Apertura a nuovi percorsi. Pochi e chiari obiettivi, oltre a priorità a livello provinciale, affi-dabilità e coerenza dall’alto verso il basso e viceversa. Collaboratori e collaboratrici devono poter fare affidamento sulle dichia-razioni fatte e gli impegni presi da parte delle autorità, esattamente come queste ultime devono poter contare sui propri e sulle proprie dipendenti. Dirigenti privi di collaboratori e collaboratrici affidabili dif-ficilmente possono fare la differenza.

Lavoro di squadra in modo che tutti col-laborino all’unisono per il bene della collet-tività, dell’Azienda sanitaria e di coloro che vi prestano servizio. Organi dirigenziali di amministrazione, settore medico, ambito tecnico-assistenziale ed altro, mettono da parte il proprio ego per il bene comune.

Sabine Fischer è coach, trainer e consulente azien- dale. La sua opinione conta, non solo in Alto Adige, sia per le aziende private che per quelle di natura pubblica. Sabine Fischer incarna un ruolo importan- te anche nel contesto della Riforma “Sanità2020”: è membro della commissione per la nomina del nuo-vo Direttore o della nuova Direttrice generale.

“positivamente contagioso”

managEmEnt & amministr azionE evelyn GruBer-fischnaller

lei fa parte della commissione per la sele-zione del nuovo direttore o della nuova di-rettrice generale. Quali saranno le qualità richieste?Lasciando da parte i requisiti di base come dialettica, esperienze di leadership e com-petenze professionali e sociali, secondo quanto indicato nel bando di concorso, nell’attuale situazione, l’Azienda sanitaria ha bisogno di un uomo/una donna d’azio-ne. Dovrà essere il/la change manager in grado di affrontare le situazioni, non potrà fermarsi davanti a ostacoli o intralci che sicuramente incontrerà lungo il cammino della Riforma e dovrà persistere nella rea-lizzazione delle tematiche ad essa connes-se, fino a quando non saranno raggiunti i risultati attesi.

Nelle fasi di cambiamento i conflitti e le resistenze sono normali e vanno risolti ed affrontati con abilità e sostenibilità. Vi-sion, obiettivi e soprattutto realizzazione pratica condurranno ad un cambiamento a lungo desiderato anche da collaboratori e collaboratrici. Il nuovo Direttore/la nuo-va Direttrice generale non potrà perdere di vista il suo obiettivo, dovrà cercare solu-zioni e possibilità realisticamente attuabi-

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li. Le risposte sul come potrà avvenire tale implementazione stanno negli ospedali, nei distretti ed anche nel territorio: il suc-cesso si raggiunge ascoltando attentamen-te tutti i livelli gerarchici nel luogo giusto. E ancora una volta emerge l’importanza dello scambio, dell’informazione, della trasparenza e della comunicazione. Il fat-tore tempo non è da sottovalutare. Molti collaboratori e molte collaboratrici sono stanchi di attendere i cambiamenti, stan-chi dei tanti messaggi che giungono dall’o-pinione pubblica e dalla politica.

una moderna impresa, oggi, come si deve muovere tra stabilità e dinamismo? La realtà ci mostra che, a livello mondiale, la sfida nella moderna gestione di grandi aziende è di fatto quella di trovare un equi-librio tra stabilità e dinamismo. Abbiamo bisogno di gerarchie piatte e strutture chiare con un determinato grado di stabi-lità e pianificabilità nonché sistemi di rete che non siano paralleli, ma combinati tra loro: veloci, agili, flessibile, plasmabile – e una dirigenza che guarda ad entrambi, guida e unisce. In pratica questo significa anche, soprattutto per i collaboratori e le collaboratrici, che in futuro la voce “cam-biamento” farà parte dell’ordine del giorno per molte tematiche. Il dinamismo porterà ad una nuova stabilità.

stando alla sua esperienza in qualità di consulente aziendale, esistono differenze tra la visione propria della dirigenza e quel-la dei/delle dipendenti?Sì, penso esistano senz’altro differenze. In occasione dei colloqui individuali conti-nuo a constatare che nella quotidianità le differenze possono essere chiarite molto velocemente, per quanto riguarda tema-tiche, problemi e obiettivi comuni all’in-terno dell’Azienda va detto che questi non divergono tanto quanto possa sembrare nel contesto dell’opinione pubblica e della stampa.

cosa può fare ognuno di noi per portare ogni giorno qualcosa di nuovo all’azienda sanitaria?Mettere il/la paziente al centro e prosi co-stantemente la domanda: di cosa ha biso-gno? Come possiamo assistere al meglio ogni paziente (non conta solo il proprio reparto, ma ciò di cui ha necessità il/la paziente – miglior assistenza possibile). Mettere più e più volte in discussione li-nee amministrative troppo rigide, pensare a nuove soluzioni e far sentire la propria voce in merito a nuove strategie. Ogni col-laboratore e ogni collaboratrice è respon-

sabile nella gestione del proprio ambito di competenze e ne è di conseguenza un modello. Esiste sempre la propria mansio-ne, quella di cui ci si sente pienamente re-sponsabili e che viene svolta con successo. come possiamo affrontare al meglio la gior-nata lavorativa?Dove posso agire direttamente, cerco di dare il meglio. Se posso dare un contribu-to positivo per il paziente e per l’azienda parlandone ai miei superiori, mi impegno a farlo.

se dovesse formulare un leitmotiv per l’azi-enda sanitaria, quale sarebbe?Ogni cambiamento è una chance per mi-gliorare. Il cambiamento che si augurano i collaboratori e le collaboratrici, inclusi gli organi dirigenziali, può essere porta-to avanti solo gradualmente: lì dove tutti, uno dopo l’altro, cambiano. Ogni picco-lo passo conta ed ha il suo effetto. “Sii tu il cambiamento che desideri vedere nel mondo”, queste le parole pronunciate dal Mahatma Gandhi. Dunque: dove dovrebbe cambiare la Direzione dell’Azienda? Dove la Direzione di Comprensorio? Dove i col-laboratori e le collaboratrici nei loro ambi-ti, ecc.? Proprio questo è il compito di ogni singolo individuo. Nessun vittimismo, ma piuttosto assunzione di responsabilità. Questo è oggi il “contagioso” segreto del successo per ogni singolo reparto, in grado di dare all’Azienda sanitaria uno slancio verso il futuro e renderla forte per affron-tare le grandi sfide dei prossimi anni, sia mediche che demografiche.

Il progetto Sanità2020

Il progetto Sanità2020 è un processo, una sorta di “work in progress”, nel quale sono impegnate molte perso-ne. La Riforma del Servizio Sanitario altoatesino è stata concepita come un processo pluriennale che si do-vrebbe concludere nel 2020. All’in-dirizzo www.asdaa.it/sanita2020 collaboratori, collaboratrici e tutti gli interessati possono informarsi in merito ai dettagli della Riforma. Qui è inoltre possibile scaricare il PDF del documento sulla Riforma (30 pagine). Cambiamenti e novità di questi “la-vori in corso” saranno regolarmente aggiornati e pubblicati.

“mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo.”

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Mer ano Silandro: Ristrutturazione 29 Lontano dagli occhi, ma non dal cuore 30 Oasi di pace 31 Brunico Accompagnamen-to volontario di pazienti 32 Corso di formazione 33 Congresso dedicato alla corsa 34 40 anni di dialisi 35

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Bressanone Il Laboratorio si rinnova 25–27 Accesso Wi-Fi per pazienti 27 Bol z ano Curare il tumore al seno 28 –29 Mer ano Si-landro: Ristrutturazione 29 Lontano dagli occhi, ma non dal cuore 30 Oasi di pace 31 Brunico Accompagnamento volon-tario di pazienti 32 Corso di formazione 33 Congresso dedicato alla corsa 34 40 anni di dialisi 35

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Bol z ano Curare il tumore al seno 28 –29 Mer ano Silandro: Ristrutturazione 29 Lontano dagli occhi, ma non dal cuore 30

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il laboratorio analisi dell’ospedale di Bressanone si rinnova

Dopo 37 anni trascorsi in spazi diventati ormai inadeguati, da qualche mese il team del laboratorio si è trasferito in una nuova e più moderna struttura.

N ell’anno 1977, con l’inaugurazione dell’allora “nuovo” Ospedale (oggi edificio A), il laboratorio di pato-

logia clinica dell’Ospedale di Bressanone trovava sede al piano terra dell’ala nord. Per quei tempi gli spazi erano più che suf-ficienti – prima di allora le attività di la-boratorio si svolgevano in un’unica stan-za del vecchio Sanatorio.

Con lo sviluppo delle tecnologie e l’av-vento dell’informatica, ma anche con l’aumentare delle richieste e del perso-nale, a partire dall’anno 2000 gli spazi si sono dimostrati inadeguati. Per far fronte alle nuove esigenze, all’inizio del nuovo millennio si è cominciato a progettare il trasferimento del servizio di laboratorio in una struttura più consona, progetto che è stato inserito nel contesto del piano di riorganizzazione dell’Ospedale (“Li-macher-Plan”). Si sono però dovuti aspet-tare più di dieci anni perché tutto ciò si concretizzasse. Nel 1977 il laboratorio faceva parte del reparto di Cardiologia (oggi Medicina) e vi erano impiegate cin-que persone, delle quali solo una era in possesso di un diploma specialistico. Gli altri impiegati erano infermiere o perso-

dai comprEnsori Martin oGriseG

nale appositamente istruito. Oggi in labora-torio lavorano 33 persone appartenenti a sei diversi profili professionali (medici, biologi, tecnici sanitari di laboratorio biomedico, infermiere, segretarie e operatrici socio-sa-nitarie). Nel 1977 venivano offerte circa 40 analisi, oggi contiamo 180 diversi test che vengono eseguiti in sede. Nell’anno 1980 (il primo anno in cui è stata fatta una sta-tistica), vennero eseguite 167.000 analisi, nel 2014 circa 825.000. Se nel 1997 i prelievi di sangue eseguiti erano 23.000, nel 2014 ne sono stati fatti 39.000 (156 per ogni giorno lavorativo). Da questi pochi dati si può ca-pire bene quale è stato lo sviluppo del la-boratorio dell’Ospedale di Bressanone (che dal 1982 è diventata un’unità a sé stante) nel corso di questi 37 anni di servizio.

Negli ultimi 20 anni il laboratorio ha dovuto ridurre continuamente gli spazi a sua disposizione nel contesto dei lavori di ristrutturazione dell’Ospedale, e questo ha portato infine ad una situazione insoste-nibile, che vedeva il laboratorio ospitato in un tratto di collegamento tra due edifici, il cui corridoio era passaggio obbligato per il trasporto di pazienti e materiali. Alcuni settori diagnostici si erano dovuti addirit-

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tura trasferire al di fuori del tratto princi-pale. Ma soprattutto per i pazienti che af-fluivano all’ambulatorio per i prelievi del sangue gli spazi insufficienti, allo sportel-lo di accettazione come nell’ambulatorio, avevano reso la situazione insostenibile. Anche il mobilio del laboratorio, che una volta voleva molte superfici di lavoro per le attività manuali, era ormai diventato ob-soleto per via dell’aumento delle strumen-tazioni automatiche.

N el 2008, quando si mise mano al terzo lotto del progetto di ristrut-turazione dell’Ospedale (del quale

faceva parte il nuovo laboratorio), comin-ciò finalmente la pianificazione detta-gliata dei nuovi spazi. Nel 2010 iniziarono i lavori di ristrutturazione dell’ala Sud dell’Ospedale, prima l’infrastruttura esterna, poi nel 2012 i lavori interni. Lavo-ri che sono terminati, con qualche mese di ritardo, nel settembre del 2014. In au-tunno quindi sono cominciate le opera-zioni di trasloco del laboratorio. Tra il 23 settembre e il 24 ottobre 2014 l’intero la-boratorio (strumentazione, CED, mobilio, uffici, ambulatorio e sportello) è stato tra-sferito senza alcuna interruzione del ser-vizio. Questo è stato possibile solo perché tutti i molti attori in gioco hanno svolto egregiamente il proprio ruolo. Tra que-

sti i progettisti, gli architetti e fornitori dell’intera infrastruttura, i collaboratori dell’ufficio tecnico (elettricisti, installa-tori, muratori, idraulici), la ripartizione informatica dell’Ospedale, i collaboratori delle diverse ditte fornitrici della stru-mentazione, ma soprattutto il personale di laboratorio, che fin dalle prime fasi di pianificazione del trasloco si è impegnato costruttivamente nel progetto.

Il primo aprile 2015 il laboratorio è sta-to ufficialmente inaugurato con una pic-cola festa. Il Primario dott. Martin Ogriseg ha aperto l’evento con un saluto ai molti intervenuti e ha illustrato brevemente la storia del laboratorio. La Primaria emerita del Laboratorio dell’Ospedale di Brunico, dott.ssa Agnes Mayr, ha sottolineato con la sua relazione il ruolo del laboratorio all’in-terno del sistema sanitario moderno, e in-fine la coordinatrice del servizio, Irmgard Schmiedhofer, ha concluso illustrando come un’accurata e dettagliata pianifica-zione dei nuovi spazi consenta oggi uno svolgimento funzionale e razionale del la-voro. L’area a cui accedono oggi i pazienti comprende una sala d’attesa più ampia, con accesso fino a 3 sportelli, così come l’ambulatorio è dotato di tre postazioni di prelievo del sangue.

Il settore diagnostico, al quale ha acces-so solo personale autorizzato, è concepito come “open-space”. Vi trovano posto nu-merose strumentazioni diagnostiche, la cui disposizione in fase di pianificazione è stata prevista in modo tale che tutto ciò che viene utilizzato in urgenza e durante la notte sia accorpato. In vani separati si trovano soltanto l’emoteca, il laboratorio urine e la microbiologia. Vi sono inoltre una cella frigorifera, un magazzino, una stanza per la reperibilità, gli uffici della di-rigenza e una sala riunioni.

Dopo l’esperienza di alcuni mesi, i col-laboratori e le collaboratrici si dimostrano soddisfatti del nuovo posto di lavoro, no-nostante manchino ancora alcuni elemen-ti. Ad esempio i mobili di serie non sono ancora stati forniti, quindi si sono dovuti adattare temporaneamente i vecchi mobili ai nuovi spazi.

M a in definitiva non possiamo che concordare che dopo 37 anni un rinnovamento era necessario, e

finalmente il servizio di laboratorio può brindare al suo nuovo inizio!

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alcune pietre miliari:

i settori base di chimica clinica, emato- logia, diagnostica della coagulazione e delle urine sono stati ampliati

lo stesso è accaduto per gli ambiti di seno- logia, immunometria (determinazione dei marker ormonali e tumorali), microbiolo- gia e diagnostica dell’autoimmunità

nel 1989 è stato introdotto il primo sistema informatico (“Labsys”/“Cetsys”)

nel 1999 l’attuale sistema informatico (“Concerto”/“Eliot”)

tra il 1991 e il 2006 l’intero servizio per la donazione di sangue (assistenza ai dona- tori, assegnazione degli emoderivato) è stato gradualmente preso in carico dal reparto di anestesia

nel 2002 è stato il primo laboratorio dell’Alto Adige (seconda unità operativa dell’intera azienda) ad ottenere la certi- ficazione ISO 9001:2000

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Un nuovo ambiente di lavoro: anche se qualcosa ancora manca, i collaboratori e le collaboratrici esprimono apprezzamento per i nuovi locali

Accesso Wi-Fi per pazienti

Già da qualche mese, grazie all’ac-cesso Wi-Fi, le pazienti ed i pazienti degli ospedali di Bressanone e Vipi-teno possono accedere ad internet utilizzando le proprie apparecchia-ture. Erano stati gli stessi pazienti a chiedere l’accesso gratuito alla rete internet. Grazie alla compilazione del questionario regolarmente distribuito presso i reparti era infatti stato possibile comprendere quanto i/le pazienti fossero interessati ad un accesso gratuito alla connessione internet. Sia per motivi di lavoro che, semplicemente, per trascorrere il tempo.

Alla fine del 2012 è quindi partito il progetto Wi-Fi per pazienti. Per alcuni mesi il servizio veniva offerto solo in due reparti – la Traumatolo-gia di Bressanone e la Chirurgia di Vipiteno. Grazie al feedback positivo ed all’aumento della richiesta da parte dei pazienti, nel progetto sono stati coinvolti tutti i reparti ospeda-lieri di Bressanone e Vipiteno.

Ogni paziente si può ora collegare alla reta di entrambi gli ospedali tramite una password ed un codice. Informazioni dettagliate in merito alle procedure di registrazione non-ché alle generali raccomandazioni di utilizzo sono state raccolte in una brochure informativa che è disponi-bile presso tutti i reparti degli ospe-dali di Bressanone e Vipiteno. (Gf )

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la direttiva europea: «curare il tumore al seno solo in centri dedicati»

Nel 2006 un’altra risoluzione del Parla-mento Europeo ha invitato gli stati mem-bri a costituire entro il 2016 centri multi-disciplinari per la cura del tumore della mammella. Al momento esistono 15 centri senologici certificati da parte della Euro-pean Cancer Care Certification, 5 dei qua-li si trovano in Italia; altri 7 centri sono in attesa della conferma della loro certifica-zione da parte della European Cancer Care Certification.

Queste BREAST UNITS sono, in sostan-za, dei team multidisciplinari all’inter-no dei quali si trovano tutte le specialità mediche, tecniche e infermieristiche che in qualche modo interagiscono nella pre-venzione, diagnosi, terapia e riabilitazione del carcinoma mammario con le maggiori competenze specifiche e in assoluta coordi-nazione fra loro. Le donne, in questo modo, possono fare affidamento su centri in grado di gestire tutte le fasi della loro malattia.

Nel 2003 il Parlamento Europeo ha raccomandato che tutte le donne europee fossero curate in una rete di centri multidisciplinari, certificati secondo i requisiti dell’European Society of Breast Cancer Specialists (Eusoma).

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Il centro senologico dell’Ospedale di Bolzano, attivo dal 2011, opera in base alle indicazioni certificate dalla “European Society of Breast Specialists” e dalla “EU-SOMA” (European Society of Mastology). I requisiti fondamentali che devono essere presenti per l’ottenimento della certifica-zione riconosciuta a livello europeo sono: trattamento annuale di almeno 150 nuovi casi di cancro al seno, presenza di un team con due chirurghi e radiologi specializzati in operazioni oncologiche al seno, adegua-ti spazi, separati, riservati alla diagnosi, al trattamento, all’assistenza post-operato-ria e personale dei diversi settori specia-listici interessati. Nel corso del 2014 sono state trattate presso l’Ospedale di Bolza-no 171 pazienti, 146 delle quali sono state sottoposte ad operazione chirurgica; 30 di queste pazienti sono state ulteriormen-te sottoposte a trattamento da parte del Servizio di Chirurgia Plastica, diretto da Alexander Gardetto.

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anatomia patologica Dr. G. Mazzoleni, Dr. M. E. Lüthy

Breast nurses E. Parrella, A. Rubbo, K. Stuefer

chirurgia Dr. R. Polato, Dr. P. Marinello, Dr. C. Mayr, Dr. M. Ciola

genetica Dr. F. Benedicenti, Dr. F. Stanzial, Dr. F. Inzana

ginecologia Dr. G. Schnapper

medicina nucleare Dr. M.C. Tappa

oncologia medica Dr. C. Graiff, Dr. E. Cretella

psicologia Dr. M. Mazzoldi, Dr. M. Perconti, Dr. M. Pircher

radiologia Dr. C. Stevanin, Dr. C. Schenk, Dr. M. Tapparelli

radioterapia Dr. M. Maffei, Dr. P. Orrù, Dr. M. Plankensteiner

riabilitazione Dr. P. Zelger

Ulteriori Informazioni su Mamazone

www.mamazone.de/mamazone/regional-gruppen/suedtirol/

L’assessora dott.ssa Marta Stocker è stata accompagnata da alcuni membri di questo team multidisciplinare e dal di-rettore del Comprensorio, Umberto Tait in una recente visita al Centro Senologico dell’Ospedale di Bolzano. In rappresen-tanza del gruppo di auto-aiuto “Mamazo-ne” erano inoltre presenti Martina Ladur-ner ed Erika Laner. Nel corso della visita l’assessora Stocker ha posto l’accento sulla necessità di una medicina orientata alle esigenze delle donne che devono essere adeguatamente informate per poter pren-dere in prima persona decisioni importan-ti sulla loro salute ed infine sull’impor-tanza delle messa in rete delle conoscenze interdisciplinari.

Il gruppo Mamazone organizza ogni anno vari incontri per pazienti e specia-listi, che quest’anno si terranno il 9 ed il 10 Ottobre 2015. Il primo incontro è un convegno per il personale specialistico e il secondo sarà aperto a tutti gli interessati che potranno ascoltare diversi relatori.

Anche i passanti notano i progressi nella ristrutturazione in atto presso l’ospedale di Silandro: la nuova facciate è ora visibile

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Le collaboratrici ed i collaboratori, anche quando per i più disparati motivi non sono in servizio, hanno comun-que diritto a ricevere le informazioni che le/li riguardano. Seguendo questo principio, nel novembre scorso, la Diri-genza tecnico-assistenziale in collaborazione con la ripar-tizione Personale ha indetto un incontro per il personale assente.

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Circa 25 persone appartenenti a diversi gruppi professionali hanno accettato que-sto particolare invito. Alcuni si sono pre-sentati con figli e figlie al seguito. Dopo i saluti da parte di Arnold Tröger, persona di riferimento per il progetto aziendale “Audit Lavoro & Famiglia”, la parola è an-data al Coordinatore sanitario dott. Ro-land Döcker che ha presentato alcune ci-fre ed i cambiamenti avvenuti all’interno del Comprensorio sanitario di Merano, concludendo il proprio intervento con la notizia di maggiore attualità in quel mo-mento, vale a dire le dimissioni del Diret-tore generale dott. Andreas Fabi.

lontano dagli occhi, ma non dal cuore

“In che modo questo andrà ad influire sul nostro Comprensorio sanitario, lo si vedrà col tempo”, ha spiegato il Coordi-natore sanitario. Il coordinatore tecni-co-assistenziale dott. Franz Blumtritt ha invece illustrato gli aspetti innovativi e sottolineato quanto siano importanti una buona collaborazione interdisciplinare nonché la formazione continua e l’aggior-namento: “Stiamo lavorando per mettere le competenze nero su bianco. Soprattutto per quanto riguarda il risk-management è molto importante cercare di capire in an-ticipo chi può e deve fare qualcosa ed in quale momento.”

Un aspetto completamente diverso, e cioè la sicurezza sul lavoro, è stato affronta-to dal geometra Konrad Egger, che si è mo-strato particolarmente fiero del fatto che l’intera analisi di rischio e le relative valu-tazioni siano consultabili in intranet, con tutta tranquillità e comodità di chi deside-ra prenderne visione. Ha inoltre parlato di un Service-desk istituito dalla ripartizione Informatica e dedicato alle problematiche tecniche, grazie al quale è stato possibile risparmiare sia tempo che denaro.

Vera Salutt dell’ufficio Assunzioni e Stato Giuridico ha fornito informazioni in merito al contratto collettivo ed ai di-ritti stabiliti per i genitori. Claudio Pistore dell’ufficio Pensioni ha invece annunciato di voler organizzare un incontro dedicato all’orientamento nella fitta giungla degli aspetti pensionistici. I relatori e le relatri-ci si sono infine messi a disposizione per rispondere alle domande dei/delle parte-cipanti. Le conclusioni dell’organizzatore: “La partecipazione è stata molto buona con un’affluenza maggiore rispetto allo scorso anno. Penso che siamo riusciti a trasmettere ai collaboratori e alle collabo-ratrici in congedo una serie di importanti informazioni, delle quali sarebbero venuti a conoscenza in modo frammentario”, ha spiegato Arnold Tröger, che ha organizzato l’incontro.

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informazioni

Le visite (guidate) alla “Spitalkirche” sono gestite dall’Amministrazione dell’Ospedale di Silandro. Per le cerimonie religiose è invece necessario rivolgersi al Decanato di Silandro.

dirigenza amministrativa dell’ospedale di silandro Tel. 0473 738 423

[email protected]

associazione turistica silandro-lasa Tel. 0473 730 155

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Gli amanti dell’arte sacra gradiranno sicuramente una visita a questa costru-zione gotica del XIV secolo, ma la “Spi-talkirche” si presta anche per festeggiare ricorrenze, come battesimi e matrimoni, in una piacevole cornice. Durante la guer-ra sveva nel 1499 un incendio distrusse quasi completamente la piccola chiesa ma gli abitanti di Silandro la ricostruirono con determinazione nel 1514. Circondata com’è da strutture moderne – la Casa di

La maggioranza delle persone che si recano all’Ospe-dale di Silandro, siano essi collaboratori, pazienti o fa-miliari, passa davanti ad una piccola chiesa gotica. Tutti presi dai propri pensieri e concentrati sullo scopo della loro visita, forse non si accorgono, se non di sfuggita, di questo piccolo gioiello storico di Silandro.

oasi di pace

Riposo e l’Ospedale – sembra una roccia che resiste alla forza delle onde, quasi im-mutabile.

Al suo interno si trovano antichi affre-schi del XIII e del XVI secolo. Consacrata alla Santissima Trinità ha risentito della vicinanza del torrente Schlandraun che nel tempo ha depositato molti detriti, tan-to che ora per entrarvi occorre scendere degli scalini – passi veramente simbolici che fanno capire il legame tra storia reli-gione e geologia.

Questa chiesa, con gli elementi goti-ci del portale, degli intradossi e dei conci d’angolo in marmo di Covelano ha un fa-scino particolare dovuto al suo passato ar-tistico-culturale ma è anche testimonian-za di una parte di storia di Silandro.

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Infermiere ed infermieri del tur-no notturno non riescono ad assistere i pazienti e le pazienti con una presenza costante. Tenere la mano, pronunciare parole tranquillizzanti o semplicemen-te esserci, sono atti possibili solo in de-terminati momenti e non per un’intera notte. Per questo motivo, a volte, i parenti rimangono insieme al malato. Ma anche questa presenza è spesso limitata nel tempo.

Questo il motivo che ha spinto il Servi-zio tecnico-assistenziale di Brunico ed il Servizio Hospice della Caritas a realizza-re un piccolo opuscolo dal titolo “Sempli-cemente esserci”, che dal primo dicembre 2014 viene distribuito presso l’Ospedale di Brunico. Con l’idea di offrire un servi-zio di accompagnamento notturno grazie a collaboratori volontari, la Dirigenza tecnico-assistenziale di Brunico ha in-contrato e ascoltato attentamente Ursula Steinkasserer Goldwurm del Servizio Ho-spice della Caritas.

I collaboratori volontari che assumono un tale ruolo compiono una formazione di 160 ore sulla tematica dell’accompagna-mento alla morte e del sollievo dal dolore e partecipano costantemente ad aggior-

accompagna- mento volontario di pazienti

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namenti, supervisioni e momenti di in-teriorizzazione. I reparti dell’ospedale possono ogni giorno, fino alle ore 12.00, presentare alla Dirigenza tecnico-assi-stenziale la richiesta di accompagnamen-to, da parte di personale volontario, per la notte successiva. Unico presupposto è il benestare dei familiari o della persona in-teressata. Il bilancio a distanza di pochi mesi dall’inizio di questa iniziativa si è rivelato molto positivo.

Le prime esperienze sono state al tem-po stesso gratificanti e incoraggianti. I vo-lontari e le volontarie della Caritas sono un valido aiuto umano, ma anche pratico, sia per i/le pazienti che per il personale, come confermato dal racconto dell’infer-miera Silvia Lestani: “Mi tranquillizzava il fatto che qualcuno fosse insieme al pa-ziente nei suoi momenti di irrequietezza e che mi avvisasse quando era necessario il mio intervento. I parenti erano rimasti con lui fino a poco prima delle 20.00 e poi si erano congedati sapendo che per il re-sto della notte, con lui, sarebbe rimasto un volontario. Il paziente era riuscito a riposare un po’ grazie ai farmaci ma, no-nostante questo, aveva trascorso una not-te molto agitata sulla quale il volontario aveva incessantemente vegliato.”

Semplicemente esserci Racconto di un volontario

Siedo su un letto di ospedale avvolto dalla penombra. Attraverso la porta semiaperta riesco ad intravedere una parte del quadrante del grande orologio che si trova in corridoio. La lancetta che indica le ore è fra le tre e le quattro. Il paziente accanto a me si è di nuovo assopito. Il suo respiro irregolare lascia intuire che da lì a poco si risveglierà di soprassalto gettando via la coperta. E così accade. Poi mi guarda, scorge la mia sagoma e, rassicurato, appoggia nuo-vamente la testa sul cuscino. Lo copro delicatamente e gli sussurro parole rassicuranti – quante volte è accaduto in questa notte? Ora tutto è tornato calmo, regna di nuovo il silenzio. Chi è questa persona? Com’è stata la sua vita? Quale possibile destino ha ancora davanti a sé? Non lo so, non desidero saperlo. So solo che, in questa notte, noi siamo qui l’uno per l’altro. Semplice-mente gli dono un po’ di affetto e calore in un luogo a lui estraneo. In cambio ri-cevo molto di più: egli è il mio specchio, mette nel giusto ordine la mia scala dei valori, mi permette di comprendere cosa conta davvero nella vita. Domani sarò un po’ assonnato e, come al solito, infastidirò con ripetuti sbadigli coloro che mi staranno attorno. In compenso però sarò più felice. Domani inizia il resto della mia vita.

Non tutte le persone che si trovano a dover sog-giornare in una stanza di ospedale si sentono a proprio agio. Soprattutto le notti possono, a volte, sembrare molto lunghe e portare con sé paure, disorientamento e senso di solitudine. In questi casi la presenza di qualcuno può essere di aiuto.

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Nel febbraio del 2015, presso lo Schloss Hofen si è concluso il corso di formazione sulle dipendenze 2014/15 dedicato ai collaboratori e alle collaboratrici che si occupano di dipendenze e che operano nel Tirolo del nord, a Voralberg, nel Liechtenstein e in Alto Adige. Il corso era stato orga- nizzato dal Direttore del Centro terapeutico di Bad Bach-gart, dott. Helmuth Zingerle, in stretta collaborazione con il Prof. Dr. R. Haller di Voralberg. Relatori di fama sia nazionale che internazionale hanno arricchito il cor-so con interventi di grande valore.

Nel corso di intensi seminari, che si sono svolti durante numerosi fine setti-mana, personale infermieristico, assi-stenti sanitari/e, assistenti sociali non-ché psicologhi e psicologhe hanno potuto ampliare le proprie conoscenze e cimen-tarsi con le diverse forme e conseguenze correlate ad una dipendenza, ma anche con le differenti terapie o trattamenti di-sponibili. Tematica centrale del corso era la necessità di una collaborazione mul-ti-professionale nella cura delle dipen-denze. Le nuove competenze acquisite durante il corso, in futuro, permetteran-no ai/alle partecipanti di accompagnare e assistere al meglio coloro che necessita-no delle cure di un professionista, di dare supporto a queste persone anche in am-biente scolastico o familiare. Obiettivo della formazione era quello di condurre ad una riflessione sull’approccio persona-le verso coloro che soffrono di una dipen-denza, sul fatto di tematizzare la stigma-tizzazione sociale delle persone colpite nonché sul costruttivo decorso della ma-lattia, tra battute d’arresto e ricadute.

Il corso si è formalmente concluso con l’elaborazione di una tesi che ogni par-tecipante ha dovuto redigere basandosi

corso di formazione sulle dipendenze 2013–2015

Brunico Marion von sölder

sullo studio intensivo di una tematica legata alla dipendenza, scelta autono-mamente e strettamente legata al lavo-ro pratico. Da queste tesi dovrebbe poi essere possibile estrapolare una serie di nuove idee da sviluppare per ogni speci-fico servizio. Tutti i partecipanti e tutte le partecipanti hanno concluso con suc-cesso il corso di formazione, mostrando anche grande impegno, perseveranza e vivacità nelle discussioni. Va sottolinea-to anche quanto la cooperazione interre-gionale ed i contatti che ne sono derivati siano stati un valore aggiunto. Della per-fetta organizzazione del corso di forma-zione, che si è svolto in parte a Bad Bach-gart ed in parte presso lo Schloss Hofen di Voralberg, erano responsabili la Mag.a Barbara Hämmerle (Schloss Hofen) e Re-nate Putzer (Bad Bachgart).

Auguriamo ai partecipanti ed alle partecipanti di poter lavorare in modo ancora più proficuo, mettendo le nuove competenze acquisite a disposizione dei/delle pazienti durante le quotidiane atti-vità lavorative. Speriamo infine che an-che i contatti interregionali avviati du-rante il corso proseguano oltre il periodo di formazione.

Alina aveva fretta – la prima nata altoatesina del 2015 È San Silvestro ed è da poco scoccata la mezzanotte, l’anno nuovo è appe-na iniziato. Il team per la medicina d’emergenza dell’Ospedale di Bruni-co viene allertato dalla Centrale del 118 per un caso davvero particolare: una donna incinta richiede il loro im-mediato intervento in Valdaora. La corsa in ambulanza a sirene spiegate verso l’Ospedale di Brunico si deve però interrompere nella piazza cen-trale del paese di Perca sotto l’albero di Natale. Alina ha particolarmente fretta e decide di venire al mondo proprio lì, in quell’ambulanza. Per fortuna si tratta di un parto sen-za complicazioni che rende relativa-mente semplice l’intervento del me-dico d’urgenza dott. Roman Pizzini e dell’infermiere Franz Fiung. Medico e infermiere assistono la piccola Alina, la coprono per farla stare al caldo e la consegnano alla mamma. Porgono infine le loro congratulazioni ai geni-tori e proseguono per l’Ospedale di Brunico, dove ginecologa e ostetrica sono pronte ad accogliere la piccola famiglia. (Mer)

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Dott. Roman Pizzinini, Inf. Franz Fiung

(da sin.) sanitario Armin Kanetscheider, Daniel Niederkofler, Michaela Nieder-kofler, Alexander Gatterer

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Il 24 aprile 2015, il trainer della corsa di origine tedesca Peter Greif e il medico dello sport Alex Mitterhofer, cercheran-no di rispondere a queste due domande. Il secondo Congresso sulla corsa, orga-nizzato dal Comprensorio sanitario di Brunico, promette una serata molto inte-ressante nel panorama sportivo dell’Alto Adige. Il relatore più in vista della mani-festazione, che avrà luogo presso la hall d’ingresso dell’Ospedale di Brunico, sarà il re della corsa Peter Greif. Volto noto tra i corridori dell’Alto Adige, i suoi programmi di allenamento vengono se-guiti da molti atleti che praticano questo sport. In occasione della sua relazione “Come puoi migliorare le tue prestazioni nella corsa. Nuovi record dai 5 chilometri alla maratona”, l’esperto coach darà dei pratici consigli ai corridori delle diverse categorie. Perché Peter Greif, classe 1943, sa benissimo di cosa parla. Egli è infatti uno dei maggiori allenatori germanici del settore. La sua carriera di corridore inizia nel 1974, con un peso corporeo di 107 kg, un passato da giocatore di palla a mano e qualche chilometro di jogging. Diviene famoso quando, nel 1984, vince una maratona per persone in sovrappeso. A quel tempo pesa 90 kg e riesce a copri-re la distanza di 42,195 km nel lodevole tempo di 2 ore e 33 minuti. Il suo miglior tempo personale lo stabilisce appunto in occasione della maratona di Francoforte

aus dEn BEzirKEn Maria elisaBeth rieder

Verso nuovi record con il re della corsa peter greif

quando oltrepassa la linea del traguardo dopo 2 ore e 24 minuti. Dal 1991, presso il “Greif Club”, allena migliaia di corridori di ogni categoria.

Il secondo relatore della serata sarà Alex Mitterhofer, Direttore della Me-dicina dello Sport del Comprensorio sanitario di Brunico, anch’egli molto conosciuto nel panorama sportivo alto-atesino. In occasione del suo intervento dal titolo “Comuni insidie mediche sul-la via del successo nella corsa” spiegherà le difficoltà legate alla salute che posso-no insorgere durante l’allenamento. Ai corridori orientati alla competizione e al rendimento, il medico sportivo con-siglia di muoversi in modo consapevole quando praticano il loro sport: “Senza un ponderato piano di allenamento e la conoscenza delle possibili complicazioni mediche, non ci si rimette solo in termi-ni di mancato successo, ma si rischiano anche infortuni o malattie che possono comportare pause forzate di settimane, mesi o addirittura anni.”

Anche se il gruppo target a cui si rivol-ge il 2° Congresso di Brunico sulla corsa si compone di corridori con grandi am-bizioni, sicuramente anche coloro che praticano la corsa occasionalmente, per motivi di salute o solo per divertimento troveranno interessanti spunti.

dove? Hall d’ingresso dell’Ospedale di Brunico

Quando? 24.4.2015 – inizio ore 20.00

iscrizione Il numero dei partecipanti a questa ma-nifestazione è limitato e la prenotazio-ne è pertanto necessaria. Per iscriversi inviare una e-mail a:

[email protected]

sponsor Scarpe S. Brugger – San Giorgio e Cassa Rurale di Brunico

organizzazione

Medicina dello Sport, Circolo Ricreativo “Azienda Sana” del Comprensorio sani-tario di Brunico.

2° Congresso di Brunico dedicato alla corsa – “Come posso migliorare le mie prestazioni nella corsa?” – questa la do-manda che spesso si pongono sia i corridori professionisti che quelli amatoriali. Spesso il training viene intensifica-to, i moduli di allenamenti divengono sempre più nume-rosi e le distanze percorse sempre più lunghe. Capita però che il ritmo divenga insostenibile con conseguente com-parsa di sintomi dolorosi, che alla fine possono costringere ad una pausa forzata. E così sorge una seconda domanda: “Come posso evitare tutto questo?”

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dai comprEnsori Maria elisaBeth rieder

In occasione di questa celebrazione il Responsabile del reparto dott. Stefan Bandt, il Primario di Medicina dott. Sie-gfried Weger e il Direttore di Compren-sorio dott. Walter Amhof hanno dato il benvenuto a collaboratori, collaboratrici e pazienti in dialisi.

La quarantennale storia del Servizio Dialisi dell’Ospedale di Brunico ha ini-zio nel novembre del 1974. All’epoca si tratta del primo centro pubblico di dia-lisi dell’Alto Adige e viene istituito all’in-terno del reparto di Medicina. L’allora Primario del reparto, il prof. dott. Frie-drich Oberhollenzer, dopo l’apertura del centro vi cura i primi due pazienti. Gra-zie ad un grande impegno, il centro vie-ne un po’ per volta ampliato, superando anche difficoltà tecniche e burocratiche nonché di formazione del personale. Nel 1978, dopo la specializzazione in nefrolo-gia, la dott.ssa Paula Eder assume la di-rezione del centro. Dapprima Maria Pa-reiner e successivamente Monika Dapoz sono le responsabili per quanto riguarda l’ambito infermieristico. Col passare del tempo, in val Pusteria, aumenta la richie-sta di prestazioni di dialisi. Dal 1974 ad oggi sono state eseguite circa 150.000 dialisi, la maggior parte delle quali a pa-zienti residenti. L’Ospedale di Brunico è ora in grado di offrire ben 9 posti letto riservati a pazienti dializzati/e. L’assi-stenza viene suddivisa in quattro turni. La val Pusteria è un luogo di villeggiatu-

“Qualità di vita nono- stante una malattia renale”, questo il motto con cui il team del reparto Dialisi dell’Ospedale di Brunico ha festeggiato i suoi 40 anni di attività.

ra e pertanto l’erogazione di “dialisi a va-canzieri” è all’ordine del giorno. Dal 2010 anche lo specialista in nefrologia dott. Gerard Stifter fa parte del team medico, mentre la dott.ssa Ursula Braun è respon-sabile dell’ambito infermieristico.

Il dott. Stefan Brandt ha sottolinea-to il fatto che negli ultimi anni molto è stato fatto in questo ambito. Egli ha par-lato con grande orgoglio della dotazione di apparecchiature tecniche che, grazie alla collaborazione con l’amministrazio-ne, è sempre più ampia e all’avanguar-dia. Nel 2014 è stato acquistato anche un macchinario per la dialisi a domicilio. Grazie a questa apparecchiatura la pa-ziente è indipendente e può effettuare la dialisi a casa propria. Il dott. Brandt ha inoltre spiegato che l’alternativa al trat-tamento con dialisi è il trapianto di rene. Il problema più grande rimane però la ca-renza di organi e per questo si sta cercan-do di sensibilizzare la popolazione sulla possibilità della donazione di organi da viventi. In merito al futuro del reparto, Stefan Brandt ha affermato: “Speriamo di poter continuare a seguire qui i nostri e le nostre pazienti, nonostante le misure di risparmio, avvalendoci ancora di at-trezzature di alta qualità e di personale molto preparato.”

Il Direttore di Comprensorio dott. Walter Amhof ha infine ringraziato tut-ti i collaboratori e tutte le collaboratrici per la loro dedizione e il loro impegno quotidiano. Ai/alle pazienti si è rivolto con coraggio: “Non perdete la gioia di vi-vere!”.

Ci ha lasciato Il 17 gennaio scorso la dott.ssa Cosi-ma Jocher ha perso la vita a causa di un tragico incidente avvenuto sulle montagne della Valle Aurina. Paren-ti, amici, colleghi, collaboratori, ma anche tanti pazienti che negli ultimi anni hanno avuto a che fare con lei, hanno appreso la notizia con grande tristezza e profondo dolore. La dott.ssa Jocher ha prestato servizio come dermatologa presso gli ospedali di Brunico, San Candido, Bressanone e Vipiteno. È stata molto amata ed apprezzata da tutti per la sua riser-vatezza, i suoi modi equilibrati e la sua grande professionalità. La dott.ssa Cosima Jocher ha lasciato un grande vuoto.

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40 anni di dialisi all’Ospedale di Brunico

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La dott.ssa Patrizia Raffl , specialista in riabilita-zione fisica presso l’ospedale di Merano, ha potuto toccare con mano il sistema di riabilitazione sviz-zero, grazie ad un soggiorno triennale dal quale è tornata la scorsa estate.

Nel 2011 la dott.ssa ha inoltrato la do-manda di aspettativa per motivi di forma-zione e con armi e bagagli, marito e figli al seguito, si è trasferita per tre anni nella fa-mosa Davos in Svizzera, dove ha luogo l’an-nuale Forum economico-mondiale.

L o scopo era di conoscere la “Zürcher Höhenklinik Davos”, struttura ria-bilitativa accreditata e parte di una

fondazione. La clinica dispone di 100 let-ti e gode di un’ottima fama sia per la ria-bilitazione che per la terapia del dolore. All’inizio sembrò che in questa mondana cittadina (11000 abitanti) tutto il progetto dovesse naufragare per le difficoltà di tro-vare un alloggio ad un prezzo ragionevole. “Un colpo di fortuna e quando già ero sul punto di rinunciare ci è stato offerta una casa rustica dove ci siamo trovati da subito a nostro agio”. Nella clinica stessa regnava sin dall’inizio una bella atmosfera rilas-sante: “Il primo giorno mi è stato spiega-to che fra colleghi ci si da del tu. Di primo acchito non spontaneo, ma contribuisce ad instaurare relazioni amichevoli”. E’ im-portante che i circa 230 fra collaboratori e collaboratrici si sentano a loro agio, ad es. hanno accesso alla zona fitness e alla pisci-na, lo skipass a prezzi ridotti. Un gruppo per la qualità ha sviluppato sempre nuove idee. Davos offre buone possibilità per chi ama praticare sport, dalle piste di fondo alle escursioni in alta montagna e tutto non lontano da casa.

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regolare come un orologio svizzero

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Ed il rovescio della medaglia del pro-gramma di benessere svizzero? Per la dott.ssa Raffl senza dubbio l’orario di lavoro: “In Svizzera è normale che un assistente me-dico lavori più di 50 ore la settimana. I pri-mari addirittura 80 ore settimanali”. Con un tale carico di lavoro risulta difficile, per chi ha famiglia, conciliare alla lunga le due cose. Sicuramente un motivo questo che la scorsa estate ha spinto la dottoressa Raffl a fare ritorno allo stile di vita altoa-tesino, nonostante le offerte di lavoro non mancassero. “Sentivo la mancanza del mio dialetto, della mia cultura, della mia cer-chia di amici ma anche il gusto della vita che generalmente si percepisce al sud e che in Svizzera viene totalmente sacrificato all’efficienza. Gli svizzeri programmano la loro vita come se fosse un orologio“.

Volendo oggi trarre un bilancio da quest’esperienza alla dott.ssa Raffl è rima-sto soprattutto il ricordo che: “gli svizzeri sono molto efficienti nel trovare soluzioni e pragmatici nell’affrontare i problemi. Normalmente le difficoltà vengono indivi-duate d’anticipo, una buona ed autorevole direzione per la qualità interviene rive-dendo ed adattando nuovi processi lavora-tivi. Questo mi ha molto impressionato”.

E poi la pianificazione: moduli standard che vengono adattati al bisogno rendono possibile che ancor prima dell’entrata del paziente si possano programmare le visite, le terapie etc., tutto tramite la segreteria centrale, così che il personale addetto non abbia da preoccuparsi per pianificare gli appuntamenti. Anche le visite non avven-gono di routine con la stessa frequenza per ogni letto, ma si differenzia a secondo del quadro clinico. Il paziente A che presenta la patologia XY riceve la visita del Prima-rio una volta la settimana, altre due volte da un suo assistente. Per il paziente B in-vece il modulo può essere completamente diverso. E tutto viene pianificato central-mente con la possibilità di avere sempre una visione generale degli appuntamenti.

Gran parte del suo tempo in clinica la dott.ssa Raffl l’ha trascorso con pazienti psicosomatici della riabilitazione. Molti pazienti hanno sofferto della sindrome da burnout, spesso determinata proprio dal forte senso del dovere che hanno gli svizze-ri. Fra loro non solo il classico uomo d’affari ma spesso anche la casalinga vicina di casa.

Nella clinica stessa viene offerta un’am-pia gamma di formazione: in sede non c’e-ra un radiologo, si impara ad interpretare

“il primo giorno di lavoro viene spiegato che fra colleghi e collaboratori ci si deve dare del tu, anzi tutto il personale si dà del tu”

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Occasioni per praticare sport inver-nali a Davos e circondario non man-cano. E anche possibilità di divertirsi se ne trovano sempre e dappertutto.

la radiodiagnostica da sé. Elettrocardio-grammi, holter pressori nelle 24 ore, tera-pie del diabete, misurazioni della funzione polmonare, terapia anticoagulante? Dopo breve formazione si era in grado di esegui-re tutto con efficienza svizzera appunto. Nello svolgimento del lavoro quotidiano gli assistenti medici venivano affiancati da un team specialistico e competente, for-mato da capi-medico e primari. “In questi tre anni ho davvero imparato molto” di-chiara la dott.ssa Raffl.

U n altro punto di forza, anche accre-ditato dal FMH (Ordine dei medici svizzero) per la formazione medica,

è che all’interno della clinica c’erano delle ore settimanali programmate di aggiorna-mento e per discipline diverse. Ciò compor-tava quotidiane relazioni su tutte le spe-cialità con interessanti dibattiti. La dott.ssa Raffl, al suo ritorno, ha trasmesso l’im-pulso ricevuto, perlomeno in forma ridotta, anche nel suo reparto. Un’espressione che la dott.ssa Raffl ricorda particolarmente è il consiglio della primaria di riabilitazione psicosomatica: “siediti vicino al paziente e comunica con lui all’altezza degli occhi. E’ incredibilmente importante che non si parli con qualcuno dall’alto in basso”.

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Comportamento & Gentilezza

Qualità dell‘assistenza

Informazione & Comunicazione

grafico informatiVo

Buoni voti per gli ospedali dell’Alto Adige La maggior parte dei pazienti e delle pa-zienti si è dichiarata soddisfatta o molto soddisfatta delle pre-stazioni e dei servizi erogati presso i sette ospedali altoatesini. Questo il risultato del sondaggio sui/sulle pazienti 2014.

A tutti i pazienti e a tutte le pazienti che hanno avuto un ricovero e che, tra aprile e maggio del 2014 sono stati dimessi da uno dei sette ospedali dell’Azienda sa-nitaria dell’Alto Adige, è stato inviato un questionario tramite posta. In questo lasso di tempo sono stati inviati 8.435 questionari e, a livello provinciale, 2.665 di questi sono stati compilati e restituiti all’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Ciò significa che il tasso di risposta è stato del 31,6 per cento. Al fine di garantire una migliore chiarezza ed anche la comparabilità con quanto emerso dai precedenti sondaggi, sono state poste 27 domande suddivise in cinque ambiti, vale a dire: informazione e comunica-zione, organizzazione, tempi d’attesa e processi, vitto e alloggio, compor-tamento e gentilezza nonché qualità dell’assistenza. La scala di valutazione utilizzata andava da 1,0 , quale valore migliore (Molto soddisfat to), a 5,0 per indi-care il grado peggiore (Molto insoddisfat to).

I pazienti e le pazienti hanno conferito agli ospedali dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige una votazione comples-sivamente positiva. Per quanto riguarda l’aspetto della permanenza in ospedale, i/le pazienti si sono dichiarati soddi-sfatti o molto soddisfatti 1,54 Ancora più positivamente è stato valutato l’ambito dell’assistenza con un valore pari a 1,49

. Anche per gli altri aspetti presi in consi-derazione, il giudizio dei/delle pazienti non si è di molto discostato, rimanendo fra il soddisfatto ed il molto soddisfatto. Comportamento e gentilezza hanno ot-tenuto un valore di 1,60 , mentre per vitto e alloggio la soddisfazione è stata di 1,75 punti, per organizzazione, processi e tempi d’attesa il dato registrato è stato pari a 1,74 . Il valore di 1,79 punti è stato infine attribuito all’area informazione e comunicazione, vale a dire chiarimenti da parte del personale medico o tecni-co-assistenziale e correttezza nell’e-sprimersi. (Pas)

Vitto & Alloggio

1,75

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Organizzazione – Processi & Tempi di attesa

Soddisfazione complessiva

(per esempio) Quanto era soddisfatto/a della raggiungibilità del personale medico?

Quanto era soddis-fatto/a del ricovero ospedaliero nel complesso?

(per esempio) Quanto era soddisfatto/a della pulizia dei locali?

1,74

Ø aus 6 fraGen

(Per eseMPio) Quanto era soddisfatto/a dell’atteggiamento tenuto dal persona-le infermieristico?

1,60

Ø di 5 doMande

(Per eseMPio) Ha avuto l’impressione che il personale medico abbia preso a cuore il Suo caso e che le decisioni prese siano state precedute da una attenta riflessione?

1,49

Ø di 6 doMande

(Per eseMPio) Quanto era soddisfatto/a delle informazioni ricevute dal personale medico sulla malattia e sulle terapie?

1,79

Ø di 4 doMande

1,54

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Dipartimento di prevenzione – nuova direzione

Con la fine dell’anno 2014 il direttore del Dipartimento di Prevenzione Dr. Josef Simeoni ed il Coordinatore Dr. TpP Felice Sansonetti si sono dimessi dai loro compiti. I successori sono la d.ssa dagmar regele (direttrice) e tdp Klaus Jakomet (coordi-natore).

I seguenti servizi compongono il Comitato consultivo e collaborano all’interno del Dipartimento: servizi igiene e sanità (Bolzano, Merano, Bressanone, Brunico) servizio di medicina del lavoro (Servizio aziendale) servizio di medicina dello sport (Bolzano) servizio aziendale pneu-mologico (Servizio aziendale) servizio aziendale Veterinario (Servizio aziendale) servizio di dietetica e nutrizione clinica (Bolzano)

Il Dipartimento di Prevenzione è una struttura a valenza aziendale il cui compito è principalmente quello di individuare e contrastare i fattori di rischio che possono nuocere alla salute, valutando ed interpre-tando dati sia di natura sanitaria che am-bientale. Avvalendosi della collaborazione di numerosi servizi aziendali e dipartimenti provinciali, ha la facoltà di promuovere studi, progetti e ricerche nonché di ela-borare linee guida, protocolli operativi e programmi per misure di profilassi. L’isti-tuzione del Dipartimento di Prevenzione è stata approvata il 06.12.2011 con delibera del Direttore Generale. (KJ)

lEggErE onlinE

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Campi elettro- magnetici dannosi alla salute – update

Già nel 2001 il SCENIHR, Comitato scientifico per la sanità e prote-zione dei consumatori della Commissione europea che si occupa della valutazione dei nuovi e futuri rischi per la salute, aveva pubblicato un rapporto sui “Possibili effetti dei campi elettromagnetici sulla salute umana”. Tale documento era servito come base per fissare i limiti di sicurezza. A distanza di più di un decennio ci si chiede se le conclu-sioni a cui si era giunti allora siano ancora valide rispetto alle attuali conoscenze scientifiche e per questa ragione il rapporto è stato recen-temente attualizzato.

Gli autori della nuova versione hanno confermato che “non vi sono prove tali da far pensare che l’esposizione a campi derivanti dalle radiofrequenze emesse dai cellulari aumentino il rischio di cancro in un lasso di tempo di dieci anni.” Attualmente, tuttavia, non esistono dati sufficienti che permettano di prevedere gli effetti dell’uso del cellulare a lungo termine. “In riferimento a emicrania, spossatezza, difficoltà di concentrazione e altri sintomi”, cita lo studio, “questi non possono essere attribuiti all’esposizione a radiofrequenze, ma piutto-sto allo stress che deriva dalle aspettative personali.”

Per quanto riguarda i campi elettromagnetici a bassa frequenza, rimane tuttora valida la precedente conclusione che li definiva come potenzialmente cancerogeni. Tale convinzione si basa su studi che hanno evidenziato un aumento del rischio di contrarre una leuce-mia nei bambini esposti a campi magnetici ELF relativamente forti rispetti a quelli che invece entrano in contatto con campi ad elettro-magnetismo più debole. Nuove ricerche condotte su gruppi di popola-zione hanno dimostrato che una delle conseguenze dell’esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza è quella di una maggiore incidenza di casi di Alzheimer. Questi risultati non sono però anco-ra stati confermati sulla base di ricerche compiute sugli animali o sperimentazione tramite coltura cellulare. Per studiare in modo più approfondito gli effetti legati a determinate malattie sono necessarie ulteriori ricerche basate sulla coltura cellulare.

Il rapporto dettagliato può essere scaricato al seguente indirizzo web: Ec.Europa .Eu/hEalth/sciEntific _committEEs/opi-nions_l ayman/En/ElEctromagnEtic-fiElds/indEx.htmContatti

Via Amba Alagi 33 39100 Bolzano Tel. 1: 0471 909 202 Tel. 2: 0471 635 187 Fax: 0471 909 201

[email protected] www.sabes.it

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colophon one – il magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige nuMero 1 /201 4 (Aut. Pres.Trib. BZ Nr. 17/2002 R.ST.17.09.02) editore: Azienda sanitaria dell‘ Alto Adige, via Cassa di Risparmio. 4, 39100 Bolzano diret tore resPonsaBile: Lukas Raffl Coordinazione: Peter A. Seebacher reda zione: Evelyn Gruber- Fischnaller (eGf), Karin Dellantonio (Kd), Maria Elisabeth Rieder (Mer), Marina Cattoi (Mc), Sabine Flarer (sf ), Lukas Raffl (lr), Peter A. Seebacher (Pa s) tr aduzioni: Tatiana De Bonis, Emanuela Covi, Walter Schgör, Marina Cattoi Gr afic a : Gruppe Gut Gestaltung OHG, via Cappucini 8/15, 39100 Bolzano PuBBlic a zione:

trimestrale indirizzo dell a reda zione: Ripartizione Comunicazione, Marketing e Relazioni con il Pubbli-co, via Cassa di Risparmio 2, 39100 Bolzano tel : +39 0471 907138 e-Mail : [email protected] weB: www.sabes.it staMPa : Fotolito Varesco S.r.l, via Nazionale 57, 39040 Ora

l’aziEnda sanitaria dEll’alto adigE onlinE Homepage: www.asdaa.it Prenotazione prima visita (Dermatologia, Cardiologia, ORL e Urologia): www.asdaa.it/prenotazioneonline Dove è possibile usufruire di una prestazione nel più breve tempo possi-bile?: www.asdaa.it/tempidiprenotazione Offerte di lavoro, novità sui trattamenti sanitari, modalità di prenotazione, servi-zi presso ambulatori/reparti: www.asdaa.it/news Consigli pratici per la salute: www.asdaa.it/prevenzione Questa edizione è online su: www.issuu.com/sabesasdaa

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