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one IL MAGAZINE DELL'AZIENDA SANITARIA DELL’ALTO ADIGE EDITORIALE Cos’hanno in comune aviazione e medicina? 3 ARTICOLO DI FONDO Wind of change 4 INFORMAZIONI & NEWS “Incomin- ciamo dal territorio” 6 Un cordiale benvenuto! 9 Una questione di impegno 10 I carichi di lavoro 12 Mani pulite e sicure! 12 In aqua sanitas 13 Donazione di organi 14 Domanda in vetrina 14 COMMENTO 15 SANITà IN IMMAGINI 16 STORIA DI COPERTINA La ge- stione del rischio 18 MANAGEMENT & AMMINISTRAZIONE Certificazione ISO 22 Asdaa – bilancio equilibrato 2014 23 DAI COMPRENSORI BRESSANONE Management delle ferite 25 BOLZANO Sp-expert 27 MERANO Qualità di vita dopo un ictus 29 La strada della salute 29 Colpo a sorpresa 30 Progetto salute all‘EXPO 30 Non solo per ossa robuste 31 BRUNICO Assistenza olistica sul posto 32 Nuovo sistema di chiamata 34 Crescere insieme 35 VITA Leggere è vita 36 GRAFICO INFORMATIVO 38 SUL PERSONALE 39 SALUTE IN RETE Mai più influenza suina 39 CONTATTI & COLOPHON 40 30.06.2015 #02/15 FOTO PETER A. SEEBACHER “La medicina diventa sempre più complessa e la collaborazione sempre più importante.” ALEX STAFFLER STORIA DI COPERTINA PAGINA 18 I L N U O V O D I R E T T O R E G E N E R A L E I L N U O V O D I R E T T O R E G E N E R A L E Intervista a Thomas Schael PAGINE 6–9

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Magazine dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige

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oneIL M AG A ZINe DeL L'A ZIeNDA S A NITA RIA DeL L’A LTO A DIGe

EditorialE Cos’hanno in comune aviazione e medicina? 3 articolo di fondo Wind of change 4 informazioni & nEws “Incomin-ciamo dal territorio” 6 Un cordiale benvenuto! 9 Una questione di impegno 10 I carichi di lavoro 12 Mani pulite e sicure! 12 In aqua sanitas 13 Donazione di organi 1 4 Domanda in vetrina 1 4 commEnto 15 sanità in immagini 16 storia di copErtina La ge-stione del rischio 18 managEmEnt & amministr azionE Certificazione ISO 22 Asdaa – bilancio equilibrato 2014 23 dai comprEnsori

bressanone Management delle ferite 25 bol z ano Sp-expert 27 Mer ano Qualità di vita dopo un ictus 29 La strada della salute 29

Colpo a sorpresa 30 Progetto salute all‘EXPO 30 Non solo per ossa robuste 31 brunico Assistenza olistica sul posto 32 Nuovo sistema di chiamata 34 Crescere insieme 35 Vita Leggere è vita 36 gr afico informatiVo 38 sul pErsonalE 39 salutE in rEtE Mai più influenza suina 39 contat ti & colophon 40

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Intervista a

Thomas Schael

pagine 6 – 9

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Lo stetoscopio realizzato in Francia nel 1816 rappresenta ancora oggi una scoperta fondamentale ed un mezzo irrinunciabile per la medicina

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Cos’hanno in comune aviazione e medicina? La risposta è: il rischio. Ogni errore, in questi settori, può mettere la vita umana in serio pericolo. Per quanto riguarda i mezzi di trasporto aereo, il tema del rischio – e soprattutto di come ridurlo – è sempre di grande attualità. Forse perché, nel caso specifico, il pericolo è particolarmente evidente. L’approccio suggerito dal risk manage-ment ha da qualche tempo portato dei buoni risultati anche nel contesto ospedaliero.

L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha bene in mente la tema-tica del risk management, tanto da aver istituito un apposito gruppo di progetto che ha il compito di sviluppare strategie per il miglioramento della sicurezza delle/dei pazienti. Leggendo la nostra storia di copertina “La gestione del rischio”, pubblicata a

pagina 18, scoprirete quale aspetto hanno e dove si nascondono questi pericoli.

In Alto Adige accade raramente che le nomine per le posizioni ai vertici non siano conosciute già molto prima della comunicazio-ne ufficiale. Spesso il nome della prescelta o del prescelto com-pare sui giornali con largo anticipo. Qualcosa di completamente diverso è invece accaduto in occasione della nomina del nuovo Direttore generale dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Fino all’ultimo, infatti, il nome di Schael non è comparso in alcun articolo. La commissione, composta da esperti ed esperte di alto profilo professionale, ha mantenuto il più stretto riserbo. Dal 15 giugno Thomas Schael, esperto manager del settore sanitario, ha assunto il suo nuovo incarico. A pagina 6 spiega personalmente verso quale direzione andrà l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige nei prossimi cinque anni. Nella pagina successiva sarà invece l’Assessora Martha Stocker a spiegare perché la scelta sia caduta proprio sul manager di origine germanica. pagina 9

Nella nostra rubrica “Vita” potrete leggere una bella storia sulla lettura, scusate il gioco di parole. “Leggere è vita” è infatti il titolo dell’articolo in cui Judith Gruber racconta del suo amore per i libri e del suo particolare progetto per promuovere la lettura all’interno dell’ospedale di San Candido. pagina 36

Peter a . seebacher

A nome della redazione di “one” auguro a tutti/tutte voi una piacevole lettura.

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U na scena significativa, un episodio che ci lascia però anche perplessi. Mai - né in occasione della riforma

sanitaria dell’allora Assessore Theiner né in quella attuale -  si è parlato di un’eventuale chiusura di questa struttura. Al contrario: sia il Presidente della Giunta Arno Kompa-tscher che l’Assessora Martha Stocker non si stancano mai di ribadire che tutti e sette gli ospedali altoatesini rimarranno aperti e che nel programma di governo è messo nero su bianco il mantenimento di queste strut-ture ospedaliere.

È evidente che ogni cambiamento nell’offerta delle prestazioni, nell’organiz-zazione nonché nella messa in rete delle strutture dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige viene percepito come una striscian-te erosione che con il tempo porterà ad una morte lenta. Si tratta di una radicata paura, una profonda fonte di ansia per gli ospeda-li più piccoli della Provincia, che temono di essere messi in disparte e ridimensionati. Il timore è così grande che ogni evento si tra-sforma in un’occasione propizia per lottare in difesa di queste strutture.

Sono momenti dove l’approccio raziona-le naufraga. Quando l’emotività prende il sopravvento è difficile argomentare. Anche se alcune posizioni “locali” sicuramente non convincono e devono essere messe in di-scussione. Ad esempio, il grido unanime che tutti i reparti ed i servizi ora presenti in un determinato ospedale devono essere man-tenuti così come sono! Vuol dire – in altre parole-  che ciò che viene attualmente offer-to è l’idonea risposta alle esigenze di salute della popolazione locale? La domanda deve essere lecita: è davvero così? Non vi sono forse, già ora, persone affette da particola-ri patologie che potrebbero essere curate in modo migliore? E come la mettiamo con quel che ci aspetta in futuro?

Almeno per quanto riguarda quest’ulti-mo punto, tutti gli esperti concordano: in vi-sta dei rapidi sviluppi epidemiologici, delle innovazioni in campo medico e tecnologico e dei sempre meno consistenti mezzi finan-ziari, l’assistenza sanitaria deve giungere ad un cambiamento e prendere nuove stra-de. Il crescente numero di pazienti affetti da malattie croniche e che presentano quadri

wind of change

articolo di fondo luk a s r affl

Conoscete Sophie e Amelie? Sono due teenager del-la val Venosta, che fanno parte dell’iniziativa “Amici dell’Ospedale di Silandro” e che hanno avuto molti ap-plausi. In occasione dell’assemblea cittadina avvenuta a Laces, alla quale era presente anche il Presidente della Giunta provinciale Arno Kompatscher, hanno intonato un moderno rap; chiedendo a gran voce: “L’ospedale di Silandro deve restare aperto… restare aperto…” Tutta la platea a sostenerle con applausi su applausi…

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“Questo potrebbe essere percepito come una perdita di autonomia e di indipendenza, ma in realtà, grazie a questi processi, è anche possibile sviluppare grandi potenzialità, non da ultime quelle di natura professionale.”

clinici con polimorbidità, rende necessaria un’offerta assistenziale integrata, interdi-sciplinare e interprofessionale. Devono es-sere definiti dei processi assistenziali che siano in grado di accogliere, supportare, riabilitare i pazienti – superando i confini esistenti tra un reparto e l’altro nonchè una struttura e l’altra. I diversi “erogatori” de-vono – non solo qui in Alto Adige – essere fatti confluire in una rete assistenziale che permetta degli interfaccia ben definiti, fun-zionali e integrati.

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L’obiettivo non è un sistema “centraliz-zato”, bensì un approccio “sistemico”. L’Alto Adige viene visto come un’unica “area assi-stenziale” nella quale tutti i cittadini e tut-te le cittadine devono avere gli stessi dirit-ti di accesso alle prestazioni sanitarie. Gli ospedali – da decenni quasi strutture “mo-nadi” – non giocano più un ruolo speciale, ma agiscono in sinergia con altre strutture. In prima linea sono i processi assistenziali che, ad esempio, iniziano sul “territorio”, coinvolgono un ospedale e quindi proseguo-no presso un altro ospedale o una struttura territoriale. Al centro sta l’assistenza inter-disciplinare e integrata del paziente. Que-sto potrebbe essere percepito come una per-dita di autonomia e di indipendenza, ma in realtà, grazie a questa messa in rete sul ter-ritorio, è anche possibile sviluppare grandi potenzialità, non da ultime quelle di natura professionale.

Un esempio? Da alcuni anni i Laborato-ri dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige si avvalgono di forme di collaborazione vinco-lante per far fronte a problematiche comu-ni. Un primo risultato concreto di questa collaborazione è la creazione di un server di laboratorio unico a livello aziendale. Si trat-ta delle basi che porteranno ad una serie di sinergie e di benefici. Un esempio concreto è che, ora, in caso di guasto è possibile inviare le provette di sangue da analizzare presso qualsiasi laboratorio (i dettagli si trovano nell’articolo a pagina 10). Anche i Servizi di Radiologia sono stati messi in rete grazie ad un accordo di “collaborazione vincolan-te”, che permette loro di concentrarsi sul co-mune obiettivo di sviluppare un’assistenza di altissima qualità.

I risultati di queste collaborazioni saran-no dunque visibili un po’ per volta. E len-tamente emerge anche quel che si muove

dietro a tutto questo. È come se qui e là, in un sistema fino ad ora molto rigido, si apris-sero degli squarci per rendere possibile l’ac-cesso all’innovazione e al cambiamento, voluti e percepiti in modo positivo. A volte pare anche che i professionisti interni sia-no già avanti, pronti ad accogliere i cambia-menti e le sinergie e che, invece, l’opinione pubblica – stereotipata – sia in ritardo. Que-sto però nessuno lo dice, vero?

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“incominciamo dal territorio”

informazioni & nEws INTeRvISTA luk a s r affl

Egregio direttore, a che punto sarà l’azienda sanitaria dell’alto adige tra un paio d’anni? Penso che molto probabilmente fra tre, quattro anni avremo già attuato gran par-te dei punti della riforma sanitaria 2020. L’obiettivo consiste nel migliorare l’assi-stenza sanitaria per l’intera popolazione. Vogliamo un forte sistema socio-sanitario integrato nel quale l’assistenza territoria-le e quella ospedaliera siano strettamente connesse.

concretamente cosa significa?La nostra attenzione deve puntare sull’as-sistenza territoriale. Credo che dovremo pensare di partire dall’assistenza territo-riale di per sé, e qui posso contribuire con le molteplici esperienze fatte nelle diverse regioni italiane. Vi sono diversi modelli territoriali che funzionano da anni, nei quali sono coinvolti i medici di medicina generale ed i diversi professionisti, tra cui anche quelli dell’ambito sociale. Vi sono le “case della salute” che offrono un’am-pia varietà di prestazioni ambulatoriali, i percorsi assistenziali integrati con le strutture ospedaliere e molto altro ancora. Anche in Alto Adige dobbiamo creare delle vere alternative ai ricoveri ospedalieri, nei quali potenziare ad esempio la continuità assistenziale, l’assistenza domiciliare in-tegrata e le offerte diagnostico-ambulato-riali sul territorio. A tal proposito esisto-no in Alto Adige già diversi documenti di indirizzo ed anche alcuni progetti pilota che attualmente stanno procedendo bene, dobbiamo tuttavia portare avanti ancora qualcosa con il coinvolgimento di tutte le parti interessate.

Quale ruolo hanno i presidi sanitari più pic-coli?In sostanza, ognuno dei sette ospedali della provincia è un importante nodo car-dine dell’assistenza acuta e post-acuta. Dobbiamo pensare alla riforma sanitaria soprattutto partendo dal basso: di cosa ha bisogno ad esempio un paziente affetto da patologia cronica che vive in un paese della provincia o in città, affinché possa vivere nel miglior modo e più a lungo pos-sibile senza ulteriori complicazioni? Cosa dobbiamo mettere a disposizione al fine di garantire alle persone con una patologia oncologica terminale di essere assistite il più possibile presso il proprio domicilio? Come evitiamo la riacutizzazione delle complicanze nei diabetici? Se teniamo presente questi percorsi assistenziali, ar-riveremo più velocemente ad una soluzio-

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ne. Abbiamo bisogno di un’offerta vicino al domicilio, a misura del cittadino ed integrata nell’ambito socio-sanitario, eventualmente anche coinvolgendo le associazioni di volontariato. Nel detta-glio non si tratta di quante strutture ab-biamo sul territorio, bensì come possia-mo garantire il diritto per l’accesso alle prestazioni e l’equità a tutti i cittadini.

attualmente il sistema sanitario è un “of-ficina”, la prevenzione arranca. punta ad una ridistribuzione?Sicuramente il nostro primo compito sarà quello di aiutare le persone malate e fragili. Non possiamo tuttavia perdere di vista la prevenzione. In questo ambi-to dobbiamo investire molto di più, in particolare per quanto riguarda la pro-mozione di stili di vita sani, ad esempio evitare il sovrappeso. Ai tempi di oggi gli adolescenti di età tra gli 11 e 12 anni iniziano a consumare alcool, e l’attivi-tà fisica si riduce… dobbiamo iniziare campagne mirate per le quali prevedere come punti di contatto non solo le scuo-le, bensì anche i luoghi di ritrovo come le discoteche ed i bar.

durante la conferenza con i mezzi di in-formazione, ha attirato l’attenzione la sua affermazione che il sistema sanitario altoatesino avrebbe sufficiente finanzia-mento. come la dobbiamo interpretare?Un attimo, qui sono stato frainteso. Se la Giunta provinciale ritiene che l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige debba ricevere per progetti particolari, come anche per la spesa corrente ulteriori finanziamen-ti, sicuramente li accetto ben volentieri. Più denaro significa aver più spazio d’a-zione. La vera domanda è: cosa facciamo con le risorse a disposizione, quali risul-tati possiamo ottenere? L’Alto Adige con una spesa annua pro capite di € 2.350 ha, in rapporto ad altre regioni italiane, relativamente molto denaro a disposi-

Lunedì 15 giugno 2015 si è insediato in Via Cassa di Risparmio 4 il nuo-vo Direttore generale. Esperto in sanità, germanico di nascita, Thomas Schael (53) ha maturato un’esperienza pluriennale nell’ambito sanitario nazionale in qualità di Direttore generale di diverse aziende sanitarie, commissario amministrativo, consulente per il Ministero e per l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS), manager sanitario, ricercatore e pubblicista. One lo ha intervistato, chiedendogli di esporre i suoi obiettivi per l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.

zione, e spende molto meno rispetto alla Svizzera o agli Stati Uniti d’America. Sono convinto che l’Azienda sanitaria ha un grande potenziale e che riusciremo ad es-sere, nel giro di alcuni anni, tra i migliori sia nel panorama nazionale che interna-zionale. Vogliamo essere più efficaci: fare di più spendendo eguale o meno.

“ il Servizio Sanitario provinciale produce risultati di eccellenza, riconosciuti in ambito internazionale, con livelli di spesa sensibilmente inferiori a quelli dei maggiori paesi europei: consolidare tali risultati senza compromettere equità e qualità dei servizi deve costi-tuire una priorità dell’agenda e dell’operato del diret-tore generale dell’azienda sanitaria dei prossimi anni.”

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“ il Sistema Sanitario provinciale è tanto sostenibile quanto noi vogliamo che lo sia! non si tratta di un problema economico (quante risorse sono necessarie), ma di definire i principi che consentono di specificare i termini della soste-nibilità del nostro sistema sanitario. Un sistema deve essere sostenibile per cosa? Quali tipi di servizi e prestazioni

devono essere inclusi? Cosa concorre alla sostenibilità del sistema sanitario? La sostenibi-lità del sistema sanitario è prima di tutto un problema culturale. in questo senso la riforma “Sanità 2020” è elemen-to fondamentale per la gover-nance del sistema sanitario provinciale e per la gestione strategica e operativa dell’a-zienda sanitaria.”

Questo come può essere misurato?Con ciò non si intende la sola performan-ce economica. Vogliamo investire nella prevenzione, in modo tale da migliorare a medio termine lo stato di salute di tutta la popolazione residente e di innalzare l’a-spettativa di vita. Questi sono in definitiva gli indicatori essenziali per il successo del nostro lavoro.

nel corso delle ultime settimane e mesi, nel contesto della riforma sanitaria in alto adi-ge si è parlato spesso di “soglie”. secondo lei, queste che ruolo hanno nel raggiungimento della qualità?A livello mondiale è indiscusso che i volumi minimi sono un requisito indispensabile per il raggiungimento della qualità clinica, circostanza non necessariamente a sfavore delle strutture piccole e a vantaggio delle strutture grandi. Infatti nei policlinici o nelle aziende ospedaliere universitarie i grandi reparti raggiungono più facilmente tutte le soglie necessarie, il singolo medico invece no. Per questo motivo nel prossimo futuro si passerà a rilevare per ciascun me-dico il numero degli interventi da lui ese-guiti. Il parametro varrà quindi sia per le piccole che per le grandi strutture. Vi sono anche interventi di una certa prevalenza sulla propolazione che senza dubbio posso-no essere effettuati in strutture piccole.

l’azienda sanitaria dell’alto adige si trova ad affrontare grandi cambiamenti. da dove in-tende iniziare?Penso che prima di tutto dobbiamo riuscire a comunicare in modo chiaro e compren-sibile, sia all’interno che all’esterno, cos’è l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige e cosa attualmente stiamo già facendo per l’assi-stenza sanitaria dei cittadini. Vorrei coin-volgere sia il personale che la popolazione nel processo di cambiamento. Credo ferma-mente nel lavoro di squadra, anch’io sono un “teamplayer”. Sto scendendo in campo, porto le mie competenze e le mie conoscen-ze professionali al fine di raggiungere insie-me ai colleghi dell’azienda, i partner con-venzionati e le associazioni di volontariato gli obiettivi della riforma. Ascolterò con attenzione le collaboratrici ed i collabora-tori poiché, come è noto, la base sa dove “la scarpa stringe”.

come vede il suo ruolo nel gioco di squadra con i responsabili politici?L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è un ente strumentale della Provincia Autono-ma di Bolzano e ha lo scopo di attuare le direttive, gli indirizzi della politica. Per-tanto, in quanto massimo esponente della

nostra Azienda sanitaria, è anche mio com-pito, quello di concretizzare ciò che la poli-tica decide. Non si tratta però di una via a senso unico. Sinora ho avuto l’impressione che sul piano tecnico sia il Presidente della Provincia Arno Kompatscher che l'Assesso-ra alla Sanità Martha Stocker ascoltino e tengano particolarmente conto delle idee e delle opinioni e forse, perché no, le apprez-zino pure.

ha iniziato la sua carriera a crotone in cala-bria ed è passato dalla toscana al piemonte per arrivare in alto adige. la sua prossima de-stinazione sarà l’austria?Non penso, per il momento e per i prossimi 5 anni ho abbastanza da fare qui. E poi l’Al-to Adige mi piace molto!

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L'assessora alla Sanità Martha Stocker presenta Thomas Schael

“ L’informatizzazione e le nuove tecnologie digitali possono contri-buire a migliorare l’accessibilità al sistema, l’integrazione dei servizi per gli operatori e per il cittadino, garantire maggiore trasparenza delle informazioni migliorando l’efficienza e la sostenibilità stessa del sistema.”

Un cordiale benvenuto al Direttore generale dott. Thomas Schael!

Gentili collaboratrici e collaboratori dell’Azien-da sanitaria dell’Alto Adige, il nuovo Direttore generale dott. Thomas Schael è stato raccomanda-to alla Giunta provinciale dell’Alto Adige quale unico candidato scelto all‘unanimità dalla Com-missione, composta da cinque esperte/i, apposita-mente nominata dopo la pubblicazione del bando di concorso internazionale gestito dall’Ufficio organizzazione dell’amministrazione provinciale.

Il dott. Schael, grazie alla sua formazione in ingegneria e informatica aziendale ed alla sua vasta esperienza internazionale nel settore del management sanitario, porta le sue comprovate conoscenze professionali al vertice dell’Azienda sanitaria. A queste si aggiungono una grande ca-pacità nell’accrescere l’entusiasmo ed un’attenta valutazione delle specifiche esigenze della nostra Provincia. Egli trasmette carisma, competenza e sicurezza e si avvale di una gestione sistemica e strutturata del lavoro.

Il nostro comune e principale desiderio è quello di perseguire il benessere delle persone nel con-testo dell’assistenza sanitaria. Insieme vogliamo portare ulteriori sviluppi all’interno dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige in modo da mantenere, anche in futuro, gli alti standard di qualità che ci caratterizzano. Sono convinta che il Direttore generale Thomas Schael, grazie alla sua visione “esterna”, sia in grado di portare delle novità mol-to positive per tutte e tutti noi.

Mi auguro davvero che quest’ottima collaborazio-ne prosegua a lungo!

cordialmente, la vostra Martha stocker assessora provinciale alla sanità

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Nel diritto delle obbligazioni, con la parola “vincolo” si vuole indicare l’obbligo che un debitore ha nei confronti del creditore. E, per via della cosiddetta forma di “collaborazione vincolante”, ad un simile obbligo sono tenuti anche i Laboratori dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Sotto la guida del dott. Stefan Platz- gummer, Primario del Laboratorio di Merano, tale forma di col-laborazione esiste già dal 2011. Nel 2014 ne è entrata a far parte anche la Microbiologia di Bolzano.

informazioni & nEws stefan Pl atzguMMer

una questione di impegno

L a peculiarità di questa forma di colla-borazione consiste nel fatto che, ogni anno, gli obbiettivi strategici perse-

guiti da tutti i Laboratori vengono discussi con la Direzione aziendale. Tutti i Servizi di

il gruppo di lavoro degli informatici di laboratorio ha contribuito attivamente alla realizzazione del progetto

Laboratorio sono dunque uniti per il rag-giungimento di questo traguardo. I risul-tati sono già ora visibili: dal 2011 sono stati condivisi gli stessi valori di riferimento per i più importanti parametri di laboratorio, definiti i criteri di comunicazione per i risultati altamente patologici, attivato il programma di screening per la ricerca di sangue occulto nelle feci in collaborazione con i colleghi gastroenterologi, eseguite le gare per la fornitura di apparecchiature diagnostiche a livello provinciale, definiti quei Laboratori che eseguono specifici esa-mi nonché la gestione dell’invio degli esa-mi eseguiti fuori provincia.

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N el 2013, con la Direzione generale, è stato definito un ulteriore e impor-tante obbiettivo: l’unificazione di

tutti i database di laboratorio su un uni-co server. Questo obbiettivo poteva essere raggiunto soltanto grazie alla stretta colla-borazione con la ripartizione Informatica aziendale e la ditta informatica Dedalus. Sempre nel 2013 sono stati creati gruppi di lavoro di collaboratori e collaboratrici di tutti i Laboratori, sotto la guida di Fa-bio Rossi, e della ripartizione Informatica, con il dott. Christian Steurer, l’ing. Stefa-no Grillo ed il loro team. I gruppi di lavoro si sono incontrati regolarmente per unifi-care una serie di tabelle informatiche. La maggiore difficoltà è stata la creazione, da parte del CED, di una anagrafica unitaria (SABESANA). Nel mese di maggio 2014 an-che questa problematica è stata risolta.

Un ulteriore impegno sono state la crea-zione dell’interfaccia con altri programmi (IKIS, Spartito, Elio, Eurotouch, Screening ecc.) e la connessione con la strumenta-zione di laboratorio. Già nel mese di lu-glio 2014, solo due mesi dopo l’attivazione dell’anagrafica SABESANA, sono state tra-sferite sul server unico le banche dati dei Laboratori di Merano e Silandro, quelle del Laboratorio analisi e della Microbiologia di Bolzano. Nel mese di novembre 2014 questo

i componenti del comitato dei Labora-tori con il dott. Stefan platzgummer (4° a destra), primario del Laboratorio di Merano

è avvenuto anche per i Laboratori di Bres-sanone/Vipiteno e Brunico/San Candido. Il vantaggio di questa unificazione consiste nel fatto che, in caso di guasto strumenta-le, le provette possono essere ora inviate in un altro Laboratorio. I referti possono essere direttamente stampati dal Labora-torio richiedente, possono essere elaborate delle statistiche comuni e le prestazioni amministrative gestite secondo i medesi-mi criteri. Infine, è stato possibile stipu-lare un contratto unico di manutenzione con la ditta fornitrice.

Anche se tutti i database sono già sta-ti unificati, questo progetto terminerà nel mese di dicembre 2015. A tale progetto abbiamo dedicato un tempo volutamente lungo, per poter sviluppare una procedura di gestione comune, che soddisfi i criteri di accreditamento ISO 15189 (definizione delle competenze, definizione dell’orga-nigramma, definizione delle procedure di manutenzione insieme all’Informatica ecc.). Tutto ciò perché, per noi, l’obbiettivo principale è garantire la maggiore sicurez-za possibile al paziente.

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per informazioni o per concordare un appuntamento:

Cooperativa armonia onlus tel. 346 39 81 430, fax 0471 532 116

[email protected].

orari di apertura:

bolzano lunedì ore 14.00 – 18.00 mEr ano mercoledì ore 14.30 – 17.30 brEssanonE lunedì ore 15.00 – 18.00 a settimane alterne con Brunico brunico lunedì ore 15.00 – 18.00 a settimane alterne con Bressanone

affrontare con serenità i carichi di lavoro

Secondo un rapporto dell’Agenzia europea per la Sicurezza e la Salute sul lavoro, il 28 per cento della popolazione soffre per lo stress ed i conflit-ti sul posto di lavoro.

A questo proposito, l’Azienda sani-taria dell’Alto Adige offre un ser-vizio psico-sociale di consulenza

che si occupa di mediazione in caso di conflitti, di supporto nell’affrontare situazioni particolarmente difficili o critiche e di coaching per gli organi di-rigenziali. Tutto il personale, così come i liberi professionisti che lavorano nell’A-zienda sanitaria, possono chiedere una consulenza esterna gratuita a questo servizio, che si compone di quattro psi-cologi/psicologhe. Romy Piscopo è una di loro. “Le persone si rivolgono a noi per diversi motivi. In linea di massima le problematiche possono essere delineate in modo preciso, anche se di vasta por-

informazioni & nEws evelyn gruber-fischnaller

tata”, spiega la Piscopo. “Non si tratta solo di conflitti interpersonali, ma anche di carichi individuali – sempre nel contesto lavorativo.”

Nel 2014, per tutta l’Azienda sanitaria, il servizio ha erogato 312,5 ore di consulen-za. Non è sempre necessario che anche la controparte – vale a dire la persona con la quale è in atto un conflitto – sia presente. Un invito a partecipare al colloquio può essere deciso solo dalla persona che si ri-volge al servizio di consulenza. “Già nel corso dei colloqui individuali emerge chia-ramente quali possibilità ha la persona, in che modo può contribuire al miglioramen-to della situazione per sentirsi nuovamen-te bene”, afferma la psicologa. L’obiettivo è quello di rafforzare e promuovere le risor-se e le competenze dell’individuo, ottimiz-zando le relazioni interpersonali e mante-nendo alta la motivazione nello svolgere il proprio lavoro. Non tutti i casi possono essere gestiti dal servizio di consulenza, per alcuni di questi potrebbero essere più adatti il Servizio di Medicina del Lavoro oppure il Comitato Unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere del personale e contro le discri-minazioni. Il servizio di consulenza offre comunque aiuto anche per quanto riguar-da l’analisi ed i contatti con gli altri servizi di supporto.

Mani pulite e sicure!Un colloquio con la Dr.ssa Gerlinde Windegger, membro del “gruppo di lavoro Igiene delle mani” dell`Azienda Sanita-ria dell`Alto Adige, sull`importanza del-l`igiene delle mani e sul perché anche i professionisti e le professioniste devo-no essere sollecitati in merito.

Esiste una giornata ufficiale dedicata all`igiene delle mani (5 maggio) e nell` azienda sanitaria dell alto adige esi-ste anche un gruppo di lavoro apposi-tamente dedicato- perché questo tema deve essere continuamente portato all attenzione delle persone?

gli agenti infettivi sulle nostre mani non sono visibili e non vengono percepiti e proprio per questo motivo il problema viene sottovalutato o addirittura di-menticato. per ricordare l`importanza dell`igiene delle mani e per migliorarla in modo significativo, è necessario, oltre ad intraprendere iniziative ad intervalli regolari, intervenire anche con approcci multimodali e multidisciplinari. in pratica le persone dovrebbero essere informate sull`importanza e la necessità dell`igiene delle mani- so-prattutto coloro che svolgono profes-sioni mediche o tecnico-assistenziali – non è forse così?

La mera conoscenza non basta per modificare un comportamento. Servono anche una profonda convinzione, il giusto ambiente di lavoro e probabilmente an-che una certa pressione sociale. L igiene

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Armin Oberlechner è un tecnico igienista del Comprensorio sanitario di Brunico. Tra le mansioni che è chiamato a svolgere vi è anche quella di control-lare le tubature dell’acqua potabile e le piscine di alberghi e campeggi. “In Alto Adige abbiamo un’ottima qualità delle acque e spesso non siamo consapevoli di essere un’eccezione rispetto al resto del mondo”, afferma con convinzione. Per quanto riguarda l’acqua potabile, negli ultimi anni, sono stati apportati ulteriori miglioramenti per proteggere le condutture delle fonti pubbliche – ad esempio, in alcune zone è stato vietato lo spargimento di letame, è migliorata la protezione durante i lavori di scavo e così via. Oberlechner sa per esperienza che anche all’interno degli edifici può avvenire un deterioramento della quali-tà dell’acqua, per es. a causa della ruggi-ne nelle tubature oppure della presenza di acqua stagnante.

informazioni & nEws evelyn gruber-fischnaller

L’attenzione per una buona qualità dell’acqua potabile è maggiore rispetto a quella riservata alle acque balneabili, o almeno così sembra. “Per quanto ri-guarda le piscine, non sono importanti solo il prato curato e la limpidezza delle acque, ma anche il macchinario utiliz-zato per filtrare e preparare l’acqua”, spiega Oberlechner.

Molti germi e batteri che si trovano nelle piscine sono riconducibili agli es-seri umani. Gli idromassaggi sono l’ide-ale luogo di proliferazione per i batteri poiché la temperatura dell’acqua è mol-to alta (ca. 35 gradi Celsius), ma anche per il fatto che molte persone si trovano a soggiornare in una quantità di acqua molto piccola. Anche un forte odore di cloro in piscina non è un buon segno: il cloro emana odore solo quando si com-bina con le impurità.

in aqua sanitas

“Nel vino sta la verità, nell’acqua la salute”, così si dice. Ciò non riguarda solo il fatto di bere dell’acqua ma, soprattutto ora che è estate, anche il trovare re-frigerio grazie ad un bagno in piscina o al lago. Avere un’acqua gustosa e limpida non è un caso e nemme-no qualcosa di scontato.

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come possiamo migliorare l’igiene delle piscine? alcuni consigli:

fare la doccia prima di entrare in piscina riduce i batteri ed elimina un terzo, se non addirit- tura la metà, delle cellule morte che si trovano sulla superficie corporea

vietato nuotare con ferite aperte

dopo aver nuotato asciugarsi accuratamente: i funghi prolifera- no solo se tra le dita dei piedi rima- ne dell’umidità

salute e sicurezza devono stare al primo posto anche quando si fa una nuotata

delle mani deve far parte dei parametri di qualità e di sicurezza nella cura delle/dei pazienti ed in questo modo diventa-re un gesto di routine.

Quali compiti è chiamato a svolgere il gruppo di lavoro dell`igiene delle mani?

il gruppo lavorativo aziendale per l igiene delle mani, che è composto da rappresentanti degli Ospedali e dei Servizi territoriali di assistenza sanita-ria, ha come obiettivo il miglioramento della compliance all`igiene delle mani nelle strutture sanitarie dell alto adige allo scopo di ridurre il rischio di infezioni associate all assistenza. il lavoro si basa sulle indicazioni fornite dalla campagna OMS “Clean Care is Safer Care“ e sulle linee guida OMS del 2009 sull`igiene delle mani. in occasione della “giornata dell`i-giene delle mani” del 5 maggio presso l ospedale centrale di bolzano si è tenuto un convegno di 4 ore proprio su questo tema. cosa ne è emerso?

Da una parte, i risultati finora ottenuti dal progetto, così come i dati epide-miologici emersi dalla microbiologia e le esperienze dirette dei reparti coin-volti ci incoraggiano a proseguire con il progetto. Dall'altra abbiamo bisogno di nuove strategie e approcci diversi per promuovere ulteriormente il pro-cesso di miglioramento. Coinvolgere direttamente pazienti e visitatori e lottare tutti insieme contro le infezioni è stata un opzione trattata al convegno. promuovere iniziative sull`igiene delle mani a partire già dalla scuola materna e nelle scuole in generale potrebbe essere un ulteriore possibilità. INTeRvISTA Peter a . seebacher

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“Dona Vita” è il titolo e al tempo stes-so il leitmotiv della campagna lanciata dall’amministrazione provinciale dell’Al-to Adige in stretta collaborazione con una serie di partner – tra cui anche l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. L’intento è quel-lo di informare, grazie ad un opuscolo e ad una serie di conferenze, sia sull’importan-za della donazione degli organi per salvare una vita che sul fatto che non c’è nulla da temere. Anzi, è esattamente il contrario, come sostenuto dall’Assessora Martha Stocker nel testo introduttivo alla pagina internet dedicata a questa tematica www.provincia.bz.it/sanita/cittadini/campag-na-spende-leben-dona-vita.asp: “L’evolu-zione della medicina vi offre la possibili-tà di fare qualcosa per il prossimo anche dopo la morte, e il primo passo di questo vero e proprio atto d’amore è firmare la di-chiarazione di assenso alla donazione de-gli organi.”

La dichiarazione di volontà alla dona-zione di organi può essere effettuata al Di-stretto sanitario di appartenenza o presso il proprio medico di base.

A partire dall’estate 2015, tala dichiara-zione potrà essere compilata e sottoscritta anche presso il proprio Comune di residen-za all’atto della richiesta o del rinnovo del documento d’identità.

In Alto Adige, il numero di coloro che sono in at-tesa di un trapianto è più elevato rispetto a quello degli organi disponibili. L’obiettivo della campagna lanciata qualche settimana fa è quello di sensibiliz-zare le persone alla donazione degli organi.

Campagna sulla donazi-one di organi

informazioni & nEws Peter a . seebacher

Le domande e le risposte fanno parte di una serie di pubblicazioni bisettimana-li, che da febbraio 2015 trovano spazio nei quotidiani locali altoatesini “Dolomiten” e “Alto Adige”. L’obiettivo dell’Azienda sa-nitaria è quello di fornire alle cittadine e ai cittadini delle chiare informazioni per potersi orientare in quello che, a volte, è il poco trasparente universo delle disposi-zioni, dei diritti e dei doveri che riguarda-no le prestazioni sanitarie. Un gruppo di esperti ed esperte collabora attivamente per semplificare e rendere accessibili a tut-ti le risposte alle domande poste dal citta-dino stesso.

Eventuali domande possono essere inviate all’indirizzo e-mail [email protected]. È natu-ralmente possibile inoltrare anche proposte tematiche.

I post già inviati sono disponibili online su www.asdaa.it/it/domanda-in-vetrina.asp.

Domanda in vetrina

informazioni & nEws sabine fl arer

“Salvare vita grazie alla dona-zione di organi”Relatori dott. alessandro nanni Costa e dott. Davide Willeit. in seguito discussione con il primario Dott. Bruno giacon, il Dott. Manuel Maglione ed i testimonials.

martedì 25.08.2015 ore 19.30 a brunico, Entrata principale, ospedale di brunico

“Una psiche forte in situazioni di vita difficili”Relatrice dott.ssa Mariantonietta Mazzoldi. in seguito discussione con i/le giovani volontari/e dei gruppi di autoaiuto ed i testimonials.

martedì 01.09.2015 ore 19.30 a ora, aula magna dell’istituto tecni-co agrario in via sepp thaler 2

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assicurazione per gli sport estremi? buono e giusto: ma cos’è il rischio?

Qualcuno conosce il Shuttlecock Club? Fino a poco tempo fa non lo conoscevo nemmeno io, cioè fino a quando non mi è capitato di dover redigere un articolo su St. Moritz. Inizialmente al club apparteneva-no persone dalle nobili origini e facoltosi playboys come Gunter Sachs. Chi voleva es-sere ammesso doveva lanciarsi a capofitto, sdraiato in posizione supina su una specie di slitta scheletrica, dalla cosiddetta Cre-sta Run percorrendo la pista ghiacciata di St. Monitz senza mai fermarsi. Si entrava così a far parte di una “élite del rischio”, che possedeva il necessario margine finan-ziario per la sua attività.

Oggi gli sport a rischio sono parte in-trinseca della società. La messa in scena dell’individualità attraverso la pratica di uno sport estremo è il modello che si con-trappone alla routine quotidiana. Oggi, questi sport, vengono fortemente incenti-vati da un vero e proprio boom nell’indu-stria dell’outdoor. Il fatto di sperimentare uno sport estremo viene spesso suggerito anche attraverso la pubblicità di un ascen-sore o di una bibita energizzante. Anche lo sviluppo di nuovi materiali ha dato un contributo in questo senso. La conseguen-za di tutto ciò è che si pratica, o si prova a praticare, uno sport estremo perché esiste la possibilità di farlo, perché è lì, a dispo-sizione. E questo ha delle conseguenze che, se non si pongono dei limiti, possono ricadere sulla collettività in termini di costi. Ma l’obbligo di stipulare un’assicu-razione per responsabilità civile pensato

per ovviare a questo problema, solleva più domande che risposte. Come si possono classificare questi sport in base al rischio che li caratterizza? Certo, molto dipende dall’abilità del singolo e dalla morfologia del territorio. Un alpinista esperto non è forse più sicuro di chi sale un sentiero di montagna indossando dei mocassini da turista? Inoltre: gli alpinisti possono es-sere assicurati solo per gradi di difficoltà bassi ed i sub solo fino ad una determinata profondità, mentre i Downhill-Mountain-biker o coloro che praticano parapendio dovrebbero, semmai, sborsare cifre astro-nomiche per poter essere assicurati. Il fat-to che oggi le palestre di roccia siano più che mai frequentate da bambini e giovani che si allenano, dovrebbe essere positivo. Si sa: i conti sanitari per chi non pratica attività fisica sono molto più elevati rispet-to a quelli sostenuti per uno sportivo che subisce un infortunio. Gli alpinisti non dovrebbero essere trattati diversamente da chi guida in stato di ebrezza: chi si com-porta in modo incivile e negligente deve assumersi le proprie responsabilità. La massima che ogni singolo dovrebbe tene-re bene a mente si racchiude nelle parole di Paul Preuß, libero pensatore e pioniere dell’alpinismo: “La capacità è data da ciò che si è in grado di fare.”

Chi fa propaganda allo sport parlan-do di salute (e quindi anche di risparmio sulle spese sanitarie) dovrebbe mettere in conto che gli sport estremi ne rappresenta-no il cavallo di battaglia.

Chi, praticando sport, decide di rischiare, in futuro dovrà assicurarsi contro eventuali danni e relative spese. Questo il piano. Markus Larcher, giornalista amante della montagna, commenta: in realtà abbiamo bisogno di chi pratica sport estremi.

commEnto di Markus l archer Markus Larcher è da molti anni redattore del settimanale sudtirolese ff. egli è anche autore della biografia dedicata al celebre alpinista nonché arrampicatore di pareti a picco alto-atesino Heini Holzer. Titolo del libro: Meine Spur, mein Leben: Grenzgänge eines Extrembergsteigers.

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L’assessora allo Sport e alla Sanità dott.ssa Martha Stocker e la sua referente personale astrid pichler sono due riconosciute tifose di calcio. nessuna meravi-

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glia dunque se la visita dei giocatori dell’FC-Südtiorl alto adige all’ospedale di Merano è stata un po’ come una partita giocata in casa.

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Soprattutto lì, dove un errore potrebbe compor-tare un serio pericolo per la vita umana, servono particolari accorgimenti. Questo vale per il tra-sporto aereo come per la gestione di una centra-le nucleare. E, naturalmente, anche per l’ambito dell’assistenza sanitaria.

L ’infermiere ha già maneggiato quel kit d’emergenza almeno un migliaio di volte. Non ha nemmeno più biso-

gno di guardare dove si trova cosa. Ormai conosce tutto nei minimi particolari. Un attimo prima di somministrare il farma-co al paziente, un collega lo blocca e gli fa notare che ha preso la boccetta sbagliata. Se il medicinale fosse stato iniettato, per quel paziente, le conseguenze sarebbero state molto serie. Come è potuto accadere? Nell’analizzare questo incidente, segnala-to agli organi competenti, sono emerse di-verse cause: scarsa illuminazione, proble-mi di spazio, stress e – molto significativo – il posizionamento dei farmaci contenuti nel kit d’emergenza che si trovava all’in-terno dell’ambulanza. Quest'ultimo risul-tava infatti essere organizzato in modo diverso rispetto a quello abitualmente uti-lizzato dall'infermiere in ospedale. Il ri-

sultato di tale analisi è stato quello di fare in modo che i kit d’emergenza in dotazione presso l’ospedale venissero organizzati in maniera identica a quelli utilizzati sulle ambulanze. È stato così escluso un possi-bile futuro scambio di medicinale legato a questo particolare motivo. Da questo erro-re è stato possibile imparare.

Errare è umano, recita un noto pro-verbio. Ma si tratta di una mezza verità. “Secondo gli studi condotti in questo am-bito, solo il 15 per cento degli imprevisti è riconducibile esclusivamente ad un errore umano”, spiega Marina Cattoi, membro del team di progetto per il risk-management dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. “Il restante 85 per cento dipende dal sistema.”

Alla luce di queste conoscenze, l’ap-proccio ad una gestione efficiente del ri-schio è chiaro: i processi all’interno del sistema vanno resi più sicuri. Gli errori devono essere comunicati, altrimenti po-trebbero essere ripetuti. Combattere il rischio significa dunque anche raccoglie-re informazioni. Più un’organizzazione o un’azienda sono ampie, maggiore è la dif-ficoltà nel comunicare, ma soprattutto più aumenta la possibilità di errore all’interno di un processo. Gli strumenti del risk-ma-nagement vengono applicati laddove vi sia un potenziale di danno o di perdita. Que-sto può valere sia per la vita e l’incolumità fisica che per le finanze o l’economia. L’o-biettivo rimane comunque sempre lo stes-so: ridurre il rischio al minimo ed evitare danni. Gli standard previsti dalla certifi-cazione ISO 31000:2009 per il risk-manage-ment indicano le linee guida, le condizioni contingenti, i processi ed i metodi per ge-stire il rischio.

Perché un rischio possa essere mini-mizzato bisogna saperlo riconoscere. Pro-muovere questo aspetto è anche uno de-gli obiettivi del gruppo di progetto per il risk-management nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Di seguito alcune indica-zioni in proposito:

sensibilizzare i collaboratori sulla tema- tica del risk-management (consapevo- lezza del rischio)

promuovere la positiva gestione degli eventi critici a tutti i livelli (incrementa- re la fiducia)

sviluppare una coerente e costruttiva cultura della sicurezza

rilevare, prevenire, ma anche ridurre al minimo il numero degli eventi critici e dei rischi.

storia di copErtina Peter a. seebacher & Marina cattoi

la gestione del rischio

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“Le collaboratrici ed i collaboratori dell’Azienda sanitaria vanno ulteriormen-te sensibilizzati in merito a queste temati-che”, afferma Marina Cattoi, “desideriamo promuovere un approccio positivo all’erro-re ed una buona cultura della sicurezza.”

A livello comprensoriale, ormai da diversi anni, si sta lavorando per migliorare la sicurezza dei pazien-

ti grazie al metodo e agli strumenti offer-ti dal risk-management. Tra i progetti più importanti del settore vi è quello delle “Sale Parto Sicure”, lanciato dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige in stretta colla-borazione con la Scuola superiore di Sanità Claudiana. Presso il centro dedicato alle simulazioni della Claudiana, tutti i team della provincia che operano in sala parto possono sperimentare in modo realistico quello che potrebbe accadere durante una situazione critica. Il dott. Alex Staffler, medico presso la terapia intensiva neona-tale dell’ospedale centrale di Bolzano e responsabile per le simulazioni in ambito neonatologico sa molto bene dietro a quali situazioni si nascondono i rischi: “La me-dicina diventa sempre più complessa e, di conseguenza, la collaborazione sempre

più importante. Il lavoro di squadra è or-mai la regola e non più l’eccezione. In tutto questo la comunicazione assume enorme rilevanza.” All’interno della sala parto, le gerarchie tra le diverse figure professiona-li stanno andando a sparire e per questo motivo è fondamentale, soprattutto per i team più grandi, stabilire in anticipo chi deve prendere, e quando, delle decisioni.

Dopo una breve formazione, che av-viene utilizzando delle bambole, il team simula un caso critico in sala parto. Do-podiché, grazie ad una serie di riprese video, vengono discussi gli eventuali er-rori e l’intero processo. “La premessa è”, spiega Staffler, “che ogni eventuale erro-re compiuto durante la simulazione ha un grande effetto sull’apprendimento.”

“desideriamo promuovere un approccio positivo all’errore ed una buona cultura della sicurezza.” Marina c at toi

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nella sala parto di prova è possibile simulare qualsiasi situazione di emergenza e addestrarsi per reagire in modo adeguato

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il 15 aprile 2015 a graz si è svolta l’annuale iniziativa per la sicurezza dei/delle pazienti (ipS – patientin-nensicherheit Steiermark). Referenti provenienti da Svizzera, austria e germania hanno relazionato in merito al tema “Organizzazione trasversale per la sicurezza dei/delle pazienti”.

in rappresentanza dell’alto adige erano presenti Waltraud Tappeiner e Johanna Frischmann. Le due relatrici hanno fatto il punto della situazione sulle locali iniziative nell’ambito del risk-management. “Si è trattato di una preziosa occasione di scambio con colleghi e colleghe, ma anche con esperti ed esperte di paesi a noi limitrofi. alla fine è emerso che tutti noi ci dobbiamo confrontare con gli stessi problemi”, conferma Waltraud Tappeiner. “La maggior parte delle esperienze hanno approcci ben defi-niti: sviluppo del sistema di segnala-zione, organizzazione di particolari iniziative volte alla sensibilizzazione di collaboratori e collaboratrici o analisi di specifici rischi. per tutti era però chiaro che solo con un’imposta-zione integrata, che tenga in consi-derazione tutti gli aspetti, è possibile avere successo.”

per il gruppo di lavoro aziendale di risk-management si è trattato di una conferma, dal momento che i cinque punti cardine individuati per la gestione di questo progetto sono: un sistema dedicato alla sicurezza dei pazienti (Reporting System), una serie di iniziative da introdurre in specifiche aree di rischio, la cultura della sicurezza, gli aspetti assicura-tivi e medico-legali nonché la comu-nicazione di crisi.

L’introduzione di un sistema per la segnalazione degli errori – il cosiddetto “Reporting-System” – è dunque essen-ziale per un risk-management efficiente. Anche Eric Stricker, Direttore facente funzioni del Centro per la sicurezza dei pazienti e per le simulazioni presso la Cli-nica universitaria di Tübingen nonché co-sviluppatore del “Incident Reporting System PaSIS”, sottolinea: “I sistemi per la segnalazione degli incidenti sono fon-damentali nella rilevazione precoce dei punti deboli all’interno di un sistema; fa-cilitando i processi di apprendimento ed i cambiamenti nel quotidiano svolgimen-to dell’attività medica, contribuiscono infatti al miglioramento della sicurezza dei/delle pazienti.” Essenziale in tutto questo è che tutte le parti coinvolte, tutti i gruppi professionali nonché la dirigen-za, prendano sin dall’inizio parte a que-sto progetto. Molto importante è anche che non siano previste sanzioni. L’intro-duzione di un sistema di reporting com-porta un costo, che però è da vedere come un investimento sia per i collaboratori che per la sicurezza dei pazienti.

Sviluppare un sistema simile anche per i “quasi errori” (near miss) e gli eventi avversi è un chiaro obiettivo del team di progetto per il risk-management dell’A-zienda sanitaria dell’Alto Adige. Sulla base dei dati raccolti potranno succes-sivamente essere identificate le aree a rischio sulle quali intervenire. “Nella maggior parte dei casi il problema non sta nelle conoscenze o nelle competenze

Naturalmente, tutto ciò che accade du-rante le simulazioni di un team viene trattato con la massima riservatezza. Al termine della formazione tutti i vi-deo vengono cancellati. Secondo Alex Staffler è logico anche passare da una cultura dell’errore ad una cultura della sicurezza: “La cultura dell’errore porta alla ricerca del colpevole, mentre quella della sicurezza porta chi ha commesso uno sbaglio e confrontarsi con esso e a co-municarlo. Così è possibile evitare futuri errori uguali o simili.” In tutto questo è fondamentale comunicare non solo gli eventi negativi, ma anche quelli positivi.

A nche Marina Cattoi sottolinea quanto più efficace sia non cerca-re qualcuno da colpevolizzare, ma

piuttosto guardare agli errori insiti nel si-stema. L’esempio del caso riportato all’ini-zio di questo articolo ne è la prova: se tutti i kit per l’emergenza fossero stati da sem-pre organizzati nella stessa maniera, con tutta probabilità quell’errore non sarebbe accaduto. Un cambiamento nel sistema ha portato ad una maggiore sicurezza. “Grazie alle analisi e alla ricerca sappia-mo che, stando alle statistiche, dopo 300 piccoli eventi ne accade uno più grande”, ribadisce la coordinatrice del progetto di risk-management dott.ssa Waltraud Tap-peiner. Per questo motivo è molto impor-tante riferire anche i piccoli imprevisti. “In questo modo viene facilitata la cultu-ra della consapevolezza, della sicurezza e della segnalazione e quindi avviato un processo di aperta comunicazione.”

“si tratta spesso di brave per-sone in un cattivo sistema.” alex staffler

“spesso sono le concomitanti circo-stante negative che portano ad un errore.”

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delle persone, spesso sono le concomitanti circostante negative che portano ad un er-rore”, è convinta Waltraud Tappeiner. An-che Alex Staffler è dello stesso parere: “Si tratta spesso di brave persone in un cattivo sistema.” Un sistema di reporting a livello aziendale dovrebbe condurre ad un gra-duale miglioramento dei processi.

P arlando con gli esperti del settore o addentrandosi un po’ più approfondi-tamente nella letteratura in materia,

si giunge sempre alla stessa conclusione: è fondamentale comunicare gli errori. Tut-ti i concetti e le teorie reggono o cadono a seconda di quanto quest’ultima funziona. E la comunicazione è possibile solo se tra i collaboratori e le collaboratrici prevale la “cultura della fiducia”. Se i/le dipendenti sono consapevoli dei rischi, gli errori o i quasi-errori vengono comunicati aperta-mente. Solo allora è possibile compiere la successiva analisi dell’evento. Imparare dagli altri per avere l’opportunità di intro-durre cambiamenti positivi e quindi pre-venire i rischi. Questo sembra essere il me-todo più appropriato per un aumento della sicurezza e una riduzione del rischio.

Di fatto, dal 2013, presso il Comprenso-rio sanitario di Bressanone esiste un siste-ma di questo genere. “Da allora è possibile effettuare una comunicazione anonima on-line”, spiega Marina Cattoi che svolge la propria attività presso questo Compren-sorio. Per alcuni ambiti un sistema simile esiste anche per i Comprensori di Bolzano, Merano e Brunico. Nel corso dei prossimi mesi si aggiungeranno anche altri repar-ti. In realtà, già da tempo, determinate comunicazioni vengono effettuate ai fini legali. Si tratta, ad esempio, di eventi sen-tinella, di situazioni avverse nella medi-cina trasfusionale o di episodi legati alla vigilanza sui farmaci. L’introduzione delle segnalazioni on-line anche per i quasi-er-rori, i cosiddetti “near miss”, potrebbe su-scitare delle lamentele se percepito come un ulteriore obbligo burocratico. In realtà Marina Cattoi è convinta che “soprattutto le comunicazioni relative ai quasi-errori porteranno rapidi ed efficaci cambiamenti all’interno dell’Azienda.”

Presupposto per il buon funzionamen-to di un sistema di segnalazioni sono la semplicità nell’utilizzo e l’anonimato. Nei prossimi anni, un sistema di questo genere dovrà essere implementato a livello azien-dale, questo l’obiettivo. Waltraud Tappei-

per approfondire l’argomento risk-management

salute.gov.it/portale/temi/p2_3_qualita.html Ministero della Salute & governo clinico Qualitá e sicurezza delle cure

plattformpatientensicherheit.at

piattaforma per la sicurezza dei/ delle pazienti, austria

patientensicherheit.ch

Fondazione svizzera per la sicurezza dei/delle pazienti

"soprattutto le comunicazioni relative ai quasi-errori porteranno rapidi ed efficaci cambiamenti all’interno dell’azienda.” Marina c at toi

ner sottolinea che molti reparti stanno già utilizzando gli strumenti offerti dal risk-management: “In questo senso, già negli anni scorsi, molto si è mosso”, spiega la Tappeiner, anche se non sempre ciò che si è fatto è stato classificato come risk-ma-nagement. Ora siamo pronti per mettere insieme le varie attività e, un po’ per vol-ta, per introdurre questo principio in tutta l’Azienda. È fondamentale che i collabo-ratori e le collaboratrici siano consapevo-li dell’esistenza dei rischi. Perché: nono-stante un’efficace gestione del rischio, un margine di errore rimane sempre. La sola domanda da porsi è come affrontare que-sto rischio “residuo”. Una comunicazione aperta, una radicata cultura della sicurez-za così come una reazione rapida ed una regolamentazione del sistema grazie agli errori commessi, dovrebbero consentire di mantenere questo “margine di errore” al livello più basso possibile, soprattutto in un’ottica di ricaduta sui/sulle pazienti.

“Il gruppo di progetto esiste dal gen-naio 2015, siamo dunque solo all’inizio del nostro lavoro”, chiarisce Waltraud Tappei-ner, responsabile del progetto, “ma pos-siamo attingere dalle esperienze fatte da altri.” L’obiettivo finale è quello di cambia-re la cultura dell’errore e della sicurezza all’interno dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, riducendo così al minimo gli even-tuali sbagli. Questo permetterà di offrire ancora più garanzie ai/alle pazienti.

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I l 28 maggio scorso si è concluso l’audit per la Chirurgia oncologica condotto, nell’arco di più giornate, da un team

di esperti internazionali appartenenti alla società per le certificazioni Bureau Veritas. In questa occasione, presso tutti i reparti ed i servizi dei quattro Compren-sori sanitari coinvolti nel progetto del-la “Certificazione oncologica”, sono stati eseguiti degli accertamenti per verificare la sussistenza delle condizioni previste per una certificazione secondo la norma-tiva europea ISO-9001. Il coordinatore del team per la certificazione, dott. Lo-

Dal 28 maggio 2015 è ufficiale: non vi sono più ostacoli sulla via della certificazione della Chirur-gia oncologica secondo gli standard ISO-9001.

Via libera alla certificazione iso

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ris Nardella, in occasione della chiusura dell’audit ha ringraziato i/le dipendenti dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige per l’ottima collaborazione e l’accoglienza ri-servate loro durante le giornate di audit. A conclusione del suo intervento egli ha informato i presenti che il benestare all’ot-tenimento della certificazione era già stato trasmesso alla società competente. In questo modo è stata raggiunta una pri-ma ed importante tappa sulla via della cer-tificazione oncologica.

Il Direttore sanitario dott. Oswald Mayr: “Questa certificazione fissa soprat-tutto gli indicatori clinici correlati al pa-ziente, che rispecchiano anche quei cri-teri di qualità che possono riguardare, ad esempio, le infezioni post-operatorie, la mortalità a 30 giorni, la rimozione com-pleta del tumore in presenza di linfonodi intaccati dalla malattia e così via.” Questi indicatori permettono di confrontare l’A-zienda sanitaria dell’Alto Adige con altri centri certificati a livello europeo.

Al momento non si conosce ancora la data esatta in cui verrà ufficialmente rico-nosciuta la certificazione secondo la nor-mativa europea ISO-9001. Tuttavia, presso i reparti ed i servizi interessati si sta già lavorando al prossimo importante passo, vale a dire l’ottenimento della certificazio-ne internazionale di qualità secondo crite-ri clinici.

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dott. Loris nardella: il benestare all’ottenimento della certificazione è già stato trasmesso alla società competente

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In occasione della sua ultima conferenza stampa in qualità di Direttore generale, avve-nuta l’8 giungo 2015, il dott. Andreas Fabi ha potuto presentare ai media un conto consunti-vo in pareggio.

Asdaa – bilancio equilibrato per il 2014

managEmEnt& amministr azionE Peter a . seebacher

Come ogni anno, l’interesse di stam-pa, radio e televisione in merito ai dati del conto consuntivo dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige era molto grande. All’i-nizio del 2014, anche a causa della forte pressione dovuta agli obblighi di rispar-mio, i pronostici non erano stati dei mi-gliori. Accanto al Direttore generale, alla conferenza stampa che si è svolta presso la sede della Claudiana, erano presenti anche tutti i vertici dell’Azienda – il Di-

rettore sanitario dott. Oswald Mayr, il Direttore tecnico-assistenziale dott. Ro-bert Peer ed il Direttore amministrativo dott. Marco Cappello.

“Il nostro obiettivo è sempre stato quello di presentare, ogni anno, un con-to consuntivo in pareggio”, ha esordito il dott. Andreas Fabi, “non solo per rispetta-re i requisiti di legge, ma anche e soprat-tutto per l’impegno preso nel perseguire una buona amministrazione.” A causa di quanto previsto a livello legislativo, cioè per la cosiddetta “spending review”, tra il 2012 ed il 2014 l’Azienda sanitaria dell’Al-to Adige era tenuta ad un risparmio di 50 milioni di euro. “E ci siamo riusciti”, con-ferma Fabi, “anche se non è stato facile.”

Infine sono state presentate le ci-fre: la stima dei costi, elaborata alla fine del 2013 per l’anno 2014, ammontava a 1.212.447.083 euro. Con un conto consun-tivo pari a 1.210.367.489 euro, l‘Azienda sanitaria dell’Alto Adige è riuscita a ri-sparmiare lo 0,17 per cento. Rispetto al conto consuntivo 2013, il totale dei costi sostenuti dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è aumentato dello 0,27 per cento, al di sotto quindi del tasso di inflazio-ne italiano che è pari allo 0,3 per cento. Le spese per beni sanitari sono aumenta-te del 2,76 per cento, mentre per quanto riguarda i beni non sanitari è stato pos-sibile ridurre le spese dell’8,87 per cento. Per il 2014, il risultato di bilancio si è chiuso in positivo con un totale di 668.248 euro.

Al termine della conferenza stampa il dott. Andreas Fabi ha colto l’occasione per ringraziare ufficialmente sia i suoi “compagni” della Direzione aziendale che la Direttrice ed i Direttori compren-soriali per l’ottima collaborazione degli anni passati, senza dimenticare di rivol-gere un pensiero anche alle collaboratrici ed ai collaboratori: “Desidero esprimere grande apprezzamento per il lavoro svol-to da tutte le collaboratrici e da tutti i collaboratori che, nonostante la pressio-ne causata dai costi e dai tempi partico-larmente difficili, hanno saputo portare avanti le proprie mansioni con impegno e competenza, sempre per il benessere delle cittadine e dei cittadini dell’Alto Adige.”

grande l’interesse dei mass-media in occasione della conferenza stampa sul bilancio

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mEr ano Da cosa viene influenzata la qualità di vita dopo un ictus? 29 Percorso consigliabile: la strada della salute 29

Colpo a sorpresa 30 Progetto salute all‘EXPO 30 Non solo per ossa robuste 31 brunico Assistenza olistica sul posto 32 –33

Nuovo sistema di chiamata per il trasporto di pazienti a Brunico 34 Crescere insieme 35

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brunico Assistenza olistica sul posto 32 Nuovo sistema di chiamata per il trasporto di pazienti a Brunico 34 Crescere insieme 35

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brEssanonE Management delle ferite 25–26 bolzano Novità in materia di Sp-expert 27 mEr ano Da cosa viene influenzata la qualità di vita dopo un ictus? 29 Percorso consigliabile: la strada della salute 29 Colpo a sorpresa 30 Progetto salute all‘EXPO 30 Non solo per ossa robuste 31 brunico Assistenza olistica sul posto 32 Nuovo sistema di chiamata per il tras-porto di pazienti a Brunico 34 Crescere insieme 35 b

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bolzano Novità in materia di Sp-expert 27 mEr ano Da cosa viene influenzata la qualità di vita dopo un ictus? 29 Percorso consigliabile: la strada della salute 29 Colpo a sorpresa 30 Progetto salute all‘EXPO 30 Non solo per ossa robuste 31 brunico

Assistenza olistica sul posto 32 Nuovo sistema di chiamata per il trasporto di pazienti a Brunico 34 Crescere insieme 35 bo

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La formazione é rivolta a Infermieri, Medici, Assistenti geriatrici e podologi. Gli esami sono differenziati a seconda del pro-filo professionale, tutti comunque devono elaborare una tesina per poter ottenere la certificazione di “Wund-Manager”.

Le nostre attivitá sono molteplici ed in continua evoluzione. Attualmente ri-teniamo tra i nostri compiti principali quello della cura e della consulenza per il trattamento delle ferite croniche secondo le piú aggiornate Linee guida basate sull’e-videnza e secondo il principio del moder-no trattamento idroattivo delle lesioni. Riteniamo fondamentale promuovere sia la collaborazione interdisciplinare sia l’u-tilizzo di un’adeguata documentazione;

C i presentiamo: siamo le specialiste e gli specialisti del Management delle ferite dei Comprensori di Bres-

sanone, di Brunico e del Distretto sanita-rio della Val Gardena. La formazione in “Manager/Esperto delle lesioni cutanee” secondo lo standard ICW tedesco, garan-tisce conoscenze specifiche, approfondite e certificate in questo ambito. I contenuti della formazione appartengono all’ambito medico (p.es. anatomia, fisiologia e patofi-siologia della pelle e del sistema vascolare, meccanismi di guarigione delle lesioni), all’ambito infermieristico (p.es. tecniche di medicazione, metodi di trattamento delle lesioni) e all’ambito giuridico (p.es. aspetti giuridici della documentazione specifica).

Manage-ment delle ferite

Le valutano, le detergono e le curano: sono gli specialisti del management delle lesioni cutanee. Proprio nei casi di ferite difficili e di ulcere croniche è fondamentale appli-care le piú recenti conoscenze scientifiche. Cosa si cela dietro questo titolo ce lo spiegano direttamente gli specia-listi.

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altrettanto importanti sono l’informazione e la diffusione delle conoscenze teorico-pra-tiche al personale dei Comprensori attraver-so seminari o il loro coinvolgimento nell’e-laborazione di protocolli e procedure.

Naturalmente è importante anche il fat-tore economico: sia la scelta appropriata dei prodotti per medicazione sia il loro corretto utilizzo permettono una riduzione dei costi. Stiamo lavorando ad un sistema informati-co provinciale di documentazione specifica

le specialiste e gli specialisti del management delle ferite dei comprensori di bressanone, di brunico e del distretto sanitario Val gardena:

agnes gebhard “Wundmanagerin” certificata (ZWM), “akademie für ZWM Kammerlander”, austria, Svizzera, germania. Coordi- natrice dei poliambulatori, Ospedale di Bressanone

franz gruber “Wundexperte” secondo l’iCW (ini- tiative chronische Wunden Deutsch- land), Coordinatore del Reparto di Ortopedia e traumatologia dell’Ospe- dale di Bressanone. Responsabile per la terapia V.a.C e profilassi antidecubito

inge huber “Wundexpertin” secondo l’iCW, infermiera nel distretto sanitario di Bressanone

anna huber “Wundmanagerin” certificata (ZWM), “akademie für ZWM Kammerlander”, infermiera, poliambolatori Ospedale di Bressanone

monika maria perathoner “Wundmanagerin”, “ausbildungszen- trum West –innsbruck” infermiera nel distretto sanitario Val gardena

le specialiste e gli specialisti del management delle ferite dell' ospedale di Vipiteno.

maria stieger “Wundmanagerin” certificata (ZWM), “akademie für ZWM Kammerlander” Coordinatrice dei poliambulatori , Ospedale di Vipiteno

monika sapelza “Wundmanagerin” certificata (ZWM), “akademie für ZWM Kammerlander” infermiera, poliambulatori , Ospedale di Vipiteno

le specialiste e gli specialisti del management delle ferite dell' ospedale di brunico e territorio

daniela baldissera “Wundmanagerin” certificata (ZWM), “akademie für ZWM Kammerlander” infermiera, Dermatologia Ospedale di Brunico

maria oberhollenzer “Wundmanagerin” certificata (ZWM), “akademie für ZWM Kammerlander” infermiera, Dermatologia Ospedale di Brunico

andrea de martin “Wundmanager” certificato (ZWM), “akademie für ZWM Kammerlander” Coordinatore del Reparto di Chirurgia generale, Ospedale di Brunico

magdalena adang Corso base per “Wundmanager” infermiera, Distretto sanitario di Brunico

monika wolfsgruber “Wundmanagerin” certificata (ZWM), “akademie für ZWM Kammerlander” infermiera, Claudiana, Bolzano-Brunico.

ed auspichiamo un maggior coinvolgi-mento nella selezione e nella scelta dei prodotti. Puntiamo inoltre ad un conti-nuo aggiornamento in questo campo.

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N el Comprensorio di Bolzano, a par-tire dal 2012, sono iniziati i lavori per la sostituzione del programma

adibito alla gestione dell’orario di lavoro. Consapevoli che la tecnologia cammina con un passo sempre più spedito e nella inevitabile necessità di intervenire nei confronti di un programma che in modo naturale mostrava i segni dell’età, a livel-lo aziendale, si è deciso di introdurre un programma che, oltre alla gestione dell’o-rario di lavoro, potesse includere anche la programmazione dei turni e la creazione di un file utile alla rendicontazione degli stipendi.

Il programma scelto è stato, appun-to, Sp-expert, che ormai da dieci anni è completamente a regime nel Compren-sorio di Merano ed in una fase avanzata di implementazione anche negli altri comprensori di Bressanone e Brunico. In ogni occasione dove si debba intervenire alla sostituzione di un programma che gestisce un flusso molto grande di infor-mazioni, diventa rilevante riuscire a rac-cogliere tutti i dati in modo esemplare. Le informazioni raccolte terminano, grazie

“Se di tanto in tanto non hai degli insuccessi, è segno che non stai facendo nulla di davvero inno-vativo” – questa citazione di Woody Allen descrive perfettamente gli ostacoli fino ad ora incontrati sulla via dell’implementazione del programma per la gestione dell’orario di lavoro “SP-Expert”.

novità in materia di Sp-expert

bolzano roberto roncon

a questo programma, con la creazione di un file che va a completare l’aspetto stipendia-le dei dipendenti e che è quindi in linea con i contratti che regolano l’aspetto giuridico. Tutti questi compiti di analisi, di implemen-tazione e di continua assistenza, sono stati demandati direttamente ai comprensori. Per Bolzano sono stati coinvolti gli uffici per la Gestione Orario di Lavoro, la Dirigenza Tecnico-assistenziale, ma soprattutto la Ri-partizione Personale e quella Informatica.

All’interno di queste due ripartizioni è stato istituito un team di collaboratori specificatamente formati che si occupa di contattare il reparto/servizio/ufficio inte-ressato e, dopo un approfondito scambio di dati, procede alla creazione del supporto in-formatico. Successivamente viene valutato un periodo di formazione e di prova prima di passare definitivamente a regime con il nuovo programma. La particolarità di que-sto programma è quella di non ridursi ad un semplice registratore di timbrature, ma di saper concatenare una serie di dati come la programmazione preventiva dei turni e la relativa verifica di congruità delle timbra-ture ad essi associate.

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tempo offre al singolo dipendente la vi-sione in tempo reale di quanto in fase di produzione e conseguentemente il con-trollo in prima persona delle proprie tim-brature e/o dei propri saldi prodotti nello svolgimento dell’orario di lavoro. Conte-stualmente al controllo offre la possibili-tà di richiedere i vari motivi d’assenza o, qualora si renda necessario, la correzione delle timbrature.

Si tratta di un programma che va ad allinearsi alla realtà lavorativa espressa con tutta la gamma di contratti presenti (dal tempo pieno alle varie percentuali di part time). Il tutto con una gestione sem-pre visibile di tutte le ore prodotte, sem-plificando anche la pianificazione. I saldi sono a disposizione di ogni dipendente sia singolarmente che complessivamente, strumento molto utile per programmare riunioni di budget o altro.

L a tempistica prevista per un passaggio così epocale è naturalmente destina-ta a variare di situazione in situazio-

ne, ma l’esperienza fatta finora lascia pre-vedere un approccio sempre più ottimale in previsione del completo passaggio a Sp-expert anche del nostro comprensorio.

presto diverrà realtà: grazie al nuovo programma sarà possibile intervenire in tempo reale sulle proprie timbrature

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Circolo Ricreativo Ospedaliero – Piano gite 2015 29 agosto gardaland

29 agosto Rosenheim Festa d‘autunno

19 settembre miniere di Hallein e Salisburgo

26 settembre Oktoberfest

10 ottobre Venezia

17 ottobre Ravenna

24 ottobre pistoia

31 ottobre innsbruck (DeZ)

allo stesso tempo offre al singolo dipendente la visione in tempo reale di quanto in fase di produzione e conseguentemente il controllo delle proprie timbrature e/o dei propri saldi prodotti nello svolgimento dell’orario di lavoro.

Tale possibilità non è indicativa di un maggior controllo verso i dipenden-ti ma, anzi, nasce per riuscire a sempli-ficare la fase di programmazione e di gestione ordinaria quotidiana da parte del dirigente/coordinatore. Allo stesso

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Percorso consiglia-bile: la strada della salute “viviLANAlebt” è stato lanciato dal Comune di Lana e definisce diver-se manifestazioni sul tema della salute, che hanno avuto luogo a Lana dal 14 al 17 mag-gio 2015.

Durante le quattro giornate della mani-festazione, alla popolazione sono stati offerti gratuitamente workshop, apprez-zate conferenze, ma anche iniziative con partecipazione attiva come, ad esempio, yoga o rilassanti camminate. Farmacisti, terapeuti dello sport, psicologi ed altri specialisti sono rimasti a disposizione delle persone, in posti diversi del paese. attivo anche il personale infermieristico del Distretto di Lana, sotto la regia del coordinatore infermieristico nikolaus gruber: nei locali del Distretto si poteva fare un “mini- o maxi check-up”, vale a dire che chi voleva poteva sottoporsi ad una prima e veloce valutazione sul suo stato di salute, tramite misurazione del polso, della pressione e saturazione di ossigeno oppure fare un check-up un po’ più approfondito. al mini check-up seguiva un esame del sangue con nove valori diversi ed il colloquio con il medico di base. Tutto alla modica cifra di 5 euro per contributo spese. il personale infer-mieristico ha eseguito all’incirca 100 mini check-up ed altre 100 persone hanno optato per il check-up più complesso. L’i-niziativa ha avuto successo e, se possibile, verrà ripetuta anche l’anno prossimo. il giorno della chiusura ha avuto luogo una festa nella piazza del Municipio.(sb/ec)

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Da cosa viene influenzata la qua-lità di vita dopo un ictus?

e ‘ stato analizzato l’effetto sulla qualità di vita che ha una prolun-gata fisioterapia ed ergoterapia

ambulatoriale in pazienti colpiti da ictus dopo la dimissione dal reparto. Per un periodo di due anni più di 30 pa-zienti sono stati sottoposti ad osserva-zione, analizzando i loro questionari. Sono stati differenziati pazienti che, per il potenziale di recupero esistente, hanno ricevuto la prescrizione di una terapia continuativa e pazienti che, dopo la dimissione, non hanno più avu-to bisogno di terapie ambulatoriali.

In merito al recupero delle funzioni fisiche e cerebrali alla dimissione, nei pazienti sono state esaminate le capa-cità raggiunte. Questa visita è avve-nuta dopo un mese e ripetuta dopo sei fino ad otto mesi ed è stata confrontata con il questionario da compilare a casa, consegnato ai/alle pazienti per un’au-to-valutazione riguardante il periodo medesimo. E’ risultato evidente che quei e quelle pazienti che hanno pro-seguito con una terapia ambulatoriale hanno riferito una migliore qualità di vita, migliori contatti sociali, una mi-gliore situazione emozionale, miglior

autovalutazione delle proprie capacità e delle proprie funzioni. E questo nono-stante alla visita medica a conclusione dello studio tutti i, e tutte le, pazienti avessero riferito buoni risultati delle loro capacità. Per i responsabili si pone l’interrogativo se la riscontrata più alta qualità di vita derivi effettivamente dalla continuazione della terapia o se invece derivi da altri fattori. Per chiari-re se la migliore qualità di vita possa es-sere raggiunta anche da offerte diverse da quelle sanitarie, come riportato da studi internazionali, in autunno par-tirà appositamente un progetto con of-ferte di attivazione generale.

Lo scorso aprile la dott.ssa Verena Reiterer, in occasione del congresso nazionale di neuro-riabi-litazione che si è svolto a Novara, ha presentato uno studio elaborato con la collaborazione del dott. Storm e del team di terapisti, sotto la dire-zione della Primaria dott.ssa Claudia Meinecke della Divisione di riabilitazione fisica di Merano.

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Con i giocatori di calcio della squadra FC Alto Adige era stato concordato che sareb-bero andati nelle Divisioni di pediatria e di psichiatria infantile e per l’età evolu-tiva dell’ospedale di Merano a portare un po‘ di gioia ai piccoli e giovani pazien-ti. Detto, fatto. Armati di biglietti con autografo, bandierine e buon umore il 21 maggio 2015 i motivati giovani bianco-ros-si si sono presentati, per assolvere alla loro missione.

Si tratta dell‘accompagnamento ai temi come: sana alimentazio-ne, movimento, igiene dentale di alunni ed alunne delle scuole ele-mentari, loro genitori e personale insegnante. negli ultimi dodici anni gli operatori e le operatrici hanno visitato con entusiasmo diverse scuole primarie del meranese e della val Venosta. nella scuola ele-mentare “galileo galilei” a Merano i consigli ed i suggerimenti per uno stile di vita più sano (forniti da die-tiste ed assistenti sanitarie) sono

stati ben accolti. e così quest’anno, quando il Ministero per l’istruzione ha inviato alle scuole un questio-nario per raccogliere particolari iniziative in merito ad un progetto da presentare all’”expo” di Milano, l’insegnante Tiziana negri ha colto l’occasione per far proporre ai suoi alunni il progetto “Stile di vita”. insegnante e studenti/studentesse sono stati immediatamente invitati a Milano. il 14 maggio 2015 sono partiti per il capoluogo lombardo in pullman. i bambini, in un’ora e

mezza che avevano a disposizione, hanno esposto (in lingua inglese!) completamente in autonomia, la loro presentazione powerpoint. La risonanza è stata molto positiva ed i bambini sono rientrati a Merano in tarda serata, positivamente impressionati e soddisfatti. per la dott.ssa enrica Dal negro della Medicina di base una conferma del successo che hanno questo tipo di progetti: “e ci fa anche piacere che “Stile di vita” sia stato esteso in tutto l’alto adige”. (sf/ec)

Progetto salute all‘EXPO “Stile di vita” è il titolo del pro-getto nato in collaborazione tra il Servizio di medicina di base e il Servizio dietetico e nutrizionale del Comprenso-rio sanitario di Merano nonché l’Intendenza scolastica.

Colpo a sorpresa Il presidente dott. Walter Baumgartner

ha portato anche una sorpresa che, arriva-to in reparto, ha ‘estratto dalla manica’ … e non solo per i bambini…“Il Primario del Reparto di Geriatria, dott. Christian Wen-ter, è un tifoso appassionato della squadra, tanto che si guarda gli incontri quasi ogni fine settimana” ha svelato il dott. Pierpaolo Bertoli, anche lui medico della compagine calcistica e Direttore medico dell’ospedale di Merano. Il Presidente, dott. Walter Bau-mgartner, ed l’amministratore delegato, dott. Dietmar Pfeifer, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di mettere in atto “un attacco a sorpresa”. Il dott. Pierpaolo Berto-li, senza esitazione, ha convocato il Prima-

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rio della geriatria chiamandolo al telefono per un importante consulto medico ad un paziente. Lo zelante dott. Christian Wen-ter è apparso in pochi minuti sulla porta, basito da tale gradita sorpresa: la squadra del cuore lo attendeva calorosamente con tanto di bandierine bianco-rosse. Il colpo di scena è stato piacevolmente accolto ed immortalato da un poster firmato perso-nalmente da parte di tutti i calciatori, che verrà esposto nella Divisione di geriatria e che i pazienti anziani in visita avranno modo di vedere. Una prova di vera passione per la squadra il dott. Wenter l’ha dimo-strato sventolando fiero la bandierina bi-colore che al volo ha afferrato da un ripia-no, come fosse stata lì in attesa di venire un giorno “consacrata” ufficialmente.

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Da più di un anno e mezzo nell’ospedale di Merano è in funzione la “Dexa”,“Dual-Energy X-Ray Absorptio- metry”, moderna apparecchiatura per la densitometria ossea. E’ tempo per un primo bilancio.

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Il dott. Anton Wieser, Primario del Ser-vizio di radiologia, può trarre senz’altro un bilancio positivo perché “l’apparecchia-tura funziona a pieno ritmo ed abbiamo pazienti che accedono da tutta la Provin-cia”. La “Dexa”, tecnicamente consolidata, secondo il Primario dottor Wieser, si basa sul metodo radiologico convenzionale, ma utilizza tuttavia due tubi a raggi X a po-tenza differenziata. Con questo metodo la densità ossea viene definita indirettamen-te sulla percentuale approssimativa di calcio e di idrossiapatite. L’assorbimetria radiologica a doppio spettro, impiegata nella Dexa, è la procedura standard con-sigliata per la misurazione della densità ossea. Vengono esaminati l‘articolazione dell‘anca e la colonna vertebrale lombare (eccezionalmente l‘articolazione del pol-so). L‘esame, già ad una bassa esposizione radiogena, mette in evidenza piccole va-riazioni della densità ossea: “Non viene

non solo per ossa robuste

diagnosticata soltanto l’osteoporosi legata all’età, ma possono essere monitorate an-che le pazienti oncologiche da noi in cura, prima, durante e dopo la chemioterapia. L’assunzione di medicinali può infatti alterare i valori”, spiega il dott. Wieser. Altro fattore importante è che permette anche la misurazione del corpo vertebra-le o spondilo (morfometria), tra l’altro una premessa per ottenere i costosi medicinali contro l’osteoporosi a prezzi mutuabili. Se occorre intervenire, possono essere pre-scritti degli accorgimenti (alimentazio-ne, attività fisica) e delle terapie (farmaci come ad es. Alendronate), che possono im-pedire l’avanzare della malattia.

Il dott. Wieser informa: “Circa un terzo della popolazione femminile occidentale, che ha superato i 50 anni, soffre di osteo-porosi e più del 75% non viene diagnosti-cato. E’ una patologia che provoca fragilità ossea ed aumenta considerevolmente il rischio di fratture, che possono verificar-si anche alla minima caduta. Perciò tutte le donne all’inizio della menopausa do-vrebbero sottoporsi a quest’esame”. Sono considerati fattori di rischio anche distur-bi correlati, come dolori alle ossa, gobba, fratture frequenti, o, negli uomini, abuso di alcool e/o nicotina, ripetuti casi di oste-oporosi in famiglia; più spesso colpiti da questa malattia sono anche i diabetici e le persone con carenze nutrizionali.

L’esame è semplice: il, o la, paziente, si stende su di un tavolo a raggi X, simile ad un lettino, e deve rimanere immobile per tutta la durata dell’esame. Solo nel 2014 sono state eseguite 2.587 densitometrie ossee, tantissimi i pazienti provenienti anche da altri comprensori sanitari. Tre tecniche di radiologia sono impegnate a svolgere questo esame nei giorni della set-timana di lunedì, mercoledì, giovedì e ve-nerdì mattina nonché il martedì pomerig-gio. Personale specializzato di radiologia redige quindi i referti che, nel giro di tre giorni, vengono consegnati in forma carta-cea (immagini e valori) ai/alle pazienti.

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brunico il teaM dell a clinic a diurna di san c andido

P iù di 10 anni fa, nel novembre 2004, nel reparto di medicina dell’ospedale di San Candido è stata aperta la clini-

ca diurna avente come priorità l’oncologia. Con questo passo è stata introdotta la som-ministrazione centralizzata di farmaci citostatici.I pazienti tumorali che devono essere sottoposti a chemioterapia vengono assegnati dai vari reparti dell’ospedale. In stretta collaborazione con i colleghi dei

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reparti invianti da un lato, e con i centri oncologici provinciali ed extra-provinciali dall’altra, vengono pianificate le terapie. Molto utili sono, da alcuni mesi, anche i tumorboards, in cui specialisti da tutta la Provincia collaborano per mezzo di vi-deo-conferenze.

Anche se è stata istituita la clinica diur-na per la somministrazione centralizzata di citostatici l’offerta non si esaurisce qui: hanno infatti luogo periodici incontri per visionare i referti e per spiegare l’andamen-to della terapia. A richiesta, nei colloqui, vengono coinvolti anche familiari o perso-ne di fiducia. I regolari e necessari prelievi di sangue vengono eseguiti nella clinica diurna, come pure la pianificazione dei pre-visti esami strumentali. Grazie all’interdi-sciplinarietà e centralità della struttura non vi sono tempi di attesa e non si rendo-no necessarie visite in ambulatori diversi. Il team di base della clinica diurna è com-posto da una dottoressa e due infermiere che vengono affiancati dal coordinatore infermieristico e dal Primario di medicina interna. Questo piccolo team garantisce continuità nell’assistenza ed instaura un rapporto familiare e di fiducia. I servizi di terapia nutrizionale, di psiconcologia e di fisioterapia, presenti nel Comprensorio sa-

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Diagnosi cancro – due parole che sconvolgono nel più profondo la vita di una persona. L’equipe della clinica diurna di medicina a San Candido si impegna ad aiuta-re con un approccio olistico persone in queste difficili situazioni.

N oi collaboratori e collaboratri-ci della clinica diurna entriamo quotidianamente in rapporto con

persone dai destini difficili. Questo com-porta un grande impegno ma contempo-raneamente ci gratifica e ci riempie di gioia. Per i nostri pazienti speriamo di poter essere anche in futuro, nonostante i cambiamenti e le riforme nel sistema sanitario, dei fidati e competenti accom-pagnatori.

(da sin.) prim. dott. gottfried Kühebacher, isabella Lechner, dott. evelin Hainz, Barbara Hofmann, Markus Hellweger

nitario, vengono coinvolti nell’assistenza delle persone malate. In questa forma al malato oncologico viene offerto supporto da parte della psiconcologa. Oltre a ciò c’è una fitta collaborazione con il Servizio di medicina complementare di Merano e con il Centro Tumori dell’Alta Val Puste-ria, dove da poco tempo vengono offerti trattamenti di bioenergetica da un’infer-miera diplomata.

Nel 2013 nella clinica diurna di me-dicina sono state eseguite circa 450 chemioterapie, per lo più con sistema venoso centrale come porth-a-cath o un PICC. Ambedue questi sistemi vengono inseriti, rispettivamente applicati, di-rettamente nell’ospedale di San Can-dido. Vengono assistite in primo luogo persone appartenenti al bacino di uten-za ospedaliero. L’offerta viene sempre più spesso fruita anche da turisti che, dopo aver preso contatto tramite l’onco-logo curante, ricevono la chemioterapia nella nostra struttura. Oltre a pazienti oncologici vengono assistite persone af-fette da malattie reumatologiche, neu-rologiche o ematologiche, che hanno bi-sogno di regolari terapie parenterali con medicinali biologici, immunoglobuline o emoderivati.

Grazie all’Ostetricia dell’ospedale di San Candido

“Le strade dei componenti del nostro team si sono divise, ma oggi desi-deriamo guardare al passato come se fossimo ancora una squadra. possiamo andare fieri di quello che in tutti questi anni abbiamo fatto per il reparto di ginecologia e Oste-tricia dell’Ospedale di San Candido”, questo il saluto della dirigente tecni-co-assistenziale Helene Burgmann alle collaboratrici ed ai collaboratori del team di ginecologia e Ostetricia. il 30 aprile 2015 erano tutti invitati ad un incontro che si è tenuto presso la sala comune del reparto. “nes-sun festeggiamento, ma un grazie a tutta la squadra ed un momento di riflessione sul passato”, questa era anche la volontà del Direttore comprensoriale dott. Walter amhof e del Dirigente sanitario dott. Tho-mas Lanthaler. ed un grande gRaZie è stato scritto anche sulla targa in memoria voluta dal personale: “Ringraziamo di cuore tutti e tutte voi per l’impegno e il grande lavoro compiuto in favore delle donne, dei loro figli e delle famiglie dell’alta Val pusteria, e non solo!”. (Mer)

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Fino ad ora ogni reparto aveva a dispo-sizione un unico portantino, ma questo portava a situazioni di forte stress poiché poteva capitare che arrivassero più chia-mate nello stesso momento. Ciò significa-va lunghe attese per le/i pazienti o viaggi a vuoto verso un reparto o un servizio. Con l’aiuto del software ITransport tutti i tra-sporti dell’ospedale di Brunico vengono ora gestiti in modo centralizzato. Il siste-ma permette di assegnare il trasporto al primo portantino libero. Ai collaborato-ri dei reparti viene comunicato, tramite Smartphone, che possono preparare il tra-sporto. In contemporanea parte la chia-mata al portantino che prende in carico la richiesta.

Con l‘aiuto del software il lavoro viene distribuito e organizzato in modo unifor-me. “Gran parte dello stress va a cadere,” conferma Helmuth Plankensteiner, por-tantino all’ospedale di Brunico, dopo la sua prima esperienza con il nuovo sistema. Un ulteriore vantaggio che deriva da que-sto sistema è che con l’aiuto del software il carico di lavoro è più equilibrato ed i tur-ni possono essere facilmente adattati dai dirigenti. Il software Itransport viene già da tempo utilizzato con successo presso il

brunico anna lerchner

nuovo sistema di chiamata per il trasporto di pazienti

All’interno di un ospedale, il servizio per il Trasporto Malati è competente per l’accompa-gnamento delle/dei pazienti e per la movimen-tazione delle merci. Il servizio viene garantito 24 ore su 24, per sette giorni a settimana. Dal 18 maggio 2015 il sistema di chiamata per il trasporto presso l’ospedale di Brunico è stato implementato.

Comprensorio sanitario di Merano e, quin-di, il Comprensorio sanitario di Brunico ha deciso di seguirne l’esempio acquistan-do lo stesso programma. Nell’ottobre del 2014, Walter Fauster della ripartizione In-formatica, Hildegard Gräber della Dirigen-za infermieristica e Meinhard Unteregger, coordinatore del servizio Trasporto Malati di Brunico si sono messi al lavoro. Prima di tutto è stata fatta un’analisi del trasporto di pazienti e merci all’interno dell’ospeda-le di Brunico e successivamente sono stati definiti i parametri per il software.

Infine sono state create le interfacce con il programma IKIS per garantire la visibilità dei dati dei pazienti nel sistema di chiamata per il trasporto. “I preparativi sono stati intensi e molto stancanti”, Hilde-gard Gräber descrive così questo periodo. Oggi si dichiara soddisfatta del risultato: “Molti collaboratori e collaboratrici sono curiosi, interessati ed imparano veloce-mente l’applicazione.” Alcuni giorni dopo l’implementazione del sistema di chiama-ta sono giunti i primi positivi feedback. “Il sistema funziona bene”, conferma Markus Mair am Tinkhof, coordinatore del reparto di Ortopedia/Traumatologia B dell’ospe-dale di Brunico, e aggiunge: “Oltre a questo vi è una maggiore tranquillità nei reparti, il telefono non suona quasi più.”

“Alcuni pazienti potrebbero pensare che durante l’orario di lavoro giochiamo con i nostri Smartphone”, questo era l’ini-ziale timori di alcuni scettici. Per evitare una reazione di questo tipo, presso le sale d’attesa e le anticamere dei reparti sono stati affissi dei poster, sui quali questi Smartphone vengono presentati come im-portanti strumenti di lavoro, fondamenta-li per il nuovo sistema di chiamata per il trasporto delle/dei pazienti.

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Il risultato del sondaggio condotto nel 2010 tra le collaboratrici ed i collaborato-ri nel contesto del progetto “Azienda Sana” aveva evidenziato, quali punti deboli, i pro-cessi di lavoro e la comunicazione interna. Per risolvere queste problematiche la Dire-zione aveva nominato un team di supporto, che ha iniziato il proprio lavoro nel maggio 2012. Stefan Hofer, del Freienfelder Institut, e Monika Rieder, coordinatrice del Servizio per le Dipendenze di Brunico nonché consu-lente, hanno sviluppato un concetto di Hu-man Management per la mensa e la cucina di Brunico. Per realizzare questo progetto, oltre ad organizzare un workshop, sono sta-te condotte una serie di interviste indivi-duali con tutte le collaboratrici e tutti i col-laboratori in merito alla situazione attuale. Il titolo dell’iniziativa era: “Il nostro reparto nell’anno 2015”. Su questa base, le collabora-

Crescere insieme

brunico Maria elisabeth rieder trici ed i collaboratori hanno elaborato un piano di iniziative riguardanti le tematiche della comunicazione, della pianificazione del servizio e della struttura organizzativa.

Il piano di progetto è stato presentato ed approvato nel giungo 2013 dopo di ché è partita l'attuazione. Annalies Hopfgartner ha istruito il team dirigenziale, mentre Mo-nika Rieder ha lavorato con il gruppo delle collaboratrici e dei collaboratori. I punti forti del lavoro erano la riorganizzazione del Servizio ed il miglioramento della co-municazione e dei rapporti.

La fase di supporto si è conclusa l'8 mag-gio 2015 con una riunione a cui ha preso parte tutto il team. In quest’occasione il Di-rettore di Comprensorio Walter Amhof ha ringraziato Annelies Hopfgartner e Monika Rieder per il loro lavoro. Ha inoltre espres-so il suo apprezzamento per la disponibili-tà mostrata dalle collaboratrici e dai col-laboratori nel prendere attivamente parte a questo processo di sviluppo e di crescita professionale. Il Dirigente amministrativo Gerhard Grießmair ha augurato a tutti gioia e soddisfazione nel lavoro, ed ha sottolinea-to quanto importante sia che tutte le ruote di un ingranaggio funzionino in sincronia per il raggiungimento del successo.

Se la comunicazione non funziona anche i più grandi chef possono fare dei pasticci. L'ottimo cibo prodotto presso la mensa di Brunico è la prova che questo detto corrisponde a verità!

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“Non c‘è peggior ladro di un cattivo libro”, cita un pro-verbio italiano. Per questo motivo ora, presso l’ospedale di San Candido, esistono libri raccomandati ed altri sconsi-gliati. Di seguito potete leggere come si è arrivati a questo e come la lettura, a qualcuno, abbia fatto scordare persino la chiamata del medico.

Tutto è nato quando ho deciso che il mio amore per i libri – nutrito dall’esempio di mio nonno e dei miei genitori – sarebbe dovuto crescere. Il mio obiettivo era quel-lo di non limitarmi al “consumo” di libri, ma renderli parte concreta della mia vita. Per questo motivo ho scelto di frequenta-re un corso di formazione che mi avrebbe permesso un secondo lavoro come biblio-tecaria. Per completare tale formazione e mettere in partica ciò che avevo imparato, era prevista la stesura di una tesina. In me è maturata così l’idea di realizzarla pro-muovendo la lettura nel mio luogo di lavo-ro, vale a dire l’ospedale di San Candido.

L e persone che si trovano nelle sale d’attesa di un ospedale portano con sé una merce molto rara ai giorni no-

stri: il tempo. Trascorrere preziosi minuti leggendo, trasforma l’attesa in un momen-to di pausa dallo stress quotidiano e non viene più concepito come una perdita di tempo. Riviste e libri lasciati in sala d’atte-sa invitano alla lettura. Non tutti si recano in biblioteca, ma molti vanno in ospedale.

Vita Judith gruber

Oggi, se percorro i corridoi passando dal-le sale d’attesa, noto tanti e tante pazienti assorti/e nella lettura delle riviste. A volte è addirittura necessario ripetere più volte il numero di chiamata assegnato ai/alle pazienti. Con gioia sistemo le “orecchie” lasciate sulle riviste, che testimoniano quanto queste siano state sfogliate. Passo in rassegna i vari luoghi dove l’ospedale mette gratuitamente a disposizione rivi-ste dai contenuti sempre attuali come, ad esempio, PM, Geo, Vital, Alpin. L’offerta è molto varia: vi sono riviste sia in lingua tedesca che italiana, quelle dedicate alle donne e quelle per gli uomini. Libri illu-strati, fumetti, enigmistica ma anche libri di racconti completano l’assortimento.

Inoltre, presso ogni reparto dell’ospe-dale vengono messi a disposizione libri e riviste. Così viene data una seconda pos-sibilità a questo assortito materiale di let-tura. L’offerta messa a disposizione nelle sale d’attesa dell’ambulatorio pediatrico e del Pronto Soccorso prevede naturalmente qualcosa di speciale: libri di sole immagini

leggere è vita

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gruppi attorno ad un tavolo pieno di libri di-scutono e si scambiano informazioni. Qui, insieme al caffè vengono serviti libri. L’idea non è nuova, l’ho rubata dai “caffè per la let-tura” molto diffusi in Danimarca.

I lettori e le lettrici vi possono trovare una vasta scelta di libri sia in lingua ita-liana che tedesca. Tra questi vi sono gialli, thriller, ma anche romanzi storici, autobio-grafie e saggistica. Tutti i libri messi a di-sposizione presso l’ospedale di San Candido sono stati donati da biblioteche dei comuni limitrofi, ma anche da privati e dipendenti. La biblioteca è sempre aperta: 24 ore al gior-no per sette giorni a settimana. Il prestito avviene semplicemente tramite annotazio-ne su una lista e non è previsto un tempo limite di restituzione. Spesso i libri vengo-no scambiati direttamente tra i lettori/le lettrici, proprio durante le pause caffè. Un commento sul libro appena letto può esse-re rilasciato per iscritto anche al momento della restituzione.

La grande novità in questo ambito è l’a-pertura di un blog, www.buchblogyoudid.wordpress.com, dove inserisco una breve descrizione del libro ed un piccolo commen-to. L’aspirante lettore può in questo modo farsi una veloce idea del contenuto del libro che vorrebbe leggere. Questo mezzo per-mette ai lettori e alle lettrici di risparmiare tempo nella scelta e di poter così dedicare qualche minuto all’arricchimento del blog con commenti personali sulle letture appe-na terminate.

Leggere è sempre un piacere, che aumen-ta di intensità nel momento in cui si è tran-quillamente seduti su una sedia a sdraio in riva al mare o semplicemente sul balcone. Auguro a tutti i fans di questa attività una meravigliosa e stimolante estate ricca di quell’avventura che solo una buona lettura è in grado di regalare.

“oggi, se percorro i corridoi passando dalle sale d’attesa, noto tanti e tante pazienti assorti/e nella lettura delle riviste”

Judith gruber

L'autrice é impiegata amministrativa nell'Ospedale di San Candido

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per la pre-lettura, colori a pastello e pagi-ne da colorare. Soprattutto per i più pic-coli, a volte, l’attesa si fa davvero molto lunga. I libri offrono loro la possibilità di distrarsi o di calmarsi. Qualcosa di viva-ce in questo senso accade anche presso la sala dove i dipendenti dell’ospedale si re-cano per la pausa caffè: riuniti in piccoli

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Marmellata528.480Porzioni da 25 gr.

Burro 577.450Porzioni da 8 - 10 gr.

Pane93.411chilogrammi

Miele64.380Porzioni da 20 gr.

Lattefrescho212.588litri

LatteUHT18.452litri

Yoghurt821.848Porzioni da 125 gr.

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Latte e miele Nell’Azienda sanita-ria dell’Alto Adige scorrono fiumi di latte e miele. Lo sa-pevate già? Bene, ora però ne abbiamo le prove. In realtà, da qualche parte, si erge anche una montagna di marmellata.

naturalmente non è proprio così, ma le quantità di cibo che un’azienda con circa 8.000 dipendenti e più di 70.000 ricoveri ospedalieri annui utilizza, sono davvero impressionanti.

Così, nell’anno 2014, tra pazienti e mense aziendali si sono consumate 577.450 porzioni di burro, la maggior parte delle quali sono state a loro volta spalmate sul pane insieme a 528.480 porzioni di marmellata e 34.380 porzio-ni di miele.

a proposito di pane: nell’arco del 2014, nei reparti e nelle mense dell’azienda sanitaria dell’alto adige, sono stati mangiati 93.411 chili di pane e bevuti 212.588 litri di latte fresco. Meno amato da pazienti e collaboratori/collabora-trici, almeno così farebbero pensare i numeri, il latte a lunga conservazione, il cosiddetto latte UHT. Di questo ne sono stati consumati “solo” 18.452 litri.

il cibo in assoluto più amato lo scor-so anno sembra però essere stato lo yoghurt, con un consumo totale di 821.848 porzioni da 125 grammi.

Quello che però tutti questi numero non devono far dimenticare è che: il cibo buono, gustoso e sano può aumen-tare la motivazione dei collaboratori e delle collaboratrici nonché accelerare la guarigione dei/delle pazienti. a cola-zione, dunque, latte e miele a fiumi. (Pas)

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Nuova Primaria per il reparto di Oculistica di Brunico la dott.ssa ruth leimegger, che già da settembre 2014 ricopriva la carica di primaria facente funzioni dell’oculistica di brunico, il primo giugno 2015 è stata ufficialmente incaricata allo svolgimento di questa mansione. L’incarico ha una du-rata di cinque anni. Classe 1968, la dott.ssa Leimegger è nata a Brunico ed è cresciuta in val pusteria, dove si è diplomata e dove ha anche conseguito la specializzazione polivalente per l’assistenza psico-fisica ad alunni delle scuole elementari con disabili-tà fisiche e sensoriali.

nel 1994 Ruth Leimegger ha iniziato i propri studi in medicina presso l’Università di innsbruck e si è laureata nel 2000. nel 2007 ha conseguito la specializzazione in oculistica e optometria. Dal 2001 svolge la propria attività presso il Comprensorio di Brunico e dal 2007 ha una formazioni specialistica per la cura delle malattie della retina e delle patologie intraoculari.

i principali obiettivi della neo primaria sono quelli di portare ancora più qualità nell’as-sistenza primaria nonché l’istituzione di un ambulatorio dedicato agli ausili visivi di ingrandimento.

L’appassionata sportiva, da 15 anni, fa parte del soccorso alpino come guida di cani per il ritrovamento di persone vittime di valan-ghe. È anche presidente dei cinofili della Val pusteria. amante della bici, dello sci e non ultimo della caccia, pratica queste attività insieme alla sua fedele Ronja. (Pa s)

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atCos’hanno a che fare i maiali con l’influenza suina? Nulla. E cosa

c’entra l’encefalite giapponese con il Giappone? Anche in questo caso non molto. Soprattutto se si pensa che quest’ultima è nota an-che come “encefalite russa d’autunno”. L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che questo non sia corretto, se non addi-rittura discriminante. Per questo motivo l’OMS, in stretta collabo-razione con l’Organizzazione mondiale per la Salute Animale (OIE) e l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), ha da poco sviluppato delle best practices per la deno-minazione delle malattie infettive umane di recente scoperta. Gra-zie a queste linee guida, in futuro, si eviterà che determinate malat-tie vengano identificate con luoghi geografici, vale a dire stati, paesi, regioni e continenti. Quale altra denominazione da evitare, l’OMS indica l’utilizzo del nome dello scopritore e cita, quale esempio ne-gativo, la malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJK). Anche il fatto di dare il nome di un animale, perché inizialmente ritenuto il “conduttore” della malattia, farà parte del passato. A quella degli uccelli e dei su-ini non seguirà dunque alcuna influenza delle capre – almeno così dovrebbe essere. Saranno da evitare anche nomi che facciano rife-rimento a gruppi professionali o popolazioni. A questo proposito L’OMS cita l’esempio della legionella.

Inoltre, nei nomi scelti per le future malattie non dovranno com-parire parole come “mortale”, “epidemia” o “grave”. Dovrà essere ga-rantito anche il fatto che le abbreviazioni non possano dare adito ad alcuna interpretazione sbagliata o ambigua dell’acronimo. Le rac-comandazioni dell’OMS: nella scelta si prediligano termini descrit-tivi generici sulla base dei sintomi che la malattia causa nonché ter-mini descrittivi più specifici quando sono disponibili informazioni attendibili su come essa si manifesta, chi colpisce, la sua gravità o stagionalità; se è noto l’agente patogeno che causa la malattia, è consigliabile che faccia parte del suo nome.

La linee guida dell’OMS sulla denominazione delle nuove malat-tie perseguono un fine molto alto e assolutamente giustificato. La domanda è però se un tale provvedimento possa essere sufficiente in un mondo dove tutto è globalizzato e digitalizzato, dove a volte basta un tweet o il titolo di un articolo di giornale per etichettare un evento.

L’intero testo delle best practices elaborate dall’OMS si trova al seguente link (testo in inglese): www.whO.INT/MeDIACeNTRe/NewS/NOTeS/2015/NAMING-New-DISeASeS/eN/

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colophon one – il magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige nuMero 2 /2015 (Aut. Pres.Trib. BZ Nr. 17/2002 R.ST.17.09.02) editore: Azienda sanitaria dell‘ Alto Adige, via Cassa di Risparmio. 4, 39100 Bolzano diret tore resPonsabile: Lukas Raffl Coordinazione: Peter A. Seebacher reda zione: Evelyn Gruber- Fischnaller (egf), Karin Dellantonio (kd), Maria Elisabeth Rieder (Mer), Marina Cattoi (Mc), Sabine Flarer (sf ) Lukas Raffl (lr), Peter A. Seebacher (Pa s) tr aduzioni: Tatiana De Bonis, Emanuela Covi, Walter Schgör, Marina Cattoi, Stefan Platzgummer gr afic a : Gruppe Gut Gestaltung OHG, via Cappucini 8/15, 39100 Bolzano Pubblic a zione: trimestrale indirizzo dell a reda zione: Ripartizione Comunicazione, Marketing e Relazioni con il Pubblico, via Cassa di Risparmio 2, 39100 Bolzano tel : +39 0471 907138 e-Mail : [email protected] Web: www.sabes.it staMPa : Fotolito Varesco S.r.l, via Nazionale 57, 39040 Ora

l’aziEnda sanitaria dEll’alto adigE onlinE Homepage: www.asdaa.it Prenotazione prima visita (Dermatologia, Cardiologia, ORL e Urologia): www.asdaa.it/prenotazioneonline Dove è possibile usufruire di una prestazione nel più breve tempo possi-bile?: www.asdaa.it/tempidiprenotazione Offerte di lavoro, novità sui trattamenti sanitari, modalità di prenotazione, servi-zi presso ambulatori/reparti: www.asdaa.it/news Consigli pratici per la salute: www.asdaa.it/prevenzione Questa edizione è online su: www.issuu.com/sabesasdaa

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