mai soli , libretto per genitori in oncoematologia pediatrica

84
Anno europeo del volontariato 2011

Upload: giulia-onlus-associazione

Post on 12-Mar-2016

215 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

'Mai Soli' nasce dall’incontro e dall’ascolto autentico di genitori increduli, impauriti, coraggiosi e amorevoli di fronte all’esperienza di malattia del loro figlio. Il clima emotivo respirato, i gesti osservati, le parole udite nell’esperienza clinico-assistenziale sono state tradotte in informazioni e suggerimenti atti a orientare e sostenere genitori e bambini/adolescenti nel complesso percorso di cura e di malattia per non sentirsi “Mai Soli”. La trattazione delle varie fasi della patologia e della cura viene affrontata in capitoli che approfondiscono i risvolti psicoemotivi del bambino/adolescente ammalato e dei membri della coppia genitoriale, senza tralasciare le ricadute su altri figli presenti nella famiglia. Lo sguardo sulla legislazione attuale tenta invece di accompagnare madri e padri nel complesso “meccanismo burocratico” per l’ottenimento di esenzioni e benefici legittimi in queste circostanze.

TRANSCRIPT

Page 1: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

Anno europeo del volontariato 2011

Page 2: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica
Page 3: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica
Page 4: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

il Nostro Progetto

Dal 2006 l’Associazione di Volontariato “GIULIA” Onlus concentra la propria attività su un progetto mirato ai bambini del territorio ferrarese colpiti da patologie tumorali.La nostra raccolta fondi è infatti finalizzata a potenziare le risorse con figure professionali, quali uno psico-oncologo ed un pediatra oncologo, che in collaborazione con la Clinica Pediatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Arcispedale S.Anna di Ferrara e il Servizio di Psico-Oncologia dell’Unità Operativa di Clinica Psichiatrica dell’Università ed AUSL di Ferrara, siano in grado di accogliere e sostenere il piccolo paziente e la suafamiglia nel difficile cammino della malattia in senso globale.

Tale attività è già operativa presso:

1. L’Unità Operativa di Clinica Pediatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Arcispedale S.Anna di Ferrara a sostegno dei bambini affetti da patologie tumorali nel percorso della malattia e dei trattamenti medici ed a sostegno dei familiari dei piccoli malati.

2. Le sedi ospedaliere dell’Azienda AUSL di Ferrara a Cento, Lagosanto ed Argenta a sostegno dei bambini costretti ad affrontare la malattia o la perdita di un genitore malato di tumore.

Ridurre l’angoscia, fornire al bambino ed al suo gruppo familiare un aiuto concreto in questo percorso così complesso, è l’obiettivo prioritario del progetto.A ciò si affianca l’attività dell’Associazione Giulia Ricerca che, in stretta collaborazione con le strutture sanitarie ed universitarie, ha lo scopo di sostenere progetti di ricerca e formazione diretti a medici, infermieri e psicologi in oncologia e psico-oncologia pediatrica.

www.associazionegiulia.com

Page 5: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

2

Dedicato a GiuliaCi sono vite, come quella di Giulia, destinate ad essere vissute in salita, ma ci sono piccoli angeli, come Giulia, che stupiscono giorno dopo giorno per la forza d’animo, il sorriso sereno e lo sguardo profondo.

Giulia nella sua vita ha affrontato un grave problema di sviluppo psico-motorio che le ha reso difficile camminare, impossibile esprimersi verbalmente ed essere autonoma in molti gesti quotidiani.

Giulia nella sua vita ha affrontato anche l’epilessia, le cui crisi forse sono state l’unica cosa in grado, a tratti, di spegnere le luce nei suoi occhi.

Perché lo sguardo di Giulia é valso sempre più di mille parole. Così come il suo unico e personale modo di essere presente affettivamente con i gesti, con un sorriso e con i suoi occhioni azzurri. Giulia ha sempre trovato il modo di far sentire forte la sua presenza e di segnare indelebilmente il cuore di chi ha incrociato, seppur solo per un attimo, la sua vita.

“Ci sono vite, come quella di Giulia, destinate ad essere vissute in salita: nel 2004 una patologia oncologica aggredisce il suo fisico. E Giulia insegna a chi le sta vicino come si affronta il dolore fisico che la chemioterapia provoca, Giulia insegna a chi le sta vicino come si possa dare, pur nel silenzio, un senso forte alla propria vita”.

Il 7 settembre 2005 Giulia é diventata un angelo.

Il ruolo del volontario è quello di “esserci”: una presenza a volte silenziosa, di sicuro discreta e consapevole che il senso del proprio operato va cercato nel cuore e nel desiderio di dedicare parte di sé e del proprio tempo a voi ed al vostro bambino.

Ogni volontario trova in sé stesso il senso del proprio operato… molti di noi l’hanno trovato nel ricordo dello sguardo di Giulia.

Roberta Girotto

Page 6: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

3

93037240384

Donazioni:

Cassa di Risparmio di Ferrara Ag.6 - Corso Isonzo, 107 - 44100 FerraraC/C Bancario n. 9423 - ABI: 06155 CAB: 13006 CIN: ZIBAN: IT 24 Z 061 551300 600 000 000 9423

C/C Postale n. 11569449 intestato a:Associazione di Volontariato e Solidarietà Umana GiuliaVia Aldighieri, 40 - 44100 Ferrara

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELLʼIRPEF

Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale,

delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute

che operano nei settori di cui allʼart. 10, c. 1, lett a),

del D.lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale.

Codice fiscale del

beneficiario (eventuale)

FIRMA ..........

....................

....................

....................

....................

..

Nel prossimo modello della dichiarazione dei redditi (CUD, 730, Modello Unico) basterà:

• firmare nell’apposito riquadro “Sostegno delle organizzazioni nonlucrativediutilitàsociale,delleassociazionidipromozionesociale...”

• indicarenellospaziosottostanteilcodicefiscale dell’AssociazioneGiuliaOnlus

Scegli di destinare il tuo 5 x 1000 per sostenere i nostri progettiatenoncostanulla,pernoièundonoprezioso!

Comefare?Èsemplice!

Come Aiutarel’Associazione Giulia

Page 7: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica
Page 8: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

Prefazione

Il volume di Sonia Todaro, con le illustrazioni di Elena Boarini, affronta un argomento di grande interesse per gli oncologi in generale e per i pediatri on-cologi in particolare: la comunicazione ed i rapporti tra medico e paziente e la propria famiglia in una situazione che definire difficile è poco. Il sostegno del personale medico ed infermieristico diventa una preziosa ancora di salvezza per riuscire a superare i momenti più problematici, in particolare la prima diagnosi, gli effetti collaterali della terapia, talora, purtroppo, la comunicazione di recidi-va e, più raramente, il fallimento della terapia e la fase terminale. Il libretto è dedicato alle famiglie ed ai pazienti e spiega con grande dettaglio le fasi della malattia, le modalità ed i problemi delle terapie, ma sarà di aiuto anche ai sanitari, perché affronta l’argomento cruciale dell’empatia tra il malato e chi lo cura. In uno studio svedese, i pediatri oncologi intervistati dichiaravano che il peso maggiore della loro professione era rappresentato dal dover fare e dover co-municare “diagnosi minacciose per la vita”. Un peso troppo grande da sopporta-re da soli. Ecco quindi la necessità, anche per il medico oltre che per le famiglie, dello psico-oncologo e del gruppo per condividere il peso e trovare conforto.Lo scopo della comunicazione tra medico e famiglia è di creare sentimenti di si-curezza, garantire l’aderenza alle cure da parte del paziente ed aiutare la famiglia a maturare mentre affronta la malattia e le cure. La lettera della mamma di An-tonio, all’inizio del libro, è proprio la testimonianza di questa crescita, di questa maturazione nella difficoltà della diagnosi e della terapia, fino alla guarigione. Nel processo di accettazione della malattia è fondamentale la fiducia nell’équipe curante, anche se crisi di sconforto sono normali, così come naturali sono certi comportamenti aggressivi della famiglia e del paziente che devono essere accet-tati e compresi. Spesso, perché la famiglia superi questa fase e perché il medico arrivi a comprendere ed ad accettare, è necessario il sostegno dello psicologo o dell’oncologo già passato attraverso questo processo non facile.In queste circostanze è necessario che il medico sia aperto, onesto, sincero, di-sposto ad ascoltare (e questo è difficile, davanti al dolore ed a volte alla di-sperazione di una famiglia o di un bambino grande), fornire consolazione ed irradiare speranza. Il paziente e la sua famiglia non devono essere lasciati, come dice il titolo del libro, “Mai Soli”.

Page 9: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

Nella grande maggioranza dei casi vedere guarire il bambino o l’adolescente, vederlo crescere e diventare un uomo od una donna è fonte di grande gioia per la famiglia dopo la sofferenza e rappresenta la gratificazione maggiore del lavoro per il medico e per tutta l’équipe di oncologia pediatrica.

Caterina BorgnaProfessore Ordinario di Pediatria Università di Ferrara Direttore Unità Operativa di Clinica Pediatrica, Azienda Ospedaliero-Univerisitaria S.Anna di Ferrara

La necessità di aprire la medicina ad orizzonti in cui la malattia sia da intendere ed affrontare non solo come una disfunzione patologica del corpo, bensì come una condizione globale che riguarda la storia della persona e del suo contesto familiare, gli aspetti emozionali, i valori morali e spirituali è un dato ben noto ma ancora, purtroppo, poco interiorizzato nelle organizzazioni e nei model-li sanitari occidentali. In oncologia questa necessità rappresenta un’esigenza inderogabile che, se non considerata ed applicata, si traduce in un’assistenza incompleta, non ottimale, monca di una dimensione – quella psicologica – fondamentale nel processo di cura. La psiconcologia da anni sottolinea questo impegno e spinge a dare risposte globali alle persone colpite dal cancro ed ai loro familiari, accompagnandoli attraverso un approccio psicosociale, durante le diverse fasi della malattia. Quando la diagnosi di cancro riguarda un bambino è evidente che il senso del lavoro da condurre in questo percorso assume caratteristiche ancor più marcate, per cui le componenti della relazione umana interpersonale tra medici, infer-mieri, staff in senso lato ed il bambino e la sua famiglia (nel senso allargato del termine, i genitori, i fratelli, i nonni, le persone strette del sistema familiare) sono particolarmente evidenti. Il carico emotivo della famiglia è al centro del percorso terapeutico al pari degli interventi diagnostici e terapeutici oncolo-gici. La sofferenza legata alla malattia oncologica del bambino – per la quale le domande “perché a lui? perché a noi?” risultano senza risposta ed il senso dell’ingiustizia per l’innocenza violata dal male appare in tutta la sua potenza –si accompagna a quella dei genitori ed a quelli dei fratelli, spesso esclusi dal dramma che la famiglia sta attraversando e dal naufragio di emozioni che invece li riguardano.Per questo parlare di quanto può accadere quando un bambino si ammala di tumore, di quali sono le risposte più comuni del piccolo paziente, dei genitori e dei fratelli, di come fare a dar voce alla proprie difficoltà, imparare a frequentare

Page 10: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

i gruppi di supporto psicologico – non perché si è deboli ed affetti da patologie della psiche ma perché deve esistere uno spazio per la parola e per le emozioni –è fondamentale.Questo volume di Sonia Todaro Mai soli. Libretto per i genitori in oncoematologia pediatrica è il frutto di un lavoro di collaborazione ed integrazione tra le istituzio-ni, in particolare la Clinica Pediatrica Universitaria afferente all’Azienda Ospeda-liero-Universitaria S.Anna di Ferrara ed il Servizio di Psiconcologia della Clinica Psichiatrica Universitaria, afferente al Dipartimento Assistenziale Integrato di Sa-lute Mentale della Azienda Sanitaria Locale di Ferrara, e l’associazionismo ed il volontariato, specificatamente l’Associazione di Volontariato Giulia Onlus, impe-gnata con particolare attenzione nell’ambito della psiconcologia in età evolutiva. I diversi aspetti della malattia oncologica infantile, dalla fase della diagnosi alla ospedalizzazione ed ai trattamenti, sono descritti nel volumetto in termini chia-ri e semplici, dando informazioni ed affrontando i dubbi, così come chiari e semplici sono i contenuti relativi alle più comuni domande e risposte emozio-nali dei familiari (cosa dire, quando dire, a chi dire, come dire), alle modalità di espressione del bambino in funzione dell’età, dei fratelli e della famiglia tutta, alle risposte comportamentali nei momenti più critici, inclusa la fase avanzata della malattia, quando le cure volte alla guarigione non sono più possibili ma subentrano le cure dedicate a come affrontate le fasi finali della vita e la morte. Il libro è accompagnato dalle belle illustrazioni di Elena Boarini che fa assume-re ad ogni parte e ad ogni contenuto la valenza di una fiaba – che di fatto da sempre rappresenta il modo con cui nella tradizione e nella narrativa popolare si sono tramandati il sapere, i valori, i riti, i riferimenti della cultura dei popoli rispetto agli eventi anche drammatici della vita. La bella e delicata lettera di apertura di Silvia, la mamma di un bambino amma-latosi di tumore, così come la parte finale del libro, dedicata ai diritti del bambi-no in ospedale ed alla legislazione attuale, esplicitano ulteriormente l’obiettivo del progetto di psiconcologia in età evolutiva e del libro che ne è espressione, dando un significato di grande spessore al non essere “mai soli”, un valore que-sto che sempre dobbiamo ricordare nella nostra attività clinica e nella forma-zione degli operatori della pediatria che giornalmente sono in contatto con la sofferenza causata dalle malattie oncologiche.

Luigi GrassiProfessore Ordinario di Psichiatria, Università di FerraraDirettore Unità Operativa di Clinica Psichiatrica / Sistema Emergenza UrgenzaAzienda Sanitaria Locale di Ferrara

Page 11: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

Perlarealizzazionediquestolibrettosidesideraringraziare:

Prof.LuigiGrassiOrdinariodiPsichiatriaUniversitàdiFerraraDirettoreUnitàOperativadiClinicaPsichiatricaAziendaSanitariaLocalediFerraraPresidenteSocietàItalianadiPsico-Oncologia(SIPO).

Prof.ssaCaterinaBorgnaDirettorediClinicaPediatricadell’AziendaOspedalieroUniversitariaArcispedaleS.AnnadiFerrara.

Dott.ssaRobertaBurnelliDirigenteMedicodiILivellodiClinicaPediatricadell’AziendaOspedalieroUniversitariaArcispedaleS.AnnadiFerrara.

InfineunsentitoringraziamentoallasignoraSilviaRaucciperaverresotaleprogetto“amisuradigenitore”.

Le illustrazioni non avrebbero mai potuto vedere la luce senza le preziose consulenze e il non meno importante sostegno moraledi Andrea Poltronieri e Michael Marzola.

La pubblicazione è stata realizzata con la collaborazione di Agire Sociale - Centro Servizi per il Volontariato di Ferrara, nell’ambito del progetto “L’arte di aiutare i bambini”.

Page 12: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

illustrazionidiElenaBoarini

Mai Solilibrettopergenitoriinoncoematologiapediatrica

SoniaTodaro

Page 13: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

10

INDICE

Lettera di Silvia, una mamma

LA DIAGNOSI DI MALATTIAChe cosa sta succedendo?Come mi sento?Cosa dico a mio figlio?Cosa dire allora? Quando?Bambini in fascia 0-3 anniBambini in età prescolare: 3-6 anniBambini in età di latenza: 7-10 anniPreadolescenti ed adolescentiSe i figli chiedono perché a me?

L’OSPEDALIZZAZIONE Il ricoveroL’ambiente ospedaliero

IL TRATTAMENTOAttuali trattamenti• CHIRURGIA Come aiutare il bambino ad affrontare la paura dell’Intervento Chirurgico Possibili effetti collaterali della chirurgia I bambini e le amputazioni• CHEMIOTERAPIA Chemioterapia orale Chemioterapia Endovenosa Effetti Collaterali della Chemioterapia• RADIOTERAPIA Come funziona la radioterapia? Prepararsi alla Radioterapia Cosa accadrà durante la Radioterapia? Ridurre le paure del bambino• IMMUNOTERAPIA• TRAPIANTODIMIDOLLOOSSEOETRAPIANTODICELLULE STAMINALI Quando è necessario un trapianto?

A CHI AFFIDARSI: FIGURE PROFESSIONALI DI RIFERIMENTOIl medico oncologo

p. 12

1515161617181819202021

232324

25262727282830303131323233333334

34

35

3737

Page 14: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

1 1

L’infermiere professionaleLo psicologo in ospedaleL’insegnante in ospedaleIl volontario

LA VITA VA AVANTIIl vostro bambino Scuola e amici I genitori Fratelli e sorelle Gli amici e la famiglia

LA FINE DELLE CURE: COSA CI RISERVA IL FUTURO?Cura della saluteReagire allo stress dell’essere “sopravissuti”Quando cercare aiutoCondividere le preoccupazioni con i professionisti sanitari

QUANDO LA MALATTIA NON PUÒ ESSERE CURATALe cure palliativeCure in ospedaleCure a domicilioPreoccupazioni quotidianeInflussi culturaliA proposito del dolore

IN FAMIGLIA: A PROPOSITO DELLA MORTEIl valore della ricercaFarcela con la famiglia

APPENDICE PER FRATELLILe reazioni alla morte di un fratello o di una sorellaCome può sentirsi emotivamente un fratello od una sorellaCome può sentirsi fisicamente un fratello od una sorellaPersone che puoi chiamare per avere supportoComportamenti distruttivi da evitare

Carta dei Diritti dei Bambini e degli AdolescentiLegislazione e riferimenti utili

Bibliografia

38404143

454546474851

5353545556

57575959606060

636465

676767686869

7072

80

Page 15: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

12

Caro genitore,

sono una mamma, mi chiamo Silvia, sono la mamma del piccolo Antonio, che a quattro anni – nell’estate 2007 - si è ammalato di un tumore, un linfoma. Sono un genitore, dunque, che ha da poco superato alcune delle fasi descritte in questo libretto così preciso, fasi che tu stai affrontando ora, vicino al tuo bambino. Non ho molto da aggiungere a chi ha scritto per te fino ad ora, questa lettera nasce dal desiderio di condividere con te la nostra esperienza, di Antonio, mia e di mio marito, di nostra figlia Emma, che all’epoca aveva poco più di sette anni, certa che capirai.

Di frequente, quando il tumore di un figlio entra di prepotenza nella nostra vita, ci sentiamo impauriti, terrorizzati, ma soprattutto ci sentiamo soli, diversi dagli altri. Così ci siamo sentiti noi, così magari ti stai sentendo anche tu. Ti scrivo proprio perché dalla mia esperienza ho capito che non siamo soli, non siamo diversi, come non lo sei tu. Non sei solo nella disperazione prima, nella metabolizzazione poi, nei dubbi, nella paura, nei piccoli passi che ogni giorno, ogni notte, stai affrontando. Non sei solo, tu e il tuo bimbo siete parte di un gruppo, di un folto gruppo di persone che come te, come noi, ha lottato e lotterà per la salute del proprio piccolo. Come si fa a lottare contro un tumore ti starai chiedendo… Cosa posso fare in prima persona, come genitore? Tanto, tanto. Non abbandonare la tua forza, non lasciarti travolgere dagli eventi. Cerca di rimanere ancorato alla realtà, giorno dopo giorno. Non pensare al domani, ma al traguardo dell’oggi. Trasmetti serenità al tuo bimbo, continua a trasmettergli ciò che, fino a prima della malattia, gli donavi: gioco, lettura, condivisione, sorrisi, attenzione.E speranza. Un bimbo, sai, si fida completamente di noi genitori, noi siamo lo specchio attraverso il quale vede la realtà. Se noi siamo forti, se riusciamo a donargli serenità senza nascondergli la realtà della malattia, senza sminuire il tumore ma senza trasformarlo in un cataclisma in grado di distruggerci, se riusciamo ad essere sinceri senza mostrarci abbattuti, il tuo bimbo vivrà la malattia come un momento, brutto e certo lungo, ma pur sempre un momento, solo una fetta della sua esistenza. Leggi con lui, gioca, raccontagli cosa avviene mantenendoti sereno e sorridente, comunicagli – con i gesti, con le parole - la tua forza. Sarà la sua. Anche se sta soffrendo, anche se ti pare non reagisca, non mollare, non darti per vinto.

Page 16: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

13

So bene che insieme alla malattia sei chiamato ad affrontare tanti problemi collaterali. Il nuovo assetto famigliare ad esempio, soprattutto se hai altri figli, com’è stato per noi. Ad Emma non abbiamo nascosto nulla, ha continuato a frequentare il fratello anche in ospedale ogni volta che era possibile, ci ha aiutato nella cura, nelle medicazioni… la capacità di una bimba di sette anni di capire e partecipare è maggiore di ciò che noi adulti ci aspettiamo. Anche lei, come il fratello, aveva bisogno di sostegno, di comprensione, di essere considerata parte di ciò che accadeva, non esclusa perché sana. Ogni sera un genitore rimaneva con lei mentre l’altro era in ospedale, la compagnia ora dell’uno ora dell’altra era diventato un rito, una certezza. Anche lei, come noi, aveva bisogno di sapere che non era sola.

Sai, oggi, a due anni e mezzo di distanza dall’ inizio della chemioterapia Antonio non ha ricordi della malattia, il suo carattere è tale e quale era prima di ammalarsi, solare e sempre allegro. Come Emma, nonostante il coinvolgimento totale, non ricorda molto di tutto ciò che è stato. Né io né mio marito siamo ancora in grado di dimenticare, ma insieme ai ricordi brutti portiamo dentro di noi anche l’eco di momenti positivi: l’affetto di chi ci ha accompagnato, il sostegno e la partecipazione del personale ospedaliero, medici, infermiere, addetti - persone che ci sono state indispensabili sotto ogni profilo, professionale e umano - i piccoli passi verso la guarigione, il sorriso incredulo e soddisfatto dei nostri bimbi una volta a casa, definitivamente. I controlli sono il nostro pane, ma già c’ è tanto dietro le spalle.

Una diagnosi di tumore non equivale ad una sentenza sulla vita definitiva, vale sempre la pena ricordarlo.

Silvia

Page 17: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

14

Page 18: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

15

La Diagnosi di Malattia

Che cosa sta succedendo ?“Che cosa sta succedendo?”, “Non può essere vero!”, sono queste le parole che affollano la mente dei genitori. Quando viene comunicata la diagnosi di tumore ci si sente scioccati, “congelati” e ad essa possono seguire paure devastanti e sentimenti profondi di disperazione e rabbia, vissuti legittimi e condivisibili. È bene ricordare che la patologia tumorale in età evolutiva è molto diversa da quella che si esprime in età adulta; ci sono infatti alte probabilità di cura e di sopravvivenza per il vostro bambino, anche se i percorsi terapeutici possono essere piuttosto lunghi e dolorosi.Apritevi e parlatene con amici e parenti o con lo psicologo, cercando di man-tenere un atteggiamento calmo con il vostro bambino, per quanto è possibile.Sarà difficile ricordare e comprendere tutto ciò che vi è stato comunicato dal medico (diagnosi, proposta di trattamento, consigli sulla gestione della comunicazione con vostro figlio ed in famiglia, ecc.), sia per la quantità di informazioni rice-vute, sia per un meccanismo di selezione di informazioni che attiene alla nostra men-te. Per cui non abbiate riserve nel caso di dubbi, incertezze e curiosità a richiedere un colloquio con il medico, lo psicologo o lo staff infermieristico; avere ri-sposte chiare sarà utile per dipanare dubbi, false credenze e paure.

Page 19: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

16

Concedetevi il tempo per permettere a questa dura realtà di essere pensabile e ricordate che non avete alcuna colpa per la malattia di vostro figlio. Avere contratto un tumore non è colpa di nessuno.

Come mi sento ?“Mi sento morire...”, “vorrei scappare...”, “non può essere vero!”, “ce la farò a sopportare tutto ciò?”; queste sono alcune frasi che riempiono la mente dei genitori dopo la diagnosi. I sentimenti possono essere davvero differenti da individuo ad individuo, anche se si possono ritrovare delle analogie tra chi ha avuto una simile notizia: una grande sofferenza, sentimenti di colpa, rabbia verso Dio, verso i medici, verso il mondo intero, impotenza e così via.Nella stessa coppia capita che madri e padri manifestino la sofferenza in modi diversi. Questa differenza può essere fonte di incomprensione, di-stanza, dolore e rabbia tra i coniugi. Pensate che non tutti reagiscono alla stessa maniera, che non mostrarsi disperati non significa non essere ad-dolorati. Piuttosto provate a confidarvi ed a confrontarvi su ciò che state sperimentando; ciò potrà permettere una maggior vicinanza affettiva, com-prensione e tolleranza reciproca.Parlare poi con persone care (amici, parenti) oppure rivolgersi a chi “c’è già passato”, come genitori che fanno parte di associazioni e/o gruppi di soste-gno che si ritrovano periodicamente in ospedale, può farvi sentire meglio. A volte vi potreste sentire inutili, impotenti, infuriati od addirittura “matti”; tutto quello che state sperimentando fa parte di un processo di adattamen-to allo shock ricevuto, ed è piuttosto naturale.

Cosa dico a mio figlio ?

È comprensibile il desiderio dei genitori di proteggere e preservare il pro-prio figlio dalla sofferenza ed è proprio questo desiderio che spinge al “non detto”, al dare spiegazioni non opportune, al fare come se “nulla fosse cam-biato”.

Non è possibile nascondere una realtà così dirompente a vostro figlio, in-dipendentemente dall’età. È stato osservato infatti che il bambino più o

Page 20: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

17

meno consapevolmente percepisce che qualcosa è cambiato: gli esami clini-ci, le ospedalizzazioni, il clima emotivo attorno a lui ed il comportamento dei genitori, dei fratelli e dei familiari necessariamente mutato, danno adito a fantasie ed a pensieri spesso terribili, (“forse sono stato cattivo e mi vo-gliono punire con le punture”, “forse sto per morire e nessuno può curarmi perché non sanno che cos’ho”, “forse i miei genitori non mi vogliono più bene”). I bambini pur sperimentando angosce profonde non sempre riusci-ranno a “dare un nome alle loro paure” e non sapranno qual è “il nemico da combattere”. Così il sentimento di solitudine, la perdita di sicurezza e di fiducia nei genitori e nella quotidianità che il “vuoto di informazioni” comporta, può generare risposte come l’irrequietezza, l’aggressività verso di sé e verso gli altri, il ritiro in sé e l’estrema passività. È noto invece che ciò che “si strappa allo sconosciuto” e diviene quindi conosciuto permette la comunicazione, la condivisione, l’espressione di sentimenti e di emozioni tra genitori e figli e la possibilità da parte del bambino di porre domande agli adulti di riferimento (genitori ed equipe) dipanando, come negli adulti, dubbi, preoccupazioni, paure, false creden-ze e fantasie terrifiche. Ciò permette inoltre la possibilità di prevedere gli eventi alleviando in molti casi l’ansia.È bene quindi verificare quali fantasie, idee ed informazioni abbia il bam-bino per aiutarlo a gestire questa esperienza, anche quando pensate che vostro figlio “sa”: questo perché il pensiero dei bambini differisce da quello degli adulti.

Cosa dire allora ? Ogni genitore conosce il proprio figlio e su questa conoscenza e questo profondo legame si può modulare la comunicazione, diversa da famiglia a famiglia. Le parole rivolte a vostro figlio andranno adeguate alla sua età ed alla sua capacità di comprensione. Non ci sono regole da seguire, ma è bene ricordare che non è necessario dare informazioni tecnico-scientifiche, che forse vostro figlio non capirebbe, soprattutto se non richieste. Ciò che importa è la disponibilità al dialogo e l’atmosfera di accoglienza che lo circonda.

Spesso sono le risposte semplici, oneste e veritiere che soddisfano i bambini.

Page 21: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

18

Può essere utile accompagnare la spiegazione con disegni, l’uso di bambole e/o l’uso del gioco in modo che il bambino veda rappresentato ciò che state narrando e, magari, possa inserirsi nel disegno e nel gioco per richiedere chiarimenti o per mostrare a sé ed a voi cosa ha compreso. La ripetizione nel gioco di ciò che vivrà in termini di indagini diagnostiche e/o di tratta-mento può dargli l’opportunità di prepararsi all’evento, sentendosi rassi-curato e sperimentando in un luogo-tempo “protetto” la sua visione della realtà, trovando significato ed elaborando l’esperienza.

Quando ?La decisione su quando affrontare tale comunicazione sta solo a voi genito-ri. Ricordate che non siete soli, molti altri genitori hanno dovuto far fronte a questo momento; inoltre, il medico e lo psicologo possono supportarvi, ad esempio affiancandovi nel momento della spiegazione della situazione a vostro figlio. Non di meno molti genitori richiedono supporto emotivo ad altri familiari od amici, pregando loro di essere presenti quando si parlerà con il bambino. Sarebbe meglio informare vostro figlio prima dell’inizio del trattamento, così da accompagnarlo fin da subito nella cura permettendogli di poter chiedere “perché devo stare in ospedale?”, “perché mi danno questa medicina?...”.

Bambini in fascia 0-3 anniA questa età i bambini comprendono ciò che vedono e che possono “tocca-re con mano”. È comunque importante essere onesti magari parlando con il loro linguaggio: “hai una bua...” parlando della malattia, oppure “fai un pick nel culetto...” raccontando di una iniezione sulla natica o, ancora, “fai un pò di nanna e mamma è qui quando ti svegli...” per prepararlo all’ane-stesia. Una volta riferita la sua condizione di malattia e, di volta in volta, cosa incontrerà (terapia, ricovero, esami diagnostici...), la presenza dei ge-nitori sarà fondamentale; dovrete infatti sostenerlo con il vostro “siamo qui vicino a te” e contenerlo nelle sue possibili sensazioni e reazioni di profonda angoscia, rabbia e perdita dell’esperienza di sé.

Page 22: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

19

Il toccarlo con delicatezza, l’abbracciarlo, il tenerlo tra le braccia, ma an-che il parlargli dolcemente guardandolo negli occhi, potranno contenere, proprio come un contenitore concreto, il corpo e la mente del bambino e lui si sentirà protetto, sentirà di avere un confine che lo delimita, di avere qualcuno che “lo tiene”, che frena la sua irrequietezza e che non lo fa sentire “a pezzi”.Quando è possibile rendetelo partecipe delle sue scelte in modo molto semplice, così che possa percepirsi ancora vitale, capace, per certi aspetti autonomo. Ad esempio, se è possibile, fategli scegliere il menù del giorno od il tipo di succo di frutta della merenda pomeridiana, offrendogli diverse opportunità.

Bambini in età prescolare: 3-6 anniI bambini di questa età possono vivere la malattia come una punizione per qualcosa che hanno fatto o detto. È importante deresponsabiliz-zarli da ciò ed affermare che la malattia non dipende da loro, da ciò che hanno detto o fatto, sottolineando che essa non è una pu-nizione. Il loro pensiero è ancora abitato dalla fanta-sia, dal mondo delle fiabe, dalla credenza che gli oggetti siano animati. Sarà così possibile che il vostro bambino possa pen-sare di essersi ammalato perché un suo com-pagno di scuola aveva l’influenza o che è stata una strega a farlo stare male. Potrà essere utile semplificare la malattia at-tingendo a spiegazioni vicine al loro modo di pensare, ma sempre veritiere come ad esempio parlare della malattia come lotta tra “cellule sane” e “cellule malate”. Informateli anche del fatto che pos-sono stare a contatto con gli altri, bambini e adulti, poiché il tumore non si “attacca” e non è contagioso.

Page 23: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

20

Sarà utile di volta in volta:1) comprendere cosa li spaventa; 2) aiutare i vostri figli a ridurre l’ansia dando loro spiegazioni comprensibili

e veritiere.

Bambini in età di latenza: 7-10 anniA questa età i bambini sono molto più consapevoli di sé e degli altri e le spiegazioni possono essere un pò più precise. Procedete per gradi, senza sommergerlo di informazioni; dategli modo di chiedere, di fare domande e, quando non ve la sentite di rispondere, rivolgetevi allo staff di cura. Dategli speranza, poiché il percorso potrà essere lungo, ma insieme potrete affron-tarlo. Ancora, siate onesti e veritieri in modo che vi senta autentici e si possa affidare con fiducia. Tutto ciò in un’atmosfera di amore.

Preadolescenti ed AdolescentiPer quanto riguarda i preadolescenti e gli adole-scenti i concetti sopra espressi possono ritornare utili. Date la possibilità a vostro figlio, se vuole,

di essere presente ai colloqui con lo staff di cura o di avere colloqui individuali con il medico e/o lo psicologo per eventuali curiosità, dubbi e necessità personali. Ri-cordate che vostro figlio è un adolescente

e avrà necessità di momenti in cui sentire il controllo della situazione e di essere “pa-

drone di sé e delle proprie scelte”, ma avrà anche bisogno di potersi appoggiare ai propri

genitori senza per questo essere considerato “in-fantile” o “mammone”. Aiutatelo ad oscil-lare tra queste due posizioni, funzionali per questo momento drammatico e per la crescita, coinvolgendolo nelle decisioni ed ascoltando il suo parere sul da farsi. A seconda dell’età, inoltre, e delle politiche della struttura, anche al bambino/ragaz-

Page 24: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

21

zo può essere richiesto di firmare il Consenso Informato al trattamento. In ogni caso, di pari passo con la crescita, vostro figlio potrà avere necessità di richiedere spiegazioni già ottenute ed approfondire alcuni contenuti sulla malattia e sui trattamenti.

Se i figli chiedono “Perché a me ?”Ricordate loro che non hanno alcuna colpa per ciò che sta succedendo, che la malattia non è una punizione, che non l’hanno “presa” da qualcuno o da qualcosa e neppure che possono “contagiare” qualcun altro. Nella nostra società i bambini vengono bombardati di notizie ed informa-zioni dai media, dai coetanei e dagli adulti significativi, così può succedere che abbiano già avuto a che fare con il “concetto cancro” od addirittura aver incontrato “l’evento cancro” in famiglia. Molti di loro, soprattutto preadolescenti ed adolescenti, accostano al tu-more l’immagine della persona calva, dimagrita ed il pensiero della morte. È bene allora chiarire che c’è differenza tra malattia negli adulti e nei bam-bini, che si tratta di una malattia seria, ma che si può curare e che ci sono persone che sono guarite. Spiegate, quando richiesto, che ci saranno effetti collaterali per le terapie (es. la caduta dei capelli) che scompariranno una volta portate a termine. Fondamentale è infondere fiducia nei trattamenti e nello staff medico-infermieristico a cui ci si riferisce.

Riassumiamo i benefici di una comunicazione onesta:• vostrofigliopuòaverefiduciainvoienellostaffdicura• vostrofigliosapràcosaaspettarsi• leinformazionionesteaiutanoilbambinoacorreggerefalsecredenzee

fantasie terribili su di sé e sulla malattia• se il bambino comprende l’importanza di alcune cose (assumere medicine,

sottoporsi ad esami diagnostici...) potrà essere più collaborativo durante il trattamento e ciò gioverà a se stesso, a voi genitori ed agli operatori

• ilconoscereecapirelasuamalattiapermetteavostrofigliodipercepireunsenso di controllo durante quei momenti in cui si sentirà fuori controllo

• voigenitoripotreteaiutarevostrofiglioadimpararecomesuperare lesituazioni difficili

• ilvostrobambinosvilupperàabilitàcheglisarannoutilipertuttalavita

Page 25: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

22

Page 26: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

23

L’ Ospedalizzazione

il Ricovero

Anche questa tappa del percorso di cura porta con sé tante domande:• “Comevivràmiofigliol’ospedalizzazione?”• “Comesisentiràmiofiglioduranteiltrattamento?”• “Cosapossofarecomegenitoreperaiutarlo?”Come vostro figlio vivrà l’ospedalizzazione ed il trattamento dipende da molteplici fattori: la sua età, il suo livello di sviluppo, la sua personalità, la sua capacità di far fronte alle situazioni, non meno im-portante la sua preparazione alla situazione e l’atteggiamento dei genitori di fronte a ciò.Come menzionato nel capitolo precedente ciò che può essere conosciuto attraverso le parole e le immagini è meno spaventoso di ciò che non è stato neppure pensato. Allora il presentare al bambino la prossima ospedalizza-zione con il racconto degli ambienti e del personale che incon-trerà, meglio se sup-portato da opuscoli che riportano imma-gini e/o disegni del reparto, potranno alleggerire in lui la tensione e l’ansia. Meglio ancora se sarà possibi-le concordare con il medico

Page 27: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

24

una “visita guidata” dell’ospedale in modo che possa vedere concretamente dove andrà di lì a poco.Mamma e papà conoscono il proprio figlio e sanno come generalmente gestisce lo stress. Quindi possono informare l’equipe ospedaliera di ciò ed insieme confrontarsi e collaborare, affinché il bambino risenta il meno pos-sibile del regime di ricovero e del trattamento.

L’Ambiente OspedalieroAggiungere un tocco di familiarità introducendo foto, disegni, giocattoli ed altre cose personali nella stanza del bambino, può rendere l’ospedale un luogo meno spaventoso. Questi accorgimenti possono aiutare l’avvio di un dialogo tra lo staff medico e vostro figlio.Una delle cose più spaventose per molti bambini è essere separati dai propri genitori e parenti. Sempre più gli ospedali ed i centri terapeutici aiutano la famiglia ed il bambino a passare il maggior tempo possibile insieme, permettendo visite frequenti e mettendo a disposizione poltrone-letto per i genitori nella stanza o nelle immediate vicinanze. Se l’ospedale non ha letti per voi, potete chiedere di dormire su una sedia vicino al letto del vostro bambino.Se il bambino ha difese immunitarie tali da poter uscire dalla sua camera può trovare beneficio ad accedere alla stanza da gioco presente in reparto. Essa è gestita da volontari di varie associazioni che si ruotano nella frequen-tazione della struttura e dispone di giocattoli e materiale da disegno dando così ai bambini la possibilità di parlare e giocare più di quanto non facciano con i propri amici a casa od a scuola. L’impostazione della stanza da gioco permette ai bambini di rilassarsi ed essere più a proprio agio nell’ambiente ospedaliero. I volontari presenti e/o lo psicologo possono parlare ai genitori e ad altri membri dello staff medico delle paure o delle preoccupazioni che il bambino può condividere e far emergere durante il gioco. Se vostro figlio non può alzarsi dal letto per andare nella stanza da gioco, i volontari e lo psicologo possono fare il proprio lavoro anche nella sua stan-za, permettendogli di sperimentarsi “normale”, poichè capace di giocare e godere di quel momento come gli altri bambini della sua età. Sostenetelo il più possibile quindi nel suo desiderio di giocare.

Page 28: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

25

il Trattamento

Per pianificare il miglior trattamento lo staff medico deve porre attenzione alla salute generale del vostro bambino, al tipo di cancro, allo stadio della malattia, all’età ed a molti altri fattori. A partire da queste informazioni, il medico preparerà un piano di trattamento specifico per quel bambino tenendo conto dei protocolli di cura nazionali ed internazionali. È bene ricordare che persino bambini con lo stesso tipo di cancro possono ricevere trattamenti differenti. A seconda di come risponde il bambino al trattamento il medico può decidere di cambiare il piano terapeutico. Se ci sono elementi di non chiarezza sui protocolli di cura di vostro figlio è bene fare domande al pediatra oncologo di riferimento che potrà chiarirvi le idee. Prima che il trattamento abbia inizio il medico discuterà con voi genitori il piano di cura scelto, inclusi i benefici, i rischi e gli effetti collaterali. Quindi sarà importante parlarne con il bambino in presenza del medico, o del medico e dello psicologo insieme, per sostenere la coppia genitoriale e/o per dare chiarimenti rispetto ad aspetti tecnici della cura.Il medico stesso può spiegare il trattamento e rispondere alle domande del bambino/adolescente ed infine richiedere il consenso scritto ai genitori per pro-cedere con il trattamento. Potrà essere richiesto anche a vostro figlio il proprio consenso prima del trattamento, a seconda dell’età e della politica ospedaliera.Il piano terapeutico può sembrare complicato all’inizio: una preoccupazione iniziale è normale e comprensibile. Lo staff di cura spiegherà ogni passo da effettuare e voi tutti prenderete presto dimestichezza con le procedure. Molti genitori trovano utile avere una copia del piano terapeutico a cui fare riferimento man mano che il trattamento stesso viene effettuato; ciò può anche aiutarvi ad organizzare la vostra quotidianità. Non abbiate timore di mostrare i vostri dubbi e di porre domande o, ancora, di confrontarvi se sentite che qualcosa non va. Se sentite di aver bisogno di più tempo per parlare con il medico accordatevi per un appuntamento.

Page 29: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

26

Ricordate: voi genitori siete una parte del team di cura e dovreste essere coinvolti nel trattamento del vostro bambino.

Attuali Trattamenti

I tipi di trattamento maggiormente usati per contrastare il cancro sono la chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia, l’immunoterapia ed il trapianto di midollo osseo. Si utilizzano questi trattamenti per distruggere le cellule cancerose e successivamente asportare, se necessario, le masse tumorali. A seconda del tipo di tumore, i bambini possono essere sottoposti ad un tipo di trattamento od a più trattamenti combinati. La maggior parte dei bambini riceve una terapia combinata. I trattamenti per il cancro spesso causano effetti collaterali indesiderati e spiacevoli quali nausea, perdita dei capelli e diarrea. Gli effetti collaterali si verificano poiché il trattamento che uccide le cellule cancerose può danneggiare anche alcune cellule sane. Appena il bambino inizia il trattamento, potreste voler tenere a mente i seguenti punti:

• i tipi di effetti collaterali e quanto essi saranno importanti sonodeterminati dal tipo di medicinale, dal dosaggio e da come il fisico del bambino reagirà ad essi

• il medico pianifica il trattamento cosicché il bambino possa avere ilminor numero possibile di effetti collaterali

• lostaffmedico-infermieristicohamododidiminuireglieffetticollateralidella cura: parlate con i membri dello staff di ciò che può essere fatto prima, durante e dopo il trattamento

• la maggior parte degli effetti collaterali sparisce poco dopo che iltrattamento è terminato

Ricordate che non tutti i bambini riportano gli stessi effetti collaterali, qualcuno ne riporta pochi, se non addirittura nessuno.

La gravità ed il tipo degli effetti collaterali variano, inoltre, da bambino a bambino e possono modificarsi nel tempo. L’equipe di cura potrà riferirvi a quali effetti collaterali vostro figlio andrà incontro e come trattarli. Se

Page 30: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

27

saprete quali effetti collaterali possono verificarsi, potrete riconoscerli rapidamente ed essere di aiuto a vostro figlio mitigandone l’ansia.

Chirurgia

Per molti tumori solidi, la chirurgia è una parte essenziale del trattamento. La chirurgia è una terapia locale per rimuovere il tumore: anche il tessuto circostante il tumore può essere rimosso durante l’operazione. Talvolta la chemioterapia è usata per ridurre la massa tumorale prima che venga rimossa rendendo l’intervento più facile.

Come aiutare il bambino ad affrontare la paura dell’Intervento Chirurgico

Il bambino è incline ad avere molte paure per ciò che concerne la chirurgia e potrebbe chiedere:

• “Com’èessereanestetizzati?”• “Sentiròmoltodolore?”• “Ilmiocorpocambierà?”• “Comemisentiròdopol’operazione?”• “Imieigenitorisarannoconmequandomisveglierò?”

Vediamo alcuni suggerimenti che potrebbero aiutare il vostro bambino ad affrontare l’intervento chirurgico:

• Date risposte sincere alle domande di vostro figlio: forse vorrà sapere se sarete con lui in sala operatoria o se sentirà dolore durante l’intervento, ad ogni modo ciò che direte dovrà corrispondere a ciò che accadrà realmente. Vostro figlio ha bisogno di fidarsi di voi.

• Siate informati il più possibile sull’intervento: i membri dello staff possono darvi le informazioni necessarie per preparare il vostro bambino così da poter dare risposte corrette. Utile potrà essere

Page 31: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

28

supportare il racconto di ciò che accadrà con l’uso di disegni, pupazzi, bambolotti e di strumenti medici (siringhe, lacci emostatici, garze...) messi a disposizione da essere così manipolati dal piccolo e resi meno spaventosi.

• Se è possibile visitate la sala operatoria e la stanza di ricovero prima dell’operazione: per aiutare i bambini a prepararsi all’operazione molti ospedali li incoraggiano a visitare le stanze nelle quali si troveranno durante l’intervento ed il ricovero. Possono incontrare e parlare con le persone che saranno presenti e ciò può aiutare i bambini ad avere un maggior controllo sulla situazione. Ancora, ai bambini piccoli, può essere mostrata una mascherina chirurgica da indossare o da mettere su un giocattolo o su un’altra persona.

• Parlate con il vostro bambino di ciò che prova e delle sue preoccupazioni: provate a chiedere quali sono le sue sensazioni e/o preoccupazioni riguardo l’intervento.

Possibili effetti collaterali della ChirurgiaGli effetti collaterali della chirurgia dipendono dalla regione interessata dal tumore, dal tipo di operazione, dalla salute generale del bambino e da altri fattori. Gli effetti collaterali più comuni includono dolore, mal di testa, nausea e costipazione. Questi effetti possono dipendere dall’intervento, dagli antidolorifici o dalla mancanza di movimento. Parlate con il medico per alleviare eventuali effetti collaterali nel vostro bambino.

I Bambini e le AmputazioniNel passato le amputazioni erano spesso necessarie per rimuovere i tumori che colpiscono le ossa degli arti. A seconda del tipo di tumore, comunque, i medici usano sempre più procedure che rendono l’amputazione non necessaria e, ad oggi, pochissimi bambini la subiscono. Lo staff medico spiegherà le opzioni disponibili. Per alcuni bambini, comunque, l’amputazione rimane la migliore scelta.

Page 32: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

29

Questi hanno preoccupazioni speciali: vorrebbero sapere com’è non avere un braccio od una gamba; se saranno capaci di fare le cose di tutti i giorni; come le faranno; come si comporteranno gli altri nei loro confronti. Potrebbero sentire una carenza di integrità dopo l’intervento. A volte è più difficile per i genitori che per i bambini abituarsi ad un’amputazione. In genere, i bambini più piccoli si abituano più in fretta. Gli adolescenti hanno specifiche preoccupazioni: possono essere più sensibili per ciò che concerne il modo in cui appaiono agli altri; possono preoccuparsi di come l’amputazione possa influenzare lo sviluppo ed il mantenimento delle relazioni, la partecipazione ad attività sportive, il matrimonio e l’avere figli. Può essere utile per il bambino vedere come altri si sono abituati ad un’amputazione: incontrare altri bambini amputati che ce l’hanno fatta può rassicurarli. Il vostro bambino imparerà che può avere comunque una vita piena ed attiva. Può essere anche utile per lo staff medico mostrargli un arto artificiale ed altri dispositivi che lo aiuteranno nel movimento.Egli potrebbe avvertire il “dolore dell’arto fantasma” una sensazione inquietante ma comune; così sensazioni come il freddo, il prurito ed il dolore vengono avvertite nell’area della protesi come se facesse realmente parte del corpo. Ciò sembra dipendere dal fatto che il cervello è stato abituato a ricevere informazioni dai nervi dell’arto che è stato amputato e ci vuole tempo perché esso si abitui ai nuovi messaggi provenienti da quelli rimasti nel ceppo dell’arto amputato. A volte un massaggio od il cambio di posizione del ceppo può recare sollievo. Parlate con il medico per capire come alleviare gli eventuali dolori che lamenta vostro figlio.

Page 33: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

30

ChemioterapiaPer chemioterapia si intende l’uso di “sostanze anticancerose” atte a trattare il tumore. Dato che alcune sostanze anticancerose funzionano meglio insieme piuttosto che da sole essa può essere combinata. A seconda del tipo di tumore del bambino e delle sostanze usate la chemioterapia può essere somministrata in uno o più dei seguenti modi:

• Per bocca (somministrazione orale) – le sostanze vengono ingoiate sotto forma di liquido o pillole. Se il vostro bambino ha difficoltà nell’ingoiare pillole, rompetele in frammenti più piccoli o trituratele e mescolatele ai cibi che più gli piacciono.

• Per via endovenosa (IV) – le sostanze vengono iniettate attraverso siringhe in vena od in una via circolatoria, ad esempio nel Catetere Venoso Centrale (CVC).

• Per via intramuscolare (IM) – le sostanze vengono iniettate tramite siringhe nel muscolo. Questa procedura può essere piuttosto dolorosa per il bambino.

• Per via sottocutanea (SC) – le sostanze vengono iniettate tramite piccoli aghi appena sotto la cute.

• Per via intratecale (IT) – le sostanze sono iniettate tramite appositi aghi nello spazio intorno al midollo spinale.

Chemioterapia OraleQuando possibile, coinvolgete il bambino in questo tipo di trattamento: per esempio potreste tenere un calendario speciale per aiutarlo ad appuntare quando assumere le medicine. I bambini più grandi, in particolare gli adolescenti, possono voler essere responsabili della somministrazione dei propri farmaci. Nonostante questo assicuratevi che le prescrizioni del medico vengano seguite fedelmente e notificate al medico se a vostro figlio mancano alcuni farmaci o se ne rigetta qualcuno.

Page 34: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

3 1

Chemioterapia EndovenosaIl bambino assumerà le sostanze attraverso un sottile ago inserito in una vena, solitamente della mano o del braccio. Nei neonati e nei bambini molto piccoli l’ago può essere posizionato in una vena nel cuoio capelluto. Sebbene fare la chemioterapia solitamente non causi dolore, può essere doloroso l’inserimento dell’ago, come la sensazione di bruciore causata dal circolo della sostanza. Se la sostanza fuoriesce dalla vena può bruciare la pelle. Un altro modo per somministrare la chemioterapia è attraverso un catetere venoso centrale (CVC). Il catetere rimane posizionato per tutto il corso del trattamento cosicché la sostanza possa essere somministrata senza la necessità di inserire un ago in vena ogni volta. Mentre il bambino è sotto anestesia locale o totale, il catetere è usualmente inserito in una vena ampia nel petto, praticando una piccola incisione vicino al collo. I cateteri venosi centrali più comunemente usati sono:

1) di tipo esterno(adesempiouncatetereBroviacodHickman)percuiiltubo di plastica si estende fuori dal corpo;

2) di tipo sottocutaneo (ad esempio un catetere Port-a-Cath) che necessita di un ago posizionato in esso ogni volta che viene usato. Questo tipo di catetere può essere preferito dagli adolescenti o dalle famiglie che non possono occuparsi di un catetere che ha bisogno di speciali cure quotidiane.

Il catetere venoso centrale è anche utile per le trasfusioni e per i prelievi ematici, evitando continue manovre dolorose per i piccoli pazienti.

Effetti Collaterali della ChemioterapiaGli effetti collaterali possono verificarsi quando le sostanze anticancerose agiscono non solo sulle cellule malate ma anche su quelle sane. Sostanze differenti producono effetti collaterali diversi che possono essere sia acuti (si verificano all’improvviso) che ritardati (si verificano giorni, settimane, anni dopo la chemioterapia).

Page 35: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

32

I più comuni effetti collaterali della chemioterapia sono:

• perditadicapelli• aumentooperditadipeso• nauseaevomito• stipsiodiarrea• infiammazionidelcavoorale(stomatiti)• mancanzadiforze-energie(astenia)

RadioterapiaLa radioterapia è un trattamento con radiazioni ad alta energia atta a

danneggiare o distruggere le cellule cancerose. Come la chirurgia la radioterapia è una terapia locale. I raggi sono indirizzati alla parte del corpo che presenta

il tumore ed il trattamento distrugge le cellule cancerose nell’area colpita o minacciata.

Dopo la chirurgia, la radioterapia può essere usata per interrompere lo sviluppo delle cellule cancerose residue.

Come funziona la Radioterapia?

Tutte le cellule del corpo umano, incluse le cellule cancerose, contengono una sostanza chiamata DNA la quale dice alle

cellule come formarsi e svilupparsi. Nella radioterapia le radiazioni

danneggiano il DNA delle cellule cancerose causandone la morte prima che nascano altre cellule.

Il tumore si ridurrà così man mano che le cellule cancerose muoiono.

Page 36: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

33

Prepararsi alla RadioterapiaPrima che il trattamento inizi un medico specializzato in radioterapia parlerà con voi e con il vostro bambino del trattamento. Il medico marcherà l’area esatta del corpo del bambino che verrà sottoposta alle radiazioni; questa demarcazione garantisce che il trattamento sia indirizzato alla stessa zona ogni volta. Questi marchi, o piccoli tatuaggi, non sono dolorosi – la pelle è solo punta – ed occorre che stiano al proprio posto durante tutto il trattamento. La cute potrà diventare più tenera durante la radioterapia: sarà quindi importante evitare l’uso di saponi o lozioni vicino ai marchi o nella parte del corpo che riceve le radiazioni senza l’approvazione del team di cura. A causa dell’esposizione alle radiazioni non vi sarà consentito sostare nella stanza con il vostro bambino durante il trattamento. È bene ricordare che vostro figlio non sarà radioattivo durante o dopo la radioterapia, quindi nessuno abbia paura di stargli accanto.

Cosa accadrà durante la Radioterapia?La radioterapia non causa dolore: è un pò come fare una normale radiografia, a parte il fatto che occorre che il bambino vi sia sottoposto per più tempo. Dato che alcuni bambini piccoli sono spesso incapaci di stare fermi, il medico può somministrare loro un farmaco per aiutarli a rilassarsi o ad addormentarsi. Le parti del corpo non trattate saranno coperte con speciali scudi fatti di piombo per proteggerle dalle radiazioni.

Ridurre le Paure del BambinoAlcuni bambini possono trovare le macchine per la radioterapia inquietanti. La maggior parte dei centri di radioterapia faranno fare a genitori e bambini un giro dell’area prima dell’inizio del trattamento, così che tutti possano vedere come appaiono le macchine. I bambini più piccoli possono aver paura di essere lasciati soli nella stanza: si potrà ribadire al bambino che sarete fuori ad attenderlo. In alcuni ospedali è possibile vedere il bambino

Page 37: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

34

mentre riceve il trattamento attraverso telecamere a circuito chiuso o speciali finestre: egli potrà sentirsi meglio sapendo che lo state guardando.

ImmunoterapiaL’Immunoterapia è stata sviluppata per supportare la capacità intrinseca del corpo di combattere le malattie. Il sistema immunitario – il sistema con il quale il corpo si difende – sa quando delle sostanze che non dovrebbero essere presenti, come i batteri ed i virus, sono nel corpo e, di conseguenza, le attacca. Il sistema inoltre riconosce quando le cellule cambiano, come le cellule che diventano cancerose, e di conseguenza le attacca.Nell’immunoterapia, le sostanze chiamate modificatori della risposta biologica (BRM), sono somministrate ai pazienti con tumore. I BRM sono sostanze normalmente sintetizzate dal corpo per combattere le malattie e distruggono le cellule cancerose cambiando il modo in cui il corpo reagisce ad un tumore. Inoltre possono aiutare il corpo a sostituire le cellule sane distrutte dalla chemioterapia. Numerosi tipi di BRM sono usati nel trattamento del cancro come, ad esempio: citochine, interleuchina, fattori colon-stimolanti ed anticorpi monoclonali.

Trapianto di midollo osseo e Trapianto di cellule staminaliAlcuni bambini che hanno la leucemia od altri tipi di cancro possono aver bisogno di un trapianto di midollo osseo (BMT) o di un trapianto di cellule staminali (PBSCT). In questi trattamenti le cellule del sangue nel midollo osseo malato o danneggiato – il materiale spugnoso che riempie l’interno delle ossa e crea le cellule del sangue – sono sostituite da cellule sane (cellule staminali), che daranno vita a nuove cellule sane.

Le cellule staminali sono cellule non sviluppate che producono tre tipi di cellule del sangue:

• globulibianchi,checombattonoleinfezioni• globuli rossi, che portano l’ossigeno e rimuovono i rifiuti dagli organi e dai tessuti• piastrine,cherendonoilsangueingradodicoagularsiLa maggior parte delle cellule staminali si trovano nel midollo osseo, ma

Page 38: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

35

alcune – chiamate cellule staminali periferiche del sangue – sono raccolte nel flusso sanguigno. Anche il sangue del cordone ombelicale contiene cellule staminali. Se il vostro dottore propone un trapianto di cellule staminali per il vostro bambino, queste possono provenire dal midollo osseo o dal sangue di un donatore, dal sangue di un cordone ombelicale o dal sangue e midollo osseo del bambino stesso.

Le cellule staminali sane si sviluppano in due modi:

• sidividonoperformarealtrecellulestaminali• diventanoglobulibianchi,globulirossi,epiastrine

Quando è necessario un Trapianto?Due circostanze creano il bisogno di un trapianto: la prima è quando lo stesso cancro ha danneggiato il midollo osseo, quindi BMT e PBSCT sono comunemente usate nel trattamento di leucemia e linfoma; la seconda circostanza è quando un trattamento richiede una tale dose di chemioterapia o radioterapia che il midollo osseo del bambino si danneggia. La chemioterapia e la radioterapia puntano a tutte le cellule che si dividono rapidamente: quelle cancerose si moltiplicano più velocemente di quelle sane e così sono distrutte dalle terapie. Le cellule del midollo osseo, comunque, si dividono più rapidamente delle altre cellule sane, quindi, trattamenti ad alto dosaggio, possono avere un effetto nocivo anche su di esse.

Un BMT od un PBSCT può essere fatto in tre modi: come trapianto autologo, trapianto allogenico o trapianto singenico.

• Trapianto Autologo – sono utilizzate le cellule staminali del bambino stesso o le cellule PBSC. Si ottengono dal

Page 39: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

36

midollo osseo o dal sangue usando la procedura di aferesi. Le cellule staminali sono raccolte mentre il bambino è in remissione. Per essere sicuri che le cellule cancerose rimaste vengano distrutte il midollo può essere trattato con sostanze anticancerose. Dopo che il midollo osseo o le PBSC vengono raccolti, il bambino riceve una dose massiccia di chemioterapia, solitamente da 2 a 6 giorni e, di frequente, l’irradiazione totale del corpo, in una o più dosi per numerosi giorni, al fine di sbarazzarsi del cancro. Il sangue di midollo osseo raccolto, o le PBSC, sono quindi reintegrati nel corpo del bambino per via endovenosa come fosse una trasfusione.

• Trapianto Allogenico – vengono utilizzati per il trapianto il midollo osseo o le PBSC provenienti da un parente, un genitore od un donatore non famigliare, purchè abbiano caratteristiche il più possibile simili a quelli del paziente. Ad esempio il trapianto del sangue da cordone ombelicale è allogenico.

• Trapianto Singenico – sono usati per il trapianto sangue midollare o PBSC provenienti da un gemello identico.

Prima del trapianto di midollo viene inserito solitamente un catetere attraverso il quale vengono impiantati il midollo sano o le PBSC che viaggiano attraverso il flusso sanguigno fino al midollo osseo, iniziando a creare globuli bianchi, rossi e piastrine.

Solitamente occorrono dai 14 ai 30 giorni alle cellule staminali trapiantate per creare abbastanza globuli bianchi utili nel combattere l’infezione e creare altre cellule del sangue. Durante questo lasso di tempo, il vostro bambino sarà ad alto rischio di infezioni, anemia ed emorragia. Il ripristino completo del sistema immunitario di vostro figlio può richiedere 1 o 2 anni dopo un trapianto autologo, allogenico o singenico. Il bambino può aver bisogno di rimanere in una stanza di ospedale libera il più possibile da ciò che può causare infezioni. Gli sarà fornita, in questo periodo, una cura di supporto che include trasfusioni e somministrazione di antibiotici.

Page 40: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

37

A chi affidarsi:figure professionali di riferimento

il Medico OncologoL’ambiente socioculturale e le esperienze passate influenzano il rapporto che il paziente stabilisce col medico; infatti, aver vissuto esperienze di malattia, ospedalizzazioni e separazioni dai genitori determinano una forte angoscia nei confronti di questa figura. È indispensabile che si crei un buon rapporto tra il medico ed il vostro bambino, creando un clima di fiducia reciproca; tutto ciò non potrà che favorire un’ospedalizzazione più positiva e serena.

Fino ad una certa età, per il bambino, il medico oncologo, il pediatra, il medico di famiglia sono “dottori”.

Fino a 6 anni d’età il bambino considera il medico al pari dei suoi genitori poiché, in alcuni casi, può svolgere le stesse funzioni. L’atteggiamento, il tono di voce, il modo in cui sarà maneggiato, saranno fattori che influenzeranno il giudizio del bambino nei suoi confronti. Dopo i 6 anni, l’idea che avrà del ruolo del medico sarà più chiara e non temendolo più come persona potrà stabilire un contatto fisico. L’unica

Page 41: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

38

paura rimasta riguarda il dolore che il suo intervento potrebbe provocare. Intorno agli 8 anni darà importanza alla capacità di ascolto e di dialogo, alla franchezza, alla comprensione ed alla simpatia, oltre che ad un sincero rapporto affettivo.

Verso i 10 anni, attraverso l’informazione e l’immagine espressa dalla famiglia, comprenderà sempre più il suo ruolo utilitaristico.

A partire dalla preadolescenza percepirà la sua funzione e la sua appartenenza ad una determinata categoria professionale, tenendo in minor considerazione le sue qualità personali ed il rapporto affettivo ricercato in precedenza.

Il medico può essere considerato da alcuni bambini come un eroe, soprattutto quando alle spalle ci sono genitori che hanno sempre accettato ed ammirato tale figura di cura come autorità benefica, sia in condizioni di salute che di malattia. I piccoli provano allora ammirazione, identificazione ed un pizzico d’invidia per il possesso di strumenti desiderabili.

L’onnipotenza del medico, oltre ad essere rassicurante, può generare, allo stesso tempo, un senso di oppressione e di timore: è lui che decide tutto, spesso senza consultare il paziente, ma solo i genitori.

Con il bambino o l’adolescente l’oncologo dovrebbe mostrarsi disponibile ed interessato, limitando al minimo gli interventi dolorosi e spiegando, quando è possibile, la natura e le ragioni dei trattamenti a cui lo sottopone.

L’Infermiere ProfessionaleL’infermiere è un professionista dell’area della sanità capace di utilizzare le risorse a sua disposizione attraverso un tipo di assistenza di natura tecnica, relazionale ed educativa. È il gestore di un intervento che tiene conto della globalità della persona.

Uno degli obiettivi dell’assistenza infermieristica è quello di offrire un supporto ai degenti nelle diverse fasce d’età per raggiungere e mantenere un livello di salute ottimale; ciò è raggiungibile solo mantenendo un equilibrio tra “curare” e “prendersi cura”.

Page 42: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

39

Gli infermieri, nell’ambito delle loro competenze, sostengono la ripresa dell’autonomia della famiglia, instaurando con il bambino e con i suoi genitori un rapporto di fiducia e collaborazione. La genitorialità dell’assistenza infermieristica si rivolge principalmente ai piccoli pazienti, con modalità differenti a seconda della loro età e della capacità di interazione, ma anche a voi genitori che in qualche modo volete riapprendere a gestire la vita quotidiana. Partecipando attivamente al processo assistenziale accompagnati dalla figura infermieristica, potrete riappropriarvi delle vostre competenze ed acquisirne di nuove; questo si rivelerà utile sia in ospedale, dove vi sentite seguiti e protetti, sia a casa. Tutto ciò per favorire in voi una completa autonomia.

Papà e mamme potranno essere accompa-gnati imparando ciò che il bambino può e non può fare in alcuni momenti: ad esempio se assume il cortisone sono con-troindicati cibi troppo salati o troppo dolci; gli indumenti sintetici e di lana sono da evitare, mentre sono pre-feribili quelli di cotone; il bagno schiuma usato abitualmente po-trebbe essere troppo aggressivo.

L’infermiere allora cercherà di capi-re gli umori, le insicurezze e le de-motivazioni dei genitori, “proprio come una madre”, ma allo stesso tempo, dovrà illustrare e far rispettare le norme del reparto, gli orari di apertura, l’igiene, la presenza di una sola persona in camera quando è necessario, “come fareb-be un padre”.

Page 43: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

40

Lo Psicologo in OspedaleLa medicina si è sempre occupata di come ci si ammala, meno di come si reagisce a livello psicologico alla malattia.

Gli interventi di prevenzione, diagnosi, abilitazione-riabilitazione, sostegno e psicoterapia sono il ventaglio dell’offerta professionale psicologica. Lo psicologo in oncologia pediatrica si rivolge alla persona malata ed alla sua famiglia, cercando di consentire un adattamento migliore alla situazione di crisi indotta dalla malattia, prevenendo risposte disadattative nei vari membri.A volte la consulenza psicologica è richiesta dal medico quando vi sono reazioni emotive del paziente e dei suoi familiari che lo preoccupano. Altre volte le segnalazioni provengono dagli infermieri, dai familiari del malato o dal paziente stesso.La figura psicologica vuole essere di aiuto al paziente ed alla sua famiglia, sostenendo la possibilità di rendere dicibili le angosce, le paure, i dubbi e gli affetti, utilizzando strumenti come il disegno, il gioco ed i gruppi terapeutici, nel rispetto delle possibilità e dei tempi che ogni bambino usa per parlare di sé.Il colloquio clinico rappresenta uno dei pochi momenti in cui il bam-bino può esternare la sua sof-ferenza con un professioni-sta disposto ad ascoltarlo ed a contenere le sue an-sie. Inoltre serve a rie-laborare fantasie legate alla malattia ed al do-lore, che si creano nel bambino per la man-canza di spiegazioni.Dopo le prime fasi di malattia, in cui il bam-bino viene seguito in-dividualmente, si può considerare la possibilità

Page 44: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

41

di inserirlo in un gruppo terapeutico composto da altri bambini con la stessa patologia. In questo modo il piccolo paziente, che spesso è abituato a vivere in isolamento sociale, ha la possibilità di avere scambi con dei coeta-nei che sperimentano la stessa situazione di malattia. Gli argomenti di di-scussione possono così orientarsi sul come affrontare le manovre dolorose, sui mezzi e metodi per far fronte al dolore ed alla paura e sulla quotidianità, così da percepirsi meno soli e più sicuri.Anche per i genitori è fondamentale un sostegno psicologico poiché hanno un ruolo determinante sul comportamento, sull’approccio alla malattia, sul modo di porsi dei loro figli poiché sono coinvolti direttamente con la sofferenza del piccolo.

I gruppi di sostegno psicologico ai genitori possono essere una valida risposta a questa richiesta d’aiuto. I vissuti di disperazione e di impotenza rischiano di esaurire le capacità creative e progettuali degli adulti, rendendo più complicato il difficile compito di accudimento e cura del proprio figlio malato. Uno spazio di gruppo per i genitori può fornire quindi un contenimento ed un sostegno attraverso la condivisione di esperienze comuni e l’espressione di sentimenti angosciosi come la rabbia, l’ostilità e l’invidia.

Lo stesso supporto garantito al bambino malato ed ai genitori deve essere rivolto anche ai fratelli/sorelle sani, che possono arrivare all’attenzione dello psicologo solo al termine della terapia del paziente, a 1-2 anni dalla comunicazione della diagnosi. Sarà opportuno, se necessario, offrire uno spazio di ascolto anche per loro per prevenire aspetti psicopatologici futuri e/o sostenerli nel difficile compito di essere fratelli sani, con tutto ciò che esso comporta per sloro stessi e per gli altri familiari.

L’Insegnante in OspedaleLa scuola riveste per il bambino un ruolo fondamentale sul piano dell’apprendimento e delle relazioni sociali, sia con gli adulti che con i coetanei. Anche per il bambino malato costituisce una condizione di maturazione e di sviluppo equilibrato, in cui deve trovare sollecitazioni atte a promuovere la sua personalità globale.

Page 45: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

42

La Carta dei Diritti del Bambino Malato prevede un ambiente ospedaliero sereno e contraddistinto dalla scuola, dalle attività di tempo libero, dalla pre-senza di educatori e dalla disponibilità di strutture adeguate a svolgere funzio-ni educative e ludiche. La scuola può essere di grande aiuto all’équipe ospe-daliera, presentandosi come un elemento di continuità tra “dentro” e “fuori”.

Nei periodi di ospedalizzazione o di trattamento la regolare frequenza scolastica può essere compromessa. Così, per favorire un’esperienza di continuità, gli insegnanti ospedalieri consentono di proseguire il percorso scolastico del paziente-alunno, mantenendo i contatti con la scuola di appartenenza, in cui rientrerà non appena possibile. I vantaggi sono diversi: oltre alla continuità concreta di vita, favorisce la socializzazione e permette di distogliere il pensiero dal dolore provocato dalle manovre terapeutiche e dalla malattia. Gli insegnanti, inoltre, possono essere ottimi collaboratori per il personale sanitario e interlocutori abituali dei genitori.

Pur conservando la sua identità di operatore scolastico e di promotore di processi di formazione, il docente coopera quindi con le altre figure professionali. Gli interventi didattici, incoraggiati da tutta l’équipe, dovranno adeguarsi alle pratiche mediche ed alle condizioni fisiche dei bambini e dei ragazzi, poiché è provato che l’inattività può provocare isolamento e regressione.

Gli insegnanti fondano la loro attività su un modello organizzativo che deve essere:

• flessibile negli orari e nei contenuti proposti• breve negli interventi• capace di far uso di strumenti alternativi al libro di testo• in comunicazione con le scuole di provenienza• adattabile agli spazi

Questo ultimo punto richiede una particolare attenzione, poiché il docente per garantire la sua presenza al fianco dei pazienti-studenti, si sposta spesso sia in reparto, lavorando nelle stanze normali o sterili dei degenti, sia in day hospital.

Page 46: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

43

il VolontarioIl volontariato è stato per molto tempo un fenomeno soprattutto caritatevole ed assistenziale, di matrice tendenzialmente religiosa che si poggiava su un ridotto impegno finanziario dello Stato nel campo dei servizi socio-assistenziali.

Oggi fare volontariato è uno stile di vita, un modo per mettersi in relazione col mondo fuori di sé e con gli altri, tutto questo anche per dovere civico e per senso di responsabilità, nel tentativo di contribuire al cambiamento della società e delle istituzioni (Tamburini, Gangheri, Karman Fusco, 2002).

Il volontario entra in “punta di piedi” nelle storie di molte famiglie, conoscendone i segreti e le dinamiche e condividendo con partecipazione paure e dolori. Egli ha il compito di ascoltare e di rispondere ai bisogni di vicinanza, di gioco e di socializzazione, diventando un importante punto di riferimento per il paziente e la famiglia.

La Clinica Pediatrica, il DayHospitalPediatricoe la Chirurgia Pediatrica dell’Azienda Ospeda-liero-Universitaria di Ferrara fanno riferimento per l’ambito pediatrico on-cologico e psico-oncologico all’Associazione di Volon-tariato Giulia Onlus, che opera nello specifico con e per bambini affetti da patologie tumorali e per le loro famiglie.

Page 47: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

44

Page 48: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

45

La vita va avanti

il Vostro BambinoIl vostro bambino, nonostante la diagnosi di malattia, ha ancora gli stessi bisogni degli altri bambini: andare a scuola, avere amici e giocare. Potete andare incontro a questi bisogni lasciando vivere a vostro figlio una vita il più normale possibile. Tuttavia, può capitare che alcune abitudini debbano essere cambiate durante il trattamento. Dopo la chemioterapia o la radio-terapia, vostro figlio può essere molto stanco e, quindi, aver bisogno di più riposo. Que-sta stanchezza è prevedibile. Aiutatelo a trovare altre cose da fare, come nuovi hobbies, o chiedete ai suoi amici di venire a casa per disegnare, giocare e chiacchierare quando le con-dizioni mediche lo permetto-no.

Come voi, anche il vostro bambino è suscettibile alle in-certezze, alle preoccupazioni e talvolta alle paure, ma può essere difficile esprimere a parole tali contenuti che possono però essere “portati all’at-tenzione” attraverso comporta-menti insoliti. Per esempio, vostro figlio potrà apparire più chiassoso e/o prepotente, essere più quieto del

Page 49: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

46

solito, avere incubi, mostrare un cambiamento nei gusti e nelle scelte ali-mentari, avere un rendimento scarso a scuola, regredire a comportamenti da bambino molto piccolo come far pipì a letto o succhiarsi il pollice.

Questi mutamenti nel comportamento, che sono comuni in chi attra-versa situazioni tanto stressanti come la malattia oncologica, sono solo una piccola parte di ciò che vostro figlio potrebbe manifestare nel tempo. Sa-rebbe utile parlarne con l’equipe medico-assistenziale e, se opportuno, con altri genitori che hanno avuto esperienze come la vostra.

Gli adolescenti colpiti dal cancro hanno poi speciali preoccupazioni. Essi di frequente si lamentano che i propri genitori tentano di proteggerli troppo.

Gli adolescenti sono in una fase della propria vita in cui provano ad essere padroni di sé stessi ed a fare cose per sé, ma avere

il cancro li forza a dipendere dai voi geni-tori. Date ai vostri figli la possibilità di

prendere le proprie decisioni quan-do possibile: ciò li aiuterà.

Scuola ed AmiciIncoraggiate il vostro bambino a sta-re a contatto con gli amici. Tenere vivi i contatti è più facile se egli può continuare ad andare a scuola, mentre è sotto trattamento, sempre

che il medico lo ritenga possibile. Se c’è bisogno di tempo lontano da scuola sostenete l’opportunità di contatti telefonici con i compa-

gni e con gli insegnanti, oppure pensate all’opportunità di lezioni a domicilio ad opera degli inse-

gnanti curricolari; ciò può essere richiesto tramite il sistema scolastico per aiutare il bambino a continuare

Page 50: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

47

gli studi, rendendogli il ritorno a scuola più facile: alcune scuole infatti garantiscono questo servizio. I bambini che hanno un tumore vogliono ed hanno bisogno di stare con i propri pari, e ciò li fa stare meglio. Se lo desi-derate, chiedete al vostro dottore ed allo psicologo di far visita alla classe di vostro figlio per preparare i compagni al suo rientro a scuola.

Voi stessi potreste parlare con gli insegnanti, con gli educatori e gli allena-tori sportivi del vostro bambino a proposito della malattia, del trattamento, dei giorni di scuola persi, degli allenamenti sospesi e di ogni cambiamento necessario.

I bambini spesso si preoccupano di come i propri amici e compagni di scuola si comporteranno nei loro confronti, specialmente se hanno perso molte lezioni o se mostrano evidenti cambiamenti fisici, come la perdita dei capelli o l’amputazione di un arto. Gli altri compagni di solito accettano i cambiamenti, ma possono avere un sacco di domande da fare. Aiutate allora vostro figlio a pensare al modo in cui rispondere alle domande ed a dire ai compagni ed agli amici che non possono contrarre la malattia. Fate riferimento allo staff di cura per avere suggerimenti rispetto al tema “ritor-no a scuola” o consigliate un colloquio con il medico e/o con lo psicologo a vostro figlio, poiché potrebbe sentirsi legittimato nel porre domande che forse a voi genitori non si sente di fare per paura di arrecarvi troppa preoc-cupazione.

Sarà bene informarlo, inoltre, su alcune reazioni dei compagni e degli adul-ti che potrebbero mostrarsi instabili di fronte ad una seria malattia. Alcuni, infatti, possono reagire mostrando diffidenza o dicendo cose “cattive” o “sbagliate” verso chi è ammalato.

i GenitoriLa malattia di vostro figlio porterà molti cambiamenti nella vostra vita e per “metabolizzarli” è importante considerare alcuni aspetti:

• Riservate del tempo per voi stessi: cercate di fare alcune delle cose che facevate prima che il bambino si ammalasse. Non sentitevi in colpa se

Page 51: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

48

avete bisogno di un po’ di tempo per voi stessi. Anche se a volte compli-cato, inoltre, fate uno sforzo speciale per trovare il tempo di parlare con il partner e/o con coloro che vi stanno vicino.

• Rivolgetevi allo staff medico o ad altre risorse per il supporto: i cen-tri di trattamento hanno uno staff esperto che può parlare con voi delle vostre preoccupazioni. Avvaletevi ed “usate” questi professionisti per il supporto.

• Contattate dei gruppi di supporto: l’ospedale può fornire informa-zioni rispetto a gruppi di supporto nei quali è possibile incontrare altre persone che hanno bambini malati di tumore così da avere sostegno ed informazioni. Si può così venire a conoscenza del comportamento di altri genitori relativamente alla situazione che anche voi state attraversan-do.

• Condividete la cura del vostro bambino con l’altro genitore e con gli altri membri della famiglia: per esempio, se il bambino è in ospe-dale per un lungo periodo voi genitori, potreste voler fare dei turni per stare con vostro figlio, magari coinvolgendo amici e parenti. Aiutarsi re-ciprocamente e farsi aiutare non darà solo ad ognuno di voi una pausa dall’ospedale, ma vi consentirà di evitare l’isolamento.

Fratelli e SorelleLe vite dei bambini che hanno un fratello od una sorella con tumore cam-biano radicalmente. I fratelli sani possono avere sentimenti molto differenti a proposito del fratello malato e rispetto alle attenzioni extra che ricevono. Essi possono sentirsi dispiaciuti oltre a pensare, soprattutto se piccoli, di aver causato in qualche modo la malattia del fratello (forse per l’invidia o la gelosia in alcuni momenti della vita...). Ancora, possono credere che le proprie esigenze vengano ignorate, messe in secondo piano od addirittura banalizzate.

Quando un bambino è in ospedale ed è molto malato, l’attenzione è fo-calizzata su di lui. In quanto genitore è normale non riuscire a dedicare la stessa attenzione che si dedicava precedentemente agli altri figli. Può allora capitare di mancare a momenti speciali come un saggio di danza, una parti-ta di calcio od ancora al colloquio con gli insegnanti della scuola. Capita di

Page 52: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

49

investire tutta l’energia e la pazienza nell’accudire il bambino malato e non avere abbastanza energia / tempo / pazienza per parlare con gli altri figli, per giocare con loro e per aiutarli nei compiti. È naturale, quindi, per i figli sani, essere infastiditi, se non arrabbiati per le attenzioni che il bambino malato riceve.

Di conseguenza, il comportamento degli altri figli può cambiare: posso-no diventare tristi, avere una serie di sintomi fisici (mal di pancia, mal di testa...), avere problemi comportamentali od iniziare ad avere difficoltà scolastiche. Lo psicologo ed i gruppi di supporto possono essere in grado di offrirvi consigli utili per affrontare queste problematiche. Sarà allora im-portante con gli altri figli:

• Parlare dei loro sentimenti: parlate con loro delle attenzioni speciali che il fratello malato riceve. Lasciate che sappiano che sentirsi arrabbiati è naturale. Provate a spiegare cosa sta succedendo e perché voi non potete star loro vicino come facevate prima.

• Parlare con loro della malattia, del trattamento e di cosa questo comporti: le paure dei bambini più piccoli possono essere esorcizza-te sapendo che essi non hanno potuto causare la malattia con la volontà o diffondendo germi con un raffreddore. Il trat-tamento e le procedure dovrebbero essere spiegate come cose utili e non come punizioni.

• Passare del tempo con gli altri fi-gli: cercate di passare del tempo con loro facendo le cose che pia-ce loro fare, condividendo tempo e interessi come prima della ma-lattia.

Page 53: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

50

• Incoraggiarli a prendere parte alle attività esterne: prendete nota di ciò che fanno e lodateli mentre svolgono queste attività.

• Coinvolgerli nel trattamento del loro fratello/sorella: portateli con voi se possibile a trovare il fratello in ospedale. Ciò permetterà loro di vedere con i propri occhi come sono l’ospedale, il trattamento e le condi-zioni psicofisiche del fratello malato: questo può ridurre preoccupazioni a volte maggiori rispetto alla realtà.

• Parlare con loro di ciò che potrebbero chiedere i compagni di classe o gli amici: aiutateli a pensare a possibili domande e risposte cosicché siano a proprio agio a parlare della malattia del loro fratello.

• Chiedere agli altri membri della famiglia ed agli amici di passare del tempo con i vostri bambini: per esempio, gli zii, potrebbero andare agli eventi scolastici o presenziare a giochi e performance importanti. Un amico di famiglia potrebbe aiutarli con i compiti o portarli in gita.

Per aiutare il vostro bambino ed i vostri familiari a gestire le paure e le sensazioni più o meno spiacevoli, voi potreste:

• Dire“tivogliobene”spesso.• Assicurareilbambinocheiltumoreedisuoitrattamentinonsonodelle

punizioni.• Incoraggiareivostrifigli(malatienon)aparlaredellamalattia,deitrat-

tamenti e di aspetti più o meno correlati con la situazione. Fate magari voi delle domande ai bambini per iniziare la conversazione: il dialogo in famiglia può aiutare ognuno a sentirsi meno preoccupato. Il dialogo aiuta l’intera famiglia a superare la malattia insieme.

• Direaivostrifigliedavoistessicheènormalesentirsitristiepiangere.• Incoraggiareleattivitàperaiutareilbambinoasentirsipiùrilassato:di-

segnare e giocare può aiutarlo a sentirsi meglio.• Mantenerelostessostileeducativoadottatoprimadelladiagnosidima-

lattia. Ciò può far sperimentare a tutti i membri della famiglia, compreso al malato, che c’è comunque un “andare avanti”, una continuità nella crescita, una coerenza nel contesto “famiglia” e che le regole, come veni-vano date in precedenza per il benessere e la protezione dei figli, conti-nuano ad essere importanti, utili e necessarie come espressione di valore e di affetto.

Page 54: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

51

• Permetteredifaredellescelte,purchéessenoninterferiscanoconiltrat-tamento.

• Chiederedicontinuareasvolgereipiccolilavorettiincasa,comeriordi-nare la sua stanza ed i suoi giochi, quando è possibile.

Predisporre, inoltre, dei limiti al comportamento ed alle attività è impor-tante e di conforto. È tuttavia utile ricordare che i bambini, come gli adulti, hanno giornate “sì” e giornate “no”. Aiutate i vostri figli a sentirsi parte di una vita normale.

Gli Amici e la FamigliaUna diagnosi di cancro influisce non solo sul bambino, sui genitori, sui fra-telli, ma anche sui nonni, gli altri parenti e gli amici. Queste persone posso-no supportare la famiglia ed assisterla in questo periodo difficile della vita.

Può essere utile informare i datori di lavoro ed i colleghi della malattia di vostro figlio di modo che sappiano perché state chiedendo delle ferie ed esservi d’aiuto. Di seguito sono descritti alcuni spunti su come affrontare tali comunicazioni:

• Siateapertiedonesti.• Mostrateaglialtricomevoigenitoriedilvostrobambinovorresteessere

trattati/aiutati.• Seglialtriviriservanotroppeattenzioni,fateglielonotare.• Potrestetrovarestancantedoverripeteredettagliriguardolamalattiadi

vostro figlio ai membri della famiglia ed agli amici. Chiedete ad una persona vicina a voi di rispondere alle domande al posto vostro se fosse necessario.

• Puòessereutilechiedereadunamicooadunmembrodella famigliadi essere il “punto di riferimento” per comunicare alle persone i vostri bisogni, anche quotidiani, come fare la spesa e pagare le bollette.

Page 55: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

52

Page 56: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

53

La fine delle cure:cosa ci riserva il futuro?

Grazie a terapie e ricerche innovative, i bambini che hanno un tumore vivono più a lungo che in passato e la loro qualità di vita è migliore. Sebbe-ne conducano vite normali, i “sopravvissuti” hanno preoccupazioni diverse dagli altri.

Cura della SaluteEsami regolari sono molto importanti dopo una terapia contro la malattia tumorale. Durante queste visite il bambino riceverà sia le cure mediche gene-riche per l’età, sia cure speciali che dipendono dal tipo di tumore, dal tratta-mento e dallo stato di salute corrente.

In generale, i genitori di bambini che hanno ricevuto un trattamen-to contro il cancro dovrebbero seguire le indicazioni seguenti:

• Programmare regolari check-up. I bambini che hanno ricevuto il tratta-mento contro il cancro di solito tornano dal pedia-tra ogni tre o quattro mesi all’inizio della fase di fuori terapia, in seguito una o due volte all’anno.

Page 57: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

54

• Fare attenzione a qualsiasi sintomo che possa essere indice di un ri-torno della patologia. I medici non sono in grado di dire se il tumore si ripresenterà nel vostro bambino. Se dovesse ripresentarsi questo po-trebbe accadere dopo settimane, mesi od addirittura anni dalla fine del trattamento. È utile confrontarsi con il medico e con lo staff di cura a proposito della possibilità di una recidiva o dei segnali di una recidiva in atto.

• Fare attenzione agli effetti del trattamento. La terapia può causare effetti collaterali anche a distanza di anni. Alcuni trattamenti possono compromettere la capacità del vostro bambino di avere figli in futuro, comprometterne la crescita fisica od un decorso psico-intelletivo nella norma, oltre che aumentare il rischio di sviluppare un altro tipo di pato-logia tumorale.

• Mostrare apertura ed accoglimento verso qualsiasi sentimento ri-spetto l’esperienza di malattia, anche anni dopo il trattamento. Alcuni bambini si rendono conto completamente di ciò che è accaduto loro solo una volta che il trattamento è finito. Ciò può essere davvero doloroso. A questo punto, potrebbero aver bisogno di parlare del loro vissuto even-tualmente anche con un professionista psicologo/psicoterapeuta.

• Promuovere comportamenti salubri: mangiare bene e dormire abba-stanza, insieme ad una regolare attività fisica può aiutare vostro figlio a sentirsi meglio ed a mantenersi in salute.

Reagire allo stress dell’essere “Sopravissuti”La diagnosi ed il trattamento del cancro nei bambini costituiscono un periodo davvero stressante. I bambini e le famiglie reagiscono allo stress dell’esperienza di malattia in modi differenti ed i periodi di ansia o depres-sione sono comuni. Per i sopravvissuti e le loro famiglie la fine del tratta-mento porta con sé una nuova serie di emozioni molto diverse anche da persona a persona.

La maggior parte delle famiglie e dei bambini che hanno affrontato la pato-logia oncologica reagiscono bene agli effetti postumi del trattamento, anche

Page 58: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

55

se ci possono essere periodi di intensa ansia rispetto ai controlli medici o do-vuti a brutti ricordi collegati alle cure, denominati “stress post-traumatico”.

Quando cercare AiutoI bambini e/o i membri della famiglia che avvertono e presentano difficoltà e disagio nello svolgere le normali attività quotidiane, è bene che ne parlino con il proprio medico di famiglia, con l’oncologo che li ha seguiti e con lo psicologo di riferimento, per valutare una possibile presa in carico, se ne-cessario dato che il trattamento contro il cancro può dar luogo a deficienze ormonali o ad altri problemi che possono intaccare l’umore e creare una serie di sintomi spiacevoli.

Quindi attenzione a questi segnali:

•ipernutrizioneeconseguenteaumentodipeso•perditadell’appetitoeconseguenteperditadipeso•propensionealpiantooincapacitàdipiangere•stanchezzacronicaedebolezzadiffusa•troppeoretrascorseadormireosonnodisturbato•difficoltànelprenderedecisionienellaconcentrazione•perditadellasperanza,pensierisullamorte,sulsuicidioedifuga•irritabilitàaccentuata•perditadell’interessenelleattività

> tutto ciò può far pensare ad una sintomatologia depressiva

Attenzione a questi segnali:

•ricordodeldoloredellamalattia•fastidio,pauraoansiaquandosiripensaallamalattia•reazionifisiche,comelatachicardia,quandosiripensaallamalattia•elusionedellevisitemediche•rifiutodiparlaredellamalattia

> questo può far pensare ad un disturbo post-traumatico da stress

Page 59: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

56

Condividere le Preoccupazionicon i Professionisti SanitariParlare con gli altri delle vostre preoccupazioni, soprattutto con chi ha con-diviso questo periodo tanto impegnativo con voi genitori, è il primo passo verso l’acquisizione di un certo controllo rispetto a questi aspetti.

Page 60: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

57

Quando la MalattiaNon può essere Curata

Sebbene nessuna situazione è senza speranza, può giungere un momento in cui il trattamento non funziona più ed il tumore non è più guaribile. Insie-me allo staff medico si deciderà cosa sia meglio per il bambino.

L’obiettivo del trattamento cambia allora dalla cura della malattia all’ac-compagnamento alla fine della vita, in un’ottica del prendersi cura del ma-lato in senso globale.

Le cure PalliativePer Cure Palliative s’intende un insieme d’interventi mul-tidisciplinari finalizzati al pren-dersi cura del malato, attenuarne i sintomi della malattia senza in-tervenire direttamente sulla cau-sa. Esse sono rivolte al controllo del dolore e di tutti gli altri sintomi che può manifestare un paziente affetto da una malattia cronica progressiva che non risponde più ai trattamenti clinici. Sono cure volte ad aiutare il paziente ed i suoi familiari nel superamento di disagi di carat-tere psicologico, emozionale,

Page 61: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

58

sociale e spirituale in modo da migliorarne la qualità della vita. Le Cure Palliative richiedono l’intervento di diverse figure profes-sionali competenti: infermieri, medici, fisioterapisti, psicologi, as-sistenti sociali, riferimenti spirituali e volontari delle associazioni. Tali cure possono essere realizzate a domicilio se il paziente e la famiglia lo desiderano e quest’ultima soluzione, supportata adeguatamente, può di-ventare parte integrante dell’assistenza.

Alcuni dei problemi specifici che implicano l’indirizzo ad una cura pallia-tiva sono:

• Bisogni fisici: sintomi incontrollati possono accrescere il disagio e la paura associati alla malattia del vostro bambino. L’obiettivo è di allevia-re sintomi quali nausea, dolore, senso di soffocamento, costipazione ed altri, in modo da aiutare vostro figlio ad essere il più possibile a proprio agio.

• Problemi emotivi e psicologici: questi problemi sono diversi per ogni bambino ed ogni famiglia. Comunque problemi comuni spesso vengono dalla non consapevolezza di ciò che sta accadendo, o che accadrà, cosa che può causare disagio, paura ed ansia.

• Problemi spirituali: l’obiettivo è assistere il paziente e la famiglia nel proprio percorso. Prima di tutto verranno rispettate le tradizioni ed i valori della vostra famiglia durante l’assistenza spirituale.

Se la malattia di vostro figlio non può essere “curata” o controllata, potreste pensare a quale potrebbe essere il luogo più consono per lui: in ospedale, a casa od in un ambiente familiare. Parlate con l’equipe delle scelte possibili per voi e per la vostra famiglia e con vostro figlio a proposito di ciò che lui vorrebbe. Se il vostro bambino è troppo piccolo o sembra non comprende-re, decidete voi, basandovi su ciò che sarebbe meglio per lui.

Molte famiglie scelgono per il loro bambino le cure in ospedale, poiché possono usufruire di un’assistenza 24 ore su 24 e di speciali macchinari e trattamenti che possono aiutarlo a vivere più a lungo piuttosto che con una migliore qualità di vita.

Page 62: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

59

Altre scelgono le cure fuori dall’ospedale, potendo usufruire di assistenza sanitaria, di eventuali ausili e/o supporti terapeutici, di aiuto ad opera di volontari presso il proprio domicilio. Come genitori, è importante sapere che, con l’aiuto di infermieri, medici ed altri professionisti del settore sani-tario, il vostro bambino può ricevere ottime cure anche fuori dall’ospedale. Ogni singolo caso va comunque valutato dall’equipe insieme a voi.

Cure in OspedaleI programmi ospedalieri forniscono assistenza ai malati ed alle famiglie. Ora le principali preoccupazioni del personale di assistenza sono la qualità della vita ed il controllo del dolore. Essi aiutano la famiglia ad impara-re come prendersi cura di bambini malati di cancro allo stadio terminale. Danno anche supporto emotivo, spirituale e sociale durante la malattia del bambino e dopo la sua morte.

Cure a DomicilioLe cure a domicilio sono una buona scelta per molti bambini affetti da tumore. Professionisti delle cure a domicilio possono fornire medicine, me-dicazioni, attrezzature quali letti attrezzati e sedie a rotelle, nutrizione ap-propriata e molte altri sussidi necessari per le cure a domicilio. Essi inoltre possono procurare supporto emotivo per voi genitori, per il malato e per qualunque altro membro della famiglia.

Un vantaggio delle cure a domicilio è che gli amici ed i parenti possono appoggiarvi ed aiutarvi. Le cure a casa comportano l’introduzione nella propria abitazione, ed a volte in quella di amici o parenti, di personale spe-cializzato. In molti casi, volontari formati possono occuparsi del bambino quando voi avete bisogno di qualche momento per sbrigare alcune faccen-de o semplicemente per farvi una doccia.

Page 63: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

60

Preoccupazioni QuotidianePer alcuni genitori può essere difficile poter riconoscere gli aspetti vitali del proprio bambino, sostenerli e valorizzarli. Così se vostro figlio se la sente od addirittura esplicita il desiderio di svolgere alcune attività come faceva prima della malattia, perché non assecondarlo? Ad esempio frequentare la scuola part-time od anche per una sola ora al giorno – se possibile – può rendere vostro figlio più sereno. Parlare con il vostro bambino della morte gli dimostra che siete aperti ed onesti, mostra il vostro supporto, il rispet-to e l’amore che avete per lui. Prestare attenzione ai cambiamenti nel suo comportamento può fornirvi importanti indizi su ciò che può essergli utile in questo momento, compresa la volontà /desiderio di poter parlare della propria morte.

Coinvolgere i vostri figli nelle attività di tutti i giorni – leggere, fare i com-piti, guardare un film od un programma televisivo – può aiutare a tenere la famiglia unita.

Influssi CulturaliA volte, le famiglie per propria cultura ed educazione, ritengono che il bambino non dovrebbe venire a conoscenza del fatto che stia morendo. Pensano che conoscendo la verità, un bambino possa perdere la voglia di vivere e smettere di lottare contro la malattia. I genitori possono sentirsi personalmente responsabili di tenere i propri bambini in vita. In queste situazioni, è importante per il team medico rispettare le tradizioni della famiglia. Quanto il bambino debba sapere rispetto alla propria morte può essere una decisione lasciata ai genitori, alla famiglia ed alla comunità in cui si vive.

A proposito del DoloreQuando ci si prepara alla perdita di un figlio, si può andare incontro ad un periodo chiamato “dolore anticipatorio”. Il processo di elaborazione del

Page 64: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

61

dolore inizia in realtà prima che il bambino muoia, quando si inizia ad accettare la realtà della sua morte e le perdite che creerà. Durante e dopo la morte del vostro bambino, andrete incontro ad un periodo di dolore profondo. Quanto a lungo durerà è molto personale e non si può generaliz-zare. Cercate di non paragonarvi ad altre persone di vostra conoscenza che hanno perso un caro. Non preoccupatevi di stabilire un tempo per i vostri sentimenti. A volte, alcuni amici o parenti, possono dire cose insensibili come “Sono passati ormai sei mesi, perché non vai avanti con la tua vita?” Ognuno di noi reagisce in modo diverso ed in tempi diversi.

Uomini e donne possono elaborare il dolore in modo differente. Ciò può essere molto frustrante, in particolare nei matrimoni in cui i coniugi pren-dono le cose in modi diversi. A volte, parlare con un amico o con qualcuno che ha passato una esperienza simile può essere utile. Molti genitori be-neficiano di gruppi di supporto presenti nei Servizi di Psiconcologia pres-so l’ospedale in cui il bambino viene seguito, come è il caso del Servizio di Psiconcologia dell’Azienda Sanitaria Locale e Università di Ferrara. Un gruppo che risponde ai vostri bisogni potrebbe essere molto utile per voi. Ricordate che ci sono psicologi a disposizione vostra e della vostra famiglia.

Page 65: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

62

Page 66: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

63

In famiglia:a proposito della morte

Parlare con la vostra famiglia della morte può essere la parte più diffi-cile di tutto questo percorso. Alcuni genitori pensano di proteggere i pro-pri bambini non dicendo loro la verità. Allo stesso modo, alcuni bambini sentono che stanno proteggendo la propria famiglia non volendo sapere la verità e non ponendo domande. Sembra che molti bambini malati terminali già sappiano o sospettino che stanno morendo. Ciò viene intuito dai cambiamenti attorno a loro, dalle conversazioni udite e dai cambiamenti del proprio corpo. Se ve la sentite indagate le idee, le fantasie ed i vissuti dei vostri bambini in questo momen-to. La libera discussione ed il supporto tra voi tutti possono farvi sentire meno ansiosi e soli.

Sebbene l’esperienza di ogni persona con la morte sia differente, quelli che seguono sono punti espressi da altri bambini che potreste con-siderare utili:

• Sostenere la libera espressio-ne delle emozioni sia positive che negative. È normale prova-re sentimenti quali rabbia, pau-ra, frustrazione ed ansia; soste-nete nel figlio la condivisione di questi sentimenti con voi genitori, o con qualcuno di cui si fida.

• Mantenere una comunicazione aperta con i membri del team poiché possano sostenervi e

Page 67: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

64

comprendervi nelle vostre scelte. Vostro figlio potrebbe preferire morire a casa od in ospedale. Esprimere la sua volontà al resto della famiglia od al medico può essere importante.

• Ci sono medicinali e tecniche di rilassamento speciali che possono aiu-tare a dormire. Avere un membro della famiglia con cui stare di notte o lasciare una luce accesa o la porta aperta può altresì essere d’aiuto.

• La paura del dolore può essere una delle preoccupazioni maggiori per una persona che muore di tumore. L’oncologo può prescrivere farmaci che possono calmare il dolore. Alcune persone sentono che devono essere forti ed hanno paura di chiedere antidolorifici perché temono di diven-tare dipendenti da queste sostanze. Ciò accade di rado per i bambini, ma potrebbe essere di aiuto parlarne insieme a vostro figlio ed al medico.

• Discutere del vostro credo religioso e di quello di vostro figlio a proposi-to della morte e di ciò che succede dopo la morte. Potete anche chiamare una figura di riferimento appartenente al vostro credo religioso che potrà fornire conforto spirituale.

• È normale avere desideri da realizzare prima di morire. Regalare alcuni oggetti personali, dire addio alla famiglia ed agli amici o prendere delle decisioni sul funerale sono degli esempi di ciò. Sostenete ed accompa-gnate vostro figlio in questi “saluti”. Continuare a tenere abitudini nor-mali, come andare a scuola o vedere gli amici, se possibile, può aiutare a godere ancora della vita di tutti i giorni.

• Molti bambini che muoiono si sentono colpevoli dell’abbandono dei loro genitori e preoccupati di ciò che accadrà alle proprie famiglie senza di loro. Rassicurate vostro figlio dicendogli: “Ci mancherai molto, ma non vogliamo che ti preoccupi o tenga duro solo per noi”. Ripetetegli spesso che i vostri sentimenti ed il vostro amore per lui vivranno per sempre.

il Valore della Ricerca

Va considerato il valore della ricerca in quest’area: tutti quelli che hanno a che fare con il cancro infantile tutti i giorni, come pazienti, medici, in-

Page 68: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

65

fermieri e figure sanitarie in genere, beneficiano di ricerche precedenti sul trattamento di queste patologie. Nuove ricerche aiuteranno a continuare a scoprire modi sempre migliori per alleviare la sofferenza dei bambini.Una volta informati, potete essere di aiuto passando parola alle altre fa-miglie, perché possano beneficiare dei servizi ospedalieri e palliativi. Spes-so quando le informazioni vengono da altri genitori, le famiglie sono più aperte a nuove idee e ad accettare l’aiuto proposto. Se parteciperete ad un gruppo di supporto, un network on-line od una rete informata di genitori all’interno dell’ospedale, potrete aiutare a smantellare pregiudizi che spesso le persone hanno sulle cure ospedaliere e palliative.Tutti i membri del team vogliono il meglio per il vostro bambino, e la sua sopravvivenza è al primo posto nelle loro preoccupazioni. Ma se ciò non dovesse accadere, l’obiettivo diventerebbe questo: aiutare il bambino ad avere la migliore “vita possibile prima della morte”, sostenendo la sua serenità.

Farcela con la Famiglia

Nessuna famiglia è uguale all’altra ed ognuno prende la morte di un figlio in maniera differente. Non ci sono risposte esatte o formule che rende-ranno la perdita di un figlio più facile da affrontare. Potrebbe essere utile chiedere aiuto nonostante facciate sempre del vostro meglio.Potreste parlare con il vostro medico di famiglia, con le figure sanitarie di cui avete fiducia, con la vostra guida spirituale, con le persone care, e, senza vergogna e paura di essere giudicati, con le figure psicologiche del Servizio di Psiconcologia che possono essere di grande aiuto nei momenti difficili. L’aiuto che potete dare agli altri bambini della famiglia dipende dalla loro età, dallo sviluppo psicologico ed emotivo e dal loro coinvolgimento ed attaccamento al bambino malato. Durante la malattia del bambino, è tal-volta utile chiedere agli insegnanti o agli amici di famiglia di fare attenzione ad ognuno degli altri figli. Date loro l’opportunità di parlare di ciò che sta succedendo e siate il più possibile onesti nelle risposte. Inoltre concedete loro tempo per stare insieme e fare foto e video di questi momenti.Li apprezzeranno in seguito.

Page 69: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

66

Alcuni genitori dicono che la cosa più dura è il primo anno dopo la morte del figlio. Avrete bisogno di passare per molte “prime volte” come il primo compleanno, la prima festa della mamma, la prima festa del papà, il primo anniversario della morte del bambino, il primo Natale ed altri momenti significativi. Famiglie diverse attraversano questi momenti in modi diversi ma ciò che spesso funziona è creare nuovi rituali attorno a tali ricorrenze. Ad alcune famiglie piace conservare tutto come prima, mentre altre trova-no questo troppo doloroso. Qualunque cosa voi decidiate, coinvolgete gli altri figli nel creare nuove abitudini. Un altro utile consiglio è riservarvi del tempo in questi momenti.

Page 70: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

67

Appendice per Fratelli

Le reazioni alla Morte di un Fratello o di una Sorella

Le reazioni alla morte di un fratello od una sorella sono uniche, possono es-sere diverse da quelle degli altri membri della famiglia. È importante sapere che non c’è un modo giusto per reagire alla perdita di un caro.È inoltre importante per i fratelli e sorelle avere in mente che non si deve essere forti per forza. I fratelli soffrono per una perdita tremenda ed hanno il diritto di sentirsi “come vogliono”. Ci sono giorni in cui ci si può sentire felici e speranzosi ed altri in cui si è estremamente tristi. A volte il dolore è incredibilmente intenso, sia emotivamente che fisicamente, e può durare a lungo. Ciò è normale. Semplicemente non c’è un modo per evitare il dolore. L’unico modo per andare avanti è viverlo e dare sfogo ai propri sentimenti.

Come può sentirsi Emotivamente un Fratello od una Sorella

• puoi sentirti come se stessi vivendo le tue giornate con un vuoto dentro• puoi trovare difficile od impossibile ammettere ed accettare la realtà• puoi sentirti arrabbiato con tuo fratello/sorella per averti lasciato, con i

tuoi genitori o con il team medico per non essere stati capaci di salvarlo; puoi persino essere arrabbiato con Dio per aver permesso che ciò accadesse

• puoi sentirti infelice• puoi sentirti geloso a causa delle attenzioni che tuo fratello/sorella ri-

chiedeva nel corso della sua malattia• puoi sentirti colpevole per ciò che stai provando: alcuni ragazzini cre-

dono che il cancro avrebbe dovuto essere diagnosticato a loro; altri si sentono in colpa per aver detto qualcosa di sbagliato al proprio fratello/sorella; infine sia i ragazzi che gli adulti possono sentirsi colpevoli per il fatto di continuare a vivere

Page 71: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

68

• puoi sentirti depresso: si tratta di una tristezza che non va via ed interfe-risce con tutte le attività quotidiane creando a volte disagi

• puoi sentirti preoccupato che qualcuno che ti è vicino possa morire o lasciarti e che tu o la tua famiglia non possiate tornare a vivere una vita normale.

Come può sentirsi Fisicamente un Fratello od una Sorella

• potresti avere difficoltà nel prendere sonno o mantenerlo oppure deside-rare di dormire tutto il tempo per evitare il dolore emotivo

• potresti perdere od acquistare appetito con conseguente perdita/aumen-to di peso

• potresti sentirti indifferente o lento e non preoccuparti più di ciò che prima ti stava a cuore

• potresti piangere senza controllo quando meno te lo aspetti• potresti avere dolori fisici: tensioni muscolari, mal di testa, dolori al pet-

to, irregolarità mestruali possono essere collegati allo stress causato dal dolore

Persone che puoi Chiamare per avere Supporto

• Membri della famiglia: genitori ed altri familiari vivono il proprio dolo-re e possono non esse-re sempre disponibili, ma forse c’è un nonno od uno zio con cui puoi parlare aper-tamente.

• Staff di cura: i me-dici, gli psicologi, gli infermieri, gli assi-

Page 72: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

69

stenti sociali e le altre figure sanitarie, essendo specificatamente formati, possono esserti di aiuto.

• Insegnanti ed allenatori sportivi: gli adulti a scuola e nelle attività spor-tive possono accogliere ed essere di conforto a chi vive la perdita di un caro.

• Guide spirituali e religiose: una guida spirituale può aiutarti a capire ed accettare ciò che è accaduto.

• Gruppi di supporto: esistono gruppi di supporto in cui incontrare per-sone con la tua stessa o simile esperienza di vita, con le quali puoi condi-videre e confrontarti.

È emotivamente e fisicamente sano riuscire gradualmente a riprendere le attività che danno piacere e sollievo e permettono di tornare ad una serena quotidianità.

Comportamenti Distruttivi da Evitare

• Fumo, alcol e droghe: questi sono modi dannosi per dimenticare le preoccupazioni e metterle da parte per un pò. Chiedi aiuto a qualcuno di cui ti fidi se ritieni che stai cedendo a questi comportamenti.

• Assumere comportamenti rischiosi può essere pericoloso non solo per te ma anche per gli altri: ad un livello inconscio potresti voler importi la morte. Cerca aiuto se credi di essere in questa situazione.

Page 73: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

70

Carta dei Dirittidei Bambini e degli Adolescenti

LA CARTA FA RIFERIMENTO ALLA CONVENZIONE INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA DEL 1989, RATIFICATA DA TUTTI I GOVERNI EUROPEI E SI ISPIRA ALLA CARTA DI EACH, REDATTA NEL 1988.

1. I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad avere sempre la migliore qualità delle cure. Possibilmente a domicilio o in ambulatorio e, qualo-ra non esistessero alternative valide, in ospedale. A tale fine deve essere garantita loro una assistenza globale attraverso la costruzione di una rete organizzativa che integri ospedale e servizi territoriali, con il coin-volgimento dei pediatri di famiglia.

2. I bambini e gli adolescenti hanno il diritto di avere accanto a loro in ogni momento (giorno, notte, esecuzione di esami, anestesia, risveglio, terapia intensiva) i genitori o un loro sostituto adeguato al compito e a loro gradito (nonni, fratelli, persona amica, volontari…), senza alcuna limitazione di tempo o di orario.

3. L’ospedale deve offrire facilitazioni (letto, bagno, spazio per effetti per-sonali, pasti a prezzo convenzionato) ai genitori dei bambini e adole-scenti ricoverati e deve aiutarli e incoraggiarli – se ciò è compatibile con le loro esigenze familiari – a restare in ospedale. Inoltre, perché possano adeguatamente prendersi cura del loro figlio, i genitori devono essere informati sulla diagnosi, sull’organizzazione del reparto e sui percorsi terapeutici in atto.

4. I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad essere ricoverati in reparti pediatrici – e mai in reparti per adulti – possibilmente aggregati per fa-sce d’età omogenee affinché si possano tenere in debita considerazione

Page 74: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

71

le differenti esigenze di un bambino o di un adolescente. Non deve esse-re posto un limite all’età dei visitatori, compatibilmente con il rispetto delle esigenze degli altri bambini e adolescenti ricoverati e alle necessità assistenziali del bambino o adolescente stesso.

5. Ai bambini e agli adolescenti deve essere assicurata la continuità dell’as-sistenza pediatrica da parte dell’équipe multidisciplinare ospedaliera 24 ore su 24 sia nei reparti di degenza sia in pronto soccorso.

6. I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad avere a loro disposizione figure specializzate (pediatri, infermieri pediatrici, psicologi, mediatori culturali, assistenti sociali, volontari) in grado di creare una rete assi-stenziale che risponda alle necessità fisiche, emotive e psichiche loro e della loro famiglia.

7. I bambini e gli adolescenti devono avere quotidianamente possibilità di gioco, ricreazione e studio – adatte alla loro età, sesso, cultura e condi-zioni di salute – in ambiente adeguatamente strutturato ed arredato e devono essere assistiti da personale specificatamente formato per acco-glierli e prendersi cura di loro.

8. I bambini e gli adolescenti devono essere trattati con tatto e com-prensione e la loro intimità deve essere rispettata in ogni momento. A bambini e adolescenti devono essere garantiti il diritto alla privacy e la protezione dall’esposizione fisica e da situazioni umilianti, in relazione all’età, alla cultura e al credo religioso loro e della loro famiglia.

9. I bambini e gli adolescenti – e i loro genitori – hanno diritto ad essere informati riguardo la diagnosi e adeguatamente coinvolti nelle decisio-ni relative alle terapie. Le informazioni ai bambini e agli adolescenti, specie quando riguardano indagini diagnostiche invasive, devono essere date quando possibile in presenza di un genitore e in modo adeguato alla loro età, capacità di comprensione e sensibilità manifestata.

10. Nell’attività diagnostica e terapeutica che si rende necessaria, devono essere sempre adottate tutte le pratiche finalizzate a minimizzare il dolore e lo stress psicofisico dei bambini e degli adolescenti e la soffe-renza della loro famiglia.

Page 75: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

72

LegislazioneLEGGE 104/1992 In seguito all’accertamento di una percentuale di invalidità si ha diritto ad alcuni benefici in ambito lavorativo, mentre altri dipendono dal riconoscimento dello sta-to di “handicap in situazione di gravità”. La domanda per tale riconoscimento va presentata all’ASL di residenza - Ufficio Invalidi Civili - allegando al modulo (che è lo stesso utilizzato per la richiesta di invalidità) i seguenti certificati: certificati ana-grafici (o dichiarazioni sostitutive) indicati nel modulo di domanda; il certificato del medico di base o dello specialista che segue il paziente, nel quale venga attestata la natura invalidante della malattia; la documentazione clinica (cartella clinica ed eventuali referti medici).

Tempi e modalità La procedura è la stessa prevista per il riconoscimento dello stato di invalidità. Per evitare di doversi sottoporre due volte alla visita medico-legale, è consigliabile pre-sentare alla propria ASL la domanda di handicap cosiddetto “grave” (L. 104/1992) contemporaneamente a quella per il riconoscimento dell’invalidità. In base a quanto è stabilito dalle Leggi 104/1992 e 53/2000 e dai Decreti Legi-slativi 509/1988 e 151/2001, una volta ottenuto il riconoscimento dello stato di invalidità e di “handicap in situazione di gravità”, è possibile usufruire di permessi lavorativi per curarsi e tale facoltà è concessa anche al familiare che assiste il pa-ziente. L’art. 4 L. 53/2000, nello specifico, cita: “La lavoratrice e il lavoratore hanno dirit-to ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all’anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente, purchè si dimostri la reale presa in carico. È bene precisare che al momento, il partner convivente non ha diritto a richiedere la legge 104/92. I dipendenti di datori di lavoro pubblici o privati possono richiedere, per gravi e documentati motivi familiari, fra i quali le patologie invalidanti, un periodo di congedo, continuativo o frazionato, non superiore a due anni. Durante tale perio-do il dipendente conserva il posto di lavoro, non ha diritto alla retribuzione e non può svolgere alcuna attività lavorativa”. Secondo, invece, l’art. 42 D. Lgs. 151/2001, il lavoratore-genitore anche adot-tivo (o, in caso di decesso di entrambi i genitori, il fratello o sorella convivente)

Page 76: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

73

di soggetto con handicap in situazione di gravità accertato da almeno da cinque anni (art. 33, co 3, L. 104/1992), ha diritto ad un periodo di congedo retribuito, continuativo o frazionato, per un massimo di due anni. L’art. 53 dello stesso De-creto Legislativo sancisce il divieto di lavoro notturno per il lavoratore che abbia a proprio carico il soggetto disabile in stato di handicap grave. L’art. 33 della L. 104/1992 stabilisce i limiti di permesso retribuito in: 1) per il lavoratore con disabilità: 2 ore giornaliere o 3 giorni mensili; 2) per il familiare: 3 giorni mensili. Se è stata riconosciuta un’invalidità superiore

al 50%, si ha diritto ad usufruire di 30 giorni all’anno (anche non continuativi) di congedo retribuito per le opportune cure mediche (art. 26 L. 118/1971 e art. 10 D. Lgs 509/1988). Tali permessi vanno sommati ai giorni di malattia previsti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicato in base alla categoria di appartenenza del lavoratore.

Preparazione della domanda In seguito al rilascio dell’attestato di handicap grave, il genitore dovrà allegare copia dell’attestato alla domanda da presentare all’INPS per beneficiare di tali agevola-zioni. Una copia dell’attestato va consegnata, inoltre, anche al datore di lavoro, al quale verrà fatta richiesta per usufruire di tali permessi. È necessario rinnovare tutti gli anni la domanda.Attualmente alcuni CCNL nel settore del pubblico impiego, per ciò che riguarda la tutela dei malati neoplastici, si prevede che, per patologie gravi che richiedano terapie salvavita (come chemioterapia), i giorni di ricovero ospedaliero, di tratta-mento in day hospital e i giorni di assenza dal lavoro per sottoporsi alle cure siano esclusi dal computo dei giorni di assenza per malattia previsti e siano retribuiti interamente.Tutto ciò non solo prolunga indirettamente il periodo di comporto (cioè l’arco di tempo durante il quale il datore di lavoro non può licenziare il lavoratore malato; la sua durata varia in base alla qualifica e all’anzianità di servizio del lavoratore) evitando così il licenziamento, ma garantisce al lavoratore anche il mantenimento dello stipendio che, altrimenti, sarebbe ridotto o azzerato. Inoltre, nel caso in cui si tratti di malattia di un minore, è possibile usufruire del congedo di maternità fino ai tre anni del bambino, in base alla Legge sulla maternità e paternità n.° 1204 del 1971. È bene sottolineare che il padre, tranne che per i congedi usufruiti dalla don-na in gravidanza e gli obbligatori tre mesi dopo il parto, può usufruire dei normali congedi previsti dalla Legge sulla maternità e paternità, in quanto sono estendibili anche all’uomo. Se la condizione di malattia dovesse persistere dopo il terzo anno di vita del bambino, il genitore potrà richiedere i tre giorni mensili normalmente previsti dall’art. 33 della Legge 104/92.

Page 77: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

74

ESENZIONE TICKET I soggetti che hanno diritto all’esenzione dal pagamento del ticket per farmaci, visite ed esami appropriati per la cura della propria patologia oncologica e delle eventuali complicanze, per la riabilitazione e per la prevenzione di ulteriori aggra-vamenti sono:•pazientichepresentanoneoplasie.Perquantoriguardalaterapia,limitatamente ai farmaci destinati al trattamento della patologia e delle eventuali complicanze;•pazientiinattesaditrapiantid’organo.

Preparazione della domandaLa domanda di esenzione dal ticket deve essere presentata alla propria ASL (Azien-da Sanitaria Locale). La relazione medica può essere completata anche dal proprio specialista, allegando i seguenti documenti:a) tessera sanitaria;b) codice fiscale;c) documentazione medica, specialistica o ospedaliera, che attesti la malattia.

Tessera di esenzioneIn seguito alla valutazione della documentazione medica, la ASL di appartenenza rilascerà la tessera di esenzione, che è un documento personale, recante il proprio codice identificativo in relazione alla malattia.

BeneficiChi è in possesso della tessera di esenzione ha diritto ad usufruire gratuitamente, presso strutture pubbliche o convenzionate, cure mediche e sanitarie collegate con la propria patologia. E’ importante ricordare che la validità temporale della tessera di esenzione per patologia può essere limitata, con scadenza ogni due anni o cinque anni, oppure illimitata in base al tipo di patologia. Alla scadenza del periodo di validità è necessario attuare la stessa procedura.

Page 78: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

75

ASSISTENZA SANITARIA PER STRANIERIL’Assistenza Sanitaria ai cittadini dell’Unione Europea e ai cittadini di Paesi in convenzione bilaterale in ItaliaPer poter godere dell’assistenza sanitaria da parte dei cittadini dell’Unione Europea è necessario che essi siano in possesso della Tessera Assistenza Medica oppure di un documento sostitutivo, mentre per i cittadini di Paesi in convenzione bilaterale è necessario che essi siano in possesso del modulo E111, E128 oppure del modello previsto dalla convenzione (es: OBR 7 PER LE Repubbliche di Croazia, Macedo-nia e Jugoslavia, I/B2 per il Brasile, Medicare per l’Australia, ecc). Il rilascio di tali documenti avviene nei Distretti di appartenenza. Qualora il cit-tadino comunitario sia in possesso del modello E109, E106, E121, oppure del modello previsto dalla convenzione bilaterale dovrà recarsi presso i Distretti di appartenenza per poterne usufruire.Per i cittadini comunitari residenti o domiciliati in Italia che non hanno diritto all’assistenza da parte del loro paese di provenienza e che appartengono alle se-guenti categorie (lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, disoccupati iscritti alle liste di collocamento e pensionati titolari di pensione italiana) è necessaria l’iscrizione obbligatoria al Servizio Sanitario Nazionale. Il rilascio della Tessera Sanitaria avverrà presso i propri Distretti di appartenenza.

Servizi di base e di assistenza ai cittadini stranieri

In base alle normative vigenti (L. 6.03.1998, n.° 40, D.Lgs. 25.07.1998, n.° 286 e Regolamento applicativo, Circolare n.°5 del 24.03.2000 emanata dal Ministero della Sanità) esistono diverse tipologie di cittadini provenienti da Stati non ap-partenenti all’Unione Europea, per i quali sono previste e garantite prestazioni sanitarie. Tali tipologie si suddividono in:•stranieriinregolaconilpermessodisoggiorno;•stranierinoninregolaconlenormerelativeall’ingressoedalsoggiorno;•stranieriinItaliapermotividicura.

Per ciò che riguarda gli stranieri regolarmente soggiornanti nel territorio nazionale, è possibile fare un’ulteriore distinzione tra:•colorochesonoiscrittiobbligatoriamentealServizioSanitarioNazionale;•colorochesonoiscrittivolontariamentealServizioSanitarioNazionale;•colorochenonsonoiscrittialServizioSanitarioNazionale.

Page 79: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

76

In base alla legge, coloro che hanno il diritto e l’obbligo di iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) sono: •glistraniericonfamiliariacaricoiqualiabbianoregolareattivitàdilavorosubor-dinato o autonomo o siano iscritti nelle liste di collocamento;•glistraniericonregolarepermessodisoggiornoocheneabbianochiestoilrin-novo, per lavoro subordinato o per lavoro autonomo;•glistranieripermotivifamiliari,peraffidamento,perattesaadozione,percitta-dinanza, per asilo politico, per asilo umanitario e per richiesta di asilo.

I cittadini stranieri con permesso di soggiorno per richiesta di asilo sono equi-parati ai disoccupati italiani.

Per tali soggetti l’iscrizione è obbligatoria e avviene presentando alla propria ASL di appartenenza, ove ha la residenza anagrafica o abitualmente dimora, la copia del regolare permesso di soggiorno o del certificato sostitutivo dello stesso (se è in corso di rinnovo). L’iscrizione obbligatoria al Servizio Sanitario Nazionale è vali-da per tutta la durata di validità del permesso di soggiorno. Essi sono interamenti equiparati ai cittadini italiani anche per ciò che riguarda la “posizione ticket” per cui valgono le stesse regole vigenti per gli iscritti a tale servizio. Il diritto all’iscri-zione obbligatoria viene meno alla scadenza, revoca o annullamento del permesso di soggiorno, o in caso di espulsione, salvo che non venga esibita documentazione comprovante la richiesta di rinnovo del permesso o pendenza del ricorso contrario ai suddetti provvedimenti.

Stranieri in possesso di regolare permesso di soggiorno con facoltà di iscriversi al Servizio Sanitario NazionaleGli stranieri che, pur avendo un regolare permesso di soggiorno, non risultino iscritti al Servizio Sanitario Nazionale, in quanto non rientrano in nessuna cate-goria precedentemente elencata, devono assicurarsi contro il rischio di malattia, infortunio e per la maternità mediante la stipula di una polizza assicurativa presso un Istituto Assicurativo Italiano o Straniero, valida sul territorio nazionale. Tale assicurazione può essere garantita anche mediante iscrizione facoltativa al Ser-vizio Sanitario Nazionale, previo versamento di un contributo annuale (valido per anno solare) rinnovabile e nella misura stabilita con Decreto Ministeriale. Presup-posto necessario affinché il cittadino straniero in possesso di regolare permesso di soggiorno possa iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale è che la durata di tale permesso sia superiore a tre mesi. Esiste un’eccezione rappresentata dagli studenti e dalle persone alla pari per cui è

Page 80: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

77

prevista la possibilità di iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale anche in presenza di permesso di soggiorno inferiore ai tre mesi.L’iscrizione dello straniero e dei familiari avviene dietro pagamento di un contri-buto annuale stabilito con il Decreto Ministeriale dell’8.10.1986, art.1 e 4, nella misura del 7,50 % del reddito complessivo conseguito in Italia e all’Estero nell’an-no precedente. L’iscrizione avviene presso la propria ASL del Comune in cui lo straniero domicilia abitualmente e gli iscritti volontariamente al Servizio Sanitario Nazionale sono equiparati ai cittadini italiani anche per ciò che attiene alla “posi-zione ticket”.

Stranieri non iscritti al Servizio Sanitario NazionaleGli stranieri in possesso di permesso di soggiorno di durata inferiore a tre mesi e coloro che pur avendo i requisiti per effettuare l’iscrizione facoltativa al Servizio Sanitario Nazionale non abbiano provveduto, sono comunque assicurati, dietro corresponsione dei relativi oneri, le prestazioni per cure urgenti ed essenziali previ-ste dal Testo Unico n.° 286/98. Naturalmente per tutte le altre prestazioni sanitarie non urgenti o essenziali erogate a favore del cittadino straniero, questi sarà tenuto a corrispondere la tariffa prevista per ogni prestazione ricevuta.

Stranieri non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiornoA tutti i cittadini stranieri “irregolari” sono assicurate, da parte delle strutture pub-bliche e private convenzionate, alcune prestazioni sanitarie previste dal comma 3 dell’art. 35 del D. Lgs.25.07.1998, n.° 286. Tale articolo stabilisce che siano garantite cure urgenti o essenziali. Sono definite cure urgenti tutte quelle che vengono erogate in presenza di un pericolo per la vita o danno per la salute della persona, mentre per cure essenziali si intendono tutte quelle prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche, in re-lazione a patologie non pericolose nell’immediato e nel breve termine, ma che nel tempo potrebbero determinare gravi danni alla salute o rappresentare un rischio per la vita (complicanze, cronicizzazioni o aggravamenti). Nei casi in cui lo straniero versi in condizioni di indigenza, documentata con autocertificazione, gli oneri corrispondenti alle prestazioni erogate (inclusi i ticket non pagati), sia in regime di ricovero che ambulatoriale sono interamente a carico del Ministero dell’Interno, mediante le competenti Prefetture. Interventi di medi-cina preventiva e prestazioni di cura agli stranieri che sono irregolarmente presenti nel territorio nazionale, l’art. 35 del D. Lgs. 25.07.1998, n.° 286 stabilisce che siano garantiti con oneri a loro carico le seguenti prestazioni: la tutela della salute

Page 81: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

78

del minore (fino al diciottesimo anno di vita); le vaccinazioni previste dalle norma-tive e da interventi mediante campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle Regione; gli interventi di profilassi internazionale; la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuali bonifiche dei focolai. Il finanziamento di tali prestazioni, lasciate insolute in seguito a dichiarazione di indigenza, sono a carico della ASL del territorio in cui la prestazione viene erogata. L’art. 35 prevede, inoltre, anche la tutela sociale della gravidanza e della maternità.Le Questure, per le donne in gravidanza fino al 6° mese di età del bambino, ri-lasciano un permesso di soggiorno mediante il quale si provvede all’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale di madre e bambino. Lo straniero irregolare ed indigente deve richiedere un tesserino STP (straniero temporaneamente presente) mediante il quale ha diritto alle prestazioni sanitarie. Il codice regionale a sigla STP, che viene assegnato dalle strutture ospedaliere che erogano le prestazioni. La registrazione dello straniero attraverso il codice STP deve essere necessariamente effettuata dalle strutture che erogano le prestazioni sanita-rie, ai fini della rendicontazione e della richiesta di rimborso degli oneri di tali pre-stazioni. Il codice STP ha una durata semestrale e, alla sua scadenza, è opportuno procedere al rinnovo oppure ad una nuova assegnazione. Lo straniero che possiede il tesserino STP non può effettuare iscrizione al Servi-zio Sanitario Nazionale e non è assolutamente equiparabile ad esso. E’opportuno ricordare che in base all’art. 35, comma 5 del Testo Unico, l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola non comporta alcun tipo di segna-lazione alle autorità di Polizia dello Stato, salvo i casi ove sia obbligatorio il referto a parità delle condizioni con il cittadino italiano.

Stranieri in Italia con visto di ingresso per motivi di cura

Gli stranieri, che intendano effettuare dietro pagamento dei relativi oneri le cure mediche in Italia, devono essere in possesso della documentazione prevista ed elen-cata dall’art. 44 del Regolamento applicativo del D.Lgs. 25.07.1998, n.° 286. La documentazione da possedere, per poter richiedere il visto ed il relativo permes-so di soggiorno per cure mediche, consiste in: •dichiarazionedellastrutturasanitariapresceltacheindichiiltipodicura,ladata

di inizio e la durata presumibile della stessa;•attestazionedell’avvenutodepositodiunasommaatitolocauzionaleparial30%

sulla base del costo presumibile delle prestazioni richieste;•documentazione attestante la possibilità di pagare integralmente, per sé e per

l’eventuale accompagnatore in Italia sia le spese sanitarie che quelle relative al vitto ed alloggio.

Page 82: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

79

Gli stranieri che si trasferiscono in Italia mediante programmi umanitari, ottenuti su rilascio di autorizzazione da parte del Ministero della Sanità d’intesa con il Mi-nistero degli Affari Esteri, non sono tenuti alla corresponsione degli oneri per cure mediche ricevute. Nel caso in cui si tratti di minore, che versi in gravi condizioni di salute tali da arrecare danni al suo sviluppo psicofisico, è possibile richiedere al Tribunale per i Minorenni l’autorizzazione per l’ingresso o per la permanenza del familiare per un periodo di tempo determinato. Tale autorizzazione è prevista dal art. 31, comma 3 del Decreto Legislativo n.° 286/98, nel quale viene anche citato che: “l’autorizzazione è revocata quando vengono a cessare i gravi motivi che ne giustificano il rilascio o per attività del familiare incompatibili con le esigenze del minore o con la permanenza in Italia”. Una volta ottenuta l’autorizzazione mediante programmi umanitari e, nel caso in cui si tratti di un minore, anche da parte del Tribunale per i Minorenni, è possibile effettuare richiesta del permesso di soggiorno in Questura Centrale. I documenti da presentare, per effettuare tale richiesta, sono: •modulodirichiesta(Mod.209)compilato,daritirareinQuesturaCentrale;•4fototessere;•fotocopiadelpassaporto(datianagrafici,timbrodiingresso,eventualevisto);• assicurazione sanitaria o autorizzazione sanitaria rilasciata dal Ministero della

Sanità d’intesa con il Ministero degli Affari Esteri, oppure dichiarazione da parte dell’Associazione, Fondazione, Ente che si fa carico delle spese sanitarie;

•certificatomedicorilasciatodallastrutturasanitaria;•dichiarazionediospitalità(timbratadalCommissariatocompetenteperterrito-

rio);•dichiarazionedivittoealloggiodapartedellapersona,EnteoAssociazioneche

ospita lo straniero;•autorizzazionedipermanenzarilasciataalfamiliaredelminoredapartedelTribu-

nale per i Minorenni (ex art. 31 DLGS 286/98), qualora la Questura lo richieda;•marcadabollodaEuro14,62.

Page 83: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

80

Bibliografia

Filippazzi G. (1997), Un ospedale a misura di bambino. Esperienze e proposte, Franco Angeli, Milano.

Fusco Karmann C., Tinini G., Aguzzoli L (2002)., Manuale del volontariato in oncologia, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, Milano.

Guarino A. (2006), Psiconcologia dell’età evolutiva. La psicologia nelle cure dei bambini malati di cancro, Erickson,Trento.

Saccomani R. (a cura di), (1998), Tutti bravi. Psicologia e clinica del bambino portatore di tumore, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Scarponi D. (2003), Tutto il tempo che conta. Riflessioni in Psiconcologia Pediatrica, CLUEB, Bologna.

Sourkes B. M. (1999), Il tempo tra le braccia, Raffaello Cortina editore, Milano.

Winnicott D. W. (1963), Il bambino e la famiglia, Giunti-Barbera, Firenze.

Winnicott D. W. (1974), Gioco e Realtà, Armando Editore, Roma.

www.ail.it

Page 84: Mai soli , libretto per genitori in Oncoematologia Pediatrica

Anno europeo del volontariato 2011