foglie n.15/2015

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N° 15 • 1 SETTEMBRE 2015 R Approvata la legge sull’agricoltura sociale Uva da Tavola: ottima qualità a prezzi da fame IV gamma: scattate le nuove norme made in Italy AGRICOLTURA AGROALIMENTARE RappoRTo SviMEz 2014: Sud iTalia coME GREcia? RiScHio! aGRicolTuRa • aGRoaliMENTaRE • TuRiSMo RuRalE SpEcialE RappoRTo SviMEz

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AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE

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N° 15 • 1 SETTEMBRE 2015

R

Approvata la legge sull’agricoltura socialeUva da Tavola: ottima qualità a prezzi da fame

IV gamma: scattate le nuove normemade in Italy

agrICOLTUra

agrOaLIMENTarE

RappoRTo SviMEz 2014: Sud iTalia coME GREcia?

RiScHio!

aGRicolTuRa • aGRoaliMENTaRE • TuRiSMo RuRalE

SpEcialE

RappoRTo

SviMEz

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Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952

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G.Ed.A. Giovani Editori AssociatiSoc. Coop. Via Alcide De Gasperi

11/13 - 70015 - Noci (BA)

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Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati

Hanno collaboratoDonato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini,

Giuseppe Perrotta, Paola Dileo, Angelo Marazia, Nica Ruospo,

Rino Pavone, Maria Fortino

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1 settembre 2015 - n. 15 - Anno 10

QuindicinAle diAgricolturA

AgroAlimentAreturismo rurAle

uva da tavola: ottima qualità a prezzi da fame

n vista del prossimo ap-puntamento dell’Osser-vatorio Interprofessiona-le sull’uva da tavola al

Ministero delle Politiche Agri-cole a Roma previsto per il 10 settembre, in cui sarà presen-tata la campagna promozio-nale dell’uva da tavola (sulla stessa linea di quella fatta per pesche e nettarine) all’inter-no delle catene distributive e dei mercati all’ingrosso che vorranno aderire, facciamo un punto della situazione sulla campagna 2015 in Puglia. Il minimo comune denomina-tore è estrema qualità per la maggior parte delle varietà sia con seme che senza seme e quantità ridotte. Quindi tutto farebbe pensare che ci siano tutte le condizioni per un ot-tima campagna ed invece non è così. Siccome come dicono molti produttori “siamo bravi noi stessi a farci male” i prez-zi, pur con un 30-40% in meno di prodotto, sono stati sino ad oggi per le uve con i semi di circa il 10-15 % più bas-si rispetto allo stesso perio-do del 2014, già anno orribile per via delle condizioni meteo che tutti ricordiamo. Questa realtà dovrebbe far partire una seria riflessione tra gli operatori anche per le varie-tà che stanno iniziando ades-so ad entrare sul mercato ( si è iniziati con lo stesso passo sbagliato e quindi con prezzi

I

Editoriale

più bassi dell’anno passato) . Urge quindi invertire la ten-denza: se dopo aver “regala-to” la “Vittoria” pur avendo le giuste quantità (per questa varietà campagna da definir-si conclusa già il 30 agosto), sarebbe assurdo fare lo stes-so anche con l’”Italia” e la “RedGlobe” di cui si stima un 40-50% in meno di produzio-ne. Se così fosse al 20 ottobre tanti produttori se la prende-rebbero col Governo, la Regio-ne etc senza pensare alla loro incapacità di saper vendere il prodotto (anche e soprattutto in annate come questa) come causa principale delle loro dif-ficoltà. Le istituzioni nazionali e locali hanno si le loro gravi colpe (costi energetici, politi-che del lavoro,etc) ed un gran-de disinteresse verso le istan-ze del settore primario, ma il “mondo agricolo” (comprese le associazioni di categoria) non è da meno in questa gara al contrario del “vediamo chi ri-esce a fare peggio”. Se non si riuscirà a fare sistema come si dovrebbe, la grande distri-buzione, i mercati, le piattafor-me internazionali la faranno sempre più da padrona e gli agricoltori si candideranno ad essere i nuovi servi della gle-ba: se i petrolieri ragionas-sero come i nostri produttori di uva da tavola, la benzina costerebbe meno dell’acqua minerale!

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SOMMarIO

5

29

14

16

22

12

14 eMbARGO RUSSIA Prodotti occidentali distrutti da Putin

19 IV GAMMA Nuove norme Made in Italy

16 MAGNA GRecIA ed eURISPeS Progetto Laboratorio per il Sud

22 AGRIcOLtURA “Meno peggio” rispetto altri settori

12 ASSOcIAzIONe NedA Il tesoro nascosto in Uva

30 fONdAzIONe MeGAMARk Progetto Orizzonti Solidali 2015

agrOaLIMENTarE

ECONOMIa

SpECIaLE rappOrTO SvIMEz

aLIMENTazIONE

fOrMazIONE

8 AGRIcOLtURA SOcIALe Approvata la legge10 NUOVO ASSeSSORe ReGIONe PUGLIA Leonardo di Gioia all’ agricoltura11 RISchIO fONdI Ue 162 milioni di euro da spendere entro l’anno21 MIPAAf Protocollo per i beni confiscati29 ReGIONe bASILIcAtA Approvato ddl Olivicoltura

agrICOLTUra

5 UVA dA tAVOLA Ottima qualità prezzi da fame

EdITOrIaLE

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I n ritardo di 7 anni in confronto al regolamento europeo da-tato 2008 e, dopo un lustro e due legislature, l’Italia si è

finalmente dotata di una legge sull’A-gricoltura Sociale. Un fenomeno emer-gente in tutta europa che vede ope-rare nel nostro Paese già più di mille aziende, in un sottobosco di norme regionali ora dissipato da una disci-plina organica in materia. L’importanza dell’Agricoltura Sociale, peraltro, la si riscontra anche nella programmazione europea 2014-2020, dove è una delle priorità dell’Accordo di Partenariato, con l’intento di sfruttare le multifun-zionalità delle aziende agricole per sperimentare modelli di welfare in gra-do di valorizzare il capitale sociale dei territori sociali.La nuova legge introduce la definizio-ne di “agricoltura sociale”, dove rientra-no le attività che prevedono l’inseri-mento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabi-litazione sociale; prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse ma-teriali e immateriali dell’agricoltura; prestazioni e servizi terapeutici an-che attraverso l’ausilio di animali e la coltivazione delle piante; iniziative di educazione ambientale e alimen-tare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l’organiz-

8 www.foglie.tv

Finalmente l’Italia si dota di una legge che va a disciplinare il crescente fenomeno

APProVAtA lA legge sull’AgricolturA sociAle

zazione di fattorie sociali e didattiche. tra le altre novità, è previsto che le Regioni, nell’ambito dei PSR, possano promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole, che le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche ed ospedaliere possano inserire come cri-teri di priorità per l’assegnazione del-le gare di fornitura la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale e che i comuni possano prevedere la valorizzazione dei prodotti provenienti da questo

ambito nel commercio su aree pubbli-che. Si potrà favorire lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale nell’am-bito dell’alienazione e locazione dei terreni pubblici agricoli o si potranno dare in concessione, a titolo gratuito, a questi operatori anche i beni immo-bili confiscati alla criminalità organiz-zata. Viene, infine, istituito l’Osserva-torio sull’agricoltura sociale, chiamato a definire le linee guida in materia e con funzioni di monitoraggio per il coordinamento delle iniziative con le politiche rurali e comunicazione.

agricoltura

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a grinsieme Puglia – il coordinamento delle organizzazioni agricole C.I.A. (confederazione

italiana agricoltori), Confagricoltu-ra, Alleanza delle Cooperative settore agroalimentare (Legacoop, confcoo-perative, Agci ) e copagri – plaude alla nomina di Leonardo Di Gioia ad Assessore regionale all’Agricoltura, risorse agroalimentari, alimentazio-ne, riforma fondiaria, caccia e pesca, foreste.Agrinsieme Puglia, inoltre, ringrazia il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per aver raccolto le sue sollecitazioni e per aver provve-duto a nominare il nuovo assessore regionale all’agricoltura, alla luce anche delle diverse ed impellenti questioni che stanno interessando attualmente il comparto agricolo pugliese e che impongono risposte certe ed immediate da parte del go-verno e della politica regionale.Solo per citarne alcune: il rilancio della nuova programmazione 2014-2020, l’ulteriore valorizzazione eco-nomica dei prodotti agricoli puglie-si, la emergenza Xylella fastidiosa, il riordino dei Consorzi di Bonifica, e diverse altre.Il nuovo assessore regionale, inol-

Gli auguri di buon lavoro da tutto lo staff di Foglie e dalla società editrice G.Ed.A.

Agrinsieme Puglia:“soddisfatti per la nomina del nuovo assessore”

tre sarà chiamato anche a svolgere il ruolo di coordinatore nazionale degli assessori regionali all’agricol-tura delle regioni italiane. Un ruolo importantissimo e strategico per il rilancio della agricoltura italiana e pugliese in particolare.“Siamo a disposizione da lunedì mattina a collaborare e supportare il nuovo assessore regionale all’agri-coltura al quale inviamo i nostri mi-gliori auguri di buon lavoro – dichia-ra Raffaele Carrabba, coordinatore regionale di Agrinsieme -. In passato, come singole organizzazioni, abbia-mo apprezzato la collaborazione e il continuo confronto con l’Assessorato regionale alle risorse agroalimentari e la direzione Regionale Area Poli-

tiche per lo Sviluppo Rurale. Siamo certi che questa collaborazione non si interromperà ma, anzi, si rafforzerà alla luce anche del particolare mo-mento che sta vivendo l’agricoltura pugliese. Le organizzazioni agricole che fanno capo ad Agrinsieme – pro-segue carrabba - sono pronte ad ap-portare quel valore aggiunto, fonda-to sulla condivisione e concertazione e sulle esperienze positive maturate in passato, alle scelte strategiche che si andranno ad assumere per il rilancio dell’agricoltura pugliese. Noi siamo pronti a fare la nostra parte. ci auguriamo che anche l’assessore di Gioia possa dare seguito e pos-sa concretizzare sempre più queste esperienze”.

Si completano le nomine del nuovo presidente della Regione Puglia Michele emiliano. Scelto come nuovo assessore regionale all’agricoltura il foggiano Leonar-do di Gioia. Nato il 18 aprile 1971 a foggia dove risiede, di Gioia è dottore in economia e commercio e revisore contabile nonché pro-fessore a contratto di statistica presso il dipartimento di Agraria dell’Università di foggia. Nel 2004 è il primo degli eletti per la carica a consigliere comunale di foggia nella lista di Alleanza Nazionale e viene nominato capogruppo di AN. Nel 2008, alle elezioni provin-ciali di foggia, è nominato asses-sore al bilancio, programmazione economica e finanziaria, demanio e patrimonio, affari generali e in-formatizzazione. Nel 2007 entra a far parte del consiglio nazionale dell’ANcI. da questa breve biogra-

fia si può quindi facilmente notare come sia passato in poco tempo da Alleanza Nazionale al Partito democratico: per la serie, non ci sono più le ideologie di una volta.

Foggiano, è alla sua prima esperienza al Consiglio regionale

leonArdo di gioiA nuoVo Assessore regionAle All’AgricolturA

agricoltura

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b ARI - Il primo documen-to planato sulla scriva-nia del nuovo assessore all’Agricoltura, Leo di

Gioia, è un rapporto del ministero dell’Agricoltura. Riguarda l’anda-mento della spesa dei fondi euro-pei per il periodo 2007-2013. e dice questo: la Puglia ha appena 5 mesi di tempo per evitare di restituire a bruxelles 162,1 milioni di euro. Il Psr 2007-2013 della Puglia vale in tota-le 1,595 miliardi, di cui 927 milioni sono la quota comunitaria. Significa che per ogni euro speso per il secon-do pilastro della politica agricola co-mune, il 57% arriva da bruxelles e il resto lo mettono lo Stato e la Re-gione. Al 30 giugno scorso (ultimo dato disponibile nell’elaborazione di «Rete Natura»), la Puglia aveva spe-so complessivamente 1,327 miliardi, pari all’83,25% del totale. La pro-grammazione 2007-2013 si chiude il 31 dicembre 2015, e vale la regola del disimpegno automatico: tutto ciò che non si spende, torna a Bru-xelles.È dunque una corsa contro il tempo.

Ma va notato che in una agricoltu-ra pugliese alle prese con la Xylella e la crisi, i 162 milioni di quota fe-ars innescano 278 milioni di spesa pubblica, che con il cofinanziamento privato diventano 330. A giugno (ul-timo dato disponibile nel database Agea) la Puglia ha speso poco più di 6 milioni, quindi circa 3 milioni di fondi fears: per arrivare a saturare il Psr serve un colpo di reni.La situazione è ben nota agli uffici dell’Agricoltura, che hanno ordine di spendere e rendicontare quanto più possibile. Anche rischiando il contraccolpo. Ad ottobre 2014 una determina del responsabile del Psr, Gabriele Papa Pagliardini, ha cam-biato le modalità di erogazione de-gli aiuti per le misure strutturali: ha infatti portato dal 50% al 90% (al 100% per gli enti pubblici) l’anticipo sul contributo erogato ai beneficia-ri dei contributi. È un atto di fiducia a occhi chiusi: non è infatti possi-bile verificare in tempo se opere o iniziative vengano effettivamente realizzate e se rispettano i progetti presentati. Il rischio, evidente, è che

in sede di verifica (come è già acca-duto) le spese vengano considerate non ammissibili e scatti la revoca del contributo europeo: la Regione è poi costretta a coprire la spesa con il bilancio autonomo.Va detto che negli scorsi anni tutte le Regioni sono riuscite a evitare il disimpegno automatico di fine anno. e che ad oggi solo la Provincia auto-noma di bolzano è vicina al target di spesa. Ma va anche detto che i pa-gamenti della Puglia sono inferiori alla media nazionale (83,25% con-tro 84,95%) e che la percentuale di disimpegno automatico (17,48%) e superiore persino a quella della Si-cilia (20,48%) che è considerata ma-glia nera: non un buon biglietto da visita per la Regione che esprime il coordinatore nazionale degli asses-sori all’Agricoltura. Nel frattempo, il nuovo Psr 2014-2020 (la cui prima versione è stata bocciata con 640 osservazioni) giace ancora sulle scri-vanie di bruxelles: l’approvazione è stata promessa «entro l’anno». Si-gnifica che almeno i primi 6 mesi del 2016 non saranno coperti dai bandi.

da “La Gazzetta del Mezzogiorno”

AgricolturA: A rischio i Fondi ue, 162 milioni dA sPendere entro l’Anno

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N

Continua la collaborazione con l’Associazione NEDA

il tesoro nAscosto in uVA,Vino e VinAcciA

el 2013 e nel 2014 sono stati pubblicati, sulla rivi-sta scientifica internazio-

nale “current Pharmaceutical design” [I.f. 2014: 3.288], due lavori sperimen-tali sui polifenoli estratti dalla buccia dell’uva, di cui sono autore e che ho scritto con la guida del Prof. emilio Ji-rillo, ordinario di Immunologia dell’U-niversità di bari. L’uva ed in particolare il vino rosso è stato oggetto di innu-merevoli studi scientifici che hanno conferito a questa bevanda proprietà benefiche uniche. Come il caso del “paradosso francese”. Un concetto in-trodotto negli anni ’90. Poiché nella popolazione francese vi è un elevato consumo di vino rosso e cibi grassi, con conseguente aumento di colesterolo plasmatico e pressione arteriosa, vi tro-viamo un basso indice di mortalità per malattie cardiovascolari. Il vino rosso è una bevanda antichissima, spesso protagonista di varie culture, dal punto di vista storico, religioso ed alimenta-re ed anche della “dieta mediterranea” recentemente riscoperta e promossa. La dieta mediterranea, presenta tra i punti cardini, l’aumento della capacità antiossidante del plasma, capacità con-ferita dal consumo frequente di “frutti rossi”, di cui il mercato offre grande va-rietà ed abbondanza. Ma qual è la fonte dei numerosi effetti benefici di frutta e verdura, specie se colorata? La fonte è

rappresentata da una famiglia di mole-cole note come polifenoli, ampiamen-te distribuiti nel mondo vegetale, ed ai quali si attribuiscono i benefici del consumo di vegetali e del vino rosso. I polifenoli presentano numerosi impor-tanti effetti biologici, abbondantemen-te recensiti dalla letteratura attuale e che non possiamo approfondire ora ma ne citiamo giusto alcuni, come l’effetto preventivo nei confronti del diabete mellito di tipo 2, di alcuni tipi di can-cro, di malattie cardiovascolari e dei danni dovuti ai radicali liberi e quindi dell’invecchiamento. Nel vino rosso ri-troviamo i polifenoli perché essi sono presenti nella buccia e nel vinacciolo, aumentando di concentrazione duran-te la maturazione dell’uva. I grappoli di uva raccolti vengono lavorati per la vinificazione. Durante questo processo si produce un’enorme quantità di scarto, costituita dal residuo della spremitura dell’uva, soprattutto bucce e vinaccio-li, chiamata comunemente “vinaccia”. Nella vinaccia troviamo quindi i poli-fenoli presenti anche nell’uva matura, in particolare flavonoidi, stilbeni (resve-ratrolo), catechine, proantocianidine, antocianine ed acidi fenolici. tra questi polifenoli particolarmente importante è il resveratrolo, molto studiato e che oggi sappiamo stimolare le “sirtuine”, deacetilasi NAd dipendenti in grado di modulare l’espressione genica, riparare

danni al dNA ed aumentare la “lifespan” negli organismi inferiori. Interessante notare come i polifenoli siano stati in-quadrati nel 2003 come mimetici degli effetti della restrizione calorica, dovuti al gene SIRt1 ed all’omologa proteina in grado di deacetilare substrati coin-volti in processi cellulari critici come il metabolismo lipidico, la produzione d’insulina, l’apoptosi e quindi portando ad una maggiore sopravvivenza cellu-lare e longevità. Il resveratrolo inoltre inibisce altri pathway molecolari che portano alla produzione di mediatori dell’infiammazione come prostaglan-dine e trombossani ed epossi-derivati, con conseguente riduzione dei processi infiammatori e dell’invecchiamento. Lo scopo dei miei lavori era quello di va-lutare gli effetti dei polifenoli estratti da vinaccia di negro amaro fermentata con lattobacilli, sulla produzione di ci-tochine da parte di linfociti e monociti, sull’immunità cellulo-mediata, median-te produzione di Granzina b, sull’espres-sione del fattore di trascrizione nuclea-re foxP3 in cellule verosimilmente treg, sullo stress ossidativo e sopravvivenza cellulare e sulla degranulazione dei basofili in vitro. Gli esperimenti sono stati compiuti su sangue intero epari-nato di volontari sani sono stati isolati peripheral blood cells, linfomonociti e granulociti trattati poi con i sovrana-tanti estratti dalla vinaccia, per mimare

di Giuseppe MARZULLI

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alimentazione

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quanto accade nel torrente sanguigno dopo l’assorbimento. Si misura nel no-stro campione dopo la stimolazione con i polifenoli la produzione di un pool citochinico che, favorendo i th1, esalti l’immunità cellulo-mediata, e stimolan-do i treg determini una loro attivazione con produzione di citochine, come la IL-10 che agisce sulla produzione di Ige e di conseguenza sulla sensibilizzazione dei basofili.Si registra un potenziamento dell’atti-vità litica è stato esaminato mediante produzione di granzima b, una serin-proteasi, rilasciata dai granuli secretori di ctL e Nk, dopo loro attivazione e contatto con cellule target, quali cell. tumorali e infettate da virus, che po-trebbe lasciar ipotizzare un loro possi-bile ruolo, anche indiretto, mediante il pool citochinico o altri pathway inne-scati, esaltando l’attività litica dei linfo-citi ctL ed Nk in contatto con cellule target e quindi potenziando l’immunità

citotossica utile per l’onco-protezione.Ancora, i polifenoli di Negroamaro so-lubilizzati in etanolo, verosimilmente quercetina, sono i più potenti antiossi-danti, sia nei neutrofili che nei monociti. Quanto emerso da questo test è confer-mato dalle prove di vitalità sull’apop-tosi e necrosi cellulare dei leucociti in coltura, utilizzando il test dell’annessina V e 7AAd, in quanto le cellule trattate vivono di più perché subiscono meno i danni dell’ossidazione. I polifenoli sem-brano avere anche un ruolo sui linfociti treg di cui non c’è un marcatore spe-cifico dei Treg ad eccezione del FoxP3. e’ stato registrato che i polifenoli cau-sano una stabilizzazione del foxP3. Studi recenti correlano l’espressione del foxP3 con l’inibizione dell’enzima kinasi mtOR, attraverso la rapamicina ed il tGf-b. In particolare un lavoro in-teressante correla l’ipernutrizione con l’IPeRAttIVItA’ di mtOR che causereb-be l’inibizione dello sviluppo dei treg,

predisponendo a malattie autoimmu-ni. Si potrebbe ipotizzare che ReStRI-zIONe cALORIcA e POLIfeNOLI con il foxP3 e IPeRNUtRIzIONe con mtOR, siano connessi dal medesimo pathway malecolare e citochinico che porti alla stabilizzazione piuttosto che all’inibi-zione del foxP3. I Polifenoli hanno an-che un ruolo anti-allergico, registrato con la riduzione della degranulazione dei basofili in vitro incubato con i poli-fenoli estratti. Ipotizzando un meccani-smo d’azione in vivo, dopo l’ingestione delle vinacce fermentate vengono so-lubilizzati i polifenoli, poi assorbili da-gli enterociti del tenue, per diffusione

passiva, passando in circolo attraverso i vasi linfatici mesenterici. Nel sangue verrebbero in contatto con le popola-zioni cellulari studiate espletando la loro capacità antiossidante in primis, la produzione del pool citochinico esami-nato ci permette di ipotizzare un loro effetto sul th naive in direzione th1 e quindi esaltando la risposta immune cellulo-mediata, rendendo ctL ed Nk maggiormente attivi. Inoltre verrebbe-ro interessati, mediante mediatori non ben identificati, i linfociti Treg che pro-ducendo tGf-b potenzierebbero i th1 e l’immunità citotossica e inibirebbero mtOR e sarebbe stabilizzato il foxP3.

La produzione della IL10 potrebbe spiegare in parte la loro azione anti-allergica ed il loro ruolo sulla degranu-lazione dei basofili. Quindi: polifenoli di Negroamaro favoriscono lo sviluppo del subset th1 e quindi potenziano l’at-tività litica dei citotossici ed Nk. Indu-cono l’espressione o la stabilizzazione del foxP3. Riducono lo stress ossidativo aumentando la sopravvivenza cellulare in vitro, presentano proprietà anti-aller-giche riducendo la degranulazione dei basofili. Concludendo i polifenoli estrat-ti hanno proprietà immunomodulanti ed immunoregolatorie che potrebbero essere sfruttate in svariati modi.

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14 www.foglie.tv

S

Almeno cento le tonnellate di prodotto occidentale distrutte da Putin

embArgo russiA, le imPrese itAliAne hAnno già Perso circA 1,2 miliArdi di euro

ono almeno 100 le ton-nellate di cibo distrutte in Russia da giovedì per ordi-ne di Putin. frutta, verdura,

formaggi, tutti prodotti finiti sotto em-bargo dal 6 agosto 2014 su decisione del governo russo, dopo le sanzioni im-poste a Mosca dall’Unione europea per il conflitto in Ucraina. Una scelta che ha suscitato un’ondata di indignazione tra chi chiede che il cibo venga donato ai più poveri. Nella lista nera di Putin prodotti come carne di manzo, carne suina, latte e formaggi provenienti dai Paesi dell’Unione europea, dagli Stati Uniti, ma anche da Australia, canada e Norvegia.I prodotti agroalimentari provenienti dall’Occidente e arrivati in Russia vio-lando l’embargo imposto l’anno scorso da Mosca sono stati regolarmente di-strutti a partire dal 6 agosto. Nell’ago-sto del 2014 la Russia ha bloccato le importazioni di frutta, verdura, prodot-ti caseari, carne e pesce da Usa, Paesi Ue e altri Stati che le avevano imposto delle sanzioni per la crisi ucraina. L’im-port di questi prodotti aveva un valore di 9 miliardi di dollari l’anno. Ma alcuni beni sanzionati arrivano illegalmente in Russia, soprattutto attraverso bie-lorussia e kazakistan, che fanno parte dell’Unione economica euroasiatica guidata da Mosca. Il ministero dell’Agricoltura russo ha inoltre comunicato di stare lavorando su una proposta atta a vietare determi-

nate importazioni di generi alimentari da altri sette paesi che hanno sostenu-to le sanzioni dell’Ue contro la Russia. “Attualmente, le proposte da parte del governo russo in relazione ai sette pa-esi sono in preparazione, un progetto è già in lavorazione”, ha detto il servizio stampa del ministero. Le relazioni tra la Russia e l’Unione europea sono andate in discesa nel 2014, quando bruxelles si unì a Washington nelle accusa a Mosca di alimentare la crisi ucraina, e quindi imposto sanzioni economiche. Mosca ha reagito con un embargo di un anno

su certe importazioni di prodotti ali-mentari provenienti dall’Unione euro-pea. La farmers Union ha stimato che le imprese italiane hanno perso circa 1,2 miliardi di euro (circa 1,3 miliardi dol-lari) a causa dell’embargo della Russia. Nel mese di giugno, il governo russo ha annunciato una proroga di un anno, di un divieto di alcuni prodotti alimentari provenienti dai paesi che ha imposto sanzioni contro la Russia. L’elenco dei prodotti vietati comprende carne, polla-me, pesce, frutti di mare, latticini, frutta e verdura.

agroalimentare

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L

L’ obiettivo è un progetto organico per rilanciare il Sud

nAsce il lAborAtorio Per il sud Promosso dAllA FondAzione mAgnA greciA ed eurisPes

a vera questione meridio-nale, urgente e indifferibi-le è riportare al centro del dibattito le politiche per il

Sud, perchè è evidente che l’Italia è let-teralmente divisa a metà”. È quanto di-chiara Nino foti, Presidente della fon-dazione Magna Grecia. “A dimostrarlo anche le rilevazioni dell’eurispes che fotografano un Mezzogiorno in grande difficoltà rispetto alla condizione, sep-pur di generale disagio, del resto del Paese”. Al Sud infatti otto famiglie su dieci (l’83,9%) hanno visto diminuire il proprio potere d’acquisto, ossia capaci-tà di far fronte alle spese e fare acquisti per mezzo delle proprie entrate. Nel 77% dei casi si è costretti ad utilizzare i risparmi per poter arrivare a fine mese. Molte famiglie hanno difficoltà a pa-gare le spese mediche (69,4%). Saldare la rata del mutuo acceso per l’acquisto della propria casa (78%) o pagare il ca-none d’affitto (67,3%) sono diventate una vera e propria impresa. Pur di far fronte alla crisi si risparmia su tutto, an-che sui beni di prima necessità come i generi alimentari (81%).Il 60,9% di chi vive al Sud nell’ultimo anno ha dovuto far ricorso a forme di pagamento rateizzate nel tempo per poter acquistare beni come elettro-domestici, automobili, vestiario, ecc. Il 36,3% ha lavorato in nero svolgendo in maniera informale servizi presso conoscenti per arrotondare. “Nessun investimento in infrastrutture, i fon-di destinati al Sud distratti e destinati ad altri usi, le migliori realtà svendute, come il caso Ansaldo breda - prosegue foti - se prendiamo in considerazione le azioni messe in campo fino ad oggi la prospettiva che emerge è una sola: il Sud è cancellato. cancellato soprat-tutto dal panorama politico, visto che le Istituzioni si disinteressano del nostro Mezzogiorno tanto che ad oggi non si conosce nemmeno chi abbia nel Gover-

no la delega per la gestione dei fondi comunitari che non si utilizzano alme-no per il 50% della dotazione annua. Serve mettere in campo nell’immediato un approccio diverso, aggiunge foti, per fare da cassa di risonanza delle emer-genze dei nostri territori e colmare i vuoti sociali e istituzionali esistenti. An-che in quest’ ottica, insieme all’eurispes e ad altri importanti partner, fra i quali la Provincia di Reggio calabria che con il suo Presidente Giuseppe Raffa ha da subito aderito all’iniziativa, abbiamo deciso di costruire un Laboratorio per il Sud”. “Si tratta - conclude foti - di una nuova piattaforma, che offra servizi di

studi, ricerche e analisi delle proble-matiche del territorio e proponga so-luzioni concrete in termini ad esempio di valorizzazione di settori decisivi, ma inespressi, quali turismo e cultura o di supporto ai decisori politici nella pro-gettualità sui fondi europei. L’obiettivo è quello di realizzare un laboratorio di idee e azioni che rappresenti una nuova voce per il Mezzogiorno, partendo dalla calabria, facendo tesoro dei contributi di quella società civile sana e combat-tiva e aggregando una rete di attori e di realtà d’eccellenza che diventino protagonisti in un possibile processo di crescita”.

ECONOMIa

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www.foglie.tv

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N°15 - 1 SETTEMbrE 2015

I

Con il decreto attuativo della legge 77/2011

iv gamma: scattate le nuove norme made in italyl 13 agosto 2015 è entrato in vigore il decreto attuativo della legge n. 77 del 13 maggio 2011 che disciplina le fasi di produ-

zione, confezionamento e distribuzione per l’ortofrutta di IV gamma.L’iniziativa legislativa che ha condotto alla Legge 77, prima normativa in eu-ropa sulla IV gamma, è stata promos-sa da AIIPA IV gamma, il Gruppo attivo all’interno dell’associazione di settore “Prodotti Vegetali” di AIIPA (Associazio-ne italiana industrie prodotti alimentari) per rappresentare le imprese che ope-rano nel settore, con la collaborazione dei ministeri delle Politiche agricole, della Salute e dello Sviluppo economi-co nell’iter di definizione del decreto di attuazione.Arriva così una regolamentazione dell’intera filiera produttiva- distributiva non paragonabile a disposizioni presen-ti in altri Paesi. francia, Spagna e Inghil-

terra, infatti, si sono dotate di linee guida e manuali di corretta prassi igienica, ma non hanno disposizioni vincolanti.DI SEguIto lE PRInCIPAlI noVItà

DEllA nuoVA noRMAtIVA: • Il tetto massimo consentito in ogni fase della distribuzione, dalle celle frigorifere degli stabilimenti di pro-duzione fino agli scaffali sarà 8° C. • Obbligo di indicare in etichetta: 1. “prodotto lavato e pronto al con-sumo” o “prodotto lavato e pronto da cuocere”;2. istruzioni per l’uso per i prodotti da cuocere; 3. la dicitura: “consumare entro due giorni dall’apertura della confezione e comunque non oltre la data di sca-denza”.• Ai prodotti di IV gamma sarà con-sentita l’aggiunta di ingredienti di origine vegetale non freschi o secchi fino a un massimo del 40% in peso

del prodotto finito.• Per gli imballaggi primari dovranno essere utilizzati esclusivamente ma-teriali di tipologia e grammatura ido-nee a consentire lo smaltimento tra-mite raccolta differenziata e riciclo.InoltRE, nEglI StAbIlIMEntI

DI lAVoRAzIonE:• la temperatura degli ambienti non dovrà superare i 14°C;• 8° C sarà il tetto massimo consentito anche per le celle di conservazione del-le materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti.Secondo quanto elaborato dalle mag-giori società europee di ricerche di mer-cato, nel 2014 il settore ha raggiunto, nei cinque principali mercati comuni-tari (francia, Germania, Spagna, Italia e Gran bretagna) circa tre miliardi di euro di fatturato. L’Italia, con il 26% di quota di mercato, è al secondo posto dopo la Gran bretagna.

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I

Oltre 2.200 i terreni confiscati (1.686 in via definitiva)

mipaaf: firmato protocollo con l’agenzia per i beni confiscatil Ministero delle politiche agri-cole alimentari e forestali ren-de noto che presso il Palazzo dell’Agricoltura è stato firmato il

protocollo d’intesa tra il Mipaaf e l’Agen-zia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni Sequestrati e con-fiscati alla Criminalità Organizzata (AN-bSc), alla presenza del Ministro Maurizio Martina, del Vice Ministro Andrea Olivero e del direttore dell’Agenzia, il Prefetto Umberto Postiglione.L’accordo ha l’obiettivo di rafforzare la collaborazione per lo sviluppo di pro-getti legati alla qualità, alla sicurezza alimentare, alla tutela ambientale e a protezione dei consumatori per finalità istituzionali o sociali, insieme a una più efficiente gestione dei terreni e delle aziende agricole confiscate. Il Ministero metterà a disposizione le proprie com-petenze tecniche per il supporto nella definizione di atti di indirizzo, strategie e

modalità operative e gestionali innova-tive. Sono oltre 2.200 i terreni confiscati in gestione dell’Agenzia, di cui 1.686 in via definitiva e che verranno destinati e riassegnati tramite decreto dell’ANbSc. “Un bene su quattro - ha detto il Ministro Martina - tra quelli confiscati alle orga-nizzazioni criminali è un terreno agrico-lo. Per questo puntiamo a un lavoro più continuativo e coordinato con l’Agenzia che ci permetta di riportare alla legalità e all’agricoltura, magari a carattere so-ciale, queste terre. Ogni ettaro strappato ai criminali e restituito alle comunità è un simbolo, dobbiamo fare in modo che si semplifichino le procedure, tenendo altissima la guardia contro una riappro-priazione da parte delle mafie. A questo scopo creeremo dei gruppi di lavoro con l’Agenzia e il coinvolgimento di soggetti che già oggi hanno dimostrato di saper gestire con integrità ed efficacia i beni. Penso ad esempio a Libera di don ciotti,

con la quale il Mipaaf ha già un accordo in essere, potremo lavorare a incrociare queste due esperienze”. “Esprimo grande soddisfazione per la fir-ma di questo protocollo e sono conscio della responsabilità che ne deriva, in ve-ste di delegato alla sua attuazione - ha dichiarato il Vice Ministro Andrea Olivero - La collaborazione con l’Agenzia è una reale risposta alla società civile per ri-portare a valore della collettività i beni confiscati e sequestrati, grazie all’impe-gno quotidianamente profuso dalle for-ze dell’Ordine e dalle Autorità giudiziarie, e per questo mettiamo in campo tutte le competenze del Ministero e degli enti collegati per una loro efficace gestione. Voglio inoltre sottolineare la grande op-portunità di poter utilizzare questi beni per lo sviluppo di progetti a carattere sociale, in linea con il mio impegno nel sostenere e promuovere iniziative per un nuovo welfare nelle aree rurali”.

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agricoltura

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sud, l’AgricolturA stA “meno Peggio” di tutto il resto

Il valore aggiunto del settore agricolo meri-dionale (che raccoglie l’insieme diagricoltura, silvicoltura e pesca) nel 2013 ha segnato +6,9%, rispetto al +4,8% del centro-Nord.Nonostante ciò, negli ultimi sei anni di crisi il valore aggiunto del settore agricolo meridio-nale ha lasciato sul campo -8,8%, a fronte del più contenuto calo del centro-Nord (-2,1%). Se cresce laproduzione di grano duro (+10%) e del com-parto vitivinicolo (+14,5%), è pur vero che perdono il pomodoro (-11,7%), la patata (-23%) e l’olivo (-8,6%). buone le esportazioni: negli anni di crisi 2007-2013 l’export agricolo meridionale è cresciuto del 25%, una perfor-mance decisamentemigliore del centro-Nord (+17,7%). Resta inalterato il forte peso del Mezzogior-no nel settore: il 40% del valore aggiunto prodotto e il 46% degli occupati sul totale

sono al Sud, ma l’area è destinataria soltanto del 22% degliinvestimenti nazionali, tra l’altro crollati del 38% dal 2007 al 2013. In calo anche l’occu-pazione, con valori pressoché allineati tra le due ripartizioni (-2% al Sud, -2,1% al centro-Nord).L’agricoltura meridionale resta quindi un set-tore caratterizzato da luci e ombre: negli ul-timi decenni si è continuato ad abbandonare la terra, con una riduzione della superficie agraria utilizzata (SAU) tra il 1982 e il 2010 di 5,3 milioni di ettari, di cui 2 milioni al Sud; ol-tre il 36% dei capoazienda ha più di 65 anni, con punte del 40% in Sicilia; nelle aree inter-ne montanare o collinari il 70% delle aziende produce un reddito annuo non superiore agli 8.000 euro. Ma il Sud resta terra di biologico:oltre il 9% del totale della SAU è adibito a coltivazioni bio, il triplo del centro-Nord (3,4%), che arriva rispettivamente al 12%,

14,5% e 17,7% in Sicilia, basilicata e calabria. coltivare bio, soprattutto nelle aree interne, paga di più: qui il 58% delle aziende bio di-chiara redditi superiori ai 25mila euro annui. Grandi margini potrebbero venire anche dal-le produzioni di qualità, al momento confina-te al Sud solo nel 5% delle aree interne, con-tro il 23% del centro-Nord. A eccezione della Sardegna, dove circa il 20% delle aziende ha ottenuto riconoscimenti dOP e IGP, nelle al-tre regionimeridionali i valori oscillano tra il 7,3% della campania e l’1,6% della calabria. Le aziende calabresi, abruzzesi e campane praticano la vendita diretta in percentuali significative, rispettivamente del 40%, 27% e 21% del to-tale, ma la frammentazione della produzione e la scarsa capacità di organizzarsi in con-sorzi tendono a confinare la produzione e la commercializzazione in ambiti strettamente locali.

Nel Sud l’occupazione in agricoltura cala nel 2013 del 4,1% e del 7,5%nell’industria (di cui -3,9% nell’indu-stria in senso stretto e -13,1% nelle costruzioni). Negativi anche i servizi, -3,7%. dinamiche più contenute nel centro-Nord: se l’occupazione agrico-la flette nel 2013 del 4,2%, l’industria segna -3% (-1,5% l’industria in senso stretto e -7,7% nelle costruzioni). Nega-tivi anche i servizi, -0,2%.A livello regionale, cala l’occupazione agricola in Puglia (-6,2%), basilicata (-8,4%) e Sicilia (-11,6%), mentre cresce in Molise (+2,2%) e campania (+3,4%), volando in Abruzzo (+33%).Segno negativo per l’occupazione indu-striale in tutte le regioni del Sud, a ec-cezione della Sardegna (+2,1%), con le punte della Puglia (-11,5%), del Molise (-12,4%) e della calabria (-13,2%).Positivo invece il settore dei servizi solo in basilicata (+0,5%). cali più forti in Molise e calabria (-5,9%) e Sarde-gna (-9,6%). In valori assoluti, nel 2013, rispetto al 2012, il Sud ha perso oltre

17mila posti di lavoro in agricoltura, 98mila nell’industria e 166mila nei servizi. Occupati e contratti – Nel Sud nel 2013 gli occupati standard flettono del 5,3%, contro il -1,5%dell’altra ripartizione, mentre cresce il lavoro part-time, del 4,7% al Sud e del 5,3% nel centro-Nord. In calo gli atipici: -7,7% al Sud e -6,7% al centro-Nord..

Rapporto Svimez 2014 sull’economia del Mezzogiorno

AGRICoLTURA

oCCUPATI E SETToRI

Speciale rapporto Svimez

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Il Mezzogiorno tra il 2008 ed il 2013 regi-stra una caduta dell’occupazione del 9%, a fronte del -2,4% del centro-Nord. delle 985mila persone che in Italia hanno per-so il posto di lavoro, ben 583mila sono re-sidenti nel Mezzogiorno. Nel Sud, dunque, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi. In calo so-prattutto l’occupazione giovanile: al Sud

nel 2013 fra gli under 34 flette del 12%, contro il -6,9% del centro-Nord.Nel solo 2013 sono andati persi 478mila posti di lavoro in Italia, di cui 282mila al Sud. La nuova flessione riporta il numero degli occupati del Sud per la prima vol-ta nella storia a 5,8 milioni, sotto la so-glia simbolica dei 6 milioni; il livello più basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche basi di dati.

e se negli anni ’70 il tasso di occupazio-ne al Sud era del 49%, sceso nel 2013 al 42%, al centro-Nord le cose sono andate decisamente diversamente: dal 56% degli anni settanta il tasso di occupazione nel 2013 arriva a sfiorare il 63%. Sia il 42% del Mezzogiorno che il 63% del centro-Nord sono però tassi di occupazione de-cisamente lontani dal target del 75% di europa 2020.

Per le nuove generazioni del Mezzogior-no continuano a essere sbarrate le porte d’accesso al lavoro, la durata della disoc-cupazione si è allungata, così come la transizione scuola-lavoro. Si è innescata una spirale di depauperamento del capi-tale umano che unisce emigrazione, lunga permanenza in uno stato di inoccupazio-ne allo scoraggiamento a investire nella formazione più avanzata. Al dualismo ter-ritoriale si unisce insomma anche quellogenerazionale: dal 2008 al 2013 sono andati persi in Italia 1 milione e 800mila posti di lavoro fra gli under 34, mentre per gli over 35 nello stesso periodo l’aumen-to è stato di oltre 800mila unità. Il tasso di disoccupazione degli under 35 è salito nel Mezzogiorno nel 2013 al 35,7%.dei 3 milioni 593mila Neet (Not in edu-cation, employment or training) registrati

nel 2013, 2 milioni sono donne e quasi 2 milioni si trovano al Sud. La quota dei Neet sul totale della popolazione è arri-vata nel 2013 al 27%. In questo senso la tendenza del centro-Nord è la meridiona-lizzazione: anche se nel 2012 il 55% dei Neet italiani è al Sud, dal 2007 al 2013 nel centro-Nord i Neet sono cresciuti del 47%, quattro volte più del Sud (12%). con la crisi, la condizione di Neet si è estesa anche ai giovani con titoli di studio più elevati: fra gli inattivi al Sud i diplomati sono il 37,5% e i laureati il 32,4%, contro rispettivamente il 21% e il 17% dell’altraripartizione. e se il 60% dei Neet è in una condizione di “figlio”, crescono in cinque anni del 32% anche i single o conviventi in questa situazione.Peggiora poi il processo di transizione scuola-lavoro: i giovani residenti al Sud

lasciano la scuola nello stesso anno dei loro coetanei del centro-Nord, ma entra-no nel mercato del lavoro sette anni dopo di loro. In relazione ai tipi di contratto, la flessibilità sembra funzionare più per tro-vare posti di lavoro precari e poco forma-tivi piuttosto che favorire il recupero del gap esperienziale. Si inizia a credere che studiare non paghi più, alimentando così una spirale di impoverimento del capitale umano, determinata da emigrazione, lun-ga permanenza in uno stato di disoccupa-zione e scoraggiamento a investire nella formazione avanzata. Non ci si iscrive quindi più all’Università: i tassi di passag-gio dalla scuola superiore all’istruzione terziaria nell’anno scolastico 2012-2013 sono scesi al 51,7% al Sud e al 58,8% al centro-Nord, riportando il Paese ben al di sotto dei livelli di dieci anni fa.

Il tasso di disoccupazione ufficiale ri-leva però una realtà in parte alterata. La zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi prece-denti l’indagine. considerando questa componente, il tasso di disoccupazione effettivo nel centro-Nord sfonderebbe la soglia del 13% (ufficiale: 9,1%) e al Sud passerebbe dal 19,7% al 31,5 %.

NEL 2013 oCCUPATI AL SUD CoME NEL 1977

IL DRAMMA GIoVANILE E FEMMINILE

IL TASSo DI DISoCCUPAZIoNE CoRRETTo: AL SUD DAL

19,7 AL 31,5%

23N° 15 - 1 SETTEMbrE 2015

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Nel Mezzogiorno sono presenti, tra atenei di più antica e altri di più recente costituzione, 21 Università. Negli ultimi anni, anche per effetto della crisi economica e del degrado sociale che ha interessato l’area, il sistema universitario meridionale ha svolto un fondamentale ruolo aggiuntivo di presidio sociale e della legalità. Nello stesso periodo la stampa ha riportato numerosi dibattiti sul pericolo derivante dai tagli allo stesso; il ffO, fondo di finanziamen-to Ordinario alle università statali è sceso da 7 miliardi e 250 milioni di euro del 2008 ai circa 6 miliardi e 500 milioni del 2014, con una ri-duzione del 14%. In base al “decreto del fare” n.69/2013 è stata costituita una quota pre-miale sul totale del fondo, da assegnare agli atenei più meritevoli in base a una serie di pa-rametri di produttività scientifica ed efficienza didattica. tale quota dovrebbe raggiungere, a un ritmo del 2% annuo partendo dal 14% del 2013, al 30% massimo del totale. Se la quota

base del fondo viene suddivisa tra i vari ate-nei in modo equilibrato a livello territoriale, la quota premiale, invece, penalizza le Università meridionali. Nel 2013 infatti solo il 25,7% del totale della quota premiale è andato agli ate-nei meridionali, contro il 36,8% delle Universi-tà settentrionali. In questo modo, dal 2011 al 2013 160 milioni di euro sono stati sottratti dalle Università meridionali a quelle del Nord. Rispetto alla situazione preesistente alla legge 240/2010, potrebbero essere sottratti al siste-ma universitario meridionale oltre 100 milioni di euro annui, con conseguente rischio di au-mentare la migrazione studentesca verso il Nord di circa 30milastudenti ogni anno. Non si vuole qui difendere apparati non produttivi e non efficienti: il pro-blema è che il sistema punitivo-premiale viag-gia a una velocità molto più alta di quella alla quale, temporalmente, le università possono adottare correttivi.

UNIVERSITà E MEZZoGIoRNo

IL CREDITo

Speciale rapporto Svimez

Al Sud nel 2013 i prestiti sono scesi dell’2,6%, un calo più contenuto del cen-tro-Nord (-3,8%). Giù nel Mezzogiorno an-che i prestiti alle imprese, -3%, che nell’al-tra ripartizione arrivano a flettere al 5,4%, con flessioni più marcate per quelle fino a 20 addetti (-3,4%). Se si analizza ilsettore economico di appartenenza delle imprese beneficiarie, nel Sud la dinamica più negativa riguarda le costruzioni (-4%), mentre nel centro-Nord sono i servizi a es-sere più colpiti (-6,6%).

Quanto al tasso di interesse, al Sud si è attestato all’8% , che arriva all’8,3% per le imprese delle costruzioni, contro il 6,8% del centro-Nord: il divario di 1,2 punti per-centuali tra le due aree riflette l’elevata ri-schiosità delle imprese meridionali, e arriva a pesare, per i finanziamenti da 1 a 5 anni, al Sud il 40% in più rispetto all’altra riparti-zione. Imprese che fanno fatica a restituire i prestiti: a dicembre 2013 le sofferenze interessano il 6,1% del totale meridionale, contro il 4,4% dell’altra ripartizione. A livel-

lo dimensionale, tra il 2011 e il 2014 sono state le imprese del centro-Nord con oltre 20 addetti a soffrire di più per il difficile ac-cesso al credito, mentre a essere più colpite dal fenomeno sono state nel Mezzogiorno le microimprese con meno di 5 addetti.dall’analisi del rapporto tra impieghi, com-prensivi di sofferenze, e il Pil regionale del-le due macroaree, emerge che negli ultimi 13 anni la disponibilità di credito nel Mez-zogiorno non raggiunge neanche il 60% del centro-Nord.

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da sfatare l’immagine di un settore pub-blico meridionale elefantiaco e sempre più invasivo. Se rapportata alla popolazione, la presenza della PA è più elevata al centro-Nord, con 31 addetti ogni mille abitanti nel 2011, contro i 26 del Mezzogiorno. Nel 2011, in base agli ultimi dati disponibili, la spesa totale pro capite per consumi finali della PA è pressoché simile nelle due ripar-tizioni, ma la qualità dei servizi erogati non è sempre adeguata ai fabbisogni dei citta-dini. A livello sanitario ad esempio nel 2012 solo nel 19,6% dei casi nel Mezzogiorno i pazienti si sono dichiarati molto soddi-sfatti dei servizi offerti, contro il 43,3% del centro-Nord. Quanto agli asili nido, in base agli ultimi dati disponibili del 2011, la per-centuale di bambini accolta è al Sud del 5% contro il 18,4% del centro-Nord. Migliora la raccolta differenziata, ma il gap rimane:

la quota smaltita in discarica crolla al Sud dal 71% del 2009 al 51% del 2012, mentre al centro-Nord scende dal 39,4% al 33,3%. Quanto alla distribuzione di acqua potabile, al Sud il 18% della popolazione manifesta malfunzionamenti, un valore tre volte su-periore a quello del centro-Nord (6%). Nel quadro della Riforma della PA varata dal Governo un ruolo chiave è ricoperto dalla digitalizzazione, soprattutto nell’erogazio-ne dei servizi ai cittadini e alle imprese. In base ai dati eUROStAt l’Italia nel 2013 è al penultimo posto in europa per numero di cittadini che utilizzano servizi on line (20,6% rispetto a una media europea del 41,5%). Un forte impulso in questo senso è venuto dall’adozione dell’Agenda digita-le italiane nell’ottobre 2012 da parte del Governo Monti, da implementare a livello regionale, ma, in base agli ultimi dati di-

sponibili, se la Lombardia ha superato la media europea, le regioni del Mezzogiorno restano in coda alla classifica. Regioni me-ridionali in ritardo anche nell’erogazione del fascicolo sanitario elettronico (fSe), già realizzato in Lombardia, Provincia di trento, emilia Romagna, toscana e Sardegna. Va rilevato però che al Sud la spesa per inter-venti di protezione sociale non supera il 70% di quella del centro-Nord. Sul fronte dei servizi alle imprese, invece, svolge un ruolo chiave lo sportello unico delle attività produttive, SUAP, strumento indispensabile per semplificare le procedure inerenti atti-vità aziendali. In base agli ultimi dati dispo-nibili il Sud pare aver recuperato il ritardo iniziale; a giugno 2014 nel Mezzogiorno il 63% dei comuni ha organizzato in proprio la gestione degli SUAP contro il 59% del centro-Nord.

LA PA NEL MEZZoGIoRNo TRA RIFoRME E FALSI MITI

essendo un concetto multidimensionale, il benessere include nella sua misurazio-ne aspetti economici, sociali e ambientali di difficile e condivisa identificazione, sia oggettivi che di percezione soggettiva; pur mancando una definizione univoca, il Rapporto SVIMez ha tentato una pri-

ma formulazione di indicatore di sintesi frutto di 134 indicatori raggruppati in 12 domini, dalla salute alla sicurezza, dal pa-esaggio alla qualità dei servizi. Articolata anche per regione, l’analisi ha evidenzia-to come, rispetto alla media nazionale, il Sud registri un gap socio-economico del

14,2%, la metà di quello misurato dal di-vario di Pil pro capite (-32%). Nel campo “lavoro” ad esempio il divario è del 19%,nell’istruzione del 15%, nel “benessere economico” del 30%, nel “paesaggio” del 27%, nella “ricerca e sviluppo” del 31%, nella “qualità dei servizi’ del 29%.

BENESSERE AL SUD: SI STA MEGLIo RISPETTo AL DIVARIo DI PIL

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La crisi iniziata nel 2008 ha riportato alla luce tutte le criticità dei divari strutturali tra eco-nomie nazionali, determinando l’attuale situa-zione di “asimmetrie sistematiche” tra centro e periferia. L’economia italiana vive il para-dosso di avere da un lato aree forti in grado di competere con le economie maggiori del continente edall’altro di far competere invece il Mezzogior-no con le aree marginali dell’europa. L’Unione resta così votata alla divergenza, anche per-ché il coordinamento delle politiche fiscali si limita al rispetto del dogma della stabilità e del rigore, ci si basa sul modello delle svalu-tazioni reali e delle riforme strutturali, manca l’armonizzazione dei sistemi fiscali nazionali, e

anzi alcuni Paesi hanno mantenuto la loro so-vranità monetaria; tutto ciò crea una competi-zione impari all’interno della periferia dell’Ue. Nel periodo di programmazione 2014/2020 la distribuzione delle risorse comunitarie e’ sbi-lanciata a favore dei dieci paesi non aderenti all’euro, che raccolgono il 53,3% del totale, di cui il 22% va alla sola Polonia. Per la Polonia come per la bulgaria, Repubblica ceca, esto-nia, Lettonia, Lituania, Ungheria e Romania, le risorse europee sono davvero aggiuntive nei bilanci statali, in quanto vanno a coprire la caduta degli investimenti pubblici dovuta alle politiche di austerità. Non così nel Mezzogior-no, dove le risorse nazionali per la coesione sono state dirottate su altri capitoli di spesa.

LE PoLITIChE PER IL SUD NEL CoNTESTo NAZIoNALE ED EURoPEo

Speciale rapporto Svimez

TENUTE MACI La vendemmia nella notte di San Lorenzo

oRTICoLTURA & VALoRE tutte le novita’ 2015 di Syngenta

Si è tenuta a Foggia presso il Centro per la Spe-rimentazione e la Valorizzazione delle Colture Mediterranee la tappa pugliese del Roadshow 2015 di Syngenta “Orticoltura&Valore”.

Nell’ambito delle iniziative collegate ad EXPO 2015, promosse dall’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia e dal Gal Terre dei Trulli e di Barsento, rientra il progetto “APULIA FELIX - EXPO e territori” che vede pro-tagoniste per tutta l’estate 2015, le masserie didattiche pugliesi.

La notte la terra non scotta. Con questo claim si è ripetuta per il terzo anno la vendemmia not-turna a Tenute Maci, Cellino San Marco. Un rito propiziatorio e di buon auspicio, nel rispetto di un’antica tradizione popolare contadina, per affidare alla benevolenza delle divinità della terra il raccolto della nuova annata.

APULIA FELIxExpo e territori in masseria didattica Perrini

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WWW.FoGLIE.TV l’informazione sul mondo agricolo e rurale a portata di click.

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p ROtONe Vbc, il prodotto a base di acido abscissi-co di Sumitomo chemical Italia, ha ottenuto autoriz-

zazione d’ uso per 120 giorni, dal 01.07 al 28.10.2015. PROtONe Vbc ha azione fitoregolatrice e favorisce la sincroniz-zazione della maturazione degli acini dell’uva rossa, con semi (tipo Red Globe) o apirenica (tipo crimson).La maturazione dell’uva, espressa an-che attraverso la uniforme colorazione del grappolo, è favorita dalla variazione delle temperature tra il giorno e la notte.

Ove questo non accade i grappoli spesso stentano a maturare e presentano toni pallidi e poco graditi dal mercato. L’acido Abscissico, contenuto in PROtONe Vbc fa superare queste difficoltà alla pianta e l’uva matura regolarmente in maniera naturale e si presenta al consumatore nella sua forma più gradita.PROTONE VBC non è classificato, e quindi non richiede l’uso di patentino, si presen-ta in formulazione liquida ( concentrato Solubile (104 g/lt)) , è venduto in botti-glie di 2 litri ed è distribuito da Sumitomo chemical Italia.

Protone Vbc, ottenutA l’AutorizzAzione d’uso Per 120 gg Prodotto a base di acido abscissico di Sumitomo Chemical Italia

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agricoltura

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L ’olivicoltura lucana sarà valorizzata e tutelata at-traverso una nuova nor-mativa che sostituisce

quella sino ad oggi vigente e che ri-saliva al 2002. e’ quanto stabilito dal disegno di legge approvato dal con-siglio regionale di basilicata. La nuova norma, che interessa particolarmente oltre 32.000 aziende che operano su circa 27.000 ettari di territorio (6% della SAU), il cui titolo è “disciplina concernente la tutela e la promozione dell’olivicoltura regionale e norme per l’abbattimento e il taglio degli alberi di olivo” si compone di dodici articoli. “L’importanza di favorire le produzioni di alta qualità- ha fatto presente l’as-sessore regionale alle Politiche agrico-le e forestali, Luca braia - assieme all’e-sigenza di semplificare le procedure per l’estirpazione degli olivi non seco-lari che ricadono in zone non vincolate (saranno varate apposite linee guida) e che si dimostrano essere improdut-tivi o gravemente danneggiati da or-ganismi nocivi,trovano un compendio

in questo provvedimento che ha visto impegnati gli Uffici dipartimentali e le competenti commissioni consiliari. Il testo che è stato approvato a larghis-sima maggioranza, sul quale c’è stata un’ampia convergenza di tutti gli ope-ratori del settore e delle associazioni di categoria) può essere considerato adeguato alle esigenze e alle aspet-tative del territorio rurale regionale e degli operatori del settore”. La legge prevede tra l’altro, la composizione di una commissione tecnica permanen-te che vedrà coinvolti oltre al dipar-timento Politiche Agricole e forestali, anche Il dipartimento Ambiente, l’Alsia, l’Università di basilicata ed i rappre-sentanti delle organizzazioni dei Pro-duttori Olivicoli lucani e dei titolari dei frantoi che in basilicata sono oltre 140, con il principale compito di redigere il programma triennale delle attività che dovrà necessariamente essere in linea con il Piano Olivicolo Nazionale di recente approvazione e contenere le azioni di tutela, valorizzazione e pro-mozione del settore olivicolo lucano

che oggi produce circa 31.500 tonnel-late di olive e circa 6.000 tonnellate di Olio. Il testo di legge, inoltre, prevede una idonea difesa fitosanitaria che deve essere sostenibile, la conserva-zione degli ulivi secolari, l’ottenimento di marchi di qualità e di origine; la va-lorizzazione del germoplasma olivico-lo regionale; la realizzazione di nuovi impianti di oliveti. “ dobbiamo puntare a sostenere la ricerca, la sperimenta-zione e la divulgazione - ha aggiunto Braia- oltre a una significativa aggre-gazione di produttori per dare luogo a utili filiere e formare nuovi addetti al comparto. A tal proposito l’auspicio è che l’approvazione di questa impor-tante Legge stimoli ulteriormente la realizzazione di quel consorzio unico regionale dei produttori ed il percor-so teso all’ottenimento di un marchio unico collettivo di olio extravergine di oliva denominato “Lucano” per poi arri-vare al riconoscimento del Marchio Igt ,condizioni che se realizzate porteran-no significativi successi all’oro giallo di basilicata.

ddl olivicoltura, braia: “Adeguato a esigenze del settore”Approvato dal Consiglio regionale di Basilicata

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T rani – Record di parteci-pazioni e di richieste di finanziamento per l’edi-zione 2015 del bando di

concorso ‘Orizzonti solidali’, promosso dalla fondazione Megamark di trani - in collaborazione con i supermercati A&O, dok, famila e Iperfamila e con il patrocinio della Regione Puglia e del suo assessorato al Welfare - finalizza-to a sostenere lo sviluppo di iniziati-ve di responsabilità sociale in Puglia. Sono 190, infatti, i progetti proposti da associazioni di volontariato, coope-rative sociali, associazioni di promo-zione sociale e Onlus provenienti da tutta la Puglia: 62 progetti giungono dalla provincia di bari; 36 da taranto e dintorni, 35 dalla bAt, 22 da Lecce, 21 da foggia e 14 da brindisi e co-muni limitrofi. Giunto alla sua quar-ta edizione il concorso ha registrato quest’anno richieste di finanziamento per un totale che sfiora i cinque milio-ni di euro. durante la scorsa edizione, nella quale le richieste di finanzia-mento superavano i quattro milioni di euro, la fondazione Megamark decise di assegnare 130 mila euro, superan-do la soglia dei 100 mila inizialmente previsti dal bando, per sostenere le iniziative più meritevoli. Quest’anno si rinnova e cresce l’impegno della fon-dazione che ha deciso di destinare a ‘Orizzonti solidali’ 150 mila euro.La maggior parte dei progetti proven-gono da associazioni, cooperative e onlus di bari (ben 19) e corato (8); se-guono Giovinazzo, triggiano, Molfetta, Altamura, conversano, Monopoli, San-nicandro di bari, capurso, Noci, Puti-

gnano, Santeramo in colle, Modugno, casamassima, bitritto, Ruvo di Puglia, bitonto, Gioia del colle, terlizzi, Albe-robello. Per quanto riguarda i quattro ambiti di intervento previsti dal ban-do, la maggior parte dei progetti per-venuti riguardano l’assistenza sociale, con iniziative a sostegno di persone in condizione di disagio; seguono quel-li incentrati sulla cultura, con attività volte a favorire la promozione dell’ar-te e del sapere soprattutto nei con-fronti di pubblici appartenenti a con-testi socioculturali emarginati; non mancano progetti proposti nell’ambi-to sanitario, per l’assistenza sussidia-ria alle strutture sanitarie pubbliche e nel settore ambientale, con program-mi di educazione e informazione am-bientale, sviluppo sostenibile e arredo urbano. La commissione, composta da rappre-sentanti della fondazione Megamark, un esperto di responsabilità sociale di impresa e un esponente dell’assesso-rato regionale al Welfare, è già all’o-pera per analizzare e valutare i pro-getti. entro il 30 settembre saranno resi noti i più meritevoli, destinatari dei fondi messi a disposizione.«In questi anni, con il bando ‘Oriz-zonti solidali’ - spiega il cav. Giovanni Pomarico, presidente della fondazio-ne Megamark – abbiamo contribuito alla realizzazione di 23 progetti sul territorio pugliese stanziando quasi 350 mila euro. con interesse e par-tecipazione abbiamo seguito, passo dopo passo, la concretizzazione di tutte queste iniziative, ammirando l’impegno con cui operatori sociali e

volontari hanno svolto il loro compito. di fronte all’entusiasmo, alla capaci-tà di concretizzare grandi cose con il nostro piccolo intervento e alla cre-scente partecipazione del mondo del sociale al nostro bando, non possiamo e non vogliamo rimanere sordi alle ri-chieste che giungono dal territorio in cui operiamo. Siamo già all’opera per-ché la solidarietà non può aspettare».

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“orizzonti solidali” 2015: 190 i progetti provenienti da tutta la PugliaPromosso dalla Fondazione Megamark di Trani

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