BOLOGNA FU IL BERSAGLIO DI BEN 94 INCURSIONI AEREE DURANTE LE QUALI

FURONO SGANCIATE SULLA CITTA’ E SUI SUOI DINTORNI

MIGLIAIA DI TONNELLATE DI BOMBE.ALLA FINE DELLA GUERRA SI DOVETTERO CONTARE BEN

2481 VITTIME E OLTRE 2000 FERITI SOLO NELLA CITTA’ DI BOLOGNA

E PIU’ DI 10.000 NELLA SUA PROVINCIA.IL DANNO AL PATRIMONIO EDILIZIO

ASSOMMO’ A BEN 1336 FABBRICATI DISTRUTTI

E 2964 LESIONATI, PARI A 121.000 VANI COMPLESSIVI, CIOE’ IL 43% DI QUELLI ESISTENTI

ANTEGUERRA. A QUESTI VANNO POI AGGIUNTI I DANNI SUBITI DAGLI EDIFICI MONUMENTALI E

DALLE CHIESE, CON LA PERDITA DI OPERE D’ARTE INSOSTITUIBILI.

L’ALLARME

QUANDO AEREI NEMICI SI AVVICINAVANO ALLA CITTÀ

LA POPOLAZIONE VENIVA ALLERTATA CON SUONI DI SIRENE.

A BOLOGNA FUNZIONAVANO NORMALMENTE 24 SIRENE

DEL COMITATO PROVINCIALE PROTEZIONE ANTIAEREA,

DIPENDENTE DAL PREFETTO, E 15 SIRENE DI STABILIMENTI INDUSTRIALI,

TUTTE COMANDATE DA UN'UNICA CENTRALE.

FINO AL 1° SETTEMBRE 1944 L'ALLARME VENIVA DATO CON

SEI RIPRESE DI SUONO E IL CESSATO PERICOLO

CON UN SOLO LUNGO SEGNALE.TRA IL 10 GIUGNO 1940 E IL 21 APRILE 1945

SI EBBERO 345 GIORNI IN CUI SUONÒ L'ALLARME

PER UN TOTALE DI 612 VOLTE E 483 ORE.

29 GENNAIO 1944

DOPO QUASI QUATTRO MESI DI TRANQUILLITÀ ROTTA SOLO DA QUALCHE ALLARME, BOLOGNA SUBÌ IL BOMBARDAMENTO CHE ARRECÒ IL MAGGIOR DANNO AL

SUO PATRIMONIO ARTISTICO PERCHÉ QUASI TUTTE LE BOMBE CADDERO NEL CENTRO STORICO.

IN POCHI MINUTI, A MEZZOGIORNO, FURONO DISTRUTTI O

DANNEGGIATI OLTRE 300 FABBRICATI. IL NUMERO DELLE

VITTIME FU DI 31 MORTI E 47 FERITI; VENNERO COLPITI MOLTI RIFUGI CHE OSPITAVANO CENTINAIA DI

PERSONE, MA TUTTI RESISTETTERO. IL PIÙ IMPORTANTE

EDIFICIO FU L’ARCHIGINNASIO.TUTTE LE MACERIE VENNERO

SELEZIONATE RECUPERANDO OGNI ELEMENTO CHE POTESSE SERVIRE

PER LA RICOSTRUZIONE

5 GIUGNO 1944

DOPO VARIE INCURSIONI, ALCUNE MOLTO PESANTI, CHE COLPIRONO

PREVALENTEMENTE LE ZONE PERIFERICHE, SI EBBE IL

BOMBARDAMENTO DEL 5 GIUGNO 1944 CHE IN REALTÀ PRODUSSE LIMITATI DANNI EDILIZI E «SOLO» 12 MORTI E 7 FERITI,

ANCHE SE FU UNO DEI PIÙ PROLUNGATI. PER OLTRE UN' ORA,

DOPO LE 13, NEL CIELO DI BOLOGNA RISUONÒ IL

CUPO E SINISTRO ROMBO DI CINQUE ONDATE DI NUMEROSISSIMI

AEREI IN FORMAZIONE CHE VOLAVANO AD ALTISSIMA QUOTA.

IL SECCO E CONTINUO SCOPPIETTIO DELLA CONTRAEREA VENIVA SOFFOCATO

DAGLI ASSORDANTI FRAGORI DELLE BOMBE.

24 AGOSTO 1944

IL PRIMO GRANDE BOMBARDAMENTO NOTTURNO BOLOGNA LO SUBÌ LA NOTTE

DEL 24 AGOSTO 1944 ALLE ORE 23.30. UN'IMPROVVISA LUCE SANGUIGNA

ILLUMINÒ IL CIELO SOLCATO DA ROMBANTI MOTORI.

MIGLIAIA DI «BENGALA» SCENDEVANO ROMPENDO L'ASSOLUTO OSCURAMENTO.

LA CITTÀ APPARVE IN UNA TERRIBILE LUCE SINISTRA MENTRE L’ASSORDANTE

ROMBO SIGNIFICAVA L'INIZIO DI MOMENTI DI TERRORE E DI MORTE.

CESSATA L'ILLUMINAZIONE A GIORNO DEI BENGALA, I BAGLIORI DEGLI INCENDI

RISALTARONO NELLA NOTTE. CONSISTENTE FU IL NUMERO DELLE

VITTIME (71 MORTI E 59 FERITI) E DELLE CASE DISTRUTTE O DANNEGGIATE.

LAMPIONI E COPRIFUOCO

I LAMPIONI ERANO DIPINTI IN BIANCO PERCHÉ FOSSERO VISIBILI

DURANTE L’OSCURAMENTO NOTTURNO.

NESSUNA ILLUMINAZIONE PUBBLICA O PRIVATA ERA CONCESSA

ANCHE SE SPESSO LE VETRINE DEI NEGOZI LASCIAVANO TRAPELARE

FIOCHE LUCI. NELLE NOTTI SENZA LUNA IL BUIO

ASSOLUTO ERA INTERROTTO SOLO DALLE PILE A MANO DEI PEDONI,

SPESSO AZIONATE A DINAMO, CON UN CARATTERISTICO RONZIO.

VIA LAME

VIA LAME FU LA STRADA PIÙ BERSAGLIATA. DAL 24 LUGLIO 1943 NON SI VERIFICÒ BOMBARDAMENTO CHE NON COLPISSE ANCHE QUESTA

STRADA. PRIMA ANCORA CHE IL CENTRO STORICO VENISSE

DICHIARATO «CITTÀ APERTA», VIA LAME ERA QUASI INTERAMENTE

RASA AL SUOLO E LE CRONACHE NON LA

ANNOVERAVANO PIÙ TRA LE ZONE COLPITE.

LA STAZIONE FERROVIARIA CENTRALE DI BOLOGNA FU UNO DEI PRINCIPALI OBIETTIVI DELLE

INCURSIONI AEREE ALLEATE.

Salvatore Quasimodo

ALLE FRONDE DEI SALICI

E come potevamo noi cantarecon il piede straniero sopra il cuore,fra i morti abbandonati nelle piazzesull'erba dura di ghiaccio, al lamentod'agnello dei fanciulli, all'urlo nerodella madre che andava incontro al figliocrocifisso sul palo del telegrafo?Alle fronde dei salici, per voto,anche le nostre cetre erano appese,oscillavano lievi al triste vento.

Salvatore Quasimodo

MILANO, AGOSTO 1943

Invano cerchi tra la polvere

povera mano, la città è morta.

È morta: s’è udito l’ultimo rombo

sul cuore del Naviglio. E l’usignolo

è caduto dall’antenna, alta sul convento,

dove cantava prima del tramonto.

Non scavate pozzi nei cortili:

i vivi non hanno più sete.

Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:

lasciateli nella terra delle loro case:

la città è morta, è morta.