aa.vv. hannodettoscritto

7/21/2019 AA.vv. HannoDettoScritto

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HANNO

DETTOHANNO

SCRITTO


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11 dicembre 1941

dichiarazione guerra agli

USA

Il commento che fece

subito dopo il giornalista

Giovanni Ansaldo,

direttore del Telegrafo,

fu sarcastico: Ma il duce


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lha visto mai lelenco dei

telefoni di New York?.

(Solo a New York i

telefoni erano 6 volte

superiori a quelli

dellintera penisola

italiana.)


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Chateaubriand

La ragione non ha mai

asciugato una lacrima e

in una societ atea i

dolori umani fanno

fumare l'incenso, la

Morte il Celebrante,


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l'altare una Bara e il

Nulla la divinit


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lo custodiamo bene nella

bocca screpolata

da questo sapore che

nasce Israele.

Ed ogni morte duomo

riguarda e sminuisce

quella parte di noi che si

salvata allora.


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La razione di fine

imposta al nostro tempo

labbiamo consumata gi

tutta avidamente:

vorremmo che nessuno

dovesse pi morire.

E da questa speranza

nato Israele.


9/114

Israel...Israel...

Ebreo errante, no. Ora

basta di fuggire

hai avuto il tuo fucile.

il tuo turno di sparare.

Sulla vecchia stanchezza

abbiamo costruito


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questa patria promessa

chiamata Israele.

Ma la patria di ognuno

non la salva lamore,

ci vuole un sentimento

pi duro e pi selvaggio:

quel figlio maledetto

dellamore tradito;


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quellamore sbagliato

che abbiamo chiamato

odio.

Per questodio Dio non

muore.

Lo abbiamo imparato

alla fine anche noi.


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Nelle terre dei vivi senza

odio non c amore.

Ebreo errante, no, non

tocca a te fuggire

hai avuto il tuo odio:

questa la tua casa.

Israel... Israel..


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A che serve polemizzare

con il nulla? tempo di

ricomporci, di trionfare

sulla fascinazione delpeggio. Non tutto

perduto: restano ibarbari. Da dove

emergeranno? Nonimporta. Per il momento


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ricordiamoci che presto

si metteranno in marcia,

e che, pur preparandosi

a festeggiare la nostrarovina, meditano sui

mezzi per risanarci, perporre termine al nostro

raziocinare e ai nostrisproloqui. Nellumiliarci,


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nel calpestarci, ci

confe-riranno energia

sufficiente per aiutarci a

morire, o a rinascere.Che vengano a sferzare il

nostro pallore, arinvigorire le nostre

ombre, che ci riportinola linfa che ci ha


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abbandonati. Avvizziti,

esangui, non possiamo

reagire contro la fatalit:

gli agonizzanti non sicoalizzano n si

ammuti-nano. Comecontare sul risveglio,

sulle collere dellEuropa?

La sua sorte e persino le


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sue rivolte sono

decisamente altrove.

Stanca di durare, di

intrattenersi ancora conse stessa, lEuropa un

vuoto verso il qualemuoveranno ben presto

le steppe un altro

vuoto, un vuoto nuovo.


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Emil Cioran


19/114

Al tavolo di pace di

Versailles, l'anziano

prostatico Clemenceau,

guardando il nostroOrlando continuamente

in lacrime per leumiliazioni che, a suo

dire, gli Alleatigl'infliggevano,


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bofonchiava: Ah, se io

potessi pisciare come lui

piange!. (Indro

Montanelli)


21/114

Ora non resta che un

brindisi,

la conclusione del

lunghissimo brindisi in

poesia che scrisse poco

pi che ragazzo, e che

stato da poco ritrovato.

Vi si legge anche quel


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saluto che il fascismo

avrebbe fatto proprio,

quarant'anni dopo:

Sbornia perfetta

Piena superba

Con l'anisetta

O la centerba.

In alto i cuori!


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Eja, alal.


24/114

Quello su cui nulla puoi,

nulla possa su di te.

(Evola)


25/114

Ecco poi Giovanni

Spadolini, direttore del

Corriere ma erudito fin

dall'infanzia. Mi azzardo[Mario Cervi, recensendo

un libro di GiancarloMazzuca su Montanelli]

a trascrivere ci cheGuglielmo Giannini,


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creatore dell'Uomo

Qualunque, disse un

giorno. Spadolini e

Mario Missiroli eranoseduti a un tavolo

all'aperto del Bolognese,in piazza del Popolo a

Roma. Usciva Giannini eMissiroli lo abbord: Ti


27/114

presento un ragazzo che

un portento di

cultura,ha approfondito

la questione romana. Ilragazzo era Spadolini al

tempo magro ebrufoloso, che snocciol

un buon quarto d'ora disapienza storica.


28/114

Giannini lo ascolt, poi

toccandogli con un dito

la guancia sinistra

bofonchi: Nh, giuin,chiavamme, giovanotto

pensiamo a scopare.


29/114

I trentacinque anni

Grossi, ho trentacinque

anni, e m' passata

quasi di testa ogni

corbelleria;

o se mi resta un grano di

pazzia,


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da qualche pelo bianco

temperata.

Mi comincia un'et meno

agitata

di mezza prosa e mezza

poesia;


31/114


32/114

e seguitando a corbellar

la fiera,

verr la morte, e

finiremo il chiasso.

E buon per me, se la mia

vita intera


33/114

mi frutter di meritare

un sasso

che porti scritto: .

(Giuseppe Giusti)


34/114

Haiku

Valoroso il pino

Che non cambi colore

Sotto il peso della neve

(Hiro Hito)


35/114

Un sottile pettine di

corno color avorio, come

ne rompo spesso, due al

mese, e proprio comequello che poco tempo fa

mi si spezzato in manola prima volta che lo

adoperavo, costa, pressa

poco, cento franchi.


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Qualora se ne prenda,

invece, un altro del tutto

simile, di una specie di

celluloide, che fa, pi omeno, il medesimo

servizio e che ha ilpregio di una durata

quasi illimitata, si pagaun quarto di questo


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prezzo. Tuttavia,

nelluomo, quella forza

che lo trattiene da tale

economia vale come lapi preziosa.

Ernst Jnger


38/114

Tradition ist Bewahrung

des Feuers und nicht

Anbetung der Asche.

La tradizione la

conservazione del fuoco

e non ladorazione delle

ceneri.

(Gustav Mahler)


39/114

Lotto settembre un

giorno memorando:

volta la fronte allinvasor

nefando

LItalia, con lantico suo

valore,


40/114

alla vittoria guid il

vincitore.

Lotto settembre

memorabil data:


41/114

volte le spalle allinfausta

alleata

gi con il ginocchio a

terra,

corremmo a vincer coinostri nemici


42/114

arditamente quella stessa

guerra

che avevamo gi persacon gli amici.

(Curzio Malaparte)


43/114

Nel 1942 Marchesi era

in Africa a fare la guerra.

Al ritorno scrisse:

Possibile / che quando

ero l in buca / ad El

Alamein / con i proiettili/

che mi arrivavano sopra

/ come indici puntati / io


44/114

fossi l / per obbligare

Anna Frank / a restare /

chiusa in soffitta, / in

attesa della morte? /Questa la vera

sconfitta.

Matti a Mauthausen:


45/114

Per errore / rest chiuso

/ quella volta / nella

nostra camera a gas /

uno delle SS. / Morimmoridendo.

(Marcello Marchesi)


46/114

"Comunichi al Senatore

Agnelli che nei nuovi

stabilimenti Fiat devono

esserci comodi e decorosirefettori per gli operai.

Gli dica che il lavoratoreche mangia in fretta e

furia vicino allamacchina non di


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questo tempo fascista.

Aggiunga che l'uomo

non una macchina

adibita ad un'altramacchina." Firmato,

Benito Mussolini.


48/114

Il testo di questo

telegramma, datato 16

luglio 1937 ed

indirizzato al Prefetto diTorino, tratto dagli

archivi di Duilio Susmeled stato pubblicato il

30 gennaio 2002 dalquotidiano Libero.


49/114

Ognuno ama d'immenso

amore l'umanit chiuso

nella solitudine della sua

casa. Appena esce fuori ecomincia ad aver che

fare con Pietro e conGiuda, uomini parlanti e

camminanti, l'amore si


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cambia in disprezzo o in

odio.

(Giovanni Papini, da UN

UOMO FINITO 1913)


51/114

Tredici province egizie

decisero di colpo di

essere libere,

proponendo in tal modoun magnifico esempio al

resto dellumanit.

Riunirono i loro saggi, e

apparecchiarono laCostituzione pi


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ingegnosa che fosse

possibile concepire. Per

qualche tempo se la

cavarono non troppomale. Alla fine, tuttavia,

quei tredici stati, pi altriquindici o venti, finirono

in preda del pi odioso,del pi intollerabile


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dispotismo di cui mai si

sia sentito parlare sulla

faccia della Terra. Chiesi

quale mai fosse il nomedel tiranno usurpatore.

Per quel che il Conteriusciva a ricordare, il

suo nome era Plebaglia.


54/114

E.A. Poe, Ultimi Lavori,

1850


55/114

Siamo vecchi marinai

dun temibile vascello

che inseguendo nuove

terre

s arenato sul pi bello.

Poi per ci siamo accorti

che la causa delnaufragio


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stava proprio dentro noi,

era un semplice presagio:

sentivamo dentro al

cuore,

con la scienza e lacoscienza,

che del nostrocomunismo


57/114

era meglio fare senza

(Duccio Trombadori)


58/114

Bruno Vespa - Gio,

06/11/2014 - 11:25

Scrittori, giornalisti e

artisti: erano molti quelli

che volevano collaborare

alla rivista fondata nel

1940 da Giuseppe Bottai,


59/114

gerarca illuminato ma

anche il pi feroce

sostenitore delle leggi

razziali

Il numero dei

voltagabbana tra gli

intellettuali alla caduta


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del regime fu clamoroso.

Giuseppe Bottai era il

politico pi illuminato

del fascismo sul pianoculturale, ma anche il

pi feroce sostenitoredelle leggi razziali.

Ebbene, la sua rivistaPrimato fu pubblicata


61/114

dal 1940 (quando le

leggi razziali avevano gi

consumato i peggiori

misfatti) e chiuse solocon la caduta del regime

il 25 luglio 1943.

Biagi, Bocca e Scalfari


62/114

In quegli anni, Bottai

pot contare sulla fervida

collaborazione del

meglio della culturaitaliana: Giorgio

Vecchietti (condirettore),Nicola Abbagnano,

Mario Alicata, CorradoAlvaro, Cesare Angelini,


63/114

Giulio Carlo Argan,

Riccardo Bacchelli, Piero

Bargellini, Arrigo

Benedetti, CarloBetocchi, Romano

Bilenchi, Walter Binni,Alessandro Bonsanti,

Vitaliano Brancati, DinoBuzzati, Enzo Carli,


64/114

Emilio Cecchi, Luigi

Chiarini, Giovanni

Comisso, Gianfranco

Contini, Galvano DellaVolpe, Giuseppe Dess,

Enrico Emanuelli, EnricoFalqui, Francesco Flora,

Carlo Emilio Gadda,Alfonso Gatto, Mario


65/114

Luzi, Bruno Migliorini,

Paolo Monelli, Eugenio

Montale, Carlo Muscetta,

Piermaria Pasinetti,Cesare Pavese, Giaime

Pintor, Vasco Pratolini,Salvatore Quasimodo,

Vittorio G. Rossi, LuigiRusso, Luigi Salvatorelli,


66/114

Sergio Solmi, Ugo Spirito,

Bonaventura Tecchi,

Giovanni Titta Rosa,

Giuseppe Ungaretti, NinoValeri, Manara

Valgimigli, GiorgioVigolo, Cesare Zavattini.

Musicisti come LuigiDallapiccola e


67/114

Gianandrea Gavazzeni.

Artisti come Amerigo

Bartoli, Domenico

Cantatore, PericleFazzini, Renato Guttuso,

Mino Maccari, MarioMafai, Camillo Pellizzi,

Aligi Sassu, OrfeoTamburi.


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GIUSEPPE UNGARETTI

Una crisi di coscienza

colse Giuseppe Ungaretti.Il poeta not durante il

regime che tutti gli

italiani amano e


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venerano il loro Duce

come un fratello

maggiore e si defin

fascista in eterno,firmando documenti e

appelli per sostenere ilfascismo. Salvo firmarne

di uguali e contrari allafine della guerra come


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alfiere dell'antifascismo,

tanto da meritare una

grande accoglienza a

Mosca da parte di NikitaKruscev.

NORBERTO BOBBIO


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Norberto Bobbio da

studente si era iscritto al

Guf, l'organismo

universitario fascista, epoi aveva mantenuto la

tessera del partito,indispensabile per

insegnare. Colpito perfrequentazioni non


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sempre ortodosse da una

lieve sanzione che

avrebbe potuto

comprometterne lacarriera, Bobbio cerc

ovunqueraccomandazioni per

emendarsi. Suo padreLuigi si rivolse al Duce,


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lo zio al quadrumviro De

Bono, lo stesso giovane

docente a Bottai (con

devota fascisticaosservanza). Fu

interessato ancheGiovanni Gentile, che

intervenne con successopresso Mussolini. Alla


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fine, Norberto ebbe la

cattedra tanto desiderata.

Nel dopoguerra, Bobbio

divent un matre penser della sinistra

riformista italiana. Ma iltarlo del passato lo

consum fino a unaclamorosa intervista


75/114

liberatoria rilasciata il 12

novembre 1999 a

Pietrangelo Buttafuoco

per Il Foglio : Noi ilfascismo l'abbiamo

rimosso perch ce never-go-gna-va-mo. Ce

ne ver-go-gna-va-mo. Ioche ho vissuto la


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giovent fascista tra

gli antifascisti mi

vergognavo prima di

tutto di fronte al mestesso di dopo, e poi

davanti a chi faceva ottoanni di prigione, mi

vergognavo di fronte aquelli che diversamente


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da me non se l'erano

cavata.

INDRO MONTANELLI

Montanelli non ha fatto

mai mistero di esserestato fascista. (Fu, anzi,


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un fascista entusiasta).

Sono stato fascista,

come tutte le persone

della mia generazione,ammise nella sua

Stanza sul Corrieredella Sera nel 1996.

Non perdo occasioneper ricordarlo, ma


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neanche di ripetere che

non chiedo scusa a

nessuno. Anche nella

pi sfacciata adulazionedel Duce, Montanelli

scriveva pezzi di bravuracome questo del 1936:

Quando Mussolini tiguarda, non puoi che


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essere nudo dinanzi a

Lui. Ma anche Lui sta,

nudo, dinanzi a noi. Il

Suo volto e il Suo torso dibronzo sono ribelli ai

panneggi e allebardature. Ansiosi e

sofferenti, noi stessi glielistrappiamo di dosso,


81/114

mirando solo alla

inimitabile essenzialit di

questo Uomo, che un

vibrare e pulsareformidabilmente umani.

Dobbiamo amarlo manon desiderare di essere

le favorite di un harem.


82/114

GIORGIO BOCCA

Quando cominci il

nostro antifascismo?Difficile dirlo....

Dev'essere cominciato

tardi, quello di Giorgio


83/114

Bocca, se vero quanto

egli stesso scrive nel

racconto La sberlae la

bestia pubblicato l'8gennaio 1943 su La

provincia granda , fogliod'ordini settimanale della

federazione fascista diCuneo. Il 5 gennaio


84/114

Bocca aveva incontrato

in treno sulla linea

Cuneo-Torino

l'industriale PaoloBerardi, il quale diceva

ad alcuni reduci dallaRussia e dalla Francia

che la guerra era ormaiperduta. Bocca ascolt,


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poi gli diede un ceffone e

lo denunci alla polizia

per disfattismo. Due anni

prima, sullo stessosettimanale, il giovane

giornalista aveva scrittoun lungo articolo su I

protocolli dei Savi di Sion, che si sarebbero rivelati


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poi (ma lui, ovviamente,

non lo sapeva) il falso

pi clamoroso della

propaganda antisemita.Le prime righe

dell'articolo recitano:Sono i Protocolli dei

Savi di Sion undocumento


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dell'Internazionale

ebraica contenente i

piani attraverso cui il

popolo Ebreo intendegiungere al dominio del

mondo.... E le ultime:Sar chiara a tutti,

anche se ormai i nonconvinti sono pochi, la


88/114

necessit ineluttabile di

questa guerra, intesa

come una ribellione

dell'Europa ariana altentativo ebraico di porla

in stato di schiavit.

DARIO FO


89/114

Dario Fo si arruol a 18

anni come volontario

prima nel battaglione

Azzurro di Tradate

(contraerea) e poi tra i

paracadutisti del

battaglione Mazzarini


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della Repubblica sociale

italiana. Il 9 giugno

1977, quando Fo era

ormai da anni celebreper il suo lavoro teatrale

Mistero buffo , unpiccolo giornale di

Borgomanero (Novara),Il Nord , pubblic una


91/114

lettera di Angelo Fornara

che ne raccontava i

trascorsi repubblichini.

Fo sporse querela conampia facolt di prova,

ma il processo non ebbel'esito da lui sperato.

Secondo quanto rifer IlGiorno (8 febbraio


92/114

1978), l'attore disse in

aula che il suo

arruolamento era una

questione di metodi dilotta partigiana per

coprire l'azioneantifascista della sua

famiglia. Ma letestimonianze furono


93/114

implacabili. Il suo

istruttore tra i par,

Carlo Maria Milani, mise

a verbale: L'allievoparacadutista Dario Fo

era con me durante unrastrellamento nella Val

Cannobina per laconquista dell'Ossola, il


94/114

suo compito era di

armiere porta bombe. E

l'ex comandante

partigiano GiacintoLazzarini lo inchiod: Se

Dario Fo si arruol neiparacadutisti

repubblichini perconsiglio di un capo


95/114

partigiano, perch non

l'ha detto subito,

all'indomani della

Liberazione? Perchtenere celato per tanti

anni un episodio che vaa suo merito?. Una

testimone, ErcolinaMilanesi, lo ricorda


96/114

tronfio come un gallo

per la divisa che portava

e ci tacci di pavidi per

non esserci arruolaticome lui. L'avremmo

fatto, ma avevamoquindici anni.... L'11

marzo 1978, mentre ilprocesso contro gli


97/114

accusatori di Fo era in

pieno svolgimento,

Luciano Garibaldi

pubblic sul settimanaleGente una foto dell'attore

in divisa dellaRepubblica sociale

(altissimo, magrissimocome sempre stato) e


98/114

un suo disegno dove

appaiono alcuni

camerati con le anime

dei partigiani uccisi cheescono dalle canne dei

mitra (Sono apocrife eaggiunte da altri, si

difender). Il 7 marzo1980 il tribunale di


99/114

Varese stabil che

perfettamente legittimo

definire Dario Fo

repubblichino erastrellatore di

partigiani. Il futuropremio Nobel non

ricorse in appello e la


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sentenza divenne

definitiva.

VITTORIO GORRESIO

Vittorio Gorresio, una

delle firme pi brillantidella sinistra riformista


101/114

del dopoguerra, scriveva

cose impegnative sulla

giovent hitleriana:

Cos pregano gli arianipiccoli, ora che, dissipato

il fumo del rogo ovefuron arsi i

venticinquemila volumiinfetti di semitismo,


102/114

l'atmosfera tedesca pi

limpida e chiara. E nel

1936 sulla Stampa , il

giornale di cui sarebbediventato negli anni

Sessanta la prima firmapolitica, confessava:

Ringrazio Dio perch ciha fatto nascere italiani


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ed con gli occhi lucidi

che si sente nell'animo la

gratitudine del Duce.

EUGENIO SCALFARI

Nonostante la giovaneet, Scalfari era riuscito a


104/114

far pubblicare alcuni

scritti di Calvino su

Roma fascista , era

diventato amico di Bottai,che chiamava il mio

Peppino, e fino allacaduta del fascismo

sostenne conconvinzione l'economia


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corporativa. Ma va

ascritto a suo merito di

aver sempre parlato nel

dopoguerra di quarantamilioni di fascisti che

scoprirono di essereantifascisti, non

nascondendo mai le sue


106/114

ferme convinzioni

giovanili.

ENZO BIAGI

Montanelli collabor a

Primato come Enzo Biagi,che nel dopoguerra non


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ha negato i suoi trascorsi

(scrisse anche per la

rivista fascista bolognese

Architrave ) e lagratitudine per Bottai.

Ma i suoi avversari,spulciando negli archivi,

hanno scovato altriepisodi. Secondo il


108/114

racconto di Nazario

Sauro Onofri in I

giornali bolognesi nel

ventennio fascista , nel1941 Biagi, allora

ventunenne, recens ilfilm Sss l'ebreo ,

formidabile strumentodella propaganda


109/114

antisemita di Himmler,

sul foglio della

federazione fascista

bolognese L'assalto ,scrivendo che il pubblico

era trascinato versol'entusiasmo e molta

gente apprende che cosa l'ebraismo e ne capisce


110/114

i moventi della battaglia

che lo combatte. (Biagi

era in buona compagnia,

perch sullo stessogiornale, fortemente

antisemita, si scatenavaanche il giovanissimo

Giovanni Spadolini,mentre una lusinghiera


111/114

recensione allo stesso

film fu firmata dal

regista Carlo Lizzani).

Biagi rest al Resto delCarlino , controllato dai

fascisti e ormai anche dainazisti, fino alla tarda

primavera del 1944,ricevendo - come tutta la


112/114

redazione - generosi

sussidi economici dal

ministero della Cultura

popolare (il Minculpop).Dieci mesi dopo entrava

a Bologna con le truppeamericane.


113/114

"Le societ migliori sono

quelle nelle quali uno dei

due soci muore la notte

immediatamente dopo lafirma del contratto".

Cesare Vivante (Venezia,

6 gennaio 1855Siena,


114/114

5 maggio 1944),

considerato il padre del

diritto commerciale

italiano, amava colpirecon sentenze irriverenti,

nate dalle cose, cio

aa.vv. hannodettoscritto

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