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Sottobanco inRete BOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER STUDENTI INTELLIGENTI OTTOBRE 2010 Aosta non è mai stata ricca di opportunità e stimoli per i suoi giovani. Annoiati e spenti nei soliti locali o davanti alla tv noi tutti abbiamo sentito la voglia di qualcosa di nuovo e soprattutto diverso. Cosa dire poi dell’insofferenza provata verso chi pensa che i giovani non facciano nulla a parte uscire e fare feste? Spesso non prestiamo attenzione a questi sentimenti, lasciamo che siano cancellati dall’ennesima birra, li vediamo intrecciarsi in un’indistinta nuvola di fumo o semplicemente chiediamo al sonno di rimandare ogni riflessione. Se ci si ferma a pensare ci si accorge che il problema non può essere risolto aprendo una nuova discoteca o invitando qualche artista in piazza; certamente questo fornirà un’occasione di svago per una serata la cui eco però si spegnerà in fretta riproponendo la situazione iniziale di attesa e di apatia. L’essere giovani ad Aosta ricorda i personaggi di “Aspettando Godot”, sperduti, abbandonati ai margini e condannati a un’attesa di qualcosa di nuovo e risolutivo tanta lunga quanto vaga . Nessuno di noi poteva tollerare di aspettare oltre, invano un cambiamento che non sarebbe mai arrivato. Citando Gandhi si potrebbe dire che occorre “essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo”, ovvero impegnarsi in prima persona e immediatamente, dalle piccole difficoltà quotidiane fino alle maggiori utopie, per sperare di poter vivere realtà migliori. Questo sentire comune ci ha portato a far parte prima del mondo dei movimenti giovanili valdostani e poi a credere di poter, unendo le nostre forze, creare qualcosa di più grande e entusiasmante. A pensare questo articolo di presentazione ci sono le menti dei ragazzi di Autoinformazione, di Altrascuola, del Collettivo Studentesco Valdostano e di Sottobanco. Ci sentiamo di citare Pasolini: “siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali o nevrotici. Vogliamo ridere, essere innocen- ti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito così senza sogni.”

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ottobre 2010

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S o t t o b a n c oinRe t e

BOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER STUDENTI INTELLIGENTI – OTTOBRE 2010

Aosta non è mai stata ricca di opportunità e stimoli per i suoi giovani. Annoiati e spenti nei soliti locali o davanti alla tv noi tutti abbiamo sentito la voglia di qualcosa di nuovo e soprattutto diverso. Cosa dire poi dell’insofferenza provata verso chi pensa che i giovani non facciano nulla a parte uscire e fare feste? Spesso non prestiamo attenzione a questi sentimenti, lasciamo che siano cancellati dall’ennesima birra, li vediamo intrecciarsi in un’indistinta nuvola di fumo o semplicemente chiediamo al sonno di rimandare ogni riflessione. Se ci si ferma a pensare ci si accorge che il problema non può essere risolto aprendo una nuova discoteca o invitando qualche artista in piazza; certamente questo fornirà un’occasione di svago per una serata la cui eco però si spegnerà in fretta riproponendo la situazione iniziale di attesa e di apatia. L’essere giovani ad Aosta ricorda i personaggi di “Aspettando Godot”, sperduti, abbandonati ai margini e condannati a un’attesa di qualcosa di nuovo e risolutivo tanta lunga quanto vaga . Nessuno di noi poteva tollerare di aspettare oltre, invano un cambiamento che non sarebbe mai arrivato. Citando Gandhi si potrebbe dire che occorre “essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo”, ovvero impegnarsi in prima persona e immediatamente, dalle piccole difficoltà quotidiane fino alle maggiori utopie, per sperare di poter vivere realtà migliori. Questo sentire comune ci ha portato a far parte prima del mondo dei movimenti giovanili valdostani e poi a credere di poter, unendo le nostre forze, creare qualcosa di più grande e entusiasmante. A pensare questo articolo di presentazione ci sono le menti dei ragazzi di Autoinformazione, di Altrascuola, del Collettivo Studentesco Valdostano e di Sottobanco. Ci sentiamo di citare Pasolini: “siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali o nevrotici. Vogliamo ridere, essere innocen-ti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito così senza sogni.”

2 S o t t o b a n c o S o t t o b a n c o

8 O t t o b r e : t u t t i a p ro t e s t a r e i n p i a z z a !Abbiamo realizzato così un coordinamento tra i nostri gruppi, fino a pochi mesi fa un’utopia, per offrire e offrici una realtà libera da tessere e da un’ideologia, feconda officina di spiriti liberi e critici. Non abbiamo sciolto, né scioglieremo le singole identità; ogni gruppo continuerà ad occuparsi di ciò per cui si è formato: Sottobanco vi accompagnerà con i suoi articoli, Altrascuola sarà la vostra voce negli organi scolastici, il Collettivo Studentesco Valdostano sarà il punto di riferimento nella contestazione contro lo smantellamento della scuola e dell’università pubblica e Autoinformazione continuerà a creare consapevolezza attraverso la condivisione di conoscenze. Ora però tutte queste forze, in precedenza separate e scordinate nelle loro azioni, sono unite in un gruppo in grado di rendere più incisiva la loro azione. Il significato primario del termine gruppo è “nodo”; ricerche linguistiche conducono tale parola all’antico provenzale “gropp”, supponendo che esso sia di derivazione germanica, da “kruppa” che significa “matassa arrotolata”. D’altronde un gruppo è costituito da persone che si sentono e sono riconosciute come parte di esso, individui annodati in una trama di legami sociali. Una rete non è però solo la risultante dell’annodarsi dei diversi fili intorno ad alcuni nodi; nel momento in cui si stringe un legame, un punto di contatto, si crea un’entità diversa da quella che si avrebbe considerando tutte le singole componenti prese singolarmente. Affascinati dalle suggestioni suscitate da queste riflessioni etimologiche, abbiamo scelto di pensare a una Rete per definirci come movimento unitario. Innanzitutto per sottolineare come questo gruppo sia formato da diverse realtà giovanili precedentemente scollegate nel loro agire, ma unite da una forte volontà di impegnarsi per migliorare le cose. Inoltre la metafora della rete non vuole tuttavia suscitare l’impressione di una gabbia o di una ragnatela in cui intrappolare i differenti spunti e le diverse suggestioni contenute in queste opere creative; al contrario evoca un incontro, un sicuro sostegno, un fertile luogo di crescita. Per presentare brevemente il movimento “la Rete ConTesta” si può forse usare un gioco di parole, prendendo-lo in prestito dall’inglese. Le due parole si scrivono in modo molto simile, eppure si pronunciano e evocano significati molto diversi. La prima infatti nowhere si può tradurre come da nessuna parte, un altrove impos-sibile da pensare e da raggiungere. Si tratta dell’inizio di quest’avventura, di questo percorso in comune che abbiamo intrapreso, nato da un’idea che avrebbe potuto essere scambiata per utopia, ma che invece, conce-dendole spazio e tempo per crescere, ha saputo conquistare ogni persona a cui è stata presentata. La seconda espressione now here vuol dire qui e ora ed evoca dentro di noi due suggestioni. La prima si configura come risoluzione dello stato nowhere, superamento della mancanza di un coordinamento comune e del conseguente senso di dubbio che rendeva incerti i primi passi del movimento. Now here tuttavia non può considerarsi esaurito nel presente; la Rete ora esiste e propria questa sua realizzazione comporta uno stimolo costante per nuove persone ad entrare a farne parte e fornire nuovi contributi. Ciò a livello di movimenti giovanili prima poteva essere confinato solo nell’altrove dei sogni, in un non-luogo ora grazie alla Rete ConTesta trova spazio fertile per crescere e realizzarsi. Un altro gioco di parole è racchiuso nel termine conTesta. La formulazione grafica infatti mette in risalto, con la t maiuscola, la caratteristica di soggetti pensanti che ci accomuna; non siamo e non saremo mai passivi e indottrinati, né tanto meno chiusi e aridi verso un confronto con chiunque non sia così ottuso e ignorante da dichiararsi fascista. Proprio perché usiamo la nostra intelligenza e ci interessiamo in prima persona ai proble-mi ci rappresenta anche l’espressione “contesta” questa volta senza maiuscole. Noi siamo una voce critica, forte e sempre presente, ma sappiamo anche essere portatori di proposte nuove e alternative. Infine separando la parola in “con te sta” si pone in evidenza come tutti i movimenti che formano la rete vogliono allargare la loro base, aprendosi alla vostra partecipazione più di quanto non lo facessero le singole realtà in precedenza. È difficile per noi trovare una conclusione a questa presentazione; il movimento è quanto mai dinamico e in evoluzione, magma ribollente di idee e progetti che non si può fermare su carta senza la certezza di escluderne delle parti. Non possiamo che invitarvi ad essere parte del cambiamento che sta avvenen-do, contattateci, proponete le vostre idee e date un contributo. Se non ora, quando? Se non voi, chi? Impegnatevi ora e in prima persona a cominciare dalla manifesta-zione contro i tagli della Gelmini alla scuola, all’u-niversità e alla ricerca. Ci vediamo l’8 in piazza. Rete ConTesta

http://retecontesta.org

S o t t o b a n c o 3S o t t o b a n c o

8 O t t o b r e : t u t t i a p ro t e s t a r e i n p i a z z a !Metti alla prova la tua memoria: 35 nuovi nomi e volti da ricordare sono molti! Metti alla prova la tua pazienza: a causa del sovraffollamento delle aule dovrai attendere a lungo prima che il prof metta chiarezza ad ogni tuo dubbio.Preparati a non mettere mai piede in un laboratorio, nonostante tu abbia scelto un indirizzo scientifico, questo potrebbe non esistere a causa dei tagli.Non perdere tempo a costruire un rapporto umano e non solo legato puramente alla scuola con i professori, per loro il posto fisso è un sogno.Se non conosci bene la lingua, impegnati a trovare un compagno bendisposto ad aiutarti, un insegnate di sostegno costa troppo per questa AziendaItalia.Inizia a risparmiare parte della tua paghetta per delle ripetizioni: i corsi di recupero non saranno più pagati dalla scuola. Concretamente la riforma della scuola si realizzerà con la soppressione di 87.341 posti di lavoro per il personale docente e di 44.500 posti per il personale ATA (amministrativo, tecnico, ausiliario).Grazie a ciò entro il 2012 entreranno nelle casse dello stato circa 8 miliardi di euro!E ci vogliono fare ancora credere che questa sia una riforma finalizzata a migliorare la scuola pubblica? È una semplice manovra economica, compiuta da uno stato che, per salvare banche e aziende private, per portare avanti azioni militari mascherate da missioni per la pace, sacrifica ricerca ed istruzione. Per creare dei futuri consumatori, non c’è bisogno di una buona scuola pubblica. È questo l’obiettivo: creare una generazione di cittadini ignoranti, sedati e che accettino passivamente qualunque imposizione.MA NOI NON CI STIAMO.Negli anni ‘60 di fronte ad un sistema scolastico basato sulle leggi fasciste di Gentile, l’onda di studenti che ha occupato piazze, scuole ed università ha portato alla creazione di una scuola fatta su misura dello studente. Non è vero che le cose non si possono cambiare dal basso. Oggi i diritti conquistati dalla Contestazione sono nuovamente minacciati.Per una scuola laica, basata sul rispetto del prossimo e non piegata a verità assolute e dogmatiche quali quelle del Cattolicesimo. Per una scuola il cui fine è quello di informare il futuro cittadino, cosciente di appartenere ad una società di cui può cambiare le cose. Per una scuola in cui puoi dire quello che pensi senza temere un 5 in condotta. Per i tuoi diritti, VENER-DI 8 OTTOBRE in piazza Chanoux manifestazione studentesca!Vogliamo un’Altra Scuola!

Per votare i rappresentanti d’istituto scegli le liste Altra Scuola!Se vuoi una scuola di qualità puoi votare questi baldi giovini:Classico: Francesca Zanin e Valeria JacquemetGeometri: Luca CasalloniIPR: Federica Vilardo, Jenney Kraya e Jasmine NicoteraLinguistico di Verrès: Gianluca FavreScientifico: Gianluca Bordon e Myriam FayadTuristico di St. Vincent: Laura Ardissone

Su http://altrascuola.retecontesta.org trovi tutti i programmi del gruppo Altra Scuola e dei singoli rappresentanti delle varie scuole!

4 S o t t o b a n c o

Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senzadistinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione

(art 3 cost.)Tante voci giravano, l’anno scorso, su un ipotetico decreto del Consiglio di Stato (la suprema magistratura amministrativa) che prevedeva la valutazione della partecipazione all’ora di religione nel credito scolastico. Purtroppo non si trattava solo di voci, perché il decreto esiste veramente e impone che, alla fine dell’anno, un’assidua partecipazione all’ora di religione sia presa in considerazione tra i criteri per ottenere, nel credito scolastico, il punteggio superiore nella fascia definita dalla media dei voti. Cosa significa? Prendiamo come esempio l’alunno A e l’alunno B: il primo partecipa all’ora di religione, il secondo no. Se entrambi a giugno, grazie alla loro media, si situano nella banda tra 6 e 7 punti di credito, lo studente A otterrà 7 crediti, mentre B solo 6. Perché? Qual è il motivo per cui lo studente che frequenta religione occupa una posizione superiore, che gli garantisce un vantaggio in più? È giusto che la fede nella religione Cattolica renda uno studente più meritevole a livello scolastico di uno musulmano, di uno buddista, di uno ateo o semplicemente di uno a cui non interessa la religione? La stessa domanda se l’è posta il Tar (tribunale amministrativo regionale) del La-zio, rispondendosi ovviamente no e decidendo di bloccare il provvedimento. Ma il Ministero dell’Istruzione, alla cui dirigenza si trova la nostra amata Gelmini, ha presentato, contro il Tar, un ricorso che il Consiglio di Stato ha accolto, ristabilendo il decreto. Nella sentenza di quest’ultimo si legge che il “vantaggio di chi frequenta l’ora di religione è del tutto eventuale, sia perché lo studente non avvalentesi che sia comunque meritevole in tutte le altre materie può raggiungere il massimo punteggio in sede di credito scolastico, sia perché il giudizio dell’insegnante di religione (o del corso complementare) potrebbe essere anche negativo (e quindi incidere negativamente sul credito scolastico).” In breve: chi non fa religione ce la faccia con le sue forze (mentre chi frequenta avrà un aiutino) e soprattutto attenzione perché il giudizio dell’insegnante di religione potrebbe essere anche negativo. Ma quando mai?! Non si è mai sentito, infatti, di un solo alunno che avesse l’insufficienza di religione, nonostante la maggior parte degli studenti si accinga a parteciparvi tirando fuori dalla cartella, non la Bibbia, ma i compiti per l’ora dopo o l’ipod e i cellulari. È vergognoso ignorare il fatto che studenti come tutti gli altri abbiano un vantaggio scolastico stando a scuola, seduti ai loro banchi, a guardare film e a studiare altro, durante un’ora di lezione che si chiama IRC (Insegnamento religione cattolica). È appena evidente che il fine di questo provvedimento è “rendere implicitamente obbligatorio il facoltativo. Trasformare una libera scelta in una convenienza. Gratificare chi opta per l’ora di religione di una condizione di vantaggio rispetto a chi, per le più diverse ragioni, decide di non avvalersene” (Pierluigi Batti-sta, Corriere della sera, 23 maggio 2010). Visto che questo è l’intento del Consiglio di Stato e del Ministero dell’Istruzione, è dovere di docenti, studenti e famiglie impegnarsi affinché anche sia garantito anche a chi non frequenta l’ora di religione la stessa possibilità di avere il credito formativo. Il mezzo per ottenere tale garanzia è la frequentazione del corso di attività alternativa, ma come si legge sul sito Scuolaoggi.org: “Nella situazione attuale questo è un inutile equilibrismo, in quanto è risaputo che corsi “alternativi” veri e propri in realtà non vengono quasi mai offerti dalle scuole, o per motivi organizzativi (i docenti che dovrebbero tenerli vengono utilizzati altrimenti, per supplenze, ecc. il numero degli alunni è scarso, ecc.) o perché vengono ignorati e di fatto non realizzati”. Ma il motivo sostanziale per cui i corsi di attività alternativa non vengono attivati è che mancano i fondi: è infatti necessario assumere un professore in più che tenga il corso. È, però, doveroso riflettere su un’assurda incongruenza: “lo Stato non trova i soldi per finanziare l’ora alternativa alla religione, religione che invece finanzia con l’otto per mille per centinaia di milioni di euro. Cosa tutta italiana, no?” (www.cronachelaiche.it). Solo per dovere di cronaca, lo Stato italiano ha devoluto con l’otto per mille sull’intero gettito IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) alla Chiesa Cattolica 1003 milioni di euro nel 2008 e 968 nel 2009! Quindi se non viene richiesto con insistenza l’attivazione del corso alternativo, la scuola lascia correre e per-mette che tra gli studenti si concretizzino delle disparità non da poco e che una grande ingiustizia (che viola la libertà religiosa e il diritto all’istruzione, sancito dall’articolo 34 della costituzione) rimanga incontrastata. Lo stesso Consiglio di Stato, autore del provvedimento citato sopra, ha dichiarato: “La mancata attivazione dell’insegnamento alternativo può incidere sulla libertà religiosa dello studente o della famiglia: la scelta

RO M A L A D RO NA ? L E G A C I A LT RO NA !

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Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senzadistinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione

di seguire l’ora di religione potrebbe essere pesantemente condizionata dall’assenza di alternative formative, perché tale assenza va, sia pure indirettamente ad incidere su un altro valore costituzionale, che è il diritto all’istruzione sancito dall’art. 34 Cost.”Per concludere, è dovere di tutti gli studenti che non fanno religione chiedere l’attivazione dell’attività alter-nativa, senza lasciarsi scoraggiare da tutte le motivazioni che la scuola potrà addurre per non organizzare il corso. La fede in una religione è una scelta più che personale: non è concepibile che la scuola inciti per vie indirette a optare per la religione cattolica!

Simone Cappio Borlino

RO M A L A D RO NA ? L E G A C I A LT RO NA !Solo la Lega è onesta, solo la Lega non ruba, solo la Lega è estranea ai meccanismi da “vecchia politica”, solo la Lega non utilizza il potere e soldi in modo clientelare, eccetera eccetera... E soprattutto: Roma ladrona!Vabbè, tralasciamo il fatto che lo stipendo di Bossi e colleghi lo paga Roma, che i finanziamenti al loro partito arrivano da Roma e che le loro leggi razziste sono fatte coi soldi di Roma.Facciamo finta di dimenticarci tutto questo per un attimo.Concentriamoci invece su un piccolo fatto di cronaca passato inosservato: il finanziamento di 800.000 Euro da parte del Ministero dell’economia a favore della scuola Bosina di Varese, una scuola privata. Ma qual’è il legame tra questa scuola e la Lega Nord? I legami ci sono e sono molto stretti: infatti la scuola, che si dice fondata “sulla scoperta della cultura locale padana” e per questo è chiamata anche (ed è più cele-bre con questo secondo nome) “libera scuola dei popoli padani”, è gestita da tale Manuela Marrone, maestra elementare e... moglie di Umberto Bossi!La scuola raccoglie bambini di asilo, elementari e medie, tutti pronti ad essere indottrinati alla fede leghista con i soldi di Roma ladrona. Ma intanto nel suo ultimo comizio Bossi ha avuto nuovamente la faccia di bronzo necessaria per insultare la capitale e i suoi abitanti. Beata coerenza...Ricapitolando: i soldi per la scuola pubblica non ci sono e quindi bisogna tagliare sui locali, sull’attrezzatura, sull’offerta formativa e sul personale; però i soldi per la scuola privata della moglie di Bossi si trovano senza problemi. E poi la Gelmini ha ancora il coraggio di dire che non capisce il perché delle proteste di studenti e professori...

Andrea Lamberti

S o t t o b a n c o6 S o t t o b a n c o

I m m a g i n a , S e u n o l e g g e s s e . . .Immagina un cane legato ad una catena. La sua vita è triste, ma è la sua unica possibilità di sopravvivenza.Ora immagina che quel cane sia tu. Allo stesso modo sei prigioniero. È vero: non senti il freddo dell’acciaio sul tuo collo, né il peso di questo che non ti permette di alzare gli occhi al cielo, ma la sera quando rimbocchi le coperte ai tuoi figli e ti sdrai guardando il soffitto, il magone ti assale. Sai che il prossimo mese forse non potrai pagare l’affitto. E il prossimo mese è Natale. E i tuoi figli meritano di festeggiar-lo come il figlio del tuo datore di lavoro, che ha messo te e altre 100 persone in cassa integrazione. Il motivo? L’azienda sarà delocalizzata. Voi costavate troppo. E qua bisogna pro-durre, le spese devono diminuire.Sai che dal lavoro dipende la tua vita, la tua famiglia, il tuo futuro, per dirla in breve. Ed ora, questo vacilla pericolo-samente. Sei libero di fare tutto, questo ti dice la società. Sei libero di fare tutto se hai soldi per farlo. Insomma, una libertà comprata.La precarietà è il tuo assassino. Ti sta uccidendo, pian piano. Quasi rimpiangi il lavoro di tuo padre. Ricordi bene quan-do tornava dalla fabbrica nero e sporco. Eri solo un bambino, a suo tempo, ma notavi la stanchezza che gli segnava il viso, a trent’anni già solcato dalle rughe. Eppure, la sera, si gustava il piatto di zuppa preparato dalla mamma e andava a dormire fiero di poterti pagare i libri per la scuola e un bel vestito per la messa della domenica. E qualche volta, davanti al caminetto, raccontava a te e e a tua sorella come era andata la protesta, e dei suoi compagni lavoratori, che con lui avevano fatto un presidio davanti alla fabbrica. E sorrideva per ogni loro piccola conquista.Ora non puoi protestare. Se protesti sei licenziato. Funziona così.E il tuo collega, un altro precario, non ha intenzione di ribellarsi, perché anche lui ha una famiglia e non vuole rischiare. E quell’altro, quello per cui nessuno ha fatto un minuto di silenzio, lui sì che avrebbe rischiato con te, ma è morto prima. Caduto da un’impalcatura, la sua testa si è rotta a contatto con l’asfalto duro e grigio del cantiere, ora dipinto di un rosso vermiglio. In un colpo solo, è finito tutto, i suoi sogni, i suoi desideri, e così, ancora una volta, i soldi del padrone si macchiano di un omicidio.Questa è la situazione. Un continuo ricatto. O accetti le condizioni del “datore di lavoro” oppure stai a casa. Non si è liberi. Te lo vogliono fare credere, facendoti scegliere fra 10 diversi prodotti per la casa, facendoti cambiare canale della TV con un solo “clic”, ma non ci devi cascare.Ti viene in mente il tuo vecchio amico di infanzia. Lui, studente modello, si era laureato con lode, ed era ricercatore. Ma l’Italia ha tagliato i fondi alla ricerca ed ora si trova a vivere con la mamma, non può più permettersi l’affitto.Questo è ciò che ci riserva il futuro, il futuro che ci stanno strappando dalle mani.L’auto-informazione, un presidio, una manifestazio-ne, o una semplice chiacchierata al bar, ci sono mille modi per risvegliare il popolo dal suo lungo sonno, noi ci stiamo provando, prima di tutto tenendo svegli noi stessi!

Myriam Fayad

http://autoinformazione.retecontesta.org

7S o t t o b a n c oS o t t o b a n c o

S e u n o l e g g e s s e . . .“Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra: sono analfabeti totali. Trentotto su cento lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta semplice e a decifrare qualche cifra.”Cominciamo da questi dati sconvolgenti per riflettere sullo stato di profonda devastazione in cui è ridotta la società italiana. Che fare quindi? Mettersi le mani nei capelli e rassegnarsi all’ignoranza diffusa? Oppure provare a cambiare questo stato di cose cercando di costruire un mondo in cui la cultura e l’informazione non sono questioni ristrette alle élite e disprezzate dai più, ma il vero valore aggiunto che sanciscono il successo di un individuo?Io opto per la seconda opzione ovviamente, ed è per questo che in questo numero diamo così tanto spazio alle proteste contro la riforma Gelmini che con i suoi tagli (8 miliardi di euro! Mentre, ricordiamolo si spendono 20 e passa miliardi per 300 aeroplanini da guerra) contribuisce ad aumentare l’ignoranza e la distruzione di un cittadino modello cosciente e informato. E’ abbastanza importante questa cosa perchè va a finire che oltre il 70% degli italiani si informa di quel che accade ogni giorno solo tramite la TV e in particolare i telegiornali. I quali ovviamente sono quasi tutti nelle mani di Berlusconi (le isole di resistenza sono gli ottimi servizi di Rai3, La7 e Rainews24), che ha piazzato dappertutto lacchè come Minzolini. Allora: se uno leggesse i giornali saprebbe che i lavoratori italiani negli ultimi dieci anni (2000-2010, ossia in un periodo in cui Berlusconi e le destre hanno governato per otto anni!) hanno perso in media oltre 5000 euro di potere d’acquisto. Cioè l’inflazione è aumentata, ma i salari sono addirittura scesi...Se uno leggesse saprebbe che oltre all’appartamento di Montecarlo di Fini (e chissene?) c’è un imponente impero off shore di Berlusconi: “grazie ai conti nei paradisi fiscali il premier ha pagato mazzette ed evaso il fisco” titola il Fatto Quotidiano del 26 settembre e lo dimostra ricordando il caso All Iberian 2, che ha accertato una colossale evasione fiscale, 1500 miliardi di lire, ma non ha potuto decretare la condanna di Berlusconi. Come? Grazie a una delle sue leggi, quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio, “il fatto non costituisce più reato”.Se uno leggesse saprebbe che nel Venezuela del tanto bistrattato di Chavez si sta costruendo un socialismo democratico che ha permesso al paese di essere quello che nell’ultimo decennio (assieme al Brasile del so-cialista Lula) più di ogni altro nel mondo ha ridotto le disuguaglianze interne tra ricchi e poveri. E per di più il Venezuela è tra i paesi che danno maggiori fondi e aiuti ai paesi del Terzo Mondo. Provate a dire quanto dà l’Italia di Berlusconi? Appena lo 0,1% del PIL, con gli altri paesi non hanno superato lo 0,3%, mentre l’ONU aveva chiesto ai paesi più ricchi di destinare almeno lo 0,7%. Una vergogna! Basterebbe poco per debellare la fame nel mondo: appena 45 miliardi di dollari l’anno per gli investimenti in agricoltura. Pochissima cosa in confronto ai 1250 miliardi di spese militari globali annuali...Se uno leggesse i giornali, oltre ad essere cosciente di queste ingiustizie globali capirebbe anche meglio quanto siano caproni certi politici ignoranti e demenziali. Mi riferisco soprattutto alla Lega Nord, che negli ultimi tempi ha regalato grandi chicche: oltre a Bossi che dà dei porci ai romani vi segnalo il sindaco leghista di Treviso, Gianpaolo Gobbo, che in città ha sostituito l’inno di Mameli con il “Va pensiero” di Verdi met-tendo in circolazione un camioncino con i simboli della Lega e con su una scritta che riporta un passaggio dell’inno verdiano: “Va pensiero sull’ali d’orate...”, infilando un apostrofo nella parola “dorate”: “d’orate”! Senza parole...Se uno leggesse saprebbe che ignoranza e razzismo sono di casa nella destra italiana. Prendiamo Giuseppe Pellegrino, esponente del PDL e assessore regionale del comune di Chieri, che fa proposte choc del tipo “Ba-sta disabili a scuola! Non imparano e disturbano...”. Di nuovo senza parole...Se uno leggesse saprebbe che l’Unione Europea sta per mettercela di nuovo in quel posto, obbligandoci per i prossimi 15 anni a fare manovre economiche da 60-65 miliardi l’anno per ridurre il nostro debito pubblico. E secondo voi dove li andranno a fare questi mostruosi tagli...?Infine se uno leggesse saprebbe che mentre gli americani facevano la predica all’Iran su Sakineh uccidevano con un’iniezione letale Teresa Lewis, donna di 41 anni disabile mentale. Alla faccia della democrazia, dei diritti umani e della libertà... Insomma ragazzi che vi devo dire... leggete, perchè di cose da sapere ce n’è tante. Non fate la fine di quelli che vivono nell’ignoranza e poi votano Berlusconi o Bossi. Date una speranza al Paese...

Alessandro Pascale

8 S o t t o b a n c o

Fa c c i o o u t i n g. S o n o p a d a n o e p u r e p o rc oSono padano e porco. Sono nato a uno sputo dal Po, ma sono cresciuto a Roma. Cucino la pasta con le sar-de, adoro i cappellacci di zucca e vado pazzo per la coda alla vaccinara. La pajata mi fa un po’ senso, ma la salama da sugo la mangio solo per dovere patriottico. Ho delle belle vocali aperte, eredità di una nonna che parlava emiliano stretto con qualche inflessione veneta, e mi “smoscio” per pigrizia e abitudine nella cadenza testaccina. La pianura padana mi deprime un po’, come la nebbia, e spesso mi sento a casa mia solo nei vicoli di Garbatella o alla Kalsa cercando un posto che faccia pesce. Però, quando il treno dopo Bologna passa il Reno mi commuovo sempre un po’. Ammetto di essermi messo a lutto quando ha chiuso il kebabbaro sotto casa mia, e il giovedì pomeriggio quella folla di migranti che invadono le nostre città mi mette allegria. Avevo al liceo un compagno di banco nigeriano e un paio di amici cileni e ho parenti sparsi fra Argentina e Brasile. Migranti anche loro. Migrante tante volte anch’io. Mi piace questo Paese di città, borghi e frazioni. Ognuno con il suo dialetto, le sue tradizioni, la sua cucina, il suo vino. Mi piace pensare che siamo così poco ariani, un po’ arabi, greci, albanesi, spagnoli, francesi, slavi, ebrei, berberi, normanni e longobardi. Mi piace pensare che siamo dei cialtroni romantici, dei mediterranei creativi, dei pezzi di tante e tante storie. Diverse. Non siamo mai stati “italiani brava gente”, ma siamo stati italiani. Lo siamo stati.Sono padano e anche porco. Curioso e un po’ troppo pallido. Vorrei pensare che anche tutti gli altri cittadini di questo Paese sgarrupato, ma che è sempre sopravvissuto a tutti i propri difetti, alla fine siano come me, come noi. Meticci. Ma non è così. E tutto passa attraverso la privazione di cultura, pezzo per pezzo. Stillicidio. C’è chi vuole sbriciolare la vera identità ibrida di questo Paese sostituendola con un’identità artificiale. Dove il cittadino si trasforma in consumatore, l’utente in cliente, la persona in massa. E la massa va alimentata, con la diffidenza, la paura e poi l’odio.Sono padano e porco. Un po’ ferrarese, romano, palermitano, lucano, triestino, ligure, levantino e ebreo. Sono un italiano. Non un italiano vero. Ma per davvero. Che guarda con repulsione alla Lega e alle mafie, al berlusconismo e al clericalismo d’accatto, alla cultura fast food della Gelmini e al decisionismo vigliacco degli uomini delle espulsioni. Rifiuto l’idea di un Paese trasformato in supermercato. Con i poveri sotto i ponti

clandestini e i furbi a ingrassare. Sono un italiano che non crede, ma crede nel diritto di ciascuno di credere in quel che gli pare.Sono un italiano, porco e padano contem-poraneamente, che crede nel valore assolu-to dell’articolo 1 della Costituzione, e che ha dato gran parte di se stesso per applicare il 21. Sono uno che sa di avere ancora la possibilità di scrivere quello che sto scri-vendo solo grazie a qualcuno che ha com-battuto contro il nazifascismo.Il fascismo che è stata roba nostra, perfino Hitler all’inizio andava a lezioni di dittatura da Mussolini. Quel fascismo, quella voglia di fascismo, che è ancora insita nel Dna del nostro popolo. E che oggi passa attraverso adolescenti addestrati alle armi, folle a Pon-tida, caccia agli omosessuali e ai “negher”, banchi marchiati in una scuola padana, dos-sier e calunnie e intimidazioni, controllo dei media, lodi e leggine a personam. E che passa, purtroppo, attraverso i troppi “aven-tini” di questa nostra asfittica classe diri-gente. Che si indigna intermittente, ma poi cala le braghe appena intravede un barlume di profitto. Anche piccolo. Anche presunto.

S o t t o b a n c o

Ro m

di Pietro Orsatti (dal blog www.orsatti.info)

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Ro mIn occasione della nomina del nuovo prefetto dell’Isère, il 30 luglio 2010 il presidente francese Nicolas Sarkozy ha pronunciato a Grenoble un discorso epocale. Le sue parole segneranno senza alcun dubbio la storia francese (e più in generale quella europea) dei prossimi anni. L’Eliseo, infatti, ha deciso di adottare una politica durissima nei confronti dei rom. Più di 800 campi nomadi in tutta la Francia sono stati smantellati durante il mese di agosto, e i loro abitanti (cittadini comunitari, con cittadinanza romena o bulgara) sono stati espulsi dal paese. Ma quali sono le motivazioni che hanno spinto il governo francese a prendere una simile decisione? Quali potrebbero essere le conseguenze di que-sta scelta? E soprattutto: chi sono i rom?I rom giunsero in Europa durante il Medioevo, probabil-mente dall’India. Il loro non è un popolo eterogeneo ma è suddiviso in varie comunità che utilizzano una serie di dialetti (derivati dal sanscrito) perfettamente comprensibi-li alle altre. Sin dal loro arrivo in Europa vennero additati come stregoni e creature diaboliche, e nel corso del No-vecento furono oggetto delle persecuzioni nazifasciste. Si stima che nei campi di sterminio tedeschi ne siano morti più di 500mila (anche se alcuni storici sostengono che le vittime siano state più di un milione e mezzo). Il secondo dopoguerra non ha riservato a questo popolo un destino mi-gliore. Nel blocco sovietico i rom furono sottoposti ad una sedentarizzazione forzata, che cancellò buona parte delle loro antichissime tradizioni e della loro cultura; a ovest continuarono a vivere ai margini della società. Oggi, in un momento di recessione economica, l’intolleranza è tornata a crescere, e con essa è ricominciata la ricerca di un capro espiatorio: arabi, musulmani e , ancora una volta, i rom. In Italia la lotta contro i campi nomadi è stata portata avanti principalmente dal partito Lega Nord, che, grazie al sostegno di personalità come Berlusconi, ma anche dell’ormai osannato Fini e del suo ex-compagno di partito Alemanno, è riuscita (almeno in parte) nel suo intento. Anche il governo di Sarkozy, forte del precedente italiano, ha deciso di adottare misure severissime contro i rom, sperando di recuperare parte del consenso perduto nel corso degli ultimi mesi. Ma una scelta di questo tipo comporta una serie di rischi molto gravi. Innanzitutto, una legittimazione delle sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate ormai da anni da governi come quello Berlusconi o quello Sarkozy nei confronti delle minoranze. La seconda è che venga a crearsi in Europa un clima da anni ‘30, simile a quello che precedette il disastro della seconda guerra mondiale e gli orrori delle discriminazioni e del nazifascismo. Le immagini dei rom francesi (in larga parte cittadini comunitari, al pari di noi italiani o dei loro connazionali), caricati sugli aerei e rispediti come merci nell’Europa dell’est, ricordano le terribili deportazioni naziste sui carri piombati. Ma mentre le deportazioni di Sarkozy sono mascherate come interventi in difesa della sicurezza, esistono movimenti politici che si pre-occupano molto meno delle apparenze. Come il partito neonazista e ultra-cattolico ungherese Jobbik, ora al governo in una coalizione conservatrice. Tra le tante proposte dei dirigenti del partito, quella di creare campi di detenzione per i rom ungheresi (di fatto dei veri e propri lager). Ma gruppi politici simili a Jobbik esistono in tutta Europa, e ricevono un sostegno popolare sempre maggiore.Alla base di questo avvenimento non ci sono considerazioni legate alla sicurezza: i rom non costituiscono un pericolo reale né per i Francesi né per noi italiani ( che invece di pensare a contrastare la “minaccia” dello straniero, dovremmo pensare a contrastare quella tutta italiana della criminalità organizzata). Le ragioni sono semplicemente di natura razzista e opportunistica.Mentre in Italia l’opinione pubblica è rimasta in silenzio di fronte alle deportazioni italiani nei campi di concentramento libici, in Francia milioni di persone hanno manifestato il loro dissenso nei confronti delle decisioni del loro governo. Perché la memoria è importante, ed è questo che i francesi vorrebbero far capire al loro presidente. Che, viste le sue origini ebraiche ed ungheresi, non dovrebbe fare fatica a ricordare.

Isma Fayaddi Pietro Orsatti (dal blog www.orsatti.info)

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L a t e s t a n e l l a s a b b i aLe intercettazioni sono chiare: Nicola Cosentino ha avuto rapporti con la Camorra.Anche il Parlamento è stato chiaro: quelle intercettazioni non possono essere usate in tribunale come prova.E quindi? Siamo di fronte ad un paradosso giudiziario: qualunque giudice ha la certezza che Cosentino è colpevole, ma nessun giudice potrà condannarlo, dal momento che le intercettezioni non si possono utilizzare e altre prove al momento non ci sono (come se queste non fossero abbastanza chiare e ne servissero altre). Ma chi è questo Cosentino? Cosentino è un pezzo grosso del PDL, infatti è deputato e coordinatore regionale della Campania per il partito di Berlusconi. E questo spiega molte cose.E cosa ha fatto di male? Cosentino è colpevole (lo dicono le intercettazioni e le dichiarazioni dei mafiosi pentiti) di riciclaggio abusivo di rifiuti tossici, di far parte della loggia massonica P3 (un’associazione segreta che perseguiva scopi propri corrompendo alti funzionari dello Stato e cercando di prendere in modo eversivo e/o illegale il controllo dello Stato stesso), di corruzione, di gestione malavitosa degli appalti dell’eolico in Sardegna, di pressioni ai danni della Corte costituzionale e di concorso esterno in associazione camorristica. Così tanti reati commessi da una persona sola... quasi un record!E perché il Parlamento può decidere sulla validità delle prove di un processo? Perché secondo la legge (fatta dai parlamentari) le intercettazioni a danno di un parlamentare indagato possono essere usate in tribunale solo se prima il Parlamento (cioè i colleghi dell’indagato) vota l’autorizzazione. Assurdo. Sarebbe come se un macellaio usasse carne avariata e fosse scoperto dalla polizia che scatta delle foto; poi però i colleghi macellai decidono che quelle foto non valgono in tribunale e così il primo macellaio verrà scagionato in barba a poli-ziotti, giudici e Giustiza (quella vera, non quella del ministro Alfano).Fra le tante riflessioni che si possono fare partendo da questa vicenda ne scelgo una: spesso sentiamo i politici classificare il comportamento dei loro colleghi (di un altro o dello stesso partito) secondo uno schema che contrappone “vecchia politica” e “nuova politica”. Io penso che questo modo di fare non abbia nessun senso. “Vecchio” e “nuovo” sono aggettivi che non hanno nulla a che fare con la politica. Per fare una cosa sensata si potrebbe invece decidere di classificare i politici e le loro azioni secondo lo schema “politica onesta” e “politica disonesta”. E così tutti noi sapremmo in quale categoria far rientrare Cosentino e chi ha votato per la sua impunità.

Andrea Lamberti

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C i n e f o r u m G i ov a n i l e : Pe l l i c o l e L u m i n o s e

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C i n e f o r u m G i ov a n i l e : Pe l l i c o l e L u m i n o s e- “Usciamo questa sera?”- “Mah, non so, ad Aosta non c’è mai niente da fare..”Questo potrebbe essere l’inizio di una normale conversazione tra amici, magari la classica telefonata nel tardo pomeriggio di venerdì/sabato durante la quale si cerca di programmare la serata. A che ora ci vediamo, cosa facciamo, dove andiamo. Purtroppo Aosta e dintorni, come ben sapete, non offrono una vasta gamma di locali e, per quanto si possa essere affezionati al pub inglese (o alla discoteca tal dei tali, o al bar sotto casa..), alla lunga anche lo svago del fine settimana rischia di diventare routine. Per risolvere quindi il dilemma del venerdì sera i ragazzi e le ragazze del Collettivo Studentesco Valdostano hanno deciso di spremere le meningi per offrire e offrirsi una via d’uscita dal fare-il-solito o fare-niente, e hanno trovato la soluzione! Infatti ne-gli ultimi mesi si sono impegnati nell’organizzazione di un cineforum giovanile aperto e gratuito, ed hanno presentato il progetto per il bando regionale Giovani in M.O.T.O., ottenendo i finanziamenti necessari. Fi-nalmente un’occasione per incontrarsi, guardare assieme film e documentari sui più svariati temi di attualità, scambiarsi le proprie opinioni, conoscersi, divertirsi!A questo punto la telefonata del venerdì potrebbe cambiare leggermente..- “Usciamo questa sera?”- “Certo, c’è il Cineforum!!”Ecco quindi la programmazione delle prime proiezioni, che si terranno presso la Bocciofila Sant’Orso (Via Sant’Anselmo 55):

30/10/2010 Ore 21 L’uomo flessibilenove storie, un viaggio senza confini nella realtà italiana del lavoro precario. Come un filo rosso che lega queste storie, ci sono delle incursioni di Antonio Albanese che recita frammenti del “Diario postumo di un lavoratore flessibile” scritto da Luciano Gallino. Il film ha vinto il Premio Cipputi al Torino Film Festival 2003. Di Stefano Consiglio ( Italia – 2003 -50’ – Bibi Film)13/11/2010 Ore 21 SurplusCon un ritmo incalzante, da videoclip si materializzano le contraddizioni del mondo globalizzato. Uno spunto di riflessione arrichito dal contributo dell’intellettuale ame-ricano John Zerzan Di Erik Gandini (Svezia/Italia - 2003 - 52’ – Atmo)27/11/2010 Ore 21 Le vie dei FarmaciLa morte a causa di malattie facilmente curabili tocca 40.000 persone al giorno, come uno stadio di calcio gremito…Eppure nessuno sembra accorgersene. Una lucida riflessione politica economica e sociale prova a far luce su questa quotidiana, assurda tragedia Di Michele Mellara e Alessandro Rossi ( Italia - 2007 - 52’ - Coop Voli e Mammut Film )6/12/2010 Ore 21(20: 45) Thyssenkrupp BluesAttraverso gli occhi di un operaio i due registi ricostruiscono la tragedia, gli eventi che l’hanno preceduta e seguita all’interno dello stabilimento di Torino del 6 dicembre 2007 in cui morirono 7 operai. Di Pietro Balla - Monica Repetto (Italia - 2008 - 73’)11/12/2010 Ore 21 Oltre la paura. Bruno contro la mafiaChe cos’è la Mafia? Paura. Controllo e potere. Codice del silenzio. Chi si ribella viene isolato, diffamato, minacciato di morte: sono troppe le persone che hanno perso la vita nella lotta contro Cosa Nostra. Bruno Piazzese ha denunciato la Mafia per combattere il racket; la sua storia di uno normale trasformata in simbolo contro l’illegalità raccontata in “ direct cinema” Di Bruno Coletta (Italia - 2007 - 52’ - DVD - produzione EiE)

CICL.IN.PROP.VIA MOCHET,7 PRC

15/01/2011 Ore 21 (20:45) Repubblica nostraLucido racconto degli ultimi atti di tangentopoli e l’esplosione di Forza Italia; lo fà seguendo il lavoro dei magistrati del pool “mani pulite”, la prima campagna elettorale di Gianni Pilo, candidato di Forza Italia e di Alvaro Superchi del PDS.Un documentario straordinario ed incredibilmente attuale.Di Daniele incalcaterra (Francia - 1995 - 78’ - DVD - Archipel 33)29/01/2011 Ore 21 Magari le cose cambianoUn viaggio nelle moderne borgate romane, una sorta di autoinchiesta condotta da due donne, due diverse generazion di residenti per scoprire il degrado delle cementificazione e l’abbadono delle istituzioni Di Andrea Segre ( Italia – 2009- 63’- Zalab Officine)19/02/2011 Ore 21 (20:45) San Dionigi, 93La storia di un campo rom alla periferia di Milano, della sua vitalità, del suo sgombero. Un racconto quanto mai attuale di fronte ai venti razzisti e xenofobi che soffiano in Italia e Francia. Di Tonino Curagi e Anna Gorio (Italia - 2007 - 74’ - Provincia di Milano con Officine OBU)26/02/2011 Ore 21 C.A.R.A ItaliaC.A.R.A. non vuole essere un moto di affetto verso il nostro paese: è l’acronimo di Centro Accoglienza Ri-chiedenti Asilo. Un racconto intenso in un luogo in cui le esistenze si fermano, non c’è possibilità di pensare o crearsi un futuro in questo paese spesso così faticosamente raggiunto. Di Dagmawi Yimer ( Italia – 2009 – 40’ – Zalab produzioni) 12/03/2011 Ore 21 Il sangue verdeSi riaccendono le luci su Rosarno. Un’indagine che si interroga sulle ragioni profonde degli scontri che in Italia sono stati creduti risolti e dimenticati troppo in fretta.Di Andrea Segre (Italia -2010- 57’- 2010 –Zalab)

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a cura di Alice Fazzari e Paolo GuaramontiCollettivo Studentesco Valdostano

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