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Sottobanco FIOMmesco BOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER STUDENTI INTELLIGENTI GENNAIO 2011 “Le soluzioni ergonomiche migliorative permettono, sulle linee a trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo, un regime di tre pause di 10 minuti ciascuna, che sostituiscono le attuali tre pause di cui due da 15 minuti e una da dieci.” Questa è una delle tante ingiustizie contenute nell’accordo separato che la Newco. di Marchionne ha imposto ai lavoratori degli stabilimenti Fiat Industrial. Una vera e propria pistola puntata alla tempia cui è difficile sfuggire. Il ricatto è semplice: o accetti condizioni disumanizzanti di lavoro, tra cui dieci ore di lavoro, 150 ore di straordinari obbligatori, pausa mensa a fine turno ecc.ecc., oppure ti licenzio e te ne stai a casa. Come dire di no? A questo si aggiunge poi il fatto che per molti (dal Pdl al Pd) la gentaglia che ci propone tale ricatto vada anche ringraziata. E’ il colmo, si. Una cosa che personalmente trovo agghiacciante, leggendo il testo dell’accordo separato, è la sua apparente neu- tralità. Non è Marchionne che impone ai lavoratori tre pause da 10 minuti, non è il volere umano, fallimentare e parziale, che opera. Sono invece le soluzioni tecniche adottate nell’impianto che “consentono” una tale regolazione dei tempi di lavoro. La tecnologia, indiscutibile e suprema madre dei bisogni (nel senso che permette di generarli e allo stesso tempo di soddisfarli), non tollera un minuto in più di pausa, punto. Ed ecco allora che i diritti diventano materia inconsistente di fronte alla solidità e alla razionalità scientifica delle esigenze della produzione, le quali pare che si auto-generino, non che dipendano dalla volontà umana. Una cosa però è certa: non dipendono dalla politica, se non per quanto riguarda una colpevole accondiscendenza. La nostra classe dirigente al momento non sembra avere un’idea sulla direzione da dare alle politiche industriali del nostro paese. Ma questo vuoto di policy si riempie subito, tranquilli, perché il “laissez faire de noaltri” si traduce nel delegare il compito direttamente a industriali, manager, banchieri, finanzieri, ai quali dei diritti dei lavori non può fregargliene di meno (“parlare del posto fisso è come parlare del sesso degli angeli, l’importante è la crescita”, disse pochi anni fa il saggio Montezemolo). Compito della politica sarà quindi quello di recepire la cosa, assumere che “il mondo è così, le esigenze son queste, che ci vogliamo fare” e adattare la struttura sociale e le sue istituzioni (tra cui la scuola e l’università) nonché le sue risorse (l’acqua) alle esigenze operative (tese al profitto individuale) di questo mondo meccanizzato, privatizzato e disumanizzato. Una politica che si limita ad amministrare cercando il favore (e i voti) dei poteri forti, rinunciando al ruolo di immaginare la realtà, di costruire una prospettiva alternativa e mi- gliore di vita e di relazioni nella società. Per questo la crisi della politica è così lacerante: perché la società smette di dipendere dal dibattito politico, che a sua volta dovrebbe riflettere e risolvere la conflittualità degli interessi sociali. La partecipazione non è più un elemento fondamentale, quello che conta al limite è il consenso. I luoghi di vita, di studio, di lavoro, vengono spogliati da ogni residuo di democrazia diventando luoghi funzionali ed operativi. Tutto si decide altrove in termini dirigisti e aziendalistici. Il pubblico perde di senso e così anche la politica. L’università e le vicende del 14 dicembre sono forse l’esempio più lampante di come una generazione costretta in spazi angusti sia costretta a divincolarsi furiosamente e rabbiosamente per avere visibilità, per essere ascoltata. Una società senza spazi di confronto, conflitto, dibattito è una società dove le idee muoiono, dove la partecipazione diventa un requisito sacrificabile. Una generazione che ha partecipato e che ha prodotto idee, si è scontrata violente- mente con una realtà che di questo impegno e di questo pensiero non sa che farsene. Non restano da raccogliere che i frutti amari, di cui peraltro si stupiscono i benpensanti che hanno contribuito alla loro maturazione. L’appello di Sottobanco ovviamente non è quello di abbandonarsi alla disperazione e alla mancanza di prospettive, la qual cosa si traduce in violenza cieca e per questo inutile, ma di tornare a costruire positivamente un’alternativa partendo dai luoghi di vita, facendo della partecipazione una libertà strutturante ed inviolabile. Riscoprendo nella politica, nell’agire comune e nella lotta gli unici strumenti per impedire che vinca la ragione dei padroni, quella che ci spoglia di autonomia, dignità, libertà e futuro. Matteo Castello

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gennaio 2010

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S o t t o b a n c oFIOMmesco

BOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER STUDENTI INTELLIGENTI – GENNAIO 2011

“Le soluzioni ergonomiche migliorative permettono, sulle linee a trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo, un regime di tre pause di 10 minuti ciascuna, che sostituiscono le attuali tre pause di cui due da 15 minuti e una da dieci.” Questa è una delle tante ingiustizie contenute nell’accordo separato che la Newco. di Marchionne ha imposto ai lavoratori degli stabilimenti Fiat Industrial. Una vera e propria pistola puntata alla tempia cui è difficile sfuggire. Il ricatto è semplice: o accetti condizioni disumanizzanti di lavoro, tra cui dieci ore di lavoro, 150 ore di straordinari obbligatori, pausa mensa a fine turno ecc.ecc., oppure ti licenzio e te ne stai a casa. Come dire di no? A questo si aggiunge poi il fatto che per molti (dal Pdl al Pd) la gentaglia che ci propone tale ricatto vada anche ringraziata. E’ il colmo, si.Una cosa che personalmente trovo agghiacciante, leggendo il testo dell’accordo separato, è la sua apparente neu-tralità. Non è Marchionne che impone ai lavoratori tre pause da 10 minuti, non è il volere umano, fallimentare e parziale, che opera. Sono invece le soluzioni tecniche adottate nell’impianto che “consentono” una tale regolazione dei tempi di lavoro. La tecnologia, indiscutibile e suprema madre dei bisogni (nel senso che permette di generarli e allo stesso tempo di soddisfarli), non tollera un minuto in più di pausa, punto. Ed ecco allora che i diritti diventano materia inconsistente di fronte alla solidità e alla razionalità scientifica delle esigenze della produzione, le quali pare che si auto-generino, non che dipendano dalla volontà umana. Una cosa però è certa: non dipendono dalla politica, se non per quanto riguarda una colpevole accondiscendenza. La nostra classe dirigente al momento non sembra avere un’idea sulla direzione da dare alle politiche industriali del nostro paese. Ma questo vuoto di policy si riempie subito, tranquilli, perché il “laissez faire de noaltri” si traduce nel delegare il compito direttamente a industriali, manager, banchieri, finanzieri, ai quali dei diritti dei lavori non può fregargliene di meno (“parlare del posto fisso è come parlare del sesso degli angeli, l’importante è la crescita”, disse pochi anni fa il saggio Montezemolo). Compito della politica sarà quindi quello di recepire la cosa, assumere che “il mondo è così, le esigenze son queste, che ci vogliamo fare” e adattare la struttura sociale e le sue istituzioni (tra cui la scuola e l’università) nonché le sue risorse (l’acqua) alle esigenze operative (tese al profitto individuale) di questo mondo meccanizzato, privatizzato e disumanizzato. Una politica che si limita ad amministrare cercando il favore (e i voti) dei poteri forti, rinunciando al ruolo di immaginare la realtà, di costruire una prospettiva alternativa e mi-gliore di vita e di relazioni nella società. Per questo la crisi della politica è così lacerante: perché la società smette di dipendere dal dibattito politico, che a sua volta dovrebbe riflettere e risolvere la conflittualità degli interessi sociali. La partecipazione non è più un elemento fondamentale, quello che conta al limite è il consenso. I luoghi di vita, di studio, di lavoro, vengono spogliati da ogni residuo di democrazia diventando luoghi funzionali ed operativi. Tutto si decide altrove in termini dirigisti e aziendalistici. Il pubblico perde di senso e così anche la politica. L’università e le vicende del 14 dicembre sono forse l’esempio più lampante di come una generazione costretta in spazi angusti sia costretta a divincolarsi furiosamente e rabbiosamente per avere visibilità, per essere ascoltata. Una società senza spazi di confronto, conflitto, dibattito è una società dove le idee muoiono, dove la partecipazione diventa un requisito sacrificabile. Una generazione che ha partecipato e che ha prodotto idee, si è scontrata violente-mente con una realtà che di questo impegno e di questo pensiero non sa che farsene. Non restano da raccogliere che i frutti amari, di cui peraltro si stupiscono i benpensanti che hanno contribuito alla loro maturazione.L’appello di Sottobanco ovviamente non è quello di abbandonarsi alla disperazione e alla mancanza di prospettive, la qual cosa si traduce in violenza cieca e per questo inutile, ma di tornare a costruire positivamente un’alternativa partendo dai luoghi di vita, facendo della partecipazione una libertà strutturante ed inviolabile. Riscoprendo nella politica, nell’agire comune e nella lotta gli unici strumenti per impedire che vinca la ragione dei padroni, quella che ci spoglia di autonomia, dignità, libertà e futuro. Matteo Castello

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2 S o t t o b a n c o S o t t o b a n c o

M a c h i l i vo t a ? S u l l u o g o c o mu n ePer molto tempo ho avuto un ingenuo dubbio sul nostro governo. La questione non era tanto come facesse a stare in piedi ma piuttosto come sia potuto durare così a lungo. Un governo che ormai ha la mia età ed è stato giudicato da troppi come il peggiore dell’Italia repubblicana. Perché gli italiani l’hanno votato, non una, ma ben tre volte ormai? All’inizio mi ero detto “sono stupidi” ma questa è chiaramente una risposta infantile. Gli italiani saranno mille cose ma non così stupidi. Ci saranno i brogli ma non potranno essere così influenti. Quindi quali sono i grossi motivi?Il primo é indubbiamente quello degli interessi, diretti o indiretti. Gli interessi diretti sono quelli di tutte le persone coinvolte più o meno direttamente nelle elezioni. Questa fascia di elettori però, oltre a essere numeri-camente trascurabile, é anche bilaterale ossia caratterizza sia la maggioranza che l’opposizione. Gli interessi indiretti invece si dividono in interessi pratici e pecuniari. I primi consistono in tutti quei piccoli favori che nella maggior parte dei casi consistono nel chiudere un occhio su una situazione delicata. Questi elettori che approfittano della politica per sistemarsi il vialetto, come diceva Saviano, sono anche in questo caso bilaterali. I voti comprati per denaro invece sono caratteristici delle mafie ed è provato che queste votino compatte a favore del centrodestra; il particolare non provato è che il centrodestra ne sia consapevole. Incredibile! (Vote-ranno per affinità con il programma elettorale...mah!) Quindi direi che, per quanto riguarda i voti “interessati”, questi siano utili alla maggioranza solo per quanto riguarda quelli comprati dalle mafie. Non credo però che questa, come i brogli, possa essere ritenuta la causa profonda di un governo che è quasi ininterrottamente al potere da 18 anni.Per illustrare quella che penso sia la vera risposta alla mia domanda devo raccontarvi la storia di due Stati.Il primo è guidato da un premier benevolo e lungimirante che governa onestamente il paese da tanto tempo. La situazione economica è florida tranne quando al governo ci va l’opposizione che non fa altro che aumentare le tasse e ricoprire di rifiuti la nazione. Un’opposizione composta da quattro comunisti ignoranti e per di più brutti o analfabeti che passano il tempo cercando di infangare la candida reputazione del premier. I parla-mentari al governo sono tutti belli (e belle) quindi competenti. In questo governo la mafia non esiste oppure esisteva ma è stata sconfitta oppure la stanno combattendo benissimo; su questo non vanno molto d’accordo. Questo governo supporta anche un partito che per fortuna ha come priorità cacciare dal paese gli immigrati cattivi che ci rubano il lavoro e stuprano mogli e figlie. Questo governo ha riformato l’istruzione introducendo il merito e eliminando i baroni e sta cercando di riformare anche la giustizia nonostante la ridicola resistenza di quei quattro comunisti. Questo governo ha degli ottimi rapporti internazionali ed é influente su scala mon-diale. Questo governo fa il suo lavoro così bene che le principali problematiche affrontate da televisione e giornali riguardano calciatori e veline. Direi quindi viva il nostro supergoverno e abbasso i comunisti!Però bisogna parlare anche dell’altro Stato. Quello di cui non tutti i giornali parlano e tantomeno le televisioni. Uno Stato governato da un premier colluso con la mafia che passa la notte a mignotte e il giorno a cercare di nascondere quello che fa la notte. La situazione economica è pessima e le (poche) volte che l’opposizione va al governo, cade facilmente perché si trova davanti questo sfacelo. Un’opposizione debole, vecchia e logora che non é in grado di proporre una valida alternativa al regime. In questo Stato regna sovrano il conflitto di interessi e ognuno è in parlamento per sistemare i propri affari. I parlamentari al governo sono criminali, mafiosi, parenti e veline che attaccano l’opposizione criticando i singoli e non i concetti perché non ne sono capaci. Questo governo comprende un partito razzista e fascista dichiarato (vedi LaRussa ad Annozero). Questo governo ha varato decine di riforme sulla giustizia per proteggere i propri affari privati e ha venduto l’istruzione trasformando le università in aziende, tagliando ovunque e favorendo i baroni. Un governo che internazionalmente non ha voce e non solo è asservito alle grandi potenze ma ne è deriso alle spalle. Un go-verno che possiede la maggior parte dell’informazione e la usa per raccontare storie come quella dello stato perfetto qua sopra.Ecco, è nella prima storia la risposta alla mia domanda. Quale Stato scegliereste voi? Direi che è ovvio, anch’io vorrei vivere nel primo, peccato che non esista. Il problema è che nella routine dell’italiano medio c’é lo spazio solo per un’informazione deviata che racconta di questo Stato delle meraviglie. Immaginate che la vostra informazione si limiti al Tg4 durante la cena, immaginatevi di lavorare con persone che per la maggior parte hanno la vostra stessa informazione. Non leggete i giornali perché costano, soprattutto tempo. Non vi in-formate, non dibattete, non vi attivate perché lavorate tanto e quel poco tempo che vi rimane preferite spender-lo a rilassarvi e divertirvi. Ma soprattutto non volete problemi, volete una vita facile, volete credere che quello Stato esista. Ecco voi siete l’italiano medio, soluzione alla mia domanda ma non certo ai nostri problemi.

Matteo Courthoud

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S u l l u o g o c o mu n e“Tanto è tutto un magna magna!”“Ma si, destra e sinistra è lo stesso, tanto sono tutti ladri!”“I cinesi? Sono tutti uguali, non li riesci a distinguere!”Quando incappo in una conversazione che finisce così, mi cadono le braccia. Di norma abbasso la testa, sento in me disperazione, sconforto e delusione e cerco di affrettarmi a chiudere quel discorso tanto vuoto quanto improduttivo.Perché una persona dovrebbe pensare, parlare e anche scrivere per luoghi comuni?Mi soddisfa un’analisi, non mia, del luogo comune: nell’affermare qualcosa di immediato e riconoscibile non ci si espone con un proprio pensiero, ma si è certi di riuscire ad attrarre in almeno qualche soggetto una certa simpatia, dovuta ad una vicinanza dei “pensieri”.A pensarci bene è pazzesco che ciò che è considerato un’ovvietà non sia ritenuto dover nemmeno essere so-stenuto da delle prove, è invece sufficiente che sia condiviso da molti.Ci si sbaglia (sbaglio...) infatti a tirarsi indietro, a scoraggiarsi, perché incalzando il qualunquista è così sem-plice farlo cadere dinanzi alle sue affermazioni, svelargli le contraddizioni e i paradossi delle sue argomen-tazioni spesso grossolane perché non prodotte da lui, ma assimilate da fonti mendaci e meschine. Il nostro interlocutore di conseguenza abbandonerà il campo, con una battuta magari, oppure stizzito o ancora con un bell’insulto, a te che gli fai cadere queste certezze, gli rovini la giornata: ora dovrà pensare con la sua testa!Il qualunquista si comporta da tale perché non ha il desiderio di impegnarsi nella vita pubblica. Egli vi è inse-rito e conforme, ma la sua partecipazione è pari a zero, eppure si considera un ottimo cittadino. Invece rimane imprigionato dai pregiudizi del proprio contesto preculturale (l’educazione scolastica ricevuta, il contesto familiare, la classe di appartenenza) e da quell’informazione priva di informazione cui troppi si assuefanno.Ad una mente ragionevole il luogo comune si presenta (dopo l’iniziale probabile consenso) come una forza-tura, un non necessariamente vero.Al contrario, un anti-luogo comune cioè la negazione dello stesso, porta l’Ascoltatore Non Impegnato a rima-nere interdetto. La negazione di un’apparente verità viene considerata alla stregua di un’eresia e la minima prova a sostegno dell’apparenza potrà essere portata come vessillo della ragione ristabilita, con gran sollievo del Superficiale le cui certezze sono state ripristinate, delegittimando quell’eresia.Nel fare un esempio consiglio una lettura (Breve trattato sulla decrescita serena di Serge Latouche). Ad oggi il pensiero dominante ci insegna che la crescita economica è indispensabile, e questo è pensare, agire, scrivere comune. Negarlo sarebbe dire che <<è possibile un sistema economico basato sulla logica della de-crescita>>. Considerate le vostre reazioni ad entrambe le constatazioni e vedrete come tutti o quasi rientriamo nel buon senso del luogo comune. L’invito è a squarciare il velo ingannatore che ricopre la realtà, a non lasciare che altri tessano per noi i nostri pensieri, a cercare verità dubitandone sempre.

Matteo Courthoud

Giulio Bordon

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4 S o t t o b a n c o

I l g r a n d e i n g a n n o d e l l e r e l i g i o n i“Il fondamento della critica alla religione è: è l’uomo che fa la religione, e non è la religione che fa l’uomo.” Questo è l’assunto fondamentale da cui occorre partire per criticare in maniera radicale la religione. Il filosofo Feuerbach, tra i primi ad aver sistematizzato questa affermazione, credeva che la religione fosse il maggiore ostacolo alla liberazione dell’essere umano, perché essa, ammaestrando l’uomo a ubbidire ad un padrone celeste, prepara le condizioni ideali affinché l’uomo si abitui a ubbidire anche a padroni terreni. Questa critica, portata avanti da Karl Marx, sostiene che per sopravvivere in un mondo caratterizzato da con-traddizioni sociali e da ingiustizie d’ogni sorta gli uomini hanno fantasticato un mondo celeste perfetto e giu-sto, di cui il “mondo capovolto” in cui vivono costituisce un’anticamera: visto come momento di transizione verso la felicità eterna, il mondo terreno, con tutte le sue sofferenze, diventa più più sopportabile.In realtà la religione è già di per sé una protesta contro la miseria reale, nella misura in cui al mondo terreno e ai suoi difetti contrappone quello celeste, perfetto ed eterno. Quella religiosa è però una protesta che resta debole e insufficiente, perché si limita ad agire nell’ambito delle idee e a fornire una giustificazione a questo mondo, finendo non di rado per legittimarlo in vista di quello ultraterreno. Nella religione dunque il momento della protesta contro il mondo reale d’intreccia per forza con quello di consolazione e di legittimazione. La religione esercita una funzione anestetizzante, che paralizza ogni impeto a capovolgere lo stato di cose, in una sorta di accettazione passiva delle ingiustizie dilaganti: l’idea che il vero mondo debba ancora venire è infatti il più potente invito ad accettare con rassegnazione le storture dell’aldiquà. Per questo motivo la religione è definita da Marx “oppio del popolo”. Lottare contro la religione significa però lottare solo in parte contro quel mondo di cui essa è “l’aroma spiri-tuale”. Significa strappare dalla catena a cui siamo legati i fiori immaginari che la rendono meno spiacevole, ma non significa rimuovere la catena stessa. Per Marx quindi non bisogna rimuovere la religione, nella spe-ranza che il mondo migliori. Si tratta piuttosto di spezzare la catena reale, di “rovesciare tutti i rapporti nei quali l’uomo è un essere degradato e assoggettato”, trasformando cioè la società stessa, e di conseguenza rendendo inutile la religione. Un mondo giusto infatti non avrebbe bisogno di consolazioni e legittimazioni ultraterrene, racchiudendo già in sé stesso il senso ultimo dell’esistenza umana. Insomma una volta eliminati ogni oppressione e sfruttamento la religione crollerà da sé, perché l’uomo non avrà più bisogno di “drogarsi” per far fronte alla tragica realtà materiale quotidiana. E’ importante sottolineare che la critica della religione di Marx (che egli considera il “presupposto di ogni critica”) non significa affatto che si debba fare dell’ateismo un articolo di fede obbligatorio (come è stato fatto malamente in Unione Sovietica). In effetti Marx sembra analizzare più che altro la dannosità delle religioni in

quanto strumenti di potere e di sottomissione (fisica e psicologica) piuttosto che il problema in sé dell’esi-stenza di un essere superiore. Inoltre Marx sostenne che le misure violente contro la religione non avesse-ro nessun senso, né fossero giustificabili. La cosa più interessante è che Marx profetizza già un secolo e mezzo fa il declino delle religioni tra-dizionali e l’avvento di una nuova grande religione che tutto ingloba e da tutti è accettata: l’economica, in particolar modo il capitalismo. La società capita-listica viene a configurarsi da un lato come il luogo in cui prolifera la religione come forma ingannevole di felicità extramondana, e dall’altro come una so-cietà religiosamente strutturata con le sue gerarchie, i suoi dogmi e la sua “formula trinitaria”. Insomma il capitalismo si configura esso stesso come una nuova religione, con il suo Dio (il capitale) e le sue “vacche sacre” (la proprietà privata dei mezzi di produzione, il denaro, ecc.). Lo stesso carattere religioso e feti-cistico delle merci (pensate alla divinizzazione dei nuovi prodotti “di moda”, dall’ultimo telefonino di grido al macchinone di lusso, dai vestiti firmati alla borsetta che compri nonostante tue ne abbia già de-cine...) rivela che la religione è il completamento più conveniente alla società mercantile capitalistica.Estratto di “Bentornato Marx” di Diego Fusaro,rimaneggiato e riassunto da Alessandro Pascale

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S o t t o b a n c o 5S o t t o b a n c o

I l g r a n d e i n g a n n o d e l l e r e l i g i o n i C r i t i c a d e l l a r a g i o n a n a rc h i c aCi vuole molta più fede per credere nell’Anarchia come vero e proprio status di ordine mondiale applicabile, piuttosto che credere in un dio anche il più bizzarro e assurdo. Questo perché, di una divinità, non si può provare universalmente né l’esistenza né la non esistenza. L’anarchia, invece, è un ideologia e come tale è concepita dall’uomo per l’uomo. L’anarchia pone come cause necessarie per la sua realizzazione situazioni che vanno contro ciò che è la base fondamentale della Natura Umana, ovvero la Soggettività.Per giustificare tale tesi occorre riflettere sulla dottrina proposta dai vari ideologi anarchici. In breve che cos’è l’Anarchia?Il punto fondamentale su cui si basa l’idea di Anarchia è l’abolizione dello Stato e della creazione di una società orizzontale i cui individui si relazionino tra di loro in un rapporto non-gerarchico. Per realizzare ciò la teoria anarchica vuole rifondare le regole (si esatto, regole, perché l’anarchia non prevede affatto l’abolizione di quest’ultime) in maniera condivisa e, quindi, non imposta da un’ autorità che possa essere Stato, Clero o anche semplicemente Capo-ufficio.La base del programma Anarchico è già in partenza qualcosa di totalmente alienante da ciò che è l’uomo, poiché prevede che esista, tra ogni essere umano, una condivisione di accezioni e che queste siano indiscu-tibili. Non solo, il punto fondamentale per cui il progetto anarchico, già nel suo fondamento fallimentare, è il fatto che non tiene conto che se anche fossero riconosciuti universalmente nel presente come nel futuro delle generazioni, i valori fondamentali sui quali costruire la nuova società, questi valori, pur riconosciuti, non coincideranno con ciò che è la volontà di ogni uomo. L’errore è un errore storico, figlio dell’illuminismo ovvero l’idea secondo la quale se una scelta viene ritenuta moralmente buona, sarà essa la scelta effettiva dell’individuo. Non esiste infatti una relazione diretta tra il “giusto” e il “voluto”. Per rendere chiaro il mio concetto pongo alla vostra attenzione un esempio. Ognuno di voi sa che è bene studiare, che è bene mettersi sui libri e rileggere quanto detto dalla professoressa di turno. Questo è palese. Eppure proprio quando siete in procinto di mettervi a studiare vi arriva un messaggio sul vostro cellulare, e quel messaggio contiene la proposta di uscire a fare un giro per il centro. Quanti di voi vi chiedo, hanno sempre declinato l’invito, perché cozzava contro il bene che in quel momento era primario, ovvero studiare? Non basta quindi che un’azione sia giusta, perché questa sia effettivamente realizzata. Questo perché (lasciatemelo dire) per fortuna non sia-mo solo Soggetti Morali. In sintesi, se anche effettivamente si riuscisse a stilare un accordo in favore di una giustizia universalmente riconosciuta, come impedire di violarla (nonostante la si riconosca) in assenza di uno stato? O comunque di un organo di controllo? Il problema di creare una morale universale è che chiunque si comporta diversamente deve redimersi e ritornare a seguire quella che è l’etica collettiva. Senza uno stato che legiferi e che regoli queste situazioni, come è possibile una riabilitazione? I casi sono due. La prima che la società tenti di riabilitare l’individuo in questione, rendendo evidenti i motivi per cui l’azione di quest’ultimo è deprecabile con la forza delle parole e della dialettica. Ma, come già affermato, non esiste corrispondenza tra ciò che viene riconosciuto giusto e ciò che viene poi compiuto. L’individuo infatti potrà riconoscere e rendersi conto in tutta onestà di aver sbagliato agli occhi di ciò che è il bene. Ma questo non sarà un motivo per non tornare a sbagliare, perché la sua volontà potrebbe essere quella di perseguire il suo sbaglio. Il secondo caso è l’esclusione del suddetto dalla vita sociale e lo stimolo ad un auto-riflessione per una redenzione personale. In questo caso però il rischio è che, nella solitudine, si renda conto dell’esatto contrario, e che possa sviluppare una coscienza opposta a quella desiderata dalla società anarchica.Quali sono però i valori fondamentali che l’Anarchia vorrebbe si riconoscessero? Alcuni sono evidenti anche in una società Democratica, quali l’Antisessismo e l’Antirazzismo. Altri come l’Antimilitarismo, l’Antielet-toralismo e l’Internazionalismo, sono specifici dell’ideologia. Ma la tematica sulla quale vorrei soffermarmi con particolare attenzione è l’Antispecismo.Viene definito Specista l’atteggiamento discriminatorio secondo il quale l’uomo è, rispetto agli animali, in uno status morale più elevato e che dunque possa godere di più diritti.Gli Anarchici negano questa concezione come negano il razzismo ed il sessismo. Per negare quest’ultime si è partiti dal presupposto che: Bianchi, Neri, Mulatti, Donne, Uomini (in quanto Vir non intesi come Homo) ed Ermafroditi fossero uguali. Per dimostrare, dunque che lo Specismo è aberrante quanto il Razzismo ed il Sessismo, bisogna definire tutti gli animali uguali all’Uomo e negare dunque l’Antropocentrismo. Ma dire che gli animali sono effettivamente non differenti dalla nostra specie, è cadere in un paradosso. Perché è l’uomo che definisce gli animali uguali a lui, non sono gli animali che si riconoscono al pari dell’uomo. Inoltre si definiscono gli animali alla stessa stregua dell’uomo perché si attribuisce la qualità umana principale, ovvero la soggettività, all’animale. Nonostante essi neghino l’antropocentrismo, in verità lo affermano con più forza di quanto facciano coloro che vengono da essi chiamati specisti.Chiusa questa parentesi non si può non affermare universalmente che l’Anarchia, per quanto affascinante, sia quantomeno controversa in più punti, sia alla base, sia nelle teorie specifiche. Altai Garin

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S o t t o b a n c o6 S o t t o b a n c o

I v r e a : d i a r i o d i u n ’ o c c u p a z i o n e6.30. Ti svegli. Buio. Il calore di un sacco a pelo. Il soffice respiro dei tuoi amici e di quelle persone che, anche se non conosci, sai che hanno i tuoi stessi ideali e sono lì a lottare con te. Lentamente prendi coscienza di quello che è stato: ricordi la prima mattina, eri arrivato a scuola come tutti gli altri giorni, ma già sentivi che c’era qualcosa di diverso nell’aria, un leggero profumo di rivolta. Come tutti i giorni, da quando questa riforma martoria la tua scuola, eri entrato in classe, ti eri seduto al tuo banco, pensando che quello sarebbe stato davvero un giorno come tanti altri. Poi l’assemblea d’istituto, i rappresentanti degli studenti che avevano espo-sto la loro idea di una possibile occupazione. Proprio lì, su una di quelle poltroncine rosse dell’auditorium ti sei reso conto per la prima volta di tutto quello che stava succedendo intorno a te, hai compreso che questo governo sta davvero distruggendo tutte le istituzioni pubbliche e final-mente hai capito che occupare era l’unica soluzione per manifestare il tuo dissenso e quello di tutti gli altri studenti. Così, forse perché guidato dalle altre persone o perché convinto di quello che stavi facendo, lentamente sei uscito dalla scuola e hai ascoltato di nuovo le voci di quelle persone, erano parole forti, piene, pesanti, ti hanno riempito la mente di responsabilità, ti hanno reso partecipe di una vita comune che presto si sarebbe realizzata, una vita che avrebbe implicato ben presto la collaborazione di tantissime persone e, forse, ti sei sentito importante, perché parte di quel grande in-sieme. Perché, quando un gruppo di persone è accomunato dallo stesso ideale, dalla stessa voglia di ribellione, dallo stesso spirito d’iniziativa, le cose che si possono fare per cambiare sono davvero tante. È incredibile come un solo discorso, il carisma dei nostri rappresentanti e l’azione dello Spes (l’esecutivo studentesco) siano riusciti a coinvolgere gli studenti di una scuola intera… Ecco com’è andata.La mattinata di martedì si è conclusa con un’assemblea nella quale si è discusso degli aspetti rovinosi della riforma; le parole del rappresentan-te d’istituto Andrea Bacchetta hanno risvegliato in tutti la voglia di farsi sentire, così, alle 12.30 di martedì 30 novembre il Liceo scientifico di Ivrea dedicato ad Antonio Gramsci è dichiarato occupato. Una cosa si può dire. Se Antonio fosse ancora qui sarebbe di certo fiero di questi ragazzi, i quali hanno deciso inoltre di permettere a agli studenti non propensi alla mobilitazione, di poter seguire le lezioni regolarmente. Un gesto molto coerente che manifesta evidentemente il rispetto degli studenti per il di-ritto allo studio.Se alle 13:20 buona parte degli studenti ha lasciato l’istituto per dirigersi a casa così non è stato per un gran numero di ragazzi e ragazze che han-no continuato il presidio della scuola realizzando l’attuale occupazione. Nel frattempo all’entrata del liceo e su una finestra sono comparsi de-gli striscioni con la scritta “Gramsci Occupato”. Il pomeriggio è passato velocemente tra varie assemblee e l’estenuante trattativa con la preside per ottenere di pernottare a scuola. Verso le 19:00 gli studenti si sono finalmente diretti, armati di cibo e sacco a pelo nella palestra dove hanno passato la serata e la notte.Parole, palloni, canzoni… infine alle 2.30 si spengono le luci e dopo una lunghissima giornata tutti si addormentano, già pronti per una nuova gior-nata.E difatti anche mercoledì è stata un’esperienza interessantissima, e le sei ore a scuola sono letteralmente volate grazie a una serie di attività utili e divertenti. Durante i tre turni studenti universitari hanno tenuto assemblee spiegando a tutti i presenti gli effetti deleteri del DDL Gelmini. In altre aule si tenevano conferenze su argomenti purtroppo non spesso trattati

in classe ma di grande attualità: la signora Vigna, insegnante di francese all’università, nonché madre di due studentesse del Gramsci, ha esposto le differenze tra il sistema educativo italiano e quello francese, paese del quale è originaria. Un’operatrice umanitaria ha invece illustrato agli stu-denti la drammatica situazione del Ruanda, spesso dimenticato dalle cro-nache, dove la gente muore ogni giorno di fame. Nella palestra si è invece tenuto quello che può essere considerato l’even-to più originale dell’intera occupazione. Per ore si sono alternati sul palco senza pausa, studenti e insegnanti e, tra letture, brani di musica Jazz, mu-sica cantautoriale e Rock, il pubblico si è divertito molto. Questo evento, inizialmente pensato per essere eseguito in Auditorium ha dovuto essere spostato in palestra per la non disponibilità del dirigente scolastico. Du-rante il pomeriggio di mercoledì i ragazzi si sono riuniti nuovamente per decidere come passare la notte; dopo alcune discussioni si è deciso di andare incontro alle richieste della preside e delle forze dell’ordine. Così, alle 18.00 i ragazzi hanno abbandonato l’Istituto, ottenendo in cambio l’u-tilizzo dell’auditorium, di una palestra, delle aule video e delle televisioni, indispensabili per le attività del giorno seguente.la giornata di giovedì si è svolta come una vera e propria autogestione: molti degli studenti e dei professori del liceo hanno tenuto lezioni per gli altri ragazzi con temi che variavano dalla musica e la danza alla fotografia e la psicologia. Ogni studente poteva registrarsi a una qualsiasi delle atti-vità, divise in tre blocchi da due ore ciascuna. In auditorium ha tenuto una conferenza il vicesindaco Cimalando, che fino a due anni fa era professore di storia e filosofia al liceo Gramsci e dopo di lui i ragazzi di Rete Con-testa, un’associazione di licei valdostani che lavora sul territorio, hanno tenuto un dibattito aperto con gli studenti sulla situazione della scuola pubblica italiana. Anche il sindaco ha fatto la sua parte nella giornata di giovedì, offrendo anche quest’anno il suo supporto alle iniziative dei gio-vani. Dopo una mattinata lunga e impegnativa i ragazzi si sono occupati di pulire le aule utilizzate, nel completo rispetto del materiale scolastico.

Francesca Aimonetto e Daniele Rietti

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7S o t t o b a n c oS o t t o b a n c o

in classe ma di grande attualità: la signora Vigna, insegnante di francese all’università, nonché madre di due studentesse del Gramsci, ha esposto le differenze tra il sistema educativo italiano e quello francese, paese del quale è originaria. Un’operatrice umanitaria ha invece illustrato agli stu-denti la drammatica situazione del Ruanda, spesso dimenticato dalle cro-nache, dove la gente muore ogni giorno di fame. Nella palestra si è invece tenuto quello che può essere considerato l’even-to più originale dell’intera occupazione. Per ore si sono alternati sul palco senza pausa, studenti e insegnanti e, tra letture, brani di musica Jazz, mu-sica cantautoriale e Rock, il pubblico si è divertito molto. Questo evento, inizialmente pensato per essere eseguito in Auditorium ha dovuto essere spostato in palestra per la non disponibilità del dirigente scolastico. Du-rante il pomeriggio di mercoledì i ragazzi si sono riuniti nuovamente per decidere come passare la notte; dopo alcune discussioni si è deciso di andare incontro alle richieste della preside e delle forze dell’ordine. Così, alle 18.00 i ragazzi hanno abbandonato l’Istituto, ottenendo in cambio l’u-tilizzo dell’auditorium, di una palestra, delle aule video e delle televisioni, indispensabili per le attività del giorno seguente.la giornata di giovedì si è svolta come una vera e propria autogestione: molti degli studenti e dei professori del liceo hanno tenuto lezioni per gli altri ragazzi con temi che variavano dalla musica e la danza alla fotografia e la psicologia. Ogni studente poteva registrarsi a una qualsiasi delle atti-vità, divise in tre blocchi da due ore ciascuna. In auditorium ha tenuto una conferenza il vicesindaco Cimalando, che fino a due anni fa era professore di storia e filosofia al liceo Gramsci e dopo di lui i ragazzi di Rete Con-testa, un’associazione di licei valdostani che lavora sul territorio, hanno tenuto un dibattito aperto con gli studenti sulla situazione della scuola pubblica italiana. Anche il sindaco ha fatto la sua parte nella giornata di giovedì, offrendo anche quest’anno il suo supporto alle iniziative dei gio-vani. Dopo una mattinata lunga e impegnativa i ragazzi si sono occupati di pulire le aule utilizzate, nel completo rispetto del materiale scolastico.

Alle 15.00 Pino Masciari si è presentato in auditorium davanti agli studen-ti del Gramsci per testimoniare ancora una volta a favore della legalità e per promuovere la vendita del suo nuovo libro autobiografico: “Organiz-zare il coraggio”, scritto insieme alla moglie Marisa. Giuseppe Masciari è un ex imprenditore edile calabrese, nato a Catanzaro nel 1959, sottoposto a programma speciale di protezione dal 18 ottobre 1997, insieme a sua moglie (medico odontoiatra) e ai loro due bambini.Pino ha denunciato la ‘ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica.La criminalità organizzata ha distrutto le sue imprese di costruzioni edili, bloccandone le attività sia nelle opere pubbliche che nel settore privato, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove essa è infil-trata, intralciando i rapporti con le banche con cui operava. Tutto ciò dal giorno in cui ha detto basta alle pressioni mafiose dei politici ed al racket della ‘ndrangheta. Fu allontanato dalla sua terra per l’imminente pericolo di vita a cui si è trovato esposto con la sua famiglia. Lui, testimone di giustizia, sta scontando un esilio forzato dalla sua terra natale come “pre-mio” per la sua onestà e per il suo senso civile. Le sue forti e provocatorie parole rimarranno impresse nella mente dei giovani ascoltatori ancora per molto tempo. Giovedì i ragazzi hanno ottenuto di poter passare la notte in palestra: dopo qualche avvertimento da parte della questura e alcune discussioni con la vicepresidenza, i ragazzi hanno redatto un elenco dei presenti da conse-gnare direttamente alle autorità per eventuali problemi legali o danneggia-menti alle strutture scolastiche.La notte è trascorsa tra partite di calcetto e pallavolo e si è conclusa con una devastante corsa con i sacchi… a pelo. Tra gli spettatori assonnati an-che i rappresentanti d’istituto e organizzatori della protesta, che sono stati i primi a crollare. La mattinata di venerdì si è aperta con un vento gelido ed un cielo terso, al suono delle prime sveglie e alle successive bestemmie di alcuni ( vedi Paolo Manghi e company), i ragazzi hanno cominciato ad aprire gli occhi e ad uscire dai sacchi… le facce erano mostruose!Ma alle otto la palestra era già ordinata, pulita e sgomberata, mentre il bar della scuola era già affollato di studenti affamati.Alle 8.20 i ragazzi si sono ritrovati alla stazione, da dove è partito un lungo corteo di più di mille persone provenienti da tutte le scuole del Canavese pronte a manifestare per i propri diritti. Alla “rivolta” si sono unite infatti le altre scuole superiori e parecchi studenti universitari del nostro territorio e della Valle d’Aosta. La città di Ivrea non ha potuto fare a meno di prendere atto della protesta, che ha bloccato il traffico nelle strade principali, affollate per il mercato settimanale. Il corteo si è fermato in piazza di città, tra musica e cori di sostegno al diritto allo studio. Qui i rappresentanti dei vari istituti hanno chiesto alle autorità cittadine di farsi portavoce delle richieste degli studenti per una scuola migliore e per un futuro meno incerto. Dopo questo grande evento di chiusura ufficiale dell’occupazione del liceo, alcuni studenti del gramsci si sono ancora incontrati con il prof. Franco Pellerey, ex vicepreside della facoltà di architettura del politecnico di Torino, purtroppo non disponibile nei giorni precedenti. Il professore ha tenuto un’illuminante lezione sui contenuti della riforma che ha com-pletato la formazione dei presenti sul tema. Alle 17.00, raccolti gli zaini, le cartacce e i sacchi a pelo, gli ultimi ragazzi hanno lasciato la scuola, per concedersi un meritato riposo ed essere a lezione il mattino seguente!… ti guardi alle spalle e ti rendi conto di quello che hai appena vissuto, ormai non ricordi nemmeno più come tutto ciò sia cominciato, ma sai che ti ha lasciato dentro qualcosa che mai potrai dimenticare; forse, per la prima volta hai vissuto davvero...

Francesca Aimonetto e Daniele Rietti

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Wi k i l e a k s , i s t r u z i o n i p e r l ’ u s o“Good shooting” - “Thank you”. (Bel colpo. Grazie) si dicono due soldati americani mentre cadono sotto i loro proiettili giornalisti della Reuteurs e bambini che vanno a scuola, ossia mentre si commettono crimini contro l’umanità. L’ambasciatore americano che definisce Silvio Berlusconi un leader “inefficace che spende le sue energie in feste notturne, le quali non gli permetterebbero di riposarsi abbastanza, incapace e vanitoso”. Ancora la legge Romani descritta come un “favoritismo per il governo Berlusconi e Mediaset”, atteggiamento paragonato a quello Craxi. La relazione tra il nostro premier e Putin giudicata come confidenziale, anche a causa dello scambio di “regali generosi”, e foriera di redditizi contratti energetici tra Eni e Gazprom, tanto che Berlusconi “sembra essere il portavoce di Putin in Europa”. Dmitrij Medvedev, il presidente russo, è stato descritto come “pallido” e “indeciso”, che gioca a fare il “Robin del Batman Putin”. Il presidente francese Nicolas Sarkozy definito “un imperatore nudo” da tenere “sotto stretta sorveglianza”. Queste sono solo il contenuto di alcuni dei rapporti diplomatici e confidenziali divulgati in queste settimane dall’organizzazione di Julian Assange. WikiLeaks (dall’inglese “leak”, “perdita”, “fuga [di notizie]”) è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore (drop box) protetto da un potente sistema di ci-fratura, documenti coperti da segreto (segreto di stato, segreto militare, segreto industriale, segreto bancario) e poi li carica sul proprio sito web. WikiLeaks riceve, in genere, documenti di carattere governativo o aziendale da fonti coperte dall’anonimato. Il sito è curato da giornalisti, attivisti, scienziati. Comunque i cittadini di ogni parte del mondo possono inviare, sono anzi invitati a farlo, materiale “che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende” tenuti nascosti. L’organizzazione dichiara di verificare l’autenticità del materiale prima di pubblicarlo e di preservare l’anonimato degli informatori e di tutti coloro che sono implicati nella “fuga di notizie”. Gran parte dello staff del sito, come gli stessi fondatori del progetto, rimane anonima. La pubblicazione di questo tipo di documenti di cui non solo non si conosceva il contenuto, ma di cui non si sospettava neanche l’esistenza, che prospettive apre, che conseguenze può avere sul futuro del mondo? Si apre con queste rivelazioni il confronto tra due tipi di globalizzazioni; quella egemonica del capitalismo imperialista o quella contro egemonica dei movimenti sociali che lottano per per sognare e costruire un altro mondo possibile. Chi si avvantaggerà di più con la fuga di queste informazioni? Le istituzioni economiche e politiche occidentali stanno combattendo la loro battaglia a difesa dei loro privi-legi preparando un nuovo diritto internazionale, definito “antiterrorista”, nel tentativo di dissuadere i “pirati informatici” e, al tempo stesso, stanno operando sui media perché la portata delle informazioni diffuse dal sito sia ridimensionata, vissuta dal pubblico in modo superficiale, senza la necessaria informazione ed ela-borazione e quindi presto dimenticata. Proprio su questo punto si gioca la partita tra gli im-peri economici e politici e le organizzazioni contro la globalizzazione. L’informazione, la diffusione e la comprensione capillare presso la popolazione delle nuove informazioni rese disponibili sulla rete è la prima condizione necessaria perché l’opera di wiki-leaks non resti solo un sito su internet. Il secondo passaggio della lotta alla globalizzazione che è pos-sibile condurre attraverso le rivelazioni è strettamen-te legato al primo: solo se si avrà chiara la portata e l’importanza di questi files sarà possibile iniziare una nuova stagione di mobilitazioni per proporre un mondo migliore diverso da quello che wikileaks ci impone di guardare. Non chiudiamo gli occhi, non facciamo finta di non vedere o di non sentire. Parliamo, informiamoci, riflettiamo e troviamo la forza per indignarci e per mobilitarci altrimenti si rischia di perdere un’im-portante occasione per tentare di liberarci del giogo imposto dallo sfruttamento capitalistico al nostro pianeta e alle nostre esistenze.

Paolo Guaramonti

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S o t t o u n ’ a l t r a c h i ave“Io sono una persona di cuore, aiuto sempre chi ha bisogno di aiuto”Ecco come si è giustificato il nostro Presidente del Consiglio per aver tentato di forzare il rilascio della signorina Ruby e, a questo punto, visto che è una persona di cuore, probabilmente se la portava a letto per tenerle i piedini caldi, vero?So bene che la questione è conosciuta più o meno da tutti: sicuramente lo è all’estero: il mondo si tiene la pancia dalle risate quando pensa all’Italia (e come dargli torto). Ogni tanto temo che nel 2012 il mondo finirà non per colpa di un meteorite ma perché moriremo tutti: il mondo di risate, gli italiani di lacrime.Se per curiosità andate a visitare internet troverete una moltitudine di video articoli e chi più ne ha più ne metta sulla vicen-da; insomma, nessuno si è risparmiato dal commentare.Io vorrei proporvi il problema sotto un’altra luce: dal punto do vista di una ragazzina quasi coetanea di Ruby.Dal punto di vista di una ragazzina che ha rispetto per se stessa e per questo piuttosto di andare a letto con Berlusconi se la farebbe cucire.“C’è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese” celebre citazione che sento quasi obbligata a fare visto l’avvicinarsi del 5 novembre. Il problema però è che non è solo la gestione del Paese, non è la politica sola a creare questo marciume e questa montagna di rifiuti(come a Napoli, no?).Per un secondo, cari concittadini italiani, facciamo un piccolo “mea culpa” e ricordiamoci che se Berlusconi sta seduto su quella poltrona (avvinghiato come un polipo gigante credo sia più corretto) è solo ed esclusivamente perché l’abbiamo voluto noi. Per fare un’altra citazione: “e diciamo finalmente che noi siciliani la mafia la volgiamo. Ma non perché ci fa paura. Perché ci da sicurezza, perché ci piace”.Cari italiani, per quante volte abbiamo fatto si che Berlusconi salisse al potere? La prima volta nel 1994 se non mi sbaglio, il mo anno di nascita: e poi dicono che la sorte non abbia il senso dell’umorismo!Tutte le volte che sento che qualche ragazzina è andata ad Arcore a fare il karaoke mi vien male. Come dice la Litizzetto “mi premo l’aorta e vado in svenimento controllato”.Ogni volta non posso fare a meno di chiedermi: ma chi avrebbe il coraggio di andare con uno che probabilmente ha anche bisogno di una gru e di un camion di viagra per riuscire a fare centro?Bisogna considerare inoltre che anche il mestiere di politico ai nostri giorni ha cambiato decisamente forma e modalità di lavoro: una volta si svolgeva sopra le scrivanie. Adesso sotto!! Anche il modo di accedervi è al passo coi tempi: “ se mi andrà male in televisione, mi metterò in politica” aveva assicurato in un’intervista una dolce fanciulla che doveva avere una splendida voce, visto che andava a cantare a casa del Cavaliere. (E pensare che io faccio il liceo classico (detta volgarmente mi faccio un culo così) e probabilmente dovrò essere precaria tutta la vita e morire sul posto di lavoro.) Quest’intervista era stata rilasciata proprio nei giorni del diciottesimo compleanno della ragazza; a tutte le ragazze minorenni: se andaste a Roma, mi raccomando, mutande di ferro.Ecco, io non capisco: si parla di rendere illegali i rapporti sessuali in auto. Come mai se uno li fa in diretta televisiva (ad esempio il grande fratello e simili) o in parlamento questa cosa non solo è normale, ma fa ridere tutti da quanto è simpatica?E così adesso due ragazzi di Arezzo sono condannati a tre anni di carcere e Ruby rubacuori festeggia il suo compleanno a Genova (mi è sfuggito come mai sia a piede libero e non stia scontando la sua pena per furto).Tutte cose che si sanno, vero. Ma vederle tutte insieme e da un punto di vista un po’ diverso fa un certo effetto.Soprattutto perché hanno in comune una cosa, una cosa molto grave. Le protagoniste di questi scandali, che servono solo a fare notizia ( infatti dopo qualche giorno vengono dimenticati e affidati all’oblio, dal momento che non servono più a gua-dagnare soldi), sono spesso e volentieri donne o ragazze che scambiano se stesse per soldi o per prestigio, o chissà cos’altro.Il vero problema è che la donna non ha più coscienza di sé come essere evoluto. Questa subordinazione al sesso e quindi agli uomini, mi duole dirlo, è tutta femminile.È un’idea della donna che parte dalla donna, l’erbaccia più malefica e invasiva e resistente all’estirpazione che si sia mai vista.Questa immagine è quella che ci vendono le pubblicità (ma se devo comprarmi un cellulare, perché c’è il retro o davanti di una biondona sul manifesto??) che ci vende la politica, che ci vendono i media, la televisione in primis.Il mio è un messaggio angosciato, disperato. La mia voce emerge da un oceano di melma chiamato “chissenefrega”.Tutte le volte che qualcuno si fa una risata per le stupidate che combinano i politici, che si fa una risata per una pubblicità con una ragazza tettona, tutte le volte che qualcuno accetta il nostro mondo così com’è con un sorriso e tira avanti come se niente fosse l’oceano chissenefrega fagocita ancora un’altra voce, cancella un altro pensiero. Distrugge un’altra vita.In questi anni l’oceano è cresciuto sempre più: ha ucciso prima l’opinione giovanile, poi l’opinione in generale, adesso sta distruggendo l’immagine stessa di dignità. Sta ammazzando a forza di sputi la libertà.La libertà. Bella idea la libertà, non è vero? Ma che cos’è?“La libertà è partecipazione” ci ha detto Gaber.Io non pretendo di formulare un’ ipotesi di così alto livello; volevo solo fare un’osservazione.La libertà, la rivoluzione, spesso sono state rappresentate da donne!Delacroix “la liberté guidant le peuple”La Statua Della libertàNon sono donne?Come mai siamo passati dalla cortesia medievale e il concetto della donna angelo, alla donna libertà… alla donna troia!?Miracoli della storia. Ma da questa stessa storia abbiamo imparato che ci sono stati uomini e donne coraggiosi che hanno cambiato la strada del mondo.Ragazze di oggi, donne di oggi e di domani: ritroviamo il coraggio di alzare la testa, rivendichiamo la nostra dignità.Rivendichiamoci il diritto di non essere chiuse sotto chiave di idee stupide e da pregiudizi e stereotipi.Guardiamo la realtà sotto un’altra chiave interpretativa.Finché non faremo qualcosa, nulla cambierà.Finché rideremo, non ci offriranno null’altro che scandali su cui farsi due risate.La nostra rivoluzione parte da qui: non accettiamo più ciò che è inaccettabile Matilde Beuchod

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C o m ’ è p o s s i b i l e ?Il nostro gruppo nasce nell’autunno del 2010, nel-la cittadina di Aosta. Pur essendo di modeste di-mensioni, quasi un paese un po’ cresciuto, anche quassù, nei pressi delle nevi perenni, si sente la eco dei soprusi, delle bestialità del nostro tempo.Il nostro gruppo nasce dall’agghiacciante consa-pevolezza della condizione inumana nella quale versa l’immagine della donna. Nasce dagli scan-dali, dalle pubblicità, dal maschilismo politico e sociale.Il nostro gruppo nasce però, soprattutto, perché le donne non hanno detto quasi nulla di tutto questo.Com’è possibile che le donne non si interessino più degli scandali che interessano le donne?Com’è possibile che tutti questi soprusi siano pas-sati sotto silenzio?Com’è possibile che, tutti i giorni, rimaniamo in-differenti davanti a mille mancanze di rispetto nei nostri confronti?Come possiamo non indignarci davanti al messag-gio che quello che dovrebbe essere il nostro premier ha lanciato a tutte le donne italiane? “Se volete vivere bene, trovatevi un fidanzato ricco”.E’ questo ciò che ci riserva il futuro?Continuando a rimanere nel silenzio e nell’ombra, perpetuando quest’omertà assurda, non facciamo che con-fermare ciò che queste persone si aspettano da noi: ovvero che siamo tutte pronte a cercare un fidanzato ricco.Il nostro gruppo, invece, nasce per gridare al mondo che il nostro investimento è l’intelletto, lo studio, il

talento, non è semplicemente sbattere il nostro corpo in faccia alle telecamere.Il fatto che ci siano delle ragazzine minorenni disposte ad andare a letto con uomini altra sessantenni, a posare senza umanità davanti alle telecamere, è lo specchio della corru-zione morale, oltre che politica del nostro paese.

Non possiamo più permetterci di stare a guardare un premier che, invece di garantirci la sicurezza che ci spetta di diritto, liquida il problema degli stupri dicendo che se per ogni bella ragazza fosse necessario un soldato per garantire la sua sicurezza, non avremmo abbastanza uomini da investire nel ruolo.La verità è che non serve un soldato per ogni ragazza: serve il senso comune della giustizia, serve una morale che il nostro paese sembra aver perso.Noi abbiamo i mezzi e gli strumenti per dire basta, abbiamo la pos-sibilità e dunque il dovere di difendere la nostra causa.Una causa di uguaglianza reale, una causa di giustizia, una causa di cui noi tutte dobbiamo farci carico.

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S o t t o b a n c o

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Elvis Presley-Jailhouse Rock (rock’n’roll, 1957)Beach Boys-Barbara Ann (surf-pop, 1961)Kinks-You really got me (garage-rock, 1964)Rolling Stones-Paint it black (rock, 1964)Bob Dylan-Like a Rolling Stone (folk-rock, 1965)The 13th Floor Elevators - You’re Gonna Miss Me (garage psichedelico, 1966)Leonard Cohen-Suzanne (folk, 1967)Jimi Hendrix-Hey Joe (rock psichedelico, 1967)The Doors-The End (rock psichedelico, 1967Simon and Garfunkel-Mrs. Robinson (soul-folk, 1967)Van Morrison-Brown Eyed Girl (pop-rock, 1967)Jefferson Airplane-White Rabbit (acid-rock, 1967)Velvet Underground-Venus in Furs (rock psichedeli-co, 1967)Blue Cheer-Summertime blues (heavy blues, 1968)Beatles-Something (pop, 1969)Tim Buckley-Song to the siren (soul-folk, 1969)King Crimson-In the Court of the Crimson King (pro-gressive, 1969)The Stooges-I wanna be your dog (garage-punk, 1969)Can-Mary, mary so contrary (kraut-rock, 1969)C.C.R.-Looking out my back door (southern rock, 1970)Amon Duul II-Eye-Shaking King (kraut-rock, 1970)Guess Who-American Woman (hard rock, 1970)Black Sabbath-War Pigs (heavy metal, 1970)High Tide - Blankman Cries Again (heavy-prog, 1970)Van der Graaf Generator-A Plague of Lighthouse Ke-epers (progressive, 1971)Led Zeppelin-Stairway to heaven (hard-rock, 1971)The Who-Baba O’Riley (hard-rock, 1971)Lou Reed-Walk on the wild side (glam-rock, 1972)Hawkwind-Brainstorm (space-rock, 1972)New York Dolls-Looking for a kiss (proto-punk, 1973)

Neu!-Fur Immer (kraut-rock, 1973)Robert Wyatt-Sea song (progressive, 1974)Lynyrd Skynyrd-Sweet home Alabama (southern rock, 1974)Brian Eno-Here come the warm jets (glam-rock, 1974)Pink Floyd-Wish you were here (rock psichedelico, 1975)Bruce Springsteen-Born to run (rock, 1975)Patti Smith-Horses (punk-wave, 1975)Sex Pistols-God save the queen (punk, 1976)The Ramones-Blitzkrieg Bop (1976, punk)Modern Lovers-Hospital (wave-punk, 1976)Wire-Mannequin (punk, 1977)The Clash-White riot (punk, 1977)Television-Marquee Moon (new wave, 1977)Jam-In the City (punk-pop, 1977)Talking Heads-Psycho Killer (new wave, 1977)Kraftwerk-Trans-Europe Express (elettronica, 1977)David Bowie-Heroes (art-rock, 1977)Neil Young-My my, hey hey (folk-rock, 1978)Pere Ubu-Non-alignment Pact (post-punk, 1978)Buzzcocks-Sixteen (punk, 1978)Devo-Mongoloid (post-punk, 1978)

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5 0 c a n z o n i p e r a m a r e i l ro c kCome il mese scorso per i film, stavolta buttiamo giù una lista di titoli di canzoni per invitare ad approcciarsi al meraviglioso mondo del rock. In questo numero rivolgiamo l’attenzione al periodo che grosso modo va dagli esordi del rock’n’roll degli anni ‘50 fino al ciclone punk di fine anni ‘70. In mezzo una stagione straordinaria in cui sono fioriti generi come progressive, psichedelia, heavy e si sono mossi alcuni tra i migliori cantautori di sempre. E’ un elenco parziale, ovvio. Prendetelo come uno spunto minimo, per conoscere artisti e gruppi forse sconosciuti (mai come in questo caso youtube può tornare utile. I brani che seguono vi si trovano tutti):

Non perdete il prossimo numero di Sottobanco dove proporremo una lista di canzoni nel periodo che va dall’inizio degli anni ‘80 ad oggi!

Alessandro Pascale

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CICL. IN PROP. VIA MOCHET, 7

- Gemonio, esplodono due bombe davanti alla sede della Lega. Danneggiato il ponte levatoio.- Lo scoppio di alcuni petardi accompagnato da una scritta sul muro. Questo esclude la pista interna.- Già nel 2006 ignoti diedero fuoco allo zerbino di Bossi. Ma Calderoli non riportò ustioni serie.- Vendola cade dalle scale e Radio Padania commenta: “Peccato, niente danni permanenti”. Vorrebbero che tutti assomigliassero al loro leader.

- Il Pd lancia un appello a Lula affinché conceda l’estradizione di Cesare Battisti. Appena c’è aria di partita persa ci si tuffano subito.- L’Italia prepara già ritorsioni contro il Brasile: pare che la nuova Multipla sarà prodotta lì.- Presto in circolo l’euro con l’effige del Papa. Sai che gusto comprarci i preservativi.

- Secondo l’opposizione ci sarebbero contraddizioni nella riforma del ministro Gelmini. Per esempio, tra ministro e Gelmini.- La riforma introduce i ricercatori a tempo: dopo sei anni esplodono.- I commercianti preoccupati per le manifestazioni. Con tutte quelle forze dell’ordine in giro, dovranno fare gli scontrini.

Mercoledì 26 gennaio, alle ore 21, Diego Fusaro presenterà il suo ultimo lavoro «Essere senza tempo».

La nostra è l’epoca della fretta, un “tempo senza tempo” in cui tutto corre senza fermarsi mai, impedendoci non soltanto di vivere pienamente gli istanti presenti, ma anche di riflettere serenamente su quanto accade intorno a noi.

Per il 2011 l’ARCI offre la sua tessera a soli 6 euro per precari, studenti, pensionati, migranti, minori e disoccupati e gratis per chi ha meno di 16 anni.

Tratto da spinoza.it

Espace Populairevia Mochet 7

Aosta26 gennaio

ore 21

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