manuale per l'autoproduzione di una rivista

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By Davide Sanguinetti

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ISIA Urbino

Diploma Accademico di I°livelloin Progettazione Grafica e Comunicazio Visiva

MANUALE PER L’AUTO-PRODUZIONE DI UNA RIVISTA

Progetto tesi:Davide Sanguinetti matricola 1010A.A.2011 / 2012

Docente relatore:Roberto Pieracini

Firma del relatore:

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AUTOPRODUZIONE E RIVISTABREVE INTRODUZIONE SULSIGNIFICATO DI AUTOPRODUZIONE EDITORIALE.

ELEMENTI GRAFICIL’IMPORTANZA DEGLI ELEMENTI GRAFICI ALL’INTERNODI UNA RIVISTA AUTOPRODOTTA.

LA CREA ATTIVITÀCOME COMPORTARSI PER ESSERE CREA ATTIVI.

PRATICAMENTE

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Avere idee è una cosa comune a tutti, ma per renderle tangibili bisogna creare un mezzo che sia in grado di farlo, e per realizzare un simile prodotto è necessario avere le giuste competenze, sia teoriche che pratiche.

Il processo di trasformare un’idea in un prodotto cartaceo non significa obbligatoriamente seguire delle regole ben precise perché spesso il fine non è come, ma cosa si vuole trasmettere; si tratta quindi di contenuti e attività che si sviluppano da un punto di vista personale.

Questo manuale è stato creato non per insegnare in maniera didattica e formale come si crea un progetto editoriale, nello specifico la rivista, ma anzi per interpretare quelle che sono le regole della grafica editoriale di base, in maniera soggettiva.

Saranno spiegati gli elementi grafici di base, i metodi di impaginazione, e altre scelte possibili all’interno del progetto, avendo come scopo finale quello di permettere ad altri di creare delle riviste, che siano corrette dal punto di vista formale delle regole della grafica ma che allo stesso tempo risulti la concretizzazione di un’idea e di conseguenza un artefatto personale, personalizzato e funzionale allo scopo soggettivo per cui è stato creato.

Attraverso l’unione delle strutture base della grafica con la creatività e personalità del singolo si darà vita a elementi editoriali originali e sempre differenti.

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BREVE INTRODUZIONE SUL SIGNIFICATO DI AUTO- PRODUZIONE EDITORIALE.

AUTO-PRODUZIONE E RIVISTA

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Le autoproduzioni sono delle pubblicazioni editoriali che partono da un’idea di un autore e da esso vengono realizzate e, se è il caso, finanziate. Solitamente si crea un artefatto in autoproduzione per esprimere i contenuti e gli elementi interni in maniera unica ed esaltando i punti di originalità. Oppure si vogliono trattare gli argomenti sotto un punto di vista differente, staccandosi dal metodo tradizionale, sfruttando linguaggi ed espressioni nuove o sperimentali. Da un punto di vista strettamente editoriale l’autoproduzione concede un ampio margine di libertà nel manipolare le regole classiche dell’editoria modificando i formati o utilizzando la tipografia in maniera totalmente personale.

A prescindere dal fatto che ogni autoproduzione editoriale è unica nel suo genere, possiamo riscontrare diversi punti di distinzione dalle pubblicazioni ufficiali. L’autore, producendo un pezzo unico e proprio, si sente in diritto di intervenire a proprio gusto nell’artefatto, pertanto troveremo:1. una presentazione grafica e stilistica pensata ad unicum per quella pubblicazione, in modo che la renda diversa dal solito.2. l’utilizzo di un vocabolario libero, talvolta con termini in slang o inventati.3. è comune il rifiuto del concetto di copright: si può dire che la mentalità è che nell’autoproduzione non esiste una proprietà di testi o immagini, ma

COSA VUOL DIRE AUTO-PRODURRE?

IN COSA SI DISTINGUE UN AUTO-PRODUZIONE?

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tutto è comune.4. le riviste autoprodotte vengono spesso stampate o riprodotte con l’uso di mezzi economici e veloci (stampanti casalinghe, fotocopiatrici,etc.)- per quanto riguarda la distribuzione al pubblico, la vendita generalmente avviene a un prezzo molto ridotto o gratuitamente, spesso la distribuzione è manuale.

* PER RIVISTA AUTOPRODOTTA SI INTENDE UNA PUBBLICAZIONE CREATA CON LA VOLONTÀ DI DIFFERENZIARSI PER ESTETICA E CONTENUTI RISPETTO AD UNA RIVISTA DI CONSUMO, CHE TRATTA DI ARGOMENTI RIGUARDANTI UN PARTICOLARE SETTORE IN MODO PIÙ O MENO ESAURIENTE, PREVALENTEMENTE AL FINE DI DIFFONDERE IDEE, PUNTI DI VISTA, O UN MESSAGGIO IN PARTICOLARE.

Una pubblicazione autoprodotta può intrattenere, informare, istruire, comunicare, educare o mirare a cambiare tutti questi aspetti. In genere è un insieme di testo e immagini ma può essere costituita solo dall’uno o dall’altro elemento.Alla base della maggior parte vi è la volontà di comunicare idee o storie organizzando e presentando immagini e parole e ricercare una originalità estetica e stilistica.

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L’interesse a livello mondiale non solo per la fruizione ma anche per la creazione sembra illimitato e cio non può essere più evidente che nell’aumento delle microzine indipendenti e di pubblicazioni cosi dette “special interest” rivolte a nicchie di pubblico in tutto il mondo, con la speranza di offrire ciò che le testate di largo consumo, puntando a una larga diffusione, non possono fornire.È un mezzo per comunicare notizie e idee.La grafica è parte integrante di tale processo.Si parte da un foglio bianco e un mosaico di idee da comunicare, ed è compito della grafica presentare quel mosaico in modo organizzato e comprensibile.

* QUELLO CHE AFFASCINA DI UNA RIVISTA IN GENERE È LA SUA NATURA ORGANICA, A DIFFERENZA DEI LIBRI O DI ALTRI STAMPATI, È UNA CREATURA IN COSTANTE EVOLUZIONE, CHE SUBISCE MINIMI CAMBIAMENTI AD OGNI USCITA.

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ELEMENTIGRAFICI

L’IMPORTANZA DEGLI ELEMENTI GRAFICI ALL’INTERNO DI UN’AUTOPRODUZIONE.

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* LA GRAFICA DI UN PRODOTTO EDITORIALE HA MOLTE E DIVERSE FUNZIONI TRA CUI:ESPRIMERE E CONFERIRE SPESSORE A UN CONTENUTO, ATTRARRE E FIDELIZZARE I LETTORI, STRUTTURARE IN MODO CHIARO IL MATERIALE. NEL CASO DELLE RIVISTE AUTO-PRODOTTE INTRODURRE ELEMENTI DI GRAFICA PIÙ COERENTI PORTEREBBE AIUTARE AD ORGANIZZARE MEGLIO QUESTE ELABORAZIONI.

All’interno di una rivista ha diverse funzioni, ma forse si può distinguere un compito ben preciso: quello di organizzare visivamente e stilisticamentel’aspetto e gli interni dell’ elaborato. Solitamente nelle riviste auto-prodotte questo aspetto passa in secondo piano, dato che si tende a dare meno rilevanza alla presentazione rispetto al contenuto della rivista, e anche perché essendodelle produzioni spesso manuali e casalinghe diventa complicato seguire le regole grafiche dell’impaginazione o talvolta possono anche non essere del tutto note.Tuttavia, avere queste regole come punto di riferimento e seguirle in modo più o meno rigido può dare alla rivista una maggiore comprensibilità,rendendola di più semplice comprensione, organizzandola, migliorandone l’utilizzo e di con-seguenza anche ampliandone il pubblico di fruitori.

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In questo capitolo saranno presentati i vari aspetti utili alla realizzazione di una rivista autoprodotta che possa seguire, anche se non alla perfezione, certe regole stilistiche di base.

* LA GRAFICA EDITORIALE È LA STRUTTURA E LA VISUALIZZAZIONE CON LA QUALE UN MESSAGGIO VIENE LETTO O INTERPRETATO.

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GABBIA

Una volta definito il tema e lo stile di riferimento, il passo successivo è senza dubbio decidere una sorta di criterio generale per organizzare i contenuti, in modo che il lettore sia facilitato nella lettura e nell’interpretazione del messaggio, quindi creare una gabbia.La gabbia o griglia di impaginazione, strumento principe di ogni progettista grafico, ricopre esattamente questa funzione.

LA GABBIA È LO STRUMENTO CHE CI PERMETTE DI IMPAGINARE I CONTENUTI, LE IMMAGINI ED IL LAYOUT IN GENERALE, CONTENUTI IN UNA RIVISTA.

* UNA GABBIA È QUINDI UN INSIEME DI REGOLE CHE PERMETTE DI ORGANIZZARE I TESTI, I TITOLI, LE IMMAGINI E LE DIDASCALIE, ALL’INTERNO DI UNO SPAZIO DELIMITATO DALLE DIMENSIONI DEL FOGLIO DI CARTA.

In un progetto grafico classico, infatti, la composizione è guidata dalla gabbia, l’elemento più difficile da formalizzare, considerato che deve essere sufficientemente flessibile per raccogliere coerentemente tutti i contenuti e permettere alcune inevitabili eccezioni alla regola.

Una gabbia è quindi un insieme di regole che permette di organizzare i testi, i titoli, le immagini e le didascalie, all’interno di uno spazio delimitato dalle dimensioni del foglio di carta.In una rivista, ad esempio, la gabbia compositiva definisce i valori dei margini,

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la distanza verticale tra le linee del testo, la dimensione e il numero di colonne, il rapporto tra immagini e scritti, la posizione delle didascalie.

Una volta individuata la gabbia, è sicuramente utile verificarne il funzionamento in due o tre casi limite, in modo da non trovarsi troppo tardi di fronte a problemi irrisolvibili.Si creano così delle tipologie di pagina: solo testo, sole immagini, testo ridotto, etc. che aiutano a provare la solidità della gabbia, e allo stesso tempo funzionano da modelli per la realizzazione della rivista.

1° Stabilire il formato della nostra rivista

2° Creare una gerarchia: decidere quindi quanta importanza ogni elemento avrà all’interno della pagina e in base a quello stabilire delle variabili 3° Stabilire stile e corpo del testo in base anche al fine che questo svolge

4° Stabilire gli spazi ed il numero di pagine in base alla quantità di materiali che andremmo ad utilizzare

5° Suddividere la pagina in margini e colonne.

COME COSTRUIRE UNA GABBIA?

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GABBIA SIMMETRICA

GABBIA ASSIMMETRICA

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PER LAYOUT SI INTENDE L’INSIEME DI TESTO COMPLETO E DI TUTTE LE IMMAGINI O ELEMENTI VISIVI CHE COMPONGONO UNA SINGOLA O DOPPIA PAGINA.

LAYOUT

Creare un layout significa sistemare e ordinare i vari elementi, in modo da rendere la pagina una costruzione organizzata e sensata, facilitandone sia la creazione che la comprensione.

All’interno delle fasi di progettazione, decidere il layout è la prima cosa da fare. Questa decisione preventiva aiuta nella creazione del corpo di una pagina, con il layout impostiamo lo stile dell’impaginazione.

Per costruire lo scheletro della pagina e posizionare quindi testi, immagini o qualsiasi altro elemento, generalmente si divide la pagina in colonne. Questa azione organizza il testo e lo divide facilitandone la lettura.Solitamente il numero di colonne con le quali si divide la pagina varia a seconda del formato e dello scopo di un progetto editoriale; nel caso delle riviste autoprodotte, dove solitamente i formati sono abbastanza contenuti, si usano da una a tre colonne per pagina.Ovviamente questa scelta è a discrezione del creativo, che decide in base al suo progetto e alla soluzione che ritiene più appropriata.

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COLONNE

Parliamo in questo caso di un elemento di divisione verticale del layout, in cui solitamente viene inserito il testo.

La leggibilità di un testo è fortemente influenzata dall’impostazione delle colonne, per questo si deve considerare la quantità di testo per decidere correttamente il numero di colonne.

ELEMENTI CHE DIVIDONO IL LAYOUT FACILITANDONE L’UTILIZZO.

* LE COLONNE HANNO IL COMPITO DI SUDDIVIDERE LA PAGINA IN PARTI UGUALI, ALL’INTERNO DELLE QUALI ANDREMO A INSERIRE GLI ELEMENTI CHE CI INTERESSANO IN MODO DA TENERE UNA LARGHEZZA UNIFORME E QUINDI CREARE UNA COERENZA VISIVA.

Oltre alla quantità di testo il numero di colonne deve anche essere proporzionato al formato della rivista così come deve essere proporzionato lo spazio tra una colonna e l’altra. Questo spazio è fondamentale per non creare un disturbo durante la lettura. poichè se le colonne fossero troppo vicine, sarebbe difficile distinguere diversi testi o diversi elementi.

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MARGINI

Un elemento molto importante nella creazione della gabbia sono sicuramente i margini.

I margini hanno la funzione di centrare e delimitare in modo ordinato i contenuti nella pagina all’interno di uno spazio ben preciso lasciando, appunto, un margine di vuoto tra di essi e la fine della pagina. L’utilità dei margini è anche, su un livello più concreto, quella di evitare che certi elementi vadano persi in fase di stampa ma anche quella di agevolare la rilegatura del prodotto evitando che parti di testo diventino illegibili.Nel caso di un artefatto che verrà poi rilegato è quindi importante considerare quanto spazio ci serve per poter girare agevolmente le pagine e quindi aumentare il margine interno per far si che testi o immagini non si perdano nella rilegatura. Nel caso in cui si vogliano inserire degli elementi (spesso immagini) che arrivino fino al taglio della pagina in questo caso i margini vengono “annullati” e l’elemento si definisce “al vivo”, cioè esce fuori dal foglio.

A seconda dei diversi casi potremmo avere quindi margini speculari all’interno della pagina e in questo caso parleremo di gabbia simmetrica, oppure se i margini sono diversi tra loro si parla di gabbia asimmetrica.

PER DEFINIRE I MARGINI IN MANIERA SEMPLICE SI PUÒ DIRE CHE QUESTI SONO LA DISTANZA TRA IL TAGLIO DELLA PAGINA E GLI ELEMENTI INSERITI ALL’INTERNO DELLA STESSA.

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IL TESTO

Si può dire che all’interno di una rivista il testo ha sicuramentenun ruolo molto importante, in qualsiasi modo esso venga composto, dal manuale al digitale. All’interno di una rivista auto-prodotta quindi, in cui i contenuti sono fortemente vincolati al soggetto produttore, questo concetto è anche più rilevante.Al fine della fruzione del testo l’elemento grafico fondamentale che bisogna considerare è il carattere del testo che si sceglie di utilizzare.Una pubblicazione dovrebbe essere un esperienza piacevole, semplice e gratificante per i suoi lettori. Un lettore abituato a pubblicazioni con pagine fitte di testo e monotone di un romanzo non leggerebbe una pagina simile in una rivista, dalla quale si aspetta decorazioni, spazio e l’utilizzo di elementi grafici, per questo chi crea la rivista deve pensare ad intrattenere anche visivamente il lettore. Testi troppo piccoli, fitti e uniformi, scoraggiano il lettore, così come grossi blocchi di testo: bisogna trovare quindi delle soluzioni

* L’UTILIZZO DI UN CARATTERE PARTICOLARE PER TITOLI O PER TESTI PUÒ CREARE UN COLLEGAMENTO VISIVO CON IL SIGNIFICATO O MESSAGGIO CHE SI VUOLE TRASMETTERE.

creative che interrompano questa noia testuale e rendano il tutto più interessante.Usando un testo o un carattere in modo strano

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o insolito, si può comunque creare un layout diverso e particolare che può rispecchiare la cerchia di lettori che si interessa alla rivista e quindi farli sentire parte integrante del progetto. Come utilizzare testi scritti a mano può rendere il nostro lavoro più personale, e creare un rapporto diverso con il nostro target.Sta a chi crea la rivista trovare la soluzione migliore, essere originali e creativi, ma la cosa che non si deve mai dimenticare è di mantenere la leggibilità del testo.

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COPERTINA

La copertina è il primo e principale elemento di qualsiasi pubblicazione, è la parte della rivista che riassume lo stile e i contenuti in un concentrato visivo. Per questo ha un compito continuo e instancabile, attrarre il lettore e sorprenderlo ad ogni uscita. Questa semplice regola dell’attrazione fa riferimento su elementi fondamentali come: formato, titolo, elementi visivi ( fotografie, illustrazioni,decori,etc.), testi o strilli. Se questi elementi concordano tra di loro e riescono a convincere il lettore, allora la copertina sta svolgendo nel modo giusto il suo ruolo. Diventa quindi un elemento fondamentale nella progettazione di una rivista, questo perchè essendo “l’abito” della pubblicazione, deve essere curata e non avere punti deboli. Possiamo avere diversi tipologie di copertina:

- FIGURATIVA : predilige l’utilizzo di elementi visivi e il testo passa in secondo piano- ASTRATTA : utilizzata per lo più in riviste specializzate, presenta pochi o nessun testo, fa solo riferimento al nome della rivista- TESTUALI : Composte unicamente da elementi tipografici, caratteri modificati o semplici testi.

Possiamo progettare la copertina insieme all’interno della rivista e anche dello stesso materiale creando così una rivista autocopertinata oppure crearla a parte, utilizzando magari materiali più resistenti.

LA COPERTINA È LA PARTE ESTERNA DI UN PRODOTTO EDITORIALE, SOLITAMENTE FORMATA DA CARTA O CARTONCINO PIÙ SPESSI DEI FOGLI INTERNI.

NB: ANCHE PER LA CREAZIONE DI UNA COPERTINA E NON

SOLO PER L’INTERNO DELLA RIVISTA SAREBBE CONSIGLIATO UTILIZZARE UNA GABBIA PER SISTEMARE GLI ELEMENTI E RENDERE ANCHE QUESTO ELEMENTO SEMPLICE E COMPRENSIBILE IN MODO ANCORA PIÙ IMMEDIATO, TENENDO BEN PRESENTE CHE SPESSO LA LETTURA DI UNA COPERTINA È SUPERFICIALE E MOLTO VELOCE, QUINDI LA COMPRENSIONE E LA CAPACITÀ DI ATTRARRE IL LETTORE DEVONO ESSERE IMMEDIATE.

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LACREAATTIVITÀ

COME COMPORTARSI PER ESSERE CREA ATTIVI.

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IN OGNI ATTIVITÀ CREATIVA, CHI CREA SI FONDE CON LA PROPRIA MATERIA, CHE RAPPRESENTA IL MONDO CHE LO CIRCONDA. IN OGNI TIPO DI LAVORO CREATIVO L’ARTEFICE E IL PRODOTTO DIVENTANO UN’UNICA COSA: UOMO E MONDO SI UNISCONO NEL PROCESSO DI CREAZIONE.

La potenzialità dell’autoproduzione editoriale è molta: nonostante si dica che gli artefatti Cartacei in questo periodo vadano perdendo di Importanza, questo mezzo di comunicazione continua a mantenere da sempre la sua forza.Gli stampati in generale continuano ad avere un qualcosa in più rispetto ai mezzi di comunicazione basati sulla tecnologia, e questo surplus è dato dalla sensorialità.Tutti avranno sentito almeno una volta l’odore di un vecchio libro o di uno nuovo, la sensazione nello sfogliare e nel sentire la carta e la sua porosità, è proprio su questi elementi che deve far forza l’autoproduzione editoriale. Racchiudendo nel prodotto editoriale oltre che uno scopo anche la capacità di sorprendere con Soluzione creative, con contrasti tattili tra Diversi tipi di carta o altre soluzioni Cartotecniche interessanti, si può sorprendere il fruitore attraverso quegli elementi che un Progetto editoriale in formato digitale non riesce a fornire.

L’autoproduzione unisce a questo aspetto “Materiale” anche la libertà di esprimersi in modi nuovi e differenti. Oltre alla carta, l’odore, La sensazione al tatto del prodotto, attraverso la grafica possiamo manipolare anche la forma, Le copertine e l’aspetto estetico, ponendo la Nostra attenzione su tutto quello chi legge può percepire con la vista ma anche con altri sensi.

CREATIVITÀSENSORIALE

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Il percorso che porta all’elaborato finale quindi può essere intrapreso partendo da punti differenti e che si possono intersecare tra di loro, tuttavia quasi sempre le linee guida sono comuni e possono essere riassunte nei seguenti punti:

PENSARE E POICREARE

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CHI, COSA, QUANDO, DOVE E PERCHÉ. LE DOMANDECHIAVE DEL GIORNALISMO POSSONO ESSERE PIEGATE IN QUESTO CAMPO AD ANALIZZARE MEGLIO GLI SCOPI DEL NOSTRO PRODOTTO. PORSI IL PROBLEMA DI COME IL NOSTRO PROGETTO VERRÀ UTILIZZATO CI AIUTA NELLA SUA PROGETTAZIONE E PUÒ RENDERE LA NOSTRA RIVISTA PIÙ FRUIBILE.

*THE W QUESTION: WHO, WHAT, WHEN, WHERE AND WHY?

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*LA SEMPLICITÀ È LA FORMA DELLA VERA GRANDEZZA. NON TUTTI ABBIAMO LO STESSO MODO DI PENSARE ED INTERPRETARE LE COSE, PER TANTO UN PROBLEMA CHE CI SI DEVE PORRE È QUELLO DI RENDERE IL PIÙ POSSIBILE DI SEMPLICE COMPRENSIONE OGNI NOSTRA SCELTA.

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*TUTTO CONTA.TENERE IN CONSIDERAZIONE GLI ELEMENTI EXTRA-TESTUALI CHE DOBBIAMO UTILIZZARE, IMPAGINAZIONE, IMMAGINI, ECC. IN MODO DA POTER INTEGRARLI E ORGANIZZARE LA STRUTTURA DEL TUTTO ANCHE IN FUNZIONE DI QUESTI ASPETTI.

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*PARLARNE CHIARAMENTE.ESSERE CHIARI E DIRETTI IN QUELLO CHE SI VUOLE TRASMETTERE AIUTA NELLA COMPRENSIONE DEL MESSAGGIO DA PARTE DEGLI ALTRI.

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*LESS IS MORE: MENO È MEGLIO.SELEZIONARE COSA SI VUOLE INSERIRE NEL NOSTRO PRODOTTO, IN MODO DA RENDERLO COERENTE CON SÉ STESSO. TROPPI ELEMENTI E INFORMAZIONI POTREBBERO PORTARE L’ATTENZIONE DEL LETTORE A PERDERSI, ATTIRATA DA TROPPE DISTRAZIONI.

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# STAMPERIA# CARTIERA# PIEGATORIA# RILEGATORIA

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#LA STAMPERIA

Uno dei metodi più utilizzati nell’ambito è sicuramente la fotocopia o xerografia, ma possiamo trovarne diverse, fino alla copia manuale. Quello che rende l’autoproduzione

interessante è la possibilità di mescolare queste diverse tecniche e di sperimentarne di nuove, per ottenere dei risultati originali; anche perchè una delle filosofie che sta alla base dell’auto-produzione è quella del “collage”, ovvero prendere più elementi e unirli assieme per ottenerne uno finale molto più creativo e unico nel suo genere, questo anche perché non si vuole ottenere un risultato che sia perfetto e immacolato come nell’editoria di massa. Come già detto i metodi di riproduzione sono molteplici, ma l’intento in questo capitolo è quello di introdurre i più semplici e a basso costo, ma che soprattutto siano a portata di tutti e facilmente realizzabili a non esperti del settore o in modo “ casereccio”.

Queste tecniche basilari possono essere unite tra di loro, modificate, interpretate, questo perchè, come detto prima, la sperimentazione nella creazione di una rivista può portare a risultati originalmente inaspettati e che si distaccano dalla consuetudine; quindi a prescindere dalle tecniche che verranno illustrate, sperimentare nuovi metodi per stampare può essere spesso la soluzione vincente, che siano pensati o allo stesso tempo casuali: l’errore di stampa può diventare la soluzione che si stava cercando.Quelle che verranno proposte sono 4 diversi metodi per riprodurre i nostri elaborati in modo rapido e poco costoso.

LE TECNICHE DI STAMPA NELL’AUTOPRODUZIONE IN GENERIS SONO MOLTEPLICI, E SICURAMENTE LA SCELTA VARIA A SECONDA DELLE ESIGENZE E DEI MEZZI A DISPOSIZIONE.

NB: LE TECNICHE DI STAMPA CHE STANNO PER ESSERE PROPOSTE NON SONO

LE UNICHE POSSIBILI ,QUESTE SONO QUELLE PIù SEMPLICI E A BASSO COSTO E SERVONO COME STIMOLO PER CREARNE DI NUOVE.

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XEROGRAFIA O FOTOCOPIA.SCANSIONE E STAMPA DIGITALE.FOTOGRAFIE E STAMPADIGITALE.TIPOGRAFICA OA RILIEVO.

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1.FOTOCOPIA O XEROGRAFIA

Il metodo sicuramente più veloce ed economico è la fotocopia, questa può essere la classica in bianco e nero o a colori.

La fotocopia può riprodurre nelle dimensioni originali ma anche ridurre o ingrandire, ovviamente nei limiti possibili, in questo caso bisogna considerare i vari elementi della nostra rivista e valutare se nella modifica diventano troppo piccoli o troppo grandi e quindi cercare una soluzione per mantenere il tutto coerente, per questo è buona norma decidere preventivamente il metodo di stampa che utilizzeremo, per evitare problemi e scegliere la tecnica adatta.

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VANTAGGI1. VELOCITà2. BASSO COSTO3. UTILIZZO SEMPLICE4. FACILMENTE REPERIBILE

SVANTAGGI

1. SE IN BIANCO-NERO PERDITA CROMATICA2. QUALITà MEDIA

ATTENZIONE!

/ NEL CASO DI FOTOCOPIE IN BIANCO E NERO SI DEVE CONTROLLARE IL CONTRASTO DEI VARI ELEMENTI PER EVITARE CHE NELLA COPIA VADANO PERSI CERTI ELEMENTI O PERDANO IMPORTANZA.

/ FARE ATTENZIONE NEL CASO SI VOGLIA RIMPICCIOLIRE O INGRANDIRE UNA PAGINA, CHE LE PAGINE NON RISULTINO POCO LEGGIBILI O ESAGERATAMENTE GRANDI.

/ IL TESTO DEVE ESSERE PROPORZIONATO CON IL FORMATO

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2.SCANSIONE E STAMPA DIGITALE.Scansionare il nostro elaborato può essere un’altra soluzione possibile. Con la scansione abbiamo la possibilità di caricare il nostro lavoro come file su di un PC e successivamente riprodurlo con l’utilizzo di una stampante digitale.Con questo metodo c’è la possibilità di riprodurre in modo preciso e fedele la nostra creazione, senza perdere nessun dettaglio.

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VANTAGGI1. PRECISIONE2. BASSO COSTO3. UTILIZZO SEMPLICE4. FACILMENTE REPERIBILE5. ALTA DEFINIZIONE

SVANTAGGI

1. VELOCITà2. TROPPI PASSAGGI PRESTAMPA

ATTENZIONE!

/ SCANSIONARE L’IMMAGINE AD UNA BUONA DEFINIZIONE PER EVITARE CHE SIA POCO DEFINITA UNA VOLTA STAMPATA

/ PER STAMPA DIGTALE SI INTENDE UNA STAPA CON UNA STAMPANTE CASALINGA, NEL CASO SI FACESSE STAMPARE

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3. FOTOGRAFIA E STAMPA DIGITALEQuesto metodo può essere molto rapido ma richiede precisione.Con l’aiuto di una macchina fotografica si fotografano le singole pagine della nostra rivista, facendo attenzione a sistemarle nella stessa posizione.in seguito avremo quindi tutte le pagine riprodotte e come per il metodo con la scansione, avremmo dei file utili per la stampa.Anche in questo caso, come per la scansione, possiamo stamparli tramite una stampante digitale nel limite dei formati.

Page 55: Manuale per l'Autoproduzione di una rivista

VANTAGGI1. MANUALITà2. BASSO COSTO3. UTILIZZO SEMPLICE4. FACILMENTE REPERIBILE

SVANTAGGI

1. VELOCITà2. TROPPI PASSAGGI PRESTAMPA3. QUALITà MEDIA

ATTENZIONE!

/ SISTEMARE LE FOTOGRAFIE NELLO STESSO PUNTO AIUTA AD AVERE UNA COERENZA UNA VOLTA STAMPATE

/ è FONDAMENTALE CHE LA FOTO SIA A FUOCO, IN MODO DA AVERE L’IMMAGINE PRECISA UNA VOLTA STAMPATA

/ PER STAMPA DIGI-TALE SI INTENDE UNA STAMPA CON UNA STAMPANTE CASALINGA, NEL CASO SI FACESSE STAMPARE

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4. TIPOGRAFICA O A RILIEVO.

Si tratta di un procedimento a “rilievo”, cioè la parte che dev’essere stampata è in rilievo rispetto al resto, ed è l’unica che entra a contatto con la carta.Per creare questa tecnica si deve incidere un materiale, solitamente gommoso xk più semplice da incidere, senza eliminare le parti che vogliamo siano stampate; il supporto inciso e pronto per l’inchiostratura viene chiamato in gergo tipografico “ matrice”.più in rilievo saranno le parti da stampare più pulito sarà il risultato.I passaggi quindi sono i seguenti:

1- INCIDERE LA NOSTRA MATRICE CON LE PARTI CHE VOGLIAMO RISULTINO STAMPATE2- LA MATRICE VIENE INCHIOSTRATA CON UN RULLO O CON ALTRI MEZ-ZI CHE RITENIAMO OPPORTUNI.3- POSIZIONIAMO IL FOGLIO DI CARTA SUL SUPPORTO INCHIOSTRATO ESERCITANDO UNA LEGGERA IMPRESSIONE.4- RIMUOVERE LA CARTA E LASCIARLA ASCIUGARE

se volgiamo creare una stampa più complessa, possiamo sommare più matrici assieme creando così diversi elementi.

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VANTAGGI

1. MANUALITà2. BUONA DEFINIZIONE3. ALTA QUALITà ARTIGIANALE4. DENSITà INCHIOSTRO

SVANTAGGI

1. VELOCITà2. COSTO MEDIO3. CARTA PARTICOLARE

ATTENZIONE!

/ PER QUESTA TECNICA È NECESSARIO CHE LA CARTA CHE UTILIZZIAMO SIA ABBASTANZA SPESSA IN MODO DA ASSORBIRE L’INCHIOSTRO PIÙ DENSO, SENZA CHE QUESTO PASSI NEL RETRO DEL FOGLIO.

/ IL MATERIALE DEVE ESSERE PREFERIBILMENTE GOMMOSO IN MODO DA RENDERE IL LAVORO PIÙ VELOCE E SEMPLICE

/ DOSARE L’INCHIOSTRO IN MODO DA NON ESAGERARE E RALLENTARE L’ASCIUGATURA, È CONSIGLIABILE FARE ALCUNE PROVE PRIMA.

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#LA CARTIERA

La carta può svolgere un compito fondamentale all’interno della progettazione,questo perchè diverse tipologie di materiale

cartaceo hanno diverse peculiarità ed utilizzi (anche diversi costi e reperibilità) che possono risultare migliori in determinate circostanze. Esistono diversi tipi di carta, ed ognuno di essi presenta caratteristiche materiali e tecniche che vanno tenute in considerazione anche pensando al fine per cui verranno utilizzati; avremo quindi carte migliori in certi ambiti e certi tipi di pubblicazioni e tipi più economici e di minor qualità in altri.

Tra tutte queste diverse tipologie, possiamo evidenziare 3 grandi filoni principali che sono : carta riciclata, carta uso mano e carta patinata.Questi tre gruppi si disitinguono per facile reperibilità in commercio e basso costo, risultando quindi più indicate nel caso dell’auto - produzione. Le altre tipologie esistenti sono o derivati di questi gruppi o non adatti a questo scopo.

LA CARTA SVOLGE UN RUOLO IMPORTANTE NELLA PROGETTAZIONE DI UNA RIVISTA O DI UN QUALSIASI ALTRO PROGETTO EDITORIALE, QUESTA PRESENTA DIVERSE CARATTERISTICHE CHE LA RENDONO UN ELEMENTO FONDAMENTALE.

NB: LE TIPOLOGIE DI CARTA E LE IN-FORMAZIONI CHE VENGONO PRESENTATE

NON SONO LE UNICHE, SONO LE PIÙ COMUNI E LE PIÙ UTILIZZATE NELLA QUOTIDIANITÀ

Page 59: Manuale per l'Autoproduzione di una rivista

TIPOLOGIE DI CARTA.FORMATO.PESO DELLA CARTA O GRAMMATURA.

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1. TIPOLOGIE DI CARTA

CARTE RICICLATE.

Ottenuta dalla carta da macero, formata da scarti di stampa, la carta riciclata ha un basso costo ed è facilmente reperibile.Può presentare variazioni a seconda della percentuale di riciclaggio, come texture o tinte differenti.Una carta con una bassa percentuale di riciclaggio può essere utilizzata per ogni tipo di stampa, se invece la percentuale è alta possiamo avere una perdita di lucidità nella stampa e texture visibili del riciclaggio.

La carta riciclata può essere più assorbente di altre, quindi se la stampa richiede un grosso utilizzo di inchiostro, può creare problemi di assorbimento o asciugatura; in casi estrmi può rendere difficile la creazione di pagine fronte retro.

CARTE USOMANO.

Si tratta di un tipo di carta di medio-alta qualità; questo gruppo racchiude la maggior parte delle carte in commercio, e la sua alta tiratura unita al basso costo e alla qualità nella stam-pa, la rende una delle carte più utilizzate nel processo di stampa.Si trova in molti formati ed è facilmente riconoscibile poichè è quella che viene definita “ la carta di tutti” o “carta naturale”, questo perchè tale tipologia cartacea, è la più comune e che possiamo trovare nella vita di tutti i giorni.

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CARTE PATINATE.

Semplice da riconoscere, la carta patinata, come dice il nome stesso, è rivestita su entrambi i lati da uno strato trasparente “lucido” o “opaco” che è la caratteristica principale di questa tipologia.Il costo è maggiore in confronto agli altri due tipi di carta già citati ma la qualità di stampa è di conseguenza migliore. Viene solitamente utilizzata in stampe particolari e di maggioreimportanza e a seconda del tipo di patinatura avremo risultati diversi:se lucida ci sarà un esaltazi-one del colore ma un riflesso alla luce, se opaca le tinte tendono ad ammorbidirsi e non abbiamo un effetto riflettente della carta.

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2. FORMATO

Quando si parla di formato della carta si fa riferimento alle dimensioni del singolo foglio (lunghezza per altezza).Esistono diversi tipi di misurazione del formato ma il più utilizzato e probabilmente noto a tutti è lo standard ISO A, o detto in maniera più semplice, il formato A4 e i suoi derivati.Lo schema nella pagina a lato indica come i diversi formati siano la metà o il doppio l’uno dell’altro.

A0 841 x 1189 mmA1 594 x 841 mmA2 420 x 594 mmA3 297 x 420 mmA4 210 x 297 mmA5 148 x 210 mmA6 105 x 148 mm

NB: I FORMATI POSSONO ESSERE ANCHE ALTRI FINO AD ARRIVARE ALL’ A10.

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3. PESO DELLA CARTA O GRAMMATURAIl peso della carta viene indicato con la grammatura, questa indica il peso che ha una carta nell’area di un metro quadro.Più la grammatura è bassa e più sarà facile lavorare o piegare la carta, ma in fase di stampa potrebbero sorgere dei problemi.Nel caso opposto, con l’aumento della grammatura ci si avvicina al cartone, quindi la lavorazione potrebbe risultare complicata.

LA GRAMMATURA È LA CONSISTENZA NON LO SPESSORE DELLA CARTA, ANCHE SE TENDENZIALMENTE LE DUE VARIABILI SONO PROPORZIONALI.

Per fare un esempio, il classico foglio A4 da fotocopia, ha una grammatura 80, cioè un metro quadrato di quella carta pesa 80 grammi).

NB: NON è DETTO CHE CARTE CON STESSA GRAMMATURA SIANO DI SPESSORE

UGUALE, QUESTO VARIA A SECONDA DELLA LORO COMPOSIZIONE.

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#PIEGATORIA

La piega della carta è un’operazione molto semplice, ma richiede una buona precisione se si vuole ottenere un buon risultato sia visivo

che di composizione. All’interno di questo capitolo verranno illustrate diverse tipologie di piegatura di un foglio, dalle più semplici ad alcuni esempi più complessi.inoltre grazie all’imposizione, saremo in grado di ordinare gli elementi all’interno delle pagine corrette.L’imposizione ci permette di numerare le pagine su di un foglio unico fronte e retro per non avere problemi di ordine.

Si deve considerare che il formato finale della rivista va in base alla piega che andremo ad effettuare, più il foglio si piega, minore è il formato finale; per questo è consigliato utilizzare fogli di grande formato se si vuole usare un numero alto di pieghe in modo che il formato finale non risulti troppo piccolo.

LA PIEGATURA È L’AZIONE CON CUI TRAFORMIAMO UN FOGLIO UNICO IN UNA RIVISTA A PIÙ PAGINE.

NB: LE PIEGATURE CHE VENGONO SPIE-GATE IN QUESTO CAPITOLO SONO QUELLE

DI BASE, CHE SE INTERPRETATE PORTANO A SOLUZIONI CREATIVE ED INTERESSANTI.

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PIEGA EIMPOSIZIONE.

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QUARTINO.Quando si parla di piegature per creare una rivista, sicuramente la più elementare di tutte è il quartino. Il nome deriva dal fatto che il risultato finale è un foglio composto da 4 facciate.per ottenere questo tipo di piega, si deve effettuare un solo passaggio:piegare il nostro foglio a metà.la piega può essere orizzontale o verticale a discrezione di chi crea la rivista e a seconda del fine e degli elementi da inserire.

in questo caso avremo 4 pagine utili per i nostri elementi.Possiamo creare diversi quartini e successivamente rilegarli assieme per ottenere un fascicolo di più pagine.

in questo caso l’imposizione è molto semplice e immediata, quindi creare l’ordine numerico delle pagine non è un problema.

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OTTAVO.La piega ad ottavo ci permette di avere un fascicolo finale formato da 4 fogli e quindi 8 facciate.Come per il quartino, si piega il foglio a metà, in senso verticale. e si ripete poi la stessa operazione però questa volta orizzontalmente, da sinistra verso destra.otterremo un fascicolo con le pagine unite nella parte verticale, basta tagliare con attenzione queste giunture per ottenere una rivista

sfogliabile.Una volta creato il nostro ottavo possiamo utilizzarlo così com’è oppure rilegarlo insieme ad altri fascicoli.

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DODICESIMO.il dodicesimo ci permette di avere un fascicolo da 12 facciate.per creare questo tipo di docicesimo i passaggi sono molto rapidi e veloci.il nostro foglio deve essere diviso orizzontalmente in tre parti uguali e dopo piegato in modo tale da creare una “Z” se visto lateralmente, come nell’illustrazione sottostante.A questo punto si deve piegare a metà, da sinistra verso destra, per ottenere il

nostro dodicesimo.In questo caso possiamo scegliere se tenere il dodicesimo così com’è e quindi invece che avere un fascicolo sfogliabile, avremo un unico foglio piegato su se stesso.

Nel caso decidessimo di tagliare le giunture tra le pagine, come per l’ottavo, lo schema a lato ci illustra come vanno distribuite le pagine.

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SEDICESIMO.Posizioniamo il foglio orizzontalmente, e pieghiamolo a metà, questa volta però da destra verso sinistra.

Successivamente ripetiamo la stessa piega però in senso verticale, fino ad ottenere un risultato come illustrato qui sotto.A questo punto ripieghiamo ancora una volta a metà, da destra a sinistra il nostro foglio e otterremo un sedicesimo,quindi 16 facciate.

Tagliamo dove necessario per rendere il tutto sfogliabile e rileghiamo.

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#RILEGATORIA

La rilegatura è l’operazione grazie alla quale possiamo unire insieme i diversi fogli o fascicoli che dovranno comporre la nostra rivista.

In questo capitolo saranno presentati, come negli altri capitoli, dei metodi molto semplici e soprattutto a basso costo, ma che possono dare ottimi risultati.

è fondamentale ricordare che esistono molte altre tecniche di rilegatura a mano, che però richiedono molto più tempo e capacità tecniche, e che portano a risultati finali ben diversi.

seguendo le illustrazioni la rilegatura della rivista autoprodotta sarà facile e veloce, e anche in questo caso, come per tutta la progettazione di una rivista auto-prodotta, la parola chiave è “sperimentare” per ottenere risultati nuovi e orginiali.

LA RILEGATURA è L’ULTIMO PASSAGGIO DI FINITURA, RILEGANDO IL NOSTRO ELABORATO QUESTO ASSUMERà LA FORMA DI RIVISTA VERA E PROPRIA.

NB: LE RILEGATURE PRESENTATE SONO LE PIÙ RAPIDE E A BASSO COSTO, IN OGNI

CASO ESISTONO DIVERSI TIPI DI RILEGATURA CHE RICHIEDONO MAGGIORE ABILITÀ E TEMPO.

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PUNTOMETALLICO.FASTNER.COLLATURA.

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PUNTO METALLICO.

Il punto metallico è un metodo di rilegatura veloce e molto semplice.Può essere effettuato sul dorso della nostra rivista o frontalmente.

Per rilegare la rivista auto-prodotta in questo modo, basta utilizzare una graffettatrice regolabile, che ci permette di mettere il nostro punto metallico nel puntoche preferiamo, che sia ildorso o il fronte dellarivista.

Per questa tipologia di rilegatura si deve avere un numero di pagine noneccessivo.

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FASTNER.

Il fastner metallico è un rapidissimo metodo per rilegare una rivista,soprattutto se si vuole avere un ottimo risultatoa basso costo.

Per applicarlo basta bucare tuttti i fogli come nell’illustrazione a lato e dopo inserire la placca in metallo regolabile.

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COLLATURA.

La collatura è un metodo tanto veloce quanto di precisione, infatti con questa tecnica i fogli vengono inseriti uno dentro l’altro con la colla sl dorso, come spiega l’illustrazione.

Per questo metodo si deve tener conto del numero di pagine che deve essere non troppo alto e inoltre sarebbebuona cosa aumentare i margini interni per evitaredi avere elementi che si perdono durante la rilegatura.

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Stampato presso:

IL POLIEDRO s.n.c.Via Bramante, 33 61029 Urbino (PU)

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BIBLIOGRAFIA.

David Bann, La stampa oggi - Tecniche,materiali,processi, Logos, Modena, 2010

Yolanda Zappaterra, Professione grafico editoriale, Logos, Modena 2008

G.Ambrose, P.Harris, Il libro del layout - Storia, principi, applicazioni, Zanichelli, Bologna, 2009

Riccardo Falcinelli, Fare i libri - Dieci anni di grafica in casa editoriale,Minimum fax, Roma, 2011

Ann D’Arcy Hughes & Hebe Vernon-Morris, La stampa d’arte - Tecniche tradizionali e contemporanee, Logos, Modena, 2010

Christian Leborg, Visual grammar, Pinceton Architectural Press, New York, 2004

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A chi c’è e a chi c’è stato.Ai miei genitori, Andrea e Monica, che mi hanno sempre supportato e sopportato come solo loro sanno fare. A mia sorella, la Sangui, fondamentale nelle mie decisioni e copywriter personale. Alla mia famiglia.Agli amici, la Weup, i Cobra, la Ciurma, e tutti gli altri spesèi e non.A quei cinque nazarini, Faye, Sher Khan, Prappardelli, King George eMaicol, che mi hanno insegnato un nuovo significato di “casa”. A tutti quei soggetti che hanno avuto a che fare con quella casa, Hika, Savo, Charas e tutti gli altri che non nomino, solo per non fare elenchi infiniti.A Pastoriello e Ilaria, e la nostra casa minuscola ma piena in tutti i sensi.A Marcello e i Nipotini. A Mariella e i suoi aficionados. Alla mia Carusa. A chiunque abbia incrociato la mia storia in questi ultimi anni, perchè qualcosa mi ha lasciato di sicuro, e mi è servito.Ad Urbino e a quel posto chiamato Isia, ed ogni persona che la rende così com’è, nel bene e nel male. A chi non è stato nominato.Un grazie va anche alle feste, le serate, gli aneddoti improbabili, e tutto quello che è successo in questi tre anni e qualcosa, perchè in fondo son serviti a qualcosa, e rifarei tutto così come ho fatto.

RINGRAZIAMENTI.

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