rivista di lugano - sfogliando la rivista

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12 18 gennaio 2013 SFOGLIANDO 75 ANNI DELLA RIVISTA DI LUGANO (1) di Adriano Morandi Fondata nel 1938, la Rivista di Lugano è entrata nell’anno del 75.mo di vita. Per sottolineare l’avvenimento, sfoglieremo 75 anni di pubblicazioni per capire come il nostro settimanale si è sviluppato e si è tenuto al passo con i tempi e come, chi lo ha diretto e redatto, ha interpretato la realtà cittadina e del distretto in que- sto lungo tempo. Fino a dicembre, a cu- ra di Adriano Morandi, due pagine men- sili saranno riservate all’anniversario. Alla fine di questa ampia carrellata avre- mo percorso per intero il cammino della Rivista di Lugano. Misurate e chiare le parole di presentazio- ne del direttore Fedele Dagotto, pubblica- te a pagina 1 del primo numero: «I nostri propositi sono molto modesti: andare incontro al popolo e secondare il suo gusto, appagare i suoi desideri, tenuto calcolo della proprietà di Il benvenuto del direttore Giovedì 25 agosto 1938. Il primo numero della Rivista viene spedito alle famiglie della città e venduto nelle edicole. La co- pertina, fronte e retro, si presenta in un co- lore azzurrino. Testata: «Rivista di Lugano e della Riviera del Ceresio; rassegna setti- manale per le famiglie». Sopra il titolo la data e il prezzo: centesimi 10; sotto, le in- dicazioni riguardanti l’abbonamento: an- nuo franchi 5, se- mestre franchi 3 (estero il doppio). «Pagamento antici- pato. Non si registra- no abbonamenti se non accompagnati dal relativo impor- to». Amministra- zione: Lugano, via Emilio Bossi 3, te- lefono N. 24.208, Conto Chèques Po- st. XIa 2342, Tipo- grafia Luganese. Di- rezione: Fedele Da- gotto. Inserzioni: centesimi 5 per mm.; pagina intera franchi 40. «Per contratti lunghi, prezzi speciali». An- nunci lampo (pic- coli) franchi 1 (per 5 righe). Cinque annunci gratuiti per gli abbonati an- nuali. Sorprendente e inaspettata la prima pagina di copertina. Copre tutto lo spa- zio, infatti, una pubblicità riguar- dante biancheria per donne, introdotta da un consiglio pra- tico e preciso, che riportiamo tale e quale: «Tornando dalle vacanze vorrete ricompletare il vostro guardaroba… Prima le calze, che più di tutto hanno sofferto e devono essere buone, durevoli, di colore moderno, convenienti: dunque calze Elbeo… e poi la biancheria, che deve essere la migliore biancheria svizzera in vasta e variata scelta, da acquistare presso la ditta Milliet & Werner sa». Istintivamente ci chiediamo quante donne e ragazze delle nostre città e dei nostri pae- si, alla vigilia della seconda guerra mondia- le, potevano permettersi il lusso di andare in vacanza e, tornate a casa, di pensare su- bito a completare il proprio guardaroba! Ad ogni modo, se questa prima pagina può sorprendere, occorre d’altra parte consta- tare che, dopo gli anni difficili e duri del primo dopoguerra, l’economia europea, compresa quella svizzera, migliorò di molto la sua produzione, reclamizzando i nuovi prodotti su giornali e riviste. Di questa si- tuazione ne approfittò anche la Rivista di Lugano, ospitando, fin dai primi numeri, molti annunci pubblicitari riguardanti vari ambiti della vita e delle attività di quel tempo: scarpe, cappelli, vestiti, occhiali, vetture (Fiat e Alfa Romeo in particolare), macchine fotografiche, legna e carbone, mobili… Molto spazio lo occuparono le presentazioni dei film in programma nelle varie, apposite sale, così come i concerti, i teatri, le conferenze, ecc. Una rivista che parla alla gente Prima pagina di copertina del N. 1, anno 1 della Rivista di Lugano.

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Page 1: Rivista di Lugano - Sfogliando la rivista

12 18 gennaio 2013

S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 1 )di Adriano Morandi

Fondata nel 1938, la Rivista di Lugano è

entrata nell’anno del 75.mo di vita. Per

sottolineare l’avvenimento, sfoglieremo

75 anni di pubblicazioni per capire come

il nostro settimanale si è sviluppato e si

è tenuto al passo con i tempi e come, chi

lo ha diretto e redatto, ha interpretato

la realtà cittadina e del distretto in que-

sto lungo tempo. Fino a dicembre, a cu-

ra di Adriano Morandi, due pagine men-

sili saranno riservate all’anniversario.

Alla fine di questa ampia carrellata avre-

mo percorso per intero il cammino della

Rivista di Lugano.

Misurate e chiare le parole di presentazio-ne del direttore Fedele Dagotto, pubblica-te a pagina 1 del primo numero: «I nostripropositi sono molto modesti: andare incontroal popolo e secondare il suo gusto, appagare isuoi desideri, tenuto calcolo della proprietà di

Il benvenuto del direttore

Giovedì 25 agosto 1938. Il primo numerodella Rivista viene spedito alle famigliedella città e venduto nelle edicole. La co-pertina, fronte e retro, si presenta in un co-lore azzurrino. Testata: «Rivista di Luganoe della Riviera del Ceresio; rassegna setti-manale per le famiglie». Sopra il titolo ladata e il prezzo: centesimi 10; sotto, le in-dicazioni riguardanti l’abbonamento: an-

nuo franchi 5, se-mestre franchi 3(estero il doppio).«Pagamento antici-pato. Non si registra-no abbonamenti senon accompagnatidal relativo impor-to». Amministra-zione: Lugano, viaEmilio Bossi 3, te-lefono N. 24.208,Conto Chèques Po-st. XIa 2342, Tipo-grafia Luganese. Di-rezione: Fedele Da-gotto. Inserzioni:centes imi 5 permm.; pagina interafranchi 40. «Percontrat t i lungh i ,prezzi speciali». An-nunci lampo (pic-coli) franchi 1 (per5 righe). Cinqueannunci gratuit iper gli abbonati an-nuali.Sorprendente einaspettata la primapagina di copertina.Copre tutto lo spa-z io , infatt i , unapubblicità riguar-dante biancheria

per donne, introdotta da un consiglio pra-tico e preciso, che riportiamo tale e quale:«Tornando dalle vacanze vorrete ricompletareil vostro guardaroba… Prima le calze, che piùdi tutto hanno sofferto e devono essere buone,durevoli, di colore moderno, convenienti:dunque calze Elbeo… e poi la biancheria, chedeve essere la migliore biancheria svizzera invasta e variata scelta, da acquistare presso laditta Milliet & Werner sa».Istintivamente ci chiediamo quante donnee ragazze delle nostre città e dei nostri pae-si, alla vigilia della seconda guerra mondia-le, potevano permettersi il lusso di andarein vacanza e, tornate a casa, di pensare su-bito a completare il proprio guardaroba!Ad ogni modo, se questa prima pagina puòsorprendere, occorre d’altra parte consta-tare che, dopo gli anni difficili e duri delprimo dopoguerra, l’economia europea,compresa quella svizzera, migliorò di moltola sua produzione, reclamizzando i nuoviprodotti su giornali e riviste. Di questa si-tuazione ne approfittò anche la Rivista diLugano, ospitando, fin dai primi numeri,molti annunci pubblicitari riguardanti variambiti della vita e delle attività di queltempo: scarpe, cappelli, vestiti, occhiali,vetture (Fiat e Alfa Romeo in particolare),macchine fotografiche, legna e carbone,mobili… Molto spazio lo occuparono lepresentazioni dei film in programma nellevarie, apposite sale, così come i concerti, iteatri, le conferenze, ecc.

Una rivistache parla alla gente

Prima pagina di copertina del N. 1,anno 1 della Rivista di Lugano.

Page 2: Rivista di Lugano - Sfogliando la rivista

Rivista di Lugano 13

Un uomo onesto e sincero, soprattutto. Ungrande lavoratore, dalle mille risorse, dallemolteplici idee. Il fondatore della Rivista diLugano nacque nel 1881 a Campiglione-Fe-nile, località distante allora una mezz’ora dicarrozza da Pinerolo. Giovanni il padre, Ma-ria la madre, ambedue piemontesi autentici.Dopo le scuole primarie, Fedele continuò glistudi in un collegio privato. A venticinque an-ni, il giovane varca il confine e viene a cerca-re lavoro a Lugano. Avendo dimestichezzacon la linotype, viene accolto da Carlo Gras-si, che, dopo pochi mesi di… «prova», gli af-fida la direzione della tipografia di via Batta-glini (attuale via Peri), dove si stampavano, aquei tempi, il quotidiano Popolo e Libertà e ilgiornaletto satirico Il Ragno, di cui Dagottoacquisterà, qualche anno più tardi, la testata.Attirato dalla cronaca, dal rapporto direttocon i piccoli e grandi avvevimenti quotidiani,Fedele entra in seguito, in qualità di croni-sta, nella redazione di Gazzetta Ticinese, di-retta dal professor Fulvio Bolla e più tardidall’avvocato Gastone Luvini. Collaborainoltre anche con il Dovere ed è redattore re-sponsabile, per molti e molti anni, del bollet-tino dell’Automobile club.Un uomo dal cuore grande, che aveva stimadi coloro che lavoravano con lui e aiutava chiera in difficoltà. Un giornalista nato, che an-notava tutto, che conosceva ogni angolodella città, che «fiutava» ogni fatto vecchioo nuovo che potesse «fare notizia».Per meglio sfruttare le sue capacità e far sìche le notizie potessero giungere a tutti gliabitanti di Lugano e dei dintorni, Dagottofonda nel 1938 la Rivista di Lugano, «rasse-gna settimanale illustrata per le famiglie». Inquesto suo sogno divenuto realtà, egli ripo-se tutte le sue energie, dal primo numero,uscito giovedì 25 agosto 1938, fino al mo-mento della sua morte, avvenuta il 27 giu-gno del 1965.

Fedele Dagotto,giornalista sulla notizia

In breve, il contenuto del primo numero,che si avvicina molto a quello dei quoti-diani d’oggi. Notizie sul mondo all’inizio,quelle con i sentori di guerra in particola-re. Seguono alcune pagine con le notiziecantonali, quindi quelle riguardanti la«Cronaca del Ceresio» con resoconti epresentazione delle varie manifestazioni inprogramma, in special modo quelle di finesettimana. Una pagina speciale è riservataal «Ragno», che «ritorna a tesser la sua tela»con scritti satirici, racconti e poesie. Mol-to spazio lo occupano gli annunci commer-

ciali, oltre che film, teatri econferenze. Pure lo sport hagià il suo angolo: giro dellaSvizzera in bicicletta, granpremio automobilistico diBerna, incontro di pugilatoitalo-svizzero a Campione,gare sezionali di bocce, ecc.Largo spazio, infine, in que-sto primo numero, ad unanotizia rosa: i novant’anni(raggiunti in piena forma)di Maria vedova Viglezio.

Il contenuto del primo numero

forma e della moralità di contenuto che si ad-dicono ad un periodico che desidera essere be-ne accolto in ogni famiglia. I giornali che si so-no compiaciuti di annunciare la pubblicazionedella nostra Rivista hanno già detto che essa sipropone di prendere il posto rimasto libero perla cessazione della Rassegna familiare «Cine-Casa» e del foglio umoristico «Il Ragno» – dicui lo stesso Dagotto aveva acquistato latestata (Ndr) – che avevano incontrato favo-re e goduto le simpatie generali. È esatto. Lanostra Rivista sarà apolitica e come tale svol-gerà la sua azione all’infuori ed al di sopra dei

programmi e delle questioni di partito. Ai gior-nali luganesi, cantonali e confederati il nostrosaluto collegiale. Non il saluto delle armi, in-quantoché la Rivista di Lugano, volendo faronore alla sua etichetta di apoliticità, non daràe non accetterà battaglia».

Il fondatoree primo direttoreFedele Dagotto.

A sinistra, altra pagina ap-parsa sul primo numerodella Rivista e datata 25agosto 1938.A destra, Fedele Dagottoin una caricaturadi Giovan BattistaBoffa.

Sotto a sinistrauna rubrica trattadal settimanaledel 2 marzo 1939,e a destra una inserzioneapparsa sul primo numerodella Rivista.

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14 15 febbraio 2013

S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 2 )di Adriano Morandi

La nascita della Rivista di Lugano avviene in un periodo trava-gliato e triste della storia mondiale, europea in particolare. Visono regioni che reclamano l’indipendenza, altre che si prepara-no militarmente a occupare territori vicini, altre ancora chestanno vivendo momenti interni di discordia. Fortunatamente,l’invenzione della radio contribuì a colmare, almeno in parte,quel senso di oscurità e d’impotenza che l’assenza di notiziecreava. La diffusione di apparecchi radio, posti a volte sui bal-coni delle case al momento dei notiziari, fece sì che tutti venis-sero a conoscenza di cosa si stava preparando, sia a sud sia a norddelle Alpi. L’intuito e le capacità del direttore Fedele Dagottopermisero ai lettori della Rivista di avere, sui maggiori focolai ditensione, una continuità di informazioni. Seguiva, Dagotto,schemi precisi nella sua esposizione. Tutte le settimane, ogni ar-gomento veniva, per così dire, portato avanti grazie alle notizienuove trasmesse dalla radio o dalle telescriventi. Le notizie era-no messe in fila per ordine di importanza: l’ascesa di Hitler alpotere, la questione degli ebrei, l’armamento della Germania, lerivendicazioni di nuovi territori da parte del Reich, l’inimiciziaItalia-Inghilterra causata dalle conquiste coloniali, la guerra diSpagna e in Medio Oriente, Palestina in particolare. Nei temiproposti, Dagotto entra a volte nei particolari; ne proponiamoun esempio, scritto sulla Rivista di Lugano dell’8 dicembre1938: «La persecuzione antisemita continua. A partire da martedì12 dicembre 1938 è vietata in Germania la presenza degli ebrei inquasi tutti i locali pubblici e addirittura sui campi sportivi… Non so-lo: è vietato loro passeggiare nelle contrade principali di Berlino, qua-

LA GENTE ASCOLTA LA RADIO E S’AGGRAPPA ALLA RIVISTA.MILLE ABBONATI IN POCHI MESI.COPIE GRATUITE NEI RISTORANTI, BAR E UFFICI PUBBLICI.LA RADIO ANNUNCIA GLI AVVENIMENTI PIÙ IMPORTANTI, CHEIL NOSTRO SETTIMANALE SCRIVE E DIFFONDECON PARTICOLARI INEDITI E COMMENTI.

1938-1939 arriva il vento di guerra

Gli annunci pubblicitaridei cappelli Poretti sulla Rivista di Luganoappaiono a partire dal 1938!

Dagli inizi degli anni trenta, l’Officina elettrica comunale di Luganoinizia la vendita di apparecchi elettrici,in particolare: cucine, scalda acqua, refrigeranti e radiatori.

li la Wilhelmstrasse, la Leipsigerstrasse e la Unter der Linden». Pru-denti, ma chiari, da parte del direttore, i commenti sulla situa-

Tra le prime assicurazioni figura, sulle pagine della Rivista, la Winterthur.

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Rivista di Lugano 15

zione internazionale. Si legge in proposito, su uno dei primi nu-meri della Rivista, questa acuta sintesi: «La situazione internazio-nale permane in tutta la sua gravità e non accenna a distensione.L’atmosfera della politica mondiale è così satura di materia infiam-mabile che basterebbe una piccola scintilla per tramutare in rogo tut-to il continente. Questa scintilla potrebbe partire da un incidente po-litico qualsiasi». E di problemi politici, e non solo, ce n’eranomoltissimi in questi tempi. Ad ogni modo la vita, anche nei me-si finali del 1938 e in quelli iniziali del 1939, proseguì normal-mente nel Ticino e nella Svizzera, anche se, nel clima di tensio-ne che le notizie provenienti dall’Europa e dal mondo creavano,bastavano poche righe per far nascere timori. Eccone un esem-pio, scritto sulla Rivista il 15 settembre 1938: «Nei giorni scorsi,su tutto il territorio della confederazione sono stati caricati i ponti e lealtre opere minate la cui eventuale distruzione interromperebbe le co-municazioni ferroviarie e stradali con l’estero». Questa breve noti-zia portò commenti e paure. Molte persone scrissero alla Rivistae ai quotidiani per avere maggiori delucidazioni. «Se venissero di-strutti i ponti – scriveva un lettore – anche i paesi delle valli e mol-ti altri discosti dai centri si troverebbero isolati, con tutte le conse-guenze negative che questo comporterebbe!».Anche il «Ragno», pubblicazione dal tenore ironico inserita neiprimi anni nella Rivista (avendone il direttore Dagotto acquista-to la testata), commentò questo clima di paura con una lunga,ironica poesia, pubblicata il 22 settembre 1938 dal titolo «La ve-gn o no scta guèra?». Alla fine del 1938, la gente fu particolar-mente felice di poter ricevere gratuitamente la Rivista. Moltepersone, nei mesi di novembre e dicembre, inviarono l’importodi 5 franchi, che permetteva di pagare l’abbonamento per l’anno

1939; altre inviarono l’importo durante le prime settimane digennaio. In totale si sfiorarono i mille abbonati, traguardo inspe-rato anche dai più ottimisti. Nei luoghi pubblici – soprattuttonei ristoranti e nei bar dove la Rivista di Lugano, fino a fine an-no 1938, venne offerta gratuitamente – si formavano spontanea-mente dei gruppetti di persone per commentare tra loro le noti-zie. Ebbe un’importanza grande la Rivista in quel difficile perio-do. Divenne un mezzo d’unione e portò, dentro i presagi neri del-la guerra, parole ed esempi di amicizia e di collaborazione.

Con la mobilitazione, avvenuta nel settembre del 1939,ditte e privati fecero a gara per fornire i nostri soldati di calze e maglie di lana.

Molta pubblicità,agli inizi degli anni quaranta,di bibite, ombrelli e apparecchi radio.

L’uscita della prima Rivista di Lugano coincise purtroppo con unagravissima sciagura aerea, la più tremenda successa fino a queltempo in Svizzera. Ne diamo qui notizia in breve, riassumendociò che venne pubblicato sull’edizione di giovedì 1° settembre.Tutto era pronto sabato 27 agosto 1938 ad Agno per accogliere fe-stosamente la squadriglia militare d’osservazione numero 10, for-mata da cinque apparecchi e comandata dal capitano locarneseDecio Bacilieri.L’Aero club Lugano aveva preparato con meticolosa attenzionequeste giornate aviatorie internazionali, che venivano proposteper la seconda volta. Una marea di gente s’apprestava a riceverecon ogni onore i nostri eroi del cielo. Invece un destino crudelespezzerà le ali a quattro dei cinque apparecchi formanti la squa-

«Le ali infrante dei nostri aviator»

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16 15 febbraio 2013

Cresce la Rivista nei mesi terminali del 1938 e nei primi del1939. Si ampliano le rubriche già esistenti e ne nascono dellenuove. Tra queste è accolta con molto interesse la «Pagina delleinformazioni», dove sono raggruppati gli annunci, con orari eluoghi precisi, di spettacoli, concerti, conferenze, teatri, avveni-menti sportivi, funzioni civili e religiose. S’allarga lo spazio per ifilm, con presentazioni e commenti anche in tedesco e in france-

se. Lo sport raddoppia il suo spazio; com-paiono i risultati dei campionati di calciosvizzeri, italiani (e più tardi tedeschi e in-glesi), il resoconto di corse di biciclettenazionali e cantonali, i migliori risultatidelle gare di atletica, di podismo, ecc. Unparticolare rilievo è riservato ai numeri te-lefonici del pronto soccorso, dei mezzi ditrasporto, dei consolati. Altra novità lapubblicazione, ogni settimana, dei cambi.In forte aumento sono gli annunci pubbli-citari, soprattutto di vestiti, bevande, cap-pelli, ombrelli, vetture, cucine, scalda ac-qua e refrigeranti elettrici. S’allarga lo spa-zio per gli annunci lampo, dai quali risulta,di questi tempi, una forte crescita delle co-struzioni di grandi stabili e palazzi con ap-partamenti da affittare. È il segno questodi una città che cresce e s’espande, mal-grado molte difficoltà e preoccupazioni.Anche le notizie di cronaca sono in forteaumento. Alla cronaca rosa (nascite, ma-trimoni, anniversari, ecc.) s’aggiungono inecrologi, che per i personaggi importantioccupano a volte delle mezze pagine.

Attenzione e beneficienza contro la povertà

Crebbero, durante il tempo d’Avvento 1938, l’attenzione e la be-neficienza verso coloro che erano nella povertà e nell’indigenza.«Aumentò – si legge sull’ultimo numero della Rivista dell’anno1938 (uscito il 29 di dicembre) – l’opera dei comitati filantropici, chesparsero in centinaia di case il conforto della beneficenza, che sostieneed incoraggia nei momenti della necessità senza umiliare coloro che laricevono. Così è stato quest’anno in modo particolare negli asili, al pe-nitenziario, al Civico ospedale, al ricovero e in vari istituti di assisten-za pubblica. Enti, istituzioni ed associazioni private hanno fatto altret-tanto, prodigando ai poveri, agli infermi e agli abbandonati il frutto ge-neroso ed anonimo della carità cittadina».

Nuove rubriche e moltissime notizie

Pubblicità costante, sin dai primi anni, anche per la ditta Vanini, (giunta incittà nel lontano1871) che si specializzerà nella produzionedi ottimi «panettoni di Milano».

driglia, seminando dolore e morte. Gli aerei erano partiti da Dü-bendorf alle 15.30. Dopo una quarantina di chilometri, mentresorvolavano il canton Svitto, furono avvolti da una densissimanebbia, che li obbligò a tentare di tornare all’aerodromo di par-tenza. Malauguratamente, tre apparecchi cozzarono contro lerocce dell’Heuberg e del Drusberg, mentre il quarto aereo, pilo-tato dal capitano Decio Bacilieri, precipitava nella campagna diEinsiedeln, incendiandosi. Solo un aereo, guidato dal tenenteGuldimann, che per sua fortuna non aveva sentito l’ordine di ri-torno, riusciva a sbucare dalla nebbia e a proseguire la rotta ver-

so sud, per poi at-terrare sul campomilitare di Bellin-zona. Questi i nomidegli aviatori peritinella sciagura: pri-mo tenente SvenMumenthaler, 32anni, industriale,domiciliato a Heer-brugg, sposato, co-nosciutissimo a Lu-

gano perché nella nostra città trascorse gran parte della sua gio-ventù; primo tenente Carlo Antonio Bonetti, meccanico, d’an-ni 29, nato e domiciliato a Zurigo, celibe; primo tenente Federi-co Del Grande, tecnico, d’anni 28, di Russo, domiciliato a Dü-bendorf, celibe; primo tenente Gino Romegialli, d’anni 30, in-gegnere, domiciliato a Winterthur, celibe; tenente Oscar Erne-sto Stäubli, d’anni 24, studente, domiciliato a Basilea, celibe;Hans Schlegel, meccanico, d’anni 27, celibe, domiciliato aTrubbach. Il capitano Decio Bacilieri, di Locarno, comandantedi questa compagnia d’aviazione «ticinese», morì nella notte tramartedì 30 e mercoledì 31 agosto all’ospedale di Einsiedeln acausa delle gravi bruciature riportate. Era un uomo corretto estimato da tutti, in modo speciale dai suoi allievi della scuolamilitare di Dübendorf. Questa tragedia aviatoria, riportata inmodo ampio da tutti i giornali, svizzeri ed esteri, gettò ovunqueun senso di sconforto e d’impotenza ma ebbe, d’altro lato, il po-tere di creare momenti di fratellanza e di compattezza tra tuttala gente della nostra patria.

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20 22 marzo 2013

S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 3 )di Adriano Morandi

Il 30 agosto 1939 l’assemblea federale pro-cedette – col rito austero ma solenne che siaddiceva al momento – alla nomina delgenerale Enrico Guisan a capo dell’eserci-to svizzero. Questa nomina significò chia-ramente che l’inizio della guerra, al di làdei nostri confini, era imminente. Il gior-no dopo, infatti, l’esercito tedesco occupòla Polonia, mentre i russi, da oriente, fece-ro la stessa cosa con la Finlandia.Questi atti bellici compiuti dalle grandipotenze contro due popoli poveri e del tut-to impreparati alla guerra, produssero uneffetto di sgomento e di commozione nellapopolazione europea.Si legge in proposito sulla Rivista di Luga-no: «La condotta tenuta dall’ammirevole Fin-

landia dal primo giorno dell’aggressione russaha suscitato in tutto il mondo la più viva am-mirazione, dimostrando nel contempo quantopossano l’eroismo e la coscienza patriottica diun popolo, anche piccolo, contro la prepoten-za di uno cento volte più grande… In occasio-ne della festa di beneficenza organizzata inpiazza Riforma in favore di questo Paese ven-nero raccolti franchi 19.256,60!»Pur non essendo in guerra, molti aspetti,abitudini ed eventi della vita quotidianamutarono anche da noi. Con la mobilita-zione generale, parecchi uomini e giovanidovettero partire per il fronte. Di conse-guenza aumentarono gli impegni delle ra-gazze, donne e tanto più quello delle ma-dri, su cui ricadde quasi totalmente la

La guerra cambia la vita di tutti

conduzione della famiglia, la cura dei figlie, a volte, anche dei genitori o parentianziani.Si svuotarono le strade della città, furonosospesi tutti i grandi appuntamenti sporti-vi, fu abolita, fino a nuovo avviso, la cac-cia su tutto il territorio svizzero. Perfino igià programmati pellegrinaggi a Lourdes,con partenza dal Ticino, vennero annul-lati!Visti speciali, da ritirare presso il consolatoitaliano, divennero obbligatori per potersirecare in Italia. Tutti i forestieri furono ob-bligati a consegnare alla polizia qualsiasitipo di armi. Ben presto a queste primenorme ne seguirono altre, non meno pe-santi, tra cui il razionamento di numerosi

Costava 16 franchi, scatola in metallocompresa, una maschera antigas!

Una folla immensa al carnevale, per dimenticare, per qualche ora,la paura della guerra.

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Rivista di Lugano 21

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Assume ruoli particolari la Rivista di Lu-gano durante gli anni della guerra: fra tuttispicca quello di farsi compartecipe deglisforzi delle autorità verso le famiglie e i pri-vati bisognosi. Non solo pubblica tutti gliordini, gli appelli, i consigli rivolti allagente dall’autorità federale, cantonale ecomunale nel tentativo di riuscire a viveredegnamente anche di fronte a difficili si-tuazioni economiche, ma si mette lei stes-sa a spiegare e pubblicizzare ogni iniziativabenefica, dalla piccola alla grande, dalla

tombola alla raccolta di fondi per il Dononazionale o la Croce rossa.Per far questo a volte la Rivista cambia ra-dicalmente gli schemi abituali, la posizio-ne e gli spazi delle notizie, ponendo in pri-ma pagina quelli riguardanti i bisogni dellagente e gli sforzi di tutti per aiutare il piùpossibile chi si trovava maggiormente inuno stato di difficoltà e necessità. Gli ap-pelli e le esortazioni del generale Guisan,del Consiglio federale, del nostro vescovoAngelo Jelmini e del governo sono pubbli-cati e commentati settimanalmente sullaRivista di Lugano. Ne riportiamo qualchepiccolo esempio:

«Il nostro Paese attraversa uno dei periodi piùgravi della sua lunga e bella storia. Noi abbia-mo potuto conservare la pace, ma la costantediminuzione delle importazioni ci impone undovere nuovo, che ogni giorno si fa sempre piùimperioso: quello di far fruttare alla nostra ter-ra il nostro pane quotidiano». (Berna, Nata-le 1941, il Consiglio federale).

«Natale è la più lieta e la più bella delle festecristiane. Ma doloroso è un Natale di guerra.La morte e le sofferenze che si abbattono sui

L’importante ruolodella Rivista di Lugano

generi alimentari, pane compreso, oltre asapone e carburante.La posizione geografica della Svizzera, si-tuata al centro dell’Europa, fece sì che ne-gli anni del conflitto bellico sorgessero, perle nostre autorità e per i privati cittadini,grossi problemi per il reperimento dellematerie prime e di parecchi generi alimen-tari, i cui prezzi, come sempre avviene inqueste circostanze, aumentò in pochi mesidal dieci al trenta per cento. Indicativo, aquesto proposito, l’esempio di una fabbricadi conserve ubicata nel piano di Magadi-no, costretta a chiudere non perché man-cavano le conserve, bensì i contenitori,cioè le lattine che provenivano dall’Italia.Di fronte a questa difficile situazione il go-verno federale e quelli cantonali feceroogni sforzo per aiutare la gente a… soprav-vivere. Fu necessario, comunque, rivolger-si a tutte le persone, chiedendo ad ognunadi compiere ogni sforzo per risparmiare enel contempo per aiutare coloro che si tro-vavano in difficoltà. Tra le misure adotta-te, e da adottare, nell’intento di migliorarela situazione, il direttore della Rivista diLugano Fedele Dagotto menziona, nell’e-dizione del 26 febbraio 1942, la creazione

di una flotta mercantile svizzera e l’intro-duzione di trasporti di generi alimentaricon autocarri tra i porti iberici e la Svizze-ra. Grandi sforzi si fecero inoltre per realiz-zare il «Piano Wahlen» (dal nome del suoideatore), che consisteva nel creare ovun-que spazi per l’agricoltura. In questo ambi-to i risultati furono notevoli, basti pensareche in poco più di due anni si passò inSvizzera dai 180mila ai 300mila ettari disuperficie coltivabile.

La fanfara del generale suona in piazza della Riforma,davanti ad una folla attenta e commossa.

Una terra da sfruttarefino all’ultima zolla.

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Rivista di Lugano 23

Un Natale di beneficenzae… un buon esempio

Rivista di Lugano, Natale 1941: «Gremitele chiese per Natale. Alla poesia cristianadelle feste natalizie si è aggiunta quella della

beneficenza, per merito speciale delle Damedella carità, delle signore del Rotary, dell’O-pera di San Vincenzo de’ Paoli e del Comita-to pro alberi di Natale, che hanno portato unraggio di gioia nelle famiglie povere, negli isti-tuti di beneficenza, negli ospedali, nei ricove-ri e nel penitenziario».

Anche in tempo di guerra la Rivista ri-porta ogni settimana oltre un centinaio dinotizie sul mondo, la nostra nazione, ilnostro cantone, i nostri paesi… Ne ripor-tiamo una sola, riguardante la fiera di SanProvino, ad Agno:

Rivista di Lugano, 16 marzo 1939: «L’af-fluenza della folla ad Agno, per San Provi-no, è stata anche quest’anno, malgrado ladurezza dei tempi, fortissima. Le ferrovie lu-ganesi hanno organizzato un ottimo serviziodi corse, ma molta gente della città e dei pae-si d’intorno si è recata ad Agno a piedi, cam-minando chi due, chi cinque, chi dieci chilo-metri (e anche più) per rinnovare un’anticatradizione. Ottimo esempio, applaudito datutti. Il campo di Agno, coi soliti baracconi ecoi banchi di vendita, è stato affollato pertutta la giornata».

Il primo carro Ochsnerper la raccolta dei rifiuti.

«La ticinese»,un prezioso bollettino guida per tutte le donne.

popoli e che finora ci hanno risparmiato, ci in-vitano a meditare seriamente. Soldati svizzeri,siate consapevoli del privilegio che vi è dato didifendere una terra libera! Siate fedeli al giu-ramento che avete prestato alla bandiera siatefedeli, con tutto il cuore e con ogni pensieroalla fede cristiana». (Natale 1941, presso unbattaglione dislocato nella Svizzera france-se, generale Enrico Guisan).

«L’opera per il Soccorso invernale (istituzio-ne centrale degli aiuti volontari per soc-correre i soldati e le loro famiglie cadutenell’indigenza, ndr) assume, più la guerracontinua, una particolare importanza. Laprolungata mobilitazione e il forte aumentodel costo della vita hanno ridotto vaste cerchiedi popolazione in uno stato di disagio che deveessere attenuato con tutti i mezzi. È questo unmodo, anzi il migliore dei modi, per dimostra-re la nostra appartenenza ad una religione chepone alla base di ogni azione dell’uomo la ca-rità». (Angelo Jelmini, vescovo del canto-ne Ticino).

In proposito sottolineiamo con piacerequanto si adoperò, negli anni di guerra, ilvescovo Jelmini per portare a tutti i nostri

soldati, agli internati e alla gente bisognosauna parola di conforto e aiuti diretti. Moltefurono le visite del vescovo ai nostri militi,dislocati in varie zone del Ticino e dellaSvizzera interna. Inoltre egli volle che gliappelli di aiuto richiesti dal generale Gui-san e dal governo federale fossero sempreletti in tutte le chiese del cantone. La Rivi-sta di Lugano s’impegnò anche in una cam-pagna di sensibilizzazione per far sì che lagente imparasse a non buttare via niente,ma a riciclare tutto. Per questo pubblicò ne-gli anni di guerra, in collaborazione con ifratelli Conza di Lugano, «La ticinese», pre-zioso inserto che proponeva ogni settimanauna miriade di utili consigli a tutte le donnesu come preparare alcune pietanze, vari tipidi conserve e gustosi sciroppi, suggerendoinoltre alcuni «segreti» sul modo di conser-vare i cibi, affinché nulla fosse sprecato.

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14 12 aprile 2013

S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 4 )di Adriano Morandi

Solidarietà a tutto campo negli ultimi

Sorprendente aumentodelle attività lavorative

Malgrado questi tristi eventi che venneroad aumentare, in tutta la popolazione, pau-ra ed incertezze, quasi per reazione si regi-strò tuttavia negli ultimi due anni di guer-ra, in molti settori della vita quotidiana, unsorprendente aumento delle attività lavo-rative. Lugano ristruttura diverse strade e

Locali di fortuna, cibo e vestiti

Uno speciale comitato ticinese, presiedutodall’on. Adolfo Janner, inizia una raccoltadi denaro, di indumenti, di cedole di razio-namento e di altre necessità onde soccor-rere i rifugiati. La sottoscrizione è apertadal Consiglio di Stato, con un versamentodi 5mila franchi; una somma uguale vieneofferta dall’associazione bancaria ticinese.

Di fronte a questa grave situazione, la Rivi-sta di Lugano non esitò a mutare totalmen-te la sua impaginazione, portando in primapagina gli annunci di guerra e le esortazioniper soccorsi immediati. Comuni, parroc-chie, società, privati cittadini fecero a garanel mettere a disposizione locali di fortuna,cibo e vestiti per i rifugiati. La confederazio-ne creò campi di lavoro, luoghi di raccolta edi soccorso. I vescovi svizzeri chiesero a tut-ti i fedeli, cattolici e protestanti, di incre-mentare i loro impegni di assistenza. Nelnostro cantone, il vescovo Angelo Jelminidestinò l’offerta da raccogliere l’ultima do-

menica di settembre 1943, in tutte le chiesedel Ticino, per i rifugiati.

NON MUTA IL RUOLODELLA RIVISTA DI LUGANONELL’ULTIMO, TRAGICO PERIODODELLA GUERRA;ANZI SI RAFFORZA E S’INTENSIFICA.LA RIVISTA È ATTENTA,COSTANTE E PREMUROSAA INVOCARE GLI AIUTI,A ESORTARE ALLA BONTÀ,A INDICARE LE CATEGORIEDI PERSONE CHE PIÙ DI TUTTENECESSITANO DI UN’ASSISTENZACONTINUA: I SOLDATI AL FRONTE,GLI ANZIANI, I RIFUGIATI,SOLI O CON LE LORO FAMIGLIE.

La Rivista fa da collegamento tra le neces-sità e le autorità: coordina le richieste disoccorso, incoraggia le iniziative benefiche.Feste, ricorrenze, manifestazioni sportive,rappresentazioni teatrali, concerti, intratte-nimenti per i bambini… Tutto serve per ununico grande scopo: aiutare chi è nel biso-gno, soccorrere chi giace nella disperazione.Il governo federale, le autorità cantonali ecomunali, il generale Guisan avevano unritornello pressoché costante per spingere lagente alla generosità. Eccone un esempio,apparso a fine settembre 1943. «Guardateviattorno, ascoltate le notizie alla radio, leggetelesui giornali: noi siamo dei privilegiati. La Prov-videnza ci ha risparmiato dalla guerra, da que-sta tremenda atrocità che spande ogni giorno,ovunque nel mondo, i suoi nefasti atti di morte.Noi siamo vivi e liberi. Aiutare chi soffre è per-ciò un obbligo per noi, non possiamo rimaneremuti e sordi di fronte al dolore e al pianto di chinon ha più nulla».La ricerca di aiuti si intensificò negli ultimianni di guerra, quando gli eventi bellici e lesituazioni politiche spinsero verso le nostrefrontiere migliaia di profughi disperati incerca di salvezza. In loro aiuto si mossero…tutti. Sulla Rivista di Lugano del 30 settem-bre 1943 si leggeva, in prima pagina, questoappello al popolo ticinese: «I comunicati uf-ficiali hanno informato nei giorni scorsi la no-stra popolazione che circa 20.000 tra militari ecivili sono giunti dalla vicina Italia ad aumenta-re il numero di rifugiati ai quali il nostro Paesedà attualmente asilo».

1943: la consegna della legna, in via Nassa.

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Rivista di Lugano 15

anni di guerra

piazze, vengono costruite ville o case a piùpiani, viene sistemato, quasi totalmente,l’ospedale Civico, si iniziano importanti la-vori nei vecchi quartieri.Anche la vita sportiva e culturale riprese.Poeti e scrittori, rifugiatisi nel nostro canto-ne, in particolare a Lugano, colsero l’occasio-ne «di una città libera in una libera nazione»per pubblicare alcune opere. È il caso di Eu-genio Montale che, per cura delle edizionidella «Collana di Lugano», pubblica, a fine1943, il quarto volume della sua produzionepoetica, dal titolo «Finisterre», che contienele poesie da lui scritte negli anni 1942-43. A

livello cantonale da segnalare la consegnadel «Premio città di Lugano 1942 » a FeliceFilippini, per il suo libro «Il Signore dei po-veri morti». Da sottolineare che i concorren-ti furono ben 23. Questa, per l’occasione, lacomposizione della giuria: Francesco Chiesa,G.B. Angioletti, Pino Bernasconi, PieroBianconi, Basilio Biucchi, Gianfranco Con-tini e Renato Regli. L’anno dopo, invece, ilpremio toccò al giovane poeta, studente al-l’università di Friborgo, Giorgio Orelli, per lasua raccolta di poesie dal titolo «Né bianconé viola». Purtroppo, le notizie della guerrasuscitarono altre folate di paura e di rabbia. È

il caso dei bombardamenti avvenuti a Sciaf-fusa, Stein am Rhein, Basilea e Zurigo, daparte di «maldestri» bombardieri americani.Morti, feriti, case e fabbriche distrutte e, so-prattutto, la paura che questi gesti inconsultipotessero ripetersi.

Importantissimo, durante la guerra, il costante lavoro delle «Dame della Misericordia» e del «Rotary Club». Esse assicurarono ai poveri un piatto caldo ogni gior-no, preparato con affetto e gioia. Nella foto del 1941, da sinistra: Ettore Biaggi (il cuoco delle onde) e le signore Nessi-Bariffi, Bariffi-Ortelli, Pessina-Conti (pre-sidente), Ambrosetti-Frey, Biaggi-Luvini, Kessel-Glockner, Marazzi-Borrini e Vanini-Bazzurri.

Una madre della campagna lucernese con i suoi dieci figli, tutti militari. Il castello di Trevano,centro di studi per i rifugiati italiani.

Un liceo a Trevanoper i profughi italiani

Tra i molti gesti di aiuto da parte delle no-stre autorità cantonali a favore dei profu-ghi italiani spicca l’apertura, avvenuta il >

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Rivista di Lugano 17

1944: «Di cose e di gente dell’Ossola sonopiene le nostre cronache, piene le nostre casee, siamo lieti di poterlo dire, pieni i nostricuori… Dalle rive del Lago Maggiore, daiconfini della Valmara, dal Piano di San Gia-como e dalla Val Bedretto, gli ossolani sonoentrati nel Ticino a frotte, a colonne, a mi-gl iaia. Ed hanno trovato asi lo, pane econforto». (Eligio Pometta).

Soccorso ai fanciullivittime della guerra

Rivista di Lugano del 29 ottobre 1944:«…Gli avvenimenti delle ultime settimanehanno determinato un afflusso impressionantedi fanciulli francesi e italiani sul suolo svizze-ro. Da un giorno all’altro la Croce Rossa si ètrovata di fronte al compito delicato di acco-gliere, visitare, vestire, nutrire e affidare allefamiglie migliaia di innocenti. Affinchè possafar fronte con prontezza ad ogni eventualità, ilComitato ticinese per il soccorso ai fanciullirinnova l’appello al popolo ticinese della città edella campagna perché apra la sua casa a unpiccolo ospite».

Per la prima voltala «Giornata del malato»

Il 7 marzo 1943 venne celebrata la «Gior-nata del malato». Nel comitato per l’istitu-zione di questo momento di attenzioneverso tutti coloro che soffrono a causa dimalattie troviamo: il Consiglio di Stato, ilvescovo della diocesi di Lugano e i diri-genti di tutte le associazioni umanitarieoperanti nel cantone. «Sia questa – si leggenel testo che accompagna l’istituzione del-la giornata – un’occasione in cui i pazientisiano ricordati dai sani; tutti gli assenti sianoavvicinati alla vita, tutti gli isolamenti sianosuperati da un affettuoso, unanime pensierodi solidarietà».

Nuovi docentiper la scuola Maggiore

Ci permettiamo di togliere questa notiziadalla Rivista di Lugano del 2 settembre1943 e di pubblicarla senza commento al-cuno. «Venerdì sono terminati gli esami e sa-bato vennero proclamati i risultati della sessio-ne d’esame per i maestri di Scuola Maggiore.Annunciatisi per la prova scritta 32; hannosuperato la prova e sono stati ammessi all’esa-me orale 9; diplomati 7. Ecco i loro nomi:Angelo Andreoli, Mario Agliati, Liliana Gal-li, Rosagilda De Matteis, Alice Moretti, Pri-mo Soldati, Antonio Veri».

Treno speciale per i militi

Rivista di Lugano del 5 marzo 1944: «Percomodità degli interessati diamo l’orario deltreno speciale (gratuito) destinato ai militi cheentrano in servizio. Partenza da Chiasso alle8.05, Balerna 08.11, Mendrisio 08.20, Ca-polago 08.26, Maroggia 08.33, Melide08.51, Lugano 09.16, Lamone 09.23, Ta-verne 09.27, Mezzovico 09.37, Rivera-Biro-nico 09.44, Giubiasco 09.59, Bellinzona10.08, Rodi Fiesso, arrivo 11.15. Tutti i mi-liti che entrano in servizio devono utilizzarequesto treno speciale».

Natale dei rifugiati e dei soldati

Rivista di Lugano del 30 novembre 1944:«…Il Comitato ticinese per l’aiuto ai rifugiatiintende provvedere perché a tutti e a ciascunodegli internati nei campi del Ticino il Natalesia apportatore di un piccolo dono, che segniin modo particolare la giornata e la mensa…Il Comitato attende dai ticinesi, anche questavolta, un generoso contributo in denari, siga-rette, libri, indumenti, frutta secca, dolci…Indirizzare gli invii a: Comitato ticinese perl’aiuto ai rifugiati, Lugano, palazzo vescovile,conto chèques Xia, 3475».Rivista di Lugano del dicembre 1944:«…Il generale Guisan ha sempre dato grandeimportanza al fatto che i soldati abbiano a po-ter trascorrere degnamente la festa del Natale.Tutte le unità sotto le armi festeggeranno ilNatale. A ogni milite sarà donato uno stessopacco regalo, che è stato preparato dall’opera“Natale del soldato”, sotto la direzione del ca-po delle opere assistenziali dell’esercito, colon-nello Feldmann».

Anche il Papa aiuta la val d’Ossola

Sulla Rivista di Lugano del 26 ottobre1944 si possono leggere queste righe a so-stegno degli aiuti per la val d’Ossola: «Perquesti nostri vicini, sui quali lo spettro dellafame incombe, con altri disagi e dolori, pauro-so nelle sue tragiche conseguenze, si dia datutti, largamente, quanto è possibile. Davantiai fratelli che soffrono e muoiono, non vi puòessere che una parola: “agire da fratelli”».(Angelo, vescovo).Mons. Filippo Bernardini, nunzio aposto-lico a Berna, ha rimesso ieri a s.e. mons.Angelo Jelmini una somma offerta dalSanto Padre per i rifugiati della val d’Os-sola. Il nostro vescovo ha destinato l’of-ferta per l’acquisto di generi alimentariper i bambini e le loro mamme, incari-cando l’ufficio diocesano Charitas delladistribuzione.Dalla Rivista di Lugano del 16 novembre

10 maggio 1944, di un liceo per ragazze eragazzi rifugiati nel canton Ticino. Lastruttura, al castello di Trevano, sorse suiniziativa del Consiglio di Stato, conl’aiuto della confederazione e della cittàdi Lugano. La scuola venne inauguratacon una pubblica cerimonia, alla presenzadelle autorità federali, cantonali e comu-nali. Presente, a nome della diocesi di Lu-gano, il vescovo Angelo Jelmini, anch’e-gli in prima fila per poter assicurare aigiovani studenti italiani qui rifugiati lapossibilità di poter continuare gli studiiniziati nel loro Paese.Nei discorsi d’apertura della nuova scuola,le autorità sottolinearono che nel momen-to tragico attraversato dall’Italia, il Ticinoha voluto indicare, offrendo la possibilitàdi continuare i loro studi a un folto gruppodi giovani italiani, tutta la simpatia chenutre per la gente del suo stesso sangue.Per l’occasione si fece presente che il cam-po di studenti di Trevano necessitava di li-bri scolastici e di consultazione per il liceoclassico, scientifico e per l’istituto tecnico-commerciale, facendo appello alla genero-sità di tutta la cittadinanza.

Natale di guerra, 1944.

La consegnadel premio letterario«Città di Lugano 1942»a Felice Filippini(nel cerchio),per il romanzo«Il Signoredei poveri morti».

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S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 5 )di Adriano Morandi

Con queste pagine, che escono una voltaal mese, intendiamo scrivere, seppur inmodo breve e sommario, la «storia» delsettimanale La Rivista di Lugano, che que-st’anno festeggia i 75 anni di vita. Nei pri-mi quattro articoli abbiamo descrittoquando, in che modo e con quali intentinasce la Rivista. Lo scopo – lo ripetiamoper coloro che non avessero letto quantopubblicato nei mesi di gennaio, febbraio,marzo e aprile – era stato quello di infor-mare la gente su ciò che accadeva in città,nel distretto, nel cantone, nella confedera-zione e nel mondo intero. Contempora-neamente la Rivista riportava le aspirazio-ni e le speranze di tutti, le vicissitudini, legioie e, purtroppo, anche le disgrazie chefunestavano la vita quotidiana. Una Rivi-sta con e per la gente, piena di attenzionesoprattutto verso i più poveri.Il destino volle che i primi passi del nostrosettimanale coincidessero con i momentitristi della guerra. Con grande coraggio,determinazione e attenzione la Rivista di-venne il punto di partenza di molte orga-nizzazioni umanitarie, sorte per aiutare eper infondere conforto e speranze. Tutti imessaggi di aiuto inviati dal governo fede-rale e cantonale, dai comuni, dalle associa-zioni, dalle società sportive e culturali fu-rono pubblicati puntualmente dalla Rivi-sta di Lugano. Il settimanale divenne, ne-gli anni della guerra, un solido, confortan-te ponte tra l’autorità e la gente, un’anco-ra di salvezza, un motivo di fiducia. Siamolieti di poter pubblicare, su questo numerodi maggio, la fine delle ostilità e il modocon cui la nostra gente accolse l’annunciodel termine di un incubo che seminò mor-te e sgomento per oltre sei anni.

Martedì 8 maggio 1945 tutti in piazzaDOPO ANNI DI BRUTTE NOTIZIE, DI PAURE, DI INCERTEZZE, DI DUBBI E DI SPERANZE, LE CAMPANE DI TUTTE LE CHIESE DELLA SVIZZERA ANNUNCIANOFINALMENTE LA FINE DELLA GUERRA. RISORGONO, PER INCANTO, I SOGNI, I PROGETTI PER IL FUTURO, LA CERTEZZA DI AVER SUPERATO UN TREMENDOMOMENTO, PIENO D’ANGOSCIA E DI SOFFERENZE. L’ESSERE USCITI INDENNI DAGLI ORRORI DELLA GUERRA INFONDE IN OGNUNO UNA GRANDE GIOIAE LA FORZA DI VOLER AIUTARE ALTRE PERSONE, MENO FORTUNATE.

L’annuncio della cessazione delle ostilitàsu tutti i fronti d’Europa giunse attraversola radio nel pomeriggio di martedì 8 mag-gio 1945.La redazione lavorò tutta la notte e ilgiorno successivo per poterne dare ampianotizia ai suoi lettori sull’edizione di gio-vedì 10 maggio: un’edizione speciale, di-stribuita gratuitamente in bar, negozi,scuole, ecc., stampata in migliaia e mi-gliaia di copie. Di quanto scrive il diretto-re Fedele Dagotto in prima pagina toglia-mo qualche breve stralcio:«La gente è uscita sulle piazze a manifestare,

Un’edizione speciale in mille modi, la sua gioia. La città è stata inbreve tempo totalmente imbandierata. Giànella serata di martedì si ebbero imponentidimostrazioni di esultanza, alle quali si è as-sociata, in perfetta unità di spirito, l’interapopolazione di Lugano e dei dintorni. Unprimo importante corteo, organizzato dallaCamera del lavoro e culminato in un solennecomizio popolare sulla piazza della Riforma,ha caratterizzato la prima giornata celebrati-va della pace, venuta a concludere sei anni diguerra».«La celebrazione ufficiale di mercoledì, inbase alle istruzioni impartite dalle autorità, èstata ancora più imponente e solenne. Tuttigli opifici, i negozi e le aziende d’ogni genere

Dopo lunghi mesidi blocco completofinalmente,il 12 luglio 1945,torna ad espandersi,nei pressi della tosteriaConza,il buon aromadel caffè.Nelle fotografieè mostrato il momentodell’arrivo del caffè,dell’aperturadei vagonie del controllodei preziosi sacchi.(Rivista di Lugano,12 luglio 1945)

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Rivista di Lugano 39

a festeggiare la pacesono rimasti chiusi. Alle scolaresche d’ogniordine e al personale delle amministrazionipubbliche è stata data vacanza. La radio,trasmettendo le direttive e i discorsi celebrati-vi del presidente della confederazione e delpresidente del nostro governo cantonale, haalimentato la gioia e l’entusiasmo che già dalgiorno innanzi riempivano gli animi, portan-do l’esultanza al massimo grado».«... Nel pomeriggio si svolse nella piazzaRiforma un secondo comizio organizzato dal-la Camera del lavoro. Alla sera, mentre lecampane di tutte le chiese suonavano a festa,un imponentissimo corteo, comprendente leautorità e tutte le associazioni ed istituzionicittadine, ha percorso al suono di marce e in-ni patriottici le vie della città, tutta imbandie-rata e illuminata. Terminato il corteo, la fol-la si assiepò sulla piazza per sentire il discor-so celebrativo del sindaco ing. Giuseppe Lo-nati, che lo pronunciò dal balcone del palaz-zo civico. Le note dell’inno patrio chiudeva-no in modo solenne la entusiastica dimostra-zione di giubilo».«Giovedì 10 maggio veniva celebrata nellacattedrale della nostra città, da parte del ve-scovo Angelo Jelmini, una solenne funzionedi ringraziamento a Dio per la fine delle osti-lità e per la preservazione del nostro Paesedagli orrori della guerra».

Serena, allegra e felice,in perfette condizioni fisiche e mentali,Maddalena Lanfranchini di Mezzovicoha festeggiato, gli scorsi giorni,attorniata da tutti i suoi cari, i 101 anni di vita.(Rivista di Lugano, 26 aprile 1945)

Don Martino Signorelli,stimato e benvoluto rettoredel seminario diocesano di Besso,ritratto in occasionedel suo venticinquesimo annodi sacerdozio.(Aprile 1945)

All’annuncio della pace scattano in tuttoil Paese le iniziative «Pro dono svizzero».Dalla festa della scuola all’ospizio dei bam-bini gracili di Sorengo alle iniziative in-dette dalla stampa nazionale e ticinese;dalle gare sportive ai teatri, ai film, alleconferenze; dalle iniziative delle associa-zioni operaie, dall’aiuto diretto del gover-no federale, a quelli dei Municipi dei no-stri comuni; dai fondi stanziati dalle ban-che, ditte, negozi: tutti, nella nostra nazio-ne e nel nostro cantone, s’impegnano inuna colossale opera di aiuto per le migliaiadi uomini, donne e bambini che attorno anoi vivono, a causa della guerra, in unaestrema povertà. La Rivista di Lugano, an-cora una volta, offre spazio e pubblicità atutte le iniziative benefiche. In una gara disolidarietà, la nostra gente, salvata dallamorte e dai disastri, soccorre coloro che laguerra ha colpito. «Tutti noi, che la guerraha risparmiato, c’impegnamo per coloro che laguerra ha gettato nella miseria». Ogni mezzoè buono per raccogliere soldi per chi è nel-la povertà. Ne riportiamo, tra moltissimi,un solo piccolo esempio: (Rivista di Luga-no, 10 maggio 1945). «La Norvegia è unodei Paesi europei che più ha sofferto della guer-ra e forse uno degli ultimi a essere liberati dal-l’oppressione straniera. Il popolo svizzero ne

ha seguito in questi anni tutte le vicissitudinicon la più profonda simpatia. Ora ci si pre-senta l’occasione di trasformare questa nostrasimpatia in modo concreto. Un film di guerranorvegese (“Der Tag wird kommen”, Il gior-no verrà), che ha ottenuto in tutte le maggioricittà svizzere un successo eccezionale, passeràin questi giorni sullo schermo del cinema Kur-saal, a Lugano. In tutte le sale in cui il film èpassato finora è stata esposta una pentola, de-stinata a raccogliere offerte che andrannoesclusivamente a beneficio della Norvegia, eciò sotto gli auspici del Dono Svizzero».

Tutti per tutti

(Rivista di Lugano, giugno 1945). La finedella guerra suscitò, ovviamente, entusia-smo e ottimismo ovunque. Di riflesso, au-mentarono di colpo gli sforzi delle asso-ciazioni umanitarie verso coloro che an-cora erano nella sofferenza e nell’indigen-za. Per il Dono svizzero, a fine maggio,erano già stati raccolti 25,6 milioni difranchi, cui vanno aggiunti i proventidella vendita dei francobolli (1,4 milio-ni), dei distintivi (900mila franchi), deitazzini (500mila) e della colletta del gior-no dell’armistizio (800mila). Per un risul-tato finale riguardante l’anno 1945 occor-re attendere il ricavato delle collette dei

Il Dono svizzero in cifre

lavoratori, delle economie private, il do-no dei cantoni e quello dei comuni. L’im-porto totale a fine anno sarà di oltre 50milioni di franchi.

(Rivista di Lugano, 9 agosto 1945). Lacittà di Milano, benché in parte distrutta,ha visto la sua popolazione considerevol-mente aumentata per l’afflusso di rifugiati.La situazione alimentare difficile è aggra-vata dalla mancanza di comunicazioni. Iprodotti che mancano sono soprattuttoquelli lattici. Per far fronte a questi biso-gni il Dono svizzero, per tramite del comi-tato svizzero di soccorso operaio, ha spedi-to viveri che saranno distribuiti a 2.500bambini denutriti dai tre ai sei anni. IlDono svizzero sostiene anche l’azione del-la Caritas che aprirà a Milano alcune can-tine (mense) per bambini fino ai tre anni.

Dono svizzero anche a Milano

(Rivista di Lugano,12 luglio1945). Il 25giugno 1945 merita di essere segnalato, inmodo particolare, negli annali della torrefa-zione di caffè fratelli Conza. In quel giorno,infatti, le Ferrovie federali svizzere hannosganciato di buon mattino, sul binario mor-to di via Basilea, alcuni vagoni di caffé da-vanti ai magazzini e alla tosteria Conza. Èquesto il primo arrivo di una certa impor-tanza dopo lunghi mesi d’interruzione deitrasporti, causa la guerra. Durante il periodobellico, infatti, grandi furono le difficoltàper far giungere in Svizzera generi alimenta-

Arriva il caffé

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ri provenienti dalle nazioni in conflitto.Prima che l’Italia entrasse in guerra, il varcoda sud funzionava discretamente. Si bloccòquasi completamente dopo l’intesa con laGermania e la sua partecipazione agli even-ti bellici. Da quel momento si potè far caposolo a qualche carico proveniente dallaSpagna o dal Portogallo, ma a prezzo digrosse difficoltà e a costi esorbitanti. Il ritor-no del caffè, a fine conflitto, fu perciò salu-tato con grande soddisfazione.

(Rivista di Lugano, 29 marzo 1945). Mol-tissimi sono stati gli appelli del nostro ve-scovo in favore dei bisognosi. Ne pubbli-chiamo uno quale esempio, letto in catte-drale in occasione della Pasqua. «Carissimifedeli, vi è noto quanto, da parte dell’autorità,delle organizzazioni e del popolo si sta facendoin favore delle vittime della guerra attraversol’opera del Dono svizzero. È nostro dovere fartacere quel possibile senso di stanchezza e diegoismo che potrebbe nascere di fronte allemolte iniziative che in questi tempi ci hannosteso la mano… Che sono mai i nostri sacrifi-ci di fronte a quelli delle popolazioni cui laguerra ha privato di tutto? L’azione del Donosvizzero vuol rappresentare la nostra solida-

Appello del vescovo Jelmini

Dal 1936, l’Organizzazione cristiano-so-ciale propone colonie estive a favore deibambini e delle bambine dei propri asso-ciati. Dai 26 partecipanti del 1936, le co-lonie estive Leone XIII sono passate, que-st’anno, a 400 partecipanti! L’Ocst ha ac-quistato due stabili a Mogno (Vallemag-gia), per 100 bambini ad ogni turno, unacasa a Corzoneso e un’altra a Sonogno.

Colonie estive Leone XIII dell’Ocst

(Rivista di Lugano, dicembre 1945). L’ab-bonamento 1946 alla Rivista costerà 10franchi all’anno. Il continuo aumento del-le spese ha fatto perdere quest’anno fran-chi 1,20 per ogni abbonato (40 centesimiper la tipografia e 80 per la spedizione po-stale). Il settimanale si è salvato grazie agliinserzionisti (che fortunatamente non so-no diminuiti) e alla generosità degli abbo-nati sostenitori.

Abbonamento a 10 franchi

Con lettera del 4 giugno 1945, il genera-le Enrico Guisan rassegnava le dimissionida comandante dell’armata svizzera. Atale carica egli era stato nominato all’u-nanimità il 30 agosto 1939 dall’assem-blea federale. Un generale sempre tra isuoi soldati: un uomo onesto, tenace ebuono. È merito suo se l’esercito svizzeroha raggiunto in sei anni di servizio attivoun grado eccezionale, non solo d’istruzio-ne e di equipaggiamento ma anche, e so-prattutto, di saldezza morale. Al generaleEnrico Guisan va la stima e l’affetto ditutto il popolo svizzero.

Grazie, generale!

Allievi macellai e salumierifesteggiano felicila fine del loro apprendistatoe l’entrata nel mondo del lavoro.(26 luglio 1945)

Il generale Enrico Guisane il vescovo di Lugano

Angelo Jelmini,al ricevimento offerto

dal Municipio della cittàin occasione di una visita

fatta dal generaleai soldati stanziati nel Ticino.

(Rivista di Lugano,16 agosto 1945)

rietà umana e cristiana con chi ha sofferto piùdi noi. Coscienza e cuore, giustizia e caritàs’impongono. Siate generosi!».

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12 28 giugno - 5 luglio 2013

di Adriano MorandiS F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 6 )

Il motto che assume il carnevale nuovo èperciò quello d’un tempo: «divertirsi be-neficando». L’invito a parteciparvi, rivol-to a tutti, è sintetizzato dall’appello poeti-co di Sergio Maspoli, pubblicato sulla Ri-vista di Lugano del 28 febbraio 1946: «Laguèra l’è finida, finalment! / e finalment sapo’ tiraa un poo ul fiaat / e préparass, alègare cuntent / a fag un poo da festa al Carne-vaa./ Coràgio lüganes, e démigh dent / di-smenteghem i crüzi dal pasaat / coràgio, lu-ganes démegh dent / che a divertiss sa fa min-ga dal maa. / Anzi, sa fa dal ben, perché ilnost soeugn l’è sempro stai / e ’l sarà semproanmò / quéll da podé jütaa chi g’ha bisoeugn./ Coràgio, luganés e su da cò / e fem vedéeche i Sbroja da Lügan | sa jè alègri i g’ha an-ca / ul coêur in man!».È bello ricordare ciò che il tempo e l’evo-luzione hanno travolto. Il carnevale d’u-na volta, infatti, da noi come altrove, especialmente nella vicina Lombardia,con la quale abbiamo comuni usanze etradizioni, era tutt’altra cosa di ciò chevediamo ora.Dalle falde del Ceneri, dalla Capriasca,dalla val Colla e dal Malcantone scende-vano a Lugano, negli ultimi giorni di car-nevale, i «paesani» a frotte, portandovi lanota sgargiante dei loro costumi e le ca-ratteristiche della loro concezione carne-valesca. Quelli di Isone, poi, si istallava-no in piazza Sant’Antonio con la «pena-gia», vendendo la «pànera», sbattuta sot-to il portico o, verso sera, a domicilio.Molti di coloro che scendevano dalla valColla facevano i magnani per burla, me-glio che se fosse sul serio! Era tipico il cor-teo con i carri ed i gruppi allegorici, di

schietto sapore paesano e di piccante at-tualità politica…Altra nota consueta del carnevale luga-nese d’un tempo erano i «parrucconi» e letoghe, di cui andavano fieri i componentidel comitato, appartenenti alla miglioresocietà luganese. Più fiero e tipico di tut-ti, sotto l’enorme cappellone, era il Po-stinzi, passato alla storia locale con gran-de onore ed ammirazione. Le maschere,allora, erano semplici, rudimentali, maargute e tutte avevano nel costume, negliatti e nelle parole un pepato riverbero sa-tirico, di cose e di persone d’altri tempi.In piazza Grande furoreggiavano la tom-bola e la risottata popolare…Poi tuttoculminava, scesa la notte, nel veglionemascherato, che si teneva in piazza fino al1905, poi al Teatro, con la partecipazionein massa della cittadinanza, senza distin-zione alcuna di casta. Baldoria spensiera-ta tutta la notte, in omaggio a Sbroja,portato in trionfo o bruciato, salvo poi arecarsi in chiesa, sul far del giorno, a rice-vere le ceneri, con animo contrito e com-punto, pronti a riprendere, di buona lena,l’usata fatica dopo lo spensierato interval-lo di …meritata baldoria. Carnevaleschietto, umano, senza malizia e senzatrasmodanti scostumatezze; come noivecchi (o non più giovani) lo vorremmoancora oggi.La tradizione ci ha conservato, di tuttoquesto, la tombola popolare e la risottatain piazza, ripetuta la domenica e il mar-tedì. Tutto il resto è stato travolto daitempi e dall’evoluzione degli usi e dei co-stumi. (Rivista di Lugano, febbraio 1946, pa-gina 1 e 6).

Voglia antica di carnevaleSUPERATO, FINALMENTE, QUESTO ALTRO ANGOSCIOSO PERIODO BELLICO, IL CARNEVALE D’UN TEMPO, CHE GIÀ AVEVA SOFFERTO DI GRAVE CRISI DU-RANTE LA PRECEDENTE GUERRA DEL 1914 – 1918, RITORNA AI SUOI ANTICHI SPLENDORI. LO RIMETTE IN AUGE UN DECISO E ATTIVO «COMITATO CAR-NEVALE E BENEFICENZA», COSÌ CHIAMATO DALLA CONVINZIONE GENERALE CHE NON C’È GIOIA COMPIUTA SE NON QUELLA CONDIVISA CON CHI QUE-STO DONO GRANDE NON LO POSSIEDE PIÙ, PERCHÉ STRAPPATOGLI DALLE ATROCITÀ E DAL DOLORE.

Corso di educazione alla paceal castello di Trevano

La meravigliosa cornice del castello diTrevano, messo a disposizione dal gover-no ed arredato per l’occasione dal Muni-cipio di Lugano, accoglierà, domenica 31agosto (1947), un importante e attesoevento: l’inaugurazione ufficiale del«Corso internazionale di educazione allapace e alla collaborazione tra i popoli»,indetto da Civitas Nova e organizzato daldottor Arnoldo Bettelini, che è l’ideato-re e l’anima di questo importante movi-mento. Al corso parteciperanno numero-se personalità del mondo sociale, lettera-rio, politico ed economico, provenientida parecchie nazioni.Le conferenze e le attività culturali dure-ranno tutto il mese di settembre e avran-no luogo, in gran parte, nel teatro dellacasa d’Italia, messo gentilmente a dispo-sizione. Ogni sabato si terranno gite edescursioni facoltative. Verranno inoltreorganizzate manifestazioni sportive, mo-stre e concerti. Le conferenze saranno te-nute da una trentina di specialisti, perlo-più rettori o docenti universitari di famainternazionale. Naturalmente, anche inquesto caso, la Rivista di Lugano offre lasua disponibilità e il suo appoggio a que-sta iniziativa, sostenuta, oltre che da Ci-vitas Nova, dalle autorità cittadine e dalvescovo mons. Jelmini.Indubbiamente, durante gli anni del do-poguerra, la nostra città compie sforziammirevoli per organizzare una miriadedi iniziative, che spaziano dal campoumanitario a quello commerciale, sociale

Carnevale 1946: gare di biciclette per i ragazzi; tricicli e trottinettes per i piccoli. (Rivista di Lugano 28 febbraio 1946, pagina 2)

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Rivista di Lugano 13

Pellegrinaggio votivo

«Nel 1936, quando apparvero i primi sinto-mi d’una nuova guerra mondiale, le associa-zioni della gioventù cattolica svizzera fecerosolennemente il voto di recarsi in pellegrinag-

Per la prima volta in aereoZurigo-Locarno e ritorno

«La linea aerea Zurigo-Locarno e viceversaè stata inaugurata domenica 14 aprile 1946dalla Swiss Air sotto lietissimi auspici, coltrasporto, in andata e ritorno, di una quin-dicina di turisti. Molti gli spettatori, sia allapartenza da Zurigo, sia all’arrivo all’aero-porto di Locarno. Il Douglas C. 3 adibito aquesto servizio è partito da Zurigo alle 14 edè arrivato a Locarno alle 14.52. All’arrivo,ad accogliere gli ospiti, il direttore della ProLocarno signor Bolla e il tenente Marazza,direttore dell’aeroporto di Locarno». (Rivi-sta di Lugano, 18 aprile 1946, pagina 8).

Il primo luganesenella Marina Svizzera

«C’è anche un luganese nella Marina Svizze-ra negli anni del dopoguerra. Si chiama Alfre-do Eichenberger, domiciliato con la famiglia invia Loreto. Il giovane aveva fatto richiesta di

e politico. Per qualsiasi evento, da ogniparte della Svizzera e della vicina Italia èun accorrere di gente, che porta lavoro airistoranti e ai negozi della nostra città ol-tre che essere di onore e vanto per la Re-gina del Ceresio. (Rivista di Lugano, 29agosto 1947, pagina 1).

1947: Lugano, vista dal castello di Trevano. (Rivista di Lugano, maggio 1947)

poter lavorare nella Marina Svizzera durantel’estate del 1939. Accolta la sua domanda,era stato invitato a presentarsi, ad inizio set-tembre di quello stesso anno, ai primi corsidella “Schweizerische Reederei A. G. di Basi-lea”. Dopo alcuni mesi di studio e di prepara-zione, Alfredo passò dalla nave scuola alla na-vigazione sul Reno, e dopo soli tre anni di…apprendistato, conseguì, a diciotto anni di età,il diploma di marinaio. Nel febbraio del 1943,Alfredo frequenta i corsi per aspirante-ufficia-le sulle navi svizzere «Caritas» e «Henri Du-nant». Dall’autunno del 1945 egli presta ser-vizio sulla «Lugano», un battello della Nauti-lus, società di navigazione con sede in città».(Rivista di Lugano, 7 marzo 1946).

Il primo luganese entrato nella Marina svizzera:Alfredo Eichenberger.(R.d.L., 7 marzo 1946, pagina 2)

Donazione Marainiper un istituto svizzero a Roma

«La contessa Carolina Maraini Sommarugaha offerto in dono alla confederazione una suaproprietà di grande valore, situata in via Lu-dovici, n. 48, a Roma e comprendente unagrande villa, con le sue dipendenze, un bellis-simo parco e uno splendido ammobiliamentoin stile. L’immobile dovrà essere destinato adun istituto per la scienza, la cultura e l’arte.Nell’istituto potranno essere ospitati scienzia-ti, artisti e studenti svizzeri per il perfeziona-mento della loro formazione. Il Consiglio fe-derale ha accettato, nella sua seduta di venerdì27 dicembre 1947 questa donazione, espri-mendo alla contessa Carolina Maraini la suagratitudine». (Rivista di Lugano, 2 gennaio1947, pagina 2).

Lugano, città dei congressi

«Mentre c’è della gente che si straccia le vestie mena scalpore perché si sacrificano alla Lu-gano turistica quattro palmi di prato civico, laRegina del Ceresio continua ad essere prescel-ta dalla Svizzera interna e dall’estero, qualesede di raduni, di congressi e di altre manife-stazioni di grande risonanza. Ecco ad esem-pio, in ordine di data, l’elenco delle principalimanifestazioni in programma nei prossimi me-si nella nostra città (anno 1946): 18 – 19maggio, associazione tecnici della strada; 19maggio: riunione ex dipendenti di Sarnen; 20– 21 maggio: congresso fabbricanti svizzeri dibiscotti e confetterie; 23 – 24 maggio: Schwei-zerischer Wirerreiverein, Zurigo; 25 – 27maggio: società svizzera di cremazione; 25 –26 maggio: congresso psichiatri svizzeri; 8 –10 giugno: congresso svizzero dei litografi; 22– 23 giugno: congresso loggia massonica Alpi-na; 23 – 28 giugno: congresso associazioneSvizzera impressori, tipografi e stereotipisti;24 – 26 agosto: società svizzera industrie gase acqua potabile; 31 agosto – 2 settembre: as-semblea generale ex allievi del politecnico fe-derale di Zurigo». (Rivista di Lugano, 16 mag-gio 1946, pagina 1).

gio ad Einsiedeln qualora Iddio avesse protet-to il nostro Paese. L’associazione ha decisoora di dare seguito al voto. Già 25.000 gio-vani si sono annunciati per partecipare alpellegrinaggio che, per ragioni tecniche, avràluogo in quattro domeniche del mese di mag-gio». (Rivista di Lugano, 25 aprile 1946, pa-gina 8).

Premio letterario Libera Stampa

«La prima edizione del “Premio letterario Li-bera Stampa” ha visto la partecipazione di ben130 autori. La giuria, composta da Piero Pel-legrini, Piero Bianconi, Carlo Bo, Aldo Bor-lenghi, Gianfranco Contini, Giansiro Ferratae Pietro Salati, ha assegnato il premio (di

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I polacchi tornano a casa

Continua, anche negli anni post bellici,l’opera umanitaria della Svizzera verso iPaesi disastrati dalla guerra. Aiuti in dena-ri e generi alimentari vengono raccolti intutti i nostri cantoni e inviati ai Paesi nor-dici, oltre che all’Italia e alle nazioni del-l’est. Aiutati, in tutti i modi possibili, an-che i ritorni a casa di soldati o rifugiati an-cora dimoranti nella nostra patria. L’11febbraio 1946, ad esempio, partiva da SanMargrethen un treno sanitario svizzero di-retto a Varsavia. Il convoglio, denominato«Polonia 4» , trasportava in Patria gruppidi internati polacchi provenienti da diver-se regioni della Svizzera che ritornavano acasa. Da notare che diversi militari polac-chi erano accompagnati dalla moglie spo-sata in Svizzera. Vi erano anche dei civili,gente di ogni età, dai neonati agli anziani.C’erano inoltre delle giovani svizzere cheandavano in Polonia per raggiungere ilmarito polacco che le aveva precedute. Iltreno era posto sotto la sorveglianza di ungruppo di militi della gendarmeria dell’e-sercito, del quale facevano parte anchequattro ticinesi. (Rivista di Lugano, 18 feb-braio 1946, pagina 6).

Voglia di cioccolata!

Tolto il razionamento nelle scorse setti-mane, la domanda di cioccolata ha esau-rito in poco tempo le scorte dei negozi epersino quello delle fabbriche. Ora si la-

Cinquant’anni in tram

Ricorre quest’anno il cinquantesimo anni-versario delle tramvie luganesi, istituitenel 1896 dalle ditte Bucher-Durrer, pro-prietaria, quest’ultima, d’una azienda elet-trica propria e di grandi alberghi a Lugano.All’inizio, le tramvie cittadine viaggiava-no solo su due linee, con due vetture: laParadiso-Lugano e la Lugano-Castagnola,alle quali se ne aggiunse successivamenteuna terza, la Lugano -Molino Nuovo. Ilservizio tramviario si sviluppò poi gradata-mente di pari passo con lo sviluppo urba-nistico e turistico di Lugano e dintorni. Dasottolineare che nel 1918 le tramvie ven-nero riscattate dalla città di Lugano che le

Un treno diretto Londra – Basilea

Il londinese “People”, in un articolo suiviaggi di vacanze nel continente, scriveche la Svizzera sta facendo tutti i preparati-vi necessari per accogliere turisti. Un trenodiretto collegherà, a partire dal 6 maggio(1946) Londra con Basilea. Il giornale sot-tolinea che l’industria alberghiera svizzeraha sofferto poco per la guerra e che la situa-zione alimentare nel Paese è ancora buona.Tuttavia un viaggio di vacanze costa oggiquattro volte di più che nel 1939. (Rivista diLugano, 2 maggio 1946, pagina 8).

Il grazie di Milano al vescovo Jelmini

La «Giornata della carità», promossa dallaSocietà di San Vincenzo de’ Paoli è statacelebrata solennemente nella nostra cittàdomenica scorsa (28 aprile 1946), con lapartecipazione del cardinale di MilanoSchuster e del vescovo Angelo Jelmini.Durante la conferenza sulla carità e l’amoreverso il prossimo, da lui tenuta nel pome-riggio, il cardinale Schuster ha ringraziatocalorosamente il nostro vescovo per tuttoquanto egli ha fatto in favore dei profughiitaliani (fra cui parecchi sacerdoti) chehanno trovato rifugio nelle nostre terre du-rante la guerra. Sentiti ringraziamenti alvescovo Jelmini erano stati espressi, pochigiorni prima, dal sindaco di Milano avvo-cato Greppi, in occasione di un ricevimen-to del vescovo ticinese a Milano. (Rivista diLugano, 2 maggio 1946, pagina 3).

1000 franchi) a Vasco Pratolini, per l’opera“Cronache di poveri amanti”. La giuria hainoltre segnalato una serie di opere di pregevo-le livello letterario, fra le quali la raccolta dipoesie di Giorgio Orelli dal titolo “L’ora esat-ta”, il romanzo di Luigi Santucci “In Austra-lia con mio nonno”, “L’usignolo della chiesacattolica”, di Pier Paolo Pasolini ed i lavori di:Giosuè Bonfanti, Manlio Cancogni, FabioCarpi, Carlo Cassola, Luciano Erba, NicolaGhiglione, Nelo Risi, Angelo Romanò, DarioCecchi e Ugo Frey». (Rivista di Lugano, 11aprile 1946, pagina 2).

Militi ticinesidella gendarmeriadell’esercito in mezzoalle rovine di Varsavia.(R.d.L. 21 marzo 1946,pagina 1)

vora a pieno regime per poter rifornire intutta la Svizzera i negozi che vendonoquesto nostro buon prodotto. Si spera chefra un mese al massimo la situazione sinormalizzi. (Rivista di Lugano, 30 maggio1946, pagina 6).

La prima vettura tramviaria di Lugano (1896), con trazione a corrente alternata trifase 400 Volt, che costi-tuiva allora una novità assoluta a livello mondiale! (R.d.L. 7 novembre 1946, pagina 1)

aggregò, come azienda a sé, all’officinaelettrica comunale della Verzasca. (Rivistadi Lugano, 7 novembre 1946, pagina 1).

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S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 7 )di Adriano Morandi

Difficile il periodo dell’immediato dopo-guerra, con la pace siglata e decantata datutti ma non ancora sicura per nessuno.Lenta la ripresa, con un pizzico di paura adogni decisione. Il buon esempio, anche inquesti momenti, arriva dal governo federa-le, che subito s’impegna a portare raggi disperanza e di sicurezza ovunque. Segue leorme delle autorità federali anche il diret-tore della Rivista di Lugano, anzi le calcacon ancora più fermezza. A capodanno del1948, il presidente della confederazioneEnrico Celio, al momento di porgere gli au-guri a tutti gli svizzeri, si chiede: «Qual è ilmio augurio, caro popolo svizzero? Questo:che tu sappia accettare tanto i vantaggi quantogli svantaggi d’essere svizzeri. Gli svantaggi so-no un nonnulla rispetto a quelli dei popoli stra-nieri che, dopo aver perduto o vinto la guerra,non hanno ancora conquistato la pace. CheDio, come sin qui, ci conservi il privilegio el’onore di essere e rimanere svizzeri. Che Dioridoni a tutti i popoli la vera pace». Al presi-dente della confererazione fa eco, sulla Ri-vista di Lugano, il direttore Fedele Dagot-to: «Salutiamo l’anno nuovo formulando l’au-gurio che la nostra confederazione possa conti-nuare sulla strada della vera democrazia, dellasaggia libertà, della leale e decisa neutralità».

Da Chiasso ad Airolo

Ecco alcuni esempi di notizie collocate nel-la rubbrica «Da Chiasso ad Airolo» (Rivis-te di Lugano 1948-1950).A Castione, nelle cave di granito della dit-ta Michele Antonini, la ditta Holz di Bien-ne ha proceduto, con la collaborazione dialcuni specialisti minatori, a interessantis-sime prove di perforazione con martelli adaria compressa «Atlas», di marca svedese.Assistevano alle dimostrazioni un centi-naio di rappresentanti delle più importantiimprese di costruzione della Svizzera.La giovane Miss Mary Kiernan, australia-na, abitante a Westminster (Londra), di

anni 20, è passata da Airolo diretta, a piedi,fino a Roma.La popolazione di Biasca è stata svegliatadi soprassalto nel cuore della notte da unoscoppio fragoroso. Si trattava di una cari-ca di dinamite che era stata lanciata sullaterrazza della casa di Vittorino Rodoni.Nessun danno alle persone.Radio Roma, martedì sera (7 marzo 1950)ha trasmesso la «Rapsodia toscana» delmaestro Luigi Tosi, direttore della Civicafilarmonica di Bellinzona. Complimenti.Mentre attendeva al suo lavoro di bos-caiolo, Luigi Barizzi, d’anni 53, sui montidi Sala Capriasca, veniva investito da uncarico di legna che scendeva a mezzo filodi una teleferica e gravemente colpito al-la testa. È stato trasportato al Civico os-pedale.Un successo strepitoso di pubblico e di ap-plausi ha riscontrato il concerto di Bach-haus, svoltosi a Bellinzona. Oltre centopersone vennero rimandate per mancanzadi posto.Il marciatore luganese Armando Libotteha partecipato a Calorziocorte, in quel diLecco, alla marcia dei 100 chilometri piaz-zandosi al quarto posto. È questo il miglio-re risultato ottenuto da un marciatore sviz-zero a una gara di gran fondo. Più di centoerano i partecipanti. Da notare che Libot-te è stato autore di un eccezionale recupe-ro, passando dalla quarantesima posizione(a metà gara) alla quarta finale.Giuseppe Ungaretti, l’autore più commen-tato del Novecento poetico italiano, haintrattenuto, nell’aula magna del liceo, ilmiglior pubblico luganese sul tema: Leo-

«Uno per tutti e tutti per uno»

Molte le realizzazioni, le iniziative, le atti-vità (in ogni campo) che caratterizzano glianni del primo dopoguerra. Si iniziò, su tut-to il territorio elvetico, a riparare i danni(pochi per fortuna) della guerra, poi si vota-rono delle leggi in aiuto ai più poveri, ai piùbisognosi, a coloro che avevano perso forzee speranze. Anche in questi casi il mottosvizzero «uno per tutti e tutti per uno» fecesentire, chiaramente, il suo aiuto. La Rivis-ta di Lugano seguì passo dopo passo tuttiquesti momenti, quale intermediaria tra lagente e le autorità, tra chi aveva bisogno echi era in grado di offrire. Per fare questo la-voro cambia anche un poco l’impostazionegrafica: vengono aumentati gli spazi per lenotizie locali, della città e dei dintorni; in-oltre, novità importante, viene raddoppiatala rubrica «Da Chiasso ad Airolo», nell’in-tento di mettere la gente al corrente di ciòche succede al di fuori del proprio «uscio dicasa». Piccole notizie a volte, ma che servo-no per garantire conoscenze e creare unità ecomprensione. Il sapere della vita degli altriserve inoltre a portare speranze nuove e spi-rito di unione. Tornò negli anni cinquanta,allontanata la paura di nuove sofferenze, lavoglia di fare, di lavorare, di costruire, di ri-prendere vecchi progetti seppelliti dai duritempi delle guerre e delle incertezze. Si ri-misero in movimento le società, i patriziati

e i comuni, lo sport e le serate culturali, ladivulgazione di libri e di giornali. Ripreseappieno l’edilizia, sia quella pubblica, siaquella privata. Sorsero nuovi palazzi (Kur-saal, Giorzi, Pedrinis) e a Besso fu costruitauna grande e rivoluzionaria chiesa (San Ni-colao), che subito divenne il fulcro delquartiere. A riguardo dei problemi annessiall’edilizia, più volte la Rivista di Luganointervenne per esprimere il proprio parere.È il caso, ad esempio, del problema dei sus-sidi da parte dello Stato per opere pubblichee private. Con chiarezza, sull’edizione del 2febbraio 1950 viene espressa questa linea diprincipio: «Pur ammettendo ragionate ecce-zioni, siamo sempre stati contrari, per princi-pio, al sussidiamento di opere private. Com-prendiamo i sussidi assegnati dalla confedera-zione ai cantoni e da questi ai comuni per larealizzazione di opere pubbliche, come strade,scuole, acquedotti, eccetera, ma non l’aiuto aprivati per opere private, come ad esempio casedi affitto. Siamo d’accordo invece all’assegna-zione gratuita di parcelle di terreno comunale,cantonale o federale a privati per incoraggiarli acostruirsi la propria casetta. E comprenderem-mo ancora meglio la costruzione diretta, daparte di tali poteri, di case d’affitto a favore, dipreferenza, dei loro dipendenti». Suggerimen-ti, questi, che verranno in parte presi inconsiderazione dalle autorità competenti inoccasione della creazione del nuovo pianoregolatore di Lugano. Tra le opere pub-bliche che la città ha iniziato, continuato oportato a termine nei primi anni del dopo-guerra spiccano i risanamenti di alcuniquartieri, l’allargamento di strade che por-tano dentro o fuori della città, nuovecondotte per l’acqua potabile, fognature,elettricità, telefoni ed edifici scolastici. Dasottolineare inoltre i grossi sforzi per l’ab-bellimento di alcune aree di svago e l’aper-tura di musei, argomento vasto e complessoquest’ultimo, portato a termine nei miglioridei modi e di cui parleremo ampiamentenella pubblicazione del prossimo mese.

Veduta della cattedrale di Lugano(RdL del 9 febbraio 1950)

Anni cinquanta: primavera edilizia e

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Rivista di Lugano 15

I Santi protettori dei paesiin prima pagina

La cronaca in prima pagina, altra novitàdel dopoguerra. Una cronaca che sceglie,per mettersi in evidenza, i Santi protettoridei paesi e le cerimonie a loro dedicate.Notizie, gesti, processioni, tridui, momentidi forte religiosità, sostenuti da notizie sto-riche e dagli oggetti sacri portati dall’Italiadagli emigranti. Ne è un bell’esempio, sullaRivista di Lugano del 16 marzo 1950, lapresentazione del colle di Sorengo, con lasua chiesa, l’ex convento e la gioia dellefeste patronali.

Paride Pelli sindaco di Lugano

«Scaduto il termine legale per la presentazionedelle candidature al sindacato di Lugano, nonessendo stata presentata alcun’altra candida-tura, venne proclamato tacitamente sindacol’avvocato Paride Pelli, uscito sindaco di quin-dicina dalle elezioni del 2 maggio scorso». Pa-ride Pelli, che succede al suo grande amicoprof. Alberto De Filippis, è nato il 4 giugno1910 in provincia di Pavia, dov’era, aquell’epoca, domiciliata la sua famiglia.Scuole in provincia, poi all’università diPavia, dove si laureò in legge nel 1933.Nell’anno successivo, trasferitosi a Lugano,iniziava la pratica professionale presso lostudio dell’avvocato Alberto De Filippis,ch’ebbe in lui un intelligente e caro amico,oltre che un apprezzato collaboratore. Nel1936 Pelli conseguiva il brevetto per l’eser-cizio dell’avvocatura e del notariato, en-trando in tal modo a far parte dell’ordinedegli avvocati del canton Ticino. Nel 1937venne nominato procuratore pubblico so-

Mostra internazionale in bianco e nero a villa Ciani.Nella fotografia: «La Vergine col Bambino»,di Joseph Probst, Lussenburgo.(RdL del 13 aprile 1950)

pardi. Una grande ovazione ha segnato lafine della culturale serata.L’operaio Alessio Bonomi, addetto al can-tiere dell’impresa Bontadelli e Pervangherdi Airolo, è caduto da un dirupo alto circaventi metri sfracellandosi. È stato ritrovatoqualche ora dopo. Infatti nessuno l’ha vistocadere; ci si è accorti della sua mancanza alavoro ultimato. Ai congiunti le nostresentite condoglianze.Nuovo negozio di fiori a Chiasso. L’haaperto Ettore Selvini al n. 79 di via SanGottardo. Auguri di buoni affari.Il milite Hermann Burri, di stanza ad Oli-vone, trovato un portafoglio contenente1.000 (mille) franchi, lo consegnò al suocapitano, il quale poi lo passò a chi di do-vere. Segnaliamo con piacere l’atto onesto.Sull’aeroporto doganale di Locarno, il 10settembre prossimo, verrà organizzata unagrande manifestazione aviatoria nazionale.Vi parteciperà l’aviazione militare con tre ti-pi di apparecchi, fra i quali il «Vampiro». Èla prima volta che la nostra arma aerea par-tecipa a una manifestazione aviatoria ticine-se con un’intera squadriglia.Martedì mattina, a Bedano, un giovane delpaese, nel procedere all’uccisione di unmaiale, colpiva per errore la signora Mariade Giorgi che, raggiunta dal proiettile, ces-sava di vivere quasi subito.Il Dipartimento della Pubblica Educazioneha incaricato il professor Giuseppe Pomet-ta di commemorare agli allievi delle scuolesecondarie cantonali, commerciale, magis-trale e liceo, gli eventi che 450 anni or so-no si conclusero con la volontaria dedizio-ne di Bellinzona agli svizzeri.

pracenerino, carica che tenne con compe-tenza ed equilibrio fino al 1944. Fu Consi-gliere comunale di Lugano. Tra le carichepiù importanti occupate ricordiamo la suanomina a commissario straordinario econsulente giuridico al dipartimento can-tonale di Polizia. (RdL del 2 maggio 1948)

Riaperto il valico del «Palone»

È stato riaperto domenica (26 febbraio1950) il valico di Termine di Monteggio,oggi detto «Palone», ch’era chiuso dal lon-tano novembre 1926. Le note di una ban-della hanno espresso la gioia della popola-zione. La direzione circondariale delle do-gane comunica che l’apertura è per il mo-mento limitata alle seguenti ore del gior-no: dalle 7 alle 9, dalle 12 alle 14 e dalle 17alle 19. (RdL del 30 maggio 1950)

Premio per lo scrittore Mario Agliati

Mario Agliati, nostro valente scrittore egiornalista, ha vinto per la terza volta inItalia un premio riservato al miglior artico-lo apparso sui giornali esteri concernentemanifestazioni italiane. Lo scrittore ticine-se si è assicurato il primo premio per arti-coli concernenti il turismo del Trentino ela terza «Fiera internazionale dello sport».(RdL del 30 maggio 1950)

L’Ottocento pittorico italianoa villa Ciani

Dopo la guerra i legami tra Svizzera e Italiaripresero immediatamente in tutti i settori.Tra le iniziative maggiori dei primi annipost bellici spicca la mostra sull’Ottocentopittorico italiano a villa Ciani: avveni-mento culturale di grande importanza efrequentatissimo. (RdL del 25 marzo1948)

Emigranti in vacanzanel loro amato Ticino

Una ventina di emigrati ticinesi sono tor-nati a casa, provenienti dalla lontana Cali-fornia. Sono atterrati a Zurigo, il giornodell’Ascensione. Tra essi si trovano: il si-gnor Mario Muschi, oriundo di Campes-tro, giornalista a San Francisco; la signoraCaterina Muschi Cavallini, con la piccolaMarlène di tredici mesi; il signor LouisMargnetti di Camorino, proprietario delrinomato Caffé svizzero «Saint Moritz», inSan Francisco; il signor Arnold Zanetti di

Il colle di Sorengo, la sua chiesa e l’ex convento(RdL del 23 marzo 1950)

concreti segni di speranza

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Rivista di Lugano 17

Sul monte Generosole prime immagini televisive

Il 23 giugno 1950 ebbe luogo al Gran Ho-tel del monte Generoso il primo, riuscitis-simo esperimento svizzero di televisione,

indetto dalla «Casa Diethelm S.A. di Zuri-go», rappresentata in Svizzera dalla «Phil-co corporation» e in Ticino dalla «RadioColumbia di Lugano». Un centinaio gliaddetti ai lavori e gli invitati presenti. Al-le 16 tutto era pronto per la ricezione audi-tiva e visiva. Emittente compiacente lastazione sperimentale della R.A.I. di Tori-no, in collegamento col monte Generoso,vale a dire 150 chilometri di distanza in li-nea d’aria. Chiuse le finestre del salone, glispettatori (tra cui le scolaresche ed il rev.curato di Castel San Pietro), si raccolseroin silenzio nell’attesa del segnale dellaR.A.I., che non tardò ad apparire, nitidis-simo, sul minuscolo schermo. L’ecceziona-le venne subito dopo, allorché sullo scher-mo apparve il volto sorridente dell’annun-ciatrice torinese che, dopo un cordiale sa-luto al Ticino, annunciò l’inizio della tras-missione, che durò un’ora. Vennero pre-sentati spezzoni di film e alcuni documen-tari, tra la commozione e lo stupore gene-rale. (RdL del 26 giugno 1950).

Affascinante la mostra dell’ex voto

Grandissimo successo ha avuto l’esposizio-ne dell’ex voto a villa Ciani. La mostra, laprima del genere nel nostro Paese, racco-glie le antiche tavolette votive che solita-mente si vedono appese nei Santuari e ne-gli oratorietti di montagna, offerte dai fe-deli per ringraziare Dio, attraverso i Santio la Madonna, di una grazia ricevuta (usci-re vivi dopo un’epidemia di peste, esseresfuggiti a dei banditi male intenzionati,

Festa della ginnastica

Il 29, 30, 31 luglio e 1° agosto (1950) si èsvolta a Lugano la ventitreesima festa fe-derale della ginnastica. Erano 26 anni checiò non succedeva; l’ultima grande mani-festazione ginnica ebbe luogo infatti nellontano 1924. Un migliaio gli atleti pre-senti quest’anno, tra questi il campione delmondo Walter Lehhman e i campioni na-zionali Adatte, Gebendinger, Hediger,Thalmann e Eugster.

Emigranti ticinesitornano per le vacanzein Ticino(RdL del 22 giugno 1950)

Arbedo; il signor Emilio Delfoi, di Quinto;il signor Emilio Stornetta e signora, contre bambini, di Sant’Antonino; il signorTobia Albertoni, nonché altri emigrantidel Bellinzonese e della Mesolcina. Questiemigranti sono l’avanguardia di un centi-naio di altri ticinesi che giungeranno inpatria nel corrente di quest’anno, per unperiodo di vacanza. La Rivista di Luganoporge a tutti il più cordiale benvenuto.(RdL del 22 giugno 1950)

Festa federale di ginnastica, 13 luglio 1950. Nella foto: atleti luganesi in allenamento sul cavallo a maniglie.(RdL del 13 luglio 1950)

La mostra sugli ex voto(RdL del 19 ottobre 1950)

l’essere guariti da una grave malattia,ecc…). Oggi si preferisce andar più per laspicce, offrendo le solite due iniziali di me-tallo G.R.; un tempo invece il graziato af-fidava al pennello del pittore l’incarico diraffigurare il fatto accaduto. La mostra es-pone oltre duecento esemplari, raccolti unpo’ ovunque nel Ticino, dal Mendrisiottofino alla Leventina e alla val di Blenio,d’una ricca e insospettabile varietà. Si puòdire che tutti i casi avversi della vita sianoraffigurati sulle tavolette: dal cacciatoreimprudente al viandante derubato, daimuratori che cadono dalle impalcature,dai naufraghi al militare ferito, ecc. (RdLdel 19 ottobre 1950)

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Rivista di Lugano 7

S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 8 )

È una Rivista forte, solida e impegnataquella che nell’agosto 1952 entra nel suoquindicesimo anno di vita. Vi entra con ilmedesimo spirito e con lo stesso program-ma dei quattordici anni precedenti: andareincontro alla gente, procurare una letturagradita alle famiglie luganesi, facendosi ecodelle loro gioie, così come delle loro tristez-ze e tribolazioni; illustrare e spiegare gli av-venimenti più importanti della vita pubbli-ca della città e dei paesi attorno ad essa. Lenumerose attestazioni pubbliche e privatedi simpatia, la costante fedeltà degli inser-zionisti (anche se i prezzi, purtroppo, nonsono più quelli di un tempo), l’aumentograduale degli abbonati e le positive acco-glienze riservate alla Rivista sono impor-tanti segni di approvazione, di consenso,che incoraggiano a continuare sui sentieriiniziati. Sempre quattro i pilastri che so-stengono ogni sforzo: la famiglia, la cosapubblica, la religione e la patria. La Rivistadi Lugano entra, direttamente o indiretta-mente, in ogni famiglia. È distribuita inogni ufficio pubblico, nelle sale d’aspettodei medici, degli avvocati, nei saloni deibarbieri, nei laboratori di bellezza, negliospedali. Molte, inoltre, le riviste che ognisettimana varcano le Alpi per andare a por-tare nella Svizzera interna le notizie di unindimenticato Ticino. Il nostro settimana-le collabora con la città anche nell’organiz-zazione di grandi eventi, come la mostrad’arte, il corteo dei fiori o le manifestazionisportive. Ne pubblica i programmi, ne spie-ga l’importanza, ne presenta i vincitori. Unmezzo, anche questo, di preziosa collabora-zione.

Uri, dei Grigioni, del Vallese e di Glarona si èabbattuto un cataclisma di valanghe di cui nonsi ricorda l’eguale a memoria d’uomo. Uncentinaio tra morti e scomparsi che non rispo-

sero più all’appello; una ventina i feriti, più omeno gravi, trenta e più gli edifici distrutti; 72stalle travolte e 344 capi di bestiame uccisi;strade e linee ferroviarie danneggiate su lunghi

Anni di forte e viva presenzadi Adriano Morandi

Inizio anni cinquanta: momenti di grandi emozioni, di gioie e didolori. Terribili valanghe, nei mesi invernali, su varie regioni del-la Svizzera, Ticino compreso; inondazioni e disagi durante l’esta-te. Tra questi due tristi eventi, Lugano vive però anche intensimomenti di attività culturale e ricreativa: feste, concerti, garesportive, mostre d’arte, cortei… Dal dolore alla gioia, dalla tri-stezza a varie forme di aiuto e collaborazione. La Rivista è lì ognivolta che occorre organizzare gli aiuti, chiamare a raccolta i vo-lontari, trasportare viveri o merci. Non importa chi si va ad aiu-tare: i contadini dei Grigioni o la gente delle Polesine; gli uominie le donne dell’Onsernone o i poveri diavoli della lontana Grecia.In questi importanti momenti di passaggio dal periodo post bel-lico a quello di una voluta e decisa rinascita, la Rivista di Luganorafforza il suo ruolo di mediatrice tra la gente e l’autorità.

Airolo: è rimastoin piedi soloil campanile(RdL, 15 febbraio 1951).

Il terrore delle valanghe

«Nei giorni e nelle notti dal 13 al 22 gennaio1951, su parecchie località delle montagne di >

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8 20 settembre 2013

Anni cinquanta: fervore edilizio pubblicoe privato in piena crescita. Aumentano iprezzi dei terreni, iniziano le prime specu-lazioni, crescono, per le autorità cittadine,impegni e difficoltà. In particolare sul pro-blema dei posteggi pubblici in centro la si-tuazione diventa tanto complessa e diffici-le da fare esclamare al sindaco, a inizio no-vembre del 1952, in occasione della di-scussione sui bilanci consuntivi: «tutte lepossibilità sono state sfruttate, ma il problema

dei posteggi al centro è insolubile». Per unaRivista, che settimanalmente intervienesulle questioni che interessano la gente diLugano, fu d’obbligo trattare l’argomento.Lo fece, con la schiettezza che lo caratte-rizzava e con l’esperienza acquisita lungogli anni, il direttore Fedele Dagotto a no-

me suo e di tutti quei cittadini che regolar-mente gli inviano opinioni, pareri, reclamio approvazioni piene sulle soluzioni an-nunciate per i principali problemi dellacittà. Ecco alcuni tra i più importanti pas-saggi di questa precisa risposta, pubblicatasulla Rivista del 13 novembre 1952.

Testimonianze di povertà –C’è ancora gente, anche neglianni cinquanta, che stenta ausc i re dal la povertà; a voltemanca perfino degli oggetti piùcomuni e abituali. Per costoro, laRivista di Lugano pubblica an-nunci che invitano all’aiuto. Ec-cone due esempi: «Per una fami-glia povera si cerca una macchi-na da cucire. Chi ne possedesseuna da donare è pregato di rivol-gersi alla S. Vincenzo di MolinoNuovo, oppure telefonare ai nu-meri 2.27.59 o 2.28.66». «Unapovera donna, madre di cinque

figli, chiede un seggiolone perbambini, una caldaia per il buca-to e qualche coperta per l’inver-no. Chi potesse aiutare si rivolgaal parroco di Massagno, canoni-co Andina, telefono 2.29.60».

Libotte campione svizzero – Ilnoto giornalista sportivo e bravocollaboratore della Rivista, Ar-mando Libotte, si è laureato alprimo posto assoluto ai campio-nati svizzeri di marcia, sulla di-stanza di 75 chilometri. L’atletaluganese ha concluso la gara in7 ore, 26 minuti e 30 secondi;

tempo pregevole anche a livellointernazionale.

Riuscita mostra ticinese di bel-le arti – Sabato 6 ottobre 1951ha avuto luogo l’inaugurazionedella mostra ticinese di belle arti,organizzata nell’ambito della fie-ra svizzera di Lugano. Ricevette idistinti invitati il pittore PietroChiesa, presidente dell’associa-zione, coadiuvato dal vice presi-dente signor Patocchi e dai diri-genti della fiera. La mostra rag-gruppa circa 250 opere. Il catalo-go si apre con un’autorevole

prefazione del silografo Aldo Pa-tocchi.

Poco simpatico il re Faruk d’E-gitto – Re Faruk, che nei giorniscorsi (inizio agosto 1951) eravenuto a Lugano in viaggio dinozze, prendendo alloggio al-l’hotel Splendide con la sposa euna cinquantina di altre personecostituenti i l suo seguito, hatroncato bruscamente il suo sog-giorno fra noi perché un foto-grafo confederato ha puntatocon troppa insistenza l’obiettivosu di lui e sulla regina, nonostan-

Frammenti di cronaca

Posteggi in centro città

tratti, traffico sospeso. Rovina e lutti ovun-que. La storia del popolo svizzero non ricordaun “flagello bianco” di proporzioni così disa-strose» (Rivista di Lugano, gennaio 1951).Dolore e lutti anche in Ticino. «Rotta labarriera delle Alpi, la beffarda “nemica bian-ca” è piombata crudelmente in quest’ultimasettimana anche sulle regioni del Ticino, tra-volgendo e sconvolgendo, seminando stragi elutti in alta Leventina, in valle Maggia, in valBedretto, nell’Onsernone, nella valle Verza-sca e in altri luoghi dell’alto Ticino. Da sabato10 febbraio a mercoledì 14 furono giornated’angoscia, di terrore e di panico per le localitàcolpite» (RdL, gennaio 1951).Di fronte a questa tremenda situazione,ancora una volta la Rivista di Lugano s’im-pegnò, in prima fila, per garantire aiuto econforto. Truppa e aviazione portarono iprimi aiuti materiali. Gremita la cattedraledi Lugano per la cerimonia in suffragio del-le vittime. Velocissima la raccolta di fondiper i superstiti ai quali le valanghe aveva-no portato via la casa o parte di essa: oltrequattro milioni di franchi vennero raccol-ti in pochi giorni. Ultimo triste particola-re: «una valanga caduta in quei giorni traAmbrì ed Airolo investì il treno numero 171diretto nella Svizzera interna. Nella sciaguratrovò la morte il capo cucina Hermann Koe-nig, che prestava servizio sulla linea da solidue giorni!».

La casa Pedrini travolta e distrutta. Vi hanno trovato la morte due madri e due figli (RdL, 15 febbraio 1951).

Il bassorilievo «Lavoro e famiglia» di Riccardo Lomazzi, una delle opere più ammirate alla mostra ticinesedelle belle arti del 1951 (RdL, 6 novembre 1951).

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«Con tutto il rispetto noi crediamo che nontutto ancora sia stato tentato con serietà dipropositi per la soluzione dei posteggi nel cen-tro città. Più volte, da associazioni o singolepersone sono affiorate sulla stampa locale pa-recchie idee e proposte a riguardo della solu-zione di questo scottante tema. Purtroppo, leproposte dei più sono rimaste “vox clamantisin deserto”. Mediante accordo bonale o,quando non sia possibile, in forza della clau-sola di “utilità pubblica”, sembra a noi che laproprietà privata offra nel centro parecchiepossibilità di creare la quantità di posteggi ne-cessaria per il presente e per il futuro prossi-mo. Se la Municipalità si decidesse, una buo-na volta, ad aprire il varco tra la via Frasca edil corso Pestalozzi mediante il prolungamentodi via Pioda, diventerebbe possibile e quasi na-turale la destinazione a piazza pubblica e po-steggio di quell’area di proprietà Lucchini ch’è

compresa fra la via Pioda, le carceri e la viaBossi. Sono stati interpellati, in proposito, iproprietari di quel terreno?».«Fino a quando il Municipio, e per esso il di-castero interessato, non ci dirà di aver fattoqualche tentativo in tal senso, noi abbiamo ra-gione di negare che tutte le possibilità di crearedei posteggi nel centro siano state sfruttate. Ec’è altro. Col congiungimento del corso Pesta-lozzi alla via Maderni mediante l’apertura del-la via Pioda, si aumenterebbero anche le pos-sibilità d’accesso dal centro della “Posta” e dal“Forte” all’area comunale dell’ex Officina delgas, attualmente occupata dalla succursaledella Posta, che diventerebbe più centrale ecostituirebbe un ampio e comodo posteggio perautomobili. La vastità dei due spazi farebbeposto, più o meno, a un centinaio di autovet-ture. Alcune automobili in più troverebberoposto in piazza Dante, qualora il Municipio,

dando seguito a proposte già presentate, faces-se rinnovare e collocare più decorosamente lafontanella ivi presente. Se il Municipio lo de-sidera, potremmo ripresentargli la Rivista diLugano portante due altre idee molto allettan-ti ma di più difficile realizzazione, da noiavanzate tempo addietro nel preciso intento,allora come oggi, di portare il nostro modestocontributo di idee per la soluzione del proble-ma dei posteggi».

te il veto imposto dal re. Di fron-te a questo… sgarbo, il re se n’èandato – insalutato ospite – inItalia.

Estate da sogno quella del 1951– Per seppellire il dolore portatodalle tremende valanghe dell’inver-no, la città di Lugano preparò perl’estate un ricco e variato program-ma di intrattenimenti: crociere,concerti, spettacoli pirotecnici maivisti fino allora, regate internazio-nali di vela, campionati svizzeri diatletica leggera nel nuovo stadiocomunale di Lugano, campionati

giovanili svizzeri di nuoto, gare permotoscafi 1000 cmc, una splendi-da festa veneziana… Fu, l’estate1951, una vera festa di colori e digente proveniente da ogni dove,che riempì allegramente strade epiazze.

Trionfo di Coppi al Gran pre-mio Vanini – Dodicimila spetta-tori hanno assistito al trionfo diFausto Coppi nella terza edizionedel Gran premio Vanini di bici-clette. La corsa luganese, orga-nizzata in modo perfetto dalla«Sport», ha registrato un com-

pleto successo. La presenza deimigliori specialisti del cronome-tro ha richiamato a Lugano i gior-nalisti della stampa sportiva eu-ropea. Anche la gente ha rispo-sto in modo magnifico, soste-nendo lungo tutto il percorso icorridori. Trionfo italiano, conFausto Coppi dominatore dellagara e i l g iovane Giancar loAstrua degno secondo. Terzo unimpressionante Louison Bobet,autore di un finale stupefacente.Il nostro Ferdy Kübler è partitobene ma ha poi via via ceduto, fi-nendo al quarto posto. Quinto

Fornara, sesto lo svizzero Weilen-mann, giunto davanti a Bartali.

Un grande viaggio – Quest’an-no è previsto un viaggio in comi-tiva alla volta di Istanbul, per visi-tare la Basilica di Santa Sofia. Co-loro che intendono parteciparvipossono annunciarsi presso donGiosuè Carlo Prada, Bellinzona.

Medaglia d’oro per Cech Ber-nasconi – La valorosa societàginnastica Fides, che fa capo al-l’oratorio maschile di Lugano, hafesteggiato sabato scorso (9 feb-

La splendida caravella di San Marco. (RdL, 11 ottobre 1951).

Ospedale Italiano

La storia dell’ospedale Italiano inizia il 16ottobre del 1900, quando quattro mediciitaliani – Basilio Bonardi, Giuseppe Ane-rio, Vittorio Ceretti e Nino Cicardi – costi-tuitisi in comitato proponente, indicevanouna pubblica riunione alla quale partecipa- >

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braio 1952) il suo intramontabilemaestro «Cech» Bernasconi, alquale l’associazione svizzera deigiornalisti sportivi ha assegnatoquest’anno la medaglia d’oroquale miglior atleta svizzero. A64 anni, il popolare ginnasta lu-ganese è ancora sulla breccia aguidare, esortare, con la parola econ l’esempio, i suoi ginnasti.Dal 1909 al 1942 «Cech» otten-ne ben 72 corone, delle quali 46con la Fides e 26 con la Federaledi Bellinzona. Innumerevoli i suoisuccessi internazionali. Berna-sconi ha dato il meglio di sé stes-

so alla causa ginnica, senza maichiedere nulla. Un maestro one-sto, umile, generoso, un atleta eun uomo ammirevole.

Il corso dei fiori – Si chiama co-sì, ora, il corteo della vendem-mia. Infatti di vendemmiale e divillereccio nella sfilata di que-st’anno (autunno 1952) non c’e-ra più nulla, mentre c’è stata, in-vece, nei carri presentati, unagrande profusione di fiori: unamagnificenza nel pieno sensodella parola. Il corteo, aperto dalconsueto gruppo di cavallerizzi

della suola di equitazione Bau-mann, ha preso il via alle 14, sfi-lando lungo il viale Carlo Catta-neo e lungo il «quai», fra unadoppia siepe umana costituitada non meno di trentamila spet-tatori. Tutti belli i carri a sogget-to, tutti magnifici. La folla li haammirati e applauditi con since-rità e convinzione.

Per gli alluvionati italiani – Lagara di generosità a favore dellevittime delle alluvioni padane nelPolesine non conosce soste. È incorso un’azione benefica da par-

te di cittadini svizzeri di ogni re-gione, ma specialmente di quellidella Svizzera italiana. Al conso-lato d’Italia in Lugano continua-no ad affluire offerte in denaro edoni in natura, che si accatasta-no nella sala d’ingresso a ciò de-stinata. Ogni due o tre giornipartono da Lugano, a mezzo ca-mion messi a disposizione da dit-te locali, grossi cariaggi di merced’ogni genere. Il Consiglio fede-rale ha stanziato per questo aiu-to un contr ibuto di 100mi lafranchi (RdL, novembre e dicem-bre 1951).

rono cittadini italiani qui residenti e ticine-si, allo scopo di discutere sulla possibilità diavere a Lugano un piccolo ospedale italia-no. Era, questo, un bisogno fortemente sen-tito dalla colonia italiana, che a quell’epocauguagliava, press’a poco, la cifra della popo-lazione indigena. L’assemblea del 16 ottobre1900 diede mandato al predetto comitatopromotore di continuare l’azione di propa-ganda, con ampia scelta di collaboratori. Il25 ottobre di quell’anno veniva costituito ilcomitato definitivo, comprendente uomini

di scienza, d’arte, di lettere, d’industria e an-che di politica, accomunati tutti nel deside-rio di dimostrare l’amore alla patria e l’aiutoai connazionali qui residenti. L’idea di unnuovo ospedale venne accolta subito positi-vamente, ciò che portò alla nomina di unapresidenza provvisoria nelle persone deldott. Bonardi, del cav. Aime e del farmaci-sta Luigi Andina. Venne altresì subito com-posta una speciale commissione per la reda-zione degli statuti. Il 1° gennaio del 1902 lacommissione speciale, di ciò incaricata, po-

teva procedere alla firma dell’atto d’acqui-sto della «ville Blanche» a Viganello. Duesoli anni dopo l’ospedale contava già oltreventi posti letti. Di pari passo, con un entu-siasmo impressionante, procedette la rac-colta di fondi. Furono moltissimi coloroche, ticinesi o italiani, si riunivano al teatroKursaal per giocare a tombola o per parteci-pare a lotterie in favore dell’ospedale Italia-no, tanto che queste raccolte costituirono,per molti anni, il maggior cespite d’entrataper l’istituto e uno dei più importanti e tipi-ci avvenimenti della cronaca di Lugano.Molti gli ampliamenti lungo i decenni. So-prattutto importanti quelli degli anni1924-1933, allorché si provvide a creareuna nuova sala operatoria. I festeggiamen-ti per il cinquantesimo dell’ospedale Italia-no ebbero luogo domenica 6 ottobre 1952:presenti le massime autorità cantonali ecomunali, nonché parecchi rappresentantidella vicina Italia. Tutti hanno messo inluce il significato della commemorazione,vera festa della solidarietà e hanno esalta-to l’amicizia, sentita e profonda, che uni-sce l’Italia alla Svizzera, in particolare aLugano e al Ticino.

Il nuovo stadio cittadino,inauguratoil 25 novembre 1951con l’incontro di calcioSvizzera-Italia finito 1-1.32.500 gli spettatoripresenti!(RdL 29 novembre 1951).

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S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 9 )

Nella notte tra ladomenica e il lu-nedì 27 giugno1965 moriva il fon-datore della Rivista di Lugano. Così nediede notizia la redazione: «Fedele Dagot-to, fondatore ed animatore di questa nostraRivista, tanto cara al cuore dei luganesi, ciha lasciato per sempre. La morte l’ha coltonel sonno, al termine d’una delle sue tante,operose giornate. La scomparsa del caro Di-rettore ci riempie di profondo dolore. Egli la-scia un vuoto che non sarà facile colmare.Ma la Rivista di Lugano continuerà a vivere,seguendo il solco profondo tracciato da chi leha dato, fino all’ultimo, il meglio delle sueforze. A nome nostro e della figlia Lydia, cheper anni è rimasta a fianco del padre nella re-dazione del settimanale, esprimiamo a tutticoloro che hanno voluto testimoniare, a lei ealla Rivista i loro sentimenti di cordoglio e disimpatia, i nostri più vivi ringraziamenti. Ciscusiamo già sin d’ora presso i nostri lettori senel compilare questo numero dovessimo avercommesso delle mende, che non sarebberocapitate a chi ha fondato e diretto, con tantoimpegno e amore la Rivista di Lugano, dallasua fondazione fino a questa tristissimaora». Riportiamo qui, di Fedele Dagotto,

L’improvvisa morte di Fedele Ddi Adriano Morandi

La bacchetta magica di Montanaro

Grandi festeggiamenti per i 30 anni diattività del valente maestro UmbertoMontanaro, personalità musicale for-tissima, temperamento energico, mododi dirigere espressivo. Non si esageracerto se si afferma che il maestro Mon-tanaro è la bacchetta più popolare delcantone. Studi a Napoli, al conserva-torio di San Pietro a Mayella, al con-servatorio Verdi di Milano, con i mae-stri Feroni, Pizzetti e Spinelli. Nel1936 Montanaro vinse, fra numerosiconcorrenti, il concorso per la direzio-ne della Civica filarmonica di Lugano.Da allora egli è sempre rimasto alla te-sta della nostra Civica, con la quale haconseguito innumerevoli successi.(RdL del 5 gennaio 1967)

Per gli alluvionati fiorentini

Riceviamo da un gruppo di studenti:«Viste, durante le vacanze natalizie, lenecessità della popolazione del quartierefiorentino di Santa Croce, abbiamo deci-so di raccogliere lenzuola, biancheria easciugamani, in buono stato, e di com-piere una seconda azione di soccorso di-retto nella settimana dal 5 al 12 febbraio.Invitiamo perciò chi volesse aiutarci di se-gnalarci il loro indirizzo, in modo da po-terli contattare per il ritiro della merce. Ilnostro recapito è: Gruppo Domus Giova-nile, via Motta 8, Lugano». (RdL del19 gennaio 1967)

La gente della città a fine 1966

A fine anno 1966 la popolazione di Lu-gano ammontava a 21.596 abitanti, conun aumento di 136 unità nei confrontidell’anno precedente. I luganesi domi-ciliati sono solo 3.582! I ticinesi domi-ciliati sono saliti da 7.693 a 7.820. Iconfederati si dividono in domiciliati edimoranti: i primi sono 3.279, i dimo-ranti 410. Gli stranieri domiciliati sonopassati da 2.812 a 2.848; gli stranieri di-moranti sono diminuiti da 3.739 a3.657. (RdL del 26 gennaio 1967)

il ricordo dei colleghi, ricordo che, in unaLugano ancora a misura d’uomo, ci aiutaa conoscere meglio questo uomo tenace eforte, ma anche, nei momenti giusti, cor-diale, allegro e socievole.

Libera Stampa – «Si pensava che non do-vesse morire più. Aveva subìto, negli ultimivent’anni, più d’un intervento operatorio digrave impegno, di cui amava parlare poi qua-si con realismo di racconto, e pure aveva se-

Fedele Dagotto,fondatore della

Rivista di Lugano.

Il maestroUmberto Montanaro.

FRAMMENTIDI CRONACA

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Rivista di Lugano 15

Spedizione sul Kilimangiaro

La spedizione che lo Sci club Lugano eil Cas Ticino organizzano quest’anno inAfrica sta registrando grande successo.La sera del 28 gennaio, alle 20, presso ilcaffé dei Commercianti, sarà presentatoil programma completo della spedizio-ne. Ciò che si può anticipare è che tuttii voli saranno effettuati con aerei di li-nea e non con voli «charter». La par-tenza avverrà il 15 agosto con un voloMilano-Monaco. Seguirà il volo Mona-co-Entebbe (Kampala, Uganda). Siproseguirà per Nairobi. Il gruppo che ef-fettuerà l’ascensione al Kilimangiaro sirecherà a Marangu. Il 20 agosto inizieràl’ascensione vera e propria, che dureràfino a sabato 23, giorno in cui si arriveràin vetta. Sceso dal Kilimangiaro, ilgruppo proseguirà verso Ngorongoroper incontrare coloro che avevano ri-nunciato all’ascensione. Per tutti, ilgiorno dopo, inizierà il safari fotografi-co, che porterà i partecipanti nelle terredei Masai. Il programma comprendeuna visita a Mombasa, sull’oceano In-diano. Il ritorno in Europa è previstoper martedì 2 settembre. (RdL del 23gennaio 1969).

La prima piscina copertadel Ticino

Per iniziativa del signor Camillo Quadriè stata costruita a Bedano la prima pi-scina coperta del cantone. Ha una lun-

Sta sorgendo a Molino Nuovo, su unacollinetta baciata dal sole, la nuova cul-la Arnaboldi, che potrà accogliere 100bambini dai 6 mesi ai 5 anni, non assi-stiti dalle mamme, costrette a lavorare.Ricordiamo che a tutt’oggi la culla è l’u-nico asilo diurno del cantone. L’interaopera (architetto Costantino Pozzi, in-gegner Agostino Casanova e costrutto-re Carlo Garzoni) ha comportato unaspesa di 2,2 milioni di franchi. Il Consi-glio di Stato ha fissato un sussidio di482.754 franchi, pari al 35% dell’operasussidiabile. La nuova culla, seguita co-stantemente dal canonico Giovannini,sarà diretta da quattro suore della con-gregazione delle Piccole figlie di S. Te-resa, ordine religioso che forma maestred’asilo e assistenti sociali. (RdL del 13aprile 1967)

La nuova culla Arnaboldi

agotto

guitato a vivere, a scrivere, a lavorare…Riaggredito dal male, l’avevamo visto stra-scinarsi affaticato con un bastone, reso diffi-coltoso ed esitante nell’incedere, trasfiguratoin volto, e poi un bel giorno ecco che il basto-ne era stato un’altra volta buttato via, e Da-gotto era tornato svelto, diritto, rapido…Pareva avesse sfidato il tempo. La stessa de-strezza che aveva nel trascorrere per le stra-de, nel volteggiar fino alle ore piccine nellepiù vorticose e difficili danze, Fedele Dagottol’aveva dimostrata, fin alla morte, in tant’al-tri campi, e soprattutto nel giornalismo…Veniva dalla linotype, ma il passaggio a quel-lo di proto e poi al giornalismo il passo fu bre-ve. Divenne l’uomo di fiducia di GiovanniGrassi e del direttore del “Popolo” GiuseppeCattori. Poi, più tardi, entrò nella redazionedella “Gazzetta Ticinese”, dove divenne, inpochissimo tempo, “l’artista” della cronaca.La sua facilità di assimilare era pari alla suafacilità di scrivere. Lo stile non voleva essereletterario, ma sempre scorreva senza intop-pi… Quando fondò la Rivista di Lugano,qualcuno sorrise nel trovarvi settimanalmen-te una pagina dedicata ai morti. Ma fu quel-la una trovata originalissima. Ben presto la“Rivista dei morti”, com’era chiamata, di-venne la Rivista delle famiglie luganesi, atte-sa e ammirata…».

Il Dovere – «Fedele Dagotto era un collegaamabile, cordiale, sempre pronto al gesto si-gnorile. Del resto, il suo tratto distinto e lasua non comune eleganza erano proverbiali.Fu, tra l’altro, segretario dell’AutomobilClub, carica che poi gli venne attribuita a ti-tolo onorifico per le benemerenze acquisite.Era altresì socio di numerose società cittadinee in cordialissimi rapporti con parecchie di-stinte famiglie della nostra città. Negli ultimianni assolse anche il non facile compito di

ispettore di sala presso il Casinò Kursaal. Fe-dele Dagotto lascia in noi tutti il perenne ri-cordo d’una persona e d’un collega squisita-mente gentile. Profondo è il nostro dolore perla sua dipartita».

Corriere del Ticino – «È morto Fedele Dagot-to. Era il decano dei giornalisti ticinesi. Erasoprattutto un carissimo collega e per molti dinoi un altrettanto caro amico. È scomparsoserenamente all’età di 83 anni. Da noi era ar-rivato in giovane età: valente nell’arte tipogra-fica e con un buon corredo di cognizioni: sa-peva di latino e conosceva i classici. In brevetempo, di Lugano conobbe tutti e tutto. Fu unbravo tipografo e un brillante cronista. Fu unapersona sempre rispettata, e da molti amata

La nuova CullaArnaboldi.

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16 11 ottobre 2013

sa, poi è rientrato a casa, dicendo alla figlia,sua preziosa collaboratrice, di sentirsi un po’stanco. Ed era stanco davvero, quel giorno,Fedele Dagotto. Stanco di una vita vissutaintensamente, con uno slancio che animanelle imprese, ma che è anche fiamma divo-ratrice. La notizia della sua morte ha colpitoprofondamente la nostra popolazione, per laquale il fondatore e direttore della Rivista diLugano era un personaggio protagonista del-la vita cittadina. Attraverso la Rivista, Fede-le Dagotto si battè per la soluzione di nume-rosi problemi cittadini. Fu polemista finoall’ultimo, con il coraggio di rompere il cer-chio del conformismo, con il piacere di met-tersi a fianco di chi era solo nel sostenere unacausa giusta. Lo ricorderanno a lungo, i lu-ganesi, Fedele Dagotto. Lo ricordiamo com-mossi noi, come un caro amico, pregandoper la sua anima e presentando alla figlia Ly-dia, che tanto validamente ne continua l’o-pera giornalistica, e ai parenti tutti, le nostrepiù sentite condoglianze».

Luganesi fieridell’Innovazione Centro

La nuova Innovazione Centro è qualco-sa di grandioso. Bisogna recarsi nellegrandi metropoli europee per trovare unemporio del genere. Per Lugano, cittàturistica e commerciale per eccellenza,Innovazione Centro costituisce un no-tevole potenziamento della sua infra-struttura e un nuovo efficientissimo ele-mento di richiamo. Visitando i settepiani dedicati alla vendita si rimanesbalorditi per l’ampiezza dei locali, l’ele-ganza dell’arredamento e la ricchezzadelle merci esposte (120mila articoli!).(RdL del 13 aprile 1967)

Peter Fullager ricevuto dal Papa

Nella Sal Lugano, una volta, converge-vano regolarmente molti atleti di famainternazionale. Dopo il campione olim-pionico e primatista mondiale del lanciodel disco Adolfo Consolini, divenne so-cio attivo il forte marciatore Peter Fulla-ger, dominatore incontrastato delle gareticinesi, nazionalie italiane. L’atletaera ospite della fa-miglia Masoni, aRivera. (RdL del15 febbraio 1968).

Peter Fullager(secondo da destra)

accanto al Santo Padredopo la sua

brillante vittorianella gara di marcia

Roma-Castelgandolfo.

La sfavillanteInnovazione Centro.

ghezza di 50 metri e una larghezza di 9.Grazie a un accordo stabilito, tutte lesocietà ticinesi di nuoto potranno usu-fruire di questa struttura per gli allena-menti invernali. (RdL del 23 gennaio1969).

perché sapeva, nella sua naturale signorilità,stare con tutti. Con la sua Rivista, valida-mente aiutato dalla figlia Lydia, ha egregia-mente curato anche le piccole cose, avendoper tutti una buona parola, ora di plauso, oradi conforto, ora d’incoraggiamento: una paro-la che faceva sempre bene al cuore. Questa èanche un’altra prova della grande bontà delsuo animo. Fedele Dagotto ci ha lasciati. Perla sua scomparsa la mestizia è in molti: i colle-ghi tutti, e fra essi quelli del “Corriere”, ne so-no addoloratissimi. Io piango un amico. Con-doglianze di cuore alla collega signorina Ly-dia».

Giornale del Popolo – «… Anche l’ultimogiorno l’ha trascorso da giornalista. S’è reca-to in Piazza della Riforma ad assistere allapresentazione delle tre nuove autolettighedella Croce Verde, di cui poi avrebbe parlatonella cronaca della sua Rivista di Lugano.Però, quella mattina, non si è fermato moltosul posto dell’avvenimento; è andato a Mes-

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14 22 novembre 2013

S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 1 0 )

La Rivista prosegue nelle orme

I giovani in piazza contro la fame

S’apre con un invito a lottare contro lafame nel mondo la Rivista di Luganodel 1970. Un gruppo di giovani (ragazzee ragazzi) della città e dei paesi viciniespone, nel cuore di Lugano, un grandecartellone, invitante la gente a donaredenaro, cibo e vestiti al movimento«Fame del mondo» affinchè si possa al-leviare questa piaga che ancora affliggemolta gente in varie regioni della terra.L’invito dei giovani è stato accolto, inquesti primi giorni dell’anno nuovo, damolte persone. (RdL, 20 gennaio 1970)

Latte in polvere per Ceylon

Dando seguito a un appello urgente, laCroce rossa Svizzera ha spedito negliscorsi giorni sull’isola di Ceylon, colpitada gravi alluvioni, dieci tonnellate dilatte in polvere offerte dalla confedera-zione elvetica. Il trasporto è avvenutoper via aerea. (RdL, 15 gennaio 1970)

Croce rossa a Lagos

La Croce rossa Svizzera ha dato il via adazioni umanitarie destinate ad assisterele popolazioni della Nigeria, vittime del-la guerra e della carestia. L’ospedale diAboh, dove dal febbraio 1969 si alterna-no squadre chirurgiche dirette da medi-ci dell’ospedale cantonale di Zurigo, èstato evacuato dai biafresi. Tutto il ma-teriale medico è stato posto dai volonta-ri svizzeri in un deposito centrale appar-tenente al comitato internazionale dellaCroce rossa affinché sia possibile l’utiliz-zo degli apparecchi di radiologia non ap-pena le ostilità saranno cessate. Sonoparecchi gli aiuti che giungono in questigiorni alla Croce rossa Svizzera. Si ricor-da che le offerte sono da versare sul con-to postale 30-4200, Berna, specificandola destinazione, «Nigeria-Biafra». (RdL,22 gennaio 1970).

FRAMMENTIDI CRONACA

Il nostalgico addioalla Lugano-Cadro-Dino

«Nella tarda notte, il fischio trafiggentedi un locomotore accompagnò il canticoritmico e familiare di un convoglio straca-

La morte di Fedele Dagotto commuove erattrista, ma non frena la vita quotidianadella Rivista di Lugano. Troppe sicure echiare sono le orme lasciate dal direttoreper non calcarle tali e quali, con sicurezzae fiducia. Lo hanno subito fatto la figliaLydia e Armando Libotte. Lydia ha segui-to il padre passo dopo passo. Da lui ha im-parato a conoscere la città e la sua gente,con lui ha vissuto i momenti di festa equelli tristi, il via vai del mercato, le espo-sizioni, le abitudini, il rumore lieto dellapiazza. Con attenzione costante ha impa-rato a scegliere le notizie: quelle che devo-no apparire ad ogni costo, quelle che oc-corre accorciare, quelle che vanno corret-te e «messe a posto».Fin dagli anni della sua giovinezza, Lydiaha seguito gli insegnamenti del genitore:da Fedele Dagotto ha appreso a scriverepiccole notizie e altre più importanti; acorreggere, «tagliare», aggiungere, sce-gliere i titoli, scrivere i commenti. Per unlungo tempo è stata accanto a suo padrecon affetto e devozione, lavorando con luigiorno dopo giorno. Una persona intelli-gente, umile e concreta, che, oltre ai con-sigli paterni, ha saputo valorizzare l’aiutodi parecchi capaci collaboratori: MarioAgliati, Marino e Martina Läubli, Caval-lini Comisetti, Aurelio Fontana e altri an-cora. Con loro ha portato avanti, per circaun anno e mezzo dalla morte del padre laRivista di Lugano, senza cambiamenti ap-pariscenti, ma con grande attenzione e ac-cortezza.

Avanti con Armando Libotte

Successivamente – come già pubblicatosulla Rivista di Lugano del 23-30 agostoscorso – la direzione del settimanale fu af-fidata ad Armando Libotte, anch’egli giàzelante e prezioso collaboratore. Pure Li-botte segue i dogmi, ormai fissi, del fonda-tore, permettendosi solo, col tempo, qual-che cambiamento. Raccorcia ad esempio,a poco a poco, lo spazio fino a quel mo-mento concesso alle notizie estere, per de-dicarlo alla cronaca locale. Amplia ed ar-ricchisce la rubrica da «Chiasso ad Airo-lo». Inoltre, da sportivo appassionato qualè, incrementa risultati e commenti dellediscipline sportive, concedendo un angoli-no alle piccole società di paese, che pro-prio in quegli anni (sessanta-settanta) fio-riscono, innaffiati da grande entusiasmo,in ogni parte del cantone. Armando è unpersonaggio impressionante: suona, scrive,

Anni di febbrile attività

Anni pieni di brio questi dal sessanta alsettanta, con un’effervescienza palpabilein ogni settore della quotidiana attività.Proseguono in città le grandi costruzioniedilizie, s’allargano le strade, si creano par-cheggi. La gente lavora, ma per la primavolta dalla loro esistenza, molte personepossono prendersi il lusso di qualche va-canza, vicino o lontano. Si va al mare, tut-ta la famiglia, per i più fortunati; si va inmontagna, si mandano i propri figli nellecolonie, sicure e ben organizzate. Le pro-babilità di trovare un lavoro redditizio cre-scono, così come la possibilità di restaura-re per bene la propria casa o, addirittura, dicostruirne una nuova, piccola alle volte,ma tutta per sé. Nella città aumenta l’atti-vità delle banche: Unione di Banche Sviz-zere, Banca Unione di Credito, Banco diRoma, Banca del Gottardo, Banca del

«Ul Pepèna» in piena azionesulle strade di casa. (RdL, 14 gennaio 1971)

marcia (come pochi altri). Il giornalismosportivo ticinese trova in lui un meravi-glioso alfiere. Moltissime altre cose egliriesce a fare, con un entusiasmo che trasci-na, che lascia meravigliati e stupiti. Que-sto modo di affrontare la vita e, in partico-lare, il lavoro, Armando Libotte lo man-terrà, con ammirevole continuità, per ben27 anni, gli stessi del fondatore Fedele Da-gotto, che lui, modesto e altruista, non havoluto «sportivamente» superare.

di Adriano Morandi

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Rivista di Lugano 15

Premio a Mino Müller

La giuria del «Premio radiofonico Gu-glielmo Canevascini», formata daCherubino Darani, Eros Bellinelli,Ferruccio Bolla, Elio Canevascini, Ro-berto Costa e Stelio Molo, ha deciso,all’unanimità, di assegnare il premio1970 a Mino Müller per il documenta-rio «Una scuola per tutti». La giuriaha inoltre suggerito alla Radio dellaSvizzera italiana di acquistare i docu-mentari: «La scelta» di Bruno Guerrae Fernando Zappa e «Dimenticare ilfuturo» di Giulia Barletta. (RdL, 11giugno 1970)

«Ul Pepèna», grande campione!

«Ul Pepèna», al secolo Augusto Rossi,fu uno dei più grandi campioni che losport ticinese e svizzero mai abbia avu-to. Sicuramente era il ticinese più po-polare d’inizio secolo. Il Brè nereggiavadi folla quando la «Ceresio» organizza-va la scalata motociclistica del monte.Gente veniva da ogni parte del canto-ne per vedere e applaudire «ul Pepè-na», l’imbattibile centauro tre volteprimatista mondiale. Nei piccoli villag-gi del Brè avevano già pronti i fiori perfesteggiarlo, dopo il suo immancabiletrionfo. E coi fiori c’erano ceste colmedi appetitose ciliegie, che la gente delluogo coglieva il giorno prima per of-frirle al suo idolo. «Ul Pepèna» fu il pri-mo ticinese a superare i 100 chilometriorari in motocicletta, impresa realizzatanel novembre 1916 sul rettifilo di Biro-nico, sulla distanza di un chilometro,con partenza lanciata… Il suo più gran-de trionfo, Augusto lo ottenne il 9 set-tembre 1923, quando al Bois de Boulo-gne di Parigi migliorò il primato di ve-locità per moto di 500 cmc, raggiun-gendo, sul chilometro lanciato, la velo-cità media di 153,55 km/h. «Pepèna»

del fondatorerico di gente, desiderosa di vivere gli ulti-mi istanti di questa sessantenne ferroviaregionale della Lugano-Cadro-Dino, chefu necessità, vita e prosperità di un’interavallata.…». La Lugano-Cadro-Dinovenne fondata il 2 gennaio 1911 daGiuseppe Bernasconi, Angelo Corti,Pietro Ferrazzini, Angelo Ghirlanda,Carlo Pernsch, Emilio Rava, Giovan-ni Reali, Adolfo Riva e Francesco Vas-salli. Alla direzione si sono alternati:Bernardino Rezzonico, Francesco Ber-ra e, dal 1939, l’attuale direttore Ago-stino Maternini. (RdL, 4 giugno 1970)

Sempione, Banca dello Stato, e tante altre,più piccole e modeste a volte, ma non me-no bene operanti. Nei paesi arriva, e sidiffonde sorprendentemente, la Cassa Raif-feisen (così chiamata nei primi decenni diattività). La pacifica guerra per assicurarsi iclienti inizia da subito: libretto della gio-ventù e obbligazioni di cassa al 5½, 5¾%!Molti giovani e meno giovani abbandona-no le loro attività nel primario per recarsinelle città a lavorare in banca, o nelle com-pagnie di assicurazione. Perfino qualche

operaio della linea Ffs, «lascia le assordantirotaie» per diventare «impiegato» nella vi-cina città. I treni viaggiano pieni da nord asud e viceversa; la città offre lavoro e sicu-rezza. S’aprono nuovi negozi, che vendo-no… «di tutto».Forte anche l’aumento di società culturali,ricreative e sportive, non solo in città maanche nei villaggi che vi fanno corona e inquelli delle valli. A Cornaredo, nel 1970, sitiene il primo incontro internazionale fem-minile di hockey su prato! Alle grandi, tra-

L’ultimo viaggio del «trenino»Lugano-Cadro-Dino.(RdL, 4 giugno 1970)

In questa nostalgicafoto sono ritrattialcuni ginnastidella Fides,in occasionedella loropartecipazionea un convegnotenutosi a Pisa.(RdL, 4 giugno 1970)

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16 22 novembre 2013

97 morti sulle strade del Ticino

Nel 1970, 97 persone hanno perso lavita in incidenti della circolazione nelnostro cantone. I morti appartengonoalle seguenti categorie d’età: da 0 a 10anni, 5; da 11 a 20, 11; da 21 a 30, 23;da 31 a 40, 8; da 41 a 50, 10; da 51 a60, 16; da 61 a 70, 9; da 71 a 80, 12; so-pra gli 81, 3. Per distretti: Mendrisio10, Lugano 28, Locarno 14, Vallemag-gia 3, Bellinzona 20; Riviera 6; Blenio6, Leventina 10. I 97 morti si suddivi-dono in: 25 autisti, 10 motociclisti, 2scooteristi, 7 ciclomotoristi, 3 ciclisti,1 trattorista, 18 compagni di viaggio diautomobile, 1 compagno di viaggio dimotocicletta e 30 pedoni. Se il numerodei morti rappresenta, in assoluto, unrecord in rapporto al numero dei vei-coli in circolazione, esso è però inferio-re a quello del 1940, quando si ebbero10 morti su un totale di 4.275 veicoli amotore in circolazione. Nel 1970 i vei-coli superavano gli 80mila. Ma 97morti rimangono tanti, troppi! (RdL,25 febbraio 1971).

Artecasa visitatada oltre 90mila persone

La nona edizione della mostra Artecasa,inaugurata dal consigliere di Stato Al-berto Lepori il 1° di ottobre scorso, si èconclusa lunedì sera. Il numero di visi-tatori ha battuto ogni precedente pri-mato, superando quota 90mila! Una ta-le partecipazione conferma che Arteca-sa sta seguendo una formula valida eche il pubblico se ne è reso conto equindi l’apprezza. Un’altra conferma delsuccesso di Artecasa è venuta dall’ele-vato numero di autorità: federali, can-tonali, comunali ed ecclesiastiche chel’hanno visitata, anche a più riprese.(RdL, 14 ottobre 1971).

Successo per Tristano Molinari

Frequentatissima la mostra di TristanoMolinari, che si tiene in questi giornia Mendrisio. Quarantatrè le opereesposte. Da sottolineare che ben dieciquadri sono stati venduti già la seradell’apertura e altri tre nei due giornisuccessivi. Nato nel 1927 a Lugano,l’artista, dopo le scuole professionali,ha frequentato l’accademia di disegnodi Torino. Padre di tre figli, TristanoMolinari dipinge dai primi anni dellasua giovinezza. (RdL, 26 febbraio1970).

compì l’impresa con una Motosacochedi 492 cmc di cilindrata e del peso dicirca due quintali. (RdL, 21 gennaio1971).

dizionali esposizioni a villa Ciani, s’aggiun-gono incontri e mostre «popolari», aperte atutti, semplici ma ben accolte dalla gente.Grande successo, sempre nel 1970, per ladecima edizione dei «Giochi della Sal» eper il torneo internazionale di scacchi.Anche la Rivista di Lugano gode, in questianni, di un sorprendente successo. Gli ab-bonamenti aumentano, così come le ven-dite nelle edicole. Nei primi anni erano lepersone agiate che potevano permettersi ilcosto dell’abbonamento, ora lo possono fa-re in molti. Si legge sul numero del 18 mar-zo 1971: «La scorsa settimana c’è stata unavera caccia alla “Rivista”. Non se ne trovava

più una copia, in nessuna edicola. Per non re-stare senza, consigliamo ai nostri lettori e a tut-ti coloro che desiderano ricevere settimanal-mente la Rivista di Lugano di volersi abbonare.Basta inviare franchi 22.- sul C.C.P. 69-478,con l’indicazione “Rivista di Lugano”».Un’occasione, questa, di cui molta gente,della città e dei paesi vicini, ha approfitta-to. L’aumento delle attività edilizie, la com-parsa di numerosi negozi, le migliorate con-dizioni economiche hanno fatto aumenta-re, dall’inizio degli anni settanta, anche gliannunci pubblicitari. I prezzi: 250 franchiper un pagina intera, 150 per mezza pagina,90 per ¼, 50 per 1/8, 30 per 1/16.

Particolare dell’opera intitolata«Processione», dell’artista Tristano Molinari.(RdL, 26 febbraio 1970)

La bella Lugano di un tempo. Così si presentava la città, vista dal colle dei Tre Pini, una cin-quantina d’anni fa. Si noti, in particolare, il San Salvatore, che nella parte bassa è ancora in-teramente rivestito di boschi e di prati, che in questi ultimi due lustri hanno dovuto cedere ilposto a costruzioni d’ogni genere. (RdL, 20 agosto 1970)

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10 6 dicembre 2013

S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 1 1 )

A grandi passi verso il secoloGRANDI I PASSI AVANTI NEI DECENNI DI FINENOVECENTO. C’È UN CORAGGIO FORTE NELL’A-RIA, UNA SPERANZA CONCRETA E SOLIDA DI PO-TER MIGLIORARE LA PROPRIA VITA, DI TROVAREUN BUON LAVORO, DI INTRAPRENDERE INIZIATI-VE NUOVE. LA RIVISTA DI LUGANO RIPORTA, INMOLTE NOTIZIE, QUESTA ATMOSFERA. CIÒ CHEPIÙ LE STA A CUORE, COMUNQUE, SONO GLISFORZI VERSO GLI ALTRI, AFFINCHÉ NESSUNOSIA DIMENTICATO E SOLO. UN SETTORE PARTI-COLARMENTE «OSSERVATO» A VISTA È QUELLODELLA SALUTE. LOGICO CHE OGNI SCOPERTA INQUESTO CAMPO VENGA PUNTUALMENTE SE-GNALATA E RECLAMIZZATA.

Spazio e particolari, ad esempio, sono ri-servati, sulla Rivista del 23 gennaio 1975,all’apertura del centro cardiodiagnostico.Si legge tra l’altro nell’articolo di presenta-zione: «La città di Lugano e il nostro cantonesono stati dotati di un nuovo centro cardiodia-gnostico. Si tratta di un’attrezzatura impor-tantissima, che purtroppo non sarebbe statapossibile attuare, almeno entro breve tempo,senza il buon cuore di un donatore, la fonda-zione Villalta, dietro cui c’è il signor Horten,titolare di una vasta catena di supermercati inGermania. La necessità di dotare il “Civico”di una simile installazione era apparsa essen-ziale al primario di medicina dott. TizianoMoccetti, che ne aveva edotta l’autorità citta-

dina». All’inaugurazione della struttura, lostesso dottor Moccetti ha ricordato «le sof-ferenze, i tormenti e i disagi dei ticinesi che,quando praticavo all’ospedale universitario diZurigo, dovevano ricorrere a quest’istituto perle diagnosi e le cure del caso, lontani dalla pro-pria terra e dai propri cari».Spazio e particolari vengono riservati, sul-la Rivista del 16 gennaio 1975, ad un’altrapersona che ha dedicato la vita per gli al-tri: Cora Carloni, alla quale, quell’anno,viene assegnato il «Premio Lavezzari». Si

legge in proposito: «Cora Carloni la cono-scono tutti nel nostro cantone. È, per così di-re, un’istituzione; certo una delle donne piùammirate e stimate del Ticino. Nata a Rovionel 1901 da Giacomo Carloni, pittore, e Lui-gia Groppi, maestra, Cora ottiene la patentedi maestra presso la “Normale” di Locarno,quindi la licenza al liceo pedagogico di Luga-no. A 21 anni viene nominata direttrice del-l’ospizio per bambini gracili di Sorengo, caricache condusse, con intelligenza ed entusiasmo,generosità e competenza per oltre 50 anni!Immensa la sua opera, numerose le sue inizia-tive per migliorare e completare le infrastrut-ture esistenti. Ebbe cura di centinaia e centi-naia di bambini gracili, nervosi, nefritici, epi-lettici… Diede vita a centri fisioterapici, am-bulatori, ospizi, ecc, ecc. E trovò il tempo perscrivere: per moltissimi anni fu infatti direttri-ce e redattrice della Rivista “Semi di bene”».

di Adriano Morandi

La prima banda castagnolese, fondata nel 1900, col caratteristico berretto alla bersagliera. La società ven-ne sciolta nel 1909, ma risorse con grande determinazione ed entusiasmo nel 1939, divenendo una dellebande più rinomate ed apprezzate del cantone. (RdL, 12 aprile 1973)

L’ultracentenario poeta e scrittore Francesco Chiesa con la dottoressa Adriana Ramelli, direttrice della bi-blioteca cantonale di Lugano. (RdL, 13 dicembre 1973)

Da Libotte a Locatelli,la Rivista allarga il suo mondo

Nel 1993 si chiude, dopo 27 anni di frene-tica, appassionata attività, il cammino diArmando Libotte alla direzione della Rivi-sta di Lugano ed inizia quello di RaimondoLocatelli. È alla soglia dei 76 anni Libottee ha alle spalle oltre mezzo secolo di polie-drica attività. Tutta la grande famiglia del-la Rivista di Lugano si stringe a lui con ungrandissimo grazie, di tutto cuore, perquanto egli ha fatto (e farà, poiché la col-laborazione continuerà per molti anni an-cora) per la Rivista stessa, per la città, peril cantone. Il primo saluto del nuovo diret-

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Rivista di Lugano 11

nuovoTutto cresce in fretta

Crescita rapida, negli ultimi decennidel secolo scorso, in molti settori dellavita sociale ed economica della città edei paesi che le fanno corona. Pure laRivista ha più pagine e più spazi. Natu-ralmente i prezzi della pubblicità cre-scono: 250 franchi una pagina intera,150 mezza pagina, 90 un quarto, 50 unottavo, 30 un sedicesimo. In propositodi pubblicità, sulla Rivista del 25 gen-naio 1973, si legge: «I denari spesi in pub-blicità sulla Rivista di Lugano sono denarispesi bene. La Rivista è un mezzo efficacedi penetrazione nelle case. Tutti la leggono,tutti la conservano. Chi inserisce sulla Ri-vista mantiene costantemente il contattocon il lettore, vale a dire con la propriaclientela».

L’ispettorato varca le Alpi

«Nel quadro della riorganizzazione delladirezione delle costruzioni federali, il cam-po d’azione dell’ispettorato di Lugano, di-retto dall’architetto Arnoldo Codoni, e fi-nora limitato al canton Ticino, Gottardo ealla vicina Italia, è stato esteso a Grigioni eUri. All’ispettorato di Lugano incombe,oltre alla regolare manutenzione di tutte lecostruzioni della Confederazione, la pro-gettazione e la realizzazione, nel territorioaffidatole, di opere nuove e all’ampiamen-to di edifici ed impianti già esistenti. Tra lenumerose opere attualmente in fase di rea-lizzazione segnaliamo: la nuova piazzad’armi di Isone, i centri delle comunicazio-ni alle Cinque Vie, a Bellinzona e a Mu-ralto e le nuove Poste di Chiasso e Minu-sio. A sottolineare questa importanteespansione “oltre le Alpi“, l’ispettorato del-le costruzioni federali di Lugano viene ele-vato, con effetto al 1.1.1973, al rango didirezione. L’ispettore capo, architetto Ar-noldo Codoni, è nominato direttore di cir-condario delle costruzioni federali». (RdLdel 4 gennaio 1973).

FRAMMENTIDI CRONACA

tore Raimondo Locatelli, pubblicato il 4giugno 1993, con il titolo «Luganese è bel-lo», reca sulla sinistra della prima paginaqueste parole: «Voglio fare una Rivista nonsolo per la città di Lugano, ma per tutto il di-stretto. Mi attendo la collaborazione di tutti».Manterrà il proposito il nuovo direttore.Di formazione «regionale», si battè, da su-bito, per la fusione dei comuni, per la solu-zione dei problemi a livello regionale e peruna solida collaborazione, in ogni campo,tra la città ed i paesi vicini. Gradatamente,Locatelli introdusse nella Rivista i granditemi in auge in quegli anni: trasporti, pia-nificazione del territorio, edilizia scolasti-ca, viabilità, ecc. Mantenne comunque inprimo piano la cronaca della città. In pro-posito scriveva: «Questa Rivista, vuole esse-re la piazza, il mercato, il cortile, il ballatoio diuna volta, dove la gente si incontrava, chiac-chierava, si scambiava informazioni sui fattidi tutti i giorni».La grande innovazione di Locatelli fu lapresentazione, sulla Rivista di Lugano, ditutti i comuni del distretto. Uno sforzo co-

lossale, che fortunatamente fu agevolatoda tutta una serie di collaboratori. «Canob-bio, il comune dove abito, fu il primo. Unadecina di pagine dove veniva descritta la storiadel paese, quella antica e quella nuova, larealtà di oggi, la religiosità, le attività sportivee culturali, i problemi, le aspettative della gen-te, ecc». Poi vennero gli altri comuni, dueo più all’anno, attesi con impazienza da unnumero di lettori sempre più grande. Lepagine aumentarono: quindici, venti,trenta, cinquanta. Crebbe la pubblicità, econ essa tutta una rete di collaborazioni.In ogni paese «sbucarono» i volontari.Vennero raccolte vecchie fotografie e an-tichi documenti. La Rivista visse un «mo-mento» di crescita, in tutti gli ambiti. Icollaboratori divennero presto nuovi ab-bonati; la conoscenza della Rivista s’e-spanse ovunque.Fu una trovata importante, quella dellapresentazione di tutti i comuni del distret-to (oltre cinquanta, a quei tempi), cheservì a creare una solida base per il futuro.Tutto ciò fu possibile, come già accennato,

Gioia bianconera al Wankdorf, il 31 maggio 1993, per la conquista della terzacoppa svizzera di calcio.

La grande figuradi Francesco Chiesa

Dedicate a Francesco Chiesa (1871 -1973) sono la prima e la quinta paginadella Rivista di Lugano del 21 giugno1973, con uno scritto di grande valoreculturale di Mario Agliati, che riportal’affetto e l’amore di tutto il Ticino per

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Rivista di Lugano 13

Meregalli, Donato Morello, Virgilio Nova,Marina Pontiggia, Dante Pani, Ray Quattro-pani, Vincenzo Rezzadore, Bruno Rezzonico,Vincenzo Vicari, Daniela Schrämmli, Fran-cesca Torrani, Marco Tonacini-Tami, CarloViviani, Martha Fraccaroli-Bigger».A questo elenco va aggiunta, con partico-lare rilievo, la figlia del direttore Locatelli,che – la storia si ripete – è presente e loaiuta fin dall’inizio. Elena studia letteremoderne a Milano: alla Rivista corregge lebozze, sistema le notizie, collabora a mette-re assieme le ricerche per pubblicazionispeciali, scrive la «Vetrina», ecc. Dal 1995entra nella redazione in pianta stabile al60%, dal 1996 al 100%, cioè a tempo pie-no. Una presenza silenziosa e modesta lasua, ma di grande utilità e saggezza.Editore e amministrazione: Franco Maerk,Rosarita Cameroni, Antonella Modenini,Giampiero Pontiggia, Tania Regazzoni.Con l’uscita degli inserti sui comuni, la Ri-vista di Lugano strinse i contatti con tuttala gente dei paesi vicini e divenne real-mente «Il settimanale per la città e il di-stretto». Ricordiamo in proposito il com-mento di un maestro di scuola di un paesedella val Carvina: «La Rivista ci ha fatto co-noscere molti aspetti del nostro territorio, pri-ma sconosciuti o poco noti; ci ha avvicinatoalla città, ci ha permesso di diventare più par-tecipi e uniti».

Passo indietro per sottolineare un impor-tante cambiamento. All’inizio degli anniottanta, Franco Maerk, unitamente allamoglie, rileva la testata della Rivista di Lu-

Cresce la Marcialonga

«La seconda Marcialonga ticinese, svoltasidomenica mattina, 26 agosto 1973, coi fa-vori di un tempo splendido, ha registratoun vivo successo. Oltre un migliaio di per-sone, d’ogni età, si sono incamminate alle-gramente sulle strade della meravigliosa valColla, dando vita ad una manifestazionepopolare che non ha precedenti nel nostrocantone. La lunga colonna si è mossa len-tamente lungo la salita che porta a Corti-ciasca, primo punto di rifornimento. Impo-nente, lungo tutto il percorso, l’apparatoorganizzativo, messo a disposizione dallaMigros Ticino, che ha voluto in tal modosottolineare i 40 anni di attività al serviziodella popolazione ticinese… L’intera popo-lazione della valle è scesa in strada per assi-stere al passaggio dei “marciatori popolari”e ha riservato a tutti un’accoglienza festo-sa». (RdL 30 agosto 1973).

Giacometti affascina

«Oltre 30mila le persone che hanno visita-to la mostra “La Svizzera italiana onoraAlberto Giacometti”, tenutasi a Luganonell’ambito della rassegna internazionaledelle arti e della cultura. Fra i visitatori,molti sono arrivati anche dai Paesi extraeu-ropei. La mostra è stata annunciata e pub-blicizzata dai maggiori quotidiani europei edalle riviste specializzate». (RdL del 17maggio 1973).

Inizio anni ottanta, cambia l’editore

L’editore Franco Maerk, in occasione dei festeggia-menti del cinquantesimo della Rivista di Lugano.

A fine giugno 1993, l’editore, e i collaboratori della Rivista di Lugano, hanno voluto esprimere il loro graziead Armando Libotte, che per una trentina d’anni ha diretto la Rivista con instancabile impegno e compe-tenza professionale. È stata questa, inoltre, l’occasione per dare il benvenuto ufficiale al nuovo direttore Rai-mondo Locatelli. Nella foto, da sinistra: l’editore Franco Maerk, Armando Libotte e Raimondo Locatelli.

grazie al grande impegno del direttore e auna rinnovata struttura redazionale, con leforze nuove costituite dai collaboratori. Inproposito leggiamo ciò che la Rivista diLugano pubblicava il 3 dicembre del 1993:«Questa è la nostra redazione (compresi i col-laboratori esterni): Raimondo Locatelli, di-rettore, Armando Libotte, Pia Albertazzi-Bossi, Mara Amadò, Mario Berardi, RoccoBianchi, Ivano Biasca, Giuseppe Biscossa,Luigi Bosia, Alberto Bottani, Americo Botta-ni, Aurelio Fontana, Angelo Ghidoni, Ranie-ro Gonnella, Maurizio Gonnella, HansLeimgruber, Giuseppe Locatelli, MichaelaLupi, Claudio Libotte, Karl Mathis, Felice

questo nostro grande personaggio: uo-mo semplice e saggio, amante della suaterra e della sua gente; scrittore, poeta edocente, direttore del liceo cantonaledi Lugano, nonchè, all’inizio, della bi-blioteca cantonale. Da aggiungere, esottolineare, un’altra grande ed impor-tante iniziativa di Francesco Chiesa: lafondazione della commissione cantona-le dei monumenti storici, con relativalegge da lui redatta. Col poeta ne feceroparte lo storico Emilio Motta e il pitto-re Edoardo Berta. «Francesco Chiesa – silegge nella chiusura dell’ampio ritrattotracciato da Mario Agliati – continua avivere nei suoi libri, nelle pagine degli altiversi, nei suoi ammonimenti civici per ladifesa dell’italianità e del nostro patrimoniod’arte e di storia. Una voce che non si spe-gnerà mai».

gano da Armando Libotte. Nato a Zurigoil 30 novembre del 1933, Franco Maerkera giunto in Ticino per assolvere la scuolareclute al monte Ceneri. Volonteroso, te-nace, intraprendente, nel 1968 egli assumea Lugano la direzione dell’Assa, società dipubblicità. Poi, negli anni successivi, laRivista di Lugano diverrà il «suo» mondo.

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S F O G L I A N D O 7 5 A N N I D E L L A R I V I S T A D I L U G A N O ( 1 2 - F I N E )

Scorrendo le raccolte degli ultimi anni ci siaccorge però che qualche cambiamento c’èpur stato. Nuove teste, nuove idee, chenella giusta misura e con intelligenza si so-

no realizzate. L’ambiente di lavoro e le pa-gine della Rivista ne hanno beneficiato.Nelle rubriche si è assistito a uno sforzo ap-prezzabile volto all’ampliamento dei temi e

dei contributi. Alcuni «acquisti» sono sta-ti particolarmente azzeccati: è il caso, peresempio, degli apporti di Roberto Bottinel-li, che mensilmente propongono, in chiave

Nuovo millennio,rinnovi in redazione

FORSE POCHI SE NE SONO ACCORTI,EPPURE LA REDAZIONE SI È TOTALMENTERINNOVATA DALL’INIZIODEL NUOVO DECENNIO.CON INNESTI MIRATI E PROGRESSIVI,È STATO POSSIBILE SOSTITUIRE I PARTENTI– PER PENSIONAMENTI E MATERNITÀ –SENZA SCOSSONI E SENZA SNATURAREIL NOSTRO SETTIMANALE.SI È AGITO IN PUNTA DI PIEDIE CON DELICATEZZA AFFINCHÉ IL NATURALERICAMBIO DEI COLLABORATORINON PROVOCASSE MODIFICHE SOSTANZIALINELLA FORMA E NEI CONTENUTI,CHE AVREBBERO POTUTODISORIENTARE I LETTORI.SENZA VOLER PECCARE DI PRESUNZIONE,POSSIAMO DIRE CHE IL DELICATO CAMBIOGENERAZIONALE È STATO INDOLOREPER LA RIVISTA DI LUGANO.

Da sinistra: Claudia Deluigi, Giorgio Maerk, Paola Nicoli, Roberto Guidi, Ivan Pedrazzi, Christian Bernasconi, Ivana Aldi Molgora e Marina Buttiglione.

Da ammirare e da... gustare. La Rivista di cioccolato esposta nel nostro stand all’ipermercato Resega inottobre.

di Adriano Morandi e Ivan Pedrazzi

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12 27 dicembre 2013

Maerk: di padre in figliocon sensibilità ed accortezza

Da Raimondo Locatellia Ivan Pedrazzi

Il 23 ottobre del 2009, dopo anni intensi digrande lavoro, Raimondo Locatelli firma

A teatro con la Rivista di Lugano.

ironica ma storicamente ineccepibile,aneddoti e personaggi della Lugano di untempo. Belle e gustose sono le pagine diLudovica Domenichelli, che nella rubrica«Via da casa» intervista luganesi che risie-dono stabilmente all’estero; è interessanteconoscere le loro esperienze e vedere conquali occhi guardano la realtà da cui sonopartiti. «L’ora di scienze», di Marco Mar-tucci, illustra le meraviglie del mondo, conlinguaggio accessibile e un approccio leg-gero. I consigli di come coltivare l’orto bio-logico sono invece di Giacomo Kolb.L’impianto della cronaca è rimasto sostan-zialmente immutato: tuttavia si è cercatodi ridurre la lunghezza degli articoli e diffe-renziare l’attualità tra «città e quartieri» e«nel distretto». C’è ora più ordine grafico emaggiore tempestività nella pubblicazione

Nel 1997, dopo alcuni mesi di lavoro assie-me, Giorgio Maerk prende il posto del pa-dre, costretto al ritiro per motivi di salute,nella conduzione della Rivista di Lugano.Provenienze diverse tra padre e figlio: il pri-mo ha lavorato nel campo pubblicitario,l’altro, con in tasca una laurea dell’univer-sità di San Gallo, ha operato per alcuni an-ni in un istituto finanziario luganese. Una-nimi e chiari, invece, gli intenti: iniziativesecondo i mezzi finanziari a disposizione,grande rispetto e stima per i collaboratori,ponti con il passato per essere radicati nel-la storia, ma anche una puntigliosa atten-zione al presente, ricavato dal vivere quoti-diano della gente, che è e rimane la desti-nataria di tutto il lavoro di preparazione diuna rivista che vuole essere un mezzo diaiuto, di possibilità e di collaborazione peruna vita quotidiana più serena e felice.Ha ereditato una buona squadra redaziona-le Giorgio Maerk, tanto che non gli è statodifficile – citiamo le sue parole – «creare, inquesta piccola struttura un’atmosfera serena,tranquilla e impegnata, con un ottimo ritmo dilavoro e una buona intesa. Anche con la Gra-ficomp, che cura per la Rivista la prestampa, ela tipografia Fontana, che provvede alla stam-pa, l’intesa è costantemente positiva; perciò,per il futuro, contiamo di camminare sui sen-tieri abituali, cercando di migliorare quantofatto. Tra le piccole innovazioni che desideria-mo realizzare in avvenire, vi è la creazione diun archivio elettronico, in modo tale che si pos-sa, in modo razionale e completo, ampliare econservare la nostra storia».

dei comunicati: un vantaggio per i lettoriche il venerdì trovano una sintesi dei prin-cipali avvenimenti della settimana. Lascelta delle notizie conferma l’attenzionedella Rivista di Lugano verso l’attualitàspicciola, per i fatti di tutti i giorni che ani-mano la vita nei quartieri e nei villaggi.Ampio spazio è inoltre concesso alle atti-vità delle associazioni. Nelle pagine dellosport la preferenza è per le discipline consi-derate ingiustamente secondarie e per imovimenti giovanili. Nel settore delle arti(musica, spettacoli e mostre) prevalgono lepiccole compagnie, le corali, le bande dipaese, gli artisti locali. In tal modo la Rivi-sta di Lugano conferma – anzi con il nuovocorso sviluppa ulteriormente – la sua voca-zione di settimanale vicino alla gente, le-gato alle nostre tradizioni e al territorio,

presente perfino nella sfera familiare graziealla cronaca rosa, la più letta e attesa.La redazione ha saputo far tesoro dell’espe-rienza fatta dai predecessori, pur senza ri-nunciare a innovare e a sperimentare nuo-ve vie. Ha agito con prudenza e con il ri-spetto dovuto a una testata storica. Il risul-tato è un settimanale piacevole, apprezzatodai lettori e dagli inserzionisti, fedele e coe-rente con la propria storia. Un settimanaleche cerca di valorizzare progetti, iniziative eattività che hanno scarso riscontro sugli al-tri organi d’informazione. Una rivista cheindaga e scava nel passato, perché non biso-gna dimenticare ciò che siamo stati e da do-ve arriviamo, ma che ugualmente dà spazioalle nuove generazioni. Riforme, quelle in-traprese in questi anni, favorite anche dallanuova sede. La Rivista ha infatti abbando-nato gli uffici in via Canonica per trasferir-si a Viganello, in via La Santa 11.

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Rivista di Lugano 13

Quattro donne e quattro uomini

Pur uscendo settimanalmente con unacinquantina o più pagine, la Rivista di Lu-gano ha un organico fisso di sole otto per-sone: quattro donne e quattro uomini. Ec-co i loro nomi e i loro compiti: GiorgioMaerk, amministratore; Ivan Pedrazzi, re-dattore responsabile; Roberto Guidi, caporedattore; Christian Bernasconi, consu-lenza e vendita pubblicità, Ivana AldiMolgora e Marina Buttiglione, assistenti diredazione; Paola Nicoli, pubblicità; Clau-dia Deluigi, amministrazione e abbona-menti. Due parole aggiuntive, ci sembranodoverose, per le due «locomotive». IvanPedrazzi giunge da Cadro, è sposato conVanja, due figli: Martino e Dario. Attento,tenace e cordiale. Roberto Guidi abita aOriglio, è sposato con Marielle, due figli:Francesco e Nicolas. Di poche parole, pa-ziente e saggio.Si respira un’aria di serenità nella redazionedella Rivista di Lugano. Ognuno ha la pro-pria personalità, il proprio modo di espri-mersi e di lavorare. Ciò, però, non scalfisce,da parte di tutti, la volontà di un impegnocondotto con diligenza e attenzione. C’è ri-spetto, amicizia, capacità di ascolto e diconfronto, comprensione ed intesa nellaredazione della Rivista di Lugano. Alla re-dazione fissa, vanno aggiunti i numerosi ebravi collaboratori. Qualcuno fa parte del-

Settantacinquesimo di vita:una festa per tutti

È un libro di storia la Rivista di Lugano.Settantacinque anni di avvenimenti. Iprotagonisti: la gente della città e dei pae-si vicini. Una storia che comprende la vitadi migliaia di persone, con i loro problemi,le speranze, i progetti, gli eventi di tutti igiorni e quelli settimanali, mensili, annua-li: le fiere, i mercati, la vita pubblica, reli-giosa, artistica, sportiva: le fatiche quoti-diane, le abitudini, le tradizioni…Lo sfogliare le pagine di questa storia con-sente l’incontro e la conoscenza di unamoltitudine di personaggi, di opere, di pro-getti e di fatiche che lascia attoniti. Quan-ti passi avanti in questi tre quarti di secolo!Una durissima e triste partenza, dentro glianni bui della guerra, poi la gioia di unaconquistata pace e infine l’inizio di un len-to ma costante miglioramento. La rivistafornisce le notizie, informa, crea fiducia,unisce la città alla periferia. Sorprendenti,in questi 75 anni, gli sforzi per un costanteaiuto, dentro e fuori i confini della città edella regione a tutti coloro che ne avevanoe ne hanno bisogno. Fa onore, quest’ulti-mo dato, alla nostra gente e segna una ca-ratteristica che ci rende felici.Quest’anno si è festeggiato per ricordare i75 anni di vita della Rivista: una rappre-sentazione teatrale al Cittadella, la visionedi vecchie immagini della città, in colla-borazione con la Rsi al palazzo dei congres-si, una presentazione della Rivista, dall’i-nizio ad oggi, all’ipermercato Resega diCanobbio. Tantissima gente ad ogni in-contro, dentro un’aria di festa e di cordia-lità, proprio nello spirito, antico e nuovo,della Rivista di Lugano.

Un grazie doverosoAl termine di questo nostro semplice emodesto riandare lungo gli anni chehanno fatto la storia della Rivista di Lu-gano, desideriamo esprimere un graziedi cuore al direttore della biblioteca can-tonale di Lugano, professor Gerardo Ri-gozzi, e a tutti i suoi collaboratori perl’aiuto e la collaborazione. Un riconosci-mento particolare a Graziano Pretolaniper l’assistenza fornitaci nel recupero divecchie fotografie.

Il pienone al palazzo dei congressi per la serata «Come eravamo...».

l’ultimo editoriale quale direttore della Ri-vista di Lugano. Questo l’inizio del testo:«A breve, raggiungendo la data canonica delforzato pensionamento, lascerò la guida del“nostro” settimanale. Non nascondo l’intensacommozione di questo passaggio, dopo oltre16 anni dedicati ad un lavoro che mi ha offer-to motivi e momenti di sincera e forte soddi-sfazione».Una settimana dopo, sulla nuova rubricaintitolata «di venerdì», si potevano legge-re le considerazioni ed i propositi del nuo-vo, giovane redattore responsabile IvanPedrazzi: «Sono quasi sette mila gli abbonatiai quali ogni venerdì viene puntualmente reca-pitata la Rivista di Lugano. Nei giorni succes-sivi la Rivista, attraverso un capillare e diffusopassamano nell’ambito familiare o della cer-chia di amici, raggiunge altri destinatari. Me-diamente la Rivista di Lugano viene sfogliatada circa 30 mila persone, disseminate in tuttoil distretto (fonte: Remp, studio Machn Basic2009 -2). In realtà, sfogliata non è il terminepiù appropriato. Un recente sondaggio ha ri-velato un dato piuttosto sorprendente: in me-dia, il tempo dedicato alla lettura della Rivistaè di oltre 50 minuti! Ciò significa che ogni pa-gina viene passata in rassegna con cura, nonci si accontenta di un’occhiata fugace e di-stratta. È la dimostrazione, questa, che la Ri-vista ha un pubblico affezionato e fedele, checi segue e ci attende ogni venerdì. Il nostroprincipale impegno sarà dunque quello di nondeludere gli auspici dei lettori e di invogliarechi ancora non ci conosce a seguirci con curio-sità e spirito critico…… In un momento di transizione come quelloche sta vivendo la Rivista di Lugano – con lapartenza del direttore Raimondo Locatelli (checontinuerà comunque la sua collaborazione) el’arrivo di chi scrive e del collega Roberto Gui-di – sono essenziali il radicamento nel territo-rio, la fiducia e la sintonia che si sono instau-

la vecchia guardia (Mario Berardi, FeliceMeregalli, Claudio Libotte, Aldo Morosoli,ecc.), altri si sono aggiunti via via negli an-ni. Sfogliando i fogli delle Riviste dal 1938ad oggi, di collaboratori ne abbiamo conta-ti più di cento, con brividi di emozione perparecchi grandi nomi, tra cui FrancescoChiesa, Mario Agliati e Silvano Ballinari.

rate con i lettori, il capitale di stima e di sim-patia che il settimanale ha saputo costituire edalimentare nei suoi 75 anni di pubblicazione.Siamo consapevoli del ruolo che ci spetta enon devieremo da questa rotta. I nostri sforzisaranno tesi alla confezione di una rivistacompleta, presente sul fronte dell’attualità,compresa quella spicciola e la cronaca rosa».