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Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

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EsserEuropa è una rivista digitale, redatta in italiano e in spagnolo, accessibile e comprensibile a tutti, che ha l'obiettivo di rendere pubblici i progetti e le storie di successo che coinvolgono l'Europa e l'America Latina. _________________________________________ EsserEuropa es una revista digital, escrita en italiano y español, accesible y comprensible para todos, que tiene el objetivo de publicar los proyectos y casos de éxito relacionados con Europa y América Latina.

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Page 1: Rivista Essereuropa

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 2: Rivista Essereuropa

REDAZIONE:

Nicolò Giangrande

Marco Brunitto

Mariana Trinidad Corvaro

Antonela D'Elia

Cosimo Lanzo

Francesco Quarta

Melisa Tatiana Slep

Germán Zarama

Graphic Design:

Andrea Girona

indice

3

L'Italia timida di fronte ai fondi europei: apatia o inconsapevolezza?Antonela D'Elia

4

7

12

Intervista: Niccolò Rinaldi

“I fondi europei sono dei

mezzi fondamentali

per realizzare progetti e

politiche che rispecchino i

valori europei”

Lifejacket. Un salvagente per i testimoni di giustiziaFrancesco Quarta

Programma Jean Monnet: un'iniziativa per pensare l'Europa, vista dall'America LatinaMelisa Tatiana Slep

15

Argentina e Unione Europea: una cooperazione a 360 gradi. Mariana Trinidad Corvaro

18

Colombia e Unione Europea: insieme per la paceGermán Zarama 21

suoi capolavori, "Germania anno zero", con

una Berlino ridotta in macerie da una

guerra che aveva seppellito milioni di vite

umane sotto quell'ammasso di detriti e

polvere.

Quello stesso tragico scenario, allora

ripreso da Rossellini, oggi in Europa lo

ritroviamo sotto forma diversa in coloro che

il lavoro l'hanno perso e in quei giovani che

lo stanno cercando, nella povertà che

colpisce sempre più fasce sociali, in quelle

università costrette a tagliare corsi di laurea

perché privi di fondi, nelle imprese che non

hanno accesso al credito.

In questi anni, in Europa, abbiamo

assistito a delle politiche pubbliche nazionali

che hanno trasformato il grande sogno

europeo in un incubo quotidiano. Le attuali

Il regista Roberto Rossellini aprì uno dei politiche economiche, concentrate solo su

tagli e riduzioni della spesa pubblica,

possono solo peggiorare la situazione di

un'Europa non solo in crisi economica ma

anche identitaria, a partire dal processo di

integrazione che l'ha contraddistinta fin

dall'inizio del secondo dopoguerra.

L'Europa deve tornare a mettere al

centro delle proprie politiche i cittadini e per

uscire dalla crisi dovrà puntare sulla

crescita, sull'occupazione e sulla green

economy.

E l’Italia, uno dei Paesi fondatori e tra

quelli di maggior spessore all’interno

dell’Unione Europea, se vorrà uscire da

questo momento così difficile, dovrà

assolutamente guardare all'Europa come un

alleato fondamentale e non come un

avversario, e formare al contempo nella

2

società civile una conoscenza più

approfondita e utile dell’Unione Europea,

del suo funzionamento e delle opportunità

da essa offerte e formare dei professionisti

che siano in grado di operare con maggior

incisività nell’euro progettazione.

Lo scopo del progetto “EsserEuropa” è

quello di rispondere ad una serie di

domande che, in molti casi, rimangono

senza risposte concrete e di promuovere il

concetto di Europa in tutte le sue forme:

come è nata, come funziona, come agisce,

quali sono i modelli di successo da seguire,

studiare ed approfondire e definendo così

l’Europa del prossimo futuro.

Nel nostro progetto inoltre avrà un

ruolo di preminenza l’America Latina, un

continente in continua crescita ed

evoluzione, e nella creazione di opportunità

di collaborazione e cooperazione in ambito

istituzionale, accademico, economico e

sociale con l’obiettivo di creare un ponte

duraturo tra i due continenti.

La nostra ambizione è rendere

pubbliche le esperienze di successo attivate

grazie ai finanziamenti europei e che hanno

ottenuto un riscontro positivo sul territorio

nazionale e transfrontaliero e lo faremo

attraverso la rivista digitale “EsserEuropa”.

L’Europa è libera circolazione di

persone, capitali, servizi e merci ma non

solo. Noi crediamo debba essere anche libera

circolazione di progetti e conoscenze da

confrontare e mettere in comunicazione nei

diversi territori attraverso il principio dei

“vasi comunicanti”.

Siamo un gruppo di giovani laureati e

magister europei e latinoamericani con un

genuino interesse verso l’Europa e l’America

Latina, specializzati nel promuovere le

relazioni internazionali tra i due continenti.

Il progetto “EsserEuropa” è aperto a tutti

coloro che nutrano la nostra stessa passione.

In fin dei conti, questa rivista è il mezzo

più efficace per far sentire la nostra voce...

un esempio lampante di cittadinanza

attiva.

Perché “EsserEuropa”?

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Nicolò Giangrande e Marco Brunitto

Page 3: Rivista Essereuropa

REDAZIONE:

Nicolò Giangrande

Marco Brunitto

Mariana Trinidad Corvaro

Antonela D'Elia

Cosimo Lanzo

Francesco Quarta

Melisa Tatiana Slep

Germán Zarama

Graphic Design:

Andrea Girona

indice

3

L'Italia timida di fronte ai fondi europei: apatia o inconsapevolezza?Antonela D'Elia

4

7

12

Intervista: Niccolò Rinaldi

“I fondi europei sono dei

mezzi fondamentali

per realizzare progetti e

politiche che rispecchino i

valori europei”

Lifejacket. Un salvagente per i testimoni di giustiziaFrancesco Quarta

Programma Jean Monnet: un'iniziativa per pensare l'Europa, vista dall'America LatinaMelisa Tatiana Slep

15

Argentina e Unione Europea: una cooperazione a 360 gradi. Mariana Trinidad Corvaro

18

Colombia e Unione Europea: insieme per la paceGermán Zarama 21

suoi capolavori, "Germania anno zero", con

una Berlino ridotta in macerie da una

guerra che aveva seppellito milioni di vite

umane sotto quell'ammasso di detriti e

polvere.

Quello stesso tragico scenario, allora

ripreso da Rossellini, oggi in Europa lo

ritroviamo sotto forma diversa in coloro che

il lavoro l'hanno perso e in quei giovani che

lo stanno cercando, nella povertà che

colpisce sempre più fasce sociali, in quelle

università costrette a tagliare corsi di laurea

perché privi di fondi, nelle imprese che non

hanno accesso al credito.

In questi anni, in Europa, abbiamo

assistito a delle politiche pubbliche nazionali

che hanno trasformato il grande sogno

europeo in un incubo quotidiano. Le attuali

Il regista Roberto Rossellini aprì uno dei politiche economiche, concentrate solo su

tagli e riduzioni della spesa pubblica,

possono solo peggiorare la situazione di

un'Europa non solo in crisi economica ma

anche identitaria, a partire dal processo di

integrazione che l'ha contraddistinta fin

dall'inizio del secondo dopoguerra.

L'Europa deve tornare a mettere al

centro delle proprie politiche i cittadini e per

uscire dalla crisi dovrà puntare sulla

crescita, sull'occupazione e sulla green

economy.

E l’Italia, uno dei Paesi fondatori e tra

quelli di maggior spessore all’interno

dell’Unione Europea, se vorrà uscire da

questo momento così difficile, dovrà

assolutamente guardare all'Europa come un

alleato fondamentale e non come un

avversario, e formare al contempo nella

2

società civile una conoscenza più

approfondita e utile dell’Unione Europea,

del suo funzionamento e delle opportunità

da essa offerte e formare dei professionisti

che siano in grado di operare con maggior

incisività nell’euro progettazione.

Lo scopo del progetto “EsserEuropa” è

quello di rispondere ad una serie di

domande che, in molti casi, rimangono

senza risposte concrete e di promuovere il

concetto di Europa in tutte le sue forme:

come è nata, come funziona, come agisce,

quali sono i modelli di successo da seguire,

studiare ed approfondire e definendo così

l’Europa del prossimo futuro.

Nel nostro progetto inoltre avrà un

ruolo di preminenza l’America Latina, un

continente in continua crescita ed

evoluzione, e nella creazione di opportunità

di collaborazione e cooperazione in ambito

istituzionale, accademico, economico e

sociale con l’obiettivo di creare un ponte

duraturo tra i due continenti.

La nostra ambizione è rendere

pubbliche le esperienze di successo attivate

grazie ai finanziamenti europei e che hanno

ottenuto un riscontro positivo sul territorio

nazionale e transfrontaliero e lo faremo

attraverso la rivista digitale “EsserEuropa”.

L’Europa è libera circolazione di

persone, capitali, servizi e merci ma non

solo. Noi crediamo debba essere anche libera

circolazione di progetti e conoscenze da

confrontare e mettere in comunicazione nei

diversi territori attraverso il principio dei

“vasi comunicanti”.

Siamo un gruppo di giovani laureati e

magister europei e latinoamericani con un

genuino interesse verso l’Europa e l’America

Latina, specializzati nel promuovere le

relazioni internazionali tra i due continenti.

Il progetto “EsserEuropa” è aperto a tutti

coloro che nutrano la nostra stessa passione.

In fin dei conti, questa rivista è il mezzo

più efficace per far sentire la nostra voce...

un esempio lampante di cittadinanza

attiva.

Perché “EsserEuropa”?

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Nicolò Giangrande e Marco Brunitto

Page 4: Rivista Essereuropa

4

L'Italia timida di fronte

ai fondi europei:

apatia o

inconsapevolezza?

L'Italia timida di fronte

ai fondi europei:

apatia o

inconsapevolezza?

L'Italia è al

ventiseiesimo

posto tra i paesi

europei in termini

di utilizzo dei fondi

provenienti da

Bruxelles,

nonostante sia uno

di quelli che ne

riceve di più.

Perché l'Italia non

riesce a sfruttare

quest'enorme

opportunità? E i

cittadini sono

consapevoli ed

informati riguardo

a tali mancanze?

L'UE mette a disposizione degli Stati membri

d e t e rminat i imp ort i d i s t r ibu i t i in bas e a l l e

programmazioni settennali, con obiettivi specifici. Adesso

siamo alla fine della programmazione 2007-2013 e stiamo

andando incontro al nuovo periodo settennale 2014-2020,

concentrato su tre priorità:

1. crescita intelligente: sviluppare un'economia basata

sulla conoscenza e sull'innovazione;

2. crescita sostenibile: promuovere unʹeconomia più

efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più

competitiva;

3. crescita inclusiva: promuovere unʹeconomia con un alto

tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e

territoriale.

Esistono due tipi di fondi:

Fondi indiretti e strutturali. Sono gestiti dalle

autorità nazionali o regionali.

Ÿ

Ÿ Fondi diretti. Sono erogati direttamente dalla

Commissione Europea a beneficiari appartenenti a diverse

5

c a t e g o r i e ( u n i v e r s i t à , i m p r e s e ,

associazioni).

Per quanto riguarda la gestione del

primo tipo di fondi, in Italia è affidata alle

R e g i o n i c h e p r e d i s p o n g o n o d e i

Programmi Operativi in cui

individuano le priorità che

vogliono realizzare e le linee di

i n t e r v e n t o s u l l e q u a l i

verranno emessi dei bandi.

L'Italia ha raggiunto finora

il 40% della spesa certificata

dal 2007 al 2015. Questo

significa che, un Paese che

non ha d i cer to pochi

problemi, non ha fatto uso del

60 per cento dei fondi, i quali

torneranno a Bruxelles.

Attualmente ci troviamo di

fronte a una crisi, non solo

economica, ma anche sociale.

Dati ufficiali Commissione Europea 2013

Banc

a Ce

ntra

le E

urop

ea, F

ranc

ofor

te (G

erm

ania

). /E

FE

I cittadini, soprattutto i giovani, sono

vittime di un sistema che sta crollando e

non si assume le responsabilità degli errori

commessi ormai da troppo tempo.

Se apriamo i giornali o accendiamo la

televisione non facciamo altro

che leggere e ascoltare il

p r o b l e m a d e l l a

disoccupazione giovanile. Una

n o t i z i a c o n s o l a n t e ,

annunciata dal Premier Letta,

è arrivata il 26 giugno di

quest'anno: il governo ha

varato un pacchetto lavoro che

vale 1,5 miliardi di euro fra

fondi europei e r isorse

n a z i o n a l i p e r a i u t a r e

l'assunzione in un arco di

tempo di 18 mesi di 200mila

g i o v a n i i t a l i a n i c o n

un'intensità maggiore al

Antonela D'Elia

Attualmente ci troviamo di fronte

a una crisi, non solo economica,

ma anche sociale. I cittadini,

soprattutto i giovani, sono vittime di un

sistema che sta crollando e non si

assume le responsabilità

degli errori commessi ormai da troppo tempo.

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 5: Rivista Essereuropa

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L'Italia timida di fronte

ai fondi europei:

apatia o

inconsapevolezza?

L'Italia timida di fronte

ai fondi europei:

apatia o

inconsapevolezza?

L'Italia è al

ventiseiesimo

posto tra i paesi

europei in termini

di utilizzo dei fondi

provenienti da

Bruxelles,

nonostante sia uno

di quelli che ne

riceve di più.

Perché l'Italia non

riesce a sfruttare

quest'enorme

opportunità? E i

cittadini sono

consapevoli ed

informati riguardo

a tali mancanze?

L'UE mette a disposizione degli Stati membri

d e t e rminat i imp ort i d i s t r ibu i t i in bas e a l l e

programmazioni settennali, con obiettivi specifici. Adesso

siamo alla fine della programmazione 2007-2013 e stiamo

andando incontro al nuovo periodo settennale 2014-2020,

concentrato su tre priorità:

1. crescita intelligente: sviluppare un'economia basata

sulla conoscenza e sull'innovazione;

2. crescita sostenibile: promuovere unʹeconomia più

efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più

competitiva;

3. crescita inclusiva: promuovere unʹeconomia con un alto

tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e

territoriale.

Esistono due tipi di fondi:

Fondi indiretti e strutturali. Sono gestiti dalle

autorità nazionali o regionali.

Ÿ

Ÿ Fondi diretti. Sono erogati direttamente dalla

Commissione Europea a beneficiari appartenenti a diverse

5

c a t e g o r i e ( u n i v e r s i t à , i m p r e s e ,

associazioni).

Per quanto riguarda la gestione del

primo tipo di fondi, in Italia è affidata alle

R e g i o n i c h e p r e d i s p o n g o n o d e i

Programmi Operativi in cui

individuano le priorità che

vogliono realizzare e le linee di

i n t e r v e n t o s u l l e q u a l i

verranno emessi dei bandi.

L'Italia ha raggiunto finora

il 40% della spesa certificata

dal 2007 al 2015. Questo

significa che, un Paese che

non ha d i cer to pochi

problemi, non ha fatto uso del

60 per cento dei fondi, i quali

torneranno a Bruxelles.

Attualmente ci troviamo di

fronte a una crisi, non solo

economica, ma anche sociale.

Dati ufficiali Commissione Europea 2013

Banc

a Ce

ntra

le E

urop

ea, F

ranc

ofor

te (G

erm

ania

). /E

FE

I cittadini, soprattutto i giovani, sono

vittime di un sistema che sta crollando e

non si assume le responsabilità degli errori

commessi ormai da troppo tempo.

Se apriamo i giornali o accendiamo la

televisione non facciamo altro

che leggere e ascoltare il

p r o b l e m a d e l l a

disoccupazione giovanile. Una

n o t i z i a c o n s o l a n t e ,

annunciata dal Premier Letta,

è arrivata il 26 giugno di

quest'anno: il governo ha

varato un pacchetto lavoro che

vale 1,5 miliardi di euro fra

fondi europei e r isorse

n a z i o n a l i p e r a i u t a r e

l'assunzione in un arco di

tempo di 18 mesi di 200mila

g i o v a n i i t a l i a n i c o n

un'intensità maggiore al

Antonela D'Elia

Attualmente ci troviamo di fronte

a una crisi, non solo economica,

ma anche sociale. I cittadini,

soprattutto i giovani, sono vittime di un

sistema che sta crollando e non si

assume le responsabilità

degli errori commessi ormai da troppo tempo.

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 6: Rivista Essereuropa

6

centro-sud ma che poi interverrà

sull'intero Paese. Ma se guardiamo le

condizioni per accedere a questi incentivi -

essere privi d'impiego regolarmente

retribuito da almeno sei mesi; essere privi

di un diploma di scuola media superiore o

professionale; vivere soli con una o più

persone a carico - ci rendiamo conto che è

difficile pensare a un miglioramento delle

condizioni dei giovani, che hanno una

laurea o anche solo un diploma e di quelli

che sono costretti a non

lasciare la casa di famiglia

proprio perché non hanno un

lavoro stabile. Speriamo che i

giovani non prendano questa

misura come un incentivo a

lasciare gli studi oppure che

chi ha un diploma e/o una

laurea (e magari anche studi

post universitari) non senta di

aver perso il tempo.

Ecco alcuni dati relativi

a l l ' a t t u a l e s i t u a z i o n e

dell'Italia.

Secondo un'analisi del

Centro studi di Confindustria,

dal 2007 ai primi mesi del 2013 sono

andati persi 700mila posti di lavoro.

Uno studio della Confcommercio

afferma che l'Italia dal 2007 ha perso un

punto e mezzo per quanto riguarda il

rapporto degli occupati rispetto alla

popolazione, su 100 persone ne lavorano

38. D'altronde Il numero di persone

7

''assolutamente povere'' quest'anno in

Italia supererà quota quattro milioni. Si

tratta di oltre il 6 per cento della

popolazione, contro il 3,9 per

cento registrato nel 2006.

Il segretario confederale

della Cisl, Luigi Sbarra, ha

dichiarato che i dati Istat su

o c c u p a t i e d i s o c c u p a t i

evidenziano gli attori che hanno

pagato il prezzo più alto della

crisi economica negli ultimi

c i n q u e a n n i : i l s e t t o r e

industriale, il Mezzogiorno e i

giovani.

Da un'analisi realizzata dalla

Cgil risulta che anche se l'Italia

intercetterà la ripresa ci vorranno

63 anni per recuperare i livelli

occupazionali del 2007.

Se consideriamo che dai fondi europei

del periodo 2007-2013 l'Italia ha ancora a

disposizione risorse non utilizzate, la

domanda è: perché non sono state adottate

misure per prevenire una caduta storica,

invece di aspettare di toccare fondo per poi

risalire?

L'Italia ha raggiunto finora

il 40% della spesa certificata

dal 2007 al 2015. Questo

significa che un Paese che non

ha di certo pochi problemi, non ha fatto uso

di più della metà dei fondi, i

quali torneranno a

Bruxelles.

“I fondi europei sono dei mezzi fondamentali

per realizzare progetti e

politiche che rispecchino i

valori europei”

Intervista: Niccolò Rinaldi*

Niccolò Rinaldi,

europarlamentare

italiano molto attivo

nell'ambito della

promozione e

progettazione dei fondi

europei, tenta di mettere

in luce quanto fatto

finora e le prossime sfide

per l'Italia e l'Europa.

Fo

to:

ww

w.i

nfo

og

gi.

it

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 7: Rivista Essereuropa

6

centro-sud ma che poi interverrà

sull'intero Paese. Ma se guardiamo le

condizioni per accedere a questi incentivi -

essere privi d'impiego regolarmente

retribuito da almeno sei mesi; essere privi

di un diploma di scuola media superiore o

professionale; vivere soli con una o più

persone a carico - ci rendiamo conto che è

difficile pensare a un miglioramento delle

condizioni dei giovani, che hanno una

laurea o anche solo un diploma e di quelli

che sono costretti a non

lasciare la casa di famiglia

proprio perché non hanno un

lavoro stabile. Speriamo che i

giovani non prendano questa

misura come un incentivo a

lasciare gli studi oppure che

chi ha un diploma e/o una

laurea (e magari anche studi

post universitari) non senta di

aver perso il tempo.

Ecco alcuni dati relativi

a l l ' a t t u a l e s i t u a z i o n e

dell'Italia.

Secondo un'analisi del

Centro studi di Confindustria,

dal 2007 ai primi mesi del 2013 sono

andati persi 700mila posti di lavoro.

Uno studio della Confcommercio

afferma che l'Italia dal 2007 ha perso un

punto e mezzo per quanto riguarda il

rapporto degli occupati rispetto alla

popolazione, su 100 persone ne lavorano

38. D'altronde Il numero di persone

7

''assolutamente povere'' quest'anno in

Italia supererà quota quattro milioni. Si

tratta di oltre il 6 per cento della

popolazione, contro il 3,9 per

cento registrato nel 2006.

Il segretario confederale

della Cisl, Luigi Sbarra, ha

dichiarato che i dati Istat su

o c c u p a t i e d i s o c c u p a t i

evidenziano gli attori che hanno

pagato il prezzo più alto della

crisi economica negli ultimi

c i n q u e a n n i : i l s e t t o r e

industriale, il Mezzogiorno e i

giovani.

Da un'analisi realizzata dalla

Cgil risulta che anche se l'Italia

intercetterà la ripresa ci vorranno

63 anni per recuperare i livelli

occupazionali del 2007.

Se consideriamo che dai fondi europei

del periodo 2007-2013 l'Italia ha ancora a

disposizione risorse non utilizzate, la

domanda è: perché non sono state adottate

misure per prevenire una caduta storica,

invece di aspettare di toccare fondo per poi

risalire?

L'Italia ha raggiunto finora

il 40% della spesa certificata

dal 2007 al 2015. Questo

significa che un Paese che non

ha di certo pochi problemi, non ha fatto uso

di più della metà dei fondi, i

quali torneranno a

Bruxelles.

“I fondi europei sono dei mezzi fondamentali

per realizzare progetti e

politiche che rispecchino i

valori europei”

Intervista: Niccolò Rinaldi*

Niccolò Rinaldi,

europarlamentare

italiano molto attivo

nell'ambito della

promozione e

progettazione dei fondi

europei, tenta di mettere

in luce quanto fatto

finora e le prossime sfide

per l'Italia e l'Europa.

Fo

to:

ww

w.i

nfo

og

gi.

it

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 8: Rivista Essereuropa

8 9all'Italia e spesso mi rammaricavo nel

constatare le tante occasioni perse -

politiche, finanziarie, di informazione - dal

nostro Paese.

Quando mi sono candidato per la prima

volta alle elezioni europee del 2009 ho

iniziato a raccogliere dati per raccontare il

mio paese visto dal resto dell'Europa,

avvertendo dei suoi crescenti ritardi. Non

l'avessi mai fatto - sarei tentato di dire.

Tranne poche eccezioni, ogni statistica

confermava quanto tutti sappiamo, ma con

la perentorietà dei numeri, delineando

sempre la stessa conclusione: che l'Italia -

Paese fondatore della Comunità Europea, e

per secoli ispiratrice, plasmatrice della

Onorevole Rinaldi, toscano,

classe 1962, lei tra i 73 eurodeputati

della delegazione italiana è tra i più

presenti ai lavori parlamentari.

Quali sono le principali motivazioni

che l'hanno spinta a candidarsi al

Parlamento Europeo e a lavorare

così attivamente per l'Italia in

Europa?

Sono un italiano che ha sempre lavorato

all'estero, e che ha sempre continuato ad

avere rapporti frequenti con il proprio

Paese sviluppando uno sguardo critico nel

difficile confronto fra l'Italia e il resto

dell'Europa. Pur vivendo all'estero ho

sempre seguito numerosi questioni legate

“In Italia

pare quasi

che i

finanziamenti

europei non

siano

considerati

come risorse

proprie ma

come un

bonus

alieno.”

Fo

to:

ww

w.e

uro

pa

rl.e

uro

pa

.eu

cultura e della storia di questo Vecchio Mondo, é un

sempre più patetico fanalino di coda.

Era lo sconfortante spettacolo di un Paese ormai di

fatto fuori dall'Europa, d'una intera classe politica che, a

differenza di quella del dopoguerra ha mancato di

agganciare la nostra nazione all'Europa, a quella idea di

modernità ed efficienza che, seppure tra le sue

contraddizioni, l'Europa rappresenta. Perché abbiamo

una corruzione da Terzo Mondo? Perché l'aria é più

inquinata? Perché il maggior numero di infortuni sul

lavoro? Perché così poche ambasciatrici? Verrebbe da

dire: per abitudine. Meglio lasciar perdere? No, ho sempre

pensato che è meglio non nascondere la polvere sotto il

tappeto, e impegnarmi in prima persona forse questo é

stato il primo passo per un riscatto - e anche un antidoto

alla rassegnazione.

I fondi europei sono dei mezzi fondamentali

per realizzare progetti e politiche che rispecchino

i valori europei... perché l'Italia è solo al 26° posto

per l'utilizzo di queste risorse?

L'ultimo dato della spesa certificata del 31 maggio

scorso (anno 2013, ndr) segna un leggero progresso

nell'attuazione dei programmi finanziati dai fondi

comunitari che ha raggiunto il 40% della dotazione totale

superando di 1,3 punti il target nazionale. Un segnale

positivo ma tanto c'è ancora da fare. Occorre procedere il

più rapidamente possibile con uno sforzo straordinario e

con la collaborazione di tutte le amministrazioni a formare

una cultura all'euro-progettazione che consiste in un

personale che conosca l'inglese e sia un interlocutore della

Commissione e che venga garantita continuità; disporre di

buone idee, di conoscenza dei progetti e di perseveranza

per non scoraggiarsi dopo un primo insuccesso. In Italia

pare quasi che i finanziamenti europei non siano

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 9: Rivista Essereuropa

8 9all'Italia e spesso mi rammaricavo nel

constatare le tante occasioni perse -

politiche, finanziarie, di informazione - dal

nostro Paese.

Quando mi sono candidato per la prima

volta alle elezioni europee del 2009 ho

iniziato a raccogliere dati per raccontare il

mio paese visto dal resto dell'Europa,

avvertendo dei suoi crescenti ritardi. Non

l'avessi mai fatto - sarei tentato di dire.

Tranne poche eccezioni, ogni statistica

confermava quanto tutti sappiamo, ma con

la perentorietà dei numeri, delineando

sempre la stessa conclusione: che l'Italia -

Paese fondatore della Comunità Europea, e

per secoli ispiratrice, plasmatrice della

Onorevole Rinaldi, toscano,

classe 1962, lei tra i 73 eurodeputati

della delegazione italiana è tra i più

presenti ai lavori parlamentari.

Quali sono le principali motivazioni

che l'hanno spinta a candidarsi al

Parlamento Europeo e a lavorare

così attivamente per l'Italia in

Europa?

Sono un italiano che ha sempre lavorato

all'estero, e che ha sempre continuato ad

avere rapporti frequenti con il proprio

Paese sviluppando uno sguardo critico nel

difficile confronto fra l'Italia e il resto

dell'Europa. Pur vivendo all'estero ho

sempre seguito numerosi questioni legate

“In Italia

pare quasi

che i

finanziamenti

europei non

siano

considerati

come risorse

proprie ma

come un

bonus

alieno.”

Fo

to:

ww

w.e

uro

pa

rl.e

uro

pa

.eu

cultura e della storia di questo Vecchio Mondo, é un

sempre più patetico fanalino di coda.

Era lo sconfortante spettacolo di un Paese ormai di

fatto fuori dall'Europa, d'una intera classe politica che, a

differenza di quella del dopoguerra ha mancato di

agganciare la nostra nazione all'Europa, a quella idea di

modernità ed efficienza che, seppure tra le sue

contraddizioni, l'Europa rappresenta. Perché abbiamo

una corruzione da Terzo Mondo? Perché l'aria é più

inquinata? Perché il maggior numero di infortuni sul

lavoro? Perché così poche ambasciatrici? Verrebbe da

dire: per abitudine. Meglio lasciar perdere? No, ho sempre

pensato che è meglio non nascondere la polvere sotto il

tappeto, e impegnarmi in prima persona forse questo é

stato il primo passo per un riscatto - e anche un antidoto

alla rassegnazione.

I fondi europei sono dei mezzi fondamentali

per realizzare progetti e politiche che rispecchino

i valori europei... perché l'Italia è solo al 26° posto

per l'utilizzo di queste risorse?

L'ultimo dato della spesa certificata del 31 maggio

scorso (anno 2013, ndr) segna un leggero progresso

nell'attuazione dei programmi finanziati dai fondi

comunitari che ha raggiunto il 40% della dotazione totale

superando di 1,3 punti il target nazionale. Un segnale

positivo ma tanto c'è ancora da fare. Occorre procedere il

più rapidamente possibile con uno sforzo straordinario e

con la collaborazione di tutte le amministrazioni a formare

una cultura all'euro-progettazione che consiste in un

personale che conosca l'inglese e sia un interlocutore della

Commissione e che venga garantita continuità; disporre di

buone idee, di conoscenza dei progetti e di perseveranza

per non scoraggiarsi dopo un primo insuccesso. In Italia

pare quasi che i finanziamenti europei non siano

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 10: Rivista Essereuropa

“Cerchiamo allora

di cambiare passo

e affermare l'etica

della

responsabilità

individuale e, con

spirito liberal-

democratico,

auspicare che

ogni soggetto

beneficiario sia

messo nelle

condizioni di

disporre degli

strumenti di euro-

progettazione.”

10 11

considerati come risorse proprie ma come un bonus alieno.

Il blocco è tutto culturale, succube di una mentalità che

favorisce la frammentazione delle domande e la

moltitudine delle rappresentanze regionali a Bruxelles e di

sportelli europei sul territorio non sempre efficaci; una

mentalità che non sa o non vuole comunicare con

trasparenza le occasioni possibili e che aspetta le soluzioni

calate dall'alto ("onorevole, ci pensi lei").

Secondo Lei, quali sono i fondi che l'Italia

dovrebbe usare di più e perché?

Ovunque in Europa é facile constatare come altri paesi

sappiano approfittare con dovizia di queste opportunità

(comprese le cosiddette "autostrade italiane" dell'Irlanda,

costruite con i finanziamenti recuperati da quanto non

usato dal nostro Paese) mentre in Italia continuiamo a

usare i fondi europei poco e talvolta, quando li si usa, lo si fa

male, soprattutto nel caso dei fondi europei amministrati

dalle Regioni - senza alcun impatto significativo nella

creazione di lavoro o nello sviluppo dell'innovazione. E'

stupefacente che si rinunci a tutte queste risorse, e che

nessuno se ne occupi attivamente nella nostra politica

chiacchierona.

Cosa e come si può fare per migliorare in questo

settore?

Servirebbe aprire un dibattito nazionale su questi

temi, cosa che oggi si tenta di fare ancora con difficoltà.

Cerchiamo allora di cambiare passo e affermare l'etica

della responsabilità individuale e, con spirito liberal-

democratico, auspicare che ogni soggetto beneficiario

sia messo nelle condizioni di disporre degli strumenti

di euro-progettazione. Per questo fine credo in questi

anni di aver fatto qualcosa di importante.

Parliamo del suo impegno per

promuovere l'importanza dei fondi

europei.

Da quando sono stato eletto, invito a

Bruxelles ogni anno 60 amministratori

locali per permettere loro di conoscere e di

familiarizzare con le Istituzioni europee.

Sul territorio invece organizzo sei corsi

l'anno di euro-progettazione gratuiti

nell'Italia centrale, che pur trattando la

tematica da un punto di vista generale,

rincorrono il grande obiettivo di avvicinare

privati, associazioni e amministratori

all'esteso mondo dei fondi europei. Al

contempo, ogni mese, diffondo attraverso

il mio sito e la mia mailing-list una

newsletter che raccoglie in maniera

trasparente e chiara tutte le opportunità

europee. E' un grande impegno che ritengo

importantissimo vista l'utilità di queste

risorse.

Ci faccia un esempio di un

progetto che ha seguito e le sta

particolarmente a cuore.

Negli ultimi mesi ho avuto il piacere di

conoscere e avvicinarmi alla realtà

d e l l ' A s s o c i a z i o n e d i f o r m a z i o n e

professionale "Patronato San Vincenzo"

gestita da Don Alessandro Messi,

organizzazione senza scopo di lucro rivolta

ai giovani e ai più svantaggiati, ai gruppi

socialmente emarginati e alle donne

vittime di tratta per sfruttamento sessuale.

Avevo, dunque, invitato Don Messi a

partecipare al corso di euro-progettazione

da me organizzato a Perugia nell'ottobre

2011, consapevole di quanto una corretta

conoscenza delle dinamiche europee

p o t e s s e c o s t i t u i r e u n a r i s o r s a

fondamentale per l'associazione. In quel

caso, il Patronato aveva avuto modo di

integrare un percorso di competenze in

ambito di progettazione europea che era

già stato intelligentemente avviato

all'interno della loro struttura. Il Patronato

é riuscito a ottenere con l'approvazione del

progetto di ARETUSA (network di cui fa

p a r t e ) p r e s e n t a t o s u l l a l i n e a d i

finanziamento Daphne-Operating grant.

La notizia mi sembra ottima non solo

perché credo che il Patronato, e ARETUSA

in generale, svolgano un ottimo lavoro

nell'ambito in cui operano e che verrà

valorizzato al massimo con questo

f inanziamento; ma anche perché

rappresenta un valido esempio per tutte le

altre realtà associative nel suo aprirsi, con

la giusta ambizione, alle opportunità che

offre la nostra bistratta Europa. Inoltre, é

una rete che promuove iniziative di

prevenzione contro il traffico di esseri

umani, purtroppo molto diffuso nei Paesi

occidentali e che costituisce una grave

violazione del principio di eguaglianza e

dignità delle donne .

Niccolò Rinaldi, originario di

Firenze, è capo delegazione dell'Italia dei

Valori (Idv) al Parlamento Europeo.

È anche vicepresidente del gruppo

dell'Alleanza dei democratici e dei liberali

per l'Europa (Alde).

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 11: Rivista Essereuropa

“Cerchiamo allora

di cambiare passo

e affermare l'etica

della

responsabilità

individuale e, con

spirito liberal-

democratico,

auspicare che

ogni soggetto

beneficiario sia

messo nelle

condizioni di

disporre degli

strumenti di euro-

progettazione.”

10 11

considerati come risorse proprie ma come un bonus alieno.

Il blocco è tutto culturale, succube di una mentalità che

favorisce la frammentazione delle domande e la

moltitudine delle rappresentanze regionali a Bruxelles e di

sportelli europei sul territorio non sempre efficaci; una

mentalità che non sa o non vuole comunicare con

trasparenza le occasioni possibili e che aspetta le soluzioni

calate dall'alto ("onorevole, ci pensi lei").

Secondo Lei, quali sono i fondi che l'Italia

dovrebbe usare di più e perché?

Ovunque in Europa é facile constatare come altri paesi

sappiano approfittare con dovizia di queste opportunità

(comprese le cosiddette "autostrade italiane" dell'Irlanda,

costruite con i finanziamenti recuperati da quanto non

usato dal nostro Paese) mentre in Italia continuiamo a

usare i fondi europei poco e talvolta, quando li si usa, lo si fa

male, soprattutto nel caso dei fondi europei amministrati

dalle Regioni - senza alcun impatto significativo nella

creazione di lavoro o nello sviluppo dell'innovazione. E'

stupefacente che si rinunci a tutte queste risorse, e che

nessuno se ne occupi attivamente nella nostra politica

chiacchierona.

Cosa e come si può fare per migliorare in questo

settore?

Servirebbe aprire un dibattito nazionale su questi

temi, cosa che oggi si tenta di fare ancora con difficoltà.

Cerchiamo allora di cambiare passo e affermare l'etica

della responsabilità individuale e, con spirito liberal-

democratico, auspicare che ogni soggetto beneficiario

sia messo nelle condizioni di disporre degli strumenti

di euro-progettazione. Per questo fine credo in questi

anni di aver fatto qualcosa di importante.

Parliamo del suo impegno per

promuovere l'importanza dei fondi

europei.

Da quando sono stato eletto, invito a

Bruxelles ogni anno 60 amministratori

locali per permettere loro di conoscere e di

familiarizzare con le Istituzioni europee.

Sul territorio invece organizzo sei corsi

l'anno di euro-progettazione gratuiti

nell'Italia centrale, che pur trattando la

tematica da un punto di vista generale,

rincorrono il grande obiettivo di avvicinare

privati, associazioni e amministratori

all'esteso mondo dei fondi europei. Al

contempo, ogni mese, diffondo attraverso

il mio sito e la mia mailing-list una

newsletter che raccoglie in maniera

trasparente e chiara tutte le opportunità

europee. E' un grande impegno che ritengo

importantissimo vista l'utilità di queste

risorse.

Ci faccia un esempio di un

progetto che ha seguito e le sta

particolarmente a cuore.

Negli ultimi mesi ho avuto il piacere di

conoscere e avvicinarmi alla realtà

d e l l ' A s s o c i a z i o n e d i f o r m a z i o n e

professionale "Patronato San Vincenzo"

gestita da Don Alessandro Messi,

organizzazione senza scopo di lucro rivolta

ai giovani e ai più svantaggiati, ai gruppi

socialmente emarginati e alle donne

vittime di tratta per sfruttamento sessuale.

Avevo, dunque, invitato Don Messi a

partecipare al corso di euro-progettazione

da me organizzato a Perugia nell'ottobre

2011, consapevole di quanto una corretta

conoscenza delle dinamiche europee

p o t e s s e c o s t i t u i r e u n a r i s o r s a

fondamentale per l'associazione. In quel

caso, il Patronato aveva avuto modo di

integrare un percorso di competenze in

ambito di progettazione europea che era

già stato intelligentemente avviato

all'interno della loro struttura. Il Patronato

é riuscito a ottenere con l'approvazione del

progetto di ARETUSA (network di cui fa

p a r t e ) p r e s e n t a t o s u l l a l i n e a d i

finanziamento Daphne-Operating grant.

La notizia mi sembra ottima non solo

perché credo che il Patronato, e ARETUSA

in generale, svolgano un ottimo lavoro

nell'ambito in cui operano e che verrà

valorizzato al massimo con questo

f inanziamento; ma anche perché

rappresenta un valido esempio per tutte le

altre realtà associative nel suo aprirsi, con

la giusta ambizione, alle opportunità che

offre la nostra bistratta Europa. Inoltre, é

una rete che promuove iniziative di

prevenzione contro il traffico di esseri

umani, purtroppo molto diffuso nei Paesi

occidentali e che costituisce una grave

violazione del principio di eguaglianza e

dignità delle donne .

Niccolò Rinaldi, originario di

Firenze, è capo delegazione dell'Italia dei

Valori (Idv) al Parlamento Europeo.

È anche vicepresidente del gruppo

dell'Alleanza dei democratici e dei liberali

per l'Europa (Alde).

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 12: Rivista Essereuropa

12Da molti anni, ormai, l'UE stanzia

ingenti somme di denaro attraverso i suoi

programmi comunitari, dai quali ne

traggono beneficio associazioni, aziende,

comuni dei Paesi membri. Per il periodo

2007-2013 sono stati stanziati ben 600

milioni di euro. Nello specifico, il

programma "Isec - Prevenzione e lotta

contro la criminalità" mira a contribuire al

rafforzamento dello spazio di libertà,

sicurezza e giustizia. Le azioni di

prevenzione e lotta ai fenomeni illeciti

attraverso cui si rafforzano le reti della

criminalità, organizzata o no che sia, sono

alla base della natura del progetto.

L'associazione italiana “Libera -

associazioni, nomi e numeri contro le

mafie” fondata nel 1995 da Don Luigi

Ciotti, è un coordinamento di più di 1.600

associazioni, scuole, gruppi e realtà

territoriali che portano con loro lo spirito e

la cultura della legalità. Per il biennio 2013-

2014, Libera può contare su una cospicua

s o m m a d i d e n a r o e r o g a t a d a l l a

Commiss ione Europea per poter

proseguire con maggiori risorse il

programma “LIFEJACKET - Psychosocial

protection and support of witness and

victims of mafia”. Grazie alla somma di

444.824,50 euro, Libera ha trovato le

risorse economiche necessarie per il

compimento dei programmi di formazione,

accompagnamento psicosociale delle

vittime e di protezione non violenta, che

sono la colonna portante del progetto, di

cui Davide Ziveri ne è il referente. "Nel

primo semestre, grazie soprattutto alla

stretta collaborazione con il programma

Francesco Quarta

13SOS Giustizia di Libera – ci ha raccontato

Monica Usai, di Libera International - il

programma Lifejacket sta attuando un

accompagnamento a trenta testimoni di

giustizia e sempre nello stesso periodo

sono state effettuate cinquanta visite a

livello nazionale. Inoltre sono stati svolti

tre incontri di formazione internazionale a

Torino – ci ha spiegato la collaboratrice del

progetto - col fine di formare un gruppo di

persone ben informato e attivo sul tema".

Secondo le stime del Comitato

Centrale, al momento in Italia sono

presenti 67 testimoni di giustizia e circa

200 familiari; inoltre, dal 2006, sempre in

Italia, 1.278 giornalisti sono stati vittima di

minaccia.

Con il programma Lifejacket si cerca di

colmare le evidenti lacune del sistema

giudiziario, che solo nel 2011 –con la

legge numero 45 – è intervenuto per dar

rilievo a una figura che già esisteva: il

testimone di giustizia, cioè chi, pur non

avendo commesso alcun reato (e spesso

essendone la vittima) decide di fornire

allo Stato delle informazioni utili per le

indagini, arrivando a mettere a

repentaglio la propria vita e quella

della propria famiglia nel nome della

giustizia e della legalità. Spesso i

testimoni di giustizia sono degli

i m p r e n d i t o r i , o g e n t e c h e ,

comunque, non proviene da

ambienti malavitosi ed assumono il ruolo

di testimoni dopo aver subito estorsioni o

dopo aver assistito a eventi criminosi.

Costretti a lasciare la propria comunità

e i propri affetti e spesso a cambiare

identità nonchè lavoro, finiscono con

l'immedesimarsi nella figura del testimone

di giustizia, tanto da non riuscire più a

uscirne.

L'attuale legislazione risulta inoltre

piuttosto lacunosa sulle misure di

protezione e di supporto per i testimoni di

giustizia che troppo spesso vengono,

erroneamente, associati ai collaboratori di

giustizia, pur trattandosi di due categorie

ben distinte.

E' qui che il programma Lifejacket vuole

intervenire, richiedendo anche l'intervento

Un Salvagente per i Testimoni

di Giustizia

Ancora una volta dalla società civile una dimostrazione del

buon utilizzo dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea.

Attraverso il progetto "Lifejacket- Psychosocial protection and

support of witness and victims of mafia", l'associazione

antimafie Libera continua la sua battaglia per la tutela dei

diritti dei testimoni di giustizia.

Ancora una volta dalla società civile una dimostrazione del

buon utilizzo dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea.

Attraverso il progetto "Lifejacket- Psychosocial protection and

support of witness and victims of mafia", l'associazione

antimafie Libera continua la sua battaglia per la tutela dei

diritti dei testimoni di giustizia.

Lifejacket

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 13: Rivista Essereuropa

12Da molti anni, ormai, l'UE stanzia

ingenti somme di denaro attraverso i suoi

programmi comunitari, dai quali ne

traggono beneficio associazioni, aziende,

comuni dei Paesi membri. Per il periodo

2007-2013 sono stati stanziati ben 600

milioni di euro. Nello specifico, il

programma "Isec - Prevenzione e lotta

contro la criminalità" mira a contribuire al

rafforzamento dello spazio di libertà,

sicurezza e giustizia. Le azioni di

prevenzione e lotta ai fenomeni illeciti

attraverso cui si rafforzano le reti della

criminalità, organizzata o no che sia, sono

alla base della natura del progetto.

L'associazione italiana “Libera -

associazioni, nomi e numeri contro le

mafie” fondata nel 1995 da Don Luigi

Ciotti, è un coordinamento di più di 1.600

associazioni, scuole, gruppi e realtà

territoriali che portano con loro lo spirito e

la cultura della legalità. Per il biennio 2013-

2014, Libera può contare su una cospicua

s o m m a d i d e n a r o e r o g a t a d a l l a

Commiss ione Europea per poter

proseguire con maggiori risorse il

programma “LIFEJACKET - Psychosocial

protection and support of witness and

victims of mafia”. Grazie alla somma di

444.824,50 euro, Libera ha trovato le

risorse economiche necessarie per il

compimento dei programmi di formazione,

accompagnamento psicosociale delle

vittime e di protezione non violenta, che

sono la colonna portante del progetto, di

cui Davide Ziveri ne è il referente. "Nel

primo semestre, grazie soprattutto alla

stretta collaborazione con il programma

Francesco Quarta

13SOS Giustizia di Libera – ci ha raccontato

Monica Usai, di Libera International - il

programma Lifejacket sta attuando un

accompagnamento a trenta testimoni di

giustizia e sempre nello stesso periodo

sono state effettuate cinquanta visite a

livello nazionale. Inoltre sono stati svolti

tre incontri di formazione internazionale a

Torino – ci ha spiegato la collaboratrice del

progetto - col fine di formare un gruppo di

persone ben informato e attivo sul tema".

Secondo le stime del Comitato

Centrale, al momento in Italia sono

presenti 67 testimoni di giustizia e circa

200 familiari; inoltre, dal 2006, sempre in

Italia, 1.278 giornalisti sono stati vittima di

minaccia.

Con il programma Lifejacket si cerca di

colmare le evidenti lacune del sistema

giudiziario, che solo nel 2011 –con la

legge numero 45 – è intervenuto per dar

rilievo a una figura che già esisteva: il

testimone di giustizia, cioè chi, pur non

avendo commesso alcun reato (e spesso

essendone la vittima) decide di fornire

allo Stato delle informazioni utili per le

indagini, arrivando a mettere a

repentaglio la propria vita e quella

della propria famiglia nel nome della

giustizia e della legalità. Spesso i

testimoni di giustizia sono degli

i m p r e n d i t o r i , o g e n t e c h e ,

comunque, non proviene da

ambienti malavitosi ed assumono il ruolo

di testimoni dopo aver subito estorsioni o

dopo aver assistito a eventi criminosi.

Costretti a lasciare la propria comunità

e i propri affetti e spesso a cambiare

identità nonchè lavoro, finiscono con

l'immedesimarsi nella figura del testimone

di giustizia, tanto da non riuscire più a

uscirne.

L'attuale legislazione risulta inoltre

piuttosto lacunosa sulle misure di

protezione e di supporto per i testimoni di

giustizia che troppo spesso vengono,

erroneamente, associati ai collaboratori di

giustizia, pur trattandosi di due categorie

ben distinte.

E' qui che il programma Lifejacket vuole

intervenire, richiedendo anche l'intervento

Un Salvagente per i Testimoni

di Giustizia

Ancora una volta dalla società civile una dimostrazione del

buon utilizzo dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea.

Attraverso il progetto "Lifejacket- Psychosocial protection and

support of witness and victims of mafia", l'associazione

antimafie Libera continua la sua battaglia per la tutela dei

diritti dei testimoni di giustizia.

Ancora una volta dalla società civile una dimostrazione del

buon utilizzo dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea.

Attraverso il progetto "Lifejacket- Psychosocial protection and

support of witness and victims of mafia", l'associazione

antimafie Libera continua la sua battaglia per la tutela dei

diritti dei testimoni di giustizia.

Lifejacket

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 14: Rivista Essereuropa

15

dell'UE e del Governo italiano per:

1) assicurare una scorta alle persone a

rischio;

2) facilitare il cambio d'identità;

3) assegnare un alloggio dignitoso;

4) appoggiare il lavoro di reintegro;

5) determinare un appropriato, decente e

concreto supporto finanziario;

6) informare le persone sotto scorta

sempre e in maniera puntuale su decisioni

prese;

7) r icevere e prendere in ser ia

considerazione tutte le comunicazioni dei

testimoni di giustizia;

8) promuovere la consapevolezza e

l'educazione alla legalità;

9) offrire supporto psicosociale in caso di

violenze o traumi politici;

10) integrare i programmi di protezione

con le valutazioni della società civile per

soddisfare i bisogni delle persone a rischio.

Abbiamo visto come, grazie ai

finanziamenti dell'UE, anche la società

civile possa disporre, finalmente, delle

liquidità necessarie per portare avanti le

proprie battaglie con maggior incisività,

andando a colmare vuoti lasciati

pericolosamente aperti dai Governi e dalle

Istituzioni. Un rapporto di cooperazione

tra le parti in gioco è indispensabile per la

costruzione di una società migliore. Una

società, ed è importante ribadirlo, fondata

sui principi della legalità e della parità

sociale.

14 Foto: Associazione Libera

Programma Jean Monnet*:

un'iniziativa per pensare l'Europa,

vista dall'America Latina

Programma Jean Monnet*:

un'iniziativa per pensare l'Europa,

vista dall'America Latina

L'Europa sin dall'inizio del processo d'integrazione ha

dimostrato un chiaro interesse a capire se stessa. Alla fine

ha istituzionalizzato gli impegni per inserire le conoscenze

sull 'integrazione all 'interno del Programma di

Apprendimento Permanente nell'Unione Europea, con il

Programma Jean Monnet. Questo è stato costituto alla fine

degli anni Ottanta specificamente per riflettere sulle

questioni dell'integrazione europea a livello accademico.

Funziona partendo da tre attività chiave: il supporto alle

associazioni europee, il sostegno a sei Istituzioni

accademiche specifiche, e le azioni Jean Monnet. Ed è

grazie a queste ultime che è stato creato un Centro di

Eccellenza a Buenos Aires nel 2009, e la Professoressa

Lorenza Sebesta ci aiuterà a capire meglio come funziona,

come si finanzia e quali sono i contributi per proseguire

nella comprensione dell'integrazione.

Per analizzare come

funziona il sostegno

allo studio

dell'integrazione nel

contesto europeo,

intervistiamo

Lorenza Sebesta,

titolare della

Cattedra Jean

Monnet

all'Università di

Bologna, campus di

Buenos Aires.

Melisa Tatiana Slep

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 15: Rivista Essereuropa

15

dell'UE e del Governo italiano per:

1) assicurare una scorta alle persone a

rischio;

2) facilitare il cambio d'identità;

3) assegnare un alloggio dignitoso;

4) appoggiare il lavoro di reintegro;

5) determinare un appropriato, decente e

concreto supporto finanziario;

6) informare le persone sotto scorta

sempre e in maniera puntuale su decisioni

prese;

7) r icevere e prendere in ser ia

considerazione tutte le comunicazioni dei

testimoni di giustizia;

8) promuovere la consapevolezza e

l'educazione alla legalità;

9) offrire supporto psicosociale in caso di

violenze o traumi politici;

10) integrare i programmi di protezione

con le valutazioni della società civile per

soddisfare i bisogni delle persone a rischio.

Abbiamo visto come, grazie ai

finanziamenti dell'UE, anche la società

civile possa disporre, finalmente, delle

liquidità necessarie per portare avanti le

proprie battaglie con maggior incisività,

andando a colmare vuoti lasciati

pericolosamente aperti dai Governi e dalle

Istituzioni. Un rapporto di cooperazione

tra le parti in gioco è indispensabile per la

costruzione di una società migliore. Una

società, ed è importante ribadirlo, fondata

sui principi della legalità e della parità

sociale.

14 Foto: Associazione Libera

Programma Jean Monnet*:

un'iniziativa per pensare l'Europa,

vista dall'America Latina

Programma Jean Monnet*:

un'iniziativa per pensare l'Europa,

vista dall'America Latina

L'Europa sin dall'inizio del processo d'integrazione ha

dimostrato un chiaro interesse a capire se stessa. Alla fine

ha istituzionalizzato gli impegni per inserire le conoscenze

sull 'integrazione all 'interno del Programma di

Apprendimento Permanente nell'Unione Europea, con il

Programma Jean Monnet. Questo è stato costituto alla fine

degli anni Ottanta specificamente per riflettere sulle

questioni dell'integrazione europea a livello accademico.

Funziona partendo da tre attività chiave: il supporto alle

associazioni europee, il sostegno a sei Istituzioni

accademiche specifiche, e le azioni Jean Monnet. Ed è

grazie a queste ultime che è stato creato un Centro di

Eccellenza a Buenos Aires nel 2009, e la Professoressa

Lorenza Sebesta ci aiuterà a capire meglio come funziona,

come si finanzia e quali sono i contributi per proseguire

nella comprensione dell'integrazione.

Per analizzare come

funziona il sostegno

allo studio

dell'integrazione nel

contesto europeo,

intervistiamo

Lorenza Sebesta,

titolare della

Cattedra Jean

Monnet

all'Università di

Bologna, campus di

Buenos Aires.

Melisa Tatiana Slep

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 16: Rivista Essereuropa

16 17

Com'è cominciato il lavoro del

Centro di Eccellenza Jean Monnet

(CEJM) a Buenos Aires?

La nascita del CEJM poggia su alcuni

anni di lavoro fatto all'interno del Punto

Europa, un centro dedicato all'Europa,

creato presso la sede dell'Università di

Bologna qui a Buenos Aires fra il 2002 e il

2003, sulla base di una esperienza pilota

fatta presso il campo di Bologna-Forlì,

dove ancora oggi esiste un Punto Europa-

Europe Direct, diretto dalla professoressa

Giuliana Laschi.

A sua volta, la nascita del Punto Europa

non sarebbe stata possibile senza

l'esistenza del Master in Relazioni

Internazionali Europa-America Latina. È

infatti nell'ambito di quel master e delle

sollecitazioni dei colleghi argentini al suo

interno che nacque l'idea di fare della sede

un punto di riferimento non solo per i

l a t i n o a m e r i c a n i s t i i t a l i a n i e

latinoamericani, ma per gli esperti italiani

e latinoamericani di Europa. Per questo,

l'allora direttore Giorgio Alberti mi invitò a

insegnare integrazione europea a Buenos

Aires e a associare all'insegnamento la

creazione di un centro di riflessione

sull'Europa.

Quali sono i principali progetti che si

sono sviluppati a Buenos Aires? A

quali si sta lavorando in questo

momento?

Il progetto principale è, a mio avviso, la

rivista Puente@Europa, di cui abbiamo

festeggiato a giugno scorso i dieci anni. C'è

poi la Newsletter, complementare alla

rivista, perché centrata su temi di attualità

e con periodicità più ravvicinata. A livello di

formazione, ci sono i corsi offerti nel

Master e, fino all'anno scorso, quelli di

trenta ore annuali aperti a un pubblico più

vasto su temi di integrazione europea,

diretti dalla professoressa Susana Czar de

Zalduendo. Si tratta di una tipologia di

modulo a cui tutti i membri del CEJM sono

molto affezionati, perché è stato quello che

ha inaugurato le azioni Jean Monnet della

sede. Per quanto riguarda gli eventi, mi

piace ricordare i nostri seminari

internazionali che svolgiamo regolarmente

da quattro anni con il sostegno della stessa

azione Jean Monnet, e i cicli tematici di

cinema, che conduciamo assieme a Yael

A destra, la Prof.ssa

Sebesta e a sinistra, la

deputata europea Inés

Ayala Sender, nel

seminario “Venti anni del

trattato di Maastricht:

nuove sfide per la

governanza economica”,

aprile 2013".

Fonte: Università di

Bologna – sede di Buenos

Aires.

Fotografia: PuntoEuropa. Centro de Excelencia Jean Monnet.

Poggi, la responsabile della biblioteca della

sede che, da sempre, si occupa anche,

come si dice in Argentina, di “extensión

cultural”.

Come funziona la struttura del

finanziamento per il Centro?

I fondi europei del CEJM arrivano solo

dall'azione Jean Monnet. È uno dei pochi

programmi dedicati alla ricerca e

all'insegnamento. Altri richiedono la

produzione di studi “policy-oriented”; ma

il profilo del centro è accademico – non

siamo un think tank. Non abbiamo mai

cercato il coinvolgimento di enti

governativi locali (coinvolgimento che è

invece nei cromosomi del Punto Europa-

Europe Direct di Forlì), ma piuttosto delle

università argentine che si occupano di

Europa e di integrazione. Evidentemente

Jean Monnet, politico e consigliere

economico francese, ispiratore della

"Dichiarazione Schuman” del 9 maggio 1950.

E' uno dei padri fondatori della

Comunità Europea del Carbone e

dell’Acciaio (CECA), primo passo verso

l'integrazione europea.

I fondi europei del CEJM arrivano solo dall'azione Jean Monnet. È uno dei pochi programmi dedicati alla ricerca e all'insegnamento. Altri richiedono la produzione di studi “policy-oriented”; ma il profilo del centro è accademico – non siamo un think tank.

non è la stessa cosa creare un centro

europeo dentro o fuori dal territorio

dell'Unione Europea: gli obiettivi strategici

sono diversi e diversi quindi sono i partner.

Quali sono le prospettive per il

funzionamento di questo Centro di

Eccellenza nei prossimi anni?

Le prospettive di vita del CEJM non sono

rosee, ma, nelle attuali circostanze storiche,

come potrebbe essere altrimenti?

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 17: Rivista Essereuropa

16 17

Com'è cominciato il lavoro del

Centro di Eccellenza Jean Monnet

(CEJM) a Buenos Aires?

La nascita del CEJM poggia su alcuni

anni di lavoro fatto all'interno del Punto

Europa, un centro dedicato all'Europa,

creato presso la sede dell'Università di

Bologna qui a Buenos Aires fra il 2002 e il

2003, sulla base di una esperienza pilota

fatta presso il campo di Bologna-Forlì,

dove ancora oggi esiste un Punto Europa-

Europe Direct, diretto dalla professoressa

Giuliana Laschi.

A sua volta, la nascita del Punto Europa

non sarebbe stata possibile senza

l'esistenza del Master in Relazioni

Internazionali Europa-America Latina. È

infatti nell'ambito di quel master e delle

sollecitazioni dei colleghi argentini al suo

interno che nacque l'idea di fare della sede

un punto di riferimento non solo per i

l a t i n o a m e r i c a n i s t i i t a l i a n i e

latinoamericani, ma per gli esperti italiani

e latinoamericani di Europa. Per questo,

l'allora direttore Giorgio Alberti mi invitò a

insegnare integrazione europea a Buenos

Aires e a associare all'insegnamento la

creazione di un centro di riflessione

sull'Europa.

Quali sono i principali progetti che si

sono sviluppati a Buenos Aires? A

quali si sta lavorando in questo

momento?

Il progetto principale è, a mio avviso, la

rivista Puente@Europa, di cui abbiamo

festeggiato a giugno scorso i dieci anni. C'è

poi la Newsletter, complementare alla

rivista, perché centrata su temi di attualità

e con periodicità più ravvicinata. A livello di

formazione, ci sono i corsi offerti nel

Master e, fino all'anno scorso, quelli di

trenta ore annuali aperti a un pubblico più

vasto su temi di integrazione europea,

diretti dalla professoressa Susana Czar de

Zalduendo. Si tratta di una tipologia di

modulo a cui tutti i membri del CEJM sono

molto affezionati, perché è stato quello che

ha inaugurato le azioni Jean Monnet della

sede. Per quanto riguarda gli eventi, mi

piace ricordare i nostri seminari

internazionali che svolgiamo regolarmente

da quattro anni con il sostegno della stessa

azione Jean Monnet, e i cicli tematici di

cinema, che conduciamo assieme a Yael

A destra, la Prof.ssa

Sebesta e a sinistra, la

deputata europea Inés

Ayala Sender, nel

seminario “Venti anni del

trattato di Maastricht:

nuove sfide per la

governanza economica”,

aprile 2013".

Fonte: Università di

Bologna – sede di Buenos

Aires.

Fotografia: PuntoEuropa. Centro de Excelencia Jean Monnet.

Poggi, la responsabile della biblioteca della

sede che, da sempre, si occupa anche,

come si dice in Argentina, di “extensión

cultural”.

Come funziona la struttura del

finanziamento per il Centro?

I fondi europei del CEJM arrivano solo

dall'azione Jean Monnet. È uno dei pochi

programmi dedicati alla ricerca e

all'insegnamento. Altri richiedono la

produzione di studi “policy-oriented”; ma

il profilo del centro è accademico – non

siamo un think tank. Non abbiamo mai

cercato il coinvolgimento di enti

governativi locali (coinvolgimento che è

invece nei cromosomi del Punto Europa-

Europe Direct di Forlì), ma piuttosto delle

università argentine che si occupano di

Europa e di integrazione. Evidentemente

Jean Monnet, politico e consigliere

economico francese, ispiratore della

"Dichiarazione Schuman” del 9 maggio 1950.

E' uno dei padri fondatori della

Comunità Europea del Carbone e

dell’Acciaio (CECA), primo passo verso

l'integrazione europea.

I fondi europei del CEJM arrivano solo dall'azione Jean Monnet. È uno dei pochi programmi dedicati alla ricerca e all'insegnamento. Altri richiedono la produzione di studi “policy-oriented”; ma il profilo del centro è accademico – non siamo un think tank.

non è la stessa cosa creare un centro

europeo dentro o fuori dal territorio

dell'Unione Europea: gli obiettivi strategici

sono diversi e diversi quindi sono i partner.

Quali sono le prospettive per il

funzionamento di questo Centro di

Eccellenza nei prossimi anni?

Le prospettive di vita del CEJM non sono

rosee, ma, nelle attuali circostanze storiche,

come potrebbe essere altrimenti?

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 18: Rivista Essereuropa

18 19

Argentina e Unione Europea:

una cooperazione a 360 gradi

Come già ribadito, storicamente

l'Argentina è uno dei partner principali

dell'UE e sono numerosi gli accordi di

cooperazione tra le parti: si va dall'Accordo

di cooperazione commerciale ed

economica del 1990 a quello sulla

cooperazione scientifica e tecnologica del

1999, fino alla Dichiarazione congiunta in

materia di diritti umani

del 2008.

I n s o m m a , t r a

Argentina ed UE esiste

un rapporto di speciale

importanza, dovuto a

storic i legami di

carattere culturale e

sociale, ma non solo.

E' bene ricordare che l'Argentina è, insieme

al Brasile, uno dei due membri più influenti

del Mercosur, blocco di integrazione

regionale che rappresenta uno sbocco

fondamentale per diversi prodotti europei

in America Latina. Soprattutto dopo la crisi

argentina del 2001, l'agenda bilaterale è

diventata un'agenda su più settori: si è

passati dalla cooperazione in campo

economico fino alla cooperazione in

termini di aiuti allo sviluppo.

I progetti per il periodo 2000-2006 si

sono focalizzati sulla coesione sociale, i

diritti umani, la competitività e la

facilitazione degli scambi commerciali. I

progetti per il periodo 2007-2013 si sono

invece concentrati sul rafforzamento

dell'istruzione, della formazione e dello

sviluppo di risorse umane, con il fine di

migliorare la competitività dell'Argentina

nei settori principali della propria

struttura sociale.

I finanziamenti dell'UE sono stati

destinati a progetti specifici presentati da

attori della società civile o dalle autorità

locali e questo metodo permette di far

arrivare i fondi al “basso invece che

all'alto”. Tra i progetti di maggiore rilievo

ricordiamo il sostegno all'assistenza

sanitaria e alla formazione in sette

province del nord dell'Argentina:

Catamarca, Corrientes, Chaco, Misiones,

Jujuy, Santiago del Estero e Tucuman.

Il contributo comunitario al progetto è

stato molto elevato, circa tredici milioni

di euro, ed è stato sviluppato tra il 2005 e il

2010. La difficile situazione economica e

sociale del Paese ha avuto gravi

conseguenze per il settore della sanità

pubblica. Il declino si riflette anche

nell assistenza sanitaria privata, prodotto

dalla drastica caduta della quantità di

affiliati. Per tutti questi motivi l'impatto

del progetto è stato molto positivo,

generando 225 centri sanitari attrezzati e

'

tre centri di salute restaurati. Inoltre ha

creato diverse unità mobili sanitarie in

funzionamento ed i centri di salute nelle

sette province argentine sono stati

e q u i p a g g i a t i c o n s t r u m e n t i d i

prevenzione all'avanguardia.

Un a l tro progetto di enorme

importanza, questa volta a impatto più

tecnologico che sociale, è quello

c o n c e r n e n t e l o s v i l u p p o d e l l e

L'Argentina è uno dei Paesi latinoamericani di maggior interesse

per l'UE, tanto che, dopo la crisi del 2001, la stessa è stata

supportata nel proprio percorso di risanamento con il

finanziamento, con fondi comunitari, di diversi progetti

soprattutto in campo sociale. Soldi spesi per dare benefici

sostanzialmente alle fasce più deboli della popolazione.

Mariana Trinidad Corvaro

Immagini cedute da Biotecsur per fini divulgativi.

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 19: Rivista Essereuropa

18 19

Argentina e Unione Europea:

una cooperazione a 360 gradi

Come già ribadito, storicamente

l'Argentina è uno dei partner principali

dell'UE e sono numerosi gli accordi di

cooperazione tra le parti: si va dall'Accordo

di cooperazione commerciale ed

economica del 1990 a quello sulla

cooperazione scientifica e tecnologica del

1999, fino alla Dichiarazione congiunta in

materia di diritti umani

del 2008.

I n s o m m a , t r a

Argentina ed UE esiste

un rapporto di speciale

importanza, dovuto a

storic i legami di

carattere culturale e

sociale, ma non solo.

E' bene ricordare che l'Argentina è, insieme

al Brasile, uno dei due membri più influenti

del Mercosur, blocco di integrazione

regionale che rappresenta uno sbocco

fondamentale per diversi prodotti europei

in America Latina. Soprattutto dopo la crisi

argentina del 2001, l'agenda bilaterale è

diventata un'agenda su più settori: si è

passati dalla cooperazione in campo

economico fino alla cooperazione in

termini di aiuti allo sviluppo.

I progetti per il periodo 2000-2006 si

sono focalizzati sulla coesione sociale, i

diritti umani, la competitività e la

facilitazione degli scambi commerciali. I

progetti per il periodo 2007-2013 si sono

invece concentrati sul rafforzamento

dell'istruzione, della formazione e dello

sviluppo di risorse umane, con il fine di

migliorare la competitività dell'Argentina

nei settori principali della propria

struttura sociale.

I finanziamenti dell'UE sono stati

destinati a progetti specifici presentati da

attori della società civile o dalle autorità

locali e questo metodo permette di far

arrivare i fondi al “basso invece che

all'alto”. Tra i progetti di maggiore rilievo

ricordiamo il sostegno all'assistenza

sanitaria e alla formazione in sette

province del nord dell'Argentina:

Catamarca, Corrientes, Chaco, Misiones,

Jujuy, Santiago del Estero e Tucuman.

Il contributo comunitario al progetto è

stato molto elevato, circa tredici milioni

di euro, ed è stato sviluppato tra il 2005 e il

2010. La difficile situazione economica e

sociale del Paese ha avuto gravi

conseguenze per il settore della sanità

pubblica. Il declino si riflette anche

nell assistenza sanitaria privata, prodotto

dalla drastica caduta della quantità di

affiliati. Per tutti questi motivi l'impatto

del progetto è stato molto positivo,

generando 225 centri sanitari attrezzati e

'

tre centri di salute restaurati. Inoltre ha

creato diverse unità mobili sanitarie in

funzionamento ed i centri di salute nelle

sette province argentine sono stati

e q u i p a g g i a t i c o n s t r u m e n t i d i

prevenzione all'avanguardia.

Un a l tro progetto di enorme

importanza, questa volta a impatto più

tecnologico che sociale, è quello

c o n c e r n e n t e l o s v i l u p p o d e l l e

L'Argentina è uno dei Paesi latinoamericani di maggior interesse

per l'UE, tanto che, dopo la crisi del 2001, la stessa è stata

supportata nel proprio percorso di risanamento con il

finanziamento, con fondi comunitari, di diversi progetti

soprattutto in campo sociale. Soldi spesi per dare benefici

sostanzialmente alle fasce più deboli della popolazione.

Mariana Trinidad Corvaro

Immagini cedute da Biotecsur per fini divulgativi.

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 20: Rivista Essereuropa

20 21

Colombia e

Unione Europea: insieme

per la pace

L'UE ha confermato ancora una volta di essere un modello di

esportazione di democrazia e tutela dei diritti umani fondamentale

in America Latina. La Colombia è stata uno dei Paesi che ha

beneficiato positivamente delle politiche di cooperazione promosse

da Bruxelles. Il sostegno europeo dato alle alle vittime del conflitto

interno al Paese rappresenta una dimostrazione di grande rilevanza.

Le politiche pubbliche in Colombia

L'attuale Piano di Sviluppo "Prosperità

per tutti", del presidente Juan Manuel

Santos, prevede politiche di sicurezza

d e m o c ra t i c h e e u n a "p ro s p e r i t à

democratica", ed è una strategia

focalizzata sulle "locomotive economiche",

i n p a r t i c o l a r e n e i s e t t o r i d e l l e

infrastrutture, dell'industria mineraria,

dello sviluppo agricolo e dell'innovazione.

Occorre sottolineare che in Colombia è

in atto un processo di continuità rispetto

alle politiche economiche e sociali del

periodo precedente che rientra nel quadro

di pianificazione strategica sviluppata nel

passato governo chiamato "Vision

Colombia II Centenario: 2019". Tale

progetto mira a rafforzare un modello

socio-economico senza esclusione, basato

sulla parità di opportunità e di equità

sociale.

Il problema delle migrazioni interne

Mentre la Colombia ha sperimentato

diversi approcci per il raggiungimento

degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio,

con una valutazione favorevole delle

variabili macroeconomiche, gli indicatori

sociali sono leggermente migliorati, ma è

stato comunque necessario non solo

mantenere, ma aumentare la spesa ed

affrontare le politiche sociali sostenibili di

Anno I, n. 0 - Settembre 2013

biotecnologie nel Mercosur (circa sei milioni di euro di

finanziamento): l'obiettivo era di stabilire ed applicare una

strategia regionale per il settore della biotecnologia e

facilitare il trasferimento tecnologico dal mondo

accademico al settore privato. L'impatto generato è stato

molto positivo ed è stata creata una piattaforma

biotecnologica regionale, "Biotecsur", con i membri del

mondo accademico, pubblico e privato.

Questi sono solo alcuni casi in cui l'UE, in cooperazione

con l'Argentina, ha ampliato i suoi sforzi. La speranza è che

nuovi progetti si moltiplichino nei prossimi due anni,

soprattutto a seguito del vertice UE-America Latina, tenuto

a Santiago del Cile lo scorso gennaio. per il periodo 2013 -

2015. La domanda che molti si pongono è: ci sarà un

significativo ritorno dei finanziamenti concessi

all'Argentina oppure la regola del “do ut des” che funziona

tacitamente in questi casi non avrà alcun tipo di

evoluzione?

“...dopo la crisi

argentina del

2001, l'agenda

bilaterale è

diventata

un'agenda su più

settori: si è passati

dalla cooperazione

in campo

economico fino

alla cooperazione

in termini di aiuti

allo sviluppo.”

Germán Zarama

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Immagini cedute da Biotecsur per fini divulgativi.

Page 21: Rivista Essereuropa

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Colombia e

Unione Europea: insieme

per la pace

L'UE ha confermato ancora una volta di essere un modello di

esportazione di democrazia e tutela dei diritti umani fondamentale

in America Latina. La Colombia è stata uno dei Paesi che ha

beneficiato positivamente delle politiche di cooperazione promosse

da Bruxelles. Il sostegno europeo dato alle alle vittime del conflitto

interno al Paese rappresenta una dimostrazione di grande rilevanza.

Le politiche pubbliche in Colombia

L'attuale Piano di Sviluppo "Prosperità

per tutti", del presidente Juan Manuel

Santos, prevede politiche di sicurezza

d e m o c ra t i c h e e u n a "p ro s p e r i t à

democratica", ed è una strategia

focalizzata sulle "locomotive economiche",

i n p a r t i c o l a r e n e i s e t t o r i d e l l e

infrastrutture, dell'industria mineraria,

dello sviluppo agricolo e dell'innovazione.

Occorre sottolineare che in Colombia è

in atto un processo di continuità rispetto

alle politiche economiche e sociali del

periodo precedente che rientra nel quadro

di pianificazione strategica sviluppata nel

passato governo chiamato "Vision

Colombia II Centenario: 2019". Tale

progetto mira a rafforzare un modello

socio-economico senza esclusione, basato

sulla parità di opportunità e di equità

sociale.

Il problema delle migrazioni interne

Mentre la Colombia ha sperimentato

diversi approcci per il raggiungimento

degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio,

con una valutazione favorevole delle

variabili macroeconomiche, gli indicatori

sociali sono leggermente migliorati, ma è

stato comunque necessario non solo

mantenere, ma aumentare la spesa ed

affrontare le politiche sociali sostenibili di

Anno I, n. 0 - Settembre 2013

biotecnologie nel Mercosur (circa sei milioni di euro di

finanziamento): l'obiettivo era di stabilire ed applicare una

strategia regionale per il settore della biotecnologia e

facilitare il trasferimento tecnologico dal mondo

accademico al settore privato. L'impatto generato è stato

molto positivo ed è stata creata una piattaforma

biotecnologica regionale, "Biotecsur", con i membri del

mondo accademico, pubblico e privato.

Questi sono solo alcuni casi in cui l'UE, in cooperazione

con l'Argentina, ha ampliato i suoi sforzi. La speranza è che

nuovi progetti si moltiplichino nei prossimi due anni,

soprattutto a seguito del vertice UE-America Latina, tenuto

a Santiago del Cile lo scorso gennaio. per il periodo 2013 -

2015. La domanda che molti si pongono è: ci sarà un

significativo ritorno dei finanziamenti concessi

all'Argentina oppure la regola del “do ut des” che funziona

tacitamente in questi casi non avrà alcun tipo di

evoluzione?

“...dopo la crisi

argentina del

2001, l'agenda

bilaterale è

diventata

un'agenda su più

settori: si è passati

dalla cooperazione

in campo

economico fino

alla cooperazione

in termini di aiuti

allo sviluppo.”

Germán Zarama

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Immagini cedute da Biotecsur per fini divulgativi.

Page 22: Rivista Essereuropa

22 23

governo.

Così, riconoscendo la grave situazione

causata da spostamenti forzati, lo Stato

colombiano ha sviluppato una politica di

attenzione pubblica per questa parte della

popolazione, in conformità agli indicatori

di effettivo godimento dei loro diritti.

Il ruolo dell'Unione Europea

Da quanto precede, la strategia globale

dell'Unione Europea in Colombia si basa

sull'analisi che non esiste una soluzione

unica per promuovere la pace nel Paese,

ma che tuttavia è necessario affrontare allo

stesso tempo i vari elementi del conflitto

interno.

Perciò l'UE mira a fornire sia assistenza

alle vittime che la promozione della pace ed

il raggiungimento di una soluzione

duratura attraverso la coesione sociale.

Così, il progetto "Sviluppo regionale , la

pace e la stabilità -DRPE-", è stato

promosso con l'obiettivo di rafforzare le

condizioni per lo sviluppo, la pace e la

riconciliazione, attraverso processi che

promuovono lo svi luppo umano,

t e r r i t o r i a l e , s o c i o - e c o n o m i c o , e

specificamente per aiutare le autorità e le

comunità locali nelle aree colpite dalla

violenza attraverso iniziative sociali e

politiche economiche necessarie per

promuovere lo sviluppo regionale.

Prospettive attuali

Il più grande e recente progresso

inerente alla soluzione del problema degli

s p o s t a m e n t i f o r z a t i , è s t a t o l a

promulgazione della legge 1448 del 2011

–vittime, riparazione e rinnovamento di

terre- con cui il governo ha posto le basi per

l'attuazione di politiche pubbliche per la

cura, l'assistenza e la riparazione alle

vittime. In questo scenario, al fine di

creare az ioni d i co l laboraz ione ,

c o m p l e m e n t a r i e t à a r m o n i c a e

l ' a p p l i c a z i o n e d e i p r i n c i p i d i

partecipazione congiunta, l'accordo di

finanziamento con l'UE DRPE1 prevede di

condurre uno studio al fine di individuare,

analizzare e produrre informazioni utili

per migliorare la qualità dei dibattiti

politici pubblici su temi rilevanti come la

legge 1448 del 2011. Il lavoro effettuato

rappresenta uno sforzo per generare gli

input necessari per accompagnare i

processi di costruzione collettiva circa la

questione della restituzione della terra e

dell'attuazione della legge citata

Questa confluenza di attori, di interessi

e di azioni sul tema della terra nella regione,

p e r m e t t e a n c h e u n a p i ù a m p i a

articolazione istituzionale che favorisce il

dialogo tra lo Stato e la società, nonchè la

creazione di un database con informazioni

uniche, in particolare nel campo dei diritti

u m a n i , d e l l o s v i l u p p o r u r a l e e

dell'ambiente.

Anno I, n. 0 - Settembre 2013

Unità di Restituzione delle Terre

L'UE mira a

fornire

assistenza alle

vittime,

promozione

della pace e

coesione sociale.

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 23: Rivista Essereuropa

22 23

governo.

Così, riconoscendo la grave situazione

causata da spostamenti forzati, lo Stato

colombiano ha sviluppato una politica di

attenzione pubblica per questa parte della

popolazione, in conformità agli indicatori

di effettivo godimento dei loro diritti.

Il ruolo dell'Unione Europea

Da quanto precede, la strategia globale

dell'Unione Europea in Colombia si basa

sull'analisi che non esiste una soluzione

unica per promuovere la pace nel Paese,

ma che tuttavia è necessario affrontare allo

stesso tempo i vari elementi del conflitto

interno.

Perciò l'UE mira a fornire sia assistenza

alle vittime che la promozione della pace ed

il raggiungimento di una soluzione

duratura attraverso la coesione sociale.

Così, il progetto "Sviluppo regionale , la

pace e la stabilità -DRPE-", è stato

promosso con l'obiettivo di rafforzare le

condizioni per lo sviluppo, la pace e la

riconciliazione, attraverso processi che

promuovono lo svi luppo umano,

t e r r i t o r i a l e , s o c i o - e c o n o m i c o , e

specificamente per aiutare le autorità e le

comunità locali nelle aree colpite dalla

violenza attraverso iniziative sociali e

politiche economiche necessarie per

promuovere lo sviluppo regionale.

Prospettive attuali

Il più grande e recente progresso

inerente alla soluzione del problema degli

s p o s t a m e n t i f o r z a t i , è s t a t o l a

promulgazione della legge 1448 del 2011

–vittime, riparazione e rinnovamento di

terre- con cui il governo ha posto le basi per

l'attuazione di politiche pubbliche per la

cura, l'assistenza e la riparazione alle

vittime. In questo scenario, al fine di

creare az ioni d i co l laboraz ione ,

c o m p l e m e n t a r i e t à a r m o n i c a e

l ' a p p l i c a z i o n e d e i p r i n c i p i d i

partecipazione congiunta, l'accordo di

finanziamento con l'UE DRPE1 prevede di

condurre uno studio al fine di individuare,

analizzare e produrre informazioni utili

per migliorare la qualità dei dibattiti

politici pubblici su temi rilevanti come la

legge 1448 del 2011. Il lavoro effettuato

rappresenta uno sforzo per generare gli

input necessari per accompagnare i

processi di costruzione collettiva circa la

questione della restituzione della terra e

dell'attuazione della legge citata

Questa confluenza di attori, di interessi

e di azioni sul tema della terra nella regione,

p e r m e t t e a n c h e u n a p i ù a m p i a

articolazione istituzionale che favorisce il

dialogo tra lo Stato e la società, nonchè la

creazione di un database con informazioni

uniche, in particolare nel campo dei diritti

u m a n i , d e l l o s v i l u p p o r u r a l e e

dell'ambiente.

Anno I, n. 0 - Settembre 2013

Unità di Restituzione delle Terre

L'UE mira a

fornire

assistenza alle

vittime,

promozione

della pace e

coesione sociale.

Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013

Page 24: Rivista Essereuropa

ESSER UROPAE

RINGRAZIAMENTI

Niccolò Rinaldi

Deputato al Parlamento Europeo

Luca Sparnacci

Unione Province Italiane - Toscana

Francesc Morata

Professore Cattedra Jean Monnet

all'Università Autonoma di

Barcellona

Lorenza Sebesta

Professoressa Cattedra Jean Monnet

all'Università di Bologna (sede di

Buenos Aires)

Marco Lombardo

Professore Università di Bologna

Spartaco Caldararo

Consigliere Capo Segreteria della

Direzione Generale per la

Cooperazione allo Sviluppo

Maria Grazia Rando

Coordinamento Cooperazione

Decentrata del Ministero degli Affari

Esteri

Micaela Valentino

Consulente Coordinamento

Cooperazione Decentrata del

Ministero degli Affari Esteri

Marco Imperiale

Cooperfidi Italia

Francesca Paron

Dirigente della Regione Emilia-

Romagna

Irene Cannistrà

Grafica ed autrice del logo

"EsserEuropa”

Rivista distribuita esclusivamente in formato digitale.

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Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013