rivista 2006

28
1 Ogni volta che lascio Sas- soferrato per tornare nella città dove vivo, provo due sen- timenti apparentemente con- trastanti, ma in effetti assolu- tamente coerenti con la storia di un “sassoferratese nel mondo”: lascio con dispiacere un liquido amniotico, cioè Sassoferrato, nel quale riesco a vivere perfettamente a mio agio, per riprendere la mia vita quotidiana, nel mondo, con motivazioni importanti, che sono variate nei diversi tempi della vita, ma sicuramente di diverso valore rispetto a quel- lo che può darmi la vita senza tempo, il liquido amniotico, rispetto alla “vita quotidiana” con tutti i ruoli che devi inter- pretare per sopravvivere. Tutti noi che ci riconosciamo in quest’Associazione, quindi sassoferratesi di prima, se- conda o terza generazione e oltre, di fatto riconosciamo che la nostra vita trova senso e completezza aggiungendo a tutto quello che abbiamo, dalla famiglia alle relazioni fino alle cose meno importanti o più lontane, la Rocca e tutto quel- lo che intorno c’è di bello e di brutto. Le nostre famiglie d’origine, seguendo ondate periodiche collegate a momenti di crisi generale, come i dopoguerra, in particolare, come la chiusu- ra delle diverse attività produt- tive della zona, sono state costrette a trovare equilibrio e benessere altrove, sia in Italia che all’estero in paesi più o meno lontani: apparteniamo a famiglie di emigranti che hanno subìto la violenza del- l’abbandono senza poter effet- tuare una libera scelta, né sul “dove andare” né, tanto meno, sul “dover andare” a prescin- dere da tutto. Per chi è “dovuto andare” il “voler ritornare” assume un significato emozionale molto profondo che spesso assume un valore che cresce con il crescere dell’età: da giovani, quando ci si libera dei vincoli familiari, le vacanze servono per inseguire emozioni forti e mari lontani; più avanti con l’età si trova lo spazio per pas- sare da queste parti e risco- prire il piacere di entrare in un ambiente che ti accetta per quello che sei e t’ingloba, cioè ti consente di rientrare nel tuo liquido amniotico dal quale sei in definitiva uscito allontanan- doti da Sassoferrato non solo come luogo fisico, ma anche come ricordo. Ogni volta che scendendo per le “colline” e dopo una certa curva mi appare la Rocca e tutta la “skyline” del paese, sento lo stesso “click” che mi riposiziona su una lunghezza d’onda, assolutamente diver- sa da quella che avevo dentro di me solo un metro prima di fare quella curva, che mi rein- serisce nel grande grembo da cui provengo. Essere figlio di “emigranti” aumenta in modo esponenzia- le il valore del ritorno: non è una gita occasionale dalla quale si ritorna a casa con qualche foto in più, è un viag- gio per ripristinare parte delle nostre cellule che in qualche modo ci consente di sostenere la vita fuori del grembo, cioè il quotidiano. La nostra Associazione, al di là di quanto scritto sui freddi documenti notarili della sua fondazione, vuole riattivare e mantenere attivo un collega- mento emozionale con una parte essenziale di noi stessi: il luogo di origine personale o delle nostre famiglie o delle persone che rappresentano i nostri affetti; vorremmo cioè essere il “cordone ombelica- le” tra il grande mondo in cui viviamo, e il piccolo mondo da cui proveniamo. il presidente Timoteo Benedetti Palazzo comunale Sassoferrato mia

Upload: pamela-damiani

Post on 03-Jul-2015

124 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Rivista 2006

1

Ogni volta che lascio Sas-soferrato per tornare nellacittà dove vivo, provo due sen-timenti apparentemente con-trastanti, ma in effetti assolu-tamente coerenti con la storiadi un “sassoferratese nelmondo”: lascio con dispiacereun liquido amniotico, cioèSassoferrato, nel quale riescoa vivere perfettamente a mioagio, per riprendere la mia vitaquotidiana, nel mondo, conmotivazioni importanti, chesono variate nei diversi tempidella vita, ma sicuramente didiverso valore rispetto a quel-lo che può darmi la vita senzatempo, il liquido amniotico,rispetto alla “vita quotidiana”con tutti i ruoli che devi inter-pretare per sopravvivere.Tutti noi che ci riconosciamoin quest’Associazione, quindisassoferratesi di prima, se-conda o terza generazione eoltre, di fatto riconosciamoche la nostra vita trova sensoe completezza aggiungendo a

tutto quello che abbiamo, dallafamiglia alle relazioni fino allecose meno importanti o piùlontane, la Rocca e tutto quel-lo che intorno c’è di bello e dibrutto.Le nostre famiglie d’origine,seguendo ondate periodichecollegate a momenti di crisigenerale, come i dopoguerra,in particolare, come la chiusu-ra delle diverse attività produt-tive della zona, sono statecostrette a trovare equilibrio ebenessere altrove, sia in Italiache all’estero in paesi più omeno lontani: apparteniamo afamiglie di emigranti chehanno subìto la violenza del-l’abbandono senza poter effet-tuare una libera scelta, né sul“dove andare” né, tanto meno,sul “dover andare” a prescin-dere da tutto.Per chi è “dovuto andare” il“voler ritornare” assume unsignificato emozionale moltoprofondo che spesso assumeun valore che cresce con il

crescere dell’età: da giovani,quando ci si libera dei vincolifamiliari, le vacanze servonoper inseguire emozioni forti emari lontani; più avanti conl’età si trova lo spazio per pas-sare da queste parti e risco-prire il piacere di entrare in unambiente che ti accetta perquello che sei e t’ingloba, cioèti consente di rientrare nel tuoliquido amniotico dal quale seiin definitiva uscito allontanan-doti da Sassoferrato non solocome luogo fisico, ma anchecome ricordo.Ogni volta che scendendo perle “colline” e dopo una certacurva mi appare la Rocca etutta la “skyline” del paese,sento lo stesso “click” che miriposiziona su una lunghezzad’onda, assolutamente diver-sa da quella che avevo dentrodi me solo un metro prima difare quella curva, che mi rein-serisce nel grande grembo dacui provengo.Essere figlio di “emigranti”

aumenta in modo esponenzia-le il valore del ritorno: non èuna gita occasionale dallaquale si ritorna a casa conqualche foto in più, è un viag-gio per ripristinare parte dellenostre cellule che in qualchemodo ci consente di sostenerela vita fuori del grembo, cioè ilquotidiano.La nostra Associazione, al dilà di quanto scritto sui freddidocumenti notarili della suafondazione, vuole riattivare emantenere attivo un collega-mento emozionale con unaparte essenziale di noi stessi:il luogo di origine personale odelle nostre famiglie o dellepersone che rappresentano inostri affetti; vorremmo cioèessere il “cordone ombelica-le” tra il grande mondo in cuiviviamo, e il piccolo mondo dacui proveniamo.

il presidenteTimoteo Benedetti

Palazzo comunale

Sassoferratomia

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 1

Page 2: Rivista 2006

2

Quando ci si prefigge di darvita ad un periodico, uno deiprimi problemi che il grupporedazionale si propone dirisolvere è quello di portareavanti nel migliore dei modi ilproprio progetto editorialeattraverso il quale comunicaree trasmettere idee e proposteche siano tali da poter anchegarantire una continuità diseguito e di lettura.“SASSOFERRATO MIA!” è unapubblicazione, però, cheaccanto all’obiettivo, a cuiabbiamo appena adessoaccennato, si propone, percerto qual verso, di gettareuna sorta di sfida a questanostra civiltà globalizzata e, inqualche modo, omologata,dove ogni cosa, ogni luogo,apparentemente, sembra es-sere uguale. Qui si vuol dareconsapevolezza che anchenell’era della globalizzazione èpossibile, ancora, salvare lespecificità culturali di un terri-torio preservandole dallafagocitazione spersonalizzan-te cui sembra tendere la cultu-ra del nostro tempo.Ecco, allora, poiché il periodi-co vuol avere come lettori einterlocutori privilegiati pro-prio quei cittadini che, pervarie ragioni, i casi della vitahanno portato a vivere lontanoda questi luoghi, che uno dei

primi obiettivi è quello di aiuta-re questi sassoferratesi amantenere vivo dentro di loro,la storia, le tradizioni, i luoghid’origine, attraverso unaforma di dialogo tutto partico-lare che può instaurarsi tra chiè residente e chi è emigrato,affinché Sassoferrato siasempre e comunque, perentrambi, il territorio di riferi-mento. Non si tratta qui di sca-dere in un ormai logoro e abu-sato “amarcord” quanto piut-tosto di motivare e argomenta-re, con valide ragioni, le rispo-ste agli interrogativi, spessonon facilmente accettabili, inparticolare sul piano esisten-ziale, che nascono neimomenti di crisi e di incertez-za. Ci si pone il problema dicontribuire a dare soluzionirecuperando le logiche, leradici storiche e culturali chefanno e hanno fatto di Sasso-ferrato e dei suoi abitanti ununicum umano possibile soloin un contesto qual è quelloche qui si è determinato e cheha agito e agisce in tutti i sas-soferratesi. Queste parole,scritte da chi, come me , non èoriginario di queste terre, nonappaiano fuor di luogo, sem-mai vengano viste ancor piùprobanti dei contenuti affer-mati, proprio perché chi scri-ve, in virtù della ormai lunga

frequentazione e partecipa-zione alla vita culturale di que-sta città, per certi aspetti èentrato a farne parte, la senteun po' anche come sua e laporta dentro di sé come partedella propria storia personale. “SASSOFERRATO MIA” vuolanche comunicare i processidi trasformazione di questoterritorio e di questo centro econdividere, con quella partedi suoi cittadini che vivonoaltrove, le aspettative, le diffi-coltà, i progetti di sviluppo peril futuro, tutto ciò che agendosul tessuto umano ed urbanomodifica il modo di esseredella città e dei suoi abitanti, iquali, in sintonia con i muta-menti socio-culturali dellarealtà italiana, non possonofermarsi nel loro cammino dicrescita e di costruttivo ag-giornamento. Si tratta, quindi,per il periodico di informare eparlare di quelle attività che,nel quotidiano, via via, impe-gnano e agiscono sul profilodella città qualificandolo erendendolo sempre più alto.Dal settore socio-economico,si pensi ai processi di sviluppoed industrializzazione del terri-torio, le speranze e i timori deigiovani o degli imprenditoridella città, ad esempio; a quel-lo culturale che si esprimeattraverso eventi di rilievo e

qualificano sempre più emeglio Sassoferrato in sinto-nia con la propria storia e ipropri progetti di futuro.Pensiamo alla rassegna “G.B.Salvi”, al Congresso Interna-zionale di Studi Umanistici edal Seminario di Alta Culturariservato ai giovani studiosi ditutto il mondo, alla rassegnaregionale delle edizioni nume-rate intitolata a “Bartolo daSassoferrato”, al premio dipoesia “Baldassarre Olimpo”,alle diverse strutture musealiche, compromesse dal terre-moto di qualche anno fa, viavia tornano ad essere fruibili ea tante altre iniziative in varisettori, didattici, sportivi, ecc.Nel dare inizio a questa pub-blicazione il gruppo redazio-nale non dimentica, poiché loritiene importante, che moltonumerosi sono i sassoferrate-si sparsi un po’ in tutto ilmondo e con loro, ripetiamolo,vuol aprire e mantenere vivoun dialogo per pensare a pro-getti che rispondano ai bisognidi crescita e di sviluppo uma-no e sociale di questa cittàche, al di là di una generaleappartenenza al mondo, co-munque, appartiene a tutti isassoferratesi e alla qualeessi indissolubilmente appar-tengono.

Vitaliano Angelini

CI PRESENTIAMO

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 2

Page 3: Rivista 2006

3

“A Sud-Est del passo diScheggia, in fondo alle ultimeondulazioni di quell’Appen-nino Umbro Marchigiano cosìselvaggiamente bello con isuoi dossi arrotondati copertidi folti boschi e le sue roccegrigiastre che sembranoassaltare il cielo con puntefrastagliate e fantastiche,sorge tra il verde delle viti e icampi a cultura variataSassoferrato”. Così nel 1910Guido Vitaletti avviava unapoetica pagina dedicata aquesto paese dell’entroterraanconitano. Sassoferrato è una città permolti versi affascinante: losplendido paesaggio ricco diverde, le variazioni cromati-che delle sue terre e le suecase, il cielo per molti mesidell’anno tinto di profondoazzurro, i fiumi e i ruscelli ches’insinuano dal piano entro levallate come lamine d’argen-to, un fitto tessuto di strade eviottoli risalenti dal fondo vallealla cima del colle, dove l’altae massiccia Rocca dell’Al-bornoz in silenziosa solitudine,vigila minacciosa ogni sognonemico, gli alti monti che dif-fondono immagini di mistichevisioni nell’alto luminoso oriz-zonte, la disegnano comeun’immagine sospesa tra cieloe terra, in un immenso anfitea-tro di colli lussureggianti divariate e fitte alberate, di mon-tagne dalla grinta feroce perle rocce tagliate a picco sopraboscaglie e paurosi burroni.La parte più alta della città è ilCastello, al quale si giunge

con fatica, isolato com’è sullacima del colle roccioso, chedalla confluenza del Marena edel Sanguerone nel Sentino sialza con impeto sulla vallata.La visione di questo imponen-te agglomerato di case, chie-se, monasteri, pubbliche resi-denze, che fanno tutt’uno conla roccia del colle e la fortezzaalbornoziana, si configuracome un lungo racconto, oracarico di torbide vicendeguerresche e furiose vendet-te, ora disteso e romanticocome una canzone del suopoeta più popolare Baldas-sarre Olimpo, ora caldo e toc-cante come la preghiera chesale nella sera con i rintocchidelle campane delle tantechiese che fanno rivivere, conle memorie d’un passato riccodi storie e di leggende, la poe-sia profonda della vita e l’ar-monia grandiosa del paesag-gio.“Prima che un’insana mania distruggitrice avesse trasforma-to in un serbatoio d’acqua lavecchia fortezza e i moderniabitatori avessero imbrattatocon mille colori buon numerodelle case, Sassoferrato con-servava nelle linee generali,con i bastioni in rovina, leporte, le chiese e i numerosiedifizi di mattoni senza intona-co, l’austera severità dellecostruzioni medioevali”.Il suolo ferruginoso e forseanche la Rocca dell’Albornozche poggia pittoresca e solita-ria su una rupe rugginosa, die-tro alla città, che porta perarme un sasso fasciato di

ferro sormontato da una coro-na, il nome di Sasso-Ferrato”.Il ripensamento della saggia elungimirante politica degliattuali amministratori, apertoalle nuove sollecitazioni d’unacultura più attenta ai valoridella storia e alle esigenzedella nuova società, sta ricom-ponendo pezzo a pezzo, sulleimmagini del tessuto storico,urbanistico, attraverso ilrestauro dei monumenti piùinsigni quali: il Palazzo deiPriori, la Rocca dell’Albornoz,Palazzo Oliva, PalazzoMontanari, le Chiese di S.Pietro, di S. Francesco, di S.Maria della Pace, degli exMonasteri di S. Croce e di S.Bartolomeo, delle strade edelle piazze, l’immagine piùantica e genuina, riparandocosì i guasti dell’incuria edelle devastazioni. Questevaste operazioni di restauroridanno vita e splendore allecose più belle del patrimonioambientale creato dalla gentesassoferratese, con faticosolavoro e intenso impegno d’in-telligenza creativa nel corsodei secoli. Sassoferrato èsorto dalla distruzione delmunicipio romano di Sen-tinum, quando i profughi, ab-bandonata la pianura dell’agrosentinate, cominciarono a co-struire abitazioni e rifugi sul-l’altura del colle più vicino,che consolidato come stanzia-mento abitativo, con unapopolazione socialmente or-ganizzata, nel 1019 meritò daGiovanni XIX il titolo di città.Per tutto il Medio Evo, in pote-

re di Azzo III d’Este, Marchesedi Ferrara, poi sotto la signoriadegli Atti, Sassoferrato accre-sce il suo prestigio con la cul-tura, il commercio, il lavoro deicampi e la pastorizia, l’artigia-nato nelle varie forme, le gran-diose opere di difesa del cen-tro con una fitta distribuzionea catena di imponenti castellie di posti fortificati per il con-tado: Rotondo, Monterosso,Castagna, Gaville.Talvolta si è trovata coinvoltain lunghe e sanguinose guerrecon terre limitrofe e prepoten-ti signori, talaltre è assalita esaccheggiata, si ricorda conorrore la più feroce e umilian-te, la scorreria di FrancescoSforza, ma sempre si risollevacon il coraggio e con l’audaciadel suo popolo” che abbando-na gli opifici e le campagne ecorre a dar di piglio alle spadee alle balestre, perché ha sen-tito dalla natura indole fiera egenerosa costanza, come lotestimonia anche un’anticaiscrizione, che rispecchia fe-delmente il carattere degli abi-tanti: “Saxum ferro jungor;cordis constantia firmor”.Nel periodo della Signoriadegli Atti, che termina persommossa popolare con lacacciata e l’uccisione di Luiginel 1460, Sassoferrato vive ilmomento più glorioso dellasua storia; la città si consoli-da, la struttura urbana, iniziataattorno al nulla, si apre ad unaciviltà culturalmente avanzatanelle lettere, nelle arti, nellareligiosità.Sono i secoli del sorgere dei

STANZE A LAUDARE LA CARA PATRIA

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 3

Page 4: Rivista 2006

4

grandi monasteri, di S.Croce,di S. Emiliano, delle belle chie-se di S. Francesco, di S. Pietro,e di tutta la fioritura delle par-rocchie e le pievi del contado.Il Trecento sarà il secolo diBartolo che qui avrà i natalinelle scuole sorte accanto aimonasteri che di qui si alzeràcome una gran luce a illumi-nare la stagione della rina-scente civiltà dell’occidentecon la riscoperta e riorganiz-zazione dei fondamenti deldiritto e della giustizia; ed aiconventi di quella splendidaciviltà del primo umanesimoche prosegue senza soluzionedi continuità si rivestirà anuovo nel secolo con l’artevibrante di poesia e di devo-zione, del grande pittoreGiambattista Salvi. Una civiltà culturale questache spazia dalla poesia all’ar-chitettura, dallo studio deldiritto alla medicina, dalla teo-logia alla filosofia, dalla piùalta contemplazione spiritualealla fredda pratica dell’artemilitare; luce della gente sas-soferratese che irraggerà nelmondo, da quei grandi perso-naggi, tuttora indicati e ammi-rati esempi di genialità creati-va, di fulgido pensiero e diazione rapida e sicura come,Bartolo, il Card. Oliva, Niccolòe Torquato Perotti, Ungaro eCarlo degli Atti, Pandolfo Col-lenuccio, Pietro Paolo Agabiti,i Chirurgi, Baldassarre Olimpo,Pietro Bizzarri, BentivoglioBentivogli e la schiera splen-dente dei santi e missionari,come i Beati Pietro e Nicolò,S. Ugo e il Beato Alberto.La partecipazione alla culturadella gente sassoferratese,notevole per intensità dellepresenze, per vastità e perelevatezza delle contribuzioni ,esaltava, già nel ‘400, la poe-sia di Baldassarre Olimpo, chenelle “Stanze a laudare la

cara patria” con orgogliosacommozione proclamava:

“Questo Sasso gentil doveson nato

d’acuti ingegni sempre èstato pieno…

Dieci dottor di legge hoggison vivi,

et quattro cavalieri sperond’oro,

quattro medici erpeti honestie divi

che sembra un Galieno ognundi loro

quattro maestri de scola: enon son privi

di quel saper che cerca ilverde alloro:

et questa è verità, nessun sevanta,

e sonvi de notari ancor qua-ranta”.

Si tratta di quel sapere cheaffonda nell’esperienza e chesi esprime per detti, per favo-le, per proverbi; si tratta diquei sentimenti che il popolorivive nei personaggi e nei fattiinventati e fantasticati conl’anima sognante del fanciulloe che tramanda con le canzo-ni, le leggende e il teatro.Civiltà della parola che educa,che allieta la festa, che ac-compagna il lavoro dei campie delle botteghe, che solenniz-za i riti sacri e profani dellaconvivenza popolare. Civiltàdella parola che il popolo tra-duce in civiltà dell’immaginenelle umili raffigurazioni cheabbelliscono gli oggetti e glistrumenti di lavoro, gli spazidomestici e pubblici, cheornano di ricordi e di bellezzagli orizzonti del piccolo mondo,in cui la gente vive.Tanta storia e tanta civiltà nonpoteva offuscarsi in unmomento e la tradizione so-pravvive nel tempo, soprattut-to quando una gente, comequella sassoferratese, ad essa

si lega come al migliore patri-monio da conservare e tra-mandare da una generazioneall’altra, quale preziosa inalie-nabile eredità. Così dal sec.XVII ad oggi, seppure le vicen-de storiche hanno convulsa-mente mutato condizioni divita, di pensiero, di aspirazionie di valori, anche in queste, avolte volute a volte subitemodificazioni, questa gente hasaputo conservare una imma-gine delle origini e soprattuttoun legame profondissimo conle sue radici.È forse a queste ragioni dellegame ombelicale con la sto-ria e la tradizione che si rac-corda il vigoroso sforzo direcupero e restauro, messo inatto dalla politica degli attualiamministratori, per riportare alpresente e consegnare alfuturo, l’antica immagine diSassoferrato.Da un secolo a questa parteuna profonda tensione scorrenella cultura sassoferrateseche via via s’è palesata e hapreso corpo nelle operazionidi alcune eminenti personali-tà, come Vincenzo Vimercati,Guido Vitaletti, RodolfoCecchetelli-Ippoliti, Don Albe-rico Pagnani, che con le lororicerche storico-artistichehanno riproposto i valori del-l’antichità, come nella praticapolitico-amministrativa l’on.Albertino Castellucci e i suoisuccessori hanno tradottol’aspirazione ideale, come loscultore Carlo Canestrari nellaricerca creativa ne ha incar-nato i simboli immaginativi,come nei termini letterari loscrittore Raul Lunardi la ten-sione lirica in consonanza conle istanze di crisi dell’etica,come Rinaldo Passeri, OfeliaGarofoli ed altri, sulle rime dia-lettali, hanno recuperato lesignificazioni più interiori delsenso del vivere alla maniera

antica e popolare, come nelleforme più alte dell’oratoria, P.Antonio Lisandrini ha sublima-to l’inclinazione al dialogo ealla comunicazione di massa. Si accennava più sopra ad unconcetto di storia inteso comerecupero delle proprie radicidelle genti sassoferratesi,sarebbe però sbagliato se sipensasse che questo gelosoamore per la propria origine etradizioni, si definisse qualedimensione di conservatori-smo. Essa al contrario, è unaprecisa forma di razionalizza-zione storica, attraverso cui,gli eredi di quelle popolazioni– le quali fuggendo da Sen-tinum, con caparbia, tenacia,nonostante concreti rischi, siaggrapparono alla “terra”quale madre in cui riconoscer-si e identificarsi – oggi conti-nuano lo sviluppo di un propriobisogno di identità, con laterra appunto, il colore del suocielo, le sue luci, l’odore dellasua vegetazione.Da questa continuità si defini-sce e rafforza di certo il dina-mismo instancabile dei sasso-ferratesi più simile alla ricercainstancabile degli artigianimedievali a cui molto somi-gliano, ancor oggi, la laborio-sità degli operatori di questearee; grazie alla viva intelli-genza dei quali, la città puòoffrire un tenore di vita più chedignitoso a tutti i suoi abitanti,una dimensione su misura“d’uomo” al visitatore. Ciò èpossibile proprio perché legenti di questa città, ancoroggi, come ieri e come semprehanno saputo definire unacontinuità di sviluppo chiara-mente basata sulla precisaconoscenza del passato, chepone a fondamento della pro-pria evoluzione sia culturalesia economica sia umana.

Stefano Trojani

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 4

Page 5: Rivista 2006

5

Discorso tratto da una predicadi Padre Antonio Lisandrini,sassoferratese, il più grandeoratore sacro del secolo XX,tenuta a Sassoferrato in occa-sione dello scoprimento delmonumento innalzato sul colledella Pace in onore di SanFrancesco. L’intero discorso èripreso nel volume “PadreLisandrini” pubblicato dall’I-stituto Internazionale di StudiPiceni. Sassoferrato.

“Naturalmente ha voluto direuna barzelletta il nostro P.Franco ma certamente, l’emo-zione che provo in questomomento è così profonda ecomplessa che non trovaparole per esprimersi. Rivedo iluoghi, dove un giorno hopianto – direbbe il poeta – unsorriso ora mi sembra un pian-to. Ha qualche cosa di nostal-gico, di inesprimibile, il sensoquasi di un grande ritorno.E sto venendo a voi da un girodel mondo e portando con meil mondo intero. Tante facce,tanti pubblici, tanti luoghi

diversi, tante razze, tanti conti-nenti.Ed ora eccomi a Sassoferrato!C’è un cordone ombelicale,che unisce ciascuno di noi alnatio loco, indistruttibile. È illuogo, dove noi siamo nati, sichiama la regione marchigia-na che si può distinguere datutte le altre regioni, perchéfiorisce sotto il segno dell’ar-monia.Le Marche. Basta guardarlesoltanto sotto l’aspetto geo-grafico, nella loro fisionomiaesteriore: dalle montagnegigantesche che urlano, si puòdire, alle stelle, i monti Sibillini,il monte Catria, alla dolcezzadelle colline stupende, al ritmodelle vallate, dal Marecchia alTronto, allo scroscio delleacque che incalzano lungo levalli, per perdersi nella musicadi questo nostro meravigliosomare Adriatico. Terra dell’ar-monia, questa nostra regione,perché terra di confine, sem-bra raccogliere in sintesi stu-penda le qualità delle regionisettentrionali e le positive

affermazioni delle re-gioni meridionali. Sotto il segno dell’ar-monia, le Marche, negliatteggiamenti e neiconnotati etnici e spiri-tuali delle loro popola-zioni, eccellenti tra lealtre, per sobrietà, persaggezza, per equili-brio morale.Sotto il segno dell’ar-monia, le Marche, nellastoria della cultura, lamusica delle pietre chegrandeggia in ogni vil-laggio, in ogni città,dalle cattedrali aipalazzi municipali, fino

a toccare il vertice nell’e-spressione bramantesca.Terra dell’armonia nella musi-ca dei colori, che vanno daGentile da Fabriano nellafosforescenza splendente deisuoi dipinti, su su fino ai verti-ci della perfezione di Raffaello.Terra dell’armonia, le Marche,quando nell’architettura deisuoni, dei ritmi si innalza dalpianto divino d’un Pergolesiche canta lo Stabat Mater invetta al Calvario fino alle risa-te gioiose, alla letizia del vive-re che si scatena nelle sinfo-nie di Rossini, cigno di Pesaro.Terra dell’armonia, le Marchenostre, quando sillabandol’italiano nascente del Dolcestil novo con Cecco d’Ascoliarriva poi ai vertici, in campomondiale, nella purezza dellaparola di marca leopardiana.E finalmente, terra dell’armo-nia, le Marche, per la perfezio-ne morale dei suoi più illustriesponenti che si chiamano isanti, tanto da poter esserestata definita la “Regione stel-lata”, per lo splendore di que-ste stelle meravigliose che sichiamano appunto i più altiesponenti della perfezioneevangelica.E se questa è la Marca,Sassoferrato mia, tu sei comeuna gemma splendente, alcentro di questo splendidissi-mo affresco marchigiano!Sassoferrato mia!Veniamo da lontano noi sasso-ferratesi.Quando a Roma c’era il deser-to, noi sentinati eravamo giàcarichi di cultura, e quando ilmessaggio di Cristo invase lerive del Tevere, noi diSassoferrato sentimmo che lanostra cultura incominciava a

sprofondare le sue radici inquesta civilizzazione che veni-va dalla Palestina: la civiltà ela cultura cristiana, con inostri santi sassoferratesi,seguaci di San Francesco diAssisi, Nicolò di Sassoferrato,uno dei primi martiri della rivo-luzione francescana, e ilBeato Pietro di Sassoferrato,per altri versi e sotto altri titoli,San Silvestro e Sant’Ugo,almeno adottivamente nostri.E avanti, nelle forme e nel-l’espressione più alta e piùspecifica, noi abbiamo gridatoal mondo il primato dello spiri-to con la lucerna juris, il gran-de Bartolo da Sassoferrato.Davanti al Palazzo di giustiziadel caput mundi, della capitaledel mondo, sta la statua di unsassoferratese, il maestrofrancescano della giurispru-denza, Bartolo.E, ancora, nell’età umanistica,quando l’Italia era maestra diciviltà nel mondo, Sassofer-rato toccava le vette con ilPerotti, con l’Olimpo, conl’Agabiti per arrivare poi allecime della dinastia Salvi, checominciando i suoi passi dalnostro convento, arriverà suscala mondiale con il Grande,detto per eccellenza “ilSassoferrato”, che porterà ilsorriso delle Madonne da uncapo all’altro dell’universo.E per arrivare a noi e comin-ciare il discorso - io vi preghe-rò di essere pazienti, staserami debbo sfogare - Sasso-ferrato mi sta nell’anima e sta-sera debbo proprio fare unarimpatriata con i miei amici,con i miei paesani. Nel tempodella guerra questo conventoha dato la misura di sé, comecentro di accoglienza, prote-

SASSOFERRATO MIA

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 5

Page 6: Rivista 2006

6

zione e cultura.Un nome soltanto in epocacontemporanea, sul piano del-l’arte e della letteratura,Vitaletti, di marca francesca-na, perché ha saputo dettareuno dei messaggi più alti neiriguardi del Poverello dell’Um-bria.Sassoferrato mia! Il cordoneombelicale con questa miapatria non l’ho potuto mairescindere, perché è qui che imiei occhi si sono aperti,hanno mirato le prime immagi-ni e le prime visioni di questimonti: il monte Cucco, il monteStrega, il monte Catria e S.Croce. È qui che l’udito ha per-cepito i primi suoni, le primearmonie… le campane delconvento della Pace che simescolavano con le campane,il concerto di San Pietro, lecampane di Santa Maria conle campane di Santa Croce, le

campane di San Facondinocon quelle della Chiesa degliScalzi…È qui, che la mia fantasiainfantile, aprendosi, ha com-piuto i primi ricami con i suoivoli.È qui, dove la mia intelligenzaha preso dai miei paesani, daimiei compatrioti, dai sassofer-ratesi a svilupparsi nelle primearticolazioni didattiche…È qui, che il mio carattere,sentimentale se volete, maforte si è formato…È qui, infine, che la mia parola,la mia flessione dialettale haassunto i suoi dolci, inconfon-dibili connotati…La sassoferratesità l’ho presanel sangue, la paesanità diSassoferrato mi è rimastanegli abissi della mia perso-na…E da qui, movendo i miei passi,sono andato in giro per tutte le

strade del mondo, in tutte lecittà italiane, portando Sas-soferrato nei miei occhi, nelmio cervello, nel mio cuore,nelle mie vene, nelle mie cel-lule… Sono andato nei teatri,sulle piazze fuori d’Italia, dallaFrancia all’Inghilterra…Hofatto il giro del mondo, portan-do con me queste espressioninative, queste meravigliosemodulazioni del natio loco.Sassoferrato mia! Mi haiaccompagnato quando da-ll’Iraq sono andato all’Iran, daIsraele sono andato in Egitto,dalla Siria sono andato inGrecia, quando sono andatonel Pakistan. Ho portato Sas-soferrato con me nel lontanoOriente: a Singapore, a HongKong, a Macao, a Manila… midomandavano: “dove seinato?”.Sassoferrato riemergeva, contutta la sua potenza creatrice

dentro, nelle profondità delmio spirito, insopprimibile.Sassoferrato mia, ti ho accom-pagnato all’estrema punta delmondo, là, in Giappone a Tokioe poi dall’altra parte, nelleisole Hawaii…Tu sei rimastacon me, nelle pieghe della miaanima.Sassoferrato mia!...Stasera… (che non sia un sin-tomo di vecchiaia piuttostoquesto che sto provando?!)tanta sentimentalità a contattocol natio loco…Non vorrei davvero che fosseuna sorta…ma io credo di no,perché quando mi hannodetto: “Tu devi parlare aSassoferrato”, ho sentito unrimescolio nel sangue.Ecco era tutta la mia essenzanativa che si risollevava e vor-rei dire si restaurava”.

P. Antonio Lisandrini

Sassoferrato sorge pressol’antica città di Sentinum, fa-mosa per essere stata teatro,nel 295 a.C., della famosa“battaglia delle Nazioni” fral’esercito romano e la legagallo-sannitica, in cui trovò lamorte il console Publio DecioMure, che offrì la vita agli deiin cambio della vittoria. Sentinum scomparve nell’VIII-X secolo quando, a causadella fame e di un’epidemia dipeste, fu abbandonata dagliabitanti, incalzati anche dalleincursioni dei barbari. Nel1150 circa il conte Atto degliAtti, originario di Genga, fondòil castello di Sassoferrato,primo nucleo di quello chesarà il paese. I discendenti degli antichi sen-tinati, abbandonati i loro rifugi,popolarono la zona costruen-do edifici con i materiali recu-perati da Sentinum.Nel corso del tempo Sasso-ferrato fu occupata prima daiMalatesta da Rimini e succes-sivamente da Braccio Forte-braccio da Montone, da

Francesco Sforza che sac-cheggiò la città e infine, sta-volta pacificamente, dal DucaValentino. Nel 1460 Sassoferrato divennelibero comune e assunsel’aspetto di città fortificata,munita di imponenti mura dicinta. I secoli successivi fu-rono piuttosto oscuri e trava-gliati: nel XVIII secolo la cittàfu coinvolta nelle guerre chetravagliarono lo Stato Pon-tificio a cui apparteneva; nel1798 entrò a far parte dellaRepubblica Romana, procla-mata dai Francesi, ma l’annoseguente i cittadini attuaronouna controrivoluzione e nomi-narono tre Priori. Nel 1808Napoleone cedette Sasso-ferrato al Regno Italico, nel1815 la città subì l’occupazio-ne austriaca e in seguito furestituita alla Chiesa. Nel 1860Sassoferrato divenne partedel Regno d’Italia. Alla fine delXIX secolo furono attivate nelterritorio ricerche minerarieche apportarono notevolibenefici economici alla popo-

lazione e che diedero l’avvioad un imponente sviluppodemografico e culturale. Nel1910 fu inaugurato il troncoferroviario Sassoferrato-Urbi-no, ora ridotto alla trattaSassoferrato-Pergola. La se-conda guerra mondiale segnòun momento tragico e deva-stante per tutta la penisola,ma durante il periodo post bel-lico la città seppe riprendersi,formando un polo industriale edando impulso all’istruzione e

alla cultura. L’attività indu-striale si è accresciuta anchenegli ultimi anni, favorendo losviluppo economico e portan-do ad un aumento della popo-lazione, che oggi oscilla intor-no alle 7800 unità.

Dati salientiAbitanti: 7.800Altitudine: 386 m s.l.m.Superficie: 135,20 kmq

Tiziana Gubbiotti

SASSOFERRATO IERI E OGGI

Scavi di Sentinum: le terme

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 6

Page 7: Rivista 2006

7

La tradizione vuole che l’abba-zia di Santa Croce debba lasua fondazione ai conti Atti,feudatari del luogo, intornoalla metà del XII secolo. Allostato attuale degli studi sem-bra sia più corretto retrodata-re la fondazione alla finedell’XI secolo e in effetti unaprima menzione della chiesa sidaterebbe al gennaio del 1105a proposito di un documentoin possesso del monastero diS. Vittore da cui si evince cheil conte Boccone, della fami-glia degli Atti, avendo ricevutodall’abate il castello diPietrafitta, si impegnava a nonvendere o ad alienare ad altriche ai loro eredi o al monaste-ro di Santa Croce le pertinen-ze del castello: a questa dataquindi il monastero doveva giàesistere, se non addiritturatutto il complesso abbaziale.Per quanto riguarda la fonda-zione le opinioni non sonoconcordi nell’attribuzione allafamiglia dei conti Atti, ancheperché nelle carte medievalila denominazione più frequen-te sembra essere quella diMonasterium Sanctae CrucisComitum de Tripudio, con rife-rimento alla mitica famiglia deiconti di Trapozzo. In realtànella documentazione non sifa mai cenno ad una contea di

Trapozzo: sembra perciò che ildominio comitale in questionesia quello del conte Raniero lecui proprietà si estendevanonella zona fra Nocera eCamerino. In favore dell’ipote-si di fondazione ad opera deiconti di Trapozzo si cita latestimonianza dell’Anonimosassoferratese che nel suomanoscritto del 1753, dedicatoalla “Storia dell’antica cittàdel Sentino Rosella e Sasso-ferrato” afferma che i fondato-ri furono proprio i conti diTrapozzo che in quell’epocaerano signori anche delcastello della Torricella nellevicinanze. L’abbazia di SantaCroce è un complesso archi-tettonico appartenente ad ungruppo di quattro chiese,datate tra l’XI ed il XII secolo,caratterizzate da una pianta acroce greca con un nucleoquadrangolare il cui spaziointerno è caratterizzato danove campate, tre absidi chescandiscono la parete difondo e altre due absidi con-trapposte in corrispondenzadelle pareti laterali. Si tratte-rebbe di uno schema di originiorientali che conosce la mas-sima diffusione nelle chiesebizantine della Grecia e deiBalcani. I quattro edifici ec-clesiali sono: San Vittore alle

Chiuse presso Genga che rap-presenta il prototipo rispetto alquale si allineano le altre,Santa Croce di Sassoferrato,Santa Maria delle Moie pres-so Jesi e San Claudio alChienti presso Corridonia. LaChiesa di Santa Croce deiConti era ricchissima di opered’arte. Le pitture contavano unpolittico del XV secolo cherappresenta i quattro Evan-gelisti con Cristo e la Ma-donna, probabilmente operadi un pittore fabrianese, dipin-to con colori vivaci e fondo inoro; una preziosa tavola, data-ta 1524, opera di Pietro PaoloAgabiti raffigurante SanBenedetto con la Regola inmano, accanto ad altri Santi ea sei monaci; una tela del 1738rappresentante San Romual-do, probabilmente eseguita daFrancesco Trevisani; l’altare diSan Biagio era arricchito dauna grande tela del XVII seco-lo raffigurante il Santo e ilBeato Michele inginocchiati aipiedi della Madonna; il quadrodel Beato Alberto che benedi-ce una giovane donna risale alXIX secolo è attribuito a un pit-tore di Jesi. Oggi tutti i dipintisono stati rimossi dalla Chiesaper motivi di sicurezza, com-preso il prezioso paliotto del-l’altare maggiore di epoca sei-

centesca, mentre rimangono,a testimonianza dell’anticosplendore dell’edificio, alcunimeravigliosi affreschi, fra cuiquello attribuito a GiovanniAntonio da Pesaro che sovra-sta l’altare maggiore, un affre-sco che, restaurato in annirecenti, ha restituito immaginie colori davvero straordinari.Sopra la porta della Chiesa c’èuna bella Madonna conBambino di delicata fattura,inserita in una lunetta incorni-ciata la decorazioni a rilievo.La Chiesa possedeva anchepregevoli sculture, anch’esserimosse. Santa Croce, essen-do stata edificata utilizzandoanche materiale sentinatesecondo una consuetudinemolto diffusa nel medioevo,mostra la presenza di colonnee lapidi provenienti dall’anticacittà di Sentinum: i pezzi anti-chi non sono indiscriminata-mente usati come materialeda costruzione, ma scelti ecollocati in base a intenti stili-stici ben precisi. L’edificio èchiuso da tempo, ma l’auspi-cio è che possa quanto primaessere riaperto e fruito comele sue bellezze artistiche, non-chè il contesto paesaggisticoin cui è inserita, meritano.

Pamela Damiani

L’ABBAZIA DI SANTA CROCE DEI CONTI

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 7

Page 8: Rivista 2006

8

S. Ugo nacque a Serra SanQuirico, nelle Marche, dallaricca e nobile famiglia degliAtti, nella prima metà del sec.XIII (1230-1235). Ebbe comefratello il beato Giuseppe, chefu secondo Priore Generaledell’Ordine di S. Benedetto diMontefano. Dopo una breveesperienza di studio aBologna, spinto dall´amoreper Cristo si ritirò nel mona-stero di S. Giovanni diSassoferrato (AN), accoltodallo stesso S. Silvestro, delquale voleva seguire l´asceti-co stile di vita. A nulla valsel´opposizione paterna: Ugo,come a suo tempo S. Fran-cesco, rinunciò alle ricchezzepaterne e alle lusinghe seco-

lari per abbracciare la vitamonastica. La sua virtù fu pre-sto nota ai confratelli e allapopolazione, in favore dellaquale si prodigò con opere dimisericordia e con la predica-zione per l´edificazione deifedeli. Operò numerosissimimiracoli. Morì il 26 luglio intor-no al 1270. Il suo corpo, sepol-to in un primo momento nellachiesa del monastero di S.Giovanni Battista, riposa ora inquella di S. Maria del Piano inSassoferrato. Nel 1756 Bene-detto XIV ne approvò il culto,annoverandolo tra i beati dellaChiesa. È patrono di Sasso-ferrato, che ne celebra lafesta il 26 luglio, e di Serra SanQuirico. Fra i miracoli si ricor-

da quello dellac o n v e r s i o n edell´acqua invino: nella fra-zione di Vena-tura una donnaoffrì a S. Ugoun bicchiere diacqua, ma l´a-cqua si tramu-tò in vino perben due volte.A Serragualdodi Col Cassinonelle vicinanzedi Monterosso,S a n t ´ U g o ,mosso a com-passione perun gruppo dit a g l i a l e g n astremati dallafatica, colpen-do una rocciacon il suo ba-

stone fece scaturire una sor-gente di acqua freschissimache ancora oggi esiste ed èmeta di pellegrinaggi: molteguarigioni miracolose sonoavvenute, nel corso del tempo,grazie all´acqua della fonte.Nel XVIII secolo sopra la sor-gente fu eretta una chiesa apianta rettangolare, oggi note-volmente deteriorata: per ilsuo restauro si sta adoperan-do il Prof. Galliano Crinella,docente della facoltà diScienze della Formazionepresso l´Università di Urbino,al quale si augura di poter riu-scire nel lodevole intento.Anche a Montegranaro, inprovincia di Ascoli Piceno,dove Sant´Ugo operò numero-se guarigioni, egli fece sgor-gare una fonte di acqua mira-colosa che ancora esiste incontrada Vallone. Anche dopola sua morte continuarono leguarigioni prodigiose e glieccezionali miracoli: fra tuttisi deve almeno ricordare quel-lo avvenuto a Sassoferratodurante la seconda guerramondiale, quando il giovaneCostantino Fiori di soli 12 anniprecipitò dal ponte sulSentino, alto 15 metri, a pochipassi dalla Chiesa dove si tro-vano le reliquie del Santo. Ilragazzo uscì dall´acqua inco-lume. Anche Mariella Gub-biotti, che nel 1951 aveva solo8 anni, rimase illesa dopo unbrutto incidente stradale cheavrebbe potuto avere conse-guenze mortali, essendo statainvestita in pieno da un´autoproprio di fronte alla Chiesa:

come ex voto il padre UgoGubbiotti, artista sassoferrate-se, volle donare alla Chiesa 11formelle di legno argentato edorato da lui stesso scolpite,incastonate poi alla base delpadiglione che orna la cappel-la del Santo. La festa diSant´Ugo, da sempre moltosentita e partecipata a Sasso-ferrato, negli ultimi anni sem-bra aver perso la sua vitalità.Sarebbe utile e doveroso for-mare un Comitato che dessenuovo slancio ad una celebra-zione che, nei secoli, ha rive-stito così grande importanzaper la città di Sassoferrato,costituendo non solo un atte-stato di autentica devozioneper il Santo, ma anche unmomento di aggregazione e diaffiatamento fraterno per i cit-tadini. In molte città si sonoformate delle Confraterniteper occuparsi delle manifesta-zioni di culto riservate ai Santi:vogliamo lanciare un appelloaffinché si possa, anche aSassoferrato, realizzare unaConfraternita di Sant´Ugo cherivitalizzi una festività che nonpuò e non deve essere dimen-ticata.

Tiziana Gubbiotti

SANT’UGO DEGLI ATTI, PATRONO DI SASSOFERRATO

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 8

Page 9: Rivista 2006

9

LE MONACHE BENEDETTINE A SASSOFERRATO

L’attuale monastero del SacroCuore, in Sassoferrato castel-lo, vede il suo inizio inSassoferrato borgo in viaMontecavallo, nel 1268 quan-do venne fondato dalla BeataSantuccia Terrebotti da Gub-bio con il nome di Monasterodi S. Bartolomeo. La BeataSantuccia è una bella figuradel XIII secolo che fu chiama-ta a Roma dal PonteficeClemente IV per la riforma deiMonasteri, e a questa gara sidedicò con straordinario zelolasciando alla sua morte 26monasteri benedettini, da leifondati nelle varie regionid’Italia. Essendo avvolta nelsuo velo di quotidiana umiltàla storia dei primi cinquesecoli di vita del Monastero diS. Bartolomeo, passiamo agliinizi del 1800, agli anni turbino-si e tragici che sconvolserol’Italia. Anche da S. Bartolomeo lemonache furono scacciate ecostrette a rifugiarsi presso leloro famiglie, ma temendo divedere devastato o venduto ilproprio Monastero, con sacri-fici e tenace volontà s’impe-gnarono a riacquistarlo eappena un anno dopo la sop-pressione, nel 1811, la MadrePriora e due altre consorellepoterono rientrare, con esul-tanza nel cuore, nel Mona-stero.Man mano ritornarono tutte enel 1817 la comunità avevaraggiunto il numero di quindicimonache di coro, otto sorelleconverse e due probande. Ledifficoltà in cui si trovava il

Monastero non erano peròlievi e venivano ad aggravarlela ristrettezza del locale, l’umi-dità del fabbricato posto alridosso di un monte e più tardile lunghe e noiose vessazionida parte delle autorità munici-pali.Nel 1886, in ossequio alle leggidel tempo, sei giovani religio-se vennero espulse, spogliatedell’abito religioso e obbligatea tornarsene in famiglia. Solola Madre Badessa e le piùanziane, ebbero il permesso direstare in Monastero.Le giovani espulse potevanoavere solamente contatti dilavoro e la sera andare nell’at-tigua foresteria, unica casettarimasta in loro possesso, giac-chè il Monastero era statoespropriato dal Municipio perordine governativo, insiemeagli altri beni. Trascorsi ottoanni in queste dolorosissimecondizioni, finalmente nel1894, nel giorno del Patrociniodi S. Giuseppe, le sei monacheesiliate, fortificate nello spiri-to, rientrarono insieme ad unagiovane che da dieci anniattendeva il suo ingresso. Glianni passarono, ma si conti-nuò a vietare alle religiose diaccogliere nuove giovani, ifunzionari governativi si per-mettevano di entrare, in qua-lunque ora del giorno, nelleclausure, per visitare il Mo-nastero che volevano adibirea scuola.Per placare le autorità civili,che facevano di tutto per stan-care le pazienti ed eroichemonache, era pur necessario

allontanarsi da SassoferratoBorgo e rifugiarsi in Sas-soferrato Castello, in una casache era stata acquistata, dopotante privazioni e stenti, ap-punto per tale scopo. La notte del 31 Maggio 1903 leMonache di S. Bartolomeolasciarono l’antico Monasteroe, dal Borgo, precedute daSua Eccellenza Reverendis-sima Mons. Anselmini, Ve-scovo diocesano, seguite dalMaresciallo dei Regi Cara-binieri e dal delegato di Pub-blica Sicurezza, ascesero inCastello per ivi porre la loronuova dimora.Il tragitto procedette con lamassima tranquillità e fattol’ingresso nella nuova abita-zione il Vescovo Anselminicelebrò la S. Messa e fece unbellissimo discorso, con l’assi-stenza del ReverendissimoDon Romiro Festi, superioredel Monastero di S. Croce deiCamaldolesi, benedisse ilnuovo locale e la nuova prov-visoria Cappella. La casa era piccola e povera,ma la fede e l’alacrità delleconsorelle la trasformaronoben presto in Monastero: levocazioni affluirono, si molti-plicarono.A riconoscenza della singola-re protezione divina venneinnalzata, nel 1915, la bellachiesina dedicata al S. Cuoreche fu poi restaurata e consa-crata nel 1966. Anche il nuovocoro è balzato fuori da un diru-po di nove metri di profonditàed è lì, semplice ed austeronella sua linea architettonica,

quasi a sfiorare l’urto delvento ed il fragore dell’uraga-no.Dall’archivio del monasteroabbiamo tratto alcune interes-santi ricette:

I TRADIZIONALI FUNGHETTIIngredienti:

1 kg di farina 001 kg di zucchero100 grammi di anici

Lavorazione:Il tutto si prepara con unimpasto molto duro il giornoprima, l’acqua si mette pocoper volta. La forma deve esse-re quella di una pallottina unpo' aguzza e la circonferenzapiù o meno quella di unamoneta da un euro: una voltapreparati si lasciano su unatavola infarinata. Il giornosuccessivo si mettono a cuo-cere possibilmente nel forno alegna, alla sfornatura del panee quindi ad una gradazionebassa.

MACCHERONCINI CON LEBATTECCHEIngredienti:

farina di grano euova per la sfoglia dipastabrodo di tacchinarigaglie a pezzettiinsaporite con burroe sale

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 9

Page 10: Rivista 2006

10

una battecca (ba-stoncino di salice)un pettine del telaioper la tessitura

Lavorazione:Dopo aver fatto la sfoglia,tagliarla a strisce larghe 6-7centimetri e lasciarle adasciugare. Successivamentetroncarle a misura e avvolger-le alla battecca (grossa comeuna matita) per formare i mac-cheroncini. Far rotolare la bat-tecca sul pettine in modo da

imprimere su ogni macche-roncino l’impronta dei fili elasciarli asciugare bene dopoaverli tolti dal bacino. Versarenel brodo le rigaglie e poi imaccheroncini e cuocere aldente.

CURIOSITÁ: si tratta di unosquisito primo piatto diSassoferrato.A Genga li chiamano anellinima nella preparazione non siusa il pettine e nel brodo nonci sono le rigaglie.

LIQUORE CON IL LIMONE

Ingredienti:1 litro di spirito2 cortecce sottilissi-

me di limoni grandi800 gr di zucchero

Lavorazione:Mettere tutto in fusione per 48ore e poi fare lo sciroppo.Si fabollire 1,5 litri di acqua equando bolle si toglie il tuttodal fornello e si aggiunge lozucchero. Il giorno dopo siunisce l’acqua con lo zucche-

ro allo spirito tenuto in fusionecon le cortecce dei limoni.Filtrare il tutto. Più tempo siaspetta e più è buono.

Sebastiana Locci

LA PREZIOSA ICONA DI SAN DEMETRIO

I Musei di Sassoferrato, che siprevede riapriranno i battentifra brevissimo tempo (verosi-milmente in primavera), con-tengono numerosissimi repertiarcheologici e opere d’arteappartenenti alle più svariateepoche storiche, per la descri-zione dei quali si rimanda agliesaurienti scritti che nel corsodegli anni sono stati pubblica-ti a tal proposito. Tuttavia valela pena di soffermarsi unavolta di più su un pezzo parti-colarmente bello e raro, vantodella raccolta dei reliquiariperottiani, appartenente alMuseo Civico. Si trattadell’Icona di San Demetrio,preziosa opera d’arte bizanti-na risalente al XIV secolo, unpiccolo mosaico portatile susupporto ligneo, realizzato conpiccolissime tessere di rame,piombo, pietre preziose esemipreziose e marmi, inseritoin una cornice in lamina d’ar-gento dorato lavorata a sbalzodi epoca posteriore. Nellaparte alta e centrale della cor-nice è alloggiata una piccolaampolla in piombo contenen-

te, secondo quanto riportaun’iscrizione in greco, “ilsacro balsamo, che viene dalpozzo in cui il corpo del divinoDemetrio, battezzato conunguento fragrante, giacelasciandolo sgorgare e facen-do miracoli per tutto l’universoe per i fedeli”. Il balsamo inquestione, detto myron, faparte della leggenda di SanDemetrio, un santo particolar-mente venerato in Oriente: sinarra infatti che il balsamosgorgasse dalla sua tomba aTessalonica e che avesse pro-prietà miracolose. Il mosaicorappresenta il Santo, chevisse fra il III e il IV secolo, intenuta da guerriero e armatodi lancia e scudo con leonerampante su sfondo blu, sim-boli del suo ruolo nella salvez-za di Tessalonica, minacciatadagli Avari e dagli Slavi. Lafigura di San Demetrio, rimar-chevole per l’accuratezza deidettagli e per l’eleganza dellaposa, appare coerente conanaloghi modelli del periododei Paleologi. La parte bassadella cornice riporta alcune

iscrizioni in greco antico: sullasinistra O AGIOS (il Santo) esulla destra [DH] MH [?] TRIO[S] (Demetrios), mentre l’am-polla riporta sul recto O A DM(San Demetrios) e sul verso HAGIA QEODORA (SantaTeodora). Sul lato destro dellacornice quattro figure romboi-dali, formate da una serie dilettere greche, contengonol’indicazione delle reliquie delSanto, mentre nella sezionesinistra, ora scomparsa, le let-

tere dei rombi compongonouna preghiera rivolta a SanDemetrio da parte dell’impera-tore Giustiniano. La rarità delprezioso manufatto risiedenella raffinata e laboriosissi-ma tecnica di lavorazione enel fatto che gli oggetti di que-sto tipo conobbero una produ-zione estremamente limitata.La storia dell’Icona di SanDemetrio è lunga e avventuro-sa: realizzata da artigiani dellacorte di Costantinopoli, pare

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 10

Page 11: Rivista 2006

11

sia stata offerta in dono alCardinale Bessarione dalladelegazione orientale duranteil Concilio di Ferrara-Firenze(1438-1439), per essere inseguito donata dallo stessoCardinale al suo segretarioparticolare, Monsignor NicolòPerotti da Sassoferrato, ilquale nel 1472 la offrì alla suacittà natale, dove fu collocatain un primo tempo nelMonastero di Santa Chiara esuccessivamente presa in

custodia dal Municipio nel1861, insieme ad altri reliquiaridella Collezione Perotti.Rubata nel 1894 con tutta laraccolta e recuperata nel 1895dopo aver subito notevolimutilazioni, fu esposta nelMuseo Civico, nella primavetrina della Sala Perottiana,per essere in seguito restau-rata a cura dell’Opificio dellePietre Dure di Firenze e sotto-posta all’indagine col car-bonio 14 per stabilirne la data-

zione. Da allora la preziosaIcona del santo di Tessalonicaha compiuto diversi viaggi,accompagnata dal funzionariocomunale Marino Ruzziconi:nel 2004 è stata esposta perquattro mesi al MetropolitanMuseum of Art di NewYork, inoccasione della mostra “Bi-sanzio: La fede e il potere”,mentre nell’autunno 2005 èstata richiesta dalla cittàgreca di Salonicco (l’anticaTessalonica, di cui è patrono

San Demetrio, che vi nacque)per essere esposta nellaChiesa dedicata al Santo.L’accoglienza della popolazio-ne greca, presso la quale ilculto di San Demetrio è parti-colarmente fervido, è stataentusiastica e colma di auten-tica devozione.

[T. G.]

INTERVISTA AL RESPONSABILE MARINO RUZZICONI

Come prima cosa desidero rin-graziare il sig. Marino Ruzzi-coni per la disponibilità e perla simpatia dimostrata durantequesta intervista.Prima di iniziare l’avventurainsieme a lei, l’icona era giàstata esposta altrove?Nel 1982 l’icona di S. Demetriofu richiesta dai MusèesRoyaux d’Art et d’Histoire diBruxelles nell’ambito dellamostra Splendour of By-zantium, un prestito che ilComune fu costretto a negareper “l’estrema delicatezza erarità della tavola mosaico eper lo stato di conservazioneinaffidabile” come recitava ildocumento di risposta alMuseo di Bruxelles. Poi nel1997 l’icona era stata richiestaper partecipare alla mostra“Andar per mare: Puglia eMediterraneo tra mito e sto-ria” che si doveva tenere aBari, ma anche in questo casoil permesso non venne accor-

dato per motivi di sicurezza.L’esperienza di accompagna-re un’opera d’arte così impor-tante a New York, in uno deitempli dell’arte, deve esserestata un’esperienza notevole.Ce ne può parlare?È stata un’esperienza indi-menticabile, sono stato accol-to molto bene e ho avuto lapossibilità di conoscere alcunigrandi personaggi legati almondo della critica d’arte. J.Durand, curatore della sezio-ne d’arte bizantina del Louvredi Parigi, che aveva curato lascheda di catalogo dell’icona,ha espresso la sua profondastima verso il pezzo e ne hafatto una spiegazione moltoaccurata.Parlando poi con il curatoredel Metropolitan, saputo cheio ero di Sassoferrato, mi hadetto che in una sede distac-cata del Museo, si trovava uncalice del 1250 fatto fare aFirenze da un certo Pietro da

Sassoferrato. Tutti quanti, ingenerale, hanno dimostratogrande stima nei confrontidell’Italia e dell’arte italiana.Cosa può dirci dell’esperienzadi Salonicco?L’accoglienza è stata talmentetanto festosa al mio arrivo,che quasi non pensavo fosseper me e per l’icona che tra-sportavo; all’aeroporto c’erauna folla oceanica, il sindacoe tutte le autorità, c’era addi-rittura la banda e una granprocessione: in alcuni mo-menti o quasi avuto paura chetutta quella folla adorantepotesse rovinare l’icona e cosìho dovuto chiamare la sicu-rezza. Per festeggiare S.Demetrio è intervenuto ancheil Presidente greco che havoluto rendere omaggio al-l’icona. Sono anche stato invi-tato a pranzo con la massimaautorità della comunità deicapi ortodossi di Salonicco.Mi pare che abbia ricevuto un

trattamento di tutto rispetto,non è vero?Da Atene in poi sono semprestato scortato dalla Polizia,all’andata quando ero sull’ae-reo, qualcuno della sicurezzami ha chiamato, facendoaspettare tutti gli altri passeg-geri, finchè io e l’icona noneravamo al sicuro.Che differenza ha avvertito trale due manifestazioni?A New York l’apprezzamentoverso l’icona è stato esclusi-vamente artistico mentre aSalonicco l’importanza comeopera d’arte, andava in secon-do piano: lì S. Demetrio è ilpatrono perciò l’icona è stataaccolta come oggetto votivo,come simbolo da venerare einfatti, come ho già detto,c’era una ressa ad attendere ilmio arrivo.È stata un’esperienza davveromemorabile, difficilmente ladimenticherò!

[P. D.]

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 11

Page 12: Rivista 2006

12

SASSOFERRATO: UN GEMELLAGGIO CON MONACO E NONANTOLA?

Sassoferrato ha radici anti-che: il suo territorio risultaessere abitato addirittura dasei millenni, come afferma lostorico Don Alberico Pagnani,e molti sono stati i popoli chenel corso del tempo si sonoinsediati nella zona, ognunolasciando testimonianza di sé,dei propri costumi, delle pro-prie vicende storiche.Il momento più suggestivo, pernoi contemporanei, è sicura-mente quello relativo alla sto-ria di Sentinum, città primaumbra e successivamenteromana, teatro della famosa ecruenta battaglia che segnò laconclusione della terza guerrasannitica e che vide compiersila devotio del console PublioDecio Mure. Di Sentinum rimangono impor-tanti vestigia che vengonoriportate alla luce nel corso dinumerose campagne di scavo,da alcuni anni condotte con-giuntamente dalle Universitàdi Genova e di Urbino. Il Museo Archeologico, mettein mostra una cospicua eimportante collezione direperti, fra cui sculture, urnefunerarie, anfore, bronzetti eun mosaico pavimentale raffi-gurante Il ratto di Europa. Inrealtà i mosaici ritrovati nel-l’area archeologica diSentinum sono diversi: oltre aquello sopra citato ne fu trova-to uno con figure di mostrimarini, poi trasferito al MuseoArcheologico Nazionale diAncona, un altro che, essendostato ricoperto, pare si siarovinato irrimediabilmente euno, in marmi policromi e arti-sticamente di grande rilevan-za, di proprietà del Museo diMonaco di Baviera.

Il mosaico, di pregevolissimafattura, rappresenta il dio Aionall’interno dello Zodiaco e laTerra, sdraiata ai suoi piedi,circondata dalle QuattroStagioni. È proprio questomosaico, una riproduzione delquale è presente anche nelMuseo di Sassoferrato, che hafatto nascere l’idea di un pos-sibile gemellaggio con la cittàbavarese.L’“Associazione Sassoferrate-si nel mondo per Sasso-ferrato” già da tempo ha lan-ciato la proposta di un gemel-laggio e sta valutando le cittàpossibili candidate. Oltre aMonaco di Baviera è statapresa in considerazione lacittà di Nonantola, nei pressidi Modena, la cui storia èstrettamente legata a quella diSassoferrato. Il primo docu-mento in cui Sassoferrato èmenzionato in collegamentocon l’Abbazia di Nonantola èuna Bolla del papa CelestinoIII risalente al 1191, in cui ilCastrum Saxiferrati risultaessere incluso nelle proprietàdell’Abbazia; inoltre con unapergamena del 1200, conser-vata oggi nell’archivio mona-stico di Nonantola, si permetteformalmente che venga costi-tuita la Comunantia CastrorumSaxiferrati. Il Comune di Sassoferratonasce quindi per concessionedi questa potente comunitàreligiosa, che nel territoriodeteneva vasti possedimenti eche nel 1210 ottiene dall’impe-ratore Ottone IV la riconfermadel suo dominio proprio suSassoferrato. Con Nonantolaesistono quindi legami antichi,che giustificano il suo essereinclusa a pieno titolo fra le

città con cui sarebbe bello egiusto potersi gemellare. Èimportante salvaguardare eriscoprire le proprie radici,studiarle, portarle a cono-scenza di tutti, anche permezzo di strumenti, come ilgemellaggio, che possonosembrare frivoli e mondani,ma che in realtà molto spessocostituiscono l’unico modoper gettare un ponte che cicolleghi con il passato.All’inizio del terzo millennio, inun momento storico in cui ilmondo sembra essere total-mente proiettato verso il futu-ro, in cui soprattutto i più gio-vani sono in gran parte distrat-ti e assorbiti dalle mille lusin-ghe della società tecnologica,in cui lo studio del passato ègiudicato a volte obsoleto esterile, appare di contro sem-pre più urgente recuperare leproprie radici culturali, laddo-ve, è bene ricordarlo, “cultu-ra” deriva etimologicamentedal verbo latino colere, colti-vare, avere cura. Il gemellaggio è appunto unmodo per coltivare, avere curadel passato, di tutto quello chesta alla base del nostro esse-re, è un modo per non disper-dere un patrimonio che nonpuò e non deve essere dimen-ticato o perduto. Ben vengadunque questa iniziativadell’Associazione “Sassofer-ratesi nel mondo per Sas-soferrato”, con l’augurio che,qualunque sia la città prescel-ta, il gemellaggio possa confi-gurarsi come un momento digrande valenza sociale epossa costituire la premessaper ulteriori e fattivi scambiculturali.

[T. G.]

Tutti coloro cheritengono di averequalche suggeri-mento da dare al

riguardo, sonoinvitati a farlo scri-vendo all’indirizzodell’Associazione:

AssociazioneSassoferratesi

nel mondoper Sassoferrato

Palazzo Oliva60047 Sassoferrato

Castello

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 12

Page 13: Rivista 2006

13

C’ERA UNA VOLTA LA FERROVIA!

C’era una volta la lineaFabriano-Pergola-Urbino: nel-l’ultimo scorcio del XIX secolola costruzione di una ferroviapedemontana aveva qualcosadi avveniristico, soprattuttoconsiderando l’alta tecnologiaingegneristica impiegata nellarealizzazione dell’infrastruttura. I treni, alimentati prima avapore e poi da motori diesel,venivano utilizzati per gli spo-stamenti della popolazione eper il trasporto delle merci dae per le miniere di Cabernardie Bellisio. Durante la secondaguerra mondiale la ferrovia fuin gran parte distrutta daitedeschi in ritirata; la trattaFabriano-Pergola fu in seguitoricostruita nel 1950, ma nelcorso del tempo la crescitadel traffico automobilistico ela chiusura delle minieredeterminarono, anche per l’in-capacità gestionale delleFFSS, il progressivo declinodella ferrovia culminato, allafine degli anni ’80 e agli inizidegli anni ’90, in un vero e pro-prio crollo del traffico su rota-ie. I disagi conseguenti sonostati notevoli: la nostra zona,ricca di bellezze artistiche epaesaggistiche e meta turisti-ca di grande rilievo, è stataperò penalizzata dalle enormidifficoltà di collegamento. Nelcorso degli anni numerose sonostate le proposte e altrettantonumerose le promesse deluse. Dopo un lungo periodo disilenzio e di incuria è nato un

Comitato pro-treno che si pro-pone di dare risonanza alleesigenze della ferrovia tentan-do di risolvere i cronici proble-mi che ne impediscono il rilan-cio e la piena fruizione: i com-ponenti del Comitato, tutti diSassoferrato e Pergola, sonoGiovanni Pesciarelli, CatiaConti, Sergio Ballanti, GabrieleBonaccorsi e Arnaldo Vescovo. In un momento storico in cui ilmondo intero è messo in peri-colo dall’inquinamento atmo-sferico e dal conseguenteeffetto serra si continua, conuna politica miope e nienteaffatto lungimirante, ad incen-tivare il trasporto automobili-stico a scapito di quello surotaie. Il Comitato, consapevole delfatto che il trasporto ferrovia-rio potrebbe costituire unenorme vantaggio in termini dirisparmio economico, sviluppodel territorio, sicurezza, impat-to ambientale, si sta adope-rando per il ripristino totale deicollegamenti, proponendo diportare le attuali sei corsegiornaliere a dodici nonchè diattrezzare le carrozze per iltrasporto delle biciclette; inol-tre la riattivazione dei pittore-schi treni a vapore potrebbecostituire una gradevole novi-tà e un’attrattiva per i turisti.Sardegna, Toscana, Calabria,Lombardia ed Emilia Romagnahanno già da tempo finanziatoil restauro di locomotive avapore che percorrono splen-

didi itinerari molto ricercati daituristi, soprattutto stranieri. Eproprio la linea Fabriano -Pergola, che più volte hacorso il rischio di essere defi-nitivamente soppressa, è benconosciuta da gruppi di ingle-si, svedesi e tedeschi, i qualivengono nella nostra zona perorganizzare “treni fotografici”trainati dalle locomotive avapore: queste, percorrendolinee che attraversano i luoghipiù suggestivi del comprenso-rio, si fermano di tanto in tantoper permettere ai viaggiatoridi fotografare il paesaggio einsieme la locomotiva. Già datempo alcune regioni si sonoattivate per la valorizzazione eil rilancio delle proprie tratte indisuso: il Comitato suggeriscedi seguire questi esempi alfine di arrivare al ripristinodell’originario percorso Fa-briano-Pergola-Urbino. Nelfrattempo è auspicabile che icollegamenti siano assicuratidalle autolinee, per renderepossibili ed agevoli gli sposta-menti dei numerosi studenti eturisti, oggi costretti moltospesso a servirsi dell’automo-bile anche quando le condizio-ni atmosferiche o l’impratica-bilità delle strade sconsiglie-rebbero di farlo. Sarebbe auspicabile non solopoter usufruire di corse diautobus “stornate” in modo dacollegare anche quei centriperiferici non serviti dalla fer-rovia, come nel caso di

Sassoferrato, ma anche diprolungare le corse dei trenisu Pergola, da collegare conun servizio di autobus perUrbino, favorendo uno sposta-mento dei numerosi utenti, inparticolare degli studenti uni-versitari della zona di Fabrianoma anche di Macerata, direttiad Urbino. Questo “servizio di prolunga-mento” potrebbe essere affi-dato al nuovo consorzio pro-vinciale “Adria-Bus”.Altra proposta valida sarebbenon solo quella di ripristinare ilservizio merci con “treni-rac-coglitori”ma anche quella diraccordare le aree industrialiesistenti (Pergola-Sassofer-rato Berbentina-Melano Mar-ischio) con la sede ferroviaria.Tutte queste considerazioni equesti suggerimenti, se presiseriamente in considerazione,potrebbero far rinascere larete ferroviaria, in modo dafarla diventare un punto diriferimento fondamentale perlo sviluppo economico esociale della nostra Regione,utilizzando una infrastrutturagià esistente e moderna comela ferrovia Pergola-Fabriano-Macerata-Civitanova.Tutto questo non comporte-rebbe alcun aggravio per laspesa pubblica dal momentoche negli ultimi anni, sono giàstati apportati gli ammoderna-menti necessari.

Giovanni Pesciarelli

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 13

Page 14: Rivista 2006

14

LA GRANDE FORZA DELLE ORIGINI

Sono venuta a conoscenzadell’Associazione “Sassofer-ratesi nel mondo perSassoferrato” all’inizio del-l’estate scorsa, leggendo unarticolo su “L’Azione”, un gior-nale locale. Vivendo da quasiquaranta anni in Umbria, aPerugia, dai tempi dell’Uni-versità, mi sono subito interes-sata. Ho trovato molto stimo-lante la sua finalità: promuo-vere la conoscenza, la con-servazione, la diffusione deivalori tradizionali, culturali,turistico-ambientali della cittàdi Sassoferrato e del territoriosentinate. Ho subito dato lamia adesione all’Associazionee la mia disponibilità, parteci-pando a due incontri estivi: èstata un’opportunità che hapermesso a ciascuno di noi di

poter dare il proprio contributodi idee e riflessioni, arricchitedalle esperienze vissute inaltre realtà.Sono convinta che oggi piùche mai sia importante valoriz-zare il “diritto alle radici”: sivive molto spesso nell’isola-mento mediatico, nell’artifi-cialismo tecnologico e inun’urbanizzazione molto asfit-tica. Molte persone semprepiù di frequente sentono lanecessità di spostarsi dallecittà e scelgono di vivere inpiccole realtà, ricche tuttaviadi storia, cultura, tradizioni,che permettono di valorizzareil rapporto uomo-natura e divivere in mezzo a bellezzenaturali semplici, ma ricche diverde e quiete.Riallacciare i contatti con i

concittadini residenti in altricomuni o all’estero, organizza-re eventi culturali e gemellag-gi, possono essere iniziative digrande interesse sia per iSassoferratesi residenti, siaper coloro che risiedono altro-ve portando nel “cuore”la loroterra d’origine.Sia nelle grandi città, sia neipiccoli centri che nelle frazio-ni, viviamo inoltre in unasocietà sempre più multicul-turale, per questo può essereutile uno scambio, un confron-to tra cittadini che ieri sonoemigrati da Sassoferrato epersone che oggi arrivano dailuoghi più lontani e più diversiin cerca di lavoro e di acco-glienza nella nostra terra. Amaggior ragione allora il patri-monio artistico, culturale,

ambientale, religioso di Sas-soferrato e del territorio senti-nate con tutti i suoi valori deveessere valorizzato, perchécaratterizzano l’identità di unapopolazione che si trova oggia vivere e interagire con real-tà nuove. Scambi e sinergiediventano tuttavia indispensa-bili perché la vita di una comu-nità progredisca. La memoriadel passato, la consapevolez-za del presente e la progettua-lità nei confronti del futurocostituiscono inoltre i pilastriper costruire la cultura dellanuova cittadinanza, nel rispet-to dell’identità di una popola-zione e nell’accoglienza dellediversità culturali.

Rita Ferri

SASSOFERRATO: 80 ANNI DI SPORT (1926 - 2006)

Si celebrano con una mostra eun libro “80 ANNI DI SPORTA SASSOFERRATO”; questacittadina quieta e un po' son-nolenta, accusata talvolta diimmobilismo e di refrattarietàad ogni tipo di iniziativa, smen-tisce tali stereotipi con unarassegna che al contrariodimostra come nei Sasso-ferratesi ci sia volontà di fare,spirito di sacrificio, vero talen-to. Per iniziativa di GiovanniPesciarelli e grazie alla colla-

borazione di tanti concittadini,è nato un volume, curato dalProf. Vincenzo Piermattei, cherappresenta un excursus sto-rico relativo allo sport sasso-ferratese e insieme un omag-gio a quanti, nel passato e nelpresente, si sono cimentatinelle più varie attività, dal cal-cio alla pallavolo, dal ciclismoal basket fino a raggiungere lacospicua cifra di ben quindicidiverse specialità sportive. Ilvolume, denso di immagini e

ricco di testi e documenti,riporta gli episodi più salientiche hanno coinvolto i protago-nisti della vita sportiva sasso-ferratese, episodi a voltecomici, a volte commoventi,spesso difficili, ma tutti inte-ressanti e raccontati conpiglio giornalistico; davantiagli occhi del lettore scorronovisi noti e meno noti, alcuniscomparsi ma fatti riviveredalle foto in tutta la loro sorri-dente giovinezza. Anche la

mostra, ben allestita nei localidi Palazzo Oliva, presenta unaricchissima iconografia divecchie e nuove glorie, non-ché alcuni cimeli quali le glo-riose maglie di GiancarloPolidori, da quella tricolore dicampione italiano dei dilettan-ti a quella rosa del Girod’Italia, a quella gialla del Tourde France. Guardando le tanteimmagini, alcune color seppiae un po’ sfocate, altre dai con-torni nitidissimi e dai colori

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 14

Page 15: Rivista 2006

15

vivaci, sembra quasi di riper-correre la Storia, non quellalimitata e circoscritta di unpiccolo paese stretto fra imonti dell’Appennino, maquella di tutta una nazione cheha conosciuto le devastazionidella guerra, le ristrettezze e igravi disagi del dopoguerra, larinascita economica e tutta laserie di eventi che, nel bene enel male, l’hanno accompa-gnata in questi 80 anni. Dagliinizi pionieristici della primasquadra di calcio, la gloriosaSentinas, alle raffinate evolu-zioni delle ginnaste apparte-nenti all’Associazione Ginna-stica Sassoferrato (AGIS), losport ha vivacizzato la storiadel paese accendendone glientusiasmi, ed è anche grazieall’appassionata collaborazio-ne di tanti tifosi se le attivitàsportive sono decollate alpunto che alcuni giovanitalenti hanno fatto carrieraentrando a far parte dei livellipiù alti dello sport nazionale:tifosi come la signora AideBruzzesi, prima sponsor dellanascente società di calcionegli anni ‘50, o come i tassistidi Sassoferrato (Amori, Mar-coni, Cesauri e Baldo) che aturno trasportavano la squa-dra in trasferta, o tutte quellefamiglie che hanno datoimpulso e fattivamente colla-borato alla promozione e allacrescita dei vari sport. Unacrescita che rappresenta un

passo in avanti e una vittoriaautentica anche sul pianoumano e culturale, costituen-do una presa di distanza daldilagante disimpegno chesembra coinvolgere tanti gio-vani, spingendoli verso sceltepericolose e talvolta irreversi-bili. Lo scopo del libro e dellamostra non è quello di metterein evidenza i singoli personag-gi o comporre graduatorie dimerito, ma soltanto di ricorda-re con molto affetto e, in certicasi, con tanta nostalgia, colo-ro che hanno dato vita alsogno sportivo di un piccolopaese di provincia, privo digrandi mezzi ma animato dagrande entusiasmo e da quel-

lo spirito di iniziativa che per-mette di superare le difficoltàe le carenze. Il materiale rac-colto costituisce un preziosopatrimonio che non andrà per-duto, rappresenta allo stessotempo una testimonianza delpassato e un incentivo per ilfuturo, un irrinunciabile puntodi riferimento per l’oggi e per ildomani. Un grazie dunque a tutti quelliche, in vario modo, hannocontribuito alla realizzazionedel progetto e a quanti, nelcorso di tanti anni, si sonoimpegnati nelle diverse attivitàsportive e che ora ricevono ilnostro plauso e la nostra grati-tudine.

[T.G.]

1990-91LIBERTAS SASSOFERRATO

Campione regionale di promozioneIn piedi da sin.:

Marino Acuti, Luigi Garofoli, LucaAcuti, Antonello Bellocchi, Fabrizio

Censi, Claudio Straccini, GianniQuaresima (allenatore).

In basso: Antonio Maria Luzi (dirigente),

Franco Rossi, Luca Passarini, SergioBravi, Marcello Branchini.

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 15

Page 16: Rivista 2006

16

GIANCARLO POLIDORI: LA GLORIA DELLO SPORT SASSOFERRATESE. IL RICONOSCIMENTO DELLA CITTA’.

Il 14 febbraio 2006 si è svolta inun clima festoso, la cerimoniadi consegna dell’attestato diCittadino Benemerito all’exciclista Giancarlo Polidori.Nella sala consiliare delMunicipio gremita di pubblicoper l’occasione erano presen-ti i suoi amici, i tifosi di untempo ed anche autorità civili,politiche e del mondo dellosport. A rendere omaggio alciclista degli anni ’60-’70, tragli altri, l’ex CT della nazionaleitaliana di ciclismo, AlfredoMartini, il vice presidentenazionale della Federazioneciclistica italiana, Lino Secchi,il vice presidente del Comitatoregionale marchigiano dellaF.C.I., Piero Agostinelli, il pre-sidente del Comitato provin-ciale della F.C.I., Sergio Vichi,il sindaco e il vice sindaco diCupramontana, rispettivamen-te Fabio Fazi e Adria Mondaini.A fare gli onori di casa il sinda-co Luigi Rinaldi e l’assessoreallo sport Corrado Panetti.Conduttore della cerimonia ilgiornalista sportivo UmbertoMartinelli.È stato il sindaco, On. Rinaldi a

consegnare all’ex ciclista unamedaglia d’oro e l’attestato diconferimento della Citta-dinanza Benemerita con laseguente motivazione: “AGiancarlo Polidori per gliimportanti risultati sportivi,conseguiti confrontandosi coni più grandi campioni del cicli-smo professionistico del suotempo, che hanno dato lustroalla nostra città”.Elogi all’ex ciclista sono statirivolti da tutti i relatori, dallostesso sindaco che ne haricordato la brillante carriera,da Secchi che ha sottolineatocome le imprese di Polidorifossero quelle della “marchi-gianità”, da Fazi che ne ha sot-tolineato la grande dimensio-ne umana, rammaricandosidel fatto che Cupramontana(città di attuale residenza diPolidori) non abbia ancorasaputo tributare all’ex ciclistaun doveroso riconoscimento,da Agostinelli che ha ringra-ziato l’ex atleta per ciò che hafatto e per quello che ancorapotrà fare per il ciclismo. Conla sua nota competenza e laproverbiale schiettezza,

Martini, autentica icona delciclismo nazionale, ha ricor-dato come Polidori sia stato, invirtù delle sue affermazionisportive, un grande ambascia-tore della città di Sassofer-rato, “Tra l’altro – ha dettotestualmente Martini – eranoanni in cui imporsi non eraaffatto facile per la presenzadi campioni del calibro di EddyMerckx e Roger De Vlae-

minck”. L’ex CT ha descrittoPolidori come “atleta benvo-luto da tutti i corridori e dalpubblico perché amavastare con gli altri, era corret-to e preciso e, pertanto, ilriconoscimento assegnatogliè più che mai giusto”.Martini, che attualmente ri-copre la carica di consulentedel presidente nazionaledella F.C.I., ha infine rivoltoalla platea l’invito ad amare ilciclismo, uno sport – comegli stesso l’ha definito “che tipassa davanti all’uscio dicasa e non ti fa pagare ilbiglietto e che è anche bello

da praticare, in quanto, se èvero che tanto sacrificio chie-de all’atleta, è altrettanto veroche sa dare soddisfazioni etrasmettere felicità”.Particolarmente commossoper le grandi attestazioni distima rivoltegli, Polidori hadetto essere orgoglioso delleproprie origini sassoferratesied ha ringraziato il Sindaco, laGiunta e l’intero ConsiglioComunale per l’alto riconosci-mento conferitogli. Ringra-ziamento che ha esteso alpubblico presente e a due suoiamici, Mauro Ambrosi e Gio-vanni Pesciarelli, per avervalorizzato, attraverso duedistinte pubblicazioni, le sueimprese sportive. In una gior-nata così importante Polidoriha voluto inoltre ricordare duepersone a lui care che non cisono più: sua madre Elsa e suamoglie Raffaella.

Tonino Luzi

Polidori con il campionissimo Gino Bartali

Giancarlo Polidori con lamamma Elsa

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 16

Page 17: Rivista 2006

17

LA SACRA RIEVOCAZIONE DELLA PASSIONE DI CRISTO

La sacra rievocazione dellaPassione di Cristo narra quelloche può essere consideratocome il momento centraledella cristianità: originatasidalle Sacre Laudi dialogate,furono al tempo stesso mani-festazioni di fede e occasionedi svago per le popolazionidesiderose di apprendere erivivere le vicende della vita diGesù. Nel XIII secolo dall’Um-bria si diffusero in molte altreregioni per opera dei flagel-lanti laici: essi, per espiare lecolpe dei propri peccati e diquelli dell’intera comunità,ripercorrevano le vicendedella Passione di Cristo indos-sando l’abito con cappuccio ecorda in segno di castità.Fiorivano in quegli anni nume-

rose associazioni religiosedette “Confraternite”, fra i cuiimpegni figurava la partecipa-zione ai riti penitenziali dellaSettimana Santa, con proces-sioni al seguito del simulacrodel Cristo morto, secondo ilcostume dei flagellanti, avvoltiin “sacchi” multicolori chedistinguevano l’adesione aciascun sodalizio, e decla-mando le laudi in cui eranorievocati i Misteri della Viacrucis. Da questi antichi ritidiscende la tradizione di rap-presentare la Passione diCristo, con personaggi in co-stume che raccontano figura-tivamente i vari momenti delleultime ore di Gesù, ricreandola vicenda e suscitando neglispettatori uno straordinario

coinvolgimento.A Sassoferrato la sacra rap-presentazione nacque il 16aprile 1954, giorno del VenerdìSanto, grazie alla buonavolontà di un piccolo gruppo dipersone (Domenico Rossi, Al-do Pesciarelli, Mario Toni epochi altri) che risposeroentusiasticamente ad un anti-co desiderio di Mons. Dome-nico Becchetti: il primo a rive-stire il ruolo di Cristo nellaPassione fu Aldo Pesciarelli(ma in realtà già UmbertoPiccirilli aveva impersonatoGesù nel “Ponzio Pilato”rap-presentato nel 1950 al TeatroPerotti dalla Filodrammatica“Oliva”), ruolo che sostenneper anni. Dopo una lungapausa il testimone passò aLibero Barbaresi, nell’edizionedel 1971 che segnò la ripresadella sacra rappresentazione,sempre guidata dallo spirito edall’entusiasmo di Mons. Bec-chetti, mentre in seguito ilruolo di Cristo fu affidato aCarlo Evangelisti, che ancoralo riveste. Il percorso dellaPassione segue, con precisio-ne cronologica, le varie tappedescritte dai Vangeli: l’Ortodegli Ulivi, il Sinedrio, ilPretorio, l’incontro con laMadre e le Pie Donne, quellocon la Veronica e il Cireneo einfine l’emozionante momentodella Crocifissione e dellaDeposizione in cima alla scali-nata della Chiesa di S. Fran-cesco. Da quel primo, lontanoVenerdì Santo sono passati

ben 52 anni e la Passione èancora oggi molto sentita eseguita dalla popolazione sas-soferratese, come moltoamata è anche l’altra tradizio-ne legata al Venerdì Santo, laProcessione dei Sacconi, chenel passato rappresentava unvero e proprio rito di iniziazio-ne, il momento del passaggioall’età adulta. La Processionesi svolge in un’atmosfera dav-vero suggestiva: elementocaratteristico sono gli abitiindossati dai partecipanti, lun-ghe tuniche bianche termi-nanti sul capo in un cappuccioa punta con due fori per gliocchi, tenute in vita da un cor-done. Tengono in mano ogget-ti che rappresentano i simbolidella passione di Cristo: i chio-di che trafissero le sue mani ei suoi piedi, la corona di spine,la spugna imbevuta di aceto, ilcalice di fiele, la lancia che glitrafisse il costato. E ancora letenaglie e il martello, il galloche cantò tre volte al triplicetradimento di Pietro, la vestemacchiata di sangue, la scrittaINRI, le catene e le funi del fla-gello fino alla pesante croce.Questi riti e queste tradizioni,che ogni anno si rinnovano,sono l’espressione della mol-teplicità dei modi con cui ilVangelo può radicarsi e mani-festarsi nella vita di un popolo,di cui costituiscono un patri-monio e una ricchezza prezio-si.

[T. G.]

La processione dei Sacconi

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 17

Page 18: Rivista 2006

18

UNA BELLA INIZIATIVA NATALIZIA: IL “PRESEPE DIFFUSO”

L’8 gennaio si è conclusa lasettima edizione del “PresepeDiffuso”. La manifestazione che va viavia sempre più affinandosi,come dimostrano gli apprez-zamenti dei visitatori - anchequest’anno numerosi, nono-stante la pioggia e la neve dadiversi giorni insistenti sul ter-ritorio - Ciò ripaga coloro che,con passione e tanto spirito disacrificio, si dedicano allarealizzazione dei Presepi (Al-berto Albertini in particolare,Franco Pellicciari, Zoe Rossi,Ugo Gentilini, Vittorio Toni ed altri).Tutto è concentrato nel centrostorico del Castello, lungo ivicoli e intorno agli archi diquesta suggestiva cittadinamedioevale.Il Presepe, apprezzato per tra-dizione e largamente condivi-so nella sua spiritualità, deveessere visto anche in funzionedi una maggiore divulgazionedel patrimonio architettonicoe storico-culturale. La riprodu-

zione dell’Annunciazione delSalvi, suggestivamente collo-cata sotto l’arco trecentescodi Via dei Cristini è tratta dal-l’originale che trovasi all’inter-no dell’attigua chiesa delMonastero di Santa Chiara,opere come queste cheappartengono a famosi artistilocali, sono purtroppo spessosconosciute anche dagli stes-si concittadini. La riproduzionedella natività del vicino prese-pe, posta da Paolo Mancinellie Oretta Brunetti all’angolodella stessa via, e appartenen-te sempre a G. B. Salvi è rico-nosciuta da pochissimi visita-tori ma degna di particolareattenzione.Le rappresentazioni sono mol-te e sicuramente suggestive,al di là del loro valore più omeno artistico. Alcune sonocollocate in piccole nicchielungo le strade, altre, comequella molto bella e articolatadi Franco Pellicciari riprodu-cente paesaggisticamente

Sassoferrato all’interno delteatrino Perotti.Sempre presso il teatrino Pe-rotti da menzionare anche larealizzazione di un presepecollocato all’interno di unaverosimile villa sentinate, adopera del laborioso e poliedri-co artigiano locale EdgardoRossi, nonchè quelli cherichiamano i due archi adia-centi la piazza comunale diFranco Pellicciari.Artisticamente valido il prese-pe in ceramica interamentemodellato da Oretta Pierellinei pressi della piazza delcomune. Di sicura spiritualità l’al-tro “quadro” delle clarisse all’in-terno della chiesa del Monasterodi Santa Chiara, dove risaltano glisplendidi personaggi del presepee la raffigurazione del “coro degliangeli“ del Procaccini (SanProspero di Reggio Emilia).Inoltre merita di essere visita-to per la sua originale realizza-zione, il presepe di Via deiChirurgi eseguito da Vittorio eMario Toni che accosta, allariproduzione della splendidanatività del Giorgione (Na-tional Gallery of Art, Wa-shington), la semplicità dellefigure più tradizionali, congrande effetto scenograficonotturno e l’ambientazione inuno scorcio particolarmentesuggestivo.E che dire del graziosissimovillaggio natalizio sistemato erealizzato da Zoe Rossi in uncortile medioevale di ViaBentivoglio! Per non parlaredei bei presepi ideati daglialunni della scuola Media

sotto la guida dell’insegnanteM. Paola Marconi in Vicolo S.Chiara, e dagli alunni dellescuole Elementari sotto laguida delle maestre PaolaCiciliani, Marina Antonelli ePaola Gambaccini. Degna diparticolare nota è la rappre-sentazione del presepe viven-te di Coldellanoce, con la par-

tecipazione di centinaia dipersonaggi ed il coinvolgi-mento dell’intero paese alquale riconosciamo il più sen-tito ringraziamento; i cento epiù minipresepi dell’Unitalsiallestiti in Piazza Salvi dellacontrada borgo; il presepenella frazione di Canterino.Non ultimo, ricordiamo la dif-fusione dei presepi nellecase, con l’assegnazione avolte di premi alle famiglie checon maggiore dedizione sisono prodigate.Il “Presepe Diffuso” riescecosì ad offrire l’opportunità diconoscere meglio luoghi earte del nostro paese. Sonoinvitati e saranno sicuramenteapprezzati coloro che dalprossimo anno vorranno colla-borare, con suggerimenti, ideeed esecuzioni, per miglioraresempre di più queste iniziative.

Vittorio ToniPanorama di Sassoferrato, opera di Francesco Pellicciari, pre-sepe al teatrino Perotti.

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 18

Page 19: Rivista 2006

19

IL MERCATINO DELLE PULCI A SASSOFERRATO

Il “Mercatino d’altri tempi” èuna manifestazione ideataalla fine del 1993 ad opera dialcuni cittadini appassionatidi antiquariato (Giovanni Pe-sciarelli, Oretta Pierelli, Al-berto Albertini ed altri) e con-cretizzata la prima volta nelmaggio 1995 con il valido con-tributo della Pro Loco e delComune). Lo scopo, sempreattuale, è quello di valorizzaree far conoscere il centro sto-rico del rione “Castello”, laparte alta (circa 400 m. s.l.m.)della cittadina di Sasso-ferrato, di impronta medieva-le e sede dell’evento.Nei primi anni durante i mer-catini si sono svolte numero-se attività collaterali, alcunedi notevole importanza, comela grande mostra delle mac-chine da cucire (esemplaridal 1856 al 1950), seconda inItalia dopo quella di Milano erealizzata grazie alla disponi-bilità del concittadino SandroBoldrini. Seguirono la mostra

“I grandi vasi di Rosetti”, lemostre di scultura in legno evarie dimostrazioni (cerami-ca, telaio, etc.).I settori presenti nel “Mer-catino” sono antiquariato,collezionismo, oggettistica,modernariato, curiosità escambio. La partecipazionedegli espositori (su invito) si èstabilizzata con gli anni incirca 50-60, numero ideale inrelazione agli spazi disponibi-li e all’organizzazione in gene-rale.L’evento si tiene l’ultimo sa-bato del mese di maggio, giu-gno, luglio, agosto e da qual-che anno anche il secondosabato di agosto (in sostitu-zione di settembre). L’orariocome consuetudine dalla pri-ma edizione, comprende lafascia oraria compresa tra leore 16 e le ore 24.Con l’anno 2006 si è giunti alla12°edizione di questa manife-stazione la cui organizzazionefa capo al comitato creato

all’interno dell’associazione“Pro Sassoferrato” e dal 2005da quella “Amici delCastello”. Per continuare questa tradi-zione, il cui successo è statonotevole nel corso degli anni

movimentando il Castello,occorreranno ulteriori ed altricollaboratori come in passatoaffinché la manifestazione sipossa migliorare ed ampliare.

Alberto Albertini

IL MUSEO DELLA MINIERA DI ZOLFO DI CABERNARDI

Il museo della Miniera di zolfodi Cabernardi nasce comemostra fotografica nel 1987 enel 1992 diventa una mostrapermanente collocata in soledue stanze. Nel 1996 dieci socifondatori istituiscono, conrogito notarile, l’associazioneculturale “La Miniera” che an-cora oggi si preoccupa di pro-muovere questo museo, inse-rito nell’itinerario turisticoMusei da scoprire e che, con

un decreto del Ministrodell’Ambiente (20 aprile 2005),è stato dichiarato Parco Mu-seo Minerario delle Marche.A partire dal 1997 il materiale,che attualmente forma ilmuseo, viene concesso incomodato al comune diSassoferrato che lo trasferi-sce nei locali della ex scuolamedia di Cabernardi, in viaContrada Nuova n°1.L’esposizione è disposta in

cinque ampie sale e nel lungocorridoio del primo piano del-l’ex edificio scolastico. Il Museo illustra la storia diquello che per anni è stato ilpiù importante centro minera-rio solfifero d’Europa, la cuiattività costituiva l’elementotrainante dell’economia del-l’intera zona. Attrezzi da lavo-ro, materiali per l’estrazionedei minerali, maschere anti-gas, martelli pneumatici, pla-

nimetrie ed il plastico dellaminiera con la rappresentazio-ne dei due principali pozzi, illu-strano in maniera significatival’attività dei minatori, oggettiche sembrano voler con forzaraccontare la vicenda lavora-tiva ed umana di tutti quegliuomini costretti ad un cosìduro lavoro. Fanno parte del-l’esposizione anche lo stessozolfo, sotto forma di pezzi dimateriale grezzo e di cristalli

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 19

Page 20: Rivista 2006

20

PARCO “PANDOLFO COLLENUCCIO” A COLDELLANOCE

ma sono presenti anche moltialtri minerali donati dai mina-tori di Cabernardi.Completa l’esposizione unasala in cui è raccolto il materia-le fotografico, ed i ritagli digiornali dell’epoca in cui ètestimoniata non solo la vitanella miniera ma anche i dram-matici momenti che ne prece-dettero la chiusura e i momentiricreativi e di festa dei minatorie delle loro famiglie.

Giuseppe Paroli

Orario di apertura:

Sabato e Domenicadalle ore 15 alle 18

Per informazioni:Tel. 0732/975025Cell. 333/3239363339/7496114

Nell’ambito delle manifesta-zioni per la celebrazione del VCentenario della morte diPandolfo Collenuccio promos-se dall’Istituto Internazionaledi Studi Piceni, oltre alle se-guenti iniziative di carattereprettamente culturali:- giornata di studio dedicata alCollenuccio in occasione delXXV Congresso internazionaledi studi piceni, tenutasi a finegiugno 2005 a Pesaro - doveegli morì l’11 luglio 1504 - conpubblicazione del volumedegli Atti;- allestimento di uno spettaco-lo teatrale a cura del CentroCulturale Baldassarre Olimpodegli Alessandri su soggettipresi da opere del grande

umanista, avente per motivoconduttore la famosa Canzonealla Morte. Di tale rappresen-tazione è stato prodotto un belDVD, è stata realizzata:- la sistemazione a ParcoVerde del colle Castellaro inColdellanoce, ove tradizionevuole sorgesse il Castello deiCollenuccio, dal quale il padredi Pandolfo, Matteo, partì perl’esilio ancora giovinetto dopola presa del castello e la cac-ciata dei Collenuccio ad operadi Francesco Sforza nel 1433.A seguito di tali tragici eventi,Coldellanoce si costituì inComune appodiato a Sas-soferrato ed il Castello venneadibito agli usi del Comunestesso e alla conservazione

delle derrate alimentari delpaese (Monte Frumentario).Nella sua bella Storia delCastello di Coldellanoce, Al-berico Pagnani con il supportodi numerosi documenti diarchivio riferisce sulla lentadecadenza del Castello neltempo, fino alla sua completascomparsa agli inizi del ‘700,quando tutto il materiale lapi-deo fu asportato dagli abitantidel luogo per l’allargamentodel paese.Con il tempo, iniziò il lento pro-cesso di decadimento di tuttala zona che si estende suun’area di circa un ettaro; da-lla metà del secolo scorso, aseguito anche della forte emi-grazione del dopoguerra, tale

processo di degrado si acce-lerò sempre più, tanto da tra-sformare l’area - già di per sédisagevole - in un luogo sel-vaggio completamente inac-cessibile.Tale iniziativa per la bonificadella zona, avanzata comedetto sopra dall’Istituto In-ternazionale di Studi Piceni, siè potuta realizzare con il con-tributo della Fondazione dellaCassa di Risparmio di Fabrianoe Cupramontana e della Co-munità Montana dell’Esino-Frasassi, grazie soprattuttoalla generosa disponibilitàdella Parrocchia di San Loren-zo Martire, proprietaria del-l’area, e alla fattiva collabora-zione degli abitanti del luogo

Piazzola di relax Bacheca

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 20

Page 21: Rivista 2006

21

che hanno a cuore l’immaginedel paese.Inutile dire come ciò abbiaportato al recupero e allavalorizzazione di un sito dinotevole valore storico, pae-saggistico e culturale e allacreazione di una piccola oasi-parco; attigua, per di più, allabella Chiesa di San LorenzoMartire, ove è possibile ammi-rare lo splendido trittico del1400, raffigurante Madonnacon Bambino, San LorenzoMartire e San Sebastiano,opera di Matteo da Gualdo.Quindi, un vero e proprio “luo-go della memoria” per gli abi-tanti del paese e per tutti gliemigrati che vi ritornano apassare il periodo di riposo.

In particolare, il progetto ela-borato dall’Ufficio Tecnico delComune di Sassoferrato haprevisto:- il ripristino della vecchiastrada (Strada Maestà) checollegava in passato il paesecon Sassoferrato; lavori effet-tuati, naturalmente, dopo unaprima laboriosa ripulitura delbosco, particolarmente riccodi essenze vegetali; - la sistemazione di sentieripedonali e relative recinzioni el’allestimento di una zona direlax con panchine;- la posa di un cippo comme-morativo con medaglione inbronzo - opera dello scultoreClaudio Candelaresi - riprodu-cente l’immagine di Pandolfo

Collenuccio riportata su unaedizione del 1500 delle sueHistorie Napoletane, stam-pata a Basilea;- la realizzazione di trebacheche: una di caratterestorico-culturale sulla figuradi Pandolfo Collenuccio esulla storia del paese, unatecnico-scientifica sugliaspetti botanico-vegetazio-nali ed aviofaunistici dellazona ed una sul sistema via-rio e sentieristico di tutto ilcomprensorio.

Umberto Comodi Ballanti

GIORNATE DI STUDIO “GENTILE DA FABRIANO”

Cippo commemorativo

Nell’ambito dell’annuale Con-gresso Internazionale di StudiUmanistici, che si è tenuto dal29 giugno al 2 luglio 2005, èstata dedicata una sezione distudi a Gentile di Niccolò daFabriano (Fabriano 1370 ca. –Roma 1427), protagonista dispicco della tarda stagione delgotico internazionale, il cuioperato ha significativamenteinfluenzato la nascita e lo svi-luppo della cultura figurativamarchigiana. L’iniziativa, so-stenuta dalla FondazioneCassa di Risparmio di Fabrianoe Cupramontana, si collegaagli eventi che la città diFabriano dedicherà al pittorenel 2006, tra cui una mostra e ilrestauro del Polittico dell’In-tercessione, promosso dallaAssociazione “Fabriano In-contra”.Alla presenza delle autoritàlocali, la prima giornata di stu-dio, presieduta da LorenzaMochi Onori, Soprintendentedel Patrimonio storico, artisti-co ed etnoantropologico delleMarche, si è inaugurata con

una prolusione tenuta dallaSoprintendente dell’Opificiodelle Pietre dure, CristinaAcidini Luchinat. L’interventoera rivolto ad illustrare i bene-fici delle moderne strumenta-zioni diagnostiche al fine diacquisire nuove conoscenzesull’opera d’arte necessariead operare un corretto restau-ro, tenendo conto della speci-ficità delle tecniche utilizzate,delle particolarità dei supportie di quant’altro ne abbia con-dizionato l’originaria struttura.È grazie a questi strumenti chel’Opificio delle Pietre dure hapotuto avviare il restauro diun’opera, quale è il Politticodell’Intercessione, alquantocompromessa proprio a causadi drastici e sconsiderati inter-venti di pulitura effettuati afine Ottocento. Su questodipinto, dubitativamente attri-buito a Gentile e menzionatodalla seconda metà del secoloXIX presso la chiesa fiorentinadi S. Nicolò d’Oltrarno, harelazionato Cecilia Frosininiche, in qualità di responsabile

dell’attuale restauro, ha pre-sentato per la prima volta alpubblico gli esiti del lavoro finora svolto. Leggendo in paral-lelo i risultati delle indaginidiagnostiche e della pulitura equelli emersi dallo studio rigo-roso della tipologia della tavo-la, dell’iconografia, delle vi-cende storiche, la Frosinini haofferto una lezione di metodosu un tema, quello del restau-ro, di grande attualità maspesso trattato con pericolosainadeguatezza e superficialità. La seconda giornata di studio,presieduta da GiampieroDonnini, si è aperta con larelazione di Meredith J. Gill(University of Notre Dame,Indiana) dedicata agli affre-schi romani di Gentile daFabriano realizzati per SanGiovanni in Laterano, interrottinel 1427 a causa della suamorte e proseguiti da Pisa-nello. Noti anche grazie aidisegni realizzati molto piùtardi da Francesco Borromini,questi affreschi testimonianol’incontro dell’artista con l’an-

tico e i modelli che dovetterosollecitare la sua interpreta-zione che inaugura la stagionedel Rinascimento romano.Letture inedite dell’opera diGentile sono state presentateda Ranieri Varese (Universitàdi Ferrara) – che ha propostoun’interpretazione in sensopolitico dell’Adorazione deiMagi dipinta nel 1423 per PallaStrozzi e destinata alla chiesafiorentina di Santa Trinità – daFilippo Piccoli (Università diFerrara) – che ha riconosciutola varietà delle specie botani-che rappresentate da Gentilenelle sue opere e ha potutoattribuire al pittore un apprez-zabile bagaglio di conoscenzedella flora domestica – eancora da Gabriele Barucca(Sovrintendenza del Patri-monio storico, artistico edetnoantropologico delle Mar-che) che ha dimostrato comeil maestro fabrianese fosseaggiornato sulle moderne esofisticate tecniche di orefice-ria, diffuse nelle corti francesi,nell’Italia del nord e a Venezia

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 21

Page 22: Rivista 2006

22

soprattutto.Il Congresso proseguiva poicon una serie di interventidedicata a ricostruire la fortu-na critica di Gentile a partiredalla preziosa testimonianzache Bartolomeo Facio scrive ametà del sec. XV nel suo Deviris illustribus, e su cui harelazionato Giovanna Perini(Università di Urbino), mentreCristina Galassi (Università diPerugia) ripercorreva a suavolta il dibattito critico sugliaffreschi del palazzo Trinci diSpoleto dove, grazie alla re-cente scoperta di nuove testi-monianze, è documentata lapresenza di “Magistero Gen-tile da Fabriano”. All’Ottocento erano rivolti gli

interventi di Anna MariaAmbrosiani Massari (Uni-versità di Urbino) – che neglistudi di Amico Ricci su Gentilee sugli artisti della Marca diAncona evidenziava i primipassi verso la definizione diuna storia dell’arte marchigia-na – e di Valter Curzi (Univer-sità di Roma “La Sapienza”), alquale si deve il ritrovamento diuna interessante documenta-zione riguardante la musealiz-zazione del Polittico Qua-dratesi, in anni in cui anche leopere di Gentile sono oggettodi dispersione e di vendita.Seguiva il contributo di AnnaCerboni Baiardi (Università diUrbino) dedicato alla fortunadel pittore fabrianese nell’inci-

sione, dove veniva evidenziatoche, se da un lato la stampa ditraduzione ignora le opere diGentile almeno fino al secoloXIX, dall’altro, invece, il suoritratto godrà di maggiore con-siderazione grazie alla diffu-sione avuta attraverso lediverse edizioni delle Vitevasariane. Alle mostre d’arteantica marchigiana e umbra,tenutesi rispettivamente aMacerata nel 1905 e a Perugianel 1907, era infine rivolta larelazione di Cecilia Prete(Università di Urbino), che nel-l’esposizione delle opere diambito fabrianese e di Gentile,in particolare, individua i ter-mini di una contesa, giocatatra le due regioni, ambedue

determinate a reclamare l’ap-partenenza di questa “scuo-la”, in nome di una peculiaritàriconosciuta fondamentaleper lo svolgimento della futurastoria dell’arte.A conclusione, FrancescoMancini (Università di Pe-rugia), presidente dell’ultimaparte della giornata di studi,ricordava l’originalità dei con-tributi e sottolineava l’interes-se dell’incontro ai fini dellaconoscenza dell’opera diGentile da Fabriano, artista distraordinaria rilevanza nelcontesto della cultura artisticaeuropea del primo Quat-trocento.

Cecilia Prete

L’ARTE DI LEANDRO MEME’

Konrad Fiedler nel 36° afori-sma dice : “ Potrà comprende-re appieno l’arte solo chi nonle imporrà una finalità esteticané simbolica, perché essa èassai più che un oggetto dieccitazione estetica e, più cheillustrazione, è linguaggio alservizio della conoscenza.”E ancora nel 50° aforisma:“Meritano l‘appellativo di“artistiche” solo quelle carat-teristiche di un’opera d’arteche derivano necessariamen-te dal tendere a sempre piùalto sviluppo dell’espressionedell’immagine naturale, daraggiungere attraverso imezzi della rappresentazionefigurativa”. Sì, proprio così,l’arte è un linguaggio al servi-zio della conoscenza e deve

possedere una caratteristicaparticolare; per il tramite dellarappresentazione figurativa,deve esprimere sommi pen-

sieri; questa è la vera arte diLeandro Memè.Di fronte alle sue opere non èpossibile non porsi gli interro-

gativi più importanti dellanostra esistenza; cosa è l’uo-mo, perché si nasce, perché sisoffre, perché si muore esoprattutto cosa è la vita.I lavori dell’artista, molti deiquali possiedono un saporesurreale, nascondono unmistero, un’anima e dialoganocon il mondo esterno; essihanno la capacità di accarez-zare, schiaffeggiare, esaltare,calpestare, lo spirito dell’os-servatore.Difatti ogni sua scultura comu-nica qualcosa; cosa dire peresempio delle sculture intito-late “Bozzolo di parole” “Ilpoeta dentro”, “Piume alvento”. Come si può rimanereindifferente di fronte ad esse?Sembra quasi che ci voglianoLa forza di volontà si arresta solo di fronte alla propria debolezza

1983 - olmo-acero-olivo 39x25x80h

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 22

Page 23: Rivista 2006

23

dire: “Guardate, comuni im-mortali, la vostra vera arma èil cervello, grazie a lui il lin-guaggio e la scrittura prendo-no vita .Se il mondo terreno prima opoi finisce, i testi scritti resta-no immortali.”Ecco ciò che mi affascina diMemè; da un semplice pezzodi legno riesce a creare un’o-pera, o meglio, riesce a faremergere la vera essenzadella sostanza.Ciò distingue un vero artistada un dilettante; il primo consemplicità, intelligenza e ma-nualità dà vita a delle creazio-ni che illuminano la conoscen-za dell’uomo. Infatti nelle scul-ture del Nostro si nota a vistad’occhio questa meravigliosacaratteristica; Leandro fa dia-logare la materia e ci parlaattraverso la sua arte.I suoi Crocifissi esprimono unsentimento di rassegnata edinevitabile sofferenza che ilgenere umano deve affronta-re, osservandoli mi sonoimmediatamente riaffiorate leparole del Santo Padre Gio-vanni Paolo II: “La realtà dellasofferenza è sempre davantiai nostri occhi e spesso nelcorpo, nell’anima e nel cuoredi ognuno di noi. Il dolore èsempre stato un grande enig-ma dell’esistenza dell’uomo.Tuttavia, da quando Gesù haredento il mondo con la Suapassione e la Sua morte, si èaperta una prospettiva nuova:con la sofferenza possiamocrescere nel donare noi stessie raggiungere il livello massi-mo dell’amore grazie a Coluiche ci ha amati e ha dato Sestesso per noi”.L’artista però non rappresentasolo la sofferenza e il dolore,ma anche la bellezza e l’im-portanza del corpo umano,specialmente quello delladonna.Le opere “Mareggiata 2006”,“Ragazza tatuata che si sve-ste”, “All’infinto”, evidenziano

la grazia del gentil sesso; semolti considerano la donnainferiore all’uomo, un sempli-ce oggetto da esibire, il nostroscultore, invece, la esalta finoad assegnarle un ruolo socia-le importantissimo; un ruolo digeneratrice del genere umano.Ciò lo dimostra anche unadrammatica opera intitolata“Stupro con testimone”; ilsoggetto rappresentato, unadonna incatenata che subiscela violenza di una mano ma-schile e la più totale indiffe-renza di un gufo, non perde ilproprio fascino e la dignità diessere donna.Una cosa importantissima chenon bisogna assolutamentetrascurare; l’arte di Memè èmolto vasta e particolare, oltread accusare la crudeltà dellaguerra e la violenza animale-sca del genere umano -siosservino le opere “Sarajevo‘95”, “Undicisettembre”, epuntare il dito contro le mani-polazioni genetiche; “Animalein via di apparizione”, “Muta-zione genetica”- affronta ilproblema sulla libertà umana.Le sculture lignee intitolate“Libero”, “Allegorie di piume”,“Esibizione”, “La forza divolontà si arresta solo di fron-te alla propria debolezza”,esaltano essenzialità di esse-re sé stessi, di avere la forzadi ubbidire alla propria leggeinteriore quando si sa di esse-re nel giusto, nonostante i pre-giudizi degli altri. Per comprendere meglio que-ste opere vorrei citare unpasso del libro di RichadBach, “Il gabbiano JonathanLivingston”: “(Gabbian KirkMaynard) ...si gettò ai piedi diJonathan. “Aiutami” gli dissemolto calmo, con quel tonoche è di moribondi, “desiderovolare più di qualunque altracosa al mondo…” “Vieni connoi, allora” gli disse Jonathan.“Sollevati dal suolo insieme ame, e cominciamo quando tipare.” “Non capisci. La mia

ala…Io non riesco a muover-la.” “Maynard, tu sei libero diessere te stesso, questa è lalibertà che hai, adesso e qui, enulla ti può essere di ostacolo.Questa è la Legge Del GrandeGabbiano, la Legge che E’”.“Intendi dire che posso vola-re?” “Dico che sei libero”.Semplicemente, allora, KirkMaynard allargò le ali, cosìsenza il minimo sforzo, e silevò nel cielo scuro dellanotte. Lo Stormo fu destato disoprassalto dalle sue grida.Gridava a squarciagola, daun’altezza di più di centometri: “So volare! Ehi, guarda-te! SO VOLARE!”A questo punto Richard Bachal gabbiano Jonathan, mettein bocca queste parole:“L’unica vera legge è quellache conduce alla libertà. Altralegge non c’è”.L’importanza della autonomiaumana la si nota in modo par-ticolare anche nell’operalignea “L’eroica fenice”; il vo-latile rappresentato è libero,spicca il volo verso mondisovrannaturali e nel suo bec-co tiene una maschera, sim-bolo della menzogna umana.Secondo la tradizione, questoleggendario uccello dell’Ara-bia, ogni 500 anni si lasciavabruciare dal fuoco, rinascen-do però immediatamente dalleproprie ceneri.Nella mitologia del-l’antico Egitto, lafenice era un’incar-nazione del dio Ra erappresentava quin-di il Sole, che muoredi notte e rinasce almattino. Il cristiane-simo delle originiadottò la fenicecome simbolo siadell’immortalità siadella resurrezione.Così l’artista conquesta opera vuoleinviarci un messaggio impor-tantissimo; per ogni esserevivente non c’è legge più

importante della libertà esoprattutto bisogna distrugge-re la falsità che vige tra gliuomini.Solo così l’essere umano puòvolare libero nel cielo, puòvivere in pace con sé stesso esoprattutto sconfiggere lamorte.Non smetterò mai di ripetereche tutte le sculture di Memè,specialmente quelle che permancanza di spazio, non hopotuto analizzare, racchiudo-no un significato.Esse non hanno bisogno diparticolari spiegazioni; il loromessaggio è immediatamentepercepibile ed inevitabilmenteentra nel cuore di chi li osser-va. Non a caso Padre StefanoTrojani giustamente dice:“Memè cerca la verità dellecose, della vita, dell’uomoe di Dio e alla sua scultura fadire la verità, espressa nellafattura più armoniosa e megliorapportata alla struttura,all’essere del bello. Ecco per-ché questa scultura è di suanatura dialogica e partecipa-tiva del vero, che proprio per-ché, comunicato nelle formesuperiori della poesia, s’im-medesima col bello e si farichiamo irresistibile allamente e al cuore di chi si avvi-cina alla sua realtà”.

Valentina Artegiani

Libero, 2004.Acacia-canapa (ceppo unico)

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 23

Page 24: Rivista 2006

24

SENSIBILITÀ E DELICATEZZA NELL’OPERA DI FRANCESCA LUZI

Il modo di avvicinarsi all’arte,di Francesca Luzi, è, senzadubbio, la forma più correttapoiché l’impegna nell’appren-dimento dei procedimenti tec-nici sui quali si applica conestremo scrupolo. Di lì derivaun linguaggio, un modo di ope-rare particolarmente attento erispettoso del mezzo usato siaesso matita, pastello, acque-rello, incisione od altro. Ciò, daun lato, induce l’artista alrispetto e all’applicazione ca-nonica, delle componenti dellediverse tecniche, che definireiclassiche, da un altro lato, in-vece, quasi naturalmente, es-sa è indotta a ricercare solu-zioni linguistiche e formali piùconsone alla contemporanei-tà. Il suo è un fare il cui impat-to tende ad evidenziare la per-sonale sensibilità e delicatez-za di questa pittrice che sonoesaltate ulteriormente nonsolo nella scelta delle tecni-che usate ma anche attraver-so i soggetti rappresentati, inquesti, spesso, l’immagine di-viene metafora di stati d’animoed espressione di condizionipsicologiche ed esistenziali. A ben riflettere sono proprioqueste ultime che rendono ilsuo lavoro velato di malinconiae, in un’accezione positiva,ambiguo ed intrigante. Al centro delle sue opere èposto l’essere umano, questorimane sempre il soggetto del-l’opera e della riflessione, siache venga inserito in un com-

plesso naturalistico di ele-menti sia che, collocato fuorida qualsiasi contesto ambien-tale, venga posto in primopiano.In tal modo Francesca Luzirealizza e visualizza un mondodel sogno e definisce il luogodella propria anima: un univer-so velato di poesia, rafforzatoda una leggerissima atmosfe-ra che amalgama tutte le suecomponenti e consente di tra-scendere il reale in un sottilis-simo e fragile gioco simbolico.Altro elemento che ritengo sievidenzi nelle immagini di que-sta pittrice, è un’atmosferadolce-amara, derivante dauna condizione di ritrosiacomportamentale, di sofferen-za che, come ho scritto piùsopra, discende da riflessionisugli aspetti esistenziali dellavita. Ogni attimo, sia esso di con-templazione o di osservazione,sfugge a considerazioni dicompiacimento per definirsicome momento di sublimazio-ne lirico-poetica. L’atmosferadi sospensione e di attesache, a volte, sembra imporsinelle sue immagini, crea qual-cosa di enigmatico che sfuggealla quotidianità; così, appun-to, in opere quali: “Bagnantisugli scogli” oppure in:“Figure maschili”.Oltre a ciò che è stato finoradetto traspare anche la conti-nua presenza di una ricercainteriore forte che permea

queste immagini quasi a farledivenire una forma di difesadal non senso e dalla banalitàdel quotidiano; una sorta dilatente e contenuto distacco,una riflessione più profondasulle cose del mondo e dellavita. Tale appare, di conse-guenza, lo sguardo dell’autori-tratto che si perde in un oriz-zonte indefinibile dove, tra l’al-tro, l’impianto formale e lagamma cromatica, con parti-colare misura, producono econsentono un’assoluta godi-bilità di quell’intensità interio-re che traspare da esso, ancorpiù evidenziata dal disegnoessenziale e puro della formadel volto. In questa, come inaltre opere quali la litografia :“Il cigno morente” o l’incisio-ne ad acquaforte e acquatinta:“L’airone”, l’immagine è rap-presentazione trascendente ilsoggetto rappresentato dive-nendo il riflesso di pensieriche “incarnano” emozionirendendo visibile ciò che nonè visibile e non facilmente rap-presentabile. Il tentativo didelimitare i confini, non delimi-tabili dell’interiorità, rendeancor più intrigante la propo-sta di questa pittrice impeden-doci di comprendere se ciòche sta sotto i nostri occhi èfrutto della visione o del pen-siero.Ci si pone, allora, un interroga-tivo riguardante, appunto, ilmovente del suo dipingere,che parte dal dato visibile per

addentrarsi nei territori dellacoscienza offrendoci unospaccato della propria dimen-sione spirituale il quale portal’autrice a riflettere sul sensodell’esistere. Probabilmente e,forse, in modo non predeter-minato, Francesca Luzi è giun-ta alla pittura, alla rappresen-tazione figurativa perché soloa questa è dato il privilegio, lapossibilità di riplasmare ilmondo e la realtà. Sembra quasi che l’artistasenta il bisogno di un nuovopunto da cui ripartire. La pittura diviene, quindi, perlei un modo di riiniziare, didefinire una nuova nascita e,probabilmente, l’intensità del-lo sguardo nell’autoritrattofissa proprio quel punto dovela memoria, la rivisitazionesublimante della forma dellecose fa rinascere la vita. Ècosì che, per la Luzi, dedicarsialla pittura diviene la formaper misurare se stessa più cheun mezzo per rapportarsi colmondo; essa, la pittura, infatti,poiché riinterpretazione dellarealtà, è il suo modo di porsinei confronti della propriainteriorità, le sue immagini,allora, non si fermano, népotrebbero, alla descrizionedel reale e si aprono ad unanuova dimensione, più velatae poetica, lieve, appena per-cettibile ed è attraverso quellache definisce la sua veritàartistica.

Vitaliano Angelini

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 24

Page 25: Rivista 2006

25

L’ASSOCIAZIONE “SASSOFERRATESI NEL MONDO PER SASSOFERRATO”

StatutoL’Associazione “Sassoferratesinel mondo per Sassoferrato”,che ha sede presso l’IstitutoInternazionale di Studi Picenidi Sassoferrato, si proponecome scopo quello di promuo-vere iniziative per la conoscen-za, la conservazione, la diffu-sione dei valori tradizionali,culturali, turistico-ambientalidella città di Sassoferrato e delterritorio sentinate.L’Associazione raggiunge inol-tre il suo scopo anche con l’as-segnazione del “Premio MonteStrega” a personaggi di originesassoferratese che si sianodistinti nelle varie loro attività.L’Associazione è apartitica.Possono diventarne soci tutticoloro che vantano origini sas-soferratesi, coloro che hannovissuto a lungo nel territoriosassoferratese, che abbianolegami o interessi al raggiungi-mento degli obiettivi dell’Asso-ciazione ma anche Enti Pub-blici, Associazioni, Bibliotechee Società Private, etc., in que-st’ultimo caso per l’ammissio-ne è sufficiente la domandaagli organi competenti. Il Consiglio Direttivo decidesull’ammissione di nuovi soci.I Soci si distinguono in ordina-ri, sostenitori e benemeriti e ilmantenimento del titolo diSocio comporta il versamentodella quota sociale che è stabi-

lita annualmente dal Consiglio.Ciascun Socio ha il diritto divoto nelle adunanze sociali,può partecipare a convegni einiziative varie e ricevere lepubblicazioni dell’Associazio-ne. L’Associazione è diretta daun Consiglio Direttivo compo-sto da tre a undici membri, dicui un Presidente, due Vice-Presidenti, un Segretario e unConsigliere Economo e, nel-l’ambito del numero dei mem-bri previsto, per una miglioreoperatività dell’Associazione,può essere cooptato un massi-mo di tre membri residenti chenon possono assumere le cari-che di Presidente e Vicepre-sidenti. Tutte le cariche hannouna durata quinquennale e tuttigli incaricati possono essererieletti. Trascorsi cinque annidalla fondazione, l’Assembleadei soci eleggerà i rappresen-tanti previsti alle carichesociali, nonché due Revisoridei conti (nominati dai Soci allaprima Assemblea utile).L’Assemblea vota a scrutiniosegreto, con una scheda, nonappena esaurita la materia dipubblica discussione e l’urnadei voti resta aperta un’ora,passata la quale verrà esegui-to lo scrutinio. Tenuto contodella tipologia di dei Soci, ilConsiglio uscente potrà defini-re modalità di votazione ancheattraverso il sistema postale. I

rappresentanti eletti dall’As-semblea decidono per votazio-ne l’attribuzione delle carichein seno al Consiglio Direttivo. IlPresidente oltre a rappresen-tare legalmente l’Associa-zione, convoca l’Assembleadei Soci, almeno una voltaall’anno, per l’approvazione delbilancio consuntivo e del pro-gramma sociale e convoca ilConsiglio Direttivo, stabilendo ipunti all’ordine del giorno (pre-vio accordo con gli altri mem-bri del Consiglio).Il Vice-Presidente anzianosvolge le funzioni del Pre-sidente su delega o impedi-mento dello stesso.Il Segretario coordina i lavoridel Consiglio Direttivo dell’As-semblea dei Soci e redige i ver-bali delle riunioni.Il Consigliere Economo ha ilcompito di curare gli affariamministrativi dell’Associazio-ne coadiuvato dai due Revisoridei conti e in stretto contattocon il Presidente.Il Consiglio Direttivo decidesull’ammissione dei nuovi socie cura la realizzazione degli o-biettivi programmatici in sinto-nia con le decisioni dell’As-semblea. L’Associazione trae imezzi di sussistenza dallequote sociali, dai contributidegli Enti pubblici e privati, dalasciti, da pubblicazioni e mani-festazioni e in caso di sciogli-

mento delibererà sulla destina-zione del suo patrimonio, delsuo archivio a Enti culturali oIstituzioni sassoferratesi. Loscioglimento dell’Associazionepuò essere deliberato dall’As-semblea alla quale partecipinoi 4/5 dei Soci e con voto favo-revole dei 2/3 dei votanti.

ELENCO DEI MEMBRIELETTI

DELL’ASSOCIAZIONE

Presidente onorario:P. Stefano Troiani

Presidente:Timoteo Benedetti

Vicepresidenti:Vittorio ToniRaniero Massoli Novelli

Segretario:Enrico Renzaglia

Consigliere economo:Giovanni Pesciarelli

Consiglieri:Umberto Ballanti , Maria Grazia Boldrini,Rita Ferri,Tiziana Gubbiotti,Francesco Iacobini,Paolo Mancinelli,Marcello Paris,Mario Toni, Umberto Zorzetto.

L’Associazione raggiunge il suo scopo anche con l’assegnazione del“Premio Monte Strega” a personaggi di origine sassoferratese che si sianodistinti nelle varie loro attività, e infatti nel mese di Agosto, il 17 agosto2006, ore 21,00, in Vicolo Santa Chiara, verrà assegnato questo riconosci-mento mediante la consegna di tre targhe che rappresentano il MonteStrega e di attestati di benemerenza.

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 25

Page 26: Rivista 2006

26

DATI STATISTICI RELATIVI AL MOVIMENTO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE NEL 2005

MESE NATI MORTI Interno Estero Altri iscritti* Interno Estero Altri canc.* IncrementoGEN 4 8 12 7 0 12 0 0 3FEB 5 15 22 2 0 3 0 0 11

MAR 4 9 18 13 0 21 5 0 5APR 4 6 25 9 0 15 2 0 12MAG 8 8 4 9 1 15 0 0 -3GIU 9 6 13 7 1 29 0 0 -5LUG 7 11 15 5 0 17 3 0 -1AGO 11 9 5 12 0 14 2 0 2SET 13 10 19 5 1 24 0 0 2OTT 4 6 19 4 0 28 0 1 -17NOV 7 5 15 0 0 6 1 0 10DIC 6 6 8 7 0 31 0 1 -17TOT 82 99 166 80 3 215 13 2 2

IMMIGRATI EMIGRATI

*le colonne “Altri iscritti” ed “Altri cancellati” si riferiscono a persone cancellate per irreperibilità o ricomparse dopo essere state can-cellate per irreperibilità ed alle regolarizzazioni anagrafiche a seguito di confronto censimento-angrafe

Popolazione residente al 31-12-2005: maschi 3.760 femmine 3.971 TOT 7.731di cui stranieri: 310 273 583

L’8 aprile 2006 nonno LuigiGrassi ha compiuto 100 anni.Da sempre abita a Piaggia-secca, una frazione di Sas-soferrato e dice: “non ho par-ticolari segreti per spiegare lamia longevità; ho sempre con-dotto una vita normale, homangiato e bevuto con parsi-monia ed ho smesso di fumareda circa 30 anni”. 102 sonoinvece gli anni di ElenaMicheletti, simpatica e distin-ta signora che abita aMonterosso e anche per lei :“proprio la serenità interiore,la gioia di vivere, la dedizionealla famiglia e al lavoro - dicesorridendo nonna Elena - sonostati elementi importanti per lamia longevità”. Ma non sonogli unici. Le Marche, in generale, sonodiventate sinonimo di longevi-tà. La regione, con oltre 150ultracentenari, rappresenta

un record nazionale per ladurata della vita.I comuni, secondo un’indagi-ne ISTAT del 2003, nei qualil’indice di vechiaia è superio-re a 200 sono, nell’ordinedecrescente, Arcevia (271,93%),Montecarotto (234,96%),Genga (233,48%),Sassoferrato (230,36%),Cupramontana (228,09%),Serra San Quirico (220,45%), Poggio S. Marcello (217,31%), San Paolo di Jesi (212,04%), Belvedere Ostrense (204,53%)Jesi (202,66%).Sassoferrato ha visto negliultimi tempi un incrementodella propria popolazione gra-zie anche alla presenza diextra-comunitari (583 nel2005). È un benessere costruito neglianni che rappresenta un“sistema che funziona”, in cui

lo “stare bene”, come statorelativo e come bilancio delleproprie condizioni di vita, nonappare esclusivamente in-fluenzato dalle classichevariabili socio-economiche,quali il reddito, lo status socia-le, il livello d’istruzione e l’età(che pure hanno un peso con-siderevole nel determinare ilsenso di inclusione o di estra-neamento di un individuo dalcontesto sociale), ma apparefortemente determinato dauna serie di percezioni degliaspetti della propria vita, qualila qualità delle relazioni socia-li e amicali, l’uso del tempo, ilsenso di appartenenza ad unaterra e ad una comunità, lostandard dei servizi offerti sulterritorio.Sono molti gli anziani che par-tecipano ad attività promosseda associazioni culturali/spor-tive/ricreative, da organizza-

zioni religiose e da organizza-zioni di volontariato (AVULS,AVIS, CARITAS, CRI, UNITAL-SI, etc...) e che sono coinvoltiin attività culturali come quel-la che da più di dieci anni svol-ge l’Università degli adulti.Testimonianza viva di questaattività è il Centro sociale peranziani “G. B. Salvi” che que-st’anno ha inaugurato lanuova sede nei locali delle exofficine IPSIA.Non è quindi solo l’“ariabuona” a spingere molti cheper lavoro si erano trasferitialtrove a ritornare da pensio-nati nel sassoferratese, ancheper questo l’attenzione alleesigenze di questa categorianon va sottovalutata, anzi,incrementata e consideratauna risorsa.

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 26

Page 27: Rivista 2006

27

MMEERRCCOOLLEEDDÌÌ 2288 GGIIUUGGNNOO0re 16, 00Saluto delle autoritàSaluto del Presidente dell’Istituto Internazionale di StudPiceni:Prof. Alberto GRILLIPresidente: ALBERTO GRILLI (Milano – Statale)Ore 16, 30 – Prolusione: Marinella BONVINI MAZZANTI (Urbino)1506: la nascita dello Studio di UrbinoOre 17,30 - Vitaliano ANGELINIPresentazione della Mostra delle Edizioni d’arte numerate Bartolo da Sassoferrato”: “Il segno inciso”

GGIIOOVVEEDDÌÌ 2299 GGIIUUGGNNOOOre 9, 30 – Presidente: SANDRO BOLDRINI (Urbino)W. Keith PERCIVAL (Emerito Laurence – Kansas)Further Research on Niccolo Perotti’s De componendis epistulis(com.)Johann RAMMINGER (München – Thesaurus linguae Latinae) Illessico del Cornucopiae di Niccolò Perotti nel linguaggio neo-latino (com.)Lorenzo MILETTI (Federico II - Napoli) Gatti, manguste ed altrianimali. Erodoto ed Eliano nel Cornucopiae di Perotti (com.)IntervalloOre 11, 30 – Presidente FERRUCCIO BERTINI (Genova)Fabio STOK (Roma – Tor Vergata) Dai Rudimenta al Cornu Copiae(rel.)Marianne PADE (København) Perotti e l’ars traducendi (rel.)DiscussioneOre 15 – Presidente: JEAN-LOUIS CHARLET (Aix-en-Provence)Eduardo FUMAGALLI (Fribourg – Suisse) Una discussione soprale righe: a proposito di Quintil. inst. or. I 6 (com.)Ferruccio BERTINI (Genova) Il mito di Ulisse da Virgilio a Dante(rel.)Jean-Frédéric CHEVALIER (Metz) L’originalité de la mise en scènetragique de la mort d’Achille par Antonio Loschi (com.)IntervalloOre 17, 30 – Presidente: ALESSANDRO GHISALBERTI (Milano –Cattolica)Ludovica RADIF (Genova) Maschere affioranti dalla Fabula Penia(com.)Meredith GILL (Maryland – USA) The Saint in the Studiolo:Illusory Books and Symbolic Allusions between Urbino andVenice (rel.)Zsoltán L. Simon (Budapest) Calpurnio Siculo e i nuovi percorsidella bucolica umanistica (com.) Discussione

VVEENNEERRDDÌÌ 3300 GGIIUUGGNNOOOre 9, 30 –Presidente: W. KEITH PERCIVALMarco LAFFRANCHI (Milano – Cattolica) A proposito del dialogoDirectio speculantis seu de non aliud di Niccolò Cusano (com.)Renata FABBRI (Venezia) Contributo minimo all’epistolario diPoliziano (com.)Jean-Louis CHARLET (Aix-en-Provence) Le mètre sapphiquechez Marulle (rel.) IntervalloOre 11, 30 – Presidente: Italo GALLO (Salerno)Marc DERAMAIX (Rouen) La conception d’une mimésis non-réfé-rentielle dans Actius de Giovanni Pontano (com.)Karsten FRIIS-JENSEN (København) The Hamburg HumanistAlbert Krantz’s Historiographical Works (com.)Marco GIOVINI (Genova) Fedro III 15 e suoi fraintendimentimedievali e umanistici (com.) DiscussioneOre 15, 30 – Presidente: GEOFFREY EATOUGH (Lampeter)Gerald N. SANDY (British Columbia – Canada) Lex commentandi:Filippo Beroaldo and the Renaissance Commentary (com.)Udo REINHARDT (Mainz) Eustazio, Benedetto Lampridio e GiulioRomano. Per l’affresco centrale della “Sala di Troia” in PalazzoDucale (Mantova) (rel.)Heidi MAREK (Marburg) Reinterpretazione del sonetto n° 12 delSonge di Joachim du Bellay (com.)Paola MÜLLER (Milano – Cattolica) Le tavole logiche di JacopoZabarella (com.) IntervalloOre 17, 30 – Presidente: HERMANN WALTER (Manheim)Craig KALLENDORF (Texas) Nicodemus Frischlin’s Dido:Virgil on the German Stage (rel.)Paola PAOLUCCI (Perugia) Il mito della genealogia troiana nellecasate rinascimentali (com.)Claudio BEVEGNI (Genova) Claudio Eliano in Occidente nei seco-li XV e XVI (com.) Discussione

SSAABBAATTOO 3300 GGIIUUGGNNOOOre 9, 30 – Presidente: HEINZ HOFMANN (Tübingen)Kristi VIIDING (Tartu – Estonia) The farewell-poems (propemptika)in the anthology Delitiae Poetarum Italorum (1608) (com.)Claudia SCHINDLER (Tübingen) Una lettura francese del calenda-rio romano;: il Supplentum Fastorum di Claude-BarthélémyMorisot (1649) (rel.)David MONEY (Wolfson College – Cambridge) Juvenilis ardor incarmine heroico: Carmen saeculi XVII hactenus ineditum (com.)IntervalloOre 11, 30 - Presidente: HEINZ HOFMANN (Tübingen)Hermann WALTER (Mannheim)L’effetto ‘Gorgone’. Papa Alessandro VII (Fabio Chigi) in un’allego-ria della Pace di Pietro da Cortona (com.) Discussione

XXVII CONGRESSO INTERNAZIONALE DI STUDI UMANISTICITra prosa e poesia nell’Umanesimo e nel Rinascimento (In Italia e nelle Marche)

SASSOFERRATORelais degli Scalzi - 28 giugno – 1 luglio 2006

Ministero per i Beni e le Attività culturali - Comune di SassoferratoRegione Marche - Provincia di Ancona

Fondazione “Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana” - Comunità Montana dell’Esino – Frasassi

Per informazioni:Palazzo Oliva - 60041 SASSOFERRATO (AN), Italia - Tel. 0732 – 956209, Fax 0732 – 956234

http//www.studiumanisticipiceni.it E-mail: [email protected]

PROGRAMMA

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 27

Page 28: Rivista 2006

28

Il centro culturale è sorto aSassoferrato nel 1990 per iniziati-va del prof. Clito Bruschi, del prof.Francesco Garofoli e padreStefano Trojani.Ha promosso e realizzato variemanifestazioni: un concorsonazionale di poesia, spettacoli diprosa, mostre d'arte grafica, ecc...

Ha dato vita al periodico L’IN-GRESSO che ha pubblicato poe-sie, racconti, memorie, cronache,ricerche di autori sassoferratesi.Dopo un'interruzione di qualcheanno, ha riaperto nel 2003 la suaattività e rinnovato il comitato pro-motore.La pubblicazione delle opere di

Caio Baldassarre Olimpo degliAlessandri, l'iniziativa più impor-tante del Centro Culturale, preve-de l'uscita annuale di uno o piùvolumi delle raccolte Olimpiane.Gli attuali volumi pubblicati sono:GLORIA (1520), LINGUACCIO(1521), NOVA PHENICE (1524)Tra le iniziative che ha promosso: il

lungometraggio “In Itinere” giratonel 2004 in occasione del V cente-nario della morte di PandolfoCollenuccio e presentato aPesaro nell’ambito del CongressoInternazionale dell’Istituto degliStudi Piceni.

Angela Bruschi

IL CENTRO CULTURALE “BALDASSARRE OLIMPO DEGLI ALESSANDRI”

BANDO DI CONCORSOANNO 2006

Il premio si propone lo scopo di valorizzare l'impegno letterario, la creatività e le qualità espressive di nuovipoeti e scrittori. Il Concorso si rivolge a poeti e scrittori d’ogni ordine e grado della Regione Marche ed è este-so a tutti i marchigiani residenti all’estero. Il concorso è suddiviso in tre sezioni che comprendono:

I - Poesia in lingua italiana II - Poesia in dialetto marchigiano III - Racconti brevi e poemetti in prosa. Si par-tecipa con tre liriche, edite o inedite, e/o fino a tre racconti o poemetti in prosa di max 5 cartelle. Le opere devono essere inviate in cinque copie se stampate su carta o in una copia se in floppy disk o cdrom.In caso deve essere indicato: la sezione a cui si desidera partecipare, nome, cognome, indirizzo, eventualee-mail e numero telefonico. La partecipazione al Concorso prevede un’iscrizione di 5 euro da versare sul C.C. 000047399449 intestato aCentro Culturale Baldassarre Olimpo, corso Don Minzoni 52 60047 Sassoferrato (AN). Il premio ha cadenza annuale. Non c’è limite d’età. Il tema è libero, tuttavia non deve essere in contrasto coni più elementari valori etici e morali. Tutti i concorrenti verranno avvisati del Gala di Premiazione che si terràa Sassoferrato nel mese di settembre 2006. Le decisioni della Giuria sono insindacabili. La Giuria si riserva di segnalare opere meritevoli e di istituire premi speciali e menzioni di merito. Saranno premiati tre partecipanti per ogni sezione. Le poesie dei vincitori verranno pubblicate nel sito webwww.ccboa.it, sulla stampa e sul periodico “L’Ingresso”. Ai vincitori e ai segnalati sarà data comunicazionepersonale in tempo utile. I premi devono essere ritirati personalmente o da persona munita di delega. Non è previsto nessun rimborso spese per i premiati. Gli elaborati non verranno restituiti. La partecipazione al concorso comporta la completa accettazione di tutte le norme del presente bando. Le opere dovranno essere inviate entro e non oltre il 10 agosto c.a. al seguente indirizzo: Centro CulturaleBaldassarre Olimpo, corso Don Minzoni 52- 60047-Sassoferrato (AN).

Sassoferrato, maggio 2006. Per ulteriori informazioni: Tel 3497390436 e-mail: [email protected] www.ccboa.it

sassoferratomia-new copia.qxp 7-11-2007 12:35 Pagina 28