lezione di topografia e rilievo -...

27
IS Antonio Cortigiani LEZIONE DI TOPOGRAFIA E RILIEVO

Upload: ngothuy

Post on 15-Feb-2019

227 views

Category:

Documents


1 download

TRANSCRIPT

IS Antonio Cortigiani

LEZI

ON

E D

I TO

POG

RA

FIA

E R

ILIE

VO

2

TOPOGRAFIA E RILIEVO Di Antonio Cortigiani

La Topografia e la Cartografia

La “Topografia” è quella disciplina che ha come scopo quello di fornire una descrizione metrica-quantitativa della superficie terrestre e di stilare le carte Topografiche. Scopo principale, come scienza, è la determinazione delle coordinate di punti sul terreno e/o di individuare con precisione punti segnati sulla carta. Mentre la “Cartografia” è quella scienza che ha il compito di riportare i punti sulla carta.

Fig. 1 – Rappresentazione del terreno su un piano bidimensionale

La “Topografia” e la Speleologia Con la topografia, lo speleologo riesce a far conoscere agli altri il luogo dove è situata la grotta e la conformazione della stessa. Per far ciò, lo speleologo deve avere delle conoscenze fondamentali quali:

• Nozioni di Cartografia; • Nozioni di Rilievo.

3

Nozioni di Cartografia

La cartografia ufficiale utilizzata dallo speleologo, in genere è quella prodotta dall’I.G.M. (Istituto Geografico Militare), che tra il 1875 ed il 1900 ha redatto la “carta fondamentale d’Italia”, in sostituzione d’altre carte non omogenee esistenti nei vari stati. Per la compilazione della “Carta”, l’I.G.M. ha adottato la proiezione equivalente di Flamsteed, detta anche sinusoidale o naturale o policentrica, cioè con origini diverse foglio per foglio. Ciascun Foglio della Carta d’Italia comprende un trapezio sferoidico limitato da due meridiani, la cui differenza di longitudine è di 30’, e da due paralleli la cui differenza di latitudine è di 20’.

Fig. 2 - Costruzione del Foglio scala 1: 100.000

Per costruire il reticolo geografico sulla carta si trasforma il trapezio sferoidico in un trapezio piano.

Fig. 3 - Trasformazione del trapezio sferoidico in trapezio piano.

4

Nel 1940 l’I.G.M. decise di sostituire alla “proiezione equivalente di Flamsteed” la “proiezione conforme di Gauss”. Spetta in seguito al prof. Boaga, il merito di avere elaborato le formule applicative e le tavole numeriche: è per questo motivo che a tale proiezione viene si attribuisce il nome di “Gauss-Boaga”. La proiezione conforme di Gauss-Boaga, che si è adottata, consiste nel rappresentare sul piano l’ellissoide terrestre per “fusi” di 6° d’ampiezza, riportando senza deformazioni il meridiano centrale del fuso. La cartografia Italiana è stata anche inserita in quella mondiale, chiamata “proiezione conforme Universale Trasversa di Mercatore (U.T.M.). Oggi, tutta la cartografia dell’I.G.M. è redatta nella proiezione conforme di Gauss-Boaga e in quella U.T.M.. Si deve però precisare che, a causa delle differenze nelle compensazioni delle triangolazioni d’appoggio e delle diverse origini, gli elementi cartografici del sistema Gauss-Boaga non s’inseriscono perfettamente in quelli del sistema U.T.M.. In entrambe le proiezioni, la superficie terrestre è divisa in fusi di 6° ciascuno, ed entro ogni fuso i meridiani ed i paralleli appaiono come linee più o meno curve, tranne per il meridiano centrale del fuso e l’equatore, che sono rappresentati da due rette perpendicolari fra loro. Assumendo queste come assi di un sistema di coordinate rettangolari, la posizione di un punto può essere individuata dalle “coordinate rettangolari gaussiane”, definite dalle distanze del punto da queste due rette: l’ordinata, distanza del punto dall’equatore; l’ascissa, distanza del punto dal meridiano centrale del fuso, al quale però si attribuisce un valore convenzionale in modo da non avere ascisse negative per i punti ad Ovest di esso. Le rappresentazioni dell’I.G.M. Come per la zona, nel sistema U.T.M., nel sistema cartografico utilizzato dall’I.G.M. anche l’area presa in esame dal Foglio in scala 1: 100.000 era molto estesa, quindi si è suddiviso in quattro parti che prendono il nome di “Quadranti” che sono numerati con numeri romani partendo dal quadrante in alto a sinistra ed in senso orario, questi sono redatti alla scala 1: 50.000. Per avere delle carte ancora più dettagliate, ogni Quadrante è diviso ancora in altre quatto parti, ognuna di queste è redatta alla scala 1: 25.000, è contraddistinta con la sua posizione geografica nel quadrante ed è chiamata “Tavoletta”. In casi particolari le tavolette possono essere divise ancora in sezioni.

5

Fig. 4 - Suddivisione del Foglio in Quadranti, Tavolette e sezioni

Riepilogando, in speleologia come detto in precedenza la cartografia adoperata è quella ufficiale dell’I.G.M., partendo dal Foglio in scala 1: 100.000 (l’I.G.M. ne ha redatti 278 per coprire l’intero territorio Nazionale), utile per avere una buona visione di un’ampia porzione di terreno attorno all’area di studio, passando ai quadranti, quando si vuole avere una vista d’insieme di più tavolette con un dettaglio maggiore a quello del Foglio, e per ultimo la cartografia più comune ed usata, la Tavoletta, con una rappresentazione molto dettagliata dell’area presa in esame. Raramente si utilizzano altre cartografie a scala più elevata (1: 10.000 ed 1: 5.000), queste sono considerate “carte tecniche” e sono per lo più d’interesse comunale. La Tavoletta a scala 1: 25.000 Ogni tavoletta è indicata precisando la posizione geografica nel quadrante a cui appartiene, nonché col nome della località più importante che contiene ed il numero del foglio in scala 1:100.000 da cui deriva. Ogni tavoletta è composta da un quadro centrale e da una cornice che riporta tutte le informazioni utili alla lettura della carta. La Cornice: In alto, da sinistra verso destra, si trova la posizione della tavoletta, il suo nome e la ripetizione degli estremi.

6

In basso, da sinistra verso destra, sono poste le informazioni generali della tavoletta, dato importante è quello relativo alla data di pubblicazione ed eventuali successive edizioni, poiché fornisce il grado d’aggiornamento ed attendibilità della carta. Si trova poi il quadro d’unione delle tavolette immediatamente circostanti; i limiti amministrativi e l’elenco dei comuni compresi nel disegno topografico nel riquadro centrale. Altra informazione importante è quella relativa all’equidistanza delle curve di livello (isoipse), che generalmente è di 25 m per le ausiliarie, mentre le principali (a tratto più marcato) sono di 100 m, inoltre in caso d’ampie zone pianeggianti le isoipse sono tratteggiate (da prestare attenzione con quelle tratteggiate negative, presenti in zone costiere che indicano il fondale marino). Nella parte centrale della carta poi si trovano le scale numeriche e grafiche, sotto di queste vi sono dei segni convenzionali, basilare la loro conoscenza per il corretto uso e lettura della carta. Ancora, nella parte bassa a sinistra troviamo uno specchietto con i dati delle coordinate chilometriche dei vertici del quadro nel reticolato “Gaus-Boaga”. Lungo il margine destro della cornice troviamo uno specchietto con i valori della declinazione magnetica riferita all’anno d’edizione della carta (con i dati delle correzioni da apportare per l’orientamento con la bussola), i dati riferiti al reticolato UTM ed infine un esempio pratico di calcolo delle coordinate di un punto. Ai bordi della carta, lungo il riquadro, si trova indicato il reticolato con variazioni delle indicazioni al primo di grado. Ai vertici sono riportate le coordinate per i paralleli ed i meridiani. Il quadro centrale: È quella parte della carta dove si trova il vero e proprio disegno topografico. In questo disegno, tramite la simbologia descritta, vi è rappresentato tutto ciò che è presente nell’area interessata, dal singolo fabbricato al tipo di coltura prevalente, dalla “trazzera” all’autostrada, alla linea ferrata (FF.SS.), ecc.. Inoltre, tramite le “isoipse”, già trattate precedentemente, possiamo avere la rappresentazione altimetrica del terreno.

7

Fig. 5 – Esempio di Tavoletta a scala 1:25.000

CORNICE

QUADRO

8

Nozioni di Rilievo Premessa Con il termine “rilievo” si intende semplicemente acquisire dei dati per permettere all’operatore di trasportare ciò che vede su un foglio, il “Disegno”, tramite coordinate che possono essere di due tipi: coordinate polari e coordinate rettangolari o cartesiane. “Coordinate Polari” e “Coordinate Cartesiane” Per coordinate polari si definiscono le coordinate di un punto su di un piano, individuate da un vettore identificato con una direzione (angolo azimutale) e da una misura lineare (distanza in metri) con origine da un punto noto e visibile.

Fig. 6 – Esempio di coordinate polari

Esempio pratico di coordinate polari: il punto P1 avrà come coordinate polari la distanza “A” e l’angolo zenitale θ1. il punto P2 avrà come coordinate polari la distanza “B” e l’angolo zenitale θ2.

9

Le coordinate rettangolari o cartesiane, sono caratterizzate da due numeri che rappresentano la distanza in metri – su un piano cartesiano d’assi X e Y – con origine 0 nel punto d’intersezione dei due assi.

Fig. 7 – Esempio di coordinate rettangolari

S

N

E O

P4

P3

P1

P2

N

O 0

S

IV Quadrante Y positivo X negativo

I Quadrante Y positivo X positivo

III Quadrante Y negativo X negativo

II Quadrante Y negativo X positivo

E

10

La strumentazione dello speleologo I dati che a noi interessa acquisire sono di due tipi: 1) Lineari e 2) Angolari. É, quindi, indispensabile, per effettuare un rilievo, conoscere la strumentazione da utilizzare. In relazione alle misure lineari, lo speleologo, utilizzerà la Cordella metrica (rollina) da 10, 20 o 50 metri, in base alle distanze da rilevare. Mentre, In relazione alle misure angolari, gli strumenti da utilizzare saranno: la Bussola, avente la funzione di misuratore d’angoli magnetici sul piano orizzontale; il Clinometro, che, invece, rileva angoli d’inclinazione. Questi dati, saranno trascritti in un apposito “quaderno di campagna”, è consigliabile che per trascrivere questi dati, vista l’alta percentuale d’umidità presente in grotta, si usi una comune matita anziché una biro.

Fig. 8 – Bussola a traguardo Fig. 9 – Clinometro a traguardo

Fig. 10 – Cordelle metriche

Riepilogando, in una trousse da rilievo, ci dovranno essere: un quaderno di campagna, almeno una matita, un temperino, una gomma, una rotella metrica (solitamente si usa quella da 20 metri), una bussola ed un clinometro del tipo a traguardo.

11

Rilievo per poligonazione La metodologia di rilievo più comunemente usata dallo speleologo è la poligonazione. Questo metodo di rilievo consiste nel collegare tutti i punti da misurare in modo da formare una linea spezzata, detta appunto “poligonale”, della quale si misurano tutti gli angoli e tutti i lati. Ogni lato della poligonale è definito “battuta” ed è composto da tre dati fondamentali: la distanza fra i due vertici (L), l’angolo d’elevazione (α) e l’angolo di direzione formato con un’origine prefissata, quando questa è il Nord (magnetico), si definisce come angolo azimutale (θ). I singoli vertici della poligonale, o capisaldi, sono contraddistinti con numeri o con lettere dell’alfabeto, in ordine progressivo. La scelta va fatta in modo tale che da un caposaldo si possano vedere il precedente ed il successivo.

Fig. 11 – Esempio di poligonazione su di un piano inclinato e relativa proiezione della stessa sull’orizzontale, con indicato nella prima battuta 1-2 la lunghezza “L”, l’angolo d’orientamento “θ” e l’angolo d’inclinazione “α”.

I lati della poligonale, compatibilmente con il terreno e l’ambiente in cui si opera, si prendono di lunghezza pressoché uniformi. In genere si evitano lati molto corti, perché influiscono notevolmente ad aumentare il margine d’errore nelle misure angolari, per il centramento e mira degli strumenti. Generalmente, siccome in grotta si effettua una poligonale aperta (cioè, quando il primo e l’ultimo vertice non coincidono), per ridurre l’errore, dovuto alle letture strumentali, le misure distanziometriche ed angolari, delle singole battute sono eseguite due volte, in andata e al ritorno, cioè prima guardando al vertice successivo, poi, spostandosi sul successivo rifare la lettura verso il precedente e, così via. Confrontando le misure effettuate sullo stesso lato, se la loro differenza è eccessiva ci si accorge subito dell’errore e si rifanno, se altrimenti, la loro differenza non è eccessiva, si assumono per validi i valori della media aritmetica delle misure fatte. Man mano che i dati sono desunti durante lo svolgimento di una poligonazione sul terreno, sono trascritti su un apposito “quaderno di campagna”.

12

Posizionamento di una cavità e calcolo delle coordinate La prima incombenza del rilevatore, è quella di stabilire la posizione topografica dell’ingresso della cavità, cioè di riportare, sulla carta topografica che si utilizza, il punto, pressoché preciso, dell’ingresso. Per fare ciò, ci serviamo della “Bussola”. Sulla carta individuiamo due punti, meglio se tre, detti capisaldi, di cui siamo certi del loro posizionamento sul terreno, campanili di chiese, punti trigonometrici, cime di montagne (stando molto attenti a non scambiare un’anti cima con una cima), ecc., poi facciamo la lettura angolare sul piano orizzontale. Per la risoluzione, esistono due metodi fondamentali, 1) metodo grafico ed 2) il metodo analitico.

Fig. 12 - Esempio del “Punto Grotta” utilizzando tre capisaldi

Metodo Grafico Con l’ausilio di un goniometro (della stessa scala della Bussola) orientato con lo “0” al Nord della Carta Topografica, si traccino delle rette passanti dal punto osservato e dalla lettura fatta depurata dall’angolo piatto, esempio: se sul terreno si è fatta una lettura alla bussola di 280° sulla carta sarà riportata la misura di 280-180= 100° oppure se la lettura è di 20° sarà riportata 20+180= 200° naturalmente se si usa

13

una bussola centesimale anche il goniometro sarà centesimale e l’angolo da depurare sarà di 200°. Così, facendo anche attenzione alla declinazione magnetica, si avrà la congiunzione delle rette in un punto, in caso si sia scelto di prendere come riferimento tre capisaldi, difficilmente le tre rette coincideranno in un punto, quindi, sarà presa per valida la posizione del centro del piccolo triangolo che si verrà a creare. Determinato così sulla carta il punto, con l’aiuto di un altimetro si può anche controllare se la quota registrata è uguale a quella riportata sulla carta, in tutti i casi annotarla sul rilievo. Fatto ciò, con delle squadrette, si traccino dal punto trovato, le parallele agli assi del disegno, si misuri la distanza dal punto sul reticolo al meridiano e/o al parallelo precedente, si trasformi la misura in distanza (ricordandosi che se si tratta di tavoletta a 25.000, 1 mm = 25 m), si sommi tale distanza alla coordinata chilometrica relativa. Ottenute così le coordinate chilometriche nel sistema Gauss-Boaga, potranno essere incluse nel nostro elaborato finale. esempio pratico: Coordinate chilometriche desunte dalla cartografia: 2365000 m Est 5169000 m Nord Misure in mm delle distanze da tali coordinate al punto “P” 15 mm Est 20 mm Nord Trasformazione da mm misurati in metri reali 15 * 25 = 375 m 20 * 25 = 500 m Il punto “P” avrà come coordinate chilometriche: 2365000 + 375 = 2365375 m Est e 5169000 + 500 = 5169500 m Nord.

Fig. 13 - Calcolo delle coordinate chilometriche nella carta topografica 1: 25.000

14

Metodo Analitico Questo metodo a differenza di quello precedente rende direttamente le coordinate chilometriche del punto, in seguito si riporta il punto sulla carta Topografica. É molto efficace, perché come tutti i metodi matematici, annullano quasi del tutto l’errore, ma è anche molto difficile da applicare per diversi motivi, alcuni dei quali sono la precisione delle letture da effettuare in campagna, comunemente vengono adoperati dei strumenti ottici molto precisi, molto costosi, quali tacheometri o teodoliti, poi bisogna avere anche una certa precisione nel calcolare le Coordinate dei capisaldi.

15

Il rilievo ipogeo Come detto in precedenza, per rilievo si intendono tutte quelle operazioni compiute sul terreno atte alla restituzione, a tavolino, di un disegno su carta che rappresenti fedelmente l’oggetto, o nel nostro caso la “cavità ipogea”. Per far ciò, dobbiamo sapere le misure che ci apprestiamo a prendere a cosa serviranno. Questa cavità essendo una figura particolare che si sviluppa in tre dimensioni, bisognerà rappresentarla con tre diversi tipi di proiezioni, quali: la “Pianta” o “Planimetria”; lo “Spaccato” o “Sezione longitudinale” ed in ultimo la “Sezione trasversale”. La Pianta o Planimetria É la rappresentazione della cavità sul piano orizzontale, in questa rappresentazione vengono evidenziati soltanto le particolarità del suolo della grotta, mentre tutti gli elementi verticali vengono omessi.

Fig. 14 – Esempio di Proiezione planimetrica

Spaccato o Sezione longitudinale É la rappresentazione altimetrica lungo una linea spezzata ideale che viene opportunamente estesa nel senso della lunghezza, in questa, vengono riprodotti gli spigoli vivi laterali della cavità, e vi compaiono tutti gli elementi verticali (dislivelli quali pozzi e camini, ecc.).

16

Fig. 15 – Esempio di Spaccato longitudinale.

Sezioni trasversali Le sezioni trasversali sono la rappresentazione degli ambienti lungo un piano, posto ortogonalmente al singolo lato della spezzata interna della cavità. In un rilievo ne vengono fatte più di una, rappresentando lo spigolo vivo dei margini laterali della grotta, ogni qual volta si riscontra una variazione delle caratteristiche degli ambienti percorsi. Quindi, essendo fatte per la chiarezza del disegno, possono essere realizzate in una scala grafica con rapporto minore a quella utilizzata per la planimetria e la sezione longitudinale.

Fig. 16 – Esempio di rappresentazione di sezione trasversali lungo una galleria.

17

Esecuzione pratica del rilievo Il rilievo di una cavità viene eseguito per mezzo di una poligonale che congiunge i due punti estremi della grotta; è buona norma eseguire un rilevamento conoscendo già lo sviluppo degli ambienti, quindi, realizzandolo durante il ritorno in superficie. Formazione della “squadra da rilievo” La squadra da rilievo deve essere composta da minimo due persone, l’ideale, in ogni caso, è di tre operatori: il disegnatore, lo strumentista ed il terzo con il compito di leggere le misure e di fare il punto di traguardo. Questi devono lavorare con cognizione e conoscenza del lavoro da svolgere; è sconsigliabile servirsi di collaboratori digiuni di conoscenze topografiche, i risultati saranno tanto più precisi quanto maggiore sarà l’affiatamento tra i rilevatori. I compiti assegnati agli operatori devono essere ben distinti, è buona norma che chi effettua il rilievo poi lo restituisca, quindi deve essere colui che sul terreno dà le disposizioni sulle misure da prendere e fa un primo schizzo degli ambienti durante la misurazione, gli altri devono collaborare, l’affiatamento sta proprio qui, nel senso che chi collabora dovrebbe già sapere a priori quali sono le misure e da dove prenderle. Quindi, nel caso si adoperi la squadra tipica di tre operatori; il primo sarà colui che fa lo schizzo ed annota le misure sul libretto di campagna (il disegnatore), il secondo sarà colui che fa le letture angolari (lo strumentista), ed il terzo leggerà la distanza e farà il punto di traguardo. In caso la squadra è composta da due persone il primo sarà disegnatore e strumentista, ed il secondo si occuperà delle distanze. La poligonale principale Come visto in precedenza, le poligonali sono delle linee spezzate ideali che congiungono i diversi punti consecutivi di un rilevamento. Lo svolgimento della poligonale principale, quando è possibile, dovrebbe essere effettuata lungo gli assi principali degli ambienti (poligonale d’asse), effettuando di volta in volta ed in successione da un vertice a quello successivo, le seguenti misurazioni: - Azimut (o angolo orizzontale θ) con la bussola; - Inclinazione (o angolo verticale α) con inclinometri; - Distanza fra i due vertici (L) con longimetri quali nastri metrici (rolline); - Altezza del punto d’osservazione rispetto al livello del terreno.

18

Fig. 17 – Acquisizione dei dati fondamentali (L, θ, α) in una galleria nella sua proiezione planimetrica

ed altimetrica

Fig. 18 – Parte della galleria con indicate le seguenti grandezze da registrare:

AB – Battuta tra i vertici “A” e “B” di una poligonale AC – Distanza fra caposaldo “A” e vertice intermedio “C” BC – Distanza fra vertice intermedio “C” e caposaldo “B” Aa – Larghezza a sinistra nel caposaldo “A” Ab – Larghezza a destra nel caposaldo “A” Ac – Altezza dello strumento dal suolo nel caposaldo “A” Ad – Altezza della volta dal caposaldo “A” Cc – Altezza dello strumento dal suolo nel vertice “C” ca – Larghezza a sinistra nel vertice intermedio “C” cb – Larghezza a destra nel vertice intermedio “C” Ba – Larghezza a sinistra nel caposaldo “B” Bb – Larghezza a destra nel caposaldo “B” Bc – Altezza dello strumento dal suolo nel caposaldo “B” Bd – Altezza della volta dal caposaldo “B”

19

Inoltre, ove è possibile, per una migliore chiarezza e precisione del rilievo, dovrebbero essere misurate le seguenti ulteriori grandezze: - altezza della volta; - distanza dal vertice alle pareti, a destra e a sinistra); - tutte le eventuali misurazioni, in caso d’andamento irregolare della cavità, atte a

rendere successivamente meglio definibile l’andamento della stessa, anche se si trovano in punti intermedi fra i vertici.

Talvolta la poligonale principale non è sufficiente per il rilievo di grandi spazi, quali caverne, saloni, ecc., allora si procederà per “irraggiamento”. Questo metodo è semplice da utilizzare, consiste nel fare delle letture a diversi punti stando sempre fermi su di un vertice. Di questi punti verranno misurati come al solito l’azimut, la distanza, l’angolo d’elevazione, nonché tutte le misure o i particolari trattati precedentemente, e potranno essere contraddistinti con le lettere minuscole dell’alfabeto.

Fig. 19 – Esempio di “irraggiamento” all’interno di una poligonale.

Invece, quando siamo in presenza di rami secondari, o laterali della cavità, viene utilizzato una poligonale secondaria. Questa partendo da uno dei vertici della principale, rileverà tutti gli altri punti occorrenti per definire i rami secondari. Per la numerazione di questi punti si possono utilizzare sempre le lettere minuscole dell’alfabeto o, in caso di rami secondari molto lunghi, numeri di tre cifre, di cui la prima indica il numero del vertice da cui parte il ramo secondario, o altri sistemi equivalenti purché chiari ed inequivocabili.

Fig. 20 – Esempio di poligonale secondaria, con segnati i punti

20

Tutte le misure e/o i dati acquisiti, dovranno essere registrati in un apposito “quaderno di campagna”, con fogli numerati successivamente, per essere successivamente elaborati in fase di restituzione del rilievo. Un quaderno di campagna deve essere formato da due parti principali, la prima dove verranno riportati tutti i dati assunti (lunghezze, angoli, ecc.), la seconda, grafica, dove verrà eseguito man mano che si va avanti col rilievo uno schizzo rappresentante l’andamento degli ambienti, e dove sia necessario anche delle sezioni trasversali. Il quaderno dovrà riportare, in una sezione a parte, le seguenti indicazioni molto importanti: - Nome, numero o sigla della cavità; - Il numero, quando conosciuto, di catasto della stessa; - Data del rilievo; - Nome dei rilevatori; - Posizione della cavità sul supporto cartografico (coordinate del punto grotta).

21

22

La restituzione del rilievo Terminato il rilevamento topografico della cavità, si può iniziare la restituzione dei dati assunti. Quest’operazione può essere suddivisa in due fasi distinte: 1) – L’elaborazione vera e propria dei dati; 2) – Disegno in scala opportuna della cavità nelle sue proiezioni. Come per la fase di rilievo, anche per questa ci saranno strumenti del quale è necessario fornirsi, fra i principali segnaliamo: un ripiano per disegno (quale potrebbe essere un tecnigrafo, ma basta anche una semplice tavoletta con righe scorrevoli), squadrette in plastica trasparenti di adeguate dimensioni, righello, goniometro (rapportatore di angoli) possibilmente nella stessa scala della bussola e clinometro, oggetti vari per il disegno quali matite, gomme, carta millimetrata e lucida e penne a china di diverse misure (principalmente 0,2 – 0,5 e 1 mm). Altri strumenti utili ma non indispensabili possono essere scalimetri (nelle scale più comuni ed usate), calcolatrici (utili per le funzioni trigonometriche e per le riduzioni in scala) ed i normografi o lettere trasferibili per avere delle scritte abbastanza leggibili. L’elaborazione dei dati. Prima operazione di questa fase è il controllo dei dati assunti, in caso, fare le dovute correzioni e stilare un quaderno di campagna con riportate le medie (se si sono fatte le doppie letture per ogni battuta) delle varie battute effettuate lungo la poligonale. Successivamente si può iniziare ad elaborare i dati utilizzando le formule di trigonometria. Cioè, si trasformare le misure rilevate come coordinate polari in coordinate cartesiane. Passaggio dall’eidotipo al disegno definitivo Dopo la fase dell’elaborazione dei dati, effettuata secondo il metodo grafico o analitico, si hanno tutti gli elementi per procedere, ed eseguire il disegno della cavità. La Planimetria Il disegno della planimetria, cioè della proiezione su un piano orizzontale dell’intero andamento della cavità, viene eseguito esattamente come effettuato in fase di rilevamento. I vari vertici vengono riportati sulla carta graficamente, per coordinate polari da un vertice al successivo, o tramite le relative coordinate cartesiane (rettangolari). La differenza dei due metodi è la precisione che si vuole ottenere, poiché, utilizzando il primo, avremo un riporto di “errore” che si andrà a sommare da punto a punto, mentre col secondo, al limite, possiamo solo riscontrare l’errore sull’approssimazione della misura su ogni singolo punto.

23

L’orientamento, comunque, viene assunto lungo uno degli assi principali del foglio di carta da disegno, tenendo conto dell’andamento prevalente della cavità.

Fig. 22 – Riporto della planimetria tramite coordinate polari.

Fig. 23 – Riporto Planimetrico con coordinate cartesiane.

La scelta della scala grafica (rapporto del disegno rispetto alle reali dimensioni), deve essere prefissata in base alla profondità e/o lunghezza della stessa cavità rilevata. Dopo la stesura completa della poligonale principale e, in caso ve ne siano, di quelle secondarie per le diramazioni, ecc., si dovrà eseguire il disegno di contorno della cavità in planimetria, riportando eventuali misure accessorie ed i particolari, rispettando la posizione di ogni vertice rispetto le pareti della grotta. La Sezione Longitudinale Tutto ciò che è stato detto per la planimetria è valido anche per la sezione longitudinale, per quanto riguarda la scala di riduzione, è preferibile che si adotti quella usata per la planimetria. Anche qui è da ricordare che le misure di lunghezza e profondità saranno da calcolare con origine dall’ingresso della cavità. A questo scopo, si sommano distanze

1

2

34

X2

X3

X4 X

Y

Y2

Y3 Y4

D 1-2 D 2-3

D 3-4

ll

θ

θ

1

2

3

Nord

24

e profondità in progressione riportando come valore da misurare sulla carta in scala i singoli totali parziali.

Fig. 24 – Procedimento di riporto grafico della proiezione longitudinale.

Fig. 25 – Le diverse fasi del riporto grafico della planimetria di una cavità.

3

α1

L1

1

2

l1

α2 L2

l1+l2

d1

d1+d2

25

Fig. 26 – Diverse fasi durante il riporto grafico della sezione longitudinale di una cavità.

Le Sezioni trasversali Limitatamente alle sezioni trasversali si potrà utilizzare una scala grafica differente, da quella utilizzata per la Planimetria e la Sezione Longitudinale, tale da evidenziare maggiormente i particolari relativi al punto di sezione, comunque, questa dovrà rimanere la stessa per tutte le sezioni trasversali del disegno. Le sezioni dovranno essere identificate con le lettere maiuscole dell’alfabeto (es. sez. A-A’), e negli elaborati, planimetria e sezione longitudinale, dovrà riportare anche il verso in cui viene vista.

26

Fig. 27 –Riporto grafico della sezione Trasversale di una cavità.

Altre indicazioni Terminata la fase di riporto grafico della cavità, si può anche “lucidarlo”, cioè riportarlo con inchiostro di china nero su carta lucida, per poter, in seguito, farne delle copie oleografiche. Detto disegno dovrà essere completato con i seguenti dati: nome della cavità, posizione geografica (coordinate), per ogni elaborato dovrà essere riportata la scala di rapporto sia numerica sia grafica, inoltre dovrà anche contenere la data del rilevamento ed i nominativi della squadra che lo ha eseguito e del disegnatore. Copia di tutto il materiale, insieme alla scheda caratteristica della grotta, dovranno essere trasmessi al Catasto Grotte Competente per la registrazione, e l’assegnazione del numero progressivo di catasto che dovrà servire da base a successivi lavori e studi.

27

Bibliografia MANUALE DI RILIEVO IPOGEO Redatto a cura della Società Alpina delle Giulie, Sezione di Trieste del Club Alpino Italiano, su commissione della Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia, Direzione regionale della pianificazione territoriale TOPOGRAFIA E DISEGNO TOPOGRAFICO Edizione: A.P.E. Mursia Autori: A. Dragonetti, F. Procino, D. Rossi