La crisi del papato e dell’Impero

Approfondimento di storia

Prof.ssa Rossella Traversa

Scuola Statale Secondaria di Primo Grado “TOMMASO FIORE” Sezione Ospedaliera

Didattica A Distanza

Il Trecento è un’epoca di crisi per il papato e l’Impero: entrambi non hanno più il potere assoluto. Si affermano nuove realtà politiche, gli Stati nazionali, in Francia, Spagna e Inghilterra.

Nel 1294 viene eletto papa Bonifacio VIII e, fin da subito, volle riprendere il progetto teocratico (autorità concentrata nelle

mani del papa) di Innocenzo III .

Bonifacio VIII volle rafforzare il potere del papato: secondo il papa la Chiesa doveva avere un potere maggiore di quello dell’imperatore e quella del Papato era l ’unica ist i tuz ione “universale”, in grado di riunire diverse realtà politiche sotto la propria autorictà. A questo scopo proclamò nell’anno 1300 il Giubileo, ossia un anno santo.

Durante il Giubileo a tutti i cristiani che si recavano in pellegrinaggio a Roma venne concessa l’indulgenza

plenaria, cioè la remissione delle pene per tutti i peccati. Con questa mossa il papa intende riaffermare la

centralità della Chiesa romana e il potere del papa sulle anime.

Nonostante i sovrani accettassero l’autorità spirituale del papa, nessuno di loro era disposto a sottomettersi al potere politico del Papa. Più di tutti, Filippo il Bello, re di Francia, non accettò questo atteggiamento e nel 1296 impose il pagamento delle tasse al clero francese. Bonifacio VIII incitò i l clero francese a disobbedire e Filippo il Bello convocò gli Stati generali, un’assemblea dei rappresentanti dei gruppi sociali (nobiltà, clero e popolo) presenti in Fr a n c i a , p e r p ro c l a m a re i l p r i n c i p i o dell’indipendenza del potere politico dalla Chiesa.

L’assemblea appoggiava il re, sostenendo la diretta derivazione del suo potere da Dio. Bonifacio VIII

rispose nel 1302, emanando la bolla (ossia un documento ufficiale che recava il bollo, ossia il sigillo

di chi lo emanava) Unam sanctam, sostenendo la superiorità del papa su ogni potere temporale. Non riconoscendo la sua autorità, Filippo il Bello lo fece arrestare ad Anagni. Questo episodio è noto anche come “schiaffo di Anagni” perché pare che durante

l’arresto un membro della potente famiglia dei Colonna (nemica storica della famiglia del Papa)

avesse offeso il papa, arrivando persino a schiaffeggiarlo.

Dopo la morte di Bonifacio VIII e del suo successore Benedetto XI, Filippo il Bello sostenne l’elezione al soglio pontificio di Clemente V, il quale, per ricambiare l’appoggio del sovrano francese, nel 1309 trasferì la sede papale da Roma ad Avignone, in Francia, dove rimarrà fino al 1377. Iniziò così il periodo noto come “cattività avignonese”, durante il quale i papi saranno scelti fra i cardinali francesi, fedeli al re di Francia.

L’instabilità politica derivante dalla cattività avignonese, portò i nobili romani a lottare per il potere. Nel 1347, Cola di Rienzo, un

giovane notaio romano, sostenuto dal vicario del papa, riuscì ad ottenere il controllo politico della città, facendosi eleggere

tribuno del popolo e instaurando una repubblica, di breve durata perché incontrò l’opposizione dei nobili e della Chiesa.

Lo scisma d’Occidente: l’Europa divisa

Nel 1377 Gregorio XI riportò la sede papale a Roma, ponendo fine al periodo della cattività avignonese.

Alla sua morte fu eletto papa l’italiano Urbano VI ma i cardinali francesi risposero con l’elezione ad Avignone di un antipapa, Clemente VII.

Tutto ciò creò una nuova frattura all’interno della Chiesa, detto “scisma d’Occidente", che durerà fino al 1417, quando il Concilio di Costanza elesse un unico papa, Martino V, con sede a Roma, papa che si dedicò a ricomporre le

divergenze che si erano create e pose fine allo scisma. Da questo momento in poi la Chiesa cattolica ritrovò la propria unità anche se il Papato, in seguito alle vicende successive alla cattività avignonese, abbandonò il

progetto di imporsi come autorità superiore alle altre.

Nel Trecento anche il Sacro romano Impero germanico fu attraversato da una profonda crisi. l’imperatore non ha più un potere universale e l’Impero

si divide in tanti regni. Dopo l’estinzione della dinastia degli Svevia, nel 1273 i principi elettori

avevano eletto imperatore Rodolfo d’Asburgo. Gli Asburgo si erano dedicati a consolidare il potere nei territori tedeschi,

tralasciando completamente le vicende italiane. Nel 1309 la corona imperiale passò ad Enrico di Lussemburgo, noto come Enrico VII, il quale tentò di ristabilire il controllo sull’Italia, ma si scontrò

con la Chiesa e fallì.

Nel 1356 Carlo IV di Lussemburgo emanò la Bolla d’oro, stabilendo che il papa non poteva più scegliere l’imperatore. Da quel momento l’elezione dell’imperatore fu affidata a sette principi tedeschi (“grandi elettori”) e non più al papa. Con questo atto l’Impero rinunciava definitivamente al proprio carattere “sacro”.