kantorowicz papato tedesco

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  • EeNST t
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    le sue mura il duomo accoglie insieme il cavaliere di Francania e la sibilla di Galilea, figure ugualmente nobili di un' ecclesia trionfante, ma senza troppo clamore, e diuna sinagoga discreta neli' espressione del suo lutto. Questo duomo resta, al di la dei vecchi e nuovi luoghi di culto, il vero santuario dei tedechi. E questo e .tan to piu vero, quanto meno damo re n e accompagna

    la festa. Esso resta la Delfi dei pochi tedeschi che non ignorano Apollo. /

    Clemente non fu il primo papa tedesco, ma il primo a rap-presentare un papato ted~sco fondato dali'impero medievale. U n papato tedesco! Parlare d{ un papato tedesco, sostenere che ci sia stata uri' epoca in cui i tedeschi sono stati i legittimi pos-sessorj del piu alto potere spirituale, puo sembrar sorprenden-te. Infatti, per sua natura, il papato non appartiene a nessuna nazione. Sorto dal primato d~l vescovo di Roma, successore di Pietro e rappresentante di Cristo, o addirittura si.ffiilitudine di Cristo stesso, non ha mai smesso di essere un papato romano. Romano e pero soloun altro modo, piu manifesto, p_r dire universale, ossia per indicare l'intera oikoumene, che com-prendeva tutto il mondo abitato. Non per nulla degli epiteti attribuiti al papa sono rimasti solo questi due:

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    ) -

    IL PAFATO TEDESCO 125

    questi si alternino in ordine alfabetico. Semplicemente, per la Santa Sede vale una regola piu intelligente. Se ci sono state epo-che, nelle quali anche uomini di altre nazioni hanno ricoperto la carica di Ponti/ex Maximus romano, tuttavia decisiva era la qualita dei popoli che li esprimevano: la nomina del papa pote-va spettare a questo o a quest' altro po polo, che avesse assunto spiritualmente, politicamente e umanamente l' eredita virtuale di Roma e che fosse in quell'epoca il portatbre dell'idea roma-ha, ower"''"il portatore dell'idea diun impero universale e del senso del mondo. E come appartenente a un popolo a sua volta parte di un impero universale,. in questo senso romanoJ anche il papa manteneva la sua romanita e il suo universalismo - e lo faceva meglio di quando il papato si smarriva in una Roma decaduta a citta di provincia o negli affari del provincialismo italiano. Esiste un mutuo rapporto che consiste in questo: tanto meno provinciale e in un determinato momento il papato e tari-to piu universale e romano secondo la sua sostanza, quanto piu puo sopportare deinon-romani e degli stranieri come pastori e, viceversa, dipende dai popoli, dal loro eontenuto romano-universale, quale di loro possa reclamare per se la Santa Sede.

    E naturale che, nella sua ora, anche il popolo tedesco abbia occupato il papato, come hanno fatto altri paesi, in- particolare !'Italia, la Francia, la Spagria e, occasionalmente, l~Inghilterra. Infatti, anche la Germania e stata una volta romana, cioe universale e mondiale. Detto questo, e sorprendente che il pri-mo tehtativo di creare un papato tedesco sia stato intrapreso p roprio da quell'imperatore ,che viene solitamente accusato di aver romanizzato i tedeschi, il giovane imperatore dei Sassoni Ottone III, la meraviglia del mondo, che poteva annunciare felice al suo maestro e amico: N ostro, nostro e l'impero roma-no? Se eon questo imperatore inizia davvero la romanizzazio-ne, l'universalizzazione dei tedeschi, di cui oggi ci si vergogna, allora e logico incontrare proprio nel suo tempo per la prima volta un tedesco sui Soglio di Pietro.

    ll papa che Ottoneiii aveva insediaio- Gregorio V-, grazie alla cui nomina l'imperatore intendeva instaurare il suo domi-nio a Roma durante la sua prima campagna in Italia, dove do-

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    minava il potente romano Crescenzio, a capo di uno dei partiti delia nobilta, non ha lasciato tracce profoncle all'interno delia struttura gerarchica, per quanto movimentato sia stato il suo pontificato. Infatti, il giovane sacerdote, a cui in quel tempo fu attribuito il papato, figlio del duca di Carinzia, nipote di Ottone il Grande e percio cugino deli'imperatore, ebbe la vita stronca-ta - probabilmente da un avvelenamento - dopo soli due anni di regno. Dei suo governo restano tuttavia degne di nota due cose. Indimenticabile resta innanzitutto l'iml'Il:.agine di questa coppia, l'imperatore quindicenne e suo cugino, papa a venti-quattro anni; indimenticabile anche come entrambi questi bam-bini, posti insieme sopra il mondo, a un tempo parenti e amici, discussero nei loro appartamenti lateranensi e andarono ben al di la dei lor sogni e delie loro speranze, sino a inscrivere i loro nomi nelia storia delia citta di Roma, eon quella crudelta tipica dei bambini e dell'infanzia, fiediante il sangue del romano Cre-scenzio e di un antipapa greco2 In secondo luogo, e da notare che questo imperatore, che a causa delia sua giovane eta condus-se l'impero tedesco per molti aspetti ad una maturita precoce, aprl per primo la strada alla politica papale dei suoi successori. L' obiettivo che Otton e III anticipo per tutt' altre considerazio-ni, quello di non scegliere piu il papa tra il dero romano, ma di imporre degli stranieri, riuscirono a realizzarlo i suoi successori, grazie a una pianificazione piu ampia e piu efficace di quanto non fosse stato a lui possibile. Solo dopo di lui doveva iniziare l' epoca del papa to tedesco, se possiamo chiamarla cosl. Questo non accadde sicuramente dali' oggi al domani. Ottone III aveva provato a mettere un tedesco a capo delia Chiesa, mentre i suoi successori, Enrico II e Corrado II, il primo Salico, dedicarono i loro sforzi piuttosto alla questione dei membri delia Chiesa ro-mana. In Italia, sino ai giorni di Ottone III, erano stati nominati vescovi solo degli italiarti. Fu un segno deli'universalizzazione dei tedeschi che Otton e III rompesse anche eon questa tradi-zione, elevando all'importante carica di metropolita delia citta di Ravenna prima il suo maestro Gerberto, piu tardi papa eon il

    2 [In realta italiano, ma nato in territorio bizantino: Giovanni XVI.]

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    nome di Silvestro II, un burgunda, e poi come suo successore il sassone Federico. Con questo atto egli porto per la prima volta un tedesco a un soglio vescovile in Italia. Tuttavia rimase un caso isolato, un' eccezione. Solo eon Enrico II si estese in Italia il sistema delia Chiesa Imperiale ottoniana, quando egli assegno le diocesi vacanti italiane soprattutto a sacerdoti tedeschi e in particolare a quelli che erano stati cappellani delia cappella reale, uomini che godevano dunque delia sua fiducia. L'impera-tore Corrado II segulla stessa politica e quando, nell' anno l 03 9, Enrico III san al potere, l' episcopato italiano contava gia su una forte presenza tedesca. Per esempio, sull'importante soglio pa-triarcale di Aquileia si trovava un conte tedesco, a cui egli diede come successori prima il cancelliere tedesco Eberardo, vescovo di Augsburg, e poi un prevosto di Speyer. E come il patriarcato, cosl vennero rette da vescovi tedeschi anche le diocesi suffraga-nee di Vicenza e Padova, Treviso e Verona e altre ancora, tra cui quella dell'Istria. Cosl era nella zona di Ravenna e cosl anche in altre diocesi, e anche nella diocesi piu meridionale dell'impe-ro, quella di Benevento, scopriamo all' epoca di Enrico III un vescovo bavarese. Se si considerano inoltre i frequenti rappor-ti dell'imperatore eon i monasteri italiani, i cui abati potevano giocare anche politicamente un ruolo importante, e }'influenza tramite messaggeri imperiali e legati, bisogna convenire che alla meta d

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    neppure dire che Benedetto IX- cosl si chiamava questo Bacco papale del Tuscolo- avrebbe corrisposto alla visione nicciana di un Cesare Borgia come Papa: per questo gli mancava non solo la grandezza, ma anche la tensione, che solo la consapevo-lezza di avere una posterita riesce a realizzare. Corrispondeva, piuttosto, all'immagine dei monaci sodomiti, degli ecclesiastici lascivi e di un dero interamente depravato che Pier Darniani aveva delineato nel suo Liber Gomorrhianus. Benedetto era solo figlio delia sua epoca e del suo ambiente. Tuttavia aRomail popola arrivo a ribellarsi. Un antipapa, Silvestro III, venne im-pasto, ma venne anche nuovamente cacciato via dai conti del Tuscolo e da Benedetto IX, che riprese lo stesso scandaloso stile di vita di prima, sino a che un capitano del popola ramano e buon conoscitore di uomini gli diede sua figlia in spasa. Per

    sposarla, Benedetto si decise a vendere la tiara papale. Con un vero e proprio contratto di vendita trasferll'insozzato Soglio di Pietro a un uomo pio, Giovanni Graziano, che si diede il nome di papa Gregorio VI e che sperava di salvare il papato median te questo acquisto simoniaco. Ma Benedetto IX non rinuncio de-finitivamente a tutte le sue smodate ambizioni, nonostante gli fosse stato concesso di mantenere l' o bolo di San Pietro: riap-parve all'improvviso a Roma e provo a sedersi nuovamente sui sacra tron o papale che aveva venduto. Anche l' antipapa messo al bando, Silvestr III, aveva ancora dei sostenitori, cosicche in effetti c' erano tre pap i a contendersi il governo spirituale. Con

    (

    questa triacle di pap i si concluse l' epoca dionisiaca dei successo-ri di Pietro, che doveva ripetersi ancora una volta 500 anni piu tardi al tempo dei Borgia.

    Non si puo misconoscere cio che in tali epoche, spesso ri-correnti, accade per un' esigenza intrinseca alla vita: in un primo m omen to l' ebbrezza che consegue al caos conduce necessaria-mente a una rifondazione del cosmo per opera di altre forze. In questo caso porto alla riforma gregoriana, fondata sullo spirito severo di Cluny. Gia da lungo tempo i monaci dell' abbazia di Cluny lavoravano a una riforma, all'inizio solo dei monasteri, ma presto anche di tutta la Chiesa, per una purificazione del dero, per la cancellazione delia simonia e del matrimonio dei

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    preti, per l' affrancamento del potere spirituale dalia protezione terrena, per l' elevazione del papa to da una condizione provin-ciale e legata alla situazione delia citta di Roma a una condizio-ne che fosse universale e romana in senso imperiale. ~qu~o mov en t a creare all . fin e la n~v~ . .tlp~ot?-SJ.!eLQ._ap.lVfa fu il c ra re e on1 o de :'~ri deT destinoa fat' sl che, non i militanti di Cluny, maproprio l'imperatore tedesco fosse scelto per aiutare la realizzazione di queste idee eon tutti i mezzi pel suo potere e delia Chiesa Imperiale, e che proprio l'imperatore tedesco, il rappresentante deli'unico potere occidentale che in-carnasse allora un sentimento universale romano, fosse destina-to a reggere la staffa ai papi riformisti, affinche questi salissero in sella e superassero il successore designato dall'imperatore. Chiaramente la minaccia proveniente da nuove forme di potere viene avvertita solo quando queste si sono ormai instaliate al comando. Allora, come un boomerang, colpiscono in maniera martale e senza scampo p roprio colui che ha loro a perto le por-te del dominia, credendo di poter approfittare di tali poteri per . . . 1 propn scop1.

    . E fuor di dubbio che l'imperatore Enrico III si sia lascia-to guidare dall'idea riformista cluniacense sin dal momento dell' eleziane dei primi pap i tedeschi. Al su o arrivo in Italia nel 1046, prima a Pavia e poi a Sutri dove tenne dei sinodi, egli affermo che la dignita dei tre papi presenti in quel momento era smarrita. Si trattava per lui evidentemente innanzitutto di avere solo dei tedeschi come papi, per purificare la stalla ro-mana eon le provate virtu tedesche delia fedelta e dell' effi.cien-za. Egli propose il trono papale inizialmente ad Adalberta, ar-civescovo di Brema e di Amburgo, bizantino di nascita, uno deipiu grandi principi delia Chiesa nelia Germania medieva-le. Adalberta, pero, rifiuto la proposta, lui che nelia sua sede arcivescovile nordica si comportava gia da papa eon le chiese scandinave a lui allora sottomesse Coslla scelta deli'imperatore cadde su un vescovo tedesco del suo entourage, Suidgero di Mayendorf, vescovo di Bamberga, che da papa prese il nome di Clemente II. Ma nessuno di questi principi delia Chiesa aveva nulla a che fare eon il movimento riformista, sicche era

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    evidente che l' aspiraziane deli'imperatore mirava unieamen te alla realizzazione delia Chiesa Imperiale, delia quale il vescovo romano sarebbe dovuto essere il primate. Aumentare il potere universale del primate imperiale era pero del tuttoin sintonia eon la politica imperiale anch'essa ugualmente universale: il ve-scovo di Roma era eonsicierato quasi come capo di una Chie-sa universale propria deli'impero e questo tratto emerse tanto piu chiaramente in quanto il papa rimase principe dell'impero e com e tale vassallo deli'imperatore. Ve.nne introdotta, r infatti, una regola singolare e insolita: contro ogni uso ecclesiastico, i tedeschi che diventavano papi non rinunciavano a mantenere illoro seggio arcivescovile in patria anche dopo lanomina pa-pale. Per esempio, Clemen te II rimase vescovo di Bamberga e eon cio principe deli'impero tedesco, ancora dopo la sua in-tronizzazione a papa. Come papa prestava dunque servizio un vescovo attivo ali'interno delia Chiesa tedesca, il che vuol dire: un principe deli'impero, legato in vassallaggio all'imperatore, prestava servizio come vescovo di Roma - il piu stretto legame che si possa immaginare del papato eon la Germania. In questa

    . vicenda possono certamente aver avuto voce in capitolo anche motivi personali del papa, nonche vescovo di Bamberga. In-fatti Papa Clemente amava la diocesi di Bamberga, che gli era stata affidata, di un amore quasi passionale. Ancora sei giorni prima di morire scrisse a Bamberga una lettera piena di calore: L' assenso del sublime Essere divino ci diede la sua gioiosis-sima sorella Bamberga come sposa legittima e la sua Grazia fu generosa eon noi, prima ancora che eon i re delia terra, per quanto noi eravamo in grado di accoglierla. Certamente nessu-no sposo dimostro nei confronti delia sua sposa una fedelta piu pura e un amore piu ardente, di noi per Te, e mai ci venne in m en te di abbandonarTi e di legarei ad un' al tra. E io non so a quale deliberazione divina si debba che io venni legato alla Ma-dre Tua e di .tutte le Chiese e venni cosi sottratto a Te, seppure mai interamente. Cosi parlava questo papa alla sua diocesi in patria, da cui non si era mai diviso e i cui duomo accolse le sue spoglie mortali, quando st" spense nel1047 a Pesaro, dopo un pontificato durato neanche dieci mesi.

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    Come suo successore era ovviamente ammissibile di nuovo solo un vescovo tedesco. Dopo il sassone fu un bavarese, il vescovo di Bressanone, a diventare papa eon il nome di Da-maso II. Ma il suo pontificato duro ancora meno: Damaso II morl dopo 23 giorni. Nuovamente Enrico dovette designare un successore, quando i messaggeri da Roma gli portarono a Frisinga la notizia delia morte di quest'altro papa tedesco. An-che in questo caso la scelta - e del resto non poteva essere diversamente- caddesu un membro delia Chiesa Imperiale. Ma qui p6ssiamo osservare molto chiaramente un' oscillazione nelia politica imperiale. I primi due papi tedeschi, .che prove-nivano entrambi dalia Germania in senso stretto, non erano stati in grado c!,i condurre il papato fuori dalia sua irrilevanza provinciale, verso un'autorevolezza universale, come l'impera-tore si era augurato. Non basta la breve durata dei due pontifi-cati a giustificare questo fatto: entrambi i papi avevano dovuto combattere contro notevoli resistenze a Roma e non avevano trovato alcuna considerazione presso gli altri poteri deli'Occi-dente. Puo essere che per questo motivo anche l'imperatore si mostrasse ora interessato ali'influenza di Cluny che permea-va generalmente l'Occidente. In ogni caso, la sua clecisione di trovare il nuovo papa unicamente ali'interno dei confini delia Germania era chiara sin dali'inizio. Enrico III cercava ora il nuovo papa nel territorio a ovest del Reno, che apparteneva si ali'Impero, ma che era piu a perto verso !'Europa. Egli rivolse la sua richiesta innanzitutto ali' arcivescovo borgognane Alinardo di Lione, che gia una volta, durante l'investitura a vescovo di questa citta, aveva rifiutato di giurare fedelta ali'imperatore in quanto monaco. Poi, quando Alinardo rifiuto la proposta, l'imperatore si decise per il vescovo Bruno di Toul, un alsazia~ no di nascita delia casata dei conti di Dagsburg, imparentato da vicino eon l'imperatore, cresciuto in Lotaringia, il territorio intermedia tra la Francia e la Germania, dove- come dice un biografo contemporaneo del papa - i tre regni - Germania, Francia e Borgogna- s'incontrano e dove il movimento rifor-mista che partiva dalia Borgogna si era gia sviluppato efficace-mente. Bruno di Toul, che fu papa eon il nome di Leone IX,

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    un uomo di cui i contemporanei lodano unanimemente l' in tera personalita, il sapere, la consapevolezza, la devozione e l' elo-quenza, ha corrisposto pienamente ai desideri dei riformisti, anche quando non a quelii deli'imperatore. E stato detto che grazie a lui tutte le aspirazioni delia Chiesa sono state rinnovate e nuovamente rifondate e che e sorta al mondo una nuova luce. E, in effetti, eon lui e b be inizio una nuova epoca nelia storia del papato~ Con lui la Chiesa ebbe per la prima volta nuova-mente un papa universale. Ma eon lui il nodo inizio anche a stringersi e si annuncio l'inevitabile tragedia tedesca.

    Gia l'ingresso del nuovo papa a Roma ebbe luogo secondo modalita molto diverse da quelie deli'intronizzazione dei prece-denti papi tedeschi.-Leone IX si presento come rappresentante delia riforma delia Chiesa non accompagnato da soldati armati e da fasti principeschi, ma come peliegrino scalzo, accompa-gnato dal solo giovane chierko Ildebrando, che piu tardi di-venne papa eon il nome di Gregorio VII, e da tre principi delia Chiesa provenienti dalia riva sinistra del Reno, da Metz, Toul e Treviri. Nonostante la nomina imperiale a papa, egli pretese la clebita votazione legale da parte del dero roman o e la ot-tenne. Egli si presentava, tuttavia, come papa tedesco. Come i suoi predecessori, Leone IX mantenne la diocesi di Toul, almeno temporaneamente. Come loro, anch'egli rimase prin-cipe deli'impero tedesco e la germanizzazione deli' ambiente papale crebbe notevolmente rispetto ai papati precedenti, dato che Leone IX chiamo presto come suoi coliaboratori a Roma numerose e importanti personalita dalia Lotaringia. Ma proprio la scelta di questi uomini in quelia che allora era la provincia spirituale deli'impero mostra bene che essi vennero nominati piu per la loro vicinanza al movimento riformista, che per il fat-to di essere tedeschi. Dovette diventare presto evidente che gli interessi delia Chiesa Imperiale e il papato universale avevano ognuno la sua propria legge e che per forza di cose andavano in direzioni diverse.

    L'imperatore non poteva certo lamentarsi diuna mancanza di attenzione' da parte del nuovo papa nei confronti delia Chie-sa Imperiale. Ogni anno Leone IX soggiornava molti mesi in

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    Germania, teneva presenti le chiese e i monasteri tedeschi, in particolar modo quelli delia sua regione in Alsazia e in Lotarin-gia e rimase sempre in contatto diretto eon la corte, trattando insieme all'imperatore quasi tutte le questioni piu importanti. Tuttavia questo papa instancabilmente visito tutti i paesi delia Chiesa, che convoco sinocli su sinocli e cosl conobbe anche le questioni delie altre chiese, non era piu semplicemente un papa tedesco. I suoi documenti mostrano piuttosto come egli otten-ne credito in Occidente come papa universale, in Italia, Fran-cia e Inghilterra. Ma proprio lo stretto legame eon la Chiesa Imperiale tedesca era d' ostacolo a questo compito universale, per esempic quando, su indicazine deiloro re, i vescovi fran-cesi non presero parte al concilio convocato a Reims o quando Leone IX, nel conflitto che lo opponeva ali'arcivescovo tedesco di Ravenna, dovette decidersi centro di lui e in questo modo anche centro l'imperatore, la cui posizione era gia p roblematka nel vecchio esarcato di Ravenna. O come, piu tardi, si presento il caso di un conflitto tra il patriarca veneziano di G rado e il pa-triarca tedesco di Aquileia, e Leone IX prese posizione centro quest'ultimo. Cio ebbe come risultato che, per quanto riguarda la politica ecclesiastica, le diocesi istriane dipesero d'ora in poi da Venezia e non piu dalia tedesca Aquileia. Simili vicende, che oggi possono anche sembrarci cose di poco conto, ma che al-lora non lo erano di certo, condussero alla fine all' abbandono da parte di Leone IX delia sua diocesi di Toul per poter agire liberamente all'interno delia Chiesa universale. Certamente si tratta ai nostri occhi di un atto puramen te simboli co! Eppure non si trattava di una astuzia escagitata ad hoc, ma di una que-stione di coscienza e questo atto, che non implicava ancora una rottura, tuttaVia sposto l'intero fondamento del papato, inteso finera quasi come un principato sottomesso all'imperatore, e rivelo in maniera rapidissima i conflitti intemi e una tensione insopportabile perfino per il papa stesso.

    La divisione in base alle necessita e agli interessi politici si diffuse alla fine anche ad altri settori, in particolare quando la politica papale dovette rivolgersi a sud, dopo che i Normanni si stabilirono neli'Italia meridionale. Per amore di Benevento,

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    che l'imperatore aveva ceduto al papa in cambio d' altro, ma che non si poteva piu difendere dai Normanni, Leone IX si trasfor-mo da papa del movimento riformistico in papa combattente e si armo contro i normanni. In questa situazione, Leone IX venne in contatto eon i Bizantini, anche loro avversari dei nor-manni. Qui accadde qualcosa che resta per noi ancora oggi sorprendente: nel corso di trattative infruttuose i1 papa si ri-chiamo alla donazione di Costantino, quel falso dell'VIII secolo che attribuiva al papa la proprieta deli'Italia e addirittura di tutto l'impero romano occidentale. Anche se solo nei confronti dei bizantini, tuttavia papa Leone trasformo l' ambiguo docu-mento nelia prova del suo primato suli'intera Chiesa cristiana. Tuttavia ogni utilizzo di questo documento, di questo nulla osta perle rivendicazioni piu illimitate da parte. delia curia romana nascondeva in se l' entelechia di un conflitto interno anche nei confronti deli'impero tedesco.

    Enrico III, disapprovando la politica del suo papa neli'Ita-lia meridionale, giunse a ritirare le truppe ausiliarie tedesche dal Sud, atto che ebbe come conseguenza la sconfitta papale a Civitate e l' arresto di Papa Leone da parte dei normanni. S i tratto di un evento senza eguali nel mendo cristiano, che vide per la prima volta un papa combattere contro dei cristiani e uscirne sconfitto. I normanni trattarono onorevolmente illoro prigioniero, rilasciandolo rapidamente. Tuttavia Leone IX non riusd a superare la sconfitta delia nuova politica papale. Egli sopravvisse solo poche settimane alla sua sconfitta.

    La nomina di un nuovo papa si protrasse questa volta per molti mesi - una prova del fatto che alia corte imperiale s'in-contravano difficolta nel trovare un accordo sulla direzione che doveva essere presa. Infatti, eon Clemente II, il papa vescovo imperiale, e poi eon Leone IX, il papa universale, erano gia dati i due possibili orientamenti di un papato tedesco, tra i quali occorreva decidersi. E questa situazione si ripropose, quando eon Vittorio II, vescovo di Eichstatt, e poi eon il borgognane Niccolo II, vennero al potere prima l'una e poi l' al tra delie d ue alternative. L'imperatore Enrico aveva provato entrambe le possibilita, tuttavia eon entrambe aveva fallito: egli fu tra i primi

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    a fare esperienza di quelia mancanza di prospettive che - come sappiamo - e il destino di tutta la storia tedesca. Infatti, quando i vescovi divenuti papi provenivano dalia Germania profonda, allora erano utili e obbedienti funzionari del governo imperia-le, ma mancavan o di un' autorevolezza mondiale. D' al tra parte, quando provenivano dalia regione deli'impero posta a ovest del

    Reno (Lotaringia o Borgogna), aliora avevan o sl autorevolezza a livelio moncliale e un apprezzamento universale, ma proprio in quanto

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    La vkenda del papato tedesco e stata solo un episodio. Dopo la lotta per le investiture non se ne presento piu la possibilita e solo una volta ancora un tedesco, Florent di Utrecht, maestro di Carlo V, doveva reggere un breve pontificato di transizione nel primo periodo delia Riforma, eon il nome di papa Adriana VI. Ma ancora una volta sembro che ci fosse la possibilita, per quanta remota, di una soluziane totalmente diversa. Da lungo tempo, almeno dal XII secolo, c' erano voci che chiedevano la separaziane delia Chiesa tedesca da Roma e che pensavano di istituire un papato tedesco nelia stessa Germania. Naturalmen-te si trattava diuna congerie di voci, piuttosto che di un'unica voce che parlasse e si facesse udire eon chiarezza - profezie, sogni, programroi di santi, letterati e fanatki sono in ogni caso piu udibili, che l' eco timido delie istanze ufficiali. Dalie visioni di un tramanto irreparabile del mondo avevano preso forma le profezie delia santa lldegarda di Bingen, che per questo suo dono profetko fu un Nietzsche o un J acob Burckhardt al fem-minile. N el bel mezzo delia formidabile a~ ces a di Barbarossa, di cui fu testimone, lldegarda annuncio la futura disgregazio-ne deli'impero. Ma le sue profezie da Cassandra riguardavano anche l'Ecclesia. Dopo che lo scettro imperiale sara distrutto - cosl dkeva- e noncisara piu alcuna possibilita di rkompor-lo, anche la mitra delia gloria apostolica verra divisa. Pokhe infatti ne principi ne uomini, siano essi spirituali o mondani per stato, troveranno nel nome apostdlico ancora un qualche vinco-lo, essi disprezzeranno anche la dignita di quel nome. I popali delie diverse regioni avranno altri maestri e altri vescovi sotto altro nome e il Seggio apostolico riuscira a unificare sotto il suo comando tutt' al piu Roma e i suoi dintorni.

    Questa profezia e certamente ancora generka e non riguarda veramente la Germania, come 200 anni piu tardi la profezia del cosiddetto Gamaleon, che si rivolgeva contra le mire imperiali francesie annunciava: verra un imperatore, per distruggere la F rancia e a un concilio ad Aquisgrana istituira un patriarcato te-desco a Magonza, a causa del quale le regioni tedesche verranno esaltate e onorate da tutti i popali. Simili sono le promesse di J ohann Wiinschelburg nel XV secolo, un prete di Amberg, se-

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    condo il quale un imperatore verra dal S ud, sara incoronato dal papa, sottomettera l'Italia e poi provera a indebolire lo stesso potere tedesco. Ma i tedeschi - cosl e detto - sceglieranno un imperatore delia Renania. Questi convochera un concilio uni-versale e imporra a Magonza un patriarca, che sara incoronato papa. Di Roma non ci si occupera piu e il Seggio apostolico ver-ra soggiogato. Infatti, ogni espressione di spiritualita proverra da Magonza.

    Magonza, la sede del prima te tedesco, era stata dunque scelta come la nuova Roma. Ma l'impero aveva anche un altro primate a ovest del Reno, l'arcivescovo di Treviri, e Treviri ha da sem-pre svolto un ruolo speciale, sia in quanto e stata la piu antica sede episcopale tedesca, sia a causa delie sue preziose reliquie: la Veste Sacra e il bastone pastorale di Pietro. Era difficile che non si pensasse di esaltare come Roma tedesca la stessa Treviri, che era stata sempre chiamata neli'XI e XII secolo la seconda Roma. Si e tramaodato fino a noi un carteggio proveniente dali' esercitazioni delia scuola del duomo di Treviri, realizzato intorno ali' anno 1160, dunque nel period o del primo violento scontro tra Barbarossa e la curia romana. Nelia lettera imma-ginaria deli'imperatore ali'arcivescovo di Treviri compare per la prima volta l'idea diuna Chiesa nazionale tedesca, libera da Roma. Certamente - cosi scrive Barbarossa al primate a ovest del Reno- hai vis to e sentito come i romani si fanno beffe di noi. Ci chiamano i "tedeschi sempliciotti", perche ci sottomettiamo al comando del papa, nonostante siamo cosl forti che l'intero universo non potreb be sopportare la coliera del nostro braccio. Tu sei primate al di qua dalie Alpi, tu sei il cuore deU'impero. La tua metropoli insigne, Treviri, e onorata dalia presenza delia Veste di Cristo senza cuciture. Libera la Chiesa dalie mani di queli'amorreo del papa, che lacera la veste e la rivende agli egi-ziani! Noi lo sconfiggeremo, quelladro, quel bandito, e grazie alia piena potesta imperiale affideremo la direzione delia Chie-sa a te in sostituzione di Pietro, a te che presiedi la seconda Roma, a cui fu affidato il bastone di Pietro. E i nostri sudditi da questa parte delie Alpi dovranno recarsi non piu a Viterbo, la nuova Roma di moda, bensi a Treviri, la seconda Roma. Tutta

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    l' opposizione a Roma, che le battaglie di Barbarossa avevan o liberato, trova la sua espressione in questo testo, e il programma radicale, che qui viene pronunciato, si libra auraverso i secoli sino ad arrivare al periodo delia Riforma, e addirittura sino alle aspiraziani a favore di una Chiesa nazionale a Treviri nel XVIII secolo, e ancora piu oltre. Ma qui risuona anche un altro moti-vo, a legittimazione deli'idea di un proprio papato o patriarcato per la Germania: nonostan te la loro forza, i tedeschi si sentono dileggiati dagli italiani e dai francesi. Si tratta di una questione che si ripete spesso e che viene ripresa all' epoca dell'impera-tore Massimiliano I da un umanista che si fece rappresentante

    deli' entusiasmo per la stirpe germanica. J acob Wimpheling .si ri-ferisce a un episodio accaduto un decennio prima: papa Pio II, il grande Enea Silvio Piccolomini, che era un buon conoscitore delia Germania, aveva risposto una volta alle lamentele del can-celliere di Magonza, Martin Mayr, relative all' eccessiva tassazia-ne delie chiese tedesche, in questo modo: i tedeschi non hanno nessun motivo di lamentarsi; la Germania e ora cosl ricca, che, se risuscitasse, Ariovista non riconoscerebbe la sua patria. E chi ha creato per voi un tale cambiamento, se non la religione cristiana? Ha scacciato da voi la barbarie, cosicche bisognereb-be chiamare barbari i greci, mentre voi siete dei perfetti latini. Se volete rendere onore alla verita, allora riconoscete che Roma e la Santa Sede vi hanno donato la religione che porta la salvez-za e vi hanno insegnato ad abbandanare il culto degli idoli e a pregare il vero Dio, il Dio d'Israele. Questo ha piu valore che l' oro e l' argento_. L'umanista tedesco si scaglio centro questa arrogante retorka sorta dali' arsenale delia cultura umanistica italiana. Egli spiego- e quanto spesso lo si sarebbe dovuto ri-petere!- che, al contrario, era alla Germania che la Santa Sede e la Chiesa di Roma dovevano la loro salvezza. La Germania era lontana da ogni barbarie: ha addirittura inventato l' arte di stampare i libri, grazie alla quale la diffusione del Vecchio e del Nuovo Testamento e progredita incomparabilmente nel popo-lo. E anche Wimpheling, come alcuni altri suoi contemporanei, favoleggia interno all'idea diun patriarcato indipendente tede-sco, da istituirsi a Salisburgo o a Magdeburga.

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    ~ ' IL PAPATO TEDESCO 139

    Se ci si chiede quanta realta politica ci sia dietro tutti questi desideri, sogni e speranze, e in che misura la Germania avrebbe potuto dar vita a una nuova Avignone, come avevano fatto i francesi delia curia romana, o fondare una Chiesa nazionale in-dipendente da Roma, come avevan o fatto gli inglesi, allora la ri-sposta sara davvero abbastanza povera. Un'unica volta, all'epo-ca dei concilii, si presento forse la possibilita di fondare una Chiesa piu autonoma delia Nazione Germanica. Solo che la cosiddetta N azione Germanica era una costruzione comple-tamente artificiale, creata per poter votare al concilio secondo nazioni e a questa N azione Germanica appartenevano, oltre che la Germania, la Danimarca, la Svezia, la N orvegia e, in ma-niera significativa, anche la Polonia e l'Ungheria. Ostaggi delia dottrina dei primato dei concilio sui papa, si pensava allora a un' oligarchia di vescovi e arcivescovi, piuttosto che a un papato tedesco. Ma tutti questi piani tedeschi rimasero assolutamente vaghi e si persero nei nulla. Pero anche la rinuncia all'universa-lismo di un papato tedesco non porto a niente di positivo. Cio che davvero accadde fu la Riforma, e quelia comporto non la soluziane piccolo-tedesca-la divisione delia chiesa tedesca da Roma - ma la divisione delio stesso popolo tedesco. La breve epoca dei papi tedeschi e stata pagata dalia Germania eon la lotta perle investiture e eon la rovina dei suo impero medievale, mentre la divisione delie fedi ha distrutto la speranza nelia co-struzione di una chiesa nazionale tedesca per tutti i tempi sino a oggi. L'idea di un papa tedesco era cosl diventata ancora una volta fatale. Qui mange du pape en meurt!. Una Sacra Chiesa Romana di Nazione Germanica, in un senso o neli' altro, non c' e mai stata. Ma i tentativi di fondada dovrebbero essere sempre presenti sia alla Germania come anche alla curia romana e do-vrebbero ricordare a entrambi i tempi deiloro massimo potere, ma anche deiloro piu grancle pericolo.