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Gruppo ALI NOOR FATIMA BASSI SILVIA CUCCHI LISA DEDE’ GIADA DEMAJ MIRIETTA FILIPPOLI MARA FRATUS KRIZIA GENTILINI FLAVIA GIAVARINI MARTINA GIULIANI CLARISSA

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I Longobardi

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Gruppo ALI NOOR FATIMA BASSI SILVIA CUCCHI LISA DEDE’ GIADA DEMAJ MIRIETTA FILIPPOLI MARA FRATUS KRIZIA GENTILINI FLAVIA GIAVARINI MARTINA GIULIANI CLARISSA

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I LONGOBARDI E L’ASCESA DEL PAPATO

I longobardi vagano a lungo nell’Europa settentrionale e centrale prima di fare irruzione dentro l’impero romano e stanziarvisi. Provengono originariamente dalla Scandinavia e successivamente si spostano verso Sud, scontrandosi con varie altre popolazioni. La maggior conseguenza dell’arrivo dei longobardi fu la divisione politica della penisola italiana. I bizantini sono riusciti a mantenere il controllo sulle grandi isole nella parte settentrionale e meridionale dell’Italia. Un aspetto dell’insediamento longobardo è la debolezza dell’istituzione monarchica che si riflette sui centri di potere autonomi e concorrenti, i ducati.

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CARTINA

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I LONGOBARDI IN ITALIA La riconquista dell’Italia, assieme a quella dell’Africa e di

buona parte della Spagna, aveva restaurato in parte, l’unità dell’impero romano. Quanto Giustiniano (565) lo stato romano si trovava entro i confini dell’impero ed era di nuovo sottoposto al governo di un imperatore romano. Le enormi risorse erano state dispiegate per portare a compimento quest’opera, avevano prosciugato le risorse dello Stato e lasciato i successori di Giustiniano a fronteggiare una situazione difficile. Nel 568 i barbari si affacciarano ai confini dell’Italia sotto la guida di Albonino e la peste decimò la popolazione bizantina riuscendo ad insediare le città. Essi dilagarono nell’Italia settentrionale impadronendosi di Pavia. Iniziarono a infiltrarsi verso sud, insediandosi a Spoleto e a Benevento. I bizantini e le popolazioni italiche organizzarono la difesa in prossimità delle coste dove potevano essere soccorsi per mare.

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LA ROTTURA DELL’UNITA’ TERRITORIALE

Si verificò in quel periodo, un processo di enorme importanza, destinato a far valere la sua influenza per circa 1200 anni, cioè la rottura dell’unità politica della penisola, che era stata raggiunta con la conquista romana nel corso del 3° secolo d.C. Bizantini e longobardi abitavano territori confinanti, si disputavano città distanti tra loro per pochi kilometri. A quest’epoca risale l’embrione dell’Italia campionale, cui la storia di ogni regione e di ogni città viene assumendo caratteristiche differenti. Un’altra conseguenza longobarda, fu l’impossibilità di qualsiasi collaborazione tra i vincitori e i vinti. I franchi e i goti avevano tentato di attuare forme pacifiche di convivenza con i romani. I longobardi sapevano di essere circondati da nemici, sapevano di essere in pochi contro molti e si impongono come dominatori. Quello dei longobardi fu il primo stato barbarico a pieno titolo.

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LA SOCIETA’ LONGOBARDA

I guerrieri longobardi erano organizzati in gruppi familiari detti “sippe” o “fare”. Il re veniva eletto ed era essenzialmente il capo dell’esercito in armi: passato il pericolo o terminata alla guerra, non esercitava più il suo potere. Il popolo longobardo riconosceva se stesso non in uno stato, ma alla stesso ceppo etnico; i guerrieri liberi (detti arimanni) erano i soli ad avere pienezza di diritti avanti alla comunità. i longobardi evitarono di mescolarsi ai vinti, infatti i loro cimiteri erano distinti da quelli dei latini. Nella società longobarda c’erano altri tipi i cittadini: liberi e servi. Gli italiani che furono ammessi nell’esercito longobardo erano chiamati esercitati e avevano pienezza dei diritti.

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IL RE AUTARI E AGILULFO

Dopo la morte di Alboino, i capi longobardi elessero re Clefi, che morì di morte violenta due anni più tardi. Dopo di lui, i duchi longobardi ampliarono le loro conquiste senza nominare un nuovo re. Ma quando gli imperatori d’oriente chiesero aiuto ai franchi per scacciare i longobardi dall’ Italia, questi elessero un nuovo re di nome Autari, figlio di Clefi. Respinti i franchi, Autari estese le conquiste a danni dei bizantini. La popolazione romana fu costretta a versare un tributo regolare; con questo atto la condizione dei vinti iniziò ad essere regolamentata e quindi in qualche modo protetta. Sotto il suo regno la principessa bavarse Teodorinda cominciò la conversione dei longobardi dall’arianesimo al cattolicesimo e quindi i rapporti tra longobardi e italici migliorò. Autari nel 590 d.C fu avvelenato; la sua vedova Teodolinda sposò Agilulfo, uno dei più importanti sovrani longobardi. Egli proseguì la sottomissione dell’Italia e giunse fino a Roma: qui rinunciò alla conquista della città e preferì venire a patti con papa Gregorio Magno. Da quel momento il rapporto tra longobardi e papa migliorarono, lo stesso figlio del re longobardo fu battezzato secondo il rito cattolico.

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L’EDITTO DI ROTARI Tra i successori di Agilulfo

troviamo Rotari, il quale emanò un editto che raccoglieva il corpo di leggi valide su tutto il territorio longobardo.

L’editto di Rotari fu scritto in rozzo latino ed è composto da 388 articoli e si fonda su principi estranei al diritto romano. In questo editto si attua, per i delitti di sangue, il passaggio dalla faida al guidrigildo. Nei decenni successivi la situazione si stabilizzò. I longobardi non riuscirono a espugnare i bizantini; dal canto loro i bizantini, impegnati in oriente contro gli arabi, non riuscirono mai a riconquistare la penisola e si limitarono a difendere le porzioni di territorio che ancora possedevano.

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LO SCONTRO CON IL PAPATO E CON I FRANCHI

Sul trono dei longobardi salì un grande Liutprando. Pare che egli perseguisse il progetto di riunire uno stato unitario tutta la penisola; in effetti riuscì a impadronirsi di Ravenna grande,però la ripresa dei bizantini, giunse alle porte di Roma. Qui, preferì venire a patti con il papa,la cui alleanza gli era necessaria per fronteggiare i bizantini e i franchi. Il suo progetto fu ripreso dal suo successore Astolfo, che pose fine alla presenza bizantina. Lo stato della Chiesa poteva contare su un alleato fidato e temibile,sul re dei franchi con il quale aveva un rapporto privilegiato. In un primo tempo il re Pipino scese in Italia che costrinse Astolfo la pace. Partiti i franchi, i longobardi non riusciranno a espandersi su Roma, e questo pose fine dopo due secoli circa, al potere longobardo in Italia.

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IL POTERE POLITICO DELLA CHIESA

La situazione di crisi economica e militare, conquiste longobarde, diedro un pulso all’autonomia dei poteri locali a tutto scatto dell’autorità centrale dell’imperatore che, risiedeva in Costantinopoli. A vantaggio fra la situazione la chiesa, che era l’unico potere veramente organizzato e un importante patrimonio fondato. La chiesa assume la responsabilità di natura politica ed economica che lo consentirono di occupare un ruolo di importanza crescente. Liutprando consentì al papa di possedere a pieno titolo un territorio, che forma il primo nucleo di uno stato della chiesa.

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GREGORIO I, CAPO POLITICO

Il vero creatore del potere temporale della Chiesa fu Gregorio I , detto Magno, “il Grande”. Egli fu un capo politico e dopo la sua morte fu proseguito dai suoi successori. In oriente il patriarca di Costantinopoli era controllato dallo stato, in occidente il Papa poteva sviluppare il proprio potere e la proprio autorità libero da ogni interferenza. Gregorio condusse una politica estera e trattava con l’imperatore d’Oriente. Presso i Re Germanici gli ecclesiastici e i monaci erano i soli detentori della tradizione culturale Romana.

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IL RAPPORTO TRA PAPATO E IMPERO

A Costantinopoli la chiesa era schierata a fianco del potere imperiale, in Occidente invece il Papa rivendicò a se stesso e alla Chiesa una posizione di assoluta indipendenza sia spirituale che politica. L’Imperatore di Costantinopoli favorì l’iconoclastia (distruzione delle immagini). I Papi della Chiesa d’Occidente si schierarono contro l’Imperatore. Gregorio Magno cristianizzò il popolo longobardo e anglosassone.

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IL MONACO:UNA NUOVA FIGURA DI INTELLETTUALE

Il fondatore del monachesimo era stato Antonio,figlio di una famiglia di benestanti contadini egiziani. La sua vita era solitaria, fatta di digiuno preghiere e meditazione. Morì nel 356 d.C. I monaci si dedicano alla glorificazione della divinità e alla contemplazione, con la santità del silenzio e la ricerca intima di Dio. I monaci vivevano in deserti e luoghi selvaggi e per pagano incarnava una figura di fanatico, stolto e barbaro

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L’ORDINE BENEDETTINO E LA CULTURA ANTICA

Altri monaci si organizzarono in comunità, dette cenobi, per praticare insieme la preghiera. Questo tipo ti monachesimo si diffuse in Occidente. Importante fu san Benedetto, che raccolse i monaci attorno al monastero di Montecassino. Benedetto dettò le regole della sua comunità. Grazie all’ordine benedettino si salvò ciò che restava della letteratura antica. I monasteri furono oasi di cultura e civiltà. Particolarmente attivi furono i monaci irlandesi, tra cui san Colombano, che fondò in Italia il monastero di Bobbio, in val Trebbia (613)

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ABBAZIA DI MONTECASSINO

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SAN BENEDETTO DA NORCIA E LA SUA REGOLA MONASTICA

Le vicende biografiche di San benedetto si possono ricavare dai dialoghi scritti da papa Gregorio magno durante l’invasione dei Longobardi. Benedetto nacque a Norcia intorno al 490 e la sua fama gli procurò i primi discepoli, con i quali fondò a Subiaco 12 piccole comunità monastiche. Benedetto andò più a sud, fondando nel 529 un’altra comunità a Montecassino,dove morì intorno al 560. Durante gli ultimi 30 anni della sua vita, Benedetto elaborò la sua regola,che si rifà alle scritture sacre. Nel prologo della sua regola,Benedetto insiste sul carattere spirituale della scelta del Novizio. La parte successiva tratta della vita del monaco entro la comunità: ufficio divino, la preghiera, la penitenza,il lavoro quotidiano e le diverse responsabilità. Viene sottolineata l’importanza del lavoro manuale,artigiano e agricolo;il motto benedettino era ora et labora.