l'avviamento di guido mazzoni. nascita, evoluzione e fortuna di un genere bibliografico

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Negotia litteraria. Studi 9 Collana diretta da Angelo Romano

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Negotia litteraria. Studi 9

Collana diretta da Angelo Romano

GIANFRANCO CRUPI

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI NASCITA, EVOLUZIONE E FORTUNA

DI UN GENERE BIBLIOGRAFICO

  

VECCHIARELLI EDITORE 

© Vecchiarelli Editore – 2010 Piazza dell’Olmo, 27 00066 Manziana (Roma)   Tel./Fax 06.99674591  [email protected] www.vecchiarellieditore.com  

 ISBN 978‐88‐8247‐267‐2 

INDICE

I. Manualistica postunitaria 7 II. Guido Mazzoni: profilo biografico 13 III. Alle origini di un genere bibliografico 25 IV. Modelli della didattica universitaria 31 V. Il metodo storico per lo studio della letteratura italiana 35 VI. Tra bibliografia e «culto delle schede» 41 VII. Struttura e teoria 49 VIII. La storia letteraria 57 IX. Fortuna dell’Avviamento 67 X. Appendice 71 Regesto bibliografico 81 Indice dei nomi 99

I MANUALISTICA POSTUNITARIA

Bisogna però che l’Italia cominci col persuadersi, che v’è nel seno della nazione stessa un nemico più potente dell’Austria, ed è la no-stra colossale ignoranza, sono le moltitudini analfabete, i burocrati-ci macchina, i professori ignoranti, i politici bambini, i diplomatici impossibili, i generali incapaci, l’operaio inesperto, l’agricoltore pa-triarcale e la rettorica che ci rode le ossa. Non è il quadrilatero di Mantova e Verona che ha potuto arrestare il nostro cammino; ma è il quadrilatero di 17 milioni di analfabeti e 5 milioni di arcadi.1

La realistica e sconfortata analisi di Pasquale Villari che, nel 1866, avvertiva come un’emergenza sociale l’analfabetismo e l’assenza di una cultura nazionale condivisa, mostra quanto fosse ancora lungo e tortuoso il cammino da percorrere per costruire davvero la nazione, a fronte soprattutto delle mar-cate disparità territoriali (nord/sud, città/campagna), del di-verso grado di alfabetizzazione e di istruzione tra uomini e donne, della eterogeneità dei dialetti e della mancanza di una koiné linguistica e culturale nazionale, tanto che «sotto lo stesso nome di Italiani», avrebbe detto di lì a poco De San-ctis, «siamo in verità diversi strati e diverse civiltà».2 L’ o-biettivo dunque che la classe politica dell’epoca si diede (la secolarizzazione del sistema formativo e la creazione di una coscienza nazionale, che riconducesse ad unità la complessità e la differenza tra le diverse tradizioni culturali regionali),3 ri-chiedeva un’aggressiva campagna di alfabetizzazione e so-prattutto l’elaborazione di politiche scolastiche che fossero quanto più uniformi e coerenti nei programmi, nei contenuti didattici e nei modelli educativi. Compito non facile e obietti-vo non sempre centrato – come ebbe ancora modo di rilevare

1 VILLARI 1866: 31. 2 DE SANCTIS 1874: 11. 3 Cfr. BARBAGLI 1974; RAICICH 1982.

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con il consueto acume Pasquale Villari –, spesso per i discor-danti pareri circa metodi e materie d’insegnamento: I vecchi maestri delle nostre scuole secondarie, molti dei quali erano preti e frati, avevano insegnato a comporre sonetti ed a scrivere di-stici colla grammatica patavina e colla prosodia. La scuola del pa-dre Cesari gli aveva istigati a correggere il loro italiano, studiando i Trecentisti. Venne l’unità d’Italia, e fu subito imposto un program-ma imitato da quello dei Ginnasii tedeschi. Si scoprì che erano nate la scienza del linguaggio e la filologia comparata, che le grammati-che avevano preso una forma scientifica, e lo studio delle lingue classiche era divenuto una specie di filosofia applicata; e subito il Governo e la pubblica opinione imposero i nuovi metodi ai vecchi professori, e i libri degli autori più recenti e qualche volta più auda-ci, furono adottati con una singolare facilità, senza pensare che non di rado nella Germania stessa trovavano difficoltà ad essere intro-dotti nelle scuole. Il guazzabuglio che s’è formato in alcune teste, per questo istantaneo innesto del Blair, del Padre Soave, della Regia Parnassi col Max Müller, col Bopp, col Curtius, col Madvig, è cosa da non si descrivere. Lo dimostrano gli opuscoli che vengono alla luce. La testa dell’autore somiglia qualche volta ad un sacco, in cui si sieno chiusi un gallo, una scimmia ed una serpe. Che cosa segua nella testa dello scolare, si può immaginare.4

Insomma, il nuovo stato nazionale aveva bisogno di dare ai giovani una consapevole coscienza delle sue origini e del suo divenire storico, l’idea anche di una modernità in grado di su-perare il nozionismo enciclopedico e retorico del sistema sco-lastico sei-settecentesco, accogliendo nei percorsi formativi della scuola e dell’università nuove discipline e nuovi saperi, che andavano tuttavia assunti con prudenza critica e coeren-za metodologica.

Basti pensare alla intelligente operazione culturale di uno dei più lungimiranti ed eclettici editori dell’epoca, Ulrico Hoe-pli, che diede vita a una fortunatissima collana – quella dei famosi “Manuali Hoepli” –, che riuscì ad interpretare i cam-

4 VILLARI 1872: 101-102. Cfr. inoltre VILLARI 2007.

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biamenti a cui il giovane Stato andava incontro, rispondendo al bisogno di un sapere che fosse specialistico e, al tempo stesso, accessibile, soprattutto nei settori tecnico-scientifici e delle scienze naturali, più fortemente coinvolti nella modernizzazio-ne dei processi lavorativi, connessi al mondo dell’artigianato, dell’industria e dell’agricoltura. Inaugurata nel 1875 con il Manuale del tintore di Roberto Lepetit e consolidatasi nel 1877 con il longevissimo Manuale dell’ingegnere di Giuseppe Colom-bo (nel 2003 all’84ª edizione!), la collana, che già nel 1897 fe-steggiava i suoi primi 500 titoli pubblicati,5 assunse il carattere di un’enciclopedia con intenti dichiaratamente divulgativi, e i suoi testi, noti per l’accuratezza e la semplicità comunicativa, furono spesso utilizzati come manuali scolastici. Il modello edi-toriale di riferimento fu, per Ulrico Hoepli, quello dell’handbook della tradizione anglosassone, che egli ebbe modo di studiare da vicino in occasione dell’Esposizione Universale di Chicago del 1893, meno preclusa rispetto alla tradizione germanica, di più forte impronta umanistica, nei confronti del sapere tecnico-scientifico. La collana, nota anche per la bizzarria (non mai ca-suale) degli argomenti trattati,6 si caratterizzò per l’estrema varietà delle materie, non escluse quelle di più specifico interes-se bibliografico e linguistico-letterario. Basti ricordare che essa ospitò alcuni classici della letteratura bibliografica e bibliote-conomica: Manuale di bibliografia (1885) e Bibliografia (1892), di Giuseppe Ottino; Paleografia (1890), di Edward Maunde Thompson; Manuale del bibliotecario (1894), di Julius Pe-tzholdt. E poi un’ampia gamma di manuali storici, linguistici e letterari: dal Manuale di storia italiana (1879) di Cesare Cantù, alla Letteratura indiana (1883) di Angelo De Gubernatis, dai volumi Dante (1883) e Dantologia (1894) di Giovanni Andrea Scartazzini, al singolare Dizionario volapuk-italiano e italiano

5 Manuali Hoepli 1897. 6 Pirotecnia moderna (1891), di F. Di Maio; Manuale dell’ imbalsa-

matore. Preparatore tassidermista (1892), di R. Gestro; Ostricultura e mitilicultura (1893), di D. Carazzi, ecc.

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volapuk (1890) di Carlo Mattei, fino al notissimo Dizionario di abbreviature (1899) di Adriano Cappelli.

Più in particolare, «il concomitante verificarsi delle due uni-ficazioni nazionali, quella del sistema scolastico e quella del mercato editoriale, determinò, nell’interagire delle due novità, un mutamento profondo delle cose. Il sistema scolastico, nel suo volere essere nazionale e non municipale dalle Alpi alla Sicilia, cercava di conseguire i suoi scopi di unificazione attraverso il cemento dei comuni libri di testo, specie per quanto attiene alle grammatiche e ai manuali»;7 anzi, questi ultimi, insieme alle antologie, costituiranno il punto finale, l’approdo di questo iti-nerario.8 Come ha magistralmente puntualizzato Marino Rai-cich, il manuale di italiano e «i suoi diversi sottotipi (grammati-che, arti del dire, retoriche, antologie per le scuole secondarie in-feriori e superiori, storie della letteratura, edizioni per le scuole dei classici, a cominciare da Dante) hanno fortemente determi-nato non solo l’usus scribendi e la formazione del gusto lettera-rio e di un canone di auctores e di loci entrati nella nostra memo-ria collettiva ma attraverso queste mediazioni anche le forme del pensiero e la stessa coscienza storico-politica delle classi me-die».9

L’editoria recepì presto questa esigenza10 e a tale grado che il mercato fu presto invaso e reso saturo dalla proliferazione spesso incontrollata di strumenti, tanto da far dire a uno dei protagonisti di quella stagione culturale, ma autore anch’egli di una Guida allo studio critico della letteratura, lo studioso Pio Fer-rieri: «Siamo così ristucchi di manuali, istituzioni, avviamenti, trattati, elementi, ecc. che ad ogni pubblicazione di tal genere si

7 RAICICH 1983: 43. 8 Cfr. CANTATORE 1999. 9 RAICICH 1996: 246-247. 10 Per l’impegno della scuola storica nell’editoria scolastica dei

libri di testo, cfr. ROMAGNOLI 1983; RAICICH 1982. Sui manuali di storia letteraria, cfr. RAICICH 1989 e, inoltre, DANELON 1994; CRE-

MANTE-SANTUCCI 2009; BRIZZI-TAVONI 2009.

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fa una smorfia che accenna a indifferenza o dispetto».11 Dun-que non solo manuali e trattati, nell’ elenco di Ferrieri, ma anche istituzioni, avviamenti, elementi, vale a dire tutti gli strumenti di supporto metodologico allo studio.

In particolare, e in virtù proprio del forte impegno del-l’editoria dell’Italia unita nella divulgazione culturale e scienti-fica, di cui si è detto, l’uso specifico del termine “avviamento” si affermò in ambito editoriale nella seconda metà dell’Ottocento, anche se già attestato, a partire dal Seicento, nei settori specifici della precettistica confessionale, della grammatica e dell’ora-toria sacra. La rapida impennata d’uso del termine specifico nel corso dell’Ottocento e, più in particolare, nella seconda metà del secolo,12 è coerente dunque con lo sforzo, nelle politiche edito-riali, di assecondare i programmi governativi di scolarizzazione e di contribuire alla elaborazione di modelli e canoni culturali che definissero le caratteristiche identitarie della nazione.13

Il genere bibliografico dell’“avviamento” designa, infatti, una tipologia di testi didattici di indirizzo allo studio e all’apprendimento di una disciplina e di un’arte o di iniziazione e di ammaestramento alla pratica di un mestiere. Racchiude in sé sia i caratteri strumentali e formali della manualistica

11 FERRIERI 1882: IX. 12 A scorrere l’Indice del Servizio Bibliotecario Nazionale SBN,

nei titoli delle monografie a stampa la parola “avviamento” ricorre, dal 1600 al 1900, in 183 registrazioni bibliografiche di prime edizio-ni: 1 dal 1600 al 1700; 1 dal 1701 al 1800; 191 dal 1801 al 1900 (di cui 16 nella prima metà del secolo e 175 nella seconda metà, così di-stribuiti per decade: 1851-1860: 16; 1861-1870: 20; 1871-1880: 37; 1881-1890: 39; 1891-1900: 63).

13 Sull’intera questione si rimanda alla specifica bibliografia che negli ultimi anni è cresciuta smisuratamente. Tra le voci principali è d’obbligo il richiamo agli studi di Marino Raicich e di Ilaria Porcia-ni oltre che ad alcune raccolte miscellanee di studi: cfr. RAICICH

1982; PORCIANI 1983; RAICICH 1983; PORCIANI 1994; RAICICH

1996; CANTATORE 1999; PORCIANI-MORETTI 2002; QUONDAM-RIZZO 2005; CREMANTE-SANTUCCI 2009; DI GESÙ 2009.

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(trattazione sintetica e compendiosa ai fini di una rapida con-sultazione) che quelli epistemologici e sostanziali della prope-deutica (insieme di nozioni introduttive e preparatorie allo studio di una disciplina). Diversi sono i termini che lo deno-tano – ‘istituzioni’, ‘fondamenti’, ‘elementi’ ecc., oltre che ‘avviamento’ – anche con significative sfumature semantiche d’uso nei differenti ambiti di applicazione. Essi corrispondono ad alcune denominazioni della trattatistica, manoscritta e a stampa, in lingua latina (institutio, introductio, de arte, ecc.), che denotavano generi bibliografici di supporto ai programmi pedagogici e didattici del sistema formativo medievale e u-manistico-rinascimentale.

Nello specifico contesto letterario italiano – fatta eccezio-ne per alcuni manuali che conservano nel titolo la denotazio-ne di “avviamento”, ma che sono invece ascrivibili alla tipo-logia dei compendi di storia della letteratura o ai prontuari di “bello scrivere” e di eloquenza14 – l’Avviamento allo studio cri-tico delle Lettere Italiane (1892)15 di Guido Mazzoni può essere considerato a tutti gli effetti l’antesignano del genere oltre che un monumentum bibliografico della “scuola storica”.16

14 Cfr. LANZA 1867; NUCCI 1875; PERA 1876; TREVISAN 1877; LE-

VANTINI-PIERONI 1887. 15 G. Mazzoni, Avviamento allo studio critico delle Lettere Italiane,

Verona-Padova, Fratelli Drucker, 1892; la seconda edizione «intera-mente rifatta» uscì presso Sansoni nel 1907, con appendici di P. Rajna e G. Vandelli (rist. 1915); la terza edizione, «emendata e accresciuta», fu pubblicata, sempre da Sansoni, nel 1923 (rist. 1925), come pure la quarta e postuma edizione del 1951, «riveduta e aggiornata» per cura di C. Jannaco (ultima rist. 1971). Da qui innanzi l’opera sarà citata nella forma abbreviata Avviamento, seguita dall’anno di edizione, po-sto tra parentesi, per le edizioni successive alla prima.

16 Si riporta l’ancor valida definizione che della Scuola storica ne diede Carlo Dionisotti: «Denominazione di un indirizzo prevalso negli studi di letteratura italiana fra Otto e Novecento, per un cinquanten-nio circa, dai primi anni del Regno d’Italia, quando un nuovo sistema universitario fu istituito, alla crisi che, investendo la nazione tutta, coinvolse anche quel sistema, durante e dopo la prima guerra mondia-

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II GUIDO MAZZONI: PROFILO BIOGRAFICO

A quella prolifica stagione intellettuale, appena delineata, va ricondotta l’attività critico-filologica di Guido Mazzoni (Firen-ze, 1859-1943)17, la cui formazione universitaria (compiuti i primi studi a Volterra, presso gli Scolopi; quindi a Firenze e poi a Livorno, sotto la guida di grandi come Giuseppe Chiarini18 e Achille Coen19) si svolse tra Pisa e Bologna.

A Pisa, dove si formò alla prestigiosa scuola di Alessandro D’Ancona, Domenico Comparetti ed Emilio Teza;20 e a Bolo-gna, subito dopo la laurea (1880), dove si perfezionò sotto il magistero di Carducci, conosciuto nell’estate del 1874 in casa Chiarini.21 Con il maestro si stabilì ben presto una sincera e

le (1914-18). Altre denominazioni ebbero corso, quali ad es. S. positi-va, scientifica, filologica; ma la qualificazione “storica” s’impose, per-ché di fatto la S. non tardò a dissociarsi dalla filosofia e dalla scienza, e perché, pur mantenendo un rispettoso rapporto colla filologia, finì col trovare più facile e proficua l’alleanza della storia. Anche ebbe corso ed ha una denominazione in cui alla “S.” si aggiunge o addirittura si sostituisce il “Metodo storico”» (DIONISOTTI 1986: 139).

17 Ricostruiscono la biografia intellettuale di Guido Mazzoni: SCHIPPISI 1969; MOMIGLIANO 1969; IZZI 2008; IZZI 2009.

18 «Piuttosto frenandomi che spronandomi, con sapienti consigli di letture, in una convivenza intellettuale che paternamente mi no-bilitava, seppe in breve tempo rendermi uno scolaro, eccellente, e-gregio, posso dirlo, sì, anche per l’etimologia della parola» (MAZZO-

NI 1922: 207). Mazzoni era fratellastro della moglie di Chiarini, En-richetta Bongini, di cui sposerà la figlia Nella.

19 Ad essi vanno anche aggiunti i nomi di Giuseppe Levantini-Pieroni e Ottaviano Targioni Tozzetti.

20 «Da Alessandro D’Ancona apprese il metodo della ricerca eru-dita, da Domenico Comparetti l’amore e il gusto dei classici e da Emilio Teza il piacere degli svaghi critici e delle scorribande nelle varie letterature straniere» (CASELLA 1943: 241).

21 Ne è testimonianza l’intenso scambio epistolare, documentato,

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affettuosa amicizia, consolidata nel tempo dalla paterna pre-senza del Carducci alle vicende, tristi e liete, della vita di Mazzoni: la tragica morte del padre (1881); il matrimonio con Nella Chiarini (1881); la nascita del primogenito, Piero (1884). Tra i due si sviluppò pure uno speciale sodalizio lette-rario, che andò ben oltre il rapporto di discepolato, se il Car-ducci stesso, più di una volta, si rivolse all’allievo metricolo-go, sottoponendogli i propri versi («Tu che tieni l’una e l’altra chiave della metrica antica e nuova, guarda e leggi e correggi e proponi»22), e affidandogli la cura della fortunata Antologia carducciana,23 compilata in collaborazione con un altro allie-vo, l’istriano Giuseppe Picciola.24

Finiti gli studi, dopo aver insegnato tra il 1881 e il 1883 nelle scuole ginnasiali e liceali a Roma e a Lodi, nel 1884 Mazzoni fu comandato con Guido Biagi25 presso il Ministero

per Carducci, dall’edizione nazionale delle Lettere (CARDUCCI 1938-1960) e, per Mazzoni, dal carteggio inedito, conservato presso la bi-blioteca di casa Carducci a Bologna, che copre gli anni 1878-1906. Ricostruisce in modo puntuale e documentato la formazione del giovane Mazzoni e il sodalizio con Carducci, ELLI 1978.

22 Cfr. G. Carducci, Lettera n. 2823 del 6.XII.1881, in CARDUCCI 1938-1960, XIII (1880-1882), 1951: 217. E in un’altra lettera, di po-co posteriore, Carducci appellerà l’allievo, «segretario delle Muse barbare» (Lettera n. 2827 del 10.XII.1881, ivi: 221).

23 CARDUCCI 1908. 24 Giuseppe Picciola (Parenzo 1859 – Firenze 1912), poeta di a-

scendenza carducciana (PICCIOLA 1884; PICCIOLA 1899), studiò A-riosto (PICCIOLA 1883) e Dante (PICCIOLA 1902; PICCIOLA 1905). Fu autore di alcune monografie sulla letteratura contemporanea (PIC-

CIOLA 1904) e sulla storia culturale e letteraria della sua terra (PIC-

CIOLA 1893; PICCIOLA 1914). Sul Picciola, cfr. BENUSSI 1924; PI-

RAZZI 1991. 25 Guido Biagi (Firenze 1855 - ivi 1925), fu direttore della biblio-

teca Marucelliana e di quella Riccardiana e, dal 1895 al 1923 (o 1924), della Medicea Laurenziana. Segretario e capo di gabinetto del sottosegretario alla pubblica istruzione (poi ministro) Ferdinan-do Martini (1884-1885 e 1892-1893), fu libero docente di discipline

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della Pubblica Istruzione, dove affiancò Ferdinando Marti-ni26 nel suo incarico di Segretario generale. Peraltro, era stato proprio Martini che, dopo i primi estemporanei esordi lettera-ri del giovane Mazzoni (alcuni versi per il Circolo filologico di Livorno nel 1874 e la commedia “tamulica”27 La Baiadera,

bibliografiche presso l’Istituto di studi superiori di Firenze, fu tra i soci fondatori della Società bibliografica italiana (cfr. nota 106), membro e bibliotecario dell’Accademia della Crusca, direttore lette-rario della casa editrice Sansoni. Cfr. FORNACIARI 1925; CIAN 1925; SORANI 1925; FASANO 1967; Dizionario bio-bibliografico dei bibliote-cari italiani 2005.

26 Ferdinando Martini (Firenze 1841 – Monsummano Terme, 1928), giornalista e scrittore, nel 1879 fondò “Il Fanfulla della domenica” che diresse fino al 1882; condusse anche “La Domenica letteraria” dal 1882 al 1885. Fu professore alla Normale di Pisa, Segretario generale dell’Istruzione (dal 27 aprile 1884 al 31 gennaio 1886), quindi Mini-stro dell’Istruzione (dal 16 maggio 1892 al 14 dicembre 1893) e, suc-cessivamente, Ministro delle Colonie del Regno d’Italia nei governi Salandra. Nel 1923 fu nominato Senatore del Regno. Fu tra i firma-tari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile. La biblioteca privata di Martini, la collezione degli autografi e la raccolta delle carte private sono conservate presso la Biblioteca Comunale Forteguerriana di Pistoia; il suo carteggio si trova, invece, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Fondo Martini). Su Martini, cfr. gli affettuosi e commossi ricordi di MAZZONI 1928 e ID. 1941a; si veda inoltre, ROMANELLI 2008.

27 «Dichiaro che neppure oggi so con precisione che cosa sia una commedia tamulica. Un nostro compagno di studi, Arturo De Ra-da, che ammiravamo come un sanscritista futuro, mi prestò un fa-scicolo di quel Luigi Jacolliot che ho poi imparato non essere stato altro che un volgarizzatore di poco merito: La Devadasî, comédie en quatre parties traduite du Tamoul, edita a Parigi nel 1868. Il Jacol-liot aveva tradotto (da che testo mai?) in prosa; e io parafrasai la sua prosa in endecasillabi, in martelliani, in istrofette; come veni-vano, venivano. Fu tanta la furia dello stampare, che gli spropositi tipografici mi storpiarono spesso, non che i nomi dei personaggi, i versi. Fu tanta la furia mia del parafrasare, e di mandare in tipogra-fia le paginette, che mi dimenticai di avvertire che quella Commedia

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pubblicata l’anno dopo sulla rivista «Il Parini»28), gli fece fa-re il «vero passo primo», pubblicandogli un’ode (La Posta) sul «Fanfulla della Domenica» (9 maggio 1880) e, poi, chiaman-dolo a collaborare alla «Domenica letteraria».29 Di questa versatile esperienza giornalistica «restò poi sempre al Mazzoni quel gusto per la scelta originale e brillante dell’argomento, quell’estro per il taglio sapiente dell’articolo, quell’eleganza agile e ammiccante del dettato, con le quali riuscì a rendere attraente anche la materia più ostica».30

La collaborazione con Martini si interruppe nel 1887, quando, con l’appoggio di Carducci, Mazzoni vinse il concorso per la cattedra di Letteratura italiana all’università di Pado-va, conclusosi, tuttavia, tra aspre e vivaci polemiche.31

tamulica non l’avevo inventata io, bensì l’avevo ridotta a quel mo-do dalla prosa del Jacolliot. Certamente mi parve che il designarla come tamulica dovesse bastare a far chiaro universalmente che era roba d’altri» (MAZZONI 1922: 210-211).

28 Alla rivista «Il Parini. Periodico di lettere, arti e scienze», colla-boravano, tra gli altri, Guido Biagi, Alfredo Straccali, Luigi Gentile.

29 Cfr. MAZZONI 1922: 212. 30 SCHIPPISI 1969: 766. 31 La Commissione di concorso, presieduta da Giosue Carducci e

composta da Adolfo Bartoli, Alessandro D’Ancona, Isidoro Del Lun-go, Giovanni Mestica, era chiamata a giudicare, tra gli altri, C. Anto-na-Traversi, V. Crescini, S. Ferrari, P. Ferrieri, M. Scherillo, F. Torra-ca, F. Novati. Fu proprio l’esclusione di Novati (sostenuto da D’Ancona) e di Torraca a scatenare le polemiche; tant’è che quest’ul-timo, sulla scorta di un biglietto del D’Ancona, che definiva Mazzoni “candidato ministeriale”, considerò anche l’ipotesi di presentare un’interpellanza parlamentare per il tramite del fratello, da poco elet-to deputato. L’iniziativa poi rientrò, fors’anche per l’intervento del Ministro della Pubblica Istruzione, Michele Coppino, irritato dall’epi-sodio, e Torraca ottenne un posto di Provveditore agli Studi di Forlì. L’intera vicenda è ricostruibile attraverso gli atti ufficiali dei verbali delle adunanze della Commissione di concorso (ROMA. ARCHIVIO CEN-

TRALE DELLO STATO 1869-1896), e i carteggi privati di alcuni suoi pro-tagonisti: D’ANCONA 1986-1990; D’ANCONA 2003. Le aspre polemiche

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Tant’è che lo stesso Mazzoni, di lì a qualche anno, avrebbe ri-cordato, con affettuosa gratitudine, la “coraggiosa” difesa che Carducci sostenne pubblicamente in suo favore:

Se qualcosa potesse farmi eloquente sarebbe appunto il parlare di lui, perché molto io gli devo. Se sono su questa cattedra, se vi parlo ora di lui, lo devo principalmente a lui. Non solo considerò egli, me giovane, non indegno di salire all’insegnamento universitario (e per-ché votò certamente secondo il suo giudizio e secondo la sua co-scienza, di ciò non debbo essergli grato); ma come gli son grato, dal profondo dell’animo, per la difesa coraggiosa che assunse non tanto del suo proprio giudizio, quanto di me, nell’ora in cui molti in buo-na fede e molti in cattiva fede accusavano lui di favoritismo e me di adulazione e di scaltrezza! Accumulando sopra di sé la responsabili-tà di quello che pure era stato il voto della maggioranza d’una commissione autorevole, il Carducci a viso aperto protesse me che stimava non immeritevole della fiducia di cui mi aveva onorato.32

La permanenza nello stimolante ambiente accademico patavi-no durò tuttavia solo pochi anni, poiché nel 1894 Mazzoni fu chiamato a sostituire Adolfo Bartoli all’Istituto di studi supe-riori di Firenze.33 Qui insegnò fino al 1934, a conclusione di una

che si accesero all’indomani del concorso, conclusosi il 19 ottobre 1887, ebbero anche una clamorosa eco sulla stampa nazionale: cfr. [ANONIMO] 1887a; CARDUCCI 1887a; [ANONIMO] 1887b; CARDUCCI

1887b; [ANONIMO] 1887c; e, da ultimo, a seguito di una nuova po-lemica che si innescò dopo qualche anno per l’assegnazione di una cattedra di Letteratura italiana presso l’Università di Palermo, [A-NONIMO] 1889.

32 MAZZONI 1901a: 14-15. 33 Fondato il 22 dicembre 1859 durante il governo provvisorio di

Bettino Ricasoli, quando ormai i Lorena avevano lasciato la Toscana, e inaugurato il 29 gennaio 1860, il Regio Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento di Firenze ereditava e proseguiva l’attività del Liceo di Scienze Fisiche e Naturali, istituito nel 1807. Le finalità dell’Istituto, come chiaramente indicava il nome, erano prati-che e scientifiche, di addestramento professionale e di perfezionamento per coloro che avevano terminato gli studi universitari. Era composto

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lunga e intensa attività didattica, festeggiata già nel 1907 con una miscellanea di studi in suo onore promossa dagli allievi:34 Dalla cattedra il Mazzoni non perse la vivacità e molteplicità dei pro-pri interessi: parlava agli scolari con tono affabile, con un’eleganza dignitosa che non aveva mai nulla di ricercato. Parlava dei grandi poeti nostri, di Dante, del Foscolo, del Leopardi con semplicità e chiarezza, ma soprattutto con quell’entusiasmo che trascinava. Ma sapeva anche mettere a disposizione degli studenti la ricchezza di una sterminata informazione bibliografica, stimolava ed impostava anche i problemi pratici del metodo, offrendo utili strumenti di lavoro, come il famoso manuale per l’Avviamento […]. [A Firenze] continuò la sua opera di insegnante, senza chiudersi mai nell’erudizione e nelle formu-le della letteratura, ma cogliendo sempre le “voci della vita”, con un’alacrità, con un’icasticità e franchezza di modi, che ci dicono quanto gli fosse congeniale lo spirito della sua gente toscana.35 Al suo magistero scolastico, va poi affiancata un’altrettanto ricca attività pubblica, accademica e istituzionale, in cui si trovò in buona parte impegnato come esponente di punta del dantismo ufficiale di primo Novecento, in quella divulgazione del culto di Dante come «simbolo concreto dell’idea di Nazio-ne e di Patria Italiana»,36 che lo vide tra i promotori della So-cietà Dantesca Italiana (1888), di cui fu presidente dal 1931 al 1943, e tra i soci fondatori della Società Dante Alighieri (1889). «Maestro di quell’arte difficile che è l’oratoria dei di- di tre sezioni: Medicina e Chirurgia, Scienze Naturali, Filosofia e Filo-logia. Negli anni seguenti le sezioni vennero progressivamente con-figurandosi come vere e proprie Facoltà. Nel 1923, l’Istituto fu tra-sformato nell’Università degli Studi di Firenze. Cfr. GARIN 1962: 29-66; L’Università degli Studi di Firenze 2004, in particolare MAR-

RASSINI 2004: 49-164. Nell’occasione del suo insediamento, il 3 no-vembre 1894, Mazzoni pronunciò una prolusione dal titolo Della sto-ria letteraria (MAZZONI 1894; cfr. inoltre ISTITUTO DI STUDI SUPE-

RIORI. Annuario 1895). 34 Miscellanea Mazzoni 1907. 35 SCHIPPISI 1969: 767-768. 36 MAZZONI F. 2006: 342.

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scorsi e delle letture o conferenze»,37 a lui si deve l’avvio del primo ciclo della Lectura Dantis in Orsanmichele (1899),38 l’inaugurazione della “lettura domenicale di Dante” (1914),39 come pure, sempre nel ‘14, l’inizio, con il primo dell’Inferno, della Lectura Dantis romana presso la Casa di Dante.

Ben oltre l’impegno di dantista, l’attività pubblica e istitu-zionale di Mazzoni si estese sia all’ambito accademico- culturale che a quello politico: fu infatti, tra l’altro, accademico della Crusca (dal 10 marzo 1896), di cui ricoprì prima la carica di se-gretario (1897-1930), e quindi quella di presidente (fino al maggio 1942); senatore del Regno dal 191040; consigliere co-munale di Firenze (1910-1913); presidente dell’Unione liberale toscana; socio dell’Accademia nazionale dei Lincei dal 1927; presidente della Deputazione di storia patria per la Toscana dal 1930 al 1935.

La sua incessante attività di studioso è documentata da un’ampia quanto diversificata produzione editoriale, che ri-specchia la molteplicità delle sue curiosità culturali e l’ estensio-ne dei campi d’indagine.

La produzione saggistica di Mazzoni si caratterizza infatti

37 CIAN 1944: 106. 38 L’inaugurazione avvenne il 27 aprile 1899, in coincidenza con

l’anniversario della “rivoluzione” toscana del ‘59: «Data storica, da-ta felice, perché è quella della dimostrazione toscana da cui il 27 a-prile 1859 mosse il rivolgimento che recò alle annessioni e alla costi-tuzione del Regno» (MAZZONI 1921: 98). Il ciclo fu concluso, dallo stesso Mazzoni, il 27 aprile 1904, a cinque anni esatti dal suo inizio (cfr. MAZZONI 1904).

39 La lettura prese avvio l’11 gennaio 1914: «(in bienni diversi) fu accostata a quella ufficiale la “Lettura domenicale di Dante”, subito battezzata “Lettura minore o popolare” perché, con l’ esposi-zione cursoria dei canti e con la gratuità dell’ingresso, e nel mattino del giorno festivo, intendeva rispondere alle istanze di un pubblico meno dotto di quello che tradizionalmente si riuniva, su invito o a pagamento, il pomeriggio del giovedì (o del mercoledì) nella Sala di Dante in Orsanmichele» (COGLIEVINA 1995: 121).

40 Cfr. GENTILE-CAMPOCHIARO 2003: 1583-1584.

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per la sua natura eclettica e per la diversificazione tematica degli interessi letterari, riconducibile tuttavia a precisi filoni di studio, come documentano le sue fascinose ricerche miscel-lanee: In biblioteca. Appunti (1883); Tra libri e carte. Studii letterarii (1887); Glorie e memorie dell’arte e della civiltà d’Italia. Discorsi e letture (1905); Abati, soldati, autori, attori del Settecento (1924); ecc. 41

Una ricerca critica particolarmente sensibile ai fenomeni della lingua e più specificamente della prosodia, di cui Maz-zoni, per educazione estetica e per naturale attitudine, seppe far emergere le risonanze lirico-evocative, rivelatrici del gusto e della storia di una civiltà o di un’epoca letteraria. Queste sue doti, insieme al rigore del metodo storico-filologico e alla felicità epigrammatica del giudizio, risultano in tutta evidenza nel volume Almae luces malae cruces,42 in cui egli

41 MAZZONI 1883; MAZZONI 1887; MAZZONI 1905a; MAZZONI

1924; ecc. 42 MAZZONI 1941b. I saggi, che costituiscono il volume, possono

essere ripartiti in tre, pressoché omogenei, blocchi tematico-cronologici: il primo, che va dal 1894 al 1914, è costituito soprattut-to da letture di canti o episodi della Commedia (Il disdegno di Guido (Inf., X, 62-63) [1894], pp. 213-219; Il primo accenno alla «Come-dia» [1897], pp. 157-166; Minosse (Inf., V, 4-15) [1897], pp. 203-206; Il canto I del «Paradiso» [1902], pp. 307-323; Il canto III dell’«Inferno» [1902], pp. 187-202; Dopo l’estrema parola «stelle») [1904], pp. 41-57; Il canto XII dell’«Inferno» [1906], pp. 221-238; L’Alpe che serra Lamagna sovra Tiralli (Inf., XX, 61-63) [1907-1909], pp. 267-277; Il canto I dell’«Inferno» [1914], pp. 167-186); il secondo è rappresentato dai contributi scritti in occasione del sesto centenario (1921) della morte del poeta (Dante e Virgilio, pp. 1-21; Dante nell’inizio e nel vigore del Risorgimento, pp. 59-88; Il nome di Dante e le due Società italiane intitolate da lui, pp. 89-98; Sopra «Le bellezze della Commedia di Dante» di Antonio Cesari, pp. 99-108; «Dolce stil nuovo» (Purg., XXIV, 57), pp. 113-122; Il poeta della li-bertà, pp. 23-39); il terzo raccoglie i saggi degli anni ‘30 (composti tra il 1928 e il ‘38), di più marcato impegno storico-erudito e lingui-stico-filologico (Una leggenda germanica e un episodio dantesco (Inf.,

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raccolse, aggiornandoli, i più notevoli dei suoi scritti dante-schi: espressione del dantismo patriottico-risorgimentale di ascendenza carducciana e, almeno nelle più mature prove cri-tiche, manifestazione e frutto del migliore dantismo filologico ed erudito della scuola storica.43

Della sua spiccata sensibilità al valore vocale e alla qualità formale dei testi, Mazzoni diede prova nell’edizione commen-tata delle opere di alcuni scrittori italiani,44 nelle sue lodate traduzioni di classici45, nonché nei suoi esperimenti poetici,46 che, al di là del loro valore intrinseco, rivelano una sicura pa-dronanza tecnica e stilistica.

Ma è soprattutto nelle sintesi storiografiche che meglio riuscì a esprimere il registro evocativo, innervandolo in una sterminata conoscenza erudita della cultura letteraria, che gli consentì, con agile e misurato tocco critico, di saggiare e mo-strare la fitta trama di interferenze tra storia e cultura, tra la civiltà di un’epoca e le forme della sua letteratura. Il riferi-mento è naturalmente al suo monumentale e discusso Ottocen-to,47 compilato per la Storia letteraria d’Italia scritta da una so- VIII) [1928], pp. 207-211; Romieu de Villeneuve e Dante (Par., VII, 127-142) [1928], pp. 325-331; La processione mistica nel Para-diso terrestre (Purg., XXIX) [1934], pp. 285-287; Carlo Troya, l’Ampère e il Tommasèo [1936], pp. 109-112; Le peccatrici del Buli-came e le pectatrici di Viterbo (Inf., XIV, 79-80) [1936], pp. 239-266; Influssi danteschi alla “Maestà” di Simone Martini [1936], pp. 333-348; Su alcune rime “extravaganti” di Dante [1937], pp. 123-147; I Fedeli d’Amore e la Compiuta donzella [1938], pp. 149-156; Le au-dacie genovesi e l’Ulisse dantesco (Inf., XXVI, 76-142) [1938], pp. 279-283; Dante, i miracoli e le “suppe” (Purg., XXXIII, 36) [1938], pp. 289-305; Dante e il Polifemo bolognese (Eclogae, II, 73 segg.) [1938], pp. 349-372).

43 Su Mazzoni dantista, cfr. CRUPI 2009. 44 CESAROTTI 1882; RUCELLAI 1887; ALIGHIERI 1924; PARINI

1925; MACHIAVELLI 1929; ecc. 45 MELEAGRO DA GADARA 1880; CATULLO 1939; ecc. 46 MAZZONI 1880; MAZZONI 1882a; MAZZONI 1882b; ecc. 47 MAZZONI 1913.

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cietà di professori48 e, in misura minore ma non meno significa-tiva, alle sue introduzioni alle letterature classiche, greca e la-tina, scritte, per la scuola, in collaborazione con Girolamo Vi-telli;49 sebbene, «il suo secolo congeniale [fosse] più il Settecen-to che l’Ottocento, poiché in quel secolo della scienza e della fi-losofia salottiera poteva meglio condurre il suo spirito curioso delle novità, e insieme soddisfare il suo gusto di classicista mo-derno, rifatto di sugli esempi della buona e lucida prosa france-se dell’Ottocento. Egli amava il rilievo dei particolari, il tocco rapido e netto, le definizioni succose, lavorando il bozzetto e il ritratto con un’alternanza di toni, di interessi, di procedimenti, che danno alla sua pagina ariosità e freschezza, ed una specie di

48 «Storia letteraria d’Italia scritta da una società di professori: un-

dici autori, per una storia sola, pubblicata lentamente a dispense, durante quindici anni dal 1898 al 1913, cioè in un periodo in cui si elaboravano nuovi principi di critica e di storiografia. Si può imma-ginare quali difetti si avvertissero nella raccolta: mancanza di una concezione unitaria; discordanze nel metodo oscillante tra la siste-mazione scientifica e la sintesi divulgativa, tra la storia letteraria rigidamente intesa e la storia, insieme, della cultura e del costume; divisione del tutto artificiale a periodi; difformità nella trattazione ora cronologica, ora per generi, ora per centri letterari, ora e più di rado per figure di scrittori; disuguaglianza infine, per le diverse epo-che, nello stadio delle ricerche storico-critiche. Pure quei volumi, come manuali di consultazione e di divulgazione, servirono quasi tutti ad orientare e ad informare gli studiosi, registrando e riassu-mendo il lavoro degli ultimi decenni48. […] Della collezione per secoli le opere del Bertoni, dello Zingarelli, del Rossi, del Belloni e del Mazzoni, che già si staccavano dalle altre per compiutezza e originalità, sono entrate, in tutto o in parte rinnovate, nella nuova Storia letteraria iniziata dallo stesso editore nel 1929» (PINTOR 1936: I, 6 e 9). Alla Storia letteraria fece «da riscontro nel campo della diffusione della cultura la serie delle letture tenute in Firenze tra il 1890 e il 1900 su La vita italiana nei varii secoli, dagli albori al Risorgimento (Milano-Firenze, 1890-1901, in 17 voll.)».

49 Cfr. MAZZONI-VITELLI 1896; MAZZONI-VITELLI 1898; e inol-tre: MAZZONI 1906; MAZZONI-BIANCHI 1907; MAZZONI 1941c; ecc.

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autonomia, anche se incorporata in un vasto panorama stori-co».50 Un talento critico, quello dello studioso fiorentino, corro-borato da uno spiccato senso della lingua e dal gusto per l’idioma toscano, che egli coltivò fiorentinamente con ammic-cante malizia. Un talento, di cui diede prova sin da giovane, quando – «con folle audacia che nessun dantista, tranne [lui], ebbe cura di segnalare» – sollevò fondati dubbi sulla scoperta di un codice di rime antiche, che si rivelò poi essere un clamoroso falso, grazie anche al suo «solido buon senso di massaro tosca-no, che non crede se non quel che vede».51

La misura della cifra stilistica di Mazzoni e delle sue qualità più spiccate è dunque da rinvenire nella felicità di mano del ri-trattista «ad acquarello», in quelle tre caratteristiche del suo profilo intellettuale che, già nel 1914, Luigi Tonelli aveva indi-viduato nella «convinzione della necessità dell’erudizione»; nel «buon gusto, che gli fa disapprovare l’esagerazione dell’ erudizio-ne, e riguardare quest’ultima, piuttosto come mezzo per com-prendere e gustare l’opera d’arte, che come fine a se stessa»; e nella «cura della forma»,52 «che fanno di lui – secondo Momi-gliano - uno degli scrittori più originali fra i nostri critici».53

50 MARZOT 1966: 506. Di questa naturale dote sono testimonian-za anche le 140 voci che egli compilò tra il 1927 e il 1938, come col-laboratore dell’Istituto dell’enciclopedia italiana, documentate dal carteggio con Giovanni Gentile allora direttore dell’impresa enci-clopedica (cfr. GORI 2007).

51 Il riferimento è a un falso codice di rime del secolo XIII che Ernesto Lamma dichiarò di aver scoperto, dandone notizia nella “Rivista critica della letteratura italiana” (II, 1885, 4). Il codice, pieno di varianti, inattestate, ai componimenti più memorabili della nostra lirica duecentesca, sarebbe appartenuto – a dire del Lamma - a un certo Giovanni Bardera, che non fu mai identificato. Solo trent’anni dopo la fantomatica scoperta, Michele Barbi accertò, in via definitiva, la falsificazione operata dal Lamma. Ricostruisce in modo puntuale l’intera vicenda Guglielmo Gorni, da cui sono tratte le citazioni a testo (cfr. GORNI 1994: 134).

52 TONELLI 1914: 307-313. 53 MOMIGLIANO 1969: 787.

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La sua biblioteca (circa 23.000 volumi), la sua ricca e im-portantissima collezione di estratti, opuscoli e fogli volanti (costituita da 49.648 pezzi, comprensivi di circa 2.000 pubbli-cazioni per nozze) e il suo formidabile schedario sono conser-vati presso la Duke University che li acquisì nel 194854. Le carte si trovano invece presso l’Archivio di Stato di Firenze.55

54 Mazzoni Collection 1996. Cfr. GILBERT 1950: 3-7; MANGIAFICO

1993; VITALI 1999: 50-51. 55 L’archivio personale di Guido Mazzoni, donato all’Archivio di

Stato di Firenze in due tempi, nel 1960 e nel 1971, è stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Sovrintendenza archivistica della Toscana. È composto da un ricchissimo carteggio, ammontante a circa 70.000 lettere per oltre 6.000 corrispondenti, e da manoscritti dello stesso Mazzoni (lavori preparatori, estratti, articoli su giornali o riviste, ecc. per complessive 115 scatole). Sull’archivio Mazzoni cfr. la scheda di Vanna Arrighi, in CAPANNELLI-INSABATO 1996: 377-379; e inoltre GORI 2007.

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III ALLE ORIGINI DI UN GENERE BIBLIOGRAFICO

A illustrare la natura didattica dell’Avviamento, nonché l’occasione e le ragioni che presiedettero alla sua genesi, soc-corrono la dedica56 del libro e le Due parole di prefazione57 scritte da Mazzoni.

L’opera intendeva fornire un primo orientamento biblio-grafico, metodologico e critico agli studi delle “lettere italia-ne” e delle discipline sussidiarie (storia del libro manoscritto e a stampa, paleografia, storia delle biblioteche, ecc.), e ai me-todi dell’indagine filologica: Non ho inteso di mettere insieme altro che una specie di guida, un modesto e pratico manualetto, che aiuti il giovane studioso nelle sue prime ricerche, spiegandogli in breve su che e in che modo si eserciti la critica storico-letteraria, e porgendogli altresì qualche elementare notizia e qualche indicazione bibliografica.58 Non casuale risultò la scelta di pubblicare il libro presso Carlo ed Enrico Drucker, librai-editori che avevano la loro impresa sotto il portico del Palazzo del Bo (sede storica dell’università patavina), ed erano specializzati nella pubblicazione di testi universitari.59 Grazie soprattutto all’intuito e all’apprezzabile

56 «A’ miei scolari laureati nella R. Università di Padova dal giu-

gno 1888 al novembre 1891 offro con affetto vivo» (Avviamento, [De-dica]).

57 «Questo libretto è nato dalle lezioni che, con maggiore o minor larghezza di notizie e di esempii, con modi insomma e particolari diversi, ma sempre con uno stesso intendimento, ho premesse ne’ decorsi anni scolastici (1887-91) a’ miei corsi universitarii» (Due pa-role di prefazione, ivi: VII-XV; la citazione è a p. VII).

58 Ivi: IX. 59 Nel 1874, Carlo (1842-1916) ed Enrico (1848-1923) Drucker,

insieme allo zio Donato Tedeschi, rilevarono dalla società “Valenti-ner e Mues” l’attività della più importante libreria padovana, quella

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cultura di Enrico Drucker, la libreria editrice si distinse infatti, per la pubblicazione di importanti studi della scuola storica,60 e costituì un ritrovo abituale di colti bibliofili e bibliografi. Pe-raltro, presso gli stessi Drucker era già uscito nel 1890 un Ma-nuale bibliografico per lo studente di lettere61 a cura di Silvio Pel-lini, che, con molta probabilità, assistette e prese parte alle le-zioni di Mazzoni.62 Il manuale di Pellini - stroncato dal «Gior-nale storico della letteratura italiana»63 per l’incompletezza, la

di Francesco Sacchetto, denominandola “Libreria all’Università”. Es-sa divenne la filiale della libreria veronese “alla Minerva” fondata dal padre, l’ungherese di origine tedesca Sigismondo Drucker (1807-1869), e dal Tedeschi. Nel 1920 la libreria passò in proprietà dei fratelli Tre-ves col nome prima di Società Anonima Libraria Italiana, quindi col marchio Treves-Drucker; infine, nel 1937, essa fu acquistata da Gae-tano Gianotti, che la gestì fino alla sua morte (1950). Cfr. TOFFANIN

1982; CELLA 1992; AMEDEI-RANDI 2001. 60 Basti ricordare il fortunatissimo Manualetto provenzale di Vin-

cenzo Crescini, nella cui avvertenza, in prefazione, l’autore indicava la finalità propedeutica del suo libro: «Con questo volumetto, che sot-to umile apparenza cela ardite pretensioni, si vorrebbe proseguir la serie de’ manualetti neolatini iniziata così bene dai professori D’ Ovi-dio e Monaci, e provvedere ad un bisogno urgente delle nostre scuole di filologia, aiutando l’opera degli insegnanti nell’avviare gli allievi allo studio del provenzale antico» (CRESCINI 1892-1894: V). Il riferi-mento di Crescini è ai Manualetti d’introduzione agli studj neolatini, composti per uso degli studenti della Facoltà di Lettere da E. Monaci e F. D’Ovidio (cfr. MONACI-D’OVIDIO 1879; MONACI-D’OVIDIO 1881).

61 PELLINI 1890. 62 Silvio Pellini fu studente della Facoltà di Lettere dell’ Univer-

sità di Bologna (1886, 1888-1889), di Pisa (1887) e dal 1889, come risulta dall’istanza di trasferimento presentata in data 30 ottobre (cfr. ARCHIVIO STORICO DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA), di un al-tro ateneo che, a nostro giudizio, fu con ogni probabilità quello pa-tavino. Pellini fu autore di diversi commenti a classici latini e greci e di prontuari didattici come le Tavole storiche e cronologiche delle let-terature latina e greca (PELLINI 1893).

63 Cfr. recensione redazionale attribuibile a Rodolfo Renier ([RE-

NIER] 1890).

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genericità e l’inesattezza delle informazioni contenute - si pre-sentava come un’elencazione repertoriale, senz’altra finalità che quella squisitamente di supporto bibliografico, non esclusi-vamente limitato agli studi di letteratura italiana.64

Un analogo intento, ma rivolto invece all’italianistica, a-vevano già avuto le Tavole storico-bibliografiche della letteratu-ra italiana65 di Giuseppe Finzi e Luigi Valmaggi, uscite l’anno prima presso Loescher, e anch’esse (sebbene gli autori non fossero certo studiosi della prima ora66) oggetto di una lunga e assai negativa recensione del «Giornale storico della lettera-tura italiana»,67 attribuibile a Rodolfo Renier. Il recensore, infatti, pur segnalando «il disperdersi sempre crescente del materiale critico intorno alla nostra storia letteraria in riviste ed opuscoli non sempre facili a rintracciarsi» e quindi «il bi-sogno di lavori bibliografici, che ne dessero pronta e sicura notizia»,68 indicava nella fretta69 e nella mancanza di una «seria e adeguata»70 preparazione bibliografica degli autori i principali difetti dell’opera, così marcati che, per «renderla meno insufficiente […] non basterebbe correggerla ed aumen-

64 «Con l’aiuto di questo manuale bibliografico, i giovani della facoltà di filosofia e lettere potranno agevolmente far ricerca di quei libri che loro occorrono, per compiere qualsiasi studio secondo le nuove esigenze» (PELLINI 1890: 4).

65 FINZI-VALMAGGI 1889. L’opera è costituita da 61 tavole e la divisione della materia è cronologica e per genere.

66 Luigi Valmaggi (1863-1925), docente di grammatica greca e la-tina all’università di Torino, fu direttore del Bollettino di filologia classica. Curò diverse edizioni commentate di autori classici e fu auto-re di grammatiche e manuali scolastici, tra cui un Manuale storico-bibliografico di filologia classica (VALMAGGI 1894). Giuseppe Finzi (1852-post 1916), fu libero docente di lettere italiane nella Regia Uni-versità di Napoli e autore anch’egli di diversi saggi e testi didattici.

67 Cfr. [RENIER] 1889. 68 Ivi: 283. 69 «Quantunque sappiamo che gli AA. vi hanno lavorato intorno

parecchi anni» (Ivi: 288). 70 Ibid.

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tarla, ma bisognerebbe rifarla di pianta».71

Insomma, «anche avendo sempre presente che l’ottimo ed il perfetto, se difficilmente si possono raggiungere dall’uomo in nessun territorio scientifico, riescono quasi inconseguibili nella bibliografia», nell’un caso e nell’altro l’autore della recensione avvertiva la necessità, per imprese repertoriali così ambiziose, di una metodologia bibliografica accurata e scientificamente attendibile e della «conoscenza piena dell’argomento» da parte dei suoi redattori. Requisiti, questi, che, di lì a un anno, ver-ranno invece riconosciuti al libro di Mazzoni:

Il volumetto del M., che ha scopo analogo, ma si restringe al solo campo letterario italiano, merita invece encomio per la pratica di-stribuzione della materia, per la lucida brevità con che è esposta, per la buona cognizione che l’A. vi palesa di quanto è più utile a co-noscersi da chi è novizio nelle ricerche di letteratura.72 Per tornare al Pellini, il suo volumetto – primo esempio di bi-bliografia speciale autonoma, per il settore delle discipline umanistiche73 –, nasceva, nonostante i suoi limiti, da una du-

71 Ivi: 283. Il recensore, tuttavia, apprezzava l’originalità del pro-getto e dell’idea che ne era alla base: «Nessuno aveva ancora concepito il disegno di disporre per ordine cronologico tutti gli scrittori, indicar-ne le edizioni, additarne i lavori storici e critici che valgono a farne co-noscere la vita e le opere» (Ibid.).

72 Cfr. recensione redazionale attribuibile a Rodolfo Renier ([RE-

NIER] 1892: 212). 73 Si riporta di seguito l’indice del manuale di Pellini: Opere di con-

sultazione per la tesi di laurea: 1. Bibliografie 2. Dizionari d’opere ano-nime e pseudonime 3. I manoscritti delle Biblioteche italiane e francesi. Incunaboli 4. Indici degli scritti di pubblicazione periodiche 5. Dizionari biografici 6. Libri proibiti 7. Dizionari di belle lettere 8. Opere varie 9. Per la storia delle belle arti 10. Per lo studio delle lingue e letterature fran-cese, tedesca, inglese 11. Lingua e letteratura italiana 12. Lingua e lettera-tura latina 13. Lingua e letteratura greca 14. Storia comparata delle lin-gue classiche 15. Storia comparata delle lingue neolatine 16. Storia 17. Archeologia 18. Filosofia 19. Pedagogia 20. Geografia 21. Paleografia.

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plice consapevolezza: l’assenza di specifici e sistematici stru-menti bibliografici per gli studi umanistici e letterari («Ma pure mi conforta l’idea di tornar utile in qualche modo a’ miei com-pagni di studio, facendo per essi cosa che non è stata ancor fat-ta, e di cui si sente estremo bisogno»); e la competenza biblio-grafica, quale requisito culturale e metodologico «per compiere qualsiasi studio secondo le nuove esigenze»,74 che non potevano non essere quelle della nuova didattica universitaria.

74 PELLINI 1890: 3. Il corsivo è mio.

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IV MODELLI DELLA DIDATTICA UNIVERSITARIA

Questa duplice consapevolezza bibliografica trova compiuta espressione nell’esercizio del metodo e nella pratica didattica di Mazzoni, esercitati già da giovanissimo al fianco del mae-stro Carducci:

Il meglio dell’insegnamento carducciano non stava […] nel prepa-rare la massa degli scolari a una tesi di laurea metodicamente. Per questa parte gli sarebbe occorso, ed egli stesso lo diceva a me, un aiuto pratico che indicasse ai giovani le opere di consultazione gene-rale, agevolasse loro lo spoglio bibliografico dell’argomento preso a trattare, li esercitasse a scrivere con intenzione critica, ne rivedesse i primi lavori.75 Il principio didattico, che ne era alla base, era costituito, sulla falsariga del modello seminariale tedesco, da esercitazioni pratiche attraverso le quali si trasmetteva agli studenti un metodo di lavoro antidogmatico.76

Significativa al riguardo l’attestazione di uno dei più noti allievi del Mazzoni, Francesco Maggini, che ricorda anche il signorile garbo del maestro e le sue naturali doti didattiche:

Efficacissimo riusciva nel tratteggiare un carattere, un ambiente storico per metterlo in relazione colla letteratura, dando un quadro animato della società o della vita dello scrittore. […] A noi certo quegli anni insegnarono molto, per ricchezza d’informazioni e per

75 MAZZONI 1935: 158. 76 È un modello di cui, dopo qualche decennio, farà tesoro Giu-

seppe Prezzolini per l’allestimento del suo Repertorio bibliografico di letteratura italiana: «Il manuale del professore Guido Mazzoni mi suggerì di far collaborare i miei alunni ad un’opera d’insieme, che desse loro la soddisfazione, quasi sempre mancante nel lavoro scola-stico, di sentirsi essi stessi autori» (PREZZOLINI 1937-39: VII; per la seconda parte, cfr. PREZZOLINI 1946-48). Sul repertorio di Prezzoli-ni cfr. CRUPI-SANTORO 2007.

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esempio di metodo nelle ricerche letterarie. Ma dove l’abilità e l’umanità del Mazzoni si rivelava anche meglio che nelle lezioni cat-tedratiche era nell’ora del corso propedeutico e di esercitazioni. [… Il] modo tutto personale, serio e piacevole insieme, con cui egli ci avviava agli studi, ci insegnava i mezzi essenziali di ricerca, ci face-va collaborare all’argomento trattato senza che ce ne avvedessimo. […] Così alle lezioni cattedratiche si univano queste esercitazioni non meno utili, anzi necessarie perché gli scolari imparassero a lavo-rare per proprio conto, e conoscessero gli strumenti a cui ricorrere e il metodo da seguire negli studi. L’Avviamento […] fu appunto la guida sommaria, specialmente per la parte bibliografica, dei princi-pianti nelle lettere.77

La didattica universitaria post-unitaria si basava, come ha ben illustrato Antonio La Penna che ne ha tracciato la tipo-logia degli stili d’insegnamento,78 su tre modalità comunica-tive: la lezione eloquente, in cui assume un forte rilievo la fun-zione emotiva, espressa dal docente-oratore, guida morale ol-tre che di dottrina; la lezione specializzata o cattedratica, in cui è più netto il taglio disciplinare dell’argomento, di cui il do-cente-studioso fornisce agli studenti le conoscenze istituziona-li e il tracciato concettuale ed elaborativo di ricerca; le eserci-tazioni, di più immediato livello pratico.

Il modello didattico prevalente – praticato già dal De San-ctis – prevedeva infatti che alle tradizionali lezioni, “eloquen-ti” o “specializzate”, venissero affiancate esercitazioni setti-manali; un modello messo in pratica dallo stesso Mazzoni che fornisce al riguardo un’illuminante testimonianza, sebbene di un decennio posteriore alla compilazione dell’Avviamento. In un volume, dedicato al vecchio maestro Achille Coen e che raccoglieva le Esercitazioni sulla letteratura religiosa in Italia nei secoli XIII e XIV tenute all’Istituto di studi superiori nel corso dell’anno accademico 1904-1905, lo studioso fiorentino illustrava così le attività didattiche della sua scuola:

77 MAGGINI 1951: XI-XIII. 78 Cfr. LA PENNA 1992.

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Il corso delle lezioni, che ora volge al termine, ebbe, per la Lettera-tura italiana nel R. Istituto di Studii Superiori in Firenze, il pro-gramma che segue. Due lezioni cattedratiche settimanali; l’una, di storia letteraria, su alcune tendenze e maniere e opere notevoli a mezzo il secolo XVIII; l’altra, di analisi, sui Promessi Sposi raffron-tati nei successivi disegni e abbozzi e testi che il Manzoni ne fece: e una esercitazione settimanale sull’antica nostra letteratura religio-sa. Occorre qui parlare soltanto di tale esercitazioni, che sono state (secondo il modo consueto alla mia scuola) orali e scritte. Ogni a-lunno ha dovuto presentarmi, durante l’anno scolastico, un suo studio, di una certa larghezza, su qualche punto relativo alla mate-ria generale trattata nelle esercitazioni stesse; studio che io, dopo averlo esaminato a casa, gli ho restituito davanti i compagni e gli uditori, con le osservazioni principali suggeritemi dalla lettura, ren-dendo a lui il manoscritto con le correzioni, fatte o accennate, e con un giudizio sommario. E i perfezionandi e alcuni altri alunni sono stati invitati a tenere, di sabato in sabato, una esercitazione orale, su argomento da me designato, per la quale ho loro via via fornito ragionevoli aiuti e consigli. Assiso in faccia dell’uditorio, il giovane aveva a parlare, non a leggere, sull’argomento stesso; ma non gli concedevo di esporlo tutto quanto a parola corrente; gli movevo o-biezioni, lo eccitavo a riflessioni ulteriori, provocavo dai suoi com-pagni con apposite interrogazioni il complemento di altre notizie, riassumevo i resultati conseguiti. Così l’esercitazione si mutava, più o meno, ma un po’ sempre, di personale in collettiva.79

La modalità didattica seminariale si prefigurava dunque co-me un laboratorio formativo80, che comportava il diretto e

79 MAZZONI 1905b: VII-IX. Più in generale, il tenore delle lezioni cattedratiche di Mazzoni è documentato dalle sue dispense universita-rie, ricavate dagli appunti stenografati degli studenti e poi stampati con processo litografico: Il romanticismo in Italia e Alessandro Manzo-ni (MAZZONI 1898); Lezioni […] sulla vita e sulle opere di Dante Ali-ghieri (MAZZONI 1899); Lezioni […]sulla letteratura italiana nella prima metà del secolo decimo settimo (MAZZONI 1900); Lezioni di letteratura ita-liana (MAZZONI 1902).

80 Ci piace ricordare il giudizio di Mazzoni sul metodo didattico dell’amico e maestro Pio Rajna, volto «piuttosto a formare che a in-formare» (MAZZONI 1931: 7).

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attivo coinvolgimento degli studenti sulla falsariga – come si diceva allora – dei modelli pedagogici d’oltralpe.81

Non va dimenticato, infatti, che fin dalle origini dello sta-to unitario, l’Italia guardò agli ordinamenti accademici, sco-lastici e culturali di paesi quali la Germania appunto e la Francia,82 come a modelli istituzionali, intorno alla cui orga-nizzazione si sarebbe giocata una partita politica di assoluto rilievo sui temi della secolarizzazione della cultura, della crea-zione di una coscienza nazionale ma anche della formazione di una classe dirigente colta e moderna.83

Lo studio della letteratura consentiva perciò di saggiare quale fosse il grado di emancipazione dello statuto della disci-plina e dei suoi modelli comunicativi e didattici, rispetto a pratiche di insegnamento fondate ancora sul regolismo retori-co e sul culto precettistico dell’eloquenza. Come ha notato Genette, il passaggio – che allora si compie in gran parte d’Europa – dalla retorica alla storia letteraria come “luogo” dell’apprendimento e della trasmissione del letterario, avrà per con-seguenza il trasformarsi della scrittura da “pratica” ad “oggetto”: “L’apprendimento tecnico della scrittura (che è quello che resta del-la funzione normativa della retorica) avviene ormai tramite esercizi che non sono più opere (o almeno abbozzi e imitazioni di opere), ma commenti: l’esercizio scolastico non è più imitativo, ma descrittivo e critico, la letteratura ha cessato di essere un modello per diventare un oggetto. Il discorso scolastico è dunque cambiato di livello: non è più discorso letterario, ma discorso sulla letteratura.84

81 Non possiamo non segnalare in questa sede che, proprio in quel

torno di anni, Francesco De Sanctis esprimeva l’esigenza, applicata al contesto scolastico, di un nuova e diversa metodologia didattica con il motto «La scuola è un laboratorio» (DE SANCTIS 1872: 305).

82 Cfr. LA PENNA 1992; LA PENNA 1994. 83 Cfr. BARBAGLI 1974; RAICICH 1982; CREMANTE-SANTUCCI 2009.

Sulla didattica della letteratura italiana nell’Università di Padova, cfr. BRAMBILLA 2004.

84 OSSOLA 1983: 986. La citazione di Genette, tradotta da Ossola, è tratta dal saggio Rhéthorique et enseignement (1966), in GENETTE 1969:

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V IL METODO STORICO PER LO STUDIO

DELLA LETTERATURA ITALIANA Già Emiliani-Giudici aveva auspicato che «nelle […] Univer-sità, le rettoriche oramai per decrepitezza imbecilli si aboli-scano, e la letteratura s’insegni storicamente»;85 e a distanza di circa trent’anni quell’auspicio era quasi divenuto una real-tà per Arturo Graf che, nel 1877, poteva affermare: «Una scienza delle letterature sta forse per nascere; ma intanto e’ mi pare che si possano opportunamente, e con qualche bene-fizio, rendere scientifici gl’intendimenti e i modi dello stu-dio».86 Mazzoni si misurerà con ambedue gli intenti, quello storiografico (basti almeno ricordare L’Ottocento pubblicato per la Vallardi) e quello metodologico (di cui l’Avviamento è un esempio particolarmente significativo). Tanto più, in quanto la sua concezione storica e filologica della letteratura, il suo rendere scientifici gl’intendimenti e i modi dello studio, sono sanciti già nel titolo della sua operetta dall’aggettivo “critico”, che segna l’ineludibilità del distacco da una conce-zione dello studio del fatto letterario fondato sull’esercizio dell’eloquenza e sull’exemplum, quali valori costitutivi di una didattica modellata ancora sull’ars imitandi. Se dunque la tradizione letteraria non è solo un modello da imitare (espres-sione del primato dell’istituto linguistico e retorico), ma di-viene il dominio e l’oggetto dell’indagine critica, essa impone la conoscenza preliminare degli strumenti in grado di eserci-tare e radicare l’intelligenza critica e l’esegesi di quella tradi-zione nel suo divenire e farsi storia.

Questa consapevolezza culturale si unisce nella guida di Mazzoni a un intendimento di pedagogia civile che vuole colmare la lacuna formativa dei giovani studenti universita- 30, non compreso nella traduzione italiana dell’opera (GENETTE 1972).

85 EMILIANI-GIUDICI 1844: 64. 86 GRAF 1877: 5.

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ri,87 come egli tratteggia con fine ironia:88 Giunti nell’Università, [i giovani] sentono subito l’esigenza di cita-re, senza spiegazione di sorta, libri che non han visto mai, e nomi di cose di cui ignorano il significato preciso: Quadrio, Crescimbeni, Zambrini, archetipo, membranaceo, Magliabechiana, riddano con-fusamente ne’ quaderni e nella testa loro. Onde «nascono casi non saprei dir quanti!»89. E ai miei colleghi, e agli studenti stessi meglio eruditi, torneranno qui in mente, se leggano queste righe, spropositi degni dell’incorruttibile riso cantato da Omero.90

87 «I giovani vengono dal liceo a studiar lettere con una qualche

cognizione della nostra storia letteraria ed esperienza de’ classici no-stri; non hanno, né possono avere, perché ben altro è lo scopo degli studii liceali, quelle notizie bibliografiche senza le quali è impossibile trarre un frutto vero dall’insegnamento superiore» (Avviamento: VII-VIII).

88 La citazione che segue è a p. VIII. 89 Cfr. Orlando furioso, XIII, 39, 1. Il riferimento è all’episodio in

cui Orlando libera Isabella (figlia di Maricoldo, re di Galizia), tenuta prigioniera in una grotta da un manipolo di ladroni; lo scempio, che Orlando fa dei nemici, si trasforma nei versi dell’Ariosto in un fanta-stico “catalogo” di offese schermistiche, il cui effetto meraviglioso è amplificato dal paragone metaforico con le bisce, straziate da un sasso che, inaspettato, cade sui loro corpi, intorpiditi dal sole dopo il lungo letargo invernale: «[38] A chi ‘l petto, a chi ‘l ventre, a chi la testa, / a chi rompe le gambe, a chi le braccia; / di ch’altri muore, altri storpiato resta: / chi meno è offeso, di fuggir procaccia. / Così talvolta un grave sasso pesta / e fianchi e lombi, e spezza capi e schiaccia, / gittato sopra un gran drapel di biscie, / che dopo il verno al sol si goda e liscie. [39] Nascono casi, e non saprei dir quanti: / una muore, una parte senza coda, / un’altra non si può muover davanti, / e ‘l deretano indarno ag-gira e snoda; / un’altra, ch’ebbe più propizii i santi, / striscia fra l’erbe, e va serpendo a proda» (ARIOSTO 1976).

90 Cfr. Iliade, I, 599: «irrefrenabile scoppiò il riso fra gli dei beati» (OMERO 2005). Il riferimento è all’episodio in cui Era litiga con Zeus perché si è lasciato convincere da Teti di punire gli Achei, per vendica-re l’onore di Achille offeso da Agamennone. A sedare la contesa fami-liare interviene Efesto che ricorda alla madre un altro litigio, in cui e-

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Gli esempi forniti nell’Avviamento (Quadrio, Crescimbeni, Zam-brini, archetipo, membranaceo, Magliabechiana)91 indicano un ambito conoscitivo di formazione storico-filologica ed erudita che – in quegli anni e per il giovane Mazzoni – era esclusivo ap-pannaggio della scuola storica; di quel metodo – l’esercizio criti-co fondato sulla verifica e l’esame diretto dei documenti92 – egli non solo condivise l’orientamento, ma ne divenne un autorevole rappresentante e un fervido promotore, soprattutto dopo il suo

gli prese le sue difese e per questo fu punito da Zeus, che lo afferrò per una gamba e lo gettò giù dal cielo (causa questa della sua zoppìa). Memore di quell’evento a lui funesto, invita così gli dei presenti a con-tinuare allegramente il banchetto, mescendo nelle loro coppe il vino con un’affannosa goffaggine, che suscita la loro irrefrenabile ilarità. Sulle varie manifestazioni del riso in Omero, cfr. MIRALLES 1993. Si noti che Mazzoni traduce il greco ¥σβεστος (‘inarrestabile’, ‘inesauri-bile’, ‘irrefrenabile’), con ‘incorruttibile’; l’errore sarà corretto solo nel-la terza edizione (1923), quando ‘incorruttibile’ sarà sostituito da ‘ine-stinguibile’.

91 Poco oltre nel testo: «Che s’intende per codice? che vuol dire palinsesto, anepigrafo, adespoto, e via dicendo? Dove è la Casana-tense? a che serve il Melzi? Sembrano domande troppo umili: ohi-mè, non m’esce dalla memoria il caso d’un laureando (non è gioco di spiritose invenzioni) che, vedendomi aperto sul tavolino il Trucchi, e leggendovi Sonetto di Anonimo, mi chiese, come se alla sua erudi-zione paresse strano d’ignorarlo, chi mai fu Anonimo: né m’esce dal-la memoria il desiderio che altri ebbe, dopo avere udita una lezione su Il Fiore, che io gli spiegassi meglio se Il Fiore era un codice o un poema» (Avviamento: IX-X). Si ricorda che il poemetto di Dante sarà oggetto di particolare attenzione critica da parte di Mazzoni, che gli dedicherà uno specifico contributo (cfr. MAZZONI 1901b).

92 Un metodo, quello storico, che si fondava, nelle parole di un suo testimone, sulla «cognizione piena e diretta delle opere a stam-pa, esame del materiale inedito, uso critico delle fonti, e classifica-zione metodica del contenuto storico»; e la critica storica «altro non è se non un’integrazione del materiale storico, un’indagine e illu-strazione di fatti o ignoti o mal noti provata e documentata sempre, un’analisi e un giudizio delle opere rigoroso e obbiettivo» (FERRIE-

RI 1888: passim).

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ingresso all’Istituto di studi superiori di Firenze, «dove si radu-nava il fiore della cultura positivista italiana di allora, sotto la direzione di Pasquale Villari».93

Con l’avvertenza tuttavia che, come è stato giustamente sottolineato da Carlo De Matteis, «la stessa etichetta di “Scuola storica” […] congiunge idealmente gruppi di studiosi apparte-nenti a scuole universitarie diverse, tra loro non sempre concor-di e talora anche in conflitto. […] Vi è certamente la comune coscienza di uno studio positivo dei fatti letterari, di una critica e di una storiografia fondate su base documentaria, l’esigenza di una pratica filologica rispettosa del testo ma poi, nel concreto dell’attività scientifica, emergono differenze d’impostazione e di metodo e differenti livelli di competenza, legati alla formazione culturale degli studiosi, ai loro personali interessi, al gusto di ciascuno».94

Mazzoni faceva parte della «generazione di quelli nati tra il ’60 e il ’70»,95 secondo la classificazione, non soltanto anagrafi-ca, di cui Gianfranco Folena ha tracciato, per il Parodi, il profi-lo in gran parte valido anche per il nostro autore: di formazione complessa, divisa fra eredità romantica e risorgimen-tale, scuola storica e scienza positiva, e urgenza di nuovi interessi spirituali, la generazione che cresciuta dopo l’unità d’Italia si trovò subito impegnata in un duro compito di organizzazione scientifica e in un confronto agonistico con la scienza europea più avanzata: di-versamente da quella precedente dei pionieri nostrani delle scienze filologiche, quella dell’Ascoli, del Carducci, del Comparetti, la nuo-va generazione di filologi […] ha avuto un’esistenza scientifica tra-vagliata e aperta, si è trovata nella piena maturità in epoca di revi-sione e di rinnovamento metodico, in parte da essa stessa promosso, è cresciuta e anche invecchiata “imparando molte cose”.96

93 M. Monserrati, Introduzione, in CROCE-MAZZONI 2007: XI. 94 DE MATTEIS 2003: 4-5. 95 PARODI 1923: 95. 96 FOLENA 1962: 397-398. Il brano è citato da DE MATTEIS 2003:

3-4.

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Una complessità che, in Mazzoni, si riflette nella varietà degli interessi scientifici e letterari e nell’eclettismo teorico, che supe-ra le rigide maglie dell’erudizione storica grazie a una certa sen-sibilità estetica e linguistica, maturata anche alla scuola di Car-ducci, sempre attenta – secondo la testimonianza del Lisio – al-la «disamina de’ congegni formali»97 del testo. Va poi aggiunto che Mazzoni è tra i pochi della sua generazione ad avere avuto una formazione e una carriera accademica da italianista, di là dunque dai forti condizionamenti metodologici e teorici eserci-tati dalla tradizione franco-tedesca degli studi di filologia ro-manza, così vivi in Italia, e che allora rappresentavano la porta obbligata di accesso allo studio della letteratura italiana; sebbe-ne, com’è stato osservato, l’interesse per la filologia romanza maturò in taluni casi, «per convenienza accademica piuttosto che per intima vocazione, per un interesse storico-letterario piuttosto che linguistico».98

Il suo profilo scientifico e – verrebbe da dire – il suo tratto umano, nel contempo improntato alla liberalità e alla riserva-tezza dei modi, non lo porteranno mai ad assumere posizioni di intransigente chiusura ideologica; semmai, nutriranno la sua permeabilità intellettuale al nuovo (ma non alla moda) e la sua flessibilità teorica, che – come vedremo – gli consentirà di acco-gliere alcune istanze del crocianesimo sul terreno della filologia documentaria e della critica formale. Pur tuttavia restò netta la sua distanza dai canoni estetici teorizzati da Croce e praticati dai suoi seguaci ed epigoni, come risulta da uno dei suoi ultimi scritti in cui affermò:

non essere buona estetica quella che, studiata e ripensata, ci apparisca solamente il camuffamento pseudo-filosofico di un «idem per idem», oppure un’intimazione dogmatica che, caso per caso, distingua ad ar-bitrio la poesia dalla non-poesia, o, peggio, confonda arrogantemente un gusto personale con un giudizio ben ragionato e sostituisca l’uno all’altro.99

97 LISIO 1902: III. 98 DIONISOTTI 1986: 145. 99 MAZZONI 1941d: 4.

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L’attitudine personale alla «spigolatura curiosa»100 si coniuga in Mazzoni al paradigma del metodo storico, che indaga con occhio da entomologo anche i più minuti fatti letterari per ri-costruire la storia di un’epoca culturale, secondo un principio acutamente enunciato da Pio Rajna: Non è pertanto meraviglia che la nuova disciplina sia condotta a dissotterrare molti documenti privi al tutto di bellezza; il gusto non deve esserle unica guida; come agli occhi del naturalista il più picco-lo insetto può apparir degno di studio non meno degli animali più perfetti, così aí suoi un’informe e rozza composizione sembra talvol-ta meritevole di esame quanto una splendida creazione artistica; poiché, se l’insetto può rivelare uno dei mille segreti della natura, un miserabile lavoro letterario può far palese un fatto nuovo, o una legge non anche osservata nella vita del pensiero. Molte volte per vero accadrà a questa disciplina di affaticarsi intorno ad inezie, le quali nemmeno per questo rispetto paiono meritevoli di cura; ma anche in tal caso sarebbe ingiusto muovergliene troppo acerbo rim-provero; imperocché dessa, come ogni altra scienza, non deve predi-ligere l’uno anziché l’altro fatto, sì le conviene raccoglierne il mag-gior numero possibile, esaminarli, coordinarli, per poi trarne da ul-timo opportune induzioni.101 Le “opportune induzioni” saranno quelle che condurranno – secondo un altro importante esponente della scuola storica, Ugo Angelo Canello – alla considerazione che «la storia della letteratura non sia che uno degli aspetti, e tra i più importanti, sotto i quali la storia della civiltà va studiata»,102 in linea con il modello positivistico rappresentato dal metodo genetico.

100 CONSOLI 1979: 69. 101 RAJNA 1870: 213-214. 102 CANELLO 1882: 22.

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VI TRA BIBLIOGRAFIA E «CULTO DELLE SCHEDE»

Al famoso monito di Carducci,103 che invitava i giovani a dis-seppellire dai fondi delle biblioteche e degli archivi la memo-ria storica della nazione, fece eco l’operosa e produttiva atti-vità bibliografica di singoli e di istituzioni, come risulta dalla fedele testimonianza che ne diede Guido Biagi:104 Parve allora che un nuovo fervore di opere e di studi si andasse pre-parando perché le ricerche d’archivio e di biblioteca invogliarono molti a dedicarsi a queste fin allora spregiate discipline [archivistica e biblioteconomia], s’istituirono corsi universitari di paleografia e di diplomatica, si pubblicarono collezioni di facsimili, monografie sui sistemi di catalogazione, e opere bibliografiche. Anche gli enti pub-blici dettero il buon esempio: il Ministero dell’Istruzione bandì un concorso per una bibliografia delle bibliografie105, e la Camera dei Deputati iniziò quella serie di spogli di periodici che ancora lode-

103 «Entrate nelle biblioteche e negli archivi d’Italia, tanto frugati

dagli stranieri; e sentirete alla prova come anche quell’aria e quella so-litudine, per chi gli frequenti co ‘l desiderio puro del conoscere, con l’amore del nome della patria, con la coscienza dell’immanente vita del genere umano, siano sane e piene di visioni da quanto l’aria e l’orror sacro delle vecchie foreste: sentirete come gli studi fatti in silenzio, con la quieta fatica di tutti i giorni, con la feconda pazienza di chi sa a-spettare, con la serenità di chi vede in fine d’ogni intenzione la scienza e la verità, rafforzino, sollevino, migliorino l’ingegno e l’animo» (CAR-

DUCCI 1874: 196-197). 104 BIAGI 1923: 2. 105 Il riferimento è a un decreto del 10 febbraio 1885 con cui il Mi-

nistero dell’Istruzione indisse quattro concorsi, uno dei quali (proroga-to poi al 1888), per la migliore bibliografia generale speciale, fu aggiu-dicato dalla commissione esaminatrice (composta da Desiderio Chilo-vi, Domenico Gnoli, Gilberto Govi, Cesare Guasti ed Emilio Teza) a Giuseppe Fumagalli, autore della Bibliotheca bibliographica italica, compilata in collaborazione con Giuseppe Ottino (cfr. FUMAGALLI-OTTINO 1889).

GIANFRANCO CRUPI 42

volmente continua. È di quegli anni, o poco dopo, la fondazione di una Società Bibliografica Italiana.106 L’esercizio bibliografico, che rappresentò per la scuola storica la base della metodologia del lavoro intellettuale oltre che il suo strumento propedeutico, si fondava – come ricorda Mari-no Raicich – su un vero e proprio «culto delle schede»,107 che contagiò, sin da giovane, Guido Mazzoni, quando, non ancora ventenne, si recava nelle biblioteche fiorentine a svolgere ri-

106 La Società bibliografica italiana fu fondata nel 1896, con lo sco-

po «di promuovere lo sviluppo degli studi bibliografici, l’amore per i libri e per le collezioni bibliografiche e l’incremento delle biblioteche in Italia» (Statuto della Società bibliografica italiana: 189). «L’ appellativo di italiana che la nuova Società bibliografica si dà […] fa anche riferi-mento a un contesto europeo: il sodalizio, riprendendo in parte (ma superando in prospettiva più ampia) gli interessi delle locali Società di storia patria, intendeva avere un respiro nazionale e si poneva al pari delle altre consimili associazioni francesi, rappresentanti delle quali vennero presto nominati fra i soci corrispondenti» (GIUNCHEDI–GRIGNANI 1994: 15-16). Essa, sin dall’inizio, poté contare su un signi-ficativo numero di soci (250 alla prima “Riunione generale” del 1897 che arrivarono a 521 nel 1901), provenienti dal mondo della ricerca (bibliografi, eruditi e studiosi del libro e della sua storia), collezionisti e bibliofili, editori e librai antiquari, bibliotecari; basti ricordare i nomi di Ascoli, Biagi, Carducci, Cian, Croce, D’Ancona, Debenedetti, De Lollis, Fumagalli, Novati, Pagliaini, Rajna, Renier, Rossi, Venturi, e degli editori Barbèra, Bemporad, Bocca, Loescher, Olschki, Paravia, Sansoni, Treves, Vallardi, Zanichelli, ecc. La Società nel 1898 diede vi-ta a un «Bollettino», uscito dall’anno seguente e fino al 1906 come al-legato - poi supplemento – al periodico fondato nel 1888 da Guido Biagi, «Rivista delle biblioteche» (dal 1895 «Rivista delle biblioteche e degli archivi»); dal 1907, pubblicò una propria rivista, il bimestrale «Il libro e la stampa». Cessò tutte le attività in coincidenza con le vicende belliche della grande guerra e con la morte del suo ultimo presidente, Francesco Novati (1915). Tra i soci della Società bibliografica italiana non figura il nome di Mazzoni.

107 RAICICH 1996: 261 (cit. da IZZI 2008: 189).

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI 43

cerche per conto del suo nume tutelare, Carducci.108 Lo schedario fu l’icona e il simbolo di una intera genera-

zione di studiosi e della loro indefessa operosità intellettua-le:109 un formidabile dispositivo di controllo scientifico e bi-bliografico e uno strumento di mediazione informativa tra il sistema della memoria organizzata e registrata nei cataloghi delle biblioteche e degli archivi e il sistema delle referenze cul-turali, costruito dallo studioso, per associazione e messa in re-lazione di documenti, citazioni, testimonianze. In Mazzoni la centralità della cultura e della perizia bibliografica110 è esem-

108 Lo documentano alcune lettere conservate presso l’archivio di Casa Carducci a Bologna. Significativa poi risulta la testimonianza dello stesso Mazzoni a proposito del metodo di lavoro di Carducci: «Il poeta così alato ha scritte migliaia di schede in vita sua, di notizie biografiche e bibliografiche. Non c’è punto della nostra letteratura che non sia rappresentato nelle carte del poeta da un qualche fogliet-to di mano sua, in cui ha trascritto un frontespizio o un giudizio» (MAZZONI 1901a: 58).

109 «Quella generazione di studiosi che fece il suo noviziato lavo-rando e pubblicando negli ultimi decenni dell’Ottocento e agli inizi del ventesimo secolo non era una generazione di uomini che si conce-dessero all’ozio: giravano di città in città per biblioteche e archivi, in cerca i documenti e di codici da ricopiare attentamente e con scrupo-lo, facevano schede e riassunti ed estratti scritti di molte letture da li-bri e riviste. Non esisteva allora la fotocopia, questo strumento utilis-simo che però, temo, può indurre facilmente all’accumulo di non in-gerite moli documentarie, non esaminate rigo per rigo e pagina per pagina. Pubblicavano opuscoli per nozze di amici e colleghi, miscella-nee di varietà, molte recensioni, non senza attendere nello stesso tempo a un’opera di più ampie dimensioni. E intanto insegnavano, magari in qualche sede disagiata. E ogni giorno poi tenevano fitta corrispondenza epistolare con amici e maestri per dare e chiedere in-formazioni su qualche particolare erudito, per comunicare qualche piccola scoperta; le lettere, o più spesso le cartoline postali, costitui-vano un ininterrotto veicolo per comunicarsi reciprocamente cultura e sensi affettuosi» (RAICICH 1996: 258-259).

110 «Questo complesso di competenze e la costante attenzione al mondo delle biblioteche portarono quasi naturalmente il Mazzoni,

GIANFRANCO CRUPI 44

plificata proprio dal suo memorabile schedario, punto di rife-rimento fondamentale per allievi e colleghi (tra cui Croce), co-me risulta anche dalle numerosissime testimonianze epistolari. Della Sua passione che non esito a dire sapiente, di bibliografo, di erudito e di ricercatore curioso e raccoglitore e illustratore sagace di materiali nuovi per la ricostruzione sempre più compiuta della no-stra storia letteraria, io ebbi una, oso dire, visione plastica quel giorno che, tanti mai anni sono, visitando il compianto amico nella Sua casa fiorentina di Piazza d’Azeglio, potei ammirare quasi co-sternato quel Suo monumentale schedario-spoglio dominante da un gran tavolo centrale tutta una stanza. Uno schedario che non era dei soliti, di quelli di seconda mano, fatti di raschiature d’altre bi-bliografie, ma una Sua creazione viva, frutto annoso di innumerevoli letture e di scavi pazienti negli ipogei della nostra letteratura, fra le biblioteche e gli archivi, d’indagini tutte personali, divenuto perciò fonte e strumento e incitamento a lavori senza fine. Fortuna, per Lui e per gli studiosi, che Egli possedeva un segreto raro, quello di rendere accessibile e quasi amabile l’erudizione, che nelle Sue mani di scrittore smaliziato diventavano

rte.111

a Il bellissimo ricordo di Vittorio Cian conferma quanto un al-tro autorevole testimone, Giovanni Gentile, ebbe a dire nel 1934, quando Mazzoni lasciò l’insegnamento, raccontando la singolarità di «quel tesoro di schede bibliografiche catalogate per soggetto, che veniva da tanti anni raccogliendo e ordi-nando con la tenace costanza di un bibliotecario del Settecen-

maestro e amico […] di bibliotecari e senatore dal 1910, ad essere membro della Commissione per la Biblioteca del Senato dal 17 di-cembre 1917 al 29 dicembre 1920, data in cui ne divenne presidente fino al 21 gennaio 1929. In questo periodo la Biblioteca crebbe per acquisizioni, miglioramento di strutture e rinnovamento dei catalo-ghi, grazie anche all’essenziale contributo del direttore della Biblio-teca, Fortunato Pintor, […] affezionato allievo del Mazzoni, uomo, del resto, di grande disponibilità e generosità verso i giovani studio-si» (IZZI 2008: 193).

111 CIAN 1944: 104.

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to, sibi et suis, per sé e per gli scolari».112 Il “libretto” di Mazzoni nasce dunque in un fervido conte-

sto culturale che, nell’arco cronologico di poco più che un ventennio, vide consumarsi una delle più straordinarie sta-gioni della storia della cultura italiana, in particolar modo per la storia della bibliografia113 e della filologia classica e roman-za.114 Ma soprattutto esso risponde – come si è già detto -

112 GENTILE 1996: 485-486. 113 «In sostanza, la produzione biblioteconomico/bibliografica i-

taliana, nel quindicennio che va dalla "primavera" [gli anni 1885-1886, n.d.r.] alla conclusione del secolo, raddoppia tutto quanto era stato realizzato in questo campo dall’erudizione sei-settecentesca e primoottocentesca e nel primo quarto di secolo di storia unitaria, collocandosi per quantità e qualità di nuove pubblicazioni annue a un livello consistente e più che dignitoso» (PETRUCCIANI 2002:13).

114 Basti qui ricordare, a titolo esemplificativo, alcune date signi-ficative: tra il 1870 e il 1880 vedono la luce la Storia della letteratura italiana di De Sanctis (1870-’71), i «Romanischen Studien» di Boe-hmer, dedicati alla antica poesia italiana, e i periodici di filologia e linguistica classica e romanza: «Rivista di Filologia e d’Istruzione Classica» diretta da Joseph Müller e Domenico Pezzi (1873), «Rivi-sta di Filologia romanza» fondata da E. Monaci (1872), «Romania» diretta da Paul Meyer e Gaston Paris (1872), «Archivio Glottologi-co Italiano» (1873). Nel 1872 Domenico Comparetti pubblica Virgi-lio nel Medioevo, Michele Amari la Storia dei Musulmani in Sicilia; l’anno dopo viene istituita in Italia la cattedra di filologia romanza. Adolfo Bartoli dà alle stampe la fortunata serie di studi dedicata ai precursori di Dante (1874), di Boccaccio (1876) e del Rinascimento (1877); l’indice dei Manoscritti italiani della Biblioteca Nazionale di Firenze (Magliabechiani) (1879); tra il 1878 e il 1889, la Storia della letteratura italiana fino a Petrarca; e, nel 1880, I primi due secoli del-la letteratura italiana. Nel 1879 escono gli Studj sulle opere latine del Boccaccio di Attilio Hortis. Nel 1883 Ugo Angelo Canello pubblica l’edizione critica di Arnaut Daniel e viene fondato da Graf, Novati e Renier il «Giornale storico della letteratura italiana». Nell’ ‘84 co-minciano le pubblicazioni della “Collezione di Classici Greci e Lati-ni”, della «Rivista critica della letteratura italiana» (diretta da T. Casini, S. Morpurgo e A. Zenatti), della Geschichte der italienischen

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all’esigenza diffusa di colmare quel vuoto scientifico ed edito-riale, che fu così ben tratteggiato, nel loro programma, dai fondatori del «Giornale storico della letteratura italiana» (1883), Arturo Graf, Francesco Novati, Rodolfo Renier: Lo studio della nostra letteratura ebbe tale incremento in questi ul-timi anni da vincere di molto l’aspettazione, e da far concepire delle sorti future di esso ogni più lieta speranza. Ma se gl’intendimenti, il metodo, la trattazione dei soggetti appaiono, a paragone d’altri tempi, migliori d’assai, ond’è da riconoscere la più parte dei frutti

Literatur di Gaspary; e nell’ ‘85 la collana “Indici e Cataloghi”. Del 1886 è l’Inventario dei manoscritti italiani delle biblioteche di Francia di Mazzatinti, la pubblicazione dell’importante Miscellanea di filo-logia e linguistica in memoria di N. Caix e U.A. Canello, l’inizio del-la serie del «Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per di-ritto di stampa dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze» a cu-ra di Domenico Chilovi e del «Bollettino delle opere moderne stra-niere» per cura della Biblioteca nazionale centrale di Roma. Del 1887 è la collana «Biblioteca di bibliografia e paleografia» diretta da Guido Biagi, che l’anno dopo fondò la «Rivista delle bibliote-che»; mentre tra il 1888 e il ‘90 videro la luce il «Giornale della li-breria» (1888), «La bibliofilia» di Leo Samuel Olschki (1889), la Bi-bliotheca bibliographica italica di Giuseppe Fumagalli e Giuseppe Ot-tino (1889), l’Arcadia di Scherillo (1888) e gli Inventari dei mano-scritti delle biblioteche d’Italia a cura di Mazzatinti (1890). Degli anni ‘90 è la «Rassegna bibliografica della letteratura italiana» (1893), il «Bollettino di filologia classica» (1894), la «Rassegna critica della letteratura italiana» (1896), il fortunatissimo Manuale della lettera-tura italiana di A. D’Ancona e di O. Bacci (1892-’95), l’edizione del-le Opere minori in versi di Tasso (1891-’95) e della Vita di T. Tasso di Angelo Solerti; l’edizione del Cortegiano di Vittorio Cian (1894), del De volgari eloquentia di Pio Rajna (1896), del Tristano riccardia-no di Parodi (1896), del Principe a cura di Lisio (1899), e l’inizio del-le pubblicazioni della Storia letteraria d’Italia Vallardi (1897). Va poi detto che nell’ambito specifico della biblioteconomia uscirono in pochi anni le traduzioni delle regole catalografiche di Karl Dziatzko (1887) e di Charles Jewett (1888), e i manuali di Arnim Gräsel (1893) e di Julius Petzholdt (1894).

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che se ne colsero, non si può certo dire altrettanto di quei mezzi che lo studio stesso agevolano e promuovono. […] È grande ancora presso di noi il difetto delle opere bibliografiche, dei repertorii, dei libri manuali d’ogni maniera, che aiutano lo studioso nelle indagini complesse e difficili, con risparmio massimo di tempo e di fatica, e di cui tanto più si fa necessario il sussidio, quanto più cresce di gior-no in giorno la materia dello studio, e si allarga il lavoro.115 E lo stesso Graf dieci anni prima aveva teorizzato, sul piano epistemologico, la necessità di quei sussidi, all’interno di un sistema di classificazione delle discipline ausiliarie allo studio della “storia letteraria”: La storia letteraria, per adempiere in conveniente modo l’ufficio suo, non può far di meno, come non può in generale nessun’altra di-sciplina, di certi sussidii che le agevolano il còmpito, che dànno a’ suoi procedimenti maggior sicurezza, e che rendono più certe e più precise le sue conclusioni. Di questi sussidii alcuni sono piuttosto e-steriori, altri sono piuttosto interiori. Annovero tra que’ primi la bibliografia e la paleografia; annovero tra i secondi la critica storica, la critica filologica, la critica estetica, la comparazione. La biblio-grafia ha, a un di presso, nella storia letteraria l’ufficio che la geo-grafia ha nella storia politica; essa fornisce, in qualche modo, i punti stabili di richiamo. La notizia bibliografica importa alla storia dell’opera letteraria, perché l’opera letteraria non acquista la sua importanza, né la sua vera significazione, se non il giorno in cui di-venta libro, ed esce dal dominio privato dell’autore per entrare nel dominio pubblico dei lettori.116

115 GRAF-NOVATI-RENIER 1883: 1. 116 GRAF 1877: 73.

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VII STRUTTURA E TEORIA

La centralità della cultura bibliografica nel metodo storico di Mazzoni si rispecchia nella struttura stessa dell’Avviamento, sintesi di un metodo didattico e di un approccio metodologico all’intelligenza del testo letterario che, per la «compiutezza e l’equità del giudizio», richiedeva ai giovani studiosi di «pos-sedere quanto della bibliografia e della biografia conferisca al-la cognizione, all’interpretazione, alla penetrazione, al gusto, dell’arte da cui l’opera mosse, e delle forme in cui l’opera si fissò».117 Una struttura, che rimase pressoché invariata nel corso delle sue quattro edizioni: I. Del Manoscritto; II. Il li-bro a stampa; III. Le Biblioteche; IV. I libri di consultazione e i periodici; V. La storia letteraria; VI. Raccolte di scrittori e di rime; VII. Vocabolari, Grammatiche, Metriche; Indice alfabeti-co delle materie. Fatta eccezione per l’aggiunta, a partire dalla seconda edizione (1907), di un capitolo di Indicazioni biblio-grafiche sussidiarie; della modifica del titolo del I capitolo, che divenne nella terza edizione (1923) Il manoscritto, e del VII capitolo, mutato in Vocabolarii, grammatiche, retoriche, metriche; e, infine, per il contenuto delle appendici, che figu-rano a partire dalla seconda edizione.

Il testo di quest’ultima,118 «sostanzialmente quel medesi-

117 Avviamento (1923): 322. 118 Per l’allestimento di questa seconda edizione Mazzoni si av-

valse del contributo bibliografico di due suoi valenti allievi, Fortu-nato Pintor e Pier Liberale Rambaldi, al quale lo studioso fiorenti-no avrebbe affidato qualche tempo prima di morire l’incarico di ri-pubblicare il suo avviamento (ma l’opera appena intrapresa fu pre-sto interrotta per la morte a sua volta del Rambaldi). Pintor, (Ca-gliari 1877 - Roma 1960), bibliotecario e bibliologo, fu direttore del-la biblioteca del Senato dal 1903 al 1929, nel periodo in cui Mazzoni fece parte (1917-1920) e poi presiedette (1920-1929) la Commissione biblioteca. Autore di numerosi studi bibliografici, diresse il Diziona-

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mo [del primo], ma cresciuto e migliorato tanto da poter pa-rere diverso»,119 accoglie un breve e denso saggio di Pio Rajna sulla critica testuale,120 a integrazione dello scarno capitolo primo dedicato al manoscritto, e l’esemplificazione, “bella e utile”, di edizione critica a cura di Giuseppe Vandelli, appli-cata al testo dei Reali di Francia e della Commedia.121 È piut-tosto evidente che, in questa seconda edizione, Mazzoni abbia voluto dare alla sua opera una maggiore e più marcata im-pronta linguistico-filologica piuttosto che critico-erudita, for-te peraltro degli esiti della più matura filologia italiana, sia di quella “formale”, di matrice lachmanniana, che di quella “re-ale”, fondata sulla interpretazione del testo e sulla sua «rico-struzione storica integrale».122

Nella terza edizione (1923), fu invece espunta una delle ap-pendici di Vandelli, quella sull’edizione critica della Commedia, e ne furono aggiunte altre due, di mano dello stesso Mazzoni: il discorso Della Storia letteraria,123 prolusione all’Istituto di Stu-di superiori di Firenze del 1894, e gli Schiarimenti al precedente Discorso.124 I due saggi spostano il baricentro del volume nel campo della critica militante, intervenendo in maniera decisa e con forte, appassionata tensione intellettuale intorno ad alcune «recenti questioni», che avremo modo di precisare meglio nelle pagine seguenti. Ma l’inserzione potrebbe forse essere stata

rio biografico degli Italiani; curò con Giuseppe Mazzatinti alcuni vo-lumi (VIII-XIII) degli Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia (1898-1907), e con Amedeo Crivellucci e Giovanni Montico-lo l’Annuario bibliografico della storia d’Italia (dal 1902 al 1908). Cfr. DIONISOTTI 1960; MONDOLFO 1963; DE GREGORI-BUTTÒ 1999: 146.

119 Avviamento (1907): XIII. 120 RAJNA 1907. «E questa appendice non era, beninteso, firma-

ta da un italianista bensì dal più grande romanista italiano vivente, Pio Rajna» (GORNI 1994: 106).

121 VANDELLI 1907a; VANDELLI 1907b. 122 Cfr. FOLENA 1962: 398. 123 MAZZONI 1923b. 124 MAZZONI 1923c.

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motivata anche dalla pubblicazione di un manualetto di Ora-zio Bacci125 – per cronologia e genere bibliografico l’esempio più prossimo all’opera di Mazzoni –, che, rispetto alle prime due edizioni dell’Avviamento, dava più rilievo alle problema-tiche teoriche della critica letteraria,126 discutendo – sempre con finalità didattiche127 – delle funzioni e delle diverse moda-lità dell’esercizio critico e interpretativo.128

La quarta edizione «riveduta e aggiornata» (1951) uscì po-stuma e per cura di Carmine Jannaco, la cui prefazione, in-sieme al Ricordo di Guido Mazzoni di Francesco Maggini, so-stituì le pagine introduttive di mano dell’autore, presenti nel-le precedenti edizioni. Inoltre, furono eliminati: l’appendice su Il testo dei “Reali di Francia” di Giuseppe Vandelli, rim-piazzata «per il suo valore normativo, [da] un nitido e acuto studio che si deve al fine ingegno di E. G. Parodi: la recensio-ne all’edizione critica della Vita Nuova procurata da Michele Barbi»;129 e i due saggi di Mazzoni, «soprattutto allo scopo di riportare l’Avviamento al carattere ch’ebbe fin dalla prima e-dizione, di pratica e agile guida alla ricerca bibliografica e all’apprendimento di alcune elementari e fondamentali noti-zie di carattere filologico e storico […] nella convinzione che l’altra esigenza, ugualmente importante per chi studi critica-

125 BACCI 1910. 126 Si ricorda che Bacci, l’anno seguente (1911) pubblicò per la

Storia dei generi letterari della Vallardi il volume dedicato a La criti-ca letteraria.

127 Bacci fu collega di Mazzoni all’Istituto di Studi superiori di Firenze (cfr. FRATTINI 1963).

128 «Quanto mi è accaduto di desiderare in quel pregevole ma-nuale [l’Avviamento di Mazzoni] così rispetto a idee teoriche, come rispetto a problemi concreti di critica, è materia del presente lavoro. Dove anche la bibliografia, che, allargandosene troppo l’ambito, non può non essere in un modo o nell’altro insufficiente, è presenta-ta con intenti più limitati e precisi, e in maniera, più che sistemati-ca, pratica, come s’è detto a suo luogo» (BACCI 1910 : VII).

129 Avviamento (1951): IX.

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mente la letteratura, la necessità di possedere i principi teorici e metodici sui quali si fonda tale studio e di aver chiare alcune idee generali sulla poesia e sull’arte, pur non separando inte-ressi inseparabili, dev’essere soddisfatta con ordine e a tempo opportuno».130

I principi metodici, a cui fa riferimento Jannaco, furono – come si è visto – un’assillante preoccupazione di Mazzoni, che, nella seconda edizione dell’Avviamento, aveva accolto in bi-bliografia l’Introduction aux etudes historiques di Langlois e Sei-gnobos,131 considerato il manifesto del positivismo storico, e soprattutto il Lehrbuch der historischen Methode di Ernst Ber-nheim.132 Quest’ultimo manuale, pubblicato nel 1889 e divenu-to ben presto un classico della storiografia tedesca, ebbe in Ita-lia una fortunata diffusione scolastica, grazie alla versione dello storico Amedeo Crivellucci, che ne tradusse, adattandoli al let-tore italiano, i capitoli terzo e quarto.133 Mazzoni ne sintetizzò i principi di base, preponendo, nel capitolo dedicato alla storia letteraria, un paragrafo di Cenni generali sulla Critica storica, o più propriamente di “critica delle fonti”, consapevole che «i le-gami che avvincono la storia della letteratura con la civile sono molti, e così stretti, tanto per la vita degli scrittori quanto per l’efficacia che i tempi ebbero sulle opere, e queste su quelli, che quasi non si possono intraprendere studii severi di critica lette-raria senza trovarsi o prima o poi indotti a ricerche di genere più propriamente storico».134

130 Ivi: VIII. 131 LANGLOIS-SEIGNOBOS 1898. 132 BERNHEIM 1889. 133 CRIVELLUCCI 1897. Il manuale di Crivellucci, nato anch’esso

nell’ambito della didattica propedeutica, riconduceva la metodologia e l’attività storiografica a quattro operazioni, corrispondenti a quat-tro distinte partizioni ermeneutiche: 1. euristica o dottrina delle fonti; 2. critica delle fonti; 3. comprensione dei fatti e dei loro rapporti; 4. e-sposizione. Del capitolo primo del manuale di Bernheim e di parte del quinto, procurò una traduzione Paolo Barbati (cfr. BARBATI 1907).

134 Avviamento (1907): 126-129.

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La misura e il garbo, con cui Mazzoni riuscì a calibrare metodo e informazione, furono una ragione non secondaria della fortuna del suo «manualetto», che egli volle «modesto e pratico»,135 e che rifugge dall’essere un’arida elencazione di libri grazie al registro “affettivo” della sua scrittura, di tono quasi colloquiale. Sebbene, nelle parole dell’autore si legga il rimpianto di aver dovuto sacrificare alle «indicazioni de’ fatti e de’ libri» la «parte espositiva»,136 per il cui approfondimen-to suggeriva tuttavia il ricorso alla Bibliografia di Michael Denis137 e alle Letture di Bibliologia di Tommaso Gar:138 due

135 Avviamento: IX. 136 «Nelle lezioni, onde nacquero questi capitoli, potei concedere

ed era conveniente, una lunghezza assai maggiore alla parte esposi-tiva; qui dovetti restringerla tanto, che quasi la soffocano le indica-zioni de’ fatti e de’ libri. Non mi dissimulo il danno che può deri-varne alla coltura generale del giovane; spero, per altro, che egli medesimo, accortosi del bisogno, cercherà provvedervi ricorrendo alle opere più ampie che trattano questa materia. Tra le quali vo-glio dargli qui subito i titoli di due almeno; tradotta l’una dal tede-sco, italiana l’altra, tutt’e due egregie; e sono: Michele Denis, Bi-bliografia, Milano, 1846; Tommaso Gar, Letture di Bibliologia, Tori-no, 1868» (Ivi: XII-XIII).

137 DENIS 1846. Michael Denis (1729-1800), bibliografo e poeta austriaco, membro della Compagnia di Gesù, fu professore di Reto-rica al Theresianum di Vienna e bibliotecario, prima della Biblio-theca Garellia, che descrisse nel saggio Die Merkwürdigkeiten der k. k. garellischen öffentl. Bibliothek am Theresiano (DENIS 1780), poi di quella Imperiale. Ebbe discreta fama come poeta e a lui si deve la traduzione in lingua tedesca del “ciclo di Ossian” (1768-1769). Il manuale di Denis, Einleitung in der Bücherkunde, che riprendeva i contenuti dei corsi di Bibliografia e di Storia letteraria, da lui tenuti presso la Bibliotheca Garellia, è ripartito in due sezioni: Bibliogra-phie e Literaturgeschict (DENIS 1777-1778). La versione italiana del 1846 traduceva solo la prima parte dell’opera. Su Denis, cfr. BAL-

SAMO 1984: 112-113; WEIMANN 1986; SERRAI 1999: 364-383. 138 GAR 1868. Tommaso Gar (1808-1871), già direttore della Bi-

blioteca universitaria di Padova, fu «portatore in Italia dell’illustre tradizione bibliografica tedesca, di Michael Denis e soprattutto di

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classici della scienza bibliografica, la cui indicazione è proba-bile che derivasse dal suggerimento di Marco Girardi,139 al tempo bibliotecario dell’Università patavina, che «rivide u-tilmente la materia di queste pagine»140 insieme all’allievo di Mazzoni, Antonio Belloni.141

Il manuale di Denis, di impronta pedagogica e sussidiaria, forniva, infatti, una compiuta introduzione alla scienza dei libri: un insieme di informazioni propedeutiche, storiche e tecniche, di carattere bibliologico, utili alla conoscenza dei documenti manoscritti e a stampa, della loro produzione (sto-

Martin Schrettinger e Friedrich Adolf Ebert, con la loro Bibliothe-kwissenschaft, la scienza delle biblioteche, che affianca allo studio sul libro le tematiche delle raccolte librarie e i problemi gestionali e catalografici, i quali occuperanno tanto spazio da richiedere una au-tonoma configurazione nella vasta regione della Bibliografia» (TA-

VONI 2007: 40). Il trattato di Gar, frutto delle lezioni che egli tenne nel 1865 all’Università di Napoli nella sua qualità di bibliotecario, è animato da un fervore intellettuale che è tutt’uno con l’animoso spirito progettuale dell’Italia postunitaria. Sulla figura intellettuale di Tommaso Gar, cfr. gli studi di BIAGETTI 1990; BIAGETTI 1991; e inoltre, ALLEGRI 1999 e GANDA 2001.

139 Marco Girardi (1834-?), diresse dal 1884 al 1903 la Biblioteca universitaria di Padova. Compilò con P.A. Saccardo l’Indice genera-le per ordine alfabetico di autori e di materie dei lavori letti alla R. Ac-cademia di scienze, lettere ed arti in Padova e pubblicati ne’ suoi atti dall’anno 1779 a tutto l’anno accademico 1899-1900 con brevi notizie biografiche (1901). Cfr. Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari ita-liani 2005 (ad vocem).

140 Avviamento: XV. 141 «Antonio Belloni, già scolaro mio, il quale con diligente pa-

zienza aggiunse loro un pregio di comodità nell’Indice della materia stessa» (ibid.). Assiduo collaboratore del «Giornale storico della let-teratura italiana», Belloni (1868-1934) dedicò – com’è noto – la maggior parte dei suoi studi al Seicento: Epigoni della Gerusalemme liberata (1890); Le prime edizioni della Pietra di paragone di Traiano Boccalini (1899); Vita e letteratura nell’Italia del Seicento (1906); Il Seicento (1929).

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ria della tipografia), dei luoghi di conservazione (storia delle biblioteche), delle caratteristiche materiali, delle metodiche di descrizione e indicizzazione. Così pure le Letture di Bibliologia di Gar, la cui trama concettuale recuperava la lezione del grande bibliografo francese Étienne-Gabriel Peignot (1767-1849), per il quale la bibliologia era la teoria della bibliografia e comprendeva la totalità delle conoscenze umane, tanto da poter essere considerata come una specie di enciclopedia lette-raria-metodica delle attività dell’ingegno142.

142 PEIGNOT 1802-1804. «La Bibliologie, embrassant l’universalité des connaissance humaines, s’occupe particulièrement de leurs prin-cipes élémentaires, de leur origine, de leur histoire, de leur division, de leur classification et de tout ce qui a rapport à l’art de les peindre aux yeux et d’en conserver le souvenir par le moyen de signes, soit hiéro-glyphiques ou épistoliques, soit manuscrits ou imprimés. On voit, par cette définition, que la Bibliologie peut être considérée comme une espéce d’encyclopédie littéraire-méthodique, qui, traitant sommaire-ment et descriptivement de toutes les productions du génie, assigne à chacune d’elles la place qu’elle doit occuper dans une bibliothèque universelle. Elle differe de la Bibliographie, en ce que cette dernière science ne comprend, à proprement parler, que la description techni-que et la classification des livres, au lieu que la Bibliologie (qui est la théorie de la Bibliographie) présente l’analise des connaissances hu-maines raisonnées, leurs rapports, leur enchaînement et leur division ; approfondit tous les détails relatifs à l’art de la parole, de l’écriture et de l’imprimerie, et déroule les annales du monde littéraire pour y sui-vre pas à pas les progrès de l’esprit humain» (pp. VIII-IX).

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VIII LA STORIA LETTERARIA

All’acquisizione preliminare di una pluralità di competenze (filologica, bibliologica, bibliografica, letteraria, linguistica) corrisponde, nell’Avviamento, un catalogo di letture (di fonti e documenti), la cui conoscenza, a prescindere dalla tipologia di ricerca intrapresa, costituiva il necessario corredo di una pre-parazione filologico-erudita. Quel repertorio, frutto di una at-tenta selezione143 tra una notevole quantità di strumenti in-dicali, sarebbe stato nei decenni avvenire, e fino agli anni ‘50 (fatte salve, naturalmente, le indicazioni incrementali o cor-rettive occorse nel tempo e la diversa prospettiva metodologi-ca), il manuale di riferimento per generazioni di studenti, so-brio e intelligente rappresentante del canone bibliografico per lo studio della lingua e della letteratura italiana.

Le pagine introduttive a ciascun capitolo, che – come si è detto – sintetizzano le lezioni propedeutiche tenute da Maz-zoni all’Università di Padova, forniscono i preliminari nozio-nistici della disciplina e il suo vocabolario di base, puntellati dalla sintetica elencazione e dalla descrizione delle principali referenze bibliografiche.

Il capitolo che fa da perno dell’opera è senz’altro il quinto, intitolato alla “storia letteraria”, in cui Mazzoni espone sinteti-camente la sua teoria, critica e storiografica, della letteratura: La storia letteraria è l’esposizione ordinata e critica delle opere nelle quali si svolse a mano a mano l’arte della parola in un dato popolo: i fatti ricercati nella loro verità storica, devono essere raggruppati, secondo le ragioni del tempo e de’ generi; e giudicati nel loro valore

143 «Infarcirlo tutto con titoli di volumi mi sarebbe stato più fa-

cile che non mi fu scegliere, di fra tanti, quei pochi de’ quali mi sembrò utile porgere ai giovani la notizia. Nella scelta è infatti la difficoltà peggiore che debba vincere, o tentare almeno di vincere, chi si pone a compilare libri di questo genere» (Avviamento: XI).

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estetico, specialmente per mezzo della comparazione.144 Questa formula definitoria rimase pressoché invariata nelle tre edizioni del manuale,145 a riprova della solidità di un im-pianto teorico che Mazzoni non fece scalfire dalle diverse temperie culturali dell’epoca, innanzitutto dal crocianesimo; sebbene, forse nell’ottica di una non motivata autocensura, venissero espunti, dopo la prima edizione, i problematici rife-rimenti ai generi letterari e alla critica comparata.146

Un impianto metodologico che non aveva forse i caratteri della sistematicità, come ebbe garbatamente a sottolineare Giovanni Gentile nel discorso pronunciato il 30 maggio 1934, quando Mazzoni lasciò l’insegnamento all’Istituto di studi superiori di Firenze: Del giudizio critico si poteva a volte desiderare più piena giustificazio-ne e un fondamento più solido nella storia e nel concetto dell’arte.147 Eppure un metodo non privo di articolazioni teoriche, fondato sulla connessione tra il modello esegetico della storia e il model-lo valutativo dell’estetica. Il primo, affidato all’accertamento erudito del fatto letterario, era indagato nei suoi aspetti geneti-ci e contestuali, cronologicamente ricostruiti e raggruppati se-condo le categorie retoriche di classificazione dei “generi lette-rari”. Il secondo, riconducibile a un gusto empirico, formatosi sulla lettura e sullo studio delle morfologie letterarie, analiz-

144 Avviamento: 93. 145 La quarta edizione – si ricorda – uscì postuma, nel 1951, per

cura di C. Jannaco. 146 «La storia letteraria è l’esposizione ordinata e critica delle o-

pere nelle quali si manifestò a mano a mano l’arte della parola: i fatti ricercati nella loro verità storica, devono essere giudicati nel loro valore estetico» (Avviamento (1907): 129). Nella terza edizione (1923), il termine “critica” fu sostituito con “ragionata”.

147 G. Gentile, Pel giubileo di Guido Mazzoni (30 maggio 1934), ora in GENTILE 1996: 487.

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zate e giudicate iuxta propria principia, trovava i suoi fonda-menti nell’accertamento dei valori stilistici ed etici costitutivi dell’opera.148

Una critica valutativa era dunque possibile – secondo Mazzoni – «soltanto dall’accorta considerazione de’ fatti tut-ti, storici ed estetici, che concorsero nella produzione d’un’opera d’arte»,149 e cioè, da una parte, dalla «ricerca de’ fatti biografici e bibliografici»,150 e dall’altra, da «quella de’ fatti puramente letterarii, come sono l’invenzione, l’arte me-trica, lo stile, la lingua».151

Se dunque «la storia letteraria è il miglior mezzo che si ab-bia per comprendere intimamente la coscienza e perciò la vita d’un popolo […], nulla è da trascurare che possa in qualche modo dar luce sullo svolgimento delle idee e della forma arti-stica», anche se poi spetta al giudizio dello storico della lette-ratura discernere e discriminare tra ciò che rientra nel suo specifico campo di indagine e ciò che invece ricade nella sfera di competenza di altre discipline.152

148 «Non può dunque essere condotta, la storia d’una letteratura,

quasi fosse un ramo della Storia Naturale, come altri vorrebbe; e neppure può confondersi nella civile, con la quale ha, del resto, strettissima attinenza. E ciò perché nella Storia Naturale lo scien-ziato non si cura dell’individuo, se non in quanto ne abbia aiuto a rintracciare e confermare o rettificare le leggi onde esso individuo dipende; e nella storia civile ha per intento precipuo di porre in chiaro la verità de’ fatti avvenuti: ma nella Storia letteraria ogni individuo, quando anche rientri per alcuno de’ caratteri suoi in un dato gruppo, ha un valore e un significato tutto suo, e non può non essere studiato in sé e per sé; e, d’altra parte, è a dire che, oltre la verità del fatto storico, vi sono in un’opera d’arte, più o meno felice che sembri, il pensiero e lo stile, che devono necessariamente essere giudicati per concetti relativi di etica e di estetica» (Avviamento: 93-94).

149 Ivi: 95. 150 Ivi: 94. 151 Ivi: 95. 152 «Così considerata, la storia letteraria è il miglior mezzo che si

GIANFRANCO CRUPI 60

Pensiero che egli ebbe modo di precisare di lì a qualche anno nella prolusione all’Istituto di studi superiori di Firenze, «un vero e proprio manifesto del metodo storico e della sua capacità di annettere in una sintesi superiore gli altri due me-todi allora dominanti: “l’estetico” e il “fisiologico”»:153 La storia letteraria, per rendersi conto, come è officio suo, delle condizioni e qualità che l’arte della parola ebbe ne’ diversi tempi del suo svolgimento, deve quindi, innanzi tutto, procedere, al pari della storia civile, con rigore di metodo, all’accertamento dei fatti raccol-ti; sceverare poi dalle inutili scorie quanto serva a mostrare la via che i generi dell’arte tennero nel loro progresso e regresso; per ulti-mo, paragonate tra loro le opere, cercare d’attribuir loro il valore che avevano quando vennero i luce, e attestare quello che i gusti mutati consentono d’attribuir loro oggidì.154

abbia per comprendere intimamente la coscienza e perciò la vita d’un popolo. A redigerne perfetti gli annali, nulla è da trascurare che possa in qualche modo dar luce sullo svolgimento delle idee e della forma artistica; ma non perciò si deve cadere nell’eccesso, in cui cadevano un tempo i più rozzi cronisti, di registrare tutto come egualmente im-portante: fu detto non senza arguzia che non narrerebbe la storia d’una guerra chi pubblicasse l’un dopo l’altro tutti gli specchietti di servizio di ogni caporale e soldato. Nondimeno pur ciò che può riusci-re inutile, e anche, per l’ingombro che ne deriva, dannoso, rispetto al-la storia letteraria, ha in certi casi importanza o curiosità per gli stu-dii della glottologia, della lingua, de’ costumi: spetta al senno de’ ri-cercatori distinguere dal resto il materiale proficuo» (Ivi: 95-96).

153 MONSERRATI 2007: XXXII. 154 MAZZONI 1894: 17. Qualche pagina prima Mazzoni aveva

precisato le peculiarità e le ragioni di ciascuno dei tre metodi, lo «storico», l’«estetico», e il «fisiologico»: «Ma lo storico della lettera-tura ben poco ha fatto quando ha riferito che l’opera d’arte piacque o no al tempo in cui uscì: per assegnarle la debita importanza nella serie delle altre opere del genere stesso, è costretto a giudicarne di suo, con un gusto personale e con criterii estetici che quasi sempre inevitabilmente discordano dal gusto e da’ criterii pe’ quali l’opera nacque. Ben s’intende da ciò quella che appare, a troppi più che non vorrei, divergenza di metodi: l’estetico, che fu in grande onore,

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI 61

Ebbene, nonostante il tentativo di affermare e dimostrare la complementarità di critica estetica e critica storica, fu pro-prio Croce a sferrare un durissimo attacco al pensiero critico e storiografico di Mazzoni, in occasione della pubblicazione del suo Ottocento vallardiano (1913). Il filosofo, com’era sua abi-tudine, non andò molto per il sottile: Anche la sua critica è migliore nelle conferenze e negli articoli da rivi-sta, nei quali con chiarissima esposizione, con gusto e con buon senso, se anche senza andare molto in fondo, discorre di poesia e di arte, che non nell’opera nella quale ha fatto il suo sforzo maggiore: La Storia della letteratura italiana dell’Ottocento. Libro certamente utile per co-pia di notizie, ma che non raggiunge il livello della storia propriamen-te detta, ed è come un inventario di quante opere con pretese più o meno letterarie si pubblicarono nel corso di quel secolo dagli italiani, contornato di giudizi molto temperati e scarsamente critici.155 E ancora, a distanza di qualche anno: Quanto avrebbe guadagnato, per esempio, la Storia della letteratura

spregiato poi, e accenna oggi a tornare in stima; lo storico che tutt’ora tiene il campo, quasi assoluto signore; il fisiologico, che co-mincia appena ora ad aver dei cultori. Qualsiasi opera d’arte si pro-pone, infatti, di suscitare in altri una commozione; e il primo d’essi metodi, l’estetico, cerca spiegarvi per che vie riesce a commuovervi, o perché non riesce. Qualsiasi opera d’arte è determinata, nelle sue forme esterne e nei suoi propositi interni, da tutte le condizioni so-ciali, politiche, artistiche, del tempo che la produce; e il secondo me-todo, lo storico, vuol spiegare l’efficacia di ciò che dicesi l’ambiente sull’autore, e si studia di rappresentarci i tempi e lui quali furono, a ciò che i tempi si veggano riflessi nell’opera sua. Qualsiasi opera d’arte nasce, per ultimo, da un organismo vivente, cui la struttura e la qualità degli organi indussero necessariamente alla produzione artistica, la quale non può essere che l’estremo effetto di una ster-minata catena di cause, assommate nell’eredità, nell’educazione fi-sica e morale, nelle suggestioni subìte: in ciò la ragione del metodo fisiologico» (pp. 10-11).

155 CROCE 1914: 295.

GIANFRANCO CRUPI 62

italiana nell’Ottocento, composta con tante fatiche dal Mazzoni, se si fosse convertita francamente in un dizionario biobibliografico degli scrittori italiani di quel secolo! Nella sua forma presente, storia e bi-bliografia danno immagine di quei due “tignosi all’ospedale”, nei ver-si del Carducci, dei quali “L’un fastidisce l’altro dai finitimi letti”.156 Nel giudizio di Croce l’Ottocento di Mazzoni veniva dunque li-quidato in quanto opera di erudizione e bibliografia e non di critica, i cui presupposti teorici riposavano su un’idea della sto-ria letteraria fondata sui principi della critica quantitativa e non su quelli dell’estetica valutativa.

La meditata risposta dello studioso fiorentino avvenne a di-stanza di alcuni anni, e proprio in occasione della terza edizione dell’Avviamento del 1923, nella quale Mazzoni incluse la prolu-sione del 1894, seguita da alcuni Schiarimenti al precedente Di-scorso, che sono in parte un ripensamento critico («riconosco che oggi non parlerei, come nel 1894 si usava parlare, dei tre metodi»157), e in parte la riaffermazione di alcuni suoi capisaldi teorici («Confesso che, ristampandolo, salvo pochissimi e lievi ritocchi, tal quale, mi son trovato quasi sempre piuttosto con-senziente con me stesso che dissenziente»158): Ripeto che qui non fo questione della bontà di tali mie pagine; la fo del concetto che ho della storia letteraria, e quindi anche dell’ applica-zione all’insegnamento da cui questo libretto è nato. Riassumendo. Concepisco questa, la storia letteraria, come un’esposizione precisa e documentata delle relazioni corse tra le singole opere di una data arte in una data età, e tra esse opere e l’età medesima: relazioni di affinità e proporzione di ciascuna opera con altre sia per preparazione, sia per derivazione; e relazioni tra le opere d’arte e le condizioni, le idee, i gu-sti, della società in cui nacquero: dentro la quale sistematica esposi-zione devono essere intese e valutate esteticamente quelle singole o-pere che per la loro bellezza o per la loro fortuna risultino le massime

156 CROCE 1928: VII-VIII. 157 MAZZONI 1923c: 297. 158 Ivi: 282.

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI 63

o le più caratteristiche produzioni dell’arte in quell’età.159 Va da sé che la polemica, al di là dell’opinione personale che ciascuno dei protagonisti aveva dell’altro, mette in discussione il primato di un modello storiografico e di un sistema filosofico, il cui punto di riferimento era la Storia di De Sanctis, su cui Mazzoni aveva espresso, nell’Avviamento, un giudizio («raccol-ta coordinata di saggi critici, anzi che una compiuta esposizio-ne»160) che non piacque a Croce («giudizio superficialissimo, formato, io credo, sulla lettura dei soli titoli dei capitoli»161), tant’è che già nella seconda edizione del volumetto egli lo mo-dificò, correggendo così il passaggio più controverso: «La Storia del De Sanctis procede per somme linee senza proporsi altro che la sintesi del giudizio sull’arte, sebbene nell’esecuzione scenda talvolta alla qualità di saggi di vario valore».162

In questa disputa è inoltre possibile intravedere un’altra vexata quaestio teorica, che rappresentò il decisivo discrimine tra i fautori del “metodo storico” e quelli della “critica esteti-ca”. Mi riferisco all’annosa querelle sui “generi letterari”, che vide contrapporsi da una parte, l’irriducibilità crociana della poesia – in quanto universale concreto – alla storia empirica dei documenti (affini per soggetto, per tematica e per intrec-cio); dall’altra, l’irrinunciabilità di Mazzoni al disegno storico della morfologia delle forme letterarie, alla loro dislocazione e interpretazione sull’asse della diacronia. Sebbene ambedue concordino nell’assegnare alla filologia il compito di individua-re e recensire tutti quei dati (linguistici, biografici, culturali,

159 Ivi: 296. 160 Avviamento: 127. In una lettera del 13 gennaio 1895 Mazzoni

ribadisce al filosofo il suo giudizio su De Sanctis: «la Storia mi par, proprio, più una serie di saggi coordinati a un intento, che una espo-sizione compiuta. A pag. 128 del librettino cito una pagina del De Sanctis medesimo che mi dà ragione» (CROCE-MAZZONI 2007: 14-17, in particolare p. 17).

161 CROCE 1894: 103. 162 Avviamento (1923): XXX.

GIANFRANCO CRUPI 64

storici, ecc.) che rendono possibile la rievocazione dell’ oggetto ai fini del giudizio estetico, che spetta non già al filologo ma al critico letterario. Questo è il massimo che l’eclettismo teorico di Mazzoni possa concedere al crocianesimo, da una parte, e, dall’altra, agli epigoni di una concezione storiografica e biobi-bliografica della letteratura, erede del modello secolare della hi-storia literaria.163

Il “metodo storico” è in questa prospettiva non solo una metodologia di indagine e di ricerca ma un paradigma storio-grafico e estetico: se si dà una storia della letteratura, questa non può ridursi a una bibliografia e a una cronologia ragiona-

163 Nella denominazione di historia literaria confluiscono sia il con-

cetto di bibliotheca (nell’accezione rinascimentale di ‘bibliografia’, cioè di ‘elenco di libri’) sia quello di storia enciclopedica dell’erudizione, ri-conducibili il primo alla geniale impresa repertoriale di Conrad Ge-sner (Bibliotheca universalis, 1545-’49), il secondo soprattutto alla si-stematizzazione concettuale di Francis Bacon e alle successive elabo-razioni maturate negli ambienti accademici tedeschi. «Scarsa, impre-cisa e sensibilmente distorta sarebbe l’immagine dei secoli XVI, XVII e XVIII, se ripudiassimo di conoscere e studiare i presidi intel-lettuali che in quei secoli erano stati preparati e venivano adoperati, e nella educazione e nella ricerca, gli strumenti librari che costituivano le loro guide dottrinali, i loro compendi ideologici e disciplinari, le mappe della loro letteratura e delle loro istituzioni erudite, e che era-no, appunto, i testi della Historia literaria. […] Bibliografia e Storia della erudizione non erano, allora, separate, né astrattamente né prag-maticamente, come avviene oggi, ma si trovavano integrate in una sintesi — scientifica, storica, dottrinale e critica — che rappresenta-va, in maniera unitaria e compatta, proprio la condizione istituziona-le e lo stato "ufficiale" della cultura storica, letteraria e filosofica del tempo» (SERRAI 1991: 12-13). Ad Alfredo Serrai si deve l’ individua-zione degli “incunaboli” della historia literaria (cfr. la sua monumen-tale Storia della bibliografia, SERRAI 1988-2001) e la loro collocazione in un più ampio, complesso e originale quadro epistemico, alla cui de-finizione hanno contribuito i classici studi di Rudolf Blum (BLUM

1969). Ricostruisce, in modo sintetico e puntuale, i principali snodi della historia literaria, il volume di SANTORO-ORLANDI 2006.

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI 65

ta, ma deve anzitutto tendere lo sguardo ai nessi fra le opere e il loro tempo.164

Tuttavia, benché costretto a prendere – a più riprese - le distanze da quanti, al seguito di Croce, avevano ritenuto il suo Ottocento opera più di impegno biobibliografico che stori-co-letterario,165 Mazzoni rivendicò sempre e con orgoglio la sua “fede” bibliografica, il valore – per così dire – conoscitivo che riveste nel suo sistema critico la bibliografia, a prescinde-re dalle sue occorrenze e applicazioni repertoriali, il suo essere ancor prima che un “procedimento metodico” un “meto-do”,166 rigoroso habitus mentale dello studioso:

164 LUCCHINI 1990: 73. 165 «Le notizie biografiche, o bibliografiche, i riassunti delle scrit-

ture, non sono nell’Ottocento mai fine a sé stessi quasi in un enorme repertorio […] Quando dunque Isidoro Del Lungo chiamò l’Ottocento una “doviziosa bibliografia critica” mostrò, e gliene fui e resto grato, di essersene valso praticamente, ma anche dimostrò di averla soltanto consultata quando e come gli aveva fatto comodo, senza esaminarla tutta per ponderare un giudizio complessivo» (MAZZONI 1923c: 292 e 293). Nella prefazione alla terza edizione dell’Ottocento (1934), Mazzo-ni rivendicò l’impianto unitario dell’opera e la coerenza del suo dise-gno storiografico in rapporto alla materia documentaria: «Se il com-plesso dell’opera non è costituito da una raccolta di saggi critici stac-cati; se, anzi, si tentò e qui si ritenta comporre in un trattato storico una materia letteraria; l’Ottocento mirò fin dalla prima stampa alla critica, non biografica, non bibliografica, non culturale, non civile, ma storico-letteraria» (MAZZONI 1934: XI).

166 Riprendo la distinzione che ebbe a fare Orazio Bacci, e al ri-guardo anche di Mazzoni, nel suo Indagini e problemi di storia lette-raria italiana (BACCI 1910: 44): «Lo studio dei fatti razionalmente scelti e la loro sicura esposizione, cui si arriva mediante le ricerche molteplici che occorrono caso per caso, e in ciò il procedimento sto-rico erudito, si congiunge (e non occorre nella stessa persona) alla valutazione ulteriore e finale delle opere letterarie. La qual cosa solo è la critica, e non può non essere estetica, movendo per i gradi che chiamerei storico-erudito, estetico, estetico-storico (la classificazio-ne, cioè, dei valori estetici) -, gradi che sono procedimenti metodici,

GIANFRANCO CRUPI 66

Nella mia scuola, cui non mancarono rimproveri per essere troppo bi-bliofila e bibliografica, il nome di Giuseppe Fumagalli era uno dei più frequentemente citati, sia da me cattedratico, sia dagli alunni volen-terosi d’esercitarsi, imparando la nostra letteratura non tanto su una dozzina di formule estetiche quanto su migliaia di fatti storici. […] Dagli studî metodici non è impossibile, a chi abbia lena e vigore, sali-re ai giudizii personali, ben fondati su l’esame dei testi; mentre dalle asserzioni – mere asserzioni, anche se filosofeggiate – di giudizii sul bello e sul brutto, sul mondo dell’artista, su la fantasia, e via dicendo, si passa troppo agevolmente alla fallace sicurezza, all’altezzosa osten-tazione del proprio gusto e de’ proprii concetti.167 Già negli Schiarimenti, quel valore metodologico e gnoseolo-gico della disciplina bibliografica veniva inserito in una con-cezione dell’atto critico e storiografico, i cui fondamenti teori-ci si basano sul pieno possesso e controllo, da parte dello stu-dioso, degli strumenti di ricerca e del materiale documentario oggetto d’indagine. Bibliografia e critica sono così ricondotte a una visione olistica dell’esegesi del fatto letterario, alla cui genesi è l’inscindibilità dell’accertamento “filologico” e della ricognizione storica e bibliografica delle fonti dall’esercizio del giudizio e della valutazione estetica: Non ha dunque il critico da farsi, né per la fortuna di un’opera il bi-bliografo, né per l’invenzione e per la fattura di essa opera il biogra-fo; nondimeno gli è indispensabile, dovendo proporsi la compiutezza e l’equità del giudizio, possedere quanto della bibliografia e della biografia conferisca alla cognizione, all’interpretazione, alla pene-trazione, al gusto, dell’arte da cui l’opera mosse, e delle forme in cui l’opera si fissò.168

non il metodo, nessuno isolatamente; poiché mentre lo spirito critico e il gusto debbono informare le singole operazioni, il metodo è nell’unità che viene a formarsi della critica letteraria». Il brano ci-tato fu ripreso e commentato da Mazzoni negli Schiarimenti (p. 297).

167 MAZZONI 1940: XI. 168 MAZZONI 1923c: 322.

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI 67

IX FORTUNA DELL’AVVIAMENTO

L’Avviamento allo studio critico delle lettere italiane fu, dunque, per Mazzoni un laboratorio intellettuale, in cui si può cogliere la sua riflessione teorica intorno alle competenze conoscitive delle discipline critico-filologiche e storico-letterarie e agli strumenti di indagine bibliografica: esso registra infatti, nelle sue diverse edizioni, le diverse concezioni critiche relative allo “studio critico delle lettere italiane” tra la seconda metà del XIX e i primi decenni del XX secolo. Da questo punto di vi-sta, l’operetta andò al di là delle intenzioni del suo stesso au-tore e si garantì una lunga fortuna didattica ed editoriale, fors’anche per questo sua caratteristica di compendio di teo-rie e metodologie critiche, saggiate nel vivo del dibattito e della polemica letteraria;169 oltre che – come già rilevato – per la sua netta connotazione di «repertorio manuale», «nato nel-la scuola e per la scuola».170

Fortuna editoriale toccata non solo del volumetto di Mazzo-ni, ma al genere bibliografico dell’ “avviamento allo studio della letteratura italiana”, che, nel corso di poco più di un secolo, sa-rebbe stato incrementato da numerose opere, anche notevol-mente differenti tra loro per metodi e finalità. Tanto da poterne tracciare una, sia pure indicativa, tassonomia tipologica che, sovrapposta alla griglia del tempo, permette di osservare in controluce il trascorrere delle epoche della critica e della storio-grafia letteraria e, più in particolare, della didattica della lette-ratura italiana. Insomma, un ideale istogramma dell’ italianisti-ca e della sua storia, dalla fine dell’Ottocento a oggi, da cui

169 È quanto risulta dalla già citata prefazione (Qualche altra pa-

rola in aggiunta) alla terza edizione dell’opera (1923): «Ho aggiunto un Discorso sulla Storia letteraria e alcuni schiarimenti, a ciò che il libro sia meno incompiuto e renda conto anche delle recenti que-stioni» (p. XIII).

170 Ivi: XIV.

GIANFRANCO CRUPI 68

emerge la sua mutata identità disciplinare, messa a confronto con l’affermazione di competenze e specialità settoriali, il mu-tamento degli ordinamenti didattici, il passaggio di mode cultu-rali, il radicamento delle ideologie politiche, il succedersi degli eventi storici che hanno agito per oltre un secolo nella profondi-tà del tessuto sociale.

Di certo, per almeno quattro decenni, fatta eccezione per il già citato volume di Orazio Bacci, Indagini e problemi di storia letteraria italiana, e per il suo originale tentativo di innervare nella struttura del manuale propedeutico una riflessione sulle teorie critiche e sui loro diversi approcci metodologici, il libro di Mazzoni fu praticamente l’unica opera del genere a presidiare lo spazio dell’editoria didattica e universitaria. Bisognerà attende-re gli anni ’40 per vedere interrotta una così lunga supremazia. Nello spazio di pochi anni, infatti, videro la luce una serie di strumenti sussidiari allo studio della letteratura, che formaliz-zarono nell’uso le tre principali tipologie del genere: il tipo bi-bliografico, la cui sostanza, essenzialmente storica e bibliografica appunto, caratterizzata dalla rubricazione e dalla classificazione delle fonti, è finalizzata al reperimento di notizie e documenti, in un ideale percorso di ricerca; il tipo del compendio, che, nella sua più evidente destinazione didattica (spesso di supporto alla preparazione di esami e concorsi di abilitazione), si qualifica per l’esposizione sommaria delle “istituzioni” del fenomeno lettera-rio e della storia della critica nonché dei processi di creazione, fruizione e ricezione della testualità; il tipo metodologico, il cui impianto privilegia la disamina degli strumenti e dei metodi dell’analisi letteraria e l’evidenza della ragione teorica delle di-scipline complementari.171

Un monumentum bibliografico della “scuola storica” si è de-finito l’Avviamento di Guido Mazzoni, perché ne condensa lo spirito ancor prima che enunciarne i criteri e gli strumenti di

171 Per una migliore illustrazione di quanto sopra detto, si pro-

pone in appendice la lista, ordinata per cronologia e per tipologia di genere, dei principali strumenti sussidiari allo studio della letteratu-ra, editi dagli anni ’40 a oggi.

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI 69

indagine. La sua esemplarità metodologica ne ha fatto, dunque, per quasi un secolo, un classico della repertoriazione bibliografi-ca dell’italianistica e della propedeutica necessaria al suo studio, nonché del metodo didattico, che fonda la validità delle strate-gie esegetiche sulla ricognizione e classificazione delle fonti. Alla certezza documentaria delle quali si sovrappone – nell’ottica mazzoniana di una ricostruzione storica integrale del fatto let-terario – l’atto della loro selezione, che è gesto individuale, sog-gettivo e arbitrario, e per ciò stesso critico. Fondato su dichia-rati criteri di merito e di pertinenza, di quantità e di qualità, es-so è misura della coerenza e dell’attendibilità dello strumento bibliografico, e ne definisce la natura inequivoca: «Nella scelta è infatti la difficoltà peggiore che debba vincere, o tentare almeno di vincere, chi si pone a compilare libri di questo genere. […] La ragione della preferenza non può esser data senza l’af-fermazione, e perciò la difesa, di un giudizio».172

Ma perché i frutti del sapere bibliografico si risolvano nel vi-tale e vivificante esercizio critico e interpretativo, animando l’aridità della materia indicale, è necessario che l’intelligenza storica dello studioso li legga e interpreti come figure delle mani-festazioni intellettuali, storicamente determinate: operazione possibile – e per Mazzoni lo era – se dotati di quei «modi inge-gnosi e interessanti con cui [riuscire] a coordinare e avvivare i titoli e le opere».173

La genealogia del sapere si ricostruisce, dunque, per Mazzo-ni, nella fitta trama di vita e storia, nel contatto con tempi ete-rogenei di cui lo studioso è chiamato ad attraversare e ricom-porre la composita stratificazione delle memorie e delle culture: «Non già che c’importi, di per sé, l’elenco biografico e bibliogra-fico di quanti mai scrissero prose e versi; c’importa scoprire e sapere come il pensiero e l’arte si svolsero, e lo svolgimento d’un pensiero e d’un’arte non fu mai l’opera d’un uomo solo».174

172 Avviamento: XII. 173 MAGGINI 1951: XIII. 174 MAZZONI 1923b: 14.

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI 71

X APPENDICE

Nelle tabelle sottostanti si propone una tassonomia del genere bibliografico dell’ “avviamento allo studio della letteratura italiana”, secondo l’ordinamento cronologico e tipologico, il-lustrato nel testo.

ORDINAMENTO CRONOLOGICO

Anni ’40

1944 1945 1948

T. L. Rizzo, Manuale per lo studio critico della lettera-

tura italiana (ad uso degli studenti di Lettere), Paler-mo, Palumbo, 1944

E. Li Gotti, Introduzione allo studio della filologia e della letteratura italiana, Palermo, Palumbo, 1944

E. Santini, Strumenti dell’arte critica. Introduzione al-lo studio della letteratura italiana, Palermo, Palumbo, 1945

A. Momigliano, Problemi e orientamenti critici di lin-

gua e di letteratura italiana, 1948

Anni ’50

1951 1953

G. Getto – R. Massano, Avviamento allo studio della

letteratura italiana, Torino, Gheroni, 1951

L. Caretti, Avviamento allo studio della letteratura ita-liana, Firenze, La Nuova Italia, 1953

GIANFRANCO CRUPI 72

1954

M. Puppo, Manuale critico-bibliografico per lo studio della letteratura italiana, Torino, SEI, 1954

R. Ramat, Orientamento bibliografico per lo studio del-

la letteratura italiana, Roma, Ausonia, 1954

Anni ’60

1961 1962 1964 1967 1969

M. Marcazzan, Italiano. Guida all’esame di abilitazio-

ne, La Scuola, 1961 R. Frattarolo, Introduzione bibliografica alla letteratu-

ra italiana, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1962 F. Ulivi – R. Frattarolo, Avviamento allo studio della

letteratura italiana, Bari, Adriatica, 1964 W. Binni - R. Scrivano, Introduzione ai problemi criti-

ci della letteratura italiana, Messina-Firenze, D’Anna, 1967

G. Petrocchi - F. Ulivi, Stile e critica. Avviamento allo

studio della letteratura italiana, Bari, Adriatica, 1967 R. Negri, L’italianistica. Lo studio e la ricerca, Mila-

no, Marzorati, 1969 G. Varanini - G.P. Marchi, Pagine introduttive allo

studio della letteratura italiana (ad uso degli studenti universitari e dei candidati agli esami di concorso), Bo-logna, Pàtron, 1969

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI 73

Anni ’70

1970 1973 1975 1977

C. Musumarra, Guida allo studio della letteratura ita-

liana, Catania, Giannotta, 1970 C. Chirico - G. Paparelli, Preliminari allo studio delle

lettere italiane, Salerno, Libreria Internazionale Edi-trice, 1973

F. Del Beccaro, Guida allo studio della letteratura ita-

liana, Milano, Mursia, 1975 C. Muscetta, L’esame di italiano: lingua, letteratura,

metodologia, Milano, Feltrinelli, 1977

Anni ’80 1985

E. Pasquini, Guida allo studio della letteratura italia-

na, Bologna, Il Mulino, 1985 ***

Anni ’90

1990 1992 1998

L. Gregori - D. Castagnetti, Avviamento alle discipline

umanistiche, Milano, CUSL, 1990 *** L’italianistica. Introduzione allo studio della letteratura

e della lingua italiana, a cura di G. Barberi Squarotti, F. Bruni, M. Guglielminetti, A. L. e G. Lepschy, G. Luti, B. Mortara Garavelli, S. Orlando, C. Ossola, L. Serianni, F. Spera, A. Varvaro, G. Zaccaria, Torino, UTET, 1992

G. Falaschi - R. Fedi, Avviamento alla letteratura ita-

liana e manuale di stile (per i primi anni delle facoltà

GIANFRANCO CRUPI 74

1999

umanistiche e per gli studenti stranieri), Perugia, Edi-zioni Guerra, 1998

G. Zaccaria – C. Benussi, Per studiare la letteratura i-taliana, Torino, Paravia, 1999

R. Ceserani, Guida allo studio della letteratura, Roma-

Bari, Laterza, 1999

2000

2001 2003 2004

M. Tarantino, Guida alla biblioteca di italianistica,

Roma, Carocci, 2001 R. Ceserani, Guida breve allo studio della letteratura,

Roma-Bari, Laterza, 2003

R. Morabito, Dimensioni della letteratura italiana: le forme, gli strumenti, le istituzioni, Roma, Carocci, 2004

L’AVVIAMENTO DI GUIDO MAZZONI 75

ORDINAMENTO TIPOLOGICO

TIPO BIBLIOGRAFICO

1944 1948 1951 1962 1975 1990 2001

T. L. Rizzo, Manuale per lo studio critico della lettera-

tura italiana (ad uso degli studenti di Lettere), Paler-mo, Palumbo, 1944

A. Momigliano, Problemi e orientamenti critici di lin-

gua e di letteratura italiana, 1948 G. Getto – R. Massano, Avviamento allo studio della

letteratura italiana, Torino, Gheroni, 1951

R. Frattarolo, Introduzione bibliografica alla letteratu-ra italiana, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1962

F. Del Beccaro, Guida allo studio della letteratura ita-liana, Milano, Mursia, 1975

L. Gregori - D. Castagnetti, Avviamento alle discipline umanistiche, Milano, CUSL, 1990 ***

M. Tarantino, Guida alla biblioteca di italianistica, Roma, Carocci, 2001

TIPO COMPENDIO

1945 1953

E. Santini, Strumenti dell’arte critica. Introduzione al-

lo studio della letteratura italiana, Palermo, Palumbo, 1945

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GIANFRANCO CRUPI 76

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INDICE DEI NOMI

Alighieri Dante, 21n Allegri Mario, 54n Amari Michele, 45n Amedei Cristiano, 26n Anonimo, 18n Antona-Traversi Camillo, 16n Ariosto Ludovico, 14n, 36n Arnaut Daniel, 45n Arrighi Vanna, 24n Bacci Orazio, 46n, 51 e n, 65n,

68 Balsamo Luigi, 53n Barbagli Marzio, 7n, 34n Barbati Paolo, 52n Barbèra (casa editrice), 42n Barberi Squarotti Giorgio, 73,

77 Barbi Michele, 23n, 51, Bardera Giovanni, 23n Bartoli Adolfo, 16n, 17, 45n Belloni Antonio, 22n, 54 e n Bemporad (casa editrice), 42n Benussi Bernardo, 14n, Benussi Cristina, 74, 76 Bernheim Ernst, 52 e n Bertoni Giulio, 22n Biagetti Maria Teresa, 54n Biagi Guido, 14 e n, 16n, 41 e

n, 42n, 46n Bianchi Enrico, 22n Binni Walter, 72, 76

Blair Hugh, 8 Blum Rudolf, 64n Bocca (casa editrice), 42n Boccaccio Giovanni, 45n Bongini Enrichetta, 13n Bopp Franz, 8 Bruni Francesco, 73, 77 Buttò Simonetta, 50n Campochiaro Emilia, 19n, Canello Ugo Angelo, 40 e n,

45n, 46n Cantatore Lorenzo, 10n, 11n Cantù Cesare, 9 Capannelli Emilio, 24n Cappelli Adriano, 10 Carazzi Davide, 9n Carducci Giosue, 13, 14 e n,

15, 16 e n, 17 e n, 31, 38, 39, 41 e n, 42n, 43 e n, 62,

Caretti Lanfranco, 71, 75 Casella Mario, 13n Casini Tommaso, 45n Castagnetti Dante, 73, 75 Catullo Gaio Valerio, 21n Cella Sergio, 26n Cesari Antonio, 8 Cesarotti Melchiorre, 21n Ceserani Remo, 74, 76 Chiarini Nella, 13n, 14 Chiarini Giuseppe, 13 e n Chilovi Desiderio, 41n, 46n

INDICE DEI NOMI 100

Chirico C., 73, 77 Cian Vittorio, 15n, 19n, 42, 44

e n, 46n Coen Achille, 13, 32 Coglievina Leonella, 19n Colombo Giuseppe, 9 Comparetti Domenico, 13 e n,

38, 45n Consoli Domenico, 40n Coppino Michele, 16n Cremante Renzo, 10n, 11n,

34n Crescimbeni Giovanni Mario,

36, 37 Crescini Vincenzo, 16n, 26n Crivellucci Amedeo, 50n, 52 e

n Croce Benedetto, 38n, 39,

42n, 44, 61 e n, 62 e n, 63 e n, 65

Crupi Gianfranco, 21n, 31n Curtius Ernst Robert, 8 D’Ancona Alessandro, 13 e n,

16n, 42n, 46n Danelon Fabio, 10n De Gregori Giorgio, 50n De Gubernatis Angelo, 9 De Lollis Cesare, 42n De Matteis Carlo, 38 e n De Rada Arturo, 15n De Sanctis Francesco, 7 e n,

32, 34n, 45n, 63 e n Debenedetti Santorre, 42n Del Beccaro Felice, 73, 75 Del Lungo Isidoro, 16n, 65n

Denis Michael, 53 e n, 54 Di Gesù Matteo, 11n Di Maio Fabrizio, 9n Dionisotti Carlo, 12n, 13n,

39n, 50n Drucker Carlo, 25 e n, 26 Drucker Enrico, 25 e n, 26 D’Ovidio Francesco, 26n Dziatzko Karl, 46n Ebert Friedrich Adolf, 54n Elli Enrico, 14n Emiliani-Giudici Paolo, 35 e n Falaschi Giovanni, 73, 77 Fasano Pino, 15n Fedi Roberto, 73, 77 Ferrari Severino, 16n Ferrieri Pio, 10, 11 e n, 16n,

37n Finzi Giuseppe, 27 e n Folena Gianfranco, 38 e n,

50n Fornaciari Giulia, 15n Foscolo Ugo, 18 Frattarolo Renzo, 72, 75, 77 Frattini Alberto, 51n Fumagalli Giuseppe, 41n,

42n, 46n, 66 Ganda Arnaldo, 54n Gar Tommaso, 53 e n, 54n, 55 Garin Eugenio, 18n Genette Gerard, 34 e n Gentile Emilio, 19n Gentile Giovanni, 15n, 23n,

INDICE DEI NOMI 101

44, 45n, 58 e n Gentile Luigi, 16n, Gesner Conrad, 64n Gestro Raffaele, 9n Getto Giovanni, 71, 75 Gilbert Allan H., 24n Girardi Marco, 54 e n Giunchedi Carla, 42n Gnoli Domenico, 41n Gori Orsola, 23n, 24n Gorni Guglielmo, 23n, 50n Govi Gilberto, 41n Graf Arturo, 35 e n, 45n, 46,

47 e n Gräsel Arnim, 46n Gregori L., 73, 75 Grignani Elisa, 42n Guasti Cesare, 41n Guglielminetti Marziano, 73,

77 Hoepli Ulrico, 8, 9 Hortis Attilio, 45n Insabato Elisabetta, 24n Izzi Giuseppe, 13n, 42n, 44n Jacolliot Louis, 15n, 16n Jannaco Carmine, 12n, 51, 52,

58n Jewett Charles, 46n La Penna Antonio, 32 e n,

34n Lamma Ernesto, 23n Langlois Charles Victor, 52 e n

Lanza Carlo, 12n Leopardi Giacomo, 18 Lepetit Roberto, 9 Lepschy Giulio, 73, 77 Levantini-Pieroni Giuseppe,

12n, 13n Li Gotti Ettore, 71, 77 Lisio Giuseppe, 39 e n, 46n Loescher (casa editrice), 27,

42n Lorena (famiglia), 17n Lucchini Guido, 65n Luti Giorgio, 73, 77 Machiavelli Niccolò, 21n Madvig Johan Nicolai, 8 Maggini Francesco, 31, 32n,

51, 69n Mangiafico Paula Jeannet,

24n Manzoni Alessandro, 33 e n Marcazzan Mario, 72, 76 Marchi Gian Paolo, 72, 76 Marrassini Paolo, 18n Martini Ferdinando, 14n, 15 e

n, 16 Marzot Giulio, 23n Massano Riccardo, 71, 75 Mattei Carlo, 10 Mazzatinti Giuseppe, 46n,

50n Mazzoni Francesco, 18n Meleagro di Gadara, 21n Mestica Giovanni, 16n Meyer Paul, 45n Miralles Carles, 37n

INDICE DEI NOMI 102

Momigliano Attilio, 13n, 23 e n, 71, 75

Monaci Ernesto, 26n, 45n Mondolfo Anita, 50n Monserrati Michele, 38n, 60n Morabito Raffaele, 74, 76 Moretti Mauro, 11n Morpurgo Salomone, 45n Mortara Garavelli Bice, 73, 77 Müller Joseph, 45n Müller Friedrich Max, 8 Muscetta Carlo, 73, 77 Musumarra Carmelo, 73, 76 Negri Renzo, 72, 76 Novati Francesco, 16n, 42n,

45n, 47n Nucci Teobaldo, 12n Olschki (casa editrice), 42n Olschki Leo Samuel, 46n Omero, 36 e n, 37n Orlandi Antonella, 64n Orlando Sandro, 73, 77 Ossian, 53n Ossola Carlo, 34n, 73, 77 Ottino Giuseppe, 9, 41n, 46n Pagliaini Attilio, 42n Paparelli Gioacchino, 73, 77 Paravia (casa editrice), 42n Parini Giuseppe, 21n Paris Gaston, 45n Parodi Ernesto Giacomo, 38 e

n, 46n, 51 Pasquini Emilio, 73, 77

Peignot Étienne-Gabriel, 55 e n Pellini Silvio, 26 e n, 27n, 28 e

n, 29n Pera Francesco, 12n Petrarca Francesco, 45n Petrocchi Giorgio, 72, 76 Petrucciani Alberto, 45n Petzholdt Julius, 9, 46n Picciola Giuseppe, 14 e n Pintor Fortunato, 22n, 45n,

49n Pirazzi Cinzia, 14n Porciani Ilaria, 11n Prezzolini Giuseppe, 31n Puppo Mario, 72, 76 Quadrio Francesco Saverio,

36, 37 Quondam Amedeo, 11n Raicich Marino, 7n, 10 e n,

11n, 34n, 42 e n, 43n Rajna Pio, 12n, 33n, 40 e n,

42n, 46n, 50 e n Ramat Raffaello, 72, 76 Rambaldi Pier Liberale, 49n Randi Pietro, 26n Renier Rodolfo, 26n, 27 e n,

28n, 42n, 45n, 46, 47n Ricasoli Bettino, 17n Rizzo Gino, 11n Rizzo Tito Lucrezio, 71, 75 Romagnoli Sergio, 10n Romanelli Raffaele, 15n Rossi Vittorio, 22n, 42n Rucellai Giovanni, 21n

INDICE DEI NOMI 103

Saccardo Pier Andrea, 54n Sacchetto Francesco, 26n Salandra Antonio, 15n Sansoni (casa editrice), 15n,

42n Santini Emilio, 71, 75 Santoro Marco, 31n, 64n Santucci Simona, 10n, 11n,

34n Scartazzini Giovanni Andrea,

9 Scherillo Michele, 16n, 46n Schippisi Ranieri, 13n, 16n,

18n Schrettinger Martin, 54n Scrivano Riccardo, 72, 76 Seignobos Charles, 52 e n Serianni Luca, 73, 77 Serrai Alfredo, 53n, 64n Soave Francesco, 8 Solerti Angelo, 46n Sorani Aldo, 15n Spera Francesco, 73, 77 Straccali Alfredo, 16n Tarantino Maurizio, 74, 75 Targioni Tozzetti Ottaviano,

13n Tavoni Maria Gioia, 10n, 54n Tedeschi Donato, 25n, 26n Teza Emilio, 13 e n, 41n Thompson Edward Maunde,

9

Toffanin Giuseppe, 26n Tonelli Luigi, 23 e n Torraca Francesco, 16n Treves (casa editrice), 26n,

42n Trevisan Francesco, 12n Ulivi Ferruccio, 72, 76, 77 Valentiner e Mues (casa

editrice), 25n Vallardi (casa editrice), 42n Valmaggi Luigi, 27 e n Vandelli Giuseppe, 12n, 50 e

n, 51 Varanini Giorgio, 72, 76 Varvaro Alberto, 73, 77 Venturi Adolfo, 42n Villari Pasquale, 7 e n, 8 e n,

38 Vitali Stefano, 24n Vitelli Girolamo, 22 e n Weimann Karl-Heinz, 53n Zaccaria Giuseppe, 73, 74, 76,

77 Zambrini Francesco, 36, 37 Zanichelli (casa editrice), 42n Zenatti Albino, 45n Zingarelli Nicola, 22n

Finito di stampare nel marzo 2010 per Vecchiarelli Editore

in Manziana (Roma)