la pieve di cordovado matrice di cintello e di morsano

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35 - la bassa/29 La Pieve di Cordovado matrice di Cintello e di Morsano EUGENIO MARIN LE ORIGINI Cordovado è una delle circa quaranta Pie- vi enumerate dalla bolla che Papa Urbano III concesse in Verona al Vescovo di Con- cordia Gionata nell'anno 1186 (1). Tale documento, che ci offre la prima im- portantissima fotografia del territorio com- preso tra il Livenza ed il Tagliamento, dà però un'immagine delle realtà plebanali par- zialmente falsata, dato che diversi cambia- menti avevano concorso a creare quella si- tuazione: dalle Pievi originarie ne erano de- rivate molte altre nel corso dei secoli IV- XII. Alcune importanti ipotesi sulla situa- zione precedente il 1186, sono state formu- late dal compianto prof. Mor (2), il quale in- dividuava in Montereale (Calaresio) e Cor- denons (Curtis-Naonis) le antiche Matrici di tutte le Chiese centro-settentrionali della Diocesi. Per quanto riguarda invece la zona centro-meridionale, dove si colloca anche Cordovado, le supposizioni sono meno scontate, ma sulla scia del Mor c'è stato chi ha indicato Gruaro come la Chiesa da cui sarebbero derivate le Pievi di Teglio, Bagna- rola, Sesto, Cinto e Cordovado (3). Ma se non è difficile supporre uno stretto rapporto Gruaro-Portovecchio-Portogruaro (4), per i rimanenti luoghi invece mancano ancora elementi a suffragio di questa proposta (5), che comunque è tutt' altro che da scartare, ma necessita ancora di ulteriori studi. Ac- cantonata, per ora, questa strada, cerchere- mo di puntare direttamente l'attenzione sul territorio cordovadese, per mettere in evi- denza alcune particolarità che lo rendevano di non secondaria importanza e che favori- rono la nascita del centro religioso. La Pieve di Cordovado, che fin dalle ori- gini assoggettava anche gli abitati di Cintel- lo e Morsano, si estendeva dal Lemene al Tagliamento, o meglio a quel ramo del fiu- me, il «Minus» ricordato da Plinio il Vec- chio (6), che un tempo scorreva tra Morsano e S. Paolo al Tagliamento; l'altro ramo, il «Maius», lambiva lo stesso villaggio di Cor- dovado. Compare così un primo elemento che ci riporta ad una situazione estremamen- te diffusa tra le Chiese tardo antiche: la vici- nanza di importanti corsi d'acqua (7). Una seconda componente fondamentale è costi- tuita dalla strada, la via romana che da Con- cordia si dirigeva verso il Norico, toccando Cintello e Cordovado (8). Essa fu deterrni- nante per la penetrazione del Cristianesimo che si diffuse da Concordia, la madre elitut- te le Chiese diocesane, dalla fine del IV se- colo (9). Ebbene proprio presso Cordovado (Curtis- Vadi) (10), la via guadava il Taglia- mento Maggiore; per questo motivo il luogo era strategicamente importante, al punto da rendere necessaria la presenza di una strut- tura munita, un «castelli ere» che doveva sorgere a custodia e vigilanza del passo (11). Alla luce di ciò si può affermare che la zona, situata nell'agro centuriato di Julia Concordia e indubbiamente abitata in epoca romana, fu tra le prime interessate dal- l'evangelizzazione delle campagne. Si dovrà perciò collocare in questi secoli l'erezione di un edificio di culto dedicato a Sant' An-

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35 - la bassa/29

La Pieve di Cordovadomatrice di Cintello e di Morsano

EUGENIO MARIN

LE ORIGINI

Cordovado è una delle circa quaranta Pie-vi enumerate dalla bolla che Papa UrbanoIII concesse in Verona al Vescovo di Con-cordia Gionata nell'anno 1186 (1).

Tale documento, che ci offre la prima im-portantissima fotografia del territorio com-preso tra il Livenza ed il Tagliamento, dàperò un'immagine delle realtà plebanali par-zialmente falsata, dato che diversi cambia-menti avevano concorso a creare quella si-tuazione: dalle Pievi originarie ne erano de-rivate molte altre nel corso dei secoli IV-XII. Alcune importanti ipotesi sulla situa-zione precedente il 1186, sono state formu-late dal compianto prof. Mor (2), il quale in-dividuava in Montereale (Calaresio) e Cor-denons (Curtis-Naonis) le antiche Matrici ditutte le Chiese centro-settentrionali dellaDiocesi. Per quanto riguarda invece la zonacentro-meridionale, dove si colloca ancheCordovado, le supposizioni sono menoscontate, ma sulla scia del Mor c'è stato chiha indicato Gruaro come la Chiesa da cuisarebbero derivate le Pievi di Teglio, Bagna-rola, Sesto, Cinto e Cordovado (3). Ma senon è difficile supporre uno stretto rapportoGruaro-Portovecchio-Portogruaro (4), per irimanenti luoghi invece mancano ancoraelementi a suffragio di questa proposta (5),che comunque è tutt' altro che da scartare,ma necessita ancora di ulteriori studi. Ac-cantonata, per ora, questa strada, cerchere-mo di puntare direttamente l'attenzione sulterritorio cordovadese, per mettere in evi-

denza alcune particolarità che lo rendevanodi non secondaria importanza e che favori-rono la nascita del centro religioso.

La Pieve di Cordovado, che fin dalle ori-gini assoggettava anche gli abitati di Cintel-lo e Morsano, si estendeva dal Lemene alTagliamento, o meglio a quel ramo del fiu-me, il «Minus» ricordato da Plinio il Vec-chio (6), che un tempo scorreva tra Morsanoe S. Paolo al Tagliamento; l'altro ramo, il«Maius», lambiva lo stesso villaggio di Cor-dovado. Compare così un primo elementoche ci riporta ad una situazione estremamen-te diffusa tra le Chiese tardo antiche: la vici-nanza di importanti corsi d'acqua (7). Unaseconda componente fondamentale è costi-tuita dalla strada, la via romana che da Con-cordia si dirigeva verso il Norico, toccandoCintello e Cordovado (8). Essa fu deterrni-nante per la penetrazione del Cristianesimoche si diffuse da Concordia, la madre eli tut-te le Chiese diocesane, dalla fine del IV se-colo (9). Ebbene proprio presso Cordovado(Curtis- Vadi) (10), la via guadava il Taglia-mento Maggiore; per questo motivo il luogoera strategicamente importante, al punto darendere necessaria la presenza di una strut-tura munita, un «castelli ere» che dovevasorgere a custodia e vigilanza del passo (11).

Alla luce di ciò si può affermare che lazona, situata nell'agro centuriato di JuliaConcordia e indubbiamente abitata in epocaromana, fu tra le prime interessate dal-l'evangelizzazione delle campagne. Si dovràperciò collocare in questi secoli l'erezionedi un edificio di culto dedicato a Sant' An-

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drea Apostolo (santo della prima era, ad ul-teriore conferma dell'ipotesi). Il resto lo fe-ce il tempo con il lento sviluppo grazie alquale la chiesa divenne battesimale, autono-ma, con un «presbiter» che si occupava del-la cura d'anime.

LO SVILUPPO DELLA PIEVE

Nel frattempo, mentre l'istituzione pleba-nale si andava rafforzando, si vennero a de-finire con sempre maggior precisione i con-fini territoriali. Infatti nelI' età Carolingia(VIII-IX sec.) fu imposto il pagamento delledecime da parte di ogni-fedele alla propriaChiesa (12), e per questo motivo i limiti del-le giurisdizioni spirituali acquistaro)lo unagrande importanza (13). ~.~ ,./ ,,'; .

Questo periodo vide anche- il éons6fìdarsi··del patrimonio della vicina Abbazia di Sestoi cui possedimenti civili si posero a ridossodella Pieve di Cordovado che, già confinan-te con il Patriarcato di Aquileia, assumevacosì un ruolo ancor più importante come ba-luardo del Vescovo di Concordia.

A nord e ad ovest dunque vi erano le Pie-vi di Bagnarola e di Gruaro, con relativeCappelle (14), a sud quelle di Portovecchio,Teglio, Fossalta e S. Giorgio, mentre ad estil Tagliamento la separava da S.Paolo, allorasotto Aquileia (vedi cartina). Nel corso del'200 la Pieve fu annessa alla Mensa Capito-lare; ciò comportò che le entrate della Chie-sa andassero ai Canonici, anziché al Vesco-vo, il quale fece la donazione per incentivar-li a vivere collegialmente e secondo lo spiri-to originario. Purtroppo tutto questo nonservì a nulla e nei secoli a venire innumere-voli e molto aspre furono le controversiecon i Vescovi ai quali i Canonici contende-vano il potere sui territori e soprattutto i di-ritti di nomina di Pievani. Da questo mo-mento infatti il Capitolo acquistò anche il ti-tolo di «Pievano di Cordovado», ma non po-tendo esercitare di persona la cura d'animenominava un Vicario Curato, che durava incarica tre anni (fino alla fine del' 500), retri-buito con una parte del quartese (15).

LA CRISI E LA DECADENZA

Fino al XIII-XIV secolo, che rappresentòil periodo di maggior splendore per la Pieve,la Matrice di S. Andrea rimase il solo riferi-mento per gli abitanti dell'intero territorio:era .l'~ca chiesa dotata del Sacro Fonte edelc,;ii:iogb da dove iniziava una nuova vita,con la purificazione grazie al battesimo, edove si ritornava al termine dell'esperienzaterrena. Ad un certo punto però iniziò ad in-crinarsi questa esclusività, sotto la spinta deicentri minori che andavano aumentando diimportanza. A Cintello e Morsano eranosorte delle piccole cappelle forse già dalVII- VIII secolo; lo testimonierebbero le duededicazioni a San Giovanni Battista e a SanMartino che ci riportano all'ambiente longo-bardo successivo alla conversione al Cristia-nesimo di questo popolo (16). In tali oratorisi celebrava solo in poche occasioni, nellequali interveniva il Pievano o un suo sostitu-to, fino a quando si rese necessaria la pre-senza anche nelle Cappelle di sacerdoti chesi occupassero in maniera continua delle po-polazioni locali, in progressiva crescita de-mografica. A ciò bisogna aggiungere i note-voli problemi che rendevano sempre più dif-ficile al Pievano e ai suoi collaboratori, giàoccupati abbondantemente dalla cura diCordovado, recarsi nelle chiese succursali.Se infine consideriamo anche la scomoditànegli spostamenti, pure in tratti relativamen-te brevi, allora avremo di fronte un quadrodi motivazioni più che sufficienti per far as-segnare il titolo di «Cappellanie» a Cintelloe Morsano. Questo comportò, come abbia-mo visto, la presenza di un Cappellano sta-bile, ma anche l'acquisto, per i due oratori,della custodia del SS. Sacramento, il fontebattesimale ed il cimitero. Tale avvenimentointeressò prima Morsano: si ha memoria diun sacerdote, Pre Nicolao, ricordato in unatto dell'anno 1380 (17); in un altro docu-mento del 1446, Morsano è annoverata tra leCappelle dotate di un Curato. Nello stessoelenco però non compare Cintello (18), lacui elevazione a Cappellania dovrà esserecollocata tra il 1446 e il 1480 quando si ha

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Azzano+

1V

s:

Lugugnana: limiti della Pieve di Cordovado P.G. : Portogruaro

+ : Pievi citate nella Bolla di Urbano li(1186)

: Territorio soggetto al Patriarca diAquileia

~ : Patriarcato di AquileiaP.V. : Portovecchio

notizia del primo sacerdote: Pre Iacobo Be-neventano (19).

Anche i Cappellani erano nominati dalCapitolo dei Canonici, dato che i diritti chedeteneva sulle Pievi venivano estesi anchealle succursali, e rimanevano in carica pertre anni.

IL DISTACCO DELLE CAPPELLE

Quanto ora descritto, testimonia di fattol'avvenuta conquista di una notevole auto-nomia da Cordovado per Cintello e Morsa-no; ma fu solo l'inizio di un lungo e talvoltatraumatico processo di filiazione che si con-

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eluderà con 1'erezione in Parrocchie autono-me. Prima di arrivare al tanto sospirato di-stacco però dovette concludersi il Conciliodi Trento, e anche grazie allo spirito innova-tivo di alcuni suoi decreti, si giunse più rapi-damente allo smembramento. Morsano ot-tenne il riconoscimento tra il 1558 e il 1573(20), seguito immediatamente anche da Cin-tello, divenuta Parrocchia autonoma tra il1584 e il 1592 (21). Dunque dopo numerosisecoli, durante i quali le comunità cristianedi Cordovado, Cintello e Morsano avevanocondiviso le medesime sorti, ora le strade sidividevano e quel vincolo che per tanto tem-po le aveva tenute assieme, si allentava sem-pre più (22): oramai il passo era compiuto enon si poteva né tantomeno si voleva torna-re indietro. Ma affinché il legame con laPieve non scomparisse del tutto, nell'atto diproclamare autonome le Cappelle, il Vesco-vo volle imporre a Cintello e a Morsano al-cuni obblighi nei confronti della matrice, aperenne ricordo della comune origine. Oltreagli onori che i due parroci dovevano al Pie-vano, al quale spettava la precedenza nelleconcelebrazioni in occasione delle feste piùimportanti, essi dovevano intervenire pro-cessionalmente con i fedeli delle rispettiveParrocchie, il Sabato Santo nel duomo diCordovado, per la benedizione del CereoPasquale e del Sacro Fonte. Il Pievano com-piva quell'importante rito affiancato dai dueparroci di Morsano e Cintello che lo assiste-vano rispettivamente come Diacono e Sud-diacono (23). Era molto profondo il signifi-cato della cerimonia: la fiamma simboleg-giava la fede che si era propagata un tempodalla «Madre» alle «Figlie» le quali ora di-venute adulte, in segno di doveroso omag-gio, venivano ad attingere direttamente allasorgente la luce del Cristo risorto. Oltre atutto ciò il Parroco e la comunità di Cintellodovevano partecipare anche alle Rogazionidi S. Marco e a quelle dell' Ascensione (24).Ma 1'adempimento di questi obblighi nonavvenne sempre in maniera pacifica, infattisorsero ben presto dei contrasti, dapprimatra i sacerdoti di Cintello e Morsano, poi traquesti ed il Parroco di Cordovado. Nel 1663

Don Giobatta Colusso, Curato di Cintello, sifece attore di una lite contro il Parroco diMorsano. Don Domenico Cameo, per il di-ritto di preminenza nel ruolo di Diacono du-rante la benedizione del Cereo Pasquale; ilColusso raccolse in una scrittura (ora perdu-ta) le sue ragioni che dovevano essere moltoestese se nella replica il Cameo fa riferimen-to al foglio 73 (25). Non ci sono documentiche accertino 1'esito della contesa, ma tuttolascia pensare che siano prevalse le motiva-zioni del Parroco di Morsano, tanto che nel1693 Don Girolamo Bonaldi, Vicario diCordovado, registrava la regolare partecipa-zione dei due (26).

Intorno al 1700 iniziò, specialmente daparte morsanese, un atteggiamento decisa-mente polemico nei confronti della Matrice:il rito era divenuto troppo scomodo e cosìnon appena si presentò l'occasione propizia,anche quell'ultimo atto simbolico venne eli-minato. Dal 1723 i Rettori di Cintello e diMorsano smisero di recarsi a Cordovado,dopo che 1'anno precedente il morsanese siera reso protagonista di una singolare prote-sta: « ... attrovandosi impedito il quondamRev. Don Girolamo Bonaldi Parroco dellasuddetta Chiesa Matrice, insorse impunta-mento tra il sopradetto Parroco di Morsano,et il Rev. Cappellano di Cordovato per lapreferenza d'appararsi da sacerdote, e pro-fessando quello di Cordovato che s'aspetti alui come Cappellano della suddetta Matrice,volle così appararsi, per lo che il detto Par-roco di Morsano non volle in veruna figuraassistere alla Funzione, ma si fermò, e sistette nella Sagrestia per tutto il tempo chedurò la detta Funzione, ed indi partitosi,nessun altro anno poi volle venire» (27).Negli anni successivi si cercò di far ripren-dere la consuetudine con pressioni soprattut-to da parte del Vescovo, ma per Morsanoogni tentativo cadde a vuoto, così i rapporticon la Pieve furono troncati per sempre. Bendiverso fu invece 1'epilogo per Cintello, ilcui Parroco aveva seguito le orme di quellodi Morsano (28). Nel 1735 infatti il Pievanodi Cordovado, Don Francesco Diamante, sirivolse alla magistratura veneta, appellando-

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Cordovado, ilDuomo antico (sec. XV),

Cintello. la Parrocchiale (sece. X-XI COli successivi ampliamenti l,

--------------~--~~--'~--.-.... ~y.05'-!l"'"

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si al tribunale dell' Avogaria di Comun (29),allo scopo di ottenere il ripristino delle con-suetudini; dall'altra parte il comune di Cin-tello, solidale con il proprio Parroco, si op-poneva alle posizioni del Diamante. Alla fi-ne ebbe la meglio il cordovadese e così iRettori della chiesa di Cintello dovettero ri-prendere quell' antica tradizione; nel 1862Don Angelo Borsatti si recava ancora il Sa-bato Santo a Cordovado ed interveniva alleRogazioni (30). È certo che l'assistenza perla benedizione del Cereo durò fino al193617, dopodiché, in seguito alla soppres-sione della forania di Cordovado, ogni rap-porto tra le due comunità cristiane si spensedefinitivamente.E così, in nome di queiconfini civili disegnati sulla carta, che il Re-gno Lombardo-Veneto prima e quello d'Ita-lia poi avevano ereditato da Napoleone,Cordovado fu annessa alla forania di S.Vito,e Cintello a quella di Portogruaro (31). Econ quest'ultimo atto si concludeva una pa-gina di storia, quella dell' antica e gloriosaPieve di Cordovado cioè quella di tre comu-nità unite sotto la medesima casa comune:l'edificio materiale, ma soprattutto spiritualecostruito con tanta cura dai nostri avi e man-tenuto saldo durante secoli e secoli di alter-ne vicissitudini.

(l) La bolla è divisa in due parti: nella prima sono elen-cate tutte le ville, corti e castelli sopra i quali il Vescovodi Concordia deteneva il potere ci vile; nella secondaparte invece vengono menzionate le Pievi dipendentidalla giurisdizione spirituale del Presule.DEGANI E., La Diocesi di Concordia, seconda edizioneaumentata e coordinata a cura di Mons. G. Vale; Udine,Tip. Doretti, 1924, pp. 115 ss.(2) In particolare. MOR G.c., Pievi e Feudi nella Dioce-si di Concordia, in AA.VV. «La Chiesa Concordiese389-1989», Comitato per il XVI Centenario della Catte-drale, Grafiche Editoriali Artistiche Pordenonesi, 1989,pp. 39-53.(3) L'ipotesi è stata ripresa dal Prof. Don G. Stival indue articoli comparsi nel settimanale della Diocesi di

Concordia-Pordenone «Il Popolo»: L'unità pastorale diTeglio Veneto del 5/12/1993 e Visita Pastorale a Pra-maggiore e a Blessaglia del 20/2/1994.(4) Secondo il Mor, Portovecchio era l'antico porto diGruaro, sostituito poi da quello nuovo, ossia Portogrua-ro. L'affermazione poggia, oltre che sull'etimologia delnome della città del Lemene, sul fano che nel 1/40 l'at-to di donazione che sanclla nascita di Portogruaro fu re-datto in «atrio ecclesiae Sancta Maria de Groario». È as-sai più plausibile che tale chiesa fosse in realtà quella diPortovecchio, ancora accorpata a Gruaro dove peraltronon risulta ci sia mai stato un titolo Mariano.DEGANI E., Il Comune di Portogruaro sua origine esue vicende 1140-1420, Ristampa anastatica Ed. Stavol-ta 1979, p. 26.MOR G.c., Portogruaro dalla fondazione alla semiau-tonomia comunale, in «La bassa» n. 9/84, pp. 11-39).(5) Per quanto riguarda Portovecchio e Teglio, sappiamoche nel corso del XIII secolo la Pieve di S.Maria venneridotta al rango di Cappella ed unita a Teglio, in seguitoalla distruzione del villaggio da parte delle truppe ezze-Iiniane; più tardi Portovecchio ritornò nuovamente Chie-sa autonoma, nel 1582.DEGANI E., La Diocesi ... , cit., p. 320.(6) Nella descrizione della X regio romana (Venetia etHistria ) Plinio annota: «...Colonia Concordia, fluminaet portus Reatinum, Tiliaventum Maius Minusque ...»(PLINIO IL VECCHIO Naturalis Historia, libro XVIII).Per la ricostruzione dell' antica idrozrafia della zona:ZAMBALDI A., Monumenti storici di Concordia, seriedei Vescovi Concordiesi ed annali della città di Porto-gruaro, Pascatti, S. Vito 1840, Rist, anast, Società diStoria di Portogruaro 198 I, pp. 175 e ss.(7) Ciò ha un preciso significato simbolico in quantol'acqua è strumento di purificazione.PRESSACCO G., Rustica Sacra et prophana ... , inAA.VV., «Religiosità Popolare nel Friuli Occidentale»,a cura di P. Goi, ed. Biblioteca dell'Immagine, Pordeno-ne 1992, pp.!26-l28.TAGLIAFERRI A., La Pieve in Friuli: aspetti e proble-mi STOrici, in AA.VV., «La Pieve in Friuli», Bibliotecacivica di Camino al Tagl. 1984, p. 21.(8) Di questa strada, che viene comunemente chiamata«Via per cornpendium» in quanto costruita per collegaredirettamente Concordia con il Norico senza dover passa-re per Aquileia, non si conosce con precisione il percor-so nel tratto basso, soprattutto presso Portovecchio-Cin-tello-Cordovado. Ci sono però vari elementi che garanti-scono il suo passaggio almeno nelle vicinanze di questelocalità: la scoperta di un tratto di massicciata ad orientedi Portovecchio, il toponimo Levada a Cintello e lo stes-so nome Cordovado (Curtis-Vadi) che significa la cortedel guado; guado che ovviamente prevedeva il passag-gio, oltre che del fiume, anche di una strada.ZAMBALDI A., Monumenti storici ... , cit. (p. 54).QUARlNA L., Le vie romane del Friuli, in Boll, Ist. St.di Culto dell'Arma del Genio, fascicolo 16-Dic. 1942,Rist. 1970, Tarantola Tavoschi editore, Udine, pp. 19-28.BOSIO L., Le strade romane della Venetia e dell'Hi-stria, Editoriale Programma, Padova 1991, pp. 185-186.(9) Possiamo considerare come data ufficiale il 389, cioèquando venne costruita la Basilica Apostolorum e con-

sacrato il primo Vescovo concordiese da parte di S. Cro-mazio d'Aquileia.(10) Sul toponimo: BEGOITI P.c., Castello di Cordo-vado. Consorzio per la salvaguardia dei castelli storicidel F.V.G., Cassacco. 1988. pp. 20-22.(11) Appare certa la presenza di un castelliere preistori-co sul luogo dove poi sarebbe sorto il castello vescovile;si ritiene perciò che ci sia stata una continuità insediati-va dall'epoca preromana a quella medievale. Anche senon ci sono rinvenimenti archeologi ci a suffragio del-l'ipotesi. da altre considerazioni (orientazione, misure.tipologia delle strutture) si può presumere l'esistenza diun fortilizio nel periodo romano.BEGOITI P.C .. Castello di Cordovado. cit., pp. 25-27.(12) DE VITI F., La Pieve medievale: lineamenti e pro-blemi storici, in AA.VV .. «La Pieve in Friuli». cit., p. 25.(13) La conoscenza dei limiti della Pieve è molto impor-tante anche in rapporto con la giurisdizione civile. datoche nel Friuli quasi sempre le due coincidevano.BEGOITI P.c.. Castello di Cordovado, cit., p. 24.MOR G.c.. Comunità rurali e territorio: un po' di me-todologia storica. in Ce Fastu LX 1984-1. pp. 7-19.(14) Bagnarola e Gruaro pur appartenendo alla giurisdi-zione del monastero sestense, soggetto direttamente alPatriarca di Aquileia. rimasero sempre spiritualmente di-pendenti dai Vescovi di Concordia.(15) Non abbiamo il documento che attesta l'annessionealla Mensa Capitolare. ma lo storico Degani affermavache la si può collocare nel XIII secolo. Forse dopo il1247; in quella data infatti era «Plebano» Pizilajo o Pid-garo mentre nel 1318 P.Benvenuto è ricordato con il ti-tolo di «Vicario», e così poi P. Nicolò (1370), P. Marti-no (1377). ecc.DEGANI E .• La Diocesi.,., cit., p. 342.(16) BOGNEITI G.P., l Loca Sanctorum e la storia del-la Chiesa neL regno dei Longobardi. in «L'età longobar-da», Giuffrè, Milano 1967. voI. IlL pp. 303-345.(17) Documento redatto in Cordovado il 28 marzo 1380«Pro custodia castri Cordubati ternpore sedis Conc.e va-cantis»; tra i presenti «P. Nicolao in ecclesia de Morsa-no ...». Archivio Vescovi le Pordenone, Mensa Yescovile,cart.42.(18) Nel documento sono ricordati tutti i «Plebani, Vica-rij et Cappellani» della Diocesi di Concordia. che eranotenuti a portarsi nel giorno di Santo Stefano (3 agosto)di ogni anno. in visita alla Cattedrale, pena il pagamentodi una multa di L. V. (Tuttavia l'elenco dovrà esserepreso con cautela dato che in esso mancano una decinadi località già Pievi nel 1186).BEGOITI P.c.. La parrocchia di S. Martino di Morsa-no e i suoi Rettori. in AA.VV. «Morsan al Tilirnent»,numar unic 65 n. congres. Udin, Societat FilologjcheFurlane, 1988, p. 457.(19) È citato come testimone in diversi atti conservatinell' Archivio Capitolare di Concordia. ora a Pordenone.tutti risalenti la fine del 1480.(20) DEGANI E .• La Diocesi ... , cit., p. 352. ArchivioVescovile Pordenone. Visite Pastorali. n. IV -Querini.(21) Mons. Degani collocava il distacco di Cintello ver-so il 1650, ma opiniamo che tale data vada anticipata vi-sto che il Vescovo Sanudo I visita la « ... parrocchialChiesa di Cintello ...» nell'anno 1592. mentre nel 1584.

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pur essendoci un Rettore, la Cappella non era ancoraformalmente autonoma. Si tenga presente che prima diaccingersi a compiere le visi te Pastorali, i Vescovi ed iloro vicari si documentavano accuratamente, perciò nonvi è motivo di dubitare che un personaggio del calibro diMons. Matteo Sanudo, rigido applicatore delle normecontroriformistiche, non fosse stato a conoscenza dellaprecisa realtà diocesana.DEGANI E., La Diocesi ... , cit., p. 352. Archivio Vesco-vile Pordenone, Visite Pastorali, n. Ill-Nores e n. VI-Sa-nudo l.(22) È significativo il fatto che già nel 1584, nella primadivisione in foranie della Diocesi, operata dal VisitatoreApostolico Mons. Cesare Nores, la Parrocchia di Cordo-vado con Cintello (ancora unite) fu assegnata alla fora-nia di Porto vecchio. mentre Morsano a quella di Savor-gnano. La situazione si capovolse nel 1608 quando,create le nuove foranie, Cintello andò con Portogruaro, eMorsano con Cordovado. Le tre parrocchie si ritrovaro-no nuovamente assieme solo nel 1677 sotto il Vicariatodi Cordovado.DEGANI E., La Diocesi ... , cit., p. 283. Arc. Vesc. Pn.,Visite Pastorali. n. Ill-Nores.(23) L'obbligo è contemplato dalle Costituzioni Sinodalidel 1567-69 di Mons. Querini, (art.26): <c.. acciò che laParrochia sia conosciuta per madre et le figliole per far-gli debito honore et reverentia sotto pena a chi con tra-farà di pagar per ogni volta un ducato al Parrocho delladetta Parrochia».PIGHIN B.F., La Diocesi di Concordia nella riformatridentina, Ed. Ellerani, S. Vito al Tagl. 1975, p. 162.(24) Gli obblighi supplementari per Cintello si possonospiegare data la contiguità con le campagne cordovade-si, luoghi questi privilegiati durante le Rogazioni.(25) Il fatto è desunto da una memoria manoscritta, co-pia della quale è conservata in Archivio Vescovi le aPordenone, in cui l'autore Don E. Bertolissi, Parroco diMorsano negli anni '40, fa riferimento a documenti diquell'archivio parrocchiale.(26) Archivio Capitolare Pordenone, Stampa deL Capito-Lodei Canonici, cart. n. 81, p. 25.(27) Stampa ...• cit., p. 59.BERTOLISSI E., La parrocchia. la Chiesa. i Parroci diMorsano al Tagliamento, Arti grafiche f.!li Cosarini,Pordenone 1946, p. 13.(28) In occasione dell'esame personale durante la Visitadi Mons. Erizzo (11-10-1726) il Parroco di Cintello DonVolfango Avviano, alla domanda relativa alla benedizio-ne del S.Fome, riferisce: «Non ci andando a Cordovatoil Parroco di Morsano che è Diacono. neppur io ci vado,che sono suddiacono». Stampa ... , cit., p. 31.(29) Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun(civil), busta 283.(30) Il dato si desume da una tabella compilata dal Bor-sarti verso il 1862, nella quale egli trascrisse tutte leprincipali solennità ed i più importanti usi e tradizionidella Parrocchia di Cintello. Archivio Parrocchiale Cin-tello,(31) Il comune di Cordovado faceva parte del distrettodi S. Vito al T. già provincia di Udine, mentre Cintello,frazione del comune di Teglio Veneto, fu asseggnato aquello di Portogruaro in provincia di Venezia.

Spedizione in ahh. postale. pnhhlil'ili. nuu xup. al :'0'; Scmcstrulc, anno XV, n. 29, diccmhre (91)4· Latisana 33()53

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rivisra di storia arte e culturaa cura de "la bassa"associazione per lo studiodella friulanità del Latisanesee del Portogruarese

in copertina e pago a lato:"FORUM IULII" di Paul Van Mer-le per i tipi di G. Blaeu (1636).

(da BOSNIAC Z. - BUREL O.,Cjartis geografichis a stampe dalFriùl dai secui XVI e XVII, Udine1980, n. 12).

DICEMBRE 1994 N° 29

DirettoreValeria Forrnentini

ResponsabileM.G.B. Altan

impaginarione e ricerche icono-grafiche:Valerio Forrnentini

Copertina:Valerio Formentini

Operatore editoriale:Franco Rornanin

Anno XV, n. 29DICEMBRE 1994Rivista semestrale uscita per laprima volta nel 1978.

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Comitato di Redazione:Emesto BaradelloEnrico FantinEugenio Pilutti

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Fotocomposizione testi:BIDIlPordenone

Stampa:Tipografia RomaninS. Michele al Tagliamento (Ve)

Legataria:Centro Servizi Grafici VesnaverBagnaria Arsa (Ud)

© Copyright 1982Edizione "la bassa"Registrazione al Tribunale diUdine al n. 25/82 del 30.9.1982.

Finito di stampare:Marzo 1995