\"cinema trasformati\" in territori del cinema, valentina ieva e francesco maggiore (a...

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738 La trasformazione in architettura è una costante, una legge di tipo biologico che informa le città nella storia, declinando i diversi modi dell’uomo di abitare uno stesso spazio. Parallelamente alla città- palinsesto, che si cancella e si riscrive, esiste da sempre una città della trasformazione, che permane sostanzialmente inalterata nella forma pur negli usi diversi, intesi come contingenze transeunte e non (sempre) determinanti la forma stessa. La storia delle città italiane è costellata di edifici nati per esplicare una funzione e poi riconvertiti a tutt’altro utilizzo: basti ricordare a questo proposito il Palazzo della Ragione di Padova, cui si riferisce l’esergo rossiano, edificato per ospitare i tribunali e gli uffici finanziari della città, poi mutato in sede commerciale e, attualmente, utilizzato come sala espositiva, o l’Ospedale Maggiore di Filarete, oggi sede centrale dell’Università di Milano; ma si potrebbero additare esempi anche più recenti e territorialmente estesi, come l’Urbino di Giancarlo De Carlo o il Lingotto di Torino trasformato da Renzo Piano in un “genuino pezzo di città”. Nella sua espressione più alta la declinazione tipologica all’interno di uno stesso manufatto, non è un tradimento alla vocazione originaria di questo, ma un ponderato e intelligente processo di adattamento ai cambiamenti degli usi e costumi degli uomini che pone l’architettura su un piano sovrastorico, tale da soddisfare la ricerca di “una rispondenza al di sopra di ogni singolarità e finitezza” (Hegel, Estetica). Ogni edificio appartiene a un’istituzione dell’uomo (Kahn), e in questo senso la trasformazione non va considerata come una forzatura o una deminutio rispetto a una costruzione ex novo, ma come il sapiente processo del reinventare un luogo adeguandolo ad una nuova istituzione. L’insieme dei luoghi trasformati informa una sorta di città ipertesto, in cui gli edifici rimandano ad altri usi pregressi; in questa città è significativo, in epoca contemporanea, il fenomeno dei cinematografi che hanno subíto un cambio d’uso, la cui diffusione è stata certamente determinata dalla stessa configurazione poco vincolante del tipo, ad aula unica con una zona antistante di servizi, che si presta con una certa facilità a una riconversione funzionale, ma anche dall’appetibile collocazione strategica, essendo generalmente i primi cinema situati in prossimità del centro urbano, ed essendo spesso caratterizzati da ampi fronti di accesso. Il fenomeno coincide quasi sempre con la rapida perdita del loro ruolo di centralità, in seguito alla diffusione della televisione nelle abitazioni private che ne ha comportato molto spesso l’abbandono e la chiusura. Tra i cinema dismessi dei Comuni pugliesi il fenomeno della trasformazione è particolarmente esteso, copre infatti circa un terzo dei casi, gli altri due terzi sono rispettivamente cinema inattivi e cinema scomparsi. I cinema trasformati sono oltre centoventi. Di questi, quasi la metà, sono stati convertiti in esercizi commerciali (la maggior parte in supermercati), altri in luoghi di ritrovo (teatri, sale bingo, sala giochi, pub), abitazioni, depositi, parcheggi e garage, uffici postali, uffici comunali, banche e scuole. Naturalmente si tratta di un “censimento” in fieri, in quanto il fenomeno della chiusura e trasformazione dei cinema è tutt’altro che in arresto: basti pensare al caso del Cinema Santa Lucia di Lecce, in cui a chiudere i battenti è addirittura un multisala, anche se non del tutto allineato con le esigenze del pubblico odierno, o all’ex Cinema Fulgor di Manfredonia che dopo essere stato chiuso e smantellato, offrendo la visione spettrale del suo fronte, come una scenografia in abbandono, è stato adibito a negozio. Accanto al Fulgor c’è il Cinema Impero, anch’esso dismesso, in attesa di subire un destino analogo. Purtroppo molto spesso gli interventi di trasformazione mancano del tutto di qualità Cinema trasformati [...] si resta colpiti dalla pluralità di funzioni che un palazzo di questo tipo può contenere e come queste funzioni siano per così dire del tutto indipendenti dalla sua forma e che però è proprio questa forma che ci resta impressa, che viviamo e percorriamo e che a sua volta struttura la città — Aldo Rossi, « L’architettura della città » , Marsilio, Padova 1966 Ester Bonsante Architetto L’ex Cinema Italia di Poggiorsini (Fotografia di Gianni Zanni)

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La trasformazione in architettura è una costante, una legge di tipo biologico che informa le città nella storia, declinando i diversi modi dell’uomo di abitare uno stesso spazio. Parallelamente alla città-palinsesto, che si cancella e si riscrive, esiste da sempre una città della trasformazione, che permane sostanzialmente inalterata nella forma pur negli usi diversi, intesi come contingenze transeunte e non (sempre) determinanti la forma stessa. La storia delle città italiane è costellata di edifici nati per esplicare una funzione e poi riconvertiti a tutt’altro utilizzo: basti ricordare a questo proposito il Palazzo della Ragione di Padova, cui si riferisce l’esergo rossiano, edificato per ospitare i tribunali e gli uffici finanziari della città, poi mutato in sede commerciale e, attualmente, utilizzato come sala espositiva, o l’Ospedale Maggiore di Filarete, oggi sede centrale dell’Università di Milano; ma si potrebbero additare esempi anche più recenti e territorialmente estesi, come l’Urbino di Giancarlo De Carlo o il Lingotto di Torino trasformato da Renzo Piano in un “genuino pezzo di città”. Nella sua espressione più alta la declinazione tipologica all’interno di uno stesso manufatto, non è un tradimento alla vocazione originaria di questo, ma un ponderato e intelligente processo di adattamento ai cambiamenti degli usi e costumi degli uomini che pone l’architettura su un piano sovrastorico, tale da soddisfare la ricerca di “una rispondenza al di sopra di ogni singolarità e finitezza” (Hegel, Estetica). Ogni edificio appartiene a un’istituzione dell’uomo (Kahn), e in questo senso la trasformazione non va considerata come una forzatura o una deminutio rispetto a una costruzione ex novo, ma come il sapiente processo del reinventare un luogo adeguandolo ad una nuova istituzione. L’insieme dei luoghi trasformati informa una sorta di città ipertesto, in cui gli edifici rimandano ad altri usi pregressi; in questa città è significativo, in epoca contemporanea,

il fenomeno dei cinematografi che hanno subíto un cambio d’uso, la cui diffusione è stata certamente determinata dalla stessa configurazione poco vincolante del tipo, ad aula unica con una zona antistante di servizi, che si presta con una certa facilità a una riconversione funzionale, ma anche dall’appetibile collocazione strategica, essendo generalmente i primi cinema situati in prossimità del centro urbano, ed essendo spesso caratterizzati da ampi fronti di accesso. Il fenomeno coincide quasi sempre con la rapida perdita del loro ruolo di centralità, in seguito alla diffusione della televisione nelle abitazioni private che ne ha comportato molto spesso l’abbandono e la chiusura. Tra i cinema dismessi dei Comuni pugliesi il fenomeno della trasformazione è particolarmente esteso, copre infatti circa un terzo dei casi, gli altri due terzi sono rispettivamente cinema inattivi e cinema scomparsi. I cinema trasformati sono oltre centoventi. Di questi, quasi la metà, sono stati convertiti in esercizi commerciali (la maggior parte in supermercati), altri in luoghi di ritrovo (teatri, sale bingo, sala giochi, pub), abitazioni, depositi, parcheggi e garage, uffici postali, uffici comunali, banche e scuole. Naturalmente si tratta di un “censimento” in

fieri, in quanto il fenomeno della chiusura e trasformazione dei cinema è tutt’altro che in arresto: basti pensare al caso del Cinema Santa Lucia di Lecce, in cui a chiudere i battenti è addirittura un multisala, anche se non del tutto allineato con le esigenze del pubblico odierno, o all’ex Cinema Fulgor di Manfredonia che dopo essere stato chiuso e smantellato, offrendo la visione spettrale del suo fronte, come una scenografia in abbandono, è stato adibito a negozio. Accanto al Fulgor c’è il Cinema Impero, anch’esso dismesso, in attesa di subire un destino analogo. Purtroppo molto spesso gli interventi di trasformazione mancano del tutto di qualità

Cinema trasformati [...] si resta colpiti dalla pluralità di funzioni che un palazzo

di questo tipo può contenere e come queste funzioni siano

per così dire del tutto indipendenti dalla sua forma e che però

è proprio questa forma che ci resta impressa, che viviamo

e percorriamo e che a sua volta struttura la città

— Aldo Rossi, «L’architettura della città», Marsilio, Padova 1966Ester Bonsante

Architetto

L’ex Cinema Italia di

Poggiorsini (Fotografia

di Gianni Zanni)

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L’ex cinema Fulgor

di Manfredonia prima

della trasformazione in negozio (fotografia

di Gianni Zanni)

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architettonica, rimaneggiamenti dettati unicamente da logiche speculative e semplicistiche, in una sorta di anonimato tipologico che si riconferma come tale a ogni nuova vita dell’edificio. A questo corrisponde una depauperazione di tipo sociologico nella scelta della nuova destinazione d’uso, che priva l’area circostante della centralità determinata dal cinema rimpiazzandola, spesso, con una livellante e poco ragionata distribuzione dei servizi di quartiere. Un aspetto non secondario è la ricaduta che l’abbandono o il cambio d’uso del cinema esercita sulla città di notte, essendo il cinema per sua stessa natura luogo che si spegne all’interno ma che è polo di attrazione all’esterno, il che contribuisce all’immagine di una notturna città nuova (Giò Ponti), un valore aggiunto che è difficile restituire con altri utilizzi. In ogni caso, aldilà delle nuove funzioni e delle loro ricadute sociali, spie degli usi e tendenze nelle politiche territoriali pugliesi, è utile tracciare alcune caratteristiche comuni ai singoli episodi di riconversione da un punto di vista strettamente morfologico. Volendo ridurre la casistica dei cinema trasformati ad una tassonomia tipologica, si possono individuare casi in cui la tipologia del cinema è ancora chiaramente leggibile, casi in cui è soppiantata dalla nuova funzione, ed ancora casi in cui le due vite dell’edificio coesistono ibridandosi talvolta in un risultato armonioso, la maggior parte delle volte grottescamente, quasi fossero la trascrizione architettonica di un surrealista cadavere squisito. La tipologia formale, l’analogo dell’iconografia in pittura secondo Argan, nel caso del cinema è costituita da pochi invarianti: oltre alla già citata essenzialità della distribuzione interna ad aula unica con una zona antistante di servizi, nel prospetto ricorrono alcuni elementi pertinenti quali la pensilina, l’insegna luminosa, e gli ampi tagli netti in corrispondenza della sala di proiezione.

Perciò, data la reversibilità strutturale di tali elementi, semanticamente irrinunciabili, alla prima categoria, quella cioè in cui la tipologia del cinema è ancora leggibile, corrispondono quasi unicamente i cinema trasformati in teatro, perché solo in quel caso, pur nelle sostanziali differenze tra i due tipi edilizi, si realizza una piena corrispondenza dell’essere entrambi luoghi dedicati allo spettacolo. Basti citare a questo proposito l’ex Cinema D’Ardia di Torre Santa Susanna, o l’ex Cinema Mariani a Torremaggiore entrambi trasformati in teatro. Il mantenimento della funzione di spettacolo consente una quasi piena intercambiabilità tra il tipo teatro e il tipo cinema, tanto che non è raro trovare casi di teatri storici adattati a cinema, che oggi stanno tornando alla loro destinazione di partenza, luoghi protagonisti di un altalenante ceci tuera cela tra cinema e teatro prima, televisione e cinema poi, concluso, astrattamente parlando, con la rinascita del teatro dalle sue ceneri. Solo per fare un esempio, a questo proposito, il Cinema Garibaldi di Bisceglie, collocato nell’ex teatro omonimo costruito fra il 1862 e il 1872, oggi è tornato alla sua funzione originale di teatro. Ci sono tuttavia anche casi di cinema riconvertiti ad altri usi, in cui lo stravolgimento tipologico interno, prodotto da funzioni diverse da quelle dello spettacolo, non intacca minimamente il prospetto che mantiene perciò l’aspetto di un cinema generando in tal modo una ambiguità semiologia: è il caso dell’ex Cinema Razionale di Vico Garganico, trasformato in abitazioni, in cui il fronte è rimasto perfettamente intatto, le abitazioni al suo interno son state organizzate tenendo conto delle aperture esistenti che, insieme all’aggetto di quella che doveva essere la sala proiezione, tradiscono la destinazione originaria dell’edificio. Ma esistono casi in cui si sceglie consapevolmente di mantenere leggibile addirittura l’assetto tipologico interno,

Nella pagina accanto,

l’ex Supercinema

di Bitonto trasformato in negozio alimentari

(fotografia

di Francesco Saverio Colella); a destra,

l’Arena Grottone di

Polignano a Mare in

un’immagine degli anni Cinquanta

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adeguando la nuova destinazione d’uso alla precedente: in questa direzione sembra muoversi la trasformazione in atto del cinema Excelsior di Cutrofiano che verrà trasformato in ristorante, mantenendo la galleria come frammento di memoria del vecchio cinema. Decisamente più estesa la casistica dei cinema trasformati in cui è scomparsa ogni traccia della preesistenza: il Cinema D’Onghia di Montemesola (Taranto), costruito nel 1970 è un emblematico caso del tipo in cui non resta traccia né memoria alcuna della precedente destinazione d’uso, completamente soppiantata dalla nuova. Il cinema presentava un prospetto abbastanza caratteristico fatto dei pochi ed essenziali elementi appena ricordati: la tipica pensilina che corre lungo tutto l’edificio ripartendolo in due livelli, quello del piano terra con gli ampi varchi di ingresso e uscita e quello del piano superiore caratterizzato dal ritmo serrato delle aperture della sala di proiezione, poste in corrispondenza degli ingressi principali sottostanti, e l’altrettanto tipica insegna luminosa al neon ripartita nei sei parallelepipedi contenenti le lettere della parola “CINEMA”. Successivamente il cinema D’Onghia è stato trasformato in esercizi commerciali al piano terra e abitazioni al piano superiore: al piano terra, l’attiguo supermercato è stato ampliato occupando buona parte del vecchio cinema, quasi srotolando la sua insegna che curvandosi aggettava sul fronte pressapoco quanto la vicina pensilina. Nel piano rialzato è stata completamente neutralizzata la valenza simbolica di quest’ultima, utilizzata come solaio per un balcone che corre lungo tutto il fronte. Attualmente l’edificio si presenta come una comune palazzina di abitazioni al piano rialzato e servizi commerciali al piano terra, perdendo ogni possibile allusione con la sua storia. Analogo destino di oblio è toccato all’Arena Grottone di Polignano

a Mare la cui singolare collocazione sulla spettacolare scogliera polignanese è stata rilevata da un ristorante che, recentemente ristrutturato, ha anche privatizzato la storica scalinata per la discesa a mare, cancellando ogni possibile memoria di questo sito privilegiato, più unico che raro per un cinema. Un’ulteriore e vasta casistica comprende i casi di ibridazione del cinema con la nuova destinazione, il più delle volte sfociante nel già citato risultato del cadavere squisito. In alcuni casi tale ibridazione avviene solo attraverso l’insegna che, sola, identifica la nuova destinazione d’uso. Esemplare in questo senso l’ex Cinema Vibinate di Bovino, attualmente riutilizzato come supermercato, che presenta un fronte con carattere di rilievo urbano, cui si sovrappone iconoclasticamente l’insegna di un supermercato, o l’ex Cinema Impero di Scorrano in cui la scritta “mobili”, discretizzata nelle singole lettere, sostituisce la tipica insegna luminosa verticale del cinema. Si crea in questi casi una discrepanza semiologica tra l’aspetto formale degli edifici e ciò che effettivamente sono. Un problema relativo alla lettura in filigrana del carattere dell’edificio, “che risulta da questo oggetto e che causa in noi una qualsiasi impressione” (Boullée). Simile è il caso dell’ex cinema Di Lillo di Barletta, imponente emergenza urbana, di cui il piano terra è stato adibito a ufficio postale: la rilevanza del fronte definito dall’ordine gigante, si riflette nell’archigrafia monumentale “TEATRO DI LILLO CINEMA” che sovrasta l’ordinario format delle poste. Una ibridazione decisamente più riuscita è quella dell’ex Cinema-teatro Garibaldi, con l’attuale Banca Credito Cooperativo di Alberobello: in questo caso l’edificio mantiene anche dopo la trasformazione una congruità con quello che rappresenta, senza sovvertire o rendere impossibile la memoria storica della precedente funzione, realizzandosi come forma stabile che perdura nel mutare degli usi. Per dirla con Moneo:

L’ex Cinema Rizzi

di Santo Spirito

in una cartolina

d’epoca

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“se risultano sufficientemente solidi, l’edificio potrà assorbire trasformazioni, cambiamenti, distorsioni, senza che smetta di essere fondamentalmente ciò che era, rispettando, in una parola, quelle che furono le sue origini”. Diversa la situazione del cinema che nasce privo di una chiara identità formale, assumendo camaleonticamente le caratteristiche tipologiche del tessuto circostante. Basti ricordare a questo proposito l’ex Cinema Ariston a Mola di Bari, la cui funzione di cinematografo poteva essere intuita solo dai cartelloni con le locandine dei film in corso ai due lati dell’ingresso. Analogamente a questo, anche il Cinema Aurora di Stornarella, in provincia di Foggia, nonostante l’ampia sala da quattrocento posti, si rivela sul prospetto con l’anonimato di un fronte a tre porte, il cui unico vezzo tipologico è costituito dalle sei bucature rotonde, frequenti nei cinema, probabili allusione al piccolo foro effetuato nelle prime sale cinematografiche che consentiva ai passanti di intravedere lo schermo dalla strada. Naturalmente episodi di questo genere si prestano a una facile riconversione sul modello abitazioni al piano primo ed esercizi commerciali al piano terra, come accade ad esempio per il Cinema Di Cataldo costruito nel 1949 a Cagnano Varano, attualmente in corso di trasformazione ad abitazioni e negozi. Già nelle foto dell’epoca si può notare che questo cinema è stato ricavato nella serialità del tessuto circostante, mantenendo la stessa ampiezza dei lotti vicini sul fronte strada: un brano di una partitura urbana tipica, nella quale scivola, preparandosi a consentirne il proseguo nei tipici conci d’attesa sul fianco. Gli unici elementi che lo caratterizzano come cinema sul fronte, sono le bucature ampie e prive di balcone, e l’insegna. La casistica dei cinema pugliesi trasformati in abitazione è molto ampia, e comporta ancor più che in altri casi un’alterazione sociale

prima che morfologica rispetto alla fruizione dell’area, venendo meno la fondamentale relazione tra spazio pubblico e privato innescata dal cinema nelle città. Un’altra notevole casistica di cinema trasformati comprende i cinema mutati in supermercati. Anche in questo caso le declinazioni sono molte: da esempi di trasformazione priva di qualità che muove da una condizione facilmente intercambiabile di edilizia anonima, come il Supercinema di Cerignola, (individuabile come tale unicamente da una pensilina), si passa ad esempi di ibridazione forzata come nel caso dell’ex Cinema Vittoria di Sammichele o del Brundisini di Faggiano, di analogo esito: due fronti abbastanza tipizzati, con le bucature a nastro tipiche della sala proiezioni che sormontano una pensilina, sotto la quale è stata semplicisticamente posta l’insegna del supermercato (analogamente a quanto avvenuto al Vibinate di Bovino già citato o al Cinema Rizzi di Santo Spirito). Un caso emblematico è costituito dal Cinema Roma di Novoli in cui il nuovo supermercato sembra ereditare la monumentalità quasi templare dell’edificio precedente, pur invertendone la gerarchia nella distribuzione degli ingressi. Ancora più depauperante per la qualità urbana di un’area è il caso, diffuso anch’esso, dei cinema non adeguati ad altro uso, ma semplicemente riutilizzati come contenitori per il deposito di materiali di vario genere: in tal caso l’edificio è abbandonato al degrado, fino a diventare un rudere. Un esempio di questo caso è il cinema S. Lucia di Cannole utilizzato come deposito mobili, o ancora l’ex Cinema Vittoria di San Michele Salentino, anch’esso convertito in deposito mobili, o l’ex Cinema Italia di Poggiorsini trasformato in garage. In questi casi l’edificio è lasciato in esterno a uno stato quasi di rudere con l’intonaco scrostato o annerito, quando non sparito del tutto, come nel caso di Poggiorsini, in

L’ex Cinema Rizzi

di Santo Spirito

trasformato

in Supermercato

(fotografia di

Francesco Saverio

Colella)

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Muro di proiezione

dell’ex arena di

Vernole stratificato nel tessuto edilizio

(fotografia

di Gianni Zanni)

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cui del cinema Italia resta il rustico in tufo locale e, come unica reminiscenza del vecchio cinema, le sole tre bucature tonde sul fronte principale.Potrebbe rientrare in questa categoria anche il Cinema Arcobaleno di Martano, trasformato in negozio di abbigliamento che al suo interno è organizzato come un deposito di merce in vendita, uno spazio senza qualità, che anche in esterno si presenta con il degradante aspetto di un edificio in abbandono. Decisamente diverso il caso del Cinema Maggiore a Ginosa, in cui la rifunzionalizzazione ha valorizzato la preesistenza declinandone i caratteri a proprio vantaggio: l’ex cinema, trasformato in negozio di arredamenti ha mantenuto la pensilina che, opportunamente accompagnata da una insegna sottostante, dimensionata in funzione di essa, si configura come tratto distintivo del negozio. Un episodio analogo di integrazione per lo meno formale (pur nella depauperazione funzionale che ha privato la città di un importante cinematografo) è la sala bingo che ha preso, in parte, il posto dell’ex Cinema Fiamma a Lecce, ereditandone il fronte principale di accesso con la importante pensilina che, insieme ad altri due pannelli verticali, pubblicizza e rende inequivocabile l’identificazione urbana della sala bingo. Di integrazione formale, in cui le due vite dell’edificio si rinnovano e urbanisticamente si dichiarano nella congruità del fronte, si può parlare anche per la prima trasformazione subita dall’ex Cinema Capitol di San Severo, che nei primi anni duemila è stato adibito a pub pizzeria. Recentemente il cinema, poi pub, è stato nuovamente trasformato in palestra. Anche solo fermandosi all’analisi di questa arbitraria classificazione appena tracciata, è utile osservare come l’esperienza dei cinema trasformati della Puglia può essere istruttiva per analizzare i

processi spontanei della città che si trasforma. In particolare in Italia i plurisbandierati “costruire nel costruito”, e “recupero dell’esistente”, sono tutt’altro che pratiche di recente ideazione. Pur tuttavia tra gli esempi storici di trasformazione funzionale e i nuovi orientamenti progettuali di flessibilità in previsione di un probabile cambio di destinazione c’è una distanza siderale in termini di qualità. L’ontologica differenza tra quelli e questi (che pari non sono), risiede nel fatto che quei fatti urbani nascevano con una forma compiuta, univocamente definita, in grado di sostenere il cambio d’uso senza perdere senso né identità. Diversamente la logica dei neo funzionalisti che auspica edifici “flessibili”, si presta ad essere un fallimento in termini, perché presuppone la creazione di ibridi molli, provvisorie compartimentazione di spazi privi di identità già in partenza, l’esatto inverso del “l’architettura è aldilà dell’utile” di lecorbuseriana memoria. Tanto più l’architettura sarà valida, quanto più la forma sarà duratura a prescindere dalla funzione che ospita, dopodiché l’atto del reinventare lo spazio già costruito modificandolo, implica una avvincente operazione di composizione sulla composizione volta all’adattamento dell’edificio al mutare delle esigenze e del modo di abitare il mondo, che non può prescindere dalla qualità, in quanto ogni trasformazione deve essere occasione progettuale ed interpretazione critica dell’esistente. Questa considerazione ha ragione d’essere soprattutto in Italia dove, a causa della scarsa possibilità di edificare ex novo, la trasformazione è prassi del costruire e non dovrebbe mai tralasciare una lettura morfologica della città. A differenza della città palinsesto scritta, cancellata e nuovamente riscritta, il riutilizzo di uno stesso edificio cristallizza il processo biologico in fieri della città, esibendo la coesistenza di due o più momenti storici. In questo senso il luogo diventa silloge

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di storie e l’architettura è opera aperta pur nella fermezza delle sue premesse. La trasformazione è superamento positivo di una certa cronofobia, consente l’innovazione ed il naturale sviluppo della costruzione della città nel tempo, ma deve sottostare a un principio chiaro di identità urbana come sintesi di memorie. I cinematografi trasformati sembrano essere vittime di una sorta di contrappasso: l’aver offerto al pubblico le diverse vite dei set cinematografici li condanna oggi alla promiscuità degli usi più disparati. L’auspicio finale è che contro l’a-topia e il decentramento dei multisala si possa, parafrasando Giò Ponti, tornare ad avere fame della favola dei cinema nelle città: “dacci. Iddio. il pane quotidiano: dacci cioè la casa, il lavoro, la salute. la forza di vivere. e l’occasione di vedere la Terra: ma dacci anche la favola quotidiana, sia essa cinema, pittura, racconto, scritto, musica”.

Nella pagina accanto,

ingresso dell’ex

cinema Ariston di Valenzano (fotografia

di Gianni Zanni)

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Provincia di Bari Alberobello, ex Cinema-teatro Garibaldi, via Bari, 10 – BancaAlberobello, ex Cinema Italia, via Garibaldi – SupermercatoBari, ex Cinema Jolly, via Sagarriga Visconti, 222 – Dopolavoro Pp.Tt.Bari, ex Cinema Oriente, Corso Cavour, 34 – Sala bingoBari, ex Cinema Orfeo, via Lattanzio, 20 – Sala giochiBari, ex Cinema Salottino, via Stoppelli angolo via AmendolaBari, ex Cinema Sant’Elia, Via Napoli 282/d – Sala parrocchialeBari, Santo Spirito, ex Cinema Teatro Rizzi, Via Genova – SupermercatoBitonto, ex Cinema Supercinema, Via Traetta, 83 – SupermercatoBitonto, ex Cinema Traetta, Corso Vittorio Emanuele – BancaCasamassima, ex Cinema Capozzi, Corso Garibaldi, 17 – Scuola di DanzaModugno, ex Cinema Vittoria (Di Nanna), Via Piemonte, 92 – Associazione evangelicaMola di Bari, ex Cinema Ariston, Via Di Vagno, 21 – Circolo e associazioneMola di Bari, ex Cinema Nuovo, via Alberotanza, 5 – Locali commerciali Molfetta, ex Cinema Al Viale, Viale Pio XI – Locali commercialiMolfetta, ex Cinema Apollo, Via Roma – Locali commercialiMolfetta, ex Cinema Corso, Via Respa – Locali commercialiMolfetta, ex Cinema Fenice, Corso Umberto – Locali commercialiMolfetta, ex Cinema Fiamma, Via Muscati, 36 – Locali commercialiMolfetta, ex Supercinema, Via Riganti – Locali commerciali Noci, ex Cinema Eden, Via G. Galilei, 2 – Parzialmente trasformato in Supermercato(e in parte demolito)Poggiorsini, ex Cinema Italia, Via Dei Mille, 16 – Garage e depositoRutigliano, ex Cinema Vittoria, Piazza XX settembre, 2 –

Sammichele, ex Cinema Vittoria, Viale Rimembranza – Supermercato

Santeramo in Colle, ex Cinema-teatro Japigia, Piazza Di Vagno, 26/28 – Biblioteca

Terlizzi, ex Cinema Grassi, Largo Pappagallo – Parzialmente trasformato in Locali

commerciali (e in parte demolito)

Terlizzi, ex Cinema Ariston, Corso Vittorio Emanuele – Locali commerciale

Toritto, ex Cinema Regina, Via Flora, 16 – Sede Aziendale/Opificio

Toritto, ex Cinema Aurora, Via G. A. Pugliese – Oleificio

Triggiano, ex Cinema Imbriani, Piazza Vittorio Veneto – Sede ComunaleTriggiano, ex Cinema Gloria, Via Carroccio – Abitazioni

Provincia di Barletta-Andria-TraniAndria, ex Cinema Cuomo, via Gioacchino Poli, 134 Barletta, ex Arena, piazza Conteduca – Dopolavoro Ferroviario

Barletta, ex Cinema-teatro Dilillo, corso Garibaldi – Ufficio postale

Barletta, ex Cinema Arena San Francesco, Via Milano, 93 – Scuola MaternaBisceglie, ex Cinema Garibaldi, Piazza Margherita – Teatro GaribaldiCanosa, ex Cinema-teatro D’Ambra, via Piave – Teatro Lembo

San Ferdinando di Puglia, ex Cinema Smeraldo, Via Papa Giovanni XXIII – Sala Giochi

Trinitapoli, ex Cinema-teatro Italia, Via Papa Giovanni – Negozio/Magazzino

Provincia di Brindisi

Brindisi, ex Cinema-teatro Astra, Via Romolo, 68 – AbitazioniBrindisi, ex Cinema Eden, Via Appia, 100 – Locale per eventi

Brindisi, ex Cinema Universal, Piazza Crispi – Locale per eventi poi chiusoCarovigno, ex Cinema Italia, Via Monte Grappa – ristrutturazione per Teatro

Cellino San Marco, ex Cinema Impero, via A. Manzoni – Locali commerciali

Cisternino, ex Cinema Carabotti, Via Roma – Locali commerciali e palestraErchie, ex Cinema Verdi, via San Francesco – Supermercato e abitazioni

Mesagne, ex Cinema Carmine, Piazza San Michele Arcangelo – Locale parrocchialeOria, ex Cinema Ariston, Via Madonna della Scala

Oria, ex Cinema Candeloro, via Manduria – Locali commercialiOria, ex Cinema Excelsior, vico torre – Locali commerciali

Oria, ex Cinema Massa, piazza Manfredi – Ambulatorio (e parzialmente dismesso)Ostuni, ex Cinema Centrale, Corso Cavour, 14 – Locale commerciale/magazzino

Ostuni, ex Cinema Supercinema, Via Mazzini, 89 – Locale commercialeSan Michele Salentino, ex Cinema Vittoria, Via Napoli, 15 – Deposito mobili

San Pietro Vernotico, ex Cinema-teatro Galleria Edoardo, Via Montepiana, 10 – Locali commerciali

Torchiarolo, ex Cinema Italia, Via Carso - SupermercatoTorre Santa Susanna, ex Cinema D’Andria, via Galaso, 72 – Teatro comunale

Provincia di FoggiaAccadia, ex Cinema Bonito, via Bonito – MobilificioAnzano di Puglia, ex Cinema, via Forno Vecchio – AbitazioniAnzano di Puglia, ex Cinema Santa Maria, Via Roma – DiscotecaAscoli Satriano, ex Cinema Iazzetti, Via Stazione – Supermercato/Abitazioni Biccari, ex Cinema De Santis, Via Fuori Porta Garofalo – Panificio/FrantoioBiccari, ex Cinema Silvestre – AbitazioniBovino, ex Cinema-teatro Vibinate, Via Florestano Rossomandi, 7 – SupermercatoCagnano Varano, ex Cinema Di Cataldo, Corso Giannone, 3 – Abitazione/lavori in corsoCandela, ex Cinema Martinelli, via Tenente Carlo Marrese – Locale privatoCarapelle, ex Cinema Lopez, vico San Francesco – Deposito e autofficinaCarpino, ex Cinema Clorinda, Via Mazzini – SupermercatoCasalnuovo Monterotaro, ex Cinema Italia, Piazza del Municipio – Circolo ricreativoCastelluccio Valmaggiore, ex Cinema di Ettoruccio – Bar ItaliaCelenza Valfortore, ex Cinema Venditto, Viale Regina Margherita – Locali commerciali e abitazioneCerignola, ex Supercinema, Vico Fornaci Sgarro, 5 – SupermercatoDeliceto, ex Cinema Fatima, Via Fontana, 1 – Deposito di frantoioFaeto, ex Cinema Risorgimento, Via Fontana, 1 - AbitazioniFoggia, ex Cinema Corso Roma, Corso Roma – PalestraFoggia, ex Cinema San Francesco, Via Tugini, 1 – TeatroFoggia, ex Cinema Pace e Bene, Piazza Immacolata – Teatro Ischitella, ex Cinema Giannone, Via P. Giannone – Contenitore culturaleLesina, ex Cinema Aurora, Via Roma – Uffici comunali

Lucera, ex Cinema Vermounth, Piazza Duomo – Bar Caffè Chiara

Lucera, ex Cinema Roma, Piazza del Popolo, 20 – Negozi/Deposito

Manfredonia, ex Cinema Fulgor, Via dell’Arcangelo, 11 – Negozio di abbigliamento

Manfredonia, ex Cinema Vittoria, Via Torre S. Maria – Supermercato

Mattinata, ex Cinema Mione, Via Delegazione Municipale - Mobilificio

Mattinata, ex Cinema Moderno, Corso Matino – Magazzino

Monte Sant’Angelo, ex Cinema Granatiero, Piazza Roma 8/10 – Abitazioni

Monte Sant’Angelo, ex Cinema Gargano – Officina meccanica per autoMonteleone di Puglia, ex Cinema San Giovanni Battista – Centro Azione Cattolica

Motta Montecorvino, ex Cinema Italia, Via Roma, 12 – Deposito/Garage

Orsara di Puglia, ex Cinema Paradiso, (centro storico) – Magazzino Ditta SerramentiOrta Nova, ex Cinema Roma (ex Capolongo), Via Matteotti, 9 – SupermercatoOrta Nova, ex Cinema Eden, Via Roma – Stabilimento Vinicolo

Rodi Garganico, ex Cinema Imperiale, Via C. Grossi – Deposito/Parcheggio

Roseto Valfortore, ex Cinema Casa del Giovane, Via dei Pittori – Locale parrocchialeSant’Agata di Puglia, ex Cinema Italia, Via Remigio Cela – Teatro ComunaleSan Giovanni Rotondo, ex Cinema Olimpia (detto il Pidocchietto), via Al Mercato, 13

– Sala Biliardo poi Ristorante

San Marco La Catola, ex Cinema Patricelli, Corso Vittorio Emanuele – Centrale telefonica San Marco La Catola, ex Cinema Apicella, Via Europa – Pro Loco e Museo

San Paolo Civitate, ex Cinema Impero, Via regina Elena - Garage

San Severo, ex Cinema Capitol, Via Michele Zannotti – Pub e pizzeriaSan Severo, ex Arena Ariston, Via Apricena angolo Via Leoncavallo – Parcheggi

San Nicandro Garganico, ex Cinema Umberto, San Nicandro Garganico, ex Cinema-teatro Trapani, Corso Garibaldi

– AbitazioniSerracapriola, ex Cinema Ariston – Abitazioni e garage

Stornara, ex Cinema Nuova Italia – Sede di partito politicoStornarella, ex Cinema Aurora, Via Leopardi, 7 – Deposito prodotti agricoli

Torremaggiore, ex Cinema-teatro Santagata (ex Teatro Mariani), Via Cavour, 63/67 – Teatro comunale

Vico del Garganico, ex Cinema Impero, Via di Vagno – Deposito scuolaVico del Garganico, ex Cinema Razionale, Via San Filippo Neri - Abitazioni

Vico del Garganico, ex Cinema Italia – Garage e depositoVieste, ex Arena Medina – Parcheggio privato

Vieste, ex Cinema Oratorio San Giuseppe, Piazza S. Giuseppe – Teatro parrocchialeVolturino, ex Cinema Micheluccio, Via Capo Torre – Abitazioni

Volturino, ex Cinema Graziano, Corso Vittorio Emanuele – Scuola GuidaZapponeta, ex Cinema Leonardo, Corso Manfredonia – Supermercato

Elenco delle sale trasformate

Elenco redatto con la collaborazione di Rolando Di Lorenzo

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Provincia di LecceAndrano, ex Cinema Salvador, via Michelangelo – Sala da ballo Bagnolo del Salento, ex Cinema Sirena, via Sirena, 11 – RistoranteCannole, ex Cinema Santa Lucia, Via Bellini, 25 – Deposito MobiliCasarano, ex Arena Italia, via Matino – Locali commercialiCasarano, ex Cinema Arena Moderna, Via Padova – Parcheggio ComunaleCastrì di Lecce, ex Cinema-teatro, Via Nazario Sauro, 30 - RistoranteCastrignano dei Greci, ex Cinema Folgore, Via F. Monosi – Circolo calcioCastrignano del Capo, ex Cinema Aurora, via Adua – Supermercato e abitazioni Castro, ex Cinema, via Luigi Schifano – Abitazioni e studioCollepasso, ex Cinema Vittoria, via Baronessa Contarini – Locali commercialiCutrofiano, ex Cinema Roma, Via Capo – AbitazioniGalatone, ex Cinema Galateo, Via Savoia – Circolo CacciaGallipoli, ex Cinema Radium, Via XXIV maggio – SupermercatoLecce, ex Cinema Arena Aurora, Viale Taranto - ParcheggiLecce, ex Cinema-teatro Fiamma, Via F. Filzi – Negozi e Sala BingoLequile, ex Cinema Calamo, via Umberto I – GarageLeverano, ex Cinema, via Fontana – Locali commercialiLizzanello, ex Cinema Orfeo, via d’Afflitto – Centro polifunzioanleMartano, ex Cinema Arcobaleno, Via San Trinchese – Locali commercialiMatino, ex Cinema San Giorgio, via Catania – Deposito BancaMonteroni, ex Cinema Montedoro, Piazza Falconieri – Sala ricevimentiMonteroni, ex Cinema-teatro Don Bosco, Viale Trieste, 38 – Locale parrocchialeMuro Leccese, ex Cinema Excelsior, Via Malta – Scuola di DanzaNovoli, ex Cinema-teatro Roma, Via Pietro Longo – Supermercato

Patù, ex Cinema-teatro Orchidea, Via Papa Giovanni XXIII – Supermercato

Porto Cesareo, ex Cinema Grand’Italia, via Muratori – Ristorante

Racale, ex Cinema, Via Gallipoli – Locale commerciale

Ruffano, ex Cinema Frida, Via Vittorio Emanuele, 46 - Mobilificio

Salve, ex Cinema L’Arca, piazza Dante Alighieri – Hotel e supermercato

San Cesario di Lecce, ex Cinema Iride, Via Dante Alighieri, 89 – Contenitore

culturale/sala prove teatro

San Donato di Lecce, ex Cinema Santa Maria, via Marconi – SupermercatoSan Pietro in Lama, ex Cinema Italia, Via Lequile – Concessionaria Auto

Sannicola, ex Cinema, Piazza della Repubblica – Banca

Santa Cesarea Terme, ex Arena, via Roma – AbitazioniScorrano, ex Cinema Impero (ex Santa Domenica), Via Emilio Scauro – Locali commerciali

Soleto, ex Cinema Scarpa, via Piave – Supermercato

Specchia, ex Cinema Moderno, via Madonna del Passo – Locali commercialiSpongano, ex Cinema parrocchiale (San Giorgio), via Chiesa – Locali parrocchialiSpongano, ex Cinema, via Ludovico Ariosto – Deposito

Sternatia, ex Cinema Chiriacò, Via Marrella – Locali commerciali

Tuglie, ex Cinema Excelsior, Via Aldo Moro, 126 – DepositoUgento, ex Cinema Oratorio San Giovanni Bosco, Via Firenze – Teatro parrocchialeVeglie, ex Cinema Trieste, via Trieste – Deposito

Zollino, ex Cinema, via Stazione – Mulino

Provincia di TarantoAvetrana, ex Cinema Muscogiuri, Via M. Preti, 3 – Biblioteca comunale

Carosino, ex Cinema Orientale, via Roma – Garage

Faggiano, ex Cinema Brundesini, Via V. Emanuele, 38 – SupermercatoGinosa, ex Cinema Maggiore, Via Cavour, 59 – Negozio d’arredamento

Laterza, ex Cinema Santalucia, Piazza F.lli Barberio, 48 – PizzeriaLeporano, ex Cinema, via Dante – Uffici e appartamenti

Massafra, ex Cinema-teatro Comunale, piazza Garibaldi – TeatroMonteiasi, ex Cinema Marinelli, Via Roma, 200 – Abitazione e garage

Montemesola, ex Cinema D’Onghia, Via Molinelle, 16 – SupermercatoMottola, ex Cinema Jonio, Via Mazzini, 51 – Abitazioni in corso

Palagiano, ex Cinema Paradiso, Via Roma, 32 – Sala giochiPulsano, ex Cinema Oriente, Via V. Emanuele, 72 – Attività commerciale

Pulsano, ex Sala Consiliare Castello De Falconibus – Locale comunaleSan Marzano, ex Cinema Bruno, Piazza Umberto, 2 – Circolo ricreativo

Talsano, ex Cinema Solito, Via Umberto I, 119 – PalestraTalsano, ex Cinema Italia, Via Umberto I, 121 – Negozi

Taranto, ex Cinema Fiamma, Via Gorizia, 19 – Abitazioni e Chiesa EvangelicaTaranto, ex Cinema Alfieri, Via G. Oberdan, 4 – UfficiTaranto, ex Cinema Paris, Via Mazzini – Sala BingoTaranto, ex Cinema Odeon, Via Di Palma, 10 – NegoziTaranto, ex Cinema Marconi, Corso Vittorio Emanuele II – Tipografia arcivescovileTaranto, ex Cinema Castellano, Via Porta Napoli, 16/20 – Attività commercialeTorricella, ex Cinema Campa, via Sergente Menza – AbitazioniTorricella, ex Cinema Arena, via Maruggio – Locali commerciali

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