cronache+ipogee+novembre+n.11 2013

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cronache ipogee pagine di informazione speleologica per il Friuli Venezia Giulia - n. /203 cronache ipogee Spilaio (Spηlaio) Viaggio nel mondo ipogeo della Grecia tra mito e realtà Lunedì 11 novembre, ore 16.30, complice una Bora sostenuta, si è svolta la cerimonia di inaugurazione della mostra storico-esplorativa deno- minata SPILAIO. Viaggio nel mondo ipogeo della Grecia tra mito e realtà. La mostra ci è stata richiesta dalla Comunità Greco-orientale di Trieste, in seguito alla nostra ultima spedizione speleologica in terra ellenica e il suo allestimento è stato ospitato nella Sala Giubileo/Filoxenia, a Trieste. Con l'occasione, abbiamo pensato di riunire in una unica esposizione le quattro iniziative sociali che ci hanno visto spostare la nostra attività speleo- logica (sia esplorativa che divulgativa) in Grecia, nel corso del tempo. Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. Uno dei 34 pannelli della mostra. (Massimo Razzuoli) Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. Particolare dell'esposizione. (Massimo Razzuoli) Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. L'intervento conclusivo di Clarissa Brun. (Massimo Razzuoli) Così, l'esposizione fotografica ha preso lo spunto dalla ormai lontana spedi- zione esplorativa del 1984 (all'Abisso Provatina) per poi proseguire con il commento scritto e fotografico di quella del 2005, in Peloponneso, dove gli obiettivi erano stati fissati sull'attività speleo-subacquea sia di ricerca che di esplorazione, senza per questo trascu- rare la didattica. In quella occasione, infatti, gli istruttori del CAT avevano tenuto un corso di certificazione per gli speleosub ellenici. Una parte è stata riservata alle ricer- che scientifiche condotte nelle grotte marine del Peloponneso da parte di alcuni giovani studenti dell'Università di Trieste che si erano aggregati alla spedizione. A questa segue la spedizione del 2011 nella quale sono stati investigati i territori montani del Pindos con la scoperta, l'esplorazione, la documen- tazione e il rilievo di 42 cavità. La mostra ha voluto comprendere anche l'aspetto folkloristico delle grotte elleniche che, grazie a una cultura millenaria, ha dato modo ai nostri studiosi del settore di presentare un report al Congresso Internazionale di Speleologia, tenutosi a Kalamos, nel 2005. Alcuni esempi di attrezzature speleo- logiche e speleo-subacquee vanno a corredare la mostra insieme al filmato che è stato prodotto per la spedizione del 2011. La serata è stata introdotta dal presi- dente della Comunità Greco-orientale, amm. Stelios Ritsos, che dopo le pre- sentazioni di rito ha dato la parola al presidente del CAT, Lino Monaco. Il saluto dell'Amministrazione Comu- nale è stato portato dal consigliere Giovanni Coloni che ha avuto parole di elogio e di incoraggiamento per le attività della nostra Società. L'ultimo intervento è stato fatto da Cla- rissa Brun che ha illustrato ai presenti i contenuti della mostra. Al termine, un rinfresco con alcune del- le specialità greche è stato offerto dalla Comunità Greco-orientale di Trieste. Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. Il saluto del Comune di Trieste è stato portato dal consigliere, Giovanni Coloni. (Massimo Razzuoli) Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. Il presidente della Comunità Greco-orientale di Trieste, amm. Stelios Ritsos, da il benvenuto alle persone presenti. (Massimo Razzuoli)

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pagine di informazione speleologica per il Friuli Venezia Giulia - n. ��/20�3

cronache ipogee

Spilaio (Spηlaio)Viaggio nel mondo ipogeo della Grecia tra mito e realtà

Lunedì 11 novembre, ore 16.30, complice una Bora sostenuta, si è svolta la cerimonia di inaugurazione

della mostra storico-esplorativa deno-minata SPILAIO. Viaggio nel mondo ipogeo della Grecia tra mito e realtà.La mostra ci è stata richiesta dalla Comunità Greco-orientale di Trieste, in seguito alla nostra ultima spedizione speleologica in terra ellenica e il suo allestimento è stato ospitato nella Sala Giubileo/Filoxenia, a Trieste.Con l'occasione, abbiamo pensato di riunire in una unica esposizione le quattro iniziative sociali che ci hanno visto spostare la nostra attività speleo-logica (sia esplorativa che divulgativa) in Grecia, nel corso del tempo.

Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. Uno dei 34 pannelli della mostra. (Massimo Razzuoli)

Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. Particolare dell'esposizione. (Massimo Razzuoli)

Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. L'intervento conclusivo di Clarissa Brun. (Massimo Razzuoli)

Così, l'esposizione fotografica ha preso lo spunto dalla ormai lontana spedi-zione esplorativa del 1984 (all'Abisso Provatina) per poi proseguire con il commento scritto e fotografico di quella del 2005, in Peloponneso, dove gli obiettivi erano stati fissati sull'attività speleo-subacquea sia di ricerca che di esplorazione, senza per questo trascu-rare la didattica. In quella occasione, infatti, gli istruttori del CAT avevano tenuto un corso di certificazione per gli speleosub ellenici.Una parte è stata riservata alle ricer-che scientifiche condotte nelle grotte marine del Peloponneso da parte di alcuni giovani studenti dell'Università di Trieste che si erano aggregati alla spedizione.A questa segue la spedizione del 2011 nella quale sono stati investigati i territori montani del Pindos con la scoperta, l'esplorazione, la documen-tazione e il rilievo di 42 cavità.La mostra ha voluto comprendere anche l'aspetto folkloristico delle grotte elleniche che, grazie a una cultura millenaria, ha dato modo ai nostri studiosi del settore di presentare un report al Congresso Internazionale di Speleologia, tenutosi a Kalamos, nel 2005.Alcuni esempi di attrezzature speleo-logiche e speleo-subacquee vanno a corredare la mostra insieme al filmato che è stato prodotto per la spedizione del 2011.La serata è stata introdotta dal presi-dente della Comunità Greco-orientale, amm. Stelios Ritsos, che dopo le pre-sentazioni di rito ha dato la parola al presidente del CAT, Lino Monaco.Il saluto dell'Amministrazione Comu-nale è stato portato dal consigliere Giovanni Coloni che ha avuto parole di elogio e di incoraggiamento per le

attività della nostra Società.L'ultimo intervento è stato fatto da Cla-rissa Brun che ha illustrato ai presenti i contenuti della mostra.Al termine, un rinfresco con alcune del-le specialità greche è stato offerto dalla Comunità Greco-orientale di Trieste.

Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. Il saluto del Comune di Trieste è stato portato dal consigliere, Giovanni Coloni. (Massimo Razzuoli)

Trieste, Sala Giubileo/Filoxenia. Il presidente della Comunità Greco-orientale di Trieste, amm. Stelios Ritsos, da il benvenuto alle persone presenti. (Massimo Razzuoli)

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novembre 20�3...

Lo stemma del Club Touristi Triestini (1894) dipinto sul fondo dell'Abisso Plutone (Carso triestino). (Sergio Vianello)

Rinasceil club TouRisTi TRiesTini

Lunedì 30 settembre, di sera, per celebrare degnamente il 631° anni-versario della Dedizione di Trieste all'Austria, è stato ricostituito il Club Touristi Triestini.Fondata nel 1884, è stata la più grande associazione escursionistico-speleolo-gico-naturalistica della città, formata da persone di ogni estrazione sociale, leali cittadini austriaci.Tra i soci più noti del Club ricordere-mo Moser, Perko, Müller, Konvizca; patrono ne fu l'arciduca Lodovico Salvatore.Il CTT acquistò nel 1905 la Grotta Gigante e la aprì alla fruizione turistica nel 1908.Il CTT fu soppresso nel 1922 come scrive il “2000 grotte”: Nel '21, e più ancora nel '22, l'Alpenverein e il Club Touristi Triestini (nome italiano di una filiazione prettamente straniera e an-tiitaliana) tentano di riprendere una attività nefasta per la Nazione col netto scopo di svisare il carattere italiano della Venezia Giulia......Dopo una campagna serrata per lo scioglimento di quei circoli e la reden-zione di tutte le grotte ancora in loro mani: San Canziano, Gigante, Sotto Corona, l'Alpina riesce, coll'avvento del Governo di Mussolini, a ottenere in for-ma legale l'acquisto, ed a raggiungere praticamente la cessazione di ogni opera delle due società antiitaliane.Negli anni '20 la sede del CTT fu de-vastata dai nazionalisti italiani e i resti dei suoi archivi passarono all'Alpina delle Giulie.Il Club Touristi Triestini è rinato per promuovere l’identità mitteleuropea, multiculturale, multietnica, plurilingui-stica e pluriconfessionale della città e del Territorio di Trieste. Lo Statuto del 1895 è stato ripristinato dopo le indispensabili modifiche che ne hanno interessato circa il 20% del testo.L'attività escursionistica è già ripresa il 20 ottobre con una gita sull'Herma-da/Grmada, il 10 novembre con la salita allo Slavnik, il 17 con una gita sul sentiero della Salvia.Quella culturale è ripresa il 13 no-vembre con una conferenza sui rilievi GPS e utilizzo di OpenStreetMap,

una specie di atlante mondiale libero in rete.Il CTT ha sede in piazza della Borsa n° 7, in quella che fu la sua antica cancelleria e la redazione del suo periodico “Il Tourista”.Per la prossima stagione è prevista una lunga serie di escursioni dentro e fuori la Provincia di Trieste: la ex ferrofia Parenzana, il castello di Roc-capelosa, San Servolo, Monte Carso e Val Rosandra, i sentieri dei carbonai in Ciceria, il Sentiero dell'Amicizia Boljunec-Beka, Parenzo e grotta di Baredine, il Canal di Leme e tante altre ancora.I nostri recapiti sono:[email protected]

Alessandro Sgambati

Lo stemma del Club Touristi Triestini (24 agosto - 7 settembre 1894) trovato nella Grotta dei Morti (Carso triestino). (Andrea Polsini)

casola 2013

Dal 31 al 3 novembre, si è tenuto a Casola Valsenio

(provincia di Ravenna), l'incontro inter-nazionale di Speleologia denominato "Speleopolis".2243 gli speleologi che si sono pre-sentati al tradizionale appuntamento del "Ponte dei morti".Tantissimi gli appuntamenti in calenda-rio che hanno accompagnato i parteci-panti e la gente del luogo a conoscere le più recenti novità del mondo spe-leologico nel campo delle esplorazioni, della ricerca e della tecnica.Numerose le mostre, le proiezioni di video e gli stand delle associazioni speleologiche italiane e non.Tra queste, i soci del Club Alpinistico Triestino hanno allestito uno stand edi-toriale-didattico e una mostra dal titolo "Un anno da pipistrello". Hanno poi presentato un filmato sulle esplorazioni nell'Abisso di Repen e un corto sulla pulizia dell'Abisso di Padriciano.I riscontri che si sono ricevuti dallo stand sociale sono stati molto gratifi-canti e la parte del leone lo hanno fat-to, soprattutto, le pubblicazioni rivolte all'utenza scolastica e quelle dedicate alle grotte fruite nel corso della prima guerra mondiale, sul Carso triestino.I nostri soci hanno, ovviamente, appro-fittato dell'occasione anche per visitare un paio di grotte che si aprono nei dintorni di Casola.

Casola Valsenio. I pannelli che i ragazzi delle scuole medie di Muggia (Trieste), ci hanno affidato per testimoniare l'attività svolta nel loro istituito. (Massimo Razzuoli)

Casola Valsenio. Lo stand didattico del CAT e la mostra sui pipistrelli. (Massimo Razzuoli)

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unDeR GRounDcasola 2013speleopolis

È vero, lo ammetto. Ho deciso di andare a Casola solo 10 giorni prima dell’evento. Non lo attendevo, non mi interessava, era per me un fatto estraneo.Eppure in dieci giorni, man mano, ho collezionato 1000 aspettative. In realtà volevo tagliare i ponti con i problemi quotidiani, ormai opprimenti. Volevo esercitare una delle mie doti più forti: la curiosità. Volevo sapere come sono fatti gli speleo del resto d’Italia…Sono tornato a casa con 2000 motivi per essere felice di esserci andato: ho conosciuto gente bellissima di ogni parte d’Italia, ho conosciuto e apprez-zato ancora di più i miei compagni di Gruppo con i quali sono andato, ho riso, cantato, ballato, fotografato, mangiato, dormito con un pizzico di mondo speleo…Ho conosciuto anche speleo stranieri, proprio nella grotta che ho visitato: l’Abisso Garibaldi.Io sono speleo da soli due anni ed ho pochissima esperienza di grot-te… il nome mi impressionava ma mi attirava anche: mi sono iscritto al gruppo che l’avrebbe visitato sabato 9, il giorno prima della partenza. Se fosse stata una brutta esperienza, non avrei potuto “recuperare” esplorando un’altra grotta.Ma ero già soddisfatto: avevo visto come funzionava l’organizzazione del Raduno di Casola: perfettamente!E poi il giorno prima avevo anche già apprezzato i filmati di alcune esplo-razioni avventurose dello speleo-sub Luca Pedrali, ormai mio eroe, ho visto i miei occhi girare ammirati e confusi tra gli stand dei materiali e avevo già due “serate speleo” in corpo: fantastico!Ma torniamo al “mio abisso”.Per un problema inatteso di equipag-giamento, la mia compagna di esplo-razione, Rossana Graziano, decide di non entrare in grotta. Vado da solo.Ma è riduttivo dire da solo.Ero con altre 15 persone, tra cui anche un gruppo di sloveni.Fin dai primi metri sotto terra ho ini-ziato a fraternizzare con gli amici della Società di Studi Carsici A.F. Lindner, di Ronchi dei Legionari (Gorizia). Gente simpatica ed esperta, amante delle grotte.Abbiamo ironizzato sulla poca abissa-lità della Garibaldi, ma presto abbiamo

visto ridurre il numero di chi avanzava. Al primo budello si fermano gli sloveni e altri italiani. Andiamo avanti in pochi, alla fine arriviamo in fondo solo in tre: Antonella Miani della Società di Studi Carsici A. F. Lindner (GO) e Vanni Biasizzo del Gruppo Speleologico Forum Julii (UD) ed io.Sono soddisfatto! Sono arrivato fino in fondo, mi sono incastrato 3 volte e ne sono uscito da solo, incoraggiato dai miei due compagni di ventura e dalla guida Stefano, del CAI di Bologna.Nei miei quattro giorni di Casola ho dimenticato la vita quotidiana, ho vissuto in una sorta di speleo-bolla paradisiaca. Ho apprezzato la gioia, la vitalità, l’energia, la professionalità e le applicazioni scientifiche della spe-leologia, ma anche la spensieratezza dentro e fuori la grotta.Oggi ho ancora più voglia di prima di andare in grotta e, avendo fatto amicizia con speleo di tutta Italia, me ne andrò in grotta ovunque, sapen-do di poter contare sulla fratellanza speleo.

Ciro BelloGruppo Speleo - CAI Salerno

RaDuno speleoin cRoaZia

Si è svolto dal 22 al 24 novembre 2013 a Momjan, nei pressi di Buje (Croazia) il raduno degli spe-leologi della Croazia “Skup Speleologa Hratske” cui hanno partecipato circa 200 speleologi provenienti da tutto lo Stato. Organizzatore è stato lo Speleološko Društvo “Buje”- Gruppo Speleologico di Buie.Intenso il programma della giornata di sabato, durante la quale si sono succeduti dalle 10.00 fino alle 19.00 numerosi interventi, ciascuno di un quarto d’ora, in cui venivano presen-tati documentari, relazioni, filmati, foto sulle ultime novità delle esplorazioni e studi effettuati dai gruppi croati e interventi didattici con i bambini.Il raduno era ospitato nell’auditorium “Narodni Dom”, dove erano esposte anche le mostre fotografiche e pannelli didattici. Esigua la partecipazione degli speleologi regionali del FVG, seppur il raduno si svolgeva a pochi chilometri dal confine.Presenti alcuni rappresentanti della Società Lindner, del Club Alpinistico Triestino, della Commissione Grotte "Eugenio Boegan" e del Gruppo Spe-leologico "San Giusto". Raduno speleo croato. Marino, alla cucina.

I 200 partecipanti al raduno speleologico croato.

Alcuni soci della Lindner che hanno partecipato al raduno croato.

L'organizzatore del raduno croato Alen Hlaj.

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stata trovata anche una grande caver-na che, con ogni probabilità, era stata abitata in epoca preistorica visto che all’interno sono state trovate tracce della presenza dell’uomo. Dopo alcuni sondaggi, infatti, sono venuti alla luce alcuni cocci di terracotta grezza e altri manufatti attribuibili ad una cultura antica, questi al momento sono stati fotografati e in seguito verranno inviati all’università di Phnom Penh per una loro classificazione. La segnalazione della presenza di un fenomeno carsico così esteso ed importante è senz’al-tro il maggior risultato ottenuto dalla spedizione goriziana, che ricordiamolo si è avvalsa della collaborazione del Gruppo Grotte Novara sez. del C.A.I. e del Gruppo Speleologico Carnico sez. del C.A.I. di Tolmezzo.Tutte le grotte sono state rilevate topo-graficamente e il loro ingresso è stato posizionato con strumentazione GPS per poterlo individuare sulle mappe che purtroppo per questa zona non erano molto dettagliate. Il risultato ottenuto dalla spedizione speleologica va con-siderato nel contesto della speleologia nazionale e non solo, visto che la Cambogia non era molto conosciuta sotto questo profilo.Si ricorda, infatti, che in questo Paese è stata fatta un’unica esplorazione speleologica nel lontano 1995 da parte del gruppo tedesco dello Speläoclub Berlin che peraltro esplorò l’area di Batambang sitata a 500 km più a nord. La provincia di Kampot dove si trova il paese di Kep era stata volutamente trascurata perché all’epoca i campi minati costituivano e costituiscono ancora oggi un serio pericolo.Dunque, questo primo approccio, costi-tuisce un importante passo avanti per le esplorazioni future, che a sentire i componenti della spedizione, son già pronti ad intraprendere nel 2015, nel frattempo continueranno i rapporti di interscambio con l’università di Phnom Penh.Non appena si concluderanno le ne-cessarie elaborazioni dei dati raccolti essi saranno presentati attraverso un filmato e un dibattito pubblico presumi-bilmente entro il gennaio del 2014.Hanno preso parte alla spedizione: Maurizio Tavagnutti, Ivan Castellan, Antonino Torre del C.R.C. “C. Sep-penhofer” di Gorizia; Giandomenico Cella, Vittoria De Regibus del Gruppo Grotte Novara sez. C.A.I.; Claudio Schiavon del G.S. Carnico sez. C.A.I. Tolmezzo.

conclusala pRiMa speDiZione speleoloGicaiTaliana in caMboGia

Si è conclusa felicemente la prima spedizione speleologica italiana in Cambogia. Sono, infatti, rientrati in Italia, all’aereoporto della Malpensa, i componenti della spedizione deno-minata “International Speleological Project to Cambodia 2013”, che si è conclusa con un più che lusinghiero risultato sotto il profilo esplorativo. La spedizione organizzata dal Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer”, in occasione del suo 35° anno di fondazione, era partita da Gorizia il 9 novembre.Dopo aver preso contatto con l’univer-sità della capitale cambogiana e con il Console onorario italiano, i membri della spedizione hanno raggiunto la zona d’esplorazione, a circa 180 km a sud di Phnom Penh, dove hanno raggiunto il paese di Kep, base delle operazioni, qui poi si sono spinti sulle montagne verso l’interno. Le operazioni di ricerca di nuove cavità, fin da su-bito, sono state ostacolate dalla fitta vegetazione della foresta, per fortuna il lavoro è stato agevolato da alcuni abitanti del posto che si sono offerti per aprire dei sentieri e agevolando così l’avvicinamento ad alcune grotte.Il fenomeno carsico riscontrato in questa prima fase della spedizione è risultato veramente rilevante, esso è costituito da grandi caverne e pozzi. Spesso all’interno delle cavità si sono trovati dei simboli religiosi e altari dedicati a Budda, i monaci che presidiavano questi luoghi sacri sono sempre stati gentilissimi e interessati alle ricerche della spedizione. In alcuni casi sono state trovate, all’interno delle cavità più grandi, tracce della presen-za dei Khmer Rossi visto che queste venivano usate dall’esercito Khmer in fuga. Nel corso delle esplorazioni è

il gruppo assieme al Console italiano (al centro) a Phnom Penh e la presidente del Fogolar Furlan di Shangai.

La consegna del sigillo di Gorizia al rettore dell'università di Phnom Penh.

Si ringrazia l’organizzazione del raduno per aver dato la possibilità di presen-tare il documentario realizzato da Ugo Stocker, sulle esplorazioni effettuate dalla Società di Studi Carsici A. F. Lindner in Serbia nel Parco Nazionale di Tara, ad agosto 2013.Come ogni raduno speleologico, anche questo è stato una piacevole occa-sione di conoscere altri speleologi e creare nuovi contatti per collaborazioni future.

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TuTelapaesaGGisTicaDelle caviTàe Dei fenoMenicaRsici coRRelaTi"

Nell'ambito delle iniziative speleologi-che per il 150° di fondazione del CAI, la Federazione Speleologica del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con la Direzione centrale infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici, università: Servizio tutela del paesaggio e biodiversità della Regione Friuli Venezia Giulia e l'Unione Speleologica Pordenonese CAI, ha organizzato l'incontro nazio-nale "Tutela paesaggistica delle cavità e dei fenomeni carsici correlati".La manifestazione ha avuto luogo sabato 16 novembre, con inizio alle ore 16.00, all'interno del prestigioso Palazzo Badini in Piazzetta Cavour, a Pordenone.Scarsa la partecipazione da parte dei gruppi speleologici regionali: solo sei su ventiquattro e precisamente: Unio-ne Speleologica Pordenonese CAI; Gruppo Speleologico Sacile; Gruppo Speleologico Pradis; Centro Studi e Ricerche "A.F. Lindner" di Ronchi dei Legionari (GO), Circolo Speleologico Idrologico Friulano (UD); Club Alpini-stico Triestino.Gli interventi, come in scaletta, si sono succeduti partendo dal saluto della presidente dell'Unione Speleologica Pordenonese CAI, Romina De Lorenzi alla quale è seguito quello del Presi-dente della Federazione Speleologica Regionale del Friuli Venezia Giulia, Franco Gherlizza.La serata è proseguita poi con gli interventi da parte del Conservatore del Catasto Regionale delle Grotte del Friuli Venezia Giulia, dott. Sergio Dolce, che ha ripercorso le fasi che hanno portato alla classificazione delle grotte naturali quale patrimonio pae-saggistico. Ha poi illustrato la scheda da compilare per la segnalazione di ulteriori grotte da tutelare.L'intervento di Giuseppe Moro ha sotto-lineato l'importanza di tutelare le grotte sotto ogni aspetto anche, e soprattutto, in mancanza di una legge nazionale che provveda in merito.A conclusione dell'incontro, Susanna Martinuzzi, avrebbe dovuto illustrare gli aggiornamenti apportati al sito del Catasto Grotte, ma un problema di connessione wi-fi ha impedito di pro-cedere come auspicato.

la seDe Dell'uis.unioninTeRnaTionaleDe spéléoloGie

All'atto della fondazione dell'Union International de Spéléologie, avvenuta il 16 settembre 1965, nel corso del 5° Congresso Internazionale di Speleolo-gia svoltosi a Postumia, non fu stabilita una sede propria.Nel corso dei successivi congressi le cose non cambiarono e soltanto parecchi anni dopo divenne evidente la necessità di formalizzare anche da un punto di vista legale l'esistenza dell'UIS.In quella occasione si dovette anche stabilire una sede ufficiale.Questa sede doveva ovviamente avere una motivazione storica ben fondata e doveva garantire nell'insieme una certa sicurezza nel tempo.Così, nell'ambito del Consiglio Direttivo dell'UIS, avevo avanzato la proposta di scegliere Postumia.Dopo opportuni contatti con l'Istituto di Ricerche Carsiche fu fornita la loro disponibilità e, finalmente, il 22 giugno 2002 fu firmato l'accordo tra il Gover-no Sloveno e l'Union International de Spéléologie.Questa scelta è stata approvata al-l'unanimità senza obiezioni di sorta dal momento che Postumia con le sue grotte costituiva un polo di attrazione notevolissimo sia dal punto di vista speleologico (in senso lato) che dal punto di vista scientifico.Infatti l'Istituto di Ricerche Carsiche, sorto come istituzione indipendente nel 1981 nell'ambito dell'Accademia Slovena delle Scienze e delle Arti, ha sviluppato nel corso di vari decenni una solida validità scientifica univer-salmente riconosciuta.La burocrazia della Slovenia, sorta nel 1991 dallo smembramento della Jugoslavia, è comunque più agile di quanto si ritrovi in altri stati europei.Tutti questi fattori, che ritrovano le loro radici in un passato anche lontano, hanno portato alla scelta con spirito unanime da parte dell'Union Internatio-nal de Spéléologie di porre la propria sede in una terra così ricca di tradizioni speleologiche: non va dimenticata, d'altra parte, la decisione dei colleghi dell'Istituto di Ricerche Carsiche di accollarsi anche l'onere di assicurare una sede solida e prestigiosa alla nostra Unione.

Arrigo A. Cigna

Pordenone, Palazzo Badini. L'introduzione da parte di Franco Gherlizza. (Gianpaolo Pessina)

Pordenone, Palazzo Badini. L'intervento del dott. Sergio Dolce. (Gianpaolo Pessina)

Pordenone, Palazzo Badini. Giuseppe Moro illustra l'attuale situazione. (Gianpaolo Pessina)

Pordenone, Palazzo Badini. Susanna Martinuzzi e Sergio Dolce sul tema dell'aggiornamento del sito del Catasto. (Gianpaolo Pessina)

Pordenone, Palazzo Badini. Rappresentanti dei gruppi intervenuti in sala. (Gianpaolo Pessina)

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È passato poco più di un anno da quando ho salutato l’Italia ed ho messo piede nell’isola di Sua Maestà, famosa per i suoi autobus a due piani, le cabine telefoniche rosse e il suo meteo dispettoso. Abituato ad essere cullato dalle Alpi Giulie, dal tiepido mare Adriatico e dalle eccellenti aree carsiche friulane, il mio stato d’animo alla partenza non era dei migliori.Dopo sei mesi iniziali di adattamento sono però riuscito ad entrare in contat-to con un prestigioso college londinese che porta in grembo numerose asso-ciazione sportive, tra cui l’«Imperial College Caving Club».Al momento in cui scrivo sono alla decima uscita con questo gruppo.Per il weekend 8-10 novembre è stata programmata una visita nella zona carsica dello Yorkshir, situata nel nord dell’Inghilterra, poco sopra a Leeds. Essendo questa meta a 459 km da Londra, l’incontro e la partenza, come al solito, sono fissate alle ore 7 di venerdì sera di fronte alla sede universitaria. Lì, un pulmino con 12 posti pesantemente caricato di sacchi, corde e persone attende impaziente di ingranare la prima marcia.L’obiettivo principale di questo weekend è quello di esplorare uno dei sistemi ipogei più interessanti del Paese cono-sciuto come Gaping Gill. Questo ospita una sala cosi grande da essere stata fino a pochi decenni fa la più grande conosciuta in tutta la Gran Bretagna,

superata solo nel 1991 dalla scoperta del sistema Titan. Un record però non glielo ha ancora strappato nessuno: la cascata ipogea più alta finora cono-sciuta in U.K. con una caduta libera di 90 metri.La sua prima vera esplorazione fino in profondità è avvenuta nel lontano 1895, da parte dell’intraprendente e temerario Edouard Alfred Martel, il celeberrimo capostipite di tutti gli spe-leologi. Sulle sue orme, sabato mattina ci svegliamo allo scoccare delle ore 10 e dopo un leggera colazione inglese a base di pancetta, salsicce, fagioli, fun-ghi e uova ci prepariamo per partire. Il programma speleo-esplorativo è sem-plice: dividersi in 3 gruppi, accedere al sistema sfruttando 3 ingressi distinti ed infine ritrovarsi nella sala centrale dominata dalla cascata.Questo sistema è esteso una dozzina di chilometri, profondo un centinaio di metri ed accessibile da diversi ingressi che, nel corso degli anni, sono arrivati al ragguardevole numero di 10. Ognu-no di essi differisce per lunghezza, difficoltà tecnica, dimensioni degli ambienti e “divertimento acquatico”. Ne scegliamo tre: Bar Pot (la classica via, semplice, asciutta e diretta), Flood Pot (dal rassicurante nome “inondazione”, collegato alla grotta solo nel 2010) e

sistema Gaping Gills nello Yorkshire ingleseun viaggio avventuroso tra cascate da record,

lanterne cinesi e tanto divertimento!di Giulio Deganutti - società di studi carsici a.f. lindner

Stream Way (il percorso più bagnato ed avventuroso che segue il corso di un torrente secondario tra canyon, pozzi, cascate e alti meandri).Poco prima di partire mi viene chiesto se sono disponibile ad armare la via Bar Pot ed aprire la strada al primo gruppo. Accetto e si parte.Dopo soli 8 minuti di macchina arrivia-mo al parcheggio di un piccolo paesino di nome Clapham dove parcheggiamo il furgone per cambiarci e iniziare l'av-vicinamento agli ingressi che distano ben 40 minuti di camminata. Il meteo in queste zone del nord è molto mu-tevole ed infatti, nel momento in cui ci accingiamo a cambiarci i vestiti, inizia una fitta pioggia a cui, ahimè, non ci possiamo sottrarre.Attenendosi strettamente ad uno dei più classici stereotipi inglesi, le condizioni metereologiche sembrano non avere una ragione e si alternano tra pioggia intensa e squarci azzurri con sole e arcobaleni, uno dei quali è così intenso, colorato e vicino che sembra raggiungibile in meno di 150 m di camminata,...mai visto uno spet-tacolo simile!!!Lungo il percorso i paesaggi sono stu-pendi: verdeggianti altipiani pullulanti di pecore che si perdono tra le sinuose colline. La pioggia, lasciando spazio al

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sole, crea dei giochi di luce e riflessi che allietano lo spirito trasformando l’avvicinamento in una piacevole cam-minata. Arriviamo al nostro ingresso dove salutiamo gli altri e iniziamo la discesa. La via, come preannunciato, si presenta molto semplice e lineare, due armi nel primo pozzo da 20 m, una camminata in discesa con un piccolo scivolo sulla roccia accompa-gnato dalla classica corda annodata ed infine un affascinante pozzo da 40 m raggirabile a mezzo di alcuni traversi che terminano in un bel coniglio che accompagna fino sul fondo.Giunti alla sua base, la grotta assume una morfologia sub-orizzontale con delle stupende condotte freatiche di forma circolare perfettamente levigate. Camminando con una gobba più o meno accentuata, eccoci arrivare al primo bivio che sulla carta dovrebbe intersecare la strada del secondo grup-po. Vista la velocità della nostra via, il tempo guadagnato e l’abbondante margine sul programma di marcia, ci fa propendere per un “fuori pista” lungo gallerie secondarie che ci permettono, nell’attesa degli altri, di mantenere la temperatura corporea ad un livello confortevole. Poco più tardi torniamo

al bivio precedente e ci dirigiamo final-mente alla zona dell’incontro, la parte “calda” e più attesa della grotta. Dopo aver percorso a gattoni ulteriori condot-te forzate fossili, iniziamo a percepire un rumore in sottofondo che in breve si trasforma in un fragore assordante. Superato un piccolo passaggio, gli spazi si aprono ed eccoci di fronte ad uno spettacolo a dir poco mozzafiato. Un grande salone a forma romboidale con in mezzo due imponenti cascate che solo nella loro parte visibile misu-rano almeno 40-50 metri. Da una delle pareti, infatti, questi due immensi flussi d’acqua si riversano fragorosamente dalla volta fino alla base della sala. L’emozione e l’eccitazione sono così forti che come poche altre volte mi è successo, non riesco a trattenere urla e risate di stupore. Attraversare questo salone da una parte all’altra è un esperienza unica. Pur mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza dal corposo flusso d’acqua, in un attimo ci si ritrova in mezzo a una vera e propria tempesta, una bufera di acqua trasportata da folate di vento che diso-rientano e ti trasportano per un attimo in un altro mondo. L’emozione è così forte che non si fa nemmeno caso ai

dettagli … ed in un attimo ci si trova inzuppati, ma con un sorriso indelebile stampato sul volto. Durante questa attraversata, nell’estremità opposta del salone intravedo delle luci che come in mezzo ad una burrasca in alto mare fanno da faro segnalando la “terra fer-ma”. Quelle luci, non sono allucinazioni ma i led del secondo gruppo che ha già raggiunto il “meeting point”.Riuniti anche con il terzo gruppo, le sorprese non finiscono.Per festeggiare il compleanno di un partecipante, alcuni speleo hanno ir-razionalmente pensato di trasportare in grotta delle lanterne cinesi da ac-cendere e far volare all’interno della sala. Meravigliato da questa "pura follia” tutta inglese, un po’ incuriosito e con la voglia di scherzarci sopra, collaboro alla loro preparazione. Dopo le prime difficoltà, visto l’ambiente non propriamente amichevole, una lanterna, accompagnata da applausi, risate e stupore collettivo, si alza in volo e come fece un secolo prima Alfred Martel, si avventura illuminando l’ignoto con una pallida e calda luce di candela. Successivamente altre lanter-ne prendono il volo. Le più sfortunate vengono risucchiate dalle correnti della cascata ed abbattute violentemente dal corposo flusso d’acqua. Altre, più fortunate, continuano per alcuni minuti il loro percorso creando nella sala un’atmosfera magica e surreale che lascia stupefatti.Dopo una ventina di minuti, raccolte e recuperate tutte le carcasse delle lanterne (anche quelle finite sotto la cascata) ci avviamo verso il bivio dell’andata distribuendoci tra le varie vie dell’uscita. Questa volta, probabil-mente stimolato dall’adrenalina ancora

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in circolazione, decido di prendere la Stream Way, ovvero la temera-ria via che risale uno dei principali corsi d’acqua presenti nel sistema. Già sufficientemente inzuppato ed in previsione di una risalita di 90 metri spezzata in 4 pozzi e alcuni meandri, non sono più spaventato dal freddo e dall’acqua, anzi, ne sono attratto. Dopo una tranquilla progressione di venti minuti tra spaziose gallerie, un nuovo frastuono preannuncia un’altra cascata in arrivo. Questa parte si rivela molto divertente e consiste in una corsa a zig zag sotto alcune cascate per poi velocemente infilarsi in una stretta fessura verticale che porta al primo pozzo da ascendere.Questa risalita è molto particolare poi-ché avviene a fianco di una cascata con una corda armata con solo 3 deviatori (senza frazionamento!) che spostano lo speleologo dalla verticale del flusso d’acqua principale. Quaranta metri più in alto, alcuni malsani traversi di discutibile arte introducono nella parte superiore di un alto meandro alla cui base si intravede un ulteriore corso d’acqua. La corda finisce proprio in mezzo a questo meandro, lasciando il povero speleologo ad una progressio-ne in opposizione a cuore palpitante.Dopo aver lanciato alcune maledizioni ai sudditi armatori della regina, esco da questo meandro immettendomi in un canyon scavato dall’acqua corrente che per fortuna non supera l’altezza dello stivale.Il percorso ora sembra semplice e lineare, spezzato solo da qualche pozzetto di poco conto. Finalmente siamo a pochi metri dall’uscita, ormai è fatta, ultimo pozzetto artificiale da 5 metri e poi si è fuori! Immessomi in questo tubo cilindrico artificiale che collega l’ultimo stanzino alla superficie

esterna, inizio a rabbrividire e a capire che qualcosa di oscuro sta accadendo. Vi è un invisibile ma costante flusso di gelida acqua di percolazione che scor-re sulle pareti di questo tubo infilandosi dal colletto della tuta ed attraversando lentamente tutto il corpo.Questo tunnel si rivela un inferno.Già infreddolito da alcune attese in-terne, il contatto con l’acqua gelida e l’impossibilità di evitarla trasformano ben presto questi attimi in una vera e propria tortura medievale, lenta e dolorosa. Appena croll e maniglia mi danno il via libera, non ci penso due volte ed inizio la risalita con uno scatto degno del centometrista Bolt. Durante quegli interminabili minuti dalla base del pozzo all’uscita, credo di aver utilizzato tutte le peggiori imprecazioni in inglese da me conosciute.Fuori dall’uscita, nascosto dal buio della notte, mi attendeva un collega speleo con un malefico ghigno, probabilmente dovuto alla precedente scenetta a cui aveva piacevolmente assistito. Poco

dopo la mia uscita sono iniziate le lamentele ed i versi di disgusto del terzo speleo che nemmeno a farlo apposta, in qualche modo, è rimasto incastrato con i bloccanti per almeno 4 minuti alla base di questo malefico tubo, periodo sufficiente per farmi capire che il suo vocabolario inglese era di gran lunga più nutrito del mio. Uscita anche l’ultima persona del grup-po, iniziamo il lungo cammino verso il furgone. Sono le 10 di sera e la parola freddo irresistibile rimbomba nella mia testa senza lasciarmi pace.Iniziamo a camminare in mezzo al-l’oscurità che avvolge la natura incon-taminata di questi paesaggi.È una notte fredda senza luna e il cielo sopra le nostre teste è a dir poco mozzafiato. La totale assenza di luci in questa parte sperduta dello Yorkshire ed un cielo privo di nubi offre uno spettacolo raramente contemplabile. Le costellazioni, la via lattea e i vari pianeti sono così luminosi e ben definiti da riempire ogni singolo spazio della volta celeste.Peccato che siamo stanchi, bagnati e per lo più congelati, il che ci porta a mantenere una camminata rapida e sostenuta evitando ogni qualsiasi distrazione. Arrivato al rifugio speleo-logico, dopo un’improrogabile doccia calda, mi godo una degustazione di riso scotto ed un bicchiere di vino.Rifocillato e riscaldato, il mio corpo è stanco ma la mia mente, intrisa di emozioni, mi fa scorrere davanti agli occhi, come diapositive, le immagini di questa meravigliosa giornata appena trascorsa e di un fine settimana specia-le che non dimenticherò facilmente.Keep calm… and go caving!!!

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dicembre 20�3...nuove esploRaZionisul MonTe ciauRlec(poRDenone)

Il Gruppo Speleologico Pradis prosegue nella sua attività di ricerca e studio delle grotte di questo monte, ormai da oltre 15 anni. Nella tarda primavera di quest'anno è stato trovato l'ingresso una nuova cavità, che si è rivelata particolarmente in-teressante.Una prima parte verticale intercetta un livello di gallerie freatiche, insolite per quest'area e a questa quota, che spaziano nel monte; nei tratti a monte sono stati raggiunti i limiti di percorri-bilità, mentre nella parte a valle, dove la sezione raggiunge dimensioni di 5x2 metri, per il momento ci siamo fermati contro una grossa frana, dove sarà necessario uno scavo.Lungo le gallerie sono stati intercettati tre attivi, meandri percorsi dall'acqua; il primo dopo un breve tratto diventa impercorribile e necessiterà di lavori di allargamento. Gli altri due sembrano invece proseguire.Attualmente, dopo la pausa estiva, stiamo lavorando in quello caratte-rizzato dalla portata più consistente, dove si incontra una lunga sequenza di piccoli pozzi, in ambienti sempre più interessanti.Nell'ultima uscita sono stati superati i 200 metri di profondità.Lo sviluppo delle parti esplorate ha superato il chilometro.

Gabriele Concina

buio pesTovisiTe GuiDaTee aTTiviTà DiDaTTicHe

Una nuova inziativa didattica (vedi foto sopra e allegato a pagina 10) dell'Unione Speleologica Pordenonese CAI in collaborazione con il Civico Museo di Storia Naturale di Pordeno-ne per far conoscere il mondo della Speleologia e degli Speleologi anche ai giovanissimi.

Gianpaolo Fornasier

“i vuoti che riempiono le montagne”

speleoiniziative per il 150° c.a.i.

club alpino italianocommissione centrale per la speleologia c.a.i.

scuola nazionale di speleologia c.a.i.

Riunione dei GRuppi GRoTTe c.a.i.pordenone 6 dicembre 2013

assemblea ordinaria della scuola Di speleoloGia c.a.i.pordenone, 7/8 dicembre 2013

san nicolòin GRoTTa GiGanTe

Dopo il successo dello scor-so anno, San Nicolò tornerà a grande richiesta in Grotta Gigante, in lieve an-ticipo sul solito appuntamento. Il buon vecchio santo visiterà infatti l’immensa caverna carsica il giorno 1 dicembre, in un evento carico di atmosfera e magia. Per l’occasione infatti saranno proposte due visite specialissime, animate dagli speleologi del gruppo “Commissione Grotte Boegan”, cui si potrà parteci-pare solamente acquistando il biglietto in prevendita. Durante la visita le guide esperte della cavità accompagneranno i partecipanti con storiche lampade a carburo, come un secolo fa, nella caverna buia. Sa-ranno infatti accesi i led di sicurezza che illuminano adeguatamente i gradini ed il sentiero, ma resteranno spenti i potenti fari che solitamente rendono visibili le pareti e la volta. In tal modo i visitatori potranno ripetere l’esperienza di chi cent’anni fa percorreva la grotta avvolta nel mistero, potendo discernere solo quel poco che la fiamma delle torce ad acetilene era in grado di svelare. Nel buio si sentiranno le note del “Coro Liceo Oberdan Senior” e del “Coro ITIS Volta” che allieteranno la visita con canzoni d’atmosfera, contri-buendo ad arricchire di magia l’evento. Al momento opportuno San Nicolò si mostrerà quindi ai visitatori, sfidando l’umidità della grotta nonostante i suoi acciacchi per distribuire ai bambini buoni caramelle e dolciumi, e ai birban-ti il classico carbone, mentre i grandi

potranno scaldarsi con un bicchiere di vin brulè offerto dagli aiutanti del buon santo. Sarà questo il momento in cui tutte le luci dell’impianto verranno accese in simultanea, mostrando di colpo la Grande Caverna nella sua immensità. A quel punto sarà tempo di risalire dal sentiero Carlo Finocchiaro, per godere del panorama più bello e guadagnare con calma l’uscita, por-tando nel cuore la magia della grotta e dell’inizio delle feste natalizie.L’evento è previsto per domenica 1 dicembre e verranno svolte due viste con San Nicolò, alle 16.00 e 17.30. Dato il carattere particolare dell’ini-ziativa, verrà stabilito un limite al nu-mero di partecipanti. Per consentire lo svolgimento della festa di San Nicolò, il giorno 1 dicembre le regolari visite guidate termineranno alle ore 15.00. Il biglietto per la manifestazione di S. Nicolò sarà acquistabile solamente in prevendita dal 20 al 30 novembre pres-so la biglietteria della Grotta Gigante (Borgo Grotta Gigante 42/a – Sgonico, TS) da martedì a domenica con orario 10.00 - 16.00 o presso la segreteria della Società Alpina delle Giulie (Via Donota 2 - Trieste) i lunedì, merco-ledì e venerdì dalle 17.30 alle 19.30. Per informazioni 040.327312 o [email protected] ricorda con l’occasione che la Grot-ta Gigante resta comunque sempre aperta per le consuete visite guidate dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 16.00 e che negli stessi orari è vi-sitabile gratuitamente presso il Centro visite della grotta la mostra fotografica “Agua Sagrada” di Fulvio Eccardi.

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“I vuoti che riempiono le montagne”

SpeleoIniziative per il 150° C.A.I.

Mostra Storica “Dalla Candela al LED” Appunti per una storia di centocinquant’anni di Speleologia CAI

Se volete scoprire il mondo delle grotte e tutte le attività degli Speleologi

l'U.S.P. - Unione Speleologica Pordenonese CAI

vi aspetta

Domenica 01 Dicembre Domenica 08 Dicembre Domenica 15 Dicembre

alle ore 15.45 - 16.45 - 17.45

presso il Civico Museo di Storia Naturale Silvia Zenari Pordenone

in Via della Motta n°16

con l’iniziativa

visite guidate e attività didattiche

per bambini e non solo …“quasi” al buio!

Unione Speleologica Pordenonese CAI … Speleologia a 360°!

Gruppi numericamente limitati!!!

Prenotazioni: USP CAI 335 605 88 68.

Ingresso gratuito alla mostra

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mercoledì 20 novembre

Lybros y nubes (Italia - 2013) 95’, regia Pier Paolo GiaroloGenziana d’argento miglior contributo tecnico Trento Film Festival 2013 Premio solidarietà “Cassa rurale di Trento” Trento Film Festival 2013In Perù le biblioteche rurali sono costituite da poche dozzine di libri che, una volta letti, vengono trasportati a spalla dalle persone, insieme a mais e patate, in modo che possano essere scambiati con le altre comunità. Messaggio e messaggero viaggiano insieme, in un paesaggio incontami-nato a pochi passi dalle nuvole. Presente in sala: Bianca Cuderi (direttrice Servizio Biblioteche Civiche)

mercoledì 27 novembre

Il lusso della montagna (Italia - 2012) 34’, regia Valentina De MarchiLa funzione dei rifugi dolomitici dalle origini a oggi è cambiata, così come e cambiato l’alpinismo e la frequentazione della montagna.

Il rifugio (Italia - 2012) 52’, regia Vincenzo MancusoIl rifugio è un film sul rapporto tra l’uomo e la montagna, sul suo bisogno e sulla sua necessità, come fuga o come arrivo. Presenti in sala: Nilo Palmisano (rifugio De Gasperi – Assorifugi), Barbara Perdan (rifugio Pellarini)

I film stranieri saranno proposti in lingua originale con traduzione simultanea o sottotitoli.

mercoledì 4 dicembre

Le Thé ou l’Electricité (Belgio - 2012) 93’, regia Jèrome Le MaireL’epico e comico racconto di come l’energia elettrica arriva finalmente in un piccolo villaggio isolato nel mezzo dell’Alto Atlante marocchino.

mercoledì 11 dicembre

Conversazioni all’aria aperta (Italia - 2012) 48’, regia Elena NegrioliPremio “Città di Imola” Trento Film Festival 2013Girato sulle montagne trentine, il documentario rappresenta una fonte di divulgazione e consapevolezza sul tema della donazione degli organi.

Il turno di notte lo fanno le stelle (Italia - 2012) 23’, regia Edoardo Ponti Un uomo e una donna scalano una parete nelle Dolomiti. Lui ha appena affrontato un trapianto di cuore, lei un’operazione a cuore aperto. Da un racconto di e con Erri De Luca.

In febbraio 2014

alpi giulie cinemaGiovedì 6 febbraio climbing, alpinismo, avventura

Giovedì 13 febbraio speleologia - HELLS BELLS speleo award 2014

Giovedì 20 febbraio Premio Alpi Giulie Cinema

Con il contributo del Comune di TriesteCon il patrocinio di Regione Friuli Venezia Giulia e Provincia di TriesteIn collaborazione con CAI sezione di Gorizia e ARCI Servizio Civile

Bar Libreria KNULP - ingresso liberoVia della Madonna del Mare 7/a - TRIESTE - ore 18.00 o 20.30

via Fabio Severo 31 - Trieste (Italy)www.monteanalogo.net [email protected]+30 040 761683 / +39 335 5279319

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visite guidate al sito paleontologico, coop. Gemina.Dicembre e gennaio domenica 9.30 - 16.30 su prenotazione 347 7393118.

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Fino a non molto tempo, confesso, fa sapevo poco su Benno Wolf se non della sua attività presso le associazio-ni speleologiche triestine, di matrice austro-ungarica, prima della Grande Guerra.La vicenda umana di quest’uomo che, a buon titolo, può considerarsi il padre degli speleologi tedeschi e tra i primi studiosi impegnati nella protezione dell’ambiente, mi fu segnalata dal mio caro amico prof. Claudio Scala, coinvolgendomi fin dall’inizio, tanto da indurmi ad approfondirne la conoscen-za. Appresi, così, i fatti salienti della sua vita, come speleologo, studioso e cittadino tedesco, che determinarono la sua esistenza e la sua morte.La tragedia vissuta da Benno Wolf, è l’estremo esempio di dedizione alla speleologia che si spezza contro la violenza di un movimento politico au-toritario e razzista, quale fu il nazional-socialismo. Un’ideologia, un male, che non può scomparire dalla coscienza dell’uomo, anche se la storia continua, inarrestabile un anno dopo l’altro, a seppellire quelli che, ormai, sono considerati drammi del passato.Quanto scriverò su Benno Wolf riguar-da appunti, fatti e vicende, già ampia-mente illustrati dai moderni storici te-deschi della speleologia, pertanto nulla va a mio merito. Ho semplicemente sintetizzato gli aspetti salienti, volendoli presentare ai nostri lettori, ricordando come pure la Venezia Giulia abbia vissuto, sotto l’Adriatisches Küstenland,

l’oppressione diretta del Terzo Reich, e come i dati speleologici conservati a Trieste e a Postumia furono d’interesse militare per l’occupatore che si attivò per appropriarsene. I maggiori studiosi della vita e dell’ope-ra di Benno Wolf sono sicuramente Knolle e Stoffels, vedi (1, 2, 3, 4, 5, 6) tan-to per citare alcuni fra i testi da loro prodotti sull’argomento.Benno Wolf nasce a Dresda il 26 set-tembre 1871 da famiglia benestante (il padre Dr. Richard Wolf era medico). All’età di sei anni è mandato in Svizze-ra per apprendere la lingua francese, indi frequenta un collegio a Weiheim, il ginnasio e il liceo a Wiesbaden e Dresda. Studia poi legge a Friburgo, a Monaco di Baviera e infine a Ber-lino, conseguendo il dottorato presso l’Università di Lipsia. Entra nella magi-stratura iniziando il servizio alla Corte d’appello di Francoforte, poi passa alla Corte distrettuale di Wuppertal Elber-feld, infine nel 1912 è assegnato alla Corte distrettuale di Berlino II, Camera per le cause civili.Durante la sua permanenza alla Corte distrettuale di Wuppertal Elberfeld, il Dr. Benno Wolf è membro del “Comita-to di lavoro per la conservazione della natura”, ove ha modo, come giurista, di entrare nell’argomento. Nel 1912, a Berlino, durante la quinta “Conferenza sulla conservazione della natura in Prussia”, Wolf presenta una dettagliata relazione sul tema, con “proposte per la tutela giuridica”. Diversi autori, sono dell’opinione che i contenuti esposti da Wolf abbiano costituito la base per poi sviluppare la legge sulla conservazio-ne del patrimonio naturale in Prussia, tanto che il primo atto formale, del 1920, sarebbe stato guidato dalle linee da lui tracciate.Benno Wolf, buon alpinista (salì duecento vette nelle Alpi, fra cui il Cervino e il Monte Rosa), s’interessò subito di speleologia. Nel corso della sua attività fece parte di numerosi sodalizi speleologici, esplorando circa quattrocento grotte, dalla Westfalia al Montenegro. La sua ultima importante esplorazione fu nelle Grotte di Po-stumia, nel 1932, che lo occupò per ventisei giorni. Grotte, all’epoca, sotto il Regno d’Italia e gestite dal direttore e vecchio amico Giovanni Andrea Perco, di cui ricordò l’opera in occasione dei

suoi sessant’anni (7).Si trovò presente, negli anni prece-denti la Prima Guerra Mondiale, a Trieste, dove fu socio del “Hades” (pare negli anni 1912-13), stranamen-te (comunicazione di M. Radacich) non risulta iscritto alla Sezione del Litorale dell’“Alpenverein”, collaborò anche con il Club Touristi Triestini, e contribuì all’esplorazione dell’Abisso dei Serpenti del 1913 (lo si vede, in una foto, alla manovra). Benno Wolf, dunque, pure patrimonio della storia della speleologia triestina. All’epoca, per questi personaggi della borghesia di lingua tedesca, spostarsi all’interno dei vasti territori dell’area dominata da Germania e Austria, laddove li porta-vano i loro interessi di soggiorno e culturali, era – almeno dalle cronache – una pratica consueta. L’iniziativa per la costituzione del “Hauptverband Deutscher Höhlenfor-scher” avvenuta in Stiria (Austria) nel 1922, con sedi a Vienna e Berlino, e di un catasto delle grotte, si realizzò con l’assemblea generale del 1923. Iniziativa che vide Benno Wolf in pri-mo piano, sobbarcandosi un gravoso lavoro organizzativo. A ogni modo, Wolf era perfettamente a conoscenza dell’ambiente in cui operare, vantando una lunga attività assieme all’associa-zionismo speleologico tedesco e non solo, e avendo il supporto scientifi-co dei maggiori esperti del settore, specie nell’ambiente berlinese, tra cui l’ingegner Hermann Bock (che durante la Prima Guerra Mondiale fu impiegato dall’Austria-Ungheria nella realizzazione delle opere di guerra sotterranee, tra cui quelle in grotta sul fronte Isonzo-Carso, come sul Monte Ermada). La nozione di base di “catasto delle grotte”, in Germania, nacque proprio da Wolf, che lo impostò su basi documentative geografiche, geologiche, morfogenetiche, idrolo-giche, paleontologiche, zoologiche, botaniche, archeologiche e culturali, ovviamente corredate dagli elementi topografici e mappali, e fotografici. Tale impianto, oggi, in Germania non è mutato. A Berlino, Wolf, nel 1923 fonda il “Gesellschaft für Höhlenforschung und Höhlenkunde in Berlin”, ed eletto primo segretario della società.La capacità e le conoscenze di Ben-no Wolf sono tali da consentirgli di

benno Wolf, dall’abisso dei serpenti al baratro della shoah

Dr. Benno Wolf, in una fotografia del 1930 dello speleologo Franz Mühlhofer.

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pensare addirittura allo sviluppo di un catasto speleologico mondiale. I suoi contatti con il mondo scientifico di lingua tedesca, e oltre, sono mol-to ampi, tanto da avere una visione globale della speleologia. Il catasto mondiale resterà un sogno, riuscirà invece, lavorando per anni con zelo presso il Museum für Naturkunde e il Gesellschaft für Erdkunde, di Berlino, quale autore, a realizzare il primo catalogo sulla fauna fossile e vivente delle grotte, con l’opera di valore in-ternazionale “Animalium Cavernarum Catalogus” e “Fauna fossilis caverna-rum”, in cinque tomi, vedi (8, 9, 10, 11, 12), che fu pubblicata tra il 1934 e il 1941 dall’editore olandese Junk.Con la discriminazione ebraica, che portò alla Shoah, a seguito dell’affer-mazione del nazionalsocialismo, nel 1933 inizia il calvario di Benno Wolf. Evita di essere espulso dal servizio civile solo dando le dimissioni. Wolf, a differenza del geologo e speleologo tedesco Walter Biese che lasciò la Germania per motivi politici emigrando in Cile temendo di essere in pericolo di vita, non coglie quest’opportunità. Non servì a nulla, infatti, il lungo memoriale di Wolf, indirizzato al Ministero della Giustizia, affinché gli riconoscessero i suoi meriti come giurista e nella ricerca speleologica: il ministero non era interessato al destino individuale dei giudici “non ariani”. Grazie ai suoi numerosi contatti internazionali, e si pensa anche per dargli un aiuto nei confronti del nazismo, Wolf nel 1936 è nominato socio onorario, vedi (13), del “British Speleological Association”. È curatore della rivista “Mitteilungen über Höhlen und Karstforschung”, la rivista del “Hauptverband Deutscher Höhlen-forscher” fino al 1937, e suo presidente per molti anni. Per evitare di mettere in pericolo l’associazione, con un’espo-sizione “politica” inopportuna, lascia la presidenza all’amico e mecenate Julius Riemer prima che fosse troppo tardi. Tutti sapevano, però, come Wolf ne fosse il vero capo.Nel maggio del 1941, tutti i club spe-leologici tedeschi e austriaci dovettero fondersi nel “Reichsbund für Karst und Höhlenforschung” di Salisburgo, rientrando nella sfera diretta della “SS Ahnenerbe”. Con questa decisio-ne delle SS, volta all’utilizzo militare, di una nazione in guerra, di grotte, cave di estrazione in galleria, ipogei in genere, per collocare in ambiente sotterraneo protetto installazioni bel-

liche, produttive, depositi e comandi, anche per difendersi dall’attacco aereo alleato, come ricostruito da Friedhart Knolle et alii, vedi (14), Benno Wolf fu praticamente lasciato solo.Per dare le dimensioni dell’impegno nazista su questo tipo di opere, ricordo solo l’impianto segreto nelle viscere del Hochstein, vicino a Nordhausen (Turingia), probabilmente il maggiore del mondo, con un sistema di tunnel di 120.000 m2, e ancora l’impianto ipo-geo, realizzato dopo l’attacco alleato su Peenemunde, della produzione bellica di riferimento nelle montagne carsiche del Harz (Germania settentrionale), nelle anidriti permiane, le cui massicce opere geotecniche furono curate dal geologo filo-nazista Walter Schriel. Storicamente, si può dimostrare come l’attività intrapresa dai nazisti, che coinvolse la speleologia e le opere in sotterraneo, portò a sofferenze e abusi politici e militari tremendi. I servizi se-greti alleati, dopo la fine della guerra, descrissero tali attività nei rapporti del British Intelligence Objectives e del Combined Intelligence Objectives “German Underground Installations” e “Underground Factories in Central Germany” del 1945. All’interno della Heimkehle Höhle, grande cavità nei gessi presso Uftrungen, nel Harz, adibita per la produzione di pezzi di aerei, oggi c’è un piccolo monumento, ricavato su un muro di mattoni (sembra fosse una struttura di sostegno), alle vittime del lavoro forzato.Ormai, con l’avvento del “Reichsbund für Karst und Höhlenforschung”, la speleologia tedesca era strettamente imbrigliata, avendo, gli speleologi del

regime nazista guidati da Hans Brand, il cui patrono era Heinrich Himmler, tagliato i ponti col passato. Nel frat-tempo, Riemer, allettato dai nazisti, anche finanziariamente, per coordinare la speleologia tedesca, prende tempo per aiutare l’amico Wolf. Fino a quando non deve, forzatamente, entrare nei ranghi aderendo a malincuore alla “SS Ahnenerbe”. In questa nuova veste, allora, Riemer tenta di perora-re la causa di Wolf facendo appello a Hitler in persona, recandosi alla Cancelleria del Reich, ma, lì ricevuto dal segretario Mencheil (faceva parte delle amicizie di famiglia), si sente dire: “Benno Wolf è un ebreo, e se è stato battezzato ciò è indifferente”. Riemer peregrina ancora alla Gestapo, dove parla con il consigliere Dr. Kunz, che gli dice letteralmente: “Le regole non fanno eccezioni”. Così, Riemer, che ha buone conoscenze e sostenitori all’estero, cerca per l’amico anche la possibilità della fuga, passando per la Cecoslovacchia per arrivare in Svizze-ra. Purtroppo Wolf non volle prendere in considerazione l’evenienza poiché, da giudice, credeva nel diritto.Finché venne il giorno in cui Benno Wolf fu prelevato: gli uomini della Ge-stapo lo aspettarono al rientro a casa, dove c’era la governante Fräulein Marie Goerlich. Tolto dalla scena Wolf, il fa-migerato Prof. Hans Brand saccheggiò l’appartamento sigillato, portando via il suo catasto con l’intera documentazio-ne speleologica e la ricca biblioteca, che probabilmente confluì, con altro materiale scientifico, nella sede della nuova associazione controllata dalle SS a Monaco di Baviera.

La Heimkehle Höhle, grotta nel Harz adibita per la produzione di pezzi di aerei dal regime nazista, con il piccolo monumento alle vittime del lavoro forzato.

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La targa commemorativa sulla “Haus am Kleistpark” di Berlino, dove Wolf lavorò sulla conservazione della natura dal 1912 al 1933.

Arrestato il 6 luglio 1942, a settantu-no anni, Benno Wolf fu deportato nel Lager di Theresienstadt, dove, il 6 gennaio 1943, come ricostruì Stoffels (vedi 15), morì a seguito delle disumane condizioni di reclusione e di lavoro, in circostanze ancora oscure. Nessuno, della sua famiglia, i suoi colleghi di lavoro, gli speleologi tedeschi, fu in grado di aiutarlo. Non sapevano nem-meno dove egli fosse.Per molto tempo la speleologia tedesca del dopoguerra ha dimenticato Benno Wolf. I primi tentativi di ricostituzione di una speleologia nazionale non an-darono a buon fine. Infatti, nel 1947 Richard G. Spöcker avviò la “Deutsche Gesellschaft für Karstforschung”, es-sendo risoluto a denunciare la brutalità e l’ingiustizia subite dalla speleologia tedesca da parte del nazismo, tanto che nel verbale di fondazione egli mise l’accento su vittime, ricordando primo fra tutti il Dr. Benno Wolf, poi il Prof. Arndt e il Prof. Hilzheimer, e carnefici, ma evidentemente i tempi non erano maturi e l’associazione non resse: il popolo tedesco voleva semplicemente rimuovere ciò che era stato fatto e non giudicare. Appena nel 1955 si riuscì a fondare il “Verband der deutschen

Höhlen und Karstforscher” con sede a Monaco di Baviera. Purtroppo però, la vicenda di Benno Wolf inizialmente fu messa sotto silenzio e occultata dall’associazione. Lo stesso ex nazista Hans Brand, che morì nel 1959, fu ricordato nei “Mitteilungen des Ver-bandes der deutschen Höhlen und Karstforscher” con parole di elogio! Del resto, si pensi che il paleontologo Prof. Gustav Riek fu membro onorario dell’associazione dal 1968 fino alla sua morte nel 1976: aveva aderito al partito nazionalsocialista sin dal 1929, poi alle SA e alle SS, con crimini di guerra impuniti alle spalle, ed è stato l’esempio della cosiddetta “archeologia al servizio del nazismo”, anche utiliz-zando il lavoro forzato di prigionieri nei suoi scavi. Creatura del Reichsführer SS Heinrich Himmler, Gustav Riek era considerato “politicamente e ideolo-gicamente assolutamente affidabile”. Furono alcuni dei tanti casi.Solo molto più tardi, Dieter Stoffel e Friedhart Knolle, con una diligente ricerca storica posero le basi per un lavoro complessivo sulla memoria di Benno Wolf. Finalmente, gli stessi moderni speleologi tedeschi denun-ciarono come dalle generazioni pre-cedenti (di speleologi, s’intende) verso quest’uomo fosse stato perpetrato un “silenzio attivo”, tanto che si parlò di un elenco “impressionante” di vecchi “notabili” della speleologia tedesca, della Germania Occidentale e dell’Est indifferentemente, accomunati nella rimozione della scomoda memoria. Nel 1995 l’assemblea del “Verbands der deutschen Höhlen und Karstforscher” nomina Benno Wolf socio onorario postumo dopo un minuto di silenzio. Erano passati cinquantadue anni dalla

sua morte. Nel 1996 la stessa asso-ciazione nazionale istituisce il “Premio Dr. Benno Wolf” per la ricerca speleo-logica. Una lapide commemorativa è stata posta nel 2005 sulla sua casa a Berlino, mentre un’altra targa com-memorativa è stata messa nel 2008 sulla “Haus am Kleistpark” di Berlino dove Wolf lavorò sulla conservazione della natura dal 1912 al 1933.Che gli speleologi delle future gene-razioni possano mai più vivere queste tragedie.

Rino Semeraro

RingraziamentiRingrazio Claudio Scala, che, si ricor-derà, è stato uno speleologo ricercato-re triestino degli anni Cinquanta dello scorso secolo che operò nella storica Sezione Geo-speleologica della So-cietà Adriatica di Scienze, per avermi introdotto alla vicenda di Benno Wolf, e Edi Radacich, che io annovero tra gli storici della nostra speleologia, per avermi messo a disposizione alcuni dati, corredati da personali conside-razioni, facilitandomi nel compito che mi ero proposto.

note bibliografiche

(1) StoffelS D., 1995: Dr. Benno Wolf - Ein Pionier der Höhlenforschung in Deutschland. Speläologisches Jahrbuch Verein f. Höhlenkde. Westfalen 1994, 78-83, Iserlohn.(2) StoffelS D., 1995: Dr. Benno Wolfs Todesdatum festgestellt. Mitt. Verb. dt. Höhlen- u. Karstforscher 41 (4), 55.(3) Knolle F., 2003: Dr. Benno Wolf in memoriam. Zum 60. Todesjahr des Naturschutzjuristen und Höhlenforschers. Natursch. u. Landschaftsplanung 35 (11), 346 -347.(4) Knolle F. & Schütze B., 2005: Dr. Benno Wolf, sein Umfeld und seine interdisziplinäre Wirkung, eine Klammer zwischen den deutschen Höhlenforscherverbänden. Mitt. Verb. dt. Höhlen u. Karstforscher 51 (2), 48-55(5) Gruber-lieblich R. & Knolle F., 2007: Julius Riemer - Mäzen von Benno Wolf. Mitt. Verb. dt. Höhlen- u. Karstforscher 53 (2) 43-45, München.(6) Knolle F., 2012: Es begann im Harz - Julius Riemer, Dr. Benno Wolf und die Höhlenforschung. Mitteilungen der Arbeitsgemeinschaft für Karstkunde Harz e.V, Jg 33, Heft 1+2, 2012, 2-39.(7) Wolf B., 1936: Personalnachrichten. G.A. Perco 60 Jahre alt. Mitt. U. Höhlen u. Karstforscher, 1936, 172.(8) Wolf B., 1934-1937: Animalium Cavernarum Catalogus. I et II. Dr. W. Junk, ‘s-Gravenhage.(9) Wolf B., 1934-1938: Animalium Cavernarum Catalogus. III. Dr. W. Junk, ‘s-Gravenhage.(10) Wolf B., 1939/a: Fossilium Catalogus, Pars 82. Fauna fossilis cavernarum I. Dr. W. Junk B.V., Den Haag & A. Asher & Co. B.V.(11) Wolf B., 1939/b: Fossilium Catalogus, Pars 89. Fauna fossilis cavernarum II. Dr. W. Junk B.V., Den Haag & A. Asher & Co. B.V.(12) Wolf B., 1941: Fossilium Catalogus, Pars 92. Fauna fossilis cavernarum III. Dr. W. Junk B.V., Den Haag & A. Asher & Co. B.V.(13) Knolle F, StoffelS D. & oldham, T., 2007: Who was BSA Honorary Member Dr. Benno Wolf (1871-1943)? A retrospective look at European caving and Nazi history. The British Caver 129, 21-26, Cardigan, DK.(14) Knolle F., Kempe S., paniSSet travaSSoS L.E., 2013: Nazi military use of german caves, dr. Benno Wolf and the world cave registry project. 16th International Congress of Speleology, 2013 Czech Republic, Brno, www.researchgate.net/nazi.(15) StoffelS D., 1995: Dr. Benno Wolfs Todesdatum festgestellt. Mitt. Verb. dt. Höhlen- u. Karstforscher 41 (4), 55.

La lapide commemorativa posta nel 2005 sulla casa di Benno Wolf a Berlino.

Page 17: Cronache+Ipogee+novembre+n.11 2013

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At request, the accommodation will be booked by the organizer. Please, indicate this request on the registration form. Payment is possible individually on the site.

Other accommodations are available in Miskolc or Miskolc-Tapolca that should be booked by the participants individually.

Meals The canteen of the University serves a variety of dishes for Friday

and Saturday lunch. Possibilities for further meals are in Miskolc-Tapolca.

Opening hours of the university buffet are 730–1600 on Thursday and Friday, and 730–1400 on Saturday.

The supermarket, situated 700–800 m from the University, is open until 8 pm.

Organizer

Magyar Karszt- és Barlangkutató Társulat (Hungarian Speleological Society)

1025 Budapest, Pusztaszeri út 35. Phone: 36-1-346-0494

E-mail: [email protected] Internet: www.barlang.hu

Page 18: Cronache+Ipogee+novembre+n.11 2013

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caveliGHTinG 2. To be submitted:INTERNATIONAL CONFERENCE 31. January 2014

ReGisTRaTion foRM

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Request for booking accommodation in youth hostel

In double bed room for a single person October 8 9 10 11 12

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inTeRnaTional confeRence “KaRsT WiTHouT bounDaRies”11 to 15 June 2014 Trebinje, Bosnia & Herzegovina - http://diktas.iwlearn.org/

enGineeRinG pRobleMs in KaRsT, session 5.7 aT THe iaeG Xii conGRess15 Sep, 2014 - 19 Sep, 2014, Torino, ItalyContact: [email protected] - http://www.iaeg2014.com/

inTeRnaTional confeRence eu

1st Circular

NEMZETKÖZI KONFERENCIA INTERNATIONAL CONFERENCE ON

B A R L A NGV ILÁG ÍTÁS 2 .

C A V E L I G H T I N G 2 .

9–12. October 2014. Miskolc – Hungary

Since the International Conference on Cave Lighting organized by the Hungarian Speleological Society in 2000, there has been a significant development in the personal lightings as well as in the illumination of the showcaves, which is mainly due to the evolution and application of the LED-technics. This second conference aims to present and to discuss the results and experiences (advantages, possible disadvantages) of this more than one decade development on an international scale. Papers and posters related to the topic are expected in the following sections:

– new personal lightings for cavers, – new illumination for the showcaves (economical aspects,

aesthetics, its effects on the lamp flora), – other related questions (e.g. history).

Official languages of the conference are English, German and Hungarian.

Participants are kindly requested to submit their abstracts and papers in English language.

The congress venue provides possibility for the participants to display and to sell newly developed lighting instruments.

Within the frames of the conference two showcaves (Baradla Cave in Aggtelek, and Anna Cave in Lillafüred), supplied with new LED-illumination a few years ago, will also be presented.

DEADLINES

Submitting the registration form � 31. 01. 2014. Notification on the registration � 28. 02. 2014. Submitting the abstracts � 30. 04. 2014. 2nd Circular � 15. 06. 2014. Payment/transfer of the registration fee � 30. 08. 2014. Final programme � 10. 09. 2014. Submitting the papers and posters � 09.10. 2014.

Registration fee: 20 000 HUF, that includes the participation on the conference, the Abstracts, the Proceedings (after the conference), visits to the showcaves (a whole day excursion by bus with lunch), and the Closing Party.

Selling stand: 10 000 HUF. Payment of the above fees is possible in cash at the registration. We can not accept credit cards.

Preliminary programme: 1st day: 900 onward: arrival, registration 1300 Opening ceremony 1330 Papers 2nd day: 900 Papers 1300 Lunch break 1400 Papers 3rd day: 900 Whole-day excursion by bus to Lillafüred (Anna Cave)

and to Aggtelek (Baradla Cave) 4th day: 900 Papers and poster presentations 1200 Closing Party

Congress venue: University of Miskolc.

Accommodation Youth hostel within the campus of the University in double-bed room: cca 3000 HUF/person/night reserved for a single person cca 6000 HUF/person/night

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cronache ipogee20

info point...

Chi desidera pubblicare la pro-pria notizia o articolo sul pros-simo numero delle "Cronache Ipogee" è pregato di spedire lo scritto a: [email protected] notizie dovranno pervenire alla redazione entro la fine del mese in file formato word, le foto in formato .jpeg (risoluzione 300 dpi) indicando, possibilmente, l'autore della foto.Chi desidera vedere tutti i nu-meri precedenti può consultarli, o scaricarli, direttamente dal nostro sito:cronacheipogee.jimdo.com.Buona lettura e, grazie.

La Redazione

un abisso di occasioni...?sito internet: www.cronacheipogee.jimdo.com indirizzo di posta elettronica: [email protected]

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Per scambio materiale e informazioni:Gianpaolo Fornasiere-mail: [email protected]. 335 6058868.

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Per eventuali scambi e informazioni:Maurizio Radaciche-mail: [email protected]. 339 2539712.

funziona così...

Questa rubrica vi viene offerta in forma gratuita e la durata dell'esposizione dei messaggi pervenuti sarà garantita per tre mesi.Passato questo lasso di tempo, se non viene rinnovata la richiesta, il mes-saggio verrà rimosso.Chiediamo la cortesia di segnalare alla redazione le eventuali contrattazio-ni, andate a buon fine in tempi inferiori a quelli trimestrali, evitandoci così di promuovere quegli articoli che sono già stati evasi dalle parti.Grazie.

La Redazione

ceRco aMici speleocolleZioni-sTi peR scaMbi / acquisTi / ven-DiTe Di TuTTo quanTo TRaTTa l'aRGoMenTo "GRoTTa" (sTaM-pe, caRToline, fRancobolli, MoneTe, DisTinTivi.....ecc.).Isabella Abbona - tel. 040 306770 - [email protected].

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Metto in vendita 1 rivista del CAI, anno 1940, 280 pagine.All'interno un articolo storico dal titolo "Vestigia storiche in Val Rosandra".Paolo, cell. 347 3181900.GS Talpe del Carso

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