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cronache ipogee pagine di informazione speleologica per il Friuli Venezia Giulia - n. /204 cronache ipogee In ricordo di Ugo Stocker Caro Ugo, a noi speleo piace ricor- darti così, con la tua immagine nelle foto che facevamo dopo ogni grotta, sempre sorridente anche se stanco e sporco fin sopra i capelli... ...perché hai amato con tutto te stesso le grotte, eri felice quando le esploravi... Lo si vedeva e lo si sentiva. ...perché già dal momento in cui ognu- no di noi ti conosceva per la prima volta, continuavi sempre a spronare tutti noi giovani ad andare in grotta, a non smettere mai di imparare, a non fermarsi mai, a continuare sempre ad essere “curiosi” di questo mondo così speciale. Sì, perché ci hai sempre detto che per chi non sa “vedere”, una grotta è uguale a tutte le altre: nulla di più vero!!... e infatti ti sei sempre battuto affinché tutti noi potessimo “aprire gli occhi” trovando, come hai fatto tu in più di 50 anni di attività, quel qualco- sa nella speleologia che te la faceva amare ancora così tanto... e infatti sei sempre riuscito a farci aprire gli occhi, a tutti noi che ti stavamo accanto, for- se proprio perché uno dei motivi per cui tanto amiamo la speleologia eri anche tu: con le tue battute pungenti e divertenti, i racconti delle tue mille avventure ipogee, i tuoi rimproveri che finivano sempre però con il sorriso, la tua disponibilità infinita ad insegnare, la tua maniera di “tirartela” dicendo Grotta Noè, 25 aprile 2012. sempre che non venivi con noi e poi la domenica mattina eri il primo in sede, e anche quando non venivi in grotta ci venivi ad aspettare fuori per chiedere com’era andata. I “Gibbs” autocostruiti, il “Chinotto”... e ci sarebbero veramente così tan- te altre cose che potremmo ancora elencare!! ...per alcuni sei stato come un secondo papà, forse l’unico che all’inizio di que- sto nostro percorso, quando si hanno mille difficoltà, ha veramente creduto in noi e ci ha sempre “martellato” affinché non mollassimo mai; per altri sei stato un leale, serio ed instancabile amico e compagno d’avventura... sta di fatto che se abbiamo fatto e se siamo di-

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pagine di informazione speleologica per il Friuli Venezia Giulia - n. �/20�4

cronache ipogee

In ricordo di Ugo StockerCaro Ugo, a noi speleo piace ricor-darti così, con la tua immagine nelle foto che facevamo dopo ogni grotta, sempre sorridente anche se stanco e sporco fin sopra i capelli......perché hai amato con tutto te stesso le grotte, eri felice quando le esploravi...Lo si vedeva e lo si sentiva....perché già dal momento in cui ognu-no di noi ti conosceva per la prima volta, continuavi sempre a spronare tutti noi giovani ad andare in grotta, a non smettere mai di imparare, a non fermarsi mai, a continuare sempre ad essere “curiosi” di questo mondo così speciale.Sì, perché ci hai sempre detto che

per chi non sa “vedere”, una grotta è uguale a tutte le altre: nulla di più vero!!... e infatti ti sei sempre battuto affinché tutti noi potessimo “aprire gli occhi” trovando, come hai fatto tu in più di 50 anni di attività, quel qualco-sa nella speleologia che te la faceva amare ancora così tanto... e infatti sei sempre riuscito a farci aprire gli occhi, a tutti noi che ti stavamo accanto, for-se proprio perché uno dei motivi per cui tanto amiamo la speleologia eri anche tu: con le tue battute pungenti e divertenti, i racconti delle tue mille avventure ipogee, i tuoi rimproveri che finivano sempre però con il sorriso, la tua disponibilità infinita ad insegnare, la tua maniera di “tirartela” dicendo

Grotta Noè, 25 aprile 2012.

sempre che non venivi con noi e poi la domenica mattina eri il primo in sede, e anche quando non venivi in grotta ci venivi ad aspettare fuori per chiedere com’era andata.I “Gibbs” autocostruiti, il “Chinotto”... e ci sarebbero veramente così tan-te altre cose che potremmo ancora elencare!!...per alcuni sei stato come un secondo papà, forse l’unico che all’inizio di que-sto nostro percorso, quando si hanno mille difficoltà, ha veramente creduto in noi e ci ha sempre “martellato” affinché non mollassimo mai; per altri sei stato un leale, serio ed instancabile amico e compagno d’avventura... sta di fatto che se abbiamo fatto e se siamo di-

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La sera del 24 dicembre, per un ma-lore improvviso, è venuto a mancare un grande amico e speleologo: Ugo Stocker.Personalmente lo ho conosciuto, quan-do era in forza al CRC Seppenhofer, nel 1982.È stata la persona che, per prima, mi ha insegnato ad andare in grotta in corda e a capire il mondo speleologi-co, dandomi un grande aiuto logistico e spirituale nei miei primi passi nel mondo dello studio del carsismo.Lo considero, per questo, una specie di secondo padre.Bisogna ricordare la sua partecipazio-ne alla spedizione per raggiungere il fondo della Spluga della Preta a fine anni sessanta; alla sua intensa attività in Canin negli anni settanta; al suo

impegno per la conoscenza del feno-meno carsico del “Carso Goriziano” con la stesura di innumerevoli rilievi topografici, di precisione tale da es-sere attuali ancor oggi che si usano tecniche fantascientifiche rispetto a quelle in uso in quei anni; alla sua partecipazione a spedizioni in varie parti della Regione e d’Italia e a una recente spedizione in Grecia.Ha fatto anche parte del Soccorso Speleologico per diversi anni.Nel 1986, con altri speleologi, formò il primo nucleo della Società di Studi Carsici A. F. Lindner, con allora sede a Gradisca, nello scantinato di un socio.Da lì è partita l’avventura che stiamo vivendo tutt’ora.Ugo, assieme a Graziano Cancian e al sottoscritto, ha cercato di dare vita a una speleologia diversa, formata an-che dallo studio per capire i fenomeni carsici, oltre che dalla mera pratica sportiva e ludica, una speleologia più aperta e scevra da opportunismi personali e campanilismi vari, alla più sincera collaborazione fra i vari so-dalizi speleo; ma, nonostante ciò, era una persona schiva e estremamente modesta, malgrado la sua levatura

nel mondo speleologico (gli è stato pure conferito il premio San Benedetto Abate, premio dato agli speleologi che si sono particolarmente distinti nel loro campo).Assieme a lui ho svolto molta attività speleologica, ho eseguito molti rilievi e studi, ho discusso, litigato e mi sono pure divertito; di episodi, anche buffi, accaduti assieme a lui ne avrei da raccontare a bizzeffe.Era una persona seria nell’attività speleo, una persona affidabile e competente, un ottimo istruttore di speleologia, nei corsi era più un fratello maggiore o un padre per gli allievi, e non solo un istruttore.Il vuoto lasciato è incolmabile, nulla sarà come prima; senza una persona del suo livello la speleologia in gene-rale e la Lindner hanno perso molto, si è persa una parte importante della storia della speleologia del Goriziano, si è persa una leggenda.La migliore cosa per onorarlo è continuare nella sua opera, portare avanti i suoi insegnamenti di vita che fanno parte del bagaglio personale di chi, come me, lo ha seguito per tanti anni.

Maurizio Comar

Estate 2013. Ugo Stocher, con la moglie Diana, sul Passo Volaia. (Antonino Torre)

ventati quello che siamo lo dobbiamo in buona parte a te...Sei stato per tutti noi un maestro, non solo di speleologia, ma anche di vita!!!Caro Ugo, ti vogliamo bene e ci man-cherai tantissimo.

La Società di Studi CarsiciA. F. Lindner

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IN RICORDO DI UGO STOCKER

Parlare di Ugo Stocker è come parlare di un pezzo della mia vita. Con lui, infatti, ho condiviso tutta la mia carriera speleologica e lui è stato il mio primo maestro.Da ragazzo, infatti, sono entrato nel Gruppo Speleologico Monfalconese, allora diretto dal cav. Giovanni Span-gar e lì lo conobbi per la prima volta. Mi accorsi subito che il suo pensiero riguardo alla speleologia coincideva esattamente col mio, infatti, Ugo de-siderava “fare qualcosa di utile” e non andare solo dentro e fuori le grotte, senza uno scopo. Per questo motivo, entrai subito in sintonia con lui.A quel tempo mi ero appena diplomato geometra e così, Ugo m’invitò a fare i primi rilievi topografici, dandomi tutto il suo supporto e fornendomi pure gli strumenti. Ricordo ancora che mi diede un suo “inclinometro” autocostruito ma perfettamente funzionante.Per dare un’idea del suo modo di intendere la speleologia, vale la pena di ricordare che in quei tempi lui par-tecipò ad una spedizione alla Spluga della Preta, allora una delle grotte più difficili e più profonde d’Italia, ar-rivando fino sul fondo. Sarebbe stato logico pensare che un uomo di questo genere pensasse solo agli abissi ed ai record, invece no… invece, un po’ di tempo dopo, venne a casa mia e mi disse che bisognava fare i rilievi topografici di due grotticelle nel Carso Monfalconese: la Grotta Vergine e la Grotta dei Pipistrelli.

Non mi chiese se ero d’accordo. Lo dava per scontato e basta, perché sapeva che eravamo in sintonia.In un freddo giorno d’inverno, invece, mi disse che dovevamo andare alla Grotta di Boriano (o Grotta dell’Acqua). Quella volta era poco frequentata, perché l’ingresso si apriva esattamen-te sul confine italo-jugoslavo ed era spesso tenuto sotto osservazione dai “graniciari”, non sempre gentili con chi si avventurava da quelle parti. Non so per quale motivo dovevamo andare lì, ma se lui aveva deciso così, sicuramente aveva le sue buone ragioni. Non me le disse mai, ma più avanti spiegherò un altro fatto che si collegherà a questa giornata.Come dicevo prima, con lui feci lo stesso percorso. Dopo alcuni anni, entrambi uscimmo dal Gruppo Spe-leologico Monfalconese Spangar e poi ci perdemmo un po’ di vista perché io mi trasferii a Ferrara. Ho scritto “un po’” perché, in realtà, nonostante la lontananza, tenevo lo stesso i contatti con la speleologia locale.Passò qualche anno e poi, su invito di Maurizio Tavagnutti, collaborammo alla fondazione ed ai primi momenti di vita del Centro Ricerche Carsiche Seppenhofer, sul quale riversammo le nostre visioni di una speleologia mo-derna, fatta sia di discese in grotta sia di ricerche, rilievi e documentazione. Dopo altri anni ricchi di attività e di buoni risultati, i nostri spiriti irrequieti ci portarono ad uscire anche da que-sto sodalizio, con il quale, tuttavia, mantenemmo sempre buoni rapporti di amicizia. Tra l’altro, in quegli anni io ero rientrato a Monfalcone, perciò i contatti con Ugo erano tornati frequenti. Un giorno, incoraggiato da altre due persone che erano fuoriuscite, gli proposi di fon-dare una nuova Associazione e così - sorvolando sui particolari - fondammo la Società di Studi Carsici “Lindner”, per cercare nuove avventure e nuovi orizzonti.Come si vede, tutto il mio percorso speleologico ha avuto una costante: la presenza di Ugo.Lui, oltre che essere una persona straordinariamente attiva, aveva uno spirito individualista come me, perciò i nostri rapporti, visti da chi non ci co-nosceva, potrebbero sembrare strani.

Faccio un esempio chiarificatore. Se gli proponevo una qualsiasi iniziativa, talvolta diceva di no o faceva obie-zioni. Ebbene, io sapevo che in realtà quel “no” era un “si” e sapevo che mi avrebbe dato tutto il suo appoggio. Cosa che poi realmente accadeva, con puntualità. Sempre.Inoltre era molto preciso ed accurato in tutti i suoi lavori, soprattutto nei rilievi topografici.Ma ora torniamo alla Grotta di Boria-no (Grotta dell’Acqua), di cui parlavo prima.La vita è proprio bizzarra, infatti, for-se solo ora capisco perché il destino ha voluto che quel giorno Ugo mi portasse lì. Alcuni anni fa, infatti, dopo tanto tem-po, tornai in quella grotta con gli amici della “Lindner”. Il ricordo della lontana “uscita” con Ugo, in quel posto, non mi aveva mai abbandonato, ma stavolta mi resi conto che quelle bellissime va-schette, piene d’acqua, che si trovano nella parte più interna, meritavano di essere studiate.Qualcosa dentro di me mi spinse a proporre proprio a Ugo di realizzare uno studio con mio figlio Damiano.Ugo, bravo topografo e bravo dise-gnatore, si occupò del rilievo e della morfologia delle vaschette e Damiano determinò le principali caratteristiche chimiche e fisiche delle acque. Il tutto venne poi pubblicato sulla rivista “Studi e Ricerche” e questo, nella speleolo-gia, rimane l’ultimo suo documento importante che porta il suo nome.Persone come lui sono rare nel mon-do della speleologia. Ha sempre dato tanto, anche nei momenti difficili. Ha sempre collaborato in ogni iniziativa, grande o piccola.Il suo nome in tanti rilievi topografici resterà un esempio per tutti quelli che vorranno andare in grotta per “fare qualcosa di utile” come diceva lui.

Graziano CancianCopertina del primo numero (1968) della rivista “Vita negli Abissi”, fortemente voluta da Ugo.

Ugo e Damiano mentre studiano le vaschette della Grotta di Boriano (Grotta dell’Acqua) 125/135 VG in mezzo ai vapori di condensa.

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dicembre 20��...

gennaio 20�4...

NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO PER LA LINDNER

Il 19 dicembre 2013 si sono svolte le elezioni per la nomina del nuovo Consiglio Direttivo per l'anno 2014.

Riconfermati i giovani consiglieri del 2013: Vice Presidente Sara Baldo, laureanda in Biologia Ambientale; Direttore Scientifico Marco Petruzzi, laureando in Scienze Animali; Economo-Magazziniere Cristiano Peressini, laureando i Geologia (tutti e tre di 24 anni) e di nuova elezione: Enrico Magrin, Direttore Tecnico, laureando in Informatica (27 anni).Quindi una squadra di giovani leve, avvicinatisi alla passione della speleologia da pochi anni, ma desiderosi di portare il proprio contributo con idee nuove ed energia fresca.Presidente rimane Antonella Miani, al suo secondo mandato biennale.

Da sin. a destra: Enrico Magrin, Miani Antonella, Sara Baldo, Marco Petruzzi e Cristiano Peressini

ALPI GIULIE CINEmA

Venerdì 31 gennaio 2014, al Teatro Miela di Trieste, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della XXIV edizione della rassegna di cinema di montagna “ALPI GIULIE CINEMA” organizzata dall’Associazione Monte Analogo.

Un traguardo senza dubbio significativo, in mezzo ad una vera e propria tempesta che sta mettendo a dura prova tutta la proposta culturale della nostra regione e del nostro paese.Si inizierà giovedì 6 febbraio con una magnifica carrellata di performance estreme di alpinismo, arrampicata sportiva, avventura proponendo un documento storico, un film sloveno del 1932, muto come da tradizione dell’epoca: Triglavske Strmine di Ferdo Delak, proseguendo con altri 4 film che arrivano dagli Stati Uniti, Francia, Austria e Italia.Seconda serata il 13 febbraio con il Premio “Hells Bells”, maratona di ben 13 video di speleologia.La terza serata (20 febbraio) festeggia invece il suo ventesimo compleanno il concorso “Scabiosa Trenta Premio Alpi Giulie Cinema” dedicato agli autori di produzioni cinematografiche dedicate alla montagna provenienti dal Friuli Venezia Giulia, Carinzia e Slovenia. Sono dieci i filmati pervenuti e che verranno proposti.Le prime due serate si terranno al Teatro Miela (ingresso 5 €), la terza al Bar Libreria KNULP (ingresso libero).“ALPI GIULIE CINEMA”: una tre giorni no stop (dalle ore 18.00 alle 23.00) di immagini, emozioni e suggestioni della montagna.

Vedi locandina a programma integrale da pagina 19 a pagina 26.

Louis Torelli e Sergio Serra alla presentazione della XXIV edizione di "Alpi Giulie Cinema".

mINI PULIZIEALLA GROTTA BACDI BASOVIZZA

In previsione delle future visite con gli istituti scolastici della città di Trieste e di Muggia, alcuni soci hanno pensato bene di intraprendere la pulizia delle grotte che sono state messe in calendario per l'anno 2014.Si è cominciato dalla Grotta Bac di Ba-sovizza che, in tempi recenti, è stata soggetto di qualche "festino" e, proba-bilmente, anche di qualche presenza clandestina, vista la tipologia dei re-sti abbandonati sul pavimento e sulle concrezioni.Nell'occasione, oltre all'asporto dei ri-fiuti, si è pensato di togliere dalle pareti alcune scritte scurrili che niente han-no a che vedere con le testimonianze scritte dei precedenti esploratori (o visitatori) che avevano voluto lasciare un tangibile segno della loro visita alla grotta.Un modesto, ma utile gesto, per man-tenere intatta la bellezza di questa grotta a forte vocazione didattica.

Grotta Bac di Basovizza. I sacchi con i rifiuti raccolti nella caverna. (Ferruccio Podgornik)

Grotta Bac di Basovizza. La pulizia delle pareti con le scritte "scurrili". (Ferruccio Podgornik)

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febbraio 20�4...RIUNIONE FSR-FVGPER LATARGhETTATURA2014

Sabato 8 febbraio 2014, presso la sede del Gruppo Speleologico Monfalcone-se "Amici del Fante" (Via Valentinis 134, Monfalcone), a partire dalle ore 16.00, si terrà la riunione richiesta per discutere i problemi emersi nel corso delle campagne di targhettatura delle grotte del Friuli Venezia Giulia.Si invitano i gruppi a riconsegnare, in tale occasione i palmari e i GPS Garmin dati loro in dotazione dalla FSR-FVG per un controllo e per l'ag-giornamento dei file.

Il ConservatoreSergio Dolce

DOLINE DI GUERRADOLINEN DES KRIEGES

A partire dal 1 febbraio, le persone in-teressate all'argomento potranno trova-re sul sito dell'Associazione Regionale Cavità Artificiali (ARCA) di Osoppo, una nuova cartella che descrive le doline del Carso classico usate dagli

eserciti contrapposti nel corso della prima guerra mondialeSi tratta di una serie di schede che riportano la cartina, le foto e una breve descrizione di queste doline.Il lavoro, eseguito da Paolo Omari, socio del Gruppo Speleologico "Tal-pe del Carso", è in continua fase di aggiornamento.Link: www.arcafvg.jimdo.comCartella "La Grande Guerra"Sottocartella: "Doline di Guerra".

La "copertina " del lavoro in schede "Doline di guerra - Dolinen des Krieges" di Paolo Omari.

Esempio di targhetta da collocare all'ingresso delle grotte del Friuli Venezia Giulia.

NUOVO SITO wEBDEL CLUBALPINISTICOTRIESTINO

Restando nell'argomento dei siti inter-net, informiano che il Club Alpinistico Triestino ha provveduto al restyling del proprio sito web.Digitando www.cat.ts.it accede alla Home page del CAT per poi entrare nelle otto cartelle che contengono le varie attività sociali: CAT - Montagna - Grotte - Cavità artificiali - Speleosub - Video/Foto - Archivio CAT - Archivio storico. Sotto ognuna di queste, infatti, sono poi state messe in dettaglio le varie iniziative e notizie sociali.Data la grande mole di materiale in carico al Club, si sta procedendo ad integrare quanto già pubblicato.

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Città di San Daniele del Friuli

Comune di Ragogna

Provincia di Pordenone

Provincia di Udine Provincie di Udin

GRUPPO STORICO FRIULI COLLINARE

MUSEO DELLA GRANDE GUERRA DI RAGOGNA

Comune di Rive d'Arcano

PRESENTAZIONE LIBRO

col contributo ed il Patrocinio di: col Patrocinio di:

in partnership con: SentieriNatura - Associazione Culturale F. "Zenobi" - Club UNESCO Udine Associazione Culturale Julia Augusta Gruppo Archeo-naturalistico Reunia - Circolo Culturale Lega Nazionale Associazion dai Students Furlans - Pro Loco Ragogna - Associazione Mazziniana Italiana Sezione Friulana "L. Bolis" Associazione Toscani in Friuli Venezia Giulia - Associazione Nazionale Amici della Scuola di Artiglieria.

SABATO 1 FEBBRAIO 2014 ORE 18.00 | MUSEO DELLA GRANDE GUERRA DI RAGOGNA (VIA ROMA 23)

1941 - 1943 SOLDATI NELLA STEPPA l'ARMATA ROSSA SOVIETICA CONTRAPPOSTA AI SOLDATI ITALIANI

NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA

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Organizzazione convegno e grafica: dr. Marco Pascoli; [email protected] www.grandeguerra-ragogna.it tel. 0432 954078 - cel. 348 0134637

Comune di Forgaria nel Friuli

Comune di Pinzano al Tagliamento

grazie a:

Dr. Francesco Ciani

PROGRAMMA

Saluto del Sindaco di Ragogna | Mirco Daffarra Coordinatore | dr. Marco Pascoli (Esperto Storico) Presentazione: Giovanni Aviani Fulvio | Editore prof. Ugo Falcone | Società Italiana di Storia Militare Italo Cati | Autore Dibattito Momento Conviviale

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LA PRESA DEL CASTELLOP

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2 febbraio 2014

dalle 10 alle 19 - ingresso gratuito

Visita guidata con Altreforme, massimo 25 personeMuseo Archeologicoore 13.00

“Fotografia – uso e riuso” con Altreforme e gruppo Flickr, 1h, massimo 25 personeMuseo della Fotografia

Illustrazione del diorama della battaglia di Montebello con Fabio Fiorentin, massimo 15 persone

Museo del Risorgimentoore 17.00

Concerto degli studenti del Conservatorio “Jacopo Tomadini” di UdineSalone del Parlamentoore 18.00

“Fotografia – uso e riuso” con Altreforme e Gruppo Flickr, 1h, massimo 25 personeMuseo della Fotografiaore 17.30

Concerto del Coro dei Pueri Cantores della Cattedrale di Udine, direzione Mo. Anna Giulia Serena

Chiesa di Santa Maria di Castello

“I quadri ti parlano” con Alma Maraghini e Anà-thema Teatro, massimo 25 personeGalleria d’Arte Antica

“I quadri ti parlano” con Alma Maraghini e Anà-thema Teatro, massimo 25 personeGalleria d’Arte Antica

Illustrazione del diorama della battaglia di Montebello con Fabio Fiorentin, massimo 15 persone

Museo del Risorgimentoore 16.30

“I quadri ti parlano” con Alma Maraghini e Anà-thema Teatro, massimo 25 personeGalleria d’Arte Anticaore 16.00

Visita guidata a cura del Museo del Duomo e degli Amici della CattedraleChiesa di Santa Maria di Castello

“I quadri ti parlano” con Alma Maraghini e Anà-thema Teatro, massimo 25 personeGalleria d’Arte Antica

Visita guidata con Altreforme, massimo 15 personeMuseo del Risorgimento e Carceriore 15.30

“I quadri ti parlano” con Alma Maraghini e Anà-thema Teatro, massimo 25 personeGalleria d’Arte Antica

“Il mito in immagine” laboratorio per bambini con Altreforme, massimo 20 personePlay room Museo Archeologico

Visita guidata con Altreforme, massimo 15 personeMuseo del Risorgimento e Carceriore 15.00

Visita guidata a cura del Museo del Duomo e degli Amici della CattedraleChiesa di Santa Maria di Castello

Visita guidata con Altreforme, massimo 15 personeMuseo del Risorgimento e Carceriore 14.30

“Colpi di Tasse” con RetroscenaSalone del Parlamentoore 14.00

“Cantieri aperti al Palio”, 1h 30Salone del Parlamento

Visita guidata con Altreforme, massimo 25 personeMuseo Archeologico

Visita guidata con Altreforme, massimo 15 personeCarceriore 12.30

“L’Angelo del Castello”, lettura animata per bambini con Caterina Distefano, Elena Grazzini e Jacopo Marcon

Casa della Confraternita

Visita guidata con Altreforme, massimo 25 personeMuseo Archeologico

Visita guidata con Altreforme, massimo 15 personeCarceriore 12.00

Concerto degli studenti del Conservatorio “Jacopo Tomadini” di UdineSalone del Parlamento

Visita guidata con Altreforme, massimo 15 personeCarceriore 11.30

Visita guidata a cura del Museo del Duomo e degli Amici della CattedraleChiesa di Santa Maria di Castello

Visita guidata con Altreforme, massimo 15 personeCarceriore 11.00

“Luce e colore nella pittura veneziana” con Linda Borean, massimo 30 personeGalleria d’Arte Antica

“Favole a merenda” con Anà-thema Teatro, 1h 15, massimo 50 personePlay room Museo Archeologicoore 10.30

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CHIESA DI SANTA MARIA DI CASTELLO

Visite didattiche a cura del Museo del Duomo e degli Amici dellaCattedrale alla scoperta dell'antica pieve cittadina la cui costruzione viene fatta risalire all’VIII secolo. L'interno è a tre navate e conserva le tre absidi secondo lo schema paleocristiano, in quella centrale e in quella destra sono visibili importanti affreschi risalenti al secolo XIII attribuite dalla critica al Primo e Secondo Maestro di S. Maria di Castello.

Prenotazioni: in HYPERLINK "http://www.cattedraleudine.it“www.cattedraleudine.it info: 0432 506830

un’iniziativa di

in collaborazione con

LUCE E COLORE NELLA PITTURA VENEZIANALinda Borean, Università degli Studi di Udine

Conversazione insieme al pubblico di fronte ad alcuni dipinti di artisti veneziani esposti nella Pinacoteca del Castello: una sorta di viaggio nel tempo, da Carpaccio a Tiepolo, e dunque nei diversi modi di vedere e rendere quello che, insieme al colore, costituisce uno dei tratti distintivi dell’arte veneziana.

IL DIORAMA DELLA BATTAGLIA DI MONTEBELLO (20 maggio 1859) di Fabio Fiorentin ed Enrico Zamparutti

Illustrazione del diorama della Battaglia combattuta a Montebello. La Battaglia fu la prima di una certa importanza tra gli alleati franco-piemontesi e l’imperial-regio esercito nel corso della Guerra d’Italia e costituì il crudo battesimo del fuoco per tutti gli eserciti in campo.

COLPI DI TASSEspettacolo prodotto da Retroscena

Creato come performance di strada, viene riproposto in versione per il palcoscenico, come dimostrazione di un intero stile di rappresentazione: il "teatro di strada medioevale“. Il testo nasce da una serie di improvvisazioni degli attori su un canovaccio di Luca Braidotti e Paolo Zucchietti. Lo spettacolo è stato replicato nel corso delle rievocazioni medioevali friulane più rilevanti.

I QUADRI TI PARLANO Compagnia Anà-Thema Teatro Alma Maraghini esperta d'arte del FAI

Un percorso artistico teatrale che unisce una visita guidata tra le magnifiche opere del Castello ad interventi recitati dagli attori. Come per magia, alcuni personaggi dei quadri usciranno dalla tela e reciteranno il monologo della loro storia.

L’ANGELO DEL CASTELLO con Caterina Distefano, Elena Grazzini e Jacopo Marcon

Lettura animata per bambini a cura del Museo del Duomo -Cattedrale di Udine alla scoperta della storia e delle vicende che hanno interessato la statua segnavento del campanile, riconosciuto simbolo della città e del Friuli.

CANTIERI APERTI AL PALIO Teatro Club, Palio Teatrale Studentesco 2014 "Città di Udine-Ciro Nigris“, Gruppo CCFT

I gruppi si alterneranno con brevi performance dimostrative dei lavori che stanno preparando per il Palio studentesco.

IL MITO IN IMMAGINE a cura di Altreforme

Laboratorio per bambini. Medusa e Perseo sono i protagonisti di un percorso guidato attraverso letture di testi e visione di antiche rappresentazioni presenti tra i reperti del Museo Archeologico. A conclusione un dolce spuntino.

FOTOGRAFIA - USO E RIUSOcon Altreforme e Gruppo Flickr

Negli spazi del Museo Friulano della Fotografia sarà ospitato il gruppo Flickr che presenterà "RIUSOGRAFIE - dal negativo al positivo con il riutilizzo creativo", un progetto che fa rivivere oggetti di uso quotidiano, trasformandoli in macchine fotografiche. La presentazione è in collaborazione con il servizio didattico dei Civici Musei, che farà una breve visita alla collezione del Museo.

Civici Musei e Gallerie di Storia e Arte - Castello di Udine

tel. 0432 271591 mail [email protected]

Per informazioni

tel. 0432 414717 mail [email protected]

SERVIZIO DI BUS NAVETTA DALLE 10 ALLE 19

CONCERTO con gli studenti del Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine

I musicisti condurranno i visitatori in un coinvolgente percorsomusicale in compagnia di alcuni grandi musicisti degli ultimi tre secoli.

Esibendo il biglietto d’ingresso al Museo, presso la Casa della Contadinanza verrà offerto un bicchiere di vino in mattinata e un vin brulé nel pomeriggio.

si ringraziano

FAVOLE A MERENDA Compagnia Anà-Thema Teatro

Gli attori accoglieranno i bambini e i loro genitori, racconteranno ed animeranno le favole più famose con protagonisti Principi e Principesse, giocheranno con i ragazzi cantando e recitando insieme, e concluderanno lo spettacolo con un dolce spuntino.

Per prenotazioni mail: [email protected]: 0432 1740499, 345 3146797

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Museo Friulano di Storia Naturale

La natura delFriuli Venezia GiuliaUn primato in Europa

Udine, ex chiesa di San Francesco1 dicembre 2013 - 27 aprile 2014

Invito

Nell’ambito delle iniziative collegate al “Darwin day”il Museo Friulano di Storia Naturale organizza

VISITE GUIDATE PER IL PUBBLICO

ALLA MOSTRA

Venerdì, 31 gennaio 2014 ore 18.30Venerdì, 7 febbraio 2014 ore 18.30

Udine, ex chiesa di San Francesco

Nell’occasione i partecipanti usufruiranno del biglietto d’ingresso ridotto (2,5 € a persona).

La visita sarà guidata dal personaledel Museo che ha curato l’esposizione.

per la prenotazione rivolgersi al Museotelefonando al n. 0432 584732o inviando una mail all’indirizzo

[email protected]

È convocata l'Assemblea Ordinaria 2014della Federazione Speleologica Regionale

del Friuli Venezia Giulia

SABATO, 15 FEBBRAIO 2014

alle ore 15.00 in prima convocazionee alle ore 15.30 in seconda convocazione,presso la sede legale di via Valentinis 134

a Monfalcone

Ordine del giorno:Accreditamento e verifica del numero legale.

Nomina del Presidente e del Segretario di Assemblea.Lettura e approvazione del verbale dell'Assemblea 2013.

Lettura e approvazione dell’attività consuntiva 2013.Lettura e approvazione dell’attività programmatica 2014.Lettura e approvazione del bilancio consuntivo per 2013.Lettura e approvazione del bilancio preventivo per 2014.

Comunicazioni del Consiglio Direttivo e del Conservatore del Catasto Regionale delle Grotte.

Elezioni delle cariche sociali per il triennio 2014-2016.Nomina del Conservatore del Catasto delle Grotte.

Varie ed eventuali.

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Leggo, nell’ultimo numero di Progres-sione, un’interessante riflessione di Fabio Forti, intitolata “dissoluzione ed erosione”, che condivido.In sintesi, l’autore, puntualizza che l’evoluzione dei sistemi carsici è le-gata a molteplici fattori e tra questi è importante anche l’erosione.Dell’importanza dell’erosione ne sono stato sempre convinto, anzi anch’io l’ho sostenuta nelle lezioni che ho tenuto nei corsi di speleologia.Però non mi sono limitato a questo. L’ho pure scritto, dando ragione a Forti.Ad esempio, in uno studio che prende in esame i sedimenti fini delle grotte del Canin, compaiono queste righe: “Ci pare interessante aggiungere, infine, che l’abbondanza di carbonati nei campioni esaminati indica che i processi di dissoluzione sono ancora parziali e quindi, almeno in certi tratti delle grotte, dove vi è scorrimento idrico con trasporto di detriti, i processi

Una piccola stalattite della Grotta di Monteprato (Nimis) è stata trattata con acido cloridrico diluito per eliminare la calcite. Il residuo è stato esaminato, poi, tramite la diffrattometria a raggi X. E’ evidente la presenza di altri minerali.

DISSOLUZIONE, EROSIONEE ALTRI TEmI APERTI

speleogenetici sono sicuramente an-che erosivi. L’importanza dell’erosione nel carsismo ipogeo è stata rivalutata da F. Forti (2003).” (G. Cancian e F. Princivalle - Mineralogia dei sedimenti pelitici nelle grotte del M. Canin. In: Muscio et al. - Il Fenomeno Carsico delle Alpi Giulie, Mem. Ist. It. di Spel., s. II, v. XXIV, 2011).Del resto, quando in una grotta si trovano sabbie e ghiaie arrotondate carbonatiche, è difficile non pensare a fenomeni erosivi e di trasporto.

Colgo l’occasione, invece, per sot-tolineare che – anche a mio parere - il fenomeno del carsismo non è poi così tanto semplice come ci era stato insegnato.Ad esempio, spesso il fenomeno vie-ne riassunto nella classica reazione reversibile della roccia (carbonato di calcio) che si trasforma in bicarbonato (solubile) e viceversa:CaCO3 + H2O + CO2 ‹—› Ca++ + 2(HCO3)-

In realtà questa reazione, che pur resta di gran lunga la principale, è una semplificazione, perché i calcari non sono puri al 100% e le acque contengono altre sostanze: magnesio, potassio, sodio, silice, cloruri, solfati, nitrati, microorganismi, ecc.Si sa che certi ioni accelerano i pro-cessi carsici ed altri li rallentano.Altri ancora, possono dare luogo a reazioni chimiche più complicate.La prova?Nelle grotte che si sviluppano entro litotipi prevalentemente calcarei non sempre si deposita solo la calcite.Ad esempio, per quanto riguarda i carbonati e tanto per stare solo nel Carso, in certe situazioni si è formata anche l’aragonite, però altre ricerche specialistiche hanno permesso di tro-vare la kutnahorite (Caverna Pocala 173/91 VG), l’huntite (Grotta dell’Otto 4782/5582 VG), la magnesite e la dolomite.Proprio in questi giorni sto studiando

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Stalattiti eccentriche nella Grotta di Monteprato (Nimis).

addirittura il carbonato di calcio amorfo - ACC.Ma, oltre ai carbonati, nei depositi di riempimento delle grotte sono stati identificati pure diversi fosfati, il gesso ed altri minerali formatisi in ambiente sotterraneo.Se tutto ciò esiste, allora significa che le reazioni chimiche che qui sono avvenute, sono state più complesse e più varie di quanto si pensava in passato.Poi, ci sono anche altri aspetti del carsismo che sarebbe interessante analizzare più a fondo.A titolo di esempio, riporto alcune domande, apparentemente ingenue, che mi sono state poste.Perché, qualche volta succede che certe grotte non si sviluppano esat-tamente lungo le principali fratture della roccia?Perché in alcuni tratti di qualche

grotta sono state osservate stalattiti eccentriche, anche se al riparo da correnti d’aria e magari vicino a sta-lattiti normali?Come fa l’acqua di percolazione ad essere ancora aggressiva verso il calcare quando, spesso, viene tro-vata già satura dopo qualche decina di metri e talvolta anche dopo pochi metri soltanto? La spiegazione è solo e sempre la corrosione per miscela d’acque (“effetto Boegli”)? O ci sono eccezioni?Inoltre, prendendo in esame il carsi-smo superficiale, molte vaschette di corrosione (kamenitze) sono prive di canale di scarico e quindi qui l’acqua ristagna ed evapora. Ebbene, perché nel fondo non si deposita un crostello di calcite? Dov’è finita la massa roccio-sa consumata per dissoluzione?Sono sicuro che più di un lettore sorri-derà bonariamente e dirà tra sé e sé:

“Beh, io conosco le risposte…”.Però, in realtà, le spiegazioni non sono poi così semplici e magari, quando vengono enunciate, potrebbero diver-gere tra persona e persona.A mio parere, dunque, servirebbe un aggiornamento delle passate visioni, forse troppo semplicistiche e gene-ralizzate.Per questo motivo, credo che sia utile un continuo confronto ed una piena collaborazione tra chi si occupa di questi argomenti. In definitiva, sareb-be utile organizzare, di tanto in tanto, dei tavoli di confronto e discussione, tipo “talk-show”, sui vari temi del carsismo.Questa potrebbe essere un’iniziati-va della Federazione Speleologica Regionale, di qualche Federazione Provinciale o di qualche Gruppo di buona volontà.

Graziano Cancian

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INGhIOTTITOIChiaro, nella mente dei nostri speleo-logi, è il concetto generale di cosa siano gli inghiottitoi carsici. Se però leviamo quella patina di superficialità, un po’ dovuta alla tradizione e per altri versi all’evidenza della funzione specifica della cavità, la conoscenza si ferma lì; generalmente non si va oltre alla semplificazione di una grotta che sia stata originata dalla cattura di un corso d’acqua superficiale, perlopiù proveniente da un bacino in rocce impermeabili, ammettendo, nell’ero-sione della massa d’acqua, appunto inghiottita, il processo fondamentale intervenuto durante il suo sviluppo.Nella nostra regione il termine “in-ghiottitoio”, in speleologia, ha radici antiche. Già da fine Ottocento e primi del Novecento, nei testi speleologici si parla d’inghiottitoi; e certo la presenza di grotte tipiche, per citare nella Giulia quelle di San Canziano e della Valsec-ca di Castelnuovo e nel Friuli quella di Viganti, hanno ben rappresentato il concetto espresso. Fino alla Seconda Guerra Mondiale, nei testi “classici” dell’epoca, della nostra area, inten-dendo per essi il “Grotte e voragini del Friuli” del De Gasperi (1), “Duemila grotte” di Bertarelli e Boegan (2) e il “Timavo” del Boegan (3), cosa sia un “inghiottitoio”, del resto, si evince con chiarezza.È, però, solamente dopo il secondo conflitto che, il concetto d’inghiottitoio trova, in campo speleogenetico e mor-fogenetico, una sua estensione che in precedenza era stata sostanzialmente trascurata. Questo sarà opera di Wal-ter Maucci (4), quando presenterà nel 1953 al 1° Congresso Internazionale di Speleologia di Parigi il suo famoso studio sugli inghiottitoi attivi e fossili della Valsecca di Castelnuovo e del Carso Triestino (5). Maucci, come si sa, fu uno dei massimi speleologi trie-stini, tuttora condividendone il primato col Boegan, che affrontò non solo le grandi esplorazioni della sua epoca ma soprattutto lo studio della spe-leogenesi e dell’idrogeologia carsica (fu tra i maggiori esponenti mondiali), e, nel caso specifico, ebbe modo di indagare a fondo sul fenomeno degli inghiottitoi, tanto da ipotizzare per al-cuni di essi meccanismi speleogenetici originali (6).È necessario aggiungere che l’ipotesi

speleogenetica e l’analisi terminologi-ca e geomorfologica sul tema degli inghiottitoi che Maucci sviluppò, per i tempi - parliamo degli anni Cinquanta - erano scientificamente molto avan-zati, forse non trovando confronti in altre parti del mondo, se non, e solo per alcuni aspetti, negli studi degli speleologi francesi (per tutti cito Philippe Renault). Tale era il quadro generale della ricerca, nel campo, quando io stesso (cinquant’anni fa), giovane esploratore e studioso in erba, approcciai il problema.Anche se nel ventennio successivo le nuove ricerche superarono la rigidità di determinati schemi maucciani, tan-to da riuscir porre in campo modelli geomorfologicamente più affinati e parzialmente diversi (7), molti dei meccanismi speleogenetici (alcuni proposti come enunciati) studiati dal grande speleologo triestino ressero all’analisi, anche critica, tanto da poter dire, ancor oggi, che, seppur dimenticati dagli studiosi moderni, non per tale ragione, non sono più validi (più che altro è ignoranza della

letteratura scientifica speleologica e scarsa propensione a impegnarsi su testi scritti in italiano). Un esempio: è incontrovertibile che un’ampia casistica d’inghiottitoi, aventi particolari caratte-ristiche geomorfologiche, mostri il loro sviluppo al disotto dell’area influenzata dalle perdite in subalveo del torrente epigeo; cos’altro è, dunque, se non il modello di maucciano di “inghiottitoio retroverso”?Tuttavia, quest’articolo non mira a ripercorrere il pensiero scientifico di Walter Maucci in materia d’inghiottitoi e di carsismo ipogeo in generale, anche se ne andrebbe di spazio, giacché, per chi ne avrebbe voglia, rimando a un testo specifico (8), bensì a sviluppare il concetto d’inghiottitoio in tempi successivi - moderni, per la speleologia - da parte dei carsologi in ambito internazionale. Anzi, porre sul tappeto lo stato delle conoscenze raggiunto e, in particolare, gli interro-gativi che sorgono.Prima di sviscerare il problema è ne-cessario precisare che “inghiottitoio”, nelle varie lingue, non ha sempre, ed esattamente, lo stesso significato, che per noi è consolidato, anche se obiettivamente non se ne discosta mol-to. Del resto, neanche da noi questo “quadra” sempre, tant’è che, parlando di fenomeni naturali dove è insita una moltitudine di varianti, solitamente, nell’adozione di un termine (o classi-ficazione che dir si voglia) prevale la ponderazione e l’analisi critica dello speleologo e del carsologo. Tralascian-do l’ovvietà di una grotta, percorribile o meno, nella quale s’infila un corso d’acqua superficiale, che evidente-mente è un inghiottitoio, ci possono essere casi, difformi ma paralleli, che, ragionevolmente, possono essere definiti come inghiottitoi. Di esempi ce ne sono diversi. Come quello di una grotta il cui imbocco non cattura alcun corso d’acqua, ritrovandolo invece in un’altra parte del suo percorso, aven-do chiarezza (deduttivamente o per accertamento) come questi provenga dalla perdita totale o parziale di un corso d’acqua superficiale scorrente nell’area della grotta (il tratto non sarà transitabile, ma sempre cavità carsica è). Talvolta, la distinzione si fa più sottile, come nel caso di grotte percorse da ruscelli che fanno capo al drenaggio d’impluvi formatisi nell’epi-carso o doliniformi, ma con portate importanti. Entra in allora gioco, o meglio si giustappone il concetto di

L’inghiottitoio: ovvero le Grotte di San Canziano e il Timavo. Si entra, e il carsismo appare in tutta la sua forza. Alla sommità si vede, chiaramente, uno dei piani di stratificazione tettonizzati che Knez individuò quale origine nella speleogenesi della grotta. Sotto, l’incisione erosiva lineare avvenuta in zona epifreatica. Lo studio geomorfologico dell’inghiottitoio, condotto da Mihevc, mostrò, più avanti nel “Canale Hanke”, un’incisione regolare senza interruzioni nel calcare poco deformato e scarsamente stratificato della monoclinale (foto: repertorio).

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“collettore”, e così via. Direi che, di là della formale definizione terminologica, internazionale (9) come locale (10), è sempre lo speleologo (esploratore o ricercatore che sia), con il proprio bagaglio di conoscenze scientifiche, che valuta la logica da seguire nei singoli casi che si presentano.Sull’argomento inghiottitoi ci sono di-verse sintesi, come quella di Palmer, etc., (11). Sugli aspetti generali del fenomeno “classico”, cioè inghiottitoi di corsi d’acqua originati da bacini impermeabili (il cosiddetto “contact karst”), la maggioranza degli studiosi è d’accordo su alcuni punti fondamentali. Vediamo quali sono.I torrenti superficiali drenanti superfici non carsiche (“allogenic streams”) normalmente hanno forti fluttuazioni di portata e basse concentrazioni di solidi disciolti; nella zona di contatto con le rocce carsogene, possono formarsi grotte con caratteristiche idrauliche e dinamiche molto diverse da quelle alimentate da flussi autogeni. Queste grotte, sono caratterizzate da un pe-riodo di formazione iniziale piuttosto breve, mentre successivamente il tasso medio di arretramento della roccia per dissoluzione, in cavità, è in genere di circa 0,01 cm/anno; la maggior parte dell’espansione della cavità avviene però durante le piene, dove l’erosione e le acque molto aggressive giocano un ruolo fondamentale. Durante gli alluvionamenti, il deposito di sedimenti, anche grossolani, o il collasso di depo-siti preesistenti può portare a ostruzioni e restringimenti, con grave disequilibrio del carico idraulico, provocando alla-gamenti anche nelle parti più alte del sistema e a notevole distanza; cioè acque aggressive vengono iniettate in tutti gli spazi disponibili della massa rocciosa. In tal modo, in base alla na-tura della roccia, possono espandersi fessure, anastomosi, spongework, etc. Mentre, altre volte, possono svilupparsi labirinti e bypass funzionali allo sca-valcamento e aggiramento delle zone ostruitesi.I primi punti, direi, sono meccanismi conosciuti; vediamo, invece, quegli aspetti meno noti allo speleologo.Nello sviluppo degli inghiottitoi, rispetto altri tipi di cavità, i ruoli dell’erosione - vedi Newson (12) - e della competizione tra i condotti - vedi Palmer (13) - sono particolarmente alti. In particolare, come mostra il grafico sperimentale, riportato, ricavato dai dati di Plum-mer et.al e Palmer, considerando lo

sviluppo iniziale con piccole quantità d’acqua attraverso strette aperture, il tasso di allargamento differisce notevolmente tra i diversi percorsi di flusso. Flussi da doline e inghiottitoi sviluppano percorsi (es. A, B, C) che s’ingrandiscono rapidamente, mentre altri sviluppi ristagnano, o addirittura diminuiscono (es. D, E). Solo, natu-ralmente, i percorsi preferenzialmente connessi a uno scarico efficace sono poi quelli in grado di incrementarsi.Particolari caratteristiche d’inghiot-titoio possono essere riconosciute anche in quelle grotte che, nella fase attuale, hanno totalmente perduto tale funzione. Se ciò è avvenuto da lunghissimo tempo, poi, causa i de-positi sedimentari e concrezionali e la clasticità, sovente la funzione originaria d’inghiottitoio può essere riconosciuta non solo dalle morfologie parietali (in-cisione gravitazionale, cornici, etc.), e dalla natura, granulometria e tessitura delle serie alluvionali, come pure da specifici meccanismi evolutivi e spe-leogenetici. Ovviamente, tali mecca-nismi si ritrovano anche in altri tipi di cavità, ma sta allo speleologo appro-priatamente discernere e determinare cosa ha davanti a lui. In altre parole, la conoscenza di tali meccanismi porta a una più corretta ed efficace valutazione per l’interpretazione di un “inghiottitoio fossile”.Una precisazione: il termine “fossile” (o “paleoinghiottitoio”, anche usato), scientificamente, atterrebbe a cavità risalenti a un “ciclo carsico” preceden-te, chiuso da una trasgressione nella

successione stratigrafica, tuttavia, in speleologia e carsologia, in termine “inghiottitoio fossile” è ormai entrato nell’uso corrente ed è consolidato, per cui non è sbagliato usarlo.Si annoverano tra questi meccanismi, percorsi alternativi, cioè deviazioni, nei confronti di ostruzioni (anche totali), generalmente (ma non sempre) con profili irregolari, e intersezioni a diversi livelli, talora formati veri labirinti. Labi-rinti di rete, che sono tipici delle rocce intensamente fratturate o anche nelle zone a poca profondità dalla superfi-cie, tali da essere definiti come “karst annexes” (14), aventi funzioni di accu-mulo e rilascio delle acque in eccesso (piene). Cavità anastomotiche, dove solitamente il ruolo è svolto dai giunti di stratificazione (nei punti planari aperti); tuttavia qui è d’uopo valutare se la morfologia anastomotica non sia invece attribuibile ai flussi di una speleogenesi freatica iniziale, come mise in guardia Ewers (15); passaggi anastomotici possono formare degli “insiemi”, quando in modo simultaneo sono invasi dalle acque per risalita del livello piezometrico, tanto, da essere a volte chiamati “delta sotterranei” (16). Forme a spongework, o cupoliformi da elevata pressione parziale di CO2 derivata dal carico idraulico (17); qui però ci avventuriamo su un campo minato, poiché le morfologie cupoli-formi possono avere origini diverse - vedi gli studi effettuati sul Carso (18) - e bisogna valutare con grande attenzione. Elevati contrasti granulo-metrici lungo la geometria della grotta,

Diagramma sperimentale di Palmer che mostra il tasso medio di arretramento, per dissoluzione, della parete dei condotti nei calcari. Dove Q/L è il rapporto tra scarico e distanza del flusso. Le prime fasi dello sviluppo sono rappresentate dalla zona 1, che include una grande varietà di tassi di dissoluzione. Q aumenta con il tempo in pochi condotti, consentendo loro di allargarsi. Solo quelli, per competizione, che raggiungono la velocità massima (zona 2) vanno a formare cavità percorribili.

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cioè grandi variazioni nella velocità dei flussi, tanto che depositi ciottolosi possono alternarsi e passare a sabbie e limi; mentre alte velocità di deflusso possono determinare esclusivamente trasporto e lasciare l’alveo in roccia nuda.È bene ancora una volta sottolineare come molte di queste caratteristiche, sostanzialmente dissolutive, possono ritrovarsi nei modelli delle grotte frea-tiche, con basse velocità di falda, per la “corrosione per miscela d’acque” bögliana, etc. (per citare un modello speleogenetico tra i tanti). Tuttavia, oggi molto spesso trovano pure spie-gazione - vedi per esempio Audra (19) - nelle fluttuazioni del livello piezome-trico nella zona epifreatica (ma la cosa non è nuova, è ripescare processi speleogenetici già visti).Negli inghiottitoi, se le correnti non sono trattive e la sedimentazione prevale, cioè il fondo iniziale in roccia risulta coperto da depositi, i maggiori fenomeni di allargamento avvengono lateralmente e in alto, sulla roccia nuda, anche se l’acqua interstiziale nei sedimenti esercita sul substrato un’azione corrosiva. Inoltre, se grotte labirintiche sono uno degli effetti de-gli allogenic streams convogliati nel sottosuolo, altre grotte di questo tipo non hanno certo quest’origine (vedi, per esempio, le grandi maze caves dell’Ucraina e del Sud Dakota). Del resto, uno dei presupposti per la for-mazione delle maze caves è il risultato di piccole distanze di flusso per cui tutti i potenziali condotti si sviluppano quasi contemporaneamente, di là de-gli aspetti idrochimici, quali effetti da miscelazione d’acqua bögliani, aggres-sività da H2S, etc, all’interno della falda freatica carsica. Da noi, grotte labirin-tiche la cui origine sia attribuibile alla funzione d’inghiottitoio sono rare. Tali grotte generalmente mostrano di es-sersi evolute in particolari situazioni, se non strettamente litologiche (come gli inghiottitoi pseudo-labirintici dei gessi bolognesi), attribuibili, per esempio, a incrementi delle forze meccaniche, che hanno inciso nel volume e nell’apertura della rete di joints: è il caso delle aree carsogene che hanno subito il peso delle grandi calotte glaciali continentali pleistoceniche in centro-nord Europa e nell’America de Nord.Ribadisco, poi, come forme corrosi-vo-erosive, tipiche degli inghiottitoi, si rinvengano in grotte che, a tutti gli effetti, non sono inghiottitoi; pertanto

la prudenza nell’interpretazione di ca-vità antiche e “non attive” è d’obbligo. Tanto per esemplificate, addirittura grotte glaciali, o meglio di scorrimento sub-glaciale, come quelle del sistema himalayano, presentano meccanismi, a tutti gli effetti speleogenetici, che corrispondono, poi, nella risposta mor-fologica a quelle dei calcari (20).Involontariamente - è vero! - a questo punto mi ritrovo nuovamente alla logica degli studi maucciani, pensando quan-to, in quegli anni, noi eravamo avanti nella ricerca scientifica. Pochi carsolo-gi sono stati così dotti e incisivi, come Walter Maucci, riuscendo a influenzare una generazione intera di studiosi eu-ropei. È la differenza, acclarata, tra chi la speleologia, le grandi esplorazioni, le profondità, li ha vissuti e chi no; tra chi, invece, s’è fatto raccontare e, sicuramente intelligentemente, è poi riuscito rielaborare, o far elaborare, studi di speleogenesi, geomorfologia ipogea e idrogeologia sotterranea. La rilettura del problema, scientifico degli inghiottitoi carsici, visto da Maucci, tralasciando le classificazioni, forse un po’ troppo “tirate”, tratte dalla vecchia terminologia kyrliana e dalla sua ipotesi dell’erosione inversa (…ma chi di noi può scagliare la prima pietra?), dappri-ma sulla scorta di un’ampia casistica da lui personalmente verificata e poi dopo su una dettagliata casistica rica-vata invece dalla letteratura, fa emer-gere, ancora una volta di più, quella sostanziale differenza. È l’esploratore specificatamente acculturato, prima che lo scienziato, a tradurre in genesi, processi, evoluzione, il percorso che

va dalla “nascita”, allo “sviluppo”, fino alla “morte” dell’inghiottitoio, usando ora espressioni un po’ banali, di moda in quei lontani anni quando ancora imperava il concetto di “ciclo carsico”. Troviamo, negli studi maucciani “di casa nostra” sugli inghiottitoi, i canyon, le sezioni “tipo Vittoria”, le mensole di roccia, le gallerie sovrapposte, i pozzi drenanti, la fase paleoidrografica, i bacini chiusi, l’abbassamento del livello di base, le perdite dei calcari, le cavità inverse alimentate dalle infiltrazioni, insomma quasi l’intero corredo che, ancor oggi, costituisce fondamento nella trattazione del problema.Se dà gioia guardare a un così splen-dido passato, non vien meno la spe-ranza che giovani speleologi possano avviarsi a ripercorrere quelle orme.Nella mia vita - poiché le esperienze personali contano - d’inghiottitoi attivi ne esplorai diversi, e ancor di più (ma è logico) quelli fossili. Da tali azioni dirette, fatte soprattutto nei primi de-cenni della mia speleologia, in base allo stato delle conoscenze scientifiche del tempo ne trassi immancabilmente vantaggio per le mie ricerche (forse ancor più negli anni a seguire, riela-borando criticamente i miei appunti), penso non solo agli specifici studi in grotta ma in particolare a quelli cosiddetti “di sintesi” dove l’ampiezza dei dati da elaborare comporta una visione - come si dice - a “360 gradi”. Come precisai in precedenza, studiare il carsismo ipogeo avendo praticato un’intensa attività esplorativa (come fu, fortunatamente, nel mio caso) è profondamente diverso da farlo di “se-

L’inghiottitoio: ovvero il pozzo in Viganti, la grotta che nei periodi piovosi drena le acque del Rio Tanaloho. È uno degli inghiottitoi delle Prealpi Friulane più rappresentativi soprattutto per il grande pozzo che lo caratterizza, indicando una probabile rapida fase di abbassamento del livello di base con un altrettanto rapido approfondimento del sistema, interamente sviluppato nei calcari, a differenza delle vicine grotte del sistema di Villanova che sono nei banchi carbonatici del Flysch. Quando oltre quarant’anni fa io lo discesi, era già una grotta facile (foto Sedran).

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Note bibliografiche

(1) De Gasperi G.B., 1915: Grotte e voragini del Friuli. Mondo sotterraneo, 11 (1-6). Ristampa anastatica a cura del CSIF, 1983, Udine, 219 pp.(2) Bertarelli L.V. & BoeGan E., 1926: Duemila grotte, quarant’anni di esplorazioni nella Venezia Giulia. Touring Club Italiano, Milano, 470 pp.(3) BoeGan E., 1938: Il Timavo. Studio sull'idrografia carsica subaerea e sotterranea. Memorie Istituto Italiani di Speleologia, s.e Geologica e Geofisica, 2, 251 pp.(4) DamBrosi S. & semeraro R. (eds.), 2009: Walter Maucci (1922-1995): speleologo scienziato triestino. Scritti memorialistici e celebrativi. Ed. Società Adriatica di Speleologia, Trieste, 150 pp.(5) maucci W., 1953: Inghiottitoi fossili e paleoidrografia epigea del Solco di Aurisina (Carso Triestino). Premier Congrès Internationale de Spéléologie, Paris 1953, to. 2, 155-199.(6) maucci W., 1956: Il fenomeno della retroversione nella morfogenesi degli inghiottitoi. Atti 7° Congresso Nazionale di Speleologia, Sardegna 1955, Rassegna Speleologica Italiana e Società Speleologica Italiana, mem. 3a, 221-236.(7) semeraro R., 1975: Geomorfologia carsica ipogea delle rocce carbonatiche del Carso Triestino. Mondo Sotterraneo, n.un. 1974-75: 21-64.(8) semeraro R., 2009: La visione di Walter Maucci sul carsismo e sull’idrogeologia carsica: sintesi del suo contributo scientifico. In DamBrosi S. & semeraro R. (eds), Walter Maucci (1922-1995): speleologo scienziato triestino. Scritti memorialistici e celebrativi. Ed. Società Adriatica di Speleologia, Trieste, 65-77.(9) EPA/600/R-02/003, 2002: A Lexicon of Cave and Karst Terminology with Special to Environmental Karst Hydrology. Speleogenesis Glossary includes 2699 cave & karst terms. Washington, DC.(10) maucci W., 1961: Contributo per una terminologia speleologica italiana. Bollettino Società Adriatica di Scienze, 51, 203-228.(11) palmer A.N., 2001: Dynamics of cave development by allogenic water. Acta Carsologica, 30/2, Ljubljana, 13-32.(12) newson M.D., 1971: The role of abrasion in cavern development. Cave Research Group of Great Britain, Transactions 13, 101-107.(13) palmer, A.N., 1991: Origin and morphology of limestone caves. Geological Society of America Bulletin 103, 1-21.(14) manGin, A., 1975: Contribution à l’étude hydrodynamique des aquifères karstiques. Annales de Spéléologie 29, 283-332, 495-601 & 30, 21-124.(15) ewers, R.O., 1966: Bedding-plane anastomoses and their relation to cavern passages. National Speleological Society Bulletin , 28, 133-140.(16) maire, R., 1990: La haute montagne calcaire. Karstologia-Mémoires n. 3, 731 p.(17) lismonDe, B., 2000: Corrosion des cupoles de plafond par les fluctuations de pression de l’air emprisoné. Karstologia 35, 39-46.(18) semeraro, R., 1975: Osservazioni statistico-morfologiche sulle “cupole di corrosione” nelle cavità carsiche delle rocce carbonatiche terziarie del Carso Triestino. Atti 2° Convegno di Speleologia del Friuli-Venezia Giulia, Udine 1975, 111-122.(19) auDra, P., 1994: Karsts alpines; genèse de grands réseaux souterrains. Karstologia Mémoires, 5, 279 p.(20) Gulley, J. & Benn, D.I., 2007: Structural control of englacial drainage systems in Himalayan debris-covered glaciers. Journal of Glaciology, vol. 53, n. 182, 399-412.

conda mano”, poiché, inevitabilmente, in quest’ultima eventualità si ricalcano errori, ignoranze, inesperienze, incom-petenze di altri, non sempre riuscendo eliderli con la semplice deduzione. Specie, e purtroppo, quelli di giovani speleologi che avendo letto “quattro pubblicazioni”, pur magari possedendo una cultura scientifica di base di ottimo livello, necessariamente però pagano la mancanza di un’approfondita co-noscenza della materia che, peraltro, non può che venire col tempo, con gli anni, con l’esperienza, con la ma-turazione. Dato che “carsismo” è una specializzazione come qualsiasi altra, per chi voglia diventare uno speciali-sta, ci sono quindi le stesse regole e difficoltà. Per questo, con l’umiltà e la disponibilità (purtroppo merce rara) che comporta saper affrontare una ricerca in comune, si comprende quanto preziosa possa essere la col-laborazione, sincera e disinteressata, tra giovani e vecchi speleologi. Un giovane potrà percorrere inghiottitoi che a un anziano sono preclusi, mentre quest’ultimo potrà dare quelle chiavi di lettura e d’impostazione di studio che sono ancora negate al primo.Tale approccio, nello specifico delle discipline speleologiche, più che cer-carlo negli enti di ricerca (indispensabili però per gli studi più avanzati), che per la loro natura e compiti d’istituto, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno un tipo di organizzazione con

visioni e obiettivi che portano in altre direzioni, va trovato e lentamente ma pervicacemente costruito - direi un giorno dopo l’altro - proprio nei gruppi grotte. Nei gruppi, dove la speleologia è “vissuta”, socio-centrica e sostan-ziale. Così anche da ridurre quel de-pauperamento di azioni primarie che sta avvenendo nella nostra piccola comunità (o sviata verso attività ogget-tivamente meno importanti), come lo scollamento tra esplorazione e ricerca, un tempo precipuamente caratteriz-zanti le associazioni speleologiche di casa nostra, perciò valorizzarle, o semplicemente recuperarle, mediante il consolidamento di quei criteri, univer-sali, che legano proprio esplorazione e ricerca, quali azioni interdipendenti. Un compito - come altre volte ho detto e mai mi stancherò di ripeterlo - che non può essere promosso che dalle dirigenze dei gruppi grotte.Non solo ricerca scientifica, natural-mente, sono gli inghiottitoi, ma an-che esplorazioni memorabili, a volte rischiose, l’inebriante avanzare lungo forre percorse da torrenti e scendere pozzi battuti da cascate. Raccontarsi, poi, tra amici che condividono la stessa passione, momenti leggendari passati in grotta. Il ricordo della piena. Ango-sciante, anche se talvolta per qualcuno è sciocca spavalderia. Molti di noi, in esplorazione, hanno assistito a questi eventi, e in alcuni casi il pericolo è stato elevato.

Io, in inghiottitoio, ho assistito a più di una piena ma solitamente bastava alzare il livello di guardia, mentre in un caso, invece, in pericolo fu tangi-bile, anche perché quel grande pozzo invaso da una cascata era già stato, purtroppo, mortale.Il fascino dell’inghiottitoio, la quintes-senza della grotta che si forma, lo scatenarsi delle forze della natura che trasformano in poco tempo un rivolo d’acqua che ti lambisce i piedi in un fragoroso torrente, è una seduzione alla quale lo speleologo, quello vero, mai si è sottratto.È avventura!Come altrettanta avventura è interpre-tare i segni lasciati da quelle acque, decifrare la loro genesi, il loro sviluppo nel tempo, poi, poterli collocare in un più vasto disegno, quello dell’evoluzio-ne globale del sistema carsico in cui si trovano e ne fanno parte. Una sfida intellettuale! Consapevoli dell’enormità di quella sfida poiché, mai, per intero, potrà esser vinta. Ci saranno sempre molte, moltissime cose, da scoprire, da capire.Quel poco che avremo compreso, consci della nostra limitatezza e dei limiti della scienza stessa, sarà una conquista, pari a quella che si prova quando il fondo dell’inghiottitoio è stato finalmente raggiunto, anche a costo di grandi sforzi, poiché questo, esatta-mente questo, è speleologia.

Rino Semeraro

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M O N T E A N A L O G Ov i a Fa b i o S e v e r o 3 134100 TRIESTE (Italy)t e l . + 39 040 761683 t e l . + 39 335 5279319 [email protected]

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giovedì 6 febbraioTEATRO MIELA (ingresso € 5.00 per tutte le proiezioni)

ore 18.00TRIGLAVSKE STRMINE SLOVENIA

THE WAITING GAME ITALIA

LA DURA DURA STATI UNITI

ore 20.30PETZL ROCTRIP CHINA FRANCIA

RORAIMA - CLIMBERS OF THE LOST WORLD AUSTRIA

giovedì 13 febbraioTEATRO MIELA (ingresso € 5.00 per tutte le proiezioni)

ore 18.00 e ore 21.00HELLS BELLS speleo award 2014 la speleologia nel mondo

premiazioni ore 20.30

giovedì 20 febbraio Bar Libreria KNULP(ingresso gratuito)

Ore 18.00 e ore 21.00Premio ALPI GIULIE CINEMALA SCABIOSA TRENTA Proiezione delle produzioni cinematografiche di autori del Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Carinzia dedicate alla montagna - premiazioni ore 20.30Ba

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Con il contributo delComune di Trieste

Con il patrocinio diRegione Friuli Venezia Giulia Provincia di Trieste

In collaborazione con CAI sezione di Gorizia Cooperativa Bonawentura Arci Servizio Civile Bar Libreria KNULP CAI Società Alpina delle Giulie -Commissione Grotte Eugenio Boegan

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COMUNICATO STAMPA

Alpi Giulie Cinema 2014

Festeggia il suo ventesimo compleanno il concorso “Scabiosa Trenta Premio Alpi Giulie Cinema”, organizzato dall'Associazione Monte Analogo dentro la rassegna di cinema di montagna che porta lo stesso nome; giunta, a sua volta, alla ventiquattresima edizione. Un traguardo senza dubbio significativo, in mezzo ad una vera e propria tempesta che sta mettendo a dura prova tutta la proposta culturale della nostra regione e del nostro paese. Venti sono state anche le opere d'arte, tutte diverse tra loro, che hanno rappresentato altrettanti "trofei" nelle mani di autori di Friuli Venezia Giulia, Carinzia e Slovenia ai quali il concorso è tradizionalmente dedicato. Come di consueto, la premiazione e la proiezione dei film premiati concluderà anche questa edizione del contenitore di immagini, emozioni e suggestioni della montagna che è Alpi Giulie Cinema 2013/14. Molto più giovane, ma di grande successo, prosegue l'avventura di Hells Bells, maratona di video di speleologia che si conclude con l'assegnazione delle campane d'oro e d'argento. Nel mezzo tante immagini di arrampicata, alpinismo e un particolare omaggio ai pionieri sloveni delle Alpi Giulie. Buon divertimento!

Teatro Miela GIOVEDI’ 6 FEBBRAIO (ingresso 5€)

ORE 18.00

TRIGLAVSKE STRMINE (Slovenia – 1932) 46’, regia Ferdo Delak

Triglavske Strmine è stato il secondo lungometraggio prodotto nel territorio sloveno nel periodo del cinema muto. Nel corso dell'estate del 1932 Janez Jalen, Ferdo Delak e Metod Badjura hanno realizzato questo primo film a soggetto con audacia e coscienza in 15 giorni di riprese, con un duro lavoro, scarsi mezzi ma tanto entusiasmo. I protagonisti di questa commedia alpina sono gli eroi della montagna. La vicenda si dipana tra aneliti verso le verticalità delle pareti rocciose non ancora scalate e l'amore per una ragazza umile e modesta. L'interprete maschile attorno al quale ruota la

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storia è Anton Cerar - Danilo che all'epoca era il primo attore del Ljubljansko Drama. Il personaggio che impersona è allegro e divertente, un ruolo che gli era molto congeniale. Nel cast degli attori figurano anche i noti alpinisti Miha Potočnik e Joža Čop. La prima proiezione del film ebbe luogo a Ljubljana il 9 dicembre 1932.

THE WAITING GAME (Italia – 2013) 41', regia Emilio Previtali

Domande senza risposte, una dopo l'altra. Notti insonni, giorni di pianificazione, studio, ricerche e sempre la stessa domanda in testa, sempre. In che parte del mondo si possono trovare aree ancora inesplorate? Dov'è possibile lasciare la prima impronta sulla neve? Dove puoi godere del massimo isolamento? C'è un luogo dove puoi essere te stesso senza compromessi, lontano da tutto e da tutti, contando solo sulle tue risorse? Se cerchi un posto cosi e vuoi anche il meglio dell'arrampicata, allora non restano molte possibilità.

The waiting game

LA DURA DURA (Stati Uniti – 2012) 28', regia Josh Lowell

Chris Sharma, considerato per 15 anni il "re" dell'arrampicata, ha creato vicino alla sua casa in Catalogna una vera e propria mecca per chi è alla ricerca di vie impegnative. Oggi il ragazzo prodigio ceco Adam Ondra, 19 anni, approda nel territorio di Sharma per tentare di strappargli il titolo. I due cominciano cosi una battaglia all'ultimo spit per aprire il primo 9+ della storia, mentre

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nello stesso luogo Sasha DiGiulian e Daila Ojeda abbattono gli standard femminili con salite da brivido.

ORE 20.30

PETZL ROCTRIP CHINA (Francia - 2012) 23', regia Vladimir Cellier

Nell'ottobre 2011 nella valle di Gétù in Cina si è tenuto il Petzl Roc Trip: un team di scalatori ha attrezzato il sito per questo evento, con l'obbiettivo di riunire professionisti e dilettanti in un luogo di eccezionale bellezza. Oltre 250 tiri aperti appositamente per l'occasione in 15 settori della valle: un cocktail di vie estreme e itinerari adatti a soddisfare ogni palato, su deliziose pareti calcaree.

RORAIMA – CLIMBERS OF THE LOST WORLD (Austria – 2012) 97’, regia Philip Manderla

Kurt Albert, Holger Heuber e Stefan Clowacz affrontano una difficile sfida: la salita del Monte Roraima in Sudamerica. Un colosso di roccia con pareti vertiginose, avvolto in una coltre di nebbia impenetrabile e situato nel cuore della giungla selvaggia, dove piogge torrenziali e temperature che raggiungono i 40 gradi rendono l’avvicinamento quasi impossibile. Roraima – Climbing the Lost World ci trasporta in un luogo inimmaginabile dove l’uomo non ha mai messo piede e ci permette di scoprire non solo bellezze naturali mozzafiato, ma anche il valore dell’amicizia e della solidarietà.

Roraima

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Teatro Miela

GIOVEDI’ 13 FEBBRAIO (ingresso 5 €)

Ore 18.00

HELLS BELLS speleo award 2014

Dal 2012 si tiene, in collaborazione con la Commissione Grotte Eugenio Boegan – Società Alpina delle Giulie, Sezione CAI di Trieste, “HELLS BELLS – Speleo Award”: il concorso di produzioni cinematografiche che abbiano come ambientazione il mondo sotterraneo e le attività speleologiche collegate, di autori e/o produttori di qualsiasi nazionalità. Una intera giornata dedicata alla speleologia! Premiazioni: ore 20.30.

Foto: Peter Gedei

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Programma di massima ore 18.00

Supramonte 30’ Davide Melis

Geheimnisvolle Tiefe

25’ Georg Wilhelm Pabst

Estratto storico del 1949

(Austria)

Pala in groppa tutti in grotta

16’ 50’’ Daniela Perhinek

Una grotta da record 10’ Fabio Bollini

Experiences 10’ Fabio Bollini

"Lapis specularis, la luminosa trasparenza del gesso

12 Danilo Demaris

Grotta Aladino 6’ Luca Pedrali

Sifone Ivano 10’ Luca Pedrali

Ore 21.00

Rana Pisatella 35’ Sandro Sedran

Espolarazioni - Sorgente Tufere

14’ Luca Pedrali

Dentro il Sebino 22’ Max Pozzo

Davorjevo Brezno 15’ Antonio Giacomin

Auyan (Tepui) 6’ Vittorio Crobu

Esa 2013 10’ Vittorio Crobu - Sirio Sechi

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Bar Libreria KNULP

GIOVEDI’ 20 FEBBRAIO (ingresso libero)

Ore 18.00

XX° PREMIO ALPI GIULIE CINEMA “SCABIOSA TRENTA”

Proiezione delle produzioni cinematografiche di autori del Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Carinzia dedicate alla montagna, premiate con la “Scabiosa Trenta”, fiore alpino immaginario cercato per una vita dal grande pioniere e poeta delle Alpi Giulie, Julius Kugy. Premiazioni: ore 20.30 Il Premio Alpi Giulie Cinema “Scabiosa Trenta”, fiore alpino immaginario cercato per una vita dal grande pioniere delle Alpi Giulie Julius Kugy, viene interpretato, ideato e realizzato ogni anno da una artista scelto in ambito regionale e costituisce il principale riconoscimento del concorso. Il XX Premio Alpi Giulie Cinema “Scabiosa Trenta” è stato realizzato dal fotografo Franco Spanò. Nato nel 1966 a Gorizia dove vive e lavora. Fotografo autodidatta, dal 1993 ha partecipato a diverse esposizioni personali e collettive. Utilizza la tecnica dell’esposizione multipla, in genere da due a quattro scatti sovrapposti eseguiti con apparecchio reflex analogico. Dal 2005 organizza e dirige le attività dell’associazione culturale per la promozione delle arti contemporanee “Prologo” di Gorizia.

Scabiosa Trenta 2014

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Programma di massima Ore 18.00 Soča Outdoor Festival 4’ Slovenia Il grande salto 19’ Friuli Venezia Giulia Planet Slovenija 25’ Slovenia Kajak potovanje Čile Argentina 5’ Slovenia 100 anni dopo 31’ Friuli Venezia Giulia Gremo na Kum 32’ Slovenia Lost in Bosnia 22’ Friuli Venezia Giulia Ore 21.00 Amazonans – A sustainable life in the rain forest 36’ Carinzia Na Pogled 20’ Slovenia Friuli Mandi Nepal Namaste 60’ Friuli Venezia Giulia Le produzioni premiate nelle precedenti edizioni sono state nel 1994 “Namastè Annapurna” di M. Svetel (Slovenia), nel 1995 “Vivere è un pericolo mortale” di V. Armar Stih (Slovenia), nel 1996 “Insieme sulle vette” di M. Arnez (FVG), nel 1997 “Timavo: un fiume da proteggere” di G. Penco (FVG), nel 1998 “Una Salita tra le Giulie” di G. Gregorio (FVG), nel 1999 “Camanchaca” di T. Miklautsch (Carinzia), nel 2000-1 “Valentin Stanič” di M. Svetel (Slovenia), nel 2002 “Ski-Everest” di J. Stucin (Slovenia), nel 2003 “Mednarodno Leto Gora” di M. Svetel (Slovenia), nel 2004 “Terske doline in gore” di M. Svetel (Slovenia), nel 2005 “Oxus – Montagne per la pace” di G. Gregorio (FVG), nel 2006 “Oltarji Špika” di B. Mašera (Slovenia), nel 2007 “L’uomo di stregna” di P. Rojatti – A. Petricig (FVG), nel 2008 “Dežela šerp” di M. Žbontar (Slovenia), nel 2009 “On the sunny side of the Alps” di J. Burger (Slovenia), nel 2010 “ Giusto Gervasutti, il solitario signore delle pareti” di G. Gregorio (FVG), nel 2011 "Trenutek Reke/Il Tempo del Fiume" di A. Medved e N. Velušček (FVG), nel 2012 “Sfinga” di V.Anzeljc e G. Kresal (Slovenia), nel 2013 “Wild one – A story of Philippe Rubiere” di J. Breceljinik (Slovenia).

Teatro Miela: piazza Duca degli Abruzzi 3 - Trieste Bar Libreria KNULP: via Madonna del Mare 7a - Trieste

MONTE ANALOGO

Via Fabio Severo, 31 – Trieste (Italy) www.monteanalogo.net [email protected]

+39 040 761683 +39 335 5279319

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Chi desidera pubblicare la pro-pria notizia o articolo sul pros-simo numero delle "Cronache Ipogee" è pregato di spedire lo scritto a: [email protected] notizie dovranno pervenire alla redazione entro la fine del mese in file formato word, le foto in formato .jpeg (risoluzione 300 dpi) indicando, possibilmente, l'autore della foto.Chi desidera vedere tutti i nu-meri precedenti può consultarli, o scaricarli, direttamente dal nostro sito:Cronacheipogee.jimdo.com.Buona lettura e, grazie.

La Redazione

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Questa rubrica vi viene offerta in forma gratuita e la durata dell'esposizione dei messaggi pervenuti sarà garantita per tre mesi.Passato questo lasso di tempo, se non viene rinnovata la richiesta, il mes-saggio verrà rimosso.Chiediamo la cortesia di segnalare alla redazione le eventuali contrattazio-ni, andate a buon fine in tempi inferiori a quelli trimestrali, evitandoci così di promuovere quegli articoli che sono già stati evasi dalle parti.Grazie.

La Redazione

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Maglietta bianca a manica corta (taglia L), nuova. Riporta il disegno di Stefano Borghi in occasione della spedizione del CAT al BU 56 (Spagna) nel 1987. (Euro 10.00)

Metto in vendita 1 rivista del CAI, anno 1940, 280 pagine.All'interno un articolo storico dal titolo "Vestigia storiche in Val Rosandra".Paolo, cell. 347 3181900.GS Talpe del Carso