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Arte et humanitate, labore et scientia
Италия: взгляд молодых ученых
(на итальянском языке)
МИНИСТЕРСТВО ОБРАЗОВАНИЯ И НАУКИ РОССИЙСКОЙ ФЕДЕРАЦИИ
ГОУ ВПО «УРАЛЬСКИЙ ГОСУДАРСТВЕННЫЙ УНИВЕРСИТЕТ им. А. М.ГОРЬКОГО»
ФАКУЛЬТЕТ МЕЖДУНАРОДНЫХ ОТНОШЕНИЙ
КАФЕДРА ТЕОРИИ И ИСТОРИИ МЕЖДУНАРОДНЫХ ОТНОШЕНИЙ
КОМИТЕТ ОБЩЕСТВА ДАНТЕ АЛИГЬЕРИ Г. ЕКАТЕРИНБУРГА
Arte et humanitate, labore et scientia
Италия: взгляд молодых ученых
(на итальянском языке)
Екатеринбург
2011
УДК 811. 131. 1
ББК Ш147.31я43
А 81
Редакционная коллегия:
Доктор исторических наук В. И. Михайленко, канд. филологических наук
К. М. Табаринцева-Романова.
Под общей редакцией д.и.н., проф. В.И. Михайленко
А 81 Arte et humanitate, labore et scientia. Италия: взгляд молодых ученых (на
итальянском языке). / Уральский государственный университет, кафедра
теории и истории международных отношений. – Екатеринбург, 2011. – 113 с.
Настоящий сборник содержит статьи, эссе преподавателей и студентов,
занимающихся исследованиями, связанными с Италией (филология,
искусство, международные отношения и др.).
Статьи печатаются в авторской редакции.
© Авторский коллектив, 2011
© В. И. Михайленко, общ. ред., 2011
© Уральский государственный университет им. А.М. Горького, 2011
Contenuto
Introduzione............................................................................................................... 7
SEZIONE I. Contributi degli collaboratori ............................................................... 8
E. e N. Canetta. SCOPRIRE LA RUSSIA. TURISMO E CULTURA NELLA
"NUOVA" RUSSIA, VISTI DA DUE LOMBARDI AVVENTUROSI ................. 8
R. Risaliti. ALCUNI FONDAMENTALI DOCUMENTI SUI RAPPORTI STATO
CHIESA IN RUSSIA…………………………………………………………….14
R. Risaliti. I DEMIDOV A FIRENZE……………………………………………25
V. Mikhailenko. RUSSIA CONTEMPORANEA IN NUOVO SPAZIO
GEOPOLITICO ...................................................................................................... 29
Ju. Bezborodov, K. Tabarintseva-Romanova. NOZIONE DEL DIRITTO
EUROPEO............................................................................................................... 57
Ju. Filipazzi. ELEMENTI DELL'INTERPRETAZIONE SISTEMICO-
TIPOLOGICA DEI DIALETTI ITALIANI ........................................................... 63
L. Zelenina. LA PARTE EMOTIVA NELLA COMMUNICAZIONE D‘AFFARI ............. 72
SEZIONE II – Contributi degli studenti ................................................................. 78
M. Dallakyan. LA PRESENZA ITALIANA IN RUSSIA DI OGGI ..................... 78
E. Krapivnitskaya. LA VIGILIA DELL‘ANNO DELLA LINGUA E DELLA
CULTURA ITALIANA IN RUSSIA: COOPERAZIONE REGIONALE CON
L‘ITALIA ................................................................................................................ 86
V. Liubuscekina. LA LOTTA ALLA MAFIA ITALIANA ................................... 90
E. Lazarenko. IL LESSICO FILOSOFICO-RELIGIOSO DEL ROMANZO DI
UMBERTO ECO "IL NOME DELLA ROSA": PROBLEMI DI TRADUZIONE92
N. Kuzminych. MEZZOGIORNO .......................................................................... 98
P. Mayer. L‘ULTIMO GIORNO DEI POMPEI ................................................... 101
D. Manuchian. SANTI ARMENI VENERATI IN ITALIA................................. 103
K. Piankova. PROTEZIONE DEGLI ANIMALI ................................................ 105
K. Timoscenkova. CECILIA BARTOLI ............................................................. 108
Introduzione
Cari colleghi,
Siamo lieti a presentarVi la nostra raccolta dei contributi fatti dai professori e
dagli studenti che lavorano con noi e che sono appassionati di storia, di cultura e
della lingua italiana. Questa rivista rappresenta il primo passo per unire coloro che
fanno le ricerche, gli studi, dedicati all‘Italia in generale.
Abbiamo cercato di fare non una rivista proprio accademica, scientifica, ma
volevamo creare un luogo, un modo, un mezzo di comunicazione degli studenti e
degi professori dalle diverse università dai diversi paesi.
Il materiale è diviso in due sezioni. La prima è composta dai contributi dei
professori, la seconda contiene i contributi (senza tante correzioni) degli studenti.
Ci fa un grand piacere di riuscire ad aver i materiali da quasi tutte le grandi
università di nostra città: Università statale degli Urali, Università federale degli
Urali, Università Statale di Pedagogia degli Urali, Conservatorio statale degli
Urali. Così abbiamo possibilità di dare l‘imagine più o meno completa dell‘Italia.
Vorremmo ringraziare tutti gli autori e augurare buon lavoro.
organizzatori
SEZIONE I
CONTRIBUTI DEGLI COLLABORATORI
Eliana e Nemo Canetta
SCOPRIRE LA RUSSIA
TURISMO E CULTURA NELLA "NUOVA" RUSSIA, VISTI DA DUE
LOMBARDI AVVENTUROSI
Chiesa in Valmalenco, Lombardia/Sondrio, Italia
Per la grande maggioranza degli abitanti dell‘Europa occidentale il territorio
della Federazione Russa è ancora una Terra incognita, come usavano scrivere gli
antichi geografi sulle parti sconosciute dei continenti nei tempi antichi.
Ma quali sono le ragioni di questa così scarsa conoscenza di uno dei maggiori
Paesi della terra?
Certamente la sconfinata vastità del territorio della Federazione, la scarsità di
mezzi di trasporto in molte regioni specie oltre gli Urali, hanno reso problematici
ancora oggi i viaggi e quindi la conoscenza della Russia.
Questo fatto si riflette in una relativa scarsità di guide, mappe e articoli nelle
riviste di geografia e turismo; il che finisce inevitabilmente per condizionare il
viaggiatore. Se oggi un italiano si reca in una libreria specializzata di qualche
importante città della penisola trova dozzine di guide, in lingua italiana anche di
paesi extraeuropei e poco frequentati dal turismo italiano. Ma il settore dedicato
alla Federazione Russa è sovente minimo: poche pubblicazioni, in larga parte
concentrate su Mosca e San Pietroburgo. Riguardo poi alla Russia transuralica, da
Jekaterinburg a Vladivostok i testi in lingua italiana sono in tutto e per tutto due! Il
primo è la versione nella lingua di Dante della guida Lonely Planet ―Russia
asiatica‖, il secondo (sempre dello stesso editore) dedicato alla Transiberiana.
Se pensiamo che il volume sulla Russia asiatica concentra in 400 pagine
l‘immenso territorio della Siberia e dello Estremo Oriente russo, dagli Urali
all‘isola di Sakhalin, possiamo ben comprendere come il lettore italiano desideroso
di conoscere queste terre e magari di viaggiarvi non ha certo abbondanti
informazioni a disposizione.
Si potrebbe pensare che negli altri paesi dell‘Europa occidentale le librerie
offrano una scelta assai più ricca: lingue come il francese, l‘inglese o il tedesco
dispongono in effetti di vasti mercati anche oltre l‘Europa. Ma non è così. Nelle
librerie di Parigi o Berlino, di Londra o Vienna oltre alle onnipresenti guide Lonely
Planet nella lingua locale, si trova ben poco di più di quanto si trovi a Milano o
Roma. Lo stesso purtroppo accade a proposito delle mappe topografiche, difficili
da reperire e che, quando anche si trovino negli scaffali delle nostre librerie, si
limitano a carte a grande scala che rappresentano, ad esempio, in un solo foglio
tutta la Russia europea.
Questo fatto spinge molti potenziali visitatori della Federazione a limitarsi ad
una visita, sovente rapida e non molto approfondita, delle uniche due città che sino
ad oggi si sono imposte nei circuiti del turismo internazionale: Mosca e San
Pietroburgo.
L‘altra meta che per molti italiani resta un miraggio è la Transiberiana. Il
mitico viaggio tra Mosca e Vladivostok, con giorni e giorni di treno attraverso due
continenti, attrae inevitabilmente le fantasie di molti turisti od anche soltanto di
molti sognatori.
Ma i viaggi venduti in Europa occidentale sulla Transiberiana sono quasi
sempre estremamente costosi, poiché le agenzie dell‘Europa occidentale usano
aggiungere a questi viaggi moltissime spese. Risultato: tali tragitti restano per la
più parte dei potenziali viaggiatori un ... sogno.
A questo punto il lettore potrà chiedersi come mai, tenendo conto di tutte
queste difficoltà, chi scrive è riuscito a visitare così tanti luoghi della Federazione
russa, dagli Urali Polari al Polo del Freddo, dall‘Elbrus alla Repubblica dei Komi.
In effetti noi che scriviamo siamo viaggiatori abituati
a muoversi con i propri mezzi. Rifuggiamo i viaggi organizzati, i gruppi che
credono di conoscere le grandi città del mondo per avervi soggiornato un paio di
giorni, in genere in grandi alberghi, condotti per chiese e musei, strade e piazze da
guide un po‘ annoiate. Noi, per quanto possibile, ci siamo sempre mossi con la
nostra auto, raggiungendo l‘Islanda con un traghetto che solcava le tumultuose
acque dell‘Oceano Atlantico in tre giorni di navigazione e poi viaggiando per le
deserte piste di quell‘isola con la nostra auto 4x4. Allo stesso modo abbiamo
viaggiato nelle montagne e nel deserto del Marocco ed abbiamo raggiunto Capo
Nord, l‘estremità settentrionale della Penisola Scandinava e dell‘Europa. Verso
oriente, in Europa ci siamo spinti in Ucraina sino a Kiev e alla Crimea,
Ma non abbiamo mai osato entrare nel territorio della Federazione Russa con
la nostra auto.
Come tutti sanno, sino all‘ultimo decennio del secolo scorso i viaggi
automobilistici degli stranieri nel territorio dell‘URSS non erano affatto facili e
richiedevano formalità burocratiche assai complesse. Oggi molte cose sono
cambiate ma il turismo automobilistico europeo in Russia è ancora tutto da
costruire. Ecco perché anche noi, pur viaggiatori avventurosi, mai avevamo osato
avvicinare le frontiere della Federazione.
Ma il caso stava per permetterci di varcare tali confini, sia pure non con il
nostro amato fuoristrada. In una Fiera turistica della Lombardia, nel 2004 abbiamo
incontrato il proprietario di una agenzia di Novosibirsk, la grande città siberiana di
cui molto vagamente avevamo inteso parlare. Noi siamo degli appassionati di sci di
fondo e ben presto abbiamo compreso come avremmo potuto recarci in piena
Siberia a febbraio, per sperimentare le piste russe. Pareva un sogno ed invece il
progetto, da tutti considerato un poco folle, si è avverato. Senza essere mai stati a
Mosca o San Pietroburgo eccoci nel febbraio 2005 a Novosibirsk, il termometro
indica -35C°, temperatura che mai avevamo sperimentato neppure nelle più fredde
gite invernali sulle Alpi; finalmente siamo nella più grande città della Siberia.
Giusto ricordare che la prima impressione che abbiamo ricevuto da
Novosibirsk, che pure geograficamente si trova in Asia, era ... d‘essere in Europa!
Nella moderna e imponente città (freddo e neve a parte) nulla ci ricordava di essere
a migliaia di chilometri dal nostro continente. Tutto invece sembrava caratteristico
della vecchia e cara Europa.
Nell‘immaginario collettivo italiano, per non dire dell‘Europa occidentale, la
Siberia significa freddo e gelo, gulag e deportati, desolazione e certo qualcosa di
lontanissimo dalle abitudini e dalla mentalità del nostro continente. Se a tutto ciò si
aggiunge che noi siamo nati in una Europa divisa in due blocchi politici e militari
assolutamente contrapposti e che siamo stati allevati per decenni in un reciproco
clima di sospetto se non di ostilità, è facile comprendere come per noi sia stato
strabiliante scoprire che Novosibirsk (ma in realtà la Russia) faceva parte
integrante della civiltà europea e che vi si viveva in modo non dissimile (lo
ripetiamo freddo e neve a parte … ) di come si vive a Milano, a Parigi o a
Francoforte.
Tutto ciò ci ha aperto gli occhi: la Federazione non era una Terra incognita
ma un Paese che, con tutti i problemi dei cambiamenti politici e sociali, non
incuteva più diffidenza e paura ma semmai scatenava curiosità e volontà di
conoscere e capire.
Ben presto, entrando nelle fornitissime librerie russe, abbiamo scoperto che
tutto ciò che mancava in Italia ed in Europa occidentale a proposito della
conoscenza turistica e culturale della Federazione, qui si trovava. In particolare
restavamo sbalorditi a scoprire le carte automobilistiche esistenti in Russia
esattamente come negli altri paesi d‘Europa.
In Italia quando le avevamo chieste, ci era stato sovente risposto: « … Sapete
come sono fatti i russi, loro le carte non le fanno per motivi militari … ».
Ed invece eccole lì, le carte di tante regioni della Federazione, accanto a
numerose guide turistiche che proponevano (purtroppo quasi sempre in russo, in
caratteri cirillici) la scoperta di ogni regione del Paese.
In quel viaggio non ci siamo limitati a sciare a Novosibirsk ma ci siamo spinti
sino negli Altai. Anche qui abbiamo provato le piste locali, abbiamo solcato con i
nostri sci quella neve siberiana fredda e setosa che sulle Alpi è quasi impossibile
trovare.
Ma negli Altai abbiamo avuto un assaggio pure della varietà infinita etnica e
culturale della Federazione russa: gli allevatori di cervi, gli sciamani, i resti
pressoché ignoti in Italia di civiltà antichissime che pure hanno qui costruito imperi
e nazioni.
Da Novosibirsk poi, saliti sulla mitica Transiberiana, abbiamo raggiunto
proprio Jekaterinburg.
Perché abbiamo scelto questa città come seconda meta del nostro primo
viaggio in Russia?
Da un lato per la sua posizione geografica, a cavallo tra due continenti,
dall‘altro perché sapevamo che qui si era conclusa la tragica vicenda di Nicola II e
della sua famiglia, massacrato dai bolscevichi locali.
Jekaterinburg ci è subito parsa una città ancor più europea e dinamica di
Novosibirsk. Sicuramente più piacevole e più interessante sul piano culturale e
monumentale. A quei tempi eravamo ben lontani dal pensare che saremmo tornati
a Jekaterinburg, nelle locali università, per illustrare in lingua italiana e francese,
cosa in Europa occidentale si pensa delle Federazione Russa.
Certo il soggiorno è stato del massimo interesse. In tutti i sensi.
Qui abbiamo trovato le prime mappe degli Urali, la catena di montagne che
divide l‘Europa dall‘Asia di cui in Europa occidentale nulla si conosce ancora
oggi.
Un sogno sin da ragazzi: visitare gli Urali. Sembrava impossibile ―prima‖. Ma
ora nella ―nuova‖ Russia l‘idea era proponibile e ci siamo subito attivati per avere
maggiori notizie, stendendo i primi progetti che negli anni successivi ci avrebbero
portato già per due volte su queste montagne sconosciute.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti.
Nello stesso 2005 ci siamo recati per tre settimane nel Caucaso. Avevamo da
realizzare un altro sogno: l‘Elbruz, la vetta più alta dell‘intera Europa. Ci siamo
riusciti, anche grazie alle ottime capacità di Oleg, l‘alpinista ed imprenditore
turistico di Krasnodar che ci ha guidati ed accompagnati. Non solo sul colosso
ghiacciato ma pure a scoprire valli sperdute, immani ghiacciai, villaggi segreti ove
il tempo pare essersi fermato.
Ancora una volta la realtà si è manifestata migliore delle notizie che
pervengono in Italia e nell‘Europa occidentale: il Caucaso, oltre a rivelarsi un‘area
di eccezionale interesse escursionistico culturale ed etnografico, è risultato assai
più facile da visitare di quanto comunemente si creda nei nostri Paesi. Tutti
sappiamo infatti che in alcune aree di queste montagne non è il caso che il turista si
rechi a causa dei ben noti problemi di sicurezza. Ma tutto ciò riguarda ben
determinate zone e non tutto l‘immane complesso montuoso, come invece molti in
Italia e in Europa credono.
Nel Caucaso inoltre abbiamo trovato, come a Novosibirsk e a Jekaterinburg,
mappe e guide che permetterebbero, se solo fossero conosciute fuori dai confini
della Federazione, uno sviluppo del turismo internazionale ben più intenso di
quanto già si sta realizzando sinora.
Certo è che le Olimpiadi invernali di Soci potranno sicuramente cambiare
molte cose e soprattutto modificare l‘immagine del Caucaso, sinora percepito in
Europa come ―zona calda‖ e poco consigliabile ad alpinisti ed escursionisti.
Nello stesso 2005 abbiamo iniziato a porre le basi per il nostro grande sogno
degli Urali, recandoci a Syktyvkar ed entrando in contatto con la realtà della
Repubblica dei Komi, un territorio di grande interesse naturale ed etnico,
Repubblica in Italia praticamente ignota.
Crediamo giusto attirare l‘attenzione del lettore russo su questo fatto: nel
nostro Paese professori di geografia, insegnanti universitari non conoscono
neppure l‘esistenza di Syktyvkar e della Repubblica dei Komi, pure se questo
territorio è il più vasto della parte europea della Federazione.
Cari amici russi voi vi chiederete: ma a Milano o a Roma cosa credono vi sia
nel Nord della Russia europea? Forse qualcuno ha sentito parlare di Arcangelo,
della Carelia, di Murmansk, per il resto il
nulla: Terra incognita.
Un perfetto esempio di quanto scarsa sia la conoscenza in Italia del territorio
della federazione.
Non possiamo continuare il nostro diario, dovremmo riempire pagine su
pagine per raccontare le sensazioni indimenticabili di salire su vette degli Urali
Sub-polari e Polari, calcando quelle rocce come primi italiani. E come narrare in
poche righe l‘emozione profonda, e che ci seguirà per il resto della vita, quando al
Polo del Freddo, in Yakuzia, osservammo il termometro che indicava la
temperatura di -67°C?
Altre volte siamo tornati negli Urali ad Jekaterinburg, abbiamo visitato musei
di Mosca e abbiamo altamente apprezzato la sublime bellezza di San Pietroburgo,
abbiamo conosciuto i cupi ricordi dei Gulag delle Isole Solovki e di Vorkuta,
abbiamo navigato sul Volga da Perm ad Astrahan, visitato il Museo Kalashnikov a
Izhevsk e traversato gli Altai in estate sino al confine mongolo.
Siamo stanchi di viaggiare nel territorio della Federazione? Assolutamente
no!
Da un lato ci siamo posti l‘obiettivo di far conoscere pure agli alpinisti
italiani gli Urali; non sappiamo se ci riusciremo ma certo ci proveremo.
Così come proveremo a far comprendere nel nostro Paese, le incredibili
possibilità turistiche e culturali della Russia.
Un Paese che fa parte dell‘Europa, pur costituendo il ponte naturale tra il
nostro continente e l‘Asia. Russia la cui storia è profondamente legata alla storia,
passata e recente, dei Paesi dell‘Unione Europea.
L‘Italia ha certo molte cose da dare alla Russia, ma pure la Federazione può
fare altrettanto con l‘Italia e l‘Europa.
In questi ultimi anni i rapporti tra l‘Italia e la Russia sono grandemente
migliorati, tanto che c‘è chi sostiene che l‘Italia sia uno dei principali partner sul
piano politico e culturale della Federazione in Europa.
Questo è sicuramente vero e noi non possiamo che augurarci che tali legami si
rinsaldino.
L’anima profonda del popolo russo ha molto da insegnare ad un’Europa
oggi forse troppo materialista ed edonista.
© E. e N. Canetta, 2011
R. Risaliti
ALCUNI FONDAMENTALI DOCUMENTI SUI RAPPORTI STATO
CHIESA IN RUSSIA
Università di Firenze, Firenze, Italia
A nostro giudizio il primo e fondamentale documento da cui si dipartono
tutti gli altri, ma senza il suo riferimento non è possibile capire perché la Chiesa
russa nel suo rapporto con lo Stato si è quasi sempre trovata in una posizione di
dipendenza è il Racconto dei tempi passati. In genere la storiografia ha voluto
vedere in questa constatazione una conseguenza del fatto che la Rus‘ ha recepito il
cristianesimo da Bisanzio nel X secolo quando il cesaro papismo si era
formalizzato da secoli a Bisanzio. Riteniamo che nella narrazione del battesimo
della Russia agli storici sia spesso sfuggito il fatto che l‘avvenimento avvenne per
iniziativa del Gran Principe di Kiev Vladimir e quindi dell‘autorità statale a
rendere il fatto generale come si afferma nel Racconto del tempi passati (1).
Il Gran Principe compie un passo decisivo per accreditarsi in Europa come
un sovrano civilizzato, ―cristiano‖, per far entrare il suo paese, la Rus‘ come parte
integrante dell‘Europa. Correva l‘anno 988. Appena un secolo dopo l‘Europa è
mossa dalle Crociate per la liberazione del Santo Sepolcro dagli infedeli. E in
questa circostanza un secolo dopo nel 1099 anche un reparto russo entra in
Gerusalemme (2).
Tuttavia di lì a poco la Russia sarà attaccata da vari vicini e infine
sottomessa per circa due secoli e mezzo dai tataro mongoli che si erano convertiti
all‘islam. I documenti letterari russi dal Canto della schiera di Igor (3) alla
Zadonščina (4) sono segni di questa epopea per la difesa della identità e
indipendenza nazionale.
La Chiesa Ortodossa russa all‘inizio della dominazione mongola subì
gravissimi danni materiali con la distruzione di molte chiese, conventi ed altri
edifici ecclesiastici e fisico morali perché molti sacerdoti furono uccisi (5). Ma la
dominazione durò a lungo – oltre due secoli e mezzo – e quindi fu naturale il
compromesso che il Gran Khan fu costretto a concludere con i bojari russi
lasciando una parvenza di autonomia (che subiva a volte tragici risvolti come
l‘abitudine di chiamare il Gran Principe nell‘Orda, sospettato di tramare a loro
danno e giustiziarlo), lo stesso si deve dire per il ceto ecclesiastico. Anzi col tempo
la politica dei Khan tatari tese ad estendere i privilegi della chiesa ortodossa russa
sperando di farsene un punto di appoggio (6). In verità, con il tempo la Chiesa
divenne una dei punti di raccolta del riscatto nazionale russo che era etnico sociale
e religioso (7).
Un documento – forse il primo – che parli del rapporto fra lo Stato e la
Chiesa lo troviamo in seguito al diniego russo o meglio ancora del Gran Principe
di Mosca di accettare l‘Unione fra la Chiesa Cattolica e Ortodossa sottoscritta al
Concilio di Firenze. Il documento fu scritto fra il 1460 e il 1462 e si chiama Slovo
izbrano (8). Si tratta ovviamente di una cronistoria, tendenziosa, che portò la
Russia a proclamare la propria autonomia ecclesiastica. Si può immaginare quale
smarrimento provocò nei vescovi russi l‘ordine di Vasilij Vasil‘evič, il Gran
Principe, di arrestare Isidoro, metropolita greco, sotto l‘accusa di tradimento a
favore del Papa Eugenio IV.
Come osservò acutamente R. Picchio: ―possiamo considerarlo uno dei più
tipici – se non addirittura il più significativo – fra i testi imbevuti dell‘ideologia
moscovita del Quattrocento‖ (9).
Alla fine del Quattrocento la Chiesa è la principale proprietaria di terre, gode
di un prestigio immenso nel popolo. Alcuni dei suoi rappresentanti come il
Vladyka di Novgorod godono di uno status simile ai nostri principi vescovi.
Questi sviluppi interni ed esterni alla Chiesa Ortodossa russa finirono per
provocare due opposti pericoli. Nel Quattrocento si assiste al crescere di
movimenti ereticali, particolarmente vivaci a Novgorod e Mosca (10) che
condannano come avveniva in Occidente l‘accumulo delle ricchezze della Chiesa e
ne chiedono l‘abbandono per darle ai poveri, dall‘altro cresce la cupidigia e il
desiderio del Gran Principe e dei bojari per appropriarsene tramite la requisizione
cioè la secolarizzazione.
All‘inizio il Gran Principe Vasilij III si appoggia ai cosiddetti nestjažateli (i
sostenitori di una chiesa povera di beni materiali), poi sotto l‘impulso di Iosif
Volockij che riconosceva la primazia del Gran Principe anche nelle vicende interne
della Chiesa Ortodossa, si alleò con lui ed i suoi seguaci (i cosiddetti iosifljani), Al
Concilio russo del 1504 fece condannare gli eretici e le correnti pauperistiche
all‘interno della chiesa russa. Scrisse un trattato contro gli eretici ―Il Prosvetitel’‖.
Anzi arrivò a sostenere l‘origine divina del potere del Gran Principe (11).
Iosif Volockij salvò, sì, le proprietà ecclesiastiche dalla secolarizzazione, ma
rinunciò a difendere le prerogative della Chiesa russa nei confronti dell‘autorità
civile. Si apre così un periodo che con alterne vicende è durato (?) fino alla caduta
del regime sovietico. La Chiesa Ortodossa Russa di fatto rinuncia alla sua
autonomia verso le autorità civili per conservare i suoi beni e i suoi privilegi.
Rinunciò ai suoi diritti per un piatto di lenticchie.
Si tratta di un periodo contrassegnato da accelerazioni e a volte impennate
rovinose per l‘autonomia della chiesa come quando il Patriarca Nikon proclamò
apertis verbis la superiorità del sacerdozio rispetto alla regalità. Iniziò una singolar
tenzone fra Nikon e lo zar Aleksej Michajlovič. La lotta si concluse nel 1666 con
la deposizione del Patriarca Nikon alla presenza dei Patriarchi orientali (12).
Questa ―vittoria‖ generò lo scisma dei vecchi credenti perché, mentre si deponeva
Nikon, il Concilio russo confermò tutte le riforme ecclesiastiche da lui operate
(13).
Però, c‘è da chiedersi come aveva potuto il Patriarca Nikon pensare di
vincere questa lotta dopo le risultanze del Concilio russo del 1504 e ancora
successive.
Infatti, tutte le vicende collegate con il lungo a tragico regno di Ivan il
Terribile con le risultanze del Concilio dei Cento capitoli, e soprattutto quelle
collegate con l‘assassinio del metropolita Filippo da parte di Maljuta Skuratov (14)
per ordine dello zar avrebbero dovuto invitare il Patriarca Nikon ad un
atteggiamento più prudente nei rapporti con il sovrano e invece avanzò la pretesa
di trasformare la Russia in uno stato teocratico. Il suo tentativo fallì come era
prevedibile perché Aleksej Michajlovič ordinò di trattenerlo a Nova Ierusalim. La
forza armata dipendeva dallo zar anche se in seguito alle vicende dell‘epoca dei
Torbidi dopo la elezione nel 1613 del primo Romanov a zar e il ritorno di suo
padre dall‘esilio polacco nella veste di Patriarca, padre e figlio godevano del titolo
di ―gosudar‖! (sovrano). Questa tradizione era continuata coi successori, ma non
corrispondeva affatto ad un rapporto reale fra lo zar e il Patriarca avevano lo stesso
titolo, ma non lo stesso potere sovrano. Già nel 1649 Aleksej Michajlovič aveva
fatto approvare un Codice ―Sobornoe uloženie‖ in cui all‘articolo 8 lo zar veniva
gratificato del titolo di ―sovrano‖ e il patriarca di ―signore‖. Ancora più dirimente
era l‘articolo primo in cui per la prima volta in un documento laico si prevedevano
pene per coloro che compiono attui contro la religione e la chiesa. Prima di allora
questi atti erano di esclusiva competenza delle autorità ecclesiastiche (15).
La deposizione del Patriarca fu un serio colpo all‘autorità della Chiesa, ma
in definitiva anche delle altre istituzioni dello stato. I seguaci dell‘arciprete
Avvakum, i cosiddetti ―vecchi credenti‖ ebbero un buon motivo, comprensibile a
tutti, per non rispettare le decisioni conciliari. Improvvisamente morì Aleksej
Michajlovič lasciando due famiglie con diversi figli, irrimediabilmente divise dalla
lotta per il predominio. Successe Fedor che di lì a poco si spense. Successe una
reggente Sofia che aveva grandi capacità innovatrice, ma indebolita
irrimediabilmente dalle tradizioni fortemente maschiliste della società russa. Il suo
antagonista principale si rivelò un ragazzone pieno di salute, il fratellastro Pietro
malgrado la rivolta degli strelizi che alla prima occasione buona la relegò in
convento.
Inizia il famoso periodo delle riforme di Pietro. Il giovane zar dopo un
periodo di accordo con il patriarca approfittò della morte del patriarca Adrian per
non farne eleggere uno nuovo. Nel frattempo meditò come ridurre la Chiesa
Ortodossa Russa ad uno stato di minorità permanente. L‘idea gli venne viaggiando
nei paesi riformati luterani della Germania: la Chiesa doveva essere ridotta ad un
puro organo dello Stato!
La riforma pietrina della Chiesa Ortodossa Russa ebbe una lunga
preparazione dopo la mancata rielezione di un patriarca nel 1700 senza che la
Chiesa reagisse. Ci vollero venti anni di osservazioni, meditazioni ed esperienze
del grande sovrano. Riteniamo che l‘iter, distinto in tre periodi messo in luce da A.
M. Ammann sia sostanzialmente valido. In questa bisogna i suoi più abili
collaboratori furono Stefano Javorskij e Teofan Prokopovič (16). Oggi diversi
studiosi russi ritengono che sia stata una sorta di riforma protestante (17).
Comunque, il famoso regolamento spirituale fu emesso il 25 gennaio 1721,
composto da Stefano Prokopovič fu redatto dallo zar stesso. Si suddivide in tre
parti: ―Nella prima si indicano le ragioni della trasformazione del Patriarcato in
Russia col Santo Sinodo, nella seconda si definiscono l‘ambito delle persone e
delle faccende trasferite al S. Sinodo; nella terza si definiscono i compiti del S.
Sinodo e la sua composizione‖ (18).
Regolamento non è solo un dispositivo giuridico, ma anche un‘opera di
insegnamenti morali da cui risaltano i convincimenti del legislatore. Naturalmente
questo atto fu seguito di lì a poco da altri atti legislativi che davano indirizzi di
ordine generale come quello relativo ai matrimoni misti (18 agosto 1721) e una
istruzione all‘Oberprokuror del S. Sinodo (17 giugno 1722).
Con questi atti la Chiesa Ortodossa russa diventò una ruota dell‘apparato
dello stato russo per quasi due secoli cioè fino alla Rivoluzione d‘ottobre del 1917.
I cambiamenti che ci furono successivamente non intaccarono mai l‘essenza
del disegno pietrino nei confronti dei cattolici che erano assai maggioritari nella
vecchia Polonia. Lo zar Nicola (1847) e poi il suo successore dovettero concludere
due concordati. Il primo fu annullato in seguito alla insurrezione del 1863. Qualche
anno dopo ne fu concluso un altro, nel 1882 (19).
L‘unico vero cambiamento si ebbe con la Rivoluzione del 1905 quando
Nicola II fu costretto ad emanare un manifesto sulle libertà civili (20).
Le rivoluzioni del 1917 rappresentano uno spartiacque epocale nella storia
russa. Lo zarismo cessa di essere una forza motrice della vita russa. Il cammino
comune secolare fra zarismo e Chiesa Ortodossa cessa in modo traumatico.
Scompare un referente fondamentale della Chiesa nella sua storia millenaria. La
Chiesa Ortodossa Russa rimane orfana: da ora in poi dovrà imparare a vivere da
sola senza il suo mallevadore: lo zar.
Senza lo zarismo la Chiesa può convocare liberamente un Concilio, un
evento che ormai si preparava dal 1905. Il Concilio si riunisce ed emana tutta una
serie di decreti di importanza straordinaria per la sua futura sopravvivenza. Il
primo fra tutti è il superamento del S. Sinodo con la reintroduzione del Patriarcato.
Molto importante è la costituzione conciliare del 2/15 dicembre 1917 ―sullo
stato giuridico della Chiesa Ortodossa di Russia‖ perché avanza la pretesa che le
leggi dello stato siano approvate col suo consenso, pretende di essere la prima fra
le confessioni religiose e in opposizione al corrispondente decreto sovietico,
leninista sulla separazione della Chiesa dallo Stato chiede l‘indipendenza dallo
stato e che gli atti giuridici da lei emanati siano riconosciuti dallo Stato (21).
Le pretese avanzate dal Concilio in materia di esercizio della fede, ma una
delle più importanti se non la più importante è quella relativa al fatto che la
legislazione pubblica deve essere conforme al diritto ecclesiastico e il
riconoscimento legale del matrimonio religioso ortodosso. Non solo. L‘educazione
dei bambini deve corrispondere al rito ortodosso e quindi l‘insegnamento del
catechismo è obbligatorio.
Infine, la Chiesa Ortodossa ha personalità giuridica in conformità con la
sinfonia (?) chiesa e stato elaborata da Giustiniano.
Si tratta di una riflessione della Chiesa Russa che non vedeva e/o prevedeva
la durata del regime sovietico basato sui principi laici che si erano affermati in
Francia durante la III Repubblica.
Bisognerà arrivare agli anni duemila perché la Chiesa riprenda questa
riflessione sui suoi rapporti con la società e lo stato moderno.
Intanto però la Chiesa Ortodossa russa si trova in una fase assai complicata
al momento della morte del Patriarca Tikon (1925). E‘ come accerchiata all‘interno
della Russia e all‘esterno dell‘URSS, perché all‘interno è senza il riconoscimento
dello stato e gli obnovlency (i rinnovatori) si sono registrati e riconoscono il nuovo
regime sovietico che dichiara che il suo fine è il superamento della religione,
dall‘altro questo nuovo regime ostacola la Chiesa Ortodossa russa con ogni mezzo
per la sua posizione antisovietica. A livello internazionale esistono due posizioni:
quella del metropolita Evlogij, nominato dal Patriarca Tichon che intrattiene
rapporti con il nuovo regime e i vescovi riuniti a Karlovcy che sono fieramente
avversi al regime sovietico e a tutti coloro che intrattengono relazioni con le
autorità sovietiche (22).
In questo contrasto insanabile all‘interno della Chiesa e anche all‘interno del
regime sovietico piano piano si fa avanti, ma con alti e bassi una linea di
compromesso nella COR guidato dal metropolita Sergij di Nizegorod che si
dichiara guardiano provvisorio al soglio patriarcale.
Il 10 giugno (28 maggio) 1926 rompe gli indugi e invia una lettera al
Ministro dell‘Interno dell‘URSS in cui chiede il riconoscimento (registrazione) da
parte degli organi dello Stato sovietico come rappresentante del Patriarcato di
Mosca. Lo stesso giorno invia un messaggio agli arcivescovi, vescovi e gregge del
Patriarcato di Mosca in cui chiarisce il senso dei suoi atti: ―nelle condizioni attuali
della vita ecclesiale e nella situazione odierna saper accendere e sostenere nel
cuore del nostro gregge [tutto] il fuoco precedente di dedizione a Dio e insegnare
al gregge allo zenith del progresso materiale a trovare il vero senso della propria
vita nell‘oltretomba, e non qui‖. Per questo bisogna seguire le richieste dello Stato
e ―porre la propria vita a servizio del bene comune‖ (188).
Il Metropolita Sergij con queste posizioni salva la struttura della Chiesa
Ortodossa Russa da una sicura distruzione senza rinunciare allo scopo finale. Il
Metropolita prende atto che il laicismo militante di origine francese ha trovato in
Russia nello stato sovietico uno strumento possente e si adegua alla nuova
situazione.
Ma questa impostazione teorica ha ancora un nuovo elemento importante di
manifestazione e di concretizzazione che è l‘Epistola dei vescovi di Solovki al
Metropolita Sergij del 14/27 settembre 1927. Questa epistola è importante perché
oltre a ribadire la giustezza della ―lealtà della Chiesa‖ al potere sovietico, di
sottomettersi alle sue leggi, di astenersi dall‘attività politica fa una serie di
osservazioni critiche fra cui quelle di scontri fra Stato e Chiesa. Gli autori notano
acutamente che la legge della separazione della Chiesa dallo Stato ha un carattere
duplice: positivo e negativo per la Chiesa stessa. (23).
Questi documenti non furono mai approvati da nessun Concilio locale,, ma
hanno avuto il merito di salvare la Chiesa russa dalla disintegrazione. Quindi la
parola ―tradimento‖ verso il Metropolita Sergij e poi Patriarca non solo è fuori
luogo ma la sua iniziativa è densa di un significato profondo per lo stesso futuro
della Chiesa Russa negli anni Duemila.
Note
01) Racconto dei tempi passati, Torino, Einaudi, 1971; Cfr. Vvedenie
christianstva na Rusi, Moskva, Mysl‘, 1987.
02) M. GARZANITI, L’itinerario dell’egumeno Daniil in Terrasanta, Roma
1990.
03) Slovo o polku Igoreve, Moskva 1938 (a cura di N.K. Gudzij); Cfr. Slovo o
polku Igoreve, Moskva, Moskovskij rabočij, 1975.
04) A. DANTI, Sulla Zadonšcina e sulla filologia in risposta a D.S. Lichačev,
Spoleto, Centro italiano di studi sull‘Alto Medioevo, 1979.
05) Pianto sulla distruzione di Rjazan’ (a cura di Edgardo T. Saronne), Parma,
Pratiche, 1992.
06) B.D. GRIEKOV, A. Ju. IAKUBOVSKI, L’orda d’oro, Roma, Ed. Riuniti,
1957.
07) R. RISALITI, Storia della Russia dalle origini all’Ottocento, Milano,
Mondatori, 2005, pp. 23-24.
08) R. PICCHIO, Storia della letteratura russa antica, Milano, Nuova
Accademia, 1959, p. 170 segg.
09) Ibid, pp. 173-174.
10) N.A. KAZAKOVA,Vassian Patrikeev i ego sočinenija M-L, 1960.
11) A.I. KLIBANOV, Reformacionnye dviženija v Rossii v XIV – pervoj
polovine XVI v., M. 1960
12) L. LEBEDEV, Moskva Patriaršija. Moskva, Vece, 1995, pp. 169-17.
13) A.M. SACHAROV, Nikon, in ―Sovetskaja istoričeskaja enciklopedija‖, vol.
10, M. Sovetskaja enciklopedija, 1967, col. 227.
14) Lettere e testamento di Ivan il Terribile (a cura di D.S. Lichačev e J. S.
Lur‘e) Milano, Longanesi, 1972, p. 20.
15) Pamjatnik russkogo prava. Sobornoe Uloženie, Moskva, GIJUL, 1957, p.
23. Cfr. Sobornoe uloženie 1649 goda, Leningrad, Nauka, 1987.
16) A.M. AMMANN. S.J., Storia della Chiesa russa e dei paesi limitrofi,
Torino, UTET, 1948, pp. 318-335.
17) I. PAVLOV, Lo stato attuale e le prospettive della Chiesa Ortodossa, in La
Nuova Russia. Dibattito culturale e modello di società in costruzione,
Torino, Fondazione G. Agnelli, 1999, p. 268.
18) Palnyj provoslavnyj bogoslovskij enciklopedičeskij slovar, vol. II, p. 1949.
19) Konkordat, in Polnyj Bogoslovskij cit. vol. II p. 1447.
20) M.S. SIMONOVA, Manifest 17 oktjabrrja 1905 in ―SIE‖ vol. 9, M. 1966,
coll. 35-36.
21) M. DESTIVELLE, La Chiesa del Concilio di Mosca, Ediz. Avianjon,
Comunità di Bose, Magnano BI 2003, pp. 252 sgg.
22) ―Disput‖, 1992 n. 1, pp. 182-190.
23) ―Disput‖, 1992/2, pp. 180-182.
© R. Risaliti, 2011
R. Risaliti
I DEMIDOV A FIRENZE
Università di Firenze, Firenze, Italia
I Demidov a Firenze è una delle pagine più affascinanti di un rapporto
d‘amore che si è protratto per diverse generazioni: quattro o cinque, a seconda che
il principe Karageorgevič possa essere considerato un mezzo Demidov con cui il
ciclo si è concluso definitivamente.
La serie inizia con Nikolaj (Niccolò) che si stabilisce a Firenze verso la metà
degli anni Venti dell‘Ottocento dopo che aveva tentato di stabilirsi prima a Roma e
poi a Lucca. Questi tentativi furono frustrati dal Papa per motivi confessionali
essendo di Demidov i rappresentanti di una aborrita potenza globale, sì, ma eretica
come era considerata dai cattolici fondamentalisti dell‘epoca della Restaurazione.
Il Borbone di Lucca non poteva minimamente competere in ricchezza con i
grandi industriali metallurgici della Siberia e quindi dissero un secco non al
tentativo di Niccolò (Nikolaj) Demidov di stabilirsi a Lucca o nei suoi dintorni.
Rimaneva la carta di Firenze e Niccolò seppe giocarla bene. Riuscì a
stabilirsi a Firenze costruendo una villa nei dintorni (allora) della città nei pressi di
Ponte alle Mosse, a San Donato in Polverosa. Subito Niccolò si distinse perché
promosse della beneficenza in grande stile che avveniva nei dintorni di Palazzo
Serristori che era dislocato sul Lungarno. La mattina si vedevano lunghe file di
poveri che chiedevano l‘elemosina che veniva dispensata a piene mani. Questo finì
per creare il mito dei Demidov dei ricconi russi presso cui era sempre possibile
trovare un pezzo di pane per tutti i bisogni.
Sotto uno dei figli di Niccolò, Anatolio che era nato a Firenze nel 1812 e per
questo deve essere considerato a tutti gli effetti il primo russo fiorentino della
storia e non solo della casata si crearono nuove opportunità di lavoro. Negli anni
Trenta Anatolio aprì delle industrie tessili che svilupparono i primi processi di
industrializzazione nel fiorentino. Questo tentativo non ebbe successo perché finì
per essere abbandonato, tuttavia ad Anatolio va attribuito anche il tentativo
assieme a Pomatowski di aprire una linea ferroviaria verso la Romagna. Ma le
benemerenze di Anatolio si estendono alla Toscana tutta perché quando si sposò
con Matilde una nipote di Napoleone Bonaparte fece aprire un grande museo
nell‘Isola d‘Elba per ricordare il grande imperatore e zio della moglie. Questo
matrimonio finì male perché Anatolio quando si ubriacava arrivava a picchiare la
moglie. Nel 1839 in occasione della visita al Papa dell‘Imperatore delle Russie
Nicola I, dopo essersi accordato con il Papa, in un ricevimento a Firenze disse ad
Anatolio sbalordito: ―In merito alla vostra richiesta di divorzio con Matilde
Bonaparte ho deciso di accoglierla!‖.
Anatolio dovette accettare l‘imposizione del suo sovrano senza poter
profferire parola.
Ma le benemerenze di Anatolio verso Firenze e la Toscana vengono
vanificate per il suo atteggiamento verso il moto di unificazione nazionale
dell‘Italia che lo portano a sostenere la causa dei Lorena nel fatidico 1848-49
anche perché il Granduca lorenese lo aveva gratificato del titolo di Principe di S.
Donato, titolo che non sarà mai riconosciuto ufficialmente nella Russia dei
Romanov (se non al nipote Pavel Pavlovič). Questo passo fatale lo porterà ad
emigrare a Parigi dopo il 1861, dove morirà dieci anni dopo.
Negli anni Settanta a Firenze giungerà suo nipote Pavel Pavlovič, figlio di
un fratello e di una nobildonna finlandese che si era risposata con il figlio del
grande storico russo Karamzin, morto durante la guerra di Crimea.
Pavel Pavlovič, però, abbandonerà la villa di S. Donato e comprerà la tenuta
di Pratolino che era stata dei Medici. Naturalmente la sottoporrà ad una profonda
ristrutturazione. La villa di S. Donato non gli andava bene perché lo sviluppo
urbano aveva tolto a quella che era stata la ―seconda reggia‖ di Firenze, dopo
quella dei Lorena, il senso della lontananza dalla città e della unicità della vita
campagnola in auge nella aristocrazia.
La presenza di Pavel Pavlovič a Firenze va associata a diversi fatti positivi:
il primo fra tutti è che costui fece una donazione senza precedenti: il rivestimento
di marmo al Duomo nel momento in cui la città dopo i grandi lavori eseguiti per
Firenze capitale era in grave crisi finanziaria. Non solo! Questo atto avvicinò di
nuovo le sorti di queste due città: Kiev, capitale dell‘Ucraina dove Pavel Pavlovič
era stato governatore e aveva operato numerose donazioni, dopo che Fiorente e
Kiev avevano visto svolgersi il successo e il fallimento del grande concilio
ecumenico fra la Chiesa cattolica e ortodossa e erano state le sedi privilegiate di
Massimo il Greco (dichiarato santo dalla Chiesa Ortodossa) e a Firenze conosciuto
come Michele Trivolis, umanista allievo di Poliziano.
Naturalmente Pavel Pavlovič prosegue l‘attività di beneficenza dei suoi
parenti fra i poveri della città, perpetuando la fama dei Demidov come benefattori.
Fra i numerosi figli di Pavel Pavlovič c‘è Marija Pavlovna Demidova che
erediterà la villa di Pratolino e che con il tempo si stabilirà quasi esclusivamente
nella nostra città.
Nel fiore degli anni Maija Pavlovna sposerà un altro grande fabbricante di
origine armena, il principe Abamelek Lazarev che con la morte avvenuta nel 1916
in circostanze oscure gli lascerà la sua grande villa romana che diventerà con il
tempo la sede romana della principessa e poi dell‘Ambasciata sovietica e oggi di
quella russa.
Nell‘attività di Maria Pavlovna oltre alla beneficenza diventata ormai
tradizionale in questo ramo della casata Demidov, si aggiunge un nuovo tipo di
attività: l‘aiuto e l‘assistenza a molti emigranti politici russi antisovietici caduti in
povertà e soprattutto per l‘aiuto ai centri ortodossi sparsi per l‘Europa: da Parigi a
Sofia, da Belgrado a Roma. Molti centri di cultura russa all‘estero sono
sopravvissuti grazie alle abbondanti donazioni di questa principessa anglo
fiorentina.
Anche suo nipote il principe Karageorgevič, ex reggente il trono jugoslavo
volle donare numerosi libri antichi alle istituzioni culturali fiorentine e vendette nel
1980 la villa di Pratolino alla Provincia di Firenze per un miliardo di lire. Con
questo atto la villa e il parco di Pratolino rimasero un bene pubblico di cui può
vantarsi Firenze.
© R. Risaliti, 2011
V. Mikhailenko
RUSSIA CONTEMPORANEA IN NUOVO SPAZIO GEOPOLITICO
Università Statale degli Urali, Ekaterinburg, Russia
Dalla quale eredita’ noi rifiutiamo? Quale capitalismo puo’ costruire la
societa’ antiborghese? Come Paese inseguitore dello sviluppo, la Russia è
condannata ad un processo convulso e incostante di auto-modernizzazione. Senza
soffermarsi su uno sguardo teleologico della storia, ritengo che la tragedia russa del
XX secolo sia collegata con le particolarità antecedenti, caratteristiche dello
sviluppo storico della Russia. Durante tutta la storia della Russia cominciando
dalla Rus‘ di Kiev, la società era divisa in due campi: quello europeo e arcaico-
tradizionale; la cultura aristocratica e principalmente dell‘intellighenzia da una
parte e quella dei contadini, dei proletari, dei ceti medi e una parte d‘intellettuali
non appartenenti alla nobiltà dall‘altra.
In mie pubblicazioni precedenti io cercavo di spiegare i motivi dello
sviluppo storico della Russia che da sempre è eterogeneo e illogico (V.
Mikhailenko. Centro e periferia nello Stato russo. In: "Relazioni internazionali"
1995. Agosto).
Nel 900 la situazione non è cambiata molto. La Rivoluzione d'ottobre era
destinata prima di tutto a modernizzare l'arcaico sistema governativo del paese.
Potrei affermare che nell‘Ottobre 1917 la rivoluzione ha vinto mantenendo una
facciata europea ma mantenendo ciò che era tradizionale. In grosso modo Stalin ha
continuato la strada degli zar Giovanni il Terribile e Pietro il Grande con i loro
metodi e mezzi. La modernizzazione dell'economia era basata sulla forzatura delle
risorse umane e sull'impoverimento del popolo. La maggior parte dei costruttori
del socialismo facevano prigionieri politici che lavoravano in condizioni peggiori
di quelle degli schiavi.
Lo scontro fra diverse subculture, che vanno suddivise in «tipo della nuova
Europa» e di «società tradizionale», che per alcuni secoli hanno diviso la Russia, si
concluse con la vittoria del tipo «neoeuropeo» nella forma e di quello tradizionale
nella sostanza. La guerra civile e l‘emigrazione e poi «le navi cariche di
intellighentzija», mandata via dai bolscevichi dalla Russia, le purghe staliniane
hanno fatto terminare questa spaccatura della società in favore dei collettivisti.
Non fa meraviglia pertanto che l‘idea collettivista a livello intellettuale
praticamente non incontrò una resistenza di massa.
Con una costante insoddisfazione di un Paese arretrato e in via di sviluppo,
che aveva risorse materiali ed umane di portata colossale, con una popolazione
imbevuta di idee messianiche e che ancora non aveva imparato a "vivere per sè
stessa", "alla borghese", la Russia non ha potuto non immergersi in progetti
avventati di accelerazione storica.
Il nucleo primario della società sovietica è stato rappresentato dall‘ homo
sovieticus, il quale non aveva il senso delle radici nazionali e storiche e nel quale è
stato annullato il principio individuale, proprietario, personale. Per l‘uomo russo
lo Stato è qualcosa di più che per un europeo: è Patria-Madre, Dio sulla terra, ecc.
Ma nello stesso tempo è anche «Anti-Cristo», mostro, nemico, qualcosa di astratto.
Contro di lui si può non seguire le leggi ; se una cosa è statale si può rubare; se si
lavora in una ditta privata si possono chiedere gli stipendi allo Stato, ecc. Il periodo
sovietico non ha cambiato la rotta dell‘allontanamento dell‘uomo dallo Stato.
La burocrazia sovietica anzi ha rafforzato questo allontanamento. Il
problema della lotta con il burocratismo statale prese da subito un posto così
importante nei primi anni del potere sovietico, che ad esso venne dedicato un
intero paragrafo nel Programma del Partito del 1919 (KPSS v resoljucijach i
reshenijach sjezdov, konferencij i plenumov CK. Mosca 1983, II, 79). La sostanza
delle misure amministrative che si adottarono fu la rotazione dei burocrati, il
tentativo di allargare l‘ «autoamministrazione», di semplificare l‘apparato
burocratico. Per la vigilanza sulla burocrazia e la realizzazione di un ruolo di
collegamento nella società vennero utilizzati i sindacati e il Partito. La discussione
sindacale negli anni Venti, nel corso della quale vennero intrapresi i tentativi di
basare le organizzazioni professionali sulle organizzazioni di partito e statali, portò
all‘instaurazione della dittatura di partito.
Dopo il pieno fallimento dei metodi nuovi della dirigenza statale, in poco
tempo Stalin ha ricostruito quasi tutto il sistema burocratico dello Stato precedente.
Il filosofo M. Mamardashvili, analizzando il fenomeno dello stalinismo,
giustamente ha scritto: ―Nessuno stalinismo è esistito. In realtà Stalin è il prodotto
di milioni di milioni di autocrazie, meglio, il loro riflesso focalizzato. Di questo fra
l'altro egli stesso parlò, riconoscendo che il Partito lo costruì a propria immagine e
somiglianza... Stalin si dimostrò adeguato alla loro coscienza. Pertanto Stalin
divenne quello che divenne‖. (M. Mamardashvili Kak ja ponimaju filosofiju.
Mosca 1992, 170). Il governo sovietico ha compensato con la disciplina dura del
Partito e con il controllo la mancanza di preparazione professionale della
burocrazia statale e la mancata scelta della burocrazia con normali metodi
professionali. Costantemente era presente un‘atmosfera di paura delle rappresaglie
tra i funzionari. Stalin ha diviso la burocrazia in amministrativa e di partito e ha
realizzato la sua politica con il principio: dividere per governare (divide et impera).
Ma realisticamente occorre dire che non esisteva un‘altra strada per
l‘organizzazione dello Stato sovietico. Uno dei più grandi studiosi lla politica e
dell‘economia, Ludwig von Mises, afferma nel suo libro Burocrazia che «il
controllo governativo sull‘attività economica è, sostanzialmente, incompatibile con
qualsiasi forma di regime costituzionale e democratico». (L. Von Mises.
Burocrazia. Rusconi, 1991, p. 22). È opinione del famoso economista austriaco
che l‘unico indicatore della democratizzazione del sistema burocratico sia il
primato della legge (Nulla poena sine lege). L‘alternativa a questo sistema è il
governo burocratico-amministrativo. «È altresì vero che la burocrazia è permeata
di un odio implacabile nei confronti dell‘attività economica privata e della libera
iniziativa... Essi mirano al controllo totale dell‘economia ad opera dello Stato e
considerano come nemico pubblico ogni imprenditore che intende sottrarsi a
siffatto controllo» (L. Von Mises. Ibidem, p. 24). Von Mises afferma che la
burocrazia statale è lo strumento per l‘esecuzione della politica totalitaria dello
Stato (Ibid., p. 33).
Von Mises ha notato anche: «Luigi XIV fu molto franco e sincero quando
disse: «Lo Stato sono io». Lo statalista dei nostri giorni è modesto. Egli dice: io
sono il servitore dello Stato; ma, sottintende, lo Stato è «Dio». Uno potrebbe
ribellarsi contro un Re Borbone e i Francesi lo fecero. Questa, è chiaro, fa la lotta
di uomini contro un uomo. Ma non ci si può sollevare contro il Dio-Stato e contro
il suo umile servitore, il burocrate». (Ibidem., p. 98).
La storia russa del XX secolo ha dimostrato che la burocrazia russa è un ceto
particolare, con una psicologia totalitaria ed è soprattutto avida di potere.
Lo Stato si contrappone all‘uomo russo come qualcosa di nemico, e su di
esso, come su un nemico, non si estendono divieti morali : lo si può ingannare,
derubare, ad esso non si deve credere, con esso si può combattere. (K Kasjanova O
russkom nacional’nom charaktere., p. 72). Corrispondentemente a questo fatto si è
venuta a formare la relazione con tutto ciò che è statale : con la politica, con il
potere legislativo ed esecutivo, con gli impiegati dello Stato di ogni rango. L‘odio
per ciò che è statale spesso è stato utilizzato dal potere per lo spegnimento
dell‘attenzione delle masse. Stalin ripetutamente utilizzò l‘arma contro la
burocrazia statale per il lancio delle successive campagne di repressione.
Con il crollo del Partito Comunista la burocrazia contemporanea ha come
unico forte concorrente la mafia. In molte occasioni la dichiarazione di
indipendenza delle repubbliche non è stata provocata dal processo di
nazionalizzazione delle masse, ma dagli interessi egoistici della burocrazia locale,
il vero cesarismo locale.
Ripetutamente nel corso del secolo, avendo trasformato il suo aspetto
esteriore, la burocrazia russa nel contempo è stata facilmente riconoscibile come
una formazione specificamente nazionale. Oltre tutto, come ha dimostrato
l‘esperienza dello sviluppo democratico degli anni ‘90, la presenza di elementi
formali della democrazia - la separazione dei poteri - non cambia nulla nel
comportamento della burocrazia statale. In Russia essa è assetata di potere e
imbevuta di spirito e di comportamento totalitari.
Di nuovo oggi ad esempio, come nel periodo sovietico, non l‘attività
imprenditoriale libera, il pieno rischio o la carriera professionale umile, ma il
passaggio attraverso l‘impiego statale diventa l‘obiettivo di raggiungimento del
comando di molti russi.
Sarebbe ingenuo supporre che la coscienza di massa potrà cambiare nel
corso di un breve periodo di riforma. Ancora più difficile sarà cambiare lo stile di
pensiero. Già ho scritto sulla particolarità dello sviluppo storico dell‘archetipo
sociale dei russi. Una delle conclusioni è che i valori spirituali dei russi hanno il
carattere collettivistico statalista della società locale e tradizionale, antioccidentale,
poco individualizzata, antiborghese; i valori della libertà e i diritti umani vengono
concepiti in modo diverso dall‘Occidente.
Il periodo sovietico ha moltiplicato di molte volte questa condizione irreale
dell‘anima russa. Le repressioni violente degli anni Trenta e le ondate di politica
repressiva nel periodo seguente perfezionarono il lavoro di formazione di una
coscienza repressiva di massa. Il controllo totalitario creato dal regime sovietico
sulla coscienza di massa e su quella individuale, ha superato in modo significativo
le più spaventose anti-utopie orwelliane. Le conseguenze dell‘atrofia del processo
conoscitivo, dell‘isolamento della cultura, dell‘arresto della libertà di pensiero sono
confrontabili con i fenomeni fisici di genocidio. Il filosofo Merab Mamardashvili
descrisse queste conseguenze come una piena degradazione della personalità, «una
catastrofe antropologica» che si manifesta nell‘incapacità dell‘uomo di fare i conti
con la realtà. Questo fenomeno - la cristallizzazione di una struttura ideologizzata -
provoca l‘erosione della stessa aperta coscienza. Egli individuò la sostanza di
questo problema nella «frammentazione, nella frattura della coesione fra Stato e
società», volta alla creazione di «una condizione pre-civilizzata nella nostra
coscienza».
La mitologia sovietica ha lasciato una pesante eredità nella coscienza di
massa, soprattutto nella rappresentazione semplificata della realtà sociale e delle
sue leggi di funzionamento. «... Esiste un meccanismo di autostima della persona -
scrive sempre M. Mamardashvili - Oltre alla necessità di esistere, di sostentarsi,
esiste per essa anche quella di comprendere. Generalmente infatti l‘uomo non può
esistere in un mondo che non comprende. Ma il principio di questa comprensione
sempre si coniuga con la relazione fondamentale dell‘uomo verso sé stesso... Se
esso non raggiunge il gradino dell‘autostima attraverso schemi semplificati, allora
egli velocemente uccide colui che tenterà di distruggere questi schemi, piuttosto
che abbandonarli». (M. Mamardashvili. Kak ja ponimaju filosofiju. Pag. 163, 168).
Il processo di democratizzazione dell‘ ex-Unione Sovietica non va cosi‘
bene come sta pensando da noi e dai genti nel mondo. Primi anni di perestroika
esisteva euforia che basta democratizzare il sistema politico e la situazione
economica puo‘ di normalizzarsi subito dopo. Proporio era il determinismo
politico. E lo stesso Gorbachiov ha cominciato le riforme dal livello politico ma
non è economico. Però lo specifico dello sviluppo della Russia dopo l'Ottobre del
1917 viene vista da Gorbaciov non come uno sviluppo dell'influenza di questa
particolarità storica, ma come una "deformazione burocratica dell'idea socialista".
Il crac di Gorbachiov come politico è avvenuto non a causa del tradimento dei suoi
compagni o a causa della "perfidia" di Eltsin, ma in relazione con la totale
dimenticanza e ignoranza della specificità dello sviluppo storico della Russia e
della natura della società sovietica (russa).
Negli anni Novanta ebbero luogo i funerali anticipati del comunismo
sovietico. «Di colpo, la presenza o il ritorno al potere dei vecchi membri del Partito
comunista non cambia nulla rispetto al fatto che il comunismo ha avuto fine con il
regime che ne aveva tenuto alto il vessillo ed è quindi morto assieme all'Unione
Sovietica» afferma F. Furet (F. Furet Da Lenin a Gorbaciov: l'oppio dei popoli.
In : «Liberal» 1996, n.13, 59).
Così quando F. Furet afferma che «l‘idea comunista, così potente sulle menti
di questo nostro secolo, è morta davanti ai nostri occhi e non rinascerà», è
importante capire che cosa abbiamo seppellito. (F. Furet. Ibidem, p.59). Mi sembra
infatti che nella tomba si trovi il modello teorico di Marx-Enhels, della
costruzione del comunismo, ma non l'idea comunista come un variante dell‘idea
collettivistico, che invece continua il proprio movimento storico. Nella realtà
contemporanea dello spazio territoriale dell'ex-URSS ciò che non è cambiato è
l’archetipo sociale collettivistico, antiborghese.
A differenza di Gorbachiov, Eltsin è favorito nel suo mantenersi al potere
dalla sua straordinaria intuizione politica, ma niente affatto la comprensione
razionale della natura della società e dello Stato russo.
Dopo 15 anni del inizio di perestroika sono cambiati tante cose. Prima di
tutto è sciolto Grande Impero sovietico e sono nati nuovi paesi independenti. E
sparita la minaccia del conflitto nucleare in risultato di concorrenza mondiale da
parte di due blocchi – Atlantico e Sovietico.
Ma la situazione politica nel mondo contemporaneo non è stata più
tranquilla. Oggi è chiaro che abbbiamo guardato su molti problemi nazionali ed
internazionali semplificando di problemi. Nella situazione attuale della Russia
possiamo fare un‘altra domanda: come si svilupperà la situazione in una società
nella quale gli istituti dell‘individualismo mancano storicamente? Non credo che
sarà come nei Paesi con istituti del genere sviluppati. L‘esperienza precedente
dell‘URSS ha mostrato che la sottovalutazione dei valori dell‘ «io» e della
«personalità» non hanno creato la collaborazione amichevole tra «noi» e «lo Stato»
ma, invece, è stato creato un regime di oppressione totale da parte dello Stato
contro due soggetti: «noi» e «io».
Nel breve periodo dei suoi tentativi di riorganizzare la società sovietica
dall'alto, Gorbaciov propose due modelli di riforma. Il primo fu esposto nel libro
ben noto in Occidente La Perestrojka e il nuovo pensiero per il nostro Paese e per
il mondo intero (1987). Il significato iniziale della Perestrojka, esposto in esso,
veniva ridotto alla seguente affermazione: «Il socialismo è una creazione viva delle
masse, include la persona in tutti i processi della nostra vita ed è il cuore di tutto
ciò che noi facciamo». (Ibidem, 24). In altre parole, l'accento era posto sulla
ricerca di stimoli extraeconomici di innalzamento della produttività dell'individuo
o, secondo le parole di Gorbaciov, sui metodi per "dinamizzare il fattore umano",
non cambiando nulla dello status giuridico dell'individuo. Non a caso, di seguito
Gorbaciov parla del già operante "alto livello di protezione sociale dell'individuo
nella nostra società". Non ci sono fondamenti per dubitare della sincerità dell sue
parole, così come non occorre dimostrare che la reale situazione dei diritti
dell'uomo non corrispondeva minimamente con il modello della civilizzazione
europea di "primato della personalità" e delle "libertà individuali".
Ponendo in primo piano gli interessi "della società", "dei collettivi di
lavoro", Gorbaciov proponeva solamente di attivare nella sua sostanza il modello
corporativo "individuo-società-Stato".
Due anni più tardi, Gorbaciov mutò radicalmente la concezione della
Perestrojka e propose alla società sovietica un'alternativa fondata sulle idee della
socialdemocrazia occidentale: innanzitutto "il primato dell'uomo come persona e
non come mezzo" e "il libero sviluppo di ciascuno come condizione del libero
sviluppo di tutti" (Pravda, 26.11.1989).
Rimane l'enigma se lo stesso Gorbaciov abbia avuto coscienza della
radicalità del mutamento del paradigma ideologico. In ogni caso, fra la fine degli
anni Ottanta e l'inizio dei Novanta, avendo sviluppato una indecisione nella
struttura del Partito, egli perse la chance con lo scisma del Pcus di conservare a suo
favore l'appoggio della parte minoritaria del Partito, in particolare
dell'Intelligentzija, universitaria, dei tecnici e delle libere professioni. All'inizio
degli anni Novanta, molto prima del tentativo di colpo di Stati dell'agosto 1991,
egli venne rifiutato non solo dal proprio Partito, ma anche dalla maggioranza della
società.
La bruciante sconfitta nel primo turno delle elezioni presidenziali del 1996,
alle quali Gorbaciov ottenne meno dell'1% dei voti, è stato un test per tutta la
società russa sulla materia del suo "socialdemocratismo". Conferma di questo è la
percentuale estremamente bassa di voti per un partito liberale unico e coerente di
tipo occidentale: quello denominato "Scelta Democratica della Russia" di E.
Gaidar.
Come si è visto nel periodo eltsiniano i tentativi del premier-intellettuale
Gajdar di spiegare con un linguaggio scientifico la sostanza delle riforme radical-
liberale hanno suscitato un imbarazzo di massa.
Mentre in un sesto della superficie terrestre le idee comuniste continuano a
rimanere una orma e uno stile di pensiero delle masse, le voci sulla morte del
comunismo si sono dimostrate avventate.
Cosi, la caratteristica della societa‘ russa contemporanea puo‘ essere valutata
come antiborghese, anticapitalistica e antidemocratico Piu‘ attiva, celere ed
effettiva parte della societa‘ non ha grande influenza sui processi politici e non
esclude il variante di esodo. Durante ultimi dieci anni post-sovietici la societa‘
russa ha fatto pochi passi verso la societa‘ civile. Nel periodo eltsiniano la vita
della Russia era caratterizzata come il capitalismo dei oligarchi.
Subito dopo l‘elezioni di nuovo Presidente e‘ stato chiaro che anche gli
oligarchi non possono difendere le proprie posizioni economiche e politiche. Pochi
genti hanno capito che durante primi centi giorni di Presidenza Putin abitono in
nuovo paese dove si realizza il nuovo progetto della modernizzazione – il
capitalismo burocratico ( come, per esempio, in Turchia).
L’ Impero zarista e quello sovietico. Fino ad oggi sono esistite le strade
fondamentali nella vita dello Stato contemporaneo: nazional-territoriale, imperiale,
della fusione e della perdita‘ della sovranita‘ nel processo di globalizzazione. Il
bolscevismo ha frenato tutte le strade della trasformazione del Impero Russo nello
Stato nazionale.
Uno dei ricercatori che si sono dedicati alla storia e allo sviluppo dello Stato
sovietico, M. Agursky afferma che il progetto dell‘Unione Sovietica «è
quell‘ideologia russa di tipo étatiste che legittima il sistema politico sovietico
secondo la visuale tipica della tradizione étatiste russa, che non ha nulla a che fare
(anzi, le si contrappone diametralmente) con una legittimazione, a fondamento
esclusivamente marxista». (M. Agursky. La Terza Roma. Il nazional-bolscevismo
in Unione Sovietica. Il Mulino, 1989, p. 11). Con tale impostazione del problema
in generale si può essere d‘accordo. Come noto, alcuni conseguenti anticomunisti,
gli «euroasisti» degli anni Venti-Trenta, appoggiarono apertamente i bolscevichi
nella costruzione dello Stato sovietico, vedendo in esso la continuazione della
tradizione dell‘Impero Russo (Rossijskij).
Però un‘altra definizione di Agursky - l‘étatism (o lo Stato centralizzato
come valore assoluto e superiore) come forma del nazionalismo - andrebbe
sottoposta a critica puntuale. Agursky accomuna fenomeni di tipo ordinativo come
la diffusione del messianismo religioso russo e panslavo da una parte e dall‘altra il
rafforzamento del nazionalismo russo. In tal modo perfino nell‘idea della Terza
Roma, promossa da Padre Filofej egli vede già un pericolo nazionalistico reale per
il mondo, rappresentato dallo Stato russo. (Ibidem, pp. 23-26) Però in Russia,
secondo noi, né nel periodo pre-rivoluzionario, né in quello sovietico, non è
avvenuta la conquista della nazione da parte dello Stato, cioè non si è mai prodotto
lo ―Stato nazionale russo‖.
Il pensiero imperiale ha una matrice religiosa e occupa un posto centrale
nell'Ortodossia russa, in tutta la cultura politica cristiano-bizantina. Questa matrice,
liberata dal linguaggio religioso, venne addirittura utilizzata per la fondazione
dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, e sul suo fondamento si
sviluppano oggi ancora gli Stati contemporanei nella parte europea della CSI.
Le componenti principali di questo concetto sono state sintetizzate dallo
studioso italiano Alessandro Vitale e sono state raggruppate nel seguente modo:
«1) L'idea della perennità/indistruttibilità dell'Impero, destinato a risorgere sempre
in quanto "sacro", strumento "divino", elemento di guida e di salvezza dell'insieme
territoriale-imperiale, costantemente ridotto a metafore organicistiche (l'Impero
come "corpo" vivente); 2) l'idea dell'Impero come titolare esclusivo e paladino del
Cristianesimo; 3) il carattere universale dell'idea imperiale; 4) l'idea che la terra
imperiale sia "sacra", perchè assegnata da Dio per l'eternità e perchè l'Impero è
l'autentica Civitas Dei : l'unica monarchia terrestre, riflesso dell'unico Impero
celeste; 5) l'idea che la potenza imperiale dello Stato significhi la potenza della
Chiesa; 6) l'idea della "sacralità" dell'espansione territoriale, poichè l'ampliamento
dello spazio imperiale porta con sè la dilatazione del campo di esercizio
dell'autorità religiosa (missione ecumenica ortodossa dell'Impero), con il fondersi
di espansione militare ed estensione culturale-spirituale; la conquista diventa
automaticamente "redenzione" dei popoli assoggettati; 7) l'idea della superiorità
bizantina ortodossa sulle altre popolazioni ricomprese nel territorio imperiale; 8)
l'idea dell'omogenetià, da costruire con la "bizantinizzazione forzata" delle
popolazioni conquistate, che si ritroverà nella russificazione (imperiale russa e poi
sovietica), nella serbizzazione, ecc.; 9) l'idea che il capo politico dell'Impero
ortodosso sia responsabile dei destini della Chiesa e garante dell'Ortodossia; 10)
l'idea del "destino imperiale" trasmesso da Roma a Bisanzio, della quale va
rivendicato il ruolo: di qui la dottrina della Traslatio Imperii (Bisanzio come
"nuova Roma", Mosca come "Terza Roma", ecc.): 11) l'idea che l'Impero, in
quanto "baluardo" contro l'Anticristo debba veder assicurata la sua continuità e
prosperità; 12) l'idea dell'unità politico-territoriale. (A. Vitale Saggio Introduttivo a
F. Thual Geopolitica dell'Ortodossia Milano 1995, pp.12-13).
L'autoaffermazione dell'identità nazionale russa è avvenuta attraverso
l'espansione dello Stato imperiale. L'identità nazionale russa, mai consolidatasi, è
sempre rimasta sospesa fra territorio ed etnia. La Russia possiede solo un'identità
patriottica, la Rodina (patria) e non è la nazione in quanto è basata sulla
territorialità e non sull'etnicità. Lo Stato imperiale russo (Gosudarstvo rossijskoe)
ha svolto una funzione "etnogenica". La scelta espansiva imperiale è pertanto
l'elemento cardine dell'identità russa. Il nazionalismo patriottico russo è una forma
di nazionalismo "civico-territoriale" e non "etnico".
Il corso normale del processo storico venne arrestato quando la
disintegrazione dell'Impero russo non si tramutò nella creazione di Stati nazionali
successori. In modo del tutto relativo si può parlare di autocoscienza nazionale dei
russi (rossijani: russi non etnicamente tali, ma in quanto facenti parte dell'Impero
russo.). I legami sociali delle strutture locali comunitarie non fecero a tempo a
trasformarsi in nazionali. A livello di coscienza individuale e di massa, non fecero
a tempo a formarsi gli archetipi nazionali.
Le ragioni del successo del piano leniniano di costruire uno Stato
cosmopolita, unito dall'idea internazionalista, sono da ricercare innanzi tutto nel
fatto che per la loro forma esso si distingueva in poco dalle idee messianiche
dell'Ortodossia russa. Nella questione nazionale i bolscevichi partirono dall'idea
meccanica del fatto che l'internazionalizzazione del capitale inevitabilmente
avrebbe portato alla perdita di attualità della questione della statualità nazionale.
Nel dopoguerra l'edificazione del blocco sovietico avvenne sotto lo slogan
dello sviluppo della "fratellanza dei popoli socialisti" e della "realizzazione dei
principi del socialismo reale". Una conseguenza logica della politica nazionale
sovietica fu allora la dichiarazione della piena fusione delle differenti nazionalità in
un campo neutro, al di fuori della comunità nazionale: il "popolo sovietico"
unitario.
Questa era la parte formale, ufficiale della politica nazionale sovietica, la
quale sottolineava il raggiungimento della piena armonia delle relazioni fra le
nazionalità.
Lasciamo al di fuori del quadro i fatti di politica violenta delle nazionalità, lo
spostamento di popolazioni e il genocidio dei singoli "popoli nemici". La
concezione della «nuova comunità storica» - il «popolo sovietico» - in effetti
funzionò da copertura della politica di assimilazione che conduceva alla
distruzione dell‘origine culturale di tutti i popoli del Paese, compreso quello russo.
(G. Starovojtova Gosudarstvo, obshestvo, nacija. Mosca 1990, p. 362).
Cosi, i russi molto più di altri popoli risultarono internazionalizzati e de-
etnicizzati. Per sua natura questa politica ricordava più la variante americana del
melting pot nel quale doveva fondersi la nuova unità inter-etnica. Non tocco il
rifiuto negli Stati Uniti dalla concezione del melting pot. Però le tradizioni di
partenza storiche, religiose e culturali, i processi politici ed economici negli Stati
Uniti e in Urss furono incomparabili. La inefficienza economica della struttura
sovietica fece esplodere il «crogiolo di fusione» gettando al di fuori i mondi locali
nazionali (V. Mikhailenko. Ugo Spirito e il destino dell‘idea comunista nel XX
secolo. In:Democrazia, Nazione e crisi delle ideologie. Annali della Fondazione
Ugo Spirito. Luni ed.,1999, pp.233 – 271).
Quale Russia noi costruiamo? Il successo del partito del potere - creato alla
vigilia delle elezioni del Parlamento nel dicembre del 1999, blocco di Putin- non è
stato una sorpresa. A suo favore si sono schierati la burocrazia statale, l'esercito, la
milizia e la parte dell'elettorato favorevole a un concetto di uno Stato forte. In
qualche misura i risultati delle elezioni parlano di una possibile prevedibilità dei
processi politici in Russia, e di una stabilizzazione politica della società russa.
Uno dei più sensibili indicatori della situazione politica russa è la posizione
della burocrazia statale e regionale, che alla vigilia delle elezioni del Parlamento
oscillava tra il blocco di Primakov e quello di Putin, ma alla fine si è schierata
notevolmente a favore di Putin. Non c'è nessun dubbio che in seguito la Duma
voterà, secondo la reazione del Presidente.
Ci possiamo porre la domanda: Che cosa è cambiato con arrivo di Putin? La
risposta si deve trovare, prima di tutto, nella personalità dello stesso Putin. La
personalità del nuovo Presidente non ha ancora lineamenti precisi. Lui partecipa ai
funerali di Sobchak e dopo appoggia il suo principale avversario - il governatore di
St. Pietroburgo. Esistono tantissimi esempi come questo. E' la stessa persona dai
lineamenti indeterminati, esattamente come il suo elettore. Chi ha votato per Putin?
Se non prendiamo in considerazione i militanti comunisti e i veri liberali, restano
le persone per le quali rimangono inaccettabili sia i comunisti sia i democratici.
Queste persone sono per uno Stato forte, ma per loro questo stato deve avere dei
principi ben diversi, che sono impossibili da generalizzare. Nella maggior parte
sono dipendenti statali. Militari, insegnanti, minatori, ingegneri e operai degli
stabilimenti militari che aspettano uno stipendio alto. La situazione assomiglia al
periodo di Breznev, quando gli alti prezzi al mercato europeo permettevano al
governo sovietico stabilizzare la situazione interna senza ricorrere alle riforme.
Ma a questo è seguito il crollo del regime sovietico.
Putin è giovane ed ambizioso. Egli può ricorrere alla realizzazione delle
riforme avendo di riserva almeno dieci anni. A differenza di Eltsin Putin ha
l'appoggio della Duma. Il Consiglio federale può essere d'ostacolo solo nel caso di
una notevole offensiva del Presidente contro l'indipendenza delle regioni. Però
considerando il gran numero delle regioni sostenute dallo Stato visto l'elevato
numero di soggetti della Federazione, 89, con delle manovre precise è possibile
annientare questa resistenza. Com‘e‘ successo in pratica.
Le riforme di Putin non avranno una seria opposizione. La divisione della
sua base elettorale comincerà subito dopo le prime azioni del Presidente o dopo la
mancanza di queste. Ma lui ha un grosso potenziale di appoggio, perciò lui
dovrebbe fare troppi sbagli per creare una robusta opposizione di maggioranza.
Esiste un vero e latente pericolo dalla parte del proprio apparato. In Russia
abbiamo un proverbio: " Tradiscono non i nemici, ma gli amici".
Il problema del tradimento perseguitava Gorbachev ed Eltsin. Si può pensare
che Putin avrà lo stesso problema. Lui con premura promuove al governo "i propri
uomini"- rappresentanti di FSB (servizio federale di sicurezza) e di GRU
(ricognizione estera). " La corte detta il gioco al re"? Sì e no. Putin è un giocatore
autonomo ed io vorrei parlare di questo più tardi. Nella valutazione dei servizi
segreti sovietici io cercherei di evitare certi stereotipi. Non si deve dimenticare che
il padre della Perestrojka era uno dei capi di KGB - Yuri Andropov. E' proprio lui
ha promosso Mikhail Gorbachev. Non si può sapere se il Segretario generale del
Partito fosse un bravo allievo, ma sappiamo grazie dell'apertura alla stampa degli
archivi, che proprio i servizi segreti e il Reparto internazionale del Partito
Comunista Sovietico vicino a loro, hanno cominciato per primi l'attività privata e il
trasferimento di capitale all'estero. Nessuno potrà rispondere alla domanda di
quanto è vasto il potere finanziario ed economico di quest'impero. E' evidente che
questo potere non è meno importante dell'influenza di tutti i famosi oligarchi russi.
L'influenza di questo potere è diventata parte integrante dell'economia russa e
mondiale. Si può solo immaginare che le possibilità dell'influenza politica non si
limitano al territorio russo.
Non penso che si tratta di una squadra unita di Putin e che abbia una reale
strategia delle riforme. Sono sicuro che il nuovo Presidente userà come strumento
politico il momento dell'improvvisazione e la soluzione dei problemi più urgenti,
ma in misura minore rispetto ad Eltsin. Putin sin dai suoi primi giorni al potere si
comporta come un politico molto cauto, l'unica eccezione di cui si può parlare è la
sua politica in Cecenia. A quest'argomento chiedo più attenzione e noi ne
parleremo più tardi. Evidentemente la politica di Putin avrà delle percussioni sui
diversi settori della politica, anche su quello internazionale.
Veramente è possibile prevedere solo i confini estremi della nuova politica.
Cominciamo dal punto di cui è difficile parlare: della continuità della politica
d'Eltsin. L'influenza della "famiglia di Eltsin" su Putin si limiterà all'obbligo di
intoccabilità di essa.
Si può supporre che il nuovo Presidente svolgerà la politica del liberalismo
statale, o in altre parole, la politica di liberalismo burocratico. Qui incerto rimane il
problema dei metodi della lotta del nuovo Presidente contro la burocrazia statale e
regionale e contro le sue pretese all'egemonia. La burocrazia in Russia è
caratterizzata dalla corruzione totale, irresponsabilità ed inflessibilità; queste ed
altre particolarità della burocrazia cercava di distruggere Stalin con la politica dello
scontro tra le strutture concorrenti.
E' possibile che nel primo periodo il governo ricorrerà alle misure di
carattere amministrativo e che l'efficacia di esse sarà molto limitata ed avrà breve
termine. Presidente cercherà di fare pressione sui dirigenti regionali tramite la
nomina dei governatori, ma in fin dei conti la centralizzazione del potere si limiterà
alla nomina dei sindaci tranne quelle di città come Mosca e St. Pietroburgo.
Il problema più importante della politica interna rimane la scelta del
meccanismo e dei mezzi di modernizzazione. La principale domanda che si
pongono gli analisti è capire quali sono le prospettive delle riforme politiche ed
economiche, delle forme e dei metodi della costruzione dello Stato, del futuro
rapporto tra l'individuo, la società e lo Stato. Proprio da questa scelta dei metodi
dipendera‘ tutta politica estera ed interna.
Quali strade saranno scelte per modernizzare la Russia ora? Prima di tutto
presentiamo il quadro di partenza. La Russia di ora ha 10% della produzione
mondiale del petrolio, 27% del metano, più del 50% dei metalli preziosi; il 15%
della popolazione è laureata e l'85% ha un diploma di scuola media inferiore. Le
potenziali risorse naturali della Russia superano due volte quelle degli USA, sei
volte quelli della Germania e venti volte quelle del Giappone. Il netto profitto
dell'economia russa ha un valore di 80 miliardi dollari all'anno, di cui 60 miliardi
sono il rendimento delle risorse naturali. Questa cifra supera quasi quattro volte il
bilancio statale del 1999 (V. Mikhailenko. La Russia dopo le elezioni. In: Pagine
dal Sud. 2000. Luglio.).
Tra i principali compiti del nuovo Presidente ci sarà quello di controllare i
flussi finanziari della vendita delle risorse naturali. Il problema riguarda non solo il
fatto che gli esportatori delle materie prime evitano il pagamento delle tasse, ma
anche di stabilire rapporti con paesi dell'ex Unione Sovietica. Durante la visita del
Presidente Putin a Kiev, il suo collega ucraino ha riconosciuto che l'Ucraina ruba
una parte del metano dalle tubazioni russe che passano dal territorio ucraino. Il
debito sommato dell'Ucraina alla Russia per metano è da uno a due miliardi dollari.
In quali settori dell'economia saranno investiti questi soldi? Quale tipo di
riforme seguirà le azioni del nuovo governo? Che tipo di rapporto sceglieranno i
paesi del G7 e il fondo monetario nei confronti della Russia?
La risposta a queste ed a molte altre domande dipende dalla scelta della
strategia della politica interna ed estera del nuovo Presidente, che per ora rimane
impossibile da prevedere. Nel settore dell'economia il governo conterà sulla
collaborazione con i grandi proprietari, e cercherà di raggiungere un compromesso
con loro negli interessi dello Stato e di stabilizzazione del sistema fiscale. Le
preferenze del governo saranno rivolte non verso i proprietari privati od oligarchi,
ma verso quelli corporativi, sotto la guida degli ex dipendenti dei servizi segreti.
L'economia di livello medio e minore (soprattutto il settore agrario) non subirà
grandi cambiamenti. Per il capitalismo burocratico, il nemico mortale è il privato
libero e forte.
Nel settore della politica interna non si dovrebbero aspettare repressioni
staliniane o di Pinochet. Però rimangono possibili delle limitazioni della libertà di
parola. Con lo sviluppo della totale idea nazionale, che sarà interpretata come
moderato nazionalismo dello Stato, non saranno escluse le misure di influenza
sulla stampa, politologi ed intellighenzia. Sono possibili azioni verso la limitazione
d'attività delle diverse organizzazioni internazionali e di relazioni internazionali di
carattere umanitario.
La Russia del periodo eltsiniano era organizzatа come la Federazione dei 89
soggetti con il sistema sviluppato dei freni e contrappesi. Non voglio dire che
questo sistema funzionava nel modo perfetto democratico. Ma conservava in se il
potenziale dello sviluppo della societa‘ civile. Come il Presidente Eltsin realizzava
la politica interna ed esterna in modo del bonnapartismo, cioe‘ bilanciava gli
interessi dei gruppi influenti.
Oggi il processo della centralizzazione del potere si conclude il pericolo di
prendere una deliberazione importante nel modo antidemocratico. In Russia di
Putin sono‘ molto cambiati gli strati i quali hanno influenzato sulla presa delle
decisioni nei campi politici ed economici. Con il cambiamento radicale del ruolo
del Senato (i governatori sono espulsi dal Senato) e‘ sfiammata l‘influenza d‘ elite
regionale. Nuovo Consiglio dello Stato e‘ organizzato come organo consultativo di
governatori presso del Presidente. Gli oligarchi (i gruppi influenti del grosso
capitale) hanno perso l‘opportunita‘ di influire sulla politica del Presidente, e‘
sparita‘ l‘opposizione politica al Presidente nel Senato e nella Camera, si realizza
l‘impeto governativo verso mass media independente. Dopo il famoso incendio
con la torre TV ―Ostanchino‖ a Mosca le TV independente perdono le posizioni
nel nuovo diviso del mercato televisivo.
La prima impressione dai primi passi del nuovo Presidente che lui vuole di
riprodurre l’economia di mobilizzazione del tipo sovietico con il ruolo marginale
del capitale privato nazionale e straniero. Senza dubbio i primi risultati di questi
passi saranno positivi. Ma non bisogna di dimenticare che ―nelle condizioni del
lungo periodo pacifico la combinazione dello Stato di mobilizzazione e l‘economia
di anti-mercato‖ erano i ragioni principali del crollo dello Stato Sovietico. (G.
Derlughian. Kruscenie sovetskoi sistemy i ego potenzialnye sledstvia. In:
Polis.2000. N 2, p.25).
Famoso storico americano Richard Pipes ha detto giusto che non esiste la
liberta‘ economica senza lo Stato del diritto e viceversa. Non vorrei affermare che
nuovo Presidente Russo gia‘ ha scelto la strada definita della modernizzazione.
Vorrei un'altra volta porre l'accento sull'importanza della scelta delle strategie di
modernizzazione da parte del nuovo governo per la determinazione della politica
interna ed estera della Russia.
Troppo molti fattori influiscono sulla scelta della strategia e tra loro la
situazione mondiale.
Nuovo ordine mondiale e la Russia contemporanea. Nessuno dai dirigenti
russi non si collega i processi della modernizzazione con la globalizzazione. Le
radici di questa posizione sono diversi: prima di tutto, ne‘ gli Stati Uniti ne‘
Comunita‘ Europea non hanno il desiderio di restringersi nel mercato di tecnologie
avanzate dove la produzione russa e‘ concorrenziale (perlopiu‘ industria militare);
secondo, in legame con la particolarita‘ del pensiero geopolitico della dirigenza
russa (preferenziale impero e superpotenziale) – la paura di perdere la sovranita‘ e
lo statuto di superpotenza e, finalmente, di cedere la sfera geopolitica di propria
influenza.
La particolarita‘ della situazione economica russa si conclude in fatto che la
maggior parte dell‘industria russa costituisce il settore depresso. I disborsi della
produzione industriale in Russia sono piu‘ alti alle 2,3 volte che in Italia, Francia e
Germania. E‘ difficile di immaginare che questa produzione puo‘ avere la capacita‘
di concorrenza con europea. D‘altronde ci sono gli settori industriali dell‘avanzate
technologie. Prima di tutto sono siderurgia, metallurgia non ferrosa, energia
d‘elettricita‘, chimicapetrolio, produzione di legno, telecommunicazioni, alcuni
settori di produzione militare. Ancora sono abbastanza forte le risorse umane,
professionali in matematica, fisica, computer (Andrianov V.
Konkurentnosposobnost Rossii v mirovoi economiche. In MEMO. 2000. N 3, p.47-
57). Penso che per la Russia e‘ piu importante che chiedere i prestiti di trovare il
proprio spazio nella divisione mondiale del mercato ed integrarsi nel economia
mondiale.
Che cosa disturba ai questi processi? La tradizione imperiale si sviluppa
visibilmente e sensibilmente nella politica contemporanea russa. Sono stati
ristabiliti molti attributi del potere imperiale: l‘aquila, lo scettro e la sfera. La
classe dirigente ha lo stereotipo della visione mondiale molto simile alla classe
governativo precedente, comunista. Lo stereotipo antioccidentale che caratterizza
largamente l'immagine del mondo russa si è formato nei suoi fondamenti nel corso
dello sviluppo storico della comunità russa. La cultura europea di regola, appariva
come aristocratica, separata dal popolo semplice.
Completa il quadro del cambiamento del paradigma della visione del mondo
il grande scisma dedicato al rinnovamento dello «scontro fra civiltà».
Il problema principale della Russia contemporanea e‘ l‘unificazione del
Paese. Come unire il paese dei diversi culturi tradizionali, diversi religioni? Il
Paese con il ritardo dello sviluppo borghese e nazionale?
Le tendenze centrifughe possono esplodere l‘integrita‘ della Russia
contemporanea. Non bisogna di dimenticare che la Russia e` una federazione dove
esistono 89 soggetti (repubbliche nazionale, regioni). I governatori di questi sono
eletti direttamente dalla popolazione di zone. I governatori delle Regioni o
presidenti delle repubbliche avevano abbastanza grande autonomia dal Cremlino.
Fino a oggi il Governatore (Presidente) e` il responsabile principale per la
situazione economica nella zona del controllo. I soggetti della Federazione Russa
hanno avuto la possibilita` di firmare accordi del carattere economico e finanziario
con altri paesi, realizzare esportazione di capitale, risorse, produzione.
Dopo la scissione del Impero sovietico la Russia e` organizzata come la
federazione dove i soggetti principali sono nazionali (Tatarstan, Bashkiria,
Kalmykia, Ossetia, Udmurtia ecc). Nella zona di Caucaso ancora manca unita`
etnica e il ruolo principale anno le tribu` etniche.
Qualche volta le procedure democratiche provocano i conflitti etnici. Per
esempio, in piccola repubblica Karachaevo-Cerkessia la situazoone politica era
tranquilla quando il potere politico aveva il Consiglio Supremo. Quando con la
procedura democratica era eletto il Presidente Semionov di origine karachaevo
altro gruppo etnico (cerkessi) hanno rifiutato di riconoscere i risultati di elezioni.
C`e` altro problema che i presidenti di alcuni repubbliche (per esempio
Tatarstan, Bashkiria, Kalmykia) usano irredentismo nazionale per non pagare le
tasse al Centro ma, invece, chiedere i soldi dal centro.
Famosa Cecenia durante tre anni dopo la proclamazione formale di
independenza usava le risorse russe di elettricita` e petrolio senza pagamento.
Qualche parole sulla situazione in Cecenia. Lo sviluppo degli avvenimenti
ceceni ha qualche somiglianza con quelli dei Balcani.
La dichiarazione di Eltsin, fatta all'inizio degli anni 90: "prendete tanta
sovranità quanto volete", è stata percepita dai leader dei gruppi etnici come un
segnale dell'inizio delle pulizie etniche.
Le repressioni contro i gruppi etnici non appartenenti a quelli di
maggioranza avvengono non solo nei paesi Baltici, che avevano la propria
sovranità anche nel passato, ma anche nei nuovi paesi indipendenti che prima non
esistevano nei confini etnici e dove la popolazione era sempre multinazionale.
In Cecenia il generale Dudaev arrivò al potere con appoggio del governo di
Eltsin e rappresentava la concorrenza al comunista Zavgaev. In Cecenia la
divisione del popolo in gruppi etnici rende impossibile il funzionamento secondo i
principi dello Stato. Con l'arrivo al potere di Dudaev è stato distrutto equilibrio tra
diversi gruppi etnici e accese la lotta per il potere. Le prime vittime delle
repressioni sono stati gli stessi ceceni, appartenenti ai gruppi etnici opposti al
generale Dudaev e solo più tardi i russi. Ora in Russia vivono più ceceni che sul
territorio della Cecenia. Il Generale Dudaev ha sfruttato gli umori antirussi
esistenti nel paese per centralizzare il potere e proclamare l'indipendenza della
Cecenia. La prima guerra di Cecenia non ha avuto l'appoggio della maggioranza
della popolazione della Russia. Molte erano favorevoli all'indipendenza della
Cecenia.
L'opinione pubblica è cambiata radicalmente verso la fine del 1999.
L'esperienza negativa dell'indipendenza di fatto della Cecenia durante quasi sette
anni ha provocato questo cambiamento. Il territorio della Federazione Russa si è
trasformato nel centro internazionale del terrorismo dei fondamentalisti islamici,
dove i diritti dell'uomo erano violati con la forza. Alla fine del XX secolo sul
territorio europeo è stato stabilito un regime di carattere medioevale che non
riconosceva le norme del diritto internazionale. In Cecenia si svolgevano a luce del
sole esecuzioni pubbliche secondo le decisioni del tribunale dello scheriat,
funzionava la tratta degli schiavi. Nella tratta degli schiavi è stato coinvolta
praticamente tutta la popolazione della Cecenia: in ogni paese esiste un edificio per
mantenimento degli schiavi. Funzionava il racket, lo spaccio delle armi e di droga,
la produzione e diffusione dei dollari contraffatti.
Il presidente Moschadov non ha avuto il potere reale neanche a capitale
Grozny. Ma il pericolo piu` grave oggi va da parte di radicali islamici – vakhabiti.
Vakhabiti hanno appoggio da parte di famoso avventurista saudita Ben Ladden.
Ceceno Bassaev, saudito Hattab hanno organizzato attacco contro la Repubblica
Daghestan dove maggior parte di popolazione e‘ musulmano.
Prima volta dopo la famosa sporca guerra russo-cecena il popolo musulmano
di Daghestan ha chiesto aiuto militare dal potere centrale. I autorevoli capi della
societa` musulmana hanno condannato eresia vakhabismo. I mondi locali dei
vakhabbiti non integrano alle communita` locali, organizzano la vendita` di genti,
droga, falsi dollari, falsa vodka ed altri criminali.
Gli avvenimenti del Kossovo e il successivo isolamento internazionale della
Russia ha incoraggiato l'estremismo islamico. E' stato attaccato il territorio del
Daghistan con l'obiettivo di espandere l'influenza del‘estremismo islamico in
Russia, è incrementata l'attività dell'estremismo islamico in Tatarstan,
Bashkotorstan e anche sul territorio delle province confinanti. Le indagini hanno
confermato la partecipazione dei separatisti islamici agli attentati esplosivi contro
le abitazioni nelle diverse città della Russia. La guerra in Cecenia ebbe inizio nel
momento, in cui la società si è stancata del terrorismo che stava diventando la
politica del governo della Cecenia. All'inizio della guerra il presidente
autonominato della Rebubblica della Cecenia Moschadov non ha criticato in
nessun modo l'attività dei terroristi. Non voglio di difendere la violazione da parte
dei militari russi dei diritti dell'uomo in Cecenia, la loro crudeltà nei confronti del
popolo ceceno.
La violazione dei diritti umani in Cecenia contiene un pericolo alla libertà
democratica della società russa, perciò la critica dalla parte delle organizzazioni
internazionali deve interessare prima di tutto la popolazione della Russia.
Purtroppo questa critica riguarda solo una parte dei trasgressori dei diritti umani
che praticamente la neutralizza. In ogni caso entrambe le parti che trasgrediscono i
diritti umani devono essere criticati dalle organizzazioni internazionali. Nel caso
contrario si può ripetere la situazione del Kossovo, quando la critica di una parte
permetteva ad altra svolgere le azioni contro i diritti umani.
La situazione in Russia richiede un intervento bilanciato nel problema della
Cecenia. L'aiuto sarà ben accettato se non saranno create le condizioni favorevoli
per uno dei partecipanti del conflitto. Mi sembra che questa e‘ una conseguenza
principale delle ultime guerre etniche.
Mia opinione che in Caucaso e in Asia Centrale non c‘e conflitto religioso o
tra civilta‘ ma il conflitto con il radicalismo o l‘esttremismo religioso o etnico. (Per
esempio, come in Afganistan, in Algeria, in Turchia, in Balcani).
Sempre esiste il pericolo di allargamento del conflitto nella zona di Caucaso
o Asia Centrale ed in altre zone della Russia o dei paesi ex-sovietiche dove esiste
irredentismo etnico o religioso e l‘intervento diretto e militare da parte
d‘estremismo islamico. Nessuno non sa dove si ferma la scissione del ex-Impero
sovietico.
Nello spazio post-sovietico tra questi ci sono i problemi di nazionalismo e di
frontiere tra i paesi independenti. Escludendo i paesi baltici altri stati independenti
non avevano l`esperienza di independenza. Le frontiere terrestri di tutti stati
independenti non coincidano con le disposizioni etniche. Per esempio, circa 5
milioni di ukrainiani abitano in Russia e circa 10 milioni di russi in Ukraine.
Penisola Crimea era ragalata da Krusciov a Ukraina con la totale popolazione di
russi e tartari. Stessa situazione in Asia Centrale. In Uzbekistan abitano tagiki, in
Kirghizia – uzbeki, in Kazakstan – russi. Cosi` esistono le pretesi naturali per i
conflitti territoriali. Quasi in tutti paesi independenti dell‘ex-URSS ci sono le
discriminazioni etniche. La minaccia di balcanizzazione dello tutto spazio post-
sovietico e‘ un fattore costante.
Sono d‘ accordo con l‘affermazione di Zbigniew Brzezinski che la Russia
non e‘ piu‘ globale ma regionale potenza (vedi: Zbigniew Brzezinski. The Grand
Chessboard. American Primacy and Its Geostrategic Imperatives. Trad. italiana –
La Grande Scacchiera. Longanesi, 1997)). Dopo la scissione dell‘URSS ―per gli
Stati Uniti, il premio geopolitico piu‘ importante e‘ rappresentato dall‘Eurasia‖
(Zbigniew Brzezinski. La Grande Scacchiera. P. 45). Ma lo stesso Zbigniew
Brzezinski afferma che ognuno paese regionale puo‘ avere gli interessi particolari
in questa zona geografica. In accordo con la classificazione di Zbigniew Brzezinski
la Russia e‘ una dei giocatori geostrategici. ―La Russia, non occorre dirlo, resta
invece un importante giocatore geostrategico, nonostante la sua debolezza politica
e un malessere destinato probabilmente a perdurare. La sua stessa presenza esercita
un formidabile impatto sugli Stati di recente indipendenza nell‘ambito del vasto
spazio euroasiatico della ex Unione Sovietica‖ (Zbigniew Brzezinski. La Grande
Scacchiera. P. 63).
Questa nuova situazione nella zona del ex Impero sovietico si apre numerose
domande davanti degli Stati Uniti, Russia, nuovi Stati independenti e delle terze
forze le quali vogliono di rafforzare loro presenza per conto della Russia.
Pochi dirigenti politici russi possono capire e legittimare che anche piccoli
paesi independenti hanno il diritto della scelta libera del nuovo padrone per i
ragioni civili, economiche, culturali, politici ecc.
Come differenziare la legittimazione di questa nuova situazione dai problemi
di sicurezza nazionale? In realta‘ che cosa e‘ la sicurezza nazionale? Come si
forma la sicurezza nazionale? Chi sono i nuovi partner ed gli avversari della
Russia?
Per esempio piu‘ sensibile rottura con la politica estera eltsiniana e‘ successa
durante famosi avvenimenti nei Balcani. Non vorrei toccare la posizione del
irrelevante parte dei nazionalisti panslavi ed ortodossi. Maggior parte della
popolazione russa non apoggiava la politica estremista di Miloscevich. Ma le
reazioni ampi e negativi russi verso i bombardamenti di Iugoslavia aveva l‘altri
radici.
Cominciando da Gorbaciov la politica estera sovietica e poi russa si e‘ stata
orientata verso la collaborazione con gli Stati Uniti e Paesi europei. Nello stesso
tempo nessuno dai dirigenti sovietici e russi non voleva di conoscere che l‘URSS
ha perso la guerra fredda.
Cosi‘ e prima di tutto, i bombardamenti contro la Iugoslavia, vengono
considerati dalla parte del governo russo e dall'opinione pubblica come un'azione
unilaterale degli Stati Uniti e che violava gli accordi di Yalta, presi come esempio
della sistemazione delle relazioni internazionali nel Secondo dopoguerra. Nel caso
di Iugoslavia si tratta dell'applicazione del concetto della sovranità limitata fuori
del blocco, e dell'uso a livello mondiale di questo da parte di un soggetto delle
relazioni internazionali (NATO). Nel marzo 1999 erano violati non solo i principi
della pace di Yalta ma anche i principi proclamati al 1648 dal Congresso alla
Westphalia che il diritto internazionale e‘ fondato sul riconoscimento della
sovranita‘ nazionale.
In realta‘ nel periodo postguerra ambedue le superpotenze hanno violato
tante volte le sovranita‘ nazionali nelle proprie zone di influenza. Abbastanza di
ricordare la famosa concezione brezneviana di sovranita‘ limitata.
Anche c‘e‘ l‘altra spiegazione convincente della posizione russa. In questo
periodo l‘opposizione comunista e nazionalista iniziava un impeachement contro il
Presidente Eltsin. Il passo nei Balcani dovrebbe distrarre l‘attenzione
dell‘opposizione.
Mia opinione che nella zona dei Balcani tutta Civilta‘ contemporanea
subiva una sensibile sconfitta. Perche‘ l‘autorita‘ dell‘ONU e la forza del NATO
sono falliti nei tentativi di indurre diverse etnie di vivere insieme. In risposta alla
―bomba etnica‖ di Miloscevich i kosovari hanno esploso la propria simile ―bomba
etnica‖. E‘ necessario di riconoscere questa sconfitta della Civilta‘ mondiale ed
inefficacia d‘Istituti Internazionali nella sistemazione dei radicalismi etnici,
religiosi ed politici per capire meglio che questa minaccia puo‘ balcanizzare il tutto
Mondo. Dal passato recente sappiamo ch‘e‘ molto facile di mobilizzare ognuno
popolo sulla base di xenofobia e non-tolleranza verso gli altri.
E' la prima volta dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica che la Russia ha
sentito la minaccia alla propria sovranità dall'Occidente. Questi avvenimenti
vengono confermati dall'allargamento della NATO verso l'est.
In ogni caso i russi si sentono traditi in Europa orientale. La decisione di
lasciare l'Europa orientale era accompagnata dalla sensazione che questi paesi
scelgono una via di libertà, ma non un'altra forma di dipendenza dal nuovo
padrone. Nessuno accusa Mikhail Gorbachiov di aver lasciato l'Europa orientale,
ma la principale accusa consiste nella mancanza degli accordi che avrebbero
considerato gli interessi regionali e di sicurezza per la Russia. Stesso Gorbachiov
ricorda che esiste la stenogramma con la dichiarazione del Segretario dello Stato
James Beiker il quale garantiva che dopo la unificazione della Germania ―non
accadera‘ l‘allargamento della giurisdizione e della presenza militare di NATO
neanche per uno pollice (one inch) nella direzione orientale...‖
Come reazione alle azioni della NATO in Yugoslavia vi è stata
l'elaborazione della nuova concezione della sicurezza internazionale. Questi
avvenimenti hanno toccato immediatamente diversi aspetti di politica della Russia.
La conseguenza di tutti questi avvenimenti è stata la rielaborazione a gennaio 2000
da parte di Putin della "Concezione della sicurezza della Federazione Russa". La
risposta diretta alle azioni in Yugoslavia è stata la dichiarazione dalla parte della
Russia dell'uso "di qualsiasi mezzo, incluse le armi nucleari in caso di una
situazione critica in cui tutti gli altri metodi d'azione sono esauriti o inefficienti".
Vorrei notare che anche il governo sovietico rifiutava l'uso delle armi nucleari per
primi. L'elaborazione della nuova strategia si spiega con la crescita delle tensioni
nelle frontiere ed insicurezza della Russia nel raggiungimento degli obiettivi.
Propongo che nel vicino futuro l'aspetto dei rapporti con gli stati confinanti
avrà la priorità nella politica estera della Russia.
Non penso che si può parlare del ritorno alla politica estera dei tempi della
guerra fredda. Oggi il nuovo governo russo non alimenta la nostalgia per l'impero
sovietico. Il Segretario del Consiglio di sicurezza Serghej Ivanov ha posto l'accento
sul fatto che "la maggiore minaccia alla sicurezza della Russia ha un carattere
interno". Ma le premesse del ritorno verso il corso politico imperiale ancora esiste.
E prima di tutto esistono nei circoli militari l‘influenza dei quali sulla presa delle
decisioni politici e‘ aumentata con l‘elezione di Putin.
I nazionalisti russi possono usare il fatto formale dell‘interruzione della
presenza della Delegazione russa in Consiglio d‘Europa in legame con la critica
europea della guerra in Cecenia. Il fatto che la delegazione russa ha abbandonato
l'Assemblea Parlamentare del Consiglio Europeo può provocare l'ulteriore
isolamento della Russia. Questo pericolo è abbastanza reale. Lo sviluppo dei
rapporti tra la Russia e l'Europa è condizionato dalla volontà di entrambi le parti.
Quando leggo qualche giornali occidentali che affermano che i dirigenti americani
ed europei avrebbero sbagliato ad aiutare la Russia, devo decisamente affermare
che non e‘ cosi. Grazie all‘appoggio politico e finanziario di USA e Unione
Europea in Russia si e‘ saldamente radicato un regime democratico. La Russia di
oggi e‘ un paese che collabora con gli altri paesi per garantire la stabilita‘ e la pace
nel mondo. La Russia si rende conto della necessità delle relazioni con l'Occidente
e viceversa.
Ma pochi in Russia capiscono che il mondo reale e‘ cambiato cosi‘ che per
la diplomazia russa manca la possibilita‘ di organizzare qualche altro polo per
bilanciare la supremazia americana. Il tempo di concorrenza di grande potenze o
d‘alleanze o dei centri della forza gia‘ si sta in passato. E‘ arrivato il tempo di
coefficienza di spazi. E‘ il grande mito che la Russia puo‘ organizzare il proprio
spazio abile di concorrere con lo spazio europeo o transatlantico.
Sono sicuro che la collaborazione e anche l‘integrazione della Russia in
istituzioni di UE or NATO non contraddisce agli interessi nazionali russi.
L‘altra cosa che ancora questa collaborazione e‘ abbastanza fragile. Esistono
nei ambiti governativi russi i sentimenti favorevoli all'isolamento della società
russa. L'autarchia dell'economia, della cultura e dei contatti umanitari sono sempre
stati lo strumento della gestione della società totalitaria.
Verso il nuovo ordine mondiale. Sono sicuro che sincrono con il crollo del
muro berlino e‘ crollato il sistema del ordine mondiale di Yalta. Non penso che il
mondo monopolare e‘ piu‘ sicuro che nel periodo di guerra fredda. Alla Enciclica
XI ―Vangelo della vita‖ (marzo 1995) Papa Giovanni Paolo II valutava la Civilta‘
contemporanea come la culla della specifica ―cultura della morte‖.
In quest‘anno durante la TV dibattito con l‘Ambasciatore Alexander
Wershbow, il Rappresentante costante dell‘USA in NATO, uno dei architetto della
politica NATO nei Balcani, ho domandato: Lei penserebbe che i dirigenti dei Paesi
devono dire assolutamente onesto che la pace di Yalta e‘ finita e la trasformazione
del questo sistema in nuovo ordine mondiale e‘ fallita? Forse sarebbe giusto di
organizzare una Assemblea mondiale per elaborare nuovo ordine mondiale dopo il
crollo del mondo bipolare, costruire il nuovo sistema con i freni e i controbilanci,
con piu‘ effettivi strumenti d‘appoggio della pace? L‘Ambasciatore Wershbow ha
risposto che non esamina la necessita‘ dei qualche cambiamenti.
Mia opinione che e‘ molto pericoloso per il futuro della nostra Civilta‘ non
vedere alla vigilia di nuovo Millenium che gia‘ e‘ basato il fondamento di una
nuova epoca. Questi cambiamenti toccano i tutti parti della Umanita‘ e prima di
tutto il nuovo Mondo, cosidetto Pax Oeconomicana, materialista e sincretico
(come scrive Alexander Neklessa in Reqiem XX veku. In: MEMO. 2000. N 1. P.9),
subentra Universum Cristianum, il quale dominava piu‘ di 20 secoli. Assieme al
cambiamento dei valori culturali si aggravano i problemi del ambiente, ecc.
Famoso finanziere George Soros afferma che il sistema mondiale finanziario perde
la capacita‘ di appoggiare la stabilita‘ e esiste la minaccia del crollo di tutta
civilta‘.
In ogni caso mi sembra che la maggior parte dei dirigenti politici (americani,
europei, russi ed altri) e i rappresentanti delle burocrazie statali ed internazionali
vedono il mondo contemporaneo molto formale e nei limiti delle categorie del
passato. Questo ritardo di percezione dei processi mondiali e‘ un grande pericolo
per la tutta Civilta‘. Mi sembra che i dirigenti degli Stati Uniti devono considerare
che nonostante la supremazia assiomatica non possono risolvere i conflitti locali.
Finalmente i dirigenti russi devono capire che la Russia non e‘ piu‘ la supremazia
mondiale. E bisogna di cominciare vivere per se‘
Un poeta russo ha detto: ―Addio, il Secolo sanguinoso!‖ Non c‘e‘ il
sentimento che nuova epoca annuncia il destino migliore.
© V. Mikhailenko, 2011
Ju. Bezborodov, K. Tabarintseva-Romanova
NOZIONE DEL DIRITTO EUROPEO
Academia statale giuridica degli Urali, Università Statale degli Urali,
Ekaterinburg, Russia
I processi d‘integrazione appariti all‘inizio del XX s. e intensificati alla
metà del XX s., questo fatto viene legato da molti studiosi alla ricostruzione
economica degli stati nel periodo di dopoguerra, sono diventati il terreno fruttuoso
per nascere le nuove e originali formazioni che hanno la propria natura giuridica.
Queste formazioni si basano sul contatto del diritto nazionale e quello
internazionale, per questo si prendono molti tratti e molte caratteristiche, che
appartengono sia allo Stato sia all‘organizazione internazionale. Fra queste
formazioni si può nominare le Comunità europee, e creata sulla loro base l‘Unione
Europea.
Oggi L‘Unione Europea rappresenta una organizazione integrazionale unicale
sovranazionale che comprende 27 Stati dell‘Europa Occidentale, Orientale,
Centrale ed anche della regione asiatica (in prospettiva si progetta l‘allargamento
della quantità dei partecipanti) con la popolazione circa mezzomiliardo di persone
e con il territorio comune, che supera 5 milioni di chilometri quadrati. L‘Unione
Europea è una tappa principialmente nuova ed è un componente dello sviluppo
mondiale, che richiede gli studi profondi. Con l‘accesso delle ex-reppubliche
dell‘URSS la Russia ha una frontiera strategicamente importante con L‘UE, che ha
estensione di 2200 km, senza dire che L‘Unione Europea è per noi un esterno
partner importante, politico, promettente.
Ora si può dire che nell‘ambito dell‘Unione Europea nel processo
dell‘intergazione totale si è formato il diritto qualitativamente nuovo
sovranazionale in cui si sono integrati gli elementi dei sistemi sia del diritto
internazionale sia del diritto nazionale degli Stati europei più sviluppati con le
tradizioni stabilite della democrazia, del diritto, che si è preso l‘espirienza delle
diversi filoni di diritto, la pratica ricca del regolarmento dei rapporti di mercato e
dei fattori sociali. La firma del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa
nel 20041, si celebra la creazione della prima nella storia Costituzione
sovranazionale – Costituzione dell‘Unione Europea, che richiede l‘interpretazione
seria dal punto di vista sia teorico sia pratico. Malgrado certe difficoltà legate al
processo dell‘entrata in vigore della costituzione europea ci sono buoni motivi di
vedere il futuro dell‘integrazione europea in luce di giusto ottimismo. Al massimo
grado quest‘ottimismo viene unito alla firma definitiva in novembre del 2009 del
Trattato di Lisbona dal 13 dicembre del 2007, che in generale è una versione nuova
del progetto constituzionale.
I processi d‘ allargamento dell‘UE e il rafforzamento della sua influenza nel
mondo portano a quello che pian piano il suo diritto in modo diretto oppure
indiretto influisce ai sistemi legali degli Stati confinanti (i candidati ai membri
dell‘UE oppure i paesi che collaborano con L‘UE sempre in modo più stretto).
Oggi 36 dai 42 paesi dell‘Europa in base dei diversi accordi hanno messo o
mettono la loro legislazione in conformità alle norme dell‘UE. Per questo lo studio
del diritto europeo diventa utile del punto di vista di teoria e necessario dal punto
di vista di pratica.
Al presente si può confermare che i processi d‘integrazione in Europa hanno
provacato la nascita e la formazione del fenomeno giuridico unico del nuovo
sistema giuridico e nello stesso tempo alle misure mondiali – il diritto europeo, che
ha il suo oggetto, i suoi principi, i suoi metodi della regolarizzazione giuridica.
Così la formazione delle Comunità europee e del diritto europeo è un
processo sincronico e interconesso. Formato inizialmente in base delle Comunità
europee , il diritto europeo presenta un dei più importanti strumenti
dell‘integrazione europea. Grazie allo sviluppo del diritto europeo si creano le
condizioni necessarie e i presupposti per la formazione unico spazio economico,
1Treaty establishing a Constitution for Europe. Viene pubblicato ufficialmente:
Official Journal C 310 of 16 December 2004, ed anche sul sito ufficiale dell‘UE:
http://eur-lex.europa.eu/en/treaties/index.htm.
giuridico, sociale, culturale, insomma, per lo sviluppo e per la prosperità degli Stati
europei.
Si deve notare che quasi tutte le discipline che vengono studiate all‘università
giuridiche, parlono dei sistemi del diritto nazionale oppure del diritto internazionale. Il
diritto europeo è particolare perchè rappresenta il sistema originale giuridico
sovranazionale che viene formato davanti di noi e che ha le prospettive grandi,
l‘importanza scientifica e pratica. Lo studio di questo sistema è necessario cge gli
studenti abbiamo la compressione completa sul diritto presente e sulle tendenze del suo
svuluppo.
L‘Unione Europea è un fenomeno originale, la cui natura viene studiata dalla
scienza del diritto internazionale2, e che ha potuto lasciare l‘ala del diritto
internazionale formando il proprio oridnamento giuridico, il proprio sistema
giuridico – il diritto europeo. Malgrado la storia di mezzo secolo delle Comunità
europee non c‘ è la nozione definitiva di termine ―diritto europeo‖ (benchè i primi
studi siano appariti circa 100 anni fa3), prima di tutto si tratta degli studiosi
2 Энтин Л.М. (отв. ред.). Европейское право. – М.: Норма, 2000; Топорнин
Б.Н. Европейское право: Учебник. – М.: Юристъ, 1998; Основы права
Европейского Союза: Учебное пособие / Под ред. С.Ю. Кашкина. – М.:
Белые альвы, 1997; Хартли Т. Основы права Европейского сообщества.
Введение в конституционное и административное право Европейского
сообщества. – М.: ЮНИТИ, 1998; Orakhelashvili A. The Idea of European
International Law//The European Journal of International Law Vol. 17 no.2. 2006.
Die Europaeische Gemeinschaft – Rechtsordnung und Politik / Bengt Beutler… -
3., neubearb. Aufl. – Baden-Baden: Nomos Verlagsgesellschaft, 1987); Клемин
А.В. Европейское право и Германия: баланс национального и надна-
ционального. Казань, 2000 и др.
3 Cit.: Европейское международное право / Гефтер А.-В., профессор
Берлинского университета; перевод: К. Таубе, Бар.; Предисловие: Ф.Ф.
nazionali che a causa dei diversi motivi hanno le opinioni molto differenti sulla
natura del diritto europeo.
Al momento presente nei limiti della dottrina giuridica russa il termine
―diritto europeo‖ si può usare in 3 significati:
1) come una totalità dei sistemi nazionali di diritto degli Stati europei. Così
il diritto europeo comprende il diritto nazionale della Repubblica Federale di
Germania, il diritto del Regno di Spagna e di tutti gli altri Stati europei. Questa
posizione è abbastanza discutabile e non rifletta nessuno realia giuridico. Secondo
questa teoria scientifica il diritto europeo deve includere il diritto nazionale di
Russia siccome il nostro paese occupa quasi la metà del continente europeo ed
anche in qualche modo è un paese europeo. Nello stesso tempo il diritto europeo
non deve comprendere il diritto della Repubblica di Cipro come un paese asiatico,
questo fatto non è affato giusto. Si risulta che in quest‘ interpetezione della
compressione del diritto europeo ci sono più svantaggi dei vantaggi, ci sono più
domande delle risposte.
2) Il diritto europeo è una parte piuttosto un settore del diritto
internazionale, che regola i rapporti fra i paesi europei. Qui si deve notare che oggi
il diritto europeo ha tutte le caratteristiche che appartengono al sistema di diritto
cioè il proprio oggetto, i metodi, il sistema originale delle fonti gerarchiche, la
struttura complessa, i prinicipi e le tendenze della codificazione e del
perfezionamento (in luce della Dichiarazione di Laeken del 2001). Così è evidente
che quest‘ approccio scientifico oppure l‘immagine del diritto europeo non
dimostra la sua specifica e non è molto opportune.
3) Il diritto europeo è una totalità delle norme giuridiche che regolano i
rapporti fre gli Stati europei nei limiti delle formazioni integrazionali europee.
Quindi prima di tutto si tratta delle tali formazioni come Comunità europee e
l‘Unione europea. Alcuni specialisti possono vedere guistamente la mancanza in
Мартенс, профессор Санкт-Петербургского университета. – СПб.: Тип. В.
Безобразова и Комп., 1880. – 619 с.
questo elenco del Consiglio d‘Europa, ma si deve dire che quest‘organizzazione
regionale intergovernativa non ha legami ai processi d‘integrazione, la sfera
d‘interesse di quest‘organizzazione si estende lontano dai limiti della regione
europea. Anche è necessario di limitare il campo del diritto europeo dalle
Comunità europee e dall‘Unione europea seguendo la dottrina europea.
Noi basiamo sul terza linea scientifica della nozione di diritto europeo, che
esamina il diritto come un sistema delle norme giuridiche, che sono apparite e ora
funzionano nell‘ambito dell‘Unione europea, fondata sul diritto delle Comunità
europee.
Malgrado questa teoria pro integrazionale della detrminazione del diritto
europeo non sarebbe giusto negare il legame di questa formazione di diritto al
diritto del Consiglio d‘Europa. Le prove di tale legame sono fissate nel p.2 dell‘art.
6 del Trattato di Amsterdam, dove c‘ è la regola che incorpora i fondamenti
principali della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e
delle libertà fondamentali del 1950 all‘ diritto europeo.
In concetto del diritto europeo piuttosto nel suo aspetto terminologico c‘è
ancora una domanda sostanziale - correlazione delle categorie Unione europea e
Comunità europee. Le Comunità europee sono una parte ed anche diciamo un
nucleo dell‘Unione europea. Esse rappresentano un sostegno storico e giuridico
(questo viene spiegato in seguito). Il termine «diritto delle Comunità europee» non
comprende il termine «diritto europeo», cioè è sua parte. Per questo l‘uso del
termine «diritto delle Comunità europee», che è venuto proposto da T. Hartley, in
futuro non sarà adeguato a causa della fondazione eventuale della confusione
terminologica, che esiste anche ora nella dottirna sia del diritto europeo sia di
quello internazionale. Il diritto delle Comunità europee è quella parte del diritto
europeo che è legata alle Comunità europee - ex Comunità economica europea
(dopo la firma del Trattato di Maastricht del 1992), ed Comunità europea del
carbone e dell‘acciaio.
La Corte delle Comunità europee ha fatto la proprio dichiarazione sulla
natura del diritto europeo, indicando che questo è un sistema particolare di diritto,
che esiste insieme ai sistemi nazionali di diritto e al diritto internazionale e che
distingue da essi grazie ai propri tratti e alle proprie caratteristiche. Ci resta solo
accettare l‘opinione dei portatori del potere giudiziario europeo da Lussemburgo e
concretare la loro determinazione in modo seguente: il diritto europeo è un sistema
delle norme giuridiche che appariscono in rapporto della fondazione e del
funzionamento delle Comunità europee e dell‘Unione europea e che operano e si
applicano nei limiti delle loro giurisdizione in base e in conformità dei trattati
costitutivi e dei principi generali del diritto.
Il diritto europeo è un complesso complicato delle norme giuridiche europee,
internazionali, nazionali. Se con le norme europee, internazionali non ci sono tanti
problemi, le norme nazionali possono provocare qualche perplessità. Si tratta di
non tutte le norme giuridiche nazionali, ma solo delle norme che influiscono ai
processi d‘entegrazione nell‘UE (per esempio, i risultati dei referendum). Siccome
tali norme sono una parte del sistema giuridico in generale (fenomeno giuridico di
questo sistema), allora senza dubbio esse meritano di essere menzionate nel
concetto di questo sistema.
© Ju. Bezborodov, K. Tabarintseva-Romanova, 2011
Ju. Filipazzi
ELEMENTI DELL'INTERPRETAZIONE SISTEMICO-TIPOLOGICA DEI
DIALETTI ITALIANI
Università Statale di Pedagogia degli Urali, Mosca, Russia
I dialetti italiani sono stati da sempre oggetto di studi storico-comprativistici
mentre soltanto in misura molto minore di quelli strutturalistici e tipologici.
Esaminati e registrati dettagliatamente, i dialetti italiani al giorno di oggi
necessitano di una descrizione sintetica che in poche parole chiave gli dia una
immediata interpretazione tipologica. Altresi' e' giunto il momento di fornire una
spiegazione delle diversita' fonologiche, morfologiche e sintattiche dei dialetti
italiani che non siano ancora una volta i sostrati etnici ma piuttosto le condizioni
del funzionamento dei sistemi linguistici stessi.
Secondo l'approccio sistemico-tipologico la stessa classe genealogica dei
sistemi linguistici e' caratterizzata dalla comune determinante interna di partenza,
cioe' dallo stesso modo di essere e di funzionare [Мельников 2003: 73, 88]. Il
ragionamento metodologico organizzato in triadi prevede l'esame di tre aspetti di
ogni sistema legati fra di loro; la triade «sostrato — struttura — sostanza»
applicata alle lingue naturali presume l'interdipendenza fra la «materia prima»,
vale a dire la condizione primaria della lingua (il sostrato), le relazioni
paradigmatiche interne o la morfologia (la struttura) e infine il prodotto acustico ed
articolatorio finale, cioe' la resa del sistema linguistico in suoni (la sostanza). Per
Ju. S. Stepanov certe peculiarita' strutturali dei sistemi linguistici implicherebbero
delle peculiarita' anche sostanziali o materiali, mentre la presenza dei tratti
sintagmatici specifici puo' segnalare l'esistenza dei precisi parametri paradigmatici
[Степанов 1970: 113]. Infatti, in una lingua, come in un sistema qualsiasi, tutto e'
legato con tutto [Кретов 2001: 67]: vocali, consonanti, sillabe, morfemi, forme di
parole, modi di coordinamento sintattico ecc. [Мельников 2003: 92]. Ad esempio,
le ricerche statistiche dei fonemi e della struttura dei morfemi e delle forme di
parole svolte dalla L.G. Zubkova mostrano una profonda e regolare
interconnessione tra vari piani gerarchici all'interno dei sistemi linguistici di tipi
differenti [Мельников 2003: 93]. Ogni sistema linguistico elabora degli strumenti
ottimali finalizzati ad una comunicazione efficiente.
L'approccio sistemico richiede quindi una nuova interpretazione dei dati dei
dialetti italiani i quali sono stati descritti puntualmente dal punto di vista
fonologico e morfologico (per di piu' separatamente) nell'ottica della ricerca storica
di ogni loro evoluzione e cambiamento mancando per motivi metodologici a una
visione funzionale (comunicativa) ed integrale del loro modo di essere.
Quest'ultima pero' risulta efficiente e strumentale non solo per la corretta
interpretazione dei dati storici dei dialetti ma perfino per un modo piu' trasparente
e coerente di insegnare l'italiano - una lingua che racchiude in se i tratti del
dialetto toscano. I fenomeni come il raddoppiamento sintattico, l'uso dei varianti
fonetico-sintagmatici di e/ed, fra/tra, il cambio della vocale tematica -a- in -e-
nelle forme del futuro, la scelta della posizione dei proclitici nei sintagmi verbali
come ti posso chiedere/posso chiederti non vengono mai spiegati nel corso
dell'italiano poiche' rappresentano le preferenze o le regole di funzionamento
dialettali e come tali trovano la spiegazione solo se vengono confrontate con quelle
dei dialetti diversi dal toscano. Sicche' lo studio dei dialetti non deve essere fine a
se stesso ma integrato nella visione generale della situazione linguistica in Italia.
I dialetti italiani attuali non provengono direttamente dal latino ma dai
sistemi dialettali antichi, dal latino parlato delle diverse aree della Penisola; si sa
che quest'ultimo ha subito una progressiva trasformazione dal sistema strettamente
flettivo, sintetico, verso un sistema caratterizzato dagli elementi di analiticita':
nelle lingue europee che perdono i tratti flettivi a favore di un crescente analitismo
sono state evidenziate le cause che determinano un'analitizzazione di tipo romanzo
o germanico [Мельников 2003: 125]. La tendenza ad analitizzazione di una lingua
di tipo flettivo prevede lo sviluppo dei tratti isolanti o agglutinanti: cio' dipende
dalle unita' che si assumeranno il ruolo prioritario, parole nel primo caso, morfemi
nel secondo. Il processo di analitizzazione si svolge a tappe progressive che si
susseguono nei sistemi diversi con la velocita' diversa dovuta alle condizioni
esterne in cui normalmente avviene la comunicazione. Ad esempio, nell'italiano e
nel francese, a differenza di altre lingue romanze, tuttora esiste il coordinamento
dei participi passati del perfetto con il soggetto dell'enunciato: le donne sono uscite
[Жирмунский 1965: 26-27]. D'altra parte possiamo osservare l'analitizzazione in
corso quando sentiamo un fiorentino colto dire ho dovuto uscire al posto di sono
dovuto uscire come esempio del mancato coordinamento fra le parti della forma
verbale trovatesi a distanza.
Siccome in un solo articolo e' impossibile dare spazio all'interpretazione di
tutti i livelli linguistici anche se essi si trovano in condizione di una forte
interdipendenza, ci limitiamo all'analisi sommaria di alcuni fenomeni fonologici
dei dialetti italiani.
I sistemi dialettali italiani presentano un grado diverso di
sintetismo/analitismo: l'analisi dei fenomeni fonologici come geminazione e
assimilazione permette di dividerli in due categorie, ossia i dialetti
fonologicamente sintetici e quelli fonologicamente analitici. Ovviamente non si
intendono qui due categorie chiuse e definitive trattandosi sempre ed
esclusivamente delle tendenze in corso. Nella prima categoria rientrano tutto
sommato i dialetti centrali e meridionali d'Italia, ritenuti piu' arcaici, nella seconda
– i cosiddetti dialetti gallo-italici compreso il veneto e, con alcune riserve, il
siciliano. Siccome l'analitismo inteso come isolamento o agglutinazione si evolve
nella misura maggiore in quei sistemi linguistici che andavano formandosi e a
lungo funzionavano nelle condizioni di un intenso contatto e di una forte
miscelazione dei popoli diversi [Пиотровский 1965: 169], e' naturale che
l'analitismo si sia evoluto maggiormente nelle aree marginali come il nord gallico e
la Sicilia greca e araba. I dialetti ―sintetici‖ si distinguono per la ―sintesi‖, la
fusione presente al confine tra i segmenti della catena sonora, indipendentemente
dall'entita' del segmento stesso: puo' ugualmente trattarsi di una sillaba o di una
parola. La fusione e' rappresentata dai fenomeni di geminazione, assimilazione e
raddoppiamento sintattico (quest'ultimo e' della stessa natura dell'assimilazione con
l'unica differenza, a nostro avviso facilmente trascurabile, che esso avviene non
all'interno di una parola lessicale ma all'interno di una parola fonologica).
Il toscano ci offre gli esempi come porammene 'povera me', domallaltro
'domani l'altro', bofficiona 'bonficiona' che illustrano il processo di fusione allo
scopo di formare parole ed espressioni composte; vado akkasa di fronte a la 'asa
nova come l'esempio di un'assimilazione molto antica (*vado ad casa); infine, e'
tipica la fusione degli infiniti con gli enclitici: rimpolpettarlo → rimpolpettallo,
arrabbiarmi → arrabbiammi, appiccicarli → appiccicalli. Le assimilazioni
all'interno delle radici fanno parte della tendenza generale: lv, lt, ld > rv, rt, rd
(salvarlo > sarvallo), dove i nessi nuovi risultano maggiormente fusi dal punto di
vista articolatorio; ma il rotacismo non e' forse ancora lo stadio finale: se i nessi
come rt poi si assimilano in tt (cortesia → cottesia, cialtrone → ciattrone), e'
probabile che ci possa un giorno essere anche la trasformazione del tipo asfalto >
asfarto > asfatto. Da questo punto di vista e' interessante anche l'adeguamento
della particella negativa un 'non' all'inizio della parola seguente nel vernacolo
fiorentino, similmente all'articolo: le varianti posizionali un/unn'/unne
garantiscono una perfetta fusione (un voglio – unn'andare – unne spero). Al
modello toscano di parola tipica VC-CVC-(CVC)-CV in cui ogni C-C rappresenta
due consonanti a confine sillabico a modo di lega, si adeguano altre, con la
geminazione spontanea: azionaccia → azzionaccia (V-CV... > VC-CV...). Qui
troverebbe un'interpretazione tipologica anche la famosa gorgia toscana: quando
la k intervocalica non puo' essere rafforzata, come in a kkasa, allora subisce
l'indebolimento, sotto la pressione della fusione delle sillabe a livello del vocabolo,
perche' la fusione avviene o attraverso le consonanti doppie che fungono da ponte
di collegamento fra due sillabe oppure attraverso il contatto di due vocali, come
nel sintagma aete visto la nostra 'asa, che rappresentano la situazione inversa
rispetto alle consonante doppie. La regola consiste dunque nel disporre al confine
sillabico i segmenti della stessa natura. Cosi' e' possibile spiegare l'indebolimento
anche di tutti gli altri consonanti intervocaliche non doppie nel dialetto toscano.
Anche i vari dialetti del Sud conoscono il raddoppiamento sintattico, il
rotacismo, l'assimilazione delle consonanti – tutto cio' in misura maggiore rispetto
al toscano: ad esempio, il raddoppiamento sintattico vi include anche il betacismo
del tipo la voce – a bboce e l'indebolimento delle consonanti avviene non solo fra
due vocali ma anche dopo le sonoranti l, r, n, come in sta orde 'sta volta'.
Esaminiamo la seguente frase in dialetto di Rieti, Lazio:
tu mo boleristi remannammecce un’antra orde?
La forma boleristi 'vorresti' ci fornisce l'esempio di raddoppiamento
sintattico [bboleristi] dopo i monosillabi (mo' = ora) che di solito non viene reso
graficamente ma la sua presenza e' evidente in quanto l'opposizione e' v – bb; il
vocabolo remannammecce 'rimandarmici' contiene tre casi di fusione in
corrispondenza a tre confini sillabici su quattro: il primo riguarda l'assimilazione
tipica del nesso ND > NN spiegato generalmente come l'influenza del sostrato
osco, il secondo e' costituito dalla fusione al confine tra la -r dell'infinito e la m-
dell'enclitico, il terzo e' la geminazione spontanea al confine fra due pronomi
enclitici con lo stesso scopo di elevare il grado della fusione. L'aggettivo antra
'altra' contiene il nesso nt che dal punto di vista articolatorio sembra piu'
omogeneo rispetto al nesso lt. Infine, orde 'volta' e' appena stato spiegato qui sopra.
Nei dialetti laziali come in quelli campani e pugliesi troviamo una larga scala delle
assimilazioni: immece 'invece', addimannatu 'domandato', jamma 'gamba', a cui si
aggiunge la geminazione spontanea quando manca una seconda consonante:
scattuletta 'scatoletta', nummeru 'numero', raggioniera 'ragionera' ecc. In questa
ottica anche lo zetacismo dei nessi ns, rs, ls > nz, rz, lz ('a burzetta 'la borsetta' in
napoletano) e' da spiegare come il caso dell'avvicinamento articolatorio. Al
modello VC-CVC-CVC-CV si adeguano molte piu' parole rispetto al toscano,
basta ricordare il gia' citato addimannatu, il cui elemento anetimilogico ad-
corrisponde al primo elemento VC del vocabolo. Cosi', per spiegare tutta una serie
di fenomeni fonologici alla fine basterebbe una carattristica sola: l'uso della tecnica
sintetica di formazione dei vocaboli.
Il dialetto siciliano fonologicamente e' molto simile ai dialetti meridionali
d'Italia poiche subisce una forta influenza del continente italiano; non a caso e'
definito un dialetto di provenienza settentrionale in via di meridionalizzazione
[Storia della lingua italiana 1996: 444]. In questo caso ci vuole pero' un'accurata
analisi tipologica perche' l'apparenza potrebbe facilmente ingannare: il solo fatto
che l'aggiunta degli enclitici alla forma verbale non provoca nessuna fusione ma, al
contrario, la forma infinitivale rimane inalterata (come in purtarimi 'portarmi',
lassarini 'lasciarci' e simili) ci induce a vederci la tecnica analitica, tipica delle
lingue agglutinanti: gli affissi vengono agganciati alla base lessicale in maniera
puramente meccanica [Солнцева, Солнцев 1965: 81-82], come avviene nelle
forme citate del dialetto siciliano (purtari+mi).
Al contrario, il dialetto veneto, specie quello lagunare, applica la tecnica
analitica di tipo agglutinante con una coerenza straordinaria e percio' si ritrova
quale antitesi dei dialetti del Centro e del Sud d'Italia. I confini sillabici nella
catena sonora del sistema veneziano sono ben distinti e marcati grazie alla totale
assenza delle geminate: coreto 'corretto', taca (< attacca 'inizia') e ai processi di
dissimilazione: tenpo 'tempo', senpre 'sempre'. Il verbo inrabiar nella frase non te
te sare' miga inrabia' vero? dimostra la scelta del prefisso incoativo che mantenga
distinto il confine sillabico, cfr. la parola toscana corrispondente arrabbiare. La
meccanicita' con cui si susseguono le sillabe crea il famoso effetto ―cantilenante‖
del parlare veneto: ti sa che ghe ve-do po-co; se no li go, no li tro-vo; ogni sillaba
inizia con una consonante e termina con una vocale. Questa e' la sonorita' tipica dei
sistemi agglutinanti, ad esempio delle lingue uralo-altaiche in cui la catena sonora
deve essere molto distinta: le radici e gli affissi necessariamente includono sia una
consonante che una vocale, mentre le radici rappresentate da una sola vocale sono
un fenomeno estremamente raro [Мельников 2003: 346]. La funzionalita' dei
confini intersegmentali forti e marcati ha favorito lo sviluppo delle forme verbali
dal forte inizio consonantico le quali rendono la fisionomia del dialetto veneziano
unica e inconfondibile: xe 'e', ga 'ha', gavemo 'abbiamo' ecc. Eccone l'esempio
tratto dal dialetto vicentino: la se' na storia vecia, de quando el jera moroso de to
mama (se' = e', jera = era). La necessita' di marcare l'inizio di ogni sillaba poteva
favorire altresi' l'indebolimento di l intervocalica che non arrivava a essere
―consonante‖ in misura sufficiente: da cio' una sua ampia caduta (tavola → toa;
bella → bea; uccelli → osei). Rispettando la tecnica analitica il dialetto veneto non
adegua le forme degli articoli all'inizio della parola: xe deventa' un spegasso; el
gera un steco; ficar el naso nei afari dei altri; i inverni, e non produce elisione e
fusione dei clitici: no ghe entra 'non c'entra'.
Le sillabe del tipo CVC, a cui e' possibile agganciare le sillabe circostanti,
non servono in quanto lo scopo del sistema di questo tipo e' quello di sganciare le
sillabe l'una dall'altra e non agganciarle. Infatti, nel dialetto veneziano le sillabe
CVC si trovano quasi esclusivamente alla fine della parola/sintagma/frase dove la
necessita' di contatto con un'altra parola e' minima: e doMAN // l'andara' a farse
beneDIR. Rispetto al modello toscano e meridionale VC-CVC-... qui troviamo le
forme «pure» che coincidono con le radici, senza cioe' l'elemento iniziale VC-:
ndar vanti (andare avanti), sta tento (sta' attento), conta (racconta), taca (attacca),
speti (aspetti), el te scolta tanto (lui ti ascolta tanto), rivo mama rivo (arrivo
mamma arrivo).
Gli altri dialetti settentrionali dell'Italia, a quanto pare, si stiano evolvendo
verso il tipo isolante. Nelle sue ricerche tipologiche I. A. Boduen de Kurtene ha
dimostrato che la determinante interna dei sistemi isolanti sta nella tendenza ad
esprimere con le radici non solo l'informazione lessicale ma anche quella
grammaticale [Мельников 2003: 92]. La tendenza ad isolamento grammaticale
aumenta notevolmente laddove e' in corso la formazione di una nuova cultura e di
una nuova nazione la quale avviene con la miscelazione di piu' etnie e lingue. In
queste condizioni di comunicazione aumenta la necessita' di adoperare i segni
linguistici polifunzionali, polisemantici dal punto di vista paradigmatico e
sintagmatico, il che a sua volta porta all'aumento dell'importanza del contesto in
cui si sviluppano delle regole rigide della posizione degli elementi dell'enunciato.
I segni linguistici in tali circostanze devono essere facilmente riconoscibili, cioe'
devono rimanere possibilmente inalterati [Мельников 2003: 123].
Quello che possiamo notare nei dialetti italiani del nord e' la tendenza a
conservare le forme verbali regolari facilmente riportabili agli infiniti: scundi'
'nascondere' > scundido 'nascosto', meti' 'mettere' > metit 'messo', decedi'
'decidere' > decedit 'deciso'. Inoltre si nota il largo uso delle parole ausiliarie come
preposizioni, congiunzioni, clitici, particelle con il valore grammaticale e
sintattico, dovuto alla caduta di molte desinenze e alla necessita' di rafforzare i
rapporti sintattici. Ad esempio, vediamo l'uso analitico pleonastico delle
preposizione in e di nella frase in dialetto bergamasco: Ma in dèl testamét t'al mia
scrìc in do l'ha metìt i palanche? 'Ma nel testamento non ti ha scritto dove ha
messo le palanche?'. Notevole anche l'uso dei clitici alle volte pleonastico: Mé ho
sgüràt fò i orège, ma a te a al t'è indac dét l'aqua in dèl servèl!. D'altra parte
troviamo gli elementi che indicano l'informazione nuova, cioe' il rema: Ada mama
che ol pirù a l'è chèl che a 'sdovra a mangià; chèl a l'era ol Perù. Sembra che si
tratti di una specie di prefisso sintattico. Fonologicamente si osserva il bisogno di
marcare con una consonante non l'inizio di una sillaba come nel dialetto veneto ma
la fine della parola/sillaba: tutti > toć, sabati > sabać, morti > morć, santo > sant,
fammi > fam, vincere > ens, sempre > semper, anni > agn, come a indicare il
termine del segno linguistico nella catena parlata. La scomparsa o l'assenza totale
della dittongazione e' da interpretare come la necessita' di evitare gli equivoci
poiche', a causa della caduta di molte consonanti intervocaliche molte vocali si
sono trovate a contatto, per cui e' subentrata la regola secondo la quale ogni sillaba
contiene una vocale (un monottongo). Questo e' quanto ci ha permesso di osservare
un'analisi dei dialetti italiani del Nord per il momento non approfondita.
Per concludere, cio' che volevamo dimostrare nel presente articolo e' che
partendo da uno stadio piu' o meno simile del latino volgare, disponendo del
bagaglio lessicale e grammaticale comune, i dialetti italiani si sono differenziati
l'uno dall'altro perche' nella loro storia hanno applicato la tecnica grammaticale
diversa: alcuni hanno mantenuto in misura maggiore o minore la tecnica sintetica,
gli altri, a causa di una specifica situazione storica ed economico-sociale, hanno
sviluppato la tecnica prevalentemente analitica. L'apporccio proposto in questo
articolo doveva dimostrare che il principio sistemico-tipologico di
sintetismo/analitismo fornisce una chiave di lettura con cui e' possibile spiegare
una vasta gamma di fenomeni dialettali i quali, altrimenti, vengono spiegati (o non
spiegati affatto) in sedi differenti senza alcun legame fra di loro, cioe' senza,
appunto, un sistema.
Riferimenti bibliografici
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конструкции в языках различных типов. - М.-Л.: Наука, 1965. - С. 5-57
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Мельников Г.П. Системная типология языков. - М.: Наука, 2003.
Пиотровский Р.Г. Аналитизм и его вероятностно-информационные
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Солнцева Н.В., Солнцев В.М. Анализ и аналитизм // // Аналитические
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Степанов Ю. С. Принцип детерминизма в современном языкознании //
Ленинизм и теоретические проблемы языкознания. - М.: Наука, 1970. С. 110-
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Rohlfs G. Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti.
Fonologia. - Torino: Giulio Einaudi Editore s.p.a., 1966.
Rohlfs G. Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti.
Morfologia. - Torino: Giulio Einaudi Editore s.p.a., 1966.
Storia della lingua italiana. L'italiano nelle regioni. - Milano: Garzanti Editore
s.p.a., 1996. -Vol. II.
© Ju. Filipazzi, 2011
L. Zelenina
LA PARTE EMOTIVA NELLA COMMUNICAZIONE D’AFFARI
Università Statale di Pedagogia degli Urali, Ekaterinburg, Russia
Nella sfera della communicazione d‘affari le trattative hanno conquistato la
posizione del metodo piu comodo e accessibie per ragguingere il consensus. Il
vantaggio delle trattative e il fatto che questo incontro e personale dov‘e possiamo
fare tutte le domande che ci interessano o precisare qualcosa. Anche possiamo
discutere le condizioni della collaborazione e tenendo conto le charatteristiche
verbali e non verbali determinare la reazione dell‘interlocutore.
Le trattative si distinguono delle altre tipi della communicazione. Nel
processo delle trattative facciamo lo scopo ed i problemi concreti quali dobbiamo
risolvere.
Oggi qualsiasi uomo conduce le trattative e li partecipa: offerta delle sue
merci, servizi o ricevimento tali servizi dai compagni. Ogni uomo aspira prendere
lа decisione da solo e non acconsentirsi della decisione degli altri.
Coltunova emette I tipi diversi delle trattative: «le trattative per concludere il
contratto, le trattative delle condizioni della fornitura, le trattative commerciali,
politiche, internazionali. Le trattative possono distinguersi secondo il numero dei
partecipanti, domande discusse, durata, regolarita della realizzazione, il grado
dell‘ufficialita» [Колтунова 2003: 131]. in questo articolo esaminiamo le trattative
internazionali.
Le trattative precedono alla transazione, prima di amministrare il business
noi conduciamo le trattative, solo dopo le trattativ, noi firmiamo il contratto e
conduciamo l‘attivita collaborata, I progetti communi. Qui e molto importante fare
l‘impressione buona per i compagni.
Gli uomini d‘affari italiani si distinguono dagli uomini d‘affari dagli altri paesi.
Gli italiani sono vivaci, emotivi, preferiscono le materiali dimostrative, gesticolazione,
emozioni. Secondo l‘opinione di Zarezchaya «La fine della transazione dipende a meta
della Vostra impression e Vostra dimostrazione che questo potra portare il profitto ai
compagni» [Зарецка 2001 :28]
Da una parte ci sono le frase comuni usate molto spesso. Dall‘altra parte il fattore
umano e molto importante. Non possiamo predire precisamente la reazione
dell‘interlocutore alla replica. Specialmente se nelle trattative prendono parte i
representativi delle nazioni diversi. La parte emotiva della communicazione d‘affari e
molto importante. La sfera delle trattative tocca: baratto, il cerco del compromesso, ci
sono gli ostacoli diversi, a volte ci sono I punti morti, gli interessi non sempre
coincidono.
Nelle trattative partecipa la gente diversa. Questo puo essere la differenza nell‘eta,
educazione, charattere, comportamento. Ma tutte queste persone sono molto emotive
durante le trattative.
Le persone nei contratti difficili si comportano nel modo diverso e inseguono gli
scopi diversi: qualcuno cerca la giustizia, qualcuno la vittoria, a volte cercano i soldi e la
potenzac. Comminciando le trattative bisogna tenere conto le qualita personali e i valori
vitali dei partecipanti, dobbiamo fare le frase nel modo accessibile, semplice per I
partecipanti.
La lessica emotiva si studia tenendo conto le categorie delle prove,
valutazione, espressivita, figurativita. Collegamento con valutazione e molto forte.
Emozioni e valutazione non perdono attualita.
Le parole come: il compagno poco affidabile, l‘uomo con la reputazione
cattiva nella sua semantica hanno espressivita e emotivita. Le parole di questo gruppo
hanno solo uno significato. Non possiamo usare le parole nei altri significati. Questa
lessica si usa nel discorso orale.
Il secondo gruppo e composta dalle parole polifunzionali, quali nel suo
significato diretto sono neutrali dal punto di vista della stilistica. Ma nel significato
figurato sono molte emotive, per esempio, straccio (dell‘uomo), palude (del gruppo),
rana (del francese), mangiamaccheroni (d‘italiano), un pezzo grosso.
Il terzo gruppo e composta dalle parole – quando raggiunggiamo emotive con
l‘aiuto della affissazione – uomo d‘affarino, transazionino, affarucci, contrattino. Questo
fenomeno si tocca piu la formazione delle parole.
Per esprimere emotivita molto spesso si usano gli epiteti, possono esprimere la
valutazione positiva e negativa, dimostrano il punto di vista dell‘autore. A volte gli
epiteti sono le frase fraseologiche. Gli epiteti possono essere espressi dai sostantivi,
aggettivi, dalle frase fraseologiche: testardo come asino, affidabile piu della montagna.
Molte parole affettive, specialmente interezioni esprimono emozione nel senso
comune senza indicare il suo carattere positivo o negativo. Possono esprimere gioia,
tristezza, soddisffazione o molte altre emozioni: oh, ah, allora, uffa.
Nel dizionario della lingua italiana c‘e la lessica speciale per esprimere lo stato
affettivo. Nominiamo queste unita:
а) gli avverbi, quali descrivono le emozioni – goiosamente, ferocemente,
accanitamente, tempestivamente, attuale.
б) i verbi, quali descrivono le emozioni del parlante – acconsentire, dibattere,
approvare, rifuitare, commuovere, rinnegare.
в) i sostantivi quali contengono le emozioni con la preposizione con – сon goia,
сon piacere, сon dispiacere, e sostantivi, quali significano i rivelamenti fisiologici delle
emozioni – le lacrime, il riso, la scossa, pallidezza, smorfia, schifo.
г) gli aggettivi – dannoso, contento, confuso, lieto, soddisfatto.
Le trattative si toccano all‘aula. C‘e l‘interlocutore, compagno, ascoltatore.
Durante le trattative c‘e il dialogo o polilogo. Qui si scontano le idee, I punti di visto
diversi, gli interessi
Durante le trattative si usano I metodie figure dell‘influenza emotiva:
- characteristica – descrizione delle persone, characteristica e molto brillante, c‘e
seguenza logica e deve essere confermata dai fatti;
- parallelo – nel testo si compare I fenomeni, oggetti, persone. Questo e dimostrazione
dei tutti vantaggi e svantaggi degli oggetti.
- trattamento – c‘e la pausa d‘intonazione prima di trattamento all‘aula;
- esclamazione – e la figura retorica, quale contiene alcune esclamazioni. Oratore si usa
questa figura per dimostrare le sue emozioni.
I compagni nelle trattative, decidendo I propri problemi, possono accordarsi se
aspireranno mettere il microclima favorevole psicologico e comminicativo, sostenere il
discorso benevolo, fare l‘impressione buona. Questo e molto attuale quando conduciamo
le trattative con gli italiani per cui e molto importante l‘impressione buono del
compagno.
Stabilimento, sopporto dei contratti d‘affari al livello alto, rispetto alla cultura
della communicazione, le regole della etichetta permettono aumentare l‘efficienza del
risolto dei problem diversi. Se con l‘interlocutore non e stabilito il contatto, non e trovata
"la lingua comune ", e inutilmente mettere gli argomenti ragionevoli.
Stabilimento, sopporto I contatti d‘affari contiene: trattamento, saluto, conoscenza,
offerta, favore, gratitudine, lode, complimento, scusa, addio. Vediamo questi tipi piu
dettagliatamente.
trattamento – questo e l‘impostazione per determinare lo status sociale e le parti dei
partecipazioni della communicazione, stabilimento del contatto discorsivo. Il specialista
futuro deve imparare le formule di cortesia prese nel paese della lingua studiata:
egregio direttore, spettabile ditta.
Saluto – si distingue della emotivita , si rivela l‘interesse del parlante alla
persona e alla collaborazione sucessiva. Il ucesso del qualsiasi contratto d‘affari
dipende dall‘abilita di mettere il contatto confidenziale сon interlocutore. Il contatto
comincia con il saluto: sono molto lieto lavorare con voi, mi fa piacere farVi conoscere,
per me e un grande onore.
Conoscenza – gli italiani si interessano alla persona, сon cui pianificano il
progetto сongiunto, perche la conoscenza deve essere brillante e memorizzabile all
massimo : voglio presentarvi il mio collega, ho il piacere di presentarLe il nostro
direttore commercial, di Lei ho sentito solo le cose buone, questo e un vero esperta, lei e
persona molto affidabile.
Offerta – deve essere presentata nei colori . Questo puo essere: (presentazione,
materiale dimostrativo), o deve essere descritto bene per suscitare l‘interesse dei
compagni: tenendo conto i vostri interessi, conoscendo i vostri affari, vogliamo
dimostrarvi, mi permetta di presentarvi, vorremo aiutarvi a decidere i problemi,
potremeno regalare i vostri dubbi, questo potra portare il profitto.
Favore – l‘espressione delicate all‘massimo, possiamo sottolineare, che solo I
compagni italiani potranno aiutare grazie la loro esperienza e competenza: non potrebbe
farci un favore, che e nella vostra competenza, solo voi potrete decidere questo
problema, appreziamo molto il suo punto di vista, vorremo ricevere il vostro consiglio.
Gratitudine – gli italiani ricevono con piacere la valutazione positive della loro
attivita; I specialisti devono includere nel loro discorso gli epiteti, le metafore: mille
grazie, la mia gratitudine e piu alta della montagna.
Lode, complimento – sono le espressioni, quali contengono gli esagerazioni
poco consistenti dei preggi, quali vuolevedere da se l‘interlocutore. Il complimento deve
essere breve, contenere una, due pensieri. Per fare l‘effetto espressivo si deve usare I
diversi espressioni stilistici: Lei e molto gentile, e il specialista perfettissima, il
collaborazione ci sembra perfettamente accettabile, con voi non c‘e nulla da
preoccuparsi.
Scusa – si amette le metafore e esagerazioni: mille scuse, la mia lingua e il mio
nemico, mi comportavo stupidissimo
Addio – in questa situazione si esprime ammirazione dei compagni, progetti e si
fa l‘augurio della collaborazione sucessiva si ammettono I diversi mezzi espressivi: mi e
fatto migliaia piaceri lavorare con voi, mi sono soddisfasttissimo della nostra
collaborazione, le sue merce sono incomparabili, i nostril scambi di vedute erano
alquanto costruttivi.
Ognuna persona insieme con gli interessi di servizio ha gli interessi personali.
Durante le trattative si amette discutere in breve le dimande quali toccano
ipersonalmente il compagno. La communicazione diretta puo livellare l‘opposizione tra
I compagni negli affari, сreare le persone che professano le stesse idee.
Durante la preparazione professionale dei traduttori future bisogna prestare
attenzione alla parte affettiva della communicazione d‘affari: conoscenza la lessica
emotiva, tropi e figure stilistici, quali fanno il discorso espressivo danno la coloazione
emotive.
Si puo fare I giochi business (giocare le parti del subordinato, direttore,
compagno paritetico), realizzare le situazioni della communicazione professionale (le
situazione conflittuali, mettere il contatto , dimostrare le presentazioni diverse, giocare il
colloqiuo quando impiegarsi al lavoro, intervista, imitazione delle trattative, cerco dei
compromessi).
Concludendo, bisogna indicare che il genere della communicazione d‘affari
descritto, ha le specifiche, quali bisogna prendere in considerazione durante
insegnamento dell‘italiano d‘affari.
Riferimenti bibliografici
1. Зарецкая Е.Н. Деловое общение: В 2т. М.2001.
2. Колтунова М.В. Язык и деловое общение: норма, риторика, этикет
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4. Fabrizi E. Corrispondenza commerciale italiano-francese. Roma, editrice
Ciranna, 1999.
© L. Zelenina, 2011
SEZIONE II – CONTRIBUTI DEGLI STUDENTI
M. Dallakyan
LA PRESENZA ITALIANA IN RUSSIA DI OGGI
Università statale degli Urali, Ekaterinburg, Russia
Prima di cominciare ad analizzare i rapporti italo-russi moderni ci si deve
riferire alla storia affinchè tutto sia chiaro. Le relazioni fra l‘Italia e la Russia
risalgono ad un‘epoca anteriore alla formazione dei due stati attuali, con una
reciproca attrazione fra le due popolazioni e fecondi scambi culturali, di cui è
tuttora testimonianza l‘indelebile impronta che architetti italiani hanno lasciato sia
nel Cremlino di Mosca, sia nell‘intera città di San Pietroburgo.
L‘inizio dell‘epoca moderna dei rapporti italo-russi risale al 1864, quando
l‘Impero Russo riconobbe il Regno d‘Italia e quest‘ultimo nominò il primo
Ambasciatore a San Pietroburgo. In seguito, l‘Italia fu tra i primi paesi a
riconoscere l‘Unione Sovietica nel 1924, nello stesso anno la sede dell‘Ambasciata
si trasferì a Mosca.
Però la Seconda Guerra Mondiale complicò tutto perchè il Regno Italiano e
l‘Unione Sovietica si trovarono dalle altre parti della barricata. Nonostante questo
la ferita aperta dalle tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale si rimarginò
rapidamente e nel 1944 il Regno d‘Italia (dal 1946 Repubblica) fu riconosciuto
dall‘Unione Sovietica.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, sanguinosa e distruttiva, la vita in Italia
diventò molto difficile. Grazie al Piano Marshall, alla Cassa di Mezzogiorno e agli
altri programmi del dopoguerra l‘Italia riuscì a sopravvivere tutte le difficoltà della
guerra, e di più, a svilupparsi molto velocemente. Passo dopo passo il potenziale
dell‘Italia cresceva, il paese rovinato si cambiava ed adesso è il paese europeo il
quale è conosciuto come uno dei fenomeni conteporanei, combinando la sua
grandissima storia, cultura, esperienza con i raggiungimenti moderni sia nel settore
sociale della vita sia nella scienza, politica, ecc.
Proprio dopo la fine della guerra ci furono tantissimi cambiamenti nella vita
italiana. La caduta del regime fascista, la proclamazione della nuova repubblica
democratica, i programmi sociali e tante diverse azioni provocarono la crescita del
livello della vita, della popolarità del Governo nel popolo, così anche provocando
la crescita e la stabilizzazione della condizione internazionale della ―giovane‖
Repubblica Italiana la quale, però, aveva la storia millenaria.
Diventando un paese forte e autorevole attraverso la modernizazione della
vita, l‘Italia cominciò a partecipare nelle organizzazioni mondiali più influenti, a
mettere in piedi i rapporti diplomatici con gli altri paesi sviluppati.
Oggigiorno la Repubblica Italiana è tra i paesi più sviluppati del mondo e la
collaborazione con gli altri paesi è la condizione più importante per poter
svilupparsi. Sapendo questo, realizzando l‘importanza delle soluzioni pacifiche di
tutti i problemi internazionali, promuovendo le relazioni diplomatiche, cercando di
corrispondere a tutti i requisiti della vita politica moderna l‘Italia fa tutte le
diligenze possibili per partecipare in tutti (almeno nella maggior parte) i processi
politici mondiali moderni.
Inoltre la partecipazione nelle organizzazioni internazionali l‘Italia
promuove la collaborzione bilaterale con molti paesi, tra cui si può anche nominare
la Federazione Russa. La fase contemporanea della collaborazione con la Russia
può essere caratterizzata come molto fruttosa.
Una fitta serie di scambi delle visite al livello dei Capi dello Stato, Capi del
Governo e Ministri, accompagnata dalla conclusione di numerosi Accordi bilaterali
(fra i quali c‘è anche il Trattato di Amicizia e Cooperazione del 1994) caratterizza
le relazioni italo-russe dal 1991 in poi.
Dal 2000, dopo la prima visita ufficiale del presidente russo Vladimir Putin
in Italia, tra i paesi nacque una vera reciproca simpatia, la quale in conseguenza
stava sviluppando la collaborazione bilaterale.
Uno degli eventi più notevoli è la firma del intergovernale Accordo su
facilitazione del rilascio dei visti ai cittadini della Federazione Russa e la
Repubblica Italiana nel giugno 2004 che ha semplificato i rapporti internazionali
per le gioventù, per le personalità scientifiche e culturali, per gli imprenditori, per i
funzionari pubblici, ecc.
Un altro fatto è che oggi l‘Italia e la Federazione Russa concordano sul ruolo
centrale delle Nazioni Unite nelle relazioni internazionali e collaborano
nell‘affrontare le principali sfide globali e crisi regionali. L'Italia è tra i paesi più
impegnati a sostegno del processo di approfondimento del partenariato tra
l‘Unione Europea e la Russia avendo attivamente contribuito al successo del
Vertice di Lisbona del novembre 2010.
Quello bilaterale, particolarmente efficace su tutte le tematiche di comune
interesse, si avvale di strumenti di consultazione ampia e sistematica al più alto
livello, tra i quali sono i Vertici intergovernativi iniziati nel 2002.
Tale formato facilita una costante interazione fra i Ministeri delle due parti,
consentendo l‘avanzamento della collaborazione concreta non solo in campo
politico, ma anche nel settore economico, della giustizia (sulla solida base giuridica
costituita dai rispettivi Accordi bilaterali), della sicurezza, ecc.
Una nuova dimensione di cooperazione ha preso la via nel maggio 2010 con
lo svolgimento a Roma delle consultazioni di carattere strategico in formato
congiunto dei Ministri degli Esteri e della Difesa, destinate a proseguire con
cadenza annuale.
Intenso è anche il dialogo a livello parlamentare, che vede il suo principale
foro nella Grande Commissione Mista, co-presieduta dai Vice-Presidenti della
Camera dei Deputati e della Duma.
Certo che la collaborazione politica non può esistere senza le altre parti di
essa. Ed i rapporti italo-russi non sono un‘eccezione. Anche le relazioni
economiche, culturali, militari fra la Russia e l‘Italia sono al livello alto. La parte
del leone nello sviluppo di questi settori della collaborazione fanno numerosissime
aziende collegiali, più l‘interesse dei russi nella civiltà, la lingua e storia italiane.
Essendo quasi il rappresentate più grande del mondo antico, il Belpaese ogni anno
attira tantissimi turisti, tra cui ci sono anche molti russi.
Sullo sfondo di una costante crescita dell‘interscambio commerciale e della
collaborazione economica, il dialogo politico si è considerevolmente intensificato,
sia sul piano bilaterale, sia nell‘ambito dei principali fori multilaterali (ONU, G8, e
più recentemente, G20).
Il dialogo istituzionale bilaterale sui temi d‘interesse economico si svolge
regolarmente anche nel Consiglio per la Cooperazione Economica, Industriale e
Finanziaria, co-presieduto dal Ministro degli Esteri italiano e dal Ministro delle
Finanze russo. Parlando della collaborazione economica, prima di tutto, va notato
quel fatto che l‘Italia è uno dei più importanti partner economici e commerciali
della Russia, collocandosi al quarto-quinto posto tra i principali esportatori nella
Federazione Russa. L‘economia italiana e quella russa sono naturalmente
complementari.
Il pubblico russo apprezza la qualità del ―made in Italy‖, in particolare nel
settore della moda, nel design, nell‘arredamento, e, certamente, nella vera passione
dei ricchi russi – le macchine sportive di Ferrari, Lamborghini, Maserati, ecc.
La presenza italiana in Russia è storicamente caratterizzata da importanti
significativi investimenti diretti. Numerosi grandi gruppi italiani sono attivi sul
mercato russo, cominciando dal settore energetico. In generale, la presenza italiana
si sta rafforzando nei settori ad alto contenuto tecnologico, nel settore
automobilistico (Iveco, Pirelli, FIAT), negli elettrodomestici (Indesit, Candy),
nell‘agroalimentare (Parmalat, Ferrero, ecc.) e nel settore bancario (Gruppo
Intesa-S.Paolo e Gruppo Unicredit).
In breve, la cooperazione italo-russa si sta sviluppando molto velocemente e
con grande sicurezza nel giorno di domani. Questo significa che gli specialisti
giovani sempre potranno impiegarsi nel settore della collaborazione bilaterale
italo-russa. Oggigiorno il problema di disoccupazione è una delle questioni
scottanti in tutto il mondo, però la presenza italiana nella FR, sinceramente, può
risolvere tantissimi problemi attuali, legati alla disoccupazione e così via.
Prestando l‘attenzione alla cooperazione culturale, la quale è disciplinata
dall‘Accordo di collaborazione nel campo della Cultura e dell`Istruzione firmato il
10 febbraio 1998 a Mosca (in vigore dal 2000), innanzitutto deve essere detto che
il 2011 è stato proclamato ―L'Anno della cultura e della lingua italiana in
Russia e della cultura e della lingua russa in Italia‖. Questo è successo anche
grazie ad un grande interesse che c‘è sempre in Russia per la cultura italiana in tutti
i suoi aspetti.
Il calendario degli eventi nel 2011 prevede lo scambio di importanti
conferenze, festival teatrali, mostre, concerti, ecc. L‘anno sarà inaugurato in Italia
da una mostra a Roma dedicata ad Alexander Deineka, ed a fine dell‘anno in
Russia sarà organizzata una rappresentazione del Balletto della Scala al Bolshoi a
Mosca. Sempre a Mosca, il Museo Pushkin ospiterà una mostra dedicata al
Caravaggio.
Però la presenza italiana nella Federazione Russa non finisce qui. Parlando
dell‘interesse per lo studio della lingua italiana devo notare che è motivato
dall‘interesse culturale, ma spesso anche dal desiderio di includere la conoscenza
dell‘italiano nel proprio curriculum a fini professionali. La presenza economica e
commerciale italiana è un dato acquisito nella società russa e molti giovani
ambiscono ad avere l‘opportunità di lavorare per un‘organizzazione o un‘impresa
italiana. Perciò in Russia i corsi di lingua si offrono dall‘Istituto Italiano di
Cultura. Numerose università russe, tra cui si pùo nominare anche l‘Università
Statale degli Urali, offrono corsi accademici a cura di insegnanti locali, i quali,
avendo già una grande esperienza, alzano la conoscenza della lingua italiana al
livelo molto e sufficiente per poter sfruttarla nei fini assolutamente diversi.
Molto attive in tutta Federazione Russa anche le Società Dante Alighieri, le
quali offrono corsi dell‘italiano ad opera di insegnanti qualificati, rilasciando
certificazioni delle competenze linguistiche maturate attraverso specifici esami
(PLIDA). Una delle persone più notevoli di questa Società è il Preside della
Società Dante Alighieri della città di Ecaterinburgo, che nello stesso tempo è anche
il Preside della facoltà delle relazioni internazionali dell‘USU, sig. Valeri
Mikhailenko.
L‘altro programma molto diffuso di divulgazione della lingua italiana in
Russia è il Programma “P.R.I.A.” Il Programma P.R.I.A., acronimo in russo
per ―programma di diffusione della lingua italiana in Russia‖. Il Programma
P.R.I.A consiste l‘insegnamento della lingua italiana come seconda o terza lingua
straniera, in attesa di una possibile introduzione da parte del Ministero russo
dell‘Educazione e della Scienza dell‘italiano anche come prima lingua. Secondo
me, sullo sfondo della crescita veloce della lingua italiana questo potrebbe
succedere nei prossimi 2-3 anni.
Nel XXI secolo, nel secolo delle innovazioni tecnologiche e elettroniche, in
Russia ci si svolge un altro programma in cui partecipano diversi paesi europei, tra
i quali ci sono anche l‘Italia e la Russia. Sottintendo il programma ―e-twinning‖. Il
nome proviene dall‘inglese e significa: ―e‖ – ―elettronico‖, ―twinning‖ –
―geminazione‖, cioe con l‘aiuto dei mezzi elettronici e tecnologici si organizza una
serie delle comunicazioni tra le scuole italiane e russe, divise in pai. Sono già 13 i
gemellaggi elettronici fra scuole italiane e russe coinvolti in questo processo, basati
su progetti didattici comuni. Il programma e-twinning è gestito dalla Direzione
Generale Affari Internazionali del Ministero italiano dell‘Istruzione e in questo
momento si sta popolarizzando con grande successo.
Allora, come si può sentire, la parte della presenza italiana nella vita russa
quotidiana è assai grande, anzi enorme. Questo è, sicuramente, il segno
dell‘interesse tra i due paesi, il segno del futuro sicuro dei rapporti bilaterali italo-
russi, quelli che hanno la storia lunga e le prospettive buone.
Adesso, concludendo il mio articolo, vorrei dire che, secondo me, se uno
vuole arrichirsi intelettualmente e spiritualmente, senz‘altro, dovrebbe dedicarsi
almeno un po‘ all‘Italia in qualsiasi modo: visitare la bella Italia, quell‘affascinante
Italia, piena di contraddizioni e attrazioni, oppure avvicinarsi alla civiltà italiana
nel proprio paese. Il modo e i mezzi non sono importanti, invece, importante è il
risultato. Per il nostro stato il risultato più buono è l‘amicizia forte con l‘Italia e
l‘anno di 2011, dedicato al Belpaese...
Riferimenti bibliografici
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© M. Dallakyan, 2011
E. Krapivnitskaya
LA VIGILIA DELL’ANNO DELLA LINGUA E DELLA CULTURA
ITALIANA IN RUSSIA: COOPERAZIONE REGIONALE CON L’ITALIA
Università Statale degli Urali, Ekaterinburg, Russia
Una delle tendenze che definisce la natura di sviluppo mondiale del periodo
moderno è il ruolo crescente delle regioni nelle relazioni internazionali. La Russia
di oggi prende sempre di più in considerazione la loro posizione durante la
determinazione della propria politica estera e della politica dei rapporti economici
con l'estero. Spesso le relazioni interregionali diventano una leva di cooperazione
interstatale. Intensificazione generale della politica estera della Russia porta
all‘ampliamento e all'approfondimento dei contatti internazionali della Federazione
Russa.
Oggi l‘Italia è un partner commerciale tradizionale e promettente della
Russia. Anzi, negli ultimi anni le relazioni regionali tra la Russia e l‘Italia sono
diventate più intense, il livello di cooperazione è notevolmente aumentato sia
quantitativamente sia qualitativamente. Questo è avvenuto anche grazie
all‘impulso importante che ha dato a questa cooperazione la pratica dei vertici con
la partecipazione di membri del governo, ma è anche importante lo scambio delle
visite a livelli diversi.
Dal punto di vista storico, le regioni italiani possedevano più autonomia di
quelle russe, e perciò molte di loro collaborano con la Russia già da molti anni.
Inoltre, in Italia le piccole e medie imprese sono molto ben sviluppati e svolgono la
cooperazione internazionale con la Russia anche da sole. Lo sviluppo della
cooperazione tra le regioni della Russia e dell'Italia è una parte integrante
dell‘interazione tra questi stati. Cooperano piu‘ attivamente con l‘Italia le regioni
di Mosca, San Pietroburgo, Krasnodar, Stavropol, Lipetsk, Nizhny Novgorod ,
Vladimir, Astrakhan, Kirov, Tula, Volgograd, Ekaterinburg (Sverdlovsk) ed anche
le repubbliche autonome di Mordovia, Ciuvascia, Bashkortostan.
Intanto sono già stati firmati 14 accordi di cooperazione tra le regioni
italiane e quelle russe. Dunque, sono gemellate le città di Novorossijsk e Livorno,
San Pietroburgo con Milano e Genova, Volgograd e Torino, Bogorodizk e
Rezzato, Vladimir con Anghiari e Campobasso, Ekaterinburgo con Genova e
Ferentino, Krasnodar e Ferrara, Kurgan e Rufina, Lipetsk e Fabriano, Perm ed
Agrigento, Pushkin e Mantua, Soci e Rimini, Tambov e Genova.
Anche il 1 febbraio 2011 la città di Volgograd è stata gemellata con il
comune di Olevano Romano [см.: Россия-1]. Questo evento è diventato una sorta
di inaugurazione dell‘anno della lingua e della cultura italiana in Russia e della
lingua e della cultura russa in Italia.
Precedentemente il 3 dicembre 2009 il presidente della Federazione Russa
Dmitry Medvedev ed il presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi
hanno firmato un protocollo in occasione del Vertice intergovernativo [cit.:
Россотрудничество]. Così l‘Anno della cultura e della lingua russa in Italia e
della cultura e della lingua italiana in Russia che ha luogo nel 2011 è considerato la
culminazione dei rapporti plurisecolari tra Mosca e Roma. L'obiettivo istituzionale
è quello di valorizzare i rapporti bilaterali, soprattutto a livello regionale in tutte le
sfere.
In relazione a ciò, i rapporti a livello regionale sono molto importanti per lo
sviluppo della cooperazione economica tra la Russia e l‘Italia. Si può esaminare il
grado di questo sviluppo, usando gli esempi di alcune regioni.
Così, la regione di Ekaterinburg (Sverdlovsk) è una delle regioni russe che
mantiene le relazioni economiche e culturali piu‘ dense con la Rebubblica Italiana.
In questo periodo, è stato firmato un accordo con la regione del Piemonte e si
pianifica di promulgare un accordo con la regione della Liguria. Per quanto
riguarda il commercio con l'estero, l‘Italia è un partner molto importante per la
regione di Sverdlovsk. Solo alla fine del primo semestre del 2010 il volume
dell'interscambio è stato di 315 milioni di dollari, che è cinque volte di più del
primo semestre del 2009 [cit.: Бизнес-форум]. Così, nella regione di Sverlovsk
risiedono diverse compagnie italiane, tra quali vi sono: l‘Enel nel settore
energetico, gruppo Buzzi Unicem nel settore delle costruzioni, banca Intesa nel
settore finanziario e molte altre. Nell‘ambito delle relazioni culturali ed istruttive
esiste il programma «E-Twinning» per gli studenti che frequentano il collegio
italiano «Leonardo».
Oltre alla regione di Sverdolvsk, con le regioni italiane coopera la regione di
Kaluga. Per esempio il 29 giuglio a Firenze ha avuto luogo la riunione della
commissione russa - italiana. Si è svolta in materia di cooperazione interregionale
tra le piccole e medie divisioni amministrative della Russia e dell‘Italia. Questo è
stato il primo incontro dei delegati amministrativi della regione di Kaluga e del
comune di San Miniato.
Un‘altra regione, per cui l‘Italia è uno dei partner prioritari nell‘attività
economica estera, è la regione di Cheljabinsk. Tra le ultime riunioni ricordiamo
quella del 14 dicembre 2010, che è stata organizzata dalla Camera di Commercio
italo-russa a Milano [cit.: Тараканова С.].
Adesso nonostante la crisi economica e l‘instabilità politica, c‘è l‘interesse
delle imprese italiane per il mercato russo. Questo si esprime nella buona quantità
delle delegazioni che vengono d‘Italia nella Russia e dalla Russia in Italia. Infatti
l‘Italia è un paese predisposto a cooperare con la Russia anche in futuro nonostante
le difficoltà economiche. Così molti uomini d‘affari italiani hanno sempre più
interesse nell‘investire nell‘economia russa.
Secondo il Rosstat, solo gli investimenti diretti italiani nell‘economia russa il
1 giugno ammontavano 968 milioni di dollari [cit.: Катырин С.Н.]. Comparandolo
con gli investimenti degli altri paesi, questo è un somma considerevole.
Allora, 2011 è considerato l‘anno della cooperazione bilaterale. Essa deve
diventare più intensa ed vanno anche realizzati dei nuovi progetti anche a livello
regionale. Soprattutto devono rafforzarsi i rapporti tra la regione di Milano e la
regione di San Pietroburgo. In questo caso avrà una grande importanza il secondo
Forum delle Regioni del mondo che si svolgerà a Milano nel 2011 ed in cui
parteciperanno delegazioni di queste regioni.
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http://www.esteri.it/MAE/IT/Politica_Estera/Aree_Geografiche/Europa/I_nu
ovi_rapporti.htm
© E. Krapivizkaya, 2011
V. Liubuscekina
LA LOTTA ALLA MAFIA ITALIANA
Università Statale degli Urali, Ekaterinburg, Russia
Oggi la mafia italiana lavora in America. Ma i giornali italiani scrivono del
lavoro della mafia italiana. Quindi penso che questo tema sia attuale, e non solo in
un paese ma in tutto il mondo.
Ci sono molte organizzazioni:
Ndrangheta è una organizzazione criminale che lavora in Calabria.
Mafia siciliana, che è molto influente in Sicilia e in tutta Italia.
Così, oggi la mafia è uguale a terrorismo - uno dei maggiori pericoli per il
mondo perché ha il potere non solo in Italia ma anche in tutte le principali città del
mondo. Il più grande clan mafiosi “Cosa Nostra”, “Ndrangheta”, “Camorra” e
“Sacra Corona” estendere controllati e guadagnare da 59 miliardi di euro a 180
mila vittime. E questa è solo la droga illegale. Inoltre si guadagnano sul gioco
d'azzardo (2,4 miliardi di euro), la vendita di merce contraffatta (6,3 miliardi), gli
omicidi (2,2 miliardi). Un'altra forma più redditizio della moderna mafia italiana -
un'attività di "frutta" - fare soldi sulla base di interessi e trasporto illegale di frutti
coltivati in Sicilia. In sé, questa visita porta a 250 milioni di euro al giorno, 10
milioni - per ora e 160 mila euro al minuto!
In questa lotta alla mafia, nonostante il parlare dell'impossibilità di resistere, è
in corso. Ciò è dimostrato dalla presenza di speciali "Antimafia"-Commissione
(istituita 31 maggio 1965), che è guidato dal senatore Giuseppe Pisanu, è da tempo
specializzata nella divulgazione di casi criminali.
Il problema principale è che la mafia lavora molto attivo. Ed è già diventata
quasi una tradizione. E nessuno non lotta con lei. A volte sono molto crudeli da
trattare la gente, ma allo stesso tempo difendere e proteggere i "loro".
Penso che questo problema debba essere risolto.
I giornalisti stanno esaminando il problema attivamente. Molti giornali
popolari: "Corriere della Sera", "La Repubblica", "Giornale di Sicilia". Ogni
giorno i giornali portano racconti sul lavoro della mafia, e i giornalisti nella loro
ricerca cercano una soluzione di questo problema. I giornalisti più famosi che
scrivono sul lavoro della mafia e analizzare lo è - Angelo Vecchio e Nino Blando.
Le autorità che lotta con la mafia sono:
S.I.S.Mi. (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare)
S.I.S.De. (Servizio per le Informazionie la Sicurezza Democratica)
C.e.s.i.s (Comitato esecutivo per I servizi di informazione e di sicurezza)
Co.Pa.Co.(Comitato Parlamentare di Controllo sui Servizi Segreti)
Ciis (Comitato interministeriale per le informazioni e la sicurezza)
Le principali misure che hanno dato risultati positivi nella lotta contro la
criminalità, le leggi erano il Parlamento italiano, in combinato disposto con una
azione ben coordinata delle forze dell'ordine e la creazione di nuove unità da
utilizzare contro l'esercito regolare. L'introduzione di misure legislative e di
sanzioni per le persone che lavorano con il sistema giudiziario, ha fatto i risultati
positivi.
E‘ uno dei centri della criminalità internazionale. E questo deve essere
combattuta.
Per loro, la morte di altre persone - nulla. Sono crudeli verso gli altri e al suo
compagno di squadra. Ma al tempo stesso, i membri della mafia non potranno mai
tradire la "loro", anche sotto tortura. Questa contraddizione è solo l'Italia. Mafia è
una parte molto grande e molto importante d'Italia e la sua cultura e le tradizioni.
Anche se non molto buona. Pertanto, l'interesse per la mafia non potrà mai
scomparire, poiché sarà osservare e studiare. E lei cercherà di non perdere questo
attenzione. Suona triste, ma vero. Mafia rimanere per sempre in Italia. Forse con il
tempo si indebolire le forze e le opportunità, ma anche debole, non mancherà di
tenere la gente nella paura.
© V. Liubuscekina, 2011
E. Lazarenko
IL LESSICO FILOSOFICO-RELIGIOSO DEL ROMANZO DI UMBERTO
ECO "IL NOME DELLA ROSA": PROBLEMI DI TRADUZIONE
Scuola №125, Ekaterinburg, Russia
Uno degli scrittori eccellenti dell'epoca moderna, Umberto Eco, e' divenuto
famoso grazie al suo romanzo storico «Il nome della rosa», riconosciuto a livello
mondiale come un bestseller intellettuale. Attraverso i suoi personaggi U. Eco pone
davanti al lettore una serie dei quesiti filosofici, e, mentre la componente
avventuristica, criminale, amorosa sembra facilmente recepibile, quella filosofica e
culturologica con cui l'autore mette in evidenza la diversita' del modo di pensare
medievale e quello moderno, le sottigliezze dei dibattiti religiosi e discussioni sui
valori morali potrebbero essere non compresi fino in fondo da un esponente della
cultura moderna, specie se non e' cattolico ma ortodosso.
Poiche' l'azione del romanzo si svolge in un monastero medievale, la
condizione indispensabile per una completa e profonda comprensione del testo
diventa lo studio dei tratti specifici del lessico religioso e filosofico. Il problema
sta nel fatto che, da una parte, il lessico religioso dello stesso culto internazionale,
quello cristiano, riflette le stesse categorie: norme di comportamento, valori etici,
ritualita', istituti, cioe' si basa sull'idea di un'unico sistema globale armonioso, di
un'unica visione del mondo. D'altra parte, le peculiarita' dello sviluppo storico-
culturale delle singole aree, le diversita' etniche comportano il mutamento dei
singoli elementi delle diramazioni del cristianesimo quali rito occidentale cattolico
e rito orientale ortodosso. Nel caso del romanzo di Eco, abbiamo a che fare anche
con le peculiarita' storiche: si tratta di due mondi non solo differenti attualmente
ma delle loro condizioni medievali. E cosi' cio' che potrebbe essere facilmente
comprensibile per un lettore europeo, sfugge all'attenzione o alla corretta
interpretazione di un lettore russo.
In piu' e' necessario prendere in considerazione il fatto che con il passar del
tempo il valore lessicale dei termini cambia, per cui davanti all'interprete si pone
anche un altro compito: quello di trasportare un lettore moderno russo, la cui storia
e' legata all'ortodossia, nell'ambiente cattolico di un'abbazia medievale.
Spesso i termini religiosi provengono dal greco o dal latino. Penetrando
nella lingua russa e quella italiana, spesso acquistano i contenuti differenti. Cosi', il
traduttore del testo deve considerare che le parole possono coincidere in una delle
accezioni, ma divergere in altre; altre parole possono essere dotati del volume del
contenuto diverso: maggiore, con piu' accezioni, in una lingua, minore nell'altra;
inoltre i termini possono essere diversi dal punto di vista della loro riccorrenza nel
discorso.
Al nostro avviso, il lessico religioso da questo punto di vista potrebbe essere
cosi' suddiviso: le realie italiane/cattoliche che non trovano analogo nella stortia,
cultura, religione russa/ortodossa e quindi prive delle unita' equivalenti nella lingua
russa; le realie entrambe presenti nelle due culture, con i termini che coincidono
nel loro contenuto concettuale; infine, e qui si tratta del numero maggiore delle
unita', il lessico che si differisce nel contenuto e nell'uso solo parzialmente.
Esaminiamo queste peculiarita' negli esempi concreti raccolti sulle pagine
del romanzo «Il nome della rosa». Un gruppo a se' delle realie e' costituito dalle
denominazione dei titoli e dei ruoli nella gerarchia del clero a cui si aggiungono
anche gli impieghi laici per le questioni di culto, come «inquisitore», «Papa»,
«cardinale», «abbate»: queste sono delle realie della chiesa cattolica medievale e
non dispongono dei concetti analoghi della chiesa ortodossa, sia quella medievale,
sia quella moderna. In parallelo e' degno di nota il fatto che nella lingua italiana
circolano altre accezioni delle stesse parole, come ad esempio, «cardinale», dal
«cardine» 'asse principale, di base', o gli usi figurativi come «inquisitore» 'la
persona che svolge l'indagine, investigatore' ma con una connotazione in piu': cioe'
'uno che e' intento per forza a riscoprire un crimine'. I termini religiosi in una
cultura qualsiasi sono dotati di uno lungo strascico di accezioni emotivi
sviluppatisi nel tempo; sembra impossibile che il traduttore possa renderli tangibili
nel testo della traduzione. Eppure bisogna come minimo tenerne conto.
Non meno interessanti sono le realie architettoniche. Il pensiero religioso e
filosofico medievale trova la sua realizzazione anche nell'arte gotica che era
assunta al servizio del culto e quindi tratta gli argomenti religiosi rappresentando
le forze divine supreme, il concetto della vita eterna, la visione del mondo
cristiana. Cosi sono nate le realie come «navata», da 'nave', «Presbiterio»,
«cappella» come un tipo dell'edificazione religiosa.
Sono privi di analogie nella cultura russa, inoltre, i numerosi movimenti
religiosi minori sviluppatisi nel seno della chiesa cattolica, come l‘ordine
francescano, l'ordine dei frati minori, l'ordine dei frati predicatori e molti altri.
Facciamo notare che nella magior parte dei casi si tratta delle realie che sono
entrate anche nella lingua russa eppure in molti casi esse necessitano di una nota o
di un commento da parte del traduttore. Siccome vengono rese di solito con la
trascrizione o traslitterazione, il traduttore riesce a riprodurre l'atmosfera del
romanzo. Ma, rendendo fedelmente l'immagine sonora o grafica di un lessema
straniero non puo' spiegare direttamente nel testo il suo significato, per cui le realie
cattoliche medievali senza un commento o un'apposita spiegazione restano quasi
mute.
Una testimonianza valida dei rapporti fra il potere laico e quello religioso e'
rappresentata nel romanzo dell'Eco dagli atti normativi adottati dalla Chiesa
cattolica: «nel 1323 le proposizioni dei francescani con la decretale «Cum inter
nonnullos». Le «decretali» nella storia della chiesa cattolica sono una specie di
«ukaz» del Papa reso noto al pubblico sotto la forma di una lettera la quale assume
il valore giuridico reale per tutti i fedeli, esclusi i casi di singolo destinatario a
parte come una singola persona o una singola regione. La Russia nel suo sviluppo
storico-culturale non ha conosciuto questa pratica. Nella lingua russa e' presente il
vocabolo simile «dekret» (decreto) il quale risulta familiare al lettore russo
siccome e' stato usato dalle autorita' sovietiche come l'atto giuridico principale. E'
pero' evidente quanto i termini «dekret» e «decretale» si differiscono l'uno
dall'altro non solo per il contenuto concreto ma anche e soprattutto per le loro
connotazioni storico-culturali.
Ecco un altro esempio delle realie medievali: «il loro generale, Michele da
Cesena, accogliendo le istanze degli «spirituali» […] aveva proclamato come
verità di fede la povertà di Cristo». In questo caso con gli spirituali si intende un
ramo dell'ordine francescano formatosi nel 1245 e assuntosi uno statuto piu'
severo. Come termine storico il vocabolo «spirituali» esiste nella lingua russa ma
puo' essere sconosciuto al largo pubblico dei lettori.
E' da notare inoltre la categoria dei vocaboli che sono simili in due lingue
dal punto di vista fonetico e semantico. Per di piu' si tratta delle parole greche che
indicano i concetti e le realie religiose del primo Cristianesimo e che si sono
conservate nelle due lingue anche dopo lo scisma: «Bibbia» (Biblia), «angelo»
(anghel), «monaco» (monakh), «monastero» (monastyr'). Esistono anche i termini
di origine diversa (che suonano diversamente) i quali pero' equivalgono
nell'indicare la stessa realia, ad esempio «sacramento» (tainstvo), «preghiera»
(molitva), «voto» (obet), «peccato» (grekh), si tratta dei termini simili a quelli della
prima categoria per cui pero' si sono elaborati degli equivalenti in ciascuna delle
due lingue.
Cosi, ad esempio, fanno parte dei concetti comuni le parole come «ad»
assunto dall'antico slavo dal greco «haidēs» 'il regno
sotterraneo'[Этимологический словарь, 2004], in italiano «inferno» che deriva
dal latino «infĕrus» 'cio' che si trova piu' in basso'[l'Enciclopedia Italiana di
scienze, lettere ed arti], e «raj» dall'ebraico 'il giardino chiuso', in italiano
«paradiso» che deriva dal persiano 'recintato intorno' [l'Enciclopedia Italiana di
scienze, lettere ed arti]. Nel cristianesimo e' il luogo predisposto da Dio come la
dimora dei beati e santi dopo la morte corporale e il giudizio privato fino ai tempi
della risurrezione nella terra e il giudizio universale [Энциклопедия "Религия",
2007]. Nel cattolicesimo e nell'ortodossia si afferma che affinche' l'anima dopo la
morte del corpo finisca nel paradiso e non nell'inferno bisogna essere battezzati,
attenersi alla dottrina, fare la comunione, mantenere lo spirito in purezza, compiere
opere pie e beneficenza e pregare molto Dio della salvezza della propria anima
vivendo sulla terra. La spiegazione di questi concetti la troviamo nelle Scritture
Sacre, nel Vangelo perche' sono fondamentali per il cristianesimo: danno risposte
sulla vita dopo la morte le quali sono ritenute delle verita' cristiane universali.
Eppure il lessico comune riflette queste verita' religiose a volte parzialmente,
con delle forti divergenze sul piano semantico e d'uso.
Alcuni esempi troviamo nella seguente frase: «compito del monaco fedele
sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l‘unico immodificabile evento
di cui si possa asserire l‘incontrovertibile verità». La parola «salmodiante», come
anche «psalmopevceskij», deriva dal greco psalmoi – «canto di lode» e indica i
canti del Libro dei salmi, cioe' le opere poetiche giudaiche e cristiane del Vecchio
Testamento. Il Libro dei salmi occupa una posizione di rilievo nel Cristianesimo: i
salmi venivano cantati durante le funzioni, le preghiere casalinghe, prima delle
battaglie e durante lo spostamento delle armate. Potevano essere declamati, recitati
o cantati. Cio' che e' interessante e' che il culto ortodosso russo sia nel Trecento
che ora prescrive di cantare i salmi a cappella mentre la chiesa cattolica permette
di cantarli anche a casa accampagnandosi con degli strumenti musicali e quindi sin
dal tardo Medioevo i salmi sono stati oggetto della rielaborazione musicale che ha
fatto nascere poi in Italia un nuovo filone della cultura musicale. Nonostante cio' il
concetto di «salmodiante» riflette una realia comune a tutte e due le chiese
dell'epoca medievale e puo' essere compreso anche dal lettore moderno.
«Monaco», dal greco 'solitario', e' una persona che si isola dal resto della
comunita' per dedicarsi completamente al servizio di Dio. Nel Cattolicesimo del
periodo medievale pero' un monaco e' in primo luogo il membro di uno degli ordini
monacali devoti alla poverta': domenicani, francescani, carmeliti ecc. Questo e'
ancora una volta l'esempio di quando un concetto e con lui il termine uguale
racchiude in se' le peculiarita' dello sviluppo storico dei due rami del
Cristianesimo.
La traduzione del lessico religioso e filosofico, dunque, richiede un apposito
studio poiche' dietro ogni termine e' nascosta la storia plurisecolare del singolo
paese e il traduttore deve prenderlo in considerazione non solo nel caso della
traduzione dei testi propriamente filosofici o religiosi ma anche traducendo un
romanzo storico come «Il nome della rosa» di Umberto Eco.
Riferimenti bibliografici
1. Верещагин Е. М. Костомаров В. Г. Лингвострановедческая теория
слова – М., Рус. яз., 1980.
2. Виноградов В.С. Введение в переводоведение (общие и лексические
вопросы). М., 2001.
3. Влахов С., Флорин С. Непереводимое в переводе. М.: Высшая школа,
1986.
4. Эко У. Заметки на полях "Имени розы" //Имя розы. М: Книжная палата,
1989.
5. Эко У. Имя розы. М: Книжная палата, 1989;
6. Энциклопедия "Религия"/ Сост. и общ. ред. А. А. Грицанов, Г. В.
Синило. — Мн.: Книжный Дом, 2007.
7. Этимологический словарь, 2004.
8. Eco U. Il nome della rosa. Milan: Bompiani, 1980.
9. Eco U. Postille al nome della rosa. Milan: Bompiani, 1984.
10. L'Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti //
URL:http://www.treccani.it/enciclopedia/
E. Lazarenko, 2011
N. Kuzminych
MEZZOGIORNO
Università Statale degli Urali, Ekaterinburg, Russia
L'arretratezza del Sud e' diffusa in varie regioni del mondo. Per l'Italia il divario tra
Nord e Sud e' il problema grave, che esisteva prima dell' Unita' e esiste ancora. Nel corso
degli anni la situazione non e' migliorata, almeno non considerevolmente. La questione del
Sud grava tanto sull‘economia italiana. Il divario tra la parte meridionale del paese e quella
settentrionale ostacola crescita e sviluppo generale dello stato.
I principali problemi del Sud sono disoccupazione, basso tenore di vita, illegalita‘,
amministrazioni pubbliche inefficienti, carenza di infrastrutture. I dati mostrano
l‘arrettratezza delle regioni meridionali: nel 2001 il tasso di disoccupazione era pari al 19,3
per cento, mentre al Nord era pari al 5 per cento, per conseguenza il tasso di attivita‘ nel Sud
era tra i piu‘ bassi d‘Europa; l‘incidenza di lavoratori impegnati nel settore primario era piu‘
dell doppio di quella del Nord, invece nell‘industria il percentuale di occupanti era pari alla
meta‘. Anche c‘e‘ bassa propensione alle esportazioni (11 per cento contro 27 per cento nel
Centro-Nord).
Il divario ha origine lontani. La situazione moderna e‘ il risultato dello sviluppo
storico e la posizione geografica del Mezzogiorno. L‘Italia meridionale si trovava nella
posizione lontana dai mercati di sbocco europei. La societa‘ feudale con classi, giustizia
arbitraria, disuguaglianza estesa, immobilita‘ sociale e prevalenza di regole non scritte non
favoriva allo sviluppo capitalistico.
Proprio dall‘Unita‘ lo Stato cerca di avvicinare il Sud e il Nord. Secondo teoria
economica, la convergenza succede spontaneamente, con aiuto delle forze di mercato. Ma ci
vuole tanto tempo, ―tecnologia‖ uguale nelle entrambe regioni (cioe‘ tecnologia produttiva,
infrastrutture, amministrazione pubblica locale) o vantaggio iniziale che contribuisce alla
crescita economica. Lo stato puo‘ intervenire e accelerare il processo di sviluppo costruendo
infrastrutture, migliorando l‘amministrazione e creando cosi‘ una massa critica iniziale.
Cioe‘ il ruolo di stato diventa essenziale.
Dopo la seconda guerra mondiale lo stato interviene nella situazione con maggiore
intensita‘. Negli anni ‗50 si crea l‘infrastruttura (nell‘ambito di Cassa per il Mezzogiorno),
negli anni ‗60 e ‘70 lo Stato investe in costruzione di ―poli si sviluppo‖, cioe‘ in gran
imprese, e offre ―contatti di programma‖ (incentivi monetari). Negli anni successivi il
governo continua di dare sovvenzioni alle dimensioni enormi, ma tutto questo non migliora
la situazione, anzi la peggiora.
Grande imprere costruite negli anni ‘60 sono rapidamente diventate sia ―cattedrale
nel deserto‖ sia imprese antieconomiche a causa di crisi energetica. Gli incentivi hanno
creato il clima venefico: le imprese prendevano solo le iniziative destinatarie di fondi
pubblici e non quelle che favorivano il mercato. Spesso le imprese non erano perfino capaci
di utillizare i fondi.
L‘altro fenomeno che ostacola lo sviluppo del Sud e‘ mafia. La mafia e‘ come
piovra, si trova nelle tutte le sfere di vita. Essa esiste nel calcio: si usa club calcistichi per
riciclare denaro ricevuto in modo illegale. C‘e‘ cosidetta ecomafia che controlla il ricialggio
di rifiuti. La mafia blocca la creazione dell‘infrastruttura moderna el riciclaggio di rifiuti,
porta i rigiuti tossici dal Nord al Sud. A causa della sua attivita‘ le regioni meridionali sono
in crisi perpetua.
Oggigiorno lo scopo essenziale e' incoraggiare la convergenza tra le regioni
meridionali e quelle settentrionali. La teoria neoclassica dice che essa succede naturalmente,
con il passo di tempo. Questa teoria come ogni teoria economica non funziona sempre, in
determinate situazioni storiche, ma sembra che gli anni '50 e '60 l'abbiano dimostrata.
L'emigrazione interna che si svolgeva in quel periodo ha equilibrato il mercato di lavoro,
redistribuendo manodopera e influendo cosi' in modo positivo sui salari e redditi in generale.
Ma poi con l'arrestamento dell'imigrazione fenomeni negativi, cioe' la disuguaglianza, sono
ritornati. Cosi' ci vogliono anche alcuni provvedimenti da parte dello Stato. Non si tratta
dell'assistenzialismo, ma la politica adeguata.
Per cambiare la situazione economica nel Sud occore dare spazio ai meccanismi di
mercato e perseguire una politica equilibrata. Ci vogliono investimenti in infrastrutture e
istruzione, amministrazione efficace, sovvenzioni limitate e lotta contro la criminalita‘
organizzata e azioni illeciti quotidiani, bisogna creare l‘abitudine alla legalita‘.
Malgrado tutto si puo' osservare un vago miglioramento della situazione economica
del Sud. Gli indicatori del divario si sono contratti, e alcune regioni meridionali (Abruzzo,
Molise, Campania e Puglia) mostrano segni dello sviluppo. Peraltro c'e' ancora tanto da fare.
© Kuzminych, 2011
P. Mayer
L’ULTIMO GIORNO DEI POMPEI
Università Federale degli Urali, Ekaterinburg, Russia
Brullov! Se non esista la pittura tua,
Chi può ricordare i Pompei?
Non voglio ricordare l‘ ultimo giorno dei Pompei
Con ruggito di viscera e sommo,
Con paura, terrore maestroso,
Con ceneri del porto così famoso.
Abbiamo intelligenza, dignità
Ma quando vediamo la città
Perdiamo il carico della civilità
E possiamo trovare la verità.
È facilmente non far niente
Agli occhi di problema avvento
Liberiamo la questione agilmente
E aspettiamo il fine vermaente?
Per questo dobbiamo vivere?
Per questo siamo ora?
Quando la nostra longevità,
Non ha certo senso o durabilità.
Siamo vicini a morte
Se sei debole o forte
Il fine è abbastanza presto.
Per questo c‘è la vita questa?
Voglio il fine improvise
Per nin prender congedo…
Andiamo pacificamente via
Sotto un‘ardente onda…
Brullov! Brullov! Capisci, per favore,
Che la pittura tua è di valore.
Brullov! Se non esista la pittura tua,
Chi può ricordare i Pompei?
© P. Mayer, 2011
D. Manuchian
SANTI ARMENI VENERATI IN ITALIA
Università Statale degli Urali, Ekaterinburg, Russia
Molti non sanno che alcuni venerati nelle città italiane e nelle campagne
italiane hanno origini armene, e sono stati portati sulle terre italiane dalle
misteriose vie della devozione e della fede. Palermo, Nardò e sopratutto Napoli
vantano fra i propri patroni San Gregorio Illuminatore (o San Gregorio Armeno,
come lo chiamo a Napoli), il grande evangelizzatore dell‘Armenia. A Napoli
esistono una chiesa e un quartiere San Gregorio Armeno. Secondo una tradizione,
parte delle relique vi sarebbe stata trasportata.
A Luca si venera San Davino, Pellegrino armeno morto in concetto di santità
nel XI secolo, sulla strada tra Roma e Santiago, appunto nella città toscana, dove le
sue reliquie sono tuttora conservate nella chiesa di S. Michele in Foro. Il nome di
San Divino dovrebbe essere un diminutivo di David; Ughurlian, nella sua opera
sulla colonia armena di Livorno, parla del ―nostro connazionale s. Davith [David]‖
e continua dicendo: ―San Davino Armeno, come lo chiamano gli italiani‖.
L‘agigrafo lo presente come originario dell‘armenia, di nobile familia, nato intorno
all‘anno Mille. Venduti e distribuiti ai poveri I suoi beni, si fa Pellegrino, visita I
Luoghi Santi di Gerusalemme e Roma, sempre conducendo una vita di digiuni e
preghiere.
Dello stesso periodo è San Simeone Armeno, morto a Mantova dopo aver
peregrinato per mezza Europa, e qui venerato. La sua storia è narrate da una
agiografia latina, la VITA SANCTI SYMEONIS, scrita da un Monastero di S.
Denedetto Polirone. Nato ad Armosata in Sofene (Grande Armenia Occidentale) a
metà del X secolo. Da origine nobile il padre avrebbe voluto avviarlo alla carriera
militare, e al matrimonio, ma il santo abbandonò la sposa promesssa e la casa
paterna per dedicarsi alla vita religiosa secondo la regola di San Basilio. Del suo
eremitismo in Armenia è stato tramandato il miracolo del cervo, animale entrato a
caratterizzare l‘iconografia del santo. Simeone viaggiò a Gerusalemme e di là a
Roma, dove, accusato di eresia come armeno, fu salvato dopo da papa Benedetto
VII. La vicenda di San Simeone armeno ha interessato ed interessa gli storici per
una molteplicità di aspetti, tra essi il suo essere una figura emblemetica
dell‘eremitismo e dei rapport tra Oriente ed Occidente intorno al Mille è
sicuramente il principale.
Più incerte sono le origini armene di San Liberio (Liviero. Oliviero, Oliveiro,
Limberto) di Ancona e di Sant‘Emiliano, martire sotto Diocleziano e venerato
come evangelizzatore della città umbra di Trevi. Il celeberrimo San Miniato,
titolare della basilica sulle colline fiorentine, è noto come Rex Erminiae, e tale è il
titolo attribuitogli dal grande mosaic del catino absidale. Tuttavia questa origine è
assai discussa e non conosce una solida tradizione.
Ma il santo armeno senza dubbio più noto e diffuso in Italia e in Europa è San
Biagio, vescovo e medico, mertire e taumaturgo, che è invocato contro il mal di
gola, contro le tempeste e contro alcune malattie degli animali. Il Rituale Romano
conosce ancora, 3 febraio, la benedizione del collo, un tempo assai diffusa, mentre
da qualche tempo la si pratica meno. Un po‘ dappertutto vige l‘usanza di far
benedire in questo stesso giorno le sementi, le candele ed il bestiame. A questo
santo agrario si attribuiva la capacità di tener lontani gli epizoi. In Grecia e nel
Delfinato San Biagio protégé dal lupo, in Svezia aiuta i marina durante le tempeste,
in Germania è patron dei suanatori di strumenti ad aria. Numerosi mestieri lo
invocano: muratori, tessitori, cardotori, bovari, laringatori e cosi via. La
straordinaria diffusione del culto del santo di Sebaste, martirizzato sotto Licino, è
attribuita alla mediazione benedettina.
© D. Manukian, 2011
K. Piankova
PROTEZIONE DEGLI ANIMALI
Università Statale degli Urali, Ekaterinburg, Russia
Vorrei sollevare il tema di protezione degli animali e della natura. Il tema è
sempre stato considerato, in particolare nel mondo antico, quando, per esempio, i
gatti erano sacri (in Egitto). Ora, per qualche motivo la gente non ci pensa più e
pensa solo a se stessa. La maggior parte delle persone non protegge la natura, il
pianeta, gli animali. Ma sono "i nostri fratelli più piccoli" che parlano della natura?
E ' la nostra vita. Gli scienziati e i ricercatori di tutto il mondo urlando molto sui
problemi posti dall‘ umanità, come la riduzione dell'ozono, che porta a
cambiamenti climatici, scioglimento dei ghiacciai, per l'alluvione ...
L'inquinamento ambientale è il problema numero uno del nostro pianeta. E
per quanto riguarda la distruzione delle foreste? Lo stesso mostruoso che
respiriamo? Poiché le foreste ci aiutano a ottenere l'ossigeno ...
Ma uccidere gli animali? Red Book non è probabile che presto avrà rappresentanti
di qualsiasi animale che c'è ora, ma avrà un nuovo ... Non capisco le persone che
indossano pellicce, pelliccia, pelle. Non capisco le persone che mangiano carne e
dicono che non possono vivere senza di essa. Can! Basta non cercare di non vedere
quest‘ orrore, per quanto vedo io.
In Russia non ci sono leggi che puniscono le persone per reati connessi con
animali. Avete visto cosa succede in tali situazioni? I gatti, i cani, ne tagliano la
parte del corpo in fiamme, lancio, tiro fuori i ponti mentre le riprese in video e
ridendo. Credo che questi crimini sono pari a reati con i bambini. Dopo tutto, sono
anche inermi.
Nel caso italiano, la situazione è leggermente migliore del nostro paese. Ad
esempio, in Russia nessuno conosce la festa della "Giornata Mondiale per la
Protezione degli Animali". La celebrazione di questa giornata, è stata decisa a
Firenze nel 1931, che vi si trovavano i sostenitori di un congresso internazionale
del movimento per proteggere la natura. La data è stata scelta in ricordo di
Francesco d'Assisi (morto nel 4 ottobre 1226). Francesco d'Assisi è il santo
protettore degli animali per i cattolici, così i membri del Congresso e si fermò in
questo giorno. Lo scopo di questa festa, è attirare l‘ attenzione ai problemi
dell'umanità rimanenti abitanti del nostro pianeta.
Anche in Italia c'è a ''Giornodella Gatta Nera'' (27 novembre) e sostenuto
l'Associazione Italiana per la protezione degli animali e dell'ambiente. Secondo le
statistiche, ogni anno in Italia muoiono circa 8500 gatti con i capelli scuri a causa
delle superstizioni dei residenti locali. In tutto il mondo, i gatti neri sono una
preoccupazione e danno luogo a superstizioni. Molte persone li utilizzano nella
loro rituali. Pro esoterico e satanico presente in Gran Bretagna per i gatti con i
capelli scuri sono amichevoli. Se un animale che attraversa la strada britannico, lo
tratterà come un buon segno, anche se in molti paesi, questo potrebbe causare il
timore superstizioso.
Inoltre, quando l'Italia era terremoto gli ambientalisti fornivano del cibo e
facevano le cure veterinarie per gli animali che sono sopravvissuti al disastro.
Centinaia di animali sono stati uccisi quando edifici crollavano. Più di 2 mila cani
e gatti sono rimasti senza casa e senza i padroni di casa.
Ma a volte accetto strane pratiche: in particolare umanità, di recente l'obbligo
di adottare gli operatori economici italiani nei mercati per la vita marina. Su
richiesta dei rappresentanti della Società per la Tutela dei Diritti degli Animali, essi
non dovrebbero più mantenere le creature del mare catturati sul ghiaccio e legarli
al collettore. Nonostante il fatto che gli abitanti del mare vivono cotti in acqua
bollente, in particolare non causano disturbi.
Anche nella città italiana di Udine c‘ è un negozio, che ha un cartello "divieto
di accesso degli animali è vietato." Gamma di boutique - abbigliamento di
tendenza per i vari animali a quattro zampe, disegnato personalmente il
proprietario del negozio.
E a mio parere uno dei più importanti leggi fatte per aiutare gli animali - in
Italia, l‘8 luglio 2004 ha adottato una legge per proteggere gli animali da
maltrattamenti da parte del popolo. In base a tale legge, chi getta un gatto o cane
saranno perseguiti. Chiunque sia trovato colpevole può essere imprigionato per un
anno, e sarà obbligato a pagare una multa di 10.000 euro. La legge è stata adottata
dopo divenne chiaro che ogni anno in Italia, la gente butta 150 mila 200 mila cani e
gatti.
© K. Piankova, 2011
K. Timoscenkova
CECILIA BARTOLI
Conservatorio Statale degli Urali, Ekaterinburg, Russia
Si può tranquillamente affermare che la giovane star della cantante italiana
Cecilia Bartoli brilla all'orizzonte dell'opera ed essa è molto luminosa. I CD con le
registrazioni della sua voce sono andati in tutto il mondo in una quantità incredibile
di quattro milioni di copie. Il disco con le registrazioni di arie di Vivaldi
sconosciuto ha venduto trecentomila copie. La cantante ha vinto diversi premi
prestigiosi: il Grammy americano, tedesco Schallplattenprise, il francese Diapason.
Con i suoi ritratti sulle copertine della rivista Newsweek ed è venuto fuori
Grammophone. Cecilia Bartoli è piuttosto giovane per una stella di rango simile.
Cecilia Bartoli ha una voce davvero unica - Mezzo-soprano coloratura. Opera
diva colpisce tutti la sua voce straordinariamente pura. Essa è così flessibile e
versatile, che permette di svolgere un lavoro complesso completamente, passando
per le atmosfere e il tono della commedia.
Cecilia Bartoli è nata a Roma nel 1966 in una famiglia dei musicisti. La
Mmadre divenne la prima figlia, e solo di un insegnante di canto. Quando Cecilia
aveva 22 anni, ha registrato nella società «Decca» il suo primo programma di arie
da opere di Rossini.
Forse, un talento e popolare Cecilia può essere paragonata solo con il nostro
connazionale Anna Netrebko. Cecilia Bartoli ha una tecnica fenomenale. Per
verificare questo, basta ascoltare un'aria d'opera di Vivaldi "Griselda", impresso sul
Live CD in Italia, registrato durante un concerto cantante in teatro Teatro Olimpico
di Vicenza. Quest'aria richiede assolutamente incredibile, virtuosismo quasi
fantastico, e Bartoli, forse numero di note senza una pausa. Tuttavia, il fatto che lei
stessa ha avuto per la categoria di mezzo-soprano, è una critica di seri dubbi.
Sulla stessa unità Bartoli canta un'aria di Vivaldi opera "Zelmira" che offre
altissime E-piana, pulita e sicura, che avrebbe fatto onore a qualsiasi drammatico
coloratura soprano di coloratura soprano o. La presente nota è al di fuori della
gamma di mezzo "normale"-soprano. Una cosa è chiara: Bartoli non è un contralto.
Cecilia Bartoli è una cantante di infinita energia, profonda essenza musicale e
carisma. Tuttavia, i suoi aspetti tecnici del canto, che una volta sembrava
accettabile capricci stanno diventando sempre più invadenti. Le sue raffiche di
coloratura corre frettoloso e involtini, sia in aria brillante «Sparga Il Senso lascivo
Veleno» da Caldara di «castità al cimento», sono stati ritmicamente tagliente e
stranamente preciso. Ma nelle arie, che richiede di forze di voto come
«Disserratevi, porte o d'Averno» da «Resurrezione di Handel, la signora Bartoli
coinvolge tutto il corpo, scuotendo la testa, gobba spalla, spostando frasi al posto
delle mani e utilizzando il modo ingenuo di smorfie.
La più vantaggiosa Bartoli si manifesta nel lento, arie liriche. Ha allungato la
frase di Scarlatti, acuto «Sangue Caldo» di fusione con il suono e la grazia
nemanernym, ripiegando dolcemente ornamento che scorre linee melodiche.
Durante questi momenti si potrebbe immaginare la signora Bartoli come Amina
Bellini.
Cecilia Bartoli ha cantato i ruoli dell'opera seguenti:
Adele - "Conte Ory" di G. Rossini (23 gennaio 2011, Zurigo)
Almira - "Rinaldo" di GF Handel
Amin - "Somnambulist" di V. Bellini (4 aprile 2008, Baden-Baden)
Angelina - La Cenerentola di Rossini
Angelica - "Roland-paladino" Haydn (1 ° giugno 2002, Vienna)
Armida - Armida "di J. Haydn
Genius - "Orfeo ed Euridice, o l'anima di un filosofo" di J. Haydn
Despina - Così fan tutte "di Mozart
Jannett - Paese cantante V. Fioravanti
Donna Elvira - "Don Giovanni" di Mozart
Dorabella - Così fan tutte "di Mozart
Idamant - Idomeneo, re di Creta "di Mozart
Isolate pagina - "Conte Ory" di G. Rossini (1990, Napoli)
Cherubino - Le nozze di Figarodi Mozart
Clary - Clary "JF Halévy (23 maggio 2008, Zurigo)
Cleopatra - "Giulio Cesare in Egitto" di GF Handel (2 aprile 2005, Zurigo)
Lyuchilla - "scala di seta" diG. Rossini (1988, Pesaro)
Marques Clarice - Touchstone Rossini (1988, Catania)
Godimento - Trionfo del tempo e della frustrazione "di GF Handel
Nina - Nina, o pazzo d'amore "di G. Paisiello
Norma - Norma di V. Bellini (29 giugno 2010, Dortmund)
Il cantante - "Manon Lescaut" di Puccini
Rosina - Barbiere di Siviglia "di G. Rossini (1989, Ludwigsburg)
Sesto - "La Clemenza di Tito" di Mozart
Semele - Semele "di Handel (14 gennaio 2007, Zurigo)
Sifar - "Mitridate, Re di Ponto" di Mozart
Susanna - Le nozze di Figaro di Mozart
Fiordiligi - "Così fan tutte" di Mozart
Forilla - "Il Turco in Italia" di G. Rossini
Zerlina - Don Giovanni di Mozart
Cecilia - "Lucio Silla" di Mozart
Euridice - Orfeo ed Euridice, o l'anima di un filosofo "di J. Haydn (1995,
Vienna).
Cecilia Bartoli non si siede ancora, e fa progetti per il futuro. Nella stagione
2011-2012 nel Theater an der Wien sarà presentato in anteprima Händel Serse "con
Cecilia Bartoli nel ruolo del titolo, e la registrazione in studio previsto per Bellini
l'opera" Norma " prevede inoltre di tornare a Vivaldi (con Jean-Christophe
Spinoza) - l'intero progetto, a partire dal giugno 2011. Ci sono informazioni circa
la probabile partecipazione di Bartoli in produzioni di "Otello" di Rossini (se noto)
e "Alcina" di Händel (possibilmente nella stagione 2012/13).
Cecilia Bartoli si distingue da tutte le cantanti liriche famose.
Cecilia Bartoli anche ha eseguito numerosi atti ben noti dalle opere di Gluck e
Mozart. La cantante ha prestato particolare attenzione alle opere rare e ha perso di
compositori famosi. Ha lavorato molto sulle arie dimenticate di Antonio Vivaldi.
Allo stesso modo era interessata ai compositori Alessandro Scarlatti e Antonio
Caldara. I suoi migliori partiti sono la Cenerentola del Teatro dell'Opera di Rossni
e Rosina in Il barbiere di Siviglia. Anche tra le migliori performance Bartoli sono
La parte di Zerlina nell'opera "Don Giovanni", il partito di Euridice nell'opera
"L'anima del filosofo, il partito Despina nell'opera" Così fan tutte "
Al momento, discografia Cecilia Bartoli ha più di 20 CD. Registrate arie antiche
arie di Mozart e Rossini, opere da camera di autori italiani e francesi, l'opera
completa. Vi è anche un disco chiamato Sacrificio (Sacrifice) - arie dal repertorio
una volta castra divinizzata.
Sulla stessa unità Bartoli canta un'aria di Vivaldi opera "Zelmira" che offre
altissime E-piana, pulita e sicura, che avrebbe fatto onore a qualsiasi drammatica
coloratura soprano di coloratura soprano o. La presente nota è al di fuori della
gamma di mezzo "normale"-soprano. Suggerendo che Cecilia ha una voce con una
gamma molto ampia - due ottave e mezzo, e con la presenza di note basse. Cecilia
mostra il suo repertorio mente perspicace: sembrava perfettamente consapevole dei
limiti assegnati alla sua natura e sceglie le opere che richiedono sottigliezza e
virtuosismo, piuttosto che la forza della voce e temperamento focoso.
L'aspetto più importante di arte Bartoli - il momento di interpretazione. Era sempre
molto attenta a ciò che avviene, e lo fa con il massimo impatto. Questo è ciò che
lo sullo sfondo di molti cantanti di oggi, forse, hanno una voce non meno bella, ma
più forte quella di Bartoli, ma non può conquistare il cima di espressione.
Alla questione di un‘ intervista OperaNet (Monaco): "Chi ti ha influenzato di
cantanti", Cecilia Bartoli, ha dichiarato: "I miei genitori erano cantanti stessi, e mi
hanno dato le mie prime lezioni. Ci sono cantanti di oggi, che ammiro - Anna
Sophia von Otter e Christa Ludwig. Ho ascoltato la registrazione Supervia
Conchita - è straordinario il modo in cui lei canta Rossini, la sua idea - ed è stato
quasi 80 anni fa - incredibile. Il suo canto è molto moderno "
Tutti questi cantanti avevano una padronanza vocale virtuoso, far fronte non solo
con "metstsovymi" ruoli, ma con un sacco di soprano drammatico, era per natura
molto musicale, offre una vasta gamma e, soprattutto, erano pieni di energia e di
libertà. Lo stesso si può dire di Cecilia Bartoli, lo stile che si distingue da tutti i
famosi cantanti lirici.
Così, Cecilia Bartoli esegue stile può essere attribuito alla scuola lirica
italiana del 19 s. Caratterizzata da una combinazione armoniosa di melodioso,
cantando cantilena con la coloratura. Il fatto che nella recente autorevole direzione
sempre più affascinata la cantante famosa. Il canto di Bartoli distingue una
straordinaria combinazione di gioco sverhtemperamentnogo autentico e ancora.
Molto probabilmente una cosa principale: nonostante tutte le tecniche di fede,
Bartoli mantiene la dignità della scuola italiana vocale intatta.
Se il mondo fosse solo opera del Barocco e del bel canto stile di performance solo,
poi Cecilia Bartoli - diva italiana con il suo unico mezzo-soprano coloratura,
sarebbe sicuramente in cima del Monte Olimpo del melodramma. Lei è uno di quei
rari musicisti che possono combinare armoniosamente il suo intelletto in sospeso e
prodezza vocale.
Riassumendo, possiamo dare le seguenti conclusioni. Cecilia Bartoli -
un'attrice fenomenale che affascina non solo una musicalità unica e abilità, ma
anche la sua totale dedicazione alla musica e all'ascoltatore. Durante il concerto,
esiste solo per queste due destinazioni, e questo fatto non può non affascinare.
Cecilia quando si interroga sul suo spettacolo, lei risponde: "Momenti di bellezza e
di felicità - che è quello che voglio dare alla gente. Do mi ha dato l'opportunità di
farlo a causa del mio strumento. La voce al teatro, voglio che a lasciare il mondo
familiare alle spalle e testa nel nuovo mondo".
© K. Timoscenkova, 2011
Arte et humanitate, labore et scientia
Италия: взгляд молодых ученых
(на итальянском языке)
подписано в печать 05.05.2011. формат 60х90/16. Бумага для множ.
аппаратов.
Печать плоская. уч. – изд. листов . тираж 100 экз. Издательство
уральского государственного университета. Екатеринбург, пр. Ленина 51.
Ризограф УрГУ. Екатеринбург, пр. Ленина 51.