valutazione olistica e performed-based assessment
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VALUTAZIONE OLISTICA
E PERFORMED-BASED
ASSESSMENT Alessia Scarinci
Alessia Scarinci “Valutazione olistica e performed-based assessment”
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è
coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche
parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n.
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Indice
1. APPROCCIO OLISTICO ALLA VALUTAZIONE ----------------------------------------- 3
2. PROGETTARE LA VALUTAZIONE OLISTICA PER MIGLIORARE LE
PERFORMANCE------------------------------------------------------------------------------------------ 8
3. PERFORMANCE-BASED ASSESSMENT --------------------------------------------------- 12
BIBLIOGRAFIA ------------------------------------------------------------------------------------------ 17
Alessia Scarinci “Valutazione olistica e performed-based assessment”
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1. APPROCCIO OLISTICO ALLA VALUTAZIONE
La valutazione è un processo che accompagna il progetto
educativo: dalla programmazione, attraverso la sua attuazione
spingendosi fino (e oltre) alla fase della performance e dei risultati
conseguiti (Vertecchi, 1990).
Nel panorama nazionale e internazionale, il dibattito sulla
valutazione degli apprendimenti oscilla tra due posizioni canoniche:
da un lato la prevalenza di una verifica “globale” volta ad un giudizio
complessivo della personalità del discente, dall’altro un metodo
“analitico” teso a sancire abilità e competenze sviluppate dal soggetto
in formazione tramite indicatori e descrittori disciplinari. Non si deve
però ridurre la questione ad una polarizzazione tra una misurazione
qualitativa ed una quantitativa degli apprendimenti, perché il
dibattito non riguarda solo gli strumenti, ma soprattutto l’oggetto e le
finalità della valutazione (Domenici, Lucisano, 2011; Capperucci,
2011; Vertecchi, 2003; Rowntree, 1987; Sadler, 1989).
Alcuni anni fa, come sosteneva Derek Rowntree (1987), il
confronto era poco bilanciato perché la maggior parte della letteratura
docimologica prendeva in considerazione prevalentemente l’approccio
analitico della valutazione, con riferimento ai punteggi e alla
misurazioni della quantità dell’apprendimento. Soltanto una parte
esigua di tale letteratura considerava invece la possibilità di
utilizzare la valutazione come uno strumento volto a favorire la
crescita educativa del soggetto in formazione.
Oggi questo confronto appare più bilanciato e si tende ad
integrare le diverse prospettive a seconda degli obiettivi da
raggiungere, anche se talvolta si registrano irrigidimenti “ideologici”.
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Filip Dochy e colleghi (2007, p. 88) distinguono la valutazione in
“testing culture” e “assessment culture”. Rispettivamente, il primo
approccio si riferisce al modello valutativo che considera processo
educativo e processo di assegnazione del punteggio come due attività
separate. Il secondo approccio, invece, nasce dal bisogno delle agenzie
formative di individuare una più stretta relazione tra valutazione e
processo di insegnamento/apprendimento. Gli autori indicano le sei
principali caratteristiche della cultura della valutazione:
1. relazione con il processo di apprendimento: la valutazione
costituisce uno strumento per l’apprendimento e non
dell’apprendimento; rappresenta uno strumento educativo che
può migliorare il processo dell’istruzione. La valutazione intesa
come il processo finale dell’insegnamento è un concetto ormai
obsoleto che non risponde più ai bisogni degli attuali sistemi di
formazione.
2. responsabilità: lo studente nel processo di apprendimento
riveste un ruolo attivo e responsabile, infatti è protagonista
della valutazione attraverso il self-assessment, la riflessione e
la collaborazione. In quest’ottica, lo studente è in costante
dialogo e scambio formativo con docenti, tutor e pari. Lo
studente partecipa allo sviluppo e alla definizione dei criteri e
degli standard per la valutazione della propria performance.
Inoltre, gli studenti ricoprono un ruolo attivo anche redigendo il
proprio portfolio che documenta progressi e crescita culturale.
3. unità di misura: la valutazione include diverse metriche, ma
non si limita ad esse. Si dovrebbe realizzare il passaggio dal
punteggio al profilo, cioè dalla quantificazione
all’interpretazione.
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4. autenticità: i compiti devono essere autentici, interessanti,
significativi e condurre al miglioramento della performance.
5. livelli di comprensione: all’interno dei nuovi contesti di
apprendimento sono valutate abilità di pensiero di alto livello.
6. dimensioni dell’intelligenza: la valutazione non fa riferimento
esclusivamente alle prestazioni cognitive, ma anche a quelle
metacognitive, sociali e affettive.
In sintesi, per allontanarsi da un modello di valutazione
tipicamente meccanicistico e sostanzialmente deterministico,
modellato su un sistema di istruzione autoreferenziale, molti autori
negli ultimi trent’anni hanno scelto di proporre un rinnovamento
sistematico delle modalità valutative. Innanzitutto, si ritiene
fondamentale presentare compiti che abbiano un legame diretto con
la vita reale, che si colleghino alle esperienze dei discenti e risultino,
quindi, significativi. Inoltre, assume un nuovo valore la
partecipazione del discente stesso al processo di valutazione, ponendo
la massima attenzione al significato che egli conferisce alle proprie
azioni e ai propri prodotti. Tra gli obiettivi più evidenti di questi
approcci collaborativi, che prevedono la centralità dello studente in
ogni fase del processo valutativo, vi sono l’educazione
all’autovalutazione e la promozione di abilità metacognitive.
Questo rinnovato interesse docimologico ha opportunamente
richiesto una serie di interventi di ricerca che sono giunti a proporre
un rinnovamento ed una formulazione di modelli più flessibili e
attenti a interpretare, oltre agli aspetti cognitivi anche quelli emotivi,
affettivi e sociali. Un approccio olistico alla valutazione mette in
relazione l’impegno per l’acquisizione delle competenze specifiche con
i bisogni di realizzazione di sé. In questo modo, al docente viene
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assegnata una maggiore responsabilità poiché egli dovrà integrare la
rilevazione di dati valutativi “oggettivi” con l’interpretazione di
elementi osservativi e documentali. La valutazione olistica dovrebbe
essere condotta secondo la situazione: nessuna singola strategia,
nessun singolo approccio e nessun singolo metodo possono soddisfare
efficacemente tutti i bisogni di valutazione.
Nell’approccio più consueto, quello orientato a misurare
l’apprendimento, l’attendibilità della valutazione è spesso ricondotta
alla possibilità di valutare separatamente le singole abilità o
conoscenze: la somma aritmetica dei singoli punteggi ottenuti
produrrebbe un risultato complessivo caratterizzato dalla massima
oggettività (Chen, 2005). Nella valutazione degli apprendimenti nei
contesti formali, il “tutto” però non rappresenta semplicemente la
somma delle singole parti: gli esiti derivanti dall'uso di griglie di
valutazione costruite a partire dalla somma dei singoli punteggi non
possono essere considerati più attendibili di quelli risultanti da un
approccio olistico, globale che mette in risalto l’originalità e le
specificità di ogni singolo soggetto coinvolto in un processo di
formazione. Spesso il metodo della somma aritmetica può addirittura
rappresentare un ostacolo all’apprendimento. Una valutazione olistica
naturalmente non impedisce il ricorso a prove cosiddette “oggettive”,
“strutturate” o “semi-strutturate”, soltanto, non si limita all’utilizzo di
queste, ma ricorre a molteplici strumenti per una interpretazione
globale non tanto del dato, quanto del soggetto inteso nella sua
complessità.
In quest’ottica, va fatta, dunque, una netta distinzione tra il
processo di misurazione e il processo di valutazione (Biggs, 1999b).
Come sostiene Menucha Birenbaum (1996), andrebbe precisato che la
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valutazione “alternativa” e quella “tradizionale” non sono tra loro
contraddittorie, ma complementari: è fondamentale saper combinare
le tecniche a seconda delle proposte, dei contesti e degli obiettivi.
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2. PROGETTARE LA VALUTAZIONE OLISTICA PER
MIGLIORARE LE PERFORMANCE
La valutazione olistica è utilizzata nei contesti in cui gli
obiettivi di apprendimento e le prestazioni sono interconnesse e
complesse e il grado di apprendimento o di prestazione è misurato
rispetto agli standard stabiliti. Questo approccio è particolarmente
rilevante nei processi formativi perché considera l'azione del valutare
come l’espressione di implicazioni tanto deterministico/oggettive
quanto probabilistico/soggettive: l'elusione di una di queste due
componenti rappresenta un ostacolo per l'analisi del sistema
educativo (Crisp et al., 2005).
Nel caso di obiettivi di apprendimento multiformi e prestazioni
complesse, il giudizio del valutatore assume un ruolo centrale nel
prendere una decisione globale circa la qualità delle prestazioni. John
B. Biggs (2007) spiega che è possibile arrivare a tali giudizi soltanto
se si considera il tutto alla luce delle parti che lo compongono, ovvero
se si è consapevoli che la valutazione rappresenta un’azione integrata
e non un’attività relativa alle prestazioni di ogni singola parte. Lo
stesso John B. Biggs (ibid.) ribadisce che la valutazione olistica è un
approccio che va oltre il singolo compito in una prospettiva globale.
Le principali caratteristiche dell’approccio valutativo olistico
possono essere sintetizzate nei seguenti punti:
- La valutazione deve svolgersi in un arco temporale ampio per
giungere alla effettiva valutazione sommativa.
- Il processo di valutazione deve disporre di strumenti che
possano garantire affidabilità e trasparenza.
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- Le prove devono promuovere la capacità di riflettere in modo
critico, con riferimento a diverse fonti di conoscenza e di
ricerca.
L’attendibilità del giudizio, sottolinea Peter Knight (2006),
dipende anche dalla qualità degli indicatori utilizzati. In particolare,
per un approccio olistico è necessario che la valutazione:
- preveda l’osservazione della performance da diversi punti di
vista;
- si realizzi in setting diversi e in tempi diversi;
- venga effettuata da differenti valutatori;
- venga effettuata da valutatori competenti;
- sia in relazione con criteri noti e concordati o standard di
riferimento.
Un approccio olistico alla valutazione prevede l’utilizzo di
diversi strumenti e metodi di valutazione. A partire da una strategica
combinazione di tali metodi e strumenti, attraverso tale approccio si
tende a considerare la prestazione come il risultato della originale
applicazione di una serie di saperi e conoscenze. L’approccio olistico è
talvolta criticato e sviluppa una certa resistenza all’adozione da parte
dei docenti per la sua natura forse solo apparentemente soggettiva,
che fa in modo che ogni studente venga valutato in modo differente.
Tuttavia, questa differenziazione del giudizio può anche essere intesa
come una preziosa particolarità per l’approccio olistico, perché gli
studenti sono finalmente valutati tenendo presente la capacità di
comprensione di ciascuno, i propri stili e i propri ritmi di
apprendimento (O’Grady, Alwis, 2012).
Le pratiche della valutazione olistica mirano allo sviluppo di un
apprendimento autonomo (self-directed) e del pensiero critico.
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Attraverso tale approccio, gli insegnanti progettano la lezione
utilizzando prove di valutazione qualitative e prevedendo feedback
regolari per favorire il progresso di ciascuno, individuando gli
eventuali punti di debolezza e le aree di intervento nell’ottica del
miglioramento di tutti i soggetti in formazione. In questo modo si
riduce notevolmente il ricorso a test standardizzati ed esami, mentre
contestualmente nei discenti si sviluppa il desiderio di apprendere, di
esplorare e di esercitare l’immaginazione (ibid.).
In altre parole, un approccio olistico alla valutazione,
superando il concetto di misurazione di un’abilità, considera lo
sviluppo effettivo di una competenza e la possibilità concreta di
mettere in atto tale competenza in ambienti reali di applicazione. Per
risolvere il compito assegnato sotto forma di problema, lo studente
deve mobilitare l’insieme delle proprie risorse personali, ovvero di
tutte le componenti motivazionali, attribuzionali, socio-emotive,
metacognitive e non soltanto la dimensione cognitiva. Analizzando il
processo di apprendimento in chiave socio-costruttivistica, Lucia
Mason (1996) elabora l’utile concetto di triplice alleanza, riferendosi
alla stretta connessione che si stabilisce tra cognizione, motivazione e
metacognizione nell’applicazione di una competenza per risolvere un
problema. Attraverso la ricomposizione di queste dimensioni, è
possibile restituire una visione olistica della competenza sviluppata.
Da un’analisi d’insieme della natura complessa del processo di
valutazione dell’apprendimento, è possibile sintetizzare tre
implicazioni essenziali che derivano dall’approccio olistico:
1. L’impossibilità di considerare i prodotti dell’apprendimento
esclusivamente in termini di performance finali.
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2. La straordinaria interrelazione che si stabilisce tra i prodotti
dell’apprendimento e i processi che li determinano, includendo
le strategie, le attività di pianificazione, il monitoraggio delle
azioni, le tecniche di osservazione.
3. L’importanza assunta dagli ambienti di apprendimento in cui si
sviluppano saperi e competenze, che non possono più essere
separati dalle attività didattiche poiché contribuiscono
strategicamente a determinarle e a condizionarle.
La valutazione degli apprendimenti degli studenti rappresenta
una parte fondamentale dell’intero processo di
insegnamento/apprendimento. Lo scopo principale di un approccio
olistico e non deterministico alla valutazione è di migliorare le
performance dei discenti e non limitarsi a verificarle (Wiggins, 1998).
Provocatoriamente, Grant Wiggins (ivi) sostiene che “l’insegnamento
[…] non determina l’apprendimento. […] Il gap tra l’obiettivo
dell’insegnamento e il suo reale effetto, è più ampio e profondo di
quanto gli educatori possano immaginare” (ivi, p.11). Seguendo
Wiggins, si può ribadire, infatti, la centralità della valutazione nei
processi educativi e formativi perché l’apprendimento dipende più dai
feedback che si ricevono che dall’insegnamento proposto.
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3. PERFORMANCE-BASED ASSESSMENT
Se si accetta il presupposto che la qualità di una performance
includa generalmente valori, attitudini e giudizi relativamente ai
contesti di applicazione, essa non può essere valutata esclusivamente
ricorrendo ad un singolo strumento di misurazione. In questa
prospettiva, sembra infatti più appropriato applicare un insieme
organico di tecniche di valutazione che permettano di ottenere una
visione sistemica delle competenze sviluppate dal discente.
In un impianto didattico progettato per la formazione di
professionisti competenti, per comprendere se e in che modo lo
studente sia in grado di eseguire un determinato compito, la cosa più
naturale sarebbe quella di chiedergli di eseguirlo, per poi valutare il
livello qualitativo della prestazione (Kane, Crooks, Cohen, 1999). Tali
pratiche, nelle quali gli studenti sono valutati durante la performance
effettiva, fanno riferimento ad un approccio definito nella letteratura
scientifica come “performance-based assessment” (PBA).
Il modello della valutazione basata sulla performance, ponendo
l’enfasi su un alto livello di complessità della conoscenza e delle
abilità professionali (Ben-David, 1999), offre gli strumenti per
rispondere efficacemente all’esigenze di formazione dei professionisti.
Come si evince dalla Tabella 3.1, il modello della performance-based
assessment presenta numerosi vantaggi rispetto ai metodi che per
semplicità espositiva si definiranno come “tradizionali”. In
particolare, la PBA offre la possibilità di valutare livelli più elevati di
pensiero ed è strutturata su un approccio centrato sui bisogni dello
studente, diversamente dall’approccio “tradizionale” che invece pone
in primo piano il ruolo del docente nel processo valutativo.
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Attività Valutazione “tradizionale” Performance-based
assessment
Attività di
valutazione
Selezionare la risposta
corretta
Eseguire un
compito/prestazione
Natura
dell’attività
Attività innaturale
(pianificata)
Attività verosimile (che
richiama i contesti reali)
Livello
cognitivo
Conoscenza/comprensione Applicazione/analisi/sintesi
Sviluppo della
soluzione
Centrata sul docente
(pianificata)
Centrata sullo studente
(soluzione non univoca)
Obiettività del
punteggio
Facilmente ottenibile (perché
si basa sulla quantità di
conoscenze)
Difficilmente raggiungibile
(perché si basa sulla qualità
dell’apprendimento)
Evidenza della
competenza
acquisita
Indiretta Diretta
Tabella 3.1. Valutazione tradizionale e performance-based
assessment a confronto. Rielaborata da Banicky, 2009.
L’introduzione di diverse forme di valutazione basate sulla
performance riflette l’insoddisfazione da parte di tutti gli attori del
processo formativo rispetto ad altre tradizioni docimologiche
marcatamente comportamentiste. Quest’ultime che si è scelto di
definire come “tradizionali”, perché più note e diffuse, come ad
esempio i test, sono molto utili e spesso indispensabili, ma non sono
l’unica tecnica di rilevazioni dei dati disponibile per leggere la
complessità dei fatti educativi.
Secondo Joy J. Cumming e Graham S. Maxwell (1999), la
valutazione della performance deve essere contestualizzata, olistica e
integrata. Attraverso la valutazione della performance è possibile
promuovere un progetto educativo coerente e uniforme, in grado di
includere sistemicamente i principali elementi cardine dell’educazione
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(Pearson et al., 2001): curriculum, insegnamento, valutazione,
sviluppo professionale e apprendimento.
Secondo la definizione di Grant Wiggins (1993), la performance
può essere definita come una serie di azioni o processi che prevedano
la valutazione attraverso la manifestazione di un’attività concreta. In
tal senso, la performance implica un’enfasi sull’integrazione delle
conoscenze, attraverso lo sviluppo di pratiche, ed una
contestualizzazione olistica dei saperi. La performance olistica è
quella prestazione che richiede una particolare attenzione al compito,
inteso nella sua complessità e non alle singole parti, ovvero i singoli
saperi necessari per poterla mettere in atto. Ad esempio, l’abilità di
scrivere una relazione scientifica è valutata attraverso le prestazioni
effettive di elaborazione di una relazione piuttosto che attraverso le
competenze singole o i saperi generici necessari per redigere un
preciso paragrafo o usare correttamente la sintassi o le regole
ortografiche (Cumming, Maxwell, 1999).
Uno degli elementi fondamentali da tener presente nella
progettazione del sistema valutativo basato sulla performance è la
necessità di rendere lo studente consapevole delle aspettative
collegate al proprio personale processo formativo. In caso contrario,
gli studenti saranno guidati esclusivamente da motivazioni esterne al
compito oppure dalle pregresse esperienze sulla valutazione
(Entwistle, 1991; Marton, Säljö, 1984; Segers, Nijhuis, Gijselaers,
2006; Struyven, Docky, Janssens, 2005).
La necessità di consapevolezza da parte degli studenti circa la
proposta valutativa e i criteri di valutazione trova una giustificazione
nel più ampio concetto di trasparenza nella valutazione. La
trasparenza rappresenta un obiettivo nodale per garantire la
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centralità degli studenti nel processo formativo, di contro, l’esperienza
di non sapere cosa il docente si aspetta nell’atto della valutazione ha
ricadute estremamente negative sull’apprendimento (Wiiand, 2005).
Secondo John R. Frederiksen e Allan Collins (1989), nella
progettazione del sistema di valutazione, si dovrebbero includere le
seguenti caratteristiche:
- pratiche di self-assessment
- prove reiterate
- feedback sulla performance
- diversi livelli di successo.
Gli studenti devono essere consapevoli di ciò che ci si aspetta da
loro al fine di adattare le strategie di apprendimento ai requisiti di
valutazione. A condizione che la trasparenza sia accettata come
strumento per potenziare questo effetto positivo della valutazione, la
pratica di auto-valutazione, la ripetizione sistematica dei test, il
feedback sulle performance del test, e più livelli di successo
potrebbero essere inclusi per facilitare l'apprendimento degli studenti.
Tuttavia, perché si possano delineare delle linee guida per la
progettazione della valutazione delle prestazioni, i punti realizzati da
John R. Frederiksen e Allan Collins (ibid.) dovrebbero essere
ulteriormente chiariti. Sarebbe utile ad esempio comprendere che tipo
di feedback usare, come pianificare l'auto-valutazione, come utilizzare
più livelli di successo per permettere agli studenti di raggiungere
standard più elevati.
Infine, nella costruzione di un modello didattico performance-
based assessment, è opportuno riflettere con attenzione sulla
costruzione dei criteri di assegnazione del punteggio. Mentre le
valutazioni tradizionali comprendono la maggior parte degli elementi
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per i quali la risposta è giusta o sbagliata, con questo modello la
differenza non è così netta (Brualdi, 2000).
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