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Sottobanco été BOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER CITTADINI VADOSTANI LUGLIO 2009 Di fronte ai recenti frustranti risultati elettorali, che hanno sancito definitivamente la disfatta della sinistra cosiddetta “radicale”, noi giovani cittadini valdostani abbiamo deciso di lanciare un appello a tutti coloro che non intendono rimanere inerti, ma reagire per contribuire alla costruzione di una vera ed unitaria sinistra valdostana. Analizzando l’attuale situazione politica infatti pensiamo che gli attuali partiti nazionali della sinistra non riescano a rappresentare tutti coloro che si sentono di sinistra. Rifiutiamo il settarismo ideologico di una certa area del partito della Rifondazione Comunista, ma contemporaneamente ci distanziamo dall’indefinitezza del cartello elettorale Sinistra e Libertà, nonché dalla sua apertura nei confronti del Partito Democratico. Quest’ultimo, assieme al progetto del Galletto, portatore di simili contenuti politici ma differenziato da una più forte natura autonomista, rimane una realtà politica con cui è necessario e auspicabile mantenere un dialogo, nell’ottica di cambiare concretamente le cose. Ciononostante rimaniamo molto critici verso entrambi i soggetti, in evidente balia di derive moderate ormai strutturali. L’aspetto che maggiormente ci preoccupa di tutte queste “forze di sinistra” è l’abbandono di una forte critica alla società capitalista che ha come conseguenza una passiva accettazione dell’attuale sistema socio-economico. Manca inoltre una valida analisi sulla questione dell’autonomia, la quale non sembra differenziarsi da quella di stampo conservatrice dell’Union Valdotaîne. Crediamo che sia necessaria la formazione di un’idea precisa di società alternativa, cosa che adesso manca alla sinistra. Siamo convinti che questo si possa fare superando nostalgie e arroccamenti identitari per rilanciare un progetto unitario capace di mettere insieme la tradizione del movimento operaio con le recenti sfide rappresentate dai temi dell’ambientalismo, della decrescita, delle nuove forme del lavoro e delle nuove frontiere della democrazia. Per questo proponiamo di costruire un progetto politico che non sia l’ennesimo “nuovo” partito posto in contrapposizione alle attuali forze di sinistra, ma che raggruppi partiti, movimenti, comitati e cittadini interessati a sviluppare un discorso di elaborazione teorica e di azione pratica in grado di mettere in piedi una seria forza critica che sappia delineare concretamente i caratteri di una società libera, giusta, democratica, solidale ed egualitaria. Invitiamo tutti gli interessati a costruire con noi la nuova Sinistra Valdostana dandovi appuntamento all’Espace Populaire per una assemblea aperta al confronto reciproco il 10 luglio dalle ore 20.00. Matteo Amatori, Matteo Castello, Andrea Padovani, Alessandro Pascale

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luglio 2009

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S o t t o b a n c oé t éBOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER CITTADINI VADOSTANI – LUGLIO 2009

Di fronte ai recenti frustranti risultati elettorali, che hanno sancito definitivamente la disfatta della sinistra cosiddetta “radicale”, noi giovani cittadini valdostani abbiamo deciso di lanciare un appello a tutti coloro che non intendono rimanere inerti, ma reagire per contribuire alla costruzione di una vera ed unitaria sinistra valdostana.Analizzando l’attuale situazione politica infatti pensiamo che gli attuali partiti nazionali della sinistra non riescano a rappresentare tutti coloro che si sentono di sinistra.Rifiutiamo il settarismo ideologico di una certa area del partito della Rifondazione Comunista, ma contemporaneamente ci distanziamo dall’indefinitezza del cartello elettorale Sinistra e Libertà, nonché dalla sua apertura nei confronti del Partito Democratico.Quest’ultimo, assieme al progetto del Galletto, portatore di simili contenuti politici ma differenziato da una più forte natura autonomista, rimane una realtà politica con cui è necessario e auspicabile mantenere un dialogo, nell’ottica di cambiare concretamente le cose. Ciononostante rimaniamo molto critici verso entrambi i soggetti, in evidente balia di derive moderate ormai strutturali.L’aspetto che maggiormente ci preoccupa di tutte queste “forze di sinistra” è l’abbandono di una forte critica alla società capitalista che ha come conseguenza una passiva accettazione dell’attuale sistema socio-economico. Manca inoltre una valida analisi sulla questione dell’autonomia, la quale non sembra differenziarsi da quella di stampo conservatrice dell’Union Valdotaîne.Crediamo che sia necessaria la formazione di un’idea precisa di società alternativa, cosa che adesso manca alla sinistra. Siamo convinti che questo si possa fare superando nostalgie e arroccamenti identitari per rilanciare un progetto unitario capace di mettere insieme la tradizione del movimento operaio con le recenti sfide rappresentate dai temi dell’ambientalismo, della decrescita, delle nuove forme del lavoro e delle nuove frontiere della democrazia.Per questo proponiamo di costruire un progetto politico che non sia l’ennesimo “nuovo” partito posto in contrapposizione alle attuali forze di sinistra, ma che raggruppi partiti, movimenti, comitati e cittadini interessati a sviluppare un discorso di elaborazione teorica e di azione pratica in grado di mettere in piedi una seria forza critica che sappia delineare concretamente i caratteri di una società libera, giusta, democratica, solidale ed egualitaria.Invitiamo tutti gli interessati a costruire con noi la nuova Sinistra Valdostana dandovi appuntamento all’Espace Populaire per una assemblea aperta al confronto reciproco il 10 luglio dalle ore 20.00. Matteo Amatori, Matteo Castello, Andrea Padovani, Alessandro Pascale

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S o t t o b a n c o é t é2N o i c i p rov i a m o

Che altro possiamo fare? Sì avremmo potuto restarcene a grattarci i pollici, stravaccati sul divano, a lamentarci che la vita fa schifo, che il mondo è una merda, che l’Union Valdotaîne fa cagare e che non esiste più una sinistra degna di tale nome da tempi immemorabili. Avremmo potuto attaccarci alla quotidiana bella dose di qualunquismo politico e mandare tutti a quel paese perseguendo un nichilismo squallido e immorale.E invece ci siamo dati da fare e abbiamo detto “massì, dai proviamoci, vediamo se qui in Valle la situazione è più accogliente”. Proviamo a fare l’avanguardia. Perché le risorse ci sono. Finanziarie, culturali e soprattutto umane. Di gente che ha il cervello in Valle ce n’è molta, di soldi forse pure troppi. Ma fatto sta, da qui si può partire e collegarsi ai Grandi Problemi del Mondo. Un pianeta in procinto di collasso, con una quantità di popolazione sempre maggiore a richiedere una quantità di risorse sempre minore perché limitata. Alla ricerca della crescita sostenibile si diceva una volta. Oggi preferiamo un più concreto e razionale alla ricerca della decrescita felice. Eppure i sogni rimangono, parole usurate come uguaglianza, libertà, giustizia, democrazia, solidarietà… Tutte baggianate forse. Eppure è davvero triste vivere senza sogni e morale. Perfino nel più bieco mondo materialista di oggi che ci lancia secchiate di felicità affogandoci tra veline e ipod. E allora eccoci qui, dopo un anno di apprendistato politico a riflettere sullo stato comatoso della Sinistra italiana, a pensare che nel momento di più grave crisi del capitalismo dai tempi del 1929 manca un forte schieramento unitario che ricordi a tutti che il capitalismo non è sano né sostenibile. Manca qualcuno che ricordi gli orrori di un’economia che predica la produzione in cima a ogni cosa, perfino all’individuo stesso. Nessuno lo dice ma il messaggio è questo: “consumate per far aumentare la produzione”. Non un più salutare “produciamo per dare dei beni agli individui”. Qualcuno col dono della sintesi riassunse nella formula “produci, consuma, crepa!”Manca qualcuno che spieghi come il benessere della vita non dipenda dal PIL, né tantomeno dalla crescita economica. Che anzi la crescita quantitativa oggi è spesso crescita dannosa, per l’ambiente o per l’uomo stesso, perché ottenuta a tutti i costi con mezzi sempre più malati. La crescita ormai è il fine, non il mezzo. Come d’altronde è sempre stato il profitto il fine del capitalista, checcè in giro vi dicano che sia un mezzo per nuovi investimenti.Manca qualcuno che dica che le banche rubano i soldi quotidianamente non solo ai cittadini ma agli stessi Stati, fregandoli con trucchetti come il signoraggio finanziario e poi facendosi ripianare i debiti dopo aver speculato a destra e a manca. Manca qualcuno che difenda e protegga i lavoratori, i pensionati, i giovani, gli immigrati e le donne, ultimi e penultimi in un Occidente sempre più carico di sfruttati nonostante sempre più esoso e ricco.Manca qualcuno che vada a urlare per le piazze che i telegiornali, maggiore fonte di informazione e condizionamento per la maggioranza degli italiani, sono per la quasi totalità nelle mani di una persona che tra trascorsi piduisti e ambigui contatti con la mafia non può certo dirsi un rappresentante ideale di democrazia. In realtà qualcuno che lo fa c’è (Di Pietro) un uomo che nonostante l’onestà e il rigore morale per i suoi

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Alessandro Pascale

apprezzamenti aprioristici alla polizia e per l’assoluta mancanza di un progetto sociale è spinto decisamente più a destra che a sinistra. Una destra sana ovviamente, ma sempre destra rimane. Il paradosso è che oggi una destra sana siede a sinistra sui banchi del parlamento…Manca insomma un partito di Sinistra aperto al futuro e non rinchiuso nel passato. Capace di proporre positivamente e non solo di dire no e criticare sterilmente. Con un pizzico di presunzione noi pensiamo che in Valle d’Aosta ci siano le possibilità di fare un passo indietro da parte di tutti e di provare a costruire una realtà del genere. Ripartendo idealmente dall’anticapitalismo come base indispensabile per costruire un messaggio chiaro e ben strutturato di società, offrendo nel quotidiano alla popolazione soluzioni valide e utili in vista anche dei tempi futuri, e non soltanto per soddisfare i bisogni immediati.Per questo il 10 luglio ci siamo incontrati con la gente che crede ancora nella forza delle idee e nella logica dei fatti. Ci piace credere che sia gente semplice, che come noi ha saputo coniugare conoscenze teoriche, fantasie, sogni ed applicazioni pratiche. Gente che quarant’anni fa era comunista e ora non sa più cosa essere, non riconoscendosi più in niente tra quello che la circonda. E allora eccoci qua, proviamoci noi a ridare un punto di riferimento politico e culturale valido perlomeno a quei pochi valdostani che ancora ci credono. Sperando che il nostro esempio possa avere influssi sul livello nazionale proviamo a unirla noi, partendo dal basso, la Sinistra, quella con la esse maiuscola. Facciamo vedere ai vari Vendola, Ferrero e compagnia bella che non bisogna per forza sbandierare il proprio essere marxisti, socialisti, pluralisti, negazionisti, comunisti o libertari. L’appartenenza ad un simbolo si sviluppa praticamente alla prova dei fatti, nel vivere quotidiano e nel tentativo di

fornire risposte valide in cui riconoscersi. Per farlo però bisogna studiare. “Imparare, imparare e imparare” diceva qualcuno un po’ di tempo fa, perché per ricreare un nuovo modello concreto di società possiamo anche aspettare che ci piova dal cielo un nuovo Marx. Oppure possiamo rimboccarci le maniche, organizzare conferenze, capire come portare benessere senza sfruttamento e far conoscere le nostre analisi alle masse, anche tramite volantini perché no? In fondo il volantino non muore mai.Proviamoci dai!

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4L a v a l l e i n c a n t a t a

In che posto viviamo, noi altri?Viviamo davvero in una valle incantata dove le dinamiche del mondo esterno non passano, bloccate dagli impermeabili confini della nostra isola felice? Siamo davvero esenti dal dover pensare a noi stessi come una parte di un tutto (sia esso l’Italia, l’Europa o il mondo) per abbarbicarci in una dimensione periferica, locale, chiusa, indipendente più che autonoma?Secondo il mio modesto parere tutte queste tendenze provincialiste sono nient’altro che una beffa, un inganno, una costruzione artificiosa che, come diceva Chanoux, “ci rende vittime di un complesso psichico di inferiorità che ci rende inadatti a governare”.E se si mette da parte la questione del governare, sicuramente non si può ignorare il danno che questa inferiorità auto-indotta infligge alla nostra capacità di pensare. Quello che ho notato, nei miei 22 anni di vita, è un rifiuto, un’incapacità a pensare in termini universali, a condurre ragionamenti politici che non si fermino a Pont-Saint-Martin, ma che comprendano nelle analisi dinamiche più ampie, di cui gli effetti in Valle non sono che particolari manifestazioni specifiche.

Insomma, la Valle d’Aosta sembra il luogo dove l’antipolitica alla Beppe Grillo può trovare i suoi adepti, convinti che le ideologie siano aria fritta, cha la politica sia un sinonimo di truffa e che per risolvere i problemi basti amministrare la realtà, senza interpretarla e comprenderla a fondo, senza poggiare su idee e valori, ma solo su una sorta di buon senso pratico-gestionale.Come se limitandosi a svelare la truffa, tutto si sistemasse. Come se l’unico e vero problema fosse la cattiva gestione della cosa pubblica e la disonestà delle élite, e non la struttura stessa su cui tutto poggia e da cui tutto è generato.Eppure in Valle d’Aosta c’è una casta, una “nomenclatura montanara”, che si nutre di tutti questi ingenui umori, e che, contrariamente a quanto molti pensano, fa politica, la fa eccome. E insieme alla politica, certo, fa anche affari.Una casta che ci fa credere, in modo sfrontatamente paternalistico, che fino a quando ci sarà lei a difendere a spada tratta i nostri buoni benzina tutto andrà per il meglio. Una cerchia di persone che ci illude che basti scambiare due chiacchiere con Calderoli per scongiurare la minaccia federalista. Un manipolo di burocrati che è convinto di

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5ignorare il processo d’integrazione europea barricandosi dietro a vuote rivendicazioni storiche ed identitarie, dietro ad un bilinguismo che non c’è (dai, davvero usate francese ed italiano indistintamente? Perché è questo il bilinguismo…), dietro ad un presunto autogoverno che in parole povere consiste nel governo di qualcun altro.

Sono fermamente convinto, per finirla con le accuse, che la Valle d’Aosta sia, oggi come ieri, un luogo con delle potenzialità enormi. Credo che il suo stato di regione autonoma a statuto speciale non vada criticato a priori, perché nasce da una situazione storica particolare (la resistenza e il recupero di un identità negata da 20 anni di regime fascista), da esigenze e rivendicazioni legittime (quelle dell’autogoverno) e da posizioni geografiche delicate (le regioni di montagna, si sa, hanno qualche problemino in più delle altre).Sono parimenti convinto, però, che il dinamismo e il progressismo del discorso autonomista si sia fermato da un pezzo, sclerotizzandosi in una cieca difesa di una serie di privilegi economici che dobbiamo non tanto alla nostra virtuosità e al sistema fiscale dei nove decimi, quanto a palate di contributi statali, i quali non sono neanche poi tanto utili visto l’enorme avanzo di bilancio e gli innumerevoli sprechi (alcuni dei quali davvero ridicoli, basti pensare ai treni Minuetto e al ponte sul Buthier).

La Valle d’Aosta ci offrirebbe le condizioni per sperimentare forme di reale partecipazione democratica, di reale gestione comune delle politiche economiche,

delle risorse e della gestione del territorio, il tutto per un ampio spazio di libertà. Pensate poi a tutti i soldi che potrebbero essere dati alla scuola valdostana, fornendola di spazi all’avanguardia, di forme didattiche innovative e di livelli di preparazione eccellenti. Purtroppo però, a causa del provincialismo di cui parlavo prima, c’è sempre qualcuno che riesce a fregarci…Un esempio molto efficace è quello delle massicce regionalizzazioni: dalle stazioni sciistiche, alle imprese, al Casinò, alle società finanziarie (Finaosta) fino ad arrivare alla proposta di regionalizzare la scuola e la sanità! I vantaggi di queste acquisizioni a chi vanno, mi chiedo io? Siamo davvero noi a beneficiarne, oppure qualcuno che ha fatto della politica una sicura e redditizia fonte di guadagno?La nostra valle sembra essere una gigantesca anomalia, un’anomalia che sfugge alle logiche del capitalismo, ma anche a quelle di un qualche “socialismo localista”.

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Matteo Castello

Sembra che il mercato qui da noi funzioni non con logiche economiche ma elettorali. Sembra che il dare lavoro sia collegato e totalmente funzionale al creare un fedele ed addomesticato bacino elettorale.E questo, permettetemi, è qualcosa di vergognoso!Vanno in questo modo a farsi fottere tutte le istanze libertarie di cui si ammantano i discorsi della nostra classe dirigente, perché di fatto la popolazione valdostana sta barattando il proprio benessere economico con massicce dosi di libertà, cedute ad un’oligarchia politico-economica. Da questa siamo sempre più controllati, basta vedere la gente che allo scorso referendum (quello sull’ampliamento dell’ospedale per intenderci) andava a votare la sera per sfruttare il buio!La regionalizzazione della scuola è spacciata come una forma di difesa dalle infami politiche di Brunetta, quando invece è solo un altro modo per incatenare l’indipendenza della scuola valdostana, per controllarla e rendere ricattabile chi ci lavora. Come se l’unico modo di rendere sicuri i nostri lavoratori sia quello di metterli sotto la diretta

gestione dalla Regione…Altro che autonomia, altro che libertà!Insomma le contraddizioni sono tante: le fabbriche che chiudono (la SET per esempio) nonostante si dica che le dinamiche della crisi e della globalizzazione qui non esistano, una popolazione valdostana che è sempre meno autonoma e sempre

meno capace di autogovernarsi, una cooperativa come il Consorzio Trait d’Union che vede la sua esperienza scavalcata dall’appaltamento dei servizi sociali che svolgeva a soggetti esterni (la Pro.Ges di Parma), in barba ad ogni rispetto delle esperienze e specificità locali.

Un conflitto d’interessi immenso, un accentramento di potere da non credere e la totale mancanza di pluralismo, ecco quello che è oggi il nostro paese. Come al solito vi sto dicendo di reagire a tutto questo e di iniziare a pensare alla Valle d’Aosta come ad uno spazio dove praticare l’alternativa, dove sviluppare discorsi innovativi e critici, dove creare un nodo che congiunga la rete dei popoli, della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà e dei diritti.Non è poco, lo so. Ma è una prospettiva troppo affascinante per lasciarsela sfuggire.

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Pe rc h é e s s e r e a n t i c a p i t a l i s t i ?7

testo Perché il capitalismo poggia su una logica perversa, a tratti stupefacente, la quale trova i suoi cardini in principi come il liberismo, l’individualismo, il profitto, la crescita economica, la globalizzazione, il PIL, l’industrializzazione e la produzione. Tutti concetti che ad un’attenta analisi si rivelano essere un’arma a doppio taglio in grado di offendere sia l’individuo sia il pianeta in cui viviamo. L’individuo viene accecato da falsi miti e obiettivi. Il messaggio ultimo del capitalismo è di fatto diventato quello che individua la felicità nella possibilità di accedere ad ogni tipo di merce o servizio pagabile in contanti sudati faticosamente con il “duro” lavoro. Vivi lavorando e consuma. Spendi i tuoi soldi in merci che ti faranno felice riempendoti la casa di comodità e agi. Quello che doveva diventare un mezzo (il benessere economico) per raggiungere il proprio iter individuale di realizzazione personale diventa invece il fine assoluto, cercando di cancellare qualsiasi cosa vada contro il materialismo merceologico o l’individualismo edonistico. Il capitalismo non si preoccupa del prossimo ma dell’Io attuale, predicando uno sfrenato individualismo potenzialmente distruttivo nei confronti della società.Ma i problemi maggiori si riscontrano senz’altro a livello macro, e sono ben visibili nello sfacelo in cui è diretto il pianeta in cui viviamo. La logica del profitto si disinteressa dei problemi ambientali e non si cura del fatto che il clima possa essere stravolto, che la temperatura globale si alzi in maniera significativa, che la desertificazione aumenti e via dicendo. Probabilmente se ne disinteresserà fino alla catastrofe finale, assumendo giustificazioni e spiegazioni tecniche che proverebbero la sua innocenza. Il capitalismo si disinteressa del Domani e punta all’Oggi. Da questo punto di vista è probabilmente l’ideologia più egocentrica e pericolosa mai espressa dall’uomo. D’altronde abbiamo visto come non si tratta solo di uno sfruttamento temporale ai danni di generazioni future, bensì, tramite le armi della globalizzazione e del neocolonialismo liberista, di un quotidiano saccheggio di risorse (si parla di nove decimi della disponibilità mondiale) perpetuato da una ristretta percentuale della popolazione globale (un sesto circa). La cosa più assurda di tutte è che nonostante già adesso, secondo i calcoli degli studiosi, il pianeta Terra possa sostenere in maniera perpetua solo la metà della produzione complessiva attuale (questo vuol dire che attualmente viviamo in un sistema non sostenibile), gli economisti continuano nella loro folle predica della crescita economica, la quale presupporrebbe una maggiore produzione di merci, quindi un maggiore sfruttamento di risorse obbligatoriamente limitate (pensiamo per esempio ai minerali, presenti in quantità limitata nel pianeta), al fine di far crescere indicatori economici assurdi come il PIL, assumendo come pretesto che un aumento del PIL sia motivo di maggiore benessere per la popolazione di un paese. Al di là dell’opinabilità già discussa dell’idolatrazione del benessere merceologico-tecnologico è facilissimo far notare come il PIL non sia un indicatore valido per indicare un miglior livello di vita dell’individuo. Il PIL sale quando c’è una catastrofe naturale che porta enormi danni a cose o persone (un’uragano, un terremoto, un’eruzione, un maremoto, eccetera) perché bisognerà ricostruire tutto quel che è andato distrutto. Il PIL sale quando si resta inchiodati un’ora in autostrada bloccati da una colossale coda dovuta magari ad un incidente. Il PIL sale quando buttate via oggetti o utensili vecchi ma ancora funzionanti per comprarne di nuovi più attraenti. Il PIL non si cura se l’aria diventa più irrespirabile a causa di un maggior consumo di benzina e non si cura dell’aumento esponenziale di rifiuti che possono diventare problemì colossali come è avvenuto a Napoli nel 2008, con la spazzatura nelle strade per mesi.Uscire dalla logica del PIL vuol dire uscire innanzitutto dalla logica della crescita

Matteo Castello

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economica ad ogni costo, senza se e senza ma. Ma questo vorrebbe dire andare contro a tutto ciò che il pensiero Occidentale (e si allude sia al pensiero di destra che a quello di sinistra) ha predicato per secoli. Vorrebbe dire un ripensamento generale della propria ideologia, votata non più ai concetti di crescita o sviluppo, bensì all’idea di una decrescita (intesa in senso di PIL) che tenga conto dei bisogni sia globali sia individuali. Senza che si presupponga obbligatoriamente un minor tenore di vita per l’Occidente è possibile limitare gli sprechi enormi perpetuati dal capitalismo in nome del profitto e ricondurre anche l’individuo verso una dimensione di vita più equilibrata e consona alla propria natura, nel rispetto dell’ambiente e del prossimo. D’altronde parlare di decrescita vorrebbe soprattutto dire andare contro le grandi lobby della finanza e dell’industria, che del capitalismo sono la base, la linfa e i maggiori fruitori. In prospettiva diventa davvero difficile riuscire a districarsi dalla presa mortale di questi soggetti così sottilmente invadenti.Si è cercato fin qui di spiegare il motivo per cui sia necessario essere anti-capitalisti. Prima che possano sorgere ulteriori equivoci è bene però precisare che l’alternativa non deve e non può essere il comunismo realizzato in Unione Sovietica (e paesi affini), bensì quella famosa “terza via” cui si spera di contribuire alla costruzione. E per questo pensiamo che ci sia bisogno di tutti voi, vecchi compagni delusi dall’attuale corso della politica e giovani sognatori incapaci di comprendere l’attuale stato di cose. Perché sognare un altro mondo non è solo un sogno utopistico, ma una doverosa necessità per lasciare alle future generazioni una società in cui vivere dignitosamente.

Matteo AmatoriMatteo CastelloAndrea PadovaniAlessandro Pascale

[email protected]@[email protected]@hotmail.com

Alessandro Pascale

Costruiamo insieme la sinistra valdostana in un’assemblea aperta venerdì 10 luglio dalle ore 20.00 all’Espace opulaire (Aosta, via Mochet 7)