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SSttrriisscciioonnee ddeell PPssttuu,, sseezziioonnee bbrraassiilliiaannaa ddeellllaa LLiittQQuuaarrttaa IInntteerrnnaazziioonnaallee,, iinn pprriimmaa ffiillaa nneellllee mmoobbiilliittaazziioonnii iinn BBrraassiillee
PPRROOGGEETTTTOO CCOOMMUUNNIISSTTAAPeriodico delPartito di Alternativa Comunista sezione dellaLega Internazionale dei Lavoratori (Quarta Internazionale)ALTERNATIVACOMUNISTA.org OOttttoobbrree 99 NNoovveemmbbrree 220011 33 99 NN°°4422 99 22€€ 99 AAnnnnoo VVII II 99 NNuuoovvaa sseerriiee
La battaglia per il sindacato di classeCCggiill,, FFiioomm ee ssiinnddaaccaattii ddii bbaasseeDa Sel a Grillo: perché non rappresentano un'alternativaLLee ffiinnttee ooppppoossiizziioonnii aall ggoovveerrnnoo ddeeii ppaaddrroonnii
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Quattro pagine a cura dei giovani del PdacSSiirriiaa:: ddaallllaa mmiinnaacccciiaa ddii iinntteerrvveennttoo aallll''aaccccoorrddoo ffrraa ppootteennzzee15 Un confronto con Roberto MassariDDiibbaattttiittoo ssuullllaa ffiigguurraa ddii AAnnttoonniioo GGrraammssccii1213 ll''iinnsseerrttoo ddeeiiGGIIOOVVAANNII ddii AALLTTEERRNNAATTIIVVAA CCOOMMUUNNIISSTTAAnellepagineinterne
SPED.A
BB.POST.A
RT.1COMMA2D.L.353/03DEL24/12/2003(CONV.INL.46/04DEL27/02/2004)DCBBARI
La LitCi al fianco della rivoluzione siriana
Adriano Lotito
Da quando è cominciatol'autunno è in corsoun'opera di convincimento da parte del go
verno Letta mirata a tranquillizzarei lavoratori italiani circa un presunta ripresa economica: «la recessione è finita!» è l'entusiastaaffermazione che il ministrodell'economia Saccomanni ha piùvolte ripetuto in numerose occasioni. Un'affermazione che lungidall'essere veritiera, suona piuttosto come uno slogan volto aesorcizzare la paura che la borghesia nostrana nutre rispetto alle prospettivedellacrisi,chenonaccennaaffatto a diminuire.
L'agognata luce in fondo al tunnelresta infatti un miraggio e lo dimostrano le cifre: secondo le previsionidiffuse dall'Ocse a settembre il Pilitaliano continuerà a contrarsi pertutto il 2013, anche se più lievemente rispetto alla prima partedell'anno, con un 0,4% nel terzotrimestre e un 0,3% nel quarto; piùche di una ripresa si può parlaredunque di un rallentamentocongiunturale della crisi in un quadro strutturale di aggravamentodella situazione. Gli ultimi dati sullaproduzione industriale, relativi aiprimi sette mesi dell'anno, evidenziano infatti un trend negativoche per ora non si è fermato; il datopiù recente, relativo al mese di luglio, è ancora negativo, 1,1.
Questo implica il tendenziale aumento della disoccupazione chearriva al 12% (escludendo le tantecategorie di lavoratori atipici evidentemente sottooccupate). Cisiamo dilungati sul fronte statisticounicamente per ristabilire la veritàdei fatti di contro agli slogan governativi sempre rivolti ad attutirele insanabili contraddizioni di questo sistema. La ripresa non esiste, lacrisi continua e si aggrava, e nondeve ingannare quel tasso di crescita dell'1% di cui Saccomanni blatera riguardo al prossimo anno,crescita che a detta del ministro sarebbe dovuta alle miracolose riforme del governo Letta. Che unapatologia mortale progredisca inmodo più rapido o più lento, i suoi
esiti non cambieranno e le sorti delmalato, in questo caso, sono segnate irrevocabilmente.
Le larghe intese contro laclasse lavoratrice
Ma quali sono queste miracoloseriforme che vanta il ministro? Daquando si è insediato il governoLetta, dopo quegli indimenticabiligiochi di prestigio postelettoraliche tutti hanno visto, le politiche diausterità sono continuate inperfetta sintonia con i precedentiberluscomontiani, arricchite danuove elargizioni ai soliti potentatiprivati. L'altisonante Decreto del
La crisi, le larghe intese antioperaie, il riformismo impotente:costruiamoun'alternativaoperaia
BBAASSTTAA SSAACCRRIIFFIICCII PPEERR II LLAAVVOORRAATTOORRII!!VVIIAA TTUUTTTTII II GGOOVVEERRNNII DDEEII PPAADDRROONNII!!
Ultim'oraSSoolliiddaarriieettàà aaii ffrraatteellllii mmiiggrraannttiiStrage di Lampedusa
Il Pdac esprime la più profondasolidarietà ai fratelli migranti.È enorme la rabbia per ladrammatica
sorte delle personemorte nei pressi diLampedusa inmaniera atroce, per lasorte di tutti i fratelliimmigrati morti sinoad oggi nel tentativodisperato di fuggiredalla guerra e dalla miseria percostruirsi un futuro migliore.Respingiamo il falso "cordoglio"delle istituzioni borghesi e dei vari
politicanti, di centrodestra e dicentrosinistra, promotori in questianni di politiche razziste e xenofobe
che noi abbiamosempre denunciato ecombattuto. Nonbastal'indignazioneola chiacchiera,occorre lottare afianco dei migranti,unire le nostre lottecon la loro, con
l'obiettivo di abbattere il sistemabarbaro e disumano che permettetutto questo. Non ci sono altrestrade.continua a pagina 2
2 Ottobre Novembre 2013 PROGETTO COMUNISTAPOLITICA
Fare stanzia due miliardi per legrandi opere: si va dalla Pedemontana Veneta alla TangenzialeEst Milano (Tem) contro le quali sono nati dei combattivi comitati dilotta; semplifica inoltre le normeedilizie e quelle relative alla gestione di cave e rifiuti, alimentando laspeculazione in due campi dove giàora regna una spietata, e spessomafiosa, corsa al profitto. Continuano inoltre le spese militari: la famosa questione deicacciabombardieri F35 vienerinviata ipocritamente senzabloccare l'acquisto.Sul fronte del lavoro, Letta si limita arifinanziare la cassa integrazione,una strumento di controllo fondamentale per prevenire il conflittosociale ma i cui fondi si esaurirannopresto. Mentre a proposito di scuola, il governo stanzia poco meno di200 milioni per l'edilizia scolastica,a fronte degli 8 miliardi tagliati dallasola riforma Gelmini e tenendopresente che la situazione nellaquale versano gli edifici scolasticiesigerebbe pressapoco una sommadi 15 miliardi di euro. Ma il colpo discena è stato sicuramente l'eliminazione dell'Imu... o meglio, la suasostituzione con una tassaugualmente pesante, se non di piùla Service tax, che colpirebbe gliinquilini, dunque anche gliaffittuari, compresi gli studenti fuorisede, già oberati dalle tasse uni
versitarie in aumento. Per finire,procede il disegno presidenzialistache ha da sempre caratterizzato leintenzioni di questo esecutivo, essendo stato istituito un comitatoparlamentare per le riforme costituzionali: lo scopo è quello di derogare all'articolo 138 della cartacostituzionale per facilitare unatrasformazione in senso presidenzialista dell'architettura istituzionale.Pur non facendone una differenzaqualitativa, giacché il dominio diclasse è condotto sempre nellostesso modo, è da sottolinearel'aspirazione della borghesia italiana ad avere un esecutivo più forte esolidoinunperiododiforteinstabilità in cui servirà velocità legislativae mano di ferro anche e soprattuttocontro una possibile ascesa delconflitto sociale (preoccupazionepiù volte ribadita da Letta). Al momento paradossalmente, la fontemaggiore di instabilità provienedall'interno stesso del governo:parliamo ovviamente di Berlusconie delle sue vicende giudiziarie.Mentre scriviamo i parlamentaridelPdlhannoannunciatolelorodimissioni qualora Berlusconi dovesse decadere da parlamentare invirtù della condanna pronunciatadalla Cassazione. Pur non volendoimprovvisare avventate previsioni,riteniamo poco probabile una caduta immediata del governo, almeno fino a quando non si risolve laquestione della legge elettorale, che
se lasciata così com'è finirebbe perriproporre il medesimo scenarioavutosi all'indomani delle elezionidi febbraio, quando lo spettrodell'ingovernabilità ha fatto tremare la classe dominante. Le largheintese, dopotutto, sono sempre utiliquando si vuole muovere guerraalla classe operaia e alle categoriesociali più deboli. E questo i padroni lo sanno, non a caso le maggioriistituzioni internazionali nonfanno altro che esortare alla stabilità di governo.
Quello che si muovea sinistra
Mentre i liberali s'intendono a meraviglia, e con Renzi alla guida delPd sarà ancora meglio, la socialdemocrazia lavora per darsi nuovepettinature. Se Vendola non riusciva lo scorso 11 maggio a lanciare unnuovo soggetto, boicottato daBarca e da Landini, quest'ultimo siè legato in modo particolare a Rodotà, e dallo scorso 8 settembrehanno avviato insieme unpercorso volto a costruire, non unpartito, specificano, ma uno “spazio politico” per creare “massa critica”. E a condimento del solitovocabolario “critico” ecco la primadata di mobilitazione nazionale diquesto nuovo progetto: il 12 ottobre a Roma, tutti in piazza per... laCostituzione! Insieme a loro ci sarebbe anche Vendola che nellostesso tempo lancia frecciatine
amicali a Renzi, e la corrente Esserecomunisti di Rifondazione, capitanata da Grassi, in cerca di nuovi lididopo la spaccatura con i ferreriani.In ogni caso il nuovo soggetto siamo sicuri non voglia ritagliarsi unavera autonomia rispetto al centrosinistra, almeno nella stessa misura in cui Landini, sul pianosindacale, non ha alcuna intenzione di rompere con la direzione Camusso. Questo è il rimproveromosso da Cremaschi, che intantoha il problema di come fare a rilanciare Ross@, la sua nuovacreatura che non riesce a partire eche riunisce vecchi settori di burocrazia in fase di riciclaggio (dalla“fu” Sinistra critica di Turigliattoalla “fu” Rifondazione” di Ferrero,passando per gli stalinisti di Retedei comunisti e Usb). Insomma, igruppi dirigenti che dovrebberorappresentare le classi lavoratrici,risultano essere, una volta di più,incapaci, volutamente incapaci,nel rispondere ai pesantissimiattacchi mossi dal capitale, e questo conferma una tesi già più voltesperimentata nella storia del movimento operaio: in tempi di crisiacuta i riformisti non sono in gradodi dare nemmeno le minime risposte alle masse popolari, che più facilmente sono preda delpopulismo piccoloborghese(rappresentato oggi dal Movimento di Grillo, anch'esso però infase di declino dopo l'exploit difebbraio).
Occorre unificarele lotte dei lavoratori!
A fronte di questa situazione la classe operaia non è in grado di organizzarsi autonomamentenemmeno rispetto alla più spicciola lotta economica, tranne alcunelodevoli eccezioni. È evidente cherispetto alla situazione esplosiva diun paese come la Grecia, la situazione del conflitto sociale qui in Italia è molto arretrata: la difesa deipropri diritti viene appaltata ai giudici (come nel caso della Fiat) e ilposto di lavoro viene difeso...aspettando che arrivino i padronibuoni (come nel caso di tanteaziende che chiudono senza che visia una resistenza operaia nell'attesa che qualche altro manager rilevigli stabilimenti). Le cause di questaarretratezza sono diverse ma noiabbiamo più volte sottolineato ilruolo antioperaio che svolgono ledirezioni burocratiche del sindacalismo, e non solo di quelloconcertativo.Ne è una dimostrazione lo scioperogenerale del sindacalismo di basefissato per il 18 ottobre: un eventosicuramente pregevole, tanto piùche non accadeva da tempo che ledirezioni sindacali più combattivenon organizzassero una giornataunificata di lotta. Eppure le premesse non sono affatto buone pertentare un rilancio della lotta diclasse: innanzitutto si segnala ilvergognoso boicottaggio da partedi Landini e della dirigenza Fiom,
interessata a difendere la carta costituzionale mentre alle conferenzeparla addirittura di “occupazionedelle fabbriche” (sic!); in secondoluogo,lestessedirezionisindacalidibase non hanno promosso unareale costruzione dal basso dellosciopero, con la frammentazionedelle iniziative e delle manifestazioni in occasione della giornata disciopero. Ciliegina sulla torta, ilgiorno successivo, 19 ottobre, èprevista una mobilitazione nazionaledeimovimentiaRoma:sembrache tutto sia stato fatto perframmentare la lotta e arrestarne lacombattività, dal momento cheogni forza organizzata procede perconto proprio rendendo impossibile l'unificazione di tutte le lottenella prospettiva del superamentodel sistema. Proprio la prospettivache si pone Alternativa comunistaogni giorno nelle piazze e davantialle fabbriche del nostro Paese:ancheil18ottobresaremoinpiazzaa rivendicare con urgenza l'unitàdelle lotte contro la guerra del capitale,aldilàecontroigruppidirigentidella sinistra, politica e sindacale,che fanno di tutto per differire ilconflitto o privarlo di contenutirealmente anticapitalisti. Ancorauna volta saremo al fianco dellaclasse operaia, da una parte dellabarricata, contro un capitalismoche non ha più nulla da offrire allemasse popolari, se non miseria,disoccupazione e guerra.(27/9/2013)
segue dalla prima
IlcasoBerlusconieilteatrinodellagiustiziaborghese
Claudio Mastrogiulio
Le vicende giudiziarie di Berlusconi caratterizzano ormai, da più di quindici anni, la vitapolitica italiana, in tutti i suoi aspetti, sia digoverno che di gestione complessiva del po
tere.Il percorso giudiziario dell'ex presidente del Consiglio è troppo lungo e complesso da potersi, qui ed ora,compendiare ed allo stesso tempo descrivere consufficiente dovizia di particolari. La precipitazionedefinitiva della questione, con la consequenziale dimostrazione di quanto la giustizia borghese in realtàsia assolutamente partigiana (non nel senso berlusconiano, ma nella misura in cui quando tocca far pagare qualche padrone sopraggiungono cavilli d'ognigenere) si è avuta lo scorso mese di agosto. In quest'occasione, la Corte di Cassazione, vale a dire il terzoed ultimo grado di giudizio del sistema giuridico italiano, ha affermato la colpevolezza di Berlusconi inordine al reato di frode fiscale. Sostanzialmente, l'expremier avrebbe frodato ed eluso la tassazione stabilita dal fisco italiano, con operazioni di alta ingegneriacriminale e finanziaria.
Il vero timore di BerlusconiAl di là del merito della questione, su cui non ci interessa addentrarci, v'è da aggiungere che Berlusconi èstato condannato a 4 anni di reclusione che, con losconto dell'indulto di matrice mastelliana si riducono a soltanto 12 mesi di carcere. Ancora, essendo la
pena residua della reclusione temporalmente limitata al di sotto dei due anni, il condannato in via definitiva potrà godere della sospensione condizionaledella pena oltre che dell'opportunità di convertire lastessa con lo strumento degli arresti domiciliarioppure dei lavori di pubblica utilità (i c.d. servizi sociali).Ma ciò che maggiormente preoccupa Berlusconi riguarda l'aspetto delle pene accessorie che, comeindica la stessa terminologia, rappresentano dellesanzioni che si accompagnano ex lege alla corresponsione della pena principale (la reclusione o lapena alternativa).Infatti, la Cassazione ha deliberato il rinvio adun'altra sezione della Corte d'Appello di Milano per ilricalcolo della sanzione accessoria dell'interdizionedai pubblici uffici, che originariamente era stata cristallizzata in secondo grado nel termine di cinqueanni.Ecco il fulcro di tutta la faccenda; l'impossibilità perBerlusconi di continuare ad esercitare un ruolo direttivo nella vita pubblica del Paese, e segnatamente,l'impossibilità di mettere direttamente le mani sulleleve di comando, orientando, più o meno direttamente, la gestione pubblica alla determinazione deiprofitti delle sue aziende e dei suoi interessi disparati.Come molto spesso capita a Berlusconi, simbolo delcapitalismo d'assalto, sociologicamente il paradigma del classico parvenu, la faccenda tende a trasformarsi in farsa. Infatti, dopo essere statocondannato in via definitiva, ha fatto capolino, tra le
diverse strategie prospettate dal Cavaliere ed i suoisodali, quella della richiesta di grazia al presidentedella Repubblica.Senza spiegare qui i motivi dell'infondatezza della richiesta, proviamo a ragionare sul piano politico dellavicenda.
La giustizia borghese:forte con i deboli,debole con i forti
Il dato che emerge incontrastato da tutta questafaccenda, è quello che evidenzia come tutto quantorappresentato dall'ideologia dominante come terzoed imparziale, in realtà non abbia alcuna dellesuddette caratteristiche. E non le ha, semplicementeperché sarebbe impossibile che le avesse.Tutto ciò dimostra infatti l'artificiosità formalistica di un sistemabasato su una tripartizione fittizia dei poteri.Esiste infatti in realtà un potere, non codificato, chesovrasta, indirizza, orienta tutti gli altri (esecutivo, legislativo e giudiziario); si tratta, in buona sostanza,del potere economico.E certamente un uomo come Berlusconi è portatoredi un enorme potere su questo piano, avendo interessi e proprietà in svariati campi dell'economia nazionale ed internazionale.È tutto qui il trucco del sistema capitalistico dominante, una congerie di regole, norme, orpelli cheservono solamente a fare da cornice esecutrice degliinteressi delle classi sociali che hanno in mano le redi
ni del sistema economico complessivo. Non è qualunquismo, ma pura affermazione della verità,ricordare come solamente per i vari Berlusconi e socivalgonoiprincipidell'innocenzafinoalterzogradodigiudizio (ed anche oltre!), del diritto di difesa comeaspetto invalicabile. Mentre chi non appartiene aquesta cricca, vede violati e calpestati i propri dirittiogni giorno, come accade alle migliaia di lavoratoriche per colpa della crisi generata dai padroni sono ridotti sul lastrico od ai vari Cucchi, Aldrovandi, Uva,semplici ragazzi finiti per caso nelle grinfie della repressione più becera ed abietta.
La necessità di un'alternativaal capitalismo
Tuttoquestodimostralavacuitàdiquelcherestadellasinistragovernista,cheanzichéincardinarelapropriaproposta politica sulla necessità radicale di superare,abbattendolo, un sistema caratterizzato da ingiustizie enormi e strutturali, si ripara sotto l'ombrello dellamagistratura che, come si è tentato di dimostrare,nulla ha a che vedere con la giustizia sociale di cui c'èstringente bisogno.È per queste ragioni che i riformisti falliscono e che siapre, per i rivoluzionari, uno spazio politico enorme,in un momento storico caratterizzato da una crisieconomica generalizzata, in cui l'unica alternativaalla barbarie è la cancellazione dello sfruttamentodell'uomo sull'uomo, regola generale e basilare delcapitalismo italiano e mondiale. (26/9/2013)
Nel capitalismo la legge non è uguale per tutti ma espressione di interessi di classe
PROGETTO COMUNISTAPeriodico del PARTITO DI ALTERNATIVACOMUNISTAsezione della Lega Internazionale dei Lavoratori 9 Quarta Internazionale
Ottobre - Novembre 2013 – n.42 – Anno VII – Nuova serieTestata: Progetto Comunista – Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori.Registrazione:n. 10 del 23/3/2006 presso ilTribunale di Salerno.Direttore Responsabile:Riccardo Bocchese.Direttore Politico:Fabiana Stefanoni.
Redazione e Comitato Editoriale:Giovanni“Ivan” Alberotanza, Mauro Buccheri, Patrizia Cammarata,Adriano Lotito, Claudio Mastrogiulio, Fabiana Stefanoni,ValerioTorre.Grafica e Impaginazione: Giovanni“Ivan” Alberotanza[Scribus+LibreOffice su Debian GNU/Linux]Stampa:Litografica '92 – San Ferdinando di PugliaEditore:ValerioTorre, C.soV.Emanuele, 14 – 84123 Salerno.Vignette:AlessioSpataro.blogspot.comScriviunae-mailallaredazione: [email protected] telefonico: 328 17 87 809
La redazione diProgetto Comunista e ilPdAC tutto
si stringono fraternamente al compagno Michele Rizzi
per la dolorosa perdita della caraMAMMA
PROGETTO COMUNISTA Ottobre Novembre 2013 3POLITICA
Rivoluzioneinformaticaorivoluzionediclasse?Il Movimento5Stelle, il populismo e le relazioni pericolose con l'estrema destra
Riccardo Bocchese
Avete idee condivisibili,alcune più, alcune meno. Ma se un ragazzo diCasa Pound vuole
entrare a far parte del Movimento, non vedo problemioggettivi. Lo dice Beppe Grillo alcandidato alla Regione Lazio perCasa Pound Italia. Riuniti difronte al Viminale per la presentazione del simbolo elettorale, al leader del M5S è chiesto se siconsidera un antifascista: «È unproblema che non mi compete,questo è un movimento ecumenico, se un ragazzo di Casa Poundvolesse entrare nel MovimentoCinque Stelle e ha i requisiti, cientra». E ancora: «Questa è democrazia». Poi, dopo unoscambio d'idee sulla politica economica, conclude: «Non possiamo non essere d'accordo suiconcetti; c'è una violenza che staper esplodere. Lo Stato deveprendersi in mano l'energia, nonle multinazionali. Deve gestiresanità, strutture, scuola, autostrade, informazione. Noi siamola controparte strutturale del Palazzo: sto parlando con te che seiun esponente d'estrema destra,ma sembri un delegato del Movimento Cinque Stelle».E ai manifestanti dei centri sociali, che pochi giorni dopo sonoandati a contestarlo sotto il palco,Grillo recita le regole. «Per entrarenel movimento, dice, ci sonoquattro regole: devi essereincensurato, non devi essereiscritto né a partiti né a movimenti, non devi aver fatto più diuna legislatura, devi essere residente nel posto dove vuoi governare. Siamo un movimentoaperto, che non ha ideologie. Siete vittime di ideologie, perchésulle banche e sullo Stato diciamo le stesse cose».
Lotta di classe e fintademocrazia
Negli interventi di Grillo e del Movimento Cinque Stelle quello cheemerge in modo chiaro è lamancanza del concetto di classe.Un progetto tutto interno ad uncapitalismo “buono” fatto da uomini non corrotti che, per il solofatto di essere incensurati (nellaloro giustizia borghese che dasempre riserva le bastonate aglioperai in sciopero mentre difende i capitalisti predatori), dovrebbero risolvere tutti iproblemi di una società in pienacrisi strutturale del capitalismo.Marx ha iniziato il primo capitolodel Manifesto ricordando che:«La storia di ogni società è stata finora la storia di lotte di classe.Uomo libero e schiavo, patrizio eplebeo, barone e servo della gleba, membro di una corporazionee artigiano, in breve oppressore eoppresso si sono sempre reciprocamente contrapposti, hannocombattuto una battagliaininterrotta, aperta o nascosta,una battaglia che si è ogni voltaconclusa con una trasformazione rivoluzionaria dell'intera società o con il comune tramontodelle classi in conflitto».È vero che apparenti similitudinidi programma della destra estrema con il programma della sinistra radicale possono creare, aduna lettura superficiale,sconcerto o incomprensione.Ma, chiediamo ai tanti compagnidi sinistra o che si dichiarano comunisti che hanno votato eappoggiato Grillo, è sufficienteessere contro le banche e lo Stato,come dice Grillo, per andared'accordo? La destra non mette indiscussione la proprietà deimezzi di produzione. Per i comunisti la proprietà delle fabbrichedeve essere di chi ci lavora, equindi dei lavoratori. Non dei pochi capitalisti che sfruttano il la
voro altrui per l'arricchimentopersonale, o di pochi eletti.
Il ruolo della destraestrema ieri e oggi
La destra, anche quella che si dicesociale, rivendica e ha nostalgiadel periodo fascista e dei suoimetodi. Ma il fascismo non èstato un incidente di percorso edè un pericolo in agguato soprattutto in questo periodo dicrisi economica. Il fascismo èstato un fenomeno funzionaleagli interessi del grande capitale,ha rappresentato per unventennio un ariete che i padronihanno utilizzato per sfondare gliavamposti della classe operaia,uno strumento di distruzione deipartiti e dei sindacati del movimento dei lavoratori. Oggi, nelpieno di una devastante crisi delsistema capitalista, davanti al pericolo, per i padroni e i loro partiti, che la classe operaia cominciad organizzarsi anche in Italiacontro le misure di austerità e diattacchi alle masse popolari, ritorna puntualmente il pericolofascista, il pericolo di una reazione della classe padronale allelotte operaie. Lo vediamo in Grecia, dove Alba dorata rappresentaormai un braccio operativo delgoverno contro le organizzazionidel movimento operaio. L'ultimotragico episodio è del 18settembre scorso. In Grecia alcuni membri di Alba Dorata, partitoneonazista ad oggi al terzo postonei sondaggi con il 17%, hannoaggredito alcuni militanti di unpartito di sinistra. Un rapper di sinistra è stato ammazzato da ungruppo di neonazisti. Ad esserefermato per l'omicidio, un uomodi quarantacinque anni,membro proprio di Alba Dorata.Non è sufficiente essere contro ilGoverno. Perché nella crisi pesantissima che stanno vivendo i
lavoratori e i disoccupati dei Paesi del sud dell'Europa gruppi dinazifascisti si organizzano impunemente per diffondere la cultura dell'intolleranza nei confrontidel “diverso”, omosessuale oimmigrato che sia, approfittandodel malessere provocato propriodalla crisi per fomentare divisionie odio. N el 2003 a Milano è statoassassinato da mano fascista Davide Cesare, meglio conosciutocome Dax, militante di un centrosociale milanese. Nel 2008, a Verona, un gruppetto di giovani vicini all'estrema destra pestava amorte Nicola Tommasoli. A Firenze, il 13 dicembre 2011, un italiano vicino a Casapound spara euccide due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, altri tre rimangono feriti. In Francia, a Parigi, afarne le spese è stato un giovanissimo militante antifascista, Clèment, ucciso lo scorso 5 giugno inun vile agguato squadrista. Questi sono solo esempi fra i numerosi brutali omicidi degli ultimianni, poi c'è un elenco infinitod'aggressioni a immigrati, rom,omosessuali e militanti antifascisti e antirazzisti.
Grillismo e “Nuova Destra”Nell'ultimo mese, a Vicenza, si ètornati a parlare della “NuovaDestra”, quella che rifiuta le etichette ma ha marchi indelebilidi finta tolleranza. Il 7 settembredoveva tenersi una conferenza,poi revocata dall'amministrazione comunale su pressionedella Questura e Prefettura perproblemi di ordine pubblico,con l'avvocato del gerarca nazista Priebke e due esponenti delNpd e il partito d'estrema destratedesco. Ma tra i relatori figurava anche Massimo Fini, di Movimento Zero, quello stessoMassimo Fini che, secondoquanto scrive Grillo nel maggio2011, «va ascoltato in silenzio,
come si ascoltano i saggi, comesi degusta, di fronte al camino,un vino invecchiato della propria cantina». Un appuntamento, quello con i gruppi didestra, non occasionale perl'amico filosofo di Grillo. Proprio lo stesso Massimo Fini che èstato incaricato ad aprire le relazioni alla festa nazionale di Casapound di Revine Lago inprovincia di Treviso lo scorso 12settembre, appuntamento cheha fatto scatenare le proteste daparte dell'Anpi. Ma l'antipartitismo, il non essere né di destra nédi sinistra sono caratteristichedel M5s, avvicinandoli pericolosamente alle attuali posizionidella destra reazionaria.
L'utopia dellarivoluzione informatica
«Le rivoluzioni nelle comunicazioni –dice Gianroberto Casaleggio (imprenditore ecofondatore, insieme a Grillo,del M5s) sono sempre state alcentro dei cambiamenti delleorganizzazioni sociali, Internetnon fa eccezione, con l'accessoglobale dei cittadini alleinformazioni. Ma Internet non èsolo un supermedia destinato aassorbire tutti gli altri, ma soprattutto è un processo di trasformazione della società» .Casaleggio è stato tra i relatori alForum Ambrosetti a Cernobbio“Lo scenario di oggi e domaniper le strategie competitive”,dove è andato a parlare diinternet e della sua rivoluzione ea spiegare a banchieri e politici“le idee del movimento”. Adascoltarlo c'erano il presidentedel Consiglio Enrico Letta, l'expremier Mario Monti, diversiamministratori e delegati dellemaggiori banche italiane, fra cuiFederico Grizzoni di UniCredited Enrico Cucchiani di Intesa
SanPaolo, il quale ha dichiaratodi aver molto apprezzatoquanto esposto dall'ideologodel M5s.Il leader della Rivoluzione a 5Stelle si trova a suo agio a fiancodei peggiori responsabilidell'austerità europea. Non è uncaso che l'argomento assente,drammaticamente assente, dalprogramma comunicativo dei 5Stelle sono i lavoratori, la forzalavoro, l'unica forza in grado dicompierla veramente una rivoluzione. Una rivoluzione cheper essere organizzata si puòavvalere di diversi strumenti trai quali anche internet, senza dimenticare di ciò di cui si trattarealmente: uno strumento. Nonneghiamo che internet siaun'arma importante in manoalle organizzazioni dei lavoratori e ai giovani precari edisoccupati di tutto il mondo.Un importante strumento chenoi utilizziamo, insieme aglialtri strumenti della nostraesperienza storica (volantini,assemblee, manifestazioni).Il capitalismo, che tutto vende etutto compra, ci vende anchequesto: la corda che ci aiuterà adimpiccarlo. Ma i lavoratori, perriprendersi i loro diritti, nonavranno scorciatoie, né coninternet, né votando il M5s. Solola lotta organizzata e la costruzione di quell'unico strumentoveramente in grado di portareuna rivoluzione alla vittoria,cioè un partito rivoluzionario,potranno consegnare allamaggioranza della popolazionequella dignità necessaria perriappropriarsi di quel potere orain mano a quei banchieri e finanzieri che stanno affamandomiliardi di persone nel mondo.Quegli stessi banchieri, padronie finanzieri che solo a parole ilMovimento 5 Stelle dice di volercombattere. (25/9/2013)
Michele Rizzi
Le poltrone sono in sé eper sé molto comode,soprattutto quelle deitalk show televisivi da
dove si raccontano frottole. E dipoltrone occupate comodamente e di frottole a volontà, ilgovernatore pugliese, nonchéleader di Sel, Nichi Vendola, èabbastanza esperto. Presentarsinazionalmente come l'opposizione parlamentare al GovernoLettaAlfano e poi riportare lestesse politiche antipopolari inPuglia è un pezzo fondamentaledel repertorio del partito del “filosofo” di Terlizzi.Una riprova molto chiara la si èavuta all'inaugurazione dellaFiera del Levante di Bari, tradizionale appuntamento di fineestate al quale intervengono ministri e premier in carica perparlare di politica nazionale e di“sviluppo” del Sud davanti aduna platea classica di confindustriali e di accademici.Infatti, quest'anno, alla presenzadel premier Letta, di ministri e diesponenti di centrodestra ecentrosinistra, Vendola dopoaver riposto le sue vesti di governatore pugliese (illustrandosuccessi che solo lui vede), haaccarezzato le guance del presidente del Consiglio, dicendogliche, seppur all'opposizione, comunque si sente di collaborarein maniera stretta con il governo,cosa alquanto bizzarra visto chechi sta all' opposizione di un governo ne dovrebbe contrastarein tutti i modi l'azione politica enon certo collaborare perl'applicazione della stessa.Il tutto avveniva mentreAlternativa comunista e i lavoratori dell'Om carrelli manifestavano all'esterno della Fieracontro le politiche del governo
Letta e contro i licenziamentiall'Om. D'altronde, il governatore pugliese, che si prepara a rilanciare il suo partito puntandoad inglobare pezzi di Rifondazione comunista, di Fiom e diPdci, è abituato ai sofismi e allerappresentazioni filosofiche e asalire sui carri dei vincitori, tantoda attaccare Renzi quando sosteneva Bersani per poi scaricarei maggiorenti del Pd antirenzianie porsi come uno dei più fidatialleati del nuovismo renziano.La cosa certa è che la borghesiaitaliana ha necessità di una socialdemocrazia che faccia da cuscinetto rispetto al possibile
insorgere di conflittualità sociale, e Vendola e lo stesso Landinidella Fiom (braccio sindacaledel leader di Sel) possono fare alsuo caso. Fingere un'opposizione al governo delle larghe intesenazionalmente e andare d'amore e d'accordo con il centrodestra in Puglia, questo è unleitmotiv ricorrente così comecostruire buoni rapporti con igoverni nazionali. Infatti, cometanti non sanno, Vendola in ottoanni di governo ininterrotto inPuglia ha applicato pedissequamente le politiche di austeritytanto condannate (a parole) neisalotti televisivi. Il tutto in stretta
collaborazione con i governiBerlusconi, Monti e Letta. Se dauna parte rilasciava dichiarazioni di fuoco alla stampa contro ipiani sanitari regionali, allo stesso tempo mandava i suoi assessori della sanità a Roma a trattarecon i governi nazionali la loroapplicazione.
I numeri del governatoreVendola
Venti ospedali chiusi in due anni,duemilacinquecento posti lettocancellati e interi reparti ospedalieri chiusi, mentre sopravvivequasi un miliardo di euro di
convenzioni con le strutture sanitarie private, sono un pezzoimportante del governo dicentrosinistra pugliese guidatodal “filosofo” di Terlizzi.Alle proteste dei comitati cittadini contro la chiusura degli ospedali, gli assessori alla sanitàrispondevano che “non si puòpretendere di avere un ospedalesotto casa” e che gli ospedali tagliati sarebbero stati sostituiti da“presidi sanitari di eccellenza”che, tradotto dal politichesevendoliano, altro non sono chesemplici pronto soccorso. Stessacosa vale per la produzione dienergia da fotovoltaico. Mentrepoeticamente esorta le famigliepugliesi a dotarsi di pannelli solari nei propri condomini,Vendola favorisce sperdutedistese di pannelli di multinazionali che inondano edistruggono il territorio, speciequello salentino.Per non parlare dei rapporti con ipadroni dell'Ilva e del gruppoNatuzzi. Prima che Riva fossecoinvolto nelle note inchiestegiudiziarie, il leader di Sel si faceva immortalare con lui ed il suomanagement, aprendo spessoanche il portafoglio regionaleper ricchi contributi al padronebresciano. Per l'azienda diNatuzzi intanto Vendola preparamilioni di euro, e quando Pasquale Natuzzi annuncia 1500 licenziamenti, di concerto con luiattacca una presuntaconcorrenza internazionale chenuocerebbe al boss del salotto,implicitamente assecondandone gli intenti delocalizzatori perrisparmiare sul costo del lavoro emandare a casa migliaia di operai.Stessa cosa con gli operaidell'Om carrelli di Bari. Viene alpresidio, si fa immortalare dalletelecamere compiacenti con
bambini in braccio, parla diquestione operaia e di soprusidelle multinazionali e poi, a chigli dice che la fabbrica va espropriata quale risposta proprio aquei soprusi, risponde: «nonsiamo mica ad un seminario dicomunismo!» Mentre il suo luogotenente, Leo Caroli, assessoreal lavoro, vendoliano ed ex dirigente Cgil, si prodiga a creareconcertazione laddove proprionon si può concertare niente,cercando di mettere assieme gliinteressi dei lavoratori con quellidei padroni che li licenziano.
La prospettiva diAlternativa comunista
Alternativa comunista ha costruito in questi anni una forteopposizione alle scelte politichedel governo Vendola in Puglia.Opposizione sociale e politicafrutto di battaglie nella sanità,contro la devastazione del settore sanitario pubblico, al fiancodegli operai licenziati e perl'ambiente, al fianco dei comitatilocali che si battono contro ladevastazione paesaggistica.Riteniamo che la socialdemocrazia vendoliana sia un ostacolo allo sviluppo delle lotte e chesia un'arma utilizzata dal padronato per bloccare l'avanzatadella conflittualità sociale. Alcontrario, partendo dall'unificazione di tutte le lotte nellequali siamo presenti, noipuntiamo a costruire una veraalternativa di potere dei lavoratori, anticapitalista e rivoluzionaria, e lontana anni lucedalla poetica borghese del governatore pugliese e leader diSel. (26/9/2013)
Sel:tradecadenzaedopportunismoLa finta opposizione dei vendoliani al governo Letta
4 Ottobre Novembre 2013 PROGETTO COMUNISTALAVORO E SINDACATO
La necessità di una svolta dell'opposizione interna
IlcongressodellaCgil:temieprospettive
Alberto Madoglio
Nelle prossime settimane si darà inizio alpercorso di discussioni e dibattiti che
porterà la Cgil a svolgere il suoXVII congresso nazionale entrol'estate del 2014.Dalla precedente assise, tenutasi4 anni fa, parecchie cose sonomutate.La crisi era già esplosa da dueanni, il suo peso sul mondo dellavoro si era fatto sentire immediatamente (come ricorda unarticolo de La Repubblica , nel2009 si è registrato il recordannuale di ore di cassa integrazione, sulla soglia del miliardo),ma è stato a partire dal 2010 chele cose sono ulteriormente precipitate.La crisi dei debiti sovrani hadapprima colpito la Grecia e poisi è rapidamente trasferita adaltri Stati europei, Portogallo,Spagna, Irlanda e Italia, e halambito Francia e Gran Bretagna. Questa situazione ha dato ilvia anche in Italia a una serieininterrotta di attacchi al mondodel lavoro e al welfare state cheha causato un evidente e percerti versi drammatico arretramento dei livelli di vita delle classi subalterne: lavoratori, precari,disoccupati, giovani, donne eimmigrati.Finanziarie “lacrime e sangue”varate dai governi Berlusconi,Monti, politiche di austeritàimposte dalla Troika e fatte proprie da tutti i partiti dello schieramento borghese, Pd in testache oggi esprime anche il Presidente del Consiglio. Ennesimariforma delle pensioni che haaumentato dalla sera alla mattina il numero di anni necessariper beneficiare di un assegnosempre più ridotto, abolizionedell'articolo 18, distruzione del
contratto nazionale, opera iniziata negli stabilimenti Fiat.Tutto avvenuto senza una realeopposizione da parte delmaggiore sindacato italiano, etra i maggiori a livello continentale, la Cgil.
Lo scenario in tempi dicrisi economica
Prima del 2008 la Cgil potevapermettersi di giocare il ruolo difinta opposizione alle decisionidei governi (specie se di centrodestra), quando le condizionieconomiche nazionali, gravi manon drammatiche, consentivano a padroni, sindacati e governo un vergognoso gioco delleparti sulle spalle dei lavoratori.Dopo il 2008 tutto ciò non è statopiù possibile. La necessità di“salvare il Paese”, il farsi caricodel “senso di responsabilità”hanno spinto la Cgil ad accodarsie a sostenere le politiche di austerità a danno di milioni di lavoratori, nel solo interesse delladifesa dei profitti della borghesiaimperialista italiana. In questobreve lasso di tempo abbiamoavuto la dimostrazione di cosaLenin intendesse quando sosteneva che le burocrazie sindacali(e dei partiti operai) erano gliagenti della borghesiaall'interno del movimento operaio. Il gruppo dirigente dellaFiom (ala sinistra della burocrazia) ha impiegato un po' più ditempo ad allinearsi completamente al clima di unione sacraimperante nel paese, ma finalmente il 31 maggio scorso hacalato la maschera, accettandoun accordo che nei fatti cancellail diritto di sciopero nei luoghi dilavoro e impedisce ai sindacati oai delegati non concertativi dipoter essere presenti nellefabbriche e negli uffici: il trionfodel modello Pomigliano.
Questa situazione ha cambiatogli equilibri all'interno dellaConfederazione di Corso Italia.La vecchia minoranza ha capitolato, o meglio ha scelto la collocazione migliore per difendere isuoi privilegi burocratici,rientrando a pieno titolo nellamaggioranza che sostiene la segreteria Camusso.Al momento la sola area organizzata che ha annunciato checontinuerà la sua battaglia diopposizione è la Rete 28 aprile(anche se non è detto che ciòpossa concretizzarsi in un testoalternativo nazionale, dati i limiti antidemocratici che impediscono a chi non ha pesonell'apparato di poter essereadeguatamente rappresentato).Da parte nostra diciamo fin dasubito che sosterremo in ognimodo la battaglia di opposizioneche i compagni della Rete 28aprile faranno nelle assisecongressuali.Tuttavia vogliamo fare alcuneconsiderazioni.
Sulla minoranza dellaRete 28 aprile
Noi non siamo rimasti in nessunmodo sorpresi dalla fine ingloriosa fatta dalla minoranzasindacale nata allo scorsocongresso. Già all'epoca denunciavamo i limiti di quellaalleanza tra varie frazioni dellaburocrazia Cgil che nei fatti nonproponevano una vera rotturacon le politiche concertative chela maggioranza della Cgil avevaseguito per almeno due decenni. Il vero scopo dei proponenti di quel raggruppamento(Fiom, segretari della FunzionePubblica e dei bancari) eraquello di non condividere lacandidatura della Camusso anuova segretaria generale, e ditrovare un modo per difendere i
propri privilegi di castaall'interno della Confederazione.Oggi quell'operazione non hapiù senso ed ecco spiegato il lororitorno nella maggioranza, nonostante una deriva sempre piùa destra della Cgil nell'ultimoquadriennio.Nel nuovo quadro che si è definito, crediamo che sia indispensabile una svolta e un salto politicoorganizzativo della nuovaopposizione in Cgil.Il documento che dovrà esserepresentato e discusso neicongressi di ogni categoria devesenza esitazioni indicare una linea in rottura totale col passato:denunciare le politiche di austerità che hanno impoverito milioni di proletari nel Paese e ilruolo nefasto che la Cgil ha avuto nel non opporvisi, o anzi nel
sostenerle in prima persona.Evitare di creare l'illusione che,per uscire dalla crisi, il sistemacapitalistico abbia bisogno solodi pochi (o tanti, non importa)aggiustamenti strutturali. Bisogna dire con chiarezza che la crisi è frutto intrinseco del sistemacapitalistico e che solo dal suoabbattimento i lavoratori potranno avere dei vantaggiconcreti. Ma ciò non basta. Il migliore e più avanzato documento congressuale nonrimane niente altro che unpezzo di carta se non è sostenutoda un'azione concreta. La Retedeve appellarsi ai suoi sostenitori, in primo luogo, e poi a tuttele avanguardie sindacali, per farsì che queste intervengano e dirigano le decine e decine di lotteche, seppur attualmente isolate,si stanno sviluppando in Italia. Il
fatto che la Rete sia statacompletamente assente a quellache nell'ultimo anno è stata lapiù importante e radicale mobilitazione di classe, quella dei lavoratori della logistica (per lamaggior parte compagni immigrati) è il sintomo di un'opposizione che si limita alle riunionidegli organismi anzichéintervenire nella concretezzadella lotta di classe.Il vero successo della battagliacongressuale non dipenderàdalla percentuale che si avrà allafine delle assemblee, ma dallacapacità della Rete 28 aprile diriuscire finalmente a rappresentare una concreta e realealternativa a un'azione sindacale ormai da troppo temposubalterna alle esigenze delprofitto e della stabilità borghese. (26/9/2013)
E ora gli operai devono riprendersi i loro diritti!
LaFiatriapreleporteallaFiom
Massimiliano Dancelli
Dopo la sentenza dellaCorte costituzionaledello scorso 23 luglio,la Fiat è costretta a fare
buon viso a cattivo gioco econcedere l'agibilità sindacale aidelegati della Fiom, che così,almeno formalmente, tornano afare sindacato in fabbrica. Unavittoria per i diritti dei lavoratori,sembrerebbe. Ma analizzandomeglio i fatti vediamo che non èproprio così.
Vittoria o sconfitta?Certo, che il sindacatomaggiormente rappresentativotra gli operai della piùimportante industria italianavenga nuovamente riconosciutoè un buon risultato per quantoconcerne il diritto del lavoratorea scegliere i propri rappresentanti sindacali (sebbene perora la Fiat si rifiuti di indire nuoveelezioni sindacali in fabbrica). Ilproblema sta nei rapporti che laFiat continuerà a tenere neiconfronti dei delegati e attivistinon proni alle sue direttive, enella politica che la Fiom deciderà di attuare sia confronti dellastessa azienda sia nei confrontidel governo della borghesia.La realtà dice che la Fiom non haper il momento nessun poterecontrattuale nei confrontidell'azienda torinese, come dimostra il fatto che, poco dopo lasentenza dell'estrema Corte, ivertici del lingotto convocavano isindacati firmatari del vigentecontratto (FimUilmFismic) persiglare un nuovo e insufficienteaccordo di piano industriale,escludendo palesemente laFiom. Inoltre continuano, comeci hanno testimoniato e denunciato più volte i delegatiFiom dello stabilimento Fiat
Ferrari di Maranello, le misurerepressive (lettere di richiamo,continui cambi di mansioneecc.) nei confronti dei delegaticombattivi e di tutti gli operaieapertamente schierati coi metalmeccanici della Cgil. Questadebolezza testimonia l'inefficacia della linea politicosindacalefin qui tenuta dalla direzionedella Fiom: un quasi totaleimmobilismo dettato dalla sceltadi affidarsi esclusivamente allagiustizia borghese, rinunciandoquindi in più occasioni alla lotta elasciando spesso i lavoratori inbalia di ricatti e minacce. È veroche a volte è possibile insinuarsitra le distorsioni del dirittoborghese e ottenere risultatiimportanti come questasentenza della Corte costituzionale, ma è altrettanto vero che inquesta società è il padrone adavere le maggiori tutele ed è perquesto, come dicevo sopra, chemolto dipenderà dalla rotta cheLandini e il suo sindacato intraprenderanno da qui in avanti.Purtroppo le prime dichiarazionidel segretario generale dellaFiom non sono rassicuranti inquesto senso: dopo aver applaudito la sentenza, invece diannunciare le prime mosse dilotta per la cancellazionedell'attuale contratto applicatoin Fiat e la riconquista dei dirittitolti ai lavoratori (ad esempio: iprimi tre giorni di malattia nonretribuiti), ha ribadito (facendo ilverso alla Camusso) la necessitàdi una legge sulla rappresentanza sindacale in azienda,elogiando nuovamentel'accordo siglato tempo fa daCgilCislUil e Confindustria. Unaccordo truffaldino che non faaltro che estendere quanto è giàsuccesso in Fiat (ai danni dellaFiom) a tutte le altre industrie, riducendo ulteriormente i diritti
dei lavoratori per quel che riguarda la democrazia sindacaleo il diritto al dissenso e allo sciopero (solo i sindacati riconosciuti avranno il diritto di indire losciopero, per maggiori informazioni su tale accordo abbiamogià scritto diversi articoli che potete trovare sul nostro sitowww.alternativacomunista.org). Se questa è la “svolta” impressada questa sentenza, non possiamo certo parlare di vittoria per ilavoratori, ma piuttosto di ennesimo inganno da parte di burocrati che sarebbero i soli trarrevantaggio da una nuova leggesulla rappresentanza.
Cosa serve davvero?Gli obiettivi del gruppo torinesenon cambiano di una virgola, lanecessità resta sempre quella direcuperare i mancati profitti derivanti dalla crisi sulla pelle deilavoratori: nessuna delle promesse che fecero all'epoca dellafirma del contratto aziendale èstata mantenuta. Il fantomaticoprogetto di “Fabbrica Italia” è rimasto nel cassetto diMarchionne, dei venti miliardi dieuro di investimento sugli stabilimenti del nostro Paese ne è arrivato solo uno per il rilancio ametà di Mirafiori (dove la cassaintegrazione è all'ordine delgiorno), mentre sembrano segnati i destini di Cassino e Pomigliano, per non parlare diTermini Imerese e della Irisbus,chiuse da tempo, e delle migliaiadi lavoratori lasciati perennemente in cassa integrazione. Maè proprio da vicende come quelladei lavoratori dell'Irisbus che laFiom dovrebbe prendereesempio, da persone che nonhanno voluto chinare la testa erassegnarsi al proprio destino.Questi lavoratori hanno portatola lotta dentro e fuori la fabbrica,
portando solidarietà agli altri lavoratori nelle loro stesse condizioni, sfidando più volte ilpadrone e persino gli stessi delegati sindacali.La Fiom deve sfruttare il suorientro in fabbrica per provare adare una svolta definitiva allapolitica di smantellamentoattuata da Marchionne, deveuscire dalla logica dei tribunalidella giustizia borghese perporre le rivendicazioni dei lavoratori su di un terreno piùconflittuale. Deve imporre la suaforza numerica ai vertici dellingotto sul terreno della lotta.Solo così si potrà smantellare ilcapestro contratto Fiat, solo così
si potranno riottenere quei dirittiche il padrone ha vergognosamente negato, solo così si potràevitare la chiusura degli stabilimenti, e solo così si potrà impedire che quanto accaduto in Fiatvenga preso a modello dagli altriimprenditori ed esteso a tutto ilmondo del lavoro. Il Partito dialternativa comunista crede chenon sarà questa la strada cheintenderà intraprendere Landini: per questo facciamo appelloai lavoratori e ai delegati Fiom inFiat affinché facciano pressionesui vertici del proprio sindacato,affinché non cedano ai ricatti delpadrone. Quello che serve sonola lotta dentro e davanti alle
fabbriche, l'unità di tutti i lavoratori Fiat, anche con quelli deglistabilimenti all'estero, che vivono le stesse se non peggioricondizioni di precarietà emancanza di diritti. Quello di cuihanno bisogno i lavoratori è unsindacato che lavori per la salvaguardia dei loro interessi, unsindacato indipendente dallelogiche del padronato e coordinato anche a livello internazionale, un sindacato di lotta e nonun sindacato che continui aconcertarebriciolecheoltretuttonon riesce ad ottenere. In unaparola: un sindacato di classe!(23/9/2013)
PROGETTO COMUNISTA Ottobre Novembre 2013 5LAVORO E SINDACATO
L'attualitàdellabattagliaperilsindacatodiclasseFrenare le“larghe intese”tra burocrazie sindacali,padroni e governo
Fabiana Stefanoni
Mentre sulla pelle di milioni di lavoratrici e lavoratori si consumanole “larghe” intese tra le
burocrazie sindacali, il governo eConfindustria, in Italia non c'è ancora, da parte della classe lavoratrice,una risposta di lotta adeguata. Lottedure e radicali negli ultimi mesi nonsono mancate: basta citare la lotta deilavoratori della logistica, in gran partilavoratori immigrati, organizzati nelsindacato di base (Si.Cobas). Non solo: sono centinaia le vertenze in corsonelle fabbriche e nei luoghi di lavoro,ma nessuna sembra riuscire a innescare la protesta di massa che servirebbe per iniziare a ribaltare irapporti di forza tra proletariato eclasse borghese.
L'egemonia incontrastatadegli apparati burocratici
È un dato di fatto: gli apparati di Cgil,Cisl e Uil godono ancora di un'egemonia incontrastata tra la classe lavoratrice. Non riconoscerlo significaconfondere i desideri con la realtà. Adoggi, i settori maggioritari della classeoperaia scendono in piazza o in sciopero solo se chiamati dalle direzionisindacali burocratiche delle treprincipali confederazioni sindacali,in primis la Cgil (che è, in termini numerici, il primo sindacato in Italia).Perché avviene questo? Uno dei motivi è sicuramente la forza economicae organizzativa di questi apparaticoncertativi, che vivono di finanziamenti (diretti o indiretti) dello Statoborghese. Ma pensiamo anche che sisconti, in Italia, l'assenza di un sindacato di classe e di massa in grado dirappresentare un punto di riferimento alternativo rispetto alle direzioni burocratiche. Il quadro delsindacalismo “conflittuale” di casanostra, sorto per lo più tra la fine deglianni Settanta e gli anni Ottanta daesperienze di autorganizzazione deilavoratori (da qui l'aggettivo “di base”utilizzato ancora oggi per indicare isindacati non concertativi), nel corsodi questi ultimi decenni si è caratterizzato per una progressivaframmentazione e un conseguenteindebolimento. Con il riflusso dellelotte da cui erano originariamentesorti, i sindacati “di base” hanno conosciuto spesso al loro interno fenomeni di burocratizzazione, con lacostruzione di piccoli apparati prividi spazi di democrazia interna. Nonsolo: spesso i principali dirigenti diquesti sindacati hanno soffiato sulfuoco della frammentazione, alimentando atteggiamenti settari e autoreferenziali, arrivando talvolta adadditare gli altri sindacati di base come “nemici da combattere”, anzichéconsiderarli come alleati nello stessofronte di lotta. Basta citare la diatribatra Usb e Cub, finita con reciprochedenunce nei tribunali borghesi, peravere un'idea dello stato di agonia incui si trova buona parte del sindacalismo di base.Ciò significa prendere atto che l'ipotesi di costruzione di un sindacalismo di base, di classe e conflittuale èdefinitivamente fallita? Noi credia
mo di no. L'esperienza di altri Paesi,come quella del Brasile, con la CspConlutas in forte crescita sull'ondadelle mobilitazioni di questi mesi (sivedano gli articoli sull'argomentonelle altre pagine), ci parla di grandipotenzialità per lo sviluppo di unsindacalismo di classe e di base. Conl'accentuarsi della crisi sono destinate a inasprirsi le contraddizioniinterne agli apparati concertativi: leburocrazie, che mirano allaconservazione dei propri privilegimateriali, non hanno ormai più briciole da distribuire ai lavoratori perammansirli e convincerli che devonostare zitti e buoni (o al massimo farequalche innocua passeggiata inoccasione di innocui sciopericchi).Le contraddizioni materiali dovutealla crisi del sistema capitalisticometteranno all'ordine del giorno lanecessità di un sindacalismo di lotta,avente come protagonisti gli stessilavoratori. Ma, come dimostral'esperienza storica, in questo ambito non esistono automatismi: in Brasile è stato possibile costruire unsindacato come la Conlutas perchéesisteva un partito rivoluzionario radicato (il Pstu, sezione della LegaInternazionale dei Lavoratori) che hadato un contributo fondamentaleallo sviluppo di un sindacalismo diclasse. Per questo, crediamo cheanche in Italia lo sviluppo di un partito rivoluzionario (progetto nel quale
sono impegnati i militanti del Pdac)potrà contribuire a rafforzare la lottaper costruire quel sindacato di classee di massa che ancora manca.
L'accordo vergogna sullarappresentanza
La frammentazione, la debolezza e ilsettarismo delle organizzazionisindacali “di base” ha indirettamenterafforzato il nemico di classe e gliapparati burocratici concertativi. Ilpadronato, consapevole di stare seduto su una pentola a pressione chepotrebbe esplodere da un momentoall'altro, oggi gioca d'anticipo. Perquesto ha stipulato un accordo (chediventerà probabilmente legge) conCgil, Cisl, Uil che prevede la cancellazione della possibilità stessa di un
sindacalismo combattivo, vincolando la partecipazione alle trattativea percentuali minime troppo alte perle organizzazioni di base (considerata la spietata concorrenza sleale, finanziata dallo Stato borghese, di Cgil,Cisl e Uil) e ridimensionando il dirittodi sciopero (e persino di ricorso legale) nel caso di accordi approvati dallamaggioranza delle sigle sindacali. Peredulcorare la pillola amara, burocrazie e padroni garantiscono che tutto
ciò avverrà fatta salva una “consultazione referendaria” tra i lavoratori. Sitratta, in poche parole, dell'estensione del “modello Pomigliano” dellaFiat a tutto il mondo del lavoro. Nelgruppo Fiat l'utilizzo di accordi trasindacati complici del padrone, associato a un referendum farsa sotto ricatto occupazionale, è stato unmezzo utilizzato da Marchionne peremarginare la Fiom di Landini. Logica vorrebbe che oggi Landini si opponesse a questo accordo: e invece èproprio il contrario. Landini giudica“positivamente” l'accordo sullarappresentanza, e promette quindi aipadroni che in cambio di un ritorno altavolo delle trattative e di qualcheprivilegio economico (utile per le tasche degli uomini dell'apparato, manon certo per quelle degli operai) sarà
disposto a rinunciare al conflitto.È anche per l'atteggiamento vigliacco della direzione della Fiom(che, oltre ad organizzare la maggioranza degli operai metalmeccanicisindacalizzati, è stata punto di riferimento delle battaglie per la democrazia sindacale) se fino ad oggi nonsi è sviluppata nessuna azioneconflittuale e di sciopero controquesto accordo vergognoso. Chi nepagherà le spese non saranno solo isindacati di base (che verrannoesclusi dalle trattative e dalla rappresentanza in fabbrica) ma anche glistessi delegati della Fiom, che nonavranno più agibilità sindacale realenelle fabbriche e, come già avvieneoggi nel gruppo Fiat, saranno costretti all'impotenza.
Lo sciopero del 18 ottobreLo sciopero generale del sindacalismo di base del 18 ottobre rappresenta un momento importate. Noncapita spesso di vedere tutte (o quasitutte) le sigle del sindacalismo nonconcertativo unite in un'azione disciopero generale. L'ultima azioneunitaria si è avuta in occasione dellosciopero contro la riforma del lavoroa firma Fornero. Allora si trattò di unosciopero di piccole dimensioni, chenon riuscì ad attrarre settori consistenti della base dei sindacaticoncertativi. Questa volta lo scioperocade dopo altri due anni di continuiattacchi alle masse lavoratrici ed èproclamato in autunno, un momento tradizionalmente più favorevole per la riuscita degli scioperigenerali. E tuttavia è uno scioperoche, ancora una volta, è partito con ilpiede sbagliato. I sindacati promotori, a parte qualche incontro alvertice, non hanno fatto molto perfavorire una reale unificazione degliattivisti e dei lavoratori delle siglesindacali promotrici. Non sono stateconvocate assemblee unitarie neiluoghi di lavoro o nelle città (a partepochissime eccezioni). Non si ècercato di allargare il fronte dellosciopero alle associazioni e aicollettivi studenteschi o ai movimenti per la casa, per la difesadell'ambiente (che, infatti, manifestano a Roma il 19 ottobre, cioè ilgiorno dopo...). È mancato persinoun coordinamento minimo dellemanifestazioni e delle azioni di lottapreviste per il giorno dello sciopero(ognisindacatofaràunpo'quellochecrede, senza confronto con gli altri).È chiaro che, con queste premesse, losciopero nasce debolissimo. Non solo: laddove dovesse anche riuscire intermini di adesioni e partecipazionealle manifestazioni, rischia difermarsi ad una dimostrazioneestemporanea, senza favorire unpercorso di lotta e di coordinamentodi lungo periodo.Ovviamente, il Pdac sarà in piazza il18 ottobre, si è attivato per la miglioreriuscita dello stesso e, soprattutto, sibatteràperchéil18ottobresia l'iniziodi un nuovo ciclo di lotte. Siamoconsapevoli e per questo contribuiamo, con tante altre realtà operaie, politiche e di movimento, alrafforzamento del CoordinamentoNo Austerity che solo l'estensione el'unificazione delle lotte puòpermettere un salto di qualità nelloscontro di classe con il padronato.Quello scontro di classe da cui puòsorgere un'alternativa di sistema,unica risposta alla crisi profonda delcapitalismo. (27/9/2013)
MMoonnooppoollii ((BBaa))Prosegue la vertenza dei lavoratori dellaEcoleather di Monopoli nel Sud Est barese. Unavertenza nata nel 2012 e che, con un piano didelocalizzazione in Romania che ha portato allachiusura del reparto taglio, ha mobilitato alcunedecine di lavoratori contro i licenziamenti. Si trattadell'ennesima concretizzazione dell'adagiocorrente che prevede lo sfruttamento di territorioe dei lavoratori da parte di padroni senza scrupoliche utilizzano agevolazioni contributive, fiscali efinanziamenti pubblici per alcuni anni, per poicedere rami d'azienda o chiudere tutta la fabbricae trasferire la produzione in altre Stati dove lamanodopera costa ancora di meno del Sud Italia.Il Pdac continuerà a sostenere la lotta deilavoratori della Ecoleather, unificandola a quelladelle altre fabbriche in lotta.NNaappoolliiLa direzione della Unicoop ha annunciato nelmese di settembre il licenziamento di 250lavoratori dei punti vendita di Afragola (225dipendenti) e di altri a Quarto, Avellino e viaArenaccia a Napoli (in tutto 25). Dopo essere salitisui tetti del negozio Unicoop di Afragola e nonaver ottenuto nulla se non la conferma deilicenziamenti da parte delle cooperative “rosse”, ilavoratori continuano la mobilitazione dura controuna decisione padronale che punta aridimensionare la forza lavoro dei quattro puntivendita campani.VVaarrssaavviiaaProsegue la mobilitazione dei lavoratori contro lepolitiche di austerity del governo polacco guidatoda Donald Tusk, conservatore e sfrenatoesecutore delle politiche liberiste promossedall'Unione europea. La Polonia è stataparalizzata per tre giorni da cortei emanifestazioni contro le misure di lacrime esangue volute dal governo che vedono tra l'altrol'innalzamento dell'età pensionabile che passada 65 a 67 anni, ulteriore flessibilità sul lavoro concontratti sempre più precari e tagli ai fondi suscuola pubblica e sanità. Si tratta di una veramannaia contro i lavoratori polacchi già strematidagli effetti della crisi capitalista che colpisceanche la Polonia. Sono stati organizzati picchettidavanti ai ministeri degli Interni, della Sanità, deiTrasporti, del Tesoro, del Lavoro edell'Educazione, con centinaia di migliaia dimanifestanti scesi in piazza. La partecipazionepopolare è culminata in una grandemanifestazione finale che ha fatto scendere amanifestare circa 120 mila persone control'austerità imposta dal governo di Tusk e dallaTroika. Se il governo polacco non ritirerà questenorme antipopolari su scuola, sanità e lavoro, ilavoratori proclameranno uno sciopero generaleche punterà a mettere in ginocchio il governo finoalla sua caduta.OOrriiggggiioo ((VVaa))Il Pdac solidarizza con i compagni delsindacalismo di base e del comitato di sostegnoalla lotta dei lavoratori delle cooperative inappalto dei magazzini Bennet di Origgio nelvaresotto. Si tratta di una lotta durata vari mesi ecominciata nel 2008 che ha portato amiglioramenti salariali nonostante in questosettore le condizioni lavorative siano moltonegative per i lavoratori. Le denunce concomunicazioni di rinvio a giudizio sono arrivatedopo tre anni per colpire proprio la parte piùavanzata della lotta legata per lo più alsindacalismo di base e combattivo e al comitato disostegno alla stessa, proprio mentrecominciavano a diffondersi le vertenze nel settoredella logistica per Esselunga, Dhl, Il Gigante eOrtomercato Milano. Nelle cause si sonocostituite in giudizio Italtrans, Bennet e tutte lesocietà appaltatrici che chiedono il risarcimentodanni per i mancati profitti derivanti dagli scioperia ripetizione nel settore.VViittttoorriioo VVeenneettoo ((TTvv))Continua la vertenza dei lavoratori delle officineSan Giacomo di Vittorio Veneto nel trevigianocontro l'aumento quadruplo dei buoni mensadettato dalla necessità padronale di ridurre i costipersino in questo settore. I lavoratori dopo unosciopero di un giorno continuano la vertenzaperché la crisi aziendale non venga pagata comesempre dai lavoratori.TTaarraannttooI 50 lavoratori della Emmerre che lavora in appaltoall'Ilva di Taranto continuano la lotta dopo esserestati sui tetti dell'acciaieria con i lavoratori chemanifestavano contro il licenziamento di MarcoZanframundo, operaio del reparto movimentoferroviario. I lavoratori della ditta appaltatricesono stati scaricati dal colosso retto dai Riva egestito dal commissario governativo Bondi eadesso si trovano senza alcuna tutela sociale. IlPdac sostiene la lotta di questi lavoratori e ritieneche l'unica soluzione per l'Ilva sia quella dellanazionalizzazione senza indennizzo, conriconversione e gestione operaia. Questa èl'unica soluzione che possa salvaguardarel'ambiente tarantino e i lavoratori Ilva stessi. Ilavoratori delle ditte appaltatrici invece vannointernalizzati, eliminando così lo sfruttamentoche deriva dagli appalti e subappalti.
LLoottttee eeMMoobbiilliittaazziioonniiRubrica a cura di MMiicchheellee RRiizzzzii
6 Ottobre Novembre 2013 PROGETTO COMUNISTAMOBILITAZIONI IN BRASILE
Mauro Buccheri
Negli ultimi mesi il Brasile è salito alla ribaltadelle cronache in tuttoil mondo per la radicali
tà e la continuità delle lotte e dellemobilitazioni. Il governo di DilmaRousseff, in carica dal gennaio2011, in perfetta continuità colprecedente esecutivo di Lula, hapromosso negli anni una politicafilopadronale caratterizzata daprivatizzazioni, tagli alla sanità eall'istruzione, regalie alle grandiimprese, apertura al capitale straniero e attacco ai diritti dei lavoratori.I governi a trazione Pt (Partito deilavoratori) di Lula e Dilma, nonostante l'indirizzo politico pesantemente antipopolare, sono riuscitituttavia a contenere a lungo ilmalcontento dei brasiliani attraverso l'elargizione di promesse equalche elemosina al sottoproletariato, come la “Borsa familia”,progetto assistenziale lanciato daLula nel 2006. Il castello di sabbianon poteva però reggere a lungo, enegli ultimi mesi il sistema economico e politico brasiliano ha mostrato le prime crepe.
Dal Pinheirinhoa Belo Monte
La rivolta della favela di Pinheirinho a San Jose Dos Campos, il 23gennaio 2012, rappresenta unodegli episodi più significativi nelrecente processo di ascesa dellelotte in Brasile. In quella circostanza, migliaia di persone hannotentato un'eroica resistenzacontro il massiccio interventooperato dalle squadre antisommossa della polizia militare diSan Paolo per sgomberare l'area“occupata” dalla favela, un'area cuile autorità locali erano evidentemente interessate non per la riqualificazione urbana quanto perla speculazione edilizia.Più meno nello stesso periodo iniziava nei pressi della città di Altamira, nello Stato del Parà, lacostruzione della diga di BeloMonte, un'opera faraonica sostenuta dai governi di Lula e Dilmache rischia di avere un impatto devastante dal punto di vistaambientale. La costruzionedell'opera, grazie alla quale alcuneimprese private contano di fareingenti profitti, è stata duramenteavversata per anni dalle popolazioni indigene che hanno promosso una lunga battaglia legale. Ipadroni però hanno avuto la meglio su quel terreno, e i cantieri sono stati avviati facendo registrareun pesantissimo sfruttamento deilavoratori impiegati. Questi hannocominciato una lotta che ha avutodelle tappe importanti negli scioperi del 25 novembre 2012 e del 5marzo 2013, e che non si è arrestatanemmeno davanti alle minacce ealla repressione violenta (il 10 aprile scorso tre operai sono scomparsie altri tre sono stati arrestati). Nella
resistenza del Pinerinho hannoavuto un ruolo di primo piano icompagni del Pstu, la sezione brasiliana della Lit (Lega Internazionale dei Lavoratori).
La lotta degli operai dellaGeneral Motors
Sul fronte operaio, la resistenza allepolitiche filopadronali del Pt, coperte dalle grandi organizzazionisindacali burocratizzate (come laCut e For�a sindical), ha conosciuto uno snodo importante con lemobilitazioni dei lavoratori dellaGeneral Motors. Di fronte alle minacce della multinazionaledell'automobile, che volevaimporre la riduzione dei salari paventando in caso contrario la chiusura della fabbrica e ladelocalizzazione (che avrebbecomportato la perdita del lavoroper 1800 operai), i lavoratori sonoriusciti a mettere in campo una resistenza di forza uguale e contrariaa quella dei padroni. Gli operai,infatti, non si sono piegati al ricattodi una grande impresa che, nonpaga dei cospicui finanziamenti ricevutinegliannidaigovernidiLulae Dilma, e degli ingenti profittimaturati sulla pelle dei lavoratori,era pronta a passare anche sul lorocadavere. Attraverso una durissi
ma lotta gli operai sono riuscitiinfatti a fare arretrare la GM.Questo importante risultato è statoraggiunto grazie anche aun'intensa opera di divulgazione,che ha fatto uscire la vertenza GMal di fuori de confini locali e gli hagarantito una solidarietà internazionale, concretizzatasi nellagiornata mondiale di solidarietàagli operai della GM del 23 gennaio2013. A dimostrazione del fatto chel'unità dei lavoratori è un'arma decisiva, capace di rafforzare la resistenza agli attacchi del capitale.Decisiva è stata anche la radicalitàdelle lotte, con manifestazionicontinue e blocchi autostradali,all'interno delle quali un ruolo diprimo piano ha giocato la Csp
Conlutas (in prima linea anchenella lotta a fianco degli operai diBelo Monte), il più grande sindacato di base dell'America latina, eprimo sindacato nello stabilimento GM di Sao José DosCampos, mentre le burocraziesindacali – come al solito – cercavano di fare da estintore sociale abeneficio dei padroni.
Le mobilitazioni di giugnoNel mese di giugno la mobilitazione in Brasile ha conosciutoun'accelerazione, assumendo unaradicalizzazione e una diffusionemai viste negli ultimi venti anni. Lamiccia che ha innescato il potenziale esplosivo è stato il rincarodelle tariffe del trasporto urbano,in un Paese già fortemente segnatodalla povertà e vessato dalle politiche antipopolari. Il 10 e l'11 giugnomigliaia di persone – principalmente studenti e lavoratoriprecari sono scese in piazza, a Riode Janeiro e a San Paolo, manifestando contro il carovita e reclamando a gran voce il diritto ad unfuturo e a una vita dignitosa. Destinatario principale delle proteste,che si sono presto diffuse in altrecittà brasiliane, è stato il governo diDilma Rousseff, un governo chenonostante i pesanti attacchi allostato sociale non esita poi a elargire
cifre da capogiro per organizzare iprossimi mondiali di calcio. La risposta del governo davanti alleproteste popolari ha assunto la fisionomia della repressioneselvaggia. Gli stati maggiori del Ptinfatti (allineandosi alle posizionidella destra) hanno criminalizzatoi “rivoltosi”, potendo vantare comesempre il supporto della stampa disistema, e invitato la polizia adintervenire con durezza. Inviti chele forze dell'ordine borghese nonhanno esitato a recepire,mettendo in atto in ogni città dellepesanti repressioni, con numerosiferiti e arresti. La repressionetuttavia ha avuto l'esito opposto aquello sperato dai padroni, inquanto ha favorito la radicalizza
zione della lotta, con diverse categorie di lavoratori e settoripopolari e sindacali che si sonouniti alla protesta studentesca. Lemobilitazioni, infatti, sono proseguite per diversi giorni inparecchie città facendo registrarefolle oceaniche di manifestanti, edepisodi particolarmente significativi come l'occupazione delParlamento operato a Brasilia damigliaia di studenti e lavoratoririusciti a sfondare il cordone dellapolizia.
Il ruolo della CspConlutase del Pstu
Le proteste sono riuscite ad ottenere sin da subito importanti risultati, col ritiro del rincaro delletariffe dei trasporti in diverse città,come Porto Alegre e Natal. Ma lemobilitazioni non si sono arrestate, e a Rio de Janeiro il 20 giugnosi è svolta la più grande manifestazione mai vista nel Paese, con unapresenza di manifestanti stimataintorno al milione di unità, a dimostrazione del fatto che i settori mobilitati non sono più disposti araccogliere le briciole. E a niente èvalso il tentativo della borghesia diinfiltrare i cortei con provocatorinonché con squadre fascistesupportate dalla polizia.Anche nel caso delle grandi mobilitazioni di giugno, un ruoloimportante è stato svolto dallaCspConlutas, così come da Anel, ilsindacato studentesco che aderisce a CspConlutas. E anche stavolta decisivo è stato il raccordodelle lotte: in tal senso, essenziale èstato il lavoro svolto dai compagnidel Pstu, partito nato nel 1972 cheha conosciuto in questi anni unforte sviluppo grazie alla coerenzadi un'attività politica di assolutaopposizione ai governi e alla classepadronale. Il Pstu è riuscito infatti aguadagnare al proprio programmarivoluzionario i settori piùavanzati della classe operaia e deimovimenti di lotta, svolgendo intutte le più importanti lotte delPaese un ruolo di primo piano: dal
movimento del Pinheirinho allemobilitazioni della General Motors, fino ad arrivare alle mobilitazioni di massa di quest'estate. Nona caso, il Pstu è stato bersaglio di feroci attacchi da parte dei partiti padronali e degli ambienti piùreazionari della politica brasiliana,che vedono nei rivoluzionari ilprincipale nemico da combattere.
Le mobilitazioni di luglio ela visita del papa in Brasile
La conferma del fatto che i settorimobilitati non intendevanofermarsi si è avuta in occasionedella grande giornata di mobilitazione contro il governo dell'undiciluglio, convocata dalle centralisindacali su una piattaforma cherivendicava, oltre a maggiori risorse per l'istruzione, la sanità e itrasporti, anche la riduzione delleore di lavoro a parità di salario,l'adeguamento salariale, la riforma agraria, il ritiro delle controriforme sulle pensioni. La giornatadell'undici luglio è stata caratterizzata da blocchi stradali, manifestazioni e scioperi in quasi tutti glistati della repubblica federale brasiliana. Rispetto alle manifestazioni di giugno, nate in manieraspontanea, stavolta la mobilitazione è stata organizzata dalleorganizzazioni di classe dei lavoratori, col risultato che si è riuscitoa coinvolgere ulteriori settoridell'economia, con blocchi difabbriche e aziende a San Paolo,San José dos campos, Rio de Janeiro, con cortei e blocchi dei mezzi ditrasporto in parecchie città. Insegnanti, lavoratori del settore edile edelle banche pubbliche hannopreso parte in diverse città alle iniziative di protesta e non sonomancate le occupazioni di edificigovernativi, come nel caso di PortoAlegre.Le manifestazioni di piazza sonoseguite nei giorni seguenti: ne saqualcosa il papa, che proprio a fineluglio si è recato in Brasile, destando legittime perplessità in chiha fatto notare come le enormispese per il suo viaggio (parecchiedecine di milioni di euro) avrebbero potuto essere impiegate perinvestire nella scuola e nella sanitàpubblica! Mentre il papa il 23 lugliosi incontrava con Dilma Rousseff aRio de Janeiro, per le strade infuria
va l'ennesima protesta popolare,che ha destato non poche ansie neipadroni, preoccupati per l'incolumità del “santo” pontefice, costringendo le forze dell'ordine aglistraordinari per reprimere i manifestanti.
Lo sciopero del 30 agostoE arriviamo dunque ai fatti più recenti, col grande sciopero indetto
per il 30 agosto dai sindacaticonflittuali. Una giornata di lotta eparalisi che ha interessato granparte del Paese e che ha mostratocome la mobilitazione popolare inBrasile è lungi dall'essersi fermata,nonostante i soliti tentativi di boicottaggio operati dalla Cut e daglialtri sindacati filopadronali, checerto hanno impedito alla mobilitazione di avere effetti ancora piùdirompenti. I minatori, i lavoratoridei settori metalmeccanico e petrolifero hanno dato unimportante contributo, e anchestavolta blocchi delle strade, deimezzi di trasporto, delle fabbrichee delle raffinerie hanno interessatodiverse città, da San Paolo a Belem,da Santos a Fortaleza. Anche stavolta la CspConlutas e l'Anelhanno svolto un ruolo importantenell'organizzazione della mobilitazione, così come un ruolo di primo piano è stato svolto dal Pstu nelfavorire il raccordo delle vertenze edei diversi settori mobilitati.L'obiettivo adesso è dare continuità alla lotta e premere sulleorganizzazioni sindacali affinchémobilitino le loro basi intorno auna piattaforma rivendicativa radicale che rifiuti ogni tentativo dicompromesso al ribasso operatodalle burocrazie politiche e sindacali al libro paga del padronato.Certamente la lotta non si fermaqui, e le masse popolari brasilianecostituiscono oggi un esempio peril proletariato mondiale. Il livellodello scontro si alza, e in Brasile inparticolare la vittoria delle classisubalterne contro il capitalismopassa attraverso il rafforzamentodelPstuedellaLegaInternazionaledei Lavoratori (di cui il Pdac è sezione italiana). L'unico obiettivoche potrà garantire alle masse brasiliane un futuro migliore è la presadel potere politico e l'abbattimento del sistema capitalista.(23/9/2013)
Il ruolo del Pstu (sezione brasiliana della Lit) e del sindacato di base CspConlutas
L'esemplareascesadellelotteinBrasile
PROGETTO COMUNISTA Ottobre Novembre 2013 7MOBILITAZIONI IN BRASILE
Intervista ad Antonio Ferreira,dirigente del Pstu,sezione brasiliana della LitQuarta Internazionale
a cura di Matteo Bavassano
Lultima manifestazionedella lotta di classe a livellomondiale ha lasciatomolti in preda allo stupo
re. Quest'estate, infatti, il Brasile diDilma e Lula, tanto decantato dairiformisti anche nostrani qualemodello di sviluppo possibile perun capitalismo dal volto umanoche possa riunire le esigenze dei lavoratori a quelle dei padroni, èstato scosso da manifestazionioceaniche di milioni di personeche protestavano proprio contro ilgoverno del Pt. Ci facciamoraccontare cosa è successo daAntonioFerreira,dirigentedelPstue di CspConlutas, che è rimastoalcune settimane in Italia partecipando a varie iniziative di lotta (daun dibattito sul Pinheirinho in Valdi Susa alla manifestazione di Piacenza contro il regime militare inEgitto e contro la guerra in Siria, fino ai picchetti notturni davantiallo stabilimento di Pomigliano).
Toninho, parliamo delle mobilitazioni di giugno e luglio in Brasile.Qualèstatalaragione(oleragioni)di queste manifestazioni?
Quelle manifestazioni erano collegate alle manifestazioni che si sonoavute in quasi tutto il mondo. Inparticolare in Nord Africa, MedioOriente e in parte dell'Europa.Quello che è successo è stato il risveglio dei giovani, della classe lavoratrice e delle masse popolari ingenerale, in una stessa lotta contro igoverni municipali, statali e federali. Il popolo brasiliano ha smesso dicredere alla propaganda del governo che diceva che la vita è migliorata. La gente ha cominciato arendersi conto che quello che èrealmente migliorato sono solamente i profitti e la ricchezza deigrandi impresari. È per questa ragione che milioni di persone sonoscese in strada a manifestare. Lascintilla è stata la lotta conto l'aumento del biglietto degli autobusnella città di San Paolo, che poi si èdiffusa in tutto il Paese. Ma era evidente durante le mobilitazioni chenon si lottava soltanto per l'aumento di 20 centesimi dei biglietti.Nelle manifestazioni è stata espressa tutta l'indignazione e la rivoltacontro i potenti. Le persone nellepiazze hanno espresso le loro rivendicazioni con striscioni ecartelli: per maggiori fondi all'istru
zione e alla sanità pubblica, per piùscuole e asili, per alloggi a prezziaccessibili, contro la corruzione,contro i politici ecc… Vale a dire, èstata una protesta contro tutti i governi, contro i partiti e i politiciborghesi.
Quali sono stati i soggetti socialiche sono scesi in piazza a manifestare?In un primo momento sono stati igiovani a manifestare in formaspontanea insieme con settori dellemasse popolari, con l'appoggio dicirca l'80% della popolazione brasiliana.Dopodicheèentratainscena la classe lavoratrice: l'11 luglio èstato un giorno di mobilitazionenazionale, proclamato dallecentrali sindacali che ha paralizzato milioni di lavoratori, con ilblocco di 25 strade federali e moltealtrestatali intuttoilPaese.Così i lavoratori sono entrati in lotta per unaumento generale dei salari, controi tagli alle pensioni, contro la privatizzazione del petrolio, per la riduzione della giornata lavorativa econtro la precarizzazione el'outsourcing. L'11 luglio è statauna giornata fondamentale perl'entrata in campo della classe lavoratrice nelle mobilitazioni.
Qual è stata la reazione del governo di Dilma Roussef e del Pt difronte alle mobilitazioni? Equello della Cut?La reazione del governo e del Pt èstata di forte stupore. Il governo diDilma Rousseff è stato come stordito dalla forza delle mobilitazioni.Per cercare di contenere le manifestazioni, ha avanzato la proposta diuna specie di referendum popolaresulle riforme politiche, perché neicortei c'erano centinaia di striscioni e di cartelloni, con delle scritteche attaccavano i politici e la corruzione, cui si aggiungevano gli slogan scanditi dai manifestanti.Anche il Pt è stato sorpreso e
sconvolto, i suoi leader non riuscivano a credere a ciò che stava accadendo. L'ex premier Lula hapassato diversi giorni senza avere ilcoraggiodiproferireancheunasolaparolaequandoharipresoaparlareè stato solo per dire che il Pt dovevamodernizzarsi, prestare maggioreattenzione ai media e soprattuttoalla comunicazione attraversointernet. L'insieme del Pt rimasequindi paralizzato. Anche la Cut, inquanto braccio sindacale del Pt, haavuto esattamente la stessa reazione di disorientamento, ed anchealtre istituzioni, come il Congressoo i partiti borghesi sono stati comestorditi dalle imponenti manifestazioni delle masse popolari brasiliane.
Qual è stato il ruolo del Pstu e diCspConlutas nelle manifestazioni?Il Pstu ha partecipato da subito allemanifestazioni, non soloappoggiandole e supportandole,ma anche facendosene egli stessocopromotore in diverse città delBrasile. La Conlutas, invece, attraverso le organizzazioni sindacali, ilsindacato degli studenti, l'Anel,insieme con Luta popular, unaorganizzazione di senza tetto, hagiocato un ruolo nelle giornate brasiliane di giugno e luglio. Abbiamopartecipato con le nostre bandiere,portando in piazza la nostra chiaraposizione politica d'opposizione algoverno e di difesa dei lavoratori,dei giovani e della popolazione piùpovera.La Conlutas insieme con altrecentrali sindacali ha convocato erealizzato la grande mobilitazionedel giorno 11 di luglio, cui ho giàaccennato precedentemente e cheha visto la paralizzazione di settoriimportanti dell'economia, conblocchi della circolazione stradalein decine di strade ed autostrade,stataliefederali.Èstatoilpiùgrandesciopero generale in Brasile degli
ultimi anni e Conlutas ha avuto unruolo importante anche a livello dipartecipazione in questa giornatadi lotta.
Dopo lo sciopero del'11 luglio èstata indetta un'altra giornata dimobilitazione nazionale per la fine d'agosto. Come si è svolta questa ennesima giornata di lotta?Il giorno 30 d'agosto è stata proposta una giornata di sciopero generale che bloccasse il Paese, con loscopo di dare continuità alla lottadei lavoratori all'interno della mobilitazione generale. Purtroppo, laCut e altre centrali sindacali, dopoaver dato la loro adesione alla mobilitazione, senza però impegnarsirealmente nell'organizzazionedello sciopero, hanno ritirato la loropartecipazione a questa giornata dilotta, che è stata però moltoimportante, con diverse manifestazioni in tutto il Brasile, con blocchidella produzione in molte fabbriche, scioperi dei trasporti e dellapubblica amministrazione in moltecapitali. La cosa più importante èche questa giornata di mobilitazione è servita per incoraggiare le categorieprofessionaliaentrareinlotta.
Dopoil30agostoinmoltefabbrichesi stanno verificando, e in alcunicasi si sono già conclusi, scioperiper l'aumento dei salari. La lottanon è ancora finita, la lotta continua…
Le mobilitazioni quindi stannocontinuando? Come credi che sisvilupperàilmovimentodimassain Brasile?Dopo le manifestazioni generali,varie categorie sono entrate insciopero per delle loro rivendicazioni specifiche. Le mobilitazioniproseguono in vari Stati. Ci sonoscioperi molto forti dei lavoratori eanche degli studenti nelle università. Diverse camere municipali sono state occupate daigiovani, mentre si stanno sviluppando diversi movimentid'occupazione di terreni, tantonelle città come nelle campagne.Ci sono grandi manifestazioni chechiedono le dimissioni d'alcunigovernatori della provincia di Riode Janeiro e d'altri Stati. Cioè lalotta,ancheseperoranoninformacentralizzata ed unificata, continua in tutto il Paese.
IlavoratoriinlottasfatanoilmitodelBrasileprogressistadiLula
di Laura Sguazzabia
Lestate appena trascorsa havisto il divampare di numerosi focolai di rivolta intante parti del mondo: la
partecipazione delle donne è statamassiccia, eppure non sufficientemente documentata dagli organidi stampa ufficiali se non per risvolti folkloristici o sessisti. Tuttavia non è possibile ignorarne ilcoinvolgimento, omettendo ledonne dagli avvenimenti della storia come troppo spesso accade econsiderando il loro contributocome meno incisivo di quello degliuomini. Di fronte ad eventi rivoluzionari le donne comprendonoche è possibile modificare il lororuolo e non si sottraggono alla responsabilità di intervenire,combattendo per cambiare un sistema che le opprime in doppiamisura, a qualsiasi latitudine olongitudine esse siano.
Il“Movimento Donne inlotta”in Brasile
Mentre scriviamo quest'articolo,in Brasile si prepara il 1° incontronazionale del “Movimento Donnein Lotta” che raggruppa migliaia didonne (molte provenienti daisettori edile e metalmeccanico),importante parte della Csp Conlutas, il sindacato di base più grandedell'America Latina, a capo dellerivolte dei mesi estivi e dello sciopero del 30 agosto che ha paralizzato lo Stato sudamericano:durante le manifestazioni le donneaderenti al Movimento sono scesein piazza ed hanno affrontato icorpi speciali inviati dall'ex guerrigliera, ora capo di Stato, DilmaRousseff.Nel documento che annuncia
l'incontro, le “Donne in Lotta” ripercorrono le tappe che le hannoportate ad aderire alle manifestazioni e alle lotte contro l'aumentodel biglietto nei trasporti, la primascintilla dei fatti brasiliani: non nascondono che molte di loro hannocreduto alle promesse elettoralidella Rousseff, in quanto prima ditutto donna, di sinistra, con unlungo curriculum di militante ecombattente; ma oggi affermanoche quel governo non opera diversamente dagli altri che lo hannopreceduto ed anzi affonda conmaggior precisione gli attacchi allacondizione femminile. Per questeragioni annunciano il proseguimento della loro battaglia articolando una piattaformarivendicativa, soprattutto basatasull'indipendenza di classe dal governo Dilma e sulla necessità dellacostruzione di un'economia socialista, che va dalla richiesta diservizi pubblici alla legalizzazionedell'aborto, fino alla lotta contro ilmaschilismo.
La lotta delle donnenei Paesi arabi
Nei Paesi arabi la ripresadell'ondata rivoluzionaria ha vistouna partecipazione femminile elevatissima per quelle aree ed apparentemente inspiegabile se sipensa alla crudezza della repressione operata dai regimi e dai loroeserciti che hanno colpito preferibilmente le donne, facendo spessodel loro stesso corpo un terreno dibattaglia, con l'intento preciso diallontanarle dalle piazze e dallelotte: le associazioni per i dirittiumani che operano nelle zone degli scontri riportano cifre e testimonianze incredibili circa ilricorso allo stupro e alla torturasessuale quali deterrenti. Eppure ledonne hanno compreso che solouna rivoluzione può cambiareanche la condizione femminile edhanno messo in conto che ogni rivoluzione necessariamente ha isuoi morti e i suoi feriti. Non si sonofatte intimorire né hanno desistito.Le donne egiziane in particolare
hanno dapprima organizzato corsidi autodifesa per imparare ed insegnare come difendersi dagli stupriperpetrati dai Fratelli Musulmanicontro le organizzazioni femminilipartecipanti alle proteste e allemarce politiche; hanno sensibilizzato l'opinione pubblica, quellamaschile in particolare, ed hannoottenuto un grande risultato di solidarietà nel cordone che il giorno 8luglio, in piazza Tahrir, gli uominihanno formato intorno a loro perconsentirne la partecipazione allemanifestazioni.
La condizione delle donnein Italia
Guardiamo a questi fatti non comeeccezionali o lontani perché parlare di donne brasiliane o egizianenon è diverso che parlare di quelleitaliane: il capitalismo ha bisognodi imporre un nuovo modello disfruttamento mondialesmantellando completamente leconquiste sociali della classe lavoratrice nel tentativo di superare lacrisi economica, ed accentua losfruttamento delle donne in ogniparte del mondo con ricadute nonsolo economiche o lavorative, maanche culturali, sociali e familiari.Pensiamo alle conseguenze della
riforma Fornero e all'allungamento dell'età pensionistica, alledecantate e non applicate politichedi conciliazione famiglialavoro, aitagli della spesa pubblica con riduzione dei servizi ai quali le donneitaliane, soprattutto proletarie, devono sopperire. In un sistema cheincoraggia quotidianamente unavisione delle donne sempre più relegate tra le mura familiari comeproprietà degli uomini, la violenzadomestica e i reati sessuali, le molestie, lo stupro e gli omicidi, hannoraggiunto livelli allarmanti.Da qualche mese circola sul web uninvito alla donne italiane a scioperare il 25 novembre , giornatainternazionale contro la violenzasulle donne, per protesta controuno Stato che non agisce in modoincisivo contro la piaga del femminicidio. Iniziativa lodevole chetuttavia rispetto all'attuale situazione delle donne italiane non pone alcuna rivendicazione concreta(non stupisce quindi che tra tanteadesioni “illustri” figuri anche laCgil che pure ha appoggiato le riforme di cui si parlava sopra), comead esempio la lotta contro flessibilità e precarizzazione; per un'istruzione di massa e pubblica; contro lepolitiche di privatizzazione edesternalizzazione dei servizi, per il
mantenimento e il potenziamentodeiservizipubbliciasupportodelledonne; contro le politiche familistiche della Chiesa, per la libertà diprocreazione e contraccezione .
Lalottadiclassecomeunicasoluzione
La storia recente e passata ci insegna che le donne che hanno partecipato alle lotte sono, ed erano,lavoratrici. Hanno scelto la lottaperché il riformismo è incompatibile con la condizione delle donneproletarie: ogni riforma, ognitentativo di aggiustare un sistemache non funziona, non solo noncostituiscono una soluzione, ma sisono dimostrati controproducenti.Hanno scelto la lotta di classeperché l'unità con le donneborghesi è praticabile solo in difesadi qualche diritto democratico, maè destinata a rompersi non appenasi scontrerà con i limiti del capitalismo. La sola unità strategica delledonne lavoratrici è quella con lapropria classe, l'unica in grado disconfiggere il capitalismo e promuovere le condizioni di una società socialista, che a sua voltaaprirà la strada per la realizzazionedella piena eguaglianza.(26/9/2013)
DonneinlottanelmondoQuestione femminile e lotta di classe
Toninho Ferreira (al centro nella foto) alla manifestazione del 14 settembrea Piacenza contro la guerra in Siria e contro il regime militare in Egitto
La platea del 1° incontro nazionale del “Movimento Donne in Lotta”456 Ottobre 2013 Belo Horizonte (Minas GeraisBrasile)
Il tavolo di presidenza
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8 Ottobre Novembre 2013 PROGETTO COMUNISTANO AUSTERITY! - DAL TERRITORIO
LacostruzionedeicomitatiterritorialidiNoAusterity:MilanoIntervista a Luigi Brambillaschi,attivista di No Austerity Milano e Martesana
a cura del Pdac Milano
Luigi, parlaci della tuaesperienza con il progetto di No Austerity: come è nata la
collaborazione e come ti troviall'interno di questo coordinamento delle lotte che stai aiutando a costruire?Sono partito con la costruzionedella Rete di sostegno attiva JabilexNokia Siemens: un esempio dilotta! L'occupazione della fabbrica e il presidio permanente, per ribadire la volontà di non chiuderela fabbrica e delocalizzare la produzione, e la determinazionedelle lavoratrici e dei lavoratori adifendere il posto di lavoro, questocontro le pratiche novecenteschedei sindacati concertativi. Maquesto bastava? No. Stiamo assistendo a uno scenario incredibiledove i padroni sostenuti dai governi delle larghe intese, possonodecidere della vita di milioni di lavoratori, che molto spesso vengono isolati e hanno poca voce incapitolo. Ho aderito da subito alprogetto di No Austerity, inquanto ne ho approvato in pieno ipunti programmatici, che a mioavviso possono determinare ilprotagonismo dei lavoratori condelle lotte che partano dal basso,senza subire più la volontà dirappresentanti sindacali burocrati, che sanno proporre solomobilità e cassa integrazione.All'interno di questa esperienzaho trovato persone come me,disposte a lottare e a combattere,perché penso che il solo modo direagire sia la lotta contro il capitale, contro il neoliberismo, la finanza, poteri forti coninclinazioni dittatoriali: qualcunopotrebbe ritenerlo utopistico, maè doveroso lottare contro questidelinquenti assassini che hanno ilsolo scopo di fare profitti, anche acosto di far vivere l'80% della po
polazione in un mondo miserabile.
Come procede la crescita di NoAusterity a Milano e in Martesana?Sono appena nove mesi che è natoNo Austerity e di passi in avanti nesono stati fatti. Un esempio cheinvito anche altre organizzazioni aintraprendere è avere un rapportodiretto con le fabbriche in crisi facendo sentire gli operai protagonisti delle loro lotte. Nel milanesee in Martesana ci stiamo organizzando intercettando le molteplici realtà lavorative in crisi perdare loro “la parola”. Nelle nostreriunioni invitiamo queste realtà eho visto un particolare interesseperché finalmente trovano unsoggetto attivo al loro fianco nellelotte e disposto a metterci lafaccia.
Che tipo di interesse ritieni possasuscitare un progetto comequello di No Austerity tra i lavoratori, anche in base all'esperienza sul campo, e quale puòessere la sua importanza per lelotte sociali?Mi ricordo bene che durante lalotta delle lavoratrici e dei lavoratori del San Raffaele l'idea dicreare un collegamento tra le diverse realtà in lotta è stata accoltamolto positivamente. E questo riscontro si è avuto anche con il presidio Jabil e con le operatici e glioperatori dell'ospedale geriatricoRadaelli di Vimodrone e con glioperai licenziati dell'Esselunga diPioltello e del Gigante di Basiano.Io penso che coordinare le lotte esentirci tutti protagonisti rafforzil'azione contro i padroni e che siaun segnale molto positivo. Comunque dobbiamo anche sostenere quelle realtà che si battonoper il diritto alla casa, per la scuolapubblica e contro lo scempio chene stanno facendo, per la sanità
pubblica, ed essere anche a fiancodei movimenti che si battono perla difesa del territorio e contro lecosiddette grandi opere: No Tav,No Tem, No Expo, No Pedemontana, No Ponte, No Muos… Dobbiamo cercare il dialogo con tutte leforze antagoniste al sistema capitalista neoliberista, non dobbiamo isolarci, ma essere aperti,inclusivi. Le lotte sociali sono allabase della costruzione della volontà della popolazione di non es
sere più schiacciata e oppressa, diinvertire i rapporti sociali per passare dall'essere oggetto passivoall'essere soggetto attivo che siorganizza, perché non vogliamosolo il pane ma anche le rose.Attenzione però a non mettere ilcappello sulle lotte: stiamo assistendo in questo periodo allepratiche scorrette di alcune organizzazioni che entrano incontatto con i movimenti in lottaper poter costruire un loro piccolo
feudo; per esempio mi è stato riferito dagli abitanti della Val di Susache lottano contro la Tav in relazione al comportamento di Rifondazione e del tradimento dellaloro lotta quando sono andati algoverno nel 2006. Termino condividendo con voi quanto dicesempre Giampiero (attivista di NoAusterity Milano e attivista delmovimento No Tem, ndr):dobbiamo cercare di fare le nostreriunioni nei luoghi di lotta anche
per portare la solidarietà tracompagni! Mi è successo in questigiorni di avere un piccolo attritocon gli operai di una fabbrica inlotta a cui ho sempre dato il miosostegno e dove ho sempre messola faccia: venendo a sapere l'accaduto i miei carissimi compagni diNo Austerity mi sono stati moltovicini. Questo lo considero essereveri compagni: aiutarsi nel momento del bisogno. Grazie!(26/9/2013)
Sostienilalottaall'EsselungaeaBasianoContinua l'esemplare lotta ad oltranza dei lavoratori pugliesi
Stefano Bonomi e Luis Seclen
Durante l'estate sonoarrivate delle buonenotizie dal frontedell'Esselunga di
Pioltello, dove i lavoratori licenziatistanno continuando una mobilitazione iniziata due anni fa. Nonostante tutta la difficoltà della lotta, irisultati arrivano, anche sul pianolegale, con una nuova sentenza favorevole ai lavoratori. E nonostante la direzione continui avietare l'ingresso al magazzino(anche opponendosiall'ingiunzione del tribunale) deilavoratori che ne avrebbero tutti irequisiti. Per un approfondimentovi rimandiamo alla letturadell'intervista a Luis Seclen sul sitowww.alternativacomunista.org.Il coordinamento delle lotte No austerity, oltre a sostenere attivamente le iniziative di cassa diresistenza in solidarietà con i lavoratori dell'Ikea di Piacenza e dellecooperative del bolognese, halanciato una cassa di resistenza a
favore dei licenziati politici diPioltello e di Basiano come gestoconcretodisolidarietàesupportoailavoratori in lotta che, con protagonismo diretto e non delegato,hanno saputo costruire nel tempopercorsi di lotta esemplari ancheper le vertenze seguenti e nelle quali la dignità, l'egualitarismo, l'unitàelasolidarietàtrasfruttatinonsonosemplici slogan da agitare, mapratiche quotidiane perseguitepartendo dalla semplice constatazione di appartenenza alla medesima classe.Anche il Pdac fa appello a tutte lerealtà di lotta, ai sindacati, alle associazioni, ai comitati, alle organizzazioni politiche, ai centri socialiperché si attivino per organizzareiniziative di autofinanziamento asostegno dei licenziati politicidell'Esselunga e di Basiano.Vi invitiamo a partecipare attivamente alle iniziative già in programma nel milanese:Sabato 2 Novembre dalle ore 22,presso l'Arci Area di Carugate, laBanda Putiferio terrà uno spettacolo di teatro canzone. Il ricavato sarà
totalmente devoluto alla Cassa diResistenza per i licenziati politicidell'Esselunga di Pioltello e del Gigante di Basiano.Domenica 17 Novembre alle ore16.00 l'attrice Antonella ImperatoriGelosa terrà lo spettacolo teatralesullo sfruttamento delle cooperative di lavoro. Il ricavato sarà devoluto alla Cassa di Resistenza per ilicenziati politici dell'Esselunga diPioltello e del Gigante di Basiano.Per ulteriori info sul luogodell'evento : www.coordinamentonoausterity.org.I fondi raccolti a favore dei lavoratori delle cooperative dell'Esselunga e di Basiano possono essereversati su questo conto: IBANIT18N0760111400001013728736intestato a No Austerity, indicandocome causale: cassa di resistenzaEsselunga Basiano.Allo stesso tempo, sosteniamo e ciattiviamo per la cassa di resistenza(promossa dal Si.Cobas) a sostegnodei licenziati della Granarolo di Bologna.Lasolidarietànonhaconfini!
(26/9/2013)
Francesco Carbonara*
Il presidio dei lavoratori OmCarrelli di Bari va avanti senzasosta. I lavoratori che da mesipicchettano la fabbrica,
hanno fatto si che questo presidio,ormai simbolo delle lotte operaiepugliesi, diventasse sempre più popolare e seguito dalla cittadinanza.Lo dimostra anche il fatto che inquesti mesi, ma anche negli ultimigiorni, si sono avvicendati aicancelli artisti locali e nazionali(Caparezza, l'anonima GR, EmilioSolfrizzi ed Antonio Stornaiolo) persolidarizzare con i lavoratori. Peròquesta popolarità è diventata unboccone amaro per l'azienda cheha risposto denunciando 29 lavoratori singolarmente con l'intentodi spaccare e dividere il gruppo perallontanarlo dai cancelli. L'accusa èdi aver prodotto danni all'azienda acausa del blocco dei camion,bloccochehaimpeditodiportarviai 262 carrelli il cui valore è stimatointorno ai 10 milioni di euro. In ognicaso questa rappresaglia padronalenonhasortitonessuneffettotrai lavoratori perché l'azienda non ha tenuto conto di avere a che fare condegli irriducibili che non si spaventano con questi ridicoli tentativid'intimidazione, anzi la proprietà
da ora in poi avrà a che fare con ungruppo di lavoratori ancora piùunito che venderà cara la pelle.Il Partito di alternativa comunista,che dirige la vertenza della Om findal suo inizio, è stato sempre chiarorispettoallesmielateparoledelpresidente Vendola: noi operai nonaspetteremo che l'azienda venga rilevata da un altro padrone, pronto asfruttare nella stessa misura i lavoratori e a trarne profitto per poichiudere una volta fatti i suoi porcicomodi. Abbiamo detto forte echiarocheipadronihannofallito, la
crisi del loro sistema lo dimostra:bisogna che noi operai si prenda inmano il proprio destino e si rivendichi l'esproprio della fabbricae la sua gestione da parte dei lavoratori e della cittadinanza. Una soluzione che però siamoconsapevoli non potrà mai riguardare una sola azienda o un soloterritorio ma che deve coinvolgeretutti i lavoratori che in questi annihannopersoilpostodilavorooselovedono minacciato.*Rsu Fiom Om Carrelli emilitante del Pdac
OmCarrelli:ledenuncenonfermanoilpresidio!No Austerity:“diffondere la solidarietà...per continuare a lottare!”
Caparezza con i lavoratori OM nella sede del PdAC Antonio Stornaiolo e Emilio Solfrizzi al presidio OM
Il PdAC con i lavoratori OM davanti il Tribunale di Bari
GGIIOOVVAANNII ddii AALLTTEERRNNAATTIIVVAA CCOOMMUUNNIISSTTAAFoglio dei giovani del Partito di Alternativa Comunista sezione italiana della Lit-Quarta Internazionale
Sapranno le lottestudentescherovesciarequestasituazione?Davide Primucci
Finalmente è ricominciato l'anno scolastico e, come sempre, leassurde dichiarazioni
dei politicanti non si fannoattendere: il ministro dell'istruzione, Maria Chiara Carrozza, hainvitato gli studenti e le studentesse di tutta Italia a “essereribelli e cambiare il mondo”. Dicerto gli studenti non esiterannoa cogliere l'invito della ministra,ma contro chi e cosa dovrebberoribellarsi gli studenti se noncontro le politiche di austeritàmesse in atto nella scuola proprio dai governi?
La scuola paga il prezzodell' austerità
La scuola pubblica ha pagatomolto pesantemente, in questianni, le politiche di “austerità”portate avanti trasversalmenteda centrodestra e centrosinistra.L'attacco più forte all'istruzionerimane quello attuato dal governo Berlusconi che, attraversoGelmini e Tremonti, ha tagliatorisorse pari a otto miliardi d'euro, espellendo dal mondo dellascuola circa 150000 lavoratoriprecari nel triennio 20082011,fra docenti e personale ausiliariotecnico amministrativo (Ata), lavoratori che avevano contribuito negli anni precedenti aportare avanti il sistema scolastico.La scuola pubblica si è vistasottrarre preziose risorse, intermini umani ed economici, havisto aumentare il numero dialunni per classe, con le inevitabili ricadute negative che ciò hacomportato sul piano didattico,e tutto questo sull'altare del“contenimento della spesapubblica”. A fronte di ingenti finanziamenti che sono stati costantemente erogati verso lescuole private, clericali e non.Gli edifici scolastici, così comegli altri palazzi pubblici, versanoin condizioni sempre più fati
scenti, esponendo quotidianamente a rischio l'incolumità dialunni e lavoratori della scuola inogni parte del Paese, mentre ilblocco del contratto del lavoro,fermo dal 2009, ha impoveritoulteriormente i lavoratori, giàpesantemente esposti all'aumento del carovita. La scuola èormai retta in maniera volontaristica grazie alle attività sottopagate o non pagate per niente dichi ci lavora, come si è visto loscorso anno scolastico quando icollegi dei docenti di numerosescuole hanno minacciato dibloccare ogni attività aggiuntivarispetto a quelle previste dalcontratto di lavoro. La politicadei tagli non ha risparmiatonemmeno gli alunni disabili,colpiti contemporaneamentedalla mancanza di continuità didattica (figlia di una politica cheha deciso di ridurre drasticamente il turnover ) e dalla riduzione delle ore di sostegno(dovuta alla progressiva diminuzione del rapporto fra insegnantidi sostegno e alunni disabili, equindi ai tagli al personale).
La continuitàdel governo Letta
Con l'attuale governo, le cosenon stanno certamentecambiando. È lunedì 9 settembrequando il Consiglio dei Ministrivara in pompa magna l'ultimodecreto sulla scuola, in realtà è ilprimo atto dell'attuale Esecutivoper quel che riguarda l'istruzione. “Si torna a investire” diceLetta, sì, però quei 400 milioni dieuro d'investimento sono solo “un'elemosina a Scuola e Ricerca”come scrivono i Precari uniticontro i tagli , « contrabbandatacome riparatoria inversione ditendenza politica e accompagnata da tanta retorica sul binomio Scuolafuturo» . Nonostantei 400 milioni stanziati, il problema essenziale resta quello dellerisorse che sarebbero necessariea risolvere i guai maggiori: lamancanza d'insegnanti in ruolo,
l'edilizia scolastica, il ripristinodi un numero accettabile di lavoratori Ata.Anche per quanto riguarda il sostegno non c'è da stare allegri.L'immissione in ruolo di 27000docenti nel prossimo triennio,secondo quanto sbandierato daiproclami ministeriali, rappresenterebbe (il condizionale èd'obbligo, dati i precedenti) unpiccolo passo avanti, ma deltutto insufficiente. Inoltre, il decreto prevede una nuova disciplina per accertare i casi didisabilità, coerentemente conl'idea, ripresa da Il Sole 24 Ore ,che « si stia assistendo a unallargamento strisciante del numero dei cosiddetti disabili rispetto a quanto previsto dallalegge 104 del 1992» . L'Italia, inmateria, ha forse una delle legislazioni più avanzate e l'ipotesiche questa andrebbe rivista, cioèridimensionata, è stata giàavanzata in passato. Senzacontare che l'impostazione ministeriale che sta prendendopiede è quella di far rientrare glistudenti disabili nella casisticadei (Bes) Bisogni educativi speciali, cui non corrisponderannoinsegnanti di sostegno.Sul fronte dei precari della scuola, si continua a giocare sulla lorodivisione in mille tipologie, illudendo ogni volta migliaia di giovani di poter accedere ad unaprofessione socialmente utile egratificante come l'insegnamento. Il concorso, fioreall'occhiello del ministro Profumo, si è rivelato una grande presa in giro. Oltre alla farsa delleprove preselettive costruite suquiz da settimana enigmistica,all'inevitabile arbitrarietà neigiudizi sulle prove scritte e orali,alla fine il 73% dei vincitori nonsono stati assunti, semplicemente perché i posti di lavoromessi a concorso non esistevano, essendo calcolati con criteriprecedenti alla riforma dellepensioni della Fornero. Intantosi fomenta la guerra tra gli abilitati con i Tfa ordinari e i futuri
abilitati speciali (cd. Pas), e traquesti insieme contro i vecchiabilitati Ssis.Non importa che i precari aumentino esponenzialmente innumero, anzi questo fagioco per peggiorarele condizioni di lavoro nelle scuole, ciòche interessa al governo è che questinon si coalizzinotra loro perchiedere unmassiccioinvestimento nellascuola pubblicae l'assunzione atempo indeterminato sututti i posti necessari. Ad oggi, dopo tutti i taglidella Gelmini, sono circa 120000i contratti a tempo determinatostipulati per l'intero anno scolastico nelle scuole italiane. Tantialtri ne sarebbero necessari pergarantire il diritto all'istruzione atutte e tutti. L'obiettivo fondamentale del governo è l'aumento della cosiddettaproduttività nei servizi pubblicie nella scuola (come se nellascuola si producesse unamerce), com'era scritto in unodei punti del memorandum diTrichet e Draghi indirizzato algoverno italiano nell'estate del2011.I problemi della scuola non riguardano solo i lavoratori. Chipaga le conseguenze della dismissione dell'istruzione pubblica statale sono in primo luogo lestudentesse e gli studenti chesubiscono un'impostazione didattica sempre più scadente enon certo per colpa di tanti docenti che, anzi, ci mettono tuttala loro buona volontà per salvareil salvabile. La valutazione dellescuole tramite i famigerati quizInvalsi porterà a distorcere ulteriormente la didattica, alla trasmissione di contenuti di sapereminimi e nozionistici, inutili alpieno sviluppo di una personali
tà critica, che non si limiti adadeguarsi alle condizioni socialiesistenti, ma punti con la propriaazione a cambiarle anche radicalmente.
Crescono le spese militariUn piccolo appunto va fatto poiin merito al confronto tra spesaper l'istruzione e spesa militare:i conti sono semplici da fare,oggi si spende di più in armamenti che nel periodo precrisi.Ce n'è per tutti i gusti: nuove navi per completare la flotta, nuovi elicotteri, jet, blindati,fregate, sottomarini, Lince,nuovi kit per i soldati. Tutto qui?Non sia mai; all'armamentario“tradizionale”, si aggiungono ifinanziamenti per nuovi sistemi da applicare a droni e radar.E qui ci soffermiamo, perché inun'inchiesta pubblicatadall'Espresso qualche settimana fa risultano a questa voce 500milioni di euro messi dal Ministero dell'Università e Ricerca edall'Agenzia Spaziale.Insomma, all'Università giàspolpata da Gelmini e spendingreview vengono sottratti (ulteriori) centinaia di milioni di euro che finiscono dritti diritti intasca alle lobby dell'industriabellica. Niente di cui stupirsi. Se
da un lato sentiamo i venti diguerra spirare minacciosi lungole coste del Mediterraneo e leterre mediorientali, in “casa”constatiamo che le larghe intese minano le possibilità per unalarga fascia di popolazione, soprattutto giovanile, di intravedere uno scampolo di futuroche non sia quello fatto di lavorisottopagati e indebitamento.
Per un autunno caldoanche nelle scuole
In questo quadro si apre l'autunno di lotta studentesco. Glistudenti non devono esseredisposti a scendere a compromessi con chi da anni si dimostra sordo alle richieste delmondo della scuola. Sul nuovoautunno studentesco sorgonospontanee almeno due domande. Tenendo conto chequest'anno i provvedimentisull'istruzione non toccano direttamente gli studenti tantoquanto quelli sul ddl Aprea osulla riforma Gelmini, gli studenti saranno in grado dimettere in campo quellaconflittualità che negli scorsianni ha caratterizzato la loromobilitazione? Le mobilitazioni studentesche saprannocollegarsi alle lotte dei lavoratori, disoccupati e cassintegrati? A patto che entrambe lerisposte siano positive, quest'autunno potrà prospettarsiricco di amare sorprese per governo e padronato.È doveroso che le lotte studentesche si colleghino a quelleoperaie per incidere concretamente fino a raggiungere lavittoria. Padri e figli devonoprendere consapevolezza delfatto che il problema di fondo èil capitalismo. È indispensabile,infatti, collegare le rivendicazioni per un'istruzione pubblica, gratuita, di qualità e dimassa alle rivendicazioni piùgenerali che puntino a minare lebasi del capitalismo per un suorovesciamento a favore dellacostruzione di una società basata sul socialismo.Con la consapevolezza del fattoche i diritti non si meritano masi conquistano, anche quest'anno i giovani di Alternativacomunista saranno presenti afianco degli studenti chescenderanno nelle piazze enelle strade per far sentire lapropria voce e, a differenza degli altri, i giovani del Pdacporteranno le proprie paroled'ordine di rottura con tutti glischieramenti, siano essi dicentro destra o di centro sinistra, per avanzare un vero programma per un'alternativa diclasse.(25/9/2013)
GGiioovvaanniiddiiAAlltteerrnnaattiivvaaCCoommuunniissttaa..wwoorrddpprreessss..ccoomm wwwwww..aalltteerrnnaattiivvaaccoommuunniissttaa..oorrgg
II GIOVANI di ALTERNATIVA COMUNISTA
Adriano Lotito
Non se ne parla molto su giornali e televisioni, ma senza dubbio si tratta di uno dei movimenti di lotta più oltranzisti da qualchemeseaquestaparte.Unmodellodaseguire
per i movimenti del nostro Paese che da anni si battono contro le controriforme della scuola, e ripetutamente vengono sconfitti o rifluiscono senza lasciaretracce.Ciriferiamoallaresistenzachei lavoratoridellascuola messicani insieme ai loro studenti stannoopponendo a una delle peggiori manovre del governodi Pena Nieto: una riforma della scuola in perfetto stileneoliberista che precarizza fortemente i lavoratori,priva loro di previdenze, tutele e diritti e inserisce criteri selettivi molto simili al nostro famigerato Invalsi.Controtuttoquestodacinquemesisonoinlottailavoratori della Cnte, Coordinamento nazionale dei lavoratori dell'educazione, una corrente sindacale di basee combattiva interna alla Snte, il sindacato maggioritario allineato al governo, e fortemente critica neiconfronti della direzione burocratica e filopadronaledi quest'ultimo.
L'inizio dell'occupazione di piazzaa Città del Messico
Le tre proposte di legge che hanno causato il sollevamento dei maestri messicani sono presto dette. Laprima istituisce un Istituto nazionale per la valutazione dell'educazione, per cui ci sarà una valutazioneobbligatoria dalla quale dipenderanno la permanenza in servizio e le promozioni dei docenti. Unprovvedimento che segue la scia della mercificazionedell'educazione, cui si applicano criteri quantitativi e
riduttivistici per “massimizzare la produttività delservizio” (appunto come se si parlasse di un prodottoin vendita sul mercato). La seconda proposta è laLegge generale sull'educazione, che tra le altre coseistituisce una corresponsabilità gestionale ed economica per cui alunni, docenti e genitori, con il coordinamento della direzione, potranno essere coinvoltinel miglioramento delle infrastrutture, nell'acquistodi materiali educativi e nella risoluzione di problemioperativi. Insomma, le famiglie dovrebbero pagare ditasca propria quello che spetta loro di diritto e le quote volontarie che già ora versano per le scuole potrebbero diventare quote obbligatorie. La terza e piùdiscussa proposta è la Legge sul servizio nazionaledocente che cancellerebbe tutti i diritti acquisiti dailavoratori: deroga di ogni accordo nazionale dalpunto di vista del contratto, cancellazione del postofisso, massima diffusione di contratti temporanei,più facilità nel licenziamento, impossibilità di essereriassunti o anche solo di ricevere un indennizzo in caso di licenziamento senza giusta causa (nota somiglianze). Contro questi tre attacchi strutturali almondo della scuola, i lavoratori organizzati dallaCnte hanno occupato il 19 agosto la piazza centrale diCittà del Messico, chiamata lo zocalo , mettendo inpiedi una tendopoli presidiata da 40mila maestri, diasili e di scuole primarie e secondarie, provenienti davarie parti del Paese (Oaxaca, Chiapas, Bassa California, Guerrero, Durango, Michoacan). Nei giorniseguenti sono stati messi in campo diversi atti di resistenza, il blocco di numerose arterie centrali dellametropoli nonché il blocco dell'aeroporto internazionale e l'assedio ai palazzi del potere, oltre a decinedi manifestazioni e assemblee.
L'appoggio delle università e la repressionedel governo
Lalottaharicevutoanchelasolidarietàeilsostegnodegli studenti di numerose facoltà universitarie, anche loro scesi in piazza in occasione della mobilitazionenazionale del 1° settembre, che ha visto le prime durissimerisposterepressivedapartedelgovernoNieto,condecine di arresti, feriti e pestaggi arbitrari. Un governoche si era già reso famoso per le mattanze di Atenco eOaxaca nel 2006, e che si riconferma come uno dei piùautoritari della storia di questo Paese. Ma lavoratori estudenti non si sono fatti intimorire e sono ridiscesinelle strade tre giorni dopo, il 4 settembre: sono stateorganizzate manifestazioni nella capitale e in 22 stati:30milainsegnantihannomanifestatoaOaxaca,40milain Chiapas, mentre in 20mila hanno bloccato per ottoore le strade della capitale. In totale si sono mobilitati700 mila lavoratori in tutto il Paese. Alla faccia della mobilitazioneilparlamentohaapprovatoinfrettaefurialeproposte di riforma dell'istruzione, a causa delle largheintese che i principali partiti hanno sottoscrittonell'ambito del cosiddetto Patto per il Messico (anchequi notare le somiglianze).Tutto questo non ha scoraggiato la resistenza dei lavoratori che hanno rilanciato la mobilitazione, unificandola con la lotta contro la riforma energetica e laprivatizzazione della Pemex, la compagnia petroliferadi stato. Non mancano certo i tentativi di strumentalizzazioni opportunistiche della protesta, come dimostra il sostegno che ha dato al movimento il leaderdell'opposizione Obrador (excandidato alle presidenziali per la sinistra borghese) e il suo MoReNa (Movimento per la Rigenerazione Nazionale). Ma la basedeilavoratoriproseguenellalottaandandooltreigiochiopportunistici tra le due fazioni del capitale e rivendicando il ritiro delle riforme strutturali avviate dal governo e mirate a far retrocedere le condizioni di lavoro edivitaconquistatedalleclassi lavoratricinegliannipassati.Laradicalitàdellaprotestasimisuraanchedallaradicalità della repressione. E così venerdì 13 settembre lesquadre antisommossa della polizia federale mandateda Nieto attaccano il presidio dello zocalo per sgomberare i manifestanti, in vista delle parate militari dasvolgersi nei giorni seguenti per la festa dell'indipendenza.Elofannoconunaviolenzainaudita:40feriti e 32 arresti. Guerriglia urbana per le strade dellacapitale: ai manganelli e ai lacrimogeni, i manifestantirispondono con bottiglie incendiarie. AmnestyInternational ha richiamato il governo messicano e hadenunciato gravi abusi contro i giornalisti indipendenti.Anchesetraidetenutinonc'eranodocenti, lasproporzione delle forze messe in campo e la strategia
repressivadelgovernoeranoevidenti:sonostatirilevatiarresti arbitrari, violenze gratuite e gruppi di infiltrati ofalcones (falchi) protetti dalla polizia. Naturalmentetutto questo nel più completo silenzio mediatico.
Le proteste continuanoMa nemmeno questo ha fermato i lavoratori e gli studentimessicanichesonoscesinuovamenteinscioperoperduegiorni, il18e19settembre:15scuolesuperioriefacoltà universitarie appartenenti alla UniversidadNacional Autonoma de Mexico, site a Città del Messico,hanno aderito allo sciopero, hanno chiuso e occupatole rispettive sedi scolastiche e hanno manifestato per lestrade di Città del Messico insieme al sindacato deglielettricisti (Sme) e alla Cnte. Azioni di protesta continuano mentre scriviamo quest'articolo e migliaia diinsegnanti rimangono sul piede di guerra per le stradedi Città del Messico. Da parte nostra non possiamo farealtro che esprimere la massima solidarietà a questalotta tanto radicale quanto oscurata e appellarci allamassimaunitàtrastudentielavoratori.Soloconquestaunità sperimentata nella pratica, è possibile respingerele manovre che i governi di tutti i Paese, dal Messicoall'Italia, hanno avviato in nome del mercato, contro ilsapere e il lavoro. (26/9/2013)
Messico:laresistenzadimaestriestudentiContro la riforma dell'istruzione in migliaia protestano da oltre un mese
IlPetroliere:lospiritomalatodelcapitalismoAttraverso l'epopea di un uomo P.T.Anderson ci narra una vicenda sulle origini del capitalismo,ma quanto mai attuale
Giovanni Bitetto
Paul Thomas Anderson è un giovane (almeno per gli standard acui siamo abituati) regista che daormai un decennio si distingue
come talentuoso narratore di storie,attento sia nell'orchestrare magistralmente narrazioni corali, sia nel costruire minuziosamente il prospettopsicologico dei personaggi cardine dellesue storie. Il Petroliere è la pellicola chenel 2007 lo porta alla consacrazione facendogli vincere ben due premi Oscar esvariate nomination. Il film raccontal'epopea umana di Daniel Planview (unostraordinario Daniel DayLewis che da ilmeglio di se nell'impersonare figuregrandiose e tragiche, interpretazioni chespesso gli valgono l'Oscar): nel 1898 ilcercatore d'argento scopre un giacimento di petrolio in una delle sue miniere.In poco tempo guadagna abbastanzasoldi da poter mettere in piedi una suapiccola compagnia di estrazione. Uno deisuoi lavoratori rimane ucciso in un incidente e Plainview prende con sé il figlio rimasto orfano facendolo passare per suo,in realtà il petroliere si vuole servire dellapresenza del ragazzo per presentarsi come un padre affettuoso e dedito alla famiglia per influenzare positivamente econvincere alla vendita i proprietari deiterreni con depositi di petrolio. Nel 1911Plainview, ormai diventato uno dei petrolieri più importanti della California, avvialo scavo di un nuovo pozzo petroliferonella comunità di Little Boston, promettendo prosperità per la cittadina; quisi deve scontrare con Eli Sunday e la suachiesa. In breve, i rapporti tra Plainview
ed Eli si deteriorano: il primo manca dionorare il proprio debito con la famigliaSunday e accusa il secondo di essere uncommediante, un falso profeta.L'esplosione di un pozzo di petrolio privail figlio H.W. dell' udito. Nel frattempo, unuomo di nome Henry visita Plainview, dichiarandogli di essere suo fratello.Plainview, che ha in odio gli uomini ed èdannato dalla sua stessa sete di potere,sembra vedere nel fratello una possibilitàdi mutamento. H.W. prostrato dallaperdita dell'udito, curiosa nel diario diHenry e a causa della gelosia decide di dare fuoco all'abitazione dove i due fratellidormono. A motivo di ciò, viene allontanato e messo in cura in un ospedale specializzato. Henry e Daniel iniziano alavorare assieme ma in occasione di unviaggio Plainview scopre che Henry è unimpostore che, avendo conosciuto il suovero fratello, ha attinto dal suo diario unastoria credibile per coprire l'inganno.Trovandosi accampati e isolati, Plainviewuccide Henry con una pistolettata a bruciapelo alla testa e lo seppellisce. Per farfruttare i suoi affari a Little Boston,Plainview ha bisogno di ottenere unaconcessione da un riottoso contadinodella zona, per far attraversare il terrenodi quest'ultimo da un oleodotto. Il proprietario gli darà il permesso ma a condizione che egli si converta alla chiesa di Eli.Ottenuta la concessione gli viene peròrimproverato l'abbandono del figlioloche Plainview richiamerà a sé. La storia siconclude poco prima della grande depressione del 29'.Daniel è ormai un alcolista quando il figlio decide di abbandonarlo per mettersia trivellare in proprio in Messico. Stizzito,Plainview rivela a H.W. che egli è in realtà
un orfano, un “bastardo trovato in un cesto”. Quando ormai la situazione dei risparmiatori americani è disastrosa,Plainview riceve la visita di Eli, il qualeormai ridotto al lastrico da una vita dissoluta gli offre di entrare insieme in affari.Tuttavia, la competizione fra i due ètalmente forte che Plainview non rinuncia a vendicarsi dei torti subiti nelpassato. Pone come condizioneall'impresa commerciale che Eli dichiarise stesso un falso profeta e l'inesistenza diDio. Eli, uomo ormai corrotto dal peccato,accetta di proclamare a gran voce la propria apostasia e solo a quel punto Danielgli rivela l'inconsistenza degli affari da luiproposti. A questo punto, la furia diPlainview si scatena e dopo averlomalmenato uccide Eli fracassandogli ilcranio.Quella raccontata da Anderson è una storia senza redenzione; il protagonista innome della ricchezza, del potere finisceper alimentare i germi della sconfitta chevivono in lui e si aliena nel mondo del denaro perdendo l'unica relazione della suavita: quella con il figlio. L'apologo della vicenda lo vede vittorioso contro il nemicodi una vita Eli Sunday: anch'esso metafora della vendita dei valori (in questo casoreligiosi) in nome della merce. Ma è unavittoria di Pirro: la risata amara con cui siconclude la storia di Daniel Plainview è ilfregio che sancisce la sua tragica solitudine. Il regista affianca al possente contenuto un'altrettanta poderosa periziatecnica: lunghi piani sequenza che spaziano nel desolante deserto californiano,sui volti sporchi dei minatori; i primi ventiminuti di pellicola senza alcun dialogo,l'aria che viene riempita solo dai rumorimetallici dei pozzi petroliferi. Elementiche concorrono a creare quel senso di cupidigia, avidità, incomunicabilità (fisicacome quella di H.W., metaforica nel casodi Daniel ed Eli) tipico del mondo capitalista. Una narrazione che si fa corpo solido per ricordarci che, nell'eraformalizzata ed evanescente che siamoabituati a vivere, i nostri problemi sonoreali e viscosi come il petrolio che regge ilnostro feroce sistema economico.
Cinema e rivoluzione
GIOVANI di ALTERNATIVA COMUNISTA III
“Siamol'AssembleaNazionaledegliStudentiLiberi!”Il ruolo di Anel,organizzazione studentesca di classe,nelle mobilitazioni in BrasileNicola Porfido
Anel è stata fondata in occasionedel Congresso Nazionale degliStudenti che ha avuto luogopresso l'Università Federale di
Rio de Janeiro, dall'11 al 14 giugno 2009. Lasua fondazione ha contato sulla partecipazione di circa duemila delegati elettinelle scuole e nelle università di tutto ilpaese. Dopo aver discusso delle esigenzedel movimento studentesco, i delegatihanno votato a larga maggioranza lafondazione di una nuova realtà nazionale,indipendente, democratica e combattiva,l'assemblea nazionale degli studenti liberi(Assembleia Nacional dos Estudiantes Livres, Anel). Le parole d'ordine che Anel rilancia sono semplici ma quanto mainecessarie: scuola pubblica, gratuita e diqualità, per combattere la corruzione el'abbandono degli studi da parte dei giovani del paese. Ma non è solo la scuola ilcampo in cui l'Assemblea si muove, comeha dimostrato nelle ultime mobilitazioni.
L'esplosione delle protestedi fine giugno
Gli stati federali del Brasile negli ultimimesi hanno visto una crescente tensionesociale, legata a manovre di sacrificio che ilgoverno centrale richiede e che come inaltre parti del mondo, ha visto in un eventoapparentemente di minor importanza lagoccia che ha fatto traboccare il vaso. InBrasile è stato l'aumento delle tariffe suitrasporti a dare il via a una serie di rivendicazioni che aspettavano di venire alla luce.Le parole d'ordine gridate nelle mobilitazioni iniziate il 27 giugno sono dunquestate molteplici: dalla crisi degli alloggi allariforma agraria, dal congelamento delprezzo di tariffe e servizi e più risorse perpolitiche sociali e istruzione pubblica,dalla lotta al lavoro precario alla denunciadegli atti repressivi della polizia.Questo intento di avvicinare un'ampia
gamma dirivendicazioni non è una cosa inusuale perAnel, dato che il manifesto di lotta per il 27giugno vede come portavoce CspConlutas, il più grosso sindacato non concertativo brasiliano, che raggruppa le piùcombattive realtà del paese. I giovani diAnel hanno dato sin da subito pienoappoggio a queste mobilitazioni, a partireda quella nella capitale San Paolo, doveprofessori e lavoratori della metropolitanahanno manifestato davanti le metropolitane nelle periferie: «è importante includere le periferie in queste manifestazioni,
perché è lì che le persone soffronomaggiormente la mancanza di investimenti da parte del governo. In questosenso la periferia è il centro, perché è abitata dai lavoratori più poveri». Ancheimportanti settori sono stati investiti daquesta ondata di dissenso, come adesempio la General Motors a San Jose dosCampos, i lavoratori della raffineria Cubatao a Santos ed i lavoratori edili di Belem. In tutte queste manifestazioniall'ordine del giorno viene approvata lapartecipazione alla Giornata Nazionale diLotta proclamata dai sindacati per l'11 luglio.
La giornata dell'11 luglio:studenti e operai uniti
L'11 vede quindi una ben più ampia partecipazione, con blocchi di centri di lavoro estrade molto importanti. A San Paolo i giovani di Anel hanno partecipato ai picchettidelle fabbriche metallurgiche per poiorganizzare un incontro pubblico inpiazza Roosevelt in San Paolo. Temaprincipale discusso era l'unione di lotta tralavoratori e studenti, in una analisi e un bilancio di questa esperienza fondamentalenella guerra politica e sociale contro il governo centrale di Dilma. A Rio de Janeiro lagiornata è iniziata con la paralisi delle attività delle scuole pubbliche statali e municipali. Gli studenti di Anel, insieme ad altrimanifestanti, si sono incontrati al centrodi Rio per delle dimostrazioni che sonostate duramente represse dalla polizia.Secondo testimonianze dirette degli studenti le forze dell'ordine hanno usato lacrimogeni e proietti. Tantissime altre zonedel paese hanno visto il blocco delle attività, con la partecipazione unita dei giovanidi Anel con i lavoratori: sono stati bloccati iservizi di trasporto di Belo Horizonte capitale dello stato di Minas Gerais; è stataorganizzata una grossa manifestazione aBrasilia dove gli studenti di Anel hanno sfilato con CspConlutas in un
imponente corteo; aFortaleza gli studentihanno dormito dallasera nella sededell'Unione delle Costruzioni, tenendo inserata un workshopcon circoli di discussione in preparazionedel giorno seguentedurante il quale hannopartecipato aipicchetti accanto ailavoratori nei cantieridella città; a Natal lacittà si è fermata acausa di circa quindicimila persone scesein piazza, che hannopoi sfilato per le vie
principali della città. Di grandeimportanza dunque è stato vedere gli studenti partecipare attivamente a fianco deilavoratori, una scelta fortemente volutacome si può leggere dai titoli degli articolipubblicati sul sito di Anel l'11 luglio: «Unire l'audacia della giovinezza con la forza el'esperienza dei lavoratori». Così giovani elavoratori si sono trovati insieme a portareavanti sia dimostrazioni di forza sulcampo (picchetti, manifestazioni, ecc) siadiscussioni e assemblee pubbliche. Anelin quella giornata ha posto al centrodell'attenzione determinate parole
d'ordine: innanzitutto si è sostenuta la necessità di investire il 10% del Pil per l'istruzione pubblica, piuttosto che sprecaresoldi in grosse opere pubbliche di scarsaimportanza sociale; si è voluto inoltre farpressione sul Senato per l'approvazione diun disegno di legge che garantisca il FreePass nazionale, ovvero agevolazioni suitrasporti per studenti e per i più poveri; èstato infine denunciato l'imbrogliorappresentato dal recente Statuto dellaGioventù.
Il 30 agosto e il boicottaggioda parte delle burocrazie
Viene quindi indetta dai sindacati, per il 30agosto, una terza giornata di mobilitazioniche scuote il paese. Paralisi, totali o parziali, blocchi di strade e viali, manifestazionipubbliche hanno caratterizzato lagiornata, mostrando come non sia sopitala disponibilità delle masse popolari allalotta, soprattutto tra i lavoratori. Lagiornata di sciopero si pone dunque incontinuità con quella dell'11 luglio, chemostrò l'ingresso in scena della classeoperaia nelle manifestazioni. Anche inquesta giornata di mobilitazioni sono statibloccati settori di peso come i metalmeccanici, i minatori, i lavoratoridell'edilizia civile, del petrolio, gli impiegati pubblici e i giovani. L'adesione dei lavoratori del trasporto pubblico è riuscita afermare, per almeno qualche ora, settecapitali: Fortaleza, Salvador, Natal, BeloHorizonte, Porto Alegre, Sao Luis e Palmas.A São José dos Campos, importante poloindustriale all'interno dello Stato di SanPaolo, si sono fermati almeno 27mila operai di 25 fabbriche, tra cui i lavoratori dellaGeneral Motors. Lo stesso hanno fatto i lavoratori del petrolio che hanno fermato leraffinerie, come la Cubatão (San Paolo).Anche in questa giornata i giovani di Anelsono stati presenti sul campo accanto ailavoratori per costruire un blocco di lottacomune.I temi portati avanti sono ancora gli stessi,a partire dalla lotta per il Free Pass per studenti, in opposizione alle politiche filopadronali del governo. Interessante inquesta giornata è notare un parallelismotra il boicottaggio dello sciopero che sia laCut (il sindacato legato al Pt di Lula e al governo) che Une (sindacato studentesco disinistra) hanno fatto all'ultimo non aderendo né partecipando. Ad esempio A Riode Janeiro, la Cut ha boicottato la manifestazione unitaria, che ha coinvolto 3 milapersone.
Viva Anel!Viva Conlutas!Per un'alternativa di lotta!
Vista la continuità delle politiche padronali, in Brasile come nel resto del mondo, edato lo smascheramento di sindacaticoncertativi al padrone che non si pongonoinrotturaconesso,AneleCspConlutasalla quale fa riferimento, nei loro manifestie dichiarazioni si pongono al fianco di lavoratori, studenti e disoccupati senzaalcun “se” né alcun “ma”. E ' importanteadesso puntare alla continuità della lotta,mettendo alla prova le dirigenze sindacaliaffinché mobilitino le loro basi, senzaaccettare accordi al ribasso. È inoltre essenziale, in questo processo, rafforzare lereali alternative di lotta, come la CspConlutas e Anel, la cui importanza è risaltata in questo 30 agosto. (26/9/2013)
ConsiderazionisulMovimentoNoDalMolin
Pregi e limiti di una mobilitazionesu cui è utile riflettere
Riccardo Vallesella
Il 7settembre siè tenutaun'altra
manifestazionedel MovimentoNo Dal Molin insegno di protestacontro la guerra inSiria e contro lapresenza di basimilitari nella cittàdiVicenza.Ilcorteoè partito dall'areadove si svolge il festival No Dal Molin(nella zona di Vicenza Ovest) finoad arrivare vicino alla base militare inquestione per poi tornare indietro. Nessun disordine si è verificato e tuttosembra essere andato bene, il problemaè un altro: fatta la manifestazione si èmosso più nulla? Si è sentito parlare diiniziative di protesta che hanno seguitoquesto evento? La risposta è no. Il 10settembre è stata organizzata una cena,con tanto di assemblea per discuteresulle tematiche di cui sopra e dopodichébasta, nessun piano d'azione e organizzazione di una lotta lunga e duraturache porti a qualche risultato.
La necessità di pianificarele lotte
Ed è proprio qui che risiede il problema:nella mancanza di una pianificazionedelle lotte atta a produrre risultati, cheinvece dovrebbe essere presente inqualsiasi organizzazione che intendaporsi in contrasto con il sistemacorrente. Il fatto è che il Movimento NoDal Molin molto probabilmente non hanessuna intenzione di porsi in contrastocon tale sistema, il capitalismo, dal momento che oramai la sua dirigenza ècompletamente asservita ai meccanismiburocratici borghesi e agisce in accordocon essi. Quando si pensa al modo in cuila lotta del Movimento No Dal Molin èstata svenduta, si ha ancora l'amaro inbocca: è stato il perfetto esempio di come poche persone, asservite al sistemacapitalista e ai suoi rappresentanti, sianostate in grado di portare alla rovina inmaniera completa un movimento cheavrebbe potuto fare grandi cose, cheavrebbe potuto ottenere importanti risultati. Proprio la presenza di tali potenzialità spiega perché siano stati fatticosì tanti sforzi per far sì che questa lottasi arenasse e non ottenesse niente, a meno che non si consideri il “parco della pace” un risultato.Sul sito web del Movimento No Dal Molinvi è anche un riferimento alla manifestazione del Movimento No Muos del 28settembre a Palermo: si spera che i
due movimenti noncondividano una storia simile in quantosarebbe una delle cose peggiori che possa accadere al Movimento No Muos.Oramai il Movimento No Dal Molin èl'esempio di un errore da noncommettere mai più nella lotta allamacchina da guerra del capitalismo: lelotte vanno tenute vive e non devono maiscendere a compromessi con i governiborghesi. Il problema del Movimento NoDal Molin è proprio l'atteggiamentodelle direzioni: c'è chi crede ancora nelmito del “capitalismo buono” e chi invece ha interesse a mantenerle e vederleprosperare, senza accorgersi che per ipadroni anche le socialdemocrazie sonouno strumento da usare e gettarequando non sono più utili.
La rivoluzione come unica viaNoi della LitQuarta Internazionale,partendo da una prospettiva rivoluzionaria, riteniamo al contrario che la strada da percorrere sia quella di una lottaradicale e ad oltranza. Sappiamo beneche il massimo che la classe padronalefarà con i proletari dopo averli completamente dissanguati, o mandati al macello in guerra, sarà dire qualche bellaparola per fingere un interesse – in realtàinesistente – nei nostri confronti. La rivoluzione non è un sogno, la rivoluzioneè una necessità legata alla nostra stessasopravvivenza: quando si parla di padroni, di grandi capitalisti e di dirigentiborghesi non c'è nessun “noi” collettivoche metta sullo stesso piano noi delleclassi subalterne e loro. La realtà concreta parla chiaro: “o noi o loro”. Perché possiamo stare certi che l'unica cosa che siotterrà non opponendosi fermamenteallo sfruttamento in atto, comepurtroppo ha fatto il Movimento No DalMolin, sarà contribuire ad affossare ilproletariato mentre coloro che causanoguerra e sofferenza in tutto il mondocontinueranno a fare i loro squallidiinteressi.(26/9/2013)
IV GIOVANI di ALTERNATIVA COMUNISTA
Riccardo Stefano D'Ercole*
Sicuramente uno deiproblemi piùimpellenti e oggettividel nostro pianeta è la
devastazione ambientale che,dalla seconda rivoluzioneindustriale, che ha portato consé una fiducia spietata nelprogresso tecnologico,continua a essere oggetto di unintenso dibattito. Certamenteil problema andrebbe risolto, ein fretta: desertificazionegenerata dalle coltureintensive dei grossi trust
alimentari chesovraproducono, e sfruttanomilioni di lavoratori,impoverendo il territorio;scioglimento dei ghiacciaicausato dai combustibilifossili che ci si ostina aconsumare per tutelare glienormi interessi privati digrandi compagnie petrolifere;disboscamento delle maggioriforeste necessarie al riciclobiogeochimico del nostropianeta a causa della volontàdi creare grossi impiantiindustriali o enormi coltureintensive. Mille altri sono gli
esempi a cui ci si potrebberiferire.È un emergenza globale a cuil'umanità dovrebbe far frontee anche con una tempestivitànon indifferente. Ma qual è illimite? Perché ci ostiniamo asfruttare e devastare la Terra?Il capitalismo non èconciliabile con un'idea disviluppo sostenibile. E questobasta a delegittimare il nostrosistema economico globaleche, a tutela di interessiprivati, distrugge il nostroterritorio.
I maggiori esempi didevastazioneambientale
in ItaliaIn Italia sono molti i casi in cuigli interessi economici dipiccoli gruppi prevaricano illegittimo interesse collettivo. Iparametri di consumo cherispettiamo determinanosicuramente una mancanza dirispetto nei confrontidell'ambiente che ci circonda.Ma ci sono delle preciseresponsabilità che vannoattribuite a precisiresponsabili: esistono infattidei colpevoli delladevastazione ambientale. Lalinea ad alta velocità TorinoLione ne è un chiaro esempio.Essa costituisce la volontàantipopolare di creareun'opera che viene definitapubblica per fare fruttarecospicui introiti ad aziendeprivate che smantellano ilterritorio della Val Susa. Unagrossa fetta di popolazione(che si è costituita in comitatipopolari) conduce da anni unalotta accanita contro questiinteressi privati. Lastrumentalizzazionemediatica è certo un'arma fortenelle mani dell'istituzioneborghese che devial'attenzione sulla violenza edimentica i reali problemi. LaTav è un'opera che non serve aniente se non a rimpinzare letasche di qualche uomo colcilindro.Lo stesso vale per Il Muos(Mobile User ObjectiveSystem) in Sicilia, un enormesistema di telecomunicazionisatellitari di proprietà dellamarina militare statunitense.Queste apparecchiatureservono per diversi scopi, adesempio telecomandare i droni
o rilevare aerei ed altreapparecchiature. Una stazionefunzionale ai disegnidell'imperialismo statunitensein pieno territorio italiano, cheha un impatto devastante sulterritorio circostante. Anche inquesto caso, un comitatopopolare (No Muos) ha avviatouna battaglia contro lo stuproche lo Stato italiano, asservitoall'imperialismo a stelle estrisce, conduce contro la suaterra.Sono poi sotto gli occhi di tutti iproblemi ambientali legati agrossi stabilimenti industriali.È il caso dell'Ilva di Taranto ilcui proprietario, Riva, non hacerto utilizzato i cospicuifinanziamenti pubblici perrisanare il territorio tarantino.Ma noi consideriamo questaun'ovvietà. L'interesse privatocoincide con la pienaconsapevolezza di utilizzare ifinanziamenti statali percontinuare a risucchiarecapitale dal territorio e da chi ciabita e ci lavora. I lavoratorisfruttati si ammalano emuoiono come il mare e la terradella zona pugliese. Il profittocoincide con la produzioneelevatissima di rifiuti tossici econ condizioni precarie dilavoro e di vita.Sempre in Puglia è nato unprogetto che prevede lacostruzione di un gasdotto cheattraversa il mare Adriatico inprofondità. Un altro progettoche arricchirebbe le tasche diqualche lobby internazionaleenergetica distruggendo ifondali marini. Tutto ciòavviene con la consapevole evolontaria parte delleistituzioni locali (targate Sel)che svendono il territoriopugliese ad aziendemultinazionali estere,veicolando una falsa idea di
progresso, artificio pericolosoin virtù del quale si avalla ladistruzione di uno dei più beitratti di mare nostrano. Difronte a questi esempi eclatantidi come la proprietà privata deimezzi di produzione tuteli solose stessa a scapito dipopolazione e territorio, lasoluzione resta una sola.
Socialismoè sviluppo sostenibile
Nell'ambito del dibattito sullasalvaguardia del pianeta,alcune teorie prevedono unapossibilità riformistaall'interno delle istituzioni. Noicrediamo che, nell'ambito diquesto sistema, non esistaalcuna via d'uscita a taliproblematiche, e riteniamo checonvertire o ricapitalizzareenergie rinnovabili o sistemi di“tutela” del pianetaconservando la proprietàprivata non risolva affatto ilproblema. Solo la lottaprofonda e radicale neiconfronti di un sistema marciosin dalla sua matrice puòprodurre risultati, portandoalla socializzazione e allacollettivizzazione del nostropianeta: l'unica via d'uscita daun imminente disastroambientale non lontano dai piùlungimiranti filmfantascientifici o postapocalittici. In sostanza, porre iterritori e il bene naturalepubblico sotto il controllo dellapopolazione e dei lavoratori èl'unica soluzione allacatastrofe ambientale. Perl'autodeterminazione, lasopravvivenza dell'umanità eper un futuro migliore.(26/9/2013)*Giovani delPartito di alternativa comunista
IlcapitalismoèdevastazioneambientaleIl socialismo è la via d'uscita dalla crisi ambientale globale
««LLaa QQuuaarrttaa IInntteerrnnaazziioonnaalleepprreessttaa ppaarrttiiccoollaarree aatttteennzziioonneeaallllaa ggiioovvaannee ggeenneerraazziioonnee ddeellpprroolleettaarriiaattoo..TTuuttttaa llaa ssuuaa ppoolliittiiccaa ssii ssffoorrzzaaddii iinnffoonnddeerree nneellllaa ggiioovveennttùù llaaffiidduucciiaa nneellllee pprroopprriiee ffoorrzzee eenneell ffuuttuurroo..SSoolloo iill ffrreessccoo eennttuussiiaassmmoo ee lloossppiirriittoo bbeelllliiccoossoo ddeellllaaggiioovveennttùù ppoossssoonnoo ggaarraannttiirree iipprriimmii ssuucccceessssii nneellllaa lloottttaa;;ssoolloo qquueessttii ssuucccceessssii ppoossssoonnoorriippoorrttaarree ssuullllaa ssttrraaddaa ddeellllaarriivvoolluuzziioonnee ii mmiigglliioorriieelleemmeennttii ddeellllaa vveecccchhiiaaggeenneerraazziioonnee..CCoossìì èè ssttaattoo ee ccoossìì ssaarràà..»»Lev TrotskyProgramma di transizione
LLaa RRiivvoolluuzziioonnee ssii ppuuòò ffaarree!!
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La piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleumin fiamme al largo del Golfo del Messico (20/04/2010)
PROGETTO COMUNISTA Ottobre Novembre 2013 9
NoMuos,labattagliacontinuaLa crescita del Pdac in Sicilia e la sua presenza nelle lotte
Francesco Micciché*
In questi mesi ad essere rovente non è stato solamente ilsole siciliano, ma anche lalotta contro la realizzazione
del Muos tro di Niscemi.Ricordiamo brevemente che ilMuos (Mobile User Objective System) è un sofisticato sistema di telecomunicazioni satellitari diproprietà della marina militarestatunitense, un sistema radar checonsiste di tre grandi antenneparaboliche di circa 18 metri didiametro per le trasmissioni inbanda Ka verso i satelliti geostazionari e di due trasmettitori elicoidali in banda Uhf, di 149 metrid'altezza, per il posizionamentogeografico. Scopo del sistema ècoordinare i sistemi militari statunitensi, in particolare i droni (aereidi guerra telecomandati) utili come nuovi strumenti di guerra delterzo millennio.
La battaglia antifascistadel Pdac
Alla prima manifestazione nazionale, svoltasi il 6 Ottobre 2012 a Niscemi, hanno partecipato imovimenti di lotta dell'area antagonista e i movimenti No Muosterritoriali, costituiti da comunicittadini e sostenuti da associazioni ambientaliste e movimenti civici. Ricordiamo che nelle primesettimane di vita il movimento,privo di una rete organizzativa, eradiretto o comunque sostenuto inalcune aree geografiche da personaggi riconducibili all'area diestrema destra e da movimentineofascisti, che sotto la bandieradell'antipartitismo hanno cercatodi indirizzare il movimento versouna semplice lotta control'usurpazione ambientale e territoriale in nome del “sicilianpatriottismo”.Come Partito di alternativa comunista abbiamo subito denunciatoqueste infiltrazioni, e in seguitoalla nostra denuncia si è creata unarete antifascista No Muos che halavorato per la realizzazione di unacarta d'intenti, attraverso la qualeil movimento si è dichiarato ufficialmente antifascista e antirazzista.In fase di realizzazione di questodocumento, come sempre, nonsono mancate le critiche, e in particolare a prendere le distanze èstato un esponente agrigentino diRifondazione Comunista che piùvolte ha attaccato il lavoro dei nostri compagni con banali e steriliaccuse di “settarismo”. Il rifondarolo in questione premeva sul fattoche il movimento No Muos nonandava spaccato, che non si dovevano creare divisioni al suo interno– l'antifascismo per certi personaggi è solo una semplice parola,non una lotta contro il germemalsano della borghesia – ma lanostra posizione antifascista èstata largamente condivisa dallastragrande maggioranza degli attivisti No Muos.
La crescita delmovimento No Muos
Nel corso dei mesi il movimentoNo Muos è riuscito ad avanzare intermini di metodo, pur permanendo una diffusa tendenza allasponda istituzionale, mettendo incampo soprattutto nell'ultimo periodo delle modalità di lotta più radicali contro la realizzazione delMuos tro, ad esempio il blocco deimezzi in entrata alla base attraverso presidi e barricate.il 30 Marzo 2013 il Pdac, nato da
poche settimane in Sicilia, hapartecipato alla seconda manifestazione nazionale No Muos: più di10.000 persone si sono riversate aNiscemi per opporsi a questoennesimo scempio, sottolineandopiù che mai che la battaglia controil Muos non è solo della popolazione niscemese ma è una lottainternazionale. In tante altre occasioni nei mesi successivi i militantiNo Muos si sono opposti con forzaalzando barricate e blocchi,subendo cariche e manganellatedalle forze del disordine, e riuscendo a ostacolare gli sviluppi deilavori. Con queste dimostrazionidi forza e coraggio, hanno fatto unpasso avanti nella lotta rispetto allesemplici contestazioni verbali egiuridiche portate avanti in precedenza attraverso la sponda suipoliticanti (soprattutto del Pd e delM5s) e sulle istituzioni, in particolare sul presidente della RegioneRosario Crocetta.I reazionari grillini hanno più voltecriticato le modalità delle azioniattuate dai militanti No Muos (adesempioil tagliodelleretie lebarricate), finendo recentemente peralienarsene le simpatie, mentre lapresenza di Rifondazione o altrigruppi di “sinistra” nel movimentoè stata puramente simbolica.Il governatore Siciliano, da partesua, dopo aver finto in un primomomento di bloccare i lavori asuon di revoche e diffide (ma solosulla carta perché nel frattempo gliamericani continuavano a costruire), si è fatto artefice poi disconvolgenti e assurde dichiarazioni, come quella secondo cui“dentro le fila del movimento NoMuos si celano mafiosi”, mentre siintensificavano le visite autorevoliche Saruzzo riceveva a PalazzoD'Orleans, dal console Usa ai generali della marina statunitense,visite che evidentemente hannoindotto il presidente a ritornare suisuoi passi revocando “la revoca deilavori”, cosi da obbedire ai dettamidell'imperialismo americano.
La manifestazione del9 agosto
Arriviamo cosi al fatidico 9 Agosto2013, una giornata storica chetuttavia ha lasciato l'amaro inbocca a parecchi compagni per lagrande occasione perduta (1) . Altermine di un lungo corteo, neipressi dei cancelli d'ingresso dellabase Usa, sono avvenuti degliscontri con le forze dell'ordine inassetto antisommossa che nonhanno esitato a manganellare imanifestanti. Il movimento, graziea un ingente numero di forze, è riuscito tuttavia a piegare il bloccodella celere e centinaia di attivisti,fra cui i nostri militanti, sonoentrati all'interno della base dopoavere tagliato le reti di recinzione.Un evento che senza dubbio hauna notevole importanza e checertifica la possibilità di vittoriachelemassepossonoaveresesonounite contro il sistema. Sappiamobene tuttavia che se le masse nonsono unite intorno a un programma anticapitalista e se mancauna guida che dia una direzione rivoluzionaria al movimento, le speranze di vittoria vengono meno.Dopo un colloquio di alcuni attivisti con la digos, i manifestanti – siapure in enorme superiorità numerica rispetto alle forze dell'ordine –hanno abbandonato la base militare. In tanti diranno che nonc'erano le condizioni per rimaneree che i manifestanti erano impreparati all'evento, ma in parecchicompagni è rimasto l'amaro inbocca per l'occasione sciupata.
Difficilmente potranno capitareinfatti occasioni del genere, e l'auspicio è che il movimento sappiatrarre dagli errori una lezione.
Continua la crescita delPdac in Sicilia
Se è vero che la verità è rivoluzionaria, noi abbiamo il dovere di denunciare chi svia o rallenta leazioni di lotta che il movimentointraprende, e di rimarcare che lalotta può avere uno sbocco solo nelquadro di una più ampia guerra alsistema anticapitalista. È questaprospettiva anticapitalista che sinora è mancata a nostro avviso almovimento, così come abbiamopiù volte sottolineato. Unificare lelotte intorno a una prospettiva radicalmente antisistema, per costruire un ponte verso la presa delpotere politico del proletariato el'abbattimento del capitalismo: èquesto che abbiamo detto in ognipiazza che abbiamo marcato conla nostra presenza, da Messina aMazara, da Palermo a Catania, neinostri “Sicilia Revolution Tours”. Èquello che abbiamo detto nei seminari organizzati sul territorio,da Caltanissetta ad Augusta,nell'ambito del percorso di divulgazione del marxismo rivoluzionario e di formazione deimilitanti che il Pdac promuove sututto il territorio nazionale.È quello che dicono i compagni siracusani che portano avanti labattaglia contro l'inquinamentodel polo petrolchimico, e i compagni nisseni che lottano a fianco degli immigrati di Caltanissetta, dovenello scorso mese di giugno centinaia di persone sono scesi inpiazza per la manifestazione organizzata dal Pdac nell'ambito diuna tre giorni di lotta in supporto aimigranti. È la stessa prospettivache abbiamo portato nella lottadegli studenti, per esempio quellidell' Ipia di Agrigento, privati di
una scuola dove esercitare il dirittoallo studio e costretti assieme agliinsegnanti a utilizzare i locali dialtri istituti.In conclusione possiamo affermare con fierezza che in Sicilia il Partito di alternativa comunista è unarealtà su cui i lavoratori, i precari, idisoccupati possono contare, unarealtà che ha conosciuto in questesettimane nuovi ingressi chehanno contribuito a dare unamarcia in più. Siamo consapevoliche la strada è lunga e che ancoratante battaglie ci aspettano, ma
siamo altrettanto consapevoli chel'unica strada percorribile pervincere è quella che passa dalla costruzione del Partito rivoluzionario internazionale.È la strada che noi del del Partito diAlternativa Comunista, sezioneitaliana della Lega Internazionaledei Lavoratori Quarta Internazionale (Litci) stiamo seguendo,continuando il progetto iniziato daTrotsky, per provare con ogni forzaa far vincere nel mondo la rivoluzione. (27/9/2013)*Pdac Agrigento
Nota(1) Per maggiori informazionisull'accaduto vi invitiamo aconsultare l'articolo da noipubblicatosulnostrositoNoMuos!Proseguire la battaglia in unaprospettiva anticapitalistica. Aproposito di alcune sterilipolemichealternativacomunista.it/content/view/1870/1/
MOVIMENTI E LOTTE
NoallamilitarizzazionedellaValdiSusaPer un autunno rovente contro padroni e repressione
Stefano Bonomi
Pare passato un secolo daquando giovedì 29 agostosi è svolta al campeggio diVenaus un'assemblea
organizzata dal movimento NoTavcon No AusterityCoordinamentodelle lotte, incentrata sulle lotteinternazionali, approfittandodella presenza in Italia del compagno Toninho Ferreira, militantesindacale della CspConlutas, unotra i più attivi sindacati di base delBrasile (la CspConlutas fa parte,come No Austerity, della Retesindacale internazionale di solidarietà e di lotta).
Un'esperienzainternazionale
inVal di Susa
Il dibattito riguardava le esperienze recenti di lotta in Turchia eBrasile. Toninho ha parlato inparticolare dell'esperienza dellalotta del Pinheirinho (una favelaoccupata, i cui abitanti hannoopposto una dura resistenza atentativi di sgombero da partedella polizia militare e dell'esercito), a cui ha partecipato in primapersona, e delle manifestazioni dimassa di questi ultimi mesi in Brasile. Parlando dello sciopero gene
rale del 30 agosto in Brasile,sciopero promosso anche dallaCspConlutas,Toninho ha ribaditol'importanza della solidarietàinternazionale tra i lavoratori, haricordato che le varie lotte sonoparte di una stessa lotta e che lavittoria di una lotta è una vittoriaper tutte le lotte. Ovvia e scontata èarrivata immediata la solidarietà ditutto il movimento No Tav sottoforma di un comunicato speditoalla stessa CspConlutas.
No alla repressionedelle lotte
Proprio mentre scriviamo si susseguono vorticose le notizie riguardoilmovimentochetantostafacendopenare coloro che, nella devastazione del territorio naturale, dellavita dei valligiani e dello stato sociale di una intera nazione, vedono“solo” una ulteriore occasione peringigantire i propri profitti. Siamopassati da fermi e arresti (con ripetute perquisizioni di abitazioni) diattivisti e solidali, rei unicamentedinonvolerchinarlatestadifronteai potenti di turno e di fronte allamilitarizzazione del loro territorio,a teoremi ridicoli di prossimità adorganizzazioni terroriste (sempreprontamente smentiti), a tentativi,sempre presenti nella storia No
Tav, di riportare nell'alveo istituzionale la resistenza ultraventennale della comunità val susina.Ci sono delle “buone” notizie,ovvero che Andrea e Paolo (quest'ultimo ha partecipato con noi aldibattito sulle lotte internazionali)sono usciti dal carcere per andareai domiciliari, ma ovviamentel'unica ottima notizia l'avremoquando Andrea, Paolo e tutti glialtri attivisti in carcere o ai domiciliari saranno definitivamente liberi insieme a tutti gli antagonisti chepatiscono la repressione borghese.Ci sono anche notizie pessime, chearrivano direttamente dal direttore dei lavori del cantiere a Chiomonte: entro la prima metà diottobre la “talpa” entrerà “finalmente” in funzione e quindi siproverà a dare un'energicasterzata verso la piena operativitàal fortino. Quindi ulteriori 200 uomini delle forze del (dis)ordine aoccupare la valle e “ovviamente”giro di vite sulla repressione.
Avanti con la lotta!Dalle assemblee dei campeggi dilotta del movimento sono statelanciate alcune mobilitazioni direspiro nazionale per allargare ilfronte di lotta: sabato 12 Ottobregiornata di iniziativa contro la de
vastazione del territorio, venerdì18 ottobre partecipazione allosciopero generale indetto dalsindacalismo di base, sabato 19ottobre giornata della “sollevazione generale” a Roma.Come militanti di Alternativa Comunista, impegnati a rafforzare ilcoordinamento delle lotte No Austerity,siamoesaremoalfiancodeiNoTav con l'intento di rafforzare laloro determinata lotta, guardandoalle mobilitazioni dei lavoratori,degli studenti e dei disoccupati ecollegandoci alle mobilitazioni inTurchia, Egitto e Brasile.Organizziamo la legittima resistenzapopolarecontrogli interessidei padroni, delle banche e deglispeculatori!Contro padroni e repressione: studenti e lavoratori uniti nella lotta fino alla vittoria! (25/9/2013)
10 Ottobre Novembre 2013 PROGETTO COMUNISTALOTTE DEI LAVORATORI IMMIGRATI
Patrizia Cammarata eMoustapha Wagne
Il 20 settembre 2013 l'eurodeputato leghista MarioBorghezio ha scritto unalettera aperta inviata all'Arci
vescovo di Milano, Angelo Scola, ilquale alcuni giorni prima, inun'intervista a Repubblica , avevaassunto una posizione d'aperturaallo ius soli (1)Nella lettera aperta Borghezio hainvitato il Cardinale a parteciparead un convegno che in ottobre saràorganizzato dalla “Fondazione Federalista per l'Europa dei popoli”. Èrispettoso nei toni, l'eurodeputatoleghista, con il cardinale, e dice «hoaccolto con tutto il dovuto rispettole Sue recenti dichiarazioni sul problema della cosiddetta riformadello ius soli » annunciandogli alcontempo che al convegno parteciperà una delegazione africana delRceedao (Rete delle Camere degliesperti europei dell'Africadell'Ovest, accreditata presso ilParlamento europeo) e che questarappresentanza diplomatica africana potrà fornire all'Arcivescovodi Milano utili elementi per costatare che molti dirigenti politiciafricani non la pensano come il Ministro Kyenge. Così la delegazioneafricana nera diventerà un'ottimaalleata per il leghista biancoBorghezio nella sua battagliacontro lo ius soli.
Razzismo e interessiborghesi
Noi sappiamo bene, e lo affermiamo in ogni occasione, che non èsufficiente essere neri per esseredalla parte della maggioranza dellapopolazione nera, come non èsufficiente essere donna per esseredalla parte della maggioranza dellapopolazione mondiale femminile.La borghesia ha utilizzato negli ultimi anni, frutto della crisi che viveper la situazione rivoluzionariamondiale, governi che possanoservirle per frenare l'ascesa dellemasse. Ha dovuto ricorrere ai settori più rappresentativi degli oppressie sfruttati per ingannare, attraversola forma, le masse popolari, frenandone le lotte con l'illusione delcambiamento attraverso qualcheprovvedimento governativo. Cosìsono sorti, negli anni recenti estanno sorgendo tuttora, governi difronte popolare, di collaborazionedi classe, in cui organizzazioni operaie partecipano ai governi borghesi, fino a porvi alla testa presidentineri come Obama negli Usa, oppure operai come in Brasile con Lula,indigeni come Evo Morales in Bolivia, socialdemocratici come Zapatero in Spagna, o governi conretorica populista com'è statoquello di Chávez in Venezuela,oppure una donna, Angela Merkel aguida della Germania e, in Italia, nelmomento di maggiore crisi istituzionale, in un governo cosiddetto“d'emergenza” e di“larghe intese”, èstata nominata Ministro dell'integrazione Kashetu Kyenge, detta Cécile, d'origine congolese, donna eprimo ministro nero in un governodella Repubblica Italiana.
Il razzismo della Lega NordÈ stato rispettoso, Borghezio, nellasua lettera all'Arcivescovo di Milano (prelato legato a “Comunione eliberazione”) e toni tanto rispettosirendono ancora più evidenti i tonirazzisti usati, invece, contro la ministra Kyenge dall'inizio del suomandato. Ricordiamo solo alcunedelle frasi che Borghezio ha riservato alla Kyenge: «Faccetta nera,lo capiamo solo ora, non era, comesembrava, un canto colonialista,ma un presagio di una futura Italiameticcia, dove i loro protetticlandestini possono tranquillamente distruggere i Cie, pagati conle nostre tasse, e per noi, se cipermettiamo di muovere qualchecritica, è pronta l'accusa di razzismo»; « Questo è un governo delbonga bonga, vogliono cambiare lalegge sulla cittadinanza con lo iussoli e la Kyenge ci vuole imporre lesue tradizioni tribali, quelle delCongo… gli africani sono africani,appartengono a un'etnia molto diversa dalla nostra. Non hanno pro
dotto grandi geni, basta consultarel'enciclopedia di Topolino. Kyengefa il medico, gli abbiamo dato unposto in un'Asl che è stato tolto aqualche medico italiano» (...) «Nonho mai chiesto scusa. Ho detto chese lei si è ritenuta offesa mi dispiace.Ma la parola scusa non l' ho pronunciata e non la pronuncionemmeno se mi sparano».E quando gli viene chiesto se si siapentito di quanto detto, Borghezioreplica: «No, non mi pento assolutamente delle cose che ho detto aquesta signora»; «Ormai l'Occidente è invaso dagli extracomunitari»; « Vedo però un pericolo,qualora il demenziale progetto s iavveri, che nel nostro Paese finoraimmune dal razzismo vero e proprio, nasca come in Alabama il KuKlux Klan . Auguri!»; « Obama? Grazie a lui il Ku Klux Klan è rigoglioso
come non mai. Lo dicono i dati:Obama non ha solo torti, ma anchequesto merito, la crescita del KuKlux Klan. Certo, hanno un po' esagerato, ma combattono e resistonoalla società multirazziale con la filosofia della differenza».Queste frasi hanno fatto da apripista a decine e decine di altri insultinei confronti della ministra Kyengeda parte di altri esponenti di primopiano della Lega (come Calderoli) eda parte di semplici iscritti maanche di esponenti di altri partiti,frasi razziste talvolta smentite, altrevolte semplicemente spiegate,interpretandole diversamente. Sisono moltiplicate le scritte razzistesui muri del Paese.Forza Nuova ha chiesto “una revisione in senso restrittivo della BossiFini” e, in occasione dell'arrivodella Kyenge alla festa dell'Unitàprovinciale di Bologna, ha espostouno striscione con la scritta:“l'immigrazione è il genocidio deipopoli. Kyenge dimettiti”, replica dialtre iniziative precedenti durantele quali queste parole erano stateaccompagnate dall'esposizione dialcuni manichini insanguinati.Nella notte fra il 14 e il 15 luglioscorso, in occasione della visita delministroKyengeaPescara, lapiazzaè stata tappezzata di cappi in stile“Ku klux klan” e con manifesti razzisti fotografati e diffusi dalla stessaForza Nuova.
L'ipocrisia del governoA questi insulti il governo ha risposto verbalmente, prendendo ledistanze, ma la risposta vera nonpuò essere una battuta contro unabattuta. C'è stata l'indignazione mal'unica risposta concreta sarebbestata una legge a favore degli immigrati, inveceèstatounsusseguirsididichiarazioni, di balletti, per nascondere la realtà di un governoche, al di là delle belle parole, è ungoverno che ha il compito di inasprire le politiche d'austerità e che,quindi, dovrà continuare a colpirela parte più ricattabile della classelavoratrice, cioè gli immigrati. Nonè importante se a portare avantiqueste politiche sia un ministro nero o uno bianco.Quali risposte concrete sono statedate? Gli immigrati aspettavano e
invece sono arrivati annunci.Quando la Kyenge ha parlato dicancellare la clandestinità e haparlato di diritto di cittadinanza, ilgoverno Letta non è passato ai fatti.Sono stati molti gli immigrati che sisono illusi, che pensavano cheentro i 100 giorni il governo avrebberispettato almeno le norme a livelloeuropeo. Invece tutto è rimasto come prima e la legge BossiFini èancora in vigore, portando alladisperazione migliaia di lavoratoriimmigrati con le loro famiglie. Nonsi può aspettare né delegare il problema alla Keynge che è un ministro del governo borghese ed è,invece, necessario che la battagliavada avanti nelle fabbriche e in tuttii luoghi di lavoro. Noi dobbiamocondizionare la politica con unaparola d'ordine forte e, soprattutto,con il rapporto di forza nelle piazze.
Il ministro Kyenge fa il suo lavoro, illavoro di un ministro in un governodei padroni. Anche noi dobbiamofare il nostro lavoro, dobbiamoandare al fronte, un fronte rivoluzionario che ha il compito di aggregare il proletariato nativo edimmigrato su parole d'ordinecontro il razzismo e il capitalismo.Solo con la lotta si potranno ottenere risultati.
La lotta per l'abolizionedella BossiFini
La Lega, in calo di consensi, vuoletornare al governo e per farlo devemarciare sul cadavere degli immigrati, sulla loro disperazione. Il governo Letta non ha fatto quello chesarebbe stata la sola, vera, concretarisposta agli insulti razzisti neiconfronti del ministro Kyenge e,
cioè, l'abolizione della legge BossiFini. Attualmente la madre di tuttele battaglie a favore degli immigrati,in Italia, è la battaglia per l'abolizione della legge BossiFini checontiene tutto l'attacco agli immigrati, una legge che, vincolando lapresenza sul territorio italiano alcontratto di lavoro, introduce il“reato di clandestinità”. Una leggeche ha portato a drammaticheconseguenze, fra le quali anche lecosiddette “sanatorie truffa” chehanno rappresentato un ulterioredramma e sfruttamento per gliimmigrati.Gli immigrati, essendo vincolati aun contratto di lavoro per ottenereun permesso di soggiorno, sonospesso costretti ad accettare condizioni di lavoro disumane, senzapossibilità di trattativa e, quando siabbatte su di loro il dramma del licenziamento, cadono nella tragedia della clandestinità.Tutti i lavoratori immigrati,appartenenti alle varie sigle sindacali, devono fare una battaglia comune contro questa legge.Le nostre parole d'ordine devonoessere: Cancelliamo con la lotta la leggeBossiFini! Permesso di soggiorno per tuttisenza condizioni! Diritto al voto e alla cittadinanzaper tutti gli immigrati! Chiusura di tutti i centri di detenzioni per gli immigrati! Parità di condizioni salariali e lavorative per lavoratori immigrati enativi! Cancellazione di tutti i contratti
precari! Servizi sociali, Scuola, Sanitàpubbliche e gratuite! Diritto all'autodifesa dei lavoratori immigrati dalle aggressionixenofobe e razziste! No all'accordo sulla rappresentatività siglato da CgilCislUil! No alla cassa integrazione! No ailicenziamenti! Unità internazionale dei lavoratori contro le politiche razziste ecoloniali dei Paesi imperialisti! Solidarietà alle rivoluzioni inNord Africa e Medio Oriente! Solidarietà alla lotta del popolopalestinese! No alla guerra in Siria, sostegnoalla rivoluzione!
Queste parole d'ordine non potranno mai essere nell'agenda diquesto governo di concordia nazionale (PdPdlCentro di Monti),non potranno mai esserenell'agenda del governo deibanchieri ma devono esserenell'agenda delle organizzazionipolitiche e sindacali dei lavoratori,di tutte quelle organizzazioni e associazioni che, non solo a parole,vogliono combattere razzismo esfruttamento. (23/9/2913)
Nota(1) La cittadinanza italiana è oggibasata sullo ius sanguinis , il dirittodi sangue, e non prevede lo ius soli ,il diritto che si acquisisce per nascita sul suolo italiano indipendentemente dallacittadinanza dei genitori.
ControgliattacchirazzistiallaKyengeecontroilgovernoPerché non crediamo che da questo governo vengano risposte agli immigrati
Sabato 14 settembre a Piacenza lavoratori immigrati protagonisti di lotteradicali nel settore della
logistica hanno promosso unamanifestazione contro la guerraimperialista, contro il regimemilitare in Egitto, a sostegnodelle rivoluzioni in Nord Africa ein Siria. Il Pdac ha aderito epartecipato alla manifestazione: pensiamo si tratti di unimportante passo in avanti nellosviluppo della coscienza di classe di questi lavoratori, chehanno animato in Italia le lottepiù dure contro lo sfruttamentocapitalistico. Oggi, quegli stessilavoratori, oltre a rivendicaremigliori condizioni salariali,comprendono che la lottasindacale deve diventare lottapolitica. Per questo si fanno promotori di iniziative di solidarietà internazionale e riconosconoche il nemico – in Italia, in Egitto,Marocco o Siria – è lo stesso: ilcapitalismo.
Una manifestazione perle rivoluzioni
e contro il capitalismo
La manifestazione di Piacenza,che ha visto la partecipazione dicentinaia di lavoratori (in granparte egiziani, ma anche lavoratori italiani e di tante altre nazionalità), si è aperta con unintervento di Mohamed Arafat,lavoratore egiziano noto a tuttiper aver diretto l'importantelotta dei lavoratori della logistica all'Ikea di Piacenza. Arafat haspiegato il senso della manifestazione di sabato a Piacenza:una manifestazione contro il regime militare in Egitto, che hatradito la rivoluzione, ma anchecontro tutti i governi e contro ilcapitalismo. Arafat ha spiegatoche la rivoluzione in Egitto è la
stessa rivoluzione che c'è in Siriae ha sottolineato l'importanza diopporsi alla guerra che gli StatiUniti e gli altri Paesi capitalisticivogliono scatenare. Arafat haprecisato più volte che la manifestazione non è stata convocataa favore di questo o quel presidente, di questo o quel governocapitalistico: «vogliamo che nonsiano più i capitalisti a comandare o gli eserciti o i governidei capitalisti, vogliamo che siail popolo a comandare». Ancheper questo, fin da subito è statorespinto dagli organizzatori iltentativo (subito strumentalizzato dai giornalisti peroccultare il vero senso della manifestazione) di alcuni presentidi fomentare uno scontro tra sostenitori di Morsi e sostenitoridel regime militare: la manifestazione, hanno ricordato i promotori, è stata una“manifestazione per l'autodeterminazione dei popoli, controtutti i governi capitalistici”.
Una manifestazioneinternazionalista
Dopo l'intervento di apertura diArafat, la giornata è continuatacon vari comizi, che hanno rimarcato il significato internazionalista della giornata diPiacenza. La parola è stata dataal compagno Toninho Ferreira,del Pstu brasiliano (sezione brasiliana della Lega Internazionaledei Lavoratori Quarta Internazionale, di cui il Pdac è sezioneitaliana) e dirigente della CspConlutas (il più grande sindacato di base dell'America Latina). Il Pstu e la CspConlutassono in questi mesi in prima filanelle mobilitazioni in Brasile.Toninho, che si è detto compiaciuto di essere tradotto in piùlingue (italiano e arabo), ha
portato la solidarietà di classedel Pstu e della CspConlutasalle lotte dei lavoratori immigrati in Italia. Ha ricordato che lalotta di classe è internazionale eche la classe lavoratrice si deveunire su scala internazionaleper abbattere il sistema capitalistico. Ha ribadito l'importanzadi organizzare iniziative in solidarietà con le rivoluzioni in Siriae in Egitto, per abbattere i regimimilitari, sconfiggere l'imperialismo e tutti i governi borghesi.Dopo di lui, è intervenuto ilcompagno Karim, marocchino,molto conosciuto per il suo ruolo nelle lotte dei lavoratori dellalogistica, in particolare alla Granarolo di Bologna. Karim nel suointervento ha chiesto l'unità ditutti i lavoratori contro il capitalismo, ha fatto appello ai sostenitori di questo o quel governo aprendere coscienza del fatto chenessun governo rappresenta gliinteressi dei lavoratori, che tuttii governi in Nord Africa hannotradito le rivoluzioni e le massepopolari. Karim ha anche sottolineato che la manifestazione èstata convocata non solo controil regime militare ma anchecontro tutti i governi del capitale.Infine, sono intervenuti Moustapha Wagne, senegalese, delPartito di Alternativa Comunista, che ha ricordato che inEgitto servono elezioni subitoper un'assemblea costituentelibera e sovrana che assuma ilpotere: «ma non basta, dobbiamo costruire partiti rivoluzionari in Africa, come stiamofacendo in Senegal». Infine, sono intervenuti rappresentanti(provenienti da varie città d'Italia) di associazioni democratiche che chiedono la fine deimassacri e del regime militare inEgitto.
Dopo il comizio iniziale, uncorteo ha attraversato le stradedella città, con slogan contro ilregime militare, contro la guerrain Siria, a favore dello scioperogenerale. Da sottolineare il fattoche, sia nell'intervento diapertura sia durante il corteo, ipromotori hanno ripetuto che èimportante coinvolgere ledonne nella lotta. Anche perquesto è stato chiesto a FabianaStefanoni, del Partito diAlternativa Comunista, diintervenire come "donna e rivoluzionaria". Quello dellacompagna non è stato l'unicointervento durante il corteo:oltre a vari interventi di lavoratori egiziani, sono intervenutianche rappresentanti del Nap(Network Antagonista Piacentino).
Un esempio da seguireIl Partito di Alternativa Comunista ha aderito e partecipato allamanifestazione con le proprieparole d'ordine. Pensiamo chela manifestazione di Piacenzasia un esempio da seguire inaltre città d'Italia per offrire unsostegno concreto alle rivoluzioni in Egitto e Siria, peropporsi al tradimento delle rivoluzioni e avanzare nella costruzione di partiti rivoluzionariin Nord Africa e Medio Oriente:noi pensiamo infatti che solocon la costituzione di governioperai e contadini, con lasconfitta dei regimi militaricapitalistici e di tutti i partitiborghesi le rivoluzioni potrannovincere. Costruire gli strumentinecessari per raggiungere questo obiettivo, cioè costruirepartiti comunisti rivoluzionari,è l'obiettivo che si pone la LegaInternazionale dei Lavoratori Quarta Internazionale.(15/09/2013)
14settembreaPiacenza:unesempiodaseguireControiregimimilitariecontrol'imperialismo,alfiancodellerivoluzioniinEgittoeSiria
PROGETTO COMUNISTA Ottobre Novembre 2013 11LOTTE DEI LAVORATORI IMMIGRATI
LalottadelPdacinSiciliaafiancodeimigrantiUna battaglia contro il razzismo,per la difesa del diritto di sopravvivere
Conny Fasciana*
Limmigrazione vista dauna prospettiva di classesvela uno dei volti più feroci del capitalismo: lo
sfruttamento dell'uomo sull'uomo. I governi locali e nazionali diogni colore hanno favorito la ricattabilità dei migranti, attraverso strumenti borghesi dicontrollo del fenomenodell'immigrazione, che si attuaattraverso i Cda, i Cara ed i Cie,strutture preposte dall'apparatostatale per il loro “smistamento”e previste da una serie di norme(passando attraverso la leggeTurcoNapolitano e il pacchettoMaroni, fino alla legge BossiFini, quest'ultima non a casoideata da un leghista ed un fascista!). Tali strumenti dovrebberogarantire allo straniero le primecure e l'espletamento delle procedure di identificazione.Successivamente, la sua permanenza (per lavoro o come rifugiato politico) o l'espulsione. Difatto forniscono al padronato learmi per porre in essere un pesantissimo attacco nei confrontidella classe lavoratrice attraverso lo sfruttamento legalizzatodi lavoratori a costo zero da ridurre in stato di semischiavitù,ponendo le basi per l'acutizzarsidi atteggiamenti xenofobi neiconfronti degli immigrati, ritenuti colpevoli di portare via il lavoro agli italiani.
Ulteriormente aggravata lacondizione dei migranti nei Cie
Giova ricordare in questo contesto le recenti innovazioni introdotte dal documentoprogrammatico sui Cie elaborato dall'ex ministro dell'internoCancellieri che aggravano questasorta di detenzione amministrativa lesiva dei diritti fondamentali della persona. Locali dicontenimento separati per lepersone più problematiche eufemisticamente chiamati “moduli idonei a ospitare personedall'indole non pacifica”, convalida dei trattenimenti direttamente all'interno dei Cie,controllo degli apparecchi di telefonia mobile in maniera “selezionata”, introduzione di unaspecifica aggravante per le ri
volte all'interno dei Cie, aumento del numero degli agentipresenti all'interno delle strutture. Tutto ciò nel più assoluto silenzio della stampa borghese chesi limita a bollare come attivandalici le rivolte, che noi riteniamo al contrario assolutamente legittime, o a definire“escamotage” per uscire dal Cie escappare, gli atti estremi qualiingoiare lamette pur di porre finea tali abominevoli condizioni divita, che però, ci tiene a sottolineare il succitato documentoprogrammatico, saranno ridottea 12 mesi contro i 18 in vigore! Poteri speciali ai prefetti, ai questorio a commissioni miste di disciplina, in una sorta di Guantanamo all'italiana.
Le strutture presentiin Sicilia
In Sicilia amiamo fare le cose perbene! Laddove si tratta di dareuna mano al capitale e ai suoiinteressi, cominciando ovviamente da quelli imperialistici,così come non potevamo farcimancare il muos e le basi militari,non ci siamo fatti sfuggire l'occasione di rifornirci per bene dicontenitori di merce umana.Ecco come in questa terra promessa abbiamo organizzato ilmoderno “triangolo della schiavitù”. Possiamo vantare duestrutture chiamate Cpsa (Centridi primo soccorso ed accoglienza): una a Lampedusa (381posti) ed una a Pozzallo (172 posti). Una delle perle di cui andiamo maggiormente fieri è ilCentro di Pian del Lago a Caltanissetta: come una matrioska,contiene un Cda (Centro di accoglienza), un Cara (Centro diaccoglienza richiedenti asilo) eun Cie (Centro di identificazioneed espulsione) per un totale di552 posti. Seguono il Cara di Salina Grande (Trapani) con 260 posti ed il Mega Caea di Mineo(Catania) con ben 2000 posti,gentilmente concesso dagliamericani che vi soggiornavanoprima che fosse sconsacrato come base militare. Infine i Cie diSerraino Vulpitta e Milo (Trapani) per un totale di altri 247 posti.La distinzione in tre tipologie difatto è pressoché nulla. Vi siconcentrano per periodi più o
meno lunghi e a seconda del paese d'origine, dell'intensità deiflussi (emergenze umanitarie) edegli accordi internazionali mascherati dalle diplomazie (il famoso baciamano di Berlusconi aGheddafi ne è emblematico edrammatico esempio!), personedi svariate appartenenze etniche.
Il nostro lavoro dimilitanti rivoluzionari
La nostra prospettiva di classe cipone in prima linea accanto aimigranti che rivendicano un diritto di appartenenza che va benoltre il riconoscimento burocratico di un'identità o di unostatus, tanto più se tale riconoscimento, oltre ad essere unnaturale bisogno dell'individuodi dimorare in qualsiasi parte delmondo desideri, è legato alla necessità di fuggire dalla propriaterra per cercare condizioni di vita migliori o per sfuggire alleguerre imperialiste, alle dittatureo alle grinfie delle organizzazioniterroristiche (una per tutte AlQaeda).Nel mese di giugno abbiamolanciato un appello alla collettività attraverso una tre giorni dilotta, per porre in evidenza ladrammatica situazione diabbandono e degrado dei migranti, sia di quelli ospitati neiCampi, da noi definiti senzamezzi termini centri di reclusione, sia di tutti coloro cheattendono fuori dai Campi,troppo affollati per riceverli. Soloa Caltanissetta questi ultimi sono oggi circa 200. Sopravvivono,in condizioni disumane, senzaacqua, cibo, elettricità, vestiti,assistenza medica e servizi igienici, in uno spazio all'aperto, neipressi del Cda di Pian del lago,che hanno occupato in assenzadi spazi alternativi che le istituzioni non si sono mai preoccupate di predisporre: non unaparola sui giornali, non unintervento di assistenza cherenda umana questa attesa, nonun atto di solidarietà.L'8 luglio abbiamo sventato unvergognoso tentativo disgombero (proprio mentre il novello pusher a capo dello Ior lasciava Lampedusa dove avevaspacciato oppio per i cattolicissi
mi benpensanti) ordinato dalsindaco di Caltanissetta. Il nostro tempestivo intervento hafermato l'azione repressiva aconferma che un militante chenon arretra è più forte deimanganelli! L'occupazione ed iblocchi sono proseguiti, semprecon il nostro deciso supporto econ la puntuale denuncia siadell'ipocrisia dei mass mediaborghesi che dell'apatia delleforze della “sinistra” riformista ecentrista. L'ultimo e forse piùelevato momento di lotta si èavuto il giorno 18 settembre: èstato infatti attuato un blocco totale all'ingresso del Cda, da partedi centinaia di immigrati e deimilitanti del Pdac sezione Caltanissetta (unico riferimento pergli immigrati presenti sul territorio), che ha impedito per circa seiore l'ingresso e l'uscita dalCentro sia a chi vi lavora sia alleforze dell' ordine (dai convoglimilitari ai blindati, dalla guardiadi finanza alla digos).A nulla sono valse le minacce didenuncia, identificazione e fotosegnalazione da parte della polizia scientifica, e dopo ore laquestura ha dovuto cedere edaccettare di ricevere una delegazione composta da alcunirappresentanti di diverse etnie dimigranti, mentre il blocco delCda proseguiva. Il questore hacomunicato l'immediata riapertura, a partire dalla prossimasettimana, delle commissioniterritoriali nissene che, a suo dire, risolveranno il problema delsovraffollamento del Centro checrea la difficoltà del turnover conchi attende all'esterno. Una delegazione di migranti è stata ricevuta l'indomani anche dalprefetto, il quale, in merito alladelicata questione da noi denunciata e relativa alle condizioni disumane in cui versano gliimmigrati in attesa di accesso alCda, ha riferito che il governo hastanziato i fondi necessariall'attivazione dei progetti Sprarper l'utilizzo di strutture comunali e provinciali ove i migrantipotranno risiedere prima diaccedere al Cda. Gli stessi migranti hanno definito l'incontro“deludente”, dato che non è statafatta alcuna indicazione precisae concreta sui tempi di attuazione di tale progetto.
La lotta continua!
Noi vigileremo attentamente eintanto abbiamo iniziato a costruire il Movimento di Lotta per iMigranti a Caltanissetta la cui prima assemblea si è svolta il 20settembre. Le manifestazioni, assemblee, blocchi ed occupazionipromosse negli scorsi mesi gradualmente hanno avvicinato alnostro partito le avanguardie diogni etnia presente sui nostriterritori ed in modo particolarecittadini pakistani, afgani, somali, nigeriani e senegalesi con cuistiamo costruendo giorno dopogiorno una resistenza sempre piùcompatta e combattiva che ha conosciuto altissimi ed avanzatissimi momenti di lotta mirati alraggiungimento di obiettivitransitori di crescente coscienzasociale.
Stiamo preparando una manifestazione per i primi di ottobre eabbiamo tutti insieme spostatol'obiettivo da un livello embrionale ed individualista (il propriopermesso di soggiorno) ad unaprospettiva di classe nella qualericonoscersi come unica voce. Illavoro che stiamo svolgendo tuttiinsieme è difficile e pericoloso.Dobbiamo abbattere barriereculturali e superare la repressioneed i tentativi di intimidazione, iricatti e il giudizio morale sul nostro operato, la diffidenza deicittadini anestetizzati dallacontroinformazione borghese.Ma stiamo andando avanti. Il nostro obiettivo è unire questa lottacon quella più ampia contro ilcapitalismo. Siamo solo all'inizio,ma siamo già tanti. (25/9/2013)*Pdac Caltanissetta
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12 Ottobre Novembre 2013 PROGETTO COMUNISTATEORIA E PRASSI
Su Progetto comunista n. 40 (giugno 2013)abbiamo pubblicato un articolo di Francesco Riccisu Gramsci: A proposito del “quadernoscomparso”: Gramsci tradito . Nell'articolo sifaceva riferimento ad alcuni testi di RobertoMassari, autore di innumerevoli saggi sulla storiadel movimento operaio, nonché editore (anche diTrotsky e altri classici del marxismo), e, nellafattispecie, curatore dei Bollettini della NuovaOpposizione Italiana che, animata da Tresso,Leonetti e altri espulsi dal Pci stalinizzato, gettò lefondamenta del trotskismo in Italia. Massari hascritto alcune considerazioni su quell'articolo, chepubblichiamo qui sotto con una risposta di Ricci.Chi volesse seguire meglio il dibattito dovrebbeleggere (o rileggere) oltre all'articolo di Ricci ancheil saggio di Massari posto ad introduzione di:All'opposizione nel Pci con Trotsky e Gramsci (ed.Controcorrente, 1977; ristampato da Massarieditore).
L'intervento di Roberto MassariCaro Francesco, riguardo al tuo articolo suGramsci non posso che essere generalmented'accordo e anzi, stimolato da te, sono andato acomprarmi L'enigma del quaderno di Lo Piparo el'ho subito divorato. Penso che invece tu non abbiacolto bene lo spirito della mia introduzione alBollettino della Noi, quando scrivi:«Non ci convincono le conclusioni di Massari, chetende a ridimensionare i gravi errori di Gramsci(pur riconoscendoli) e che finisce col sostenere...chein sostanza la stessa Noi, e cioè la prima forma ditrotskismo in Italia, nacque sotto il segno di Trotskye Gramsci. Conclusione zoppicante perché Tresso egli altri fecero appunto ciò che Gramsci non fece...cioè si schierarono con Trotsky e dunqueproseguirono con lui 'l'ultima battaglia di Lenin',quella contro la degenerazione burocraticadell'Internazionale comunista» . Anche seprosegui riconoscendomi di essere stato il primo arichiamare l'attenzione su «questadifferenziazione tra vari periodi di Gramsci» .Penso che rileggendo a freddo le righe che haiscritto ti accorgerai anche tu della sfasaturatemporale che c'è nelle tue cortesi critiche al mioriguardo. Sfasatura che riguarda non solo laseconda metà degli anni‘30, quando la Noi diventasezione italiana del nascente movimento per laQuarta. Leonetti farà da segretario (o per lo menoda riferimento politicoorganizzativo diretto perTrotsky) fin quasi alla fondazione, per poi tirarsivia. Tresso parteciperà invece alla fondazionedella Quarta e rappresenterà il trotskismo dopo il1938 fino al suo assassinio.Ebbene, tutto ciò nel 192930 è ben lungidall'accadere o dal potersi immaginare. E sequindi è vero che Gramsci in carcere nonparteciperà a questo processo positivo dicostruzione di un'alternativa allo stalinismotogliattismo, è anche vero che non parteciperà adaltro, e le sue posizioni in carcere, nel bene o nelmale, non avranno alcuna conseguenza direttasulla politica dell'età sua contemporanea.L'avranno molto di più nel dopoguerra.Ma la sfasatura riguarda anche il periodo diformazione della Noi. Dico alcune cose, andando amemoria e quindi col beneficio di poter sbagliarequalche data. Ma importa la sostanza.1) La Noi si manifesta nel 192930, cioè nel pienodel cosiddetto Terzo periodo (ultrasinistro) dell'Ic.La sua battaglia in Italia si svolge ancora su duefronti: da un lato ci sono i bordighisti checontinuano a non capire niente della natura delfascismo e della necessità del fronte unico persconfiggerlo, e dall'altro ci sono, come chiamarli, i“togliattiani” che tali sono solo perché diventatianche stalinisti, ma che al momento sembranoconvergere oggettivamente in alcune cose con ilbordighismo. La Noi deve combatterecontemporaneamente contro la stalinizzazione econtro l'ultrasinistrismo del Terzo periodo. Ladegenerazione staliniana è avanzatissima. Dalmio punto di vista (a posteriori) posso dire cheinvece era completata integralmente, ma diquesto purtroppo Trotsky si stava rendendo contosolo parzialmente, visto che ancora si illudeva dipoter riformare il Pcr, l'Ic e di conseguenza i partitistalinizzati – nel 1929 (!), col Gulag ormaiavviatissimo, la distruzione di qualsiasiopposizione e di qualsiasi fermento operaio, dopola tragedia in Cina e l'avvio dello sterminio deipopoli sovietici con la collettivizzazione forzata...Ebbene, nonostante ciò, nel 192930 della Quartainternazionale non si parla come progetto enemmeno come sogno; e dello stalinismo si haancora una definizione come... “centrista”: sic eahimè. (Un errore tragico di Trotsky che costò ladistruzione fisica, quasiintegrale, della massa deisuoi sostenitori in Urss.) Non si deve pensare peròche altri dirigenti politici stessero dicendo ofacendo di meglio. Laddove, sulla maggiore ominore lucidità di comprensione – rispetto aTrotsky – della vera natura dello stalinismo daparte di singoli intellettuali nonimpegnati nellabattaglia organizzativa si può discutere e sicontinua a discutere, ma solo a fini storiografici: iloro errori o le loro “intuizioni” non ebberoconseguenze politiche di rilievo.La degenerazione è da Trotsky considerataparziale, con tutte le conseguenze organizzativeche conosci o che si possono immaginare. Inquegli anni, infatti, si compì definitivamente lanostra sconfitta. Ma non certo solo per gli errori di
analisi che in quel periodo paralizzarono ilpensiero politico di Trotsky. C'era la montagna diprecedenti da prendere in considerazione, sia perla natura centrista del Partito bolscevico (che perchi si richiama alla teoria della rivoluzionepermanente dovrebbe essere un'ovvietà), sia perciò che era accaduto nelle prime settimane dopo iltrionfo della rivoluzione d'Ottobre (nascita dellaCeka, desautorazione dei comitati di fabbrica,esclusione dal governo e liquidazione degli altripartiti soviettisti, scioglimento della Costituente edi fatto scioglimento dei soviet perché amaggioranza socialrivoluzionaria). Ma di questonon è il caso di parlare ora e qui e comunque ho giàaffrontato le varie questioni nel passato.2) Nel contesto del 192930 la Noi trovanormalissimo raccogliersi intorno a due numitutelari e non uno: sulla prospettiva generale emondiale sta con Trotsky; sui compiti dellarivoluzione in Italia sta con Gramsci (che a suavolta era stato “istruito” da Trotsky e Lenin su cosasi dovesse fare in Italia e a fronte del fascismo).Questi, fino al momento dell'arresto non fecealcuna dichiarazione importante antitrotskista eagli occhi della Noi aveva almeno tre meriti (che ioesamino con una certa attenzione nel mio lavoroda te citato): a ) aveva capito e accettato inprecedenza (192224) le posizioni fondamentali egiustissime di Trotsky sull'Italia (che sirifletteranno ideologicamente nelle Tesi di Lione,tanto odiate dai bordighisti) e probabilmentesapevano anche loro che Gramsci era diventato aMosca e a Vienna un ammiratore (moltosuperficiale, in verità, ma pur sempre...) dellateoria della rivoluzione permanente; b ) eracertamente vaccinato rispetto al bordighismo; c )era certamente contrario alla politica suicida delTerzo periodo. Tieni conto che, perlomenoLeonetti, Gramsci lo conosceva benissimo sulpiano personale e non aveva certo bisogno dellepostuma biografia di Fiori per sapere come lapensasse riguardo al Terzo periodo, pur stando incarcere. Contatti diretti non ne avevano più, ma ivari (pochi) membri della Noi potevanoimmaginare cosa Gramsci pensasse del Terzoperiodo. E noi sappiamo oggi che effettivamenteallora ebbero ragione.I gravi errori di Gramsci li ricostruiamo noi oggi(non ne fa cenno nemmeno Tresso nel 1937...).Errori che erano di formazione ideologica, che siriflessero nei Quaderni , ma che non furono subitoconosciuti e tantomeno operativi. Come ricordianche tu, l'arresto a partire dal 1926 mise Gramsciin condizioni di non capire, quindi di non esserepiù utile, ma anche di non essere poi così dannosocome si potrebbe pensare. Anche per questo nel1929 la Noi poteva richiamarsi apertamente elegittimamente a lui, in polemica con la politicadel Terzo periodo applicata all'Italia. Lo fece intutto il Bollettino e Leonetti ancora celebravaGramsci in un articolo del 1934, da me posto inappendice allo stesso Bollettino , proprio adimostrazione del radicato gramscismo nellaprima fase di vita della Noi.Nel 1934 – prima di dissolversi di fatto – la Noitrovava giusto e necessario essere ancoragramsciana e trotskiana allo stesso tempo. Néalcuno in campo rivoluzionario ebbe motivo dirimproverarle tale posizione, a partire da Trotskystesso (questo silenzio di Trotsky su Gramsci credovada preso in maggiore considerazione di quantoin genere facciano i trotskobordighisti). Ilbordighismo italiano – che ancora deve farsiperdonare di non aver mai capito nulla dellevicende italiane di allora, successive epostbelliche – ha cercato in tutti i modi dicontrapporre l'immagine del Gramsci di allora aquella di Trotsky (e non solo del Trotsky post1933), ma si tratta di un falso storico operato aposteriori, sulla base di informazioni cheall'epoca (dal 1926 in poi) non si avevano.(Piccolo inciso. Non so se tu sai che io definisco dasempre Marco Ferrando come“trotskobordighista”, dando a questa definizioneun tono assolutamente negativo, se nonaddirittura caricaturale. Non posso dire lo stessodi Grisolia a causa della sua provenienza mentale eufficiosa dal lambertismo, cioè dall'estremadestra, opportunista e ridicolmente “ortodossa”del movimento trotskoide. Come iltrotskobordighismo e il lambertismo si sianopotuti saldare così stabilmente, rimane per meancora un fatto incomprensibile o spiegabile soloin termini psicologici, non certo politici.)È in fondo il dramma che mi pare di averaccennato anche in quel mio testo (che ora non hoil tempo di rileggere) e cioè che mentre Gramsciaveva torto sul Comintern e ragione sullasituazione italiana (l'Italia del fascismo trionfantee degli anni ‘20!), Bordiga aveva completamentetorto sull'Italia, ma aveva ragione in terminiastratti e puramente ideologici su Trotsky e sullanecessità di lottare internazionalmente contro lostalinismo (sul come e il quando sarebbe tutto dadiscutere). A volte mi sorprendo a pensare chequella sfasatura ideologica (GramsciBordigaTrosky) la stiamo ancora pagando. E che forse seGramsci fosse sfuggito all'arresto, lastalinizzazione avrebbe avuto in Italia e in lui unserio ostacolo (anche se probabilmente gliassassini del Pci e del Kgb lo avrebbero uccisodirettamente e non solo indirettamente comefecero impedendo che uscisse dal carcere). Maforse esagero. Anche perché ormai viviamoun'epoca di piena psicopatologia politica, di
separazionipersonalistiche opuramenteorganizzativistiche, enon ci troviamo più nelcuore di contenziosiideologici fracorrentiriconosciute delmovimento operaioche fu.Potrei aggiungerti aquesto punto che scrissiquel testo dopo anni diintensa ed umanafrequentazione diLeonetti (AntonellaMarazzi può dire lostesso e forse dipiù), diconsultazionedi suoimaterialid'epoca, diincontria casasua contestimoni ancora vivi. E quindi le cose che ho lì scritto nonle ho apprese solo dai libri, ma anche dalla sua vivavoce.Tu mi potresti rispondere che Leonetti aveva tuttol'interesse a mentire, visto che poi nei primi anni‘60 tornerà nel Pci, umiliato e pentito. Argomentoretroattivo, già ascoltato da suoi denigratori e diassai dubbia validità, che non tiene conto del latoumano (onesto, ingenuo e in fondo molto dolce) diLeonetti e comunque non inficia la componentedocumentaria all'epoca disponibile in gran partepresso di lui. Per ragioni di età, oggi si ignorageneralmente che la ripresa del dibattito sulGramsci antistaliniano e sulla Noi avvenne nellaseconda metà degli anni '60, proprio grazieall'intervento diretto di Leonetti – sottopseudonimo – e da parte di giovani storici daLeonetti incoraggiati.)Posso però chiederti di credermi. Leonetti puòaver sbagliato tantissimo a rientrare nel Pci neldopoguerra, ma quando parlava con me eAntonella di quegli anni (diciamo del 191929 e del192933/34) era di una sincerità a prova di bomba,era come se tornasse indietro nel tempo e siritrovasse giovane, agguerrito, accanto a Gramscie con a fianco la sua adorata compagna (PiaCarena) che era stata già fidanzata di Gramsci.Quel Leonetti là salvaguardava certamente unacerta diplomazia nei rapporti con gli studiosi distoria del movimento operaio ( tuttifrequentavano casa sua, da Spriano a Broué, nonne mancò nessuno), ma con noi due era di unasincerità totale, quasi paterna. Ricordati che tennea battesimo la nascita del giornale La Classe(organo della nostra Frazione marxistarivoluzionaria – che consideroretrospettivamente il canto del cigno del“trotskismo” in Italia) e lasciò come testamento(nel 1982!) un appello accorato a favoredell'Utopia trotskiana e quartinternazionalista.Per ironia della storia, tra la redazione di quel testoe la sua morte nel 1984, si colloca la miachilometrica relazione sulla necessità di costruireuna Quinta internazionale, fatta nel 1983 a Firenzee solo di recente sbobinata, e pubblicata perarricchire la discussione tra quanti comincianosolo ora a capire (dopo il 2010 – cioè dopo l'appellopoi lasciato cadere da Chávez) la necessità dilavorare per una Quinta internazionale (dimovimenti e non di partiti). Questo per dirti cheAntonella Marazzi ed io (e altri compagni – tra iquali vale la pena di citare almeno MicheleNobile), pur volendo bene a Leonetti, noneravamo in sintonia politica con lui; per nonparlare del disprezzo etico e politico chenutrivamo verso il movimento trotskoide di queglianni ‘80: un processo degenerativo che hoanalizzato e ricostruito in vari miei volumi,disponibili per la lettura di chi vuole capire e suiquali mi si possono chiedere tutti i chiarimenti chesi desiderano.Concludo, facendoti ancora i complimenti per iltuo articolo sulla “misteriologia” gramsciana, e tiprego di considerare questa mia messa a puntocome un arricchimento delle considerazioni chehai ritenuto utile fare su quella mia introduzione alBollettino della Noi , che concepii di fatto comeuna ricostruzione documentata dei rapporti fraTrotsky e Gramsci.
Saluti fraterni,Roberto Massari
La risposta di RicciCaro Roberto, Mi pare che le tue garbateosservazioni confermino che, come avevo scrittonel mio articolo, abbiamo una lettura differente diGramsci – di là dalle periodizzazioni.In questa tua lettera, così come nella citataintroduzione, tu confermi che, a tuo avviso,Gramsci, pur non partecipando a costruireun'alternativa allo stalinismo, nemmeno sischierò in suo favore. Io la penso diversamente(parlo al singolare perché sul tema di Gramsci,tanto nel Pdac come nella Lit, ci sono opinioni e
sfumature differenti).Dopo il periodo di MoscaVienna, già con lafamosa lettera del 1926 Gramsci si schiera –seppure criticamente – con lo stalinismo,invitando Stalin a non “stravincere”, a rispettarequelli che nonostante tutto lui considera i suoi“maestri” (Trotsky) ma, comunque schierandosida una delle due parti in lotta e proprio in unpassaggio in cui la sua posizione, quale dirigentedella sezione italiana della Terza Internazionale,avrebbe potuto avere un peso notevole.Pur con tutti i suoi limiti (elevati all'ennesimapotenza dai suoi pretesi discepoli odierni), variconosciuto che l'unico dirigente del Pci aschierarsi con Trotsky in quel periodo fu Bordiga,che pure sbagliava sul resto (per quella “sfasaturaideologica” di cui parli). Gramsci non prendeposizione per Trotsky (e si schiera criticamentecon Stalin) prima di entrare in carcere, dunque inun momento in cui aveva sufficienti elementi percomprendere il “dibattito russo” e la sua portatainternazionale.Negli anni del carcere la critica di Gramsci allostalinismo si farà sempre più marcata ma – aquanto conosciamo (una conoscenza chepotrebbe essere incompleta, viste le falsificazioneoperate daTogliatti) – in ogni caso non parteciperà(nemmeno con i limiti imposti dalla carcerazione)alla costruzione dell'unica opposizione reale allostalinismo, quella trotskista.Il che non toglie che, come scrivi, la Noi ritenesseutile riconoscersi in Trotsky rivendicando ancheGramsci, col quale convergeva su tutta una serie diquestioni. Così come Pietro Tresso scriverà parolelusinghiere in morte di Gramsci: bisogna peròtenere conto del periodo in cui le scriveva (nel1937, nel pieno della battaglia contro stalinismo efascismo), ritenendo (penso a torto) più utilesottolineare gli elementi di comunanza.Questa lettura diversa che diamo di Gramsci sicombina, come sai, con una lettura diversa tra noidel bolscevismo (vedi la questione delloscioglimento della Costituente, i primi anni delpotere sovietico, e altri temi importanti che non hoqui lo spazio per affrontare), della battaglia diTrotsky e con il giudizio diverso che abbiamo sulleragioni della fondazione della QuartaInternazionale (penso a quanto hai scritto nellatua biografia di Trotsky e ad alcune cose cheaccenni qui), così come è differente l'opinione tuae la nostra (ora parlo al plurale perché mi riferiscoa ciò che sostiene il Pdac e la Lit) sulla QuartaInternazionale che noi siamo impegnati aricostruire oggi come strumento indispensabileper rendere vincenti le lotte e le prossimerivoluzioni.Abbiamo giudizi diversi non solo sul pianostoriografico ma anche politico: il che spiegaperché tu ti definisci “marxista libertario” mentrenoi ci riconosciamo senz'altro nel marxismo(sicuramente “autoritario”, come scriveva Engelsaccettando di buon grado l'etichetta usata daglianarchici); perché opposti a quelli del Pdac sono igiudizi tuoi e di Utopia Rossa su varie questionipolitiche (penso alla tua analisi del “grillismo”, diChavez, ecc.; mentre convergiamo nel giudizio sulferrandogrisolismo, anche se penso che sia fintroppo generoso scomodare un “trotskobordighismo” dato che in questo caso la categoriapiù prossima pare essere quella, cui giustamentefai cenno, della psicopatologia: ma qui parliamodi cose serie e dunque non ragioniam di loro...).Una gran lista di differenze, insomma, che non ciimpedisce di leggerci reciprocamente coninteresse e dialogare; e che non mi esime certo daldovere di indicare i tuoi testi sulla storia delmovimento operaio come preziosi e semprestimolanti, anche quando non ne condivido leconclusioni.E non è poco, nel quadro di una sinistra in cui o ci siignora o ci si calunnia, e in cui si coltiva il disprezzoper la teoria e per la storia della nostra classe.
saluti rivoluzionari,Francesco Ricci
AncorasuGramsci,TrotskyelaNoiUn confronto con Roberto Massari
PROGETTO COMUNISTA Ottobre Novembre 2013 13TEORIA E PRASSI
IlquartonumerodiTrotskismooggiLa teoria come strumento per l'azione rivoluzionaria
Matteo Bavassano
Eccoci arrivati al quartonumero della rivistateorica del Pdac. Questa rivista è stata una
scommessa vinta dal nostropartito, qualcosa in cui credevamo molto: eravamo assolutamente sicuri della sua utilità pertutti i militanti e gli attivisti delmovimento operaio e non solo.Non era però scontato che riuscissimo ad arrivare al punto diuscire regolarmente ogni seimesi con una rivista interessante e ben curata, che riuscissea conquistarsi un pubblicosufficiente a farla sopravvivereed anzi a darci la possibilità dicontinuare a migliorarla, crediamo con discreto successo.Questo quarto numero si aprecon un articolo di Valerio Torreche fa il punto sulla situazionedella lotta delle masse egiziane,tema che rimane ancorad'attualità nonostantel'attenzione dei media si siaallontanata dal Paese dopo gliscontri nelle piazze d'Egitto diquest'estate, che si svolgevanoproprio mentre andavamo instampa con la nostra rivista.L'articolo di Torre, pur nontrattando degli sviluppi successivi alla caduta di Morsi, rimaneuno strumento utilissimo inquanto fornisce le chiavi dilettura per tutto il processo dellarivoluzione egiziana in corso.
La riflessione sulla storiadel movimento operaio
La sezione più specificamentestorica della rivista in questonumero è composta da duesaggi che ricostruiscono duefondamentali momenti dellalotta operaia nel Novecento inItalia. Francesco Ricci analizzail periodo che va dal 1943 al1948, ricostruendo il tradi
mento attraverso cui il Pci stalinista trasformò la guerra civile,che era una guerra di classe chevedeva il proletariato italianolottare contro la borghesiacollusa col vecchio regime fascista, in guerra di liberazione nazionale “antifascista” e“antinazista” in collaborazionecon la borghesia italiana,portando alla restaurazionedello Stato borghese nella formadi una repubblica “democratica”, esattamente l'opposto di ciòper cui avevano lottato nei fattimigliaia di partigiani.Il secondo saggio, di FabianaStefanoni, è dedicato alle lotteoperaie nel '68 e nell'Autunnocaldo e, in particolare, alle lottein Fiat come avanguardia delmovimento operaio in queglianni: le vicende di allora rappresentano l'ultima grande“fiammata” della lotta di classein Italia finora, dopo quelle delbiennio rosso e della guerra civile, e la conoscenza e lacomprensione, anche critica, diquelle vicende è indispensabileper riannodare il filo rosso dellalotta di classe e far riprendere lemobilitazioni di massa controgli attacchi padronali anche inItalia come nel resto del mondo.
L'approfondimento dellequestioni teoriche
La sezione dedicata alle questioni teoriche ospita un riccodossier curato da Adriano Lotitosu Marx ed Engels e sul materialismo storico: quest'ultimo èun'arma indispensabile per i lavoratori che voglionocomprendere la realtà e che soprattutto vogliono capire comerovesciarla e creare un sistemasociale più giusto. Il dossier sicompone di due articoli, il primo ha un taglio più biografico eripercorre gli anni della formazione del pensiero dei due rivo
luzionari per spiegarci ilpercorso intellettuale che li haportati a concepire il materialismo dialettico. Il secondo articolo è invece scritto utilizzandol'espediente letterario diformulare delle domande a cuil'autore risponde, e si ponel'obiettivo di spiegare che cosasia in concreto il marxismo inquanto filosofia e chiave dilettura della realtà e, soprattutto, quale sia la sua utilitàper il movimento operaio e per irivoluzionari, oggi come allora.Chiaro, semplice ma esaustivo emai banale, il dossier curato daLotito si conclude con dellepuntuali indicazioni bibliografiche per coloro che voglionoapprofondire lo studio delleopere dei due fondatori del comunismo scientifico.Nella sezione inediti tradottiproponiamo un interessantissimo saggio di Trotsky sulla rivolta di Kronštadt (e sullepolemiche degli anni Trenta aquesto riguardo: polemiche cheriemergono ancora oggi). Comemolto spesso accade agli scrittidi Trotsky, questo saggio nonparla solo della specifica vicenda della famosa rivolta delsoviet dei marinai, ma contienepreziose generalizzazioni sulledinamiche profonde della rivoluzione e della lottadell'avanguardia perl'influenza sulla classe. Il secondo inedito, che proponiamoin prima traduzione italiana, èun testo della seconda metà degli anni Trenta scritto da PietroTresso, dirigente trotskista italiano, che tratta della politicaopportunista del Pci stalinistaverso il fascismo in quel periodo: il testo è veramenteimportante per ricostruire unarco di tempo di azione dellostalinismo che soprattutto inItalia viene rimosso per tacere leresponsabilità del partito di To
gliatti nei confronti di centinaiadi militanti comunisti sacrificati dalla direzione del partitoper compiacere le direttive diMosca, pratica a cui proprioTresso per primo si opporrà eper cui sarà espulso dal Pcd'I.L'articolo di Tresso in qualchemodo completa (o, in base alpunto di vista, viene completatodal) l'articolo di Ricci sulla Resistenza. Ricordiamo tra l'altroche proprio quest'anno cade il70° anniversario della morte diPietro Tresso, ucciso in Franciadai partigiani stalinisti del Pcfmentre lottava conto i nazisti.La rivista prosegue con la primaparte di un saggio dell'autore diquesto articolo che proseguel'analisi delle teorie marxistedel diritto analizzando l'operadi Pašukanis. È questo un saggioscritto non da un giurista, ma daun militante che utilizza una visuale propria della politologia,nel tentativo di studiare edeventualmente proporre unasintesi delle teorie marxiste rivoluzionarie sullo Stato. Ilpercorso è stato iniziatodall'autore nello scorso numerodi Trotskismo oggi con un saggiosull'opera di Stučka (a cui cipermettiamo di rinviare),mentre la seconda parte di questo nuovo saggio verrà pubblicata sul prossimo numero.Speriamo che questi due saggipossano stimolare altri contributi di ricerca teorica su questoimportante tema che noi riteniamo fondamentale.
Inviti alla letturadei classici
Le pagine finali della rivistaospitano gli inviti alla lettura ditesti classici del marxismo: inquesto numero Alberto Madoglio ci parla del celebre La situazione della classe operaia inInghilterra di Engels, primo libro del rivoluzionario e che,sebbene antecedente al Manifesto del partito comunista,contiene già in embrione alcune delle riflessioni e delle geniali intuizioni del filosofo tedesco;Mauro Buccheri si dedica invece al classico libro di lotta antirevisionista scritto da Rosa Luxembug, Riforma sociale orivoluzione? , mentre l'ultimascheda è stata curata da LauraSguazzabia e tratta un testo cheè forse sconosciuto a molti, unimportantissimo libro di LevTrotsky intitolato La loro moralee la nostra, in cui il grande rivoluzionario russo difende la morale rivoluzionaria deibolscevichi nell'ambito di unapolemica successiva ai processidi Mosca del '36, promossa soprattutto da anarchici e socialisti di sinistra (legata anche allepolemiche su Kronštadt),distinguendo la vera morale rivoluzionaria dalla amoralitàdello stalinismo. Trotsky dedicaquesto saggio al figlio Lev Sedov,assassinato (proprio mentre illibro stava per andare instampa) da sicari stalinistinell'ospedale in cui si trovavaper un'operazione.Chiude la rivista una nuova rubrica di percorsi bibliograficicurata da Francesco Ricci: percominciare, l'autore ci proponeuna esaustiva lista di libri sullabiografia di Marx ed Engels,ovviamente corredati da unasua valutazione degli stessi e daun'accurata descrizione degliaspetti che i diversi testi trattano e i differenti angoli visualiche adottano, da quello piùclassico e politico fino a quellopiù aneddotico e personale, inmodo che ognuno possa approfondire quegli aspetti che più gliinteressano o lo incuriosiscono.Crediamo che questo nuovonumero soddisferà le aspettative dei nostri lettori continuando ad offrire testi di qualitànelle varie discipline che interessano ai militanti del movimento operaio.(20/9/2013)
Un giornale che vede continuamente ampliarsi ilnumero dei suoi lettori, a cui dedica un numerocrescente di pagine (ora sono venti, con un fogliocentrale scritto dai Giovani di AlternativaComunista), notizie di lotta, interviste, articoli diapprofondimento sulla politica italiana einternazionale, traduzioni di articoli dalla stampadella Lit-Quarta Internazionale, testi di teoria e storiadel movimento operaio.Progetto comunista è un prodotto collettivo: ad ogninumero lavorano decine di compagni.E' scritto da militanti e si rivolge a militanti e attivistidelle lotte.Viene diffuso in forma militante dalle sezioni delPdac e da tutti i simpatizzanti e da coloro che sonodisponibili a diffonderlo nei loro luoghi di lavoro o distudio.Abbonarsi a Progetto comunista non è soltantoimportante per leggere il giornale e sostenere unacoerente battaglia rivoluzionaria:è anche un'azione utile per contribuire a far crescerele lotte, il loro coordinamento internazionale, la lororadicalità. Se vuoi conoscere PROGETTO COMUNISTA,puoi leggere i pdf dei numeri precedenti sualternativacomunista.org
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La crisi capitalista morde i salari. La crisi capitalistacrea disoccupazione di massa.La crisi capitalista distrugge la vita di milioni dipersone con nuova precarietà e oppressione,miseria, razzismo, sfruttamento!Ma contro la crisi e il tentativo della borghesia e deisuoi governi, di centrodestra e di centrosinistra, discaricarne i costi sui proletari, crescono lemanifestazioni in tutta Europa, dalla Spagna allaGrecia, proteste studentesche in Italia, lotte (per oraancora isolate) in diverse fabbriche del nostro Paese.Lotte contro la Troika europea che detta la linea delpiù pesante attacco ai diritti delle masse popolaridegli ultimi decenni.La situazione è straordinaria e vede un impegnostraordinario del Pdac per far crescere le lotte indirezione di una coerente prospettiva di classe, dipotere dei lavoratori.
14 Ottobre Novembre 2013 PROGETTO COMUNISTATEORIA E PRASSI
Rafforzarelelotte,costruireilPartitoel'InternazionaleSuccesso della Due giorni sulle lotte di ieri e di oggi organizzata dal Pdac
Claudio Mastrogiulio
Il 7 e l'8 settembre si è tenutaa Rimini un'assemblea didue giorni organizzata dalPartito di alternativa comu
nista. Come negli anni scorsi, si ètrattato di un appuntamentoimportante per rafforzare ilpartito ma anche per rafforzare lelotte, di cui il Pdac è parte integrante (spesso l'unico partitopresente, nel quadro di crisi profonda di tutta la sinistra riformista e centrista). Quest'annoabbiamo registrato un significativo salto in avanti sia quantitativo (la sala era stracolma eabbiamo dovuto aggiungere filedi sedie per accogliere nuove richieste di partecipazione arrivate nelle ultime ore) chequalitativo, per la presenza dellepiù importanti avanguardie dilotta del nostro Paese.
Imparare dalla storia diieri per far avanzare
le lotte di oggi
Le due giornate sono state ilfrutto della combinazione tra lavincente formula delle scorseedizioni, caratterizzata da relazioni con un taglio storicopolitico, e la novità di quest'anno,: unatavola rotonda, domenica, conprotagonisti gli esponenti dellelotte più radicali che si sono sviluppate nel nostro Paesenell'ultimo anno. Per i comunistilo studio non è un mero esercizioaccademico; al contrario,rappresenta uno strumentoindispensabile per il consolidamento della capacità di analisi diogni singolo militante, per fornire ai compagni gli strumenti utiliad intervenire nelle lotte. Lagiornata di studio sulla storia, ilsabato, ha dunque adeguatamente preparato il dibattito piùpolitico della domenica. Alla tavola rotonda della domenicahanno partecipato: compagnidell'Ikea di Piacenza, dell'Ilva diTaranto, della Om Carrelli di Bari,della logistica del bolognese(Granarolo), della Fiat Ferrari diModena. In altre parole: dietro illungo tavolo della presidenzaerano seduti esponenti di più omeno tutte le lotte piùimportanti oggi in corso nel nostro Paese. E non per caso: a partei militanti del Pdac, per il resto sitrattava di compagni che comePdac abbiamo conosciuto nellepiazze, davanti ai cancelli, nellelotte degli scorsi mesi, in cui come Pdac abbiamo svolto un ruolo attivo, portando una concretasolidarietà e un sostegno militante.
Tre grandi esperienze dilotta del movimento
operaio italiano
Di alto livello (non ce lo diciamoda soli, lo hanno osservato gliospiti presenti) sono state le relazioni del sabato. Ha introdotto ilavori Adriano Lotito, coordinatore nazionale dei Giovani diAlternativa comunista, che ha
descritto le finalità del seminarioe le modalità con cui si sarebbedispiegato. Lotito ha specificatocome questo appuntamento nonsia un simposio tra studiosi che,con approccio autoreferenziale,si chiudono in una stanza perdiscutere di avvenimenti del passato; ma, al contrario, come gliobiettivi siano connessi allo sviluppo del partito rivoluzionarionelle realtà attuale. Lotito ha poitratteggiato il quadro politico nazionale e internazionale nel quale ci troviamo. Successivamente,la relazione di Valerio Torre hatoccato una delle questioni piùinteressanti della storia novecentesca del movimento operaioitaliano, vale a dire il periodo cheviene storicamente definito“Biennio rosso” (19191920).Una vicenda esemplificativaperché dimostra il ruolo nefastogiocato dai riformisti di ieri (conle stesse modalità di quelliodierni). Nella fattispecie, il tradimento messo in atto dagli altidirigenti del Partito socialista italiano che, anziché appoggiare lelotte vincenti degli operai cheavevano occupato in armi decinedi fabbriche e conquistato leroccaforti del potere borghese (algrido di: “faremo come la Russia!”, cioè la Russia della rivoluzione bolscevica di Lenin eTrotsky), strinsero un pattomortale con il governo ed il padronato, riconsegnando nelle loro mani quel potere che avevanogià praticamente perduto. Laterza relazione, di FrancescoRicci, ha indagato il tema dellaResistenza e delle lotte operaienel periodo che va dal 1943 (nascita della Resistenza) al 1948(l'insurrezione dopo l'attentato aTogliatti). Ricci ha messo in lucele falsificazioni della storiografiaborghese e stalinista checonvergono nel rappresentarequella lotta come “guerra di liberazione nazionale” dall'occupazione tedesca, per mettere inombra la guerra civile, di classe,che si combatté in quegli anni traoperai e borghesia italiana. Unaguerra civile che avrebbe anchein questo caso (come nel Bienniorosso) potuto concludersi conuna rivoluzione vittoriosa e cheinvece fu tradita dallo stalinismoche contribuì a ricostruire loStato borghese, riconsegnando ilpotere e le fabbriche ai padroni.L'ultima relazione del sabato,presentata da Matteo Bavassano,ha analizzato l'altra grandefiammata di lotte che ha caratterizzato il ventesimo secolo delmovimento operaio italiano,quella iniziata alla fine degli anniSessanta (col '68'69) e conclusasi nella seconda metà degli anniSettanta. Un excursus che hatoccato ed unito, in una prospettiva materialistica, i variavvenimenti di quegli anni, conle dinamiche della lotta di classesia sul piano nazionale che suquello internazionale. Bavassano si è soffermato sulla concretaorganizzazione sindacale dellelotte operaie in quel periodo e sullegame col piano politico, para
gonandole con la situazioneodierna.
Una tavola rotonda con iprotagonisti delle lotte
Nella giornata di domenica si èavuta la novità principale che hariguardato l'appuntamento diquest'anno: la tavola rotonda incui si sono confrontati – su diversi temi che vanno dall'unificazione delle lotte alla necessitàdella costruzione di una direzione politica che le coordini e leporti a porre in discussionel'intero sistema economico – variesponenti delle lotte più radicalidegli ultimi tempi. Hanno partecipato al confronto: ToninhoFerreira, esponente del Pstu (lasezione brasiliana della LitQuarta Internazionale, in primafila nelle mobilitazioni di oggi inBrasile) e dirigente della CspConlutas (il più grande sindacatodi base dell'America Latina);Mohamed Arafat, rappresentante del Si.Cobas all'Ikea diPiacenza, protagonista dellagrande e radicale e vincente lottache i lavoratori della logisticahanno imbastito nei mesi scorsi;Karim, del Si.Cobas di Bologna,tra i compagni che hanno direttola lotta dei lavoratori della logistica alla Granarolo (presenti insala anche vari altri lavoratoridell'Ikea e della Granarolo); Paolo Ventrella, membro del coordinamento nazionale di NoAusterity e delegato Fiom allaFerrari di Modena, esponentedella lotta contro il modello Pomigliano negli stabilimenti delgruppo Fiat (tra cui la Ferrari diMaranello); Francesco Carbona
ra, Rsu Fiom Om Carrelli, unadelle fabbriche che sta chiudendo nella Puglia del governatore Vendola, scaricandosulle spalle dei lavoratori anni digestione fallimentare, fabbricain cui gli operai stanno strenuamente impedendo ai padroni diimpossessarsi dei macchinariaziendali e hanno organizzatoun presidio permanente; Moustapha Wagne, del coordinamento nazionale di No Austeritye coordinatore nazionale dellaCub Immigrazione, animatore intutta Italia delle lotte degli immigrati; Patrizia Cammarata, RsuCub al Comune di Vicenza, cheha ricordato gli attacchi chesubiscono le donne lavoratrici;Salvatore Friscini, operaiodell'Ilva di Taranto ed esponentesindacale dell'Usb, che haannunciato le mobilitazioni radicali di questi giorni contro il licenziamento politico di unattivista sindacale nella lorofabbrica (mentre scriviamo glioperai dell'Ilva stanno scioperando e dando vita ad azioni dilotta radicale). A coordinare i lavori, Stefano Bonomi, dirigentedel Pdac, che ha di volta in voltamesso sul tavolo i vari piani delladiscussione e le tematiche di cuisi è detto. Molto applauditi anchei saluti (per impossibilità a partecipare direttamente) che sonoarrivati dagli operai della FiatIrisbus (Resistenza operaia) e daAnnalisa Minutillo, protagonistadella lotta alla JabilNokia di Cassina de' Pecchi (proprio in questigiorni le operaie e gli operai sonodi nuovo in occupazione e mobilitazione permanente). La tavolarotonda è stata seguita da un vi
vace dibattito, con interventi dimilitanti del Pdac, compagniattivi in alcune delle altre lotteche, pur frammentate, ci sono invarie parti del Paese. Tra gli altri:attivisti del No Muos, delle lottealla Telecom in Puglia, di collettivi studenteschi, ecc. Alcuni deicompagni esterni al Pdac (inparticolare provenienti da Rifondazione o da altre formazionidella sinistra) hanno suscitatoapplausi annunciando durante ilseminario la loro decisione diiscriversi al Pdac.
Costruire il partitorivoluzionario
La giornata di domenica si èconclusa con la relazione finaledi Fabiana Stefanoni, che hacollegato le lezioni della storiacon le necessità di lotta del presente, ribadendo l'importanza diunificare e coordinare le lotte e, alcontempo, la necessità di costruire il partito di classe, rivoluzionario, e l'internazionale.Nelle conclusioni è stato piùvolte ricordato il ruolo deicompagni della Lega Internazionale dei Lavoratori QuartaInternazionale (di cui il Pdac èsezione italiana) nelle varie mobilitazioni rivoluzionarie nelmondo, dal Brasile (dove il Pstu èalla testa delle lotte di questi mesi) alla Spagna (presente a Riminiil compagno José Moreno Pau,della direzione di Corriente Roja,sezione spagnola della Lit), alPortogallo, alla Turchia, all'America Latina, al continente africano (emozionante latestimonianza di MoustaphaWagne che ha raccontato la re
centissima costruzione della Litin Senegal). Il dato più evidente achi ha partecipato ai seminarinazionali degli anni scorsi e aquesto è il salto qualitativo delPdac, non solo numerico maanche di relazione intensa, costruttiva e fraterna, con le migliori avanguardie di lotta.Crediamo che sia merito anzitutto del nuovo contestointernazionale, segnato dalla ripresa di un'ondata rivoluzionaria (dal Nord Africa al MedioOriente, fino all'Europa, allaTurchia e al Brasile). Ma crediamo che sia anche merito della linea politica e organizzativa cheabbiamo seguito in questi anni,controcorrente: quella della costruzione di un'organizzazionedi militanti impegnati nelle lotte,sulla base di un programma diclasse e di una coerente prospettiva rivoluzionaria. E fondamentale, in questa prospettiva, èstato ed è per il Pdac la possibilitàdi crescere nel contesto di unaautentica organizzazioneinternazionale, la principale epiù estesa organizzazione che sirichiama al trotskismo, cioè alprogramma rivoluzionario: laLitQuarta Internazionale. Ilcanto dell'Internazionale haconcluso la due giorni. Sui visi dimolti compagni si notava unanon trattenuta soddisfazione perla bella e intensa esperienza fattain questi due giorni e per il suosuccesso. Un passo avanti nonsolo per il Pdac ma per far crescere le lotte e la prospettiva rivoluzionaria,nonavendoilPdacaltrointeresse o scopo che questo.
PROGETTO COMUNISTA Ottobre Novembre 2013 15INTERNAZIONALE
Siria:dalla minaccia di intervento all'accordo fra potenzeLa LitCi al fianco della rivoluzione siriana
Valerio Torre
Per tutta l'estate appenapassata i ventidell'intervento militareimperialista hanno
soffiato sulla Siria. Gli oltre100.000 morti nella guerra civilescatenata dal regime di Bashar AlAssad per schiacciare il processorivoluzionario scoppiato nelmarzo 2011 e tuttora in corso nonerano stati un “pretesto” sufficiente per le potenze occidentali,ma la notizia della strage di civilicon armi chimiche il 21 agostoscorso ha fatto ritenere che ildittatore siriano avesse oltrepassato quella che Barack Obamaaveva definito “la linea rossa”. Ecosì, il presidente Usa, distintosiper aver lanciato ad Assad unalunga serie di “penultimatum” (1), ha cominciato a mettere in motola sua macchina da guerracontandosuglialleatidisempre: ilfido scudiero premier inglese Cameron e lo scalpitante presidentefrancese Hollande.Tuttavia, l'intervento militare –non finalizzato a un'invasioneterrestre, né a un cambio di regime, come la stessa Casa Biancaaveva ripetutamente precisato (2) ,ma che pareva così imminente – èall'improvviso sfumato fino ascomparire del tutto. Cosa è accaduto?
Obama … fulminatosulla via di Damasco?
Prima, un sondaggio dell'IpsosReuters evidenziava che lamaggioranza degli americani eraassolutamente contraria aun'altra impresa bellica. Poi, il 29agosto, il parlamento inglese hainaspettatamente votato control'intenzione di Cameron di partecipare all'intervento. Tutto ciò hadeterminato l'imbarazzato ripensamento di Hollande, che,trovatosi da solo, ha dovuto tenerconto della contrarietà dell'opinione pubblica francese e deimugugni di settori della maggioranza che lo sostiene.L'imprevista situazione ha postoObama nella necessità di uscireonorevolmente dal pantano incui si era cacciato (3). E l'occasione
gli si è presentata quando il suosegretario di Stato, John Kerry, haaffermato – non si comprende seper un apparente lapsus verbale ofacendosi sfuggire un'accidentale dichiarazione – che la messadell'arsenale chimico della Siriasotto controllo internazionaleavrebbe potuto fermarel'intervento. Subito Vladimir Putin ha colto la palla al balzo peruscire anch'egli dall'incomodaposizione di difensore a oltranzadel regime di Assad, e fra le duepotenze si è giunti all'individuazione di un escamotage: la volontaria sottoposizione della Siria– che non lo aveva sottoscritto – altrattato per la messa al bandodelle armi chimiche. In sostanza,l'accordo raggiunto prevede cheAssad metta a disposizione dellacomunità internazionale il proprio arsenale chimico allontanando così la minaccia diintervento militare.
Un accordoche salva la faccia a tutti
mascherando la debolezzadell'imperialismo
Ecosìèstato.Inpochissimigiorni,e addirittura anticipando i tempiassegnati, il dittatore siriano hamesso a disposizione dell'Opcw(4)una lista dei siti ove sono custodite le armi chimiche. Il fatto èche, come molti esperti internazionali hanno sottolineato, il ne
goziato è di fatto inattuabile, dalmomento che occorrerebberouna dozzina d'anni e una montagna di dollari per neutralizzarle (5).E lo stesso accordo è molto ambiguo e reticente sulla reale possibilità di controllare e poidistruggere l'arsenale (6) .È evidente che il risultato del negoziato può essere utilizzato datutte le parti coinvolte per il proprio tornaconto: Obama potràsostenere che la minacciadell'intervento ha piegato Assad;quest'ultimo e Putin potrannosbandierare la propria fermezza eil proprio senso di responsabilitànell'aver evitato una guerra.Tuttavia, è altrettanto chiaro cheil cambio di scenario – dall'azionearmata imminente al fumosoaccordo – se da un lato consenteal regime di Assad di tirare un sospiro di sollievo (e, soprattutto dicontinuare a concentrarsi sullosterminio del suo stesso popolocon armi convenzionali (7) ),dall'altro conferma che la“sindrome dell'Iraq” (e cioè lasensazione di frustrazione e diimpotenza maturata a partiredall'operazione Enduring freedom in Afghanistan e poi ulteriormente sviluppatasi con laguerra del Golfo contro SaddamHussein) continua ad attanagliare gli Usa. Il fallimentodell'aggressivo progetto imperialista portato avanti da George W.Bush e dai “neocon” ha prodottonella società statunitense undiffuso rifiuto dell'interventismoarmato: il pantano dell'Iraq edell'Afghanistan, con i suoi 7.000soldati morti (8) , ha appannatol'immagine di un'America“gendarme del mondo” determinando la contrarietà dell'opinione pubblica all'azione militare.È il segnale dell'attuale debolezzadell'imperialismo, sia americanoche delle altre potenze occidentali. Ma è anche la dimostrazione che all'incontestabilesuperiorità militare degli StatiUniti non fa riscontro analoga superiorità politica. Gli Usa,insomma, non sono più in gradodi imporre la loro agenda, comeproprio la vicenda della Siria haprovato.
La resistenza combattesu due fronti
Intanto, la guerra civile prosegue.Nonostante la supremazia militare, le truppe del regime non riescono ad avere ragione dei ribelliche controllano importanti cittàcome Aleppo e Latakia. E anche aDamasco i soldati di Assad hannoil controllo solo del centro dellacittà e non delle periferie.Il fatto che un esercito meglioarmato e numericamente superiore non ingaggi con i ribelli unoscontro corpo a corpo perschiacciarli definitivamente, preferendo invece colpire da lontanocon armi pesanti e aviazione, ladice lunga su quanto basso sia ilmorale delle truppe lealiste.Nondimeno, i rivoluzionari inarmi debbono combattere nonsolo contro le truppe del regime,ma anche contro le organizzazioni armate legate ad Al Qaeda che,pur essendosi schierate controAssad, perseguono il fine diimporre una teocrazia in Siria: e lofanno scontrandosi anche con iribelli dell'Esercito siriano libero(Esl), che dunque sono impegnatisu due fronti. È evidente, però,che, benché collocate nel campomilitare della rivoluzione, esse difatto costituiscono la quinta colonna di Assad fra i ribelli, poichéne indeboliscono l'azione.
Per una campagnainternazionale
di appoggio alla resistenza
Stando così le cose, con l'accordoUsaRussia che lascia campo libero a Assad per continuare lacarneficina da un lato e, dall'altro,con l'intervento degli integralistiislamici, l'azione militare dei rivoluzionari dell'Esl contro il regimeviene frenata. Conseguentemente, la guerra civile in atto rischia di protrarsi ancora a lungo (9)
con inenarrabili sofferenze per lapopolazione.È necessario perciò proseguirenella campagna di appoggio allarivoluzione siriana. Le organizzazioni operaie e democratiche ditutti i Paesi debbono esigere che ipropri governi (10) inviino armi eappoggio materiale alla resistenzaper spostare a vantaggio dei ribellila loro situazione di inferiorità rispetto al regime, contemporaneamente opponendosi a ognitipo di intervento armatodell'imperialismo.In questo senso, la Lega Internazionale dei Lavoratori – QuartaInternazionale (LitCi) intensificherà e svilupperà in ogni Paesequesta campagna agevolandol'ascolto della voce della resistenza siriana attraverso l'organizzazione di iniziative con icompagni dell'opposizione al regime di Assad.
Note(1) È dall'agosto del 2012 che Obama ha individuato anche nel solospostamento di arsenali di armichimiche la “linea rossa” da nonoltrepassare. In più di un anno,però, sia il presidente Usa che suoifunzionari quella linea l'hannospostata in continuazione,tornando per ben sei volte in argomento senza mai chiarire conesattezza cosa realmente l'amministrazione statunitenseintendesse. Sulla rete circola inproposito una divertente vignettache ritrae Obama tracciare unaserie di linee rosse superate da Assad con olimpica tranquillità(http://legalinsurrection.com/wpcontent/uploads/2013/03/LinesinSand590LI.jpg).(2) Si veda la dichiarazione dellaLit – Quarta Internazionaleall'indirizzoalternativacomunista.it/content/view/1874/1/
(3) Una serie di freneticheconsultazioni con i vertici delleistituzioni non serviva atranquillizzare Obama, per ilquale si andava profilando unapossibile e umiliante sconfittaparlamentare nonostante egli siprodigasse in rassicurazioni sulcarattere limitato di un interventomilitare che non avrebbe previstol'invio di truppe né il rovesciamento di Assad.(4) Sigla in inglese dell'Organizzazioneperlaproibizionedellearmi chimiche.(5) Basti pensare che per smaltirele sue 44.000 tonnellate di armichimiche la Russia ha dovutospostare il termine finale delleoperazioni dal 2010 al 2030 e hadovuto chiedere un aiuto economico all'Onu.(6)news.panorama.it/oltrefrontiera/LillusionediunavittoriainSiria(7)Si stima infatti che solo il 2 o 3%delle vittime della carneficina dalmarzo 2011 sia stato causato dallearmi chimiche.(8) Dato ufficiale, mentre le stimeufficiose parlano di una cifra superiore al doppio. Il costo economico ammonta a oltre 1.700miliardi di dollari.(9) Il vicepremier siriano, QadriJamil,harecentementedichiaratoche il conflitto tra regime e ribelliha portato a una impasse e nessuna delle due parti dispone deimezzi per vincere.(10) Compresi quelli imperialisti,così come nella guerra civile diSpagna gli operai esigevano che igoverni imperialisti di Francia eInghilterra inviassero armi e aiutimateriali ai rivoluzionari spagnoli. Il rifiuto di quei Paesi venne denunciatocomeuntradimentocheaiutò la vittoria di Franco. Raccomandiamo in proposito la letturadel testo di LevTrotsky, Imparate apensare , del maggio del 1938.
Mentre continuano i massacri del regime,la resistenza combatte su due fronti
Chiarificazione: Quello che sta accadendo in Siria non è una guerra civile basatasulla religione. È una rivoluzione dei Siriani che vogliono la loro “Libertà e Dignità”
Negoziati infiniti... (gli USA abbassano il sipario e al posto di Israele e Palestina si trovanorispettivamente il regime di Assad e la rivoluzione Siriana)
NON CI PIEGHEREMO MAI
30 Agosto 2013 San Paolo/Brasile bandiera della rivoluzione sirianacon logo del PSTU (sezione brasiliana della LITCI)
studenti rivoluzionari siriani al 2° Congresso di ANEL,il sindacato studentesco della CSPConlutas (Brasile)
16 Ottobre Novembre 2013 PROGETTO COMUNISTATROTSKISMO OGGI
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