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1 POESIE ALLA SPINA: DALL’ALTRO LATO DEL BANCONE di Elena De Luca

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Di amore, ubriaconi, toilette pubbliche e altre stronzate.

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Page 1: Poesie alla spina: dall'altro lato del bancone

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POESIE ALLA SPINA:DALL’ALTRO LATO DEL BANCONE

di Elena De Luca

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POESIE ALLA SPINA:DALL’ALTRO LATO

DEL BANCONE

Elena De Luca

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INDICE

La catena. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5Venerdì sera. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6Gli uomini che bevono troppo perdono il proprio fascino. . . . 7Lo scoglio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8Scusa, ma -. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 0Ma stai zitta, va. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 1Simone!. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 2Se potessi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 3Un barista dietro le spine. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 5Migliaia di cessi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 6Càpitano, con l’accento sulla a. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 8Morire serve. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 9Stabilità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 0Le porte chiuse. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 1Ho paura delle persone che litigano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 2Cose di donne. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 3Fatemi una diagnosi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 4La consolazione di chi non riceve. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 5Non mi chiedere di restare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 6I cambiamenti non sono per nulla pazienti. . . . . . . . . . . . . . . . 2 8La risposta è NO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 9Fisica - metafisica 1:0. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 0Eddai, mamma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 1Il geranio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 2Dai che ci sono quasi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 3

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La catena

Per andare dal tizio col quale scopavopersi la catena della bici(che avevo pagato la bellezza di tredici euroe che non sarei riuscita a ricomprare prima della prossima busta paga):fu come fare sesso a pagamento (e le prestazioni non furono neanche chissà cosa)e fu lì che mi resi conto chela mia vita iniziava ad andarea puttane.

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Venerdì sera

Sapore di lattice in bocca,ripetendosi: mai più mai più mai più(che poi questo mai più chissà quando arriverà).Mentre Bologna festeggia il suo solito venerdì sera,e io quasoladelusa stanca.

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Gli uomini che bevono troppo perdono il proprio fascino

Erano in quattro, e li ho visti berePer tutta la sera, fino a chiusura.Scolarono litri di birra,E ruppero un bicchiere.Parlavano gridando di cazzi e di culi,Discorsi maschili,E continuavano a dare del tedesco a uno di loro(In realtà era austriaco).Poi, tornando a casa dopo chiusura,Ne incrociai uno, il Rosso(Gli altri chissà che fine avranno fatto):Lì, solo, accasciato a un muro,Ricoperto dal suo stesso vomito bianco,Non sembrava per niente un bel ragazzo.

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Lo scoglio

Tornai dopo un anno:di cambiato,non v'era nulla(Ale sposò Gemma, ma tanto convivevano già da una vita).Stesso ambiente,stessi ritmi sballati,stesse facce conosciute,stessi argomenti triti e ritriti,stesse battute,stesse due pinte di Harp Strong a sette euro al Papero a un quarto d'ora dalla chiusura,con i soliti discorsi di calcio e politica di contorno.E forse è una sorta di certezza, questa,fonte di serena stabilità,solida terra in mezzo a un mare burrascoso,ma non è quello che vado cercando;e le fioche luci delle lanterne che si riflettono nelle bottiglie di Oban, Tallisker e Jamesonoramai da un pezzo hanno smesso, coi loro sbrilluccichii voluttuosi,di far sognare il mio cuore annoiato.

Quella che voi chiamate terra ferma, signori,altro non è

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che uno scoglio maleficosul quale la mia imbarcazione(non nobile vascello, bensì umile e sgangherata zattera)rischiainesorabilmenteogni giornosempre più

di frantumarsi.

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Scusa, ma -

Ancora, ancora, ancora.Frasi abortite, abbandonate a metà, buttate lìcome si buttano i mozziconi,senza guardarsi indietro a vedere con che traiettoria cadranno per terra:Scusa se scappo come un ladro, ma -Scusa se sono durato poco, ma - E io, seduta nuda sul letto,cercando di sorridere (nonostante il buio rendesse i miei sforzi vani)a guardarlo rivestirsi in fretta e furia,e a sussurrare le solite convenzioni:Ma va, stai tranquillo, capita, buonanotte.E pensando nel frattempo, tra me e me:Scusa se mi sono di nuovo illusa, ma -

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Ma stai zitta, va

Lo so.Non dirmelo, non serve.Dovrei essere davverol'ultima tra gli ultimia sporger lamentela.Ho quattro mura dentro le quali rifugiarmi,ho degli amici sulle spalle dei quali piangere,ho un lavoro dove posso ubriacarmi,e ho un paio di passioni (anche di più),e niente di tutto ciò è poi così male.Eppure, eppure...Eppure.

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Simone!

Lo chiamai da dietro il bancone,Gridai: “Simone!”Si avvicinò, io gli chiesi“Come va con la ragazza?”Mi guardò sospetto, rispose che si eran lasciati da un po'.Non persi tempo e gli proposi di scopare,Quella sera stessa.Lui arrossìe iniziò a balbettare qualcosa(non capii molto bene, ero un po' brilla).Sentii soltanto che non voleva far tardiperché il giorno dopo doveva far presto.Io feci spallucce e serviiun altro cliente.

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Se potessi

Se potessimi innamorerei follemente di qualcuno:smetterei finalmente di scriver stronzate(anche se poi scriverei d'amore,il che forse è peggio).Se potessipasserei le giornate alla finestra,a guardare la pioggia scivolare lungo i vetri sporchi,E a sospirare,E a struggermi per un amato irraggiungibilmente lontano.Se potessiaizzerei il mio cuore imbestialitocontro un amico, un collega, un coinquilino;perderei la ragioneper uno sguardo rubato tra i corridoi universitari,o per un brillo luccichio d'occhi in Piazza Verdi;sfibrerei la mia già magra animarubandole l'ultima polpa di vita rimasta,e lasciandola, crudele, a patire in agonia,a gridare,a disperarsi,e a strapparsi i lembi contro le appuntite spine dell'amore,fino a fare di leiuno straccio lercio e bucato.

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Se potessi -

ma non posso -

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Un barista dietro le spine

Pavimento di assi di legno raggrinzite,impregnate di anni di vomito e birra versatada clienti disattenti o spintonati,Tavolini bassi di legno graffiati da iniziali di nomi chechissà se si amano ancora,E il bancone massiccio di ebano scuro,solcato da migliaia di pinte sbattutevi sopradalla solita, misteriosa forza dell'alcool.

Vecchia gente esce, nuova gente entra,ma un barista dietro le spineci sarà sempre,ad osservarevecchia gente uscire, nuova gente entrare,e ad offrire il solitoultimo giro di cicchettipoco prima la chiusura.

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Migliaia di cessi

Ho pisciato in migliaia di cessi,nella mia vita. Ho pisciato in cessi che eranveramente di tutti i tipie per tutti i gusti:sporchi o puliti, alla turca o col bidet,in alberghi a quattro stelle o in luride bettole di periferia; ho pisciato da sola o in compagnia,sobria o un po' meno,d'estate o d'inverno,in treno o in aereo,a Bologna o a San Francisco,e qualche volta ho persino pisciato per strada,accovacciata fra le macchine parcheggiate(non la reggevo proprio più).Ho pisciato in migliaia di cessi,in vita mia,e ho sempre pensato (da brava cinica quale sono)che avrei potuto farla persino sulla Luna,ma sarebbe pur sempre rimasto un cesso.Poi, ieri, fermandomi nella toilette di un ristorantino a Ferrara(ambiente pulito e profumato,piastrellato di bianco e di azzurro)vidi, dentro la tazza, per dei strani giochi di luce,- giuro -

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un arcobaleno.Rimasi immobile per un istante,esitante,indecisa sul da farsi.Poi pensaiMacchissenefrega,abbassai i pantaloni e ci pisciai sopra.

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Càpitano, con l’accento sulla a

Ma devo essere sincera:capitano, seppur raramente,giornate strane,estemporanee,astratte,che non hanno legami con la normalitàe non ne cercano.In questi giorni si sta come all'alba, tra le lenzuola, i sognatori.Capitano, in questi giorni, cose strane,strane al punto che, ricordandole poi,par quasi siano stati davvero dei sogni:barboni sorridenti che raccolgono fiori,clienti ubriaconi che ordinano Coca-Cola,macchine della polizia che si fermano alle strisce pedonali,e io, (ma solo per giornate di questo genere)beata, tra le sue braccia.

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Morire serve

Morire. Morire.Morire ancora.Per poi risorgere.Risorgere.Risorgere ancora.

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Stabilità

Sono stabile comeun flutesul bordo del banconeaffianco al gomito di un ubriaco.

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Le porte chiuse

Indifferente,guardo la punta della mia sigaretta,mentre aspetto che si liberi il bagno:il tabacco che brucia al suo internoarde più del mio cuore spento.Alla fine d'interminabili minuti d'attesa,scopro che in bagno non c'era nessuno(certe porte andrebbero lasciate aperte).E' solo di un abbraccio che ho bisogno,qualche endorfina sparata nel corpo:è forse molto quel che vado chiedendo?

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Ho paura delle persone che litigano

Raggomitolata in un angolo della mia stanza,l'orecchio contro il muro,ascoltavo i miei litigare.Sentivo i pianti di mia madree la voce fredda e pacata di mio padre,e tremavo di pauraal pensiero di una fine imminente.A dieci anni di distanza,un'altra stanza,un altro muro,un'altra coppia,ma i pianti son gli stessi,e stessa è la voce gelida che proclama sentenze,e stesso è il tremore che mi percuote le membra.

Capisci, ora, perché non ho fiducia nell'amore?

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Cose di donne

Sangue,sgocciola lentamente sull'interno coscia:cos'è questa,se non, ogni mese,una piccola morte?

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Fatemi una diagnosi

A volte pensoche se non posso avere la celebrità,per le mie pene,che mi diano almeno una malattia mentale.Vanno così di moda oggi,e son così comode da portare addosso:coprono le colpeche è una meraviglia.

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La consolazione di chi non riceve

Una pacca sulla spalla,un bacio sulla guancia(io a lui; non importa,a volte,il ricevere, quanto il dare;oppure, semplicemente,il dare è la consolazione di chi non riceve):posso andare a dormire felice.D'altronde, ora,cosa ho di meglio?

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Non mi chiedere di restare

Via.Stanziare è penoso;ogni sosta è una lamache affondanel teso tessuto della vita.Via, via.Il viaggio crea una parvenza di miglioramentosufficientea coprire il polveroso strato di noia.Via, via, via.Ché per noi(nati per caso, senza una patria,né ombelico,orfani prim'ancora di nascere,spiriti liberi – un eufemismo per non dire“barboni” -che il senso d'appartenenza non sappiamo nemmenocosa sia,e tantomeno il patriottismo),per noi(cresciuti tra stazioni e aeroporti,con più notti passate in case altrui che non in quella propria,nomadi, forse?,assuefatti agli addii,senza più lacrime

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per tutti i cari lontani,e neanche un briciolo di umana compassione),per noi,

restare è assai più crudele che andare.

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I cambiamenti non sono per nulla pazienti

Provai a chiamarlo.Non c'era tempo,dovevo parlargli.Era arrivata l'ora X,era lì che ci attendeva;il cambiamento era giàsull'uscio,valigia in mano,a controllare nervosamente l'orologio.Dovevo parlargli.Provai a chiamarlo:per tre volte,una signorina insensibile e fredda mi propose di lasciare un messaggio in segreteria.Per tre volte,rifiutai.Dovevo parlargli, ma a voce.Scoprii che era con l'altra,lei gli aveva preparato da mangiare,e sedevano conversando amabilmente.

Il cambiamento si stufò di aspettare,si girò sui tacchie uscì, sbattendo la porta.

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La risposta è NO

Un mio cliente arrivò mangiando una rosa,aveva un pezzo di petalo incastrato tra i denti;era quello che scriveva romanzi ma diceva di non essere uno scrittore(mi domando, allora, cosa fosse,e mi domando, soprattutto,se a questo punto io sia una poetessao meno).

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Fisica - metafisica 1:0

Fumando, della cenere caddenel bicchiere;avevo gli occhiali sporchi(me ne accorsi solo dopo):forse per questo vedevo appannato;e quella sera mi venne il ciclo:forse per questo stavo così male.

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Eddai, mamma

Soffriree farti soffriree soffrire del tuo soffriree vederti soffrire del mio soffrire per il tuo --soffriresoffriresoffrire-fino a far perdere ogni senso

Come si fa a capire quand'è che arrivail famigerato “troppo”?

Tremare,come quando tremo nuda aspettando che esca l'acqua caldae consolarsi che almeno potrò usarlo come spunto(come se scrivere poesie servisse a qualcosao a qualcuno)

Prima o poi smetteròdi farmi del male.Ma non ora, no,ti prego,altri cinque minutie un altro paiodi stupidi versi,e poi basta,solo cinque minuti,ti prego.

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Il geranio

Per la disperazione abbiamo piantoi nostri padrisulle tombe ammuffite di grigi cimiteri di campagna;per la disperazioneabbiamo stretto la manoai nostri figlinei letti di dogliosi ospedalie abbiamo pregato,e abbiamo aspettato.Ma nulla, nulla è successo.Forse, solo,il geranio è appassito:andrebbe innaffiato un po' di più.

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Dai che ci sono quasi

Ci sto riuscendo: son quasi arrivataa gettarti nel gorgogliante calderone deldimenticatoiodove si cuoce e si fondeil ricco minestrone dei miei uomini,di quelli amati e di quelli odiati,di quelli avuti e di quelli perdutidi quelli che hanno dato saporee di quelli che son solo serviti a farbrodo.

Ci sto riuscendo: son quasi arrivata a lanciarti violentemente via dai miei pensieri,a sfrattarti dai miei sogni,a sgomberare la mente che avevi occupatoe a pattugliarla per evitare dei nuovi insediamenti.Mi sono convinta della tua felicità con Lei,e della mia insignificanza nella tuaesistenzae mi son riempita gli occhi e le orecchiedi motivi per i qualiio e te nomai e poi maineanche per scherzoma scherzi?

Ci sto riuscendo: son quasi arrivata

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alla consapevolezza dell'oggettiva realtà(che non so che cazzo voglia dire, ma fa effetto), alla verità assoluta, se vuoi,alla constatazione dei fatticosì evidentida far male, come uno schiaffo in faccia,e io da te non me lo sarei mai aspettata,una cosa così no, mai.

Ci sto riuscendo: son quasi arrivataa ricordarmi di come tutto finiscaprima o poie meglio tardi che maie quindi anche tutto ciò è destinato a crepare nei roghi dell'infernoche iniziano già con le loro lingue di fuocoa lambire i piedi del desiderio.

Ci sto riuscendo, continuo a ripetere,son quasi arrivata, scandisco testarda. Ma non sono riuscita, e non sono arrivataa domarela bestia rabbiosa ch'è il miocuore:continua a tirare il guinzaglio,e s'è già strappato via la museruola,e non riesco a zittirlo, non riesco afarlo smettere di ringhiare,di abbaiare furiosamentee di intonare strazianti ululati

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la notte, quando tutto tace,insopportabile, tace.

Come te, tace.

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Contattami! [email protected]

Stampato a Bolognasettembre 2013

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40Illustrazione in copertina:YM, “Controllate sempre la data di scadenza dei vostri prodotti”, 2011