nero su bianco - 3° stormo - 1° trimestre 2015

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L’OSPITE D’ONORE IL CAPO DEL SERVIZIO DEI SUPPORTI DEL COMANDO LOGISTICO - GENERALE DI DIVISIONE ACHILLE FORNARI T raare di logis- ca operava non è cosa facile, non tanto per la com- plessità della materia, quanto per la difficoltà di aribuirle limi di applicazione chiari e ben defini. I mutamen- che si sono avu nello scenario geo-polico internazionale, la mul- direzionalità della mi- naccia, la sua impreve- dibilità e la sua consi- stenza poco chiara e difficilmente definibile a priori, hanno comporta- to un necessario adaa- mento nelle modalità di intervento delle Forze Armate che, sulla base dell’esperienza matura- ta in teatri operavi spesso distan migliaia di chilometri dai confini nazionali, hanno saputo evolversi e prepararsi a dispiegare le proprie capacità secondo criteri di elevata modularità, in modo da potersi adaa- re a specifiche situazioni anche di natura conn- gente. Ciò ha comporta- to anche per l’Aeronau- ca Militare lo sviluppo di precisi conce ope- ravi connessi al pron- to, rapido ed efficace impiego dello strumen- to aereo al momento giusto e nel luogo ri- chiesto. E’ proprio in piena coe- renza con ques ambi- ziosi obievi della For- za Armata che il 3° Stor- mo opera quodiana- segue a pag. 4 IL 3° STORMO DEL 2° MILLENNIO UN ORGOGLIO PER TUTTI NOI LA PAGINA DEL DIRETTORE P rovo un grande piacere a inau- gurare “Nero su Bianco”, una inte- ressante “novità” che trova nella comunica- zione per il 3° Stormo il suo centro di gravità. Questo perché ritengo che un Reparto con una tradizione così glo- riosa debba avere la possibilità di racconta- re le sue vicende, per far conoscere le nostre avità in primis alle “sue gen”, in servizio e non, come pure ai nostri “pun di riferi- segue a pag. 3

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Periodico Trimestrale - 3° Stormo

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Page 1: Nero su Bianco - 3° Stormo - 1° Trimestre 2015

L’OSPITE D’ONORE IL CAPO DEL SERVIZIO DEI SUPPORTI DEL COMANDO LOGISTICO - GENERALE DI DIVISIONE ACHILLE FORNARI

T rattare di logisti-ca operativa non è cosa facile,

non tanto per la com-plessità della materia, quanto per la difficoltà di attribuirle limiti di applicazione chiari e ben definiti. I mutamen-ti che si sono avuti nello scenario geo-politico internazionale, la multi-

direzionalità della mi-naccia, la sua impreve-dibilità e la sua consi-stenza poco chiara e difficilmente definibile a priori, hanno comporta-to un necessario adatta-mento nelle modalità di intervento delle Forze Armate che, sulla base dell’esperienza matura-ta in teatri operativi spesso distanti migliaia di chilometri dai confini nazionali, hanno saputo evolversi e prepararsi a dispiegare le proprie capacità secondo criteri di elevata modularità, in

modo da potersi adatta-re a specifiche situazioni anche di natura contin-gente. Ciò ha comporta-to anche per l’Aeronau-tica Militare lo sviluppo di precisi concetti ope-rativi connessi al pron-to, rapido ed efficace impiego dello strumen-to aereo al momento giusto e nel luogo ri-chiesto. E’ proprio in piena coe-renza con questi ambi-ziosi obiettivi della For-za Armata che il 3° Stor-mo opera quotidiana-

segue a pag. 4

IL 3° STORMO DEL 2° MILLENNIO UN ORGOGLIO PER TUTTI NOI LA PAGINA DEL DIRETTORE

P rovo un grande piacere a inau-gurare “Nero

su Bianco”, una inte-ressante “novità” che trova nella comunica-zione per il 3° Stormo il suo centro di gravità. Questo perché ritengo che un Reparto con una tradizione così glo-riosa debba avere la possibilità di racconta-re le sue vicende, per far conoscere le nostre attività in primis alle “sue genti”, in servizio e non, come pure ai nostri “punti di riferi-segue a pag. 3

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Direttore editoriale: Col. Massimo CICERONE

Capo Redattore: T.Col. Fulvio FRANZINELLI

Redattori: T.Col. Carlo LEMMA Ten. Carmen ZAPPAVIGNA S.Ten. Daniele POLIMENO P.M. LGT Mauro TRULLI P.M. Lorenzo DI GIORGIO P.M. Stefano VITALE

In redazione: Gen. S.A. Alberto NOTARI Mons. Gian Paolo MANENTI Dottoressa Bianca BARBERA T.Col. Andrea ALTERIO Magg. Claudia MACCHI Cap. Michele CARNEVALE P.M. LGT Pietro BRUNI 1° ACS Alessandro MEROLA

Grafica e impaginazione: S.M.C. Giuseppe ROSSI

Nucleo Stamperia: P.M. Antonio PERILLO P.M. Giuseppe ASCIERTO

Nucleo Fotografico: P.M. Nicolò W. BILEDDO M1 Vincenzo BIANCO M1 Gianfranco MANNATO M1 Gerardo PERNA

Hanno collaborato: 1° AS Nunzio PORCELLI

Pag. 1 IL 3° STORMO DEL 2° MILLENNIO UN ORGOGLIO PER TUTTI NOI DI MASSIMO CICERONE

Comandante il 3° Stormo

Pag. 1 L’OSPITE D’ONORE CAPO DEL SERVIZIO DEI SUPPORTI DEL COMANDO LOGISTICO - GENERALE DI DIVISIONE ACHILLE FORNARI

Pag. 4 LA REDAZIONE - CI PRESENTIAMO DELLA REDAZIONE

Pag. 7 SEGUENDO LA TRADIZIONE DEL PRESIDENTE DEL CIRCOLO DEL 3°- GENERALE DI SQUADRA AEREA ALBERTO NOTARI

Pag. 9 UNO SGUARDO OLTRE L’ORIZZONTE DI GIAN PAOLO MANENTI

Cappellano Militare

Pag. 10 LA RAPPRESENTANZA SINDACALE UNITARIA SI RINNOVA: ECCO LA “VOCE” DEL PERSONALE CIVILE DI BIANCA BARBERA

Capo Sezione Personale Civile

Pag. 12 STUDIO E LAVORO DI ANDREA ALTERIO

Presidente del CO.BA.R

Pag. 13 8 MARZO, UNA CELEBRAZIONE NON UNA FESTA DI CLAUDIA MACCHI Consulente del Comandante per la condizione femminile

Pag. 14 CALOTTA: LE ORIGINI DI MICHELE CARNEVALE

Capo Calotta

Pag. 17 IL SENSO DELLA SOLIDARIETA’ DI PIETRO BRUNI

Presidente dei Sottufficiali

Pag. 18 NOI GRADUATI E RAGAZZI DI TRUPPA DI ALESSANDRO MEROLA

Decano della Truppa

Pag. 19 UMORISMO E SATIRA DI LORENZO RUBINO

L’ALMANACCO DELL’UFFICIO COMANDO

Pag. 20

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mento” presenti in questo me-raviglioso territorio veneto. Nella mia quotidianità di Co-mandante ho spesso sen-tito il bisogno di “raccontare” a chi non ci conosce, a chi ancora ha negli occhi le sagome de-gli F104 o degli AMX nei cieli di Villafranca, alle autorità locali, ai ragazzi delle scuole, “la realtà del 3° Stormo”, ma so-prattutto “cosa fanno” le donne e gli uomini che tutti i giorni, in Italia o all’estero, stanno scrivendo una nuova sto-ria: il 3° Stormo del 2° millennio, l’unico Reparto di “Logistica di Proiezione” ed un orgoglio dell’Aeronautica Militare. Un’e-vidente e tangibile trasforma-zione, avviata oramai anni or sono, che stimola la curiosità di “interni” come di “esterni” al Reparto con la certezza di rap-presentare una “innovazione” in grado di esprimere le proprie potenzialità, non più con il rom-bo dei jet, ma attraverso capaci-tà operative e di supporto logi-stico in grado di essere indispensabili per le operazioni aeree ed utili nei casi di emer-genze umanitarie. Pro-fessionalità nuove e interoperabilità, milita-re e/o civile, sono que-ste le parole d’ordine che permettono al 3° Stormo di essere al passo con i tempi, di affrontare le sfide degli scenari internazionali sempre più com-plessi ed ambigui. La chiave del successo di questa

che aeroportuali, sono una “cosa sola” e generano rispetto ed apprezzamenti tra Reparti

dell’A.M., nell’interforze, nelle Forze Armate stra-niere, come nelle agenzie interministeriali, ma so-prattutto nelle popolazio-ni che in TUTTI i contesti in cui abbiamo lavorato “shona ba sho-na” (“spalla a spalla” in afghano), mettendo tutto noi stessi e ispirandoci a quei principi informatori

dell’A.M.: Etica, Cuore, Passione e Competenza. Le imprese dell’epopea dei veli-voli, dell’allora Reparto Mobile di Supporto e adesso 3° Stormo dedito alla Logistica di Proiezio-ne, sono pagine indelebili di sto-ria aeronautica, ma quello che caratterizza i “4 gatti” - incarna-to in un vecchio motto “TASI e TIRA” - è la naturale apertura all’altruismo, a supportare gli “altri”, ad aiutare con umiltà il prossimo, ad essere “normali protagonisti”. Non vi nascondo che ogni volta che saluto in par-

tenza o in rientro una nostra “Task Unit”, l’e-mozione è tanta ma ancor di più è la carica che i “miei” mi danno quando vedo nei loro occhi quella luce di chi sa che “sta per fare” o “ha fatto” il proprio dovere consci dei rischi e delle responsabilità che ci attendono ma

altrettanto consapevole del grande addestramento che ab-biamo e sul quale, senza sosta, operiamo un continuo aggiorna-

“formula nuova” sta nel “motore” che pulsa quotidiana-mente senza fermarsi mai, uni-

co vero artefice di questa nuova era: il personale militare e civile del Reparto. Nel solco della tra-dizione, siamo orgogliosamente “4 gatti sempre in giro per il mondo”, con una ricetta vincen-te: essere una squadra coesa in cui tutti sono protagonisti. Il nuovo che avanza porta nel suo DNA la voglia di guardare al futuro, ma rispettando le tradi-zioni, i sacrifici di chi ci ha prece-duto, di chi ha difeso gli stessi valori combattendo per la liber-tà. Oggi le squadre di uomini e donne del 3° Stormo sono cono-

sciute in tutti i Teatri Operativi, nazionali ed internazionali, co-me amalgama di seri professio-nisti delle varie capacità logisti-

Essere soldato Sono stato quello che gli altri non volevano essere. Sono an-dato dove gli altri non volevano andare. Ho portato a termine quello che gli altri non volevano fare. Non ho preteso mai niente da quelli che non danno mai nulla. Con rabbia ho ac-cettato di essere emarginato come se avessi commesso uno sbaglio. Ho visto il volto del terrore, ho sentito il freddo mor-so della paura, ho gioito per il dolce gusto di un momento d'amore. Ho pianto, ho sofferto e ho sperato. Ma più̀ di tutto, ho vissuto quei momenti che gli altri dicono sia meglio dimen-ticare. Quando giungerà̀ la mia ora agli altri potrò̀ dire che sono orgoglioso per tutto quello che sono stato, un soldato. George L. Skipech

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mente al fine di assicurare il ne-cessario suppor-to a tutte le com-ponenti dell’A.M. impegnate in operazioni sia in territorio nazio-nale che all’este-ro. Le capacità raggiunte dallo Stormo, sia in termini di proie-zione delle capa-cità logistiche aeroportuali sia nella conduzione delle attività di Combat Service Support, rap-presentano un “UNICUM”, una “nicchia di eccellenza” per il Co-mando Logistico dell’A.M. su cui tutti i Reparti dell’Aeronautica

mento. A conferma di questa “filosofia di vita”, con il pensiero volto agli ultimi mesi - dove ab-biamo operato in Medio Orien-te, in Afghanistan, nel Corno d’Africa, ad Ascoli Piceno, nella gestione del “Paziente Zero” italiano affetto da Ebola, nella realizzazione del JFAC di Poggio

LA REDAZIONE - CI PRESENTIAMO DELLA REDAZIONE

T enente Colonnello AAras Fulvio FRANZINELLI. Comandante del Gruppo

Servizi Generali dal 12 giugno 2014, ho iniziato la mia avventu-ra al 3° Stormo (11 ottobre 2007) occupandomi anche di Pubblica Informazione e Rela-zioni Esterne, ripartendo dall’e-

Renatico – per farvi capire come “ci sentiamo” nella nostra quoti-dianità, mi viene in mente la citazione di George L. Skipech “Essere soldato” !! Ecco che “Nero su Bianco” rap-presenta “l’anello mancante” per rafforzare la crescita del Re-parto, per avere una ulteriore

chance di integrarci con il terri-torio, per dare un esempio ai giovani - che rappresentano il futuro del nostro Paese - ma soprattutto per dare a TUTTI voi lettori l’opportunità di “voler bene al 3° Stormo”, perché co-me diciamo “Noi ci siamo SEM-PRE”.

Militare, ormai già da tempo, sanno di po-ter contare. La visita che di recente ho effettua-to presso il 3° Stormo è stata l’occa-sione per assistere in prima perso-na alle nu-merose e delicate atti-vità devolute al Reparto alle quali

il personale si dedica con ammi-revole impegno, dando prova di elevatissima professionalità e straordinaria motivazione sep-pur in un momento di forte con-

trazione di risorse. Agli uomini e alle donne del 3° Stormo e al loro Coman-dante rivolgo il mio apprez-zamento per la dedizione e la passione con cui adem-piono ai loro doveri nella consapevolez-za di operare

in un Ente che rappresenta il fulcro della Logistica Operativa nella catena di Comando e Con-trollo dell’Aeronautica Militare.

segue da pag. 1

sperienza maturata presso gli altri Enti in cui avevo prestato servizio. L’embrione di “Nero su Bianco” si configura con un ap-punto del 5 agosto 2014 sull’Editoria del 3° Stormo in cui, tra l’altro, si pro-

poneva la realizzazione di un trimestrale per “far co-noscere meglio la mission e le attività che coinvolgo-no il Repar-to, dare la possibilità

di avere un ulteriore vettore co-municativo ai relativi leader di

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settore e contribuire al team building”. La redazione, gioco forza, non poteva che essere costituita dal personale qualificato Pubblica Informazione e dal Capo Ufficio Consulenza Affari Giuridici, co-me si dice in questi casi “oneri e onori” ….. ma “nessuno nasce imparato” e, al netto dei “titoli e galloni” acquisiti, “Nero su Bian-co” susciterà interesse solo con la fattiva partecipazione di tutti, nessuno escluso: come nella realizzazione di un puzzle ogni singolo pezzo costituisce un ele-mento indispensabile. “Dateci una mano ….. meglio due: vedrete che comunque va-da sarà un successo”!

T enente Colonnello CCrn Carlo LEMMA. Assegnato al 3° Stormo

dall’aprile 2013, sono rientrato, per così dire in A.M. dopo una lunga parentesi presso un Ente Interforze e dopo aver ricoperto vari incarichi previsti dalla mia categoria, da Capo Servizio Am-ministrativo fino a Vice Diretto-re. Attualmente ricopro l’incari-co di Capo Ufficio Consulenza Giuridica, anche qui per ironia della sorte un ritorno alle origi-ni, cioè un ritorno alla mia for-mazione di base professionale (laurea in Giurisprudenza) che mi consentì di accedere ai ruoli del Corpo di Commissariato dell’A.M. nel lontano 1984. Og-gi, e non posso dire certo di non aver percorso altre esperienze nel settore degli studi oltre a quello di formazione di base, una nuova sfida si affaccia all’o-rizzonte, che è quella di far par-

lupo con la speranza che non saremo sempre “I Soliti Quattro Gatti”.

T enente AAran Carmen Zaira ZAPPAVIGNA. Sono arrivata al 3º Stor-

mo il 12 novembre 2013, dopo aver concluso il mio iter di for-mazione presso l’Accademia A.M. di Pozzuoli (Napoli). L’arri-vo al Reparto ha significato im-portanti cambiamenti e ha san-cito il mio ingresso nel mondo del lavoro, “in primis” in quello della Logistica di Proiezione. Attualmente ricopro l’incarico di Capo Sezione Supporto di Proie-zione presso il Gruppo Sevizi Supporto Operativo e, solo da qualche mese, il Secondo Incarico di Addetto alla Sezio-ne Piani e Operazio-ni dell’Ufficio Operazioni. Il settore della Pubblica Infor-mazione ha anch’esso rappre-sentato per me una nuova sco-perta. In questo mio primo anno di esperienza ho potuto appren-dere quanto la comunicazione sia di vitale importanza, in parti-colare in un ambiente dinamico come il nostro, in cui prevale la necessità di esplorare nuovi orizzonti, sintetizzando con la parola e l’immagine le diverse sfide poste. Ecco che la rivista “Nero su Bianco” nasce con l’i-dea di promuovere una nuova immagine dello Stormo, fondata sulla ricerca di nuovi stimoli nonché sull’importanza di “dare

te della redazione dell’opuscolo annuale e del trimestrale del 3°

Stormo. Spero di fornire un mo-desto contributo agli scopi e ai fini che queste pubblicazioni si prefiggono di realizzare; invero un piccolo contributo, sia pure involontario, l’ho già fornito dando lo spunto al nome del nostro trimestrale. Infatti tale nome è scaturito dalla tempesti-va sagacia con cui il Comandan-te ha saputo catturare una mia espressione con cui lo consiglia-vo di affidare allo scritto le sue considerazioni su un dato argo-mento appunto, mettere “Nero su Bianco”. In conclusione amici della reda-zione, e quanti con noi vorranno collaborare, mettiamo “Nero su Bianco” tutto ciò che vogliamo condividere con quanti fanno parte di questa meravigliosa

organizzazione che è il 3° Stor-mo. Un augurio ed un in bocca al

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suggerimento che chiunque po-trà far pervenire alla Redazione. Voglia, creatività e coraggio …..

e tra un’operazione, un’eserci-tazione, una “montata di guar-dia”, una licenza e una pratica d’ufficio, sicuramente l’ispirazio-ne per raccontare e raccontarsi non vi mancherà.

P rimo Maresciallo Luogo-tenente S.L. “Uffici” Mauro TRULLI.

Era il lontano 23 agosto 1983 quando, al termine del corso professionale da Specialista, venni assegnato al 3° Stormo, potendo finalmente assaporare l’adrenalina della Linea Volo ini-ziando l’attività di specialista quale Armiere presso il 28° Gruppo Volo - quelli della strega con la scopa con l’indimenticato motto “Melius es-sere quam videri”. Attualmente rico-pro l’incarico di Capo Segreteria del Centro Addestrati-vo Personale Fuori Area. Di rilevante importanza è l’a-spetto della Pubblica Informa-zione, che da qualche tempo svolgo con molta passione ed interesse personale, una nuova

e ricevere”. Quando non comu-nichiamo, stiamo da soli con i nostri limiti; ed è per questo che la realizzazione del progetto ri-chiederà uno sforzo collettivo, con l’obiettivo di rendere tutto il personale parte attiva dello stesso in modo nuovo e diver-tente.

S ottotenente AAras Danie-le POLIMENO. Assegnato al 3° Stormo

dal 5 giugno 2013, dal 1° luglio 2013 ricopro l’incarico di Capo Sezione Personale Militare e Mobilitazione dell’Ufficio Co-mando e dal 12 novembre 2014 anche quello di Addetto alla Se-zione Addestramento e Standar-dizzazione dell’Ufficio Operazio-ni. L’attività nella Pubblica Informa-zione e Relazioni Esterne è quin-di solo all’inizio, ma la peculiari-tà del 3° Stormo e la sua dinami-cità mi permetteranno sicura-mente di maturare esperienza in questo settore come in altri. “Nero su Bianco” rappresenta per lo Stormo e per chi vi appar-tiene uno strumento per “dar voce” alle varie sfaccettature di questo “Unicum” aeronautico, un’opportunità per tutto il per-sonale - militare e non - di cono-scere e allo stesso tempo di far o farsi conoscere. Il contributo di tutti è fonda-mentale per la realizzazione ma, ancor prima, per l’esistenza stessa di questo trimestrale, il cui primo numero non deve es-sere un traguardo raggiunto ma un punto di partenza, una bozza da migliorare e modellare sulla base di qualsiasi tipo di spunto e

scoperta che oltre ad aumenta-re il mio bagaglio professionale mi ha dato modo di esplorare nuovi orizzonti sino ad ora a me sconosciuti, dove la comunica-zione è uno strumento di vitale importanza. Ecco quindi che l’i-dea di far nascere questa edito-ria vuole essere un viatico per realizzare un nuovo progetto aperto agli sforzi di quanti, me per primo, vogliono esprimere, partecipare e condividere le emozioni che, con piacere e passione, possano, in qualche modo tentare di colmare e dare un senso alla grande famiglia azzurra.

P rimo Maresciallo S.L. “Uffici” Lorenzo DI GIOR-GIO.

Dal 10 agosto 1989 sono stato assegnato al 3° Stormo con l’in-carico di Addetto alla Segreteria dell’Ufficio Comando; oggi sono anche impiegato nell’Ufficio Consulenza Affari Giuridici e mi occupo di Pubblica Informazio-ne e Relazioni Esterne. Come si può facilmente osserva-re il campo d’impiego è decisa-

mente vasto e va-riegato e, proprio questa connotazio-ne, ha fatto si che venissi coinvolto nella redazione del trimestrale del 3° Stormo. Non a caso proprio il nome “Nero su Bianco”

ritengo ben si attagli alla ca-ratteristica del lavoro che svol-go, dove l’elemento scritto può essere considerato “il pane quo-tidiano del mio lavoro”, testi

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SEGUENDO LA TRADIZIONE

DEL PRESIDENTE DEL CIRCOLO DEL 3°- GENERALE DI SQUADRA AEREA ALBERTO NOTARI

D evo innanzitutto con-fessare che, quando il Comandante di Stormo

mi ha offerto uno spazio sulla nuova pubblicazione, destinata anche a tutto il personale in servizio, ho provato un senso d’intimo compiacimento per la sensibilità dimostrata verso tutti i collaboratori che, insieme a lui, contribuiscono oggi a scrivere la storia del “Terzo Stormo” e, di conseguenza, quella dell’Aero-nautica Militare. La sua iniziati-va, oltre a testimoniare la volon-tà di comunicare con tutto il personale, dimostra un modo attuale di concepire l'autorità; questa, infatti, oggi si può mani-festare in modo molto diverso da quando, in un passato piutto-sto recente, al solo parlare del

“Comandante” venivano i brividi dal momento che quella figura era lontanissima, perfino miste-riosa, troppo spesso protetta da una barriera insuperabile di guardiani che, invocando regole e procedure complesse, si dimo-strarono utili a creare distacco piuttosto che ad unire. Oggi for-tunatamente non è più così l'au-torità, quella vera, si conquista stando a contatto dei collaborato-ri, conoscen-doli, parlan-do con loro, meritandone il rispetto poiché solo rispettando per primo il lavoro spesso nascosto e silen-zioso di chi opera, indipenden-temente dal grado rivestito, si costruisce una organizzazione efficiente, in grado di affrontare le prove sempre più ardue che

legislativi, direttive, circolari, comunicazioni, sentenze e quant’altro si possa immaginare sono gli strumenti che utilizzo tutti i giorni per lo svolgimento dei miei compiti. Da queste fonti, sono sicuro, di poter trarre quegli spunti di ri-flessione che potranno essere condivisi sulla pubblicazione che si sta realizzando. Spero di poter dare il mio picco-lo contributo alla redazione “senza nulla a pretendere” an-che usufruendo dell’esperienza maturata nel settore della Pub-blica Informazione. Auguro ai colleghi della redazio-

ne e a quanti vorranno collabo-rare un buon lavoro e buona fortuna.

P rimo Maresciallo S.L. “Uffici” Stefano VITALE. Attualmente in forza al

Centro Addestrativo Personale Fuori Area con l’incarico di Capo Nucleo Pubblicazioni, Program-mi e Studi, dal maggio 2013 so-no abilitato all’attività di Assi-stente alla Pubblica Informazio-ne attraverso la quale, compati-bilmente ai numerosi impegni dell’ufficio, sto imparando a co-noscere un mondo per me nuo-vo e affascinante e credo che,

anche grazie al progetto edito-riale fortemente voluto dal Co-mandante, tutti quanti insieme avremo la possibilità di condivi-dere idee e notizie d’interesse comune. In questo modo sarà più facile far conoscere il nostro lavoro e le attività operative che quoti-dianamente portiamo avanti, sia al personale del 3° Stormo che alla gente che al di fuori del no-stro cancello non conosce la no-stra realtà. “Da soli possiamo fare così po-co; insieme possiamo fare così tanto.”

la vita ci pone di fronte, che cor-risponda alle legittime attese dei nostri concittadini. A questo punto ho realizzato che stavo imboccando una china pericolo-sa poiché, non essendo più in servizio, non mi è richiesta una analisi della situazione: mi sono quindi chiesto per quale motivo mi è stato offerto questo privile-gio, cioè rivolgermi anche al

personale di quello che è stato il mio Re-parto. La risposta credo che sia sempli-ce ed impli-ca il ricono-scimento

della continuità che esiste tra chi ancora indossa l’uniforme e chi, come me e moltissimi soci del “Circolo del Terzo” hanno lasciato il servizio attivo. In altre parole sono certo che il Coman-

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sentito parlare e di cui possono ora incontrare i diretti interessa-ti, rappresenta un evento del tutto particolare che non can-cella le tracce del passato più o meno recente ma rafforza e consolida il senso di apparte-nenza ad una realtà molto parti-colare che, in fin dei conti, è il vero valore aggiunto dell’inizia-tiva. E’ ben noto che le Forze Armate sono sempre state mol-to attente a curare quello che in gergo chiamiamo “spirito di cor-po” e che non deve essere con-fuso con il molto più semplice codice di comportamento che il mondo aziendale, copiando ma-

le la realtà militare, chiede a quadri e dipendenti. Per spirito di corpo si intende infatti quel sentimento di solidarietà e ca-meratismo che unisce le perso-ne che operano all’interno di unità organizzative il cui fine non è il profitto bensì la fedeltà ad un bene supremo quale è la Patria; vale qui la pena di ram-mentare alcune parole che com-pongono la formula del giura-mento di fedeltà, “….. di osser-varne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore a tutti i doveri ….. difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni” per osser-

dante intenda dimostrare che se un cambiamento vi è stato, que-sto si limita ai soli aspetti tecnici ed operativi e non include i va-lori etici e morali; questi conti-nuano a rimanere inalterati e rappresentano il legame che permette a “vecchi” e “giovani” di continuare a parlare la stessa lingua. Vediamo di capire se vi è un motivo che supporta quella continuità ed il perché è bene che non venga interrotta. Occorre precisare subito che il “Circolo” non è una parte dell’Associazione Arma Aero-nautica; sebbene i principi ispi-ratori appaiano simili sul piano etico e dei valori, il Circolo è stato costituito per curare con particolare attenzione quelle che sono state la storia e le tradizioni del Terzo Stor-mo di cui tutti i soci fanno o hanno fatto parte in anni più o meno lontani. In altre paro-le, mentre per far parte dell’associazione d’arma è sufficiente aver prestato ser-vizio nelle fila dell’Aeronautica Militare, per essere ammessi al “Circolo” è richiesto un titolo esclusivo rappresentato dall’ap-partenere o aver appartenuto allo Stormo. E’ evidente come, in questo caso, i rapporti che si vengono a creare tra i soci sono molto più stretti e solidi in quanto basati su esperienze co-muni maturate in anni di lavoro fianco a fianco condividendo situazioni operative senza dub-bio molto più coinvolgenti ed aggreganti. Ecco quindi che rivedere colle-ghi ed amici e poter rivivere epi-sodi di cui anche i giovani hanno

vare come sia necessaria una profondità di sentimenti ed una intima condivisione del fatto che esiste un bene supremo e che questo vale sacrifici, non esclu-so quello estremo. Diverso è, invece, quanto viene chiesto nel mondo aziendale dove si con-fonde per “spirito di corpo” la semplice richiesta di accettazio-ne di obiettivi e stili di compor-tamento senza necessariamente presupporne l’intima condivisio-ne. Un esempio molto semplice della sostanziale differenza tra i due casi è costituito dalla frase che non si troverà mai sul porto-ne di un’azienda, per grande ed

importante che sia, ma solo all’ingresso degli Istituti di formazione militari: “un ca-detto non mentirà, imbroglie-rà, ruberà o tollererà coloro che lo fanno”. E’ evidente quindi che essen-do stati formati su queste ba-si sarà molto difficile, una vol-ta lasciato il servizio attivo, cancellare il passato ed impo-

stare la vita su alcuni discutibili valori che la società contempo-ranea trasmette con sconsidera-ta insistenza; ecco quindi che l’Aeronautica Militare, ben con-sapevole di questa particolare qualità del proprio personale ha impostato la propria linea di “politica del personale” sul con-cetto che anche il personale in congedo è una risorsa, quindi, per il personale in congedo es-sere una risorsa costituisce una scelta. Ciò a dire che chi ha la-sciato il servizio potrà continua-re a fornire il proprio contributo alla Forza Armata attraverso rapporti con interlocutori istitu-

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sta chiave di lettura, il “Circolo del Terzo” non appare più come una entità estemporanea che pochi ed inguaribili nostalgici portano avanti all’insegna di una nuova forma di “AMARCORD”, bensì rappresen-

ta un concreto e tangibile atto di realizzazione di quella volontà di trasferire nei giovani un sano spirito di corpo che tanto impor-tante è per poter portare a ter-

zionali, associazioni ed altre for-me organizzative che verranno così a costituire nuove espres-sioni di contributo diretto, credi-bile e coerente con le attività dell’Aeronautica. In questo con-testo sarà cura dell’A.M. favori-re le occasioni d’incontro tra “voglia di fare” del per-sonale che ha lasciato il ser-vizio attivo e le proprie esi-genze che possono essere molto ben sintetizzate nella seguente espressione: cu-stodire e tramandare il sen-so di appartenenza e la cul-tura aeronautica poiché la Forza Armata si proietta nel futuro rispettando quelle tradi-zioni e coltivando quell’affetto che tengono in vita il suo patri-monio distintivo e la sua identi-tà storica. Presentato con que-

mine con disciplina ed onore la missione assegnata. Le nuove leve potranno così abbinare allo studio di fatti ed eventi riportati negli atti della nostra giovane Aeronautica, alla conoscenza diretta di molti che di quegli

stessi atti sono stati prota-gonisti. Nel nostro caso il “Circolo” annovera tra i suoi soci un decorato di Meda-glia d’Argento al Valor Mili-tare tuttora vivente, oltre a personaggi, pur non decora-ti, di grande valore, tra cui alcuni che hanno occupato posizioni di vertice in seno alla Forza Armata; quale mi-

glior esempio da trasmettere a chi oggi, con impegno quotidia-no, mantiene fede alla formula del giuramento?

UNO SGUARDO

OLTRE L’ORIZZONTE DI GIAN PAOLO MANENTI

F amiglia ..… chi sei? Do-ve stai andando? Il Sinodo dei Vescovi,

riunitosi in Assemblea Generale

Straordinaria a Roma nel mese di ottobre del 2014, su invito di Papa Francesco, è stato incari-cato di porre una particolare attenzione alla famiglia del no-stro tempo. Tema della riflessione: La voca-zione e la missione della fami-glia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Tematica di sicura attualità, non solo per la nostra realtà italiana ma a livello mondiale, basti pen-sare che al Sinodo dei Vescovi sono rappresentati tutti i Conti-nenti. Dall’introduzione dei “Lineamenta” così si legge: Il pensiero va a tutte le famiglie del mondo con le loro gioie, le loro fatiche, le loro speranze. In particolare si sente il dovere di ringraziare il Signore per la ge-nerosa fedeltà con cui tante fa-

miglie cristiane rispondono alla loro vocazione e missione. Lo fanno con gioia e con fede an-che quando il cammino familia-re le pone dinanzi a ostacoli, incomprensioni e sofferenze. A queste famiglie va l’apprezza-mento, il ringraziamento e l’in-coraggiamento di tutta la Chiesa e di questo Sinodo. Papa Francesco ha descritto l’e-sperienza sinodale, indicandone i compiti nel duplice ascolto dei segni di Dio e della storia degli uomini. “Il convenire attorno al Vescovo di Roma è evento di grazia, nel quale la collegialità episcopale si manifesta in un cammino di discernimento spiri-tuale e pastorale”. Tre gli argomenti trattati: L’ascolto: Il contesto e le sfide sulla famiglia.

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gno di saggezza e lungimiranza. Non possiamo dimenticare le

grandi differenze esistenti fra i vari Continenti, realtà socio-economiche-educative, povertà e precarietà lavorativa. Nei paesi considerati più svilup-

Lo sguardo su Cristo: Il Vangelo della famiglia. Il confronto: Prospettive pastorali. Il lavoro iniziato nel 2014 prosegue a vari livelli di coinvolgimento e consulta-zione nelle varie Chiese locali per tutto quest’anno. Approfondimento e rifles-sione da cui dovranno sca-turire delle linee guida da presentare nell’ottobre 2015 all’Assemblea Gene-rale Ordinaria dei Vescovi. I cambiamenti antropologici e culturali del nostro tempo in-fluenzano tutti gli aspetti della nostra vita, saper leggere gli av-venimenti e interpretarli è se-

pati, si assiste a una crescente crisi demografica, nei paesi più

poveri una lotta continua alla sopravvivenza segnata dalla piaga dilagante della fame e delle malattie, sen-za contare i focolai di guer-ra che non risparmiano donne, bambini e anziani. Nella nostra società, consi-derata opulenta, si fa stra-da il senso di abbandono da parte delle istituzioni. Non c’è dubbio, nuove sfi-de attendono il cammino

della famiglia e in particolar mo-do dei giovani, proiettati in un domani che li vedrà sempre più protagonisti e responsabili del loro avvenire.

LA RAPPRESENTANZA SINDACALE UNITARIA SI RINNOVA: ECCO LA “VOCE” DEL PERSONALE CIVILE DI BIANCA BARBERA

I l risultato elettorale atteso dallo scrutinio finale del 6 marzo 2015 è oramai noto.

Antonio Dell’Oste, Paolo Mar-zellotta, Gianfranco Zolin, Mario Grossi e Marzia Piccirilli: sono questi, in ordine di voti ricevuti, i candidati eletti nelle liste pre-sentate dalle Organizzazioni Sin-dacali Uil PA e Flp Difesa che siederanno al tavolo negoziale per la tutela dei nostri diritti di lavoratori!!! Infatti, dal 3 al 5 marzo, si sono tenute le elezioni della Rappre-sentanza Sindacale Unitaria (RSU) in tutti i comparti della Pubblica Amministrazione, com-preso il Ministero della Difesa e, naturalmente, il 3° Stormo, indi-viduato Sede di RSU ove i dipen-denti civili del Reparto, del 112° Deposito Sussidiario di Sangui-netto (VR) e del coubicato 1° Reparto Genio-27° Gruppo Ge-nio Campale, sono stati chiamati ad eleggere la nuova RSU che manterrà il mandato per il pros-simo triennio.

Ma quali sono i compiti e le re-sponsabilità connesse a detto ruolo ….. visto che spesso si con-fonde con quello decisamente più noto in ambito Difesa rico-perto dalle varie rappresentan-ze militari COBAR, COIR e CO-CER. Anzitutto, la RSU è una forma “organizzata” di rappresentanza dei propri interessi in ogni luogo di lavoro ed ha quindi una speci-fica rilevanza territoriale. E’ un organismo unitario, composto da più membri che decidono a maggioranza, eletti a suffragio universale da tutta la generalità dei lavoratori, siano essi sinda-calizzati o meno. I componenti della Rappresentanza, a tutti gli effetti, sono equiparati ai diri-genti sindacali: sono titolari dei diritti sindacali, quali la fruizione di permessi retribuiti e non, la possibilità d’indire assemblee dei lavoratori, il diritto all’uso di

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locali forniti dall’Amministrazio-ne, nonché il diritto all’affissione in bacheca di comunicazioni ri-volte a tutti i lavoratori. E so-prattutto, nell’esercizio delle proprie funzioni, non sono sog-getti a subordinazione gerarchi-ca. L’istituzione della RSU, di cui quest’anno ricorre il 17° anno dalle prime elezioni nazionali, ha rappresentato un passo fon-damentale verso il Rafforzamen-to della gestione “contrattata” e “privatizzata” del rapporto di lavoro e delle relazioni sindacali nel sistema delineato dal mo-dello di legislazione di cui al Te-sto Unico D.Lgs 165/2001, come modificato dal D.Lgs 150/2009. Infatti, fermo restando il rispetto dei principi generali dell’ordinamento e delle norme di legge in materia di rapporto di lavoro, la con-trattazione integrativa, sia nazionale che decentrata, è lo strumento per eccellenza di regolazione del rapporto di lavoro alle dipendenze della Pubblica Amministra-zione. E se a livello nazionale compete alle Organizzazioni Sin-dacali rappresentative la sotto-scrizione dei contratti, a livello periferico, è proprio la RSU, sog-getto indispensabile affinché l’accordo sottoscritto tra sog-getto pubblico e parte sindacale abbia validità, che si confronta al tavolo negoziale con il Diri-gente di parte pubblica (per noi il Comandante di Stormo) sulle materie di competenza. Tra quelle di particolare rilevan-za, ricordiamo i temi relativi alla distribuzione del salario acces-sorio, all’articolazione delle ti-

pologie di orario di lavoro, non-ché alle normative sulla sicurez-za e prevenzione nei luoghi di lavoro. Ed il primo tema è fondamenta-le per l’interesse “economico” di ognuno di noi. Infatti, il con-tributo fornito dalla RSU, seduta al tavolo di negoziazione, è de-terminante ai fini della definizio-ne delle attività progettuali as-segnate, dei relativi parametri di valutazione e di conseguenza dei criteri di distribuzione del Fondo Unico di Amministrazio-ne-Fondo Unico di Sede (FUA-FUS). Vi sono altre materie pari-menti importanti sulle quali le RSU svolgono ruoli di controllo

preventivo e successivo rispetto all’operato dell’Amministrazio-ne. Si pensi alla definizione dei criteri e verifica dei carichi di lavoro, ai programmi di forma-zione del personale ed alla di-stribuzione delle ore di lavoro straordinario. Per quanto sopra, appare evi-dente che questi nostri colleghi, rappresentanti RSU, siano chia-mati ad espletare un mandato veramente delicato, a tutela e valorizzazione dei nostri interes-si. Infatti, se il personale civile del 3° Stormo fruisce, oggi, di un’ottimale articolazione dell’o-

rario di lavoro, nel rispetto della normativa di riferimento, lo si deve alla mediazione “sindacale” della RSU di sede, svolta in occasione della con-trattazione decentrata del 2010, giusto per ricordare una tra le concertazioni più importanti. E quest’attività di confronto sin-dacale deve basarsi sui principi di correttezza, buona fede e tra-sparenza dei comportamenti tra le parti, così recita l’art. 11 del CCNL 16/02/1999. Ebbene, ritengo di poter affer-mare che dette relazioni di col-laborazione e prevenzione di conflitti sono state mantenute sempre in un ambito comunque

costruttivo da ogni compo-nente della RSU, dai Diri-genti che si sono succeduti al Comando e da tutti i sog-getti intervenuti a vario ti-tolo nei tavoli di negoziazio-ne. Un ricordo speciale va al nostro compianto amico e collega Franco Giugno, già componente della RSU

uscente, che ha interpretato con tenacia e determinazione il ruolo ricoperto, facendosi pro-motore del progetto sul “servizio di guardiania del per-sonale civile”, ambito obiettivo che ha anche “catturato l’atten-zione” del Comandante di Stor-mo. Infine, un sincero “in bocca al lupo” ai cinque colleghi neo eletti, affinché si impegnino con la motivazione, il rigore e la re-sponsabilità che noi tutti ci aspettiamo.

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STUDIO E LAVORO DI ANDREA ALTERIO

L a scelta tra studio e lavo-ro è un dilemma per molti di noi, soprattutto

per molti giovani. In questi tem-pi grami e difficili, trovare un’oc-cupazione è un miraggio prima che un’opzione possibile e quin-di la scelta a favore dello studio sembrerebbe l’unica possibile. Non intendo avviare questa di-scussione partendo da questa base piuttosto vorrei, con voi, portarmi da un punto di pro-spettiva diverso ed inedito per certi versi. Quando confrontiamo questi due argomenti li consideriamo l’uno incon-ciliabile con l’altro, la scel-ta del primo sembrerebbe escludere il secondo. Il mio intento è quello, in-vece, di considerare lo studio come complemen-to per chi ha già intrapre-so un’esperienza profes-sionale e al tempo stesso essere il volano per la propria professione. Ritengo sia essen-ziale considerare lo studio come

un moltiplicatore di competenze che si sommano a quelle cumu-late quotidianamente con l’e-sperienza di lavoro. Vi è una vir-tuale staffetta tra questi due ambiti che si stimolano a vicen-da. Questo mio convincimento nel quale credo fermamente si fon-da sulla mia personale esperien-za e sulla consapevolezza delle mie attitudini ed abilità che ri-tengo assolutamente normali e comuni a moltissime persone. Parto dal presupposto che non sono mai stato uno studioso fer-vente né un divoratore di libri (potrei essere catalogato tra quegli studenti tiepidi che svol-gono il loro compito senza parti-colare slancio ed interesse). Le diverse esperienze lavorative vissute, alcune di carattere sta-gionale e saltuario altre più du-rature come quella attuale, so-no state e sono tuttora la circo-stanza favorevole e lo stimolo per avviare un approfondimen-to su tematiche altrimenti sco-nosciute che prendono forma in quanto collegate a un impegno, una pratica o un progetto. C’è

sempre stata la curiosità di ap-profondire e capire di più di contesti estranei al mio attuale

impiego: questo mi avrebbe permesso, ho sempre pensato, di apprendere qualcosa di nuo-vo, di aprire un confronto e in prospettiva di conoscere ed as-similare le buone pratiche e le nozioni proprie di quel settore. In questa mia osservazione e confronto ho potuto appurare metodi ed organizzazioni più efficaci, soluzioni risolutive e più rapide rispetto a quelli a me più noti. Questa mia attitudine che in al-tri tempi si sarebbe definita “imparare un mestiere rubando con gli occhi” mi ha incentivato anche nel riprendere gli studi universitari che avevo abbando-nato anni prima: allora avviati svogliatamente e con una mi-nore consapevolezza rispetto ad oggi. Questa curiosità e questo coinvolgimento hanno accre-sciuto l’appeal per argomenti e situazioni così distanti e diverse dal mio background scolastico e professionale. Ebbene questa è la continua staffetta e il positivo antagoni-smo che si auto alimenta tra i doveri della mia professione e la

curiosità e il piacere di nuove conoscenze: è una spinta che non si esauri-sce ma che ha trovato una valvola di sfogo, positiva ritengo, nell’attività di istruttore che pratico ora-mai da diversi anni con-frontandomi con una pla-tea di ascoltatori di diffe-rente maturità professio-nale ed età. Anche questo

tipo di esperienza - avendo di fronte persone di diversa prove-nienza e settore - mi ha incorag-

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giato nel consolidare e tenere sempre aggiornate le compe-tenze maturate regalandomi lo stimolo per il confronto e il con-traddittorio con gli altri dai quali credo di aver appreso più di quanto posso aver trasmesso con i miei interventi. A volte a margine di una mia presentazione il dibattito col mio interlocutore si è impernia-to sulla necessità di mantenere vivo questo impulso, questa esi-

rinunce senza dubbio ma che regalano una continua vivacità ai nostri impegni quotidiani al-lontanandoci da quella sedenta-rietà mentale” sgradevole (o forse comoda dipende dai punti di vista) per colui che ne rimane invischiato e negativa per l’or-ganizzazione, pubblica o privata poco importa, nella quale si è inseriti e si opera.

genza di voler approfondire, di cogliere spunti positivi dall’os-servazione di un ambito diverso dal solito: in sintesi non atten-dere di avere la soluzione o l’in-tuizione a portata di mano ma andarla a cercare, acquisire ele-menti e dettagli. E allora il principio di questa breve narrazione chiude ideal-mente il cerchio concependo lo studio e il lavoro come due am-biti conciliabili, con fatica, con

8 MARZO, UNA CELEBRAZIONE NON UNA FESTA DI CLAUDIA MACCHI

E anche il 2015, al primo fiorir di mimose, ci ha regalato un’altra allegra

e spensierata giornata di “festeggiamenti” in onore delle donne. Una ormai tradizionale occasio-ne di gentili e cavalleresche attenzioni, di variopinti bouquet profumati (un po’ meno quelli di gialle e banali mimose!!!) e di lusinghevoli cadeaux, che, am-

mettiamolo pure, riescono a cogliere il segno, ad entrare nell’intimo di quella sensibilità tutta femminile appagandone, per un momento, le attese, quelle cui secoli di storia, di cul-tura, di convenzioni e di com-portamenti sociali ci hanno abi-tuato ….. ma solo per un mo-mento, però! Sì, perché c’è dell’altro, altri fe-nomeni cui i tempi più moderni ci hanno reso avvezzi e che na-scono dall’invalso senso di or-mai conquistata emancipazione femminile: la imposta “parità” e il sacrosanto diritto alla “rivalsa”. Una volta argomenti di acceso dibattito, di irrinunciabile riven-dicazione, anche attraverso ma-nifestazioni di piazza tutt’altro che pacifiche ….. ma oggi? Og-gi, apparentemente, oggetti e motivi di solo estemporaneo culto, da evocare, guarda caso, nel contesto del cliché celebrati-vo della fatidica giornata dell’8 marzo: serata tutta e solo al femminile, rituali aggregazioni di genere in locali pubblici obbli-gatoriamente di tendenza, so-nora allegria che mette al bando

la tradizionale, ma ormai desue-ta e criticabile, riservatezza e compostezza della femminilità, immancabili abbondanti libagio-ni e ….. magari, spettacolino “strip” interpretato da giovane e avvenente palestrato, libero professionista del cubo. Tutto questo in nome del princi-pio della “pari opportunità”, ma ancor di più sull’altare di quei valori di forza, di determinazio-ne e di coraggio sui quali la don-na non intende, perché ne ha legittimo titolo, essere da meno. La realtà che invece emerge, al chiudersi della entusiasmante e ben augurante giornata di fe-steggiamenti, è che a vincere la competizione finale è, ancora una volta, appannaggio esclusi-vo di quella divinità maggiore di cui anche noi donne, assoluta-mente alla pari degli uomini, siamo figlie e in buona misura anche succubi: “il consumi-smo”. Ma tutti noi, sia donne che uomini, siamo veramente convinti che debba essere que-sto il modo di guardare all’8 marzo? Siamo sicuri che sia una “festa” di questo tipo che valga a salvaguardare quei principi

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per i quali tante donne del pas-sato hanno lottato con coraggio-so impegno, fino a sacrificare se stesse (e per i quali le donne continuano a lottare in ogni par-te del mondo ogni giorno) affin-ché venissero loro riconosciuti dalla società i diritti fondamen-tali: il diritto di voto, l’ugua-glianza sul lavoro, la parità fra i sessi, e venisse ricono-sciuto il ruolo svolto, per rile-vanza e rendimento, non se-condo a nessuno? Sarà il caso di chiederci, lad-dove fossimo anche convinti di riuscire a celebrare degna-mente l’8 marzo per quei va-lori morali che esso rappre-senta, se sia sufficiente che l’a-verlo fatto per un giorno valga a stigmatizzarne gli effetti per il resto dell’anno? Ma come sem-pre e come ci è stato tramanda-to dai nostri progenitori latini per i quali Historia est magistra vitae, un’attenta lettura dei fatti del passato può venirci incon-tro. Scopriremmo le origini della nostra cultura, impareremmo a conoscere meglio le nostre tra-dizioni, sapremmo farne giusto uso per capire, analizzare, con-

frontarci e progredire. Scopriremmo che l’8 marzo non è la festa delle donne al pari della festa della mamma o del papà. Scopriremmo anche che non è stata istituita in memoria delle 129 donne operaie uccise dall’incendio della fabbrica

americana dove erano state se-gregate perché avevano osato scioperare: questa è solo leg-genda. Il “Women’s Day” nasce negli Stati Uniti nel 1908 per celebra-re, espandere e internazionaliz-zare la battaglia per l’accesso delle donne al suffragio univer-sale, quale diritto irrinunciabile, tanto quanto la stessa libertà ….. per la quale esisteva, come tuttora esiste, l’“Indipendence Day”. Che poi divenisse l’8 mar-

zo la data canonica è grazie ad un’altra manifestazione di gran-de forza e di grande coraggio femminile che ha avuto luogo nel 1917 in Russia quale prote-sta verso l’inutile guerra che aveva sottratto loro mariti e figli e che costituì esempio di consa-

pevole determinazione, capa-ce di alimentare la stessa Ri-voluzione russa e provocare la caduta dello Zarismo. Ecco cos’è l’8 marzo: una ce-lebrazione, non una festa. E’ un invito a leggere la sto-ria, a trarne il senso della giu-sta causa e la giusta motiva-zione a lottare per essa, attraverso la cultura, la cono-

scenza, il rispetto e l’esempio ….. e questo non ha sesso!

“…Io non so mai chi sono Eppure sono

E vivo… Ma quando spio il mio corpo

che si riflette piano Non c’è una donna o un uomo Ma solo un ESSERE UMANO…” (G. Di Michele - M. Coruzzo “Io

sono una finestra”)

CALOTTA: LE ORIGINI DI MICHELE CARNEVALE

E ’ esistita un’epoca in cui per fare degli approfon-dimenti su qualche ar-

gomento si faceva ricorso a quell’immancabile elemento di arredo presente in tutte le case: l’enciclopedia. Quando poi era necessario aumentare la pro-fondità dell’indagine bisognava

scomodarsi per raggiungere la biblioteca più vicina. Oggi la risposta a tutte (o quasi) le nostre domande è racchiusa nel palmo di una mano. Una strisciata di polpastrello sullo schermo del nostro dispositivo elettronico (smartphone, tablet, ecc.) e niente ha più segreti. Proviamo allora a inserire in un motore di ricerca la parola “calotta” per saperne di più, to-glierci qualche curiosità e maga-

ri fugare qualche dubbio. Come si vede dallo screenshot, l’appellativo “militare” non compare immediatamente a fianco alla parola calotta; i riferi-menti più intuitivi, come del re-sto anche nel linguaggio comu-ne, sono all’architettura, alla geometria, alla geografia e all’a-natomia. Concentriamo allora l’attenzio-ne sulla “nostra” calotta ovvero su quell’istituzione militare che

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è una sorta di congregazione le

cui regole non scritte affondano le radici nel XVIII secolo con i contenuti che, via via, si sono modificati adattandosi al cam-biamento dei tempi. Fu la voglia di reagire al cli-ma serioso e malinconico della corte di Versailles che indusse i cor-tigiani e i gio-vani Ufficiali, nel 1702, a creare il so-dalizio di tipo burlesco al quale venne dato il nome di Calotta, appellativo scaturito dal particolare coprica-po (tipo papalina) indossato dal capo durante le riunioni. La Calotta impiegò quasi un se-colo per configurarsi come un’i-stituzione essenzialmente mili-tare, dal momento che solo sul finire del 1700 diventò una sor-

ta di consiglio dei Tenenti più anziani, presente in ogni Reggi-mento, con lo scopo di giudicare il contegno dei subalterni. La Rivoluzione francese interruppe questa specie di tribunale per questioni d’onore, al quale ovviamen-te mancava il ca-rattere della legali-tà. Anche nell’esercito piemontese, e più tardi in quello ita-liano, trovò la giu-sta collocazione questa confraterni-ta che consentiva ai subalterni più anziani di vigilare sulla con-dotta privata e sui fatti d’onore

dei più giovani evitando che incappassero in provvedimenti disciplinari e penali d’im-patto certamen-te più serio sulla carriera del sin-golo o, peggio, sulla dignità del Corpo. Per comprende-re origini e fun-zioni della Ca-lotta bisogna ripensare a quando il reggi-mento era pro-

prietà personale di un nobile professionista delle armi, il co-lonnello, il quale sceglieva i suoi Ufficiali tra gli appartenenti all’aristocrazia. Quando, nel 1815, nel Regno di Sardegna fu infranta la regola, riconosciuta in maniera ubiquitaria in tutta

Europa, che prevedeva i nobili al comando e la plebe agli ordini, e l’accesso al rango di Ufficiale fu aperto alle classi inferiori, si ge-nerò un’inevitabile attrito tra coloro che erano da sempre sta-

ti al potere e quelli che esordi-vano nei ruoli di comando. Fu al-lora proprio la Calotta ad assu-mere il ruolo di mediatore, mettendo sullo stesso piano tutti gli Ufficiali subal-

terni, indipendentemente dall’origine, fungendo così da vero e proprio organo di amal-gama. Gli Ufficiali provenienti dalla nobiltà si facevano carico di dare lezioni di “bon ton” ai colleghi fino a renderli presenta-bili in società: la Calotta in un certo senso forniva un comple-mento di nobilitazione creando il tramite per accedere all’am-biente elitario che deteneva il potere militare. In tempi a noi più vicini la Ca-lotta è diventata il riferimento per gli Ufficiali di prima nomina assegnati al Reparto: si faceva

carico di accoglierli, curarne la sistemazione logistica, presen-tarli ai superiori e introdurli alla vita del circolo Ufficiali, ovvero

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di quello che era un privilegiato luogo d’incontro e condivisione per i subalterni che alloggiavano in caserma. Il neo assegnato ve-niva introdotto allo stile militare ed alla tradizione storica del Re-parto, veniva istruito su come comportarsi con superiori e pari grado e su come fare ricorso a quelle regole dell’onore, non scritte, la cui tradizione era cu-rata dagli stessi Ufficiali. Gli interventi correttivi (ovviamente non quelli di preci-puo interesse del Comandante) potevano comprendere repri-mende verbali e sanzioni e pene indirizzate general-mente al portafoglio del colpevole: casse di birra, bottiglie di vino e liquore a favo-re dei frequentatori del circolo. I casi più gravi prevedevano invece la “quarantena”: il reo era oggetto di isola-mento da parte dei colleghi che non gli rivolgevano la parola se non per comunica-zioni di servizio. Tale pena che colpiva l’a-spetto relazionale, elemento essenziale nella vita di circolo, era percepita come estremamente umi-liante dal momento che metteva in di-scussione il senso di “appartenenza”. La struttura di questa confrater-nita, consolidatasi nel tempo, ha a capo il più anziano degli Uffi-ciali subalterni, il Capo Calotta,

che svolge una delicata funzione di mediazione col vertice dal momento che soltanto lui è au-torizzato, ignorando la gerar-chia, a colloquiare direttamente con il Comandante di Corpo. Quest’ultimo, che ricopre la fun-zione di Presidente, ha nei con-fronti della Calotta essenzial-mente il dovere di controllare che le manifestazioni goliardi-che siano nei limiti dell’accetta-bile e nel rispetto delle tradizio-ni. In genere i Tenenti con incarico di Comandante di Compagnia sono esclusi dal ruolo di Capo

perché le loro funzio-ni di comando nei confronti dei subal-terni dipendenti ri-sultano incompatibili con lo spirito goliar-dico della Calotta. I membri, detti ca-lottini, sono solo gli Ufficiali subalterni (Sottotenenti e Te-nenti) non sposati e accasermati e il me-no anziano è denomi-nato verme di Ca-lotta. Il più anziano dei Sottotenenti, in-vece, è definito capo cornetta ed ha il compito di riunire tutti i calottini su ri-chiesta del Capo Ca-lotta. Nei Circoli Uffi-ciali, in genere in una

bacheca o in una vetrinetta, è custodita la calottina e la man-tellina del Capo Calotta e la tromba chiamata appunto cor-netta. La sospensione della leva obbli-

gatoria, con la conseguente sop-pressione della figura del Sotto-tenente di complemento, e il numero sempre più basso di Ufficiali arruolati rischiano di relegare ad un ruolo di secondo piano la Calotta e lo spirito che essa racchiude. La conseguenza più negativa che ne deriva è il rischio della progressiva perdita di quel prezioso scrigno che

contiene tutte quelle regole dell’onore, rispetto della digni-tà, correttezza del comporta-mento, senso di appartenenza ed esperienze di vita che si tra-vasano con l’esempio pratico dei più anziani nei confronti dei più giovani e che nessuna legge o regolamento può inculcare in maniera altrettanto efficace ed immediata.

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IL SENSO DELLA SOLIDARIETA’ DI PIETRO BRUNI

M i sono sempre chiesto come si possa dare i l me-

gl io di sé al servizio della sol idarietà? Essere solidal i s ignifica es-sere altruisti, disposti ad aiutare gl i altri nei mo-menti di difficoltà senza chiedere nulla in cambio. La sol idarietà è i l rapporto di fratel lanza e di recipro-co sostegno che collega gl i uomini, consapevoli di appartenere al la stessa società e di avere inte-ressi comuni senza ri-serve. Essa riguarda la nostra vita quotidiana, perché molte volte ci capita di avere un ami-co, un conoscente o una qualsiasi persona, che ha bisogno del nostro soste-gno o del nostro aiuto. Ma non solo! Come posso coniugare la

mia professione di mil ita-re, i l tempo sempre più ri-dotto, gl i impegni famil iari sempre più pressanti e la volontà di fare e dare un contributo a quanti ne hanno bisogno? Trovare un equilibrio che ha sempre bisogno di nuove invenzio-ni e che riguarda, con sfu-mature diverse, ognuno di noi. Beh, in fondo, baste-rebbe offrire quello che si ha! Esperienza, condivisio-ne, entusiasmo o denaro. Ma non solo. “Allacciate le cinture, si parte!”, scrisse in una sua comunicazione il Coman-dante di Stormo, Colonnel-lo Massimo Cicerone. E tra le tante attività de-collate fino ad oggi, una ha dato risposte al le mie domande, quella di aderire al l ’ iniziativa sociale pro-mossa dal l ’Emporio della Sol idarietà “Il Tione” con la raccolta di beni al imen-tari a favore delle famiglie e persone nel bisogno e coinvolte dal le nuove po-vertà.

Già, non mi bastava più recarmi al supermercato e lasciare generi al imentari al l ’Associazione del mo-mento, volevo un impegno

solidale che richiedesse competenza, entusiasmo, condivisione e partecipa-zione. Vero è: “Porta dicitur iti-neris longissima esse”, i l viaggio più lungo che si possa fare è varcare la porta, ma da alcune setti-mane, grazie a questo pro-getto insieme al nostro Cappellano Militare, Monsi-gnor Gian Paolo, abbiamo varcato quella sogl ia ed iniziato i l viaggio e, sem-pre più, quel sentimento di solidarietà sperato ha pre-so spazio anche nel nostro amato 3° Stormo. Personale in servizio, col-leghi in quiescenza, affe-zionati al la nostra cara Ar-ma Azzurra hanno condivi-so la “causa” da noi soste-nuta, offrendo, poco o tan-to che sia, i l loro contribu-to sol idale costante. Come ogni viaggio ha la sua fine anche questo im-pegno giungerà al termine, ma con la certezza che nel percorso fatto ho imparato che la sol idarietà è uno

strumento potentissimo di espressione, di comu-nicazione, di condivisio-ne, di conferma, di ri-medio a quel vuoto che ognuno sente dentro e che vuole, in qualche modo tentare di r iempi-re, per dare un senso a

questa vita!

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NOI GRADUATI E RAGAZZI DI TRUPPA DI ALESSANDRO MEROLA

N ell’attuale complesso scacchiere europeo ed internazionale, il 3°

Stormo è sempre più impegnato in missioni anche oltre i confini nazionali. In quest’ottica, con impegno, dedizione e spirito di iniziativa tutti noi, personale del Ruolo Truppa (Graduati e Volontari), siamo sempre più coinvolti in un sistema che permette di portare a compimento tutte le attività in cui Il 3° Stormo è chiamato a svolgere le sue consuete mansioni. Nello specifico, dall’inizio di quest’anno, il nostro Reparto è particolarmen-te impegnato con i suoi uomini e mezzi presso il Reparto Supporto Servizi Generali di stanza a Pog-gio Renatico (Ferrara) nella missione “JFACC”. Quest’ultima, acronimo di “JOINT FORCE AIR COMPONENT COMMAND”, è un comando per le operazioni aeree a livello di

“Component Command”, offer-to dalle nazioni al Comandante NATO designato per una deter-minata operazione. L’Aeronautica Militare ha avvia-to ormai da diverso tempo il processo di acquisizione di un “JFACC”, il cui impiego è dinami-co e non stanziale, essendo ri-schierabile in tempi rapidi. Una tale struttura, non solo richiede una componente operativa ad-destrata ma, soprattutto, un as-setto che assicuri il rapido di-spiegamento di tutto l’apparato. Da questo punto di vista, il ruolo del 3° Stormo è stato fonda-mentale in quanto protagonista, nelle fasi di pianificazione, della stesura dei requisiti tecnici delle infrastrutture mobili. Il nostro Reparto ha garantito inoltre nel periodo febbraio-marzo l’instal-lazione ed il collaudo delle stes-se presso il sedime di Poggio Renatico, dove ad ottobre si ter-rà l’Esercitazione “Trident Junc-ture”, punto nodale per il com-pletamento del programma, in quanto il complesso apparato

“JFACC” verrà validato dalla NA-TO. Anche noi Graduati e Volontari ci siamo distinti per aver messo

in luce tutta la nostra esperien-za acquisita in diversi anni al servizio dell’Aeronautica Milita-re e del 3° Stormo al fine di por-tare a termine la missione. Sia-mo inoltre impegnati saltuaria-mente ed in maniera silente nei servizi di guardia per tutto il se-dime aeroportuale di Villafran-ca. Il nostro personale Volontario è presente persino presso la Pro-cura Militare della Repubblica di Verona con mansioni di suppor-to e rappresentanza. E’ un dato di fatto che siamo un anello importante della nostra Arma Azzurra, nonostante qual-che volta ci sia una considera-zione non proprio diciamo “gratificante” nei nostri con-fronti. Si pensi che molti di noi ormai si accingono a raggiunge-re la soglia dei 40 anni e tanti hanno già sulle spalle un nucleo familiare alla stregua del perso-nale Sottufficiale. Ci consideriamo, dunque, una forza giovanile forte ed impre-scindibile per il sistema, neces-

saria per far fronte alle sfide che ci attendono nel futuro. E noi ragazzi e ra-gazze del Ruolo Truppa siamo veramente fieri di far parte di questa grande famiglia e ci auguriamo, in prima linea, che si con-tinui su questa strada che ci accomuna insieme ai nostri colleghi e superiori.

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UMORISMO E SATIRA DI LORENZO RUBINO

Artista polivalente e trasformista, ama intrattenere grandi

e piccoli con animazioni e spettacoli di magia divertenti, calcando

qualsiasi tipo di scena, dal villaggio turistico, alla piazza, nonché

il teatro.

La vignetta nasce da un episodio realmente

accaduto durante

l’Operazione di “Clean UP” . . . . .

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L’ALMANACCO DELL’UFFICIO COMANDO

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12/01/2015 1° MARESCIALLO

BAZZUCCHI Cesar

26/01/2015 SERGENTE MAGGIORE CAPO PIRONE Antonio

29/01/2015 AVIERE SCELTO BARBATO Simona

29/01/2015 AVIERE SCELTO GANCITANO Vincenzo

29/01/2015 AVIERE SCELTO MARROCCO Massimo

29/01/2015 AVIERE SCELTO RUSSO Fedele Raffaele

02/02/2015 1° MARESCIALLO ASCIERTO Giuseppe Donato

23/03/2015 AVIERE CAPO SANGIULIANO Paola

12/01/2015

DIP. CIV. FERRARA ANTONINO CONGEDATO

02/02/2015

M.LLO 1^ CL. GUARINi ERRICO TRASFERITO

04/02/2015

DIP. CIV. GIUGNO FRANCO CONGEDATO

09/02/2015

M.LLO 1^ CL. RIZZO MARCELLO TRASFERITO

10/02/2015

T.COL. DI MUNI ALESSANDRO TRASFERITO

14/03/2015

DIP. CIV. MASCIULLI FABRIZIO CONGEDATO

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SARANNO GRADITISSIMI TUTTI I CONSIGLI CHE CI VERRAN-

NO DATI E, SIN D’ ORA, CI SCUSIAMO PER EVENTUALI INESATTEZZE

PERIODICO TRIMESTRALE STAMPATO NEL NUMERO MASSIMO

DI 99 COPIE A USCITA

RISPETTA L’AMBIENTE: SE NON TI E’ NECESSARIO, NON STAMPA-RE QUESTO OPUSCOLO PLEASE CONSIDER THE ENVIRONMENT BEFORE PRINTING THIS BROCHURE

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Centralino 045/6332111

AERONAUTICA MILITARE Comando Logistico - Servizio dei Supporti

3° Stormo Località Caluri, 1

37069 - Villafranca di Verona