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Il numero 39 del giornalino ufficiale della Cappella Universitaria di Siena

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Cari amici lettori di Nero su Bianco,

avete davanti ai vostri occhi e tra le vostre mani lo strepitoso giornalino della

Cappella Universitaria di Siena, giunto al secondo numero per quest’anno accademico. Sarà un

giornale strepitoso, proprio così!

Continua la mia impostazione “a più mani”, grazie ai nuovi arrivati nella Redazione che, insieme ai

veterani, hanno contribuito ad arricchirmi di spunti di riflessione sempre più profondi e intelligenti

che mi auguro possiate cogliere come punto di partenza per una vostra elaborazione personale. Uno

dei miei obiettivi è, d’altronde, quello di aiutarvi a vedere il mondo con occhi diversi…

In occasione dell’Anno Sacerdotale, in questo numero ci faremo guidare da “un uomo veramente

libero”, come lo ha definito la nostra amica Sofia: Don Jersy Popieluszko. Sin dalla finestra in

copertina potete apprezzare un suo pensiero meritevole di profonda analisi! La libertà di parola,

pensiero, coscienza e confessione da lui ardentemente desiderate parlano a noi nei nostri giorni e nei

nostri luoghi, e sono un invito pressante ad affermare l’inalienabile dignità della vita umana come dono

di Dio.

Vicini alla Pasqua, con Don Roberto ci immergiamo nel clima dell’iconografia d’oriente e d’occidente,

con due diverse rappresentazione dell’ “Ultima battaglia di Cristo”… davvero interessanti e tutte da

scoprire! Vi racconterò anche della vita a San Vigilio in questi mesi che sono stati abbastanza ricchi di

occasioni di crescita umana e spirituale: basta curiosare tra le “Storie di vita vissuta” per rendersi

conto di alcuni appuntamenti vissuti dai ragazzi della Cappella Universitaria, miei fedeli amici,! Con

Chiara si viaggia a Vico Alto per il festival della canzone liturgica… con Alice restiamo “in casa” per la

festa di carnevale che ne ha viste di tutti i colori (e di tutte le maschere)… mentre con Suor Pina si va

in Trentino con un gruppetto di ragazzi”di rappresentanza” in visita a Suor Redenta.

Nelle mie pagine avrete anche un prospetto di un’esperienza originale per la comunità degli

universitari: le Quarant’ore! Antica tradizione cristiana, sono state un momento di grazia per godere

della compagnia del Signore, come scrive Adele, che “Ti vede”, ricorda Fabio. Mariella ci aiuta a

scoprire come anche voi, ragazzi e ragazze “di mondo”, avete tutte le potenzialità per essere “sentinelle

del mattino”, e carichi di quell’Incontro, vincere l’egoismo e la pigrizia che spesso attanagliano l’uomo.

La bellezza della vita nell’aiuto, nell’amore e nel dono reciproco di sostegno, di accoglienza e di

comprensione sono i cardini anche della “Compagnia degli Amici”, di cui scopriremo qualcosa con Suor

Lucia. In queste pagine ci sarà modo di riflettere con Federica e Lorenzo su questioni attuali e

“critiche”, come la situazione di disagio di Rosarno e il problema doping, ultimamente ritornato a galla.

Nell’approssimarsi della bella stagione, Gabriele e Leonardo vi propongono degli itinerari meravigliosi

della nostra zona, che potete dilettarvi a visitare e fotografare…

A proposito di fotografie… stavolta ne ho da mostrarvene davvero tante, e anche molto divertenti!!!

Non mancherà in queste pagine un po’ di arte pura, col disegno di Filippo su “Ragione e Fede”.

A darci una lezione di vita saranno anche alcuni “personaggi” che, grazie a Domenico, avranno un

pensiero per ciascuno di noi nel CattOroscopo… (niente astri che ci condizionano la vita!!!) .

Con le consuete rubriche sui santuari di Mariastefania, sul cinema di Eugenio, sulla Poesia di

Costanzo, sulla lettura di Roberta e sui viaggi di Ludovica… mi sembra proprio che questo numero sia

al completo, fantastico e tutto da scoprire!

Buona lettura cari e fedeli amici, e Buona Pasqua Buona Pasqua Buona Pasqua Buona Pasqua di

Resurrezione dalla Redazione! ■

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L’angolo del DonL’angolo del DonL’angolo del DonL’angolo del Don L’ultima battaglia di Cristo di Don Roberto Bianchini Pag. 4 CappellaniaCappellaniaCappellaniaCappellania Storie di vita vissuta di Chiara Maniscalco di Alice Pappelli di Suor Pina Audasso Pag. 5 Quarant’ore: “Lui ti vede” di Adele Castelli di Fabio Fiorino Pag. 6 Una scelta di vita di Mariella Schettini Pag. 7 EsperienzeEsperienzeEsperienzeEsperienze

La compagnia degli amici di Suor Lucia Traficante Pag. 8 Il personaggioIl personaggioIl personaggioIl personaggio Don Jerzy Popieluszko di Zofia Juras Pag. 9 RiflettendoRiflettendoRiflettendoRiflettendo Tendere la mano di Federica Maniscalco Pag. 10 Ti piace vincere facile? di Lorenzo Sciuto Pag. 11 FotografandoFotografandoFotografandoFotografando di Fabio Fiorino Pagg.12-13

A spasso per...A spasso per...A spasso per...A spasso per... San Galgano: la spada nella roccia di Gabriele Romano Pag. 14 L’abbazia di Monte Oliveto Maggiore di Leonardo Martino Pag. 15 La casa dei santiLa casa dei santiLa casa dei santiLa casa dei santi Il santuario di Loreto di Mariastefania De Rosa Pag. 16 Ciak si giraCiak si giraCiak si giraCiak si gira C’era una volta il Cinema di Eugenio Alfonso Smurra Pag. 17

C@pPoesiaC@pPoesiaC@pPoesiaC@pPoesia Specchi e ombre: Neruda e Lorca di Costanzo Cafaro Pag. 18 diSegno in SegnodiSegno in SegnodiSegno in SegnodiSegno in Segno Ragione e fede di Filippo Sanfilippo Pag. 19 Consigli di letturaConsigli di letturaConsigli di letturaConsigli di lettura “Le ceneri di Angela” di Trank Mccourt di Roberta Callea Pag. 20 In viaggio con...In viaggio con...In viaggio con...In viaggio con... Weekend a Parigi di Ludovica Cesaroni Pag. 21 CattOroscopoCattOroscopoCattOroscopoCattOroscopo Pag. 22 BachecaBachecaBachecaBacheca Pag. 23

3333

In questo numero….In questo numero….In questo numero….In questo numero….

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LLLL’’’’UUUULTIMA LTIMA LTIMA LTIMA BBBBATTAGLIAATTAGLIAATTAGLIAATTAGLIA

DDDDI I I I CCCCRISTORISTORISTORISTO

Le raffigurazioni artistiche della risurrezione a cui siamo abituati in occidente mostrano Gesù che si

leva dalla tomba in cui aveva giaciuto per tre giorni e che poi resta vuota. Questa iconografia corrisponde ai racconti evangelici, specialmente dei sinottici, e segue uno schema ovvio: dalla terra dove ha vissuto la passione e la croce Gesù passa alla tomba con la sepoltura e da essa riemerge dopo i tre giorni per dimorare ancora sulla terra durante il tempo delle apparizioni. Infine, con l’ascensione al cielo, il risorto risale al Padre e siede alla sua destra. La tradizione iconografica dell’oriente ci introduce ad un’altra comprensione del destino di Gesù per quanto riguarda i misteri della sua morte e resurrezione. Tale tradizione, infatti, glissa quasi del tutto sul tema della tomba e al suo posto introduce quello degli inferi. Gesù non risorge dalla tomba (mnemeion), ma dal profondo degli inferi: così ai piedi del risorto stanno due porte divelte che impedivano l’accesso all’Ade e che Gesù ha infranto. Al di sotto di esse si intravede l’oscuro regno della morte coi catenacci simbolo della prigionia o coi demoni che rappresentano i vizi e magari satana incatenato dagli angeli. Gesù, con una veste bianca e talvolta impugnando la croce, (con la quale ha aperto le porte degli inferi) è inserito in un nimbo colorato di luce. Generalmente prende per i polsi Adamo ed Eva facendoli uscire dai loro sepolcri ed è attorniato dai giusti dell’Antico Testamento - Noè, profeti e re – affiancati da Giovanni il Precursore. La tomba, che d’altra parte non è mai entrata a far parte dei simboli della fede: diciamo infatti nel Credo è risorto dai morti e non dal sepolcro, è scomparsa del tutto. E’ in questa linea la liturgia della pasqua orientale che all’inizio della celebrazione fa rimanere la chiesa chiusa e immersa nelle tenebre. Poi il sacerdote bussa tre volte con la croce dicendo: “aprite le porte al Signore delle Potenze, al re della gloria” ed allora dall’interno il sacrista fa un grande strepito di catenacci e ferraglia per simboleggiare la resistenza delle potenze del male. Infine apre le porte e il tempio è inondato di luce e profumato di fiori mentre al centro sta l’icona della discesa agli inferi che tutti venerano. Tutto ciò esprime una comprensione dinamica della morte di Cristo: la salvezza che egli ha portato non si realizza solo sulla croce ma continua e si compie nella lotta che egli conduce agli inferi stanando il nemico nella sua casa e combattendo per noi l’ultima battaglia. La morte è vinta in casa sua, nel cuore del suo regno di tenebre. In tal modo ogni discepolo di Gesù può vivere la settimana santa seguendo il suo Signore in tutti i misteri che Egli vive nei suoi ultimi giorni. Spiritualmente è molto ricco stare accanto a Cristo mentre Egli combatte per noi, certi che anche nelle nostre lotte quotidiane non siamo soli. Il sabato

Santo non è solo giorno di assenza ma è tempo di estremo e finale combattimento: vegliamo dunque accanto al Signore e partecipiamo agonisticamente alla sua lotta: Christus vincit.. ■

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Sabato 13 Febbraio si è svolta la festa di Carnevale, uno

degli appuntamenti cult nella vita della Cappella. Il tema sul quale siamo stati chiamati a cimentarci è stato “Personaggi dei Film e Serie TV”. Per un giorno gli impegni di studio e lavoro sono stati accantonati e sin dal mattino si è dato avvio ai preparativi; insomma alla

fine non mancava nessuno all’appello: dagli scatenati ballerini di Grease alle squadre di Pinocchio, i Flinstones e Mary Poppins con gli spazzacamini. Ci hanno degnato della loro presenza anche i personaggi dei Promessi Sposi, il famoso ideatore della clownterapia Patch Adams e due strane tipe che distribuivano bacini di carta a destra e a manca. La serata, all’insegna di dolci e frittelle, musica, balli, canti e scherzetti ci ha riportato per alcune ore all’atmosfera giocosa della nostra infanzia e ci ha dato la carica per affrontare al meglio il periodo di Quaresima! ■

Levico Terme (TN), sabato 23

gennaio. La giornata si presenta fredda, ma luminosa, quando sulle dieci del mattino un pulmino e una macchina scaricano sul piccolo piazzale di via Tonelli 10

meravigliosi ragazzi/e in visita nel Trentino da Siena, accompagnati da don Roberto e suor Rita con il fratello di lei, don Giulio. In una attimo la casa “Mater Boni Consilii” delle Figlie della Chiesa è allegramente invasa. Benché la Comunità sia dimezzata – Sr Cesarina, la superiora, e tre Sorelle sono in quelle ore a Cadine (TN) per le esequie della mamma di un’altra Figlia della Chiesa, suor Giuliana – si vive gioiosamente insieme la familiare celebrazione eucaristica ed una breve sosta conviviale nel refettorio. Suor Redenta, principale destinataria della visita e centro della festa, ritrova il suo caratteristico sorriso e, per così dire, il proprio posto occupato lungo tanti anni tra i giovani della Cappella Universitaria di San Vigilio a Siena. La presenza spirituale di suor Gabriella ci è resa quasi sensibile dall’intenso numero speciale di “Nero su Bianco”Nero su Bianco”Nero su Bianco”Nero su Bianco” a lei dedicato. Non mancano scambi personali tra qualche giovane e l’una o l’altra Sorella. Ci si lascia con l’arrivederci a quest’estate per il campo... Vi attendiamo, carissimi! ■

Dopo la gita a Pisa, ecco un’altra esperienza

indimenticabile con la Cappella Universitaria che ha visto impegnato principalmente il coro il quale, come ormai da tre anni, ha partecipato all’evento del Festival della canzone religiosa organizzato nella Chiesa parrocchiale di Vico Alto il 29 e 30 gennaio.

Anche se non si è trattato di una vera a propria gara, senza premi né vincitori, l’emozione non è comunque mancata. Poco importa! La vittoria più grande è stata proprio quella di trovarci tutti insieme su quel palco come un'unica famiglia, uniti dalla musica nel nome di Maria a cui erano dedicati i due brani presentati dal nostro coro. ■

SSSSTORIE TORIE TORIE TORIE DDDDI I I I VVVVITA ITA ITA ITA VVVVISSUTAISSUTAISSUTAISSUTA

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QQQQUARANT’UARANT’UARANT’UARANT’OOOORE: RE: RE: RE:

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Stare in adorazione di fronte all’eucarestia durante le Quarant’ore che la nostra

chiesa di S.Vigilio ha vissuto dalle 08:00 di venerdì 26 febbraio alla mezzanotte del giorno seguente ha significato innanzitutto giovare alla vita stessa della Chiesa, andando dritti dritti al suo cuore sacramentale. Una delle più felici scoperte dell’anima risiede nel trovare ristoro dalla prolungata, anche notturna, compagnia del Signore, in un contesto di apparente inattività, che dovrebbe ricordarci quel “il Padre mio opera sempre e anch’io opero (Gv 5,17)”, fonte e motivo dei tanto spesso ignoti

progressi dell’anima, di cui tardivamente riconosciamo gli effetti. L’adorazione eucaristica è insieme preghiera di lode, intercessione e ringraziamento, preghiera silenziosa, incontro personale ma anche, e sotto questo aspetto risveglia il mio più vivo interesse, contemplazione del mistero della Chiesa come corpo di Cristo. Alla luce del SS. Sacramento possiamo dire nella professione di fede che la Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica. Invece la conoscenza della Chiesa che non passa attraverso di esso troverà posto solo nei caleidoscopi. Andando a trovare Gesù sacramentato sperimentiamo la carità profonda del Salvatore nel permetterci di gustare fin da subito sensibilmente e spiritualmente la sua vicinanza, ovvero nella totalità percettiva del nostro essere: un’anticipazione di paradiso! Non stanchiamoci dunque di ricambiare la tenerezza del “Prigioniero d’Amore” di madre Oliva Bonaldo con la premura e la devozione che queste due giornate particolari hanno sollecitato nella nostra comunità, nel segno della tradizione eucaristica della città tutta. ■

Una delle cose forse di

cui credo abbiamo umanamente più bisogno ma che tendiamo ad evitare, a volte per imbarazzo, altre per superficialità, altre ancora per “non creare disturbo”, è stare faccia a faccia con una persona amica, magari in un momento difficile o di lotta della nostra vita, e tirare fuori la parte più

profonda e segreta di noi, forse persino ignota a noi stessi. Stare davanti a quegli occhi che ti scrutano nel profondo, che ti capiscono, che comprendono il tuo essere, davanti ai quali non puoi assolutamente mentire, nonostante i tuoi giri di parole… non ha prezzo! Come mi faceva notare una vecchietta in parrocchia quando ero ragazzetto, l’esposizione del Santissimo Sacramento è un’occasione unica per incontrare quello sguardo dell’Amico per eccellenza, quell’occhione comprensivo e paziente capace di comunicare col silenzio! E’ uno spazio in cui effettivamente il silenzio rimbomba e che non necessita di essere riempito dalle mille parole a cui generalmente siamo avvezzi in una rapporto tutto umano. Quel “Lui ti vede!” che all’epoca mi risuonava come una minaccia, credo oggi che sia davvero

un’opportunità privilegiata per immergersi nella compagnia di quel Padre buono che è lì anche per te, desideroso di guardarti negli occhi intensamente e guarire anche quelle ferite che a volte nemmeno noi stessi stiamo consapevoli di portare. ■

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UUUUNA NA NA NA SSSSCELTA CELTA CELTA CELTA DDDDI I I I VVVVITAITAITAITA

Caro Gesù,

le Quarant’ore, oggi, sono state un buon pretesto per venire a trovarti nella tua casa, dove sempre mi inviti, ma dove metterci piede, alle volte, è così difficile… l’università, gli esami e quando decido di farlo ecco qui l’imprevisto, una valanga gli alibi che potrei elencarti! Ora che, finalmente, sono qui tra queste panche, sola con te, sento il tuo sguardo fisso su di me, sento il calore della tua mano che tante volte mi hai teso e che adesso sul mio cuore si è potuta posare! Penso alla mia scelta di vita, a quella che tanti ragazzi, e non solo, condividono con me… Si, Gesù, perché il cristianesimo non è uno stile di vita, uno dei tanti che il mondo ci propone e che noi siamo pronti ad abbracciare. Il cristianesimo non è una tendenza, che riflette gli orientamenti del momento nella società… e non è neppure un’ideologia, quel gran complesso di idee che spesso si fa fatica a sistemare nelle grandi enciclopedie del sapere umano! Il cristianesimo, per il Cristiano, è una scelta di vita … una come tante altre?! … No, non fa appello a concretezza, né a razionalità ma ad una Fede profonda e ben radicata, ad un SI detto al Signore con consapevolezza, responsabilità e con un gran desiderio di conoscerlo fino in fondo affinchè nelle sue mani riponessimo la nostra vita. Totus tuus affermò Giovanni Paolo II riferendosi a Maria e lo stesso aveva fatto Madre Teresa di Calcutta descrivendosi come una matita nelle Tue mani! Ed ammetto, Gesù, che semplice è essere cristiani con chi la tua stessa scelta condivide, tra gli amici in Cappella… ma, come esserlo anche all’ università, al bar, in piazza o tra la musica assordante di quei locali che spesso frequentiamo?! Madre Teresa aveva scelto di vivere la sua cristianità tra i poveri, poi penso a San Francesco, che aveva rinunciato alle sue ricchezze o a chi diede la sua vita per la “Chiesa del grembiule” (così definiva la casa del Signore don Tonino Bello) dedicando il suo operato a tutti gli emarginati, tossicodipendenti, in primis. Grandi uomini, ma, allo stesso tempo, persone come me, cristiani come noi, con una missione: l’Evangelizzazione! È a tal proposito che mi piace ricordare quello che Tu, per mezzo del Papa Giovanni Paolo II, hai detto a noi giovani durante la GMG del 2003: “Non ci sia posto nella vostra esistenza per l'egoismo né per la pigrizia. Ora più che mai è urgente che voi siate le Sentinelle del mattinoSentinelle del mattinoSentinelle del mattinoSentinelle del mattino”. È proprio quel pub, quella discoteca e quella piazza così pieni di gente il sabato sera che necessitano di sentinelle del

mattino che non abbiano la presunzione del saper indicare la strada giusta; ma che, ricche dei Tuoi insegnamenti, sappiano con umiltà mettersi in gioco, tendere la mano, come Tu ora fai con me, e proporre un nuovo cammino. Un percorso lontano dagli stereotipi del momento ma che l’animo arricchisce del grande dono della Fede! Tutti noi, Gesù, abbiamo sperimentato, quanto le parole sono diverse dai fatti, ma è proprio in questa differenza che si colloca l’esperienza cristiana di noi giovani che non può consistere in parole vane (Giovanni Paolo II) ma che, accompagnata da grinta ed entusiasmo, deve, con la testimonianza, dar prova al mondo dell’Amore di Dio!!! ■

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LLLLA A A A CCCCOMPAGNIA OMPAGNIA OMPAGNIA OMPAGNIA

DDDDEGLI EGLI EGLI EGLI AAAAMICIMICIMICIMICI

Formare una comunità di amici era il grande

desiderio di Michele Filomena, una splendida figura che ho avuto la gioia di incontrare nelle mie brevi permanenze nella comunità di “Sorella Luna”, una creativa esperienza di giovani che guidati dall’amore e dalla competenza di Don Nicola Bari, si impegnano a scoprire la bellezza della vita nell’aiuto, nell’amore e nel dono reciproco di sostegno, di accoglienza e di comprensione. Chi è Michele? Una persona meravigliosa che nella ricerca e nell’amore del fratello è riuscito a percorrere un cammino interiore che attraverso lo studio, la professionalità e l’esercizio dell’amore, ha scoperto la bellezza della vita e l’opportunità che essa ci offre di essere dono per gli altri. Tutto questo è stato un percorso nel quotidiano con tutte le difficoltà che un impegno serio sulla propria crescita umana e spirituale comporta. Michele ha vissuto in pienezza il suo itinerario fino a scoprire la profondità della vocazione cristiana che come battezzati ci fa partecipi della missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù che ha fatto della sua vita un dono per gli altri fino a Sacrificio della Croce che apre alla Luce della Risurrezione. Così la vita di Michele è stata modellata su quella di Gesù e, seguendo le sue orme, ha avuto il dono di saperla vivere nella consapevolezza che “Se il Chicco di grano caduto sotto terra muore, porta molti frutti di risurrezione”. Ecco il suo testamento spirituale che in una poetica semplicità francescana ci presenta il percorso della sua vita immersa in quella di Cristo. “..Ho imparato ad amare Cristo e a servirlo nei più deboli,secondo il suo insegnamento ritenendomi l’ultimo di loro:…e il Signore mi ha concesso di

stare in mezzo a loro. Ho desiderato costruire e vivere una comunità di amici con cui condividere nel dono dell’affetto

tutto questo:…ed il Signore me ne ha donati tanti. Ho scoperto la grandezza del servizio nel sacerdozio:… ed il Signore mi ha concesso di esserlo unito a lui attraverso la malattia. Ho toccato l’angoscia della morte:…ed ho respirato la libertà dei figli di Dio. Sono stato sulla croce:…e sono stato cullato dall’Amore.

Mi ha sfiorato la cattiveria del fratello ed ho avuto paura della mia. Per questo ho avuto compassione di me:…ed ho avuto in dono la gioia e la letizia. Ho accettato la sofferenza:…ed ho scopertola bellezza della luce di Dio. Ho chiesto con umiltà misericordia:…e mi ha avvolto la tenerezza del Padre. Per questo ricevete anche la mia. Ho amato con semplicità e lealtà:…e sono stato posseduto dalla Vita. Egli mi darà in premio la felicità che non ha fine. Nulla cambierei della mia esistenza! Per tutto questo sono contento e felice! Vi precedo lì dove è la bellezza di quella luce che rende oggi meravigliosa un’alba o un tramonto. A quella luce parlerò di voi, di tutti i miei fratelli e sorelle, e pregherò per voi. A quella luce parlerò della compagnia degli amici, e pregherò perché si sviluppi. Da lì continuerò ad amarvi ancora di più e con voi sarò fino a che non ci ricongiungeremo.” Grazie Michele, la tua Vita è un dono di Dio per noi tutti che ci affidiamo alla tua preghiera e confidiamo che il Signore realizzi il tu grande desiderio di dar vita alla “Comunità degli Amici”. ■ Comunità Sorella Luna Comunità Sorella Luna Comunità Sorella Luna Comunità Sorella Luna Via della Muricciola 35/38Via della Muricciola 35/38Via della Muricciola 35/38Via della Muricciola 35/38 RomaRomaRomaRoma

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DDDDON ON ON ON JJJJERZY ERZY ERZY ERZY PPPPOPIELUSZKO, OPIELUSZKO, OPIELUSZKO, OPIELUSZKO,

UUUUN UOMO N UOMO N UOMO N UOMO VVVVERAMENTE ERAMENTE ERAMENTE ERAMENTE

LLLLIBEROIBEROIBEROIBERO

Il 1980 e 1981 furono anni nella Polonia comunista pieni d'inquietudine ma anche di speranza collegata

con la nascita di “Solidarnosc”, il primo sindacato indipendente dall'autorità statale. Forse anche “Solidarnosc”, il quale nove anni dopo portò alla caduta del comunismo, avrebbe subìto la stessa sorte delle altre iniziative anticomuniste, represse sul nascere, se non fosse stato per la persona di don Jerzy Popieluszko, suo cappellano. Questi con i suoi sermoni conquistava la folla, infondendole il coraggio di esprimere le proprie idee. In un ambiente dove vigeva la censura e le informazioni erano deformate dai media, dove la libertà di parola non esisteva, don Jerzy mostrava l'importanza della verità, da cui sorgeva la libertà interiore che non poteva essere minacciata da nessuna condanna. Don Popieluszko si trovava al centro di vicende dinanzi alle quali qualcun'altro avrebbe risposto con l'odio: gli operai scioperanti venivano imprigionati ingiustamente; le manifestazioni soffocate violentemente. Durante la soppressione dello sciopero nella miniera “Wujek” nove minatori furono uccisi e ventuno feriti. Don Jerzy era perseguitato dai servizi statali, spiato, falsamente accusato di essere in possesso di armi ed esplosivi trovati nel suo appartamento, in realtà messi lì furtivamente

dalla milizia. Nei giornali venivano pubblicati calunniosi articoli su di lui; era anche minacciato di morte. Malgrado ciò, nel suo cuore non c'era rancore. Nei suoi sermoni non richiamava alla vendetta, credeva che l'unica arma contro il male fosse l'amore. Non era sbagliato! Quando si rivolgeva ai funzionari con rispetto e calma essi cambiavano il loro atteggiamento e tutta la precedente aggressività spariva. Non rimproverava nessuno: un uomo che aveva ucciso sua moglie si confessò dopo venti anni, un operaio si fece battezzare. Don Popieluszko indicava i fondamentali diritti, che nascono dall'inalienabile dignità umana dataci da Dio: libertà di parola, pensiero, coscienza e confessione. Diceva che solo se ci liberiamo dalla nostra paura saremo veramente liberi: “Ci sono sempre un sacco di motivi, per cedere alla paura, il nemico più grande non è la milizia, nè il governo o un altro uomo, ma la nostra stessa paura. Cerca di fare quello che è giusto avendo fiducia in Dio, Dio non ti lascerà!”

Subito dopo l'amore per Dio veniva l'amore per la patria; egli ha dimostrato il suo patriottismo con l'offerta più grande: il sacrificio della propria vita. Non si trattò di una scelta sconsiderata o una bravata, ma fu frutto di consapevolezza. Disse: “Per la verità bisogna soffrire. Se persone che hanno responsabilità nei riguardi della famiglia e dei figli sono in carcere e soffrono, perche io, sacerdote, non devo aggiungere la mia sofferenza?” Don Jerzy venne sequestrato dai funzionari della Pubblica Sicurezza per incarico dell'autorità statale il 19 ottobre 1984 . Venne legato e gettato vivo in un lago dopo alcuni giorni di tortura. I suoi carnefici sono tuttora in libertà. Finora diociotto milioni di pellegrini (tra questi presidenti, primi ministri, due Papi) sono accorsi a Varsavia per visitare la tomba di questo sacerdote così umile e nel prossimo giugno si concluderà il processo di beatificazione. ■

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Il dolore ha l’aspetto di una ruspa che spazza via ogni cosa, è una sorta di mostro guidato da mano

umana che non risparmia nulla dei capannoni che avevano ospitato 250 immigrati a Rosarno in provincia di Reggio Calabria. Il dolore ha una voce: è quella di chi grida contro questi immigrati, contro la loro “ferocia”, è la voce di chi alimenta la caccia al “negro”; infine il dolore ha anche un volto, quello di chi era disposto a svolgere il lavoro di raccolta delle arance nella Piana di Gioia Tauro per vivere, per sperare in un futuro migliore, perché la vita è libertà, e la libertà è sfuggire alla miseria, alla disperazione, ad una condizione infernale che non permette di guardare avanti. Ma è stato un altro inferno quello che la gran parte degli immigrati protagonisti di questa orribile storia ha trovato nel nostro paese: l’inferno delle associazioni a delinquere, dell’intolleranza, dello sfruttamento, l’inferno della lotta per la sopravvivenza. Si tratta di persone che prima di giungere nel sud si sono spostate per l ’ intera naz ione, hanno compreso che qui non esiste più nessuno disposto a fare tale tipo di lavoro, un lavoro che proprio nel mezzogiorno ha bisogno di manodopera, ma che spesso è soggetto al controllo di chi vuole sfruttare le sofferenze e il sacrificio dei più infelici. E’ una situazione che dura oramai da secoli ma che ancora presenta in sé dei caratteri che è difficile scrollare e cancellare del tutto: la paura, il desiderio di mantenere il proprio quieto vivere, l’ansia di sicurezza divenuta ormai assillante, l’indifferenza e il razzismo. In realtà si tratta di forme di disperazione che ne generano altre e a causa delle quali non si riesce a dare un volto nuovo al nostro paese, più libero e autentico, più coraggioso e solidale, che faccia guardare avanti invece di generare solo odio.“Beati gli infelici perché saranno consolati”; ancora una volta la parola evangelica è più forte che mai ed ha i suoi effetti già su questa terra. Ne è una testimonianza l’azione dei tanti volontari dell’Azione Cattolica e degli aiuti umanitari che si sono adoperati per tendere la mano, avendo come unica fonte e motivazione solo l’Amore che spinge verso il prossimo e per il quale non ti puoi risparmiare. L’amore verso il prossimo è un amore che esalta, che invita al sacrificio, che certamente può darti solo gioia e grazie al quale puoi intravedere l’infinito. La difesa della vita deve essere garantita in ogni tipo di realtà sociale, che si tratti dell’embrione, dei poveri e di tutti gli emarginati. Da piccola ho letto la storia della nostra grande Santa Caterina in un libro per bambini: mi ha colpito in particolare un elemento molto significativo: il calore provato dalla Santa dopo avere dato il suo mantello a un povero sulle scale di San Domenico nel

pieno inverno senese di cui tutti noi conosciamo il rigore. E’ lo stesso calore provato dai volontari che si sono messi a disposizione dei più infelici nel nostro paese; una sensazione che al giorno d’oggi si prova sempre più raramente, che richiede sacrificio e il coraggio di “buttarsi”. ■

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Doping: cosa direbbe il barone de Coubertin se

potesse esprimere la sua opinione a riguardo? Il termine, derivante dalla parola “dop”, bevanda alcolica usata come stimolante nelle danze cerimoniali sudafricane, entrò nello slang americano per descrivere come i rapinatori drogassero le proprie vittime. Muove i primi passi a partire dagli anni ‘50 prendendo piede in particolar modo tra gli atleti partecipanti alle Olimpiadi. Poco si sapeva degli effetti collaterali dati dalle sostanze somministrate, evidenti i miglioramenti in termini di struttura fisica e risultati agonistici tanto quanto gravi i danni psico-fisici che il fenomeno ha portato. Esempio eclatante quello della pesista Heidi Krieger che, trattata con ormoni maschili, fu costretta dagli ormai evidenti cambiamenti fisici a cambiare sesso. Negli ultimi anni hanno inoltre perso la vita, in circostanze più o meno misteriosamente legate al doping, numerosi atleti tra cui gli italiani Gelfi, Fois e il campionissimo Marco Pantani. Altri atleti illustri appartenenti a questo triste mondo sono Ben Johnson, squalificato ai Giochi Olimpici di Seul nel 1988 dopo aver stabilito il nuovo record del mondo nei 100 metri piani e Marion Jones che, contemporaneamente all’annuncio del suo ritiro dall'attività agonistica, confessò di aver fatto uso di sostanze dopanti e restituì le cinque medaglie vinte all'Olimpiade di Sydney nel 2000. Tanti i casi di doping anche nel mondo del calcio, dal pluri-beccato “pibe de oro” Maradona al caso più recente di Adrian Mutu. Ma cosa spinge affermati campioni di ogni sport a far uso di sostanze illegali? Viene subito in mente il motto di un noto spot televisivo: “ti

piace vincere facile?!”. La voglia di sfondare sembra ormai più forte dell’etica sportiva e il desiderio di restare sempre ad alti livelli mal si sposa con i limiti fisici che ogni atleta deve inevitabilmente affrontare durante la sua carriera. Spesso però è difficile definire di chi siano davvero le colpe, basti pensare che attorno al fenomeno del doping c’è un giro d'affari che in Italia è stimato in circa 600 milioni di Euro. Team manager, preparatori, procuratori e presidenti spesso non aiutano i loro assistiti e, anzi, numerosi sono i casi di atleti ignari d’aver assunto sostanze proibite. Lo sport, purtroppo, è ormai

vittima di interessi economici che hanno totalmente rimpiazzato i sani valori e denunciare i pericoli del ricorso al doping può non essere sufficiente. Si devono trovare nuovi sistemi di prevenzione e proporre soluzioni che permettano agli sportivi di portare avanti la loro attività senza l’utilizzo di procedure illecite che mettano a repentaglio la loro salute. L’educazione sportiva sin

da piccoli, volta a stimolare la capacità di socializzazione, l’aggregazione anche fra diverse etnie, la cura del proprio corpo, la capacità di misurarsi coi propri limiti provando a superare gli ostacoli con allenamento e fatica, dovrebbero essere pilastri portanti nella cultura di ogni società. Genitori e insegnanti dovrebbero quindi impegnarsi nel promuovere attività che come primo obiettivo ricordino l’etica del barone de Coubertin, padre dei Giochi Olimpici moderni e primo sostenitore dell'educazione sportiva: l'importante non è vincere, ma partecipare. ■

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Cena di Natale 2010Cena di Natale 2010Cena di Natale 2010Cena di Natale 2010

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I Promessi SposiI Promessi SposiI Promessi SposiI Promessi Sposi

Scatenati ballerini di Grease

Scatenati ballerini di Grease

Scatenati ballerini di Grease

Scatenati ballerini di Grease

I FlinstonesI FlinstonesI FlinstonesI Flinstones

Cenerentola, Mary Poppins e Cenerentola, Mary Poppins e Cenerentola, Mary Poppins e Cenerentola, Mary Poppins e la banda degli Spazzacaminila banda degli Spazzacaminila banda degli Spazzacaminila banda degli Spazzacamini

Festa di Carnevale 2010Festa di Carnevale 2010Festa di Carnevale 2010Festa di Carnevale 2010

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Una spada nella roccia

esiste veramente, e non è certo quella di Re Artù, ma quella di San Galgano. La spada è presente nella Cappella di Montesiepi, una chiesa situata vicino Chiusdino, in Provincia di Siena. Venne edificata subito dopo la morte di San Galgano nel luogo ove sorgeva la capanna in cui aveva trascorso l'ultimo anno della sua vita, in preghiera e meditazione. Galgano Guidotti (1148 –1181) condusse una vita dissoluta fino ad oltre vent'anni, poi dopo che l'Arcangelo Michele gli era più volte apparso in sogno, intraprese la vita monastica. Iniziò a predicare nel territorio senese e poi si ritirò in una capanna sul Montesiepi che diventerà il suo eremo. Come atto di fede egli compì l'unico miracolo che gli sia attribuito: piantò la sua spada nella roccia in modo che l'elsa diventasse l'effigie di una croce. La spada ha subito diverse vicissitudini, infatti fu spezzata da un vandalo negli anni 60’ ed anche nel 1991, quando un giovane si rinchiuse nella rotonda con dei turisti tentando di estrarla. Il moncone spezzato fu fatto sistemare fissandolo sopra la parte di lama che ancora era nella roccia. Tutte queste traversie, rotture e riparazioni avevano dato origine a voci ingiustificate, secondo cui la spada fosse un falso ottocentesco, che l’originale fosse stato sostituito, che la lama non esistesse veramente dentro la roccia. Nel 2001 grazie alla collaborazione dell’Università di Siena si è proceduto ad un’ispezione del manufatto con un

endoscopio a fibre ottiche. E’ stato verificato che gli orli della frattura dei due pezzi combaciano, lasciando quindi ritenere che la parte spezzata sia effettivamente parte della spada originale. Vicino alla Cappella circolare di Montesiepi è presente l'Abbazia Cistercense dedicata al Santo, oggi in rovina e ridotta alle sole

mura. La mancanza del tetto accomuna questa abbazia a quelle di Melrose e di Kelso in Scozia, di Cashel in Irlanda e di Eldena in Germania.

L’abbazia, consacrata nel 1288, ha una pianta a croce latina con un ampio transetto. Lo spazio interno è diviso longitudinalmente in tre navate di sedici campate di pilastri cruciformi. L’impianto rispetta i criteri della regola cistercense, sia nella scelta per il sito di una vasta pianura (priva di abitati intorno, vicina a corsi d'acqua importanti) sia per la sua pianta sul modello di Clairvaux: unica variante, l'abside

quadrato, molto diffuso in Italia, che richiama l'ambiente di Citeaux. Chi volesse visitarla o trovare maggiori informazioni può visitare il sito: http://www.sangalgano.org. Duilio Petricci, abitante di Chiusdino, scrisse nel 1984 una poesia in memoria delle gesta del Santo. Eccone alcune righe:

[…] un giorno ormai lontano […] un giorno ormai lontano […] un giorno ormai lontano […] un giorno ormai lontano giungeva a Montesiepi un tal Galgano,giungeva a Montesiepi un tal Galgano,giungeva a Montesiepi un tal Galgano,giungeva a Montesiepi un tal Galgano,

che ormai deciso a cambiar vitache ormai deciso a cambiar vitache ormai deciso a cambiar vitache ormai deciso a cambiar vita venne lì per fare l'eremita.venne lì per fare l'eremita.venne lì per fare l'eremita.venne lì per fare l'eremita.

Lui che di stramberie ne fece assai,Lui che di stramberie ne fece assai,Lui che di stramberie ne fece assai,Lui che di stramberie ne fece assai, sperava rimediare a tanti guai.sperava rimediare a tanti guai.sperava rimediare a tanti guai.sperava rimediare a tanti guai.

Per meglio rinunciare alla violenzaPer meglio rinunciare alla violenzaPer meglio rinunciare alla violenzaPer meglio rinunciare alla violenza gettò la spada via con gran potenza,gettò la spada via con gran potenza,gettò la spada via con gran potenza,gettò la spada via con gran potenza, appena ebbe compiuto questo passoappena ebbe compiuto questo passoappena ebbe compiuto questo passoappena ebbe compiuto questo passo

la spada si infilò dentro a quel sasso […] la spada si infilò dentro a quel sasso […] la spada si infilò dentro a quel sasso […] la spada si infilò dentro a quel sasso […] ■

SSSSAN AN AN AN GGGGALGANO: ALGANO: ALGANO: ALGANO:

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L’Abbazia di Monte

Oliveto Maggiore, Casa Madre della Congregazione di S. Maria di Monte Oliveto è sorta principalmente per iniziativa dell’avvocato senese San Bernardo Tolomei (1272-1348) che scelse di seguire, come norma di vita, la Regola di San Benedetto. La congregazione degli olivetani è caratterizzata da una particolare devozione verso la Madonna, motivo per il quale i monaci indossano l’abito bianco. L’Abbazia è situata su un'altura a dominio delle Crete senesi a circa 30 km da Siena, immersa in un bosco di cipressi, querce e pini, luogo scelto da Bernardo e dagli altri due fondatori come ritiro adatto alla loro vocazione. Costituisce uno dei più importanti monumenti della Toscana sia per l'importanza storico - territoriale che per l'elevato numero di opere d'arte in essa racchiusa. L’intero complesso può essere suddiviso in sezioni: si accede al monastero da un ponte levatoio che immette in un palazzo medievale attraverso un portone fortificato in mattoni rossi sovrastato da una torre massiccia a forma quadrangolare, dotata quest’ultima di barbacani e merlature. Superato il palazzotto, si imbocca un lungo e suggestivo viale di cipressi lungo il quale si trovano l'orto botanico della vecchia farmacia ed una peschiera. In fondo ci sono il campanile di stile romanico-gotico e l'abside della chiesa che presenta una facciata gotica. Da una porta a destra rispetto all’ingresso della chiesa si accede al chiostro grande che è a pianta rettangolare, caratterizzato, sul lato più antico, da un loggiato a doppio ordine e da un pozzo. Il chiostro grande presenta le volte completamente dipinte con affreschi riguardanti

la vita di San Benedetto realizzati da Luca Signorelli e Antonio Bazzi detto Il Sodoma. È una delle più importanti testimonianze della pittura italiana dell'epoca rinascimentale. Tra essi spicca il Gesù caricato della croce del Sodoma a sinistra del passaggio che dal chiostro conduce in chiesa. Si entra nell'atrio, che sta in luogo di un'antica chiesa realizzata

nel 1319, alle cui pareti sono situati degli affreschi raffiguranti i Padri eremiti del deserto ed altri riguardanti miracoli di San Benedetto. La chiesa, ad una navata a croce latina, presenta un interno molto luminoso. La maggiore opera d'arte

presente è il coro ligneo intagliato e intarsiato di frà Giovanni da Verona, realizzato tra il 1503 e il 1505: uno dei più importanti esempi di opere di tarsia d'Europa. Infine, dal transetto si accede alla cappella del Sacramento che contiene un crocifisso in legno policromato della prima metà del XIV secolo. L’Abbazia costituisce

dunque un posto di rara spiritualità e poesia, in cui riappropriarsi della propria identità e dimensione interiore. Visitarla è una di quelle esperienze difficili da dimenticare, una di quelle che ti riporta in sintonia con il mondo. Si può anche partecipare alla suggestiva liturgia dei monaci benedettini, animata dai loro caratteristici canti gregoriani. Vi è un negozio per poter acquistare i loro prodotti, tra i quali vi segnalo la Flora di Monteoliveto, un liquore distillato secondo un’antica ricetta. Per ogni altra informazione (anche sui distillati): http://www.monteolivetomaggiore.it . ■

LLLL’’’’AAAABBAZIA BBAZIA BBAZIA BBAZIA DDDDI I I I MMMMONTE ONTE ONTE ONTE OOOOLIVETO LIVETO LIVETO LIVETO MMMMAGGIOREAGGIOREAGGIOREAGGIORE

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Quando Caravaggio inizia a dipingere decide di non raffigurare la Madonna nelle forme di quel

tempo. La Vergine non è seduta su un trono e non è in posizione “da regina”. Non ha corona e non ha vesti preziose. La Madonna c’è ma è sulla porta, addirittura non è neanche circondata da mura che riconducano alla sacralità del luogo. In questo caso la Vergine lascia cori angelici, santi e beati per affacciarsi sulla porta della chiesa e, quindi, per vedere l’umanità nella dimensione della storia che progredisce e nelle ombre, penombre e luci di una realtà segnata dalla fatica della quotidianità. Caravaggio tocca le corde più intime della fede. Questa “totalità di affidamento” è segnata dalla scelta di inginocchiarsi e da quella di dialogare pregando con sguardi che, per la loro intensità, esprimono un’intimità profondamente “dentro” il cuore di questi due semplici anziani fedeli. Non c’è bisogno di conversazioni o di suppliche, perché il vero atteggiamento di fede non è quello che rimane in attesa del segno prodigioso ma è quello a cui basta un “contatto” semplicemente umano per poter vedere la presenza del divino che si fa realtà. Questa profonda e naturale rappresentazione artistica della Madonna di Loreto è rappresentata dal carattere “domestico” del Santuario di Loreto. La proiezione più intima della persona di un individuo è data dalla sua capacità di creare intorno a sé un ambiente che lo rispecchi. La specialità del Santuario di Loreto è proprio quella di custodire al suo interno la casa di Nazaret della Madonna, lì trasportata non in volo dagli angeli, come racconta la tradizione popolare, ma per l’interessamento di una famiglia dell’Epiro dopo la cacciata dei cristiani dalla Terra Santa. Il santuario, oltre ad essere dimora del Verbo Incarnato e della Santissima Trinità, rappresenta soprattutto una casa in “cammino”, visti i continui pellegrinaggi, attraversata dalla storia dell’intera umanità, che evoca temi vicini alle esperienze terrene: il senso della famiglia e il mondo di valori che essa invoca: il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, i valori dell’onestà, della condivisione, della sincerità. Principi concreti e umani “di fede e del vivere sociale”. All’interno della Santa Casa, inoltre, si trova la statua della Vergine Lauretana. Si tratta di una Madonna nera la cui particolarità è il volto scuro riconducibile sia al fumo delle candele, sia all’influenza delle icone bizantine. Un’altra ipotesi si richiama alla raffigurazione della Madonna addolorata di S. Luca; quale simbolo delle citazioni del Cantico dei Cantici dove si dice“Non state a guardare che sono bruna perché mi ha abbronzata il sole” (Ct 1,5-6). Nel colore scuro non può non scorgersi un richiamo alla terra e quindi all’umano. E, allora, il senso più profondo che la Madonna di Loreto infonde è il suo saper essere parte dell’umanità per trasmetterci quel senso di totale affidamento che è più facile provare per qualcuno a

noi simile che, come noi, è stato uomo sulla terra tra le fatiche e le gioie del quotidiano. La Vita stessa è quanto di più grande possa accomunarci ai Santi. ■

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Sicuramente a pochi sarà venuto in mente di leggere il libro “The Hoods” di Harry Gray, dopo aver

visto il film che da esso è tratto: troppo profonda la soddisfazione che riempie lo spirito dopo la visione di C’era una volta in America, l’ultimo film che Sergio Leone ha regalato al Cinema 25 anni fa. Uno di quei casi in cui mai le bianche e silenziose pagine di un libro potrebbero far rivivere la stessa indimenticabile storia, fiaba, tragedia, che doveva essere raccontata da quelle immagini e da quella musica per sprigionare pienamente la sua potenza espressiva. Uno dei più grandi capolavori della storia del Cinema è costato al regista dodici anni di studi e preparazione: il risultato è un film formidabile dal punto di vista narrativo ed emotivo; un’indagine introspettiva e al tempo stesso una metafora dell’ambiguità dell’animo umano; una cronaca fra le più crude e realistiche trasformata in favola poetica sull’amicizia, sul tradimento, sul rimorso, sul rimpianto. La storia è un cavalcante trascorrere e sovrapporsi di eventi in diverse matrici temporali, convalidati da un magistrale ricorso a flashback e prolessi: dal 1922, data delle prime scorribande nel quartiere ebraico di New York di un gruppo di ragazzini capeggiato da Noodles e Max, al 1933 mentre vige il proibizionismo. Il 1968 segna poi la riapparizione di un ormai sessantenne e malinconico Noodles. Si apre uno stupefacente viaggio nella memoria, una ricerca delle radici che non a caso muove dalle ombre cinesi proiettate sul piccolo schermo di una fumeria d’oppio, per attingere alle infinite seduzioni dell’onirico: dalle imprese dei piccoli teppisti in una fuligginosa New York di inizi ‘900, agli anni del gangsterismo più cruento, mille volte visto sullo schermo, ma qui reinventato con vitalità, affrontato quasi liricamente e marcato da una sconsolata e poetica amarezza. Il punto di forza del film è nell’amicizia salda e sincera, anche se competitiva, tra Noodles e Max: protagonista dubbioso ed esitante il primo, antagonista deciso e cinico il secondo. Noodles (l’apoteosi interpretativa di Robert De Niro) è un perdente già dalla linea di partenza: di certo anche violento se occorre, ma più duttile e sognatore. Max (un ottimo James Woods) è più duro e crudele, avido e concreto, leale all’inizio e poi frodatore (“di 35 anni di vita”, come egli stesso ammetterà di fronte all’amico). Al binomio, perno umano del film, minuziosamente approfondito sul piano psicologico, si lega strettamente il pungente ricordo dell’amore di Noodles per Deborah. È lei la bambina-sogno e in un secondo momento la donna-idolo, sempre percepita (nonostante il suo rifiuto) come la sposa-bambina del Cantico dei Cantici che lei, adolescente, gli recitava deliziosamente, interpolandolo con arguzia (scena indimenticabile). Ma il redde rationem finale sarà sorprendente per tutti loro. Eccezionale la resa della fotografia e la puntigliosa accuratezza nella ricostruzione degli ambienti. Fondamentale la colonna sonora di Ennio Morricone, che non solo intensifica le emozioni, ma funge da imprescindibile elemento narrativo: racconta con le note, anziché con le parole, tutto ciò che nel film è nostalgia, memoria, rimpianto. Una musica che si fa viva, toccante, come un monito, o un richiamo, o come un lampo di speranza. Buona Visione. ■

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Il ramo rubato (Il ramo rubato (Il ramo rubato (Il ramo rubato (Pablo Neruda)Pablo Neruda)Pablo Neruda)Pablo Neruda) Nella notte entreremoNella notte entreremoNella notte entreremoNella notte entreremo a rubarea rubarea rubarea rubare un ramo fiorito.un ramo fiorito.un ramo fiorito.un ramo fiorito. Oltrepasseremo il muro,Oltrepasseremo il muro,Oltrepasseremo il muro,Oltrepasseremo il muro, nelle tenebre dell’altrui giardino,nelle tenebre dell’altrui giardino,nelle tenebre dell’altrui giardino,nelle tenebre dell’altrui giardino, due ombre nell’ombra.due ombre nell’ombra.due ombre nell’ombra.due ombre nell’ombra. Ancora non se n’è andato Ancora non se n’è andato Ancora non se n’è andato Ancora non se n’è andato l’inverno,l’inverno,l’inverno,l’inverno, e il melo apparee il melo apparee il melo apparee il melo appare trasformato di colpotrasformato di colpotrasformato di colpotrasformato di colpo in cascata di stelle profumate.in cascata di stelle profumate.in cascata di stelle profumate.in cascata di stelle profumate. Nella notte entreremoNella notte entreremoNella notte entreremoNella notte entreremo

fino al suo tremulo firmamento,fino al suo tremulo firmamento,fino al suo tremulo firmamento,fino al suo tremulo firmamento, e le tue piccole mani e le miee le tue piccole mani e le miee le tue piccole mani e le miee le tue piccole mani e le mie ruberanno le stelle.ruberanno le stelle.ruberanno le stelle.ruberanno le stelle. E cautamente,E cautamente,E cautamente,E cautamente, in casa nostra,in casa nostra,in casa nostra,in casa nostra, nella notte e nell’ombra,nella notte e nell’ombra,nella notte e nell’ombra,nella notte e nell’ombra, entrerà con i tuoi passientrerà con i tuoi passientrerà con i tuoi passientrerà con i tuoi passi il silenzioso passo del profumoil silenzioso passo del profumoil silenzioso passo del profumoil silenzioso passo del profumo e con i piedi stellatie con i piedi stellatie con i piedi stellatie con i piedi stellati il corpo chiaro della Primavera.il corpo chiaro della Primavera.il corpo chiaro della Primavera.il corpo chiaro della Primavera. Capriccio (Capriccio (Capriccio (Capriccio (F.G. LorcaF.G. LorcaF.G. LorcaF.G. Lorca)))) Dietro ogni specchioDietro ogni specchioDietro ogni specchioDietro ogni specchio c’è una stella che è mortac’è una stella che è mortac’è una stella che è mortac’è una stella che è morta e un arcobaleno bambino e un arcobaleno bambino e un arcobaleno bambino e un arcobaleno bambino

che dorme.che dorme.che dorme.che dorme. Dietro ogni specchioDietro ogni specchioDietro ogni specchioDietro ogni specchio c’è una calma perennec’è una calma perennec’è una calma perennec’è una calma perenne e un nido di silenzie un nido di silenzie un nido di silenzie un nido di silenzi che non hanno volato.che non hanno volato.che non hanno volato.che non hanno volato. Ogni specchio è la mummiaOgni specchio è la mummiaOgni specchio è la mummiaOgni specchio è la mummia della fonte; si chiudedella fonte; si chiudedella fonte; si chiudedella fonte; si chiude come ostrica di lucecome ostrica di lucecome ostrica di lucecome ostrica di luce nella notte.nella notte.nella notte.nella notte. Lo specchioLo specchioLo specchioLo specchio è la madreè la madreè la madreè la madre----rugiada,rugiada,rugiada,rugiada, il libro che disseccail libro che disseccail libro che disseccail libro che dissecca i crepuscoli, l’eco fatta carne.i crepuscoli, l’eco fatta carne.i crepuscoli, l’eco fatta carne.i crepuscoli, l’eco fatta carne.

SSSSPECCHI PECCHI PECCHI PECCHI EEEE OOOOMBRE:MBRE:MBRE:MBRE:

NNNNERUDA ERUDA ERUDA ERUDA EEEE LLLLORCAORCAORCAORCA

Cari lettori di Nero su Bianco, continuiamo in questo

numero il nostro “viaggio” nel mondo della poesia. Certamente un mondo lontano e cristallizzato agli occhi di molti, ma al contrario ricco di movimento e di pathos, traboccante di immagini, parole, simboli e significati. Tutto si mescola in un vortice a volte armonico, altre volte impetuoso, seguendo i sentimenti umani, disegnando e descrivendo tutto ciò che è possibile descrivere e disegnare, ma forse anche ciò che è impossibile, con lo strumento che più di ogni altro è capace di evocare, come

fantasmi, immagini sulla retina dei nostri occhi: la lingua scritta, eterna. Ho pensato di proporvi le opere di due grandi autori del secolo appena trascorso, Pablo Neruda (cileno) e Federico García Lorca (spagnolo). Entrambi si rifiutavano di essere passivi nei confronti della vita e della società. Odiavano i tiranni e i soprusi; combattevano con la poesia. Nella scelta non ho seguito un’unità tematica ben precisa. Vanno lette così senza troppe pretese, magari accompagnate, in sottofondo, dalle dolci note di “Bella Notte”, di Ludovico Einaudi, come faccio spesso io quando leggo Neruda. Per quanto riguarda quest’ultimo, mi sembra doveroso riferire che la poesia “Il ramo rubato” è tratta dalla raccolta Los versos del Capitán (I versi del Capitano), scritta dal poeta, esule dalla sua patria, durante il suo soggiorno in Italia, precisamente a Capri. Mi piacerebbe riportare un piccolo appunto estrapolato dalla sua autobiografia “Confesso che ho vissuto” che mostra il massimo rispetto di un grande poeta nei confronti dell’Italia e della sua lingua. Così scrive: «Da un posto all’altro, in queste peripezie di esiliato, giunsi in un paese che allora non conoscevo e che imparai ad amare intensamente: l’Italia. […] Leggevo

con infinito piacere davanti a sale traboccanti di pubblico. Qualcuno accanto a me ripeteva poi le strofe in italiano supremo, e mi piaceva udire i miei versi con quello splendore che gli aggiungeva la lingua magnifica.». ■

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La recente iniziativa “A cena con

un libro” continua a darci, inaspettatamente, notevoli soddisfazioni. Con le “new entry”, al gruppo si sono aggiunti altri ragazzi motivati a partecipare agli incontri previsti per discutere del libro letto. L’ultimo è stato un romanzo davvero molto interessante perché ricco di varie sfaccettature e diverse storie intrecciate tra loro. “Le ceneri di Angela” è il primo libro, uscito nel 1996, di una trilogia dello scrittore americano Frank McCourt. Si racconta la vita di una famiglia che, dall’America, si trasferisce nuovamente in Irlanda, luogo in cui si concentrano tutte le disavventure, tragiche e gioiose, del personaggio principale, Frank, e di tutti coloro, parenti e amici, che gli ruotano

attorno. La storia, infatti, è raccontata proprio da Frank, un bambino che all’inizio ha 4 anni e che ha un rapporto affettuoso e protettivo con i fratelli più piccoli. Egli riesce a descrivere le disgrazie che affliggono continuamente i suoi cari in un modo del tutto originale, ossia con disincantata ironia e autocommiserazione. Il romanzo aiuta, a partire dalle vicende personali, a riflettere su tematiche più vaste, quali la terribile vicenda della povertà,

che risulta in fondo l’elemento essenziale del libro stesso, la guerra tra inglesi e irlandesi o il rapporto con la fede. Ma l’aspetto che, forse, emerge maggiormente e fa sorridere riguarda lo sguardo che Frank ha nei confronti degli adulti, guardandoli sempre in modo strano e osservandoli in tutti i loro minimi comportamenti: si lascia andare, spesso, a commenti allo stesso tempo profondi, irriverenti e sarcastici. ■

La ruota e i progressi nella meccanica, l’invenzione dei numeri e dell’alfabeto,

l’evoluzione dei linguaggi e delle comunicazioni, i risultati della genetica, la scoperta dell’atomo, l’esplorazione spaziale, sono solo alcune delle sorprendenti conquiste del genio umano. Nonostante le strabilianti scoperte dell’uomo, la sua esistenza è infelice se vista esclusivamente sotto il lume della Ragione e della Scienza. Egli sente un cappio al collo che lo lega alle cose materiali, terrene, passeggere. Il galata morente rappresenta proprio l’uomo sconfitto, malinconico che depone le armi. Inoltre, questa famosa scultura, essendo una copia romana marmorea di un bronzo ellenistico, simboleggia il paganesimo che si contrappone alla figura del Cristo. Affidare alla sola Scienza la risoluzione di tutti i problemi dell'umanità è una soluzione inesorabilmente utopica che la Ragione non può raggiungere attraverso il tempo. Le scoperte dell’uomo, il suo progresso, seppur inarrestabili sono solo un granello di sabbia, una goccia d’acqua, in confronto all’oceano sconfinato della conoscenza piena e vera. Quest’ultima si può afferrare pienamente solo con la fede in Cristo Gesù. Il vero senso della vita è esser parte dell’amore di Dio. Le scoperte della Scienza sono in accordo, non in antitesi, con la Fede. Oggi più che mai è necessaria una cultura scientifica che sia in sintonia con la Fede affinché si possano affrontare e risolvere le emergenze planetarie. ■

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Passare San Silvestro in una delle capitali europee più splendide per tradizione, storia e arte, nonché

in una delle più affascinanti e romantiche metropoli al mondo è un’esperienza che non ha prezzo; ma a dispetto delle apparenze può rivelarsi più economica di quanto pensiate: valigie alla mano, dovete solo esser pronti a cogliere le vantaggiose opportunità offerte dal last minute! Parigi offre meravigliose attrattive a tutti; ma è ovviamente la meta ideale per chi vuol trascorrere idilliaci giorni con la dolce metà. Il tour che vi propongo sarà quindi all’insegna del romanticismo (San Valentino non è passato da molto) e della cioccolatosità (casomai le uova di Pasqua non vi avessero stomacato)! A Natale Parigi si presenta impreziosita da luci e addobbi: è indimenticabile passeggiare di sera per gli Champs Elysées, con gli alberi rivestiti di luci iridescenti che fiancheggiano la lunghissima strada. Qui, una fermata d’obbligo è alla Maison Du Chocolat, favolosa cioccolateria in cui lascerete gli occhi e anche parecchi euro (ma ne vale la pena!): appena entrati verrete avvolti da una mistica nota aromatica di cioccolato fondente e cannella, e i commessi del negozio accontenteranno ogni vostra voglia di golosoni. A fine passeggiata, se voi (e soprattutto il vostro portafoglio) sarete riusciti a resistere al richiamo delle vetrine trovate lungo il percorso, arriverete all’Arco di Trionfo, che per grandezza e maestosità se la batte con la Tour Eiffel. Andando alla torre di sera, potrete cenare al prestigioso ristorante dentro la torre (dei 3 livelli, quello al primo piano è meno caro di quanto ci si aspetti) e assistere allo spettacolo più luminoso della vostra vita: dopo il tramonto la ferrigna torre viene sommersa dalle luci; a ritmo di musica migliaia di bagliori colorati creeranno un coreografico spettacolo che vi lascerà meravigliati e ammutoliti. A capodanno si aggiunge un sofisticato spettacolo pirotecnico; ma non a tutti piace il festeggiamento in piazza a ‘bagno di folla’: se preferite la tranquillità, l’ideale è soggiornare in uno degli alberghi intorno alla torre per ammirare dalla vostra camera tutto quanto potreste vedere direttamente dai piedi della torre, e anche meglio! Il primo dell’anno, partecipare alla Messa in francese a Nôtre Dame è indubbiamente un’esperienza suggestiva: i canti soavi e l’atmosfera della Chiesa stessa lasceranno nei vostri cuori un’impronta indelebile. Non potete poi farvi scappare una visita allo straordinario museo del Louvre: oltre ad essere un’esperienza decisamente gratificante dal punto di vista culturale, è anche economica: al di sotto dei 26 anni si ha diritto ad entrare gratis e gli “adulti” pagano solo 9 euro! Se poi, bando alle spese (il biglietto di ingresso è di 90 euro), volete fare un’esperienza unica, che vi faccia viaggiare con la fantasia, Disneyland è il posto che fa per voi: raggiungibile da Parigi in metropolitana, è il luogo ideale per divertirsi e per tornare bambini! In fondo, quando si è innamorati, non è poi molto diverso: tutto sembra più magico, si ha perennemente un sorriso imbambolato sul viso e si vede il mondo in rosa, proprio ciò che succede nel fantastico mondo di Topolino. Non mi resta che dirvi: bon voyage! ■

Come salvare il romanticismo anche Come salvare il romanticismo anche Come salvare il romanticismo anche Come salvare il romanticismo anche in tempo di crisiin tempo di crisiin tempo di crisiin tempo di crisi

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Ariete: Ariete: Ariete: Ariete: Cari Ariete avete il Papa dalla vostra (anche Sua Santità è ariete!) ma a voi non basta, siete impossibili da domare, non state mai con le mani in mano! Per voi il consiglio è: Persisti,

persevera, tollera, sopporta l'indugio: così porterai la tua croce. (S. Agostino)

Geme l l i : Geme l l i : Geme l l i : Geme l l i : Sempre a l l a r ic erca , inafferrabili, eclettici, gli aggettivi si potrebbero sprecare su di voi, a volte forse superficiali ma ottimi oratori! Non dimenticate che: La mente dell'uomo

pensa molto alla sua via, ma il Signore dirige i suoi passi (Proverbi 16,9)

Leone: Leone: Leone: Leone: Fieri, principeschi, comandanti, insomma dei veri leoni! Come un buon Re siete anche molto generosi, ma tenete bene a mente che: Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma

anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio. (S. Francesco)

B i l anc i a : B i l anc i a : B i l anc i a : B i l anc i a : Sempre i n pe r f e t to “bilanciamento” voi eh!? Siete degli ottimi diplomatici con un gran senso estetico e un forte fascino, che dirvi se non che: Se Gesù Cristo fosse stato un

moderato sarebbe morto tranquillamente e da vecchio nel suo letto… Se è morto giovane e su di una croce, è segno che non è stato troppo prudente e moderato… (Mons. L. Betazzi)

Sagittario: Sagittario: Sagittario: Sagittario: Spensierato, sportivo, schizzato, sagittario! Amante del viaggio dell’avventura vi rinuncereste solo per una gioviale cena con amici, ma ricordate sempre che: Il viaggio più

lungo è quello che conduce alla casa di fronte. Il viaggio più serio è quello che porta all'incontro con Dio. (Don Tonino Bello)

Acquario: Acquario: Acquario: Acquario: Giordano Bruno, Galileo, De Andrè, non c’è che dire Acquario anticonformismo e libertà! Ma tieni a mente: La libertà non è fine a se stessa; essa è autentica solo quando viene

posta al servizio della verità, della solidarietà e della pace. (Papa Giovanni Paolo II)

Toro: Toro: Toro: Toro: E’ ora di abbandonare il vostro marcato tradizionalismo e “buttarvi” più spensieratamente in ciò che desiderate! Non siate troppo possessivi e ricordate: Non esser troppo scrupoloso né saggio

oltre misura. Perché vuoi rovinarti? (ECCLESIASTE 7:16)

Cancro: Cancro: Cancro: Cancro: Possedete una grande sensibilità, a volte troppo emotivi e ancorati al passato. Accettate un consiglio: L'amore non è solo un sentimento. I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento è una

meravigliosa scintilla iniziale ma non la totalità dell'amore. (Benedetto XVI)

Vergine: Vergine: Vergine: Vergine: Voi sì che siete seri, più di altri segni sapete cosa vuol dire onestà, concretezza, rispetto delle regole! Ma S. Agostino ci ricorda: O Dio dammi la serenità di accettare le cose che non

posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la forza di distinguerle l'une dalle altre.

Scorpione: Scorpione: Scorpione: Scorpione: Siete il segno più sensuale, in voi albergano mistero e fascino, riflessivi ma anche virulenti nel rispondere se aggrediti. Non sopportate le persone

poco intelligenti e in amore siete gelosi ma anche fedelissimi; come dice il Beato P.G. Frassati per voi:

L’amore non dice mai basta.

Capricorno: Capricorno: Capricorno: Capricorno: Per voi lo scopo è tutto,, rappresentate in pieno il rigore e la perseveranza. Tendenti al sacrificio e all’abnegazione in amore per fortuna siete

più rilassati! C'è la gioia di essere sano e giusto, ma c'è soprattutto l'immensa gioia di servire. (Madre Teresa di Calcutta)

Pesci: Pesci: Pesci: Pesci: Per molti avete un “sesto senso”, la realtà è che siete molto creativi, intuitivi ed emotivi! Romantici e spesso incompresi: Per gli uomini non vale che

una sola legge ed un solo fine: la legge dell'amore ed il premio dell'amore. Tutto il resto è menzogna e vanità. (Giorgio La Pira)

L’unico oroscopo buono...L’unico oroscopo buono...L’unico oroscopo buono...L’unico oroscopo buono...

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GITA CULTURALE GITA CULTURALE GITA CULTURALE GITA CULTURALE nei luoghi Manzoniani: Lecco, Como, Milano

30 apr - 2 mag

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AUGURIAUGURIAUGURIAUGURI ai

neo-laureati e dottorati della

Cappella Universitaria

LudovicaLudovicaLudovicaLudovica Dott. ssa in Lettere Moderne

FabrizioFabrizioFabrizioFabrizio Dottore di Ricerca in Biologia e Fisiopatologia Cellulare

PELLEGRINAGGIO PELLEGRINAGGIO PELLEGRINAGGIO PELLEGRINAGGIO ALLA SINDONE:ALLA SINDONE:ALLA SINDONE:ALLA SINDONE: Torino, 22 maggio

PELLEGRINAGGIO A PELLEGRINAGGIO A PELLEGRINAGGIO A PELLEGRINAGGIO A MONTE OLIVETO MAGGIORE

MONTE OLIVETO MAGGIOREMONTE OLIVETO MAGGIOREMONTE OLIVETO MAGGIORE (possibilità di farlo a piedi...)

5-6 giugno

WEEKWEEKWEEKWEEK----END MONASTICO END MONASTICO END MONASTICO END MONASTICO “MEN”“MEN”“MEN”“MEN”

Montrecorona, 7-9 maggio

WEEKWEEKWEEKWEEK----END MONASTICO END MONASTICO END MONASTICO END MONASTICO

“WOMEN”“WOMEN”“WOMEN”“WOMEN”

Vitorchiano, 14-16 maggio

CINEFORUMCINEFORUMCINEFORUMCINEFORUM ogni martedì dal

13 aprile, ore 20.45, salone di S. Vigilio

CELEBRAZIONE DEL CELEBRAZIONE DEL CELEBRAZIONE DEL CELEBRAZIONE DEL

GIOVEDì SANTOGIOVEDì SANTOGIOVEDì SANTOGIOVEDì SANTO S. Vigilio, 1 aprileS. Vigilio, 1 aprileS. Vigilio, 1 aprileS. Vigilio, 1 aprile

S. Messa in Coena Domini con

Lavanda dei piedi, ore 19.15

Veglia di preghiera

ore 22.30

CATECHESI DI PENTECOSTE CATECHESI DI PENTECOSTE CATECHESI DI PENTECOSTE CATECHESI DI PENTECOSTE

CON MONS. MARCO FRISINACON MONS. MARCO FRISINACON MONS. MARCO FRISINACON MONS. MARCO FRISINA

S. Vigilio, 19 maggio, ore 18.oo

RECITA DEL ROSARIORECITA DEL ROSARIORECITA DEL ROSARIORECITA DEL ROSARIO

ogni giovedì di maggio,

ore 21.00

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