meccanica razionale - alberto strumia
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PREFAZIONE
Quando ero studente di Fisica,a dire il vero, la Meccanica razionalenonera tra le discipline che mi entusiasmavano di pi. Cos quando, dopo la
mia laurea, il Prof. T.A. Ruggeri mi chiese di tenere le esercitazioni per
il suo corso di Meccanica razionale decisi di seguire le sue lezioni e di
quellesperienza gli sono ancora profondamente debitore, in quanto da esse,
insieme a rinfrescare nella memoria i contenuti di una disciplina, ho ricavato
il vantaggio di avere imparato un metodo. E stata questa esperienza a farmi
cambiare idea nei confronti della materia. Credo che una delle cose pi
importanti della didattica sia proprio quella di comunicare a chi ascolta un
metodo corretto di approccio alla materia trattata; entrare nel metodo di una
disciplina consente di impararla, di gustarla mentre la si studia, di fare entrare
quel metodo nel proprio patrimonio scientifico-culturale per poterlo utilizzarenel seguito degli studi e magari della futura attivit di ricerca.
Il materiale raccolto in queste pagine nasce da questo itinerario. Il
metodo espositivo, pur con tutti i suoi limiti, cerca di seguire litinerario
naturale dellapprendimento, riportato nella costruzione delle discipline
fisico-matematiche e, in questo caso della Meccanica. Per questo,
trattandosi di un corso del secondo anno, ho preferito evitare unimpostazione
eccessivamente formalistica e troppo astratta. Ho ritenuto pi efficace e pi
utile per lo studente adottare la via dellastrazione progressiva: si parte da un
problema di natura fisica e si cerca di formularlo in termini matematici. Un
altro aspetto che ho cercato di tenere presente consiste nel dato di fatto chela Meccanica razionale , in un certo senso, una disciplina di sintesi nella
quale si utilizzano insieme contenuti e metodi che provengono dalla Fisica,
dallAnalisi matematica e dalla Geometria. Per questo utile che di ogni
problema e di ogni risultato si facciano vedere, collegandoli, gli aspetti fisici,
analitici e geometrici. Abituarsi a vedere i problemi meccanici sotto questi
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tre aspetti crea un allenamento mentale formidabile e un gusto per lunit
interdisciplinare culturalmente prezioso.
Sarei molto contento se qualcosa di questa bella esperienza che ho fatto io
potesse passare e servire a chi sta studiando oggi.
A.S.
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Introduzione
La meccanica razionale una disciplina che tradizionalmente si
collocata, fin dalla sua origine, nel quadro della fisica matematica: ci
significa che i suoi contenuti provengono interamente dalla fisica, mentre
i suoi metodi non sono di natura sperimentale, ma sono completamente
deduttivi come nellamatematica.
La meccanica razionale non ha perci il compito di preoccuparsi della
parte sperimentale con la quale la fisica raggiunge le sue leggi fondamentali:
viceversa presuppone come assiomi i principi della meccanica e parte da
questi per costruire, facendo uso dellanalisi matematica e della geometria,
una teoriadimostrativae completamentededuttiva.
Usualmente un corso di meccanica razionale sviluppa la trattazione
basandosi sui principi della meccanica newtoniana, escludendo dalla propria
considerazione sia lateoria della relativitche lameccanica quantica.
Per aiutare a farsi unidea di come viene organizzata la trattazione diciamo
che essa comprende:
1 - una prima sezione, piuttosto ampia, che potremmo caratterizzare con
il titolo un po generico di preliminari, nel senso che ci fornisce tutti gli
strumenti, ledefinizionie i teoremiche si possono sviluppare senza far ricorso
alla meccanica newtoniana vera e propria. In questa sezione includiamo:
la teoria deivettori applicati
la cinematica
lageometria delle masse, cio quel capitolo che riguarda i concetti di
baricentro e dimomento dinerzia
la cinematica delle masse, cio il capitolo relativo alla quantit di moto,
al momento della quantit di motoe allenergia cinetica.
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2 A. Strumia, Meccanica razionale
lintroduzione del concetto diforza, dilavoroe dipotenziale
2 - La seconda sezione introduce i principi della dinamica newtoniana, il
concetto diequilibrioe sviluppa la staticadei sistemi.
3 - La terza parte, infine, dedicata alla dinamica.
Ogni sezione viene poi sviluppata in relazione ai vari tipi di corpi dei
quali considereremo rispettivamente lequilibrio o il moto. In particolare
ci occuperemo dei seguenti sistemi: il punto, il corpo rigido, il sistemaolonomo, il continuo deformabile. Per ragioni didattiche, data la sua maggiore
complessit, la meccanica del continuo sar svolta alla fine, in un capitolo a
parte, mentre il punto, il corpo rigido, il sistema olonomo vengono trattati
in parallelo. Il capitolo della cinematica comprender cos la cinematica
del punto, del corpo rigido, del sistema olonomo; allo stesso modo saranno
strutturati il capitolo della statica e quello della dinamica.
Sono previste poi diverse appendicial testo base, per consentire richiami
ed approfondimenti abbastanza ampi, senza intralciare il filo conduttore
dellesposizione corrente.
Possiamo riassumere questo schema introduttivo nel seguente quadro.
Vettori applicati
I - Cinematica punto corpo rigido sist. olonomo continuo
Geometria delle masse
Cinematica delle masse punto corpo rigido sist. olonomo continuo
Lavoro e potenziale punto corpo rigido sist. olonomo continuoII - Statica punto corpo rigido sist. olonomo continuo
III - Dinamica punto corpo rigido sist. olonomo continuo
Stabilit e oscillazioni
Piano delle fasi
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PRELIMINARI
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OG. Osservatori e grandezze
Per partire nella trattazione abbiamo bisogno di assumere, come acquisiti
dalla fisica, il concetto di osservatore e le nozioni di grandezza scalare e
vettoriale.
Un osservatore viene comunemente identificato, in meccanica classica,
con un sistema di riferimento, generalmente cartesiano ortogonale levogiro
ma si possono usare anche altri tipi di sistemi di coordinate, a seconda
delle necessit, come le coordinate polari ad esempio che consente di
riferire ad unorigine e agli assi le misure di spazio, e un sistema di orologi
sincronizzati, posti in ogni punto dello spazio, per misurare il tempo.
O
x1
x2
x3
metro orologio
FiguraOG. 1: un osservatore
Scalari
La fisica ci dice che esistono delle grandezze la cui misura si pu
identificare con un semplice numero: ad esempio il tempo, la massa,
lenergia, ecc. Queste quantit vengono dette scalari. Va sottolineato,
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osservatori e grandezze 5
per che non tutte le quantit caratterizzabili con un solo numero sono,
propriamente parlando, degliscalari.
Una grandezza si dice scalare quando il valore della sua misura non
dipende dallorientamento degli assi del sistema di riferimento.
Perci due o pi osservatori che effettuano, nello stesso istante e nello
stesso punto dello spazio, la misura di quella quantit, pur avendo sceltosistemi di assi diversamente orientati, otterranno lo stesso risultato.
Vettori
Altre grandezze necessitano, invece, di ulteriori specificazioni oltre al
numero che misura la loro intensit, in quanto sono caratterizzate anche
da una direzione e da un verso nello spazio. Queste quantit come lo
spostamento, lavelocit, laforza, ecc. si possono descrivere geometricamentemediante deisegmenti orientatie vengono dettevettori.
FiguraOG. 2: composizione di vettori
Non tutte le grandezze dotate di intensit o modulo , direzione e verso
per sono vettori, ma solo quelle per le quali si pu dare come regola di
somma (composizione ) la cosiddetta regola del parallelogrammo. Per cui
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6 A. Strumia, Meccanica razionale
leffetto complessivo di due grandezze vettoriali risulta averedirezione,verso
emodulo dati dal vettore posto lungo la diagonale del parallelogrammo i cui
lati sono i vettori relativi alle grandezze da comporre.
Una grandezza dotata di modulo, direzione e verso si dice vettore se
obbedisce alla regola di somma del parallelogrammo.
Useremo le seguenti notazioni:
scriveremo AB per indicare il vettore di estremi A e B orientato da A
verso B
oppure useremo una lettera sola in carattere grassetto, come, per
esempio v. Nei testi scritti a mano useremo la sottolineatura al posto del
grassetto: v.
Il modulo di un vettore sar indicato con |AB| oppure con |v| o anchesemplicemente con una lettera non sottolineata, come v.
A
Bv
FiguraOG. 3: notazioni per un vettore
Nellesempio di figura (??) si ha che v= AB
Operatori lineari
Esistono, poi in fisica, altri tipi di grandezze che non sono n scalari
n vettori, ma compaiono in relazioni matematiche che legano tra loro due
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vettori. Per esempio, consideriamo lazione di unoggetto che denotiamo con
la scrittura A
che agisce su un vettore trasformandolo in un nuovo vettore.
Lazione di A
trasforma il vettore v nel nuovo vettore w. La grandezza A
prende il nome dioperatore lineare. La sua azione tra vettori si scrive allora
nella forma:
w = Av
Notiamo che le propriet di A
sono determinate dal fatto che se il vettore
di partenza obbedisce alla regola di somma del parallelogrammo, anche il
vettore trasformato deve obbedire alla stessa regola. Unoperatore descrive
matematicamente leffetto di unagente cheprende un vettore, loruota e lo
deforma allungandolo oaccorciandolo.
Una grandezza si dice operatore lineare se trasforma la somma di due
vettori nella somma dei loro trasformati.
wv A
FiguraOG. 4: azione di un operatore lineare su un vettore
Richiami di calcolo vettoriale e matriciale si possono trovarenellappendiceAL - Algebra vettoriale e matriciale.
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VA. Vettori applicati
I vettori, considerati da un punto di vista matematico, vengono tutti riferiti
allorigine degli assi, in quanto si considerano equivalenti tutti i segmenti
orientati di uguale direzione, verso e modulo, indipendentemente dal loro
punto di applicazione nello spazio. Una teoria dei vettori che prescinde dal
punto di applicazione dei vettori stessi, viene detta teoria dei vettori liberi.
Tuttavia, in non pochi problemi fisici non sufficiente considerare i vettori
liberi, perch le grandezze fisiche vettoriali possono avere comportamenti
differenti in dipendenza del loro punto di applicazione. Lesempio pi
evidente quello di una forza applicata ad un corpo, che a seconda del punto
di applicazione pu lasciare che il corpo stia in equilibrio oppure no.
FiguraVA. 1: azione di una forza in dipendenza dal suo punto di applicazione
Un altro esempio di vettore applicato dato dalla velocit di un punto di
un corpo rigido che dipende, con una legge ben precisa dal punto considerato.
Nasce, perci, lesigenza di introdurre il concetto di vettore applicato,
come un ente a sei parametri, dei quali tre sono le coordinate del punto di
applicazione e tre sono le componenti del vettore. Simbolicamente un vettore
applicato si denota con una coppia ordinata di elementi dei quali il primo il
punto di applicazione e il secondo il vettore: (A,v).
Oltre ai vettori applicati in un punto si pu definire anche una categoria
di grandezze vettoriali le cui propriet sono legate indifferentemente ai punti
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vettori applicati 9
della retta alla quale appartengono (retta dazione) e perci sono dettivettori
scorrevoli ocursori, in quanto possono essere fatti scorrere lungo la propria
retta dazione senza alterare il loro effetto fisico.
v
( A , v )
FiguraVA. 2: cursore
Uncursore pu essere denotato con la coppia(r,v)il primo termine dellaquale indica la retta dazione del cursore.
Tuttavia dal momento che questi enti rappresentano una sottoclasse dei
vettori applicati ad un punto lo studio delle loro propriet specifiche non ci
strettamente necessario.
Momento polare di un vettore applicato
Dato unvettore applicato ad un punto(A,v)e un puntoQ nello spazio,si dicemomento polare di vrispetto al poloQla quantit:
MQ= QA v (VA. 1)
Lindice al piede del vettore momento denota il polo di riduzione e il
vettoreQA costruito in modo che la sua origine sia il polo Qe il suo vertice
sia il punto di applicazione del vettore. Notiamo, per inciso, che se v unvettore vero il momento polare uno pseudovettore.
Il modulo di MQ si pu scrivere
|MQ|=|v| |QA| sen=|v| d (VA. 2)
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A
d
Q
FiguraVA. 3: braccio di un vettore applicato rispetto a un polo
dove: d=|QA| sen dettobraccio del vettore vrispetto al poloQ.
Ilmomento polare di un vettore applicato risulta esserenullo:
quando il vettore nullo
e/oppure
quando il polo coincide con il punto di applicazione del vettore
oppure
quandoQA parallelo a v ovveroQ appartiene alla retta di azione div.
Negli ultimi due casi si ha che il braccio risulta essere nullo.
Notiamo che, data la definizione, il momento un vettore ortogonale al
piano individuato dal vettore ve dal polo.
Q
A (A , v)
v
MQ
FiguraVA. 4: momento di un vettore rispetto a un polo
Il momento polare di un vettore varia al variare del polo, come pure al
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variare del punto di applicazione del vettore; tuttavia facile verificare che se
si fa scorrere il polo lungo una retta parallela alla retta di azione del vettore,
oppure si fa scorrere il vettore lungo la propria retta dazione il momento non
cambia.
Q
Q'
v
r
r'
FiguraVA. 5: scorrimento del polo lungo una retta parallela alla retta di azione
A
A'
r
v
v
Q
FiguraVA. 6: scorrimento di un vettore lungo la retta di azione
Infatti, nel primo caso si ha:
MQ0 =Q0A v= (Q0Q+QA) v= Q0Q v +QA v
ma Q0Q v= 0 essendoQ0Qparallelo a v. E quindi:
MQ0 =QA v= MQ
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Nel secondo caso abbiamo:
MQ= QA0 v= (QA+AA0) v = QA v +AA0 v
ma
AA0 v= 0
perch AA0 parallelo a v, quindi anche in questo caso il momento noncambia.
Momento assiale di un vettore applicato
Se si fa scorrere, invece, il polo lungo una retta qualsiasi (in generale non
parallela alla retta dazione di v) il momento polare varier dal momento che
si ha:
Q0A v= QA v +Q0Q v (VA. 3)
e il termine di cui varia Q0Q v risulter ortogonale aQ0Q, cio alla rettasu cui scorre il polo. Questo ci di ce che se si proietta il momento polare
sulla retta in questione otterremo una quantit invariabile rispetto alla scelta
del polo sulla retta.
Infatti, detto u il versore della retta r su cui scorre il polo Q si ha,moltiplicando (VA. 3) scalarmente per u:
Q0A v u =QA v u+Q0Q v u
Ora:
Q0Q v u = 0
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dal momento cheQ0Q parallelo ad u e quindi i tre vettori sono sicuramentecomplanari.
QMr u
u
MQ
r
FiguraVA. 7: momento assiale di un vettore applicato
Allora naturale introdurre la quantit:
Mr = QA v u = MQ u (VA. 4)
che prende il nome di momento assiale div rispetto alla rettar . Se v unvettore veroMr unopseudoscalare e non dipende dalla scelta del polo sullaretta, ma solamente dalla rettar.
Va sottolineato che il momento assiale non la componente di MQrispetto ad una retta qualunque, ma rispetto ad una retta che contiene il polo.
Ilmomento assiale di un vettore applicato risulta esserenullo quando il
prodotto misto che lo definisce si annulla e cio quando i tre vettoriQA, v eu sonocomplanari.
Ora Q sta sulla retta di u e A sulla retta dazione di v: dunque perchi tre vettori u, v e QA siano complanari occorre e basta cheu e v sianocomplanari; in questo modo anche QA sta sullo stesso piano. Dunque il
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Q
A
u
vr
Figura VA. 8: il momento assiale si annulla quando la retta e il vettore sono
complanari
prodotto misto si annulla, in generale, se la retta r e la retta dazione di vsono complanari.
Di conseguenza: condizione necessaria e sufficiente affinch il momento
assiale di un vettore applicato non nullo v, rispetto ad una rettar, sia nonnullo che la rettar e la retta dazione di vsiano sghembe.
Q A
v
u
MQ
Mru
r
Figura VA. 9: il momento assiale si annulla quando la retta e il vettore sonocomplanari
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Sistemi di vettori applicati
La teoria dei vettori applicati trova una sua utilit quando anzich limitarsi
ad un solo vettore applicato ci si trova ad operare con unsistema di pi vettori
applicati.
A
A
A
A
Q
1
2
n
s
n-1
polo
v
v
v
v
v
1
2n-1
sn
FiguraVA. 10: sistema di vettori applicati
Un sistema di vettori applicati si denota con a, definito come linsieme
dei vettori applicati di cui ci stiamo occupando:
a= {(As,vs) ; s= 1, 2, , n} (VA. 5)
Per caratterizzare un sistema di vettori applicati sono utili i seguenti
vettori:
R=nX
s=1
vs (VA. 6)
che prende il nome di vettorerisultante e viene ottenuto eseguendo la somma
dei vettori del sistema come se fossero liberi.
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Inoltre il vettoremomento risultante riferito ad unpolo Q:
MQ=nX
s=1
QAs vs (VA. 7)
che si ottiene sommando i momenti polari, calcolati rispetto allo stesso polo
Qdei singoli vettori applicati del sistema.
Si vede immediatamente dalla (VA. 7) che, in generale il momento
risultante di un sistema di vettori applicati differisce dal momento del vettore
risultante, pensato applicato in un qualche puntoA.
Legge di distribuzione dei momenti
Come varia il momento risultante di un sistema di vettori applicati al
variare delpolo Q?
Scelto un nuovo polo Q0, per la definizione di momento risultante (VA.7) abbiamo:
MQ0 =nX
s=1
Q0Asvs=nX
s=1
(Q0Q+QAs)vs =nX
s=1
Q0Qvs+nX
s=1
QAsvs
Dal momento cheQ0Qnon dipende dall indices si pu riscrivere:
MQ0 =Q0Q
nXs=1
vs+nX
s=1
QAs vs
E facile riconoscere il vettore risultante definito da (VA. 6) nella prima
sommatoria e il momento rispetto al polo Qdefinito da (VA. 7) nella seconda.
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In conclusione si ha la seguente legge di distribuzione dei momenti al
variare del polo:
MQ0 = MQ+Q0Q R (VA. 8)
che si pu leggere in questo modo:
Il momento risultante rispetto al nuovo poloQ0 uguale al momentorisultante rispetto al vecchio polo Q pi il momento del vettorerisultante pensato applicato inQ, calcolato rispetto al nuovo poloQ0.
La regola mnemonica per scrivere correttamente il termine aggiuntivo
Q0QRconsiste nel ricordare che nel vettoreQ0Qil primo punto da scrivere il nuovo polo, cio quello che compare nel momento a primo membro della
legge di distribuzione e che il vettore Rdeve essere il secondo fattore delprodotto vettoriale.
Invarianza del momento rispetto al polo
Ci chiediamo, anzitutto, se pu accadere, e a quali condizioni, che il
momento risultante sia indipendente dalla scelta del polo. Imponendo nella
legge di distribuzione dei momenti la condizione di invarianza del momento
risultante rispetto al polo:
MQ0 = MQ (VA. 9)
otteniamo che la (VA. 9) pu essere verificata se e solo se risulta:
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Q0Q R= 0 (VA. 10)
Se si esclude il caso banale in cui Q0 Q, la (VA. 10) pu esseresoddisfatta nei seguenti due casi:
a. sistemi a risultante nullo
Un primo modo per soddisfare la (VA. 10) si ha quando il vettore risultante
nullo:
R= 0 (VA. 11)
In questo caso il momento risultante lo stesso qualunque sia il punto
dello spazio che viene scelto come polo: sar, perci sufficiente indicare il
momento risultante semplicemente con Msenza specificare il polo.
Coppia
Un esempio notevole di sistema a risultante nullo dato dalla coppia.
Si dice coppia un sistema di due vettori applicati a risultante nullo.
Il fatto che il risultante sia nullo ci dice che i due vettori sono tra loro
paralleli, di verso opposto e di uguale modulo.
Il momento dellacoppia indipendente dalla scelta del polo e pu essere
facilmente calcolato scegliendo come polo il punto di applicazione di uno
dei due vettori della coppia, il quale risulta avere allora momento nullo;
procedendo in questo modo si ottiene:
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d
A
Q-v
v
M
FiguraVA. 11: coppia
M=QA v (VA. 12)
In modulo abbiamo:
|M|=|v| d (VA. 13)
dove il bracciod=|QA| sen uguale alla distanza fra le due rette dazionedei vettori della coppia.
Ne consegue che: una coppia di vettori non nulli ha momento nullo se e
solo se il suo braccio nullo.
In tal caso i due vettori sono uguali e contrari e sulla stessa retta dazione.
Per una coppia di braccio nullo si ha R= 0, M= 0.
b. sistemi a risultante non nullo
Il secondo modo per soddisfare la condizione di invarianza del momento
risultante (VA. 9) si ha quando il risultante non nullo eQ0Qrisulta paralleloal risultante. In questo caso il momento risultante lo stesso per qualunque
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A
B
C
D
v
-v
w
-w
FiguraVA. 12: coppie di braccio nullo
polo appartenente alla retta passante per Q e parallela ad R e non pi perqualunque punto dello spazio, preso come polo, come accadeva nel caso
precedente. Scegliendo i poli su di una retta parallela ad R, ma diversa, il
momento risultante cambia.
A
Q
Q'
r
r'
R
FiguraVA. 13: invarianza del momento polare rispetto ai punti di una retta parallelaal risultante
Si pu anche formulare questo risultato nel modo seguente:
In un sistema di vettori applicati a risultante non nullo il momento
risultante non cambia se si fa scorrere il polo lungo una retta parallela
al risultante.
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Possiamo anche concludere, tendendo conto di tutti i risultati ottenuti che:
Condizione necessaria e sufficiente affinch il momento risultante di un
sistema di vettori applicati sia completamente indipendente dalla scelta
del polo che il vettore risultante sia nullo.
Sistemi a momento nullo rispetto a un polo
Abbiamo finora analizzato, nella legge di distribuzione dei momenti che
cosa succede quando si annulla il termineQ 0Q R; resta ora da analizzareche cosa succede quando si annulla, invece, il momento risultante rispetto ad
un poloQ dello spazio:
MQ= 0 (VA. 14)
In tale situazione la legge di distribuzione dei momenti (VA. 8) si riduce
a:
MQ0 =Q0Q R (VA. 15)
relazione che ci dice che se il momento risultante rispetto ad un polo Q nullo, allora il momento risultante rispetto ad un altro polo Q0 uguale almomento del vettore risultanteRapplicato nel puntoQ. In questo caso e soloin questo caso il vettore momento risultante coincide con il momento del
vettore risultante.
Teorema di Varignon
Un sistema di vettori applicati in uno stesso punto, o tali che le loro rette
dazione passino per lo stesso punto, ha momento risultante uguale al
momento del vettore risultante applicato in quel punto.
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DIMOSTRAZIONE
Scelto come polo il punto comune alle rette dazione di tutti i vettori,
che pu essere anche il punto di applicazione, almeno di alcuni di essi, e
che chiamiamo Q calcoliamo il momento risultante rispetto al polo Q, chesecondo la definizione (VA. 7) vale:
MQ=
nXs=1
QAs vs
Ora, se la retta dazione del generico vettore del sistema passa per Q oaddiritturaQcoincide con il punto di applicazioneAssegue immediatamente:
QAs vs = 0, s= 1, 2, , n
dal momento che QAs risulta parallelo a vs quando la retta dazione di vspassa perQ e nullo quandoAs Q. Ne viene di conseguenza che:
MQ= 0
e quindi ci troviamo nel caso b che abbiamo esaminato prima; perci risulta
soddisfatta la relazione (VA. 15) cio verificato lenunciato del teorema.
Momento assiale di un sistema di vettori
Anche per un sistema di vettori applicati conveniente introdurre il
concetto di momento assiale relativo ad una rettar che contiene il polo. Siha anche in questo caso:
Mr = MQ u
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identica alla (VA. 4). Grazie alla legge di distribuzione dei momenti (VA.
8) anche per un sistema di vettori applicati il momento assiale risulta
indipendente dalla scelta del polo lungo la retta r assegnata. Infatti abbiamo:
Mr = MQ0 u = MQ u+Q0Q R u
Ma dal momento che Q0 e Q appartengono alla retta r di direzione usegue che Q0Q parallelo ad u e quindi il prodotto misto Q0Q R u certamente nullo, perch i tre vettori Q0Q,R e u risultano complanari.Dunque il momento assiale risulta indipendente dal punto che si sceglie come
polo lungo la rettar.
Trinomio invariante
Dato un sistema di vettori applicati a i vettori Re MQ vengono detti
vettori principali del sistema. Con questi due vettori possibile costruireuno pseudoscalare che prende il nome di trinomio invariante o anche,
brevemente invariante:
J = MQ R (VA. 16)
La denominazione di invariante deriva dal fatto che la quantitJ nondipende dalla scelta del poloQnello spazio. Infatti, cambiando polo, la leggedi distribuzione dei momenti (VA. 8) comporta:
J = MQ0 R= MQ R+Q0Q RR
dove il prodotto misto Q0Q R R evidentemente nullo contenendoaddirittura due vettori uguali.
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Notiamo che, in generale, se il risultante non nullo lannullarsi
dellinvariante equivale a dire che il momento risultante ortogonale al
risultante oppure nullo. Ci accade, per esempio, come vedremo, per i
sistemi divettori paralleli e per i sistemi di vettori appartenenti ad uno stesso
piano (sistemi piani).
Asse centrale di un sistema di vettori applicati
La teoria dei vettori applicati trova una delle sue principali applicazioni
nella statica dei corpi rigidi: in questo capitolo della meccanica i vettori
applicati in gioco sono le forze e i momenti sono i momenti delle forze
che occorrono per mantenere in equilibrio un corpo. Tali forze e momenti
dovranno essere esercitate da appoggi, incastri, strutture di sostegno. Ci sono
perci delle evidenti ragioni di convenienza che conducono a ricercare le
condizioni per le quali si rendono minime le sollecitazioni a cui le strutture di
sostegno vengono sottoposte.
Ora in un sistema di vettori applicati i vettori principali sono Red MQ:
di questi due il primo fissato una volta che si sia assegnato a, mentre MQ variabile in dipendenza del polo. Nasce, perci il problema di ricercare, se
esistono, dei punti che presi come poli di riduzione rendono minimo il modulo
del momento. Questa ricerca conduce, come vedremo allintroduzione del
concetto diasse centrale di un sistema di vettori applicati.
A questo scopo introduciamo un punto O dello spazio, rispetto al qualesupponiamo di conoscere il momentoMOe un polo variabile Pcaratterizzatodal suo vettore spostamento rispetto adO:
OP = x (xi) (x1, x2, x3) (VA. 17)
Con queste notazioni il momento rispetto al polo variabile viene espresso
come una funzione della variabile vettoriale x:
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vettori applicati 25
MP = MO+P O R= MO+ R x (VA. 18)
dove abbiamo scambiato lordine del prodotto vettoriale. A noi interessa
ricercare, se esistono, i minimi del modulo, ovvero del modulo al quadrato, il
cui studio risulta pi semplice. Allora la funzione da studiare :
f(x) = (MO+ R x)2
(VA. 19)
Per cercare i minimi di questa funzione dobbiamo imporre la condizione
necessaria di minimo relativo che richiede di annullare il gradiente della
funzione.
Differenziando otteniamo:
df(x) = 2(MO+ R x)Rdx (VA. 20)
Mediante le propriet del prodotto misto possiamo scambiare lordine deiprodotti ottenendo:
df(x) = 2(MO+ R x) Rdx (VA. 21)
Poich per qualsiasi funzione differenziabilef(x)si ha:
df(x) = f(x)dx
immediato ottenere il gradiente della nostra funzione:
f(x) = 2(MO+ R x) R (VA. 22)
Ora la condizione necessaria perch un punto sia un estremante che:
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26 A. Strumia, Meccanica razionale
f(x) = 0
che nel nostro caso si traduce in:
(MO+ R x) R= 0 (VA. 23)
A questo punto si presentano tre possibilit:
a. prima possibilit
R= 0
Ma questo caso non di alcun interesse perch se il risultante nullo
allora il momento indipendente dal polo ed perci una funzione costante e
non vi sono quindi minimi per il suo modulo. Dora in poi perci supponiamo
senzaltro che:
R6= 0 (VA. 24)
b. seconda possibilit
MO+ R x = 0 (VA. 25)
c. terza possibilit
MO+ R x parallelo ad R
I casi b) e c) si possono conglobare nella seguente equazione:
MO+ R x = R , R (VA. 26)
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vettori applicati 27
che d il caso b) per = 0e il caso c) per 6= 0.
Lequazione vettoriale (VA. 26) rappresenta il luogo geometrico dei punti
dello spazio che sono estremanti del modulo del momento risultante. Si
tratta di unequazione vettoriale lineare in x, contenente un parametro erappresenta perci, come vedremo meglio, in seguito una retta. A tale retta si
d il nome di asse centrale.
Mostriamo ora che si tratta effettivamente di punti di minimo. Mediantela (VA. 18) ricaviamo che la condizione (VA. 26) equivale a dire che il
momento calcolato rispetto ai punti dellasse centrale presi come poli, vale:
MP = R (VA. 27)
dove si ricava facilmente prendendo il prodotto scalare della relazione (VA.
27) con R:
MPR= R2
Tenendo conto della definizione di invariante (VA. 16) e del fatto che il
risultante supposto non nullo ricaviamo:
= J
R2 (VA. 28)
e dunque, rispetto ai punti dellasse centrale presi come poli il momento vale:
= MP= J
R2R (VA. 29)
Esso risulta essereparallelo al risultante e inoltre indipendente dal polo
considerato sull asse centrale stesso.
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28 A. Strumia, Meccanica razionale
Se calcoliamo ora il momento rispetto ad un polo qualsiasi Q che,in generale, pu non appartenere allasse centrale , mediante la legge di
distribuzione (VA. 8), abbiamo:
MQ= MP+QPR= +QPR
ovvero:
MQ= +NQ (VA. 30)
dove:
NQ= QPR (VA. 31)
rappresenta la componente del momentoMQnormale al risultanteR, mentre
rappresenta la componente parallela al risultante.
P
Q
NQ
MQ
asse centrale
FiguraVA. 14: asse centrale
Di conseguenza il modulo del momento risultante calcolato rispetto al
poloQ dato dalla composizione pitagorica delle due componenti (parallelae normale al risultante) e vale:
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vettori applicati 29
|MQ|=q2 +NQ
2 (VA. 32)
Poich NQ2 sempre positivo quandoQ non appartiene allasse centrale
ed nullo se e solo seQappartiene allasse centrale, ne viene di conseguenzache il modulo del momento sullasse centrale minimo e vale ||.
Notiamo che il momento risultante calcolato rispetto ad un polo qualsiasi costituito da due componenti: una parallela al risultante e indipendente dal
polo () e una, normale al risultante, che nulla sullasse centrale e cresce
linearmente allontanandosi da esso (NQ) in quanto risulta :
|NQ|=|R| d (VA. 33)
doved la distanza del poloQdallasse centrale.
Riassumendo:
Lasse centrale la retta luogo geometrico dei punti dello spazio, che
presi come poli di riduzione, rendono il momento risultante parallelo al
risultante e di minimo modulo oppure nullo.
Notiamo che lasse centrale una retta parallela al risultante: si puvederlo facilmente applicando la legge di distribuzione dei momenti (VA. 8)
per due poli P e P0 appartenenti allasse centrale per i quali il momento identico e vale . Risulta allora:
= +P0PR P0PR= 0
e dunque, essendo R6= 0, supposto P0 6= P, segue P0P parallelo ad R, equindi lasse centrale che diretto come P0Prisulta parallelo ad R.
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30 A. Strumia, Meccanica razionale
Considerazioni analitiche
Dal punto di vista analitico va detto che il minimo per la funzione f(x)che rappresenta il modulo al quadrato del momento risultante non un
minimo relativo proprio, perch non si verifica in un solo punto del dominio
della funzione. Abbiamo trovato, infatti unintera retta di punti di minimo
(asse centrale): si tratta di un minimo cilindrico. In questo caso, definito
lasse centrale come linsieme:
A={x R3 ; MO+ R x = R, R }
si ha:
f(x)> ||2 x / A
e
f(x) =||2 x A
Nel nostro caso la funzione f(x), essendo polinomiale, si purappresentare mediante uno sviluppo finito di Taylor, del secondo ordine,
nellintorno di un puntoA dellasse centrale. Detto:
OA= a (a1, a2, a3)
otteniamo il seguente sviluppo:
f(x) =f(a) +f(a) (x a) +1
2(x a)H (x a)
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vettori applicati 31
Il termine del primo ordine evidentemente nullo sullasse centrale,
avendo imposto la condizione di gradiente nullo. Il termine del secondo
ordine dipende dalla matrice hessiana che ora calcoliamo.
Ricordiamo che la matrice hessiana si ottiene calcolando il differenziale
del gradiente ed definita mediante la relazione seguente:
d[f(x)] =H
dx
ovvero in rappresentazione indiciale:
d
"f(x)
xi
#= 2f(x)
xixjdxj
Perci i suoi elementi di matrice sono le derivate seconde della funzione
f(x):
H =2f(x)xixj
Nel nostro caso il gradiente dato dalla (VA. 22) e quindi:
d[f(x)] =d[2(MO+ R x) R]
Sviluppando il doppio prodotto vettoriale abbiamo:
(R x) R= R2xR(R x)
Ricordiamo che per le propriet del prodotto tensoriale si ha:
R(R x) = (RR) x
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32 A. Strumia, Meccanica razionale
Dunque, tenendo conto che il vettore R indipendente da x abbiamo
finalmente:
d[f(x)] = 2[R2 IRR]dx
da cui abbiamo la matrice hessiana cercata:
H = 2[R2 IRR]
Ora per avere un minimo cilindrico, cio sui punti di una retta, che nel
nostro caso lasse centrale, occorre che la matrice hessiana sia definita
positiva per tutti i vettori dello spazio privato della retta. Ci significa che
la forma quadratica(x a)H (x a)deve risultare sempre positiva al difuori della retta e sempre nulla sulla retta.
E questo proprio quanto accade. Infatti, indicando, per brevit con:
w= x a
abbiamo:
w Hw= 2w [R2 IRR]w= 2[R
2w2 (Rw)2] =
= 2R2w2(1 cos2) = 2R2w2sen2
dove con si indicato langolo tra i vettori w e R. Evidentemente la forma
quadratica, essendo il risultante non nullo per ipotesi, pu annullarsi solo se
w nullo oppure parallelo al risultante e cio solo sullasse centrale, mentre
sempre positiva altrove.
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vettori applicati 33
Rappresentazione cartesiana dellasse centrale
Abbiamo scritto in precedenza lequazione vettoriale dellasse centrale
(VA. 26) nella forma:
MO+ R x = R
Se proiettiamo questa equazione vettoriale su di un sistema di assicartesianiOx1x2x3 Oxyzotteniamo le seguenti equazioni:
MOi = ijkRixk = Ri, i= 1, 2, 3 (VA. 34)
Denotando con x, y ,z gli indici relativi agli assi cartesiani, abbiamo il
sistema di tre equazioni lineari inx,y,ze nel parametro :
MOx+Ryz Rzy = Rx
MOy+RzxRxz= Ry
MOz+Rxy Ryx= Rz
(VA. 35)
Queste sono le equazioni parametriche dellasse centrale. Eliminando il
parametro si ottengono le equazioni cartesiane dellasse centrale. Pu essere
pi semplice tener conto dellespressione per ottenuta mediante linvariante
(VA. 28). In tal caso, le tre equazioni precedenti, dopo aver sostituito
lespressione per risultano essere linearmente dipendenti. Prendendo allora
due di esse che risultano linearmente indipendenti abbiamo le equazioni
cartesiane dellasse centrale; per esempio, poniamo siano indipendenti leprime due:
MOx+Ryz Rzy= JR2
Rx
MOy +Rzx Rxz= JR2
Ry
(VA. 36)
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34 A. Strumia, Meccanica razionale
Ora, due equazioni lineari in x,y , z, e tra loro linearmente indipendenti,rappresentano nello spazio una retta.
Notiamo che lasse centrale risulta essere definito solo se il risultante non nullo, come abbiamo precedentemente ipotizzato; in caso contrario
si annullerebbero i denominatori nella (VA. 36). Anche da un punto di
vista geometrico si comprende come, essendo lasse centrale il luogo dei
poli rispetto ai quali il momento di minimo modulo e quindi parallelo alrisultante, non sia possibile determinare una direzione parallela ad un vettore
nullo. Perci se il risultante nullo lasse centrale risulta non definito.
Operazioni elementari
Si chiamanooperazioni elementari su di un sistema di vettori applicati le
seguenti operazioni:
laggiunta o la soppressione di una o pi coppie di braccio nullo;
la sostituzione di pi vettori applicati in uno stesso punto con il loro
risultante, applicato nello stesso punto; o viceversa la decomposizione di un
vettore applicato in un punto in pi vettori applicati nello stesso punto, il cui
risultante uguale al vettore di partenza.
Una conseguenza di queste due operazioni elementari consiste nel:
trasporto di un vettore lungo la propria retta dazione.
Questa terza operazione elementare non indipendente dalle prime due
in quanto il trasporto del vettore lungo la sua retta dazione si pu pensarecome laggiunta di una coppia di braccio nullo seguita dalla soppressione di
unaltra coppia di braccio nullo o dalla sostituzione di due vettori applicati
nello stesso punto con il loro risultante.
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vettori applicati 35
A A
B B
v
v
v
-v
v
r r r
FiguraVA. 15: trasporto di un vettore lungo la propria retta dazione
Per come sono state definite:
Le operazioni elementari non alterano n il risultante n il momento
risultante di un sistema di vettori applicati.
e in questo sta la loro importanza ai fini della riducibilit dei sistemi di vettori
applicati.
Sistemi riducibili
Diamo la seguente definizione diriducibilit di due sistemi:
Due sistemi di vettori applicati si dicono riducibili quando possibile
passare dalluno allaltro mediante operazioni elementari.
E inoltre la definizione disistema riducibile a zero:
Un sistema di vettori applicati si dice riducibile a zero, o equilibrato
o nullo quando, mediante operazioni elementari, pu essere ridotto a
coppie di braccio nullo.
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36 A. Strumia, Meccanica razionale
Osserviamo che se un sistema di vettori applicati 0a riducibile ad un
altro sistema 00a allora vero anche il viceversa e cio che 00
a riducibile a
0
a. Infatti, se per passare da 0
aa 00
aoccorre aggiungere, mediante operazioni
elementari un sistema nullo 000a, invertendo tutte le operazioni elementari
(cio scambiando loperazione diaggiungere con quella disopprimere, ecc.)
si ritorna da 00a a 0
a.
Teoremi di riducibilit
Il teorema pi importante della teoria dei vettori applicati riguarda la
riducibilit di un qualunque sistema di vettori applicati ad un sistema di vettori
applicati particolarmente semplice. Lo enunciamo:
Un sistema di vettori applicati di risultante Re momento risultante
MQ calcolato rispetto a un polo Q riducibile ad un solo vettore Rapplicato inQ e ad una coppia di momento MQ.
DIMOSTRAZIONE
La dimostrazione di questo teorema pu essere fatta in tre stadi successivi,
ciascuno dei quali costituisce un teorema a se stante: a questi tre teoremi, che
ora enunciamo e dimostriamo, si d il nome diteoremi di riducibilit.
a. un sistema di pi di tre vettori applicati riducibile a tre vettori
Supponiamo di avere un sistema di pi di tre vettori applicati:
a= {(As,vs) ; s= 1, 2, , n; n >3}
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vettori applicati 37
e di assegnare tre punti non allineati P0, P00, P000. Allora, dato il genericovettore vs, applicato in As, congiungiamo As con i tre punti P
0, P00, P000.Qualunque sia As, se i quattro punti non sono complanari, i versori che sipossono assegnare alle tre rette congiungenti ottenute, costituiscono una base
dello spazio. Allora possibile decomporre su questa base qualunque vettore
dello spazio e, in particolare vs.
Se invece i quattro punti risultassero complanari, mediante unoperazione
elementare, possiamo far scorrere il vettore vslungo la propria retta dazioneportando il suo punto di applicazione al di fuori del piano e riconducendoci in
tal modo al caso di non complanarit. Se poi anche il vettore fosse complanare
con i quattro punti basteranno due soli versori di base per decomporlo nel
piano e questi esistono sempre grazie al fatto che i punti P0, P00, P000 non sonoallineati.
Eseguita la decomposizione risulter:
vs = v0
s+ v00
s+ v000
s
dove gli apici denotano i tre vettori componenti di vs nelle tre direzioni.
Facendo uso della seconda operazione elementare sostituiamo al vettore vsi tre vettori componenti. Ora facciamo scorrere ciascuno dei tre vettori lungo
la propria retta dazione fino a raggiungere i punti P0, P00, P000.
As
P'
P''P'''v'
v''
v'''
v
s
s
s
s
FiguraVA. 16: riduzione di un sistema a tre vettori
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38 A. Strumia, Meccanica razionale
Ripetendo loperazione per ogni vettore applicato del sistema ci
riconduciamo a tre sottosistemi di vettori ciascuno dei quali risulta applicato
inP0, P00, P000:
0
a= {(P0,v0s) ; s= 1, 2, , n}
00a= {(P00,v00s) ; s= 1, 2, , n}
000
a ={(P000,v000s) ; s= 1, 2, , n}
Sostituendo i vettori applicati nello stesso punto con il loro risultante si
giunge ad un sistema di soli tre vettori applicati nei tre punti assegnati:
(P0,n
Xs=1
v0s), (P00,
n
Xs=1
v00s), (P000,
n
Xs=1
v000s)
b. un sistema di tre vettori riducibile a due vettori applicati
Se si pensa di partire da un sistema di tre vettori applicati
{(P1,v1), (P2,v2), (P3,v3}, oppure si fatto uso del teorema precedente,questo ulteriore teorema ci consente di ridurre il sistema di partenza ad un
sistema pi semplice, costituito da due soli vettori applicati.
Si hanno casi banali se almeno due dei tre vettori del sistema sono
complanari, perch, allora si hanno due possibilit:
i) i due vettori complanari hanno rette dazione incidenti: allora i due
vettori si possono far scorrere lungo le rispettive rette dazione fino al punto
di intersezione delle rette stesse; i due vettori ottenuti hanno lo stesso punto
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vettori applicati 39
di applicazione e si possono sostituire con il loro risultante ottenendo subito
un sistema di due soli vettori applicati.
Il procedimento illustrato in fig.(VA. 17).
P
v
v
v v
1
2 3
P1
P3P2
Figura VA. 17: riduzione di tre vettori di cui due complanari incidenti a un sistemadi due vettori
ii) i due vettori complanari sono paralleli e, allora, aggiungendo una
coppia di braccio nullo ci si riconduce al caso dei due vettori incidenti.
P
P
P
1
2
v
v
v
12
P3
v3
FiguraVA. 18: riduzione di tre vettori di cui due paralleli a un sistema di due vettori
Altri casi banali si hanno quando la retta dazione di almeno uno dei tre
vettori contiene il punto di applicazione di un altro di essi, perch in questo
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40 A. Strumia, Meccanica razionale
caso basta far scorrere il vettore in questione lungo la propria retta dazione
fino al punto di applicazione dellaltro vettore e sostituire poi i due vettori con
il loro risultante.
Se si eccettuano questi casi la retta dazione, ad esempio di v2 e il punto
di applicazione P1 individuano un piano distinto dal piano individuato dallaretta dazione div3 e daP1. Questi due piani risultano incidenti in una rettapassante perP1. Ora scelto ad arbitrio un punto Q sulla retta di intersezione
dei due piani, distinto daP1si decompongono i vettori v2e v3, nel loro pianolungo le direzioni di P1P2, QP2 e rispettivamente di P1P3 eQP3. Nei pianipredetti ognuno di questi vettori identificato completamente da due sole
componenti. Abbiamo cos:
v2= v0
2+ v00
2, v3= v
0
3+ v00
3
A questo punto si fanno scorrere i vettori con un solo apice lungo la loro
retta dazione fino al puntoP1e i vettori con due apici fino al punto Q.
Dopo questa sequenza di operazioni elementari ci siamo ricondotti aiseguenti sistemi di vettori applicati:
{(Q, v002
), (Q, v003
)}, {(P1,v1), (P1,v0
2), (P1,v
0
3)}
che si sostituiscono con i rispettivi risultanti ottenendo un sistema di due soli
vettori applicati inQ e inP1.
c. un sistema di due vettori riducibile ad un vettore e a una coppia
Partendo da un sistema di due vettori applicati uno nel punto Q cheprendiamo come polo e laltro nel punto P, indichiamo questi vettori con:(P, v1)e (Q, v2).
Aggiungendo inQuna coppia di braccio nullo di vettore v1, possiamo poi
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vettori applicati 41
Q
P P
P
1 2
3v
vv
v'
v''
3
32
2
3
2
1
v'
v''
FiguraVA. 19: riduzione di tre vettori a un sistema di due vettori (caso non banale)
P
Q Q
P
P P
Q Q
v
v
v
v
-v
-v
v
v R
v v
-v
R
2
1
1
1
2
11
1
11
2
a)b)
c) d)
FiguraVA. 20: riduzione di due vettori a un vettore e a una coppia
comporre il vettorev2 con il vettore v1 appena trasportato. Il loro risultante
coincider con il risultante Rdel sistema, applicato inQ. Rimane inoltre lacoppia di momento: MQ= QP v1.
Sistemi a invariante nullo
Grazie a quanto visto a proposito dellasse centrale e dei teoremi di
riducibilit possiamo concludere che:
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se si sceglie come polo un punto dellasse centrale, un sistema arisultante non nullo riducibile a un vettore applicato nel polo, uguale al
risultante, e ad una coppia il cui momento parallelo al risultante e ha minimo
modulo rispetto a quello delle coppie relative a poli non appartenenti allasse
centrale.
Un caso particolarmente notevole dato dai sistemi ad invariante nullo.
Infatti se si ha che:
J = MQ R= 0 (VA. 37)
si possono presentare le seguenti possibilit:
R e MQ non nulli e ortogonali tra loro: il sistema si riduce al
vettore risultante applicato nel polo e ad una coppia di momento ortogonale al
risultante. Lasse centrale in questo caso esiste e la componente del momento
parallela al risultante nulla. Questa situazione si verifica per i poli che
non appartengono allasse centrale;
R= 0 In questo caso il sistema si riduce alla sola coppia essendonullo il risultante;
MQ = 0 , (R 6= 0) Questa situazione si verifica per i poliappartenenti allasse centrale: infatti sullasse centrale il momento uguale a
, che per un sistema a invariante nullo nullo grazie alla (VA. 29). Abbiamo
allora la circostanza notevole per cui:
Un sistema a invariante nullo e risultante non nullo riducibile ad unsolo vettore applicato ad un punto dellasse centrale. Inoltre il momento
rispetto ad un polo non appartenente allasse centrale ortogonale allasse
centrale stesso ed uguale al momento del vettore risultante rispetto a quel
polo.
Esistono due classi notevoli di sistemi a invariante nullo e sono: isistemi
di vettori piani e isistemi di vettori paralleli.
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vettori applicati 43
Sistemi di vettori piani
Un sistema di vettori si dice piano quando le rette dazione dei vettori
che lo compongono e i loro punti di applicazione appartengono a uno stesso
piano, che si dice piano del sistema.
Scelto un polo su questo piano il momento QAs vs di ciascun vettoredel sistema(As,vs)sar ortogonale al vettore stesso e al vettore del piano checongiunge il poloQ con il punto di applicazioneAs; perci sar ortogonaleal piano. Di conseguenza anche il momento risultante MQrisulta ortogonale
al piano dei vettori e quindi al loro risultante, che appartiene pure al piano
essendo la somma di vettori del piano; oppure risulta nullo.
Di conseguenza linvariante di un sistema di vettori piani nullo. Si noti
che se si sceglie un polo esterno al piano dei vettori il nuovo momento non
sar pi ortogonale al piano pur rimanendo sempre ortogonale al risultante
dovendo rimanere nullo linvariante.
A
QA
vQ
s
s
! Vs
FiguraVA. 21: il momento di un sistema di vettori piani normale al piano o nullo
In ogni caso rispetto a un polo scelto sullasse centrale il momento nullo.Per dare una rappresentazione cartesiana dellasse centrale di un sistema di
vettori piani conveniente scegliere un sistema cartesiano ortogonale il cui
piano xy coincide con il piano dei vettori. In questo caso, poich il risultante
un vettore del piano e il momento risultante ortogonale al piano, abbiamo
le seguenti informazioni:
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44 A. Strumia, Meccanica razionale
Rz = 0, MOx = 0, MOy = 0, = J
R2 = 0
che introdotte nelle equazioni parametriche dellasse centrale (VA. 35) danno:
z= O
MOz+Rxy Ryx= 0
(VA. 38)
Lasse centrale risulta essere una retta del pianoz= 0, che il piano deivettori, parallela al risultante.
Sistemi di vettori paralleli
Si dice che un sistema di vettori applicati un sistema di vettori paralleli
quando le rette dazione di tutti i suoi vettori sono parallele.
Un sistema di vettori paralleli non , generalmente un sistema piano,
tuttavia anche un sistema di vettori paralleli un sistema a invariante nullo.
Infatti il risultante R ha la direzione comune ai vettori paralleli, mentre il
momento di ogni vettore normale a ciascun vettore del sistema, e quindi il
momento risultante normale alla direzione comune di tutti i vettori e quindi
anche al risultante. Perci linvariante risulta essere nullo.
Dunque, anche in questo caso il momento risulta essere nullo quando
calcolato rispetto a un punto dellasse centrale scelto come polo e il sistema
riducibile al solo vettore risultante applicato in un punto dellasse centrale.
Per la determinazione delle equazioni cartesiane dellasse centrale
conveniente scegliere il sistema cartesiano in modo che la direzione dellasse
z coincida con la direzione comune dei vettori paralleli: in questo caso il
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vettori applicati 45
risultante ha solo la componente lungo lasse z diversa da zero, mentre il
momento, essendo normale al risultante ha la componente z nulla.
Rx= 0, Ry = 0, MOz = 0, = 0
dove = 0, grazie alla (VA. 28) perch linvariante nullo.
Dalle equazioni parametriche dellasse centrale (VA. 35) abbiamo dunque:
MOx = Rzy
MOy = Rzx(VA. 39)
Di qui si vede subito che lasse centrale proprio una retta parallela
allasse z, cio al risultante.
Centro dei vettori paralleli
Sia a un sistema di n vettori applicati (As,vs), paralleli di versorecomune u. Possiamo rappresentare ciascun vettore del sistema nella forma:
vs = v0
su (VA. 40)
dove:
v0s= vs u = |vs| (VA. 41)
la componente del generico vettore del sistema rispetto al versore u, che
risulta positiva o negativa a seconda che il vettore sia concorde o discorde con
u.
Anche il risultante si pu esprimere allo stesso modo:
-
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46 A. Strumia, Meccanica razionale
R=R0u (VA. 42)
con:
R0 = R u = |R|=nX
s=1
v0s (VA. 43)
Scriviamo lequazione vettoriale dellasse centrale (VA. 26) per il sistema
di vettori paralleli; abbiamo:
MO+P O R= 0
essendo = 0 per un sistema di vettori paralleli. Tenendo conto delleinformazioni precedenti abbiamo:
n
Xs=1
OAs v0
su+P O R0u = 0
essendoPun punto dellasse centrale. Raccogliendo il prodotto vettoriale peru e tenendo conto cheP O= OPpossiamo scrivere:
nXs=1
OAsv0
s OP R0
! u = 0 (VA. 44)
Questa equazione, essendo sempre u 6= 0equivale a richiedere che esistaun Rper cui si ha:
nXs=1
OAsv0
s OP R0 = u
Essendo R0 6= 0, in modo che lasse centrale esista, lequazioneprecedente si pu risolvere rispetto aOPottenendo:
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vettori applicati 47
OP = 1
R0
nXs=1
OAsv0
s u
! (VA. 45)
che rappresenta, in forma parametrica, lequazione dellasse centrale per il
sistema di vettori paralleli.
Si vede facilmente che lasse centrale ha la direzione di u e che tra tuttii punti dellasse centrale ne esiste uno e uno solo, corrispondente al valore
del parametro: = 0, le cui coordinate non dipendono dal versore u.Immaginando di ruotare tutti i vettori del sistema di vettori paralleli di uno
stesso angolo, anche u risulter ruotato di questo angolo e allo stesso modo
lasse centrale: tuttavia il punto in questione, non dipendendo dal versoreu
rimarr immutato e si trover allintersezione di tutti gli assi centrali che si
ottengono ruotando i vettori di un angolo qualsiasi. A questo punto si d il
nome dicentro dei vettori paralleli e si denota conC. La sua definizione siottiene ponendo = 0nella (VA. 45):
OC= 1
R0
nXs=1
OAsv0
s (VA. 46)
Il centro soddisfa lequazione della stella di tutti gli assi centrali che siottengono ruotando il versore u e perci rappresenta lintersezione di tutti gli
assi centrali dei sistemi di vettori paralleli ruotati. Osserviamo che al tendere
diR0 a zero il centro tende ad un punto improprio in quanto le sue coordinatetendono all infinito.
Evidentemente la definizione del centro dei vettori paralleli nondipende dalla scelta del punto O, che del tutto arbitraria, come si vedeaggiungendoO0Oad entrambi i membri della (VA. 46) per cambiare lorigineinO 0: la formula del centro non modifica la sua struttura.
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48 A. Strumia, Meccanica razionale
r
A
A
A
A
A A
1
2
n
n-1s
3v
v
v
v
vv
u
1
2
n
n-1
s
3
FiguraVA. 22: sistema di vettori paralleli
Vi poi unulteriore propriet notevole del centro dei vettori paralleli, che sussiste quando il sistema costituito da vettori non solo paralleli ma
ancheconcordi, cio aventi oltre che la stessa direzione anche lo stessoverso.
Dato un sistema di vettori paralleli e concordi i cui punti di
applicazione cadono non esternamente ad una superficie (o a una
curva nel caso che i punti di applicazione appartengano ad uno stesso
piano) convessa il centro cade non esternamente alla superficie (curva)
convessa.
Ricordiamo cheuna superficie (curva) regolare si dice convessa quando il
piano tangente (la retta tangente) in ogni suo punto lascia lintera superficie
(curva) nello stesso semispazio (semipiano).
curva convessa curva non convessa
FiguraVA. 23: curve convessa e non convessa
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vettori applicati 49
DIMOSTRAZIONE
Vediamo la dimostrazione nel caso di un sistema di vettori i cui punti
di applicazione appartengono ad un piano e sono racchiusi da una curva
convessa: lestensione al caso di una superficie convessa immediata.
Osserviamo anzitutto che essendo i vettori concordi e u il loro versore
le componenti dei vettori e del risultante, definite dalle (VA. 41) e (VA. 43),
sono uguali ai rispettivi moduli.
yx
O
A
A A
A
A1
2 3
n
s
FiguraVA. 24: centro di un sistema di vettori paralleli concordi
Scegliamo ora un sistema cartesiano ortogonale nel piano della curva
convessa Oxy in modo che lasse delle ordinate risulti tangente alla curva
in un suo punto qualsiasi e scriviamo lascissa del centro dei vettori paralleli
proiettando la (VA. 46) sullasse delle x. Otteniamo:
xC= 1
|R|
nXs=1
xs|vs| (VA. 47)
Evidentemente, tenendo conto che il risultante per ipotesi non nullo
abbiamo:
|vs| 0, s= 1, 2, , n; |R|> 0
-
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50 A. Strumia, Meccanica razionale
Inoltre nellipotesi che tutti i punti di applicazione dei vettori paralleli
siano non esterni alla curva, essendo la curva convessa, essi si troveranno nel
semipiano chiuso che contiene la curva, e dunque risulter anche:
xs 0, s= 1, 2, , n
Di conseguenza dalla (VA. 47) risulta che:
xC 0
Ora, data l arbitrariet della scelta del sistema cartesiano, possiamo
ripetere il ragionamento per gli infiniti sistemi di assi il cui asse delle ordinate
risulta tangente in un punto della curva, ottenendo, in conclusione che il
centro deve trovarsi non esterno allintersezione di tutti i semipiani delle
ascisse non negative, cio non esterno alla curva convessa.
Centro di due vettori paralleli
Un esempio interessante di sistema di vettori paralleli dato dal caso pi
semplice, quello di un sistema di due vettori paralleli.
Dalla (VA. 46) possiamo determinare il centro per via analitica:
OC=OA1v
0
1+OA2v
0
2
v01+v0
2
(VA. 48)
a condizione che v01+ v 0
2 6= 0, cio a condizione che il sistema non sia una
coppia, cio abbia risultante non nullo.
Scegliamo un sistema cartesiano nel piano dei due vettori con lasse delle
ascisse coincidente con la retta congiungente i due punti di applicazione. In
questo modo la (VA. 48) proiettata sullasse dellex diviene:
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vettori applicati 51
xC=x1v
0
1+x2v
0
2
v01+v0
2
(VA. 49)
mentreyC= 0 dal momento che i punti di applicazione hanno ordinata nulla.
Distinguiamo ora il caso in cui i vettori sono concordi da quello in cui i
vettori sono discordi.
Vettori concordi
Se i vettori sono concordi abbiamo:
v01
= |v1| , v0
2= |v2|
e il centro si trova non esterno al segmento congiungente i punti di
applicazione. Possiamo vederlo facilmente, per esempio, scegliendo lorigine
delle ascisse coincidente conA1: in questo modo abbiamo:
xC= x2|v2|
|v1|+|v2|
Allora lascissa del centro risulta non negativa e non maggiore di x2, dalmomento che:
0 |v2|
|v1|+|v2| 1
Stabilito che il centro non esterno al segmento congiungente i punti di
applicazione conveniente scegliere lorigine degli assi coincidente con il
centro stesso e definire le distanze in modulo dei punti di applicazione dal
centro:
d1= |x1| , d2= |x2|
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52 A. Strumia, Meccanica razionale
abbiamo di conseguenza:
x01
= d1, x0
2= d2
Per cui la (VA. 49) si pu riscrivere:
|v1| d1= |v2| d2 (VA. 50)
che si legge in questo modo:
il centro di due vettori paralleli concordi si trova non esterno alsegmento congiungente i loro punti di applicazione a distanze da questi che
sono inversamente proporzionali ai moduli dei vettori.
Nel caso di due vettori il centro pu essere determinato facilmente anche
per via grafica, mediante laggiunta di una coppia di braccio nullo ai due
vettori del sistema, come mostrato nella fig.(VA. 25).
A
C
A
P
1
2
v
v
R
asse centrale
1
2
FiguraVA. 25: determinazione grafica del centro di due vettori paralleli concordi
Il nuovo sistema ottenuto in questo modo e riducibile al primitivo
sistema, non pi costituito da vettori paralleli, tuttavia riducibile al
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vettori applicati 53
solo risultante applicato nel punto di intersezione delle due rette dazione.
Questo punto si trova certamente sullasse centrale sul quale il sistema,
essendo a invariante nullo riducibile a un solo vettore applicato. Gli assi
centrali dei due sistemi evidentemente coincidono, dal momento che i due
sistemi hanno lo stesso risultante e lo stesso momento risultante e lasse
centrale determinato dai soli vettori principali di un sistema di vettori
applicati. Ora il centro del sistema dei due vettori paralleli e concordi si deve
trovare contemporaneamente sulla congiungente i due punti di applicazione e
sullasse centrale: quindi si trova nel loro punto di intersezione.
Vettori discordi
In questo caso per la determinazione analitica del centro dobbiamo tener
conto che i due vettori hanno verso opposto, per cui convenendo di scegliere
uno dei due orientamenti come positivo e laltro come negativo, avremo:
v01
= |v1| , v0
2= |v2|
Questo comporta nella relazione (VA. 49), scegliendo lorigine in A1:
xC= x2|v2|
|v1| |v2|
dalla quale abbiamo linformazione che il centro si trova sulla retta
congiungente i due punti di applicazione, ma esternamente al segmento
congiungente, dalla parte del vettore di modulo maggiore. Infatti:
se|v1|> |v2|risulta esserexC
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54 A. Strumia, Meccanica razionale
|v2|
|v1| |v2|=
1
1 |v1||v2|
< 1
e, dunque il centro si trova a destra di A2, cio, dalla parte del vettore dimodulo maggiore che in questo caso v2.
Scegliendo ora lorigine nel centro possiamo introdurre le distanze dei
punti di applicazione dal centrod1 ed2 come nel caso precedente. In questocaso avremo per le ascisse dei punti di applicazione:
x1= d1, x2= d2
dove il segno positivo va preso nel caso in cui il centro si trovi a sinistra diA1e il segno negativo nel caso in cui il centro si trovi a destra di A2.
Queste informazioni sostituite nella (VA. 49), avendo posto xC = 0(origine) ci danno come nel caso dei vettori concordi una relazione di
proporzionalit inversa:
|v1| d1= |v2| d2
che si pu leggere in questo modo:
il centro di due vettori paralleli discordi si trova sulla retta congiungentei loro punti di applicazione, esternamente al loro segmento congiungente a
distanze da questi che sono inversamente proporzionali ai moduli dei vettori
e dalla parte del vettore di modulo maggiore.
Per quanto riguarda la determinazione del centro per via grafica laprocedura del tutto analoga a quella che si conduce nel caso dei vettori
concordi ed illustrata in fig.(VA. 26).
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vettori applicati 55
A A
C
1 2
R
V
V
1
2
P
asse centrale
FiguraVA. 26: determinazione grafica del centro di due vettori paralleli discordi
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Cinematica
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CP. Cinematica del punto
Per iniziare a trattare la cinematica presupponiamo come primitive le
nozioni di spazio e di tempo che assumiamo come note dalla fisica ed
iniziamo subito ad esaminare come si caratterizza il moto di un punto. Ilpunto
geometrico costituisce la prima e pi rudimentale schematizzazione di un
corpo, del quale si trascura la struttura interna, pensandolo come concentratoin un unico punto.
Il punto caratterizzabile mediante un vettore posizione OP, riferibile
ad unorigine O e ad un sistema di assi cartesiani ortogonali propri di
un osservatore munito di un regolo per la misura delle lunghezze e di un
sistema di orologi per la misura dei tempi. La conoscenza del vettore OP
comefunzione del tempo caratterizza completamente il moto del punto.
O
x
y
z
P
OP(t)
FiguraCP. 1: moto di un punto riferito ad un osservatore
Conoscere il moto del puntoPequivale a conoscere la funzione vettoriale
del tempo:
OP =OP(t) (CP. 1)
-
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cinematica del punto 59
ovvero, proiettando sugli assi cartesiani del sistema di riferimento, conoscere
le tre funzioni che danno le coordinate del punto in ogni istante:
xi= xi(t), i= 1, 2, 3 (CP. 2)
che scriveremo anche indifferentemente:
x= x(t)
y= y(t)
z= z(t)
(CP. 3)
Dal punto di vista geometrico queste tre funzioni rappresentano la
parametrizzazione di una curva rispetto al parametro t: tale curva viene detta
traiettoria del moto ed la curva che il punto Pdescrive nello spazio durante
il suo moto.
E conveniente, per introdurre unaltra parametrizzazione per la curvache si pu ottenere mediante lascissa curvilinea s sulla traiettoria. Come
noto dalla geometria lascissa curvilinea definita, rispetto ad unaltra
parametrizzazione della curva (nel nostro caso quella int) come:
s=Z t0
ds( t ) (CP. 4)
dove:
ds(t) =vuutdx
dt
!2+
dydt
!2+
dzdt
!2dt (CP. 5)
Mediante questa nuova parametrizzazione la traiettoria viene descritta
in modo puramente geometrico, senza includere il tempo come parametro,
attraverso lequazione vettoriale:
-
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60 A. Strumia, Meccanica razionale
OP=OP(s) (CP. 6)
o equivalentemente, proiettando sugli assi cartesiani:
x= x(s)
y= y(s)
z= z(s)
(CP. 7)
La legge che regola il cambio di parametrizzazione da tads esprimibile
come un legame funzionale del tipo:
s= s(t) (CP. 8)
e prende il nome diequazione oraria olegge oraria del moto. Mentre la (CP.
6) contiene solamente le informazioni geometriche relative alla traiettoria,indipendentemente dalle informazioni sullevoluzione temporale del moto,
cio sul modo come la traiettoria viene percorsa, la legge oraria non
contiene nessuna informazione sulla forma della traiettoria, ma descrive
propriamente il modo in cui essa viene percorsa nel tempo, cio contiene
tutte le informazioni sullevoluzione temporale del moto.
Perci questa rappresentazione del moto particolarmente conveniente,
perch consente di separare le informazioni pi propriamente geometriche
da quelle strettamentecinematiche.
Cinematica lungo una traiettoria assegnata
Se si suppone assegnata la traiettoria del moto, cio lequazione vettoriale
(CP. 6), o equivalentemente le equazioni (CP. 7), lo studio del moto si
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cinematica del punto 61
riconduce allo studio della sola legge oraria (CP. 8), che pu essere riportata
in grafico fornendo quello che si chiama diagramma orario del moto.
Si introduce, poi, il concetto di velocit media del punto, in un intervallo
di tempo di estremit1 e t2, come:
vm =s(t2) s(t1)
t2
t1(CP. 9)
e di velocit istantanea nellistante genericot, come:
v= ds
dt = s (CP. 10)
dove con il punto si indica loperazione di derivaizone rispetto al tempo.
Questa velocit viene propriamente denominatavelocit scalare del moto
lungo la traiettoria.
Un moto che avviene con velocit positiva un moto in cui la
funziones(t), avendo derivata positiva, crescente: viene perci detto motoprogressivo, mentre un moto in cui la velocit scalare negativa viene detto
regressivo, in quanto s(t)decresce. I punti in cui la velocit si annulla sonodetti punti di arresto: quando i punti di arresto corrispondono a massimi
o minimi relativi della funzione s(t) vengono detti punti di inversione delmoto, in quanto attraversandoli il moto cambia il verso di percorrenza della
traiettoria.
Nel grafico riportato nella fig. (CP. 2) il moto risulta progressivo negli
intervalli:0 t < t1,t > t2e regressivo nellintervallo: t1 < t < t2. I punticaratterizzati dai valori del tempot1e t2sonopunti di inversione.
Per poter condurre lo studio della funzione s(t) dal punto di vista analitico,in modo da valutarne gli estremanti, occorre introdurre anche la sua derivata
seconda rispetto al tempo, che prende il nome di accelerazione scalare:
-
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62 A. Strumia, Meccanica razionale
O t
t
t
s
so
1
2
FiguraCP. 2: diagramma orario del moto
a=d2s
dt2 = v= s (CP. 11)
Si caratterizzano poi alcuni moti particolari:
Moto uniforme
Un moto si diceuniforme quando la sua accelerazione nulla:
a= 0 (CP. 12)
Questa equazione si pu riscrivere esplicitamente nella forma:
s= 0 (CP. 13)
che rappresenta lequazione differenziale della legge oraria per il moto
uniforme.
Integrata essa d:
-
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cinematica del punto 63
s(t) =v0t+s0 (CP. 14)
dove i valori delle due costantiv0ed s0 sono dati dalle condizioni iniziali:
s0= s(0), v0= s(0) (CP. 15)
essendo s0 la posizione iniziale del punto lungo la traiettoria e v0 la suavelocit iniziale.
Moto uniformemente vario
Un moto si dice uniformemente vario quando la sua accelerazione
costante:
a= a0 (CP. 16)
ovvero:
s= a0 (CP. 17)
che integrata fornisce l equazione oraria:
s(t) =1
2a0t
2 +v0t+s0 (CP. 18)
Il moto uniformemente vario si dir uniformemente accelerato sea0 >0euniformemente ritardato sea0
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64 A. Strumia, Meccanica razionale
Moto vario
Un moto si dicevario quando non rientra nelle due categorie precedenti:
in questo caso la funzione a(t) qualunque e per determinare la legge orariasi dovr procedere caso per caso a due successive integrazioni, una volta
conosciuta la funzione accelerazione scalare. Lequazione differenziale del
moto si scrive:
s= a(t) (CP. 19)
Integrando una volta si ottiene la funzionevelocit:
v(t) =Z t0
a( t )dt+v0 (CP. 20)
Integrando una seconda volta si ha la legge oraria del moto:
s(t) =Z t0
v( t )dt+v0t+s0 (CP. 21)
Cinematica vettoriale
Una descrizione complessiva del moto, che includa anche la traiettoria,
si pu fare considerando non appena la legge oraria (CP. 8), ma la funzione
vettoriale (CP. 1). A questo scopo si definiscono:
la velocit vettoriale del puntoP:
v= dOP
dt =
dP
dt (CP. 22)
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cinematica del punto 65
dove la notazione abbreviata, che ometteO per sottolineare che P il punto
variabile, quella che useremo pi frequentemente;
laccelerazione vettoriale del puntoP:
a= dv
dt =
d2P
dt2 (CP. 23)
Per evidenziare, nelle formule, ci che dipende dalla geometria
(traiettoria ) e ci che dipende dal tempo (legge oraria ) necessario
pensare la funzione vettorialeOP(t)come unafunzione composta del tempoattraverso s:
OP =OP(s(t)) (CP. 24)
in modo da evidenziare il legame tra le caratteristiche geometriche della
traiettoria e le grandezze cinematiche.
In questo modo la velocit vettoriale si esprime come:
v= dP
ds
ds
dt
ma:
T = dP
ds (CP. 25)
il versore tangente 1 alla traiettoria nel puntoP. Di conseguenza si ottiene:
1Richiami sulla geometria delle curve si possono trovare nellappendiceCU - Propriet
differenziali delle curve.
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66 A. Strumia, Meccanica razionale
v= sT (CP. 26)
relazione che ci informa che:
La velocit vettoriale un vettore sempretangente alla traiettoria e dimodulo uguale al valore assoluto della velocit scalare
La rappresentazione (CP. 26) prende il nome di rappresentazione
intrinseca della velocit vettoriale.
Derivando la (CP. 26) rispetto al tempo ricaviamo laccelerazione
vettoriale:
a= d
dt
(sT) = sT+ sdT
dt
(CP. 27)
ma T funzione composta del tempo attraverso s, per cui possiamo scrivere:
dT
dt =
dT
ds
ds
dt (CP. 28)
Ora, dalla teoria delle curve sappiamo che:
dT
ds
=CN=1
N (CP. 29)
dove N il versorenormale principale alla curva e:
C=1
(CP. 30)
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cinematica del punto 67
la curvatura principale e il raggio di curvatura ed uguale al raggio
delcerchio osculatore.
Dunque sostituendo nella (CP. 28) otteniamo:
dT
dt =
s
N
e quindi nellequazione dellaccelerazione (CP. 27), abbiamo:
a= sT+s2
N (CP. 31)
Questa larappresentazione intrinseca dellaccelerazione vettoriale.
Il vettoreaccelerazione possiede due componenti:
una componentetangenziale, cio diretta come il versore tangente alla
curva, il cui valore uguale allaccelerazione scalare:
aT = a T = s (CP. 32)
una componente normale , cio diretta come il versore normale
principale all curva, il cui valore dato da:
aN= aN= s2
(CP. 33)
Il termine aT responsabile delle variazioni del modulo del vettore
velocit; infatti:
d |v|
dt =
dv2
dt =
vv2
dvdt
= v
|v| a= T a= aT
-
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68 A. Strumia, Meccanica razionale
Laccelerazione normale , invece di conseguenza, responsabile delle
variazioni delladirezione del vettore velocit.
Osserviamo, ancora, che se si richiede che v sia costante durante il moto,
il che equivale a dire, che il vettore accelerazione sia nullo:
v= costante a= 0
dalla (CP. 31) abbiamo:
sT+s2
N=
Dal momento che T e N sono vettori linearmente indipendenti, la
condizione precedente equivale a dire:
s= 0,
s2
=Cs2
= 0 (CP. 34)
La prima delle condizioni (CP. 34) equivale alla richiesta che il moto sia
uniforme (CP. 13) e il suo integrale dato dalla legge oraria (CP. 14); la
seconda, dal momento che, in generale s 6= 0, altrimentiPsarebbe in quiete,equivale a richiedere che C = 0, ovvero che , e cio che il moto siarettilineo.
Poich allistante inizialet = 0abbiamo:
s(0) =v0, v0 T0= v0 (CP. 35)
e allistante genericot la velocit vale:
v= v0 T (CP. 36)
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cinematica del punto 69
lequazione della traiettoria sar data dalla condizione sulla tangente:
T = T0 dPds
= T0= v0
v0(CP. 37)
Integrando rispetto ad s si ottiene lequazione vettoriale di una retta nel
parametros:
OP(s) = (s s0) v0v0
(CP. 38)
che evidentemente lequazione vettoriale di una retta passante per la
posizione inizialeOP0= s0 T0.
Come si visto in questo semplice esempio, dalla cinematica vettoriale si
hanno informazioni sia sullalegge oraria che sullatraiettoria.
Integrazione dellequazione vettoriale del moto
Noto il vettore accelerazione in funzione del tempo:
a (ax, ay, az)
lequazione differenziale del moto, in forma vettoriale :
d2P
dt2 = a(t) (CP. 39)
che proiettata su un sistema di assi cartesiani ortogonali rappresenta un
sistema di equazioni differenziali del sesto ordine:
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70 A. Strumia, Meccanica razionale
x= ax(t)
y = ay(t)
z= az(t)
(CP. 40)
Sistema che integrato una volta fornisce le componenti del vettore velocit
in funzione del tempo:
vx(t) =v0x+Rt0
ax( t ) dt
vy(t) =v0y+Rt0
ay( t ) dt
vz(t) =v0z+Rt0
az( t ) dt
(CP. 41)
e integrato una seconda volta d le coordinate del punto in funzione del tempo
(integrale del moto):
x(t) =x0+Rt0
vx( t ) dt
y(t) =y0+Rt0
vy( t ) dt
z(t) =z0+Rt0
vz( t ) dt
(CP. 42)
Questi risultati si possono riassumere in rappresentazione indicale come:
vi(t) =v0i+Z t0 ai(
t ) d
t (CP. 43)
e rispettivamente:
xi(t) =x0i+Z t0
vi( t ) dt (CP. 44)
-
7/21/2019 Meccanica Razionale - Alberto Strumia
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cinematica del punto 71
ovvero nella rappresentazione vettoriale simbolica:
v(t) = v0+Z t0
a( t ) dt (CP. 45)
OP(t) =OP0+ Z t
0
v( t ) dt (CP. 46)
Questi risultati significano che lintegrazione di una funzione vettoriale
equivale allintegrazione di ogni sua componente.
Moti piani in coordinate polari
Diamo anzitutto la seguente definizione dimoto piano:
Un moto si dice piano quando la sua traiettoria contenuta in un piano
invariabile rispetto all osservatore, che si dice piano del moto
Di conseguenza nel caso del moto piano i versori tangente e normale
principale appartengono al piano del moto, che coincide con il piano
osculatore della traiettoria, mentre il versorebinormale costante e normale
al piano del moto: questo sufficiente a garantire che il vettore velocit e il
vettore accelerazione, in base alla (CP. 26) e, rispettivamente alla (CP. 31),
appartengano al piano del moto.
Spesso pu essere conveniente, quando si analizza un moto piano
proiettare le equazioni vettoriali del moto, anzich su di un sistema cartesiano,
su un sistema dicoordinate polari (r,)disposto come in figura (??).
In questo sistema di coordinate:
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72 A. Strumia, Meccanica razionale
O
x
y
P
r
!u
w
FiguraCP. 3: rappresentazione di un moto piano in coordinate polari
r= |OP| (CP. 47)
il modulo del raggio vettore che individua il punto P e langolo formato
daOPcon lorientazione positiva delle ascisse.
Anzich fare uso della base ortonormale degli assi cartesiani ortogonali:
{ei, i= 1, 2}
si introducono i nuovi versori:
u= R e1, w= R e2 (CP. 48)
essendo:
R cos sen
sen cos
(CP. 49)
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cinematica del punto 73
la matrice di rotazione 2 2 che definisce una rotazione di un angolo nel piano del moto. Si ottengono subito le componenti cartesiane dei nuovi
versori di base:
u (cos,sen), w (sen,cos ) (CP. 50)
che sono manifestamente ortonormali essendo stati ottenuti mediante
rotazione di una base ortonormale.
Il legame tra le coordinate cartesiane e le coordinate polari nel piano
risulta allora esprimibile nella forma:
x= OP e1
y= OP e2(CP. 51)
Ma essendo:
OP =ru (CP. 52)
segue:
x= r cos
y= r sen (CP. 53)
A questo punto siamo in grado di caratterizzare le grandezze cinematiche
ve a, per il moto piano, in coordinate polari.
Per la velocit, derivando rispetto al tempo la (CP. 52) abbiamo:
v=dP
dt =
d
dt(ru) = ru +r
du
dt (CP. 54)
-
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74 A. Strumia, Meccanica razionale
Ma u funzione composta del tempo attraverso , dunque svilupperemo
la derivata nel modo seguente:
du
dt =
du
d
d
dt (CP. 55)
Dalla (CP. 50) ricaviamo:
du
d (sen,cos ) w (CP. 56)
Quindi:
du
dt = w (CP. 57)
Sostituendo questi risultati nella (CP. 54) otteniamo lespressione finale
per la velocit nei moti piani, in coordinate polari:
v= ru +rw (CP. 58)
Per valutare laccelerazione in coordinate polari procediamo
analogamente. Scriviamo:
a=dv
dt =
d
dt(ru+rw) = ru+ r
du
dt+ r w+rw+r
dw
dt (CP. 59)
Ci occorre valutare ancora:
dw
dt =
dw
d
d
dt (CP. 60)
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cinematica del punto 75
E dalla (CP. 50):
dw
d (cos, sen) u (CP. 61)
Quindi:
dw
dt = u (CP. 62)
In conclusione, inserendo la (CP. 57) e la (CP. 62) nella (CP. 59) otteniamo
la rappresentazione dellaccelerazione per i moti piani:
a= (r r 2)u + (r + 2r )w (CP. 63)
Sia per la velocit che per laccelerazione vengono denominate come:radiale la componente secondo ue trasversale la componente secondo w.
Si utilizzano le seguenti notazioni:
vr = r velocit radiale
v= r velocit trasversale
ar = r r 2 accelerazione radiale
a= r + 2r accelerazione trasversale
(CP. 64)
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Velocit areale
Trattando dei moti piani particolarmente utile definire anche una
grandezza legata allarea che il raggio vettore descrive durante il moto: si
dice velocit areale larea che il raggio vettore descrive nell unit di tempo .
Considerando un intervallo di tempo t il raggio vettore OPruoter di
un angolo attorno ad O a partire dalla direzione che aveva allinizio
dellintervallo. Pensando che tsia abbastanza piccolo larea descritta dal
raggio vettoreOP, nellintervallo di tempo tsar uguale allarea del settore
circolare di raggio r e angolo al centro , a meno di infinitesimi di ordine
superiore al primo. Cio si avr:
A=1
2r2 +O[()2] (CP. 65)
O x
y
r
r'
PP' r
!
"!
"!
FiguraCP. 4: are