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IL RISVEGLIO DELLA STORIA PERSONAGGI CUSTODE: Stanislav Stancik, un giullare alla corte di Cracovia nel XVI secolo, viaggia attraverso il tempo per proteggere i valori della storia e del ricordo. BONA SFORZA: Regina di Polonia, Granduchessa di Lituania, madre di Sigismondo II Augusto. SIGISMONDO II AUGUSTO: Re di Polonia, Granduca di Lituania, figlio di Bona. BARBARA RADZIWILL: Regina di Polonia, una nobildonna del Granducato di Lituania, moglie di Sigismondo II Augusto. SIMAS: un ragazzo amichevole dotato di eccellenti doti comunicative, diligente e determinato nel voler diventare un soldato. TADAS: uno sperimentatore geniale ed emotivo. Non va daccordo con Beatrice che conosce da molto tempo e conosce le sue buone qualità, perciò il comportamento superficiale della ragazza lo intristisce e lo fa infuriare. BENEDIKTAS: lunico secchione. Studia molto per soddisfare le aspettative dei suoi genitori. MODESTAS: il più giovane, che antepone la scienza e la conoscenza dei fatti alla relazione con i compagni. DONATAS: un ragazzo amichevole e disponibile a cui, dopo il divorzio dei genitori, mancano particolarmente il padre e il suo migliore amico: un cane pastore di nome Jim. Rifiuta deliberatamente di imparare (per mostrare il suo risentimento) e cerca di creare più guai possibili a sua madre. VEJAS: un pivellino di seconda che non studia e disprezza la scuola. I genitori emigrati lhanno lasciato con una zia fin dalla più tenera infanzia, in compenso lo ricoprono di soldi e di regali. Vuole essere un leader nella classe. LUKAS: non molto dotato intellettualmente, una peste, ma con un gran cuore, proviene da una famiglia numerosa che però versa sempre in ristrettezze economiche. Lukas fa comunella con Vejas che pretende cieca obbedienza KARINA: ragazza riservata e silenziosa. I ragazzi la evitano e lei evita loro. Le piace segretamente Modestas.

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IL RISVEGLIO DELLA STORIA

PERSONAGGI

CUSTODE: Stanislav Stancik, un giullare alla corte di Cracovia nel XVI

secolo, viaggia attraverso il tempo per proteggere i valori della storia e del

ricordo.

BONA SFORZA: Regina di Polonia, Granduchessa di Lituania, madre di

Sigismondo II Augusto.

SIGISMONDO II AUGUSTO: Re di Polonia, Granduca di Lituania, figlio

di Bona.

BARBARA RADZIWILL: Regina di Polonia, una nobildonna del

Granducato di Lituania, moglie di Sigismondo II Augusto.

SIMAS: un ragazzo amichevole dotato di eccellenti doti comunicative,

diligente e determinato nel voler diventare un soldato.

TADAS: uno sperimentatore geniale ed emotivo. Non va d’accordo con

Beatrice che conosce da molto tempo e conosce le sue buone qualità,

perciò il comportamento superficiale della ragazza lo intristisce e lo fa

infuriare.

BENEDIKTAS: l’unico secchione. Studia molto per soddisfare le

aspettative dei suoi genitori.

MODESTAS: il più giovane, che antepone la scienza e la conoscenza dei

fatti alla relazione con i compagni.

DONATAS: un ragazzo amichevole e disponibile a cui, dopo il divorzio

dei genitori, mancano particolarmente il padre e il suo migliore amico: un

cane pastore di nome Jim. Rifiuta deliberatamente di imparare (per

mostrare il suo risentimento) e cerca di creare più guai possibili a sua

madre.

VEJAS: un pivellino di seconda che non studia e disprezza la scuola. I

genitori emigrati l’hanno lasciato con una zia fin dalla più tenera infanzia,

in compenso lo ricoprono di soldi e di regali. Vuole essere un leader nella

classe.

LUKAS: non molto dotato intellettualmente, una peste, ma con un gran

cuore, proviene da una famiglia numerosa che però versa sempre in

ristrettezze economiche. Lukas fa comunella con Vejas che pretende cieca

obbedienza

KARINA: ragazza riservata e silenziosa. I ragazzi la evitano e lei evita

loro. Le piace segretamente Modestas.

BEATRICE: una bella ragazza. Sceglie i compagni con cui stare. Vuole

apparire impassibile e senza sentimenti, nascondendo a tutti il fatto che lei

si prende cura della nonna gravemente malata e ne manda avanti la

fattoria. Tadas sa tutto e perciò lei lo evita.

VILIJA: una ragazza sbadata amica di Beatrice. Si sente a disagio per il

comportamento della propria amica, lei vorrebbe fare amicizia con tutti gli

altri bambini.

ADELE: una studentessa perfetta molto razionale, rispettata da tutti i

compagni, figlia di un medico che sostiene la sua volontà di diventare una

cardiologa. Amica di Liepa.

LIEPA: una ragazza sensibile, premurosa, onesta, un’artista di talento.

Amica di Adele.

PERSONAGGI SECONDARI

KARPIS: l’insegnante di storia Terese Karpiene

MADRE DI BENEDIKTAS

GUARDIA ARMATA/ARMIGERO che si anima

MEDICO DELLA REGINA BONA

L’azione si svolge in un museo dove l’insegnante sta tenendo una lezione

di storia a 12 studenti. Le scene contrassegnate da [ ] riguardano azioni

parallele che succedono simultaneamente o in luoghi diversi.

PROLOGO

Corridoio del museo. Esposizione di oggetti rinascimentali presenti nel

castello: abbigliamento, casalinghi, armi, armature, un grande orologio

d’oro scintillante. Un gruppo di dodici studenti, sette ragazzi e cinque

ragazze, bighellonano. Tutti gli studenti. Il custode.

VEJAS: (a Lukas) Va a dare un’occhiate se arriva l’insegnante.

LUKAS: Sta calmo. Sta parlando con il curatore del museo e ci sta

salutando (imita l’insegnante) così.

VILIJA: Affari di stato prima delle lezioni. Durerà molto.

BEATRICE: Ascoltate tutti! Perché non ci divertiamo? Faremo una

cruenta battaglia storica. Voi sarete i Turchi (indicando Vejas, Lukas,

Donatas), e voi (indicando il resto dei ragazzi) le mura della fortezza. I

Turchi conquisteranno il castello, voi sarete fatte schiave (indicando le

ragazze), e io sarò portata nel luogo dove vive il potente e incredibilmente

ricco sultano Osman.

TADAS: Sì, sogna pure. Io non muoverei un dito.

Vejas: (a Tadas) Nessuno te l’ha chiesto. Noi siamo ussari alati che volano

per difendere il castello.

Vejas afferra un elmetto e una cotta dalla mostra delle armature del

museo. La ragazza resta a bocca aperta, ma subito inizia a ridacchiare al

ragazzo dall’aspetto buffo che si muove alla cieca e si dirige verso di loro

stentatamente.

TADAS: (A Vejas) Mi sembri più una talpa, solo senza ali e con la testa

compressa nell’armatura.

Vejas colpisce Tadas con una mazza ferrata che, essendo solo una

decorazione, si rompe.

TADAS: (a Vejas) Non mi hai fatto male, ma ti farò male io, adesso.

Tadas e Vejas combattono, le ragazze li circondano. A questo punto,

Donatas sussurra qualcosa all’orecchio di Lukas, entrambi ridono

sguaiatamente.

Donatas: (a Benediktas) Benas, come si chiama quella cosa che usavano i

nemici per distruggere il cancello?

BENEDIKTAS: (sbalordito guarda i ragazzi che si spingono e mettono

sottosopra gli oggetti esposti) Ariete. E per favore chiamami Benedik…

LUKAS: Ok. San Benedetto, tu sarai l’ariete …

Donatas e Lukas afferrano Benediktas per il torace e le gambe, lo girano

in orizzontale e lo trasportano urlando verso la battaglia e il cerchio degli

osservatori.

DONATAS: Arrendetevi, visi pallidi!

LUKAS: Arrivano i Turchi!

MODESTAS: (alza gli occhi dallo schermo del cellulare, scuote la testa)

È uno slogan indiano, zuccone!

Donatas e Lukas, trasportano Benediktas fino a colpire il cerchio dei

ragazzi che cadendo a terra urtano un grande orologio rinascimentale.

Questo cade a terra con un tonfo sordo. Improvvisamente le luci si

spengono. L’orologio comincia a battere forte i rintocchi.

MODESTAS: (sussurrando) Sedici … Non può essere! Questi orologi non

possono battere sedici rintocchi, solo dodici. È tecnicamente impossibile.

ADELE: Questo orologio non funzionava proprio, non si sentiva il

ticchettio, e neanche le lancette si muovevano.

LIEPA: Forse è speciale? Dopotutto è antico, non mi piace il buio. Perché

non viene nessuno? Dov’è scomparsa la prof?

MODESTAS: Sì, un altro fatto inspiegabile dalla scienza. Alle due del

pomeriggio non è buio neanche in inverno e noi siamo in estate da 22

giorni.

BEATRICE: Vuoi chiudere il becco!

VILIJA: Telefona alla prof!

LUKAS: Chiamala tu! Molto intelligente consumare il credito degli altri.

LIEPA: (urlando) Prof, dove è? Prooooof!

ADELE: E come si chiama?

TADAS: Non ne ho la più pallida idea. Tutti la chiamano prof. Ehi, chi sa

il nome dell’insegnante? (i bambini non rispondono)

ADELE: Noo! (ironicamente) Siamo proprio bravi studenti!

Nel corridoio, si riesce a scorgere la debole luce di una lampada che

oscilla e si sente una tosse secca e rumore di passi che si avvicinano.

TADAS: Shh. Tranquilli. Non è la prof.

MODESTAS: Certo che no. Prima di tutto non sono i passi di scarpe col

tacco e poi, m-m-m-m-m-m-…

BEATRICE: (copre la bocca di Modestas con il palmo della mano) Ti

prego di star zitto. Almeno per una volta in sei anni!

Un uomo anziano con una lampada in mano entra nella sala, con indosso

un vecchio cappotto consunto e un berretto. I ragazzi si raggruppano in un

angolo. Benediktas, Vejas, Beatrice, Vilija si nascondono in una nicchia.

CUSTODE: (raccogliendo i pezzi dal pavimento e rimettendoli al proprio

posto). Un altro richiamo. È già il terzo dall’avvistamento delle prime

rondini! Sua grazia, il vecchio re si rivolterebbe nella tomba vedendo tutto

questo. Un tale comportamento è inaccettabile perfino per il più

capriccioso degli eredi al trono. Perfino sua grazia il principino Augusto

avrebbe ricevuto una punizione esemplare.

Tadas and Liepa cercano di aiutare il custode passandogli gli oggetti.

TADAS: Buongiorno, signore. Io sono Tadas e questa è Liepa.

LIEPA: Ci scusiamo sinceramente. Ci siamo comportati molto male.

Capisco che ci voglia punire.

Il custode finisce di sistemare gli oggetti sparsi, in silenzio. I ragazzini

cominciano a litigare rumorosamente.

MODESTAS: Perché dovremmo essere puniti tutti? Chi ha iniziato, si

faccia avanti.

ADELE: È colpa di tutti. Avremmo dovuto fermarli.

KARINA: (in maniera educata) Se la prof ci darà un brutto voto, io non

starò zitta. Ha iniziato quella vanitosa di Beatrice e poi Vejas…

BEATRICE: (corre verso Karina) E tu sei una sporca spia.

Il custode spegne improvvisamente la lampada. I ragazzini sono sorpresi e

si azzittiscono.

CUSTODE: (lentamente riaccende la lampada, la sala diventa più

luminosa) Signorine e signorini, mi presento (con un inchino) Stanislav

Stancik, real … (si interrompe improvvisamente) … un custode del museo.

Preservo la storia dall’oblio e dalla devastazione.

DONATAS: Non capisco, signore, … non saremo puniti?

CUSTODE: Punizione? Sarebbe utile?

LUKAS: E non dovremo pagare?

CUSTODE: Si può ripagare con il denaro un tale scempio?

BENEDIKTAS: E non lo dirà ai nostri genitori?

CUSTODE: (sorride) No. Guardandovi vedo che i vostri genitori sono di

ben poco aiuto. Vi serve una buona lezione.

VEJAS: Cosa vuol dire?

CUSTODE: Non sai cos’è una lezione, giovinotto?

VEJAS: (con amarezza) Un incubo di 55 minuti!

CUSTODE: Ah ah, spiritosone. Chiamala come vuoi!

Il custode esce dalla porta verso il corridoio ridendo sommessamente.

Una volta uscito, i muri della stanza cominciano a muoversi, ci sono porte

che si chiudono e altre che si aprono creando tre nuove uscite nel

seminterrato in un ambiente simile.

PRIMO EPISODIO

Scena 1

La stanza nel seminterrato. Ragnatele pendono dai muri, alcune torce,

fissate nei portatorce, emanano una luce fioca. Tutti gli studenti.

TADAS: (cercando di mantenere la calma) Wow! Come ha fatto a

cambiare la stanza in questo modo? Mi ricordo solo una luce e dei muri

che si sovrapponevano. Tanto di cappello agli ingegneri…

SIMAS: Vedrai, sarà una di quelle lezioni moderne (ironicamente fa il

segno delle virgolette con le dita) con attrezzature 5D o anche 7D.

VEJAS: Non necessariamente. Quando ero in vacanza a Londra con i miei

genitori, siamo andati in un museo sotterraneo molto simile. Niente

tecnologia, tutto sembrava fermo a parecchi secoli fa. Immaginate, ho

visto persino delle lucertole, e mia sorella ha sentito dell’acqua gocciolarle

sulla testa dal soffitto.

MODESTAS: No, no. Ho già visto qualcosa di simile. Ci sono delle vie di

fuga ‘intelligenti’. Si risolve un indovinello, si svolge un compito e in

questo modo si arriva all’uscita. (guarda i compagni per avere conferma,

fa un sospiro profondo) Mmm, bloccato qui con voi. Adele, proviamo

insieme.

ADELE: Modestas, vergognati. (ai ragazzi) Ascoltate tutti, cerchiamo il

primo indizio. Qualsiasi cosa che sia simile a un compito la cui risposta

porti a un nuovo indizio.

SIMAS: Brava, Adele.

VILIJA: (impaurita) Io non sono brava in matematica. Io non risolverò

niente e non uscirò da questo posto. Aspettiamo che torni il custode. (si

dirige verso l’uscita più vicina) Signor Stanislav, dove è andato? (urlando)

Signore!

SIMAS: Vilija, non farlo. Usciremo da soli. Non avete sentito quello che

ha detto il custode? È una lezione. Ha parlato di un rompicapo. Una volta

che l'avremo risolto, potremo uscire di qui. Fatemi pensare (marciando

come un eroe di un film, fa un piegamento, si stira la testa con le mani, si

alza di nuovo)

LIEPA: Ora ricordo! Stanislav Stancik. È nel quadro di Jan Matejkp. L’ho

studiato alla scuola d’arte. Il nome e il cognome coincidono e anche la

faccia e lo strano modo di parlare… Deve essere quel famoso giullare

saggio alla corte di Cracovia nel sedicesimo secolo.

ADELE: Ma, Liepa, non può essere! Sono passati quasi cinquecento anni!

Dopo tutto non siamo in una fiaba, noi siamo reali! Siamo venuti a visitare

un museo con la nostra insegnante. Quello è una persona normale e il

nome e l’aspetto sono solo una coincidenza.

BEATRICE: O il trucco. Tu non hai idea di cosa sia capace un bravo

truccatore! Vejas, dov’è il tuo i-phone? Controlla la lista degli impiegati

sul sito del museo e io ti posso garantire che troverai una foto di questo

cane da guardia della storia. Semplicemente, sarà senza trucco, male in

arnese e con un maglione consunto.

VEJAS: (confuso) Non c’è la connessione.

TADAS: Perché il tuo telefono è una ciofeca. (Simas, Vilija e Lucas

ridono)

VEIJAS: (a Lukas) Cosa ridi? Tu non hai neanche il telefono.

Lukas si sposta da una parte un po’ in imbarazzo. I ragazzi alzano i propri

cellulari, cercando la connessione.

TUTTI: Non c’è… Non va…. Il mio va a momenti… scarico.

DONATAS: (tenendo una bussola nel palmo) Ehi! Io uso questa quando

l’olfatto del mio cane non è sufficiente per trovare l’uscita dal bosco. I

vecchi strumenti affidabili funzionano senza Internet. (imposta la

direzione). La nostra scuola è a ovest. Ecco, di qua.

I ragazzi, felici, seguono Donatas verso l’uscita.

DONATAS: (si ferma all’improvviso e guarda ansiosamente la bussola)

Cosa succede?! Sta indicando una direzione completamente diversa.

Donatas va verso l’altra uscita. I bambini lo seguono.

DONATAS: Mistero! La bussola ha smesso di funzionare. (imitando suo

padre quando è arrabbiato). Figliolo, ti ho regalato l’oggetto più costoso.

(getta a terra la bussola) La mamma ha ragione, non devo fidarmi del

babbo.

Dal fondo del primo corridoio si sente il nitrire di un cavallo, suoni di

metallo e urla come se qualcuno stesse combattendo con delle spade, dal

secondo corridoio si sente una musica rinascimentale soffocata e c’è

silenzio nel terzo corridoio.

LUKAS: Zitti! Lo sentite anche voi?

TUTTI: Lo sento anch’io. Là, e poi… sento una musica… Sembra uno

sferragliare di spade.

TADAS: Non troveremo l’uscita stando seduti qui. Dividiamoci in gruppi.

Chi trova aiuto per primo, chiama gli altri.

SIMAS: Sembra un film dell’orrore.

ADELE: Mi ricorda di più l’armadio misterioso del film ‘Narnia’. Se

saremo uniti, se agiremo in modo saggio e non litigheremo con i locali,

scapperemo.

TADAS: Chi viene con me?

Simas, Modestas, Benediktas fanno un passo verso Tadas.

LIEPA: Non penso vi dispiacerà se Adele guida il gruppo delle ragazze.

Karina, Vilija, Liepa vanno verso Adele. Beatrice aspetta.

VEIJAS: Gente, andiamo.

Lukas e Donatas escono con Vejas. Beatrice li segue.

VEIJAS: (a Beatrice) Carissima Beatrice! Dove stai andando? Mi

dispiace, ma le tue unghie lunghe e il tuo nasino incipriato ci creano solo

disturbo.

BEATRICE: (a Vejas) Palloni gonfiati. Adele, andiamo là, da dove viene il

suono della musica. Tadas, il primo che si salva, chiama la sicurezza.

D’accordo?

Tadas non risponde, scuote solo le spalle. Le ragazze escono dalla

seconda uscita.

SIMAS: Tadas, non è saggio andare dove c’è rumore di armi. D’altra parte,

il silenzio non promette niente di buono.

VEJAS: Vigliacchi!

Vejas si affretta verso la prima uscita seguito da Donatas e Lukas. Tadas,

Simas, Modestas, Benediktas escono dalla terza. Il custode entra nella

stanza vuota.

CUSTODE: (raccoglie la bussola e se la mette in tasca) La terrò finché

non torna il proprietario. Non è colpa vostra. In questa lezione gli

strumenti non funzionano, solo cervello e cuore possono trovare l’uscita.

Benvenuti all’incrocio tra passato e presente, nel mondo degli opposti

dove l’amicizia si trasforma in inganno e l’acqua in veleno. Non scorderete

questa lezione per molto tempo.

Scena 2

Una stanza buia con torce alle pareti. Sul trono siede una donna vestita di

scuro con un copricapo bianco. È la regina Bona Sforza. È concentrata su

qualcosa. Mentre pensa intensamente, sussurra. Si sentono passi felpati, la

testa di Simas appare dietro la porta. Improvvisamente Bona Sforza alza lo

sguardo e i loro sguardi si incontrano. Simas, immobile, fissa la regina.

Simas, Modestas, Benediktas, Tadas, la regina Bona Sforza, armigero.

BONA: (fa cenno di avvicinarsi) (in italiano.) Dio mio! Quanto devo

aspettare ancora? Oh, mio caro Sigismondo! Non ci sono più i servitori di

una volta. (Arrabbiata) Avvicinatevi, idioti!

SIMAS: Non capisco una parola.

MODESTAS: (mette dentro la testa per vedere) Non aver paura, è

un’attrice. Ci darà un compito.

Modestas va avanti per primo, Simas, Tadas e Benediktas lo seguono. I

ragazzi stanno in piedi al cospetto della regina.

BONA: (in italiano) Finalmente. Italiani?

La regina e i ragazzi si guardano. Modestas, che ha capito la domanda, fa

cenno con la mano e la testa di no.

MODESTAS: No, no. Parliamo inglese e lituano.

BONA: Lituano?! (l’armigero cessa di essere solo una decorazione e,

improvvisamente, afferra l’arma e colpisce il suolo con forza).

Inginocchiatevi davanti alla vostra regina. (i bambini impauriti si

inginocchiano)

BONA: (sibilando) Lituani? Chi e perché vi ha inviato qui, nobiluomini?

(L’armigero di nuovo colpisce il suolo con forza). Parla tu, perché sei così

silenzioso?

BENEDIKTAS: (balbettando) Ci ha mandato un uomo che si chiama

Stanislav Stancik. Ci ha portati qui, ma noi non volevamo. È la verità.

Vorrebbe essere così gentile da dirci cosa dobbiamo fare? Per favore.

Voglio andare a casa e mia madre si starà preoccupando.

BONA: (la rabbia lascia il posto alla sorpresa) Stancik? (in ita1iano)

Bene, bene. (esamina i bambini, con il suo scettro tocca lo zainetto di

Benedictas e le scarpe di Simas, poi fa una lunga pausa osservando lo

stemma della scuola sulla giacca di Tadas) I nobili hanno un aspetto così

strano. (in ita1iano) Che cosa interessante… Come vi chiamate

gentiluomini?

La regina si gira verso Modestas quando il ragazzo, sovrappensiero, fa

esplodere il chewing gum. La regina si spaventa e si nasconde in una

nicchia urlando.

BONA: Questi selvaggi sono venuti per uccidermi!

La bolla si ritira nella bocca di Modestas. Il ragazzo si alza, si toglie la

gomma dalla bocca e cerca un cestino.

MODESTAS: Oh, basta con questa commedia. (tira fuori un fazzoletto di

carta, avvolge la gomma, la fa scivolare in tasca) E dica al personale di

mettere i cestini nelle stanze. Bene, e ora ci dia il compito da svolgere. Ah,

capisco, devo parlare come a teatro. (si inchina mostrando agli altri come

fare) Sua maestà, nobile regina, ordini e le porteremo il mondo ai suoi

piedi.

(I ragazzi si inchinano in maniera goffa, piegandosi buffamente,

combinando l’inchino maschile e quello femminile).

BONA: (comincia a ridere forte guardando i ragazzi) Tutti idioti. (prende

un rotolo di carta da una nicchia nel muro e lo passa a Modestas) Va’ in

cucina e di’ che voglio la cena immediatamente. Voglio sentire dei veri

sapori, il sapore delle spezie. Digli di usare molte verdure, specialmente

cavolfiori e porro. Tutto buon cibo italiano.

SIMAS: Non è poi un compito così difficile. Cucino spesso a casa.

Benediktas, leggi la ricetta.

BENEDIKTAS: (cercando di leggere) Ca-vol-fi-o-re – Ho capito. Capisco

porro, ma cos’è fa-gi-o-lo? Devo scoprirlo. (si avvicina al trono su cui è

seduta la regina, fa scivolare un foglietto con una ricetta) Zietta, … oops,

sua maestà, non capisco qualcosa qui.

La regina si alza bruscamente, l’armigero si avvicina e prende Benediktas

per un orecchio e lo solleva da terra. Benediktas urla.

MODESTAS: Questo è troppo. Violenza sui bambini. (fa un passo avanti,

colpisce l’armigero con un pugno) Libera Benediktas! (a Bona) Che cosa

vuoi da noi?!

Bona fa un gesto e l’armigero libera Benediktas, ma afferra l’orecchio di

Modestas. Bona si avvicina alla faccia del ragazzo, fissandolo negli occhi.

BONA: Cosa voglio da voi? Tagliare le vostre teste di nobili ribelli! Ma

prima di ciò voglio mangiare! (urla in faccia a Modestas, l’armigero gli

tira l’orecchio e il ragazzo urla) Voglio mangiare! Del buon cibo! Cibo!

TADAS: Benediktas, tira fuori il sacchetto della merenda. Lo so che la

porti sempre con te.

BENEDIKTAS: (riluttante la tira fuori, parla a se stesso imitando

l’amico) Benediktas, prendi fuori la scatola, Benediktas danne un po’ a

tutti, dammene un pezzo. È sempre così. E chi dà da mangiare a

Benediktas? Non sappiamo per quanto tempo saremo bloccati qui. Inoltre,

se quella donna che assomiglia a una regina dice che ha fame, significa che

qui non c’è cibo. Con le mie patatine e la mia Coca posso sopravvivere

una settimana…

Simas strappa la scatola dalle mani di Benediktas, corre verso la regina,

le allunga la scatola e si inchina. Bona fa un cenno e l’armigero libera

l’orecchio di Modestas, il ragazzo si rifugia in un angolo della stanza.

BONA: (si siede con la scatola in grembo e la esamina) Che cos’è questo?

(in italiano)

SIMAS: Cibo. (fa segno di mangiare = Gnam, gnam).

Bona fa segno con la mano a Simas di stare zitto. L’armigero emette un

suono metallico. Simas si copre entrambe le orecchie con le mani. La

regina mette la scatola sul pavimento, la apre lentamente, tira fuori una

patatina, la esamina e l’annusa.

BONA: Nuove spezie da oltre oceano? (prende fuori una bottiglia di Coca

Cola, la apre, annusa, improvvisamente indica Benediktas) Maledetto, sei

venuto per avvelenare la tua regina! Bevi! (Benediktas fa spallucce e beve

avidamente) E ora muori, traditore! (guarda Benediktas come se si

aspettasse di vederlo cambiare)

BENEDIKTAS (fa un rutto): Mi dispiace.

La regina, come se si rendesse improvvisamente conto di qualcosa, prende

in mano la scatola, tira fuori una patatina, la mette in bocca a Benediktas

e aspetta di nuovo. Benediktas allunga una mano per averne un’altra, ma

l’armigero lo colpisce sul braccio. La regina chiude la bottiglia, la rimette

nella scatola, siede sul trono e con un cenno invita i bambini ad

avvicinarsi.

BONA: Avvicinatevi. Così, siete stati mandati dal mio giullare Stancik? (i

bambini annuiscono, la regina comincia a ridere a voce alta, i bambini

fanno un sorriso stereotipato) Giullari. Chiaro! Nobili lituani che vengono

a servirmi come nuovi giullari di corti. Non credo ai miei occhi.

(applaudendo) Bravissimo Stancik, mi piace.

MODESTAS: (tranquillamente agli altri bambini) Temo che questo non

sia un teatro, e neanche più un museo. La regina è reale, così anche il suo

giullare Stancik. Ricordate, Liepa lo aveva riconosciuto fin dall’inizio.

(breve pausa) Siamo… nel sedicesimo secolo?

TADAS: O loro nel ventunesimo …

SIMAS: Suggerirei di non dire a nessuno chi siamo. Aspettiamo

un’opportunità di fuggire. Mentre voi vi stavate intrattenendo con lei io ho

controllato l’uscita. Quei mostruosi armigeri nel corridoio (Simas si ferma

e i bambini annuiscono) si sono animati e ora stanno facendo la guardia a

questa sala.

BONA: (mangia una patatina dopo l’altra, beve Coca-Cola) (in italiano)

Delizioso. Bravi Lituani. Sono io, Bona Sforza, ad aver insegnato a

cucinare a questa nazione. Se non fosse stato per la mia generosità, questi

non saprebbero neppure usare la forchetta. E quei nobili lituani

insoddisfatti osano ribellarsi contro il re, ingrati! (chiude la scatola e la

allunga a Simas) Va’ in cucina, ordina di preparare merende e bevande

sufficienti per un anno intero.

BENEDIKTAS: È fuori di testa? La mamma dice che le patatine fanno

male!

TADAS E MODESTAS: (a turno) Simas… non tornare… cerca aiuto… fa

attenzione agli armigeri… e a qualsiasi altro tipo di strana creatura.

Simas esce dopo aver salutato. Gli altri ragazzi sentono la regina battere

le mani e vedono che fa cenno di avvicinarsi. I bambini si avvicinano un

po’ riluttanti.

Scena 3

Una grande stanza con torce accese. Un supporto circolare di legno a cui

sono appese diverse borse di paglia. Uno scudiero malvestito e scalzo

corre in cerchio, facendo oscillare le borse. Al centro del cerchio il re,

Sigismondo Augusto, cerca di colpire con la spada le borse man mano che

gli si avvicinano. I bambini entrano dall’ingresso nel muro e cominciano a

giocare con le borse oscillanti, entrano nel cerchio e si dirigono verso il

re. Sigismondo li nota, punta la spada contro di loro e li esamina sorpreso.

Vejas, Tadas, Donatas, il re e lo scudiero.

VEJAS: Non male, ginnastica nel museo. (allunga la mano al re) Salve,

coach. Se è un nuovo tipo di arti marziali, mi interessa. Non importa il

prezzo. E garantisco anche per i miei compagni.

Vejas si gira verso Lukas e Donatas. Diversamente da Vejas, i due ragazzi

sono scioccati da ciò che vedono.

LUKAS, DONATAS: Giù!

Sigismondo fa oscillare la spada appena sopra i capelli di Vejas che

inciampa e si copre la testa con le mani. Lukas e Donatas corrono verso di

lui.

LUKAS, VEJAS: Usciamo. Deve essere matto.

In quel momento il re comincia a roteare la spada sopra le teste dei tre

ragazzi fino a farli sdraiare a terra.

SIGISMONDO: Ai miei piedi, stranieri. Vi insegnerò il rispetto per il

vostro re. Ho riconosciuto il dialetto lituano: solo quello ha salvato le

vostre giovani vite. (abbassa la spada) La mia amata Lituania. Quanto mi

manca il palazzo reale, Sventaragis valley. Ricordatelo e dite agli altri che

è solo grazie a mio padre Sigismondo il vecchio e alla regina madre che

Vilnius è rinata. (a sé) Sono cresciuto là, ho passato momenti felici. Ho

incontrato la mia Barbara. Chi vi ha mandato così lontano giovin…

(cercando le parole) nobili e con quale messaggio?

DONATAS: (si alza timidamente, senza sollevare lo sguardo) Sua maestà

il re, non ci ha mandato nessuno. Siamo studenti di liceo. Siamo venuti con

la nostra insegnante, e poi… (guardando a Vejas che non osa parlare)

abbiamo incontrato uno strano custode (cerca di ricordare) Stanas…

Stanavic o Stancik. Comunque, lui ha eliminato tutte le porte e ora stiamo

cercando l’uscita.

SIGISMONDO: Così siete stati mandati dal mio giullare di corte Stancik?

Avreste dovuto dirlo fin dall’inizio. Mi sembrate imbranati. Non avete

neanche un abbigliamento adeguato. Sembrate piuttosto dei pezzenti. E poi

salterà fuori che non sapete neanche leggere e scrivere.

LUKAS: Sappiamo fare, Sua Maestà. Abbiamo imparato alle elementari.

SIGISMONDO: Alla Scuola elementare? Dove si trovano queste terre?

Perché il re non ne sa niente? Da quale castello venite, strani giovani

nobili?

VEJAS: Re, ho paura a parlare, ma non c’è nessun castello. Beh, ci sono

dei castelli in Lituania, solo che non ci vive la gente. Le persone vivono in

case, appartamenti. I bifolchi, come li chiama lei, si chiamano contadini.

So che sono proprietari terrieri, ma nemmeno loro vivono in castelli.

LUKAS: Non dire così Vejas. I contadini, cioè i proprietari, terrieri sono i

più ricchi. E che auto possiedono… grandi come un autobus…

DONATAS: Mio padre dice che solo le sanguisughe del governo hanno

vita facile in Lituania.

SIGISMONDO: Che confusione c’è là. (fischia e lo scudiero corre verso

di lui) Devo chiamare un drappello e cavalcare verso Vilnius

immediatamente. Non si può aspettare! (ai ragazzi) Se mi ingannate, me la

pagherete.

VEJAS, DONATAS, LUKAS: (sorpresi) Andrà a cavallo!

Il re si allontana e scrive frettolosamente su un foglio con una piuma.

VEJAS: (a Donatas e Lukas) Ditemi che sta scherzando. Onestamente, è

stato divertente, ma perché non possiamo avere semplicemente il nostro

compito e andarcene? Ci sarà da vergognarsi se le ragazze e il nerd trovano

l’uscita prima di noi.

DONATAS: (a Lukas e Vejas) Non sta scherzando. Ricordi, abbiamo

guardato insieme quel film su un viaggio nel passato. Ci recitava un buffo

attore. Ora, tutto questo (rotea la mano) sembra più reale di una lezione al

museo.

SIGISMONDO: (fa cenno a Lukas di avvicinarsi, gli consegna un piccolo

rotolo di carta) Ecco, nobiluomo, servi il tuo re e passa questa lettera a sua

maestà, la regina Barbara.

Lukas prende il rotolo, si allontana con gli altri, lo srotola e legge.

LUKAS: Che lettera! Guarda la data e la firma. (legge) Primo Maggio

1550, firmato Re Sigismondo Augusto.

VEJAS: È ora di dire la verità al re. (ritorna da Sigismondo) Sua Maestà,

non vada in Lituania ma, per favore, ci faccia parlare. È vero che veniamo

dalla Lituania, ma siamo arrivati qui per magia. Veniamo dal futuro

(calcola a mente), 560 anni dopo di voi.

Donatas tira fuori la carta d’identità e la mostra al re. Lukas velocemente

prende fuori il libro di storia dallo zaino.

DONATAS: Guardi, Sua Grazia. Questa è la mia carta d’identità. Guardi la

data, anno 2016. E questa è la mia foto.

LUKAS: (mostra il libro al re) Sua Maestà, questo è un libro di storia

(Sigismondo guarda come fulminato) Ebbene, non so spiegarlo a parole. È

come una cronistoria dove vengono elencati gli avvenimenti del passato.

(sfoglia le pagine) Trovato! E questa è un’immagine di lei e della regina

Barbara.

SIGISMONDO: Non credo una sola parola. Siete dei ciarlatani! Guardia!

(si affretta verso l’uscita, ma trova un muro) Cos’è questo? State cercando

di ingannarmi, gentiluomini? (in piedi vicino al muro, allungando la spada

verso i ragazzi)

VEJAS: Perché dovremmo farlo, re? Mi permetta di spiegare, La prego.

(Sigismondo non si muove, ma ascolta) La nostra classe stava aspettando

l’insegnante nell’ingresso del museo. Lei non arrivava e io ho cominciato a

litigare con Tadas…

DONATAS: E noi (indicando Lukas) ci siamo comportati male con

Benediktas e abbiamo fatto cadere gli altri bambini…

LUKAS: Per farla breve, è successa una brutta cosa in quella sala.

Abbiamo rotto un orologio antico e prezioso e allora all’improvviso tutto è

cambiato, e ci siamo trovati qui. Mi dispiace molto. Adesso, per colpa

nostra, tutta la classe sta vagando in questo seminterrato.

VEJAS: Potrebbero essere in pericolo. Sua Maestà, ci lasci andare, per

favore. Abbiamo fatto un guaio, ripareremo.

SIGISMONDO: Vi ho ascoltato attentamente giovani nobili. Vedo che non

volete fare del male al vostro re. Tuttavia, tutti possono fare degli errori. È

bello che abbiate il coraggio di riconoscere il vostro sbaglio e che siate

determinati nel risolvere ogni cosa. Potrei lasciarvi andare, ma guardatevi

attorno. (indica le pareti) L’incantesimo funziona: la stanza non ha più

uscite.

Il re va pensosamente verso il centro della stanza, si siede. Donatas

guarda la parete dove c’era l’ingresso e da dove erano entrati. L’entrata

appare di nuovo.

DONATAS: (a Lukas e Vejas) Finalmente ho capito. Non siamo noi nel

passato, ma Sua Maestà è nel futuro. Rimarrà imprigionato in questa

stanza finché (si illumina) noi non risolviamo i suoi problemi. È qui perché

ha bisogno di noi.

LUKAS: E noi abbiamo bisogno di lui per imparare la lezione. (sorpresi)

Avete sentito? Stank l’aveva detto… Static, oh, Stancik. (non molto

soddisfatto) Personalmente, ho bisogno di più di una lezione per imparare.

Non riesco a ricordare neanche un nome!

SIGISMONDO: (a voce alta dal centro della stanza) E come sono stato

come re? Cosa c’è scritto in quella cronaca?

I ragazzi si avvicinano al re.

LUKAS: (confuso) Eh, non l’ho ancora letto. Ma sicuramente leggerò tutto

il libro quando uscirò di qui. Promesso.

VEJAS: (leggendo in fretta il libro) Dice che il re Sigismondo Augusto era

molto elegante, dava importanza alla musica e alle danze, amava i vestiti

lussuosi, i gioielli, collezionava arazzi, amava fare il bagno, era un

cacciatore appassionato e un grande amante dei cavalli…

SIGISMONDO: (sorride tristemente) Così la gente penserà che ero solo

capace di danzare e di fare smorfie. (preoccupato) Tutta colpa della

mamma! Mi sta troppo addosso. Il suo unico figlio. A cosa mi servono

questi strumenti per esercitarmi (colpisce le borse di paglia con una

spada) se non mi è permesso di combattere contro i Tartari o i Russi? Tutti

hanno paura che una terribile profezia si avveri e che la dinastia degli

Jagelloni si estingua. (ai ragazzi) Giovani nobili, ditemi, cosa c’è scritto

nel libro? La profezia si avvera?

Vejas legge il libro attentamente e si gira verso il re.

VEJAS: (sottovoce per farsi sentire solo da Donatas e Lukas) La profezia

si avvererà. Re Sigismondo Augusto non avrà discendenti e il regno di

Lituania e Polonia sarà governato per la prima volta da un monarca

straniero, il francese Enrico di Valois.

SIGISMONDO: Ebbene, cosa c’è scritto? Non riuscite a vedere?

DONATAS: Non c’è scritto niente, sua altezza. Ma… c’è scritto qualcosa

su una certa guerra dei polli.

SIGISMONDO: (ride) La guerra delle galline! Una vera gioia per i giullari

di corte! Quando avevo 16 anni, i nobili si ribellarono contro mio padre.

Mi prudevano le mani per dargli una bella lezione, ma era troppo tardi.

Tutto finì ancor prima di iniziare. E l’unico danno fu che i nobili che

sopraggiunsero per difendere mio padre si mangiarono tutte le galline della

zona.

Il re si avvicina ai ragazzi. Vejas chiude il libro velocemente

nascondendolo dietro di sé e si inchina a Sigismondo.

VEJAS: Sua Maestà, nostro sovrano, noi siamo suoi servitori a vita. Cosa

desidera che facciamo? Comandi.

SIGISMONDO: (fa una pausa) Non vi prometto beni materiali. Il mio

cuore ha un solo desiderio: che la mia regina amatissima, la mia Barbara

guarisca. I dottori non conoscono la sua malattia e le medicine non

contano più. È rimasto solo un barlume di speranza, il sorriso ha

abbandonato le sue labbra, le gambe sono diventate troppo deboli per

camminare. Barbara è l’altra metà della mia anima. Se lei muore, anche la

mia vita è finita.

DONATAS: (con grande entusiasmo) Sua grazia, ma noi la possiamo

aiutare! Dobbiamo trovare Adele. Entrambi i suoi genitori sono medici.

Loro aiuteranno sicuramente la regina.

LUKAS: (felice) Vedrà! I genitori di Adele hanno guarito mia madre.

Prescriveranno a Barbara le migliori medicine. (notando lo sguardo di

rimprovero di Vejas). Mi Scusi, alla regina Barbara.

VEJAS: Perché stiamo perdendo tempo prezioso? Troviamo Adele, in

fretta, e poi… (senza che il re senta) e cosa succede se non riusciamo a

trovare la stessa uscita di nuovo?

DONATAS: (anche lui preoccupato) Vejas, anche se la trovassimo,

saremmo in grado di tornare qui?

VEJAS: (in maniera risoluta) Una promessa è un debito. Prendiamo la

medicina e, se fosse necessario, romperò metà degli oggetti del museo. E il

custode irascibile ci porterà qui di nuovo.

I ragazzi si stringono la mano, si inginocchiano davanti al re e corrono

verso l’uscita. Il custode è in piedi all’entrata del corridoio. I bambini,

correndo, non lo notano.

CUSTODE: (sorride e scuote la testa in segno di approvazione) Wow,

bene, bene, bene. Viaggiare nel tempo vale momenti come questi. (si

siede) Io sono molto stanco, e Sua Maestà la Regina Madre così pure Sua

Altezza Sigismondo cominciano ad aver dei sospetti. Pensano che tutto

stia succedendo nei loro sogni. Quando si svegliano al mattino entrambi

chiedono (imitando le voci di Sigismondo e Bona) (in italiano) Spiegami il

mio sogno! Stancik, spiegami il sogno – sono circondato da strane persone

che parlano di cose strane che né tu né io abbiamo mai visto. Cosa devo

rispondergli? Dopo tutto, sono io che ho dato inizio a questo incantesimo

con le mie parole, con la mia lingua lunga (si alza, accende le torce,

pulisce le ragnatele) Oh, Stancik, Stancik, dove avevi la testa? Come hai

osato prenderti gioco dell’ultima maga? Come hai potuto vantarti di essere

in grado di trasformare tutti i cattivi in buoni? Persino dopo cinquecento

anni. Il destino è spietato con i vanitosi, ma come disse un regnante, si può

ammettere la propria colpa e riscattarsi. (se ne va ripetendo…) riconoscere

la colpa e riscattarsi.

Scena 4

Una stanza mal illuminata. Nel mezzo un letto coperto da una coperta di

pelliccia. Nel letto giace la regina Barbara Radziwill in abiti reali. Le

ragazze entrano nella stanza con circospezione.

Liepa, Beatrice, Vilija, Adele, Karina e la regina Barbara.

LIEPA: (sottovoce alle altre ragazze) Questa donna sembra una regina.

Dovremmo inchinarci e lasciar parlare prima lei. Come se fosse un

insegnante, durante una lezione.

BEATRICE: Avete sentito tutte? Giocheremo seguendo le sue regole:

agiamo e facciamo tutto quello che ci viene chiesto.

Le ragazze seguono Liepa. Barbara si lamenta e apre gli occhi.

BARBARA: Da bere…

Liepa va verso il letto, versa l’acqua dall’anfora in una piccola tazza. La

porge a Barbara.

BARBARA: (tranquillamente) Perché non l’hai assaggiata, prima,

ragazza? Chi sei? Non ti ho mai vista prima.

Barbara si siede, la ragazza si acquatta dietro Liepa.

ADELE: Mi chiamo Adele. (tutte le ragazze a turno dicono il proprio

nome) Stiamo cercando l’uscita dal… da questo labirinto. Forse lei ci può

dare un compito o mostrarci la direzione da prendere.

BARBARA: Non ho bisogno di nulla, ragazza. Sua Maestà, sua grazia il re

mi dà tutto ciò di cui ho bisogno. Da quando siamo arrivati al castello di

Wavel, mi manda sempre un sacco di regali, vestiti e gioielli. Mi vengono

offerti pasti deliziosi, sono intrattenuta da musici… ma darei qualsiasi cosa

per vedere lo sguardo del mio amato all’alba e per udire la sua voce calma

al tramonto. Gli affari del regno! La vita di un gentiluomo non appartiene a

lui.

VILIJA: Conosco un po’ di persone che invidierebbero voi e tutte queste

cose. (indica gli abiti e i gioielli)

BARBARA: Poveracci! Adorano le cose perché non hanno ancora provato

il vero amore. (nota che Beatrice non riesce a distogliere gli occhi dalla

scatola aperta, sorride) Avvicinati, ragazza. Non aver paura (tira fuori dei

vestiti e dei gioielli da un baule) Questi regali sono arrivati oggi da parte di

Sua Maestà. (ricorda all’improvviso) E non l’ho ancora ringraziato.

BEATRICE: Che bello! Devi essere la donna innamorata più felice del

mondo!

BARBARA: Vorrei che l’amore potesse convincere quelli che lo

disprezzano. Sono stata così felice in Lituania. Ho incontrato sua grazia il

re nella mia casa a Vilnius. Quei giorni non torneranno più. Mi sono

rimasti solo un cuore spezzato e un’inutile lotta. Il mio corpo soffre per

una malattia, ma è ancora peggio per Sigismondo - la sua anima piange.

Dove ha trovato tutta quella forza per resistere alla Regina Madre, per

tranquillizzare l’intera nobiltà polacca inginocchiata davanti a lui. L’hanno

implorato di ripudiarmi, come se fossi un disonore.

Volevano che Sigismondo mi dimenticasse. Dimenticasse me, la sua

Barbara, la donna che rinuncerebbe al regno per un sorriso del re.

ADELE: Non sia triste. Ha detto che voleva ringraziare il re?

BARBARA: (batte le mani felice) Oh, bene, posso ringraziare Sua Maestà

per i regali ed esprimergli il mio ardore in una lettera. Sai scrivere,

ragazza? Sebbene abbia sempre scritto le mie lettere da sola, oggi non

riesco a tenere in mano la penna... La mia malattia… (sospira) Nella

scatola ci sono carta, inchiostro e penna.

Liepa passa il materiale per scrivere. Adele lo sistema sulla scatola. Le

ragazze si sistemano intorno. Adele prova la penna su un angolo della

carta, fa una macchia di inchiostro. Sembra contrariata.

ADELE: Sono preoccupata. Non ho mai scritto con una penna d’oca.

Come riuscirò a scrivere una lettera?

BARBARA: Mi hai detto di saper scrivere, ragazza.

VILIJA: Adele è la migliore della classe. Farà la cardiologa, salverà la vita

a molte persone. È solo che… (prende la penna, si sporca le dita, si

pulisce in maniera goffa) non si usa più questo tipo di aggeggio da almeno

un secolo.

Beatrice e Karina frugano nelle loro borse. Karina tira fuori una penna,

ma, vedendo Beatrice con in mano una penna a sfera, sta per rimettere la

sua penna nello zaino.

BEATRICE: (in tono amichevole, nascondendo la penna a sfera) Karina,

dalle la tua. È così bella, molto più adatta per scrivere una lettera a un

sovrano.

KARINA: (annuisce in modo gentile a Beatrice, dà la propria penna alla

regina) Sua Maestà, sua grazia regina Barbara, per favore, accettate questo

dono da un vostro umile servitore. Le lettere scritte con questa penna

saranno più pulite. (le ragazze stupite) Perché vi stupite? Il suo nome è

scritto sul coperchio del baule - Barbara Radziwill.

BARBARA: (passa la penna ad Adele) Iniziamo. Sua grazia illuminato re,

mio grazioso signore! Sua grazia reale, umilmente ringrazio il mio

clemente signore, perché la sua reale maestà, il mio grazioso signore, si è

degnato di mandarmi, tramite il suo più umile servitore, notizie della sua

salute che, ringraziando Dio, ora è ottima. Ringrazio Sua Altezza Reale per

la sua lettera e i generosi regali, sua eterna schiava reale – Barbara

Radziwill. (mentre Adele scrive, le altre ragazze sghignazzano e alzano gli

occhi al cielo sentendo lo strano stile della lettera) Invio a sua altezza un

anello come simbolo della clemente benevolenza del mio grazioso

signore...

ADELE: (confusa)… a sua altezza reale… di grazia reale… del mio

grazioso signore…. Clemente… Sua Altezza, la regina, sono

completamente confusa.

VILIJA: È proprio necessario ripetere sempre le stesse parole?

BARBARA: Perché mi fai questa domanda, ragazza?

VILIJA: Beh, se mando un SMS come questo a un mio amico, non mi

basta il mio credito mensile.

BARBARA: (non capisce) E come ringrazi la persona amata per i regali

che ti fa?

VILIJA: Scrivo semplicemente: (fa il segno delle virgolette) Grazie per il

bel regalo, amico. Cinque parole.

BARBARA: (si siede attonita) Cinque parole! È così che si accettano i

regali nella zona di Cracovia? È la fine del mondo! Cos’è successo alle

buone maniere? Ragazza, il tuo amato ti rivolge ancora la parola dopo

questo tipo di gratitudine?

KARINA: (sottovoce) Vilija, cosa stai facendo? Dopo tutto, eravamo

d’accordo di fare quello che ci veniva detto. Vuoi stare nel museo tutta la

notte? (alla regina) Sua Maestà, solo la gente comune - la servitù - scrive

in questo modo. Desidera finire la sua lettera, Altezza?

BARBARA: Nel mio cuore e sulle mie labbra ci sono ancora molte parole.

(disperata Adele batte il palmo sulla fronte) Se solo potessi metterle sulla

carta… (con aria sognante)

BEATRICE: (sottovoce)… Non basterebbe tutta la fornitura di carta del

regno. Piega la lettera Adele. Così.

Beatrice tira fuori dallo scrittoio una lettera di Sigismondo come esempio.

Adele piega la lettera e la tiene in mano.

KARINA: (prende un pezzetto di ceralacca, accende una candela e la fa

colare) L’ho visto fare nei film. (alla regina) Imprima il sigillo, Sua

Grazia.

Barbara prende l’anello e lo usa per sigillare la lettera.

KARINA: porterò io la lettera al sovrano. (alle ragazze) Voi state qui.

Troverò la stanza dove risiede questo cosiddetto sovrano e gli consegnerò

la lettera. Il nostro compito sarà eseguito e lui mi dirà dov’è l’uscita.

BARBARA: (si sfila l’anello dal dito, lo passa a Karina che lo mette nella

sua borsa) Ragazza, porta il mio pegno d’amore a sua grazia reale

Sigismondo. Dio ti benedica.

Karina esce.

BEATRICE: (con voce suadente) Graziosa regina, posso provare il suo

vestito… e i gioielli?

LIEPA, VILIJA, ADELE (con tono di rimprovero) Beatrice!

BARBARA: (non ha sentito; Beatrice, si gira verso Adele) Metti in ordine

la mia scatola dei gioielli, ragazza. (a Liepa e Vilija) Voi due, stirate le

pieghe dei vestiti di velluto, e tu, mia cara, (a Beatrice) sbatti la pelliccia

d’orso.

Le ragazze eseguono i lavori ridendo. Delusa, Beatrice toglie la pelliccia

dal letto. La luce si affievolisce.

Scena 5

Il telefono attaccato al muro nel corridoio del museo suona

insistentemente. Il custode, mamma di Benediktas.

CUSTODE: Arrivo, arrivo. Quanta fretta! Gli impazienti hanno vita breve.

MADRE DI BENDIKTAS: Il museo?

CUSTODE: No, graziosa signora. Il museo non può parlare. E lei mi sente,

non è vero?

MADRE DI BENEDIKTAS: Mi prende in giro?

CUSTODE: A dire il vero sì. Per grazia del Signore, già da cinquecento

anni… Stanislav Stancik, custode di affari sotterranei.

MADRE DI BENEDIKTAS: Cosa intende per sotterranei? Dov’è mio

figlio? Cosa gli avete fatto in quel museo marcio e puzzolente? Mio figlio

non risponde al cellulare da mezz’ora.

CUSTODE: Graziosa signora madre, suo figlio Benediktas sta facendo

lezione di storia al momento e i telefoni sono spenti durante le lezioni ed è

inopportuno per una madre telefonare agli studenti.

Il custode riattacca il telefono mentre si sente la voce della madre di

Benediktas.

MADRE DI BENEDIKTAS: Come sa il nome di mio figlio? Non osi

riattaccare…

Il custode si siede, tira fuori un fagotto annodato, lo apre e appare del

cibo. Si prepara a mangiare con una certa soddisfazione. Il telefono suona

di nuovo. Il suo suono viene gradualmente sostituito da una musica

rinascimentale.

SECONDO EPISODIO

Scena 1

Ingresso. La regina Bona Sforza è seduta sul trono. I bambini sono seduti

uno stretto all'altro su un baule. Tadas, Modestas, Benediktas, la regina

Bona.

TADAS: (a Modestas e Benediktas) Non aver paura, la regina minaccia

solo. Dopo tutto è italiana, è nella sua natura. (ricorda all’improvviso)

Italia! Sedicesimo secolo! So già cosa vorrei chiederle.

MODESTAS: Sarebbe meglio parlare con il duca Gediminas.

BENEDIKTAS: E io preferisco Vytautas. Gli chiederei come si sentiva

prima della battaglia di Grunwald. Si aspettava di vincere e di scacciare i

Crociati dalla Lituania.

TADAS: (si avvicina a Bona, fa un profondo inchino) Sua Maestà posso

chiederle una cosa?

Conosceva... voglio dire, conosce Nicola Copernico personalmente? Ha

letto il suo libro “Sulla rivoluzione delle sfere celesti”?

BONA: Stai parlando di Nicola dell’Università Jagelloniana? Mi hanno

informato che è morto. Inoltre, i vescovi avevano consigliato di non

ascoltarlo. Dopo tutto, la Terra non può girare intorno al Sole, come

pensava quel poveretto. Voi, uscite in cortile e fate una prova. È il sole che

gira e non voi!

TADAS: Altezza, ha mai incontrato Leonardo da Vinci?

BONA: (in italiano) Oh, quel povero fiorentino! Non l’ho incontrato

poiché mi sono allontanata da Milano quando ero molto piccola. Gli

Sforza apprezzano molto il suo lavoro. (ride ironicamente) Ma quelle

invenzioni! Il poveretto crede che un uomo possa volare nel cielo e

camminare sott’acqua.

TADAS: Sua Maestà, lo sa che Leonardo da Vinci aveva ragione? (tira

fuori un quaderno dallo zaino. Disegna un aereo con delle persone ai

finestrini) La gente vola da Vilnius alla sua amata Cracovia in un’ora, in

aereo.

BONA: Cosa stai disegnando, giullare? Come fa la gente a volare dentro le

viscere di un uccello? Come è possibile che la gente voli… In un’ora! Che

sciocchezza! Ascoltate, teste di legno, una grande strada conduce da

Varsavia a Vilnius. Il nostro messaggero più veloce ritorna a Cracovia in

appena 15 giorni.

TADAS: (con ancor più entusiasmo) E qui, guardi, per favore (disegna un

sottomarino), oggi la gente non solo nuota sott’acqua, ma ci vive anche, in

un sottomarino.

BENEDIKTAS: Tadas, smettila. Non ci crederà mai.

MODESTAS: Al suo posto, non ci crederei nemmeno io.

BENEDIKTAS: Zietta, regina, ha dei fratelli o sorelle?

BONA: Io sono principessa di Milano, Napoli, Bari e Rossano, l’unica

figlia di Gian Galeazzo Sforza sopravvissuta, sono cresciuta con mia

madre Isabella d’Aragona a Bari. Avevo un fratello, Francesco, che morì in

seguito a una caduta da cavallo.

MODESTAS: Maestà, sono curioso, anche i re devono studiare sodo?

BONA: Devono? (ride sguaiatamente) Chi vuole governare sugli altri

deve essere ben educato. Io sono stata istruita da famosi umanisti italiani!

Il latino, i lavori dei migliori scrittori, la matematica, la storia, il diritto, le

scienze, la teologia e persino la geografia sono ancora importanti fonti di

conoscenza per me. Sono stata considerata una delle mogli più istruite

d’Europa quando vivevo ancora con mia madre a Bari. Soprattutto adoro

l’arte, l’architettura, la danza e la musica del Rinascimento. Ho introdotto

delle vere perle rinascimentali in questo regno. Vilnius sta rifiorendo

grazie ai maestri lombardi… (il tono della regina cambia

improvvisamente) ma non è più così vicino al mio cuore come in passato. I

miei piani sono stati rovinati là…

BENEDIKTAS: Maestà, ma voi eravate così potente. Chi ha osato

resistervi?

BONA: (con voce rotta) Il mio unico figlio amatissimo, Sigismondo

Augusto! Gli ho affidato il trono della Lituania all’età di nove anni, ma

poi, crescendo, mi ha dato un grosso dispiacere. Ha portato al castello di

Wavel quella nobile, quella sorella dei Radziwill, dopo averla sposata a

Vilnius in segreto. La sorella dei Radziwill! Era meno rischioso fare

entrare un serpente nella mia stanza che avere una Radziwill a corte. Loro

hanno minacciato il vecchio re con il loro potere e denaro, hanno riunito

un’armata più potente dell’intera armata del ducato di Lituania. Quei

Radziwill possiedono tante città e proprietà e terre quante ne ha il re. È

stato un errore madornale permettergli di acquisire un potere così grande.

Ho detto a Sigismondo che è facile ereditare la corona, ma per mantenerla

ci vogliono molti soldi. (la regina crolla sul trono) Io, la regina madre, non

ho più un posto dove andare, nel mio palazzo, da quando lei è qui. Mio

figlio si è allontanato da me... Sono così sola. Dove sono finiti tutti i miei

nani? Tutti mi hanno abbandonato. Dorotoshka, anche tu mi hai

abbandonato! (ai ragazzi) Voi, nobili lituani, intrattenete la vostra regina.

I ragazzi discutono…

BENEDIKTAS: Non mi guardate! Io non ballo e non canto.

MODESTAS: Nemmeno noi! Siamo nelle sue mani. Dobbiamo escogitare

qualcosa. Volete che questo pezzo di metallo arrugginito conti le vostre

costole? (indicando l’armigero)

TADAS: So un po’ imitare la batteria. Volete unirvi? Benediktas fai così.

Modestas ripeti. (prova un pezzo famoso de “Il gatto con gli stivali”)

MODESTAS: Non sono sicuro che lo gradisca. (si gratta la nuca,

preoccupato) Riesci a ricordare una canzone dalla lezione di musica?

Forse quella soddisferà la regina …

Comincia la canzone urlando in maniera buffa. “Campi pianeggianti,

foreste addormentate, e i barbuti lituani. Accette appuntite, spade

appuntite e cavalli neri sellati”, si uniscono Benediktas e Tadas.

BONA: (si alza dal trono) Lituani! Da quanto tempo vi sto educando,

insegnandovi come si coltiva. Sono io che vi ho insegnato a coltivare le

verdure e la frutta, a consumare pasti leggeri. Sono quasi morta quando

sono venuta alla corte di Cracovia e ho dovuto mangiare carne per giorni e

giorni. Qualcuno mi vorrà almeno ringraziare? I posteri ricorderanno il

nome di Bona? È una vana speranza. Voi non riuscite a condurre una vita

decente. Sapete solo roteare una spada. Guardie!

All’ingresso della sala Karina è in piedi in ombra, e sta osservando ogni

cosa. Bona la vede, ma non riesce a riconoscerla da lontano.

BONA: (felice) Finalmente la mia Dorotoshka è tornata. Vieni qui, mia

cara.

BENEDIKTAS: Karina!

Scena 2

Karina, vedendo gli amici spaventati e la regina che urla, mette la lettera

di Barbara in una crepa del muro prima di entrare nella stanza. Tadas

vede tutto. Karina si mostra alla luce, si inchina al cospetto della regina.

Tadas, Modestas, Benediktas, la regina Bona e Karina.

BONA: Chi sei tu? Dov’è la mia nanetta?

KARINA: Io sono una studentessa, come questi topi di biblioteca (indica i

ragazzi). Faccio parte del gruppo delle ragazze. L’adorabile regina Barbara

ci ha appena assegnato un compito, ma io mi sono persa. Devo trovare il re

Sigismondo Augusto e consegnargli la lettera della regina. (ai ragazzi)

Vedo che non siete fortunati come noi. La nostra regina Barbara è così ben

educata, con la pelle chiara e molto ben vestita.

I ragazzi fanno dei gesti a Karina per farla smettere di parlare. Bona sente

le parole di Karina.

BONA: (in italiano) Zitta, stupida! Quella nobile svergognata non è ancora

stata incorata, e già osa farsi chiamare regina! L’unica vera regina di

Polonia e granduchessa di Lituania sono io, Bona Sforza. La Radziwill è

solamente una vanitosa la cui bellezza non assomiglia neanche

lontanamente al suo ritratto.

KARINA: (con voce suadente) Sua Maestà, ho visto la regi…, cioè, la

signora Barbara proprio come adesso vedo voi. Come potevo sapere che è

una falsa regina. Si è presentata come la moglie del re Sigismondo

Augusto e, secondo la logica, se Sigismondo è il re, la regina è Barbara.

BONA: (le va molto vicino, la guarda dritto negli occhi) Non ci saranno

mai due regine a Wavel. Puoi starne certa. Non sono una Sforza per niente!

(va verso i ragazzi ripetendo minacciosa) Sforzare! Sforzare! Non capite

l’italiano? Questo nome significa forzare. L’aquila e il serpente, forza e

veleno.

Bona ritorna da Karina che è in piedi tranquilla e senza paura. Bona

osserva la ragazza.

BONA: Il tuo coraggio mi affascina, mi ricordi me stessa quando ero

bambina. Ti assegnerò un compito importante.

KARINA: (tra sé) Bene, finalmente. (alla regina) Attendo i vostri ordini,

mia regina.

Tadas esce dalla stanza senza essere visto, prende la lettera, fa dei segni

all’armigero come per spiegargli qualcosa e scompare nell’oscurità.

BONA: (tira fuori un anello con una pietra preziosa, lo mostra alla

ragazza) Potente è colui che non dipende da nessuno, e l’indipendenza è

data dalla ricchezza. Prendilo, è tuo. (lo lancia a Karina, che, sorpresa, lo

nasconde nel portafoglio). Dimmi, dove hai incontrato Barbara e cosa ha

detto?

Karina e Bona parlano. È impossibile sentire le parole di Karina. Si

sentono solo le parole di Bona quando parla a voce alta per l’eccitazione.

BONA: (facendo delle pause) Ti ricordi la strada per arrivare alla stanza di

Barbara? Quante guardie c’erano? Portale la lettera e la scatola. Dille che è

una medicina e che gliela manda il re… Una volta lasciata la stanza di

Barbara, chiudi la porta con due mandate… Capito? E ora, dammi la

lettera di Barbara. Deve essere distrutta.

Karina va verso la crepa dove ha lasciato la lettera.

KARINA: La lettera è sparita! (colpisce l’armigero) L’ha ingoiata questo

transformer? (picchiettando sul muro) o è scivolata giù per la fessura?

BONA: (guardandosi attorno va da Modestas e Benediktas) E dov’è il

terzo nobiluomo? Quello che disegnava gli uccelli? (si precipita

dall’armigero) Lui ha rubato la lettera originale e ora sta andando da

Sigismondo! (a Karina) Veloce! Corri da Barbara. Non perdere tempo. (a

Benediktas) Bamboccio! Vai con la mia pupilla e aiutala. (a Modestas) E tu

stai qui. Nel caso i tuoi amici decidano di tradirmi.

L’armigero spinge Modestas in una nicchia e chiude le sbarre.

KARINA: (allarmata, a Benediktas) Questa regina è troppo…

BENEDIKTAS: (completa la frase)… vera? Karina, noi ce ne siamo

accorti subito. Portiamo a termine il compito, poi torniamo e liberiamo

Modestas.

Bona ritorna da Karina e Benediktas.

KARINA: Sua Maestà, quando torneremo, dopo aver completato il nostro

compito, sarà tutto finito?

BONA: Vi ho detto di affrettarvi! Fatelo, e tutto sarà finito. (con tono

pericoloso quando Karina e Benediktas non sentono) Tutto e tutti!

Scena 3

Tadas arriva nella stanza vuota poiché tutti hanno preso direzioni diverse.

Tadas esplora il pavimento, cercando delle tracce. Tadas, il custode.

TADAS: Che strano. Questa stanza è la stessa che abbiamo lasciato, ma

non vedo impronte sul pavimento. Sembra che nessuno di noi sia mai stato

qui prima.

CUSTODE: (arrivando da dietro) Quante volte ho sentito queste parole,

giovanotto! Noi facciamo un passo e speriamo che gli altri lo notino. È

ingenuo pensare in questo modo. Pur conoscendo gli errori del passato, la

gente continua a ripeterli. Loro pensano di essere superiori perché fanno

volare degli uccelli di ferro, perché parlano da miglia di distanza, o sono in

grado di sostituire delle parti malate del corpo con quelle dei morti.

Tuttavia, nessuna di queste invenzioni ha modificato la natura dell’uomo –

il suo amore potente, la sua disonestà o il desiderio di ricchezza. Tutto ciò

ci rende simili sia a coloro che sono vissuti prima sia a coloro che

seguiranno.

TADAS: È, quindi, a causa dell’amore e dell’inganno che io sono qui? La

regina Barbara ha scritto una lettera al suo amato re Sigismondo, ma la mia

compagna di classe Karina… (nota il sorriso del custode) Ma tu sai già

tutto! Vero? (il custode annuisce) Dimmi, per favore, quale direzione devo

prendere per correre dal re? (il custode gli indica l’uscita usata da Vejas,

Lukas e Donatas) Grazie. (correndo) Voglio davvero aiutare Sua Altezza.

CUSTODE: (quando Tadas non può sentire) Tu non puoi più aiutare né il

re né la regina, ragazzo, ma puoi imparare una lezione di vita. E i bravi

studenti ricevono un’adeguata ricompensa. (fa l’occhiolino sorridendo).

Scena 4

Una grande stanza. Il re Sigismondo cammina agitato. Tadas arriva

correndo con la lettera. Il re nota Tadas, il ragazzo si inchina. Tadas, re

Sigismondo.

TADAS: Sua Maestà, le ho portato una lettera della regina Barbara.

SIGISMONDO: (la prende) Come sta? Si sente meglio? Ho conosciuto dei

nobili simili a te e mi hanno promesso di cercare la medicina per la mia

graziosa Barbara. Ci sono riusciti?

TADAS: Sfortunatamente, mio signore, non ho ancora visto la regina. Né

ho incontrato i miei com… amici. Ho salvato questa lettera da una regina

molto arrabbiata, che si chiama Bona. È una persona così aggressiva.

SIGISMONDO: (alza le spalle) Mia madre!

TADAS: (confuso) Le chiedo scusa Altezza. Ho fatto un errore madornale.

SIGISMONDO: È solo una madre. Come tutte le madri, lei vuole il bene

di suo figlio, dimenticando la felicità dello stesso figlio. (con ansia)

Gentiluomo, fammi un favore, porta una lettera urgente a Barbara da parte

mia. Le voglio dare speranza. Questo scorrere lento del tempo e la paura

del peggio è insopportabile per tutti e due. Vorrei andare da lei, ma un

incantesimo mi ha imprigionato qui. Guarda. (va verso il muro e l’entrata

scompare).

TADAS: (molto sorpreso) Ciò significa, che non siamo noi ad essere nel

sedicesimo secolo, ma loro sono venuti nel ventunesimo… Questo è il

vero problema. (improvvisamente decide) Sua Maestà, ho una grande idea.

Le ragazze sono con la sua regina Barbara adesso. Le chiedo di non

agitarsi, ma c’è una possibilità di parlare con lei. (Il re ascolta confuso,

Tadas prende fuori il suo cellulare) Questo è un cellulare, tenendolo così

(mostra) si può sentire quello che dice l’altra persona… anche se siete a

miglia di distanza. Vedo che non riesco a spiegarmi per bene, perciò

faremmo meglio a chiamare.

Cammina per la stanza cercando la connessione.

SIGISMONDO: Come? Non ho bisogno di muovermi per parlare con la

regina? Suppongo di dover parlare dentro quel coso.

TADAS: In questo momento, purtroppo, non c'è connessione. Se

avessimo un computer e la connessione a Internet, potremmo parlare e

vedere la persona come se fosse proprio seduta davanti a lei. (il re non

capisce) Non importa. Maestà, scriva la lettera e io mi affretto a

consegnarla. Quando la tecnologia ci abbandona, si usano le gambe.

Sigismondo scrive. Tadas prende la spada e si allena con i bersagli.

All’improvviso si ferma come se avesse un’idea e sorride.

TADAS: Ma certo! Come ho fatto a dimenticarlo (parla guardando il suo

cellulare) (tra sé) Oh, Tadas, che sbadato! Questo cellulare non mi fa mai

vedere se c’è una connessione disponibile, a meno che qualcuno non mi

chiami. Idea geniale! (al re) Altezza, Le lascio questa cosa. Se comincia a

suonare così (fa il suono), prema il bottone verde, lo metta vicino

all’orecchio così e dica semplicemente ‘pronto’. Se siamo fortunati, lei

presto potrà sentire la voce della sua cara regina. (prende la lettera, passa

il cellulare al re) Corro!

Tadas corre verso l’uscita. Sigismondo tiene il cellulare in mano.

SIGISMONDO: Gentiluomo, torna qui! Ho dimenticato cosa devo dire.

Pronto? O punto?

Tadas corre e non sente il re.

Scena 5

Il corridoio. Vejas, Lukas, Donatas aprono ogni porta con cautela,

controllando l’interno con la torcia del cellulare. Si sentono voci di

ragazze che cantano una canzone popolare.

Donatas, Vejas, Lukas, Beatrice, Liepa, Vilija, Adele

DONATAS: Le abbiamo trovate!

VEJAS: Adele! Ragazze!

Vilija, Beatrice, Liepa spuntano dal corridoio. Corrono verso i ragazzi.

BEATRICE: Avete trovato l’uscita?

VEJAS: No, Bea. Ma al momento abbiamo bisogno di Adele, non di te.

Dov’è?

BEATRICE: (sbuffando) C'era da aspettarselo, non siete abbastanza

intelligenti! (si fa indietro)

LIEPA: Lukas, non crederai mai chi abbiamo incontrato. Una bellezza

lituana del sedicesimo secolo, la regina Barbara Radziwil. Forse è

un’attrice, ma sembra così vera e bella, sontuosamente vestita, ma anche

molto fragile … come se soffrisse di qualcosa.

LUKAS: Liepa, ora tocca a te stupirti – lei è la vera regina Barbara

Radziwill e noi abbiamo conosciuto il re Sigismondo II Augusto. Queste

stanze sono come dei corridoi del tempo. Solo noi possiamo entrare e

uscire, ma non le persone del passato – Sigismondo e Barbara. Non so

spiegare come sia possibile e neanche ci provo.

DONATAS: La regina è affetta da una malattia mortale. Lei e il re

Sigismondo non lo sanno ancora, ma provano una grande pena.

LIEPA: E da quando tu sei un dottore?

DONATAS: (fa vedere un libro aperto) Leggi, Liepa. Barbara ha ancora un

anno di vita. Ma ciò che importa è che noi possiamo aiutarli ad evitare la

tragedia.

LIEPA: Oh, Mio Dio. Ma cosa possiamo fare noi?

VEJAS: Liepa, la medicina moderna può trapiantare un cuore nuovo. So

che la scienza ancora non riesce a curare tutti i tipi di cancro …

ADELE: (viene quando sente parlare Liepa)… ma può prolungare la vita

di una persona in maniera significativa e, in certi stadi della malattia,

ferma anche il proliferare delle cellule maligne. Vejas, che strana

discussione. Hai avuto questo compito?

LIEPA: (in mano un libro di testo, le lacrime agli occhi) Adele, la regina

Barbara ha bisogno dell’aiuto dei tuoi genitori. Cerchiamo l’uscita. I

ragazzi ti spiegheranno tutto mentre andiamo.

Vejas, Lukas, Donatas e Adele escono.

Scena 6

Nel corridoio che porta alla stanza della regina. Liepa e Vilija sono sedute

sul pavimento appoggiate una all’altra e sfogliano un libro interessate.

Tadas, Beatrice, Vilija, Liepa.

BEATRICE: Dicci che hai delle buone notizie. Per favore.

TADAS: (con un gran sorriso) Ragazze, non ditelo a nessuno. Da ora in

poi siamo milionari. Ho trovato una stanza piena di bauli e ci sono monete,

anelli, collane di perle, diamanti e rubini. Andiamoci insieme, e chi se ne

frega del resto…

BEATRICE: (esita) Tadas, sei sicuro che… ma noi ci stiamo prendendo

cura della regina, è malata.

VILIJA: No, Tadas, non la lasceremo certo da sola. Tu vai.

TADAS: Non vi riconosco ragazze. Che incantesimo vi hanno fatto in

questo sotterraneo?

Liepa: (colpendolo amichevolmente) Piccolo bugiardo. Cosa ci hai

portato?

TADAS: La lettera di Sua Maestà per la sua cara moglie Barbara

Radziwill. Liepa, gliela vuoi dare?

LIEPA: Sua maestà sarà molto felice. Probabilmente sai già che è malata, e

il re Sigismondo si aspetta un aiuto da noi. (Tadas annuisce) Vorrei tanto

che Barbara e Sigismondo potessero incontrarsi. Sua Altezza è la miglior

medicina per la sua nobile signora. (se ne va con la lettera)

TADAS: Ragazze, ho lasciato il mio cellulare al re. Proviamo a chiamarlo.

Barbara e Sigismondo sentiranno almeno le loro voci.

VILIJA: L’hai visto anche tu – non c’è connessione.

BEATRICE: Non succederà niente se non proviamo. (a Vilija) Hai un

telefono? Il mio ha la batteria quasi scarica, mi è rimasto un minuto.

Vilija scuote la testa. Beatrice fruga nella sua borsa, tira fuori il telefono, i

ragazzi non notano che vicino a loro c’è il custode che se la ride.

CUSTODE: Ah, Infrangerò le regole. Solo una volta. Per un minuto.

(schiocca le dita)

BEATRICE: (urla di gioia) Tadas, c’è la connessione!

VILIJA, TADAS: (parlano uno sopra l’altro) sbrigati… chiama… cosa

stai aspettando… più in fretta, devi avvertire la regina… (Vilija esce di

corsa)

BEATRICE: Chi chiamiamo?

TADAS: Me. Chiama me. (con disappunto) Ah, forse non hai il mio

numero…

BEATRICE: (felice) Ti piacerebbe! Pronta per chiamare.

LIEPA e VILIJA: Gliel’abbiamo già spiegato. La regina è pronta.

La stanza. La regina in piedi tranquilla, tiene il cellulare vicino

all’orecchio. Inizialmente la regina ha paura del cellulare e del rumore

che emette, poi la faccia di Barbara si illumina di gioia. Si sente la voce di

Sigismondo dal microfono.

VOCE di SIGISMONDO: (con maniere nobili e reali) Punto!

BARBARA: (un po’ sorpresa dalla parola) Sua santità, mio grazioso re…

Sigismondo. Vi sento, mio grazioso signore. Questo è un miracolo.

I ragazzi sono felici e cercano di non fare rumore e di non interferire con

la conversazione.

SIGISMONDO: Barbara! È un miracolo di Dio e dei nostri fedeli nobili

lituani. Noi vi siamo grati per la lettera e auguriamo a Sua Maestà di stare

bene. Ci sentiamo onorati di scoprire dalla vostra lettera, Mia Grazia, che

l’abito di velluto scuro ricamato con sei giri di gigli e merletti dorati sia di

vostro gradimento. Come i gioielli che vi abbiamo inviato.

BARBARA: Oh, mio grazioso signore, se solo sapeste quanto sono stati

apprezzati tutti i vostri regali da me, la vostra umile serva! Desidero molto

mostrarmi al mio signore, ma ciò che mi trattiene è che non ho la forza di

incipriarmi la faccia, e temo di non sembrare bella al cospetto del mio

signore.

Tadas si mette lo zaino e va verso l’uscita. Beatrice gli blocca la strada in

modo da impedirgli di andarsene.

TADAS: Io devo tornare dai ragazzi.

BEATRICE: Non ci andrai.

TADAS: Mi dispiace, Benediktas e Modestas potrebbero aver bisogno del

mio aiuto. Tu non sai di cosa è capace la regina Bona Sforza. Vedo che hai

un libro di testo. Leggilo e capirai.

Tadas esce. Beatrice lo segue, distante, senza essere notata.

SIGISMONDO: Siamo molto preoccupati per la salute della carissima

regina.

BARBARA: Sono felice, con la grazia di Dio e solo con il sentire la voce

di Vostra Altezza mi sto già riprendendo.

SIGISMONDO: Informiamo Vostra Grazia che i nobili della Lituania si

sono affrettati a cercare le migliori medicine per la vostra guarigione. Noi

preghiamo Iddio per la vostra salute e per avere l’opportunità di visitare la

preziosa regina Barbara.

BARBARA: Con la grazia di Dio… Vostra reale Altezza… Sigismondo…

Barbara fissa con ansia lo schermo scuro del cellulare, poi guarda le

ragazze.

VILIJA: Oh no. La batteria è morta.

LIEPA: Mi scuso, questo aggeggio ha smesso di funzionare. Sua Maestà,

sembra esausta. Si riposi, ci prenderemo cura di lei.

Liepa e Vilija aiutano la regina a sdraiarsi.

Tadas a metà del corridoio cerca di staccare una torcia dal suo sostegno.

TADAS: (tra sé) Così questo è l’amore. Il signore e Barbara sembrano

opachi quando sono separati, ma la sola voce al telefono li fa brillare. Oh,

Beatrice… non oserò mai dirtelo, ma mi piaci così tanto Bea! Vorrei che

ora mi sentissi!

BEATRICE: (pochi passi indietro) Ti sento.

TADAS: (vergognandosi) Non può essere vero! Dove sei, Bea?

BEATRICE: Tadas?

Tadas rimette la torcia nel suo appoggio, torna indietro lungo il corridoio

e quasi si scontra con Beatrice.

TADAS: Beatrice! Maledetta volpe! Mi hai seguito per prenderti gioco di

me?

BEATRICE: Giuro, ho solo sentito il mio nome. Nient'altro. (sorride) Che

cosa vorresti dirmi?

TADAS: (severamente) Ti voglio dire che devo affrettarmi. Ho una brutta

sensazione.

BEATRICE: Vengo con te. Sono d’accordo con Liepa e Vilija, loro

staranno con la regina Barbara. (determinata) Non mi farai cambiare idea,

chiaro?

TADAS: (alza le mani in segno di resa) Ho deciso di non prendere la

torcia. Hai paura del buio?

BEATRICE: No, ma tienimi la mano, Tadas, e non lasciarla mai andare,

per nessun motivo, ok? (allunga la mano)

Tadas fa un gran sorriso, prende la mano di Beatrice e si allontanano.

Scena 7

Una piccola stanza con scaffali. Il custode è in piedi accanto agli scaffali e

legge concentrato.

Adele, Vejas, Lukas, Donatas, il custode

ADELE: Stanislav! Per fortuna ti abbiamo trovato. Per favore aiutaci a

trovare l’uscita. È molto importante. Devo contattare i miei genitori. Sono

tutti e due medici, possono procurare le medicine alla regina Barbara.

LUKAS: Lo sai che è malata.

CUSTODE: Lo so, giovani gentiluomini. Così come so che nessuno è

ancora riuscito a cambiare la storia. Questi sono i libri (mostra il libro che

tiene in mano) riscritti secondo il desiderio di qualcuno, ma prima o poi la

gente scopre il libro nel quale la stessa storia è raccontata correttamente.

VEJAS: E il re? Dopotutto è così potente, non potrebbe fare uno sforzo

maggiore…?

CUSTODE: Non conosco altri oltre a lui che abbiano sofferto così

intensamente insieme alla regina Barbara e che abbiano pianto così

profondamente la sua perdita. Sua Altezza comandò di abbattere le porte

della città per permettere alla carrozza di passare quando voleva portare

Sua Grazia alle terme. Ha stretto accordi con dottori e ciarlatani. Ma

invano. Nel tiepido maggio del 1551, Sua Grazia il re Sigismondo scortò a

piedi la bara di Barbara fino a Vilnius. Là, lei fu sepolta con una cerimonia

solenne nella cattedrale della sua nativa Vilnius.

ADELE: L’ho letto, Stanislav. È vero che il re ha sentito la mancanza di

Barbara fino alla sua morte?

CUSTODE: Anche peggio. C’erano alcune persone che pensavano che

fosse uscito di senno. Si diceva che fosse andato al palazzo di Ne svysr e

avesse implorato il mago di chiamare l’anima della bella regina. Wavel

non era più il suo posto, ma uno spazio freddo e vuoto. Non ha neanche

fatto nessuno sforzo per riconciliarsi con la regina madre. Lei fu

avvelenata dai suoi stessi servitori ingrati. L’ultimo degli Jagelloni

trascorse i suoi ultimi giorni in un maniero a Knyszyn, dedicandosi a ciò

che era rimasto della sua vita felice – i suoi cavalli e i gioielli di Barbara.

VEJAS: Mi sono rattristato anch’io.

CUSTODE: Ma dovete tornare indietro in fretta. Potrebbe succedere ciò

che volevate.

I bambini escono.

Scena 8

Un letto con coperte lussuose vicino al trono nell’ingresso su cui è

sdraiata la regina Bona Sforza. Si lamenta a voce alta e fa resistenza

mentre il dottore cerca di visitarla. Modestas è seduto sul pavimento di

una nicchia chiusa da un piccolo cancello dorato. Tadas e Beatrice

entrano strisciando dentro la stanza da una bocchetta della ventilazione

sul muro vicino alla nicchia.

Tadas, Modestas, Beatrice, la regina Bona, il dottore della regina,

l’armigero.

BONA (in italiano) Quei maledetti Lituani mi hanno avvelenato! Non

riesco a sopportare il dolore. Il mio stomaco è in fiamme. Ho dei dolori

infernali allo stomaco.

TADAS: Modestas, stai bene? (Modestas fa un gesto per assentire) Cosa

succede qui?

MODESTAS: Sembra che sia stata molto male dopo aver mangiato le

patatine e la Coca Cola. È almeno un’ora che è là sdraiata e che si lamenta

in questo modo.

TADAS: Starà bene. Neanch’io riesco ad abituarmi a questo cibo

spazzatura. (apre il cancello e libera Modestas)

MODESTAS: Hai incontrato Karina e Benediktas? (Tadas e Beatrice

scuotono la testa). Gli ha ordinato di avvelenare la regina Barbara in

cambio della mia vita.

TADAS: Temo che lo facciano. La regina è sorvegliata soltanto da due

ragazze. (si ferma un momento, pensieroso). Modestas e Bea, prepariamoci

a fare qualcosa ora. Quando conto fino a tre, corriamo il più veloce

possibile, colpiamo la guardia con tutta la nostra forza e la facciamo

cadere a terra. Ci metterà un po’ prima di rialzarsi e noi avremo il tempo di

scappare.

BEATRICE: Ma la regina e la guardia ci daranno la caccia.

TADAS: Impossibile. Sono sicuro che sono sotto lo stesso incantesimo del

re e della regina. Non possono andare oltre le pareti di questa stanza.

BEATRICE: Speriamo. Adele e i ragazzi ce la faranno prima di noi.

Tadas conta fino a tre. Tutti e tre corrono attraverso la stanza, atterrano

l’armigero e scompaiono nell’oscurità del corridoio. Bona salta giù dal

letto, corre verso l’uscita, ma questa scompare. Le urla della regina

furente e il rumore di metallo contro le pareti riecheggiano nel corridoio.

Scena 9

La prima stanza con tre uscite. Karina e Benediktas sono in piedi in mezzo

alla stanza. Karina guarda in tutte le direzioni confusa e incerta su dove

dirigersi.

BENEDIKTAS: (arrabbiato) Allora, dove sono queste stanze della regina

Barbara? Cerca di ricordare, Karina.

KARINA: (triste) Puoi anche dire che sono un mostro, io volevo solo

salvare Modestas. Anche se non so bene perchè lo faccio. Di solito mi

piace starmene da sola e non ho bisogno di amici. Un cucciolo mi basta.

BENEDIKTAS: (più calmo) Anche per me è così… anche se non è del

tutto vero. Più di tutto desidererei avere un fratello. Vedo la famiglia di

Lukas ogni giorno e lo invidio anche quando i suoi fratelli maggiori lo

picchiano.

KARINA: Benediktas! Spaventa anche te quello che stiamo per fare alla

regina? Non ho mai fatto una cosa così malvagia in vita mia.

BENEDIKTAS: Comunque, Karina, non possiamo salvare Barbara

Radziwill. Ricordi, sono già passati 500 anni da quando lei è morta e…

(cercando le parole) tutto questo sembra essere un macabro gioco.

L’erede naturale Bona sarebbe capace di uccidere Modestas senza rimorsi.

Hai visto come erano iniettati di sangue i suoi occhi? Bona Sforza odia

Barbara, e i Radziwill in generale, e tutti quelli che si oppongono alla

corona. Se non lo facciamo noi, troverà un altro modo.

KARINA: Forse Barbara non prenderà la medicina se è troppo amara. Per

esempio, quando la mamma mi dà la medicina, io la verso nel vaso dei

fiori e guarisco lo stesso.

Benediktas non risponde, fa spallucce, e si avviano verso l’uscita da dove

prima erano uscite le ragazze.

Alla porta della stanza della regina. Vilija e Liepa sono sedute sul

pavimento. Benediktas e Karina si avvicinano.

KARINA: Dov’è la regina Barbara? Le abbiamo portato la medicina…

gliela manda il re Sigismondo.

LIEPA: (felice) Significa che Adele è riuscita a contattare i suoi genitori.

Ben fatto! E dove sono gli altri? Adele, Vejas e gli altri ragazzi?

BENEDIKTAS: Liepa, parleremo più tardi. Lascia che Karina le dia la

medicina.

LIEPA: La prendo io.

BENDIKTAS: No, Liepa. Karina deve parlare personalmente alla regina.

Noi non possiamo ascoltare.

Liepa fa spallucce e si sposta. Si siede di nuovo accanto a Vilija. Karina

dopo poco esce dalla camera della regina. Chiude la porta.

KARINA: (a Liepa e Vilija, coprendo Benediktas che chiude a chiave la

porta) La regina vuole tranquillità, ha chiesto a tutti di andarcene.

BENEDIKTAS: (spaventato) Karina! La chiave mi è scivolata dalle dita

ed è finita nella grata del pavimento.

Vilija e Liepa si alzano preoccupate. Karina vede Modestas, Tadas,

Beatrice, Adele, Vejas, Lukas e Donatas correre verso di loro.

KARINA: Modestas, stai bene? (comincia a piangere)… volevo solo…

salvarti. Che sciocco sei stato, Benediktas. Siamo fritti, è finita.

BENEDIKTAS: (sbattendo sulla porta) Maestà, non beva! Per favore, non

beva! (si inginocchia cercando di raggiungere la chiave con un bastoncino)

LIEPA: Cosa sta succedendo? Ce lo volete spiegare finalmente?

VILIJA: Karina, perchè stai piangendo? Dopotutto anche noi stavamo

cercando una medicina…

MODESTAS: È veleno, mandato dalla Regina Madre!

VILIJA e LIEPA: (insieme) Karina… Benas… come avete potuto?!

TADAS: Cercate di capire, volevano salvare la vita di Modestas.

BENEDIKTAS: (getta via il bastoncino, quasi in lacrime) Non riesco a

prendere la chiave… Il buco nel pavimento è troppo profondo.

VEJAS: Dobbiamo buttare giù la porta.

BEATRICE: Non fatelo! (si toglie una forcina dai capelli, sotto gli sguardi

sorpresi dei compagni) Cosa c'è? Perché vi stupite? Mia nonna ha

l’Alzheimer. Dimentica continuamente dove mette le chiavi. I miei

genitori le avevano installato una chiusura automatica, ma si è rotta. Sono

due anni che ce la caviamo in questo modo.

TADAS: Io so accomodare la serratura, Beatrice, (arrossisce) se mi

permetti di venire.

BEATRICE: (arrossisce anche lei) E me lo chiedi…?

DONATAS: Veloci, voi due!

Scena 10

Beatrice sblocca la porta. I ragazzi urlano il nome della regina

irrompendo nella stanza tutti insieme. Trovano una stanza vuota con tre

uscite come quella in cui si trovavano all’inizio della storia. I ragazzi si

stringono al centro: le ragazze in un cerchio interno, i ragazzi le

circondano come per difenderle. Stanno tutti in silenzio, in ascolto.

ADELE: (comincia a sussurrare) È scomparso tutto.

MODESTAS: Sai, niente mi sorprenderà più in questa vita.

LUKAS: E la cosa triste è che non potrai raccontarlo a nessuno – non ti

crederebbero.

TADAS: Dov’è Simas?

Dal corridoio arriva un suono di ruote. Appare Simas. Sta trascinando una

piccola scatola su rotelle.

SIMAS: Vi ho trovati finalmente. Dovrò mangiare tutto questo da solo? La

cucina del palazzo è un vero paradiso culinario, e i cuochi – dei gran

talenti. Delizioso! (in italiano) (tutti ridono)

TADAS: (si avvicina) Sembrano patatine. (assaggia) Non male.

MODESTAS: Fammi indovinare – non sono riusciti a produrre la Coca

Cola.

SIMAS: Non ricordarmelo. Ho dovuto assaggiare tutti i loro esperimenti.

(imita gli chef) Simas, assaggialo! No?! Nooooo…

TADAS: Simas, il tuo sogno di diventare un soldato dovrebbe sposarsi con

quello del talento da chef. Proponiti per fare il cuoco militare.

I bambini assaggiano le patatine. Arriva il custode. I ragazzi sono felici di

vederlo.

CUSTODE: (dà la bussola a Donatas) Ho trovato questo strumento

costoso e perfettamente funzionante.

VILIJA: (scherzando) Stanislav, almeno hai trovato una parte del tesoro. È

impossibile diventare ricchi vagando nei sotterranei.

CUSTODE: Non è vero. Oggi i sotterranei vi hanno dato dei tesori di

enorme valore. Invisibili, ma non meno importanti. Arrivederci signore e

signori. Avete imparato la vostra lezione. È ora che tolga il disturbo. (tra

sé) E spero proprio di non dovere apparire qui di nuovo per molto tempo.

ADELE: Stanislav, se pensassi di essere creduto, racconterei a tutti la

nostra esperienza. (rivolta ai ragazzi che ascoltano approvando). Se la

gente sapesse quanto soffrono coloro che vengono dimenticati, soprattutto

quando distruggiamo i tesori che ci hanno lasciato in eredità. Tutti

dovrebbero rendersi conto che stanno percorrendo la stessa strada percorsa

centinaia di anni fa. Il cuore umano e l’anima non sono cambiati…

Il custode se ne va mentre lei sta parlando, il seminterrato ritorna ad

essere nuovamente la sala di un museo. Si accendono le luci.

Epilogo

La sala del museo. Tutti gli studenti.

MODESTAS: (telefono in mano) Connesso di nuovo (sorride) e 15

chiamate perse della prof. Ci ha chiamati ogni tre minuti. (i ragazzi

fischiano con sottile ironia) Non ridete, sono il capoclasse, perciò lei ha

solo il mio numero. (chiama) Le dirò dove siamo.

SIMAS: Le patatine sono sparite. Non importa. Ho imparato a cucinarle.

Volete la ricetta?

KARINA: (cerca qualcosa nella borsa) Anche gli anelli sono spariti…

Pensavo che vendendoli avremmo potuto comprare dei computer per la

classe.

Simas, Adele, Liepa siedono sul pavimento, chiacchierano felici. Modestas

si unisce al trio dopo la telefonata.

MODESTAS: Non preoccuparti per i computer, Karina. Dopo tutto non

sono la cosa più importante nella vita. Vieni e unisciti a noi.

KARINA: (sollevata, lascia la borsa e si siede con i ragazzi) Comprerò

uno zaino. La mia borsa è come il triangolo delle Bermuda. (tutti e cinque

ridono)

Lukas e Benediktas parlano da soli, Lukas parla di calcio e imita dei lanci.

LUKAS: (a Benediktas) Vieni stasera? Io e i miei fratelli abbiamo

organizzato una squadra di calcio e ce ne manca uno. Diremo all’allenatore

che sei un altro dei nostri fratelli. (ridono) Nostra madre ha perso il conto

di quanti siamo.

BENEDIKTAS: (fa un gran sorriso) Certo che sì. Se me lo permettete

vengo ogni giorno.

Donatas e Vejas guardano Beatrice e Tadas mentre aprono il lucchetto di

una bicicletta all’entrata del museo.

DONATAS: (finisce di parlare al telefono, molto felice) Non ci posso

credere! Mia madre verrà con me e staremo da mio padre in campagna.

VEJAS: E io mi trasferirò dai miei genitori a Londra, l’hanno appena

deciso. Mi invitavano da molto tempo. Mi aspetta una stanza arredata tutta

per me.

BEATRICE: (a Tadas) E la tua offerta è valida anche nel mondo reale o

solo in una favola?

TADAS: (prendendo la sua bici) Da subito. Se la principessa desidera la

carrozza.

Beatrice ride, siede coraggiosamente sulla bici, i due partono salutando

l’insegnante che, preoccupata, si avvicina agli studenti.

ADELE: Prof, siamo qui!

TUTTI: Prof… Va tutto bene… Siamo qui.

I ragazzi si avviano per incontrare l’insegnante.