il risveglio iniziatico

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Anno XV Anno XV Luglio 2004 Luglio 2004 N°. 7 N°. 7 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale di Misraïm e Memphis : www.misraimmemphis.org I I L L RISVEGLIO RISVEGLIO INIZIA INIZIA TICO TICO Antico e Primitivo Rito Orientale di Misra Antico e Primitivo Rito Orientale di Misraï m e Memphis m e Memphis Sovrano Gran Santuario Sovrano Gran Santuario Adriatico Adriatico

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Antico e Primitivo Rito Orientale di Misraïm e Memphis Sovrano Gran Santuario Adriatico

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Anno XVAnno XV Luglio 2004Luglio 2004N°. 7 N°. 7

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale diMisraïm e Memphis : www.misraimmemphis.org

IILL RISVEGLIO RISVEGLIO INIZIAINIZIATICOTICO

Antico e Primitivo Rito Orientale di MisraAntico e Primitivo Rito Orientale di Misraïm e Memphism e MemphisSovrano Gran Santuario Sovrano Gran Santuario AdriaticoAdriatico

SOMMARIOSOMMARIO

LA FEDE- Il S. . . G. . . H. . . G. . . - pag. 3

IN PRINCIPIO (riflessioni sul capitolo 1° della Bibbia) - Bruno - pag. 5

PAROLE E SCRITTI - Renato - pag.6

Saggi, dissertazioni, racconti, poesie fantastiche ed un pochino esoteriche

PENSIERI, ASTRAZIONI, SCINTILLE - Gianni - pag. 8

EL DELTA LUMINOSO CON EL UDJAT - Hugo- pag. 10

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RedazioneDirettore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravenna

IILL RISVEGLIO RISVEGLIO INIZIAINIZIATICOTICO

intuizioni della conoscenza e conoscenza delle intuizioni

LLa FEDEa FEDE

Il S.Il S. .. .G.G.. .. .H..H. .. .G.G.. .. . .

CC ome definizione generale possiamo

dire che la fede è il credere con pienafiducia originata da un intimo, pro-fondo, interiore convincimento.E' un profondo sentire cheparte dall'archetipo e giungeall'uomo d'oggi, che conservaancora un lontano e remotoricordo, attraverso il misterodella creazione.

Questo tipo di fede, detto daiTeologi VIRTU', è quello cheriguarda il mondo metafisico,riguarda cioè qualcosa chenon è dimostrabile soltan-to con la ragione. Per cuipossiamo dire che tuttociò che è fede è accet-tato senza discussione. Per tutto ciò che ri-guarda il mondo ma-teriale, non si può par-lare di "fede" bensì difiducia fino a prova delcontrario.Il credere su una organiz-zazione, su una idea nonassoluta, su un partito politico,su una persona non èfede, ma è fiducia, chespesso non è avulsa dal-l'interesse personale.Per quanto riguarda la "

Fede " nella Massoneria, questa è simile alla " Federeligiosa ", infatti , come la religione è qualcosa chetocca il mondo metafisico e al suo vertice c'è Dio,così pure la massoneria è qualcosa che tocca ilmondo metafisico e al suo vertice c'è il SupremoArtefice dei mondi o il Grande Architettodell'Universo, che dir si voglia, è pur sempre Dio.La religione e la massoneria sono due vie paralle-

le a forte contenuto spirituale, che partono dallacredenza in Dio ed hanno per scopo il ritorno aDio. Le due vie differiscono fra di loro per il meto-do.Il metodo della religione è mistico, esso riguarda

soprattutto la preghiera, la fede per Grazia di Dio ela mediazione dei sacerdoti, che, unici, possono

officiare il rito che mette il credente incomunicazione con Dio.

Il metodo della massoneria è esote-rico e sperimentale. Il massone perpotere procedere deve cercareDio dentro di Sé attraverso ilVitriol. Il massone non ha biso-gno di mediatori, tutt'al più ha

bisogno di un Fratello maggioreche gli possa insegnare ilmetodo. Ogni massone parte-cipa all'azione rituale offician-dola insieme agli altri.Tutte e due le vie sono validee, come tali, dovrebberovicendevolmente rispettarsi,se non addirittura aiutarsi. Ma una cosa è la religione eun'altra cosa sono i religiosi,che sono uomini imperfettiche seguono una delle vieche portano alla perfezioneattraverso la preghiera e ilsacrificio, così come unacosa è la Massoneria ed altracosa sono i Massoni, ancheessi uomini imperfetti chesono tesi al raggiungimentodella perfezione attraverso la

lotta contro la pro-pria personalità neldeserto della pro-pria interiorità.

ILIL RISVEGLIO INIZIARISVEGLIO INIZIATICOTICO

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Evangelista Giovanni(particolare dal tabernacolo dei giustiziati)

Benozzo Gozzoli - 1464

Sia l’organizzazione gerarchica religiosa che l'or-ganizzazione gerarchica della massoneria costitui-scono il recipiente entro il quale si manifesta ilmondo metafisico. Sono paragonabili al corpo fisi-co dell'uomo che è una necessità esteriore, unmezzo di manifestazione dello Spirito sulla terra.Da qui la necessità che Religione e Massoneriasiano contenitori puliti, costantemente purificati,tali da potere contenere , senza esplodere, la Fedein Dio.

Quindi Fede a Dio (S.A.D.M.----- G.A.D.U.) e fidu-cia, fino a prova del contrario, alla gerarchia.La gerarchia religiosa parla della fede in Dio comeuna grazia elargita all'uomo da Dio.La gerarchia massonica parla della fede in Dioquale conquista del piano di coscienza dell'uomoper mezzo del proprio convincimento che lo portaa vivere la tradizione, che proviene dallo spirito,nella storia sub specie interioritatis.L'uomo non può non avere fede in Dio quale origi-ne di tutto e non può che essere convinto che unEnte, certamente a lui superiore, lo ha creato unita-

mente a tutte le altre crea-ture.

L'ateismo è per noi unatteggiamento che rifiutadi ragionare sub specieinterioritatis e sub specierationis.

Il S.Il S. .. .G.G.. .. .H..H. .. .G.G.. .. . .

ILIL RISVEGLIO INIZIARISVEGLIO INIZIATICOTICO

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S.Anna, la Madonna, il Bambino e S.Giovannino - Leonardo da Vinci - 1508

IIn principion principio(rif less ioni sul capitolo 1° del la Bibbia)(r i f less ioni sul capitolo 1° del la Bibbia)

Bruno Bruno

II l primo capitolo della GENESI è stato composto

al tempo dell'esilio di Babilonia (VI° sec a.C.),mentre il secondo è dell'epoca salomonica (X° sec.a.C.). Fondamentale e obbligatorio è il primo termi-ne" Bereshit" - in principio - a cui segue "tehòm "-l'abisso- simbolo del nulla. Su di esso passa la "Ruah" -spirito creatore. Ed ecco sbocciare la Luce,

"'or " che ricaccia "Hosheq" - la tenebra .Le ventidue parole costituiscono una trama lessica-

le raffinata, una specie di cabala ieratica, ritmatasul numero SETTE, numero di pienezza e di perfe-zione che occupa l'intera prima pagina della genesi.Si è in presenza di sette giorni all'interno dei qualisi hanno otto opere divine, scandite in due gruppi diquattro; sette sono le formule usate per costruire latrama del racconto; sette volte risuona il verbo"Bara' " - creare- ; trentacinque ( 7x5 ) è scandito ilnome divino; ventun volte ( 7x3 ) entrano in scena" cielo e terra ". Il primo versetto ha sette parole equattordici (7x2 ) il secondo.È suggestivo notare come l'atto creativo è concepi-to come un evento affidato alla parola. Lo stermina-to silenzio del nulla è squarciato da un imperativopossente e assoluto: " Jehi 'or….Wajjehi 'or - sia laluce… e la luce fu - Per la Bibbia la creazione èsostanzialmente un evento sonoro: è la voce divinaa dar origine all'essere. In principio " Bereshit " ci

fu un suono, un'armonia. C'è , però,nella prima pagina della creazioneun'altra dimensione: il creato è con-templato come un dato estetico evisivo. Per sette volte risuona unaformula fissa: " Wajjar' éloim…kittov " - Dio vide che (il creato) erabello/buono -.Il vertice di questa percezione visivaè raggiunto quando la creazione rag-giunge la sua pienezza con la crea-zione dell'uomo e della donna : c'èun superlativo: Dio vide che era bel-lissimo " tov me' od ". (Gen. 1.31)

Bruno Bruno

ILIL RISVEGLIO INIZIARISVEGLIO INIZIATICOTICO

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Bibbia sefardita 1385

PPararole e scritti ole e scritti Renato Renato

QQ uando si è impegnati nella ricerca che caratteriz-

za un percorso iniziatico come il nostro, può capitareche per lungo tempo si rimanga concentrati nel cerca-re di acquisire informazioni dentro e fuori di noi,senza prestare molta attenzione a ciò che viene fattodagli altri.Spesso, soprattutto nella fase iniziale (e non è ovvia-mente solo un'indicazionetemporale) l'indagine chespazia tutto attorno, in espan-sione sferica, manifesta unacerta grossolanità, rappresen-tata, ad esempio, più dallaquantità che dalla qualitàdelle letture, delle indagini,delle esperienze. E' abbastan-za normale che ciò avvenga,se un intenso desiderio diconoscenza, di un'istintivavolontà di ritrovamento/ri-congiungimento con la "fon-te" divina ed una forte curio-sità sono in dotazione al ricercatore.Nel fare ciò, ognuno comincia ad accostarsi a rappre-sentazioni di possibili esistenze, diverse dall'usuale, oper lo meno da quella "realtà" che i cinque sensi sierano allenati a percepire.Tali percezioni-rappresentazioni potrebbero essereraggruppate (grosso modo) in tre grandi filoni:" descrittive (scritte ed orali)" magico-operative (teurgia, spiritismo, ecc.)" introspettive-meditative-misticheDi solito il primo gruppo cattura immediatamente l'at-tenzione, perché facilmente fruibile dall'"IO", ilquale, secondo le sue capacità d'analisi, comprensivedi comparazione binaria, si alimenta di tutto ciò che èposto alla sua attenzione. Poiché gli argomenti chepossono essere presi in considerazione, sovente, nonhanno alcuna possibilità di riscontro oggettivo (attra-verso i cinque sensi e/o le loro possibili estensionitecnologiche), l'IO, comunque affascinato, irretito,"deviato", è costretto a comparare astrazioni e/o fan-tasie, perdendo progressivamente ogni riferimentocerto con quella "sua" realtà che normalmente domi-na, per adagiarsi su una nuova, virtuale, di cui, senza

alcuna ragione, acquisisce/certifica, per "veri", riferi-menti assolutamente non "testati" dai sensi ma dedot-ti esclusivamente da sequenze logiche, mutuate dapresupposti ipotetici. S'intuisce facilmente che se aquesto punto non subentra qualche altra modalità dipercezione (es. quella del "SE") con strumenti diversidai sensi materiali, le possibilità di scivolare nelladimensione del "fantastico" e perché no, del patologi-co, è altissima.Potremmo così assistere, come reazione all'accumula-re disordinato d'informazioni incomprese, ad un ulte-riore proliferare di scritti, citazioni, discussioni, con-ferenze, ecc., magari affascinanti, proporzionalmentealle capacità ed alla cultura degli autori, ma assoluta-mente "superficiali" "fasulli" e devianti per coloro che

avessero la sventura diincapparvi.Il secondo gruppo sirende disponibile, abi-tualmente, come conse-guenza del primo, con lavariabile di un "SE" sti-molato in qualche modoma ancora grandementericoperto dall’ "incrosta-zioni materiali", quindid o m i n a t o / o f f u s c a t odall'IO e dai complicaticondizionamenti dellaprogrammazione geneti-

ca, evolutiva. Un IO che in modo assolutamente natu-rale, è portato ad acquisire dall'esterno ciò che non hama di cui comprende di poter avere il potere. In que-sto modo, indipendentemente dalle cose "straordina-rie" di cui potrebbe riuscire ad impossessarsi, impe-disce al SE di manifestarsi e di compiere quel percor-so evolutivo che sarebbe necessario per la modificadello stato dell'essere. E' una vecchia situazione chesembra ripetersi continuamente per l’uomo, a comin-ciare dal cibarsi dell'albero della conoscenzanell'Eden. Si rinuncia all'"essere" per il "possede-re"(apparentemente facilmente fruibile); così si bloc-ca un percorso che in qualche modo "muore", senzasapere se ci sarà offerta, ancora una volta, una nuovapossibilità. Ad ogni modo, poiché le informazioni egli insegnamenti potrebbero derivare esclusivamentedal primo raggruppamento di cui sopra, è possibileche il tutto si limiti e/o si riconduca a rappresentazio-ni più o meno bizzarre (con tutte le conseguenze pato-logiche possibili per la psiche) e ad ulteriori prolife-razioni di "sciocchezze" (in questo caso con l'aggiun-ta di quelle scenografiche e teatrali).

ILIL RISVEGLIO INIZIARISVEGLIO INIZIATICOTICO

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Nel terzo raggruppamento, di solito, si avventurano inpochi. Esiste, infatti, un filtro d'accesso, costituito dal"riconoscimento" di ciò che si agita dentro di noi e dal"ritrovamento" del SE. Senza il superamento ottimaledi questo "steccato", è probabile che si rimanga a"vagheggiare" nel primo raggruppamento o si scivolimalamente nel secondo. Ciò che accade qui, che cosaviene compreso, non è immediatamente disponibile atutti. Sembra che quelli che lo "sperimentano", comu-nichino e si comprendano abbastanza agevolmente traloro (in modo trasversale, indipendentemente dallascuola, dal percorso di provenienza e/o dalla religioneprofessata); con quelli del primo raggruppamento, lacomunicazione è a senso unico (quelli del terzo capi-scono il primo ma non è oggettivamente possibile ilcontrario), con quelli del secondo può accadere chequalche volta si accenda una comunicazione reciprocama non è mai chiaro a che cosapossa portare.Per tutto quanto descritto, se equando sarà necessario, potrem-mo assistere anche in questocaso, alla produzione di scritti,parole, rappresentazioni od altro.E' quindi intuibile, però, che nonpotranno essere completamentecompresi, se non da coloro che"superati gli steccati" preposti,potranno usufruire della guidadel SE ed andare oltre la norma-le decodificazione culturale/fan-tastica dell'IO. Se prendiamo inesame queste considerazioni(volutamente non approfondite emolto sintetizzate) e proviamoper qualche istante a diventaredei semplici osservatori di ciòche si manifesta a tutti, potrem-mo prendere atto di un enorme,inverosimile proliferare di paro-le e di scritti, a cura di uomini,indicati come ricercatori, "iniziati" che sovente, peravvalorare ciò che producono (anche profano, mate-riale e quindi sociale, politico, economico, collegatoal potere, al possesso, ma non certo alla sfera spiri-tuale ed alla ricerca intima, interiore di Dio) lo "cer-tificano" con la propria appartenenza (non ha impor-tanza se anche in posizione gerarchica dominante) agruppi, a massonerie, a religioni, ad istituzioni, aduniversità, ecc. A questi, forse per gli stessi motivi, siaggiungono parole e scritti d'operazioni fantastiche,mescolate ad altre che forse non lo sono, riguardanti

la dimensione della magia, degli spiriti e del potere aloro collegato. Gli ipotetici osservatori potrebberonotare poi gli scritti e le parole di coloro che conti-nuano imperterriti (per chissà quali motivi, magari glistessi degli altri) a sostenere, a volte anche con unacerta veemenza/aggressività (qualcuno asserisce pro-vocatoriamente, forse non proprio in linea con glistessi insegnamenti di Cristo) di detenere in esclusi-va la "verità" e la possibilità di contatto/salvezza conDio. Provando a fare quest'esperimento, può darsi chesempre gli osservatori, possano spontaneamente pen-sare che forse, al momento, esista un po' troppa con-fusione causata da uomini che con la loro presenzanon sempre spiritualmente splendida, inquinano igruppi, le religioni, le massonerie, le istituzioni, dellequali, forse nella logica del possesso esterno, di cuisopra, cercano di esibire simboli d’appartenenza.

Poi può darsi che si possa conside-rare tutto ciò anche se apparente-mente un pò inquietante, comunquenaturale ed accettabile; infatti, tuttaquesta confusione (nella qualediventa difficile distinguere i dia-manti dai pezzi di vetro) non faaltro che rendere la ricerca dellaProvvidenza Divina difficile quantolo era nei tempi in cui non c'eranotante parole e tanti scritti in libertà.Così, trovare la strada giusta, la pie-tra nascosta, il bambino, la propriacoscienza, la propria essenza incomunione con Dio, probabilmenteè ancora possibile (forse, comesempre, nel vecchio antico modoche ci proviene dalla tradizione eche mai e poi mai potrà suggerireconflitti tra ricercatori e religiosi diqualsiasi provenienza, dal momentoche le diversità di ogni scuola sonoconsiderate splendidi valori aggiun-ti, peculiari di ogni esperienza, tesa

alla scoperta ed all’avvicinamento a Dio). Qualcunosicuramente ogni tanto, senza fare troppo rumore, ciriuscirà ed allora sarà uno dei momenti di giubilo chepermettono all'umanità di ricongiungersi con ilCreatore.Concludendo….parole e scritti, perché e quando pro-durli?…chissà, ci si potrebbe meditare sopra…. alme-no un pochino……forse poi..se lo si facesse dopo averpensato ancora una volta a chi, che cosa si è (o sipotrebbe essere)...magari riuscirebbe anche meglio.

Renato Renato

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PPensieri, ensieri, astrazioni, scintilleastrazioni, scintille

GianniGianni

11 .La ricerca. Il ricordo, il

dolore per quanto subito e perquanto fatto, il perdono ed ilperdonarsi, quanta fatica, quan-ta difficoltà.Come è difficile staccarsi dalquotidiano, dall'Io così profon-damente e prepotentementeradicato in noi.Può essere possibile allontanar-sene o meglio vedere come se sivedesse un lavoro teatrale e sen-tire come se si sentisse un pezzodi musica?Poter essere sempre oltre e giu-sti, in un tempo non tempo inuno spazio non spazioUna scintilla di fuoco è comeuna parentesi brevissima nelnostro pur brevissimo tempo diesistenza.Ma per la scintilla il tempo è unaltro, si stacca dalla formamadre, vive respirando aria emuore quando il fuoco ha esau-rito la materia che la compone esi spegne rimanendo solo cenere.Una scintilla, breve forma divita.Ognuno di noi è una scintilla.Dobbiamo… dovremmo considerarci come privi deltempo.

Per sempre vivi, per sempre con ( al servizio) Dio, unicaVerità, di cui siamo solo una particella destinata contem-poraneamente alla vita ed alla morte, già morta allanascita, eppur di nuovo viva alla morte.

22 .A volte ci si sente soli o come gli unici i predestina-

ti a risolvere o a pensare di poter risolvere i problemi delmondo.Che strano periodo stiamo vivendo.Tanta violenza, quando sarebbe così facile dare un pocodi amore.Tanto odio, quando sarebbe così facile dare un poco di

affetto.Una carezza vale molte paro-le. Se il cuore vibra non sononecessarie parole. Ma se ilcuore vibra le parole guari-scono, diventano verbo, cam-biano lo stato di ciò cheincontrano nel loro propagar-si.Il cuore. Per l'ennesima voltami rendo conto che si tornasempre li. Alla ricerca dellanostra purezza, del nostrooro, del nostro divino. Che sideteriora, già alla nascita,non appena entriamo in con-tatto con l'aria, la nostrapurezza diventa mano a manosempre meno pura. Il nostroamore diventa il diritto diavere amore, di possedereamore e poi cose, spazio, cre-dito. A qualunque costo. Anchecon la menzogna, con lacalunnia, con il tradimento.In nome della ragione, deldiritto, dei principi, piegati e

modellati dal nostro egoismo, dal nostro Io.E poi… e poi si torna a ricercare questo benedettoBambino, che è lontano nella memoria, nel tempo, anchenello spazio.

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SSaggi,disseraggi,dissertazioni,tazioni,brbrevi racconti, evi racconti,

poesie fantastichepoesie fantasticheed anche ed anche

un pochino esotericheun pochino esoteriche

René MagritteLa traversata difficile - 1926

Forse, pensiamo, non è mai esistito. E' una leggenda, unabella leggenda, quasi un'utopia.Poi, per alcuni, i figli. Che debbono essere forti, pronti,maturi… mai bambini.E allora, capisci che hai rubato a loro e forse anche a te.Forse come hanno già fatto coloro che sono stati genito-ri prima di te.E se la divina provvidenza, magnanimamente ti offre lapossibilità, ancora una volta, forse, se pensi se ricordi sechiedi perdono, soprattutto a te stesso, capisci che ilbambino deve essere innanzitutto bambino. Con le suepaure, le sue speranze ed il suo pacchetto antico e gene-tico di vizi e virtù. E tu non devi far altro che essere diesempio, di stimolo, affinché tutto rimanga, forse, inte-gro, pulito, non ossidato, cristallino, non incrostato.I tuoi errori pesano ma sono ormai compiuti.Forse cosìdoveva essere.E cerchi il contatto, perché ciò che è in alto è in basso eciò che è in basso è in alto nella cosa Uno. E pensi cheanche tu crei di giorno in giorno la tua genesi e non te nerendi conto. Sottovaluti l'importanza di ciò che fai di ciòche sposti con le azioni ed i pensieri di tutti i giorni.Una volta, un Vecchio grande saggio nella sua grandeprofondissima semplicità, mi disse: " tutte le mattinedopo essermi svegliato, penso a ciò che accadrà nellagiornata a venire, mi rivolgo a Dio e dico: sia fatta la tuavolontà". Un concetto, appunto semplice quasi ovvio, maovvio non è. Non è ovvio affidarsi, vivere guardandosentendo tutto, senza coinvolgimento, con amore, concarità, con umiltà, con comprensione. Sapendo di essereuno strumento utile, importante di un disegno di cui Dioti rende partecipe nel suo tempo e nel suo spazio che nonè il tuo, ma è anche il tuo.

33 .Pensare. Ricordare. Perdonare.

Responsabilità.Verso chi? Te stesso, la tua famiglia.Verso Dio.Verso l'umanità?Il testamento iniziatico non ha invero una risposta unica,ma una risposta personale dal cuore, quando, attraversola ricerca della pietra nera ti scopri, ti svesti, sei vera-mente senza nulla addosso ed abbandoni la maschera edil mantello per quell'attimo durante il quale compi l'attod'Amore iniziale che accende la scintilla e che poi, dopoaver reindossato la maschera ed il mantello dovrai tene-re viva e vivida con la tua coscienza. E così cominciaquel contatto, senza che te ne renda conto, che generaenergia anche grazie a te, verso la liberazione dalla cat-tività.

44 .Rabbia, Rabbia, Rabbia.

Le sensazioni di ingiustizia, di diritto leso, di principi

traditi, di essere stato tradito, maltrattatoVendetta. Come fine ultimo per ristabilire la giustizia,l'ordine, il bene.Perché?Non è forse che vuoi riconoscimento? Non è forse chevuoi non riconoscere gli errori?Non è forse che vengono a galla le incrostazioni cheavevi accuratamente nascosto? Che non volevi ricono-scere come alienazione della vera giustizia?Qualcuno deve soffrire più di te. Deve riconoscere l'er-rore. Quale errore? E' così importante?No. Non è così importante.E' la tua coscienza importante.Il tuo Tempio è in subbuglio.Forse non sei nel giusto, o meglio non hai capito il veroproblema.Il vero problema è guardarti con neutralità, scavare sinoin fondo per rettificare con sincerità e dolore.Riportare tutto nel giusto alveo fuori dal tempo ed in unospazio infinito per, forse, finalmente capire che devilasciare l'io in un angolo e zittirlo. L'io, utile nel densoma ostacolo nel sottile.........

GianniGianni

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D.A. Freher, in : Works of J. Behmen, ed. Law,1764

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EEl delta luminosol delta luminosocon el udjatcon el udjat

Hugo Hugo

EE lojo no podría ver el sol si

no fuese en cierto modo un sol,canta el himno de Plotino, tales el Udjat, el ojo derecho solarde Horus que se encuentra en elcentro del Delta iluminado."Dame tus manos, que poseentu espíritu" dice el himno aAtón en una verdadera declara-ción de amor que el faraón diri-ge a su dios, es por las manosdel sol que la vida bajará sobreAquenathón. Según el profundosentido de los textos AMAR-NIANOS, ATON no se expresapor el disco del sol sino por elglobo del ojo solar. El Orientede nuestro templo es el esplen-dor de lo UNO y el UDJAT enel Delta luminoso se lo puedeasociar, por analogía, al lugardel faraón: hacer presente aMAAT en lo manifestado.Horus, "el lejano", es el protec-tor de la institución faraónica,quien ubica a MAAT en el lugarde ISEFET. En Egipto, laregión de la luz, donde apareceel Principio Creador, se encar-na en la tierra en el NAOS deltemplo, el SANCTA SANCTO-RUM , al que conduce un cami-no celeste, a saber, la personasimbólica del Faraón, del que,los textos de las pirámides,señalan que el es esta región deluz.

IIl delta luminosol delta luminosocon l’udjatcon l’udjat

Hugo Hugo

LL’’ occhio non potrebbe

vedere il sole se non fosse in uncerto modo un sole, canta l'innodi Plotino, tale è l'Udjat, l'occhiodestro solare di Horus che sitrova nel centro del Delta illumi-nato. "Dammi le tue mani che possie-dono il tuo spirito" dice l'inno adAtón in una vera dichiarazione diamore che il faraone dirige alsuo dio, è per le mani del soleche la vita scenderà suAquenathón. Secondo il profon-do senso dei testi AMARNIA-NOS, ATON non è rappresentatodal disco del sole bensì dal globodell'occhio solare. L'Oriente delnostro tempio è lo splendoredell’Uno e l'UDJAT nel Deltaluminoso può associarsi, peranalogia, al posto del faraone:presente a MAAT in quello mani-festato. Horus, "il lontano", è ilprotettore dell'istituzione farao-nica che mette MAAT nel postodi ISEFET. In Egitto, la regionedella luce, dove appare ilPrincipio Creativo, si incarnanella terra nel NAOS del tempio,il SANCTA SANCTORUM, alquale conduce una strada celeste,a raffigurare, la persona simboli-ca del Faraone, di cui, i testidelle piramidi, segnalano chequella è la regione di luce.

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Todo cuanto toca el Faraón para acceder al cielo, se tratede una escala o una barca, se troca en luz, y él mismo setransforma en un estallido de luz..Desempeñando una función constructora haciendo unaofrenda , poniéndose al servicio de Maat, se entra alámbito de la luz. Toda ofrenda es asimilada al ojo deHorus, que está unida a la práctica de Maat y al regocijodel corazón. Si Faraón sostiene el cielo y alza los ele-mentos de la creación, es en virtud de su realización enel ojo divino. Los textos de las pirámides señalan que elconjunto de divinidades colabora en alumbrar una obraprimordial que Egipto denominó Faraón.El Faraón vive porque está revestido de ojos, las doscoronas son unosojos, los alimentosque consume, losperfumes que elige,las ofrendas querealiza son el ojo deHorus. La creaciónes una mirada, veres crear. El es lamirada el, cuyotrono se denomina"el que hace vivir aMaat". Lo que con-templa son unospaisajes de eterni-dad de los queEgipto y la tierrason reflejos. Los textos de laspirámides se nosrevelan como unaobra de videntecuya mirada, comola del halcón cele-ste, cuyos ojos sonel sol y la luna hanperforado el velo dela apariencia paradescubrirnos el mundo de las causas inscriptas en elOriente.Uno de los más antiguos relatos cosmogónicosegipcios es el ojo perdido del dios sol. El mito admitenumerosas variantes. En una de ellas cuenta como elcerdo negro penetró en el ojo deHorus, volviéndolo tem-poralmente ciego, es la primera huella de la identifica-ción del cerdo con Seth, según relata una versión tardíadel libro de los muertos: "Ra dijo a Horus: déjame verque sucede con tu ojo. Observó el ojo. Ra dijo a Horus:mira hay un cerdo allí, es negro. Horus lo observó, su ojoestaba dañado por gran perturbación." El divino medicoThot restaura al ojo de Horus, y Horus, asociado a Osirisentabla una lucha a muerte con Seth.

Tutto quanto tocca il Faraone per accedere al cielo, sitratti di una scala o una barca, si muta in luce, e lui stes-so si trasforma in un'esplosione di luce.. Svolgendo una funzione creativa, facendo un'offerta,mettendosi al servizio di Maat, si entra nell'ambito dellaluce. Ogni offerta è assimilata all'occhio di Horus, allapratica di Maat ed alla gioia del cuore. Se il Faraonesostiene il cielo e gli elementi della creazione, ciò è invirtù della sua realizzazione nell'occhio divino. I testidelle piramidi segnalano che l'insieme di divinità colla-bora ad illuminare un'opera primordiale che l'Egittodenominò Faraone. Il Faraone vive perché è dotato di occhi, le due corone

sono occhi, gli ali-menti che consuma,i profumi che sce-glie, le offerte cherealizza sono l'oc-chio di Horus. Lacreazione è unsguardo, vedere ècreare. Egli è losguardo il cui tronosignifica quello chefa esistere "Maat".Quello che contem-pla sono alcuni pae-saggi di eternitànella quale l’Egittoe la terra sonoriflesse.I testi delle piramidisi sono rivelaticome un'opera di unveggente il cuisguardo, come quel-lo del falco celeste,i cui occhi sono ilsole e la luna, hannoperforato il velodell'apparenza per

rivelarci il mondo delle cause collocate ad Oriente. Uno dei più antichi racconti cosmogonici egiziani è l'oc-chio perso del dio sole. Il mito ammette numerosevarianti. In una di esse racconta come il maiale neropenetrò nell'occhio di Horus, rendendolo temporanea-mente cieco, è la prima indicazione per l'identificazionedel maiale con Seth, come racconta una versione tardivadel libro dei morti: "Ra disse a Horus: lasciami vedereche succede col tuo occhio. Osservò l'occhio. Ra disse aHorus: guarda c'è lì un maiale, è nero. Horus l'osservò, ilsuo occhio era dannato per il gran disturbo." Il divinomedico Thot guarisce l'occhio di Horus, e Horus, assie-me ad Osiride inizia una lotta mortale con Seth.

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Los iniciados sabían que el hombre se compone de seiselementos, tres materiales que son su cuerpo, su nombrey su sombra y tres espirituales, que son su ankh, ba yka. Ellos debían ser regenerados en el ojo divino, era loque se llamaba "calcular el alma su cuerpo, arrancar elojo a Seth." El difunto, bajo forma de pájaro, va a subiry penetrar hacia el ojo de Horus, el ojo de luz, con el finde fusionarse a la luz creadora, de convertirse en gota delas fuentes de la vida. En una figura de sarcófago de una sacerdotisa, que seencuentra en el Cairo se lee : "Llego, abrazo el Udjat ygozaré de la luz."En el papiro Nebt Habt, del museo deTurín: "yo soy el que está, el que estará en el ojo deHorus y mi cuerpo será limpiado por el vivificante per-fume del ojo de Horus""Ungido por el perfume Anti del ojo de Horus, seréluminoso y entonces podré reunir los miembros y loshuesos de los muertos - Osiris".Horus, es Harmakhis, "elHorus del horizonte": "ala-banza a vos ojo de Horus,el blanco, el grande, quedeleita por su belleza lareunión de nueve diosescuando sale por el orientedel cielo." El ojo solar esel oriente luminoso, elmisterio de la vida y de louno, un átopos que trans-muta el camino del difuntoque va hacia "el bello occi-dente, el país de los justifi-cados." Los textos de laspirámides, fueron gravadospor primera vez en la pirá-mide del rey Unas (hacia2375-2345 A.C.) y poste-riormente en la de lossoberanos de la sexta dina-stía..Los textos de las pirámides refieren está unidad del"bello oriente": "Has partido Faraón, pero regresarás" sedice allí. La vida no ha nacido jamás y no puede portanto morir, la muerte ha adquirido vida y por tantomorirá.Pero el origen de estos textos de las pirámides es másantiguo y se remonta a la fundación de Egipto. Fueronlos sabios de la ciudad santa de IUN (Heliopolis, la ONde la Biblia) cuyo sumo sacerdote ostentaba el título deGran Vidente, quienes concibieron la visión del Egiptoeterno, que nació de la conciencia de Maat y descansósobre ella como sobre un pedestal, el cual es, por otraparte, una de las maneras de escribir el término Maat enlenguaje geroglífico.

Gli iniziati sapevano che l'uomo si compone di sei ele-menti, tre materiali che sono il suo corpo, il suo nome ela sua ombra e tre spirituali che sono il suo ankh, ba e ilKa. Essi dovevano essere rigenerati nell'occhio divino,era quello che si chiamava "calcolare l'anima il suocorpo, strappare l'occhio a Seth." Il defunto, sotto formadi uccello, sale e penetra verso l'occhio di Horus, l'oc-chio di luce, col fine di fondersi alla luce creativa, di tra-sformarsi in goccia delle fonti della vita. In una figuranel sarcofago di una sacerdotessa che si trova al Cairo, silegge: "Arrivo, abbraccio l'Udjat e godrò della luce."Nel papiro Nebt Habt, del museo di Torino: "io sonoquello che sta, quello che starà nell'occhio di Horus ed ilmio corpo sarà pulito per il vivificante profumo dell'oc-chio di Horus" "Unto per il profumo Anti dell'occhio di Horus, saròluminoso ed allora potrò riunire le membra e le ossa deimorti - Osiride."

Horus, è Harmakhis,"l’Horus dell'orizzon-te": "lode all’occhio diHorus, il bersaglio, ilgrande, che diletta perla sua bellezza lariunione di nove deiquando esce per l'orien-te dal cielo." L'occhiosolare è l'oriente lumi-noso, il mistero dellavita e dell’uno, un áto-pos che tramuta il cam-mino del defunto che vaverso "il bel occidente,il paese dei giusti." Itesti delle piramidi,furono trovati per laprima volta nella pira-mide del re Unas, (circa2375-2345 A.C., eposteriormente in quel-

la dei sovrani della sesta dinastia. .I testi delle piramidi riferiscono questa citazione del "beloriente": sei partito Faraone, ma ritornerai" si dice lì. Lavita non è nata mai e non può morire pertanto, la morteha acquisito vita e pertanto morrà. Ma l'origine di questi testi delle piramidi è più antica esale alla fondazione dell'Egitto. Furono i saggi della cittàsacra di IUN (Heliopolis l'ON del Bibbia) il cui sommosacerdote ostentava il titolo di Gran Veggente, che con-cepirono la visione dell'Egitto eterno, nato dalla coscien-za di Maat e che riposa su di lei come su un piedistallo,il quale è, d'altra parte, una delle maniere di scrivere iltermine Maat in linguaggio geroglífico.

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Entregarse a la contemplación del Udjat en el Deltaluminoso, es entregarse a la fascinación de la diosa quelleva sobre la testa la pluma de pájaro, la timonera delvuelo perfecto. Necesariamente, la reflexión, es- unacrítica lateral de la intuición, esa visión directa; contin-gente, las palabras son tiempos sucesivos y emblemas,que no logran delimitar en el concepto el misterio delDelta. Como dice Nicolás de Cusa: "La filosofía quequiso elevarse hasta la comprensión de esa trinidadvomitó círculos y esferas." La aprehensión espacial estáorganizada por la clave de lo manifestado, de la crea-ción: el ángulo. El ángulo remite, en su esquema con-structivo, a la figura simple y, por lo tanto,primordial: el triángulo. Toda otrafigura geométrica (salvo el círcu-lo) es elaboración secundaria.El ángulo es la clave debóveda de la manifesta-ción. El ángulo es el"Punto Impropio" de lageometría no euclidia-na, el punto de fugade la luz. La escuadraes el instrumento quenos proporciona laimagen estática delángulo, así, como elcompás su imagendinámica. Estos dosinstrumentos eran utili-zados por los egipciospara el trazado del espaciosagrado, del templo. El vérticedel ángulo es la apoyatura espa-cial de la figura simple y sagrada, elpunto de irradiación de la luz del sagradoDelta, allí donde el Udjat es el destino de realizaciónpara el iniciado. Imagen del realizado en el ojo divino,es el Faraón coronado, según un texto de las pirámidesde Saqqarah traducido por Gastón Máspero:"Oh Faraón,ven y viste para vos el Ojo de Horus sano que esta en laciudad del tejido"; "El Faraón toma posesión de la coro-na blanca"; "El Faraón aparece en su gloria para losDioses, aparece en su gloria con la Luz Divina."La coronación es llevada a cabo en Pe, mítica ciudad delDelta, "Valle de los Apaciguados". La corona es el ojodel Faraón. Los ritos de coronación le invisten simbóli-camente. Es la diosa Tait la que teje las vestiduras ritua-les con la tela-sabiduría, que se encuentra a la cabeza deltemplo. El Faraón lleva una diadema en la cabeza que esel Ojo de Horus y un relámpago luminoso, el Faraónlleva un mandil de oro. El nombre del mandil Suh, indi-ca que es una matriz que da a luz al Faraón.

Darsi alla contemplazione dell'Udjat nel Delta luminoso,è darsi al fascino della dea che porta sulla testa la piumad’uccello, la timoniera del volo perfetto. Necessariamente, la riflessione, è - una critica letteraledell'intuizione, in visione diretta; nello stesso tempo, leparole sono tempi successivi ed emblemi che non riesco-no delimitare nel significato, il mistero del Delta. Comedice Nicolás di Cusa: "La filosofia che volle alzarsi finoalla comprensione di quella trinità vomitò circoli esfere." La dimensione spaziale è organizzata attraveso lachiave di ciò che è manifestato, dalla creazione: l'ango-lo. L'angolo si rifà, nel suo schema costruttivo, alla

figura semplice e, pertanto, primordiale: iltriangolo. Ogni altra figura geometri-

ca, salvo il circolo, è elaborazionesecondaria. L'angolo è la chia-

ve di volta della manifesta-zione. L'angolo è il "Punto

Improprio" della geome-tria non euclidea, ilpunto di fuga dellaluce. La squadra ècosì lo strumento cheproporziona l'imma-gine statica dell'ango-lo, come il compassola sua immagine dina-

mica. Questi due stru-menti erano utilizzati

dagli egiziani per il trac-ciato dello spazio sacro,

del tempio. Il vertice dell'an-golo è la base spaziale della

figura semplice e sacra, il puntodi irradiazione della luce del sacro

Delta, lì dove l'Udjat è il destino di realiz-zazione per l'iniziato. Immagine di quello realizzato

nell'occhio divino, è il Faraone incoronato, secondo untesto delle piramidi di Saqqarah tradotto per GastónMáspero: "Oh Faraón, vedi e vestisti con l'Occhio diHorus sano nella città del tessuto"; "Il Faraone prendepossesso della corona bianca"; "Il Faraone appare nellasua gloria per Dio, appare nella sua gloria con la LuceDivina." L'incoronazione è eseguita in Pe, mitica città del Delta,"Valle" dei Rabboniti. La corona è l'occhio del Faraone.I riti di incoronazione l'investono simbolicamente. È ladea Tait quella che tesse i paramenti rituali con il tessu-to-saggezza che si trova alla testa del tempio. Il Faraoneporta un diadema nella testa che è l'Occhio di Horus edun lampo luminoso, il Faraone porta un grembiule d’oro.Il nome del grembiule Suh, indica che è una matrice chedà luce al Faraone.

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El Ojo de Horus es la convergencia de lo cercano y lolejano, uno de los nombres de Horus es "el lejano". Enlos textos de las pirámides se lee: "Horus no esta lejo devos, no te alejes, Señor de la Casa Grande, de Horus entu nombre de cielo lejano." El Faraón, señor de las dostierras, en un campo de zafiro pace estrellas. La palabra"Cielo Lejano", en lengua faraónica (heret), está forma-da a partir de la misma raíz que Her, Horus. El Faraón serealiza en el ojo solar de Horus, el Udjat, al cual estamosllamados a ser realizados.

Esta joya del Templo es el esplen-dor de lo Uno. Cabría distinguir, comoquiere Platón en el "Parménides", launidad de lo Uno. La unidad esuna exigencia de la teoría, loUNO guarda su trascendenciadivina, su sacra trinidad,independiente de las mani-festaciones de pasado,presente, porvenir; sabi-duría, fuerza, y belleza;de las tres fases de laObra. El Udjat es unátopos que está porencima de cualquiertercer ojo simbóli-co.

El Deltaluminoso con elUdjat es la miradaconvergente deHorus y el Faraón,es la posibilidad dela realización queinvita al iniciado avivir en el torno deMaat, la Timonera.

Hugo Hugo

L'Occhio di Horus è la convergenza della cosa vicina e lacosa lontana, uno dei nomi di Horus è "il lontano". Neitesti delle piramidi si legge: "Horus non lontano da voi,non ti allontanare, Signore della Casa Grande, di Horusnel tuo nome del cielo lontano." Il Faraone, signore delledue terre, in un campo di zaffiro pascola le stelle. Laparola "Cielo Lontano", in lingua faraonica (heret), èformata a partire dalla stessa radice di Her, Horus. IlFaraone si realizza nell'occhio solare di Horus, l'Udjat,

al quale stiamo chiamati ad essere realizzati. Questo gioiello del Tempio è lo splendo-re dell’Uno. Si può distinguere, come

vuole Platone nel "Parmenide", l'uni-tà dell’Uno. L'unità è un'esigenza

della teoria, l’Uno guarda la suatrascendenza divina, la sua

sacra trinità, indipendentedalle manifestazioni di

passato, presente, futuro;saggezza, forza, e bel-lezza; delle tre fasidell'Opera. L'Udjat èun átopos che sta al disopra di qualunqueterzo occhio simbo-lico.

Il Delta lumino-so con l'Udjat è losguardo conver-gente di Horus edel Faraone, è lapossibilità di rea-lizzazione cheinvita l'iniziato avivere nel segno diMaat, la Timoniera.

Hugo Hugo

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intuizioni della conoscenza e conoscenza delle intuizioni