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Anno XIX NovembrAnno XIX Novembre 2007e 2007N.1N.11 1

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Antico e Primitivo Rito Orientale di MisraAntico e Primitivo Rito Orientale di Misraïm e Memphism e MemphisSovrano Gran Santuario Sovrano Gran Santuario AdriaticoAdriatico

Il RisveglioIl RisveglioIniziaticoIniziatico

SOMMARIOSOMMARIO

LA CATARSI - S. . . G. . . H. . . G. . . - pag. 3

Saggi, dissertazioni, racconti, poesie fantastiche ed un pochino esoteriche

TEMPO ED ETERNITA’ - Bruno - pag. 4

CENERENTOLA, OVVERO LA FAVOLA DELLO ZOLFO ALCHEMICO - Salvatore - pag. 6

MEDITARE, RICERCARE, OSSERVARE E FARE Renato - pag. 10

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RedazioneDirettore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravenna

IILL RISVEGLIO RISVEGLIO INIZIAINIZIATICOTICO

intuizioni della conoscenza e conoscenza delle intuizioni

ILIL RISVEGLIO INIZIARISVEGLIO INIZIATICO TICO - novembr- novembree

Informazioni e storia sui Riti uniti di Misraïm e Memphis possono essere letti sui siti: www.misraimmemphis.org

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LLa Catarsi a Catarsi

Il S.Il S. .. .G.G.. .. .H..H. .. .G.G.. .. ..

LL a Tradizione Una Eterna ed Immutabile, alla quale

noi facciamo sempre riferimento quando parliamo diIniziazione, è in effetti l'unione delle tradizioni dei varipopoli, espresse da miti, leggende, religioni, esterna-zioni poetiche e filosofiche, che, sia pure con parolediverse, dicono, più o meno, tutti la stessa cosa, direttaa spingere l'uomo allo studio di sé stesso nella propriacoscienza interiore ed all'approfondimento dello studiosull'essenza della propria vita, cercando di spiegarne ilmistero : “chi è, da dove viene, a far che cosa è venuto,dove andrà”Tutte le tradizioni, che convergono nella TradizioneUna, ci indicano chiaramente che la via dellaConoscenza passa necessariamente attraverso la"Catarsi", cioè la purificazione assoluta e profonda dellainteriorità di ciascuno, la liberazione dalle passioni, dal-l'irrazionale e da tutto cio' che deriva dal mondo dellamateria.La catarsi è una prova molto difficile per chi desideraveramente e totalmente ricevere l'iniziazione e giungerealla realizzazione della Grande Opera ermetica, in quan-to, purtroppo, non tutti riescono a completarla per man-canza di buona volontà e di perseveranza.Si tratta di attuare una autodisciplina di perfezionamen-to individuale, che permetta di iniziare l'opera e di finir-la, senza sospenderla e senza titubanze di alcun tipo.Per realizzare la catarsi occorre attuare un periodo dimeditazione, che duri fino al raggiungimento totaledella stessa. Data la vita convulsa, che si conduce normalmente, ènecessario stabilire un periodo di almeno mezz'ora algiorno in una camera, nella quale non provenganorumori dall'esterno, e nella quale il silenzio assolutopermetterà di iniziare la pratica del rilassamento com-pleto del corpo fisico e della mente, fino al controllo

totale di questa. Per inciso è bene sapere che il rilassamento é una praticadi rafforzamento della salute consigliata dai medici, men-tre iniziaticamente è indispensabile per i primi passidella tecnica operativa.A tale proposito il F::: Spartacus dell'O:::M:::, nel suolibro " Il Divino nell'Uomo" pag.27, consiglia la tecnicatibetana del rilassamento. Comunque ciascuno puo' scegliere la tecnica che più gliaggrada. Si tratta di imparare a cacciare via i pensieri erranti, che,fatalmente, si affolleranno, fino al controllo totale dellanostra mente.E' bene non dimenticare mai che dentro di noi c'è tuttala Conoscenza che Dio ci ha voluto dare con il Suo sof-fio creatore e che noi veniamo sulla terra per ricercarenella illusione materiale, che ci copre, lo spirito divinoche detiene tutta la conoscenza. A questo mira l'iniziazione, che ci spinge allo studio pro-fondo di ogni grado (stato di coscienza) che, se veramen-te sentito, ci porterà alla "verità" per non tornare mai piùsu questa terra.

Il S.Il S. .. .G.G.. .. .H..H. .. .G.G.. .. ..

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Purificazione di Dante(Purgatorio, canto 33) - illustrazione di Gustav Dorè




TTEMPO ED ETERNITEMPO ED ETERNITA'A'

BrunoBruno

LL’’ atteggiamento scientifico è nato in un certo

momento ed in un certo luogo: la Grecia del V°secolo a. C. , da una certa evoluzione del " logos",da una certa maniera di rapportarsi all'esperienzadel mondo, attraverso una parola razionale, dalla"teoria"; poi la scienza moderna ha dimenticato lapropria origine ed il cammino da essa percorso.È per questa dimenticanza che si è giunti a pensa-re ad un tempo del mondo fisico, ad un tempo bio-logico e ad un tempo dell'anima o psicologico. Si tratta, però, in tutti questi casi, di prodotti spi-rituali dell'uomo. Non solo, si tratta di tempicostruiti da un'umanità contingente, l'umanitàgreca e quindi europea.Com'è possibile che un prodotto spirituale, che haimpiegato millenni a raffinarsi così come oggi loconosciamo, si ritorca indietro e diventi veroanche prima, indipendentemente e altrove daquell'umanità spirituale?Credo, infatti, che ci siano molteplici tempi comemolteplici sono le figure della verità, molteplicile parole e addirittura innumerevoli i significatiche si possono attribuire al termine "tempo". Tutte queste esperienze, ognuna in errore nellamisura in cui volesse esaurire il senso di veritàdell'esperienza del tempo, riposino su un unico,eterno tempo, quello che Platone aveva, a suomodo, intuito ed espresso: l'eternità, che viene

prima dello spirito, della materia, del corpo, delfisico, dello storico.Tutte queste esperienze si ritagliano in questotempo che c'è, e noi siamo qui nella presenzialitàdi questo mondo, nella sua eterna funzione di sup-porto, nella sostanziabilità ineludibile.

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SSaggi,disseraggi,dissertazioni,tazioni,brbrevi racconti, evi racconti,

poesie fantastichepoesie fantasticheed anche ed anche

un pochino esotericheun pochino esoteriche

Il Tempo che scopre la Verità - Giovanni Battista Tiepolo, 1731




Tutte percorrono questa verità; si tratta di poterlemettere in confronto e non in una banale compo-sizione.Si tratta di liberare ognuna delle concezioni deltempo, tutte giustificate nel loro ambito, dallasuperstizione di esprimere la verità eterna deltempo. Anche perché, una volta espressa, essasarebbe finita per sempre e ogni tempo si sarebbechiuso, ogni vita si sarebbe spenta.Qualunque esperienza vissuta ha già evocato lavita eterna, è già di fronte alla vita eterna. Perchéla vita eterna non è un contenuto della vita giàvissuta; piuttosto, la vita vissuta è un ritaglio, uncontenuto, un luogo della vita eterna.La vita eterna è di per sé inqualificabile, in quan-to ogni qualità già le appartiene; essa è prima delnome, è anonima, è l'istante che non si muove d'o-gni movimento.Della vita eterna facciamo esperienza adessonelle figure del nostro dire che sono inadeguate,insufficienti ad esprimerla, ma che si collocanotutte nella vita eterna.

Se stabiliamo un punto, a partire dal quale tuttosarebbe derivato, dove pensiamo di aver collocatoquel punto se non in qualcosa che c'era già.Il c'era già è la vita eterna che sorregge tutti i punticon i quali noi cerchiamo di misurarla, di numerar-la, di dirla o di afferrarla, di perderla o di amarla odi odiarla.Nel corso dei secoli, un piano d'insieme sembraveramente in via di realizzazione intorno a noi.Non più l'immobilismo della casualità aristotelica,invece la relazione, l'informazione continua checomporta cambiamento continuo inarrestabile;ogni cosa informa l'altra e viceversa, in un flussoche non ha mai termine e che produce nuovi adat-tamenti, nuove conquiste e nuove creazioni.La storia nasce solo, quando sul tempo s'irradia lafigura del "Senso", quando gli eventi sono sottrattialla casualità del loro accadere ed iscritti in undisegno che li rende significanti al di là della puraeventualità.".. Quando considero la breve durata della miavita, assorbita nell'eternità che la precede e la

segue, il piccolo spazio cheriempio e che vedo, inabissatonell'infinita immensità deglispazi che ignoro e che miignorano, mi spavento e mistupisco di vedermi qui piutto-sto che lì, ora o in un altromomento. Chi mi ha messo inquesto punto? Per ordine eguida di chi questo luogo equesto tempo sono stati desti-nati a me? " (Pascal)

BrunoBruno

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La storia d’Italia, Giulio Aristide Sartorio, Il Fregio per la Camera dei Deputati, (1908-1912), particolare




CCenerenerentola, ovverentola, ovvero lao la

favola dello zolfo alchemicofavola dello zolfo alchemico

SalvatorSalvatoree

LL a favola, scritta od orale, è elemento di mito,

di tradizione, di insegnamento.

Non bisogna mai trattare con sufficienza quanto latradizione ci insegna, infatti, meditando con atten-zione su di essa, possiamo scoprire allegorie emisteri che, una volta svelati, ci conducono a rin-venire l'occultum lapidem cioè la vera medicina.La fiaba di magia ha affascinato artisti, poeti,musicisti, il suo studio ha dato spazio alla mitolo-gia comparata ed a ricerche di carattere antropolo-gico.La fiaba esce dal contesto popolare, quindi, ediventa oggetto di analisi. Si formula allora l'ipo-tesi che nelle fiabe esistano relitti di antiche mito-logie, di universi simbolici, che affondano le lororadici in un passato millenario od in una dimensio-ne inconscia, oscura, segreta, fuori dal tempo eprossima ad eternità.Spesso i motivi fiabeschi sono collegati a rituali diiniziazione che si celebravano in prossimità dell'e-

tà puberale. I ragazzi abbandonati, rapiti, sperduti nelbosco, in preda ad orchi, maghi o qualsivo-glia pericolo o bruttura, sono la prima fasedel rituale di iniziazione.La foresta od il castello incantato sono i luo-ghi della morte, in quanto, il simbolo domi-nante dei rituali di iniziazione è proprio lamorte mistica e quindi la rinascita.Parlando di fiabe e di rigenerazione, l'atten-zione si è soffermata su Cenerentola.La fiaba di Cenerentola, è sicuramente unadelle più diffuse ed antiche.Abbiamo una versione di Eliano (III sec.) equesto ci dovrebbe far riflettere che la tradi-zione orale è più antica della tradizionescritta, per cui il racconto è più arcaico eprimitivo. Ne fa pure un'articolata narrazio-ne il Basile ne "Il cunto de li cunti" neabbiamo una versione di Perrault e dei fra-telli Grimm ed il Pitrè in una versione sici-liana.Riassumendo la favola, Cenerentola, dopo leseconde nozze del padre e la scomparsa diquesti, per la cattiveria della matrigna, passadai piani nobili dell'abitazione alla cucina,dai vestiti di seta agli strofinacci, cambiaanche il nome, a suggellare il suo nuovostato. Ma il soprannaturale interviene dopoche Cenerentola ha molto sofferto e doposvariate umiliazioni e maltrattamenti.

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Illustrazione per Cenerentola di Paul Gustave Doré




La fata, la madrina, interviene, e Cenerentola può,sotto l'aspetto della magia andare al ballo, incon-trare il principe, perdere la scarpetta, farsi ricono-scere per mezzo di questa ed indi sposare il prin-cipe e ritornare allo stadio che le è più congenia-le, cioè di benessere e di ricchezza. Questo intreccio di vicende, ritrovato in varie tra-dizioni popolari anche se non con tutti i motivielencati nella stessa misura, ha un tratto persi-stente, la narrazione è legata al tema del cambia-mento e della trasformazione.Notiamo un triplice cambiamento di stato. Laprima volta, la figlia prediletta, discende all'ulti-mo gradino della gerarchia trovando collocazionecome una sguattera, dall'alto scende quindi albasso, al livello della cenere e della fuliggine.Il vivere in mezzo alla cenere sta quindi a signifi-care uno stadio di inferiorità. Eppure la connes-sione con il fuoco e con la cenere non è segno sol-tanto di degradazione, appare chiara la visione di"custode del focolare" come quella di "conserva-tore del fuoco".Questa ambivalenza risulta nei rituali connessicon la conservazione del fuoco sacro come si puòevincere dai compiti affidati alle Vestali nell'anti-ca Roma. Esse servivano la dea del fuoco manife-stazione della madre terra.La cenere, quindi, contiene un significato profon-do, essa è legata al lutto ed al mondo dei morti, neè un esempio cospargersi il capo di cenere, ma èanche un aspetto dei riti di iniziazione: la morte ela rinascita.L'adepto deve morire alla sua vita precedente erinascere come essere nuovo.Il culto del fuoco e dei simboli legati alla cenereci insegnano che avere a che fare con la cenerecorrisponde all'esser pronti a mutare stato.L'adepto, passa dalla sua vita precedente ad unnuovo stato più elevato. Cenerentola è una mediatrice fra l'alto ed il basso,tra notte e giorno. E' notturna nelle sue vesti sfar-zose simile ad una dea, è diurna nella cenere enello squallore, simile ad una serva.Nei culti di Demetra, si narra del rapimento diKorè ad opera di Ade. Korè, la fanciulla che vivecon le ninfe sulla superficie della terra è rapita daAde dio degli inferi e posta " sotto ". Poi, le pre-ghiere della madre fanno si che essa venga resti-tuita alla terra per un certo periodo di tempo, e

così ogni anno. Ed anche Korè nel tentativo disfuggire ad Ade perde una calzatura. La posizione di Cenerentola è di cerniera, essa per-mette il passaggio ed il divenire, garantisce la pos-sibilità di trasformazione. In sostanza simbolica-mente rappresenta la permeabilità tra mondi con-trapposti. Cenerentola e Proserpina, ambeduecostrette in sepoltura davanti al fuoco, ritornanoperiodicamente rivestite di primavera. Il periodico morire e rinascere è la modalità dell'e-sistenza delle due fanciulle. Il carro trainato daineri cavalli di Plutone che trascina Proserpina agliinferi è lo stesso cocchio dorato di Cenerentola chela conduce al ballo.Il preludio infero di ambedue è l'atto di spezzarequalche cosa.

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Korè- Acropoli, Atene




Korè viene affascinata dal narciso, inebriata dal suo pro-fumo lo coglie, ride, ma il riso ben presto si trasforma inpaura quando, da una spaccatura del campo Niseo fuo-riesce Ade, il rapitore.Nella versione dei Grimm è un ramo spezzato che for-nisce la magia necessaria per condurre Cenerentola alpalazzo reale; anche qui il ramo spezzato ha il caratteredi un preludio infero.Il mito stabilisce l'archetipo. Lo spezzare è il divietoinfranto, il peccato provocato dal tentatore che prendepoi possesso del peccatore.L'Axis mundi è la pianta spezzata che è la connessionenecessaria per comprendere come avvenga il cambia-mento di stato su di un asse verticale. Il foro prodottodalla pianta divelta o dal ramo spezzato, sono lo spazioattraverso cui appaiono i mostri, i diavoli manifestazio-ne del dio degli inferi, tutti i castelli incantati dove lafanciulla è trascinata sono il regno pieno di ricchezze diPlutone.Ma dove nasce il mito di Proserpina-Cenerentola? Doveavviene il rapimento?E' il centro della Sicilia il luogo dove il mito si consu-ma, ed il centro, secondo Nicola Cusano è " l'immaginedella coincidenza degli opposti ", è il focolaio da cuipartono i movimenti dell'uno verso il molteplice, delnon manifesto verso il manifesto, esso è il centro delmondo, tempio, città sacra, axis mundi, luoghi questi di

congiunzione fra cielo, terra, infero.E proprio al centro della Sicilia troviamo il luogo diingresso dell'Inferno, l'oscura caverna che è tenebre,fuoco, manifestazione demoniaca e sito delle ricchezze diPlutone.Proprio lì vi è l'ingresso alle solfare.Alla ricerca dei minerali di zolfo scendevano i minatori,nelle gallerie dove aleggiava l'odore acre dello zolfo, ilfetore del diavolo dove, il fuoco minaccioso, potevaall'improvviso apparire e generare terrore e morte.La massa amorfa calcarea rivela il suo carico di zolfo nelluccicare dei microcristalli dorati. Il pietrame picconatoriempiva le gerle che i "Carusi " portavano a spalla attra-verso gli stretti cunicoli alla luce.Le pietre contenenti lo zolfo si raccoglievano in grandimucchi e poi si dava loro fuoco. Parte dello zolfo brucia-va e l'altra, colata fuori dal mucchio, veniva raccolta.Il procedimento di colatura dello zolfo avviene con unaseparazione, il liquido giallo e cioè lo zolfo ed il nerocioè il bitume.In Sicilia, la fornace era la "calcarella", riempito il fondodi una conca con del pietrame, si faceva un cumulo coni-co con il materiale solforoso. Completata questa prima fase, il cumulo era acceso. Ilmattino seguente si apriva un foro nella parte bassa dellafornace chiamato " morte " e da lì cominciava a colare lozolfo.

Lo zolfo racchiuso, che aspiraalla luce, è la rappresentazionedegli esseri mostruosi, è la mate-ria iniziale degli alchimisti, uni-sce in se come dice Canseliet"alla nerezza un odore spiacevo-le, sporca le mani di coloro che lotoccano e, molto sgraziata, riuni-sce in tal modo tutto ciò che puòdispiacere ".Spesso nella favola è una fanciul-la ad essere avvolta in sudicievesti sporche di cenere. Ed ecco quindi Cenerentola, rele-gata in un sotterraneo accanto alfuoco fra la cenere è come la roc-cia grezza rappresentata dallozolfo di miniera. E come i"Carusi " sopportavano fatiche emaltrattamenti, a Cenerentolanon viene risparmiato nessunduro lavoro domestico.

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Carusi, fotografia, all’ingresso di una miniera, alla fine dell’800




Ritornando alla narrazione dei Grimm, mentre lepietre di zolfo una volta in superficie erano sud-divise in buone e cattive da donne e fanciulli, cosìla matrigna, a Cenerentola che vuole andare alballo, da l'incombenza di selezionare da un cumu-lo di cenere le lenticchie che ella ha buttato nelmezzo. Nei processi di separazione e purificazione dellozolfo vi sono due fasi, nella prima, per azione delfuoco, lo zolfo si separa dal pietrame ed assume

un aspetto di vapore, nella seconda fase, si con-densa e gocciola verso il basso.In termini alchemici, l'amore è la sublimazioneinfuocata.Questa operazione avviene quando al ballo il prin-cipe sceglie Cenerentola. Il principe è il fuoco per mezzo del qualeCenerentola, il minerale grezzo, viene purificato.Fugge Cenerentola per tre volte, si volatilizza.Lo zolfo, raggiunta la purezza dopo due volatiliz-zazioni, scola dal fondo della calcarella. Cenerentola alla terza fuga, non è più vapore intan-gibile, è sostanza densa che può essere raccolta.Nella fuga per le scale perde la scarpa come Korèfuggendo ad Ade perde il calzare. La scarpina divetro non è altro che lo zolfo purificato che escedalla morte della calcara.Finalmente siamo usciti dalle tenebre, dalla cenere,dalla miniera, è la vittoria splendente del Sole sullacaverna, del cielo sugli inferi, dell'oro alchemicosulla materia informe.Ed il bitume che cola insieme allo zolfo?Come lo zolfo è il premio per aver bene operato, ilbitume è il castigo per chi non si è accostato allaGrande Opera con la dovuta umiltà.Lo zolfo è la trasmutazione dell'anima verso l'a-scesi.L'anima, irrigidita in una sterile durezza, deveessere liquefatta e poi congelata, operazioni dellafusione e della cristallizzazione.Lo zolfo quindi è l'azione divina, è per il corpo ciòche il Sole è per l'universo.

SalvatorSalvatoree

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Visione di Ripley dal “Liber Duodecim Portarum”- 1678




MMeditareditare, ricere, ricercarcare,e,

osservarosservare e fare e faree

RenatoRenato

AA llorquando si è tentato di fare il punto su con-

cetti come quelli di "percorso tradizionale, diricerca della conoscenza, di ricerca della luce,ecc", più volte c'è stata l'occasione/necessità didialogare su come riuscire veramente a compren-derci. Credo che, sovente, nel tentarlo, si sia datoper scontato che tutti i "ricercatori" (o sedicentitali) condividessero "consapevolmente e fraterna-mente" gli stessi presupposti; è possibile, però,che averlo supposto troppo facilmente, possa avercondotto, negli anni, a commettere degli errori divalutazione e quindi, conseguentemente, a pro-durre tutta una serie di equivoci universalmente

dannosi.Se proviamo ad approfondire l'indagine, potremmonotare che spesso è stato ed è utilizzato il linguag-gio simbolico per intrattenere i confronti su argo-menti tradizionali, ovviamente complessi. Credosia sempre cosa saggia tenere presente che dietro aquesto modo di esprimersi, tra coloro che sonocoinvolti, possono esserci due grandi modi d'esse-re. In un caso, si descrive, si parla di simboli e con isimboli, organizzando il proprio pensiero in fun-zione di esperienze derivare dall'applicazione con-creta, rigorosa e "sincera" di quanto da essi sugge-rito, da esplorazioni compiute dentro e fuori sestessi, da prese di coscienza e da azioni conse-guenti, da modifiche della personalità, dalla capa-cità di osservare, tramite le facoltà di un SE pro-gressivamente "emerso", dalla consapevolezza delproprio stato dell'essere.In un altro, si disquisisce degli stessi simboli, infunzione della decodificazione e della comparazio-ne binaria dell'IO (spesso basata solo su cultura enozionismo), delle supposizioni di ciò che, mutua-to dall'esterno, viene accettato e certificato comevero, senza averne la minima conoscenza diretta

ma deducendo in modo apparente-mente logico (sempre con il limita-to codice binario dell'IO) ed affi-dandosi, in modo emozionale, allenon sempre chiare esperienze altrui(frequente citazionismo). Visti dal-l'esterno, dai non addetti ai lavori, idue schieramenti possono risultareveramente difficili da distinguere.Osservati dall'interno direi propriodi no. O meglio, i componenti delprimo schieramento, di solito, dopopochi "scambi", saranno in grado diidentificare, sia quelli che apparten-gono al proprio che gli altri. Quellidel secondo schieramento, di solito,hanno le stesse possibilità di com-prensione dei profani, quindi avran-no maggiori difficoltà.Nel tentare di procedere in questaanalisi, è quindi necessario stareattenti, in modo da evitare l'erroredi pensare di appartenere necessa-riamente ad uno schieramento che

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Marostica, due schieramenti si affrontano sulla scacchiera vivente




"ci piace", solo perché abbiamo le insegne di unaparticolare Obbedienza appiccicate sulle nostrevesti. Sarebbe troppo comodo, facile ed ovvia-mente gradevolmente "umano".Ad ogni modo, una verifica sul proprio lavorocompiuto potrebbe essere, forse, abbastanza sem-plice. Potrei chiedermi, ad esempio, che cosa hofatto oltre ad aver letto libri ed ascoltato discorsipiù o meno affascinati. Ho voluto verificare con-cretamente e coscientemente quanto mi è statocomunicato? Ho cercato di trovare delle cose dentro di meoppure sono andato alla ricerca di qualcuno a cuiporre delle domande per ricevere da lui, anzichéda me stesso, le risposte? Sto muovendomi in fun-zione di atti di fede o tramite concrete esperienzepersonali, progressive?Credo siano domande semplici e pertinenti per chipensa di voler percorrere una strada allaricerca della conoscenza. D'altronde, soloosservando e sperimentando possiamo averecoscienza interiore ed esteriore delle cose. Seperò non siamo in grado di osservare, inmodo distaccato, diverso da quello emoziona-le e binario dell'IO, diventa difficile com-prendere e sperimentare. Credo che per esse-re dei ricercatori/osservatori, la mente debbaessere al servizio del SE e non solo dell'IO.Per poter fare emergere il SE, credo chedovremo esercitare la nostra volontà e ren-derla abbastanza forte. Per ottenerlo, credoche non potremo fare a meno di esercitarcinella meditazione. E' interessante notare, adesempio, che anche in percorsi diversi daquelli indicati dal nostro Rito, ma comunquetradizionali e vicini, in nessun altro modo sipossono mettere in pratica tutte le indicazio-ni simboliche suggerite (si nota ad esempio,in uno in particolare, la ricerca di compren-sione del simbolo della "maschera" che rap-presenta uno dei cardini di quella esperienza;in tale contesto, un certo tipo di meditazionestrutturata diviene uno degli elementi di stu-dio principale, un riferimento per la tecnicaoperativa e quindi la concreta esperienza pra-tica di un "osservatore consapevole" di quel-la scuola).In merito alla verifica della forza della nostravolontà, ho già avuto modo, in varie occasio-

ni, di suggerire piccoli esperimenti che possonoconsentirci un'autoanalisi, che accenno di nuovo:Fermiamoci qualche istante e proviamo a non pen-sare per più di qualche secondoOppure proviamo a respirare profondamente e rit-micamente per almeno dieci minutiOppure mettiamoci in una posizione elevata e pro-viamo ad imporci di non guardare mai ciò che stain basso per almeno 30 minuti.La maggior parte (forse tutti) di coloro che ci pro-vano per la prima volta, scoprirà di non essernecapace.In tal modo (ovviamente ciò riguarda chi ha fallitola prova) si potrà prendere atto che non ci si è maiallenati ad avere il controllo del pensiero e che nonabbiamo una volontà sufficientemente forte percontrollare i nostri comportamenti istintivi.

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“La maschera ed il volto " 3° Premio fotografico- Errera Francesco, 1999




Uno degli scopi di diverse discipline, riguardantila meditazione, è quello di riappropriarci progres-sivamente del controllo della mente e di fortifica-re la volontà.Ciò sarà di un certo interesse per chi ha veramen-te desiderio di conoscenza e quindi è disponibile,anzi auspica, di fare le esperienze necessarie, masarà assolutamente poco appetibile per chi è allaricerca di un Guru a cui porre delle domande, peraccontentarsi delle sue risposte, ponendosi incondizione di "fede", senza volontà di verifica.Credo, però, che un vero ricercatore di conoscen-za non sappia proprio che farsene delle rispostealtrui ma che, senza alcun orgoglio e senza pre-sunzione, cerchi d'impostare la sua vita per laricerca interiore, per riarmonizzarsi, e per trovareattraverso le proprie esperienze coscienti, concre-te, quelle consapevolezze che, comunque vadano

le cose, non cesserà mai di cercare, sino alla mortedel corpo fisico.Qualcuno potrebbe eccepire che esistono tecnicheutili per la riarmonizzazione del fisico e dello spi-rito (es.mantra, asana, visualizzazioni di simboli,di colori, di lettere sacre, ecc), a prescindere dallemeditazioni e dalla ricerca interiore.Credo che ciò non possa essere affatto negato, inassoluto. Però mi permetto di suggerire di speri-mentare la loro probabile inutilità, se coloro chetenteranno di utilizzarle, non avranno, a monte, ungenuino, profondo, desiderio di conoscenza.Si potrà verificare che in assenza di tale desiderio,con la sola applicazione pedissequa delle tecnichesi otterrà comunque un concreto temporaneomiglioramento del benessere fisico e psichico maciò che doveva essere scoperto e conquistato nelprofondo (ovvero tutte le sue luci, ma anche leombre ed i "mostri" nascosti nel buio) rimarrà sco-nosciuto. Così quando i "mostri" si muoveranno,alterando nuovamente in modo negativo le armoniefisiche e psichiche, sarà necessario tentare diapplicare ancora le tecniche e cercare di metterenuove pezze, ma non si sarà fatto alcun passo sullastrada della consapevolezza, rimanendo ad ognimodo in completa balia dell'IO e delle interazioniemotive della materia, anestetizzate più o menociclicamente con qualche "cerotto".Ad ogni modo, al di là delle tecniche e delle con-seguenze psicofisiche, credo sia opportuno ricor-dare sempre che di norma, un percorso iniziatico,tradizionale, dovrebbe essere un modo per acqui-stare coscienza/conoscenza concreta delle cose, sumolteplici piani.Poiché uno degli effetti importanti della meditazio-ne potrebbe essere quello di consentire il raggiun-gimento di una presa di coscienza "sferica, multi-dimensionale", ne consegue, a mio modo di vedere,che tale pratica debba rappresentare la funzione dipilastro portante di qualsiasi scuola tradizionale.In effetti, si potrebbe addirittura disquisire sull'op-portunità che tale pratica sia ben conosciuta ed uti-lizzata prima di qualsiasi iniziazione, o possa esse-re intrapresa anche dopo una prima cerimonia d'ac-cettazione, durante il periodo "d'apprendistato".Qualunque sarà la scelta, a mio avviso, si tratteràcomunque di qualche cosa che non potrà essereelusa durante il cammino vero, concreto, pratico diuna scuola iniziatica, tradizionale.

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Asana avanzato di hatha yoga per pratiche di adorazione e di meditazione




Si tratterà di qualche cosa che potrà consentire aqualsiasi ricercatore di approfondire il dialogocon se stesso, di fare emergere quello stato dicoscienza consapevole che si rivelerà indispensa-bile per poter "osservare", in modo diverso daquello utilizzato dall'IO con tutti i risvolti emo-zionali correlati al confronto binario, ciò che simanifesta dentro e fuori di lui. Potrà consentire dicomprendere le indicazioni simboliche, tipichedelle propria scuola, per continuare il cammino,scoprendo, magari, che sono state realizzate piùper dare delle conferme e consapevolezza a chi ha“compiuto delle azioni” conseguenti o contempo-ranee alle “visitazioni interiori”, che per insegna-re qualche cosa di "astratto" a chi deve ancoracompierle o che comunque non muoverà neancheun passo e si limiterà a trovare piacevoli ed esau-stive solo le descrizioni più o meno ipotetiche dialtri.Secondo questo mio modo di vedere, ritorniamoal problema dei due schieramenti di cui facevocenno sopra.Coloro che in qualche modo apparterranno a quel-lo che non riesce a "praticare" quantosuggerito anche dal V.T.R.I.O.L. e che silimiteranno alla ricerca di "risposteesterne", saranno inevitabilmente"costretti" ad adagiarsi su una sorta dipseudo cultura massonica (spesso elita-ria e snob) che quasi certamente nullaavrà a che fare con la vera Massoneria econ la Tradizione. E’ possibile, infatti, tra altre cose, chequesto agglomerato “deviato” nonriuscirà a comprendere ciò che i "ricer-catori/osservatori interiori" (durante laloro esperienza pratica di quanto sugge-rito dall’indicazione simbolica della“nigredo”) cercheranno di compiere,ovvero di portare anche tutta la culturascientifica, filosofica, artistica, e sopratutto esoterica di cui si sono arricchiti,durante la loro vita profana, ad essere“disciolta, azzerata” nel brodo in mace-razione del proprio stato dell’essere, peressere poi recuperata a “nuova vita ecomprensione”, quando tale fase saràterminata e superata. Se poi avranno la fortuna/sfortuna di

aggregarsi in gran numero, sarà inevitabile un ten-tativo di affermare il loro punto di vista come quel-lo giusto, relegando quello degli altri, ovvero dei"ricercatori/osservatori interiori", a qualche cosadi bizzarro, incomprensibile, folle. Non ci saràinfine da meravigliarsi se le azioni dei componentidi queste aggregazioni "deviate" saranno semprepiù lontane dalla via tradizionale, tendendo adesprimersi, nel bene e nel male, negli ambientisociali, politici, economici, in modo assolutamenteindistinguibile da quello di qualsiasi altra associa-zione profana.L’accadere di tutto ciò è un vero peccato e sicura-mente un danno per tutti.Alcuni sostengono che questo può manifestarsiperchè coloro che si erano avvicinati non eranoanimati da alcun “fuoco” che alimentasse un desi-derio di “conoscenza”, ma solo da curiosità, fine ase stessa, da noia, da paure più o meno esplicitate.Altri ipotizzano che, purtroppo, abbiano lasciatospegnere il fuoco del desiderio, lasciandolo soffo-care dalle dalle emozioni della materia e dal pote-re asfissiante dell’IO.

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Putrefactio. Manoscritto "Cabala Mineralis" Due a più di tre parti di mercurio dissolvono una parte della luna comune o soleggiano




Qualsiasi siano state le cause, non possiamo farci nulla,anzi, a mio modo di vedere, se pensiamo di essere,almeno un pochino, dei ricercatori, credo sarebbe benenon indulgere nel coltivare eccessivamente una sorta disenso di fastidio per tale diversità, in quanto potremmoscivolare conseguentemente in una forma di autocom-piacimento, molto umano ma, a sua volta, assolutamen-te deviante.Possiamo al contrario provare ad occuparci di più di noistessi, di quello che operiamo, di come ci comportiamodentro e fuori dal tempio, di come ci prepariamo, dicome assumiamo le nostre responsabilità verso noi stes-si e verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, di comeriusciamo a dialogare con la nostra coscienza, di come

riusciamo ad ottenere quella forma di approccioschizofrenico verso noi stessi e verso ciò che cicirconda che, attraverso il SE, ci consente diessere degli “osservatori” in grado fare scelteconsapevoli e di metterle istantaneamente inpratica, producendo quelle modifiche allo statodell’essere che ci consentiranno di procederenel cammino che abbiamo intrapreso.Possiamo “fare” tante cose, anzichè limitarcisolamente a pensare di farle ma non facendolemai.Se ci riusciremo, è possibile, tra l’altro, che ciòche eseguiremo nel tempio, non rimanga unateorica ma vuota rappresentazione ma ben altro(se non avverrà, non dovremo meravigliarci se,tra tanti impegni familiari e/o mondani, tra tantaemotività incontrollata, non ce la faremo a tro-vare neanche due ore, per la frequentazione,almeno ogni quindici giorni, oppure una voltaal mese; forse non riusciremo neanche a capirecosa stiamo facendo, cosa ci sta succedendo equindi quali dovrebbero essere le conseguenzeche dovremmo trarne) .Mi rendo anche conto, mentro lo faccio, che laformulazione di questo invito potrebbe risultaresuperflua per molti; infatti i ricercatori, tutto ciòlo “conoscono” molto bene, ma credo che nonavranno alcun problema ad accogliere con gioiaqualsiasi sollecitazione che possa, ancora unavolta, indirizzarli verso ulteriori progressi per ilmiglioramento del loro stato di coscienza/cono-scenza. Per gli altri, per quelli che ancora “tentennano”o che sono confusi, forse qualche cosa di cui hofatto cenno in questa mia dissertazione, potreb-

be rappresentare un suggerimento utile per comprenderecome, forse, il “meditare, ricercare, osservare e fare”potrebbero essere un’unica “indispensabile/indissolubi-le” cosa.

RenatoRenato

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Scultura giapponese del XIII sec. d.C.raffigurante il Buddha, in atteggiamento di preghiera.

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IILL RISVEGLIO RISVEGLIO INIZIAINIZIATICOTICO

intuizioni della conoscenza e conoscenza delle intuizioni

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