tensioni sociali, conflitti istituzionali e lotta politica a sparta sotto il dominio acheo

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STORIA E POLITICA 99

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STORIA E POLITICA

99

PIGNORA AMICITIAE

Scritti di storia antica e di storiografia offerti a Mario Mazza

I

a cura di Margherita Cassia, Claudia Giuffrida, Concetta Molè, Antonino Pinzone

BONANNO EDITORE

ISBN 978-88-96950-06-7

Proprietà artistiche e letterarie riservateCopyright © 2012 - Gruppo Editoriale s.r.l.

Acireale-Roma

[email protected]

I

Indice

Primo tomo

Per Mario Mazzadi Giuseppe Giarrizzo pag. V

Presentazionedi Claudia Giuffrida ” VII

Mario Mazza.Curriculum accademico e scientifico ” IX

I Sezione Cultura e storiografia antica

Prodigi del lupo e la lupadi Barbara Scardigli ” 5

Verosimiglianza tragica e attualizzazione del mito tra Edipo re di Sofocle e Poetica di Aristoteledi Giovanni Cerri ” 17

Elementi di critica letteraria negli scolî antichi alla tragediadi Antonio Garzya † ” 43

La crisis de la Atenas clásicadi Domingo Plácido ” 53

La prima guerra punica in Diodoro Siculodi Rita Scuderi ” 69

II

Cartago y Roma en las Islas Balearesdi María Luisa Sánchez León pag. 97

Filopemene e la sua eredità politica: studio sul rapporto fra Polibio e Liviodi Paolo Desideri ” 119

Tensioni sociali, conflitti istituzionali e lotta politica a Sparta sotto il dominio acheodi John Thornton ” 141

Polibio e Antioco IV di Siriadi Giulio Firpo ” 167

Per la storia della fortuna di Polibiodi Giuseppe Zecchini ” 203

I fondamenti eversivi della costituzione romanadi Mario Pani ” 217

Cheremone, Pitodoro, Pitodoridedi Domitilla Campanile ” 231

Notes on the Acts of Carpus and some related Martyr-actsdi Christopher Jones ” 259

Giulio Africano e Romadi Umberto Roberto ” 269

T. Iulius Priscus e l’assedio di Filippopoli (250/251 d.C.)di Laura Mecella ” 289

Un problema di storiografia persiana del III e del IV secolo d.C.di Gherardo Gnoli † ” 313

Der Loyalismus der Kirchengeschichtsschreibung. Bemerkungen zu Magnentius bei Sokrates und Sozomenos und zur Selbstdarstellung Constantius’ II.di Hartmut Leppin ” 325

III

La provincia di Arabia in Ammiano Marcellinodi Ariel Lewin pag. 337

Giuliano l’Apostata sulla montagna di Zeusdi Attilio Mastrocinque ” 359

Valore dietetico e valore terapeutico del vino nella letteratura medica romanadi Valerio Neri ” 371

Umiltà di stile nello scrivere la storia al tempo di Atenaide: Fozio su Socrates ed Olimpiodorodi Antonio Baldini ” 391

Note minime sui danni all’ecosistema nell’esperienza giuridica romanadi Luigi Labruna ” 415

Laicità e secolarizzazione a Roma: il caso del dirittodi Giuliano Crifò † ” 423

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Tensioni sociali, conflitti istituzionalie lotta politica a Sparta sotto il dominio acheo

John Thornton

A suggerirmi di offrire a Mario Mazza l’analisi di un episodio minore 1 della tormentata storia di Sparta ellenistica, la breve stagione del potere di Cherone, troncata dall’intervento acheo, è il ripresentarvisi di molti dei temi verso i quali mi hanno indirizzato, negli ultimi anni, gli stimoli provenienti dalla quo-tidiana vicinanza a uno studioso cui la passione per la storia culturale non ha mai fatto perdere di vista la dinamica delle forze economiche e sociali e i conflitti che ne risultano. La vicenda di Cherone merita più attenzione di quanta ne abbia ricevuta finora2. Se ne possono trarre indicazioni interessanti intorno al carattere della lotta politica nelle città greche in età ellenistico-romana: in particolare, sull’intreccio fra tensioni sociali e lotta

1 O minimo, tanto da poter essere ignorato nella seconda edizione della Cambridge Ancient History (VIII. Rome and the Mediterranean to 133 B.C., Cambridge 19892); nella prima edizione, aveva meritato un rapido cenno di P.V.M. Benecke, Rome and the Hellenistic States, in CAH, VIII. Rome and the Mediterranean 218-133 B.C., Cambridge 1930, 279-305, in particolare 299 («In Sparta the Achaeans had to intervene to put down a demagogue Chaeron who might have become a second Nabis»).

2 La più dettagliata trattazione dell’episodio a mia conoscenza resta ancora quella di B. Niese, Geschichte der griechischen und makedonischen Staaten seit der Schlacht bei Chaeronea, III. Von 188 bis 120 v.Chr., Gotha 1893, 57-58; cfr. anche E.A. Freeman, History of Federal Government in Greece and Italy, London-New York 18932, 507; G. Niccolini, La Con-federazione Achea, Pavia 1914, 163; V. Ehrenberg, Sparta (Geschichte), in RE, III, A, 2 (1929), 1373-1453, in particolare 1442-1443; K.M.T. Chrimes, Ancient Sparta. A re-examination of the evidence, Manchester 1949, 48-49; J.A.O. Larsen, Greek Federal States. Their Institutions and History, Oxford 1968, 453-456; P. Oliva, Sparta and her Social Problems, Amsterdam -Prague 1971, 309; B. Shimron, Late Sparta. The Spartan Revolution 243-146 B.C., State University of New York at Buffalo 1972, 116-117; F.W. Walbank, A Historical Commentary on Polybius, III. Commentary on Books XIX-XL, Oxford 1979, 259-260; P. Cartledge, in Id.-A. Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta. A tale of two cities, London-New York 1989 (20022), 82-83.

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politica, e sul ruolo che vi giocavano i tribunali3 – o, come in questo caso, magistrati investiti di competenze giudiziarie; sulla possibilità che il conflitto politico si presentasse talora come scontro fra istituzioni di spirito diverso, rappresentative di interessi contrapposti4; sulla sopravvivenza di misure tipiche della democrazia classica, quali la distribuzione dei fondi pub-blici5, o la confisca dei beni degli avversari politici di cui si era ottenuta la condanna6; sulla dialettica fra leaders e masse, polloi e politeuomenoi, da cui ancora in età ellenistico-romana derivava la decisione politica nelle città democratiche7; sul complesso rap-porto fra potenze egemoni e città soggette, sia a livello regionale, come in questo caso, sia a livello mediterraneo8; infine, sulla parzialità della rappresentazione di Polibio9, e più in generale

3 Un tema tornato di attualità grazie alle nuove informazioni sulla stasis che portò alla provincializzazione della Licia fornite dalla dedica all’imperatore Claudio del miliarium di Patara (C.P. Jones, The Claudian Monument at Patara, ZPE 137, 2001, 161-168): J. Thornton, Gli aristoi, l’akriton plethos e la provincializzazione della Licia nel monumento di Patara, MedAnt 4, 2001, 427-446; Id., Pistoi symmachoi. Versioni locali e versione imperiale della provincializzazione della Licia, MedAnt 7, 2004, 247-286 (con bibliografia); sulla questione vd. ora anche S. Mitchell, The Treaty between Rome and Lycia of 46 BC (MS 2070), in R. Pintaudi, Papyri Graecae Schøien (PSchøien I), Papyrologica Florentina 35, Firenze 2005, 163-258, in particolare 201.

4 Vd. J. Thornton, Intervento romano, indebitamento e lotta politica in Tessaglia nel II secolo a.C., MedAnt 5, 2002, 247-267, o l’analisi della vicenda della città achea di Dime nota attraverso una lettera di Q. Fabio Massimo (RDGE 43) in Id., Lo storico il grammatico il bandito. Momenti della resistenza greca all’imperium Romanum, Catania 2001, 149-172.

5 Vd., per la Beozia in età ellenistico-romana, Polyb. 20, 6, 2, con il tentativo di analisi in Thornton, Lo storico il grammatico il bandito, cit., 61-68.

6 Vd., sempre riguardo alla stasis che portò alla provincializzazione della Licia, l’ipotesi avanzata timidamente in Thornton, Pistoi symmachoi, cit., 277 nt. 95, che conto di riprendere e sviluppare in un prossimo lavoro.

7 Vd. per ora le considerazioni svolte rapidamente in Thornton, Lo storico il grammatico il bandito, cit., 28-30; 46; 134-136.

8 Vd. ora J. Thornton, Terrore, terrorismo e imperialismo. Intimidazione e violenza nell’età della conquista romana, in G. Urso (a cura di), Terror et pavor. Violenza, Intimidazione, Clandestinità nel mondo antico. Atti del convegno internazionale, Cividale del Friuli, 22-24 settembre 2005, Pisa 2006, 157-196.

9 Vd. soprattutto J. Thornton, Tra politica e storia: Polibio e la guerra acaica, MedAnt 1, 1998, 585-634.

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la necessità di recuperare la prospettiva dei vinti attraverso la lente deformante di fonti ostili10.

Tutto quel che sappiamo di Cherone e della sua politica deriva infatti da Polibio, un autore i cui pregiudizi, per quanto riguarda la storia del Peloponneso, sono stati denunciati più volte11, ma continuano ancora ad esercitare un’influenza discreta e deleteria sulla nostra ricostruzione dei conflitti nella regione in età ellenistica12.

Il passo relativo alla politica di Cherone e alla sua repressione da parte delle autorità della Lega achea ci è stato trasmesso nel de virtutibus et vitiis, oltre che nel lessico Suida. La menzione di un’ambasceria a Roma di Cherone nell’anno precedente a

10 Vd. Thornton, Lo storico il grammatico il bandito, cit., 9-35, e 175-214 per il tentativo di ricostruire, attraverso l’ostile testimonianza di Polibio, la figura di un tenace intellettuale antiromano, quale il “grammatico” Isocrate.

11 Vd. per esempio Chrimes, Ancient Sparta, cit., 2-3; É. Will, Hi-stoire politique du monde hellénistique 323-30 av. J.-C., II, Paris 20033, 71; e più di recente Cartledge, in Id.-Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta, cit., 38, che individua «two of Polybius’ most passionately held personal and historio graphical prejudices: a hatred of any socio-economic change that seemed to tilt the balance of power and wealth unduly in the favour of the more or less impo verished Greek masses, and a hatred of Sparta», e C. Bearzot, Storia e storiografia ellenistica in Pausania il Periegeta, Venezia 1992, 147-182. Da ultimo, vd. anche K. Haegemans-E. Kosmetatou, Aratus and the Achaean Background of Polybius, in G. Schepens-J. Bollansée (eds.), The Shadow of Polybius. Intertextuality as a Research Tool in Greek Historiography. Proceedings of the International Colloquium, Leuven, 21-22 September 2001, Leuven-Paris-Dudley, Ma 2005, 123-139, e G. Schepens, Polybius’ Criticism of Phylarchus, ibid., 141-164.

12 Come ha rilevato ad esempio J.-G. Texier, Nabis, Annales Lit-téraires de l’Université de Besançon 169, Paris 1975, 104-105. Da ultimo, a proposito dell’episodio in esame, vd. E. Lévy, Sparte. Histoire politique et sociale jusqu’à la conquête romaine, Paris 2003, 302, nel cui breve cenno alla vicenda («Chairon se lança même bientôt (en 181 ou 180) dans une politique démagogique, condamnée par Polybe (XXIV, 7). Il confisqua et distribua aux pauvres les biens laissés par les tyrans eux-mêmes aux familles des exilés et, pour dissimuler ses malversations, fit assassiner un contrôleur financier, ce qui incita le stratège de la Ligue à le faire passer en jugement)» non vi è alcuna presa di distanza dalla rappresentazione polibiana, né alcun tentativo di recuperare la prospettiva di Cherone.

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quello al quale si riferisce l’escerto13 viene solitamente intesa come un’allusione all’ambasceria del 182 a.C., consentendo così di riportare il brano sull’attività di Cherone alle res Graeciae del 181/0 a.C. Tuttavia, come ha rilevato Peter Derow14, la presenza del nome di Cherone in 23, 18, 415 è frutto di una correzione di Reiske, adottata da Schweighäuser e Büttner-Wobst; qualora ci si dovesse attenere al tradito , l’ambasceria a Roma di Cherone sarebbe quella di Polibio 23, 4, 516, e andrebbe datata nell’anno olimpico 184/3, cosicché il nostro passo ap-parterrebbe alle res Graeciae del 183/217. In ogni caso, nella prospettiva adottata qui, che privilegia l’indagine delle forme assunte dalla lotta politica in questo episodio, e degli strumenti della deformazione storica polibiana, il problema della precisa collocazione cronologica della vicenda non è molto rilevante, e può essere trascurato.

Polibio presenta Cherone come un " " " " " " " "18. Nell’anchinoia recentemente si è voluto identifi-care, non senza ragione, «the hallmark of the great tactician in Polybius»19; va rilevato però che l’attribuzione di questa qualità non

13 Polyb. 24, 7, 1: " " " " " " " …

14 P.S. Derow, Polybios and the Embassy of Kallikrates, in Essays presen-ted to C.M. Bowra, Oxford 1970, 12-23, in particolare 15 nt. 1 (n. v.).

15 Polyb. 23, 18, 4: " " .

16 Polyb. 23, 4, 5: …

17 Sulla questione vd. naturalmente Walbank, A Historical Commen-tary, III, cit., 17-18, che difende la lettura in Polyb. 23, 18, 4 («the emendation is a simple one and may well stand, Charon being otherwise unknown»).

18 Polyb. 24, 7, 1.19 M. Leigh, Comedy and the Rise of Rome, Oxford 2004, 44, con

riferimento a 13, 4, 5 (nel ritratto estremamente negativo di Eraclide di Taranto, " " " ); 8, 34, 10 (nella loro ammirazione per Annibale, i Tarentini " " " " " "); 10, 33, 2 (Annibale " " " " " " ); 11, 19, 5 (elogio dell’anchinoia di Annibale,

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comporta alcun giudizio morale: " può essere l’ammirato Scipione Africano20, ma possono esserlo anche Eraclide di Taranto o Sosibio21. Il termine non indica altro che una non comune abilità nel valutare le circostanze e nel portare a termine i propri piani, ribadita qui come in 11, 25, 8 dall’accoppiamento con "; è solo la natura dei progetti perseguiti a dare all’anchinoia un’im-pronta positiva o negativa. Così, se non si può dubitare che Polibio apprezzasse le qualità di Annibale, " per eccellenza nelle Storie, è altrettanto certo – ed è stato ben messo in luce proprio da Matthew Leigh – che agli occhi dei Romani questa sua virtù dovesse risultare piuttosto inquietante22. Solo apparentemente dunque il ritratto di Cherone coniuga elementi positivi e negativi, suscitando un’impressione di imparzialità: di fatto, letti alla luce della sua ulteriore caratterizzazione, l’anchinoia di Cherone e il suo essere praktikos diventano qualità pericolose, non meno che nel caso di Eraclide – o di Annibale agli occhi dei Romani. La gioventù, per Polibio, è di per sé poco rassicurante23; quando poi, come in questo caso, si accoppia a una bassa condizione sociale24 e

grazie alla quale poté conservare la disciplina di un esercito etnicamente composito come quello della campagna d’Italia); 18, 28, 6-9 (l’anchinoia di Annibale ragione delle sue vittorie sui Romani).

20 Polyb. 11, 25, 8 ( " " " " " ").

21 Polyb. 15, 25, 1 ( " " " …).

22 Leigh, Comedy and the Rise of Rome, cit., cap. 2, Plautus and Hannibal; per le caratteristiche attribuite ad Annibale dalla tradizione romana, e la loro origine, vd. anche le considerazioni di G. Brizzi, Cartagine e Roma: dall’intesa al confronto, in C. Bearzot-F. Landucci-G. Zecchini (a cura di), L’equilibrio internazionale dagli antichi ai moderni, Milano 2005, 29-43, in particolare 37-43.

23 Vd. A.M. Eckstein, Moral Vision in “The Histories” of Polybius, Berkeley-Los Angeles-London 1995, 140-150, che rileva la diffidenza di Polibio verso i giovani membri dell’aristocrazia, troppo spesso incapaci di autocontrollo, e considerati dunque «– at least in potential – a powerfully disruptive force within society», e la sua sfiducia nei giovani investiti di responsabilità politiche.

24 Quel che è tapeinos è umiliante per un uomo libero, e tale da rasentare quasi la condizione servile: vd. già Demostene 57, 45 ( " " ),

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all’educazione volgare25 che ne risulta come un corollario26, bisogna iniziare a preoccuparsi sul serio.

Messo in guardia il lettore con una simile presentazio-ne del protagonista, Polibio passa a narrarne l’operato, in toni non meno ostili: " " " " " " "27. In questa formula lapidaria, profonda-mente impregnata del disprezzo per le modalità di un’azione politica che appare subito svolgersi in forme assai vicine a quelle della democrazia, quasi ogni termine è denso di significato, e riecheggia la tradizione del pensiero politico antidemocratico. Si noti innanzi tutto che per Polibio quella di Cherone non è neppure demagogia28, è ochlagogia – assai peggiore della prima, siamo autorizzati ad intendere, in quanto l’ochlokratia rappre-senta una degenerazione della democrazia, nata dalla hybris e dalla paranomia del demos29. In questo contesto, l’impiego del

e cfr. Polyb. 14, 1, 13 per la connessione fra la condizione di tapeinoi e vesti doulikai. Walbank, A Historical Commentary, III, cit., 259, re-gistrando l’aristocratico disprezzo di Polibio per Cherone, ha ipotizzato che «as a member of the tyrants’ party (23, 4, 7) he may have sprung from a recently enfranchised family».

25 Per l’enfasi posta da Polibio sull’importanza dell’educazione come necessaria premessa all’acquisizione delle virtù indispensabili alla vita politica vd. ancora Eckstein, Moral Vision, cit., 137-138; 139 per la presentazione di Cherone in Polibio come «uneducated, a murderer, a thief»; 147-150. Per l’accostamento fra demotikos e tapeinos in Polibio cfr. 15, 35, 2, a proposito di Dionisio I ( " " " ").

26 La necessaria connessione fra questi due elementi era stata denun-ciata già nell’Athenaion politeia pseudosenofontea: vd. Ath. 1, 5: " " . Cfr. J. Ober, Political Dissent in Democratic Athens. Intellectual Critics of Popular Rule, Princeton, New Jersey 1998, 17.

27 Polyb. 24, 7, 2.28 Per la possibilità che il termine demagogos, in contesti democratici,

fosse impiegato a significare «just ‘leader of the people’ in a neutral sense» vd. M.H. Hansen, The Athenian Democracy in the Age of Demosthenes. Structures, Principles and Ideology, Oxford-Cambridge 1991, 268.

29 Polyb. 6, 4, 10: " " " " . Cfr. anche 6, 44, 9 per una rappre-

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termine " richiama alla mente le origini della polemica contro la democrazia, che si apre30 con la denuncia del coerente

sentazione negativa delle politeiai di Atene e Tebe, " " ".

30 Almeno se si deve continuare a datare nel V secolo l’Athenaion politeia pseudosenofontea, secondo la posizione tradizionale revocata in dubbio di recente da F. Roscalla, " "…, QUCC n.s. 50, 2, 1995, 105-130, che ha proposto di vedervi «un’opera di scuola, inserita all’interno di un particolare genere di analisi costituzio-nale» (129), che dialogherebbe «a distanza con la produzione di Platone, Isocrate e Aristotele» (130; cfr. però la replica di W. Lapini, L’Athenaion politeia dello Pseudo-Senofonte e i «ricordi a distanza», «Sileno» 24, 1998, 109-134); e da S. Hornblower, The Old Oligarch (Pseudo-Xenophon’s Athenaion Politeia) and Thucydides. A Fourth-Century Date for the Old Oligarch?, in P. Flensted-Jensen-Th.H. Nielsen-L. Rubinstein (eds.), Po-lis and Politics. Studies in Ancient Greek History Presented to Mogens Herman Hansen on his Sixtieth Birthday, August 20, 2000, University of Copenhagen 2000, 363-384, che ha proposto di vedervi «a clever (if clumsily written), ludic, work of imaginative fiction» associata all’ambiente del simposio – un legame questo già proposto, come ipotesi, e in altra chiave, da E. Kalinka, Die pseudo-xenophontische ". Einleitung, Übersetzung, Erklärung, Leipzig-Berlin 1913, 56-57 –, opera di «a very clever democrat choosing to adopt a grumpy oligarchic per-sona as an amusing and unorthodox way of praising democracy». Nella recente tendenza ad abbassare la data di composizione dell’operetta rientra anche la riproposizione dell’attribuzione a Senofonte, avanzata dapprima, ma con estrema prudenza, solo come un’ipotesi non necessariamente da scartare («non senza una pur tenue possibilità di dubbio in favore di Senofonte»), da D. Musti, Demokratía. Origini di un’idea, Roma-Bari 1995, 57-59, e poi più decisamente, con datazione fra il 410 e il 406, da M. Sordi, L’Athenaion politeia e Senofonte, «Aevum» 76, 2002, 17-24; Ead., Note senofontee, «Aevum» 79, 2005, 17-22, in particolare 19-22. Un quadro del dibattito sull’operetta prima del 1995, oltre che nei lavori di Roscalla e Lapini già citati, in M. Gigante, La Costituzione degli Ateniesi un testo aperto, in M. Gigante-G. Maddoli (a cura di), L’Athenaion politeia dello Pseudo-Senofonte. Incontri Perugini di Storia della Storiografia Antica e sul Mondo Antico 8, Acquasparta Palazzo Cesi, 28-30 maggio 1993, Napoli 1997, 9-24 (cfr. 16-17 per il possibi-le legame con l’ambiente simposiale); nel volume, a 47-60, anche una proposta di datazione al 415/4, di G. Ramírez Vidal, Ancora sulla data dell’Athenaion politeia: l’anonimo e Andocide; al 414 pensa anche H.B. Mattingly, The Date and Purpose of the Pseudo-Xenophon Constitution of

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e inattaccabile sistema di potere dell’ochlos nautikos ateniese31; ochlos è termine le cui connotazioni negative risultano più marcate ed evidenti rispetto a demos e plethos32. Nell’azione di Cherone, all’ochlagogia si affianca un’audacia smisurata: il suo obiettivo è kinein quanto nessun altro aveva osato toccare. Polibio lo presenta dunque come un nemico della stabilità e dell’ordine – gli obiettivi tradizionalmente esaltati dal pensiero politico conservatore; il tharsos e l’audacia che gli attribuisce sono caratteristiche che la riflessione politica greca ha associato di frequente alla democrazia, nelle sue forme più aggressive e più radicali33.

All’interno della tradizione politica antidemocratica si colloca anche l’osservazione che l’attività di Cherone avrebbe generato " "; non si tratta della neutra regi-strazione di un dato di fatto: piuttosto, i termini scelti con cura

Athens, CQ n.s. 47, 1997, 352-357. Da ultimo, cfr. anche G. Mosconi, Pericle e il Vecchio Oligarca su democrazia e talassocrazia, in R. Burri-A. Delacrétaz-J. Monnier-M. Nobili (a cura di), Ad limina, II, Alessandria 2004, 21-39, con ampia bibliografia in nt. 1.

31 Per un’analisi dell’Athenaion Politeia dello Pseudo Senofonte nel quadro della tradizione politica antidemocratica, la discussione fra i cui esponenti richiamerebbe gli «intellectual symposia» descritti da Platone e Senofonte, vd. Ober, Political Dissent, cit., 9; 14-27; 43-48. In gene-rale, oltre ai lavori indicati nella nt. precedente, cfr. anche S. Cataldi, La democrazia ateniese e gli alleati (Ps.-Senofonte, Athenaion Politeia, I, 14-18), Padova 1984, e W. Lapini, Commento all’Athenaion Politeia dello Pseudo-Senofonte, Università degli Studi di Firenze. Dipartimento di Scienze dell’Antichità «Giorgio Pasquali», 1997.

32 Ober, Political Dissent, cit., 195 nt. 75 rileva l’equivalenza nel Gorgia platonico (459a: " ) dell’ochlos con gli ignoranti, incapaci di distinguere la vera competenza del medico dalla ciarlataneria del retore. In generale, per le masse in Polibio, «called the ", the , or most pejoratively the ", the mob», vd. Eckstein, Moral Vision, cit., 129-130; sull’ambiguità se-mantica di plethos e demos cfr. pure le rapide considerazioni in Thornton, Gli aristoi, cit., 437-438.

33 Vd. D. Musti, Storia greca. Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana, Roma-Bari 1989, 325 per la rappresentazione di Atene durante la pentecontaetia, in Tucidide, come «la città del coraggio, dell’audacia, dell’iniziativa, dell’intraprendenza», e cf. anche Thornton, Terrore, terrorismo e imperialismo, cit., 167 nt. 51.

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da Polibio rimandano alla critica più accesa della conoscenza democratica e del processo decisionale nelle democrazie. Alla phantasia, l’apparenza ingannevole che i logoi suscitano nelle masse, era facile contrapporre la verità (aletheia) dei fatti (erga)34, inattingibile ai polloi incapaci di giudizio35: Polibio riprende un filone della riflessione politica sulla democrazia che può farsi risalire a Tucidide36, e che metteva in dubbio, o piuttosto negava apertamente che la scelta della maggioranza dell’assemblea fra le diverse proposte presentate dagli oratori potesse portare alla decisione più utile per la città. Complessivamente però il lessico impiegato qui da Polibio indica non solo la persistente vitalità di temi e motivi del pensiero politico antidemocratico elaborati fra V e IV secolo, ma anche il carattere dell’azione politica cui si ritenne possibile applicarli: per esporsi a queste accuse, Cherone dovette agire attraverso il consenso delle masse (dell’ochlos, dei polloi), convinte dalle sue parole. Evidentemente, a Sparta, dopo Nabide37 e le diverse, dolorose fasi in cui si realizzò l’annessione alla Lega achea, un’istituzione di carattere assembleare poteva tentare di imporre la propria volontà politica.

34 Cfr. Polyb. 11, 3, 7 ( " " " ); 21, 19, 7 ( " " ); anche in 24, 11, 4-5 la phantasia di fedeltà ai nomoi degli Achei suscitata da Aristeno è in contrasto con la pronta, o talora persino preventiva obbedienza agli ordini romani cui si ispirava la sua politica.

35 Per l’incompetenza delle masse come motivo ricorrente nel pensiero politico antidemocratico basti qui rinviare a Thornton, Gli aristoi, cit., 437-445; più di recente, sul tema della capacità politica dei cittadini comuni nella democrazia ateniese, cfr. J.A. Dabdab Trabulsi, Participation directe et démocratie grecque. Une histoire exemplaire?, Besançon 2006, 174-183.

36 Per la presenza in Tucidide di una critica radicale della conoscenza democratica e del relativo processo decisionale, che si articola intorno alla contrapposizione tradizionale fra logoi ed erga, vd. ancora Ober, Political Dissent, cit., 53 ss., in particolare per es. 72 per il demos ateniese rappresentato «as making decisions on the basis of highly misleading speeches delivered by personally selfish and self-interested parties»; e soprattutto 77-79.

37 Sull’azione modernizzatrice, sul piano economico-sociale, culturale ed istituzionale, compiuta a Sparta da Nabide ha insistito con vigore Paul Cartledge: vd. Cartledge-Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta, cit., VIII; 60; 67-79.

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A giustificare l’appello all’intero patrimonio ideologico della riflessione politica antidemocratica è la misura più av-versata dalle classi proprietarie greche, un provvedimento di confisca e redistribuzione delle terre38: " " " " " " " " 39. L’indicazione che la terra requisita e redistribuita da Cherone era stata concessa alle famiglie degli esuli dagli stessi tiranni contribuisce alla sua rappresentazione nel segno di un’audacia e un’avidità inaudite, ed esplicita il cenno del paragrafo precedente al suo spingersi fin dove nessun altro aveva osato. Concretamente, però, risulta assai difficile intendere carattere e dimensioni delle confische ordinate da Cherone e identificarne le vittime e i beneficiari: a partire dall’età di Cleomene III, Sparta aveva visto ripetute ondate di esili, le cui conseguenze ne avvelenarono la vita per decenni; dopo la morte di Nabide, poi, vi si sviluppò un acceso e complesso confronto fra gruppi contrapposti, con un sempre più intenso coinvolgimento delle potenze egemoni – la Lega achea a livello regionale, e Roma a livello mediterraneo40. La

38 Aristotele (pol. 1304b, 19-1305a, 7) aveva osservato come storica-mente proprio le confische dei patrimoni, o misure analoghe, avessero contribuito a suscitare le rivolte che avevano abbattuto le democrazie.

39 Polyb. 24, 7, 3.40 Sulla questione vd. fra gli altri Will, Histoire politique du monde

hellénistique, I, cit., 374 per gli ottanta esiliati al tempo della rivoluzione cleomenica; II, 242-246 per la situazione negli anni cruciali che seguirono l’eliminazione di Nabide da parte degli Etoli e l’intervento a Sparta di Fi-lopemene, il periodo in cui si colloca anche la nostra vicenda. Sui rapporti fra Sparta, i suoi vecchi e nuovi esuli, la Lega achea e Roma in questi anni cfr. anche, nei limiti cronologici della sua ricerca, A. Aymard, Les premiers rapports de Rome et de la Confédération Achaienne (198-189 avant J.-C.), Bordeaux-Paris 1938, 318 ss.; Chrimes, Ancient Sparta, cit., 37-50; Larsen, Greek Federal States, cit., 447-459; R.M. Errington, Philopoemen, Oxford 1969, 109-194 (qualche obiezione alla sua ricostruzione dei fatti, per la tesi secondo cui la menzione di “vecchi esuli” in Polyb. 21, 1, 4 presupporrebbe la presenza di “nuovi” esuli, da identificare con il gruppo filoacheo cui apparteneva Timolao, in J. Seibert, Die politischen Flüchtlinge und Verbannten in der griechischen Geschichte. Von den Anfängen bis zur Unterwerfung durch die Römer, I, Textteil; II, Anmerkungsteil und Register,

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notizia secondo cui la terra redistribuita da Cherone era stata lasciata alle famiglie degli esuli dai tiranni ricorda un passo in cui Plutarco, attingendo a Filarco, riferisce che Cleomene, a suo tempo, avrebbe attribuito un kleros anche a quanti aveva esiliato, impegnandosi a consentirne il ritorno, una volta che la situazione si fosse stabilizzata41. Polibio sembra tuttavia voler far riferimento a una quantità di terra più considerevole di questi ottanta kleroi, e a una serie di condanne all’esilio scaglionate nel tempo, in quanto responsabilità di più di un “tiranno”; l’impressione che si può derivare dalla lettura del brano è che all’esilio degli uomini di regola, o almeno in un numero significativo di casi, non si fosse accompagnata la confisca totale dei loro patrimoni, e che una parte ne fosse stata lasciata alle famiglie42. Dopo Compasio, e il ritorno degli esuli imposto da Filopemene a spese del gruppo fedele alla politica di Nabide – responsabile del fallito attacco a Las, della condanna a morte di trenta concittadini filoachei e del tentativo di secessione dalla Lega achea, attraverso la de-ditio a Marco Fulvio Nobiliore43 –, a Sparta si era posto con

Darmstadt 1979, in particolare II, 536 nt. 1537; più in generale, sulla questione degli esuli spartani, vd. I, 197-208); J. Deininger, Die politische Widerstand gegen Rom in Griechenland 217-86 v.Chr., Berlin-New York 1971, 119-124; 135-141; Shimron, Late Sparta, cit., 101-122; 135-150 (in particolare 138-150 per la critica di alcuni punti della ricostruzione proposta da Errington); J.-L. Ferrary, Rome, les Balkans, la Grèce et l’Orient au II e siècle avant J.-C., in C. Nicolet (dir.), Rome et la conquête du monde méditerranéen 264-27 avant J.-C., II. Genèse d’un empire, Paris 1978, 729-788, in particolare 750-751 (sul periodo dal 192 al rientro degli esuli per volontà di Callicrate); Cartledge, in Id.-Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta, cit., 80-84; Lévy, Sparte, cit., 277-303 (una panoramica sull’intero periodo, a partire da Agide IV).

41 Plut. Cleom. 11, 2: " " . Sulla misura, vd. G. Marasco, Commento alle biografie plutarchee di Agide e di Cleomene, Roma 1981, 2, 449-450; da ultimo, per una valutazione complessiva dell’azione politica di Cleomene III, cfr. Id., Cleomene III fra rivoluzione e reazione, in C. Bearzot-F. Landucci (a cura di), Contro le ‘leggi immutabili’. Gli Spartani fra tradizione e innovazione, Contributi di Storia Antica 2, Milano 2004, 191-207.

42 Cfr. Shimron, Late Sparta, cit., 138: «Apparently Nabis left some of the property of the exiles in the hands of their female relations».

43 Su tutta la vicenda vd. Liv. 38, 30, 6-34, 9, con Will, Histoire

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drammatica urgenza il problema dell’attribuzione di proprietà sulle quali pendevano rivendicazioni contrastanti44; nel 184/3, avevano inviato legazioni in senato ben quattro distinti gruppi di Spartani45; in quella circostanza, Cherone aveva rappresentato gli interessi di quanti erano stati condannati a morte o all’esilio per decisione achea46, ottenendo dal senato il rientro in patria e l’annullamento delle condanne, contro la volontà delle autorità della Lega achea. Il ritorno di Cherone e del suo gruppo dovette complicare ulteriormente le contese sulla proprietà della terra, rimettendo in gioco un nutrito drappello di pretendenti di cui si poteva sperare di essersi liberati. Riammessi in città, accanto ai nemici di un tempo, dovevano potersi mantenere, in un modo o nell’altro. È probabilmente negli infuocati dibattiti intorno alla questione dei contestati diritti di proprietà che Cherone si guadagnò la fiducia dei polloi; e certamente, la sua azione va inquadrata nel contesto degli sforzi per definire i rapporti fra i diversi gruppi e la terra. A Cherone dovevano stare a cuore gli interessi di quanti, ottenuta la cittadinanza grazie a Nabide, dopo essere stati colpiti da Filopemene erano stati riportati in città per decisione romana. Al rientro del gruppo di Cherone sembrerebbe essersi accompagnato il rinnovato esilio di una fazione almeno fra i “vecchi” esuli47. Se così fosse, la decisione

politique du monde hellénistique, II, cit., 243; Errington, Philopoemen, cit., 133-147; Shimron, Late Sparta, cit., 105-107; Walbank, A Historical Commentary, III, cit., 138; Cartledge, in Id.-Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta, cit., 78-79.

44 Già Aymard, Les premiers rapports, cit., 320-321 aveva osservato l’importanza della conferma della situazione sociale derivante dalle riforme di Nabide da parte di Filopemene nel 192; non appena la si rimise in discussione, si scatenò il caos: cfr. anche Shimron, Late Sparta, cit., 102-103; 111-113; 117; 119-120 per un esame delle vicende della proprietà della terra a Sparta fra Agide IV e Callicrate.

45 Polyb. 23, 4; cfr. Liv. 39, 48, 2-4, con l’analisi di Errington, Phi-lopoemen, cit., 178-182; 288; di Shimron, Late Sparta, cit., 114-116; e di Seibert, Die politischen Flüchtlinge, I, cit., 203-204.

46 Cfr. Polyb. 23, 4, 5, già cit. in nt. 16, e per esempio Larsen, Greek Federal States, cit., 453, e Shimron, Late Sparta, cit., 115.

47 È questa l’opinione di Errington, Philopoemen, cit., 187-189, in base a Polyb. 23, 6, 1-3; 9, 1 e 11; e cfr. anche 23, 17, 6 ss. con Errington, Philopoemen, cit., 288-291.

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di Cherone potrebbe aver perseguito anche l’obiettivo di tagliare definitivamente i legami con la città di questo gruppo, renden-done più difficile il ritorno, e stabilizzando in questo modo a spese loro la situazione spartana48.

La redistribuzione della terra confiscata agli oikoi degli esuli avrebbe creato nei suoi beneficiari un gruppo di fedelissimi di Cherone, disposti a sostenerlo in ogni circostanza49; tuttavia, non sembra del tutto legittimo privilegiare l’elemento “politi-co” delle misure di Cherone, trascurando l’indicazione che a Sparta, dopo le riforme di Nabide e la tormentata annessione alla Lega achea, si trovava ancora, o di nuovo, un gruppo di leptoi affamati di terra50. Anche senza dover ricorrere all’in-certo “ritmo” dell’agricoltura mediterranea51, gli assegnatari

48 Cfr. già Shimron, Late Sparta, cit., 116-117, che nella misura proposta da Cherone vedrebbe un tentativo «to prevent the return of the exiles who were still abroad by distributing the property of their relations». Niese, Geschichte, III, cit., 57 nt. 4 riteneva che la terra sequestrata alle famiglie degli esuli fosse non Privateigentum, ma Gemeindeland, e che per questa parte l’azione di Cherone non potesse essere considerata illegale. Piuttosto che immaginare un’assegnazione di terre pubbliche alle famiglie degli esuli, appare forse più economico ipotizzare che fosse stato consen-tito loro di trattenere una parte dei patrimoni confiscati; se così fosse, il carattere pubblico o privato di questi lotti di terra potrebbe essere stato oggetto di discussione, e la loro confisca e redistribuzione da parte di Cherone più facilmente sarebbe potuta apparire illegale ai suoi avversari.

49 Per questo aspetto, la tenace fedeltà che avrebbe legato a Cherone i beneficiari del suo programma di redistribuzione delle terre, basti qui rinviare al parallelo dei soldati di Agide IV, che solo per la speranza di una prossima assegnazione di terre " " (Plut. Agis 14, 2).

50 Diversamente Cartledge, in Id.-Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta, cit., 83, con fiducia forse eccessiva nella possibilità che le riforme economiche di Nabide, cui attribuisce un coerente e consapevole programma di stimolazione del credito e del commercio (Cartledge-Spawforth, Helleni-stic and Roman Sparta, cit., 71-72), avessero diffuso la prosperità in modo uniforme e durevole («… Sparta ought rather to have been garnering the first fruits of her socio-economic transformation. Chaeron, in other words, may simply have been an opportunist seeking to make political capital out of the land newly vacated by the once more banished ‘old exiles’»).

51 Per la precarietà dell’agricoltura mediterranea, i rischi che com-portava, e le strategie elaborate per farvi fronte, oltre a Th.W. Gallant, Risk and Survival in Ancient Greece. Reconstructing the Rural Domestic

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dei lotti distribuiti da Nabide, il gruppo cioè rappresentato da Cherone in senato nel 184/3, rientrati a Sparta dopo la restaurazione oligarchica promossa da Filopemene, che li aveva ridotti in condizioni disperate, saranno stati in numero suffi-ciente per coltivare le terre sottratte alle famiglie degli esuli52.

Sulle modalità dell’assegnazione della terra, il giudizio di Polibio secondo cui sarebbe stata effettuata ", praticamente a casaccio, senza neppure una parvenza di giustizia, non può naturalmente considerarsi un’indicazione attendibile, ma rappresenta un ulteriore elemento polemico: analoghi provvedimenti ai loro avversari erano destinati ad apparire sempre intrinsecamente iniqui, e la valutazione riportata qui da Polibio non merita maggior credito di quella espressa in termini assai simili sui criteri in base ai quali lo stratego acheo Dieo, al tempo della guerra acaica, ripartì fra le diverse città i contingenti di schiavi da liberare 53. Ancor più fuorviante, se presa alla lettera, potrebbe risultare l’affermazione che Cherone avrebbe agito : nella Sparta post-nabidea, Cherone non esercita un’autorità personale, di natura monarchica, come Cleomene III, o lo stesso Nabide; per quanto si riesca a coglierla attraverso il filtro ostile della rappresentazione polibiana, la natura del potere di Cherone non è diversa da quella di un leader democratico, che riesce

Economy, Oxford 1991, vd. ora naturalmente P. Horden-N. Purcell, The Corrupting Sea. A Study of Mediterranean History, Oxford 2000, in particolare 175-230 (il cap. 6, dal significativo titolo Imperatives of Survival: Diversify, Store, Redistribute).

52 Sembra condivisibile, e forse persino prudente, la valutazione di Niese, Geschichte, III, cit., 57, secondo cui «durch die Reaktion gegen die Tyrannenzeit waren gewiss viele ihrer Besitzungen beraubt und hofften auf neuen Umsturz». I costi umani e sociali della restaurazione imposta da Filopemene dopo il massacro di Compasio non vanno sottovalutati: nonostante l’entusiasmo di Polibio (21, 32 c) per l’esito brillante della spedizione del 188, non altrettanto apprezzato in senato, a Sparta – e in particolare ai beneficiari della politica sociale di Nabide – fu inflitta una punizione durissima, i cui termini si possono recuperare, più che da Polyb. 22, 7, 5-6, da Liv. 38, 33, 1-34, 9 e da Plut. Phil. 16, 4-9; cfr. Errington, Philopoemen, cit., 145-146.

53 Polyb. 38, 15, 4 ( " " ), con Thornton, Tra politica e storia, cit., 620 nt. 158.

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ad imporre l’approvazione dei suoi progetti grazie alla fiducia e al favore delle masse. Dietro la denuncia dell’ochlagogia di Cherone, e della sua capacità di suscitare phantasia nei polloi, è probabile si debba leggere appunto l’indicazione di un rapporto privilegiato con la maggioranza di un’istituzione assembleare, pronta ad approvarne le proposte: da quest’unica fonte sem-brerebbe scaturire l’exousia di Cherone54.

Qualche elemento di conferma in questo senso è lecito ri-cavare anche dal seguito della tirata polibiana, che rappresenta un secondo aspetto della politica di Cherone, continuando ad attingere a tradizionali temi della critica alla democrazia: " " " " " " " " " "55. L’accusa di trattare i fondi pubblici come fossero pro-pri non può essere intesa banalmente nel senso di appropriazioni indebite di Cherone56; ancora una volta, si tratta di un motivo ricorrente nella polemica antidemocratica, che prende di mira la spesa pubblica caratteristica della democrazia, in quanto essa presupponeva un livello elevato di esazione fiscale o parafisca-le57. Nel Nicocles di Isocrate, al culmine di una sezione volta al confronto fra i tre generi costituzionali – oligarchia, democrazia e monarchia –, che di fatto però spesso sembra risolversi nella contrapposizione fra democrazia e regime monarchico, si legge: " " " " "

54 Secondo Shimron, Late Sparta, cit., 122 nt. 42, «Chaeron probably held some office»; se così fosse (ma cfr. infra per posizioni diverse), co-munque, dovrebbe trattarsi sempre di una carica affidatagli dall’assemblea, dai polloi di cui si era conquistato la fiducia.

55 Polyb. 24, 7, 4.56 Così, da ultimo, P. Fröhlich, Les cités grecques et le contrôle des

magistrats (IVe-Ier siècle avant J.-C.), Genève 2004, 234 (Polibio presenta Cherone «comme un démagogue», che «finit par confisquer injustement des terres et par puiser dans la caisse publique pour son usage personnel»); nello stesso senso già Shimron, Late Sparta, cit., 117 («went on to use public money for his own purposes»), e, se ben intendo, Cartledge, in Id.-Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta, cit., 83, nel seguito della frase cit. in nt. 50: «However that may be, political capital seems not to have been the only kind in which he was interested»; cfr. anche la convinzione di Eckstein, Moral Vision, cit., 139, già cit. supra in nt. 25, secondo cui Polibio presenterebbe Cherone fra l’altro come un thief.

57 Come rilevato lucidamente da Aristotele, pol. 1320b, 20-21.

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" …58. Va rilevato ancora una volta come Polibio ritenga di poter applicare a Cherone i topoi della polemica antidemocratica: evidentemente, la sua politica doveva prestare il fianco a queste critiche; a Cherone sembra dunque legittimo attribuire qualche progetto di redistribuzione del denaro pubblico, nella tradizione democratica dei misthoi. Il sistema delle indennità, in cui Aristotele additava una delle caratteristiche dei regimi democratici59, era diffuso ben oltre i confini di Atene, e non fu abbandonato neppure nel II secolo a.C.: Polibio ne imputava la pratica ai leaders filomacedoni della Beozia, fra la seconda e la terza guerra di Macedonia60. Benché non sia possibile definire con precisione il carattere della spesa pubblica rimproverata a Cherone, e non si possa escludere che essa fosse in rapporto con le spese legate alla redistribuzione della terra, nell’accusa mossagli da Polibio appare legittimo leggere un ulteriore indizio di un suo rapporto particolarmente stretto con la maggioranza dell’assemblea: se pure si deve respingere la prospettiva ostile della polemica antidemocratica, che nella distribuzione di denaro pubblico agli aporoi aveva sempre denun-ciato uno strumento per acquistare il consenso e condizionare il risultato delle votazioni in assemblea corrompendo le masse a spese d’altri61, è certo però che il promotore di misure in favore dei polloi finiva necessariamente per procurarsene il sostegno.

58 Isocrate 3, 21; il seguito del paragrafo ( " " " " " " " " " " " ") riprende significativamente i temi della polemica contro la conoscenza democratica e la qualità del processo decisionale nelle assem-blee; la caratterizzazione dei cittadini più onorati nei regimi democratici come quelli più capaci di " " , con la sottolineatura della “virtù” democratica dell’audacia sono entrambi elementi che più o meno apertamente ricorrono nel ritratto polibiano di Cherone.

59 Come ha dimostrato G.E.M. de Ste Croix, Political Pay outside Athens, CQ n.s. 25, 1975, 48-52, con riferimento a pol. 1317b, 30-38; 1297a, 35-38; 1320a, 17-22; 1299b, 38-1300a, 4; 1294a, 37-40; 1298b, 18-19; 1293a, 1-10 …

60 Vd. Polyb. 20, 6, 2; bibliografia sul tema in Thornton, Lo storico il grammatico il bandito, cit., 65-68.

61 Vd. in particolare Plut. Per. 9, con le fonti e la bibliografia pre-sentate in Thornton, Lo storico il grammatico il bandito, cit., 67 nt. 102.

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Nella sua azione politica, a stare alla denuncia di Polibio, Cherone non avrebbe tenuto in alcun conto nomoi, koina dogmata e archontes: è possibile che il riferimento sia in primo luogo alle leggi di Sparta – o piuttosto, alla linea privilegiata dagli avversari di Cherone all’interno del complesso patrimonio legislativo spartano, dopo l’annessione allo stato federale acheo62 –, quindi alle norme federali della Lega achea, cui Sparta in questo momento suo malgrado apparteneva, e da ultimo ai magistrati. Il mancato coinvolgimento dei magistrati rafforza l’impressione che i provvedimenti fatti adottare da Cherone fossero decreti approvati in assemblea, senza che Cherone ri-coprisse alcuna carica63 e scavalcando qualsiasi rivendicazione di competenza e qualsiasi tentativo di frapporre ostacoli da parte delle autorità (forse, sia locali sia federali)64.

L’incompatibilità delle misure promosse da Cherone con le leggi di Sparta e le norme federali achee, affermata con sicurezza da Polibio, apre uno spiraglio sulla via scelta dai nemici delle riforme per bloccarne l’applicazione. Ai suoi avversari, la cui prospettiva viene sposata pienamente da Polibio, tutta l’attività di Cherone appariva nel segno dell’illegalità; per porre fine alla carriera politica di Cherone, essi avrebbero fatto ricorso alle leggi, istituendo un comitato di revisori dei conti ( " " " " " ")65.

62 Cfr. infra nt. 74, e vd. anche Shimron, Late Sparta, cit., 119 per le «variant and contradictory interpretations of the hallowed patrios politeia» dei diversi gruppi spartani.

63 Già Niese, Geschichte, III, cit., 57 nt. 4 aveva escluso la possibi-lità che Cherone rivestisse una magistratura («Beamter scheint er nicht gewewsen zu sein»). Per la possibilità che misure economico-sociali di portata rivoluzionaria fossero «carried out by the democratic party wi-thout infringement of constitutional procedure», attraverso l’approvazione dell’assemblea, vd. A. Fuks, Social Revolution in Greece in the Hellenistic Age, PP 21, 1966, 437-448, in particolare 444 e 447-448, a proposito delle misure presentate all’assemblea siracusana dal demagogo Ippone, nel 356 a.C. (Plut. Dio 37, 5-6).

64 Cfr. ancora Shimron, Late Sparta, cit., 122 nt. 42 per l’ipotesi che l’intervento diretto acheo fosse iniziato già prima dell’omicidio del più eminente dei dokimasteres.

65 Polyb. 24, 7, 5.

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Concretamente, i termini della questione potrebbero esser stati un po’ meno netti di quanto Polibio non voglia farli ap-parire: l’appello alle leggi che avrebbero impedito l’impiego dei beni pubblici e la confisca e redistribuzione della terra66 deve essere visto come il tentativo di privilegiare un filone all’interno di un patrimonio istituzionale e legislativo non univoco67, nel quale anche a Cherone sarebbe stato possibile trovare elementi tali da giustificare la sua azione. I suoi nemici tentarono forse di valorizzare anche la superiorità dei nomoi rispetto ai decreti assembleari – un principio attestato nella democrazia ateniese di

66 Almeno se, come sembra possibile, nonostante la diversa interpreta-zione di Niese, Geschichte, III, cit., 57-58, l’ " con cui si apre il § 5 può riferirsi ad entrambe le fasi dell’azione politica di Cherone, la confisca e redistribuzione delle terre, introdotta al § 3 da , e l’impiego dei fondi pubblici, presentato al § 4 ( …); in questo senso sembra indicativo l’esito dell’episodio, con lo stratego degli Achei che incita i dokimasteres non solo a compiere con rigore l’indagine sui fondi pubblici, ma anche a restituire alle famiglie degli esuli le terre sottratte loro da Cherone (Polyb. 24, 7, 8, cit. più avanti nel testo). In verità, nonostante la lettera dell’escerto polibiano sembri consentire un’interpretazione quale quella proposta dal Niese, secondo cui gli avversari di Cherone ne avrebbero considerata illegale solo la gestione dei fondi pubblici, e non la redistribuzione delle terre (cfr. già supra nt. 48), la reazione appare diretta contro l’intera politica sociale di Cherone, e dunque anche contro confisca e riassegnazione delle terre – anche se il pretesto impiegato per istituire la commissione che avrebbe dovuto condannare Cherone potrebbe esser stato più limitato.

67 Sulla difficoltà di ricostruire istituzioni e leggi in vigore a Sparta in questo periodo ha insistito Chrimes, Ancient Sparta, cit., 47-49. Per la presenza di disposizioni che vietavano le misure sociali più incisive (quali confische di beni, redistribuzioni di terre, abolizioni di debiti e liberazioni di schiavi), con le connesse condanne a morte e all’esilio, vd. il trattato fra Alessandro e le città della Lega di Corinto in [Demo-sthenes] 17, 15. Era frequente inoltre che i testi legislativi prevedessero clausole di salvaguardia, volte ad impedire che venissero disapplicati o aboliti; il provvedimento che doveva aver regolato la questione delle proprietà a Sparta prima che il senato imponesse il rientro del gruppo di Cherone potrebbe aver contenuto una clausola che dichiarava la nul-lità di ogni misura contraria che si fosse successivamente tentato di far approvare e predisponeva la procedura da adottare contro il proponente (vd. Fröhlich, Les cités grecques et le contrôle des magistrats, cit., 256; e soprattutto 278-282).

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IV secolo68, e suscettibile di varie interpretazioni e applicazioni; di fatto però siamo di fronte al riflesso sul piano istituzionale di uno scontro fra contrapposti gruppi d’interesse, che solo una prospettiva faziosa come è in questo caso quella di Polibio può ridurre al tentativo di punire un politico che aveva violato le regole “costituzionali”69.

La costante, organica compenetrazione dell’elemento giudizia-rio nella lotta politica delle città greche70 non aveva risparmiato Sparta ellenistica, già prima dell’azione intentata contro Cherone: nella Vita di Agide, Plutarco c’informa che accuse analoghe a quelle mosse ora a Cherone avevano colpito i promotori del primo progetto di riforma: gli efori, infatti, " " "71. In

68 Vd. soprattutto M.H. Hansen, The Sovereignty of the People’s Court in Athens in the Fourth Century B.C. and The Public Action against Unconstitu-tional Proposals, Odense University Press 1974; Id., Nomos and Psephisma in Fourth-Century Athens, ora in The Athenian Ecclesia. A Collection of Articles 1976-1983, Copenhagen 1983, 161-177, in particolare 170-171.

69 L’importanza dei «rapports de force entre les différents groupes» che componevano la comunità, di cui avrebbero tenuto conto già Platone ed Aristotele, accanto alle istituzioni, per l’analisi del regime di una polis è stata opportunamente rilevata da Ph. Gauthier, La citoyenneté en Grèce et à Rome: participation et intégration, «Ktema» 6, 1981, 167-179, in particolare 176.

70 Su questo punto vd. ora soprattutto A. La Rocca, Diritto di inizia-tiva e potere popolare nelle assemblee cittadine greche, in F. Amarelli (ed.), Politica e partecipazione nelle città dell’impero romano, Roma 2005, 93-118, in particolare 93-95, con importanti osservazioni sulle trasformazioni avvenute in età romana. La pratica secondo cui «the party which was defeated in a vote in the Assembly would often refuse to admit defeat and therefore resort to an appeal to the court», rilevata per Atene da Hansen, The Sovereignty of the People’s Court, cit., 51, doveva essere assai diffusa anche oltre i confini dell’Attica.

71 Plut. Agis 12, 1 (con il commento di Marasco, Commento alle biografie plutarchee di Agide e di Cleomene, I, cit., 289-290; cfr. anche 73; già in precedenza, e poi ancora nella sua fase finale, il conflitto intorno al progetto di riforma si svolse sul piano giudiziario). Anche questo passo sembra potersi addurre a favore della tesi secondo cui gli avversari di Cherone contestavano la legittimità dell’intera sua azione politica, e non solo dell’impiego dei fondi pubblici; almeno, a Sparta, in una precedente occasione, gli avversari di un progetto di redistribuzione delle terre ne avevano asserito l’illegalità.

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questa circostanza, l’opposizione degli efori era stata superata facendo appello a un diverso principio “costituzionale”, secondo cui, in caso di accordo dei re (in questa fase, Agide e Cleombro-to), gli efori non avrebbero avuto il diritto di interferire con le loro decisioni. A Cherone, la cui autorità sembrerebbe provenire esclusivamente dal consenso dell’assemblea, non si aprivano simili vie d’uscita; ma è significativo che in entrambe le occasioni i nemici dei progetti di riforma poterono pensare di appellarsi alle leggi. Contro Cherone si fece ricorso a una commissione, alla quale si ritenne di poter affidare l’esame dei suoi conti, nella speranza di liberarsene attraverso una rapida condanna.

Sulla natura dei " che avrebbero dovuto arrestare il progetto politico di Cherone è intervenuto recentemente Pierre Fröhlich, nella sua densa monografia sul controllo dei magistrati nelle città ellenistiche: dal carattere straordinario di questa com-missione, istituita ad hoc, «pour une mission précise, à cause d’une dénonciation», risulterebbe «que la confédération achéenne ne possédait pas de magistrats contrôleurs fédéraux (permanents)»72. Fröhlich sembra dunque ritenere i " una commissione federale73 – o forse piuttosto ritiene che la possibilità di istituire una simile commissione a Sparta derivasse dall’annessione alla Lega achea, con la conseguente estensione alla città delle leggi achee74; a qualcosa di simile doveva pensare Niese, che attribuiva alla commissione origine achea75. L’impressione che si ricava dalla

72 Fröhlich, Les cités grecques et le contrôle des magistrats, cit., 235.73 Così anche Shimron, Late Sparta, cit., 122.74 Cfr. Liv. 38, 34, 3 (… Achaeorum adsuescerent legibus institutisque;

ita unius eos corporis fore et de omnibus rebus facilius consensuros); e le parole di Li corta nel 184 in Liv. 39, 37, 6-8 (… nos non suas ademisse, quas non habebant, sed nostras leges dedisse …); 15 (nam ut in aequo essent nos fecimus, cum leges iis nostras dedimus …); sulla questione cfr. Chrimes, Ancient Sparta, cit., 43, che ritiene «most unlikely» l’imposi-zione a Sparta di leggi e istituzioni achee in luogo di quelle di Licurgo, e limiterebbe la sostituzione all’agoge, in base alle versioni di Plutarco (Phil. 16, 8-9) e Pausania (7, 8, 5; 8, 51, 3); Errington, Philopoemen, cit., 146; Shimron, Late Sparta, cit., 106; Cartledge, in Id.-Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta, cit., 78-79. In ogni caso, anche a voler negare l’abolizione delle leggi licurghee, l’appartenenza di Sparta alla Lega achea doveva poter produrre qualche effetto a livello istituzionale.

75 Niese, Geschichte, III, cit., 58 nt. 1; se ben intendo, analoga do-

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lettura del passo di Polibio in realtà è quella che la vicenda si stia svolgendo ancora a livello cittadino; anche se è verosimile ritenere che i tines che istituirono la commissione, indignati dalla politica di Cherone, avessero preso contatto con le autorità achee, fino a questo punto Polibio non sembra aver registrato un diretto intervento federale nel conflitto interno a Sparta.

Cherone e i suoi sostenitori non sembrerebbero neppure aver preso in considerazione la possibilità di rispondere alla mossa dei loro avversari sullo stesso piano istituzionale, contestando la legittimità della nomina della commissione, o affermando la superiorità delle decisioni approvate dall’assemblea rispetto a ogni altra istanza istituzionale; ma è possibile che l’impressione della loro rinuncia ad agire a questo livello derivi soltanto dalla parzialità del racconto di Polibio, che aveva già denunciato l’arbitrarietà dell’azione di Cherone ( , § 3, a proposito della confisca e redistribuzione delle terre; " " ", § 4, a proposito della gestione dei fondi pubblici), e che po-neva la legalità tutta dalla parte dei suoi avversari. In caso di tensioni politico-sociali inconciliabili, ad attribuire il crisma della legalità sono alla fine quanti escono vincitori dal conflitto politico-istituzionale; il nostro testimone, Polibio, è allineato completamente dalla loro parte. Secondo la sua versione, dunque, Cherone, consapevole della sua cattiva amministrazione, avrebbe direttamente organizzato l’omicidio del membro più illustre della commissione incaricata di esaminarne i conti, un certo Apollo-nida, fatto uccidere in pieno giorno, mentre tornava a casa dai bagni pubblici76. L’affermazione secondo cui Cherone avrebbe agito perché si riconosceva colpevole, in questi termini, può

vrebbe essere la posizione di Niccolini, La Confederazione Achea, cit., 163, che sembra considerare il più illustre dei dokimasteres, Apollonida, un cittadino spartano; secondo Larsen, Greek Federal States, cit., 456, la commissione sarebbe stata nominata «clearly by the Spartans themselves»; di «an Achaean-sounding board of Spartan auditors» parla Cartledge, in Id.-Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta, cit., 83.

76 Polyb. 24, 7, 6: " " " " " " " " .

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essere condivisa soltanto da chi accetti senza riserve le posizioni dei suoi nemici: più correttamente, si potrà dire che Cherone non dubitava che quella commissione, se le si fosse consentito di portare a termine i propri lavori, l’avrebbe condannato.

L’attentato contro Apollonida può considerarsi un atto terroristico, in quanto perseguiva obiettivi di intimidazione politica77; l’insistenza di Polibio nel dichiarare Apollonida non solo il membro più in vista della commissione, ma anche il più capace di condurre l’inchiesta all’auspicata condanna, lascia aperta la possibilità che fra i dokimasteres – commissione della cui istituzione ci sfuggono del tutto le modalità – figurassero anche alcuni sostenitori del progetto politico di Cherone; se così fosse, l’obiettivo immediato dell’omicidio potrebbe essere stato quello di mutare gli equilibri interni alla commissione, in senso favorevole all’imputato – risultato cui si sarebbe arrivati non solo attraverso l’eliminazione del più abile e influente dei suoi avversari, ma anche grazie all’effetto intimidatorio che l’omicidio avrebbe esercitato sugli altri membri del collegio. Non può nep-pure escludersi, tuttavia, e sembra forse persino più probabile, che la commissione, frutto dell’indignazione dei nemici di Cherone, e strumento di lotta politica nelle mani loro e dei loro alleati achei, ne riflettesse pienamente l’orientamento; in questo caso, l’omicidio potrebbe essere stato una mossa disperata, il ricorso al terrore per costringere i dokimasteres a rinunciare a procedere.

L’attentato finì per accelerare i tempi della definitiva resa dei conti, provocando un nuovo, aperto intervento acheo negli affari interni di Sparta: " " " " " " " " " " " " " " " " " " " " " " 78.

I nemici di Cherone, impressionati dall’omicidio dell’uomo

77 Vd. Thornton, Terrore, terrorismo e imperialismo, cit.78 Polyb. 24, 7, 7-8.

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in cui riponevano le loro speranze di rivalsa, si affrettarono ad informare le autorità federali; sapevano di poter contare sul sostegno della leadership achea, conservatrice sul piano so-ciale e naturalmente ostile a Cherone79, erede e continuatore della politica dei “tiranni”, che avevano tentato, attraverso la redistribuzione delle terre e l’ampliamento del corpo civico, di contendere agli Achei l’egemonia sul Peloponneso. Il riferimento di Polibio all’indignazione del plethos potrebbe far pensare che qualche istanza federale avesse prestato ascolto alla delegazio-ne venuta da Sparta a denunciare l’omicidio, e avesse deciso l’immediato intervento dello stratego – che naturalmente non si sarà recato a Sparta privo delle forze militari necessarie a poter imporre senza correre rischi la sua soluzione del conflitto. Sul carattere del processo in cui Cherone fu condannato per l’omicidio di Apollonida, e sui tempi che richiese, non si può dire nulla di preciso, anche se l’impressione è che lo stratego acheo abbia voluto procedere con la massima rapidità possi-bile; che non si parli di esecuzione di Cherone80, che sarebbe stato solo imprigionato, potrebbe dipendere da considerazioni di prudenza, in memoria del pronunciamento del senato che imponeva che delle cause capitali contro cittadini spartani non potessero giudicare tribunali achei, ma fossero chiamati a decidere commissioni di giudici stranieri81. Con una decisione rapida,

79 Al cui rientro in patria gli Achei erano stati contrari, in via di princi-pio, ancora al tempo della decisione senatoria del 184/3 (Polyb. 23, 4, 14: ).

80 Tutt’altro che improbabile però almeno come esito definitivo della vicenda: cfr. già Niese, Geschichte, III, cit., 58 («vermutlich ward Chäron hingerichtet»), e Shimron, Late Sparta, cit., 110.

81 Con questa clausola, nel 184/3, a seguito di un teso confronto diplomatico in senato a cui aveva partecipato anche Cherone, in rappre-sentanza del gruppo più fedele all’eredità di Nabide (Polyb. 23, 4, per la posizione di Cherone – cui si è già fatto riferimento supra, nn. 16 e 45-46 – in particolare il § 5, con Walbank, A Historical Commentary, III, cit., 218-219), e fin da allora in più netto contrasto con le autorità achee, i Romani avevano sancito l’appartenenza di Sparta alla Lega achea: l’unico autore che la riferisca è Paus. 7, 9, 5 ( " " " " "

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lo stratego acheo, forte anche dell’appoggio di un settore della popolazione spartana, potrebbe aver ridotto il rischio di un imbarazzante nuovo appello in senato da parte dei sostenitori di Cherone; soprattutto se si dovesse ammettere, secondo quanto ipotizzato sopra, una composizione “mista” della commissione di dokimasteres, l’esortazione a procedere con rigore nell’esame della gestione finanziaria di Cherone, e la stessa prefigurazione degli esiti dell’indagine, con la raccomandazione di restituire alle famiglie degli esuli la terra redistribuita da Cherone, po-trebbero anch’esse avere un che di intimidatorio – pronunciate come furono dalla massima autorità militare oltre che politica della Lega achea, dopo una prima condanna e la riduzione in prigionia di Cherone.

L’episodio di Cherone appare dunque un’altra tappa della restaurazione imposta con la forza dagli Achei – non senza complicità interne – nella Sparta post-nabidea, la repressione di un ultimo sussulto delle forze favorevoli all’integrazione piena nella cittadinanza delle diverse categorie di leptoi; per parte loro, Cherone e i suoi sostenitori avevano tentato di sfruttare le potenzialità democratiche offerte dalle istituzioni di Sparta, forse anche per influenza achea.

Ancora una volta, un’analisi serrata di un brano come tanti, letto spesso un po’ distrattamente, permette di recuperare la vivacità della lotta politica nelle città ellenistiche, e la per-sistente vitalità, oltre che delle aspirazioni e dei programmi, delle istituzioni democratiche. Nella Sparta di Cherone, le tensioni sociali esacerbate da decenni di spregiudicati, do-lorosi e contraddittori interventi sui diritti di proprietà e sulla composizione del corpo civico sfociano in una sorta

" "); cfr. anche Paus. 7, 12, 4; Mauro Moggi, nel commento al passo di Pausania (in Pausania, Guida della Gre-cia. Libro VII. L’Acaia. Testo e traduzione a cura di M. Moggi. Commento a cura di M. Moggi e M. Osanna, Milano 2000, 247), rileva come il provvedimento fosse dettato dall’«esigenza di sottrarre le cause capitali, che potevano diventare facilmente un micidiale strumento della lotta politica, alla giurisdizione partigiana degli Achei, cui furono affidati invece tutti gli altri processi»; cfr. già Larsen, Greek Federal States, cit., 453, ed Erring ton, Philo poemen, cit., 182, che aveva osservato come questa clausola impedisse «a repetition of events such as the federal condemnation of the anti-Achaean group at Compasion, and of Areus and Alcibiades at the synodos of 184».

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di braccio di ferro politico-istituzionale: la forza delle masse, che diede a Cherone la possibilità d’agire, doveva esprimersi attraverso istituzioni di spirito democratico, come l’assem-blea; i suoi avversari riponevano le loro speranze invece in una commissione ristretta cui si era affidata la verifica della legittimità delle misure fatte approvare da Cherone. Quanti riuscirono ad imporre l’istituzione di questa commissione godevano dell’appoggio delle autorità federali, che alla fine risultò l’elemento determinante, consentendo la condanna di Cherone; ad assicurare la vittoria ad una delle due parti fu dunque il sostegno ottenuto dalla Lega achea, a prezzo della rinuncia all’autonomia spartana. Sullo sfondo, a complicare ulteriormente la questione, la presenza vigile e tutt’altro che disattenta del senato romano.

Roma, 30.10.2009

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