sicurezza è partecipazione?

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Sicurezza è Partecipazione? Associazionismo, capitale sociale e senso di sicurezza. Una riflessione sul Progetto Agorà nel Comune di Buccinasco. «Il rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipazione al potere politico.» (B. Constant, La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, 1819) Si può fare sicurezza attraverso la partecipazione 1 ? La sicurezza è un bene comune, o è appannaggio esclusivo di chi detiene il potere formale? La sicurezza è anche un bene che appartiene a un territorio, e quindi è localmente definito: su quel territorio, in quello spazio sociale, chi fa la sicurezza? I cittadini o le istituzioni locali? E cos’è la partecipazione? Come opera al fine di diffondere un senso di sicurezza sociale sul territorio? Questo lavoro nasce dal tentativo di comprendere quale relazione possa instaurarsi fra la partecipazione e il senso di sicurezza sul territorio, in particolare vuole presentare l’esperienza di un progetto locale di sostegno all’associazionismo, cercando di valutare l’impatto che questo può avere in termini di consapevolezza di un senso di sicurezza fra i cittadini attivi. La mancanza di una folta bibliografia sul tema ha tuttavia imposto di trattare l’argomento attraverso un’altra prospettiva, facendo ricorso alle teorizzazione sul capitale sociale. La prima parte affronta quindi il tema della definizione di tale concetto, ripercorrendo lo sviluppo del dibattito e i principali approcci alla questione del rapporto fra individuo, rete e capitale sociale. 1 Il mio avvicinamento al Progetto Agorà è avvenuto durante il 2009, nell’ambito del Master di I livello in “Criminologia Critica, Prevenzione e Sicurezza Sociale”, di cui questa relazione rappresenta l’ultimo atto. L’interesse per il rapporto fra sicurezza e partecipazione è stato sapientemente convogliato dalla dott.ssa Claudia Mantovan, designata tutor del gruppo di lavoro “Prevenzione e Territorio”, verso l’esperienza del Comune di Buccinasco e del prof, Salvatore Licata, coordinatore del progetto, il quale mi ha accolto con disponibilità e entusiasmo, e che non mancherò di ringraziare. 1

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Sicurezza è Partecipazione?Associazionismo, capitale sociale e senso di sicurezza. Una riflessione sul Progetto Agorà nel Comune di Buccinasco.

«Il rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipazione al potere politico.»(B. Constant, La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, 1819)

Si può fare sicurezza attraverso la partecipazione1?

La sicurezza è un bene comune, o è appannaggio esclusivo di chi detiene il potere formale? La sicurezza è anche un bene che appartiene a un territorio, e quindi è localmente definito: su quel territorio, in quello spazio sociale, chi fa la sicurezza? I cittadini o le istituzioni locali? E cos’è la partecipazione? Come opera al fine di diffondere un senso di sicurezza sociale sul territorio? Questo lavoro nasce dal tentativo di comprendere quale relazione possa instaurarsi fra la partecipazione e il senso di sicurezza sul territorio, in particolare vuole presentare l’esperienza di un progetto locale di sostegno all’associazionismo, cercando di valutare l’impatto che questo può avere in termini di consapevolezza di un senso di sicurezza fra i cittadini attivi.La mancanza di una folta bibliografia sul tema ha tuttavia imposto di trattare l’argomento attraverso un’altra prospettiva, facendo ricorso alle teorizzazione sul capitale sociale. La prima parte affronta quindi il tema della definizione di tale concetto, ripercorrendo lo sviluppo del dibattito e i principali approcci alla questione del rapporto fra individuo, rete e capitale sociale.

1 Il mio avvicinamento al Progetto Agorà è avvenuto durante il 2009, nell’ambito del Master di I livello in “Criminologia Critica, Prevenzione e Sicurezza Sociale”, di cui questa relazione rappresenta l’ultimo atto. L’interesse per il rapporto fra sicurezza e partecipazione è stato sapientemente convogliato dalla dott.ssa Claudia Mantovan, designata tutor del gruppo di lavoro “Prevenzione e Territorio”, verso l’esperienza del Comune di Buccinasco e del prof, Salvatore Licata, coordinatore del progetto, il quale mi ha accolto con disponibilità e entusiasmo, e che non mancherò di ringraziare.

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Caratteristica del capitale sociale è la sua territorialità, per questo la seconda parte è dedicata a presentare il territorio interessatodal progetto nelle sue caratteristiche principali, a livello descrittivo, e tentare una ricognizione sulle problematiche che lo investono. La difficoltà è consistita nel reperimento di informazioni sulle problematiche territoriali. Il Progetto Agorà è presentato nella sezione successiva, in cui si dà conto degli obiettivi e dell’organizzazione (metodi e strumenti) dell’azione di progetto, oltre ad alcune riflessioni sul suo effettivo funzionamento.Seguono l’analisi delle problematiche sollevatee la descrizione della ricerca nei suoi risultati immediati. Il lavoro si chiude cercando di mettere in relazione le diverse dimensioni trattate, con l’obiettivo di provare a dare una valutazione del rapporto fra un progetto di questo tipo e la possibilità che esso includa al suo interno, in maniera esplicita o meno, come obiettivo la promozione di un senso di sicurezza sociale. All’interno delle differenti sezioni ampio spazio è affidato a mie riflessioni e considerazioni, o tentativi di interpretazione, che cercano di ovviare al problema della mancanza di una forte base bibliografica specifica. Il coraggio di questa presa di responsabilità deriva dalla mia consapevolezza di avere partecipato e di avere osservato, ossia vissuto il Progetto, in diversi aspetti: da quello organizzativo, a quello produttivo, e di avere, almeno in linea teorica, acquisito alcuni strumenti di base per l’interpretazione di ciò che osservo. D’altra parte questo lavoro, così strutturato, non è che una parte dello studio che potrebbe effettivamente essere condotto su questi temi e su questo progetto. La necessità di circoscrivere l’indagine e la riflessione, nonché i limiti che la ricerca ha comportato, e di cui ho già parlato, lasciano scoperti alcuni punti nevralgici della questione. La partecipazione è inoltre di per sé tema di ampio respiro che include problematiche di diversa natura che investono concetti più generali come quelli di rappresentanza e potere. Dove è stato possibile, ho cercato di far emergere alcuni spunti a riguardo, su cui sviluppare una riflessione futura, più sistematica e organizzata. L’obiettivo non è quindi quello di esaurire il discorso su partecipazione e sicurezza, bensì di presentare un’esperienza locale, con l’intento di capire quali difficoltà la partecipazione metta in luce nel creare una rete di relazioni e di fiducia, in altre parole se e come può produrre capitale

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sociale, e come questo potrebbe, in futuro, essere utilizzato per costruire un percorso di promozione della sicurezza.

Il capitale sociale: un concetto, più definizioni

Il concetto di capitale sociale è entrato nel discorso delle scienze sociali solo di recente: la sua comparsa si fa ricondurre al lavoro di James Coleman, Fondamenti di teoria sociale (1990), il quale lo utilizza come elemento di connessione fra economia e società, ossia fra le scelte dell’individuo e le strutture sociali.In realtà, benché di recente affermazione, l’idea di capitale sociale è riscontrabile nei classici della sociologia. Già in Durkheim (1897) l’attenzione all’integrazione sociale e alle forme di solidarietà, e quindi l’inserimento dell’individuo in associazioni o gruppi sociali intermedi, richiama il discorso sul concetto di capitale sociale. Anche in Weber (1922) l’utilizzo di concetti quali appartenenza, riconoscimento, reputazione, circolazione delle informazioni e controllo sociale, in particolare nel lavoro sulle Sette protestanti e lo sviluppo economico in America, può rientrare nelle teorizzazioni successive sul concetto. Infine in Simmel (1908) il capitale sociale è rintracciabile nella teoria del funzionamento della diade e della triade e nell’analisi sulle differenti cerchie sociali, analisi in cui ricorre l’importanza del riconoscimento reciproco e da parte di terzi (il pubblico), nonché della pluriappartenenza come motore di crescita culturale. Nella storia del concetto, si possono distinguere due grandi fasi del suo utilizzo: una prima fase vede singoli autori, indipendenti l’uno dall’altro, inserirlo nei propri discorsi. È il caso di Lydia Hanifan (1916)2, che parla di rivitalizzazione delle scuole attraverso il coinvolgimento attivo di genitori, docenti, alunni e istituzioni locali; o di Jane Jacobs (1961), la quale lo definisce come insieme delle relazioni sociali orizzontali che favoriscono partecipazione e sicurezza all’interno di un quartiere, creando sostegno reciproco e senso civico fra i residenti; o ancora Glenn C. Loury (1977)3, che utilizza il capitale sociale per rendere conto delle differenze etniche e di genere nella distribuzione dei redditi. In questa prima fase il concetto, per quanto faccia la sua comparsa nel discorso sociologico, non si afferma come strumento di interpretazione dei fenomeni sociali all’interno della comunità scientifica. 2 In Andreotti A. (2009), Che cos’è il capitale sociale, Carocci, Roma.

3 In Andreotti A., op. cit.3

La seconda fase si caratterizza invece per l’affermazione del concetto e si apre con il lavoro di Pierre Bourdieu (1980)4 sulle differenti forme di capitale: insieme agli altri capitali (economico, culturale, simbolico), secondo Bourdieu quello sociale contribuisce a rafforzare e riprodurre le diseguaglianze sociali. Il capitale sociale è definito come:

«l’insieme delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete stabile di relazioni più o meno istituzionalizzate […] e all’appartenenza ad un gruppo in quanto insieme di agenti non solo dotati di proprietà comuni ma che sono anche uniti da relazioni permanenti e utili. […] Il volume del capitale sociale dipende dall’estensione della rete di legami che un individuo può effettivamente mobilitare e dal volume di capitale (economico, culturale, simbolico) posseduto da coloro ai quali l’individuo è legato.»

In questo senso, si tratta potenzialmente di una forma particolare di capitale economico. Il contributo di Bourdieu si ferma però all’utilizzo, e non all’elaborazione o alla misurazione concreta del capitale sociale. Nel solco di Bourdieu, troviamo la definizione proposta da Nan Lin (2001):

«[Il] capitale sociale è costituito da risorse accessibili attraverso legami diretti e indiretti.»

Sia in Bourdieu che in Lin, quindi, il capitale sociale è identificato con le risorse sociali dell’individuo. Questa identificazione è alla base di uno dei due approcci al capitale sociale presenti nella storia del concetto: l’approccio microfondato, in cui il capitale sociale è inserito nelle reti di relazioni, senza che i due termini siano sinonimi. In questa prospettiva, il capitale sociale è quindi rappresentato dalle relazioni cooperative che permettono il raggiungimento di un obiettivo altrimenti non raggiungibile. Ne parla esplicitamente James Coleman, il quale afferma (1990):

«Il capitale sociale è definito dalla sua funzione. Non è una singola entità, ma una varietà di differenti entità che hanno due caratteristiche in comune. Consistono di specifici aspetti di una data struttura sociale e facilitano determinate

4 In Andreotti A., op. cit.4

azioni degli individui che si trovano inseriti in tale struttura. Come altre forme di capitale, il capitale sociale è produttivo, in quanto rende possibile l’ottenimento di determinati fini che non sarebbero ottenibili in sua assenza.»

Coleman sembra volere qui specificare che il capitale sociale non è una risorsa dell’individuo, bensì è inerente la struttura delle relazioni fra individui: non appartiene a nessuno di coloro che ne beneficiano. Si tratta di una definizione estensiva (Andreotti, 2009), supportata dall’individuazione di diverse forme di capitale sociale:

a) obbligazioni e aspettative: si ha quando un individuo A fa qualcosa per l’individuo B e ha fiducia che B gli restituisca il favore in futuro, stabilendo in A un’aspettativa di reciprocità e in B un’obbligazione (credit slips); affinché si realizzi questo tipo di capitale sociale, è fondamentale un certo clima di fiducia;

b) potenziale informativo: le relazioni sociali costituiscono una forma di capitale sociale quando forniscono informazioni utili per l’azione;

c) norme e sanzioni efficaci: ad esempio quelle che indichino il prevalere del bene pubblico sul bene privato, incentivando comportamenti non opportunistici, o ancora norme efficaci contro il crimine, che permettono di circolare più liberamente e con maggiore sicurezza;

d) relazioni di autorità: il trasferimento di proprietà dei diritti di controllo su alcune azioni;

e) l’organizzazione sociale appropriabile: l’esistenza di organizzazioni volontarie create per qualche scopo che vengono usate dagli individui che ne fanno parte per altri obiettivi;

f) l’organizzazione razionale volontaria: il risultato di un investimento esplicito da parte di attori (individuali e collettivi) che hanno uno scopo comune e pensano di trarre un utile dal loro investimento.

Secondo questa classificazione, ogni elemento della struttura sociale è candidato a divenire capitale sociale: dalle reti informali fra individui, alle norme e alle sanzioni, alle imprese commerciali. Inoltre una forma può essere inclusa nelle altre. Un tentativo di superare queste problematiche si ritrova nella riflessione di Alessandro Pizzorno (1999), per il quale il capitale sociale è fortemente ancorato alle relazioni sociali e non può prescindere da esse, ma allo stesso tempo non tutte le relazioni sociali

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possono diventare capitale sociale: si può parlare di capitale sociale solo in presenza di relazioni continuative nel tempo, in cui vi sia un minimo di fiducia e di riconoscimento reciproco delle identità. Su questa linea, Pizzorno identifica due tipi di capitale sociale:

a) di solidarietà, basato sulle relazioni sociali che sorgono o vengono sostenute da gruppi coesi, in cui i membri sono legati l’uno all’altro in maniera forte e duratura;

b) di reciprocità, che non implica la presenza di un gruppo, ma è sufficiente che vi siano due o più persone che si trovino, ad esempio, in relazioni di cooperazione per un obiettivo comune, relazioni che diffondono informazioni e reputazione, relazioni del genere do ut des, relazioni di aiuto basate sulla percezione soggettiva di appartenenza ad un gruppo sociale e relazioni che implichino “universalismo dell’azione”.

Le definizioni fin qui presentate lasciano aperta la questione principale relativa al capitale sociale: si tratta della risorsa cui si accede attraverso le reti di relazioni, o è le reti di relazioni? Il secondo approccio al capitale sociale, l’approccio macrofondato, tratta il concetto in relazione a norme, valori, associazionismo e senso civico, spesso considerando il capitale sociale un loro sinonimo o un loro derivato. In questa cornice, il lavoro più importante e conosciuto è quello di Putnam e del classico La tradizione civica nelle regioni italiane.Putnam considera il capitale sociale come proprietà puramente collettiva, caratteristica di un aggregato sociale e spaziale. Quello che qui interessa del lavoro di Putnam sul rendimento istituzionale è il legame che egli instaura fra questo, associazionismo e fiducia, nel cercare di spiegare i differenziali di sviluppo economico fra le diverse regioni italiane. Il capitale sociale viene così definito come

«fiducia, norme che regolano la convivenza e reti di impegno civico, elementi che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo».

Queste tre dimensioni fanno del capitale sociale un bene pubblico, come in Coleman, e sono definite “risorse morali”: la loro presenza aumenta con l’uso e si esaurisce se non sono utilizzate. In questa prospettiva,

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quindi, l’associazionismo è elemento fondamentale, perché è grazie alle reti che esso genera che si possono diffondere fiducia generalizzata e reciprocità generalizzata. La fiducia si presenta in questo senso come un’aspettativa di reciprocità avvertita a livello comunitario, un sentimento diffuso basato su norme e valori comuni (Fukuyama, 1996). L’idea che la partecipazione alla vita associativa sia di beneficio alla coesione sociale e al funzionamento democratico di un territorio era già presente nelle intuizioni di Durkheim, il quale a sua volta seguiva la tradizione inaugurata da Tocqueville. Tuttavia non tutte le associazioni sono in grado di generare reti di capitale sociale: sono le associazioni in cui prevalgono legami orizzontali che stimolano la creazione di capitale sociale, anche definite associazioni bridging, che costruiscono ponti fra individui appartenenti a diverse cerchie sociali, oltre a ponti verso l’esterno, a differenza di quelle bonding, caratterizzate da chiusura e identità esclusiva.Indipendentemente dalla mission, la partecipazione ad una qualsiasi associazione genera fiducia fra i partecipanti (che potremmo definire specifica) e fiducia generalizzata verso l’esterno (le istituzioni, il territorio). Per quanto vi sia, dietro l’approccio di Putnam, la concezione di una società civile non problematica e neutrale rispetto agli interessi che rappresenta, l’apporto fondamentale da tenere in considerazione è la relazione stretta fra partecipazione all’associazionismo locale, creazione di reti di fiducia e capitale sociale. Nondimeno è d’obbligo problematizzare il rapporto fra associazionismo e capitale sociale, almeno su due livelli: in primo luogo in relazione alla natura della partecipazione; in secondo luogo esaminando gli studi e le riflessioni successive sul rapporto fra associazionismo e fiducia. La prima dimensione critica, quella del chi, svela che è solo una minoranza della popolazione a partecipare alla vita associativa, e il tempo che si dedica a queste attività è limitato, per cui è possibile presumere che sia circoscritta anche l’influenza della partecipazione sulla formazione, negli individui, di un sentimento di fiducia generalizzata. Il secondo problema, indagato attraverso diverse ricerche sui meccanismi sottostanti la partecipazione e la creazione di fiducia, presenta aspetti contraddittori. A differenza di quanto teorizzato da Putnam, sembra che la mission dell’associazione sia rilevante nello sviluppo di fiducia generalizzata e di norme di reciprocità; in particolare, associazioni con scopi caritatevoli e culturali sembrano generare negli aderenti livelli maggiori di fiducia generalizzata (Uslaner,

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2002)5. Dalla stessa indagine risulta ribaltata la direzione della relazione causale fra i due elementi, ponendo così l’associazionismo come prodotto della fiducia generalizzata, in quanto chi decide di partecipare alla vita associativa presenta maggiori livelli di fiducia ancora prima dell’adesione. Proseguendo nella specificazione del tipo di associazione e del tipo di fiducia, si può rilevare che la partecipazione ad associazioni culturali rafforza la fiducia verso attori politici e di rappresentanza economica, mentre l’adesione a movimenti sociali corrisponde a bassi livelli di fiducia verso gli attori istituzionali nel loro complesso; nessun legame con la creazione di fiducia sembra infine avere il coinvolgimento in associazioni sportive o di tempo libero (Diani, 2000). Aldilà dell’indebolimento che le tesi di Putnam subiscono a fronte di queste critiche, resta nel discorso l’idea che alla base di una cooperazione efficace vi sia la fiducia, e che il legame fra questa e il capitale sociale, per quanto ancora ambiguo, coinvolga le reti di partecipazione locale, ossia l’associazionismo.Qualunque sia la prospettiva, i diversi autori sembrano concordare su due aspetti: la multidimensionalità del concetto, e la natura del capitale sociale come concetto relazionale che riguarda la socialità, e intorno al quale ruotano i concetti di fiducia, reciprocità, norme, capacità associativa e cooperazione.Data la versatilità del concetto e le ancora poco definite caratteristiche, non può essere considerato a tutti gli effetti uno strumento della ricerca sociologica, quanto piuttosto un repertorio di strumenti da utilizzare in base ad una precisa scelta di campo. In questo lavoro il riferimento principale è rappresentato dalla concezione di capitale sociale come prodotto dell’azione sociale di rete, presentata dall’approccio microfondato, che permette di sondare la capacità dell’associazionismo di creare reti di reciprocità e riconoscimento, nonché di fiducia generalizzata (fra cittadini e fra cittadini e territorio). Come è chiaro, il richiamo al ruolo delle associazioni è mutuato dagli studi sul rendimento istituzionale presentati nell’ambito dell’approccio macrofondato.

5 In Andreotti A., op. cit.

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Buccinasco: dal rurale al metropolitano

Il comune di Buccinasco appartiene al cosiddetto hinterland milanese, ossia alla fascia dei comuni confinanti con il territorio della città di Milano, in particolare si colloca a sudovest della città.La superficie del comune è di circa 12 kmq, di cui il 40% composto da aree tutelate come parchi, in quanto rientra nella fascia del cosiddetto Parco Agricolo Sud Milano, di cui rappresenta il 53% dell’estensione. Questo dato ha caratterizzato a lungo il territorio come rurale. Il Comune è composto dalle borgate di Romano Banco, in cui risiede la maggioranza degli abitanti, Gudo Gambaredo e Buccinasco Castello. Quest’ultima, da nucleo e centro storico del comune, si è trasformata in frazione a seguito dei massicci flussi di immigrazione che dagli anni Sessanta hanno popolato il borgo di Romano Banco, contribuendo alla sua urbanizzazione e alla transizione a nuova centralità residenziale, industriale ed amministrativa.L’andamento demografico dimostra come l’ondata di popolazione si sia verificata, in effetti, a partire dagli anni Sessanta.

Figura 1 - Andamento demografico 1861 - 2001 (dati ISTAT)

La popolazione presenta successivamente una costante crescita, con tendenze alla decrescita a partire dagli ultimi anni, per l’elevata mobilità dei nuclei familiari giovani.

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Figura 2 - Andamento demografico 2001-2007 (dati ISTAT)

La popolazione al 31 dicembre 2007 era di 26444 abitanti, con un saldo migratorio6 di 111 unità. Il flusso in entrata è rappresentato da famiglie giovani che ricercano un’elevata qualità della vita, dato l’aspetto agreste del Comune, unito alla vicinanza con la metropoli.

Tabella 1 - Distribuzione della popolazione per fasce d'età (Elaborazione su dati ISTAT al 1 gennaio 2007)

Come altre realtà dell’hinterland, anche il Comune di Buccinasco è quindi caratterizzato da un processo di rapido cambiamento da zona rurale a quartiere suburbano, con una massiccia crescita demografica ed edilizia, e di conseguenza un veloce mutamento nella morfologia urbana e sociale. La speculazione edilizia vissuta dal Comune a partire dagli anni Sessanta è diventata campo fertile per l’installazione sul territorio di organizzazioni criminali provenienti dalla ‘Ndrangheta calabrese, e

6 Differenza tra immigrati ed emigrati nel corso dell’anno (iscritti e cancellati all’Anagrafe da e per l’estero). Dati 2007, reperibili all’indirizzo http://www.provincia.mi.it.

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Età Maschi Femmine Totale %Totale

0-14 2.305 2.211 4.516 17,00%

15-64 9.322 9.498 18.820 70,80%

65+ 1.487 1.746 3.233 12,20%

Totale 13.114 13.455 26.569

specializzate nel mercato del mattone e nel settore edilizio7, tale che nella cronaca la vecchia Buccinasco è anche conosciuta come la Platì del Nord. Sotto i riflettori delle inchieste antimafia, l’atmosfera che si respira è quella di un’illegalità diffusa e tollerata. I giovani di Buccinasco sono sempre più i giovani figli della ‘Ndrangheta, e spesso attuano modalità di aggregazione e di comportamento che ricalcano quel modello, quella logica. La popolazione residente vede il proprio territorio snaturarsi, la moltiplicazione degli edifici e l’occupazione di parte del territorio agricolo tolgono a Buccinasco quello che ne faceva uno spazio rurale, un’oasi al limitare della metropoli, trasformando il comune nell’ennesimo quartiere della periferia di Milano, quartiere di city users, parco-dormitorio.Tali cambiamenti si innestano su un senso di appartenenza al territorio già debole, sia in termini di affezione e riconoscimento che di solidarietà sociale e sentimento di comunità. Questa fragilità contribuisce all’aumento del senso di insicurezza sociale e del disagio percepito.La riflessione sul rapporto fra senso di appartenenza e senso di sicurezza si ritrova nelle riflessioni sullo spazio difendibile di Oscar Newman8. Se in quel caso il termine territorialità era riferito alla promozione di un senso di proprietà negli abitanti di un complesso residenziale, non è tuttavia difficile allargare il campo di applicazione ad un intero comune. Creare un istinto di protezione del territorio va di pari passo con la creazione di reti di fiducia generalizzata fra i cittadini, e di conseguenza si può combattere il senso di abbandono da parte delle istituzioni attraverso la costruzione di un senso di appartenenza e di radicamento al proprio territorio, alle risorse che questo offre, sia in termini sociali (le associazioni, i cittadini) che fisici (gli spazi).

7 Cfr. Colaprico P., Fazzo L., Manager Calibro 9, Garzanti, Milano, 2007

8 Newman O., Creating Defensible Space, U.S. Department of Housing and Urban Development, 1976

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Il Progetto Agorà. Sostenere l'associazionismo.

Il Progetto Agorà è attivo sul territorio del Comune di Buccinasco dal 1994. Esso riconosce il ruolo unico ed indispensabile ricoperto dall'associazionismo, come primo livello di aggregazione dei cittadini su un territorio, e dalla sua azione di volontariato nella costruzione di una cittadinanza responsabile che si prenda carico dei bisogni della comunità. Il Progetto intende quindi supportare lo sviluppo qualitativo e quantitativo dell'associazionismo attraverso il dialogo, la progettazione e la programmazione comune tra i soggetti aderenti ed in collaborazione con l'Istituzione Comunale. In questo modo vuole rispondere al bisogno di contrastare una dinamica di impoverimento del tessuto sociale, conseguente ai rapidi cambiamenti che il territorio di Buccinasco sta vivendo, coinvolgendo le realtà associative presenti sul territorio, in qualità di strumenti di aggregazione locale, favorendo il potenziamento del loro ruolo nella progettazione del benessere sociale e nell’animazione della vita di comunità. In definitiva, creare un tessuto sociale alternativo e un’alternativa modalità di aggregazione. I destinatari del Progetto sono quindi Associazioni culturali e sportive, Scuole, Oratori, Comitati genitori, Comitati di quartiere, Cooperative sociali, presenti sul territorio.Gli obiettivi che si pone il Progetto Agorà sono9: • maggiore visibilità o messa in luce, delle realtà territoriali aderenti al

Progetto;• programmazione e coordinamento delle realtà operanti al fine di

migliorare l'efficacia e l'efficienza delle proposte; • coordinamento, pubblicizzazione e supporto delle attività delle

associazioni;• confronto e cooperazione sinergica tra le realtà del territorio;• coordinamento delle iniziative al fine di ottimizzare le risorse umane e

materiali impiegate;• spazio di relazione e collaborazione con l'Istituzione Comunale,

Provinciale e Regionale;• supporto tecnico alle iniziative delle associazioni, in particolare di

quelle di recente formazione, prive di strumenti materiali di base;• ricerca costante di realtà da coinvolgere;• promuovere e differenziare le proposte associative alla cittadinanza.

9 Come da Progetto, http://www.risorse-sociali.it

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Per il loro raggiungimento, si è adottato un mix fra la direzione per obiettivi, ossia un’organizzazione centrata sugli obiettivi più che sulle procedure, così da permettere la differenziazione delle proposte in base alle diverse capacità e competenze delle associazioni aderenti; e il modello adhocratico10, in cui il gruppo è chiamato a lavorare in vista di un compito specifico, ad hoc. Questa configurazione permette al Progetto di adattarsi all’ambiente e quindi ne prepara la trasferibilità in altri contesti. Lo strumento principale di cui si dota il Progetto è la riunione periodica tra tutti i soggetti aderenti, con cadenza mensile.L’ordine del giorno ha una struttura definita, che prevede una sequenza di tematiche regolarmente affrontate:• il resoconto dell’incontro precedente, che funge da valutazione e

verifica;• la presentazione delle nuove realtà aderenti al Progetto, qualora ve ne

fossero;• coordinamento e programmazione preventiva delle iniziative e delle

manifestazioni future e relativa promozione, in cui le associazioni presentano le loro proposte di eventi e manifestazioni, siano essi collettivi o limitati all’associazione proponente, e si discute della fattibilità, delle modalità di organizzazione e delle procedure burocratiche ed amministrative finalizzate alla creazione dell’evento; la promozione avviene attraverso il sito e il periodico locale Buccinasco Informazioni, mensile del Comune distribuito via posta ai residenti;

• la tematica generale di Agorà: “Condivisione e Partecipazione”, in cui si ribadisce il valore dell’esperienza di Agorà nella creazione di reti fra le associazioni, spesso ringraziando le associazioni per il loro contributo;

• presentazione dello Sportello Politiche Attive del Lavoro, ossia eventuali aggiornamenti su questa specifica attività;

• Progetto LINK e aggiornamento del sito www.risorse-sociali.it, continuo aggiornamento della lista di associazioni presenti sul sito, e invito alla partecipazione e alla condivisione dello strumento. Sul sito è attivo un planner che le associazioni utilizzano per segnalare i propri eventi e per evitare la sovrapposizione fra le diverse offerte. Quest’ultimo strumento, prodotto di Agorà, e per questo sempre in miglioramento, mette in contatto i cittadini e le associazioni, e permette a queste di registrarsi e presentarsi. Durante il periodo di

10 Mintzberg H, La progettazione dell’organizzazione aziendale, Il Mulino, Bologna, 1996.

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stage è stato festeggiato il raggiungimento del primo milione di accessi.

Accanto a questi punti di discussione, occasionalmente sono inseriti temi specifici, a seconda degli argomenti di rilevanza del momento. Negli incontri mensili è forte il ruolo del facilitatore o del project coach, il quale si fa portavoce dell’Amministrazione e guida della comunicazione. Disposto sulla circonferenza, fra le associazioni, catalizza l’attenzione sui punti all’ordine del giorno e modera la discussione. Nello specifico caso di Buccinasco, le associazioni parlano con lui, prima che parlare fra loro. Egli è quindi considerato centro e rappresentante esclusivo del Progetto. Oltre ai momenti e agli strumenti collettivi, la struttura prevede incontri individuali fra rappresentanti delle associazioni e il coordinatore del Progetto, spesso tese a facilitare l’adesione di nuove realtà o a fornire il supporto necessario all’organizzazione di eventi.Il Progetto Agorà si configura a livello operativo come intervento di politiche integrali e trasversali rivolte a tre settori della vita di comunità: l’aggregazione giovanile, attraverso la creazione di un Centro di aggregazione giovanile; l’associazionismo; le politiche del lavoro, con il progetto Sportello Politiche Attive del Lavoro, il quale si pone come obiettivo l’incontro fra l’offerta di lavoro, rappresentata dalla risorsa umana veicolata dalle associazioni, e l’imprenditoria locale, nel tentativo di stabilizzare la comunità attraverso la riduzione degli spazi di disoccupazione, in particolare nella popolazione giovane. La filosofia alla base di queste azioni politiche è la partecipazione, strumento per la promozione dell’aggregazione e la creazione di una “rete calda”, il cui principale vantaggio consiste nello scambio di risorse, conoscenze e know how attraverso incontri diretti di tipo informale. Il risultato è la creazione di eventi, e quindi la condivisione dello spazio, del territorio, per uscire dalla logica che vede Buccinasco sempre più un quartiere dormitorio di Milano, creando movimento e radicamento, ossia una maggiore vivibilità.

Osservare e chiedere per sapere: la ricerca.

La ricerca che qui si sta presentando si sviluppa attraverso la mia partecipazione alle riunioni mensili di organizzazione e verifica previste dalla struttura organizzativa del Progetto.

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La prima fase della mia partecipazione, che ha interessato le riunioni da luglio a novembre 2009, per un totale di 4 incontri, si è caratterizzata come fase di osservazione delle dinamiche di partecipazione e delle modalità di svolgimento delle riunioni, finalizzata a cogliere eventuali spunti di riflessione sulla tematica della partecipazione e del suo rapporto con la promozione di un senso di sicurezza sociale. Nella pratica, l’osservazione ha prodotto delle annotazioni di tipo etnografico, che hanno messo in evidenza alcuni nodi, in parte oggetto della riflessione successiva.Un primo elemento emerso dall’osservazione degli incontri di progetto è la condivisione, oltre che delle conoscenze e delle risorse, delle problematiche e dei successi delle associazioni presenti. Nel primo caso, le riunioni sono un buon strumento per costruire soluzioni specifiche attraverso contributi collettivi; nel secondo caso, si crea un atteggiamento appreciative, che permette l’approfondimento della conoscenza reciproca su attività, modus operandi, difficoltà comuni e buone prassi organizzative. D’altro canto, spesso la condivisione delle esperienze porta in luce situazioni di conflitto interno al mondo dell’associazionismo, in quanto le diverse categorie della cittadinanza attiva11 si ritrovano in competizione per l’assegnazione di fondi e la partecipazione a bandi provinciali, regionali, nazionali. Il conflitto è riconducibile alle diverse caratteristiche delle diverse forme di cittadinanza attiva. Mentre il volontariato si caratterizza per «l’impegno gratuito e altruistico»12, con un’organizzazione fluida, l’associazionismo si definisce tale per la specificità della forma giuridica e della struttura che deve assumere per il riconoscimento da parte degli organi di potere, guadagnando così un vantaggio nella corsa all’assegnazione delle risorse. Un’altra area di conflitto, che emerge durante gli incontri di verifica degli eventi conclusi, è il rapporto fra associazioni e commercianti: la compresenza all’evento è vista dai partecipanti come una forma di corruzione del senso dell’evento stesso. Nello specifico si tratta di Giovani e Associazioni in Festa, manifestazione annuale, della durata di due giorni, che si propone come “festa delle Associazioni”, occasione per la promozione delle attività fra i cittadini. La presenza di commercianti alimenta la competizione fra lucro e non lucro nella promozione della “località”, che viene invece percepita come prerogativa del mondo associativo. Nel tentativo di creare occasioni di incontro sul territorio, il Progetto sembra rivelare una debolezza nel 11 Moro G., Manuale di cittadinanza attiva, Carocci, 1998.

12 Moro G., op.cit.15

mantenimento di un consenso sull’identità della partecipazione: chi decide chi partecipa all’evento? In queste occasioni la sensazione è che agisca una retorica della partecipazione, secondo la quale il fine aggregativo giustifica la presenza del maggior numero di attività nello stesso spazio. La retorica della partecipazione diviene strumento all’interno delle associazioni, provocando una tendenza al protagonismo, che si concretizza nella richiesta di eventi separati anche in occasione dei momenti rivolti alla cittadinanza Il Progetto deve quindi muoversi all’interno di una tensione di fondo fra istanze particolari e interesse comune, nel tentativo di instillare nella mentalità dei rappresentanti una logica di convergenza: si tratta di convogliare risorse e proposte diversificate verso risultati condivisi, evitando l’autocelebrazione dell’associazionismo locale, sia in qualità di entità collettiva che di attori separati. Il rischio è quello della dispersione dell’offerta sul territorio, cui si vuole ovviare attraverso un più esteso ed attento utilizzo degli strumenti di programmazione partecipata quali il sito del Progetto.Ancora una volta la partecipazione si sovrappone alla comunicazione: gli strumenti di scambio delle informazioni sono centrali nella creazione di un senso di responsabilità nei confronti della cittadinanza, e quindi nell’offerta di occasioni e opportunità alternative. Responsabilizzare le associazioni vuol dire anche invitarle a non utilizzare, nella semplicità della presentazione, sigle o acronimi: la manifestazione dell’identità è presupposto per creare riconoscimento e quindi fiducia. Negli incontri mensili è forte il ruolo del facilitatore o del project coach, il quale si fa portavoce dell’Amministrazione e guida della comunicazione. Disposto sulla circonferenza, fra le associazioni, catalizza l’attenzione sui punti all’ordine del giorno e modera la discussione. Nello specifico caso di Buccinasco, le associazioni parlano con lui, prima che parlare fra loro. Egli è quindi considerato centro e rappresentante esclusivo del Progetto.Una riflessione a parte merita il rapporto fra il Progetto, le associazioni aderenti e le istituzioni locali. Il Progetto vede una partecipazione quasi nulla dei rappresentanti delle istituzioni locali, segno di una certa lontananza fra cittadini e amministrazione. Per quanto sia nato come spazio di mediazione fra le due parti, il Progetto di per sé funziona meglio se i contatti con l’amministrazione comunale vengono mantenuti solo a livello di scambio formale di permessi, cosa di cui si occupa il coordinatore. La posizione di intermediario che il Progetto assume vuole

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anche risolvere un problema di assistenzialismo che spesso penalizza le piccole associazioni senza struttura, a vantaggio di quelle già inserite in reti di clientelismo consolidato. La curiosità è che le istituzioni, indipendentemente dal colore politico, confermano il Progetto: la partecipazione non è qualcosa di politicizzabile, o per le istituzioni questo progetto è oggetto di contesa politica per la gara al consenso?Una seconda fase del lavoro è costituita dall’elaborazione e dall’invio da parte mia di un Questionario di valutazione della partecipazione (in Appendice). L’obiettivo del questionario era di sondare tre aspetti. In primo luogo, l’opinione delle associazioni sul raggiungimento degli obiettivi espliciti del Progetto. In secondo luogo, cercare di valutare il livello di partecipazione percepito dalle associazioni. Infine, provare a fare emergere la consapevolezza sul possibile rapporto fra il Progetto Agorà e la tematica del senso di sicurezza. Questi tre obiettivi, cui corrispondono altrettante partizioni del questionario, sono introdotte da alcune domande di tipo anagrafico da cui si possono ricavare informazioni sull’età dell’associazione, sul settore di attività, sulle aspettative e sul tempo di adesione al Progetto. Sono stati inviati 123 questionari: ne sono ritornati compilati solo 11, di cui 9 completi. Nonostante il ridotto numero di questionari compilati, è possibile fare una stima del grado di accordo presentando i valori medi, anche perché non vi è dispersione significativa nelle risposte. È importante considerare che questa è l’opinione di quelle associazioni i cui rappresentanti hanno risposto al questionarioIn un caso, la sezione sulla tematica del senso di sicurezza non è stata compilata per dichiarata incapacità di valutazione dell’argomento.In un secondo caso, le sezioni sugli obiettivi e sul livello di partecipazione sono state ignorate, e il questionario non risulta quindi utilizzabile.

1. Dati dell’Associazione e adesione al Progetto AgoràIn questa parte, insieme ad alcuni dati anagrafici, è stato chiesto all’Associazione l’anno di adesione al Progetto e le motivazioni della partecipazione, nonché quali risultati, a suo parere, siano stati raggiunti al momento della compilazione.Le domande più importanti sono quelle riguardanti la motivazione all’adesione e la libera opinione sul raggiungimento di risultati che questa ha portato. La domanda sulle motivazioni all’adesione vede protagonisti fra le risposte due termini: partecipazione e collaborazione. Il Progetto è

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stato quindi visto come modalità di coinvolgimento delle associazioni nella vita del Comune e come opportunità per la creazione di una rete di relazioni cooperative. Di conseguenza il bisogno che il Progetto sembra soddisfare è quello della conoscenza e del riconoscimento reciproco, che aprono la strada alla possibilità di eventi in sinergia. Poco sentita risulta la necessità di migliorare il rapporto di collaborazione con le istituzioni. Anche nel caso del quesito aperto sui risultati finora raggiunti le risposte si concentrano intorno a due elementi: la maggiore visibilità delle associazioni sul territorio e l’occasione di dialogo e confronto. Non c’è differenza fra chi ha aderito al Progetto dai suoi esordi e chi invece partecipa da un tempo minore. Questo può significare che il Progetto ha sempre ottenuto questi risultati, che rientrano fra gli obiettivi principali, ma può altresì indicare una mancanza di dinamismo nel progressivo consolidamento dell’esperienza.

2. L’adesione al Progetto Agorà e gli obiettivi del ProgettoPer rilevare il grado di raggiungimento degli obiettivi percepito dai partecipanti, le dichiarazioni del Progetto sono state trasformate in affermazioni, ed è stato richiesto il grado di accordo su ciascuna; la scala si compone di cinque livelli (valori interi da 0 a 4) (Tabella 2). I risultati sembrano soddisfacenti per quanto riguarda l’aumento di visibilità delle associazioni e il sostegno ricevuto dalle associazioni per l’organizzazione dei propri eventi. Il Progetto sembra quindi supportato le istanze particolaristiche di promozione delle attività delle singole realtà e di aiuto per specifici problemi. Anche il rapporto con il Comune sembra migliorato, e questo è dovuto anche alla semplificazione delle procedure di richiesta di patrocinio e di spazi per le attività, frutto della mediazione di cui Agorà si fa carico. I rapporti con enti sovracomunali è invece oggetto di critica, ma questo è in linea con la natura locale del Progetto. La grande partecipazione agli eventi aggregativi è alla base dell’accordo sull’affermazione riguardante i bisogni della cittadinanza; in effetti la diversificazione dell’offerta, dovuta all’elevato numero di associazioni presenti, fa presagire un aumento delle opportunità manifeste di risposta alle esigenze dei cittadini. Ancora basso il livello di coordinamento e collaborazione fra le associazioni, in accordo con il risultato (forse inatteso) del rafforzamento della singola realtà, anche se si potrebbepensare che la partecipazione ad Agorà non abbia modificato in maniera sostanziale la capacità generale delle associazioni di creare eventi indipendenti.

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Tabella 2 - L'adesione al Progetto Agorà e gli obiettivi del Progetto (grado di accordo medio)

Affermazione (Obiettivo)

Grado di accordo medio

Dall'adesione ad oggi, l'Associazione ha realizzato progetti o attività propri grazie al Progetto Agorà

2 Poco d'accordo

L'adesione al Progetto Agorà ha migliorato significativamente il grado di visibilità dell'Associazione sul territorio

3 Abbastanza d'accordo

L'adesione al Progetto Agorà ha contribuito significativamente a migliorare il coordinamento fra le diverse attività della Associazioni su territorio

2 Poco d'accordo

Grazie al Progetto Agorà la nostra Associazione ha potuto collaborare con le altre per progetti e attività

2 Poco d'accordo

Partecipando al Progetto Agorà la nostra Associazione ha ottenuto il supporto e il sostegno tecnico che le mancavano

3 Abbastanza d'accordo

Il Progetto Agorà ha migliorato significativamente il rapporto e la collaborazione fra l'Associazione e il Comune di Buccinasco

3 Abbastanza d'accordo

Il Progetto Agorà ha migliorato significativamente il rapporto e la collaborazione fra l'Associazione e la Provincia di Milano

1 Per niente d'accordo

Il Progetto Agorà ha migliorato significativamente il rapporto e la collaborazione fra l'Associazione e la Regione Lombardia

1 Per niente d'accordo

Grazie al Progetto Agorà le Associazioni rispondono meglio ai bisogni della cittadinanza

3 Abbastanza d'accordo

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3. La partecipazione ai processi decisionaliLe affermazioni proposte in questa sezione cercano di capire a quale livello di partecipazione si situi la percezione di ciascuna associazione. Secondo Sherry R. Arnstein13, nella valutazione dei progetti partecipati è fondamentale comprendere a che grado di coinvolgimento si situi l’esperienza della progettazione e del processo decisionale. Sono distinti tre livelli di partecipazione, cui corrispondono differenti pratiche: in assenza di partecipazione (primo livello), il Progetto presentato ai presenti è considerato il migliore, e la pratica partecipativa è tesa esclusivamente a ottenere il sostegno attraverso tecniche proprie della pubblicità e delle relazioni pubbliche (manipolazione) o dell’istituzione paternalistica, che tratta le patologie del territorio (terapia); il secondo livello è denominato cooperazione simbolica o tokenism, in cui la partecipazione non ha come risultato il trasferimento del potere decisionale alla cittadinanza, ma si ha solo una ritualizzazione del coinvolgimento attraverso pratiche a senso unico (dall’istituzione al cittadino) quali l’informazione senza feedback, la consultazione senza conseguenze e la mediazione o placation, in cui i cittadini sono invitati a fare proposte e dare consigli, lasciando però il potere di giudizio sulla fattibilità o legittimità a chi detiene il potere formale; infine il livello della vera partecipazione, del potere effettivo dei cittadini , che si manifesta nelle forme del partenariato, in cui il potere è ridistribuito fra cittadini e detentori, della delega del potere, in cui i cittadini occupano una posizione maggioritaria, e del cosiddetto controllo della cittadinanza, in cui i compiti di concezione, pianificazione e direzione riguardano direttamente i destinatari senza intermediari.Sulla scorta di questa teorizzazione, le affermazioni poste nel questionario sono state costruite cercando di indagare la percezione su quanto di ciascun livello e grado di partecipazione fosse presente nelle riunioni previste dal Progetto Agorà, e quale fosse la natura di questa partecipazione (Tabella 3).Risulta un accordo moderato sulla possibilità di sfruttare le occasioni offerte dalla struttura del Progetto come canale di espressione e dialogo aperto fra le diverse realtà associative, con un minimo contributo alle decisioni prese, anche se sembra esserci la consapevolezza di rivestire un ruolo limitato nella creazione dei risultati finali, ossia di avere una influenza minima sul processo. D’altro canto si riconosce che il Progetto

13 In Donzelot J., Epstein R., “Se la partecipazione è una scala di otto gradini”, in Animazione Sociale, dicembre 2006, pp. 49-61.

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lavora in relativa autonomia rispetto all’Amministrazione Comunale, e che viaggia su un binario pressoché indipendente.

Tabella 3 - La partecipazione ai processi decisionali (grado di accordo medio)

Affermazione (Obiettivo)

Grado di accordo medio

La riunione mensile è uno strumento utile per il coordinamento delle attività

3 Abbastanza d'accordo

Durante le riunioni mensili del Progetto Agorà sento che il mio parere è preso in considerazione

3 Abbastanza d'accordo

Al termine delle riunioni mensili vengono prese decisioni che rispecchiano i punti di vista di tutti i partecipanti

3 Abbastanza d'accordo

Alle riunioni mensili la nostra Associazione può esprimere il proprio punto di vista liberamente

3 Abbastanza d'accordo

Quando partecipiamo alla riunione mensile, sentiamo di avere la capacità di influenzare le decisioni

2 Poco d'accordo

La riunione mensile si limita a informarci delle decisioni prese dall'Amministrazione

1 Per niente d'accordo

La riunione mensile è uno strumento di controllo da parte dell'Amministrazione

1 Per niente d'accordo

L'Amministrazione tiene conto delle nostre considerazioni nell'organizzazione delle attività del Progetto Agorà

2 Poco d'accordo

4. Partecipazione, Capitale Sociale e Senso di SicurezzaL’ultima sezione ha come oggetto la consapevolezza da parte delle associazioni della possibile ricaduta del Progetto sulla questione della

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promozione di un senso di sicurezza nella cittadinanza. A differenza delle sezioni precedenti, è stato chiesto di esprimere un voto su una scala da 1 a 10 per ogni affermazione. Le proposizioni avevano come argomento la creazione di reti di fiducia e riconoscimento, il contributo del Progetto alla diffusione di un senso di appartenenza al territorio, e la relazione possibile tra questi elementi e il senso di sicurezza (Tabella 4).

Tabella 4 - Partecipazione, Capitale Sociale e Senso di Sicurezza (voto medio)

Affermazione (Obiettivo)

Voto medio

La partecipazione al Progetto Agorà ha aumentato la fiducia delle Associazioni verso le Istituzioni del territorio

8

La partecipazione al Progetto Agorà ha aumentato la fiducia dei cittadini verso le Istituzioni del territorio

7

Partecipando al Progetto Agorà è aumentata la conoscenza e la fiducia fra noi cittadini

8

Il Progetto Agorà ha aiutato i cittadini a sentirsi parte del territorio 8

La partecipazione al Progetto Agorà ha sviluppato una rete efficace di relazioni fra le Associazioni

9

Il Progetto Agorà ha permesso di infondere nella cittadinanza un senso di sicurezza

7

Grazie al Progetto Agorà il nostro Comune è più vivibile 7

Le attività svolte grazie al Progetto Agorà hanno reso il nostro Comune più sicuro

6

Sembrerebbe esserci un elevato grado di consapevolezza della relazione fra creazione di una rete “calda” fra le associazioni, l’organizzazione di attività per la cittadinanza, e la produzione di capitale sociale e quindi di

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senso di sicurezza. Da notare tuttavia che su quest’ultimo aspetto il parere medio è debole (voto 6), perché non vi è una stretta relazione fra le attività proposte dal Progetto e la tematica. Per quanto concerne la creazione di fiducia interna fra le associazioni e fiducia generalizzata, i partecipanti sembrano concordare sul contributo che Agorà fornisce, in linea con le dichiarazioni della prima sezione, secondo cui uno dei risultati raggiunti consiste nella maggiore collaborazione e nel confronto aperto fra le realtà dell’associazionismo locale. La percezione di un clima di fiducia sul territorio sembra quindi avere ripercussioni positive sul senso di appartenenza al territorio, se non dei cittadini, almeno di coloro che partecipano alla vita aggregativa. Suggerimenti da parte delle AssociazioniUn’ultima domanda aperta ha chiesto suggerimenti, di cambiamento o di miglioramento, e considerazioni sul Progetto. La tendenza che emerge dai suggerimenti liberi è quella alla burocratizzazione del Progetto, ossia alla creazione di un apparato di uffici o di servizi organizzati che si occupino esclusivamente di gestire la partecipazione al processo decisionale, dall’ingresso in poi. A fianco, si trovano richieste di miglioramento della comunicazione fra le associazioni, e idee sull’organizzazione di gruppi tematici ristretti. Questo suggerimento, se da un lato interpreta correttamente la metodologia adhocratica adottata dal proponente sin dalle origini, dall’altro tradisce una tendenza a escludere dalla partecipazione elementi considerati portatori di interessi inconciliabili, snaturando, almeno in linea teorica, la natura stessa del Progetto. Inoltre viene chiesta una maggiore presenza dei rappresentanti delle istituzioni locali, dell’amministrazione.

Associazionismo, capitale sociale e senso di sicurezza. Un tentativo di valutazione

In sintesi, di cosa stiamo parlando, quando parliamo del Progetto Agorà? Dai risultati emersi, è chiaro che non si tratta di un progetto di prevenzione sociale o comunitaria della criminalità, o meglio di promozione sociale del senso di sicurezza, e che questo aspetto è debolmente presente nell’opinione che le associazioni hanno dell’utilità del progetto.Agorà è soprattutto un progetto di sostegno all’associazionismo, che i singoli attori utilizzano in un’ottica di promozione specifica sul territorio.

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Le motivazioni dichiarate rispecchiano un’interiorizzazione strumentale degli obiettivi del Progetto, che non riesce a mascherare fino in fondo le istanze particolaristiche che periodicamente emergono dagli incontri di progetto.Siamo lontani dal potere effettivo dei cittadini, perché siamo al potere simbolico delle associazioni. Quanto queste aggregazioni rappresentano la cittadinanza? Chi fa parte del mondo associativo di Buccinasco? A che livello della partecipazione possiamo situare l’esperienza di Agorà? Da quanto abbiamo detto sui livelli di possibile coinvolgimento, il caso di Buccinasco sembra avvicinarsi alla cooperazione simbolica (tokenism): i cittadini attivi sono regolarmente informati dei progressi nel dialogo fra Amministrazione e responsabile del Progetto, ossia dello spazio di opportunità che le istituzioni mettono a disposizione; d’altra parte il responsabile si fa portavoce degli interessi e delle istanze delle associazioni presso le sedi istituzionali. Si tratta quindi di una partecipazione mediata che si avvicina più ad una fattispecie di placation, in cui il potere decisionale rimane agli organi costituiti, e alle associazioni è lasciato il potere propositivo. I risultati raggiunti dal Progetto (eventi, manifestazioni) non sono prodotti dalla pura partecipazione delle associazioni, non esiste un’effettiva delega del potere da parte del centro ai cittadini aderenti, per quanto talune procedure burocratiche si siano semplificate grazie ai quindici anni di operato di Agorà come mediatore politico. L’intenzione dell’Amministrazione di mantenere il controllo sulle iniziative della cittadinanza è bene rappresentato dal mancato tentativo di disimpegnare la distanza fra sé e i cittadini, ossia dalla scarsa partecipazione ai momenti progettuali. Si può pensare che questa particolare forma di partecipazione non sia intrinseca nell’idea del Progetto, bensì sia il risultato dell’interazione di diversi fattori, su cui condurre una specifica analisi. In questa sede possiamo considerare che sia l’interazione fra il mondo politico locale e la cultura associativa a delineare dinamiche partecipative in cui la cittadinanza attiva accetti che il potere rimanga nelle mani di chi lo detiene secondo autorità, e si accontenti di portare a termine compiti di cui detiene esclusiva competenza in quanto associazionismo locale. Rimane il fatto che in un clima partecipativo tendenzialmente debole è difficile inserire riflessioni su questioni quali il senso di sicurezza, da un lato per la scarsa consapevolezza della relazione fra la tematica e il Progetto, che si assesta su un livello organizzativo di facilitazione e semplificazione del processo attuativo delle attività, dall’altro per un

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consenso implicito a delegare all’autorità politica locale gli interventi in materia. La volontà delle associazioni di non interagire con l’ambito istituzionale in maniera diretta si traduce in un ritiro del mondo aggregativo nelle sfere della vita comunitaria in cui non vengono messi in discussione ruoli e opportunità d’azione. Se a questo si uniscono i tratti di una cultura individualista delle associazioni, ossia l’utilizzo strumentale del Progetto per aumentare la visibilità e la capacità di intervento singolo, diviene ancora più arduo far riflettere gli attori sull’interesse comune. Nonostante la partecipazione si collochi ad un livello simbolico di mediazione fra le parti, il Progetto rimane un buono strumento di produzione del capitale sociale territoriale. La rete delle associazioni è risorsa, seppure non ancora utilizzata a regime, per la creazione di un sentimento di familiarità fra i cittadini e fra cittadini e territorio.Questo genere di partecipazione può rivelarsi quindi efficace nella creazione di un capitale sociale inteso come reti di relazioni caratterizzate dal reciproco riconoscimento e dalla durata nel tempo, per quanto questo non si traduca in attività coordinate al di fuori di quelle proposte dal Progetto. La fiducia che si crea fra le diverse realtà aderenti si distribuisce all’interno del gruppo di discussione, e presumibilmente, data la partecipazione elevata alle manifestazioni organizzate a livello collettivo, un sentimento di fiducia e familiarità nei confronti delle associazioni è presente ormai nella cittadinanza non attiva. In questo modo è sì facilitato il radicamento di un sentimento di appartenenza al territorio, a patto che questo non includa l’istituzione, per altro presente solo a livello simbolico e di garante della legittimità delle azioni durante gli eventi aggregativi. Quello che abbiamo visto nell’analisi del Progetto Agorà è che una partecipazione fatta con le associazioni, per quanto esse siano il primo livello di aggregazione dei cittadini, è una partecipazione le cui potenzialità sono mutilate. Essa rafforza il mondo associativo al suo interno, attraverso il rafforzamento della singola associazione, e la creazione di una rete di conoscenza limitata al reciproco riconoscimento sul territorio, ma ha poco riverbero sulla cittadinanza non attiva, aldilà della condivisione dei momenti aggregativi che produce e che offre ai visitatori. Il salto di prospettiva che dovrebbe fare un progetto come questo è il coinvolgimento della parte non attiva della cittadinanza. L’esperienza di Agorà non sembra riprodurre l’idea che una maggiore partecipazione crei un maggiore livello di capitale sociale, né che la continua offerta di aggregazione possa generare un senso di maggiore vivibilità e sicurezza sul territorio. Il motivo principale, per quanto possa

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essere considerato semplicistico, è che l’obiettivo sicurezza non è esplicitato nel Progetto, ma è lasciato alla libera considerazione dei singoli aderenti.Rimane da rispondere in maniera conclusiva al quesito sul rapporto fra associazionismo locale, creazione di capitale sociale attraverso la partecipazione, e possibilità di promuovere un senso di sicurezza sociale. La risposta, con cui proviamo a chiudere il discorso, è che un progetto di sostegno all’associazionismo, in questo caso un supporto organizzativo finalizzato ad aumentare le opportunità di aggregazione sul territorio, e quindi le occasioni di interazione fra cittadini e territorio, è innanzitutto un progetto di sostegno all’associazionismo, in cui la partecipazione crea un ambiente di conoscenza e riconoscimento reciproco, che per la natura stessa del progetto è limitato alle associazioni aderenti, e per questo è facilmente strumentalizzabile dalle singole parti in termini di promozione e organizzazione delle attività. Una struttura del genere è suscettibile di trasformarsi da percorso di partecipazione, ossia produzione di soluzioni condivise nell’interesse comune, a mera assemblea organizzativa, nonché modalità di delega delle responsabilità (non del potere) da parte dell’amministrazione.

Giovanni Marco CeliaSociologo urbano e Criminologo della prevenzione

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Risorse web

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