roberta conversi, tracce di medioevo nelle terre di sorbolo. testimonianze di archeologia medievale
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Raccolte di superficie condotte in diversi anni
nel territorio del Comune di Sorbolo dai volon-
tari dei gruppi archeologici di Quingento e Val
d’Enza hanno consentito di individuare oltre
venti aree di affioramento di materiale archeo-
logico d’età romana, che si vanno ad aggiunge-
re alle testimonianze di frequentazioni d’età del
Bronzo e del Ferro già note in letteratura nel
territorio comunale 1.
Gli affioramenti individuati dalle raccolte di
superficie si concentrano nella fascia di territo-
rio comunale che si estende da Nord a Sud da
Casalora, Frassinara e Ramoscello fino a Bogo-
lese. Si tratta in prevalenza di affioramenti di
materiale d’epoca romana che si distribuiscono
fra l’età repubblicana e la tarda antichità.
Tutte le aree di affioramento individuate
appaiono regolarmente distribuite in questa
porzione dell’Ager parmensis in cui ancora
oggi è ben visibile il reticolo del frazionamento
centuriale 2.
Oltre a queste numerose testimonianze del
popolamento romano, la raccolta di materiale in
affioramento contribuisce a documentare
meglio alcuni siti di piena e tarda età medieva-
le (tra cui quello vasto intorno all’ex convento
di Frassinara), già ben noti dai documenti scrit-
ti che, a partire dal IX sec. d.C., danno in pro-
gressione temporale sempre maggiori informa-
zioni sull’organizzazione ed il popolamento del
territorio, soprattutto dopo l’anno Mille.
I toponimi, noti dalle carte medievali della con-
trattistica privata e della diplomatica imperiale
e vescovile, come il più antico fra quelli docu-
mentati su fonti scritte medievali Sorbulo 3, e
poi ancora Ramoxiello, Frascenaria, Casalauri,
Casale Ottoni vengono così supportati ed atte-
stati dalla documentazione archeologica prove-
niente dalla raccolta di superficie.
Il periodo successivo all’età romana risultava
poverissimo di documentazione scritta consi-
stente in fonti dirette coeve e, fino ad oggi, del
tutto privo di documentazione archeologica.
Risultava pertanto difficile ricostruire le carat-
teristiche culturali e la consistenza del popola-
mento nel territorio di Sorbolo nell’Alto
medioevo, di cui tuttavia si poteva intuire l’esi-
stenza in connessione con quanto documentato
dai ritrovamenti effettuati nella area urbana di
Parma, nel vicino territorio oltre l’Enza di Mon-
tecchio e S. Ilario e dalle note vicende storiche
della vicina Brixellum.
Dall’esame del materiale raccolto dai volontari
è apparso che almeno in quattro delle aree di
affioramento sopra accennate, oltre a materiale
d’epoca romana, è presente materiale d’età alto-
medievale molto ben riconoscibile e databile.
Si presentano qui, con tutte le cautele del caso,
i primi dati derivati dallo studio dei materiali
d’età altomedievale raccolti dai volontari, dati
che non possono che essere parziali e prelimi-
nari, vista la circostanza dei ritrovamenti, che
non consente di contestualizzare i materiali.
ROBERTA CONVERSI*
Tracce di Medioevo nelle terre di Sorbolo. Testimonianze di archeologia altomedievale
___________________
* Museo Archeologico Nazionale di Parma, Palazzo della Pilotta, 43100 Parma; e-mail: [email protected]; tel.
0521.233718.1 Vedi in questo volume contributi di Bernabò Brea e Macellari.2 Vedi in questo volume contributi di Conversi, Bottazzi e Conversi - Macellari.3 Come noto la prima attestazione del Toponimo “Sorbulo” compare nel testamento di Cunegonda del 15 giugno 835, riga 26 … adque
in Sorbulo qui regitur per Teusperto et ipse nobis per cartulas venundavit… Benassi 1910, p. 101-103.
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Saranno necessarie quantomeno ricognizioni di
superficie sistematiche, effettuate con metodo
ed in campagne successive, per avere almeno
qualche dato in più sulla concentrazione e le
caratteristiche degli affioramenti e sull’esten-
sione delle aree. Successive verifiche e appro-
fondimenti consentiranno di conoscere meglio
anche la natura di tali testimonianze. Benché
privi di dati sul contesto, gli oggetti raccolti
costituiscono tuttavia una preziosa testimonian-
za archeologica del popolamento altomedievale
nel territorio di Sorbolo, di cui prima non si
aveva traccia.
In questo studio ci occuperemo soltanto dei
materiali altomedievali.
Le aree di affioramento da cui proviene mate-
riale d’epoca altomedievale nel territorio del
Comune di Sorbolo sono al momento:
Frazione Frassinara, loc. Borghetto Nuovo,
podere Pezzani,
Frazione Frassinara, Tenuta di Frassinara,
Frazione Frassinara, loc. Casalora, podere La
Risaia,
Sorbolo, Loc. Croce dei Morti, Tenuta Marasini,
Frazione Ramoscello, strada della Fine, Podere
Zanichelli.
LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE
1) FRAZIONE FRASSINARA, LOC. BORGHETTO
NUOVO, PODERE PEZZANI
In un’area di affioramento di materiale d’epo-
ca romana, tra cui ceramica e bronzi, è stata
recuperata una guarnizione di cintura in bron-
zo a forma lanceolata (tav. XXIII, 2, fig. 1.2 e
fig. 2) con lavorazione a traforo e decorazione
a cerchi concentrici “ad occhi di dado”. La
guarnizione nell’estremità di base non sago-
mata biforca lo spessore in una doppia linguet-
ta che nella parte non frammentaria conserva
una piccola borchia passante probabilmente
per l’attacco alla cintura.
h. cm 4,70
larg. cm 2,20
spess. cm 0,20
Si tratta di un oggetto particolare che fonde
insieme le caratteristiche della lavorazione a
traforo rintracciabili nelle decorazioni di cintu-
ra “di stile militare” tardo romana, nota anche
in ambiente bizantino (Cavallari 2005, p.144-
145, fig. III,1,2, III, 1.5.8) con decorazioni che
sono più diffuse in ambiente longobardo. Si
tratterebbe in ogni caso di un elemento di cintu-
ra militare databile nel caso si faccia prevalere
l’aspetto culturale più antico tra la fine del V e
la prima metà del VI secolo d.C., o alla fine del
VI sec. d.C. se lo si riconduce maggiormente
nell’ambito culturale di influenza longobarda.
2) FRAZIONE FRASSINARA, TENUTA DI FRASSI-
NARA
Le raccolte di superficie effettuate in diversi anni
avevano rilevato la presenza di una vasta area di
affioramento di materiale dell’età del Ferro 4 e di
età romana (materiale laterizio frammenti di
embrici e bronzi). Solo nei mesi scorsi 5 è stata
rinvenuta una fibbia ovale di bronzo di tipo lon-
gobardo. L’area risulterebbe dunque frequentata
dall’età del Ferro in continuità fino almeno ad
epoca altomedievale. Situazioni analoghe si
riscontrano in territorio modenese in particolare
a Campogalliano, Saliceto Buzzalino (Corti
2003, p. 208-209, fig. 133, 6). L’affioramento si
colloca immediatamente a Ovest del Cavo Orio-
lo, che ripercorre il tracciato di un cardine roma-
no (Dall’Aglio, pag. 98, fig. 1) a Ovest e a Est
del quale nella fascia Casalora - Bogolese sono
state individuate numerose aree di affioramento
di materiale d’epoca romana.
___________________
4 Vedi contributo Macellari.5 La prima raccolta di superficie venne effettuata da Gianluca Bottazzi negli anni ’80. Negli ultimi anni l’area è stata oggetto di rac-
colte di superficie ad opera dei volontari del Gruppo Storico Archeologico Val d’Enza, sez. di Sorbolo, Canepari e Zanichelli.
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Una fibbia di cintura di bronzo massiccio (tav.
XXIII, 1, fig. 1.1 e fig. 2).
La fibbia è composta da un anello ovale a sezio-
ne sub circolare, con ardiglione a uncino con
base a scudetto e decorazione a palmetta. Il lato
dell’anello dove si articola l’ardiglione è costi-
tuito da un elemento cilindrico. L’anello e l’ar-
diglione si articolano mediante un perno fissato
all’estremità esterna dello scudetto dell’ardi-
glione ripiegato all’in sotto.
h. cm 3,50
larg. cm 2,20
spess. cm 0,40 (anello)
La fibbia è del tipo più diffuso nel bacino del
Mediterraneo; ne sono state ritrovate in tombe
longobarde in Pannonia ed è tipo attestato fino
alla fine del VI sec. d.C. Nel corso del VII sec.
la tipologia della fibbia si evolve con decora-
zioni sull’anello e sull’ardiglione. La fibbia
della tenuta di Frassinara ha confronti puntuali
nel Parmense nel corredo della tomba 8/1979
nel sepolcreto di Collecchio, Fornace Parmense
(Catarsi 1993, p. 64-65), nel Modenese con una
fibbia trovata a Campogalliano (Corti 2003
op.cit.), mentre sempre in territorio modenese
dalla tomba di cavaliere longobardo di Marza-
glia proviene una fibbia simile nella forma a
quella di Frassinara, ma con ardiglione a scu-
detto decorato a doppia fascia di incisioni incro-
ciate, più tarda, datata tra la fine del VI e l’ini-
zio del VII sec. d.C 6, quest’ultima del tutto
simile a quella trovata a Piacenza Piazza Caval-
li, in associazione con una fibbia ovale a deco-
razioni a fasce radiali ed ad uno scramasax,
datati tra la fine VI e l’inizio VII sec. d.C.
La fibbia ad anello costituisce al momento l’u-
nico elemento raccolto nell’affioramento della
tenuta di Frassinara attribuibile ad età altome-
dievale. Si tratta di un manufatto che conserva
nella forma influssi di tradizione gota, ma
ampliamente attestato nei corredi di guerrieri
longobardi del periodo della prima dominazio-
ne. Starebbe a documentare una presenza molto
precoce di queste genti nel territorio sorbolese
fin dalla metà del VI d.C. L’oggetto si trova fre-
quentemente in ambito funerario, in tombe
maschili ed è parte dell’abbigliamento militare;
sarebbe la fibbia di quella cintura a cinque pezzi
molto diffusa tra i soldati longobardi, atta a sor-
reggere la spada e lo scramasax. Purtroppo le
circostanze del ritrovamento non consentono di
meglio definire questa presenza. Rimane il fatto
che la fibbia è la più antica testimonianza della
presenza di genti longobarde nel territorio
comunale, oggi nota, e ne documenta la fre-
quentazione fin dal VI sec. d.C.
Le caratteristiche del pezzo consentono di
spingerci anche in una datazione molto alta,
prima della metà del VI d.C., il che la farebbe
inserire nel periodo della più precoce presenza
di genti germaniche in questa particolare area,
potremmo dire di cuscinetto, dell’Ager par-
mensis, quando milizie longobarde erano al
seguito dell’esercito bizantino durante la guer-
ra greco gotica, ancor prima della discesa in
Italia e della presa di Parma, col conseguente
stanziamento longobardo da parte di Alboino,
che tuttavia può costituire il termine più tardo
per la datazione di questo prezzo, vale a dire la
fine del VI sec d.C.
3) FRAZIONE FRASSINARA,
LOC. CASALORA - PODERE LA RISAIA
Raccolte di superficie 7 effettuate a più riprese
hanno evidenziato in prossimità del podere La
Risaia, in loc. Casalora, fraz. Frassinara, un
vasto affioramento di materiale in prevalenza
d’epoca romana, che testimonierebbe la presen-
___________________
6 Gelichi 1988, vol. I p. 564, fig. 501; Cerchi 1988, vol. II, p. 131, fig. 97,6.7 Le raccolte sul sito sono state effettuate a più riprese dai volontari del Gruppo archeologico Quingento e dai volontari del Gruppo
Storico Archeologico della Val d’Enza di Sant’Ilario. I ritrovamenti della fibbia e delle guarnizioni sono di Claudio Canepari e Luca
Zanichelli del Gruppo Storico Archeologico della Val d’Enza, sezione di Sorbolo. La fibbia a forma ovale è stata rinvenuta da loro il
6 luglio 2007.
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za di un sito molto antico, forse a partire dall’e-
tà repubblicana, come farebbe pensare la pre-
senza di ceramica a vernice nera, da attribuirsi
forse al primo momento di colonizzazione del-
l’Ager parmensis e alla sua divisione centuria-
le. La continuità nei secoli successivi sarebbe
documentata dalla presenza di frammenti di
terra sigillata e di ceramica a pareti sottili d’im-
pasto grigio; diversi frammenti di oggetti in
bronzo di fine fattura riportano all’età imperia-
le, ad esempio una decorazione bronzea raffigu-
rante un ariete, un’ansa di brocchetta, decorata
con volto di satiro in bronzo. Sono stati ritrova-
ti anche frammenti di manufatti in vetro, tra cui
un frammento di tazza di vetro verde chiaro tra-
sparente, decorata a costolature, un frammento
di ansa di vetro verde trasparente, un frammen-
to di ansa in vetro blu trasparente decorata a
costolature, un frammento di collo di balsama-
rio con labbro estroflesso con orlo ripiegato a
cordoncino in vetro verde chiaro trasparente.
Sono stati raccolti anche un peso in piombo raf-
figurante Diana, due pesi in piombo a forma di
conchiglia, un anello gemino quadricuspidato,
una figurina frammentaria in bronzo rappresen-
tante un ariete con accurate rifiniture nella resa
del mantello lanoso, una piccola gamba in bron-
zo (gamba e piede) probabile frammento di una
statuetta maschile, diverse monete (tav. XXIII).
Tra il numeroso materiale fittile si riconoscono
frammenti di anfore e di embrici; sono stati
ritrovati anche due frammenti di un grande
mortaio in pietra e numerosi frammenti di cera-
mica grezza (orli di pentola e olla).
Tra i materiali d’età più tarda si distinguono tre
guarnizioni di cintura in bronzo a forma di pelta
(decorazione tipicamente romana) che negli
studi più recenti vengono ricondotti ad una tipo-
logia di cintura di “stile militare”, in uso presso
i condottieri di stirpe germanica assoldati nel-
l’esercito romano fin dal IV d.C.. E’ solitamen-
te presente nel corredo funerario come oggetto
di distinzione, ed è poi molto diffusa in varian-
ti semplificate nel V sec.d.C. anche presso l’e-
sercito bizantino 8.
Ci soffermiamo nella presentazione e nello stu-
dio del materiale altomedievale.
Anello di fibbia di cintura in bronzo di grandi
dimensioni, a forma ovale, con sezione rettan-
golare arrotondata, decorata sul fronte a 6 fasce
di 3 linee parallele incise, mancante dell’ardi-
glione. Conserva la barretta per ardiglione fissa,
fusa insieme all’anello (tav. XXIII, fig. 1.5)
h. cm 6,2
larg. cm 3,4
spess. cm 0,3
L’anello di fibbia trova un confronto puntuale
nell’Emilia Occidentale con quello ritrovato nel
sepolcreto di Piazza Cavalli a Piacenza 9. Pun-
tuale è anche il confronto con una fibbia mobi-
le completa proveniente dalla necropoli di
Nocera Umbra, tomba 184, che consente di leg-
gerne bene la funzionalità, essendosi conserva-
te lì tutte le parti in bronzo della cintura. Un
altro confronto è possibile anche con un’altra
fibbia proveniente dalla tomba 84 della necro-
poli di Nocera Umbra, questa in argento con lo
stesso tipo di anello, descritta nel catalogo pub-
blicato da Pasqui Paribeni come “fibbia grande
d’argento snodata presso la placca e munita di
maniglia a fascetta. Fu trovata sotto il pugnale.
Lung mm 35” 10; rispetto alla fibbia di Frassina-
ra ed a quella di Piacenza, questa fibbia di
Nocera Umbra è di dimensioni più piccole ed
ha conservato l’ardiglione a scudetto.
___________________
8 SESINO P., 1990 p.62; Cavallai C., 2005 p. 156.9 Ringrazio la dott. Anna Maria Carini, dei Musei Civici di Piacenza, per avermi fornito l’immagine del corredo con la fibbia dalla
sepoltura da Piacenza, Piazza Cavalli, che ha attualmente in studio ed in corso di pubblicazione, Carini 2007, p. 28.10 SARONIO 1993, pp. 69-70 fig. 2; PASQUI-PARIBENI 1916, fig. 142, p. 282. Ringrazio la signora Anna Onnis del Museo dell’Altome-
dioevo di Roma, per avermi con cortesia e sollecitudine inviato la documentazione fotografica relativa alla fibbia della tomba n. 84
da Nocera Umbra. Il catalogo del sepolcreto di Nocera Umbra è stato recentemente pubblicato da Cornelia Rupp, (Rupp 2005).
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Nonostante la mancanza di dati sul contesto di
ritrovamento della nostra fibbia, il confronto
con le altre citate fa pensare che essa facesse
parte del corredo di una sepoltura maschile;
ulteriori ricerche potrebbero consentire di rac-
cogliere dati utili a capire meglio il contesto.
Il tipo della fibbia richiama un modello per fib-
bia in piombo rinvenuto negli scavi della
Crypta Balbi (Ricci 1994, p. 21, f.6), dove nel
1993 è stato ritrovato tra l’altro un importante
scarico di materiale di lavorazione di metalli,
con oggetti finiti, scarti di lavorazione, matrici
e modelli, riferibili in gran numero ad elementi
di cinture multiple. Gli scarti documentano le
varie fasi di lavorazione che, nel caso della fib-
bia proveniente da Frassinara, La Risaia può
essere ricostruito a partire da un modello ese-
guito in piombo, con una matrice probabilmen-
te a una sola valva in terracotta o pietra per rea-
lizzare la fusione. I confronti con il pezzo di
Piacenza e con quello di Nocera Umbra ed il
riferimento ad un modello rinvenuto in un labo-
ratorio di produzione dell’Italia Centrale con-
fermano una produzione in serie sia nell’Emilia
Occidentale che nel centro Italia.
In riferimento al confronto puntuale fra la fibbia
di Frassinara e quella di Piacenza, possiamo
spingerci a dire che per dimensioni e decorazio-
ni le due fibbie fanno pensare che siano state
realizzate con matrice prodotta in serie o che
provengano dallo stesso laboratorio artigianale.
La fibbia di Frassinara La Risaia è parte della
cintura c.d. a cinque pezzi, databile all’inizio
del VII sec. d.C., che si trova nei corredi
maschili longobardi.
Guarnizione di cintura in bonzo a fusione di
forma quadrangolare (tav. XXIII, fig. 1.4) sago-
mata in testa, decorata con n. 5 borchiette, cia-
scuna contornata alla base con un cerchio di
piccoli granuli; nel rovescio è presente una lin-
guella conservata per intero ed un frammento,
con foro per l’attacco alla cintura.
h. cm 3,20
larg. cm 3,00
apess. cm 0,40.
Anche quest’oggetto è riconducibile alla tipolo-
gia delle cinture multiple maschili di cultura
longobarda ed è databile per tipologia e con-
fronti all’inizio del VII d.C.. Si tratta di una tipo
molto diffuso nei territori di occupazione lon-
gobarda, che trova testimonianze ad esempio in
Emilia a Collecchio, Fornace parmense e a S.
Ilario 11, come in Friuli, con un’altra guarnizio-
ne simile rinvenuta in una tomba maschile a
Cividale (Longobardi 1992, pp. 443/446,
X116).
I due oggetti, l’anello di cintura e la guarnizio-
ne, sono stati rinvenuti in diversi tempi di rico-
gnizione e non è stato possibile ricostruire se
provengano entrambi da uno stesso punto di
affioramento. E’ anche molto diverso il loro
stato di conservazione. La guarnizione si pre-
senta ben conservata con una bella patina, l’a-
nello della fibbia invece mostra diversi punti di
corrosione.
E’ pertanto difficile stabilire se possano essere
appartenuti alla stessa cintura o piuttosto a due
cinture differenti.
In ogni caso si tratta di oggetti, come si è accen-
nato, che vengono ritrovati in contesti funerari.
In questo caso dal ritrovamento delle due com-
ponenti di cintura esaminate appare evidente
che all’inizio del VII sec. d.C genti di cultura
longobarda hanno posto le loro sepolture in
prossimità o sullo stesso insediamento romano
(villa) di non trascurabile importanza, conside-
rati i materiali rinvenuti, che ha avuto vitalità
per un lungo periodo ed era ancora in efficien-
za nella tarda antichità. Tra l’altro ciò non
esclude che quanto rimaneva della villa romana
sia stato anche il loro abitato.
___________________
11 Catarsi, 1993a, p. 65; Sturman Ciccone, 1977, tav. 16.7; Catarsi 1993b, p. 42.
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4) SORBOLO, LOC. CROCE DEI MORTI,
TENUTA MARASINI
Si tratta del ritrovamento più a sud al momento
noto, sull’asse della via romana per Brixellum.
Anche in questo caso è stata individuata una
vasta area di affioramento di materiale di epoca
romana oggetto di una raccolta di superficie
effettuata a più riprese e da entrambi i gruppi di
volontari. Tra i numerosi frammenti di cerami-
ca ed elementi decorativi in bronzo d’epoca
romana si segnala un unico pezzo inquadrabile
in periodo altomedievale.
Un elemento frammentario di fibbia mobile
sagomato in bronzo (tav. XXIII, fig. 1.3 e fig.
2), decorato con due grandi borchie zigrinate
alla base del tipo “a testa di cavallo”.
h. cm 2,20
larg. cm 2,30
spess. cm 1,10
Si tratta della parte di fibbia che teneva l’anello e
l’ardiglione con due braccetti che si sono conser-
vati. E’ mancante invece la parte terminale. Sul
rovescio è conservata la linguella d’attacco alla
cintura. Si tratta di quell’elemento di fibbia di
cintura che in contesto integro è stato recuperato
con anello ovale, pertinente ad una tipologia
molto diffusa dal periodo pannonico a quello di
dominazione sul territorio italiano in diverse
varianti che ne consentono differenti datazioni. Il
frammento di Corte Marasini per la caratteristica
della fusione sagomata e della decorazione zigri-
nata alla base delle due grosse borchie si può
datare all’inizio del VII sec.d.C., componente di
una cintura di quel tipo che col tempo da una più
semplice forma a cinque pezzi si è andata com-
ponendo di elementi funzionali e decorazioni
multiple. Esso trova un confronto puntuale con
un pezzo interamente conservato dal sepolcreto
altomedievale di Firmiano, Cividale.
Tra il materiale raccolto si segnala anche un
vago di collana in pasta vitrea chiara decorato a
costolature ed un oggetto in ferro a sezione sub-
circolare appiattita ed ingrossata al centro pie-
gato a U, in pessimo stato di conservazione, che
fa pensare in via molto ipotetica ad uno spero-
ne 12. Non è possibile ipotizzare una connessio-
ne tra questi ultimi ed il frammento di fibbia
essendo tra l’altro stati recuperati in momenti
diversi dai due differenti gruppi di volontari.
5) FRAZIONE RAMOSCELLO, STRADA DELLA FINE,
PODERE ZANICHELLI
In un’area poco lontana da un affioramento di
materiale d’età romana è stato ritrovata una lama
di ferro ad un taglio con frammento di codolo. Il
filo della lama è molto consunto e frammentario
mentre è in buono stato il dorso. La lama della
lung. max conservata di ca. cm 30 nel terzo infe-
riore del dorso, apparentemente privo di scanala-
ture, presenta verso la punta una netta angolatura.
Farebbe pensare ad uno scramasax di quelli data-
bili intorno all’inizio del VII sec. d.C., sostenuti
dalla cintura a cinque pezzi o multipla 13; va detto
tuttavia che ci è stato segnalato che la lama è stata
ritrovata con l’estremità della punta ripiegata su
stessa e successivamente raddrizzata con un mal-
destro intervento 14. Tutto questo ha alterato il
pezzo e ne rende difficile una interpretazione certa.
In altra occasione è stata ritrovata nella stessa area
una fibbietta a doppio arco con imposta per l’ardi-
glione ed un puntalino in bronzo privo di decora-
zioni, con due fori passanti per l’attacco al cinturi-
no 15, oggetti riconducibili a calzature datate al VI
sec. d.C. (Cavallari 2005, p. 157) (fig. 2.4 e fig. 3).
___________________
12 Raccolta di superficie del gruppo archeologico di Quingento.13 Il cattivo stato dell’oggetto non consente di vedere, senza restauro, se ci sono scanalature sul dorso. Scarmasax con dorso ad ango-
lo sono stati trovati a Trezzo d’Adda (Longobardi, 1992, p. 194, IV. 68) a Cividale, nella necropoli di Santo Stefano in Pertica (Lon-
gobardi, 1992, p. 416, X. 82), tuttavia quello trovato a Ramoscello si discosta per la notevole estensione dell’angolo del dorso su un
terzo della lunghezza totale della lama. 14 Il pezzo è stato rinvenuto da Zanichelli del Gruppo Storico Archeologico Val d’Enza.15 Raccolta di superficie del Gruppo culturale Quingento.
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Riguardo all’interpretazione di questi oggetti ci
si pone con estrema cautela poiché sono davve-
ro pochi gli elementi che li possono ricondurre
ad una datazione ed attribuzione certa ad un
ambito culturale. Va inoltre detto che sono stati
recuperati nell’area alcuni frammenti di cerami-
ca grezza da mensa annerita dal fuoco, di cui
uno lavorato a costolature parallele ed uno, un
frammento di orlo, riconducibile ad una forma
molto aperta di catino coperchio, tutti di impa-
sto con molti inclusi micacei e di superficie, del
tipo di ceramica più diffusa tra il IX e l’XI sec.
d.C. Inoltre una lama simile a quello di Strada
della Fine, rinvenuta in un contesto stratigrafico
a Fraore è stata recentemente attribuita all’XI
sec. d.C. (Dall’Aglio 2006, p. 258).
In tutti i casi presentati sono stati presi in esame
quasi esclusivamente oggetti metallici. Va detto
che tra i vari frammenti di raccolta di superficie
esaminati non è stato possibile riconoscere in
altri materiali, quali ad esempio i frammenti
ceramici, alcun elemento che li riconducesse
chiaramente a culture di età altomedievale. Se è
vero che tra i frammenti ritrovati sono ben rico-
noscibili tipologie ceramiche d’epoca romana,
non è altrettanto vero per il periodo immediata-
mente successivo. Gli oggetti presentati sono
gli unici tra quelli esaminati che possono essere
chiaramente inquadrati in culture germaniche
del periodo che va dal VI al VII sec. d. C.
A questi si è voluto comunque aggiungere anche
il materiale per ora di non definita attribuzione,
che lascia ancora aperto lo studio per una sicura
datazione, come nel caso di Strada della Fine.
“BARBARI” NEL TERRITORIO DI SORBOLO
I materiali presentati ci consentono di affermare
che sul territorio di Sorbolo almeno dalla metà
del VI sec. d. C. e fino alla prima metà del VII
d.C. erano presenti soldati longobardi il cui
luogo di sepoltura fu scelto all’interno o nelle
immediate vicinanze di ville di impianto romano
di lunga frequentazione e molto ricche, probabil-
mente ancora vitali all’arrivo dei Longobardi.
Tre dei siti da cui provengono materiali longo-
bardi sono disposti in una fascia che da Nord a
Sud va da Casalora a Ramoscello, ed è compre-
sa tra due Cardini, molto ben leggibili nelle carte
napoleoniche, ma ancora oggi ben visibili nella
suddivisione poderale e nei tracciati viari 16.
In questa fascia si hanno le testimonianze della
presenza più antica, la fibbia con ardiglione a
scudetto e la guarnizione di cintura ad occhi di
dado, ma anche quelle di inizio VII sec. d.C.,
quale il grande anello di cintura con decora-
zione a fasce di linee parallele e la guarnizio-
ne di cintura con borchiette. Sempre in questa
fascia di territorio abbiamo accennato alla pre-
senza di testimonianze di altri popoli in armi,
le decorazioni di cintura in bronzo a pelta, in
uso anche presso l’esercito bizantino. Il ritro-
vamento più a Sud si colloca in quella che
doveva essere stata una ricca villa romana
sulla via per Brixellum ai margini del Kardo
immediatamente parallelo verso Est a quello
su cui si affacciano i tre ritrovamenti della
zona a Nord, Casalora-Ramoscello. Anche
questo documenta la presenza nella prima
metà del VII sec.d.C. di almeno una sepoltura
maschile all’interno o nelle immediate vici-
nanze di una villa romana.
Pare di poter affermare che esistessero tra la
fine del VI e la metà del VII sec. d.C. due vet-
tori strategici: uno in direzione NS che riper-
corre un Kardo nella fascia Casalora-Ramo-
scello e l’altro, ben noto della via per Brixel-
lum. Nel primo caso la disposizione dei ritro-
vamenti, che in percentuale attesterebbero una
fitta presenza longobarda in quella fascia ed in
generale su tutto il territorio a Ovest dell’abi-
___________________
16 Vedi contributi in questo volume di Bottazzi e Conversi.
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tato di Sorbolo, sia stiano ad indicare sepoltu-
re isolate, che, e non lo sappiamo ora, necro-
poli e o insediamenti, lo fa supporre come una
sorta di territorio di frontiera, con una via di
collegamento sul tracciato del Kardo. Va anco-
ra sottolineato che i numerosi affioramenti d’e-
poca romana si concentrano in quella zona a
Ovest dell’odierno abitato di Sorbolo. Non
sono noti infatti ritrovamenti a est del cavo
Naviglio e del canale Fumolenta. I motivi di
questa situazione vanno ricercati nell’assetto
geomorfologico e nell’idrografia antica, che
possono aver determinato scelte insediative
strategiche o semplicemente la loro copertura
con sedimenti alluvionali 17. Sull’importanza
strategica della via per Brixellum è persino
superfluo soffermarsi.
Queste nuove acquisizioni non solo portano dati
del tutto nuovi sulla storia del territorio di Sorbo-
lo, ma consentono di arricchire il quadro delle
conoscenze della presenza dei Longobardi sulla
sponda parmense dell’Enza e nelle loro diverse
fasi di incursione e dominazione del territorio reg-
giano. Fin ora infatti al di fuori dei ritrovamenti
urbani di Parma nella pianura orientale compresa
tra la città e il corso dell’Enza non erano note
testimonianze archeologiche d’epoca longobarda.
I reperti del territorio di Sorbolo potrebbero docu-
mentare due diversi momenti di frequentazione e
stanziamento nel nostro territorio, uno molto pre-
coce, di passaggio nel VI sec, ed uno successivo
di consolidamento stanziale dopo la presa di Bri-
xellum all’inizio del VII sec. 18.
FRASCENARIA E IL SUO CASTRUM E SORBULO
E LA SUA PLEBS SANCTI FAUSTINI
Come si è detto la zona di Frassinara risulta for-
temente interessata dalla presenza longobarda tra
il VI e il VII sec. Per questa zona che, nei docu-
menti medievali viene citata come castrum 19, è
testimoniato nelle carte d’archivio un
permanere dell’uso del diritto Longobardo
tardo a confermare che si è trattato di un insedia-
mento radicato e che è durato nel tempo, se anco-
ra alla fine dell’XI sec.d.C. c’è chi, tale Azone di
Casalora, dichiara di vivere secondo il diritto
Longobardo: nel 1096 d.C. … Azonis de Casa-
lauri ex nacione nostra vivere Longobardorum…
(Drei 1928, p. 364).
L’incrocio delle informazioni provenienti dalle
carte d’archivio e dai reperti archeologici ci con-
sente di capire meglio l’assetto territoriale della
zona di Casalora - Frassinara nell’alto medioevo 20.
Alla metà del X sec. d.C., l’11 giugno 948, in una
donazione di Lotario viene citato per la prima
volta il … castrum Frascenaria… per descrivere
i confini di quella che viene definita una “curti-
cellam”, che si estende tra la fossa Formicola, il
canale di sorgiva Fumolenta ed il castrum Frasce-
naria (Drei 1931, p. 175), castrum che nello stes-
so documento, qualche riga più sotto, viene defi-
nito …castello Frascenaria…. Come è noto nel
latino classico il termine castra e poi castrum defi-
nisce l’accampamento militare e un insediamento
militare; il termine castrum nel latino medievale
indica strutture permanenti, un edificio o un com-
___________________
17 Vedi contributo di Cremaschi.18 Sulla presa di Brixellum si rinvia la famoso passo di Paolo Diacono, III, 18 His ita gestis, Authari rex Brexillum civitatem super Padi
marginem posita expugnare adgressum est….Brexillus capta est, muri quoque eius solum ad usque destructi sunt.19 La prima citazione documentaria nota di un castrum Frascenaria è in documento del 11 giugno 94, il Re Lotario dona al conte Main-
fredo un possedimento che comprende l’area dall’Enza fino alla Fossa Formicolaria e poi fino al Castrum Frascenaria al Po, Drei
1931, vol. I, p.175.20 Una considerazione sul toponimo Casaluri. Possiamo farlo risalire a Casalis-Lauri, dal latino medievale Casalis, che nel periodo
più antico indica un aggregato di edifici rustici, in seguito corrisponde ad una curtis. Laurus potrebbe ricondurre alla pianta di alloro
e quindi avere l’aspetto di un fitonimo, così come Sorbolus e Frascenaria. Pare infatti molto difficile che si possa ricondurre Lauri
alla tribù romana dei Laurinates, tribù irpina.
161
plesso di edifici fortificati. Fino a tutta l’epoca
carolingia l’autorizzazione ad edificare un castel-
lo viene rilasciata dal re, ma tra il IX-X secolo, col
disgregarsi del potere centrale e le continue
minacce di incursioni, i grandi proprietari terrieri
iniziano spontaneamente a fortificare le loro pro-
prietà, recintandole con strutture più o meno robu-
ste: palizzate o mura all’interno delle quali rac-
chiudevano le loro proprietà terriere e non (terre,
edifici, uomini). Intorno al Mille i castra sono
ancora strutture molto semplici, aree circondate da
fossati e terrapieni con palizzate in alcuni casi con
mura, con l’aspetto di villaggi fortificati all’inter-
no dei quali non solo era l’abitazione del padrone
ma quelle dei servi e degli armati; è a questo
aspetto che dobbiamo pensare nel caso del
castrum o castello Frascenaria, termini qui usati
evidentemente come sinonimi. Si tratta di nuclei
fortificati di natura più civile, che militare, anche
se difensiva. E’ stato rilevato un collegamento in
continuità tra la presenza di un presidio di caratte-
re militare romano (Castrum) e l’insistere su di
esso di una presenza longobarda (Gelichi 1996).
Nel caso di Frassinara si incontrano tutti i dati
documentali: la presenza di importanti insedia-
menti d’epoca romana su cui si sono impiantate
strutture longobarde (quelle documentate al
momento sono funerarie) che hanno avuto una
tale incidenza da lasciare traccia nella documenta-
zione scritta dei secoli successivi di una pratica
che si lega ancora all’antico diritto longobardo. La
datazione dei reperti attesta una presenza longo-
barda nella zona di Frassinara già dai secoli VI e
VII; non si ha al momento documentazione
archeologica relativa a stanziamento dei Longo-
bardi sul territorio di Sorbolo nei secoli successivi
della loro dominazione, per i quali ci possiamo
affidare alla documentazione archivistica poste-
riore, che attesta appunto un così tardivo persiste-
re dell’uso del diritto longobardo, segno di un
radicamento sociale e culturale in quell’area nei
secoli, che sopravvive ancora alla fine del XI sec..
Riguardo alla situazione del territorio di Sorbo-
lo nel periodo che va dalla seconda metà del VII
a tutto l’VIII d.C., epoca di consolidamento e
strutturazione della presenza longobarda prima
dell’avvento carolingio, riteniamo di poter fare
una utile riflessione che ci viene dalla presenza
della chiesa plebana intitolata a i Santi Faustino
e Giovita. Premesso che ultimamente si tende a
sottolineare di meno la relazione che si può trar-
re tra alcune intitolazioni di chiese ed una loro
eventuale fondazione longobarda, va detto tut-
tavia che, nel caso dell’intitolazione ai SS. Fau-
stino e Giovita, che ha una diffusione molto cir-
coscritta in un’area ed in un periodo 21, ci si può
spingere, più che in altri casi, a fare un’ipotesi
di relazione con questa cultura.
E’ stato chiarito che i resti venuti in luce sotto
l’attuale chiesa, appartengono all’impianto della
pieve romanica dell’XI sec. d.C. 22 Questi non
necessariamente coincidono con la prima fonda-
zione dell’edificio di culto, tenuto anche conto
del fatto che non sono stati fatti scavi archeolo-
gici esaustivi. Saremmo infatti propensi a pensa-
re che l’intitolazione della chiesa plebana, dav-
vero legata al culto cristiano cattolico dei Longo-
bardi, si rifaccia ad una dedicazione di un edifi-
cio di culto precedente la fase edilizia dell’edifi-
cio romanico, i cui resti sono stati messi in luce.
Se, avvalorando questa tesi, ipotizziamo la
preesistenza alla pieve romanica di una cappel-
la, un piccolo edificio sacro dedicato al culto
dei Santi Faustino e Giovita nel luogo dove è
stata poi costruita la pieve a tre absidi, possia-
mo risalire all’VIII sec. d.C., periodo di mag-
gior diffusione del culto dei santi nel Nord Ita-
lia e possibile epoca a cui far risalire un’even-
tuale fondazione di un primo piccolo edificio di
culto intitolato ai Santi Patroni.
___________________
21 A questo proposito si veda qui l’articolo di Galli.22 Il rilievo delle strutture e lo studio che ne ha fatto M. Fava, affrontato per la prima volta in occasione di questa giornata di studi,
porta ad una datazione definitiva dei resti.
162
Anche in questo caso il legame con l’epoca lon-
gobarda ci viene dai documenti d’archivio suc-
cessivi, a partire dal ben noto testamento della
Regina Cunegonda, in cui compare per la prima
volta il fitonimo indicante la località di Sorbolo,
documento del 835 d.C, dove si parla di una pro-
prietà sita in Sorbulo e condotta da Teusperto. …
quod est in Sorbulo, regitur per Teusperti… 23.
Ancora in secoli successivi torna nei documenti
la testimonianza di un forte ed antico legame con
la cultura longobarda e l’area di provenienza del
culto dei Santi Faustino e Giovita, con l’attesta-
zione della presenza di due cappelle dedicate a S.
Siro, di cui quella di Coenzo, soggetta al mona-
stero di San Pietro “in celo aureo” di Pavia, fon-
dato da Liutprando 24, cui si attribuisce la fonda-
zione di diverse chiese dedicate a S. Siro, per
consolidare il culto cattolico presso i Longobardi.
Va ricordato che il primo Vescovo di Parma noto,
quell’ Urbanus parmensis episcopus, che com-
pare nel concilio di Roma del 378 d.C., è ariano
e che il successivo vescovo di cui si ha notizia
dopo di lui è Gratiosus nel 680 d.C.; un lungo
arco di tempo senza altre informazioni, quasi ad
indicare un silenzio di damnatio memoriae delle
fonti, di fronte all’imbarazzo di un episcopato
ariano ancora persistente a Parma, in un’epoca in
cui il potere centrale ecclesiastico è fortemente e
definitivamente nelle mani cattoliche ed il catto-
licesimo è stato adottato come religione ufficiale
anche dai Re longobardi 25.
La presenza delle due cappelle dedicate a
S.Siro, sulle due rive dell’Enza, di pertinenza
alla plebe di S. Faustino di Sorbolo, e la stessa
chiesa plebana dedicata ai Santi Faustino e Gio-
vita fanno pensare ad una ordinata organizza-
zione ecclesiasitca di origine longobarda, che
intorno all’VIII secolo trova la sua definizione
nell’area lungo l’Enza, quasi a differenziare i
due momenti della dominazione longobarda,
quello precoce di passaggio e di primo stanzia-
mento del VI e in VII sec. in un’area diremmo
civile e di linea difensiva nella zona di Frassi-
nara ed uno del periodo successivo, nell’VIII
sec. d.C., quando consolidato lo stanziamento,
sorgono intorno ai nuovi luoghi di culto cattoli-
ci le prime comunità medievali ed in particola-
re quella che sarà la plebs Sancti Faustini.
RIASSUNTO
Negli ultimi anni, ricognizioni di superficie
effettuate nel Comune di Sorbolo hanno evi-
denziato oltre venti aree di affioramento di
materiale archeologico. La consistenza del
popolamento in età romana di questa parte del-
l’Ager parmensis è ben documentata da queste
aree di affioramento in una porzione di territo-
rio ove il reticolo centuriale è ancora oggi ben
visibile nella suddivisione prediale. Insieme
alle numerose testimonianze del popolamento
romano, la raccolta di superficie ha consentito
di recuperare in quattro aree di affioramento
diverse materiali riferibili alla presenza di
popolazioni di origine longobarda che ne docu-
mentano la precoce presenza sul territorio sor-
bolese a partire dal VI sec. d.C., presenza che
prima di queste scoperte si poteva supporre,
viste le vicende storiche di Brixellum, e i ritro-
vamenti nella vicina area urbana di Parma e nel
limitrofo territorio oltre l’Enza, ma di cui fin
ora non si conosceva documentazione scritta o
archeologica. La disposizione delle aree di
affioramento, la fondazione e dedicazione della
chiesa plebana ai santi Faustino e Giovita sug-
geriscono un’ipotesi sull’origine della prima
comunità medievale di Sorbolo, legata all’inse-
diamento di genti longobarde.
___________________
23 Vedi nota 3.24 SCHIAVI 1925, p. 36 (“Decima ecclesiarum que sunt sub monasterio S. Petri in celo aureo quod est in civitate Papie (…) Ecclesie S.
Syri de plebatu Sorboli”. 25 Sulle vicende dell’episcopato parmense si rimanda a Forlin Patrucco 2005, p. 24-25.
163
E’ mio desiderio ringraziare coloro che in
vario modo hanno reso possibile questo mio
lavoro, il dott. Luigi Malnati, Soprintendente
per i Beni Archeologico dell’Emilia Roma-
gna, che ha autorizzato la mia collaborazione
col Comune di Sorbolo; la dott. Maria Berna-
bò Brea, Direttrice del Museo Archeologico
Nazionale di Parma, che ha consentito la con-
sultazione dell’archivio del Museo; il dott.
Roberto Macellari, per avermi facilitato nel-
l’accesso ai reperti d’età longobarda conser-
vati presso i Civici Musei di Reggio Emilia e
nelle ricerche bibliografiche; il prof. Gianlu-
ca Bottazzi a cui devo la possibilità di consul-
tare in anticipo le sue tavole sulla centuria-
zione nel territorio di Sorbolo; il Gruppo cul-
turale Quingento, ed in particolare il suo pre-
sidente, Gianbattista Aleotti che mi ha messo
a disposizione l’archivio, i materiali e fornito
informazioni sulle ricerche di superficie con-
dotte nel territorio comunale di Sorbolo; il
Gruppo storico archeologico della Val d’En-
za, il suo presidente, Silvio Chierici ed in par-
ticolare i soci Claudio Canepari e Luca Zani-
chelli, a cui si deve la raccolta e la segnala-
zione di gran parte degli oggetti qui studiati,
e che, dopo la presentazione dei primi dati in
occasione della giornata di studi del 19
novembre 2006, hanno intensificato le ricer-
che e mi hanno segnalato le due fibbie da
Frassinara, La Risaia e Frassinara, Tenuta di
Frassinara.
A tutti la mia sentita gratitudine.
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Fig. 1 - Frassinara, tenuta di Frassinara; 2. Frassinara, Borghetto Nuovo; 3. Sorbolo, Croce dei Morti; 4-5. Frassinara, La
Risaia. Scala 2:3 (dis. R. Conversi).
Fig. 2 - Carta degli affioramenti di materiale altomedievale. 1. Frassinara, La Risaia; 2. Frassinara, tenuta di Frassinara;
3. Frassinara, Borghetto Nuovo; 4. Ramoscello, Strada della Fine; 5. Sorbolo, Croce dei Morti; 6. Pieve di Sorbolo (dis. A.