roberta conversi, tracce di medioevo nelle terre di sorbolo. testimonianze di archeologia medievale

15
153 Raccolte di superficie condotte in diversi anni nel territorio del Comune di Sorbolo dai volon- tari dei gruppi archeologici di Quingento e Val d’Enza hanno consentito di individuare oltre venti aree di affioramento di materiale archeo- logico d’età romana, che si vanno ad aggiunge- re alle testimonianze di frequentazioni d’età del Bronzo e del Ferro già note in letteratura nel territorio comunale 1 . Gli affioramenti individuati dalle raccolte di superficie si concentrano nella fascia di territo- rio comunale che si estende da Nord a Sud da Casalora, Frassinara e Ramoscello fino a Bogo- lese. Si tratta in prevalenza di affioramenti di materiale d’epoca romana che si distribuiscono fra l’età repubblicana e la tarda antichità. Tutte le aree di affioramento individuate appaiono regolarmente distribuite in questa porzione dell’Ager parmensis in cui ancora oggi è ben visibile il reticolo del frazionamento centuriale 2 . Oltre a queste numerose testimonianze del popolamento romano, la raccolta di materiale in affioramento contribuisce a documentare meglio alcuni siti di piena e tarda età medieva- le (tra cui quello vasto intorno all’ex convento di Frassinara), già ben noti dai documenti scrit- ti che, a partire dal IX sec. d.C., danno in pro- gressione temporale sempre maggiori informa- zioni sull’organizzazione ed il popolamento del territorio, soprattutto dopo l’anno Mille. I toponimi, noti dalle carte medievali della con- trattistica privata e della diplomatica imperiale e vescovile, come il più antico fra quelli docu- mentati su fonti scritte medievali Sorbulo 3 , e poi ancora Ramoxiello, Frascenaria, Casalauri, Casale Ottoni vengono così supportati ed atte- stati dalla documentazione archeologica prove- niente dalla raccolta di superficie. Il periodo successivo all’età romana risultava poverissimo di documentazione scritta consi- stente in fonti dirette coeve e, fino ad oggi, del tutto privo di documentazione archeologica. Risultava pertanto difficile ricostruire le carat- teristiche culturali e la consistenza del popola- mento nel territorio di Sorbolo nell’Alto medioevo, di cui tuttavia si poteva intuire l’esi- stenza in connessione con quanto documentato dai ritrovamenti effettuati nella area urbana di Parma, nel vicino territorio oltre l’Enza di Mon- tecchio e S. Ilario e dalle note vicende storiche della vicina Brixellum. Dall’esame del materiale raccolto dai volontari è apparso che almeno in quattro delle aree di affioramento sopra accennate, oltre a materiale d’epoca romana, è presente materiale d’età alto- medievale molto ben riconoscibile e databile. Si presentano qui, con tutte le cautele del caso, i primi dati derivati dallo studio dei materiali d’età altomedievale raccolti dai volontari, dati che non possono che essere parziali e prelimi- nari, vista la circostanza dei ritrovamenti, che non consente di contestualizzare i materiali. ROBERTA CONVERSI * Tracce di Medioevo nelle terre di Sorbolo. Testimonianze di archeologia altomedievale ___________________ * Museo Archeologico Nazionale di Parma, Palazzo della Pilotta, 43100 Parma; e-mail: [email protected]; tel. 0521.233718. 1 Vedi in questo volume contributi di Bernabò Brea e Macellari. 2 Vedi in questo volume contributi di Conversi, Bottazzi e Conversi - Macellari. 3 Come noto la prima attestazione del Toponimo “Sorbulo” compare nel testamento di Cunegonda del 15 giugno 835, riga 26 … adque in Sorbulo qui regitur per Teusperto et ipse nobis per cartulas venundavit… Benassi 1910, p. 101-103.

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Raccolte di superficie condotte in diversi anni

nel territorio del Comune di Sorbolo dai volon-

tari dei gruppi archeologici di Quingento e Val

d’Enza hanno consentito di individuare oltre

venti aree di affioramento di materiale archeo-

logico d’età romana, che si vanno ad aggiunge-

re alle testimonianze di frequentazioni d’età del

Bronzo e del Ferro già note in letteratura nel

territorio comunale 1.

Gli affioramenti individuati dalle raccolte di

superficie si concentrano nella fascia di territo-

rio comunale che si estende da Nord a Sud da

Casalora, Frassinara e Ramoscello fino a Bogo-

lese. Si tratta in prevalenza di affioramenti di

materiale d’epoca romana che si distribuiscono

fra l’età repubblicana e la tarda antichità.

Tutte le aree di affioramento individuate

appaiono regolarmente distribuite in questa

porzione dell’Ager parmensis in cui ancora

oggi è ben visibile il reticolo del frazionamento

centuriale 2.

Oltre a queste numerose testimonianze del

popolamento romano, la raccolta di materiale in

affioramento contribuisce a documentare

meglio alcuni siti di piena e tarda età medieva-

le (tra cui quello vasto intorno all’ex convento

di Frassinara), già ben noti dai documenti scrit-

ti che, a partire dal IX sec. d.C., danno in pro-

gressione temporale sempre maggiori informa-

zioni sull’organizzazione ed il popolamento del

territorio, soprattutto dopo l’anno Mille.

I toponimi, noti dalle carte medievali della con-

trattistica privata e della diplomatica imperiale

e vescovile, come il più antico fra quelli docu-

mentati su fonti scritte medievali Sorbulo 3, e

poi ancora Ramoxiello, Frascenaria, Casalauri,

Casale Ottoni vengono così supportati ed atte-

stati dalla documentazione archeologica prove-

niente dalla raccolta di superficie.

Il periodo successivo all’età romana risultava

poverissimo di documentazione scritta consi-

stente in fonti dirette coeve e, fino ad oggi, del

tutto privo di documentazione archeologica.

Risultava pertanto difficile ricostruire le carat-

teristiche culturali e la consistenza del popola-

mento nel territorio di Sorbolo nell’Alto

medioevo, di cui tuttavia si poteva intuire l’esi-

stenza in connessione con quanto documentato

dai ritrovamenti effettuati nella area urbana di

Parma, nel vicino territorio oltre l’Enza di Mon-

tecchio e S. Ilario e dalle note vicende storiche

della vicina Brixellum.

Dall’esame del materiale raccolto dai volontari

è apparso che almeno in quattro delle aree di

affioramento sopra accennate, oltre a materiale

d’epoca romana, è presente materiale d’età alto-

medievale molto ben riconoscibile e databile.

Si presentano qui, con tutte le cautele del caso,

i primi dati derivati dallo studio dei materiali

d’età altomedievale raccolti dai volontari, dati

che non possono che essere parziali e prelimi-

nari, vista la circostanza dei ritrovamenti, che

non consente di contestualizzare i materiali.

ROBERTA CONVERSI*

Tracce di Medioevo nelle terre di Sorbolo. Testimonianze di archeologia altomedievale

___________________

* Museo Archeologico Nazionale di Parma, Palazzo della Pilotta, 43100 Parma; e-mail: [email protected]; tel.

0521.233718.1 Vedi in questo volume contributi di Bernabò Brea e Macellari.2 Vedi in questo volume contributi di Conversi, Bottazzi e Conversi - Macellari.3 Come noto la prima attestazione del Toponimo “Sorbulo” compare nel testamento di Cunegonda del 15 giugno 835, riga 26 … adque

in Sorbulo qui regitur per Teusperto et ipse nobis per cartulas venundavit… Benassi 1910, p. 101-103.

154

Saranno necessarie quantomeno ricognizioni di

superficie sistematiche, effettuate con metodo

ed in campagne successive, per avere almeno

qualche dato in più sulla concentrazione e le

caratteristiche degli affioramenti e sull’esten-

sione delle aree. Successive verifiche e appro-

fondimenti consentiranno di conoscere meglio

anche la natura di tali testimonianze. Benché

privi di dati sul contesto, gli oggetti raccolti

costituiscono tuttavia una preziosa testimonian-

za archeologica del popolamento altomedievale

nel territorio di Sorbolo, di cui prima non si

aveva traccia.

In questo studio ci occuperemo soltanto dei

materiali altomedievali.

Le aree di affioramento da cui proviene mate-

riale d’epoca altomedievale nel territorio del

Comune di Sorbolo sono al momento:

Frazione Frassinara, loc. Borghetto Nuovo,

podere Pezzani,

Frazione Frassinara, Tenuta di Frassinara,

Frazione Frassinara, loc. Casalora, podere La

Risaia,

Sorbolo, Loc. Croce dei Morti, Tenuta Marasini,

Frazione Ramoscello, strada della Fine, Podere

Zanichelli.

LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE

1) FRAZIONE FRASSINARA, LOC. BORGHETTO

NUOVO, PODERE PEZZANI

In un’area di affioramento di materiale d’epo-

ca romana, tra cui ceramica e bronzi, è stata

recuperata una guarnizione di cintura in bron-

zo a forma lanceolata (tav. XXIII, 2, fig. 1.2 e

fig. 2) con lavorazione a traforo e decorazione

a cerchi concentrici “ad occhi di dado”. La

guarnizione nell’estremità di base non sago-

mata biforca lo spessore in una doppia linguet-

ta che nella parte non frammentaria conserva

una piccola borchia passante probabilmente

per l’attacco alla cintura.

h. cm 4,70

larg. cm 2,20

spess. cm 0,20

Si tratta di un oggetto particolare che fonde

insieme le caratteristiche della lavorazione a

traforo rintracciabili nelle decorazioni di cintu-

ra “di stile militare” tardo romana, nota anche

in ambiente bizantino (Cavallari 2005, p.144-

145, fig. III,1,2, III, 1.5.8) con decorazioni che

sono più diffuse in ambiente longobardo. Si

tratterebbe in ogni caso di un elemento di cintu-

ra militare databile nel caso si faccia prevalere

l’aspetto culturale più antico tra la fine del V e

la prima metà del VI secolo d.C., o alla fine del

VI sec. d.C. se lo si riconduce maggiormente

nell’ambito culturale di influenza longobarda.

2) FRAZIONE FRASSINARA, TENUTA DI FRASSI-

NARA

Le raccolte di superficie effettuate in diversi anni

avevano rilevato la presenza di una vasta area di

affioramento di materiale dell’età del Ferro 4 e di

età romana (materiale laterizio frammenti di

embrici e bronzi). Solo nei mesi scorsi 5 è stata

rinvenuta una fibbia ovale di bronzo di tipo lon-

gobardo. L’area risulterebbe dunque frequentata

dall’età del Ferro in continuità fino almeno ad

epoca altomedievale. Situazioni analoghe si

riscontrano in territorio modenese in particolare

a Campogalliano, Saliceto Buzzalino (Corti

2003, p. 208-209, fig. 133, 6). L’affioramento si

colloca immediatamente a Ovest del Cavo Orio-

lo, che ripercorre il tracciato di un cardine roma-

no (Dall’Aglio, pag. 98, fig. 1) a Ovest e a Est

del quale nella fascia Casalora - Bogolese sono

state individuate numerose aree di affioramento

di materiale d’epoca romana.

___________________

4 Vedi contributo Macellari.5 La prima raccolta di superficie venne effettuata da Gianluca Bottazzi negli anni ’80. Negli ultimi anni l’area è stata oggetto di rac-

colte di superficie ad opera dei volontari del Gruppo Storico Archeologico Val d’Enza, sez. di Sorbolo, Canepari e Zanichelli.

155

Una fibbia di cintura di bronzo massiccio (tav.

XXIII, 1, fig. 1.1 e fig. 2).

La fibbia è composta da un anello ovale a sezio-

ne sub circolare, con ardiglione a uncino con

base a scudetto e decorazione a palmetta. Il lato

dell’anello dove si articola l’ardiglione è costi-

tuito da un elemento cilindrico. L’anello e l’ar-

diglione si articolano mediante un perno fissato

all’estremità esterna dello scudetto dell’ardi-

glione ripiegato all’in sotto.

h. cm 3,50

larg. cm 2,20

spess. cm 0,40 (anello)

La fibbia è del tipo più diffuso nel bacino del

Mediterraneo; ne sono state ritrovate in tombe

longobarde in Pannonia ed è tipo attestato fino

alla fine del VI sec. d.C. Nel corso del VII sec.

la tipologia della fibbia si evolve con decora-

zioni sull’anello e sull’ardiglione. La fibbia

della tenuta di Frassinara ha confronti puntuali

nel Parmense nel corredo della tomba 8/1979

nel sepolcreto di Collecchio, Fornace Parmense

(Catarsi 1993, p. 64-65), nel Modenese con una

fibbia trovata a Campogalliano (Corti 2003

op.cit.), mentre sempre in territorio modenese

dalla tomba di cavaliere longobardo di Marza-

glia proviene una fibbia simile nella forma a

quella di Frassinara, ma con ardiglione a scu-

detto decorato a doppia fascia di incisioni incro-

ciate, più tarda, datata tra la fine del VI e l’ini-

zio del VII sec. d.C 6, quest’ultima del tutto

simile a quella trovata a Piacenza Piazza Caval-

li, in associazione con una fibbia ovale a deco-

razioni a fasce radiali ed ad uno scramasax,

datati tra la fine VI e l’inizio VII sec. d.C.

La fibbia ad anello costituisce al momento l’u-

nico elemento raccolto nell’affioramento della

tenuta di Frassinara attribuibile ad età altome-

dievale. Si tratta di un manufatto che conserva

nella forma influssi di tradizione gota, ma

ampliamente attestato nei corredi di guerrieri

longobardi del periodo della prima dominazio-

ne. Starebbe a documentare una presenza molto

precoce di queste genti nel territorio sorbolese

fin dalla metà del VI d.C. L’oggetto si trova fre-

quentemente in ambito funerario, in tombe

maschili ed è parte dell’abbigliamento militare;

sarebbe la fibbia di quella cintura a cinque pezzi

molto diffusa tra i soldati longobardi, atta a sor-

reggere la spada e lo scramasax. Purtroppo le

circostanze del ritrovamento non consentono di

meglio definire questa presenza. Rimane il fatto

che la fibbia è la più antica testimonianza della

presenza di genti longobarde nel territorio

comunale, oggi nota, e ne documenta la fre-

quentazione fin dal VI sec. d.C.

Le caratteristiche del pezzo consentono di

spingerci anche in una datazione molto alta,

prima della metà del VI d.C., il che la farebbe

inserire nel periodo della più precoce presenza

di genti germaniche in questa particolare area,

potremmo dire di cuscinetto, dell’Ager par-

mensis, quando milizie longobarde erano al

seguito dell’esercito bizantino durante la guer-

ra greco gotica, ancor prima della discesa in

Italia e della presa di Parma, col conseguente

stanziamento longobardo da parte di Alboino,

che tuttavia può costituire il termine più tardo

per la datazione di questo prezzo, vale a dire la

fine del VI sec d.C.

3) FRAZIONE FRASSINARA,

LOC. CASALORA - PODERE LA RISAIA

Raccolte di superficie 7 effettuate a più riprese

hanno evidenziato in prossimità del podere La

Risaia, in loc. Casalora, fraz. Frassinara, un

vasto affioramento di materiale in prevalenza

d’epoca romana, che testimonierebbe la presen-

___________________

6 Gelichi 1988, vol. I p. 564, fig. 501; Cerchi 1988, vol. II, p. 131, fig. 97,6.7 Le raccolte sul sito sono state effettuate a più riprese dai volontari del Gruppo archeologico Quingento e dai volontari del Gruppo

Storico Archeologico della Val d’Enza di Sant’Ilario. I ritrovamenti della fibbia e delle guarnizioni sono di Claudio Canepari e Luca

Zanichelli del Gruppo Storico Archeologico della Val d’Enza, sezione di Sorbolo. La fibbia a forma ovale è stata rinvenuta da loro il

6 luglio 2007.

156

za di un sito molto antico, forse a partire dall’e-

tà repubblicana, come farebbe pensare la pre-

senza di ceramica a vernice nera, da attribuirsi

forse al primo momento di colonizzazione del-

l’Ager parmensis e alla sua divisione centuria-

le. La continuità nei secoli successivi sarebbe

documentata dalla presenza di frammenti di

terra sigillata e di ceramica a pareti sottili d’im-

pasto grigio; diversi frammenti di oggetti in

bronzo di fine fattura riportano all’età imperia-

le, ad esempio una decorazione bronzea raffigu-

rante un ariete, un’ansa di brocchetta, decorata

con volto di satiro in bronzo. Sono stati ritrova-

ti anche frammenti di manufatti in vetro, tra cui

un frammento di tazza di vetro verde chiaro tra-

sparente, decorata a costolature, un frammento

di ansa di vetro verde trasparente, un frammen-

to di ansa in vetro blu trasparente decorata a

costolature, un frammento di collo di balsama-

rio con labbro estroflesso con orlo ripiegato a

cordoncino in vetro verde chiaro trasparente.

Sono stati raccolti anche un peso in piombo raf-

figurante Diana, due pesi in piombo a forma di

conchiglia, un anello gemino quadricuspidato,

una figurina frammentaria in bronzo rappresen-

tante un ariete con accurate rifiniture nella resa

del mantello lanoso, una piccola gamba in bron-

zo (gamba e piede) probabile frammento di una

statuetta maschile, diverse monete (tav. XXIII).

Tra il numeroso materiale fittile si riconoscono

frammenti di anfore e di embrici; sono stati

ritrovati anche due frammenti di un grande

mortaio in pietra e numerosi frammenti di cera-

mica grezza (orli di pentola e olla).

Tra i materiali d’età più tarda si distinguono tre

guarnizioni di cintura in bronzo a forma di pelta

(decorazione tipicamente romana) che negli

studi più recenti vengono ricondotti ad una tipo-

logia di cintura di “stile militare”, in uso presso

i condottieri di stirpe germanica assoldati nel-

l’esercito romano fin dal IV d.C.. E’ solitamen-

te presente nel corredo funerario come oggetto

di distinzione, ed è poi molto diffusa in varian-

ti semplificate nel V sec.d.C. anche presso l’e-

sercito bizantino 8.

Ci soffermiamo nella presentazione e nello stu-

dio del materiale altomedievale.

Anello di fibbia di cintura in bronzo di grandi

dimensioni, a forma ovale, con sezione rettan-

golare arrotondata, decorata sul fronte a 6 fasce

di 3 linee parallele incise, mancante dell’ardi-

glione. Conserva la barretta per ardiglione fissa,

fusa insieme all’anello (tav. XXIII, fig. 1.5)

h. cm 6,2

larg. cm 3,4

spess. cm 0,3

L’anello di fibbia trova un confronto puntuale

nell’Emilia Occidentale con quello ritrovato nel

sepolcreto di Piazza Cavalli a Piacenza 9. Pun-

tuale è anche il confronto con una fibbia mobi-

le completa proveniente dalla necropoli di

Nocera Umbra, tomba 184, che consente di leg-

gerne bene la funzionalità, essendosi conserva-

te lì tutte le parti in bronzo della cintura. Un

altro confronto è possibile anche con un’altra

fibbia proveniente dalla tomba 84 della necro-

poli di Nocera Umbra, questa in argento con lo

stesso tipo di anello, descritta nel catalogo pub-

blicato da Pasqui Paribeni come “fibbia grande

d’argento snodata presso la placca e munita di

maniglia a fascetta. Fu trovata sotto il pugnale.

Lung mm 35” 10; rispetto alla fibbia di Frassina-

ra ed a quella di Piacenza, questa fibbia di

Nocera Umbra è di dimensioni più piccole ed

ha conservato l’ardiglione a scudetto.

___________________

8 SESINO P., 1990 p.62; Cavallai C., 2005 p. 156.9 Ringrazio la dott. Anna Maria Carini, dei Musei Civici di Piacenza, per avermi fornito l’immagine del corredo con la fibbia dalla

sepoltura da Piacenza, Piazza Cavalli, che ha attualmente in studio ed in corso di pubblicazione, Carini 2007, p. 28.10 SARONIO 1993, pp. 69-70 fig. 2; PASQUI-PARIBENI 1916, fig. 142, p. 282. Ringrazio la signora Anna Onnis del Museo dell’Altome-

dioevo di Roma, per avermi con cortesia e sollecitudine inviato la documentazione fotografica relativa alla fibbia della tomba n. 84

da Nocera Umbra. Il catalogo del sepolcreto di Nocera Umbra è stato recentemente pubblicato da Cornelia Rupp, (Rupp 2005).

157

Nonostante la mancanza di dati sul contesto di

ritrovamento della nostra fibbia, il confronto

con le altre citate fa pensare che essa facesse

parte del corredo di una sepoltura maschile;

ulteriori ricerche potrebbero consentire di rac-

cogliere dati utili a capire meglio il contesto.

Il tipo della fibbia richiama un modello per fib-

bia in piombo rinvenuto negli scavi della

Crypta Balbi (Ricci 1994, p. 21, f.6), dove nel

1993 è stato ritrovato tra l’altro un importante

scarico di materiale di lavorazione di metalli,

con oggetti finiti, scarti di lavorazione, matrici

e modelli, riferibili in gran numero ad elementi

di cinture multiple. Gli scarti documentano le

varie fasi di lavorazione che, nel caso della fib-

bia proveniente da Frassinara, La Risaia può

essere ricostruito a partire da un modello ese-

guito in piombo, con una matrice probabilmen-

te a una sola valva in terracotta o pietra per rea-

lizzare la fusione. I confronti con il pezzo di

Piacenza e con quello di Nocera Umbra ed il

riferimento ad un modello rinvenuto in un labo-

ratorio di produzione dell’Italia Centrale con-

fermano una produzione in serie sia nell’Emilia

Occidentale che nel centro Italia.

In riferimento al confronto puntuale fra la fibbia

di Frassinara e quella di Piacenza, possiamo

spingerci a dire che per dimensioni e decorazio-

ni le due fibbie fanno pensare che siano state

realizzate con matrice prodotta in serie o che

provengano dallo stesso laboratorio artigianale.

La fibbia di Frassinara La Risaia è parte della

cintura c.d. a cinque pezzi, databile all’inizio

del VII sec. d.C., che si trova nei corredi

maschili longobardi.

Guarnizione di cintura in bonzo a fusione di

forma quadrangolare (tav. XXIII, fig. 1.4) sago-

mata in testa, decorata con n. 5 borchiette, cia-

scuna contornata alla base con un cerchio di

piccoli granuli; nel rovescio è presente una lin-

guella conservata per intero ed un frammento,

con foro per l’attacco alla cintura.

h. cm 3,20

larg. cm 3,00

apess. cm 0,40.

Anche quest’oggetto è riconducibile alla tipolo-

gia delle cinture multiple maschili di cultura

longobarda ed è databile per tipologia e con-

fronti all’inizio del VII d.C.. Si tratta di una tipo

molto diffuso nei territori di occupazione lon-

gobarda, che trova testimonianze ad esempio in

Emilia a Collecchio, Fornace parmense e a S.

Ilario 11, come in Friuli, con un’altra guarnizio-

ne simile rinvenuta in una tomba maschile a

Cividale (Longobardi 1992, pp. 443/446,

X116).

I due oggetti, l’anello di cintura e la guarnizio-

ne, sono stati rinvenuti in diversi tempi di rico-

gnizione e non è stato possibile ricostruire se

provengano entrambi da uno stesso punto di

affioramento. E’ anche molto diverso il loro

stato di conservazione. La guarnizione si pre-

senta ben conservata con una bella patina, l’a-

nello della fibbia invece mostra diversi punti di

corrosione.

E’ pertanto difficile stabilire se possano essere

appartenuti alla stessa cintura o piuttosto a due

cinture differenti.

In ogni caso si tratta di oggetti, come si è accen-

nato, che vengono ritrovati in contesti funerari.

In questo caso dal ritrovamento delle due com-

ponenti di cintura esaminate appare evidente

che all’inizio del VII sec. d.C genti di cultura

longobarda hanno posto le loro sepolture in

prossimità o sullo stesso insediamento romano

(villa) di non trascurabile importanza, conside-

rati i materiali rinvenuti, che ha avuto vitalità

per un lungo periodo ed era ancora in efficien-

za nella tarda antichità. Tra l’altro ciò non

esclude che quanto rimaneva della villa romana

sia stato anche il loro abitato.

___________________

11 Catarsi, 1993a, p. 65; Sturman Ciccone, 1977, tav. 16.7; Catarsi 1993b, p. 42.

158

4) SORBOLO, LOC. CROCE DEI MORTI,

TENUTA MARASINI

Si tratta del ritrovamento più a sud al momento

noto, sull’asse della via romana per Brixellum.

Anche in questo caso è stata individuata una

vasta area di affioramento di materiale di epoca

romana oggetto di una raccolta di superficie

effettuata a più riprese e da entrambi i gruppi di

volontari. Tra i numerosi frammenti di cerami-

ca ed elementi decorativi in bronzo d’epoca

romana si segnala un unico pezzo inquadrabile

in periodo altomedievale.

Un elemento frammentario di fibbia mobile

sagomato in bronzo (tav. XXIII, fig. 1.3 e fig.

2), decorato con due grandi borchie zigrinate

alla base del tipo “a testa di cavallo”.

h. cm 2,20

larg. cm 2,30

spess. cm 1,10

Si tratta della parte di fibbia che teneva l’anello e

l’ardiglione con due braccetti che si sono conser-

vati. E’ mancante invece la parte terminale. Sul

rovescio è conservata la linguella d’attacco alla

cintura. Si tratta di quell’elemento di fibbia di

cintura che in contesto integro è stato recuperato

con anello ovale, pertinente ad una tipologia

molto diffusa dal periodo pannonico a quello di

dominazione sul territorio italiano in diverse

varianti che ne consentono differenti datazioni. Il

frammento di Corte Marasini per la caratteristica

della fusione sagomata e della decorazione zigri-

nata alla base delle due grosse borchie si può

datare all’inizio del VII sec.d.C., componente di

una cintura di quel tipo che col tempo da una più

semplice forma a cinque pezzi si è andata com-

ponendo di elementi funzionali e decorazioni

multiple. Esso trova un confronto puntuale con

un pezzo interamente conservato dal sepolcreto

altomedievale di Firmiano, Cividale.

Tra il materiale raccolto si segnala anche un

vago di collana in pasta vitrea chiara decorato a

costolature ed un oggetto in ferro a sezione sub-

circolare appiattita ed ingrossata al centro pie-

gato a U, in pessimo stato di conservazione, che

fa pensare in via molto ipotetica ad uno spero-

ne 12. Non è possibile ipotizzare una connessio-

ne tra questi ultimi ed il frammento di fibbia

essendo tra l’altro stati recuperati in momenti

diversi dai due differenti gruppi di volontari.

5) FRAZIONE RAMOSCELLO, STRADA DELLA FINE,

PODERE ZANICHELLI

In un’area poco lontana da un affioramento di

materiale d’età romana è stato ritrovata una lama

di ferro ad un taglio con frammento di codolo. Il

filo della lama è molto consunto e frammentario

mentre è in buono stato il dorso. La lama della

lung. max conservata di ca. cm 30 nel terzo infe-

riore del dorso, apparentemente privo di scanala-

ture, presenta verso la punta una netta angolatura.

Farebbe pensare ad uno scramasax di quelli data-

bili intorno all’inizio del VII sec. d.C., sostenuti

dalla cintura a cinque pezzi o multipla 13; va detto

tuttavia che ci è stato segnalato che la lama è stata

ritrovata con l’estremità della punta ripiegata su

stessa e successivamente raddrizzata con un mal-

destro intervento 14. Tutto questo ha alterato il

pezzo e ne rende difficile una interpretazione certa.

In altra occasione è stata ritrovata nella stessa area

una fibbietta a doppio arco con imposta per l’ardi-

glione ed un puntalino in bronzo privo di decora-

zioni, con due fori passanti per l’attacco al cinturi-

no 15, oggetti riconducibili a calzature datate al VI

sec. d.C. (Cavallari 2005, p. 157) (fig. 2.4 e fig. 3).

___________________

12 Raccolta di superficie del gruppo archeologico di Quingento.13 Il cattivo stato dell’oggetto non consente di vedere, senza restauro, se ci sono scanalature sul dorso. Scarmasax con dorso ad ango-

lo sono stati trovati a Trezzo d’Adda (Longobardi, 1992, p. 194, IV. 68) a Cividale, nella necropoli di Santo Stefano in Pertica (Lon-

gobardi, 1992, p. 416, X. 82), tuttavia quello trovato a Ramoscello si discosta per la notevole estensione dell’angolo del dorso su un

terzo della lunghezza totale della lama. 14 Il pezzo è stato rinvenuto da Zanichelli del Gruppo Storico Archeologico Val d’Enza.15 Raccolta di superficie del Gruppo culturale Quingento.

159

Riguardo all’interpretazione di questi oggetti ci

si pone con estrema cautela poiché sono davve-

ro pochi gli elementi che li possono ricondurre

ad una datazione ed attribuzione certa ad un

ambito culturale. Va inoltre detto che sono stati

recuperati nell’area alcuni frammenti di cerami-

ca grezza da mensa annerita dal fuoco, di cui

uno lavorato a costolature parallele ed uno, un

frammento di orlo, riconducibile ad una forma

molto aperta di catino coperchio, tutti di impa-

sto con molti inclusi micacei e di superficie, del

tipo di ceramica più diffusa tra il IX e l’XI sec.

d.C. Inoltre una lama simile a quello di Strada

della Fine, rinvenuta in un contesto stratigrafico

a Fraore è stata recentemente attribuita all’XI

sec. d.C. (Dall’Aglio 2006, p. 258).

In tutti i casi presentati sono stati presi in esame

quasi esclusivamente oggetti metallici. Va detto

che tra i vari frammenti di raccolta di superficie

esaminati non è stato possibile riconoscere in

altri materiali, quali ad esempio i frammenti

ceramici, alcun elemento che li riconducesse

chiaramente a culture di età altomedievale. Se è

vero che tra i frammenti ritrovati sono ben rico-

noscibili tipologie ceramiche d’epoca romana,

non è altrettanto vero per il periodo immediata-

mente successivo. Gli oggetti presentati sono

gli unici tra quelli esaminati che possono essere

chiaramente inquadrati in culture germaniche

del periodo che va dal VI al VII sec. d. C.

A questi si è voluto comunque aggiungere anche

il materiale per ora di non definita attribuzione,

che lascia ancora aperto lo studio per una sicura

datazione, come nel caso di Strada della Fine.

“BARBARI” NEL TERRITORIO DI SORBOLO

I materiali presentati ci consentono di affermare

che sul territorio di Sorbolo almeno dalla metà

del VI sec. d. C. e fino alla prima metà del VII

d.C. erano presenti soldati longobardi il cui

luogo di sepoltura fu scelto all’interno o nelle

immediate vicinanze di ville di impianto romano

di lunga frequentazione e molto ricche, probabil-

mente ancora vitali all’arrivo dei Longobardi.

Tre dei siti da cui provengono materiali longo-

bardi sono disposti in una fascia che da Nord a

Sud va da Casalora a Ramoscello, ed è compre-

sa tra due Cardini, molto ben leggibili nelle carte

napoleoniche, ma ancora oggi ben visibili nella

suddivisione poderale e nei tracciati viari 16.

In questa fascia si hanno le testimonianze della

presenza più antica, la fibbia con ardiglione a

scudetto e la guarnizione di cintura ad occhi di

dado, ma anche quelle di inizio VII sec. d.C.,

quale il grande anello di cintura con decora-

zione a fasce di linee parallele e la guarnizio-

ne di cintura con borchiette. Sempre in questa

fascia di territorio abbiamo accennato alla pre-

senza di testimonianze di altri popoli in armi,

le decorazioni di cintura in bronzo a pelta, in

uso anche presso l’esercito bizantino. Il ritro-

vamento più a Sud si colloca in quella che

doveva essere stata una ricca villa romana

sulla via per Brixellum ai margini del Kardo

immediatamente parallelo verso Est a quello

su cui si affacciano i tre ritrovamenti della

zona a Nord, Casalora-Ramoscello. Anche

questo documenta la presenza nella prima

metà del VII sec.d.C. di almeno una sepoltura

maschile all’interno o nelle immediate vici-

nanze di una villa romana.

Pare di poter affermare che esistessero tra la

fine del VI e la metà del VII sec. d.C. due vet-

tori strategici: uno in direzione NS che riper-

corre un Kardo nella fascia Casalora-Ramo-

scello e l’altro, ben noto della via per Brixel-

lum. Nel primo caso la disposizione dei ritro-

vamenti, che in percentuale attesterebbero una

fitta presenza longobarda in quella fascia ed in

generale su tutto il territorio a Ovest dell’abi-

___________________

16 Vedi contributi in questo volume di Bottazzi e Conversi.

160

tato di Sorbolo, sia stiano ad indicare sepoltu-

re isolate, che, e non lo sappiamo ora, necro-

poli e o insediamenti, lo fa supporre come una

sorta di territorio di frontiera, con una via di

collegamento sul tracciato del Kardo. Va anco-

ra sottolineato che i numerosi affioramenti d’e-

poca romana si concentrano in quella zona a

Ovest dell’odierno abitato di Sorbolo. Non

sono noti infatti ritrovamenti a est del cavo

Naviglio e del canale Fumolenta. I motivi di

questa situazione vanno ricercati nell’assetto

geomorfologico e nell’idrografia antica, che

possono aver determinato scelte insediative

strategiche o semplicemente la loro copertura

con sedimenti alluvionali 17. Sull’importanza

strategica della via per Brixellum è persino

superfluo soffermarsi.

Queste nuove acquisizioni non solo portano dati

del tutto nuovi sulla storia del territorio di Sorbo-

lo, ma consentono di arricchire il quadro delle

conoscenze della presenza dei Longobardi sulla

sponda parmense dell’Enza e nelle loro diverse

fasi di incursione e dominazione del territorio reg-

giano. Fin ora infatti al di fuori dei ritrovamenti

urbani di Parma nella pianura orientale compresa

tra la città e il corso dell’Enza non erano note

testimonianze archeologiche d’epoca longobarda.

I reperti del territorio di Sorbolo potrebbero docu-

mentare due diversi momenti di frequentazione e

stanziamento nel nostro territorio, uno molto pre-

coce, di passaggio nel VI sec, ed uno successivo

di consolidamento stanziale dopo la presa di Bri-

xellum all’inizio del VII sec. 18.

FRASCENARIA E IL SUO CASTRUM E SORBULO

E LA SUA PLEBS SANCTI FAUSTINI

Come si è detto la zona di Frassinara risulta for-

temente interessata dalla presenza longobarda tra

il VI e il VII sec. Per questa zona che, nei docu-

menti medievali viene citata come castrum 19, è

testimoniato nelle carte d’archivio un

permanere dell’uso del diritto Longobardo

tardo a confermare che si è trattato di un insedia-

mento radicato e che è durato nel tempo, se anco-

ra alla fine dell’XI sec.d.C. c’è chi, tale Azone di

Casalora, dichiara di vivere secondo il diritto

Longobardo: nel 1096 d.C. … Azonis de Casa-

lauri ex nacione nostra vivere Longobardorum…

(Drei 1928, p. 364).

L’incrocio delle informazioni provenienti dalle

carte d’archivio e dai reperti archeologici ci con-

sente di capire meglio l’assetto territoriale della

zona di Casalora - Frassinara nell’alto medioevo 20.

Alla metà del X sec. d.C., l’11 giugno 948, in una

donazione di Lotario viene citato per la prima

volta il … castrum Frascenaria… per descrivere

i confini di quella che viene definita una “curti-

cellam”, che si estende tra la fossa Formicola, il

canale di sorgiva Fumolenta ed il castrum Frasce-

naria (Drei 1931, p. 175), castrum che nello stes-

so documento, qualche riga più sotto, viene defi-

nito …castello Frascenaria…. Come è noto nel

latino classico il termine castra e poi castrum defi-

nisce l’accampamento militare e un insediamento

militare; il termine castrum nel latino medievale

indica strutture permanenti, un edificio o un com-

___________________

17 Vedi contributo di Cremaschi.18 Sulla presa di Brixellum si rinvia la famoso passo di Paolo Diacono, III, 18 His ita gestis, Authari rex Brexillum civitatem super Padi

marginem posita expugnare adgressum est….Brexillus capta est, muri quoque eius solum ad usque destructi sunt.19 La prima citazione documentaria nota di un castrum Frascenaria è in documento del 11 giugno 94, il Re Lotario dona al conte Main-

fredo un possedimento che comprende l’area dall’Enza fino alla Fossa Formicolaria e poi fino al Castrum Frascenaria al Po, Drei

1931, vol. I, p.175.20 Una considerazione sul toponimo Casaluri. Possiamo farlo risalire a Casalis-Lauri, dal latino medievale Casalis, che nel periodo

più antico indica un aggregato di edifici rustici, in seguito corrisponde ad una curtis. Laurus potrebbe ricondurre alla pianta di alloro

e quindi avere l’aspetto di un fitonimo, così come Sorbolus e Frascenaria. Pare infatti molto difficile che si possa ricondurre Lauri

alla tribù romana dei Laurinates, tribù irpina.

161

plesso di edifici fortificati. Fino a tutta l’epoca

carolingia l’autorizzazione ad edificare un castel-

lo viene rilasciata dal re, ma tra il IX-X secolo, col

disgregarsi del potere centrale e le continue

minacce di incursioni, i grandi proprietari terrieri

iniziano spontaneamente a fortificare le loro pro-

prietà, recintandole con strutture più o meno robu-

ste: palizzate o mura all’interno delle quali rac-

chiudevano le loro proprietà terriere e non (terre,

edifici, uomini). Intorno al Mille i castra sono

ancora strutture molto semplici, aree circondate da

fossati e terrapieni con palizzate in alcuni casi con

mura, con l’aspetto di villaggi fortificati all’inter-

no dei quali non solo era l’abitazione del padrone

ma quelle dei servi e degli armati; è a questo

aspetto che dobbiamo pensare nel caso del

castrum o castello Frascenaria, termini qui usati

evidentemente come sinonimi. Si tratta di nuclei

fortificati di natura più civile, che militare, anche

se difensiva. E’ stato rilevato un collegamento in

continuità tra la presenza di un presidio di caratte-

re militare romano (Castrum) e l’insistere su di

esso di una presenza longobarda (Gelichi 1996).

Nel caso di Frassinara si incontrano tutti i dati

documentali: la presenza di importanti insedia-

menti d’epoca romana su cui si sono impiantate

strutture longobarde (quelle documentate al

momento sono funerarie) che hanno avuto una

tale incidenza da lasciare traccia nella documenta-

zione scritta dei secoli successivi di una pratica

che si lega ancora all’antico diritto longobardo. La

datazione dei reperti attesta una presenza longo-

barda nella zona di Frassinara già dai secoli VI e

VII; non si ha al momento documentazione

archeologica relativa a stanziamento dei Longo-

bardi sul territorio di Sorbolo nei secoli successivi

della loro dominazione, per i quali ci possiamo

affidare alla documentazione archivistica poste-

riore, che attesta appunto un così tardivo persiste-

re dell’uso del diritto longobardo, segno di un

radicamento sociale e culturale in quell’area nei

secoli, che sopravvive ancora alla fine del XI sec..

Riguardo alla situazione del territorio di Sorbo-

lo nel periodo che va dalla seconda metà del VII

a tutto l’VIII d.C., epoca di consolidamento e

strutturazione della presenza longobarda prima

dell’avvento carolingio, riteniamo di poter fare

una utile riflessione che ci viene dalla presenza

della chiesa plebana intitolata a i Santi Faustino

e Giovita. Premesso che ultimamente si tende a

sottolineare di meno la relazione che si può trar-

re tra alcune intitolazioni di chiese ed una loro

eventuale fondazione longobarda, va detto tut-

tavia che, nel caso dell’intitolazione ai SS. Fau-

stino e Giovita, che ha una diffusione molto cir-

coscritta in un’area ed in un periodo 21, ci si può

spingere, più che in altri casi, a fare un’ipotesi

di relazione con questa cultura.

E’ stato chiarito che i resti venuti in luce sotto

l’attuale chiesa, appartengono all’impianto della

pieve romanica dell’XI sec. d.C. 22 Questi non

necessariamente coincidono con la prima fonda-

zione dell’edificio di culto, tenuto anche conto

del fatto che non sono stati fatti scavi archeolo-

gici esaustivi. Saremmo infatti propensi a pensa-

re che l’intitolazione della chiesa plebana, dav-

vero legata al culto cristiano cattolico dei Longo-

bardi, si rifaccia ad una dedicazione di un edifi-

cio di culto precedente la fase edilizia dell’edifi-

cio romanico, i cui resti sono stati messi in luce.

Se, avvalorando questa tesi, ipotizziamo la

preesistenza alla pieve romanica di una cappel-

la, un piccolo edificio sacro dedicato al culto

dei Santi Faustino e Giovita nel luogo dove è

stata poi costruita la pieve a tre absidi, possia-

mo risalire all’VIII sec. d.C., periodo di mag-

gior diffusione del culto dei santi nel Nord Ita-

lia e possibile epoca a cui far risalire un’even-

tuale fondazione di un primo piccolo edificio di

culto intitolato ai Santi Patroni.

___________________

21 A questo proposito si veda qui l’articolo di Galli.22 Il rilievo delle strutture e lo studio che ne ha fatto M. Fava, affrontato per la prima volta in occasione di questa giornata di studi,

porta ad una datazione definitiva dei resti.

162

Anche in questo caso il legame con l’epoca lon-

gobarda ci viene dai documenti d’archivio suc-

cessivi, a partire dal ben noto testamento della

Regina Cunegonda, in cui compare per la prima

volta il fitonimo indicante la località di Sorbolo,

documento del 835 d.C, dove si parla di una pro-

prietà sita in Sorbulo e condotta da Teusperto. …

quod est in Sorbulo, regitur per Teusperti… 23.

Ancora in secoli successivi torna nei documenti

la testimonianza di un forte ed antico legame con

la cultura longobarda e l’area di provenienza del

culto dei Santi Faustino e Giovita, con l’attesta-

zione della presenza di due cappelle dedicate a S.

Siro, di cui quella di Coenzo, soggetta al mona-

stero di San Pietro “in celo aureo” di Pavia, fon-

dato da Liutprando 24, cui si attribuisce la fonda-

zione di diverse chiese dedicate a S. Siro, per

consolidare il culto cattolico presso i Longobardi.

Va ricordato che il primo Vescovo di Parma noto,

quell’ Urbanus parmensis episcopus, che com-

pare nel concilio di Roma del 378 d.C., è ariano

e che il successivo vescovo di cui si ha notizia

dopo di lui è Gratiosus nel 680 d.C.; un lungo

arco di tempo senza altre informazioni, quasi ad

indicare un silenzio di damnatio memoriae delle

fonti, di fronte all’imbarazzo di un episcopato

ariano ancora persistente a Parma, in un’epoca in

cui il potere centrale ecclesiastico è fortemente e

definitivamente nelle mani cattoliche ed il catto-

licesimo è stato adottato come religione ufficiale

anche dai Re longobardi 25.

La presenza delle due cappelle dedicate a

S.Siro, sulle due rive dell’Enza, di pertinenza

alla plebe di S. Faustino di Sorbolo, e la stessa

chiesa plebana dedicata ai Santi Faustino e Gio-

vita fanno pensare ad una ordinata organizza-

zione ecclesiasitca di origine longobarda, che

intorno all’VIII secolo trova la sua definizione

nell’area lungo l’Enza, quasi a differenziare i

due momenti della dominazione longobarda,

quello precoce di passaggio e di primo stanzia-

mento del VI e in VII sec. in un’area diremmo

civile e di linea difensiva nella zona di Frassi-

nara ed uno del periodo successivo, nell’VIII

sec. d.C., quando consolidato lo stanziamento,

sorgono intorno ai nuovi luoghi di culto cattoli-

ci le prime comunità medievali ed in particola-

re quella che sarà la plebs Sancti Faustini.

RIASSUNTO

Negli ultimi anni, ricognizioni di superficie

effettuate nel Comune di Sorbolo hanno evi-

denziato oltre venti aree di affioramento di

materiale archeologico. La consistenza del

popolamento in età romana di questa parte del-

l’Ager parmensis è ben documentata da queste

aree di affioramento in una porzione di territo-

rio ove il reticolo centuriale è ancora oggi ben

visibile nella suddivisione prediale. Insieme

alle numerose testimonianze del popolamento

romano, la raccolta di superficie ha consentito

di recuperare in quattro aree di affioramento

diverse materiali riferibili alla presenza di

popolazioni di origine longobarda che ne docu-

mentano la precoce presenza sul territorio sor-

bolese a partire dal VI sec. d.C., presenza che

prima di queste scoperte si poteva supporre,

viste le vicende storiche di Brixellum, e i ritro-

vamenti nella vicina area urbana di Parma e nel

limitrofo territorio oltre l’Enza, ma di cui fin

ora non si conosceva documentazione scritta o

archeologica. La disposizione delle aree di

affioramento, la fondazione e dedicazione della

chiesa plebana ai santi Faustino e Giovita sug-

geriscono un’ipotesi sull’origine della prima

comunità medievale di Sorbolo, legata all’inse-

diamento di genti longobarde.

___________________

23 Vedi nota 3.24 SCHIAVI 1925, p. 36 (“Decima ecclesiarum que sunt sub monasterio S. Petri in celo aureo quod est in civitate Papie (…) Ecclesie S.

Syri de plebatu Sorboli”. 25 Sulle vicende dell’episcopato parmense si rimanda a Forlin Patrucco 2005, p. 24-25.

163

E’ mio desiderio ringraziare coloro che in

vario modo hanno reso possibile questo mio

lavoro, il dott. Luigi Malnati, Soprintendente

per i Beni Archeologico dell’Emilia Roma-

gna, che ha autorizzato la mia collaborazione

col Comune di Sorbolo; la dott. Maria Berna-

bò Brea, Direttrice del Museo Archeologico

Nazionale di Parma, che ha consentito la con-

sultazione dell’archivio del Museo; il dott.

Roberto Macellari, per avermi facilitato nel-

l’accesso ai reperti d’età longobarda conser-

vati presso i Civici Musei di Reggio Emilia e

nelle ricerche bibliografiche; il prof. Gianlu-

ca Bottazzi a cui devo la possibilità di consul-

tare in anticipo le sue tavole sulla centuria-

zione nel territorio di Sorbolo; il Gruppo cul-

turale Quingento, ed in particolare il suo pre-

sidente, Gianbattista Aleotti che mi ha messo

a disposizione l’archivio, i materiali e fornito

informazioni sulle ricerche di superficie con-

dotte nel territorio comunale di Sorbolo; il

Gruppo storico archeologico della Val d’En-

za, il suo presidente, Silvio Chierici ed in par-

ticolare i soci Claudio Canepari e Luca Zani-

chelli, a cui si deve la raccolta e la segnala-

zione di gran parte degli oggetti qui studiati,

e che, dopo la presentazione dei primi dati in

occasione della giornata di studi del 19

novembre 2006, hanno intensificato le ricer-

che e mi hanno segnalato le due fibbie da

Frassinara, La Risaia e Frassinara, Tenuta di

Frassinara.

A tutti la mia sentita gratitudine.

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Fig. 1 - Frassinara, tenuta di Frassinara; 2. Frassinara, Borghetto Nuovo; 3. Sorbolo, Croce dei Morti; 4-5. Frassinara, La

Risaia. Scala 2:3 (dis. R. Conversi).

Fig. 2 - Carta degli affioramenti di materiale altomedievale. 1. Frassinara, La Risaia; 2. Frassinara, tenuta di Frassinara;

3. Frassinara, Borghetto Nuovo; 4. Ramoscello, Strada della Fine; 5. Sorbolo, Croce dei Morti; 6. Pieve di Sorbolo (dis. A.

Fig. 3 - Materiali da Ramoscello, Strada della Fine, Podere Zanichelli (foto R. Conversi).