ricerche preliminari sui coleotteri
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Biodiversità, gestione e conservazione di un’area umida del litorale tirrenico: la Palude di Torre Flavia. BATTISTI C. (ed.), 2006. Provincia di Roma, Gangemi Editore 205
ABSTRACT – Preliminary study on Coleoptera in “Torre Flavia”natural Monument. – A preliminary inventory of beetles (Co-leoptera) is given from a protected area located along the Tyrrheniancoast. The habitat consists of a sand shore with psammophilousplants and a small wet zone (reed, rush and sedges). A total of 114species belonging to 25 families were found. Despite of its small sur-face, the study area represents an interesting reservoir of marshdwelling species which are disappearing from Italian coastal low-lands.
Introduzione
I Coleotteri sono l’ordine di insetti più numerosoe importante sia a livello globale sia per quanto riguar-da la nostra fauna. In particolare, per l’Italia sono statefinora segnalate circa 12.000 specie di Coleotteri, ovveroil 3% delle specie appartenenti a questo ordine e cono-sciute fino ad oggi in tutto il mondo. La diversità tas-sonomica di questo ordine è assai elevata, considerandoche, per esempio, le specie italiane appartengono a cir-ca 130 famiglie diverse (Audisio e Vigna Taglianti,2005).
Un’area come il Monumento naturale “Palude diTorre Flavia”, pur considerando la sua ridotta estensio-ne, il basso livello di complessità dell’ecosistema e il de-grado subìto dalla fitocenosi in seguito alle trasforma-zioni antropogeniche, potrebbe ospitare diverse centi-naia di specie di Coleotteri. Sicuramente quest’ordine haun ruolo di primo piano nelle relazioni trofiche, sia nelcontrollo della vegetazione sia come risorsa alimentareper gli uccelli residenti e migratori, la cui presenza hamotivato l’istituzione dell’area protetta. In breve, cono-scere la diversità dei Coleotteri in un’area significa va-lutare, in buona parte, le potenzialità dell’area stessa disupportare le comunità di vertebrati presenti.
Per ottenere un quadro esauriente delle taxocenosidi Coleotteri nell’area di studio, sarebbe necessario uncampionamento pluriannuale condotto da diversi spe-cialisti, applicando svariate tecniche e sulla base della lo-ro personale esperienza. Dati i tempi stretti per la rea-lizzazione del presente lavoro, abbiamo dovuto limitar-ci ad uno studio preliminare, riassumendo eventualidati di letteratura e aggiungendo i dati inediti che ri-sultano da pochi sopralluoghi da noi effettuati. Agli oc-
chi degli specialisti, il presente lavoro apparirà alquan-to “squilibrato” dal punto di vista tassonomico, ma ciòè inevitabile poiché abbiamo potuto dare risalto sola-mente alle famiglie su cui abbiamo maggiori competenzee a quelle conosciute da altri colleghi che ci hanno of-ferto il loro appoggio.
In linea generale, possiamo dire di aver utilizzato al-cune famiglie campione come indicatori della qualitàdell’ambiente, mettendo in evidenza il significato eco-logico e biogeografico dell’area. Nonostante la limita-tezza della presente indagine, sono emerse diverse pre-senze interessanti dal punto di vista faunistico e con-servazionistico. Inoltre, il nostro studio rappresenta ilprimo tentativo di tracciare un quadro faunistico-eco-logico di un mosaico ambientale che oggi è sempre piùraro, che si estende dalla spiaggia alle zone retrodunaliumide aperte, dove le formazioni prative sono inonda-te dall’autunno alla primavera.
Nella letteratura figurano pochissimi reperti, inparticolare 54 specie raccolte nel 1964 da G. Binaghi(1965). Si tratta di una testimonianza preziosa che cipermette di avere informazioni sulla presenza di questespecie nell’area cinquanta anni fa, utili per confronti conla situazione attuale.
Area di studio
Il Monumento naturale “Palude di Torre Flavia”(41°58’N; 12°31’E) si estende su una superficie di cir-ca 40 ha e si trova lungo la costa laziale a Nord di Ro-ma, 25 km in linea d’area da Fiumicino. All’internodell’area di studio sono state individuate cinque unitàambientali caratterizzate dai seguenti tipi di vegetazio-ne:
DuneVegetazione psammoalofila su resti di dune assai de-
gradate con Anthemis maritima, Cakile maritima,Matthiola incana, Agropyrum junceum, Eryngium mari-timum, Salsola soda, oltre alla comune Cynodon dactylon.
SalicornietoTracce di vegetazione alofitica su suoli argilloso-
Ricerche preliminari sui Coleotteri Giuseppe Maria Carpaneto1, Adriano Mazziotta1, Augusto Vigna Taglianti2
1 Dipartimento di Biologia, Università degli Studi “Roma Tre”, viale G. Marconi 446, 00146 Roma2 Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Università di Roma “La Sapienza”, viale dell’Università 32, 00185Roma
206 GIUSEPPE MARIA CARPANETO, ADRIANO MAZZIOTTA, AUGUSTO VIGNA TAGLIANTI
sabbiosi umidi, con Salicornia europaea, Schoenus ni-gricans, Inula crithmoides, Juncus maritimus, Hordeummarinum, Limonium serotinum, Halimione portulacoides,Plantago coronopus.
FragmitetoVegetazione idro-igrofila su suoli allagati tutto l’an-
no, con Phragmites australis, Galium palustre, Alismaplantago-aquatica, Iris pseudacorus, Typha spp.
GiunchetoVegetazione retrodunale igrofila su suoli allagati in
gran parte dell’anno, con prevalenza di giunchi e cari-ci, formata da Juncus acutus, J. articolatus, Bolboschoenusmaritimus, Carex hirta, Cyperus longus.
PratoPrati umidi e incolti, limitrofi alla vegetazione idro-
igrofila con specie di piante ruderali ed ubiquitarie a gra-minacee, carduacee, ombrellifere, crucifere.
Materiali e metodi
Per ognuna delle cinque unità ambientali indivi-duate all’interno dell’area di studio sono stati condotti deicampionamenti con diverse tecniche. I dati raccolti so-no di tipo qualitativo, ma hanno permesso di ottenereuna stima grossolana dell’abbondanza relativa dei taxa,individuando specie comuni, frequenti e rare. Nelle fi-tocenosi psammoalofile sono state effettuate raccoltecon un setaccio a maglie sottili, raccogliendo e vaglian-do la sabbia alla base delle piante. Nei prati umidi (cari-ceto, giuncheto) si è proceduto con raccolta a vista tra lacotica erbosa e sulle piante. Nell’ambiente acquatico so-no stati prelevati campioni con un retino a maglie sotti-li. In tutti gli ambienti sono state collocate trappole a ca-duta contenenti aceto. Infine, nel pascolo umido retro-dunale sono stati condotti tre campionamenti (maggio-giugno e agosto) su escrementi di cavallo, l’unico ungu-lato domestico presente nell’area, al fine di studiare lacomposizione della comunità coprofaga.
I campionamenti sono stati effettuati personal-mente dagli autori del presente lavoro nel periodo com-preso tra la fine di aprile e la fine di agosto 2005; inol-tre, nello stesso periodo, ci si è avvalsi della collabora-zione degli Operatori Specializzati Ambiente (EgidioDe Angelis, Carlo Galimberti, Narciso Trucchia) del-l’Ente gestore, per collocare e svuotare le trappole a ca-duta, a scadenza più o meno settimanale.
All’interno del materiale raccolto si è proceduto aduna selezione dei taxa da analizzare, secondo due crite-ri: (1) gruppi tassonomici meglio rappresentati sia comenumero di specie, sia come numero di individui; (2)gruppi tassonomici per i quali esisteva la disponibilità di
specialisti per l’identificazione. In particolare sono sta-ti presi in considerazione i seguenti gruppi tassonomi-ci (famiglie o superfamiglie) grazie alla collaborazionedegli specialisti indicati fra parentesi:
Carabidae (Augusto Vigna Taglianti); Haliplidae,Dytiscidae, Helophoridae, Hydrophilidae, Hydraeni-dae, Dryopidae (Gianluca Nardi, Paolo A. Audisio);Staphylinidae (Alessandro Ciceroni); Scarabaeidae,Aphodiidae, Dynastidae, Cetoniidae (Giuseppe M. Car-paneto); Nitidulidae (Paolo A. Audisio); Anthicidae(Gianluca Nardi); Tenebrionidae (Giuseppe M. Carpa-neto e Simone Fattorini); Cerambycidae (determinati daAlessandro Biscaccianti); Apionidae e Curculionidae(determinati da Enzo Colonnelli).
Ai suddetti specialisti si devono sia le determina-zioni che le informazioni relative al significato ecologi-co e zoogeografico delle specie.
Considerato il basso numero di dati pregressi, èstata redatta una check-list delle specie di Coleotteri fi-nora noti di Torre Flavia, integrando i dati di letteratu-ra con quelli raccolti durante le presenti ricerche. Le spe-cie sono elencate in tabelle per famiglia secondo l’ordi-ne sistematico e la nomenclatura della “Check-list del-le specie della Fauna d’Italia” (Minelli et al., 1993-1995;Stoch, 2000); all’interno dello stesso genere le specie so-no elencate in ordine alfabetico. Nelle tabelle vengonoforniti anche i corotipi, ovvero i modelli di distribuzio-ne geografica definiti da Vigna Taglianti et al. (1993,1999), e le caratteristiche ecologiche (tipo di habitat, ali-mentazione della larva e dell’adulto).
Risultati
Le specie rinvenute nell’area di studio sono elencatenelle Tab. I-IV, dove vengono riportati il nome scientifi-co (completo di autore ed anno), il tipo di habitat nel qua-le sono state osservate, e la connotazione eco-biogeogra-fica. Segue una breve trattazione delle singole famiglietrattate, dove vengono messi in evidenza il significatoparticolare di alcune specie meritevoli di nota e, quandopossibile, le caratteristiche generali delle taxocenosi.
In tutto sono state rinvenute 114 specie apparte-nenti a 78 generi e a 25 famiglie. Si tratta certamente diuna frazione assai limitata della fauna coleotterologicapresente nell’area di studio, che però comprende le en-tità più comuni e con ogni probabilità importanti perquanto riguarda la composizione delle reti trofiche.
Coleotteri Carabidi (Carabidae, sensu lato)
Sulle circa 530 specie di Carabidi note oggi con cer-tezza per il Lazio, la fauna di Carabidi del Monumentonaturale “Palude di Torre Flavia” è rappresentata da so-
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le 38 specie, circa il 7%. Si tratta pertanto di una taxo-cenosi simile, come numero di specie, a quelle riscon-trate in altre località costiere tosco-laziali, ed in parti-colare a quelle di Maccarese e Orbetello (Vigna Ta-glianti e Fattorini, 2002), ed in cui figurano alcune spe-cie di particolare interesse e significato.
La comunità delle dune sembra essere rappresentatada sole tre specie: Scarites buparius e Parallelomorphuslaevigatus sono due elementi stenotopici della riva sab-biosa, mentre Paradromius linearis è un elemento ter-mofilo euritopico delle macchie dunali.
Scarites buparius, un tempo comune lungo quasitutte le aree costiere sabbiose dell’Italia peninsulare edelle grandi isole, è ormai in netta rarefazione a causadel forte impatto antropico sugli ambienti dunali. Sitratta di un predatore notturno che trascorre il giornoall’interno di tane scavate nella sabbia con le robustezampe anteriori e le grandi mandibole falcate. Si nu-tre di piccoli invertebrati sabulicoli, come i Coleotte-ri tenebrionidi, larve e pupe di lepidotteri e molluschiterrestri.
Tra gli elementi caratterizzanti le paludi costiere la-ziali, che costituiscono le ricche comunità alofile os-servabili a Tarquinia o ai laghi del Circeo e di Fondi,sono stati qui rinvenuti solo Distichus planus, Acupal-pus elegans, Harpalus punctatostriatus. La comunità delsalicornieto era stata studiata con particolare attenzio-ne nel luglio 1964 da Binaghi (1965), e risultava co-stituita da ben 15 specie, quasi tutte esclusive di que-sta formazione, 13 delle quali non sono state ritrova-te nel corso dei brevi sopralluoghi effettuati nel 2005.Ciò potrebbe dipendere dal fatto che del salicornietoin questione rimangono oggi soltanto pochissime trac-ce, a causa della costruzione di un insediamento bal-neare.
Altre specie sono invece elementi genericamenteigrofili (Amara rufipes, Badister bullatus, Agonum mo-nachum, A. nigrum e A. permoestum) o elementi steppi-ci, talora di suoli umidi argillosi (le sei specie di Bra-chinus, Carabus rossii, Poecilus cupreus, Pterostichus me-las, Calathus fuscipes, Anchomenus dorsalis) o più tipica-mente termofili e mediterranei (Harpalus attenuatus,Microlestes corticalis).
Non si sono per ora osservate differenze significa-tive nelle comunità del fragmiteto e del giuncheto, néspecie caratterizzanti.
Dal punto di vista faunistico e corologico, partico-lare interesse ha la presenza di Amara rufipes e di Ago-num monachum, specie tipicamente igrofile, rare e lo-calizzate, finora non conosciute per il Lazio, ma note perle paludi toscane, sicule e sarde.
Nella Tab. I, le specie sono riportate con il coro-tipo di riferimento e le tipologie ambientali in cui so-no state rinvenute (prato, giuncheto, fragmiteto, du-na).
Coleotteri acquatici (Haliplidae, Dytiscidae, Helopho-ridae, Hydrophilidae, Hydraenidae, Dryopidae)
Per quanto riguarda le comunità di Coleotteri ac-quatici, sono disponibili alcuni dati di letteratura sullefamiglie Aliplidi, Ditiscidi (sensu lato: Noteridi inclusi),Idrenidi, Eloforidi, Idrofilidi e Driopidi raccolti nel1964 da G. Binaghi (1965) (cfr. Tab. II). Il breve tem-po a disposizione per realizzare la presente indagine nonha permesso di effettuare ulteriori campionamenti spe-cifici sui Coleotteri acquatici. In ogni caso, non ci sonomotivi particolari per dubitare che la composizione del-la comunità sia cambiata rispetto agli anni ‘60. Infatti,l’estensione e l’integrità ecosistemica degli ambientiumidi retrodunali nell’area protetta sembrano essere an-cora relativamente buone.
La famiglia Aliplidi è rappresentata dalle due spe-cie più comuni per il Lazio: Haliplus (Neohaliplus) li-neatocollis e Haliplus (Haliplus) ruficollis. La prima èuna specie paleartica occidentale, a gravitazione meri-dionale, diffusa in tutta Italia, Sicilia e Sardegna; la se-conda è una specie sibirico-europea, diffusa in tutta Ita-lia e in Sardegna. Delle due specie rinvenute la prima èdi acque lotiche mentre la seconda è di acque lentiche.Entrambe le specie sono filtratrici, allo stadio larvale, ecollettori di sostanze organiche, da adulti.
Tra i Ditiscidi, una famiglia caratterizzata quasi perintero da specie acquatiche predatrici in acque lentiche,solo Hydroporus limbatus si deve considerare alofila (Sto-ch, 2002). Le altre 7 specie rinvenute sono diffuse nel-le acque dolci italiane. Le tre specie di Idrenidi sono tut-te raschiatrici di piante acquatiche in acque astatichedolci o salmastre. L’unico dato relativo agli Eloforidi pro-viene dalla letteratura e riguarda un esemplare determi-nato con un certo grado di incertezza da Binaghi (1965).Tra gli Idrofilidi figurano 4 specie, predatrici allo stadiolarvale e fitofaghe da adulti, legate ad acque stagnanti,tutte ad ampia diffusione. Infine, ricordiamo una solaspecie della famiglia Driopidi, anch’essa segnalata daBinaghi (1965), legata alla vegetazione sommersa cheutilizza come riparo e come fonte di cibo, sia allo stadioadulto che in quello larvale.
Nessuna delle specie acquatiche rinvenute è rara olocalizzata: si tratta di entità ancora comuni e diffuse inItalia. Tuttavia, occorre considerare che tutta la faunad’acqua dolce stagnante nel nostro paese dovrebbe essereconsiderata vulnerabile a causa della ricorrente distru-zione, alterazione o frammentazione di questi habitat.
Coleotteri Lamellicorni (Scarabaeidae, Aphodiidae, Dy-nastidae, Cetoniidae)
Quasi tutti i reperti di Lamellicorni qui riportati so-no inediti e risultano dai sopralluoghi effettuati per il
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210 GIUSEPPE MARIA CARPANETO, ADRIANO MAZZIOTTA, AUGUSTO VIGNA TAGLIANTI
presente lavoro. All’interno dell’area di studio sono sta-te individuate tre principali componenti della taxocenosicostituita dai Lamellicorni: una componente coprofaga,legata agli escrementi degli ungulati domestici; unacomponente psammofila, insediata lungo il cordone li-torale sabbioso; una componente fitofaga, associata al-le piante degli ambienti retrodunali. Le tre componen-ti annoverano rispettivamente 15 specie coprofaghe, 2psammofile e 3 fitofaghe.
Negli escrementi dei cavalli presenti stabilmentenel pascolo umido di Torre Flavia sono state raccolte 6specie di Scarabaeidae e 9 specie di Aphodiidae. Si trat-ta di specie coprofaghe generaliste che non mostranouna particolare preferenza per lo sterco equino. Le spe-cie dominanti nei mesi primaverili-estivi, in cui è statoeffettuato il campionamento, sono essenzialmente lestesse osservate nella vicina area romana (Carpaneto eMazziotta, dati inediti), come Aphodius lividus (6% deltotale dei coprofagi raccolti nei tre mesi), Euoniticellusfulvus (12,6%) e Onthophagus taurus (26,4%). Inoltre,nel solo mese di maggio, emerge Aphodius lineolatus(45,1% del totale dei coprofagi raccolti nei tre mesi e62,6% di quelli raccolti a maggio), poi assente nei me-si estivi. Si tratta di un elemento che nella fascia costie-ra laziale raggiunge di solito un picco demografico in in-verno e scompare prima di maggio (Carpaneto e Maz-ziotta, dati inediti). Tale fenologia anomala potrebbe es-sere spiegata con l’umidità del suolo, che permettereb-be a questa specie di mantenersi abbondante a Torre Fla-via anche nei mesi in cui normalmente scompare a cau-sa della siccità. Le altre specie contribuiscono ognuna ameno del 5% dell’abbondanza totale: si tratta di specieunivoltine, con fenologia primaverile (come A. satelli-tius), primaverile-estiva (come O. ruficapillus), oppurebivoltine sia primaverili che autunnali (come A. sticti-cus, O. coenobita, O. vacca). Inoltre, figurano anche spe-cie che normalmente hanno una fenologia continua intutti i mesi dell’anno, con assenza nel mese più caldo,senza mai presentare picchi demografici elevati nel com-plesso dell’entomocenosi (A. fimetarius, A. foetidus, A.granarius, Bubas bison). L’unico esemplare di A. johnso-ni, specie univoltina autunnale, è stata trovata setac-ciando la sabbia e probabilmente si trovava in diapau-sa. È interessante confrontare il popolamento elemen-tare del mese di maggio (mese in cui è stato trovato ilmassimo numero di specie) con quelli osservati nelle areeprotette di “Romanatura” e del litorale romano, come laTenuta presidenziale di Castelporziano e il Parco di Ca-stelfusano. Il numero di specie raccolte a Torre Flavia amaggio (9) è più alto di quello registrato per le aree ur-bane (sempre compreso tra 1 e 5) ma più basso di quel-lo riscontrato nello sterco di cavallo a Castelporziano(14) e a Castelfusano (19). Ciò è in linea con il genera-le degrado delle aree protette della periferia romana e
con l’elevata integrità ecosistemica del complesso Ca-stelporziano-Castelfusano, e permette di individuareper Torre Flavia una posizione intermedia.
Per quanto riguarda la componente psammofila,questa sembra essere costituita soltanto da due specie,appartenenti alla famiglia Aphodiidae, Brindalus porci-collis e Pleurophorus mediterranicus, entrambe rinvenu-te nella sabbia tra le radici delle piante alofile. Ulterio-ri ricerche dovrebbero essere condotte anche in altri me-si per verificare la presenza di altre specie.
Infine, la componente fitofaga è formata da alme-no tre specie: Pentodon bidens (Dynastidae), Oxythyreafunesta e Netocia morio (Cetoniidae), tutte comuni elargamente diffuse nell’Italia centro-meridionale. Nonsono esclusive della fascia costiera, poiché si rinvengo-no anche nel piano montano; tuttavia sono molto piùabbondanti negli ambienti planiziali e collinari. I dueCetonidi sono essenzialmente floricoli e nell’area di stu-dio vengono supportati dalle carduacee che figuranocon Silybum marianum, Cynara cardunculus, Centaureasphaerocephala, Scolymus hispanicus, Cardunculus coeru-leus.
Coleotteri Nitidulidi (Nitidulidae)
La famiglia dei Nitidulidae, caratterizzata in mas-sima parte da specie floricole o carpofaghe, è rappre-sentata in Italia da 180 specie. Abbiamo potuto ricava-re un quadro aggiornato di questo gruppo tassonomicograzie a dati di letteratura recenti (Audisio, 1993; Au-disio et al., 2005) e alle comunicazioni personali di Pao-lo Audisio. Cinque sono le specie segnalate con datipregressi, tutte appartenenti al genere Meligethes (vediTab. IV). Le prime quattro specie sono ad ampia di-stribuzione e comunissime in Italia. M. aeneus possiedeun areale oloartico ed è diffusa in qualsiasi tipo di am-biente, dalle dune costiere ai pascoli alpini fino a 2600m. Larve e adulti si nutrono esclusivamente su fiori dicrucifere, in particolare dei generi Brassica e Sinapis;nelle fitocenosi psammoalofile, attaccano prevalente-mente Cakile maritima. Meligethes carinulatus è unaspecie europeo-mediterranea, comune e diffusa in tut-te le regioni della penisola, in Sicilia e Sardegna. Sia lalarva che l’adulto si nutrono esclusivamente sui fiori dipapililionacee del genere Lotus, in particolare, L. corni-culatus e specie affini. Meligethes nigrescens è una specielargamente diffusa nella regione paleartica, comunissi-ma in tutte le regioni d’Italia almeno nelle zone di bas-sa e media quota. La larva si sviluppa su varie Papilio-nacee erbacee, sia selvatiche che coltivate, in particola-re Trifolium, Vicia, Medicago e Lotus. L’adulto si trova sufiori di diverse famiglie, soprattutto asteracee, campa-
RICERCHE PRELIMINARI SUI COLEOTTERI 211
nulacee, cucurbitacee, brassicacee e lamiacee. M. pla-niusculus è una specie turanico-europeo-mediterranea,diffusa dal livello del mare ai pascoli montani degrada-ti, fino a 2000 m, ma è comune soprattutto in am-bienti a quote medie o basse. La larva vive esclusiva-mente su boraginacee del genere Echium mentre gliadulti si trovano su fiori di svariate famiglie, soprattut-to asteracee, papilionacee e campanulacee. Meligethesthalassophilus è una specie descritta recentemente (Au-disio et al., 2005), assai localizzata e rara, probabilmen-te una delle specie più interessanti di tutta la fauna co-leotterologica di Torre Flavia. È una specie endemica ita-liana, quasi esclusivamente legata al litorale tirrenico(Toscana meridionale, Lazio e Campania), con un grup-po di popolazioni isolate nella Puglia meridionale (din-torni di Otranto). Forme strettamente affini ma diffe-renziate geneticamente si trovano in Sicilia e in Spagna,lasciando pensare ad un ipotetico progenitore diffuso nelMediterraneo occidentale, che ha lasciato popolazioniresidue più o meno diversificate. Rara e localizzata, M.thalassophilus si sviluppa esclusivamente sulle cruciferealofile del genere Matthiola, sui cui fiori si nutrono an-che gli adulti. A Torre Flavia, M. thalassophilus vive suMatthiola incana, nella fitocenosi psammoalofila de-gradata che si trova lungo la linea di costa. Questa pian-ta è in netta rarefazione lungo spiagge e sistemi dunaliitaliani. Le specie del genere Matthiola ospitano svaria-te specie di insetti fitofagi endemici o subendemici, digrande interesse ecologico e biogeografico (Audisio,2002).
Coleotteri Anticidi e Aderidi (Anthicidae, Aderidae)
Dalle ricerche di Binaghi (1965) è emersa la pre-senza di 9 specie di Anticidi. Le specie più interessantisono Pseudotomoderus compressicollis, Cyclodinus larvi-pennis e Cyclodinus bremei (G. Nardi, com. pers.). La pri-ma è una specie Afrotropicale-Mediterranea che in Ita-lia è molto localizzata e si trova solo nel fragmiteto. Lealtre due, come tutti i Cyclodinus tipici di ambienti sal-mastri litoranei e\o sabbiosi, sono molto localizzate inItalia. Invece, Cyclodinus humilis è una di quelle specieripicole che si rinvengono solitamente presso acque siadolci che salmastre, a volte anche in fragmiteti. La pre-senza di Hirticollis hispidus sull’arenile appare di scarsaimportanza, trattandosi di elemento nettamente euri-topico e banale, che si rinviene sotto i detriti vegetali.Omonadus floralis è una specie cosmopolita antropofi-la. Invece, Cyclodinus constrictus fa parte delle comunitàpsammo-alofile di sicura matrice autoctona (Contarini,1992). Fra gli Aderidi è presente soltanto Otolelus prui-nosus (Kiesenwetter, 1861), specie S-Europea, diffusa inSpagna (Pirenei), Francia, Svizzera, Italia e Grecia (Nar-di, 2001).
Coleotteri Tenebrionidi (Tenebrionidae)
Durante i campionamenti effettuati tra la vegeta-zione psammoalofila sono state rinvenute 6 specie di Te-nebrionidi, una famiglia di Coleotteri detritivori checomprende numerose specie adattate a vivere in am-bienti aridi e sabbiosi. Non è casuale il fatto che tutte lespecie di questa famiglia raccolte a Torre Flavia presen-tino un corotipo Mediterraneo o W-Mediterraneo. Pi-melia bipunctata e Tentyria grossa sono due specie lega-te ad ambienti costieri dove frequentano sia le duneche la macchia mediterranea sempreverde, penetrandosolo di rado in aree sabbiose più interne. La prima è pre-sente con una sottospecie endemica del Lazio e dellaCampania, P. bipunctata cajetana Sénac, 1887. Le larvedi queste due specie sono fitofaghe (si nutrono di so-stanze vegetali e radici) mentre gli adulti sono onnivo-ri che perlustrano i suoli sabbiosi nelle ore diurne alla ri-cerca di detriti, rifiuti e animali morti, ma possono an-che predare Molluschi Gasteropodi o larve di Lepidot-teri. Trachyscelis aphodioides e Ammobius rufus sono lespecie più abbondanti nell’ambiente dunale, e vivonogeneralmente tra le radici delle piante psammoalofile,sopravvivendo anche nei tratti dove le dune sono statespianate dalle ruspe. Nello stesso ambiente sono staterinvenute anche Xanthomus pellucidus e Halammobiapellucida, entrambe meno abbondanti. Nella fascia eu-litorale afitoica, oltre che sulle dune, è stata rilevata lapresenza di Phaleria acuminata e P. provincialis (que-st’ultima presente con la sottospecie ghidinii Canzone-ri, 1961). Entrambe si muovono velocemente sulla sab-bia alla ricerca di detriti vegetali e resti di animali spiag-giati.
Coleotteri Curculionoidei (Apionidae, Curculionidaee Rhynchophoridae)
I Curculionoidei, intesi sensu lato, sono una fami-glia assai numerosa (oltre 1900 specie in Italia) che ri-chiederebbe raccolte apposite fatte da specialisti. Le po-che specie di Curculionidi che sono state segnalate o rac-colte nell’area di studio (Tab. IV) sono comunque di uncerto interesse faunistico ed hanno un significato di in-dicatori ecologici.
Pseudapion fulvirostre vive in tutta la regione pa-leartica occidentale e centrale, fino al Tibet. Si trova intutta l’Italia ma non è comune, e vive sulle Malvacee.
Otiorynchus juvencus è una specie che fa parte del-le comunità psammoalofile ed infatti è stata rinvenutafra le radici delle piante lungo il litorale sabbioso: sitratta di specie mediterranea occidentale a prevalente at-tività notturna, legata principalmente ad Anthemis ma-ritima.
Asproparthenis crotchi è una rara specie mediterra-
212 GIUSEPPE MARIA CARPANETO, ADRIANO MAZZIOTTA, AUGUSTO VIGNA TAGLIANTI
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RICERCHE PRELIMINARI SUI COLEOTTERI 213
nea occidentale, nota per la Spagna, Francia meridio-nale, Corsica, Sardegna e Italia centrale. Si tratta di unaspecie il cui ciclo biologico è legato alle salicornie. È sta-ta segnalata a Torre Flavia da Binaghi (1965) comeBothynoderes crotchi, nome con cui viene riportata anchenella Checklist della fauna italiana (Minelli et al., 1993-1995; Stoch, 2000).
Stenopelmus rufinasus è una specie oloartica, origi-naria del Nord America, che si è diffusa in Europa pro-babilmente per dispersione passiva attraverso gli uccellimigratori, senza intervento dell’uomo, e pertanto vaconsiderata autoctona. In Italia è nota per diverse zoneumide in Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio e Campa-nia. Vive in paludi, acquitrini e fossi, sulle piccole felcigalleggianti del genere Azolla. La larva si sviluppa a spe-se delle foglie e l’adulto può rimanere per molto temposott’acqua aggrappato alla pagina inferiore di queste.Tuttavia si osserva anche sulla vegetazione ripariale bas-sa o fra i detriti organici in cui si rifugia per svernare.Questa specie è stata inserita nell’allegato A della LeggeRegionale Toscana n. 56/2000 e nel Libro Rosso degli In-setti della Toscana (Sforzi e Bartolozzi, 2001). Infatti, èpiuttosto localizzata come le zone umide in cui vive,ambienti più o meno minacciati dalle attività umane.
Sphenophorus piceus è stata raccolta numerosa nel-le trappole a caduta da noi disposte nei prati umidi, neicanneti e nei giuncheti dell’area di studio, tra maggio eagosto. Si tratta di una specie sibirico-europea nota pra-ticamente per tutte le regioni italiane, un tempo piut-tosto comune negli habitat planiziali umidi, ed ora in viadi rarefazione. Si trova lungo le rive di stagni e fiumi, oin prati paludosi, in associazione con canne, giunchi ecarici.
Altre famiglie di Coleotteri (Pselaphidae, Staphylini-dae, Buprestidae, Cantharidae, Oedemeridae, Ce-rambycidae, Chrysomelidae)
Nella Tab. IV, figurano anche altre famiglie di Co-leotteri che non sono state oggetto di raccolte intensivenell’area di studio ma che riportiamo per completezza.
L’unica specie raccolta della famiglia Pselafidi, Bra-chygluta helferi, viene trovata frequentemente sugli are-nili ed è un elemento psammofilo che talvolta si rinvie-ne anche lontano dal mare (ad esempio, lungo le rivesabbiose dei fiumi) (Contarini, 1992).
Gli Stafilinidi sono una delle famiglie più numerosedella fauna italiana (circa 2200 specie). Sicuramentequeste specie sono molto ben rappresentate nell’area distudio ma richiederebbero raccolte specializzate. Bina-ghi (1965) cita tre specie che si rinvengono general-mente su rive limose di ambienti palustri, anche salma-stri; Carpelimus anthracinus e Bledius unicornis vivonoanche su spiagge marine sabbiose.
I Buprestidi figurano nel nostro elenco con una so-la specie, segnalata da Binaghi (1965): Aphanisticus an-gustatus, che sembra essere legata alle piante del gene-re Juncus, di cui si nutre la larva (Gobbi, 1986). Tuttele specie del genere Aphanisticus presenti in Italia (7 intutto) vivono prevalentemente in ambienti di pianura,soprattutto litoranei, anche se in alcuni casi possonotrovarsi a quote elevate, e sono associate a Giuncacee eCiperacee. L’adulto si trova da marzo ad agosto. Pro-babilmente altre specie di Buprestidi sono rinvenibili inprimavera sui fiori di composite che si trovano nell’a-rea.
La comune Rhagonycha fulva è l’unico rappresen-tante dei Cantaridi raccolto nell’area di studio. Questaspecie è comune e largamente diffusa in Europa e in tut-ta l’Italia, e frequenta i fiori di ombrellifere in formazioniprative ed ecotoni. Si nutre di piccoli insetti che cattu-ra sui fiori mentre la larva vive nel suolo dove preda so-prattutto gasteropodi polmonati.
Fra gli Edemeridi, l’unica specie osservata è Oede-mera nobilis, a distribuzione europeo-mediterranea, co-munissima in tutta Italia e nelle isole, dal livello delmare fino a 1800 m. È una specie euritopica, primave-rile-estiva, che frequenta svariate specie di fiori, nu-trendosi di polline e nettare.
L’unica specie rinvenuta tra i Cerambicidi è Dor-cadion etruscum, probabilmente endemica italiana (an-che se esistono antiche segnalazioni non confermate inGrecia meridionale e Albania). Si tratta di una specie ter-mofila, abbastanza comune in prati erbosi, la cui larvasi nutre di radici di graminacee. L’assenza quasi com-pleta di alberi nell’area di studio spiega la povertà di Ce-rambicidi e Buprestidi.
Della famiglia Crisomelidi fa parte Podagrica me-netriesi, un alticino ad ampia distribuzione Centroasia-tico-Europeo-Mediterranea, diffuso in tutta Italia. Èuna specie fitofaga che si nutre di Malvacee.
Conclusioni
In base alle ricerche preliminari svolte per il presentelavoro, la coleotterofauna del Monumento naturale “Pa-lude di Torre Flavia” sembra essere relativamente pove-ra di specie. In tutto, comprendendo gli scarsi dati di let-teratura, sono state rinvenute 114 specie, così ripartite:
Carabidae (38), Haliplidae (2), Dytiscidae (8), He-lophoridae (1), Hydrophilidae (4), Hydraenidae (3),Pselaphidae (1), Staphylinidae (3), Aphodiidae (11),Scarabaeidae (6), Dynastidae (1), Cetoniidae (2), Dryo-pidae (1), Buprestidae (1), Cantharidae (1), Nitidulidae(5), Oedemeridae (1), Anthicidae (9), Aderidae (1), Te-nebrionidae (8), Cerambycidae (1), Chrysomelidae (1),Apionidae (1), Curculionidae (3), Rhynchophoridae(1).
214 GIUSEPPE MARIA CARPANETO, ADRIANO MAZZIOTTA, AUGUSTO VIGNA TAGLIANTI
Il basso numero di specie dipende in primo luogodalla ridotta superficie dell’area e dalla conseguenteuniformità ambientale. Tuttavia, bisogna rilevare la pre-senza di alcune specie interessanti che mostrano unadistribuzione più o meno localizzata. Ciò è dovuto al fat-to che l’area in questione conserva elementi planizialiigrofili che sono scomparsi in vaste aree del paese in se-guito a distruzione, frammentazione e degrado degliecosistemi costieri. Le specie più interessanti, fra quel-le rilevate finora, si trovano nelle famiglie Carabidae eNitidulidae.
Al fine di conservare gli elementi di maggior pregiodella comunità si consiglia di: (1) tenere sotto attentomonitoraggio le variazioni di livello dell’acqua, in mo-do da preservare la fascia retrodunale igrofila (giunche-to); (2) tutelare la spiaggia e la sua vegetazione psam-moalofila evitando la pulizia delle spiagge con mezzi au-tomatizzati e lasciandovi i materiali organici spiaggiati(tronchi, piante, alghe, ecc.); (3) mantenere l’attuale li-mitata presenza di cavalli nei prati umidi, al fine di con-servare le comunità coprofaghe e favorire l’apporto dinutrienti nel suolo; (4) verificare la fattibilità di alcuniinterventi come la ricostruzione delle dune e l’espan-sione del salicornieto residuo.
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