un incontro sui tetti di bolognaintervista a pierluigi cervellati

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CODlCl DEL DISEGNO DI PROGETTO a cura di Alberto Pratelli m 7 coordinatori locali Pieraiigelo Boltri, Giovariiii Ceiiier. Aiidrea Gioidaiio. Alberto Msiiibiiaiii Giliseppa Novello P4assai: Alberto Piateli. Ross~lld Saleriio 1 FORUM

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CODlCl DEL DISEGNO DI PROGETTO a cura d i Alberto Pratel l i m 7

coordinatori locali Piera i ige lo Bo l t r i , Giovari i i i Cei i ier . Ai idrea Gio ida i io . Alberto Ms i i i b i i a i i i Gi l iseppa Nove l lo P4assai: Alberto P i a t e l i . R o s s ~ l l d Sa ler i io

1 FORUM

Un incontro sui teíti di Bologna lntervista a Pierluigi Cervellati

Federica Ottoni

uando Y riceve nei suo studio in strada Maggiore, la strada piC poetica di Bologna, I'architetto Cervellati hale mani sporche di inchiostro. Sono le mac- chie upirhe dei progettisti che usano ancora la penna, e disegnano su torri di carta da lucido. Celo spiega quasi subito, &e lui &ancora uno di quelli Ii, che col disegno hti un contatto hico. E cosi risponde alla prima nostra doman-

da, senzxasdarci il tempo ¿i fargliela. Per arrivare a lui siamo passati attraverso un cortile, una porticina e tante teste pensanti

davanti a uno schermo, e poi una scala a chiocciola che porta dritto al suo studio, isolato e luminosissrmo, sui tem di Bologna. Ci riceve con un sorriso interessato e indagatore, e comincia cosi la nostra intervista a1l"architetto restamatore'.

Sarebbe bello poter esplorare tutti i suoi progetti, uno dopo I'altro, ma il tema del dise- gno legato al recupero deli'architenura minore lo ripoaa ad un discorso passato, di aai- coii provocatori e progeni non sempre realizzati, che coinvolgono la citti e il suo tessuto confuso.

Il disegno l~affascina perché 2 il suo linguaggio, come la sintassi di frasi che poi sono i progetti. Ed e improwisamente facile, quasi supeduo, spiegare proprio a lui perché abbiamo sceito di condurre una ricerca sul disegno, incentrandola su1 progetto di recupe ro e specificatamepte poi deil'edilizia mioore.

L'idea di un disegno difhiso d d a citti nei suoi episodi minori, che ne costituiscono l'ossatura, e la stessa che avevo ritrovato, qualche tempo prima, leggendo proprio un suo articolo da1 titolo iuurninante Le atta rmmolate'. In una pagina di giornale i'urbanisra Cervellati aveva fatto entrare la citti moderna e il suo problema di espansione continua e incontrollata, &e non teneva conto delresistente in una rincorsa spregiudicata del mito tutto individualistico di 'modernita', ed aveva trasformato una discussione sul traffico cit- tadino in un discorso urbanistico s d e forme della citta esistente, che troppo spesso sacri- ficava interi pezzi di sé, di quella parte &a costinuta dalí'edilizia minore, ad una espan- sione casuale e prepotente. Mi 2 sembrato quindi di riprendere un discorso interrotto e mai concluso, quando nel suo studio il nostro ospne ha cominciato a parlare.

' P. CERVEUATI, Le dfai immoiafe, in d a Repnbblicm, 13 febbraio 2005. Il tema del traffico si traduce in un problema urbanistico di pianificazione estudio della citta.

Fedenca Ottonr

Seduti davanti ad una scrivania piena e ordinatamente caotica, ci guardiamo intorno, indecisi se chiedere prima di poter vedere qualche disegno o se invece aspettare, per sen- tirlo raccontare da lui. Ma e il nostro intenistato a decidere per noi, perché chiarisce subi- to, con I'inchiostro sulle mani, che e ancora la squadra la sua compagna di viaggio nel per- corso progettuale. 1 suoi sono tutti disegni trasportati poi su computer da diseguatori del suo studio, perché - spiega - d o uso ancora ii computer in senso arcaico>>, lavorando a mano su lucidi sovrapposti, dai quali poi esce il progetto.

Potrebbe essere lo spunto per domandare ancora un po' su1 passaggio da1 disegno a mano a que110 digitale, delie cose che si perdono e di yuelle che si ritrovauo, ma aspettia- mo, perché il discorso sembra correre veno il progetto, &e poi 2 il disegno stesso, in ogni sua forma.

In un numero di «Ca~abeli.a»~ di qualche anno prima, ii disegno per il recupero sem- brava aver trovato una sua sublimazione. Lui ce lo descrive: «Ha una copertina rossa con tante piccole casine bianchen e no¡ lo conosuamo que1 numero. In un articolo che prece- de una serie di esempi progettuali di recupero in senso urbano, Pierluigi Cervellati aveva

spiegato i'importanza culturale sociale ed economica del riuso, come sfida allo stravol- giinento del presente. Nel recupero d d a citti storica, e del suo tessuto minore, «sviluppo e conservazione possono coincidere ... se la conservazione, nel significato di riutilizzo e intesa yuale strumento per defimire ed affrontare con metodo progettuale.. . la problema- tica della cittb3.

L'articolo su «Casabella» arrivava a conclusione di una ricerca condotta tempo prima da Cervdati e da alcuni collaboratori, su1 prototipo di stalla-fieniie della casa colonica del Dotti, oggetto di un censimento nel panorama bolognese. Per noi diventa il pretesto per indagare s d a funzione del disegno in un processo teorico di conoscenza ed astrazione d d e tecniche costmttive passate, base sostanziale di un qualsiasi intervento di recupero.

E da quelle casette bianche che ii nostro ospite trae spunto per parlarci d d a sua con- cezione di restauro e di recupero, profondamente collegate d a loro rappresentazione. Il censimento suiie case del Dotti infatti fa parte di una indagine couoscitiva di identifica- zione di un prototipo, assunto come modello di costruzione, di cui si potesse prevedere un possibile riuso e trasformazione in abitazione moderna. Un piccolo disegno di progetto in fondo alla pagina, in cui un'assooometria sintetizza una proposta di recupero del prototi- po isolato nelia ricerca, arriva quasi a conclusione naturale un percorso visivo sull'esi- "a stente, rappresentato dai numerosi particolari riievati e resutuiti ttraverso astrazioni sche- matiche, sempre accnmpagnate da una restituzione fedele dell'esistente.

Ascoltiamo attenti e un po' rapiti mentre il nostro ospite ci spiega che «ii disegno per il restauro conservatore 2 gii progetto». La documentazione storica diventa parte essen- ziale e integrante di una conoscenza che si traduce poi inevitahilmente iu disegno. Quasi un recupero formale di Zogos iu senso sofistico, di identiti tra significato e parola, e in que- sto caso tra idea e immagine, traduce la ricerca storica in rilievo storico e quindi in dise- gno. «Il rilievo per il restauro e molto pih complesso.. . Anche se ci sono strumenti nuovi, che permettono di aggiungere informazioni d a antica visione deiie cose, i sempre Z'occhio che decide i Z riZievo».

Ilri~nificoto urbonirtico del nuro , in Riuro epolihihe edilizie, dasabella>u, 442 (dicembre 1978). Iui, p. 16.

Un incontro sui tetti di Bologna

Aii'improwiso capiamo quello che ci sta spiegando, come una cosa semplice a cui pero non avevamo ancora pensato: ii progetto di recupero nasce prima del suo rilievo.

Quando il disegno del progettista-rilevatore restituisce le volte e la tessitura deile mura~ ture, o lo slancio delie colonne e i loro coronamenti, o le lesioni dei materiali e le sfuma- ture degli intonaci, 6 come se avesse gia deciso cosa valorizzare e mantenere dopo la tra- sformazione, e a quale passato ricondurre l'opera minore che ha davanti. 11 suo occhio ha gia deciso.

E Cemeliati decide che possiamo anche noi vedere con i suoi occhi le immagini pro- gettuali di due trasformazioni passate. Ci parla allora di come ha affrontato due progetti di recupero di edilizia minore, non soggetta a specifici vincoli architettonici se non quelli pro- pri del progettista.

11 primo & il recupero a museo deiia barchessa di una villa del bolognese, gii trasfor- mata ad abitazione del pittore Frabboni, in occasione deíia sua donazione al Comune insie- me ai suoi quadri4.

Ci spiega come l'idea iniziale di mantenere la casa del pittore intatta si fosse poi riveia- ta irrealizzabiie dopo un primo rilevo conoscitivo, constatando come le pareti interne fos- sero in realta giochi virtuali di tramezzi in polistirolo. Un'analisi piu approfondita deUa barchessa ne aveva poi messo in luce l'originaria struttura settecentesca, scoprendo la sino- pia di un affresco. Gli si accendono gli occhi interessati, come se l'avesse scoperto in quel momento, mentre ci spiega gli interrogativi nati da quella rivelazione: «Era veramente una stalia? Perché dipingere un affresco su1 lato ovest, dove sarebbe stato sicuramente eroso da1 sole? Perché scegliere di rappresentare uno sposalizio sdle pareti di una barchessa?». Sernbra di vedere il rilievo che si compone sul foglio, dando un'immagine ad interrogativi storici e funzionali, in que1 recupero di logos che finalmente ci appare chiaro.

11 percorso di un progetto che si compone su1 passato continua, mentre Cewellati ci porta a casa Verdi, a Busseto, sempre attraverso i suoi occhi (fig. 1).

11 disegno del passato qui non si era fermata ali'esistente, ma si era spinto piu oltre, quasi a ricrearlo; attraverso il verderame e l'ossido di ferro usato per antichizzare le pare- ti, o il nerofumo dei filippini, fino alia scelta, fortemente criticata, di non fare un impian- to elettrico, lasciando alia luce deiie candeie e delie lampade ad olio, il compito di illumi- nare un ambiente che non solo e n com'era d ~ ~ ' e ~ , ' ma come , avrebbe dovuto essere'.

Davanti a noi disegna la Carcassonne immaginata I Violiet Le Duc, annuilando la distanza tra veriti e ipotesi.

Sembra di vederli, tutti e due, gironzolare tra le rovine di qualcosa che non c'?; Cerveilati e Le Duc, con un taccuino di fogli ingialiiti su cui gli schizzi dei capitelli della Chiesa di Madeleine a Vezelay o le rovine degli sbalzi deli'arco di Tito a Roma diventano particolari di progetto di una citti immaginaria, in cui due architetti restauratori possono vivere al di fuori del tempo e persino incontrarsi in un rilievo immaginifico. Noi ne appro- fittiamo, e seguiamo Cervellati, mentre cammina di fianco a Le Duc, tra la Porta Narbonese e la Torre Visigota, fino ad arrivare d a Chiesa di Saint Nazaire, attraverso gli acquerelii del progetto di restauro di una citti immaginata di fine Ottocento.

U discorso su1 disegno di un architetto restauratore sconfina spesso su1 piano concet-

Pubblicato su arogettin, casa del pirtore Frabboni, 2001

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Fig. L. Lasa "arate oi urureppe vemi, a noncate verai, Buneto {rn), nonumenro .anonate.

Fig. 2. Pio PANnu, Hduta del Fom de' Me~anl i neils dna di Bologno, inririone in rame, 1172

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tiialc drl resraiiro c del rrc~i l>ei-o. i i i i i i ia sost; i i i~i i i l r i i lei i t i t i i ili aii;ilisi i progctl i i . ili i i i<l i - \~icliialit:i i. alip;irlciieii,,a all'uni\-cr\;ilc. Loi i r i i i i i i i a rr;isliiii-1:irci slilla m t t i l c 1iiii.a c l i r s cpa~ i-a Iti I;ii.iiia rlal coi i ic i i i i r i i . i ~ i i 1'iiiiiii;igiiic c 1'1 i i>\r;iii~:i. ric<iiioscciid<i riii'iiiipiirt;iiiza i i i i i g ~ giorat;~ del i l isegiii i iii iiii pr«,rc.iio i l i rcciipcrci i l i ripci cciiisci-\;ilivo, clovc i i vorllia i i i; i i i tc.~ o r rc 'I'iiliiimo pui i ic l lc~ i-li p i i l v ~ r c ' ,

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