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1 La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo Premessa N ell’area etnea 1 il processo di attribuzione di toponimi antichi – attestati da fonti storiografiche o da leggende monetali – ai siti dove sono frequen- ti i rinvenimenti e le emergenze e dove si notano tracce di un’antropizzazione capillare non è ancora totalmente concluso. Mentre la ricerca antiquaria si è espressa con diverse proposte identificative, la ricerca archeologica si è pro- gressivamente liberata del problema, in alcuni casi trovando sul campo più sicuri elementi di definizione 2 , in altri “sospendendo” il processo attributivo di nomi a “polis” o a centri minori, in attesa di elementi probanti. Gli studi numismatici, anche recenti, invece, sono rimasti invischiati nelle tematiche antiquarie e, partendo da ipotetiche ricostruzioni delle produzioni, si sono inerpicati in complesse ipotesi identificative di centri, che avrebbero creato varie serie. Un esempio significativo del processo - e insieme l’elemento che ne evidenzia la pericolosità - è l’insieme di ipotesi che ha portato ad attri- buire all’area alcune sedi di fantomatici gruppi di mercenari 3 , che avrebbero emesso monete, sino a pochi anni or sono non note, e oggi al contrario comu- ni e attestate da infiniti pezzi. Come si può constatare molti di questi esempla- ri appaiono ad una attenta analisi falsi evidenti - frutto di una vivace produzio- ne – assenti nei materiali di scavo ed esclusivamente forniti da un settore del mercato clandestino soprattutto commercializzato nel web. Questa premessa è necessaria per chi si debba soffermare su Adrano e il suo territorio, sulle serie attribuibili alla sua zecca e sulla storia degli studi ad esse dedicate, perché la ricostruzione dell’attività della zecca adranita corre il rischio di essere falsata con l’inserimento di pezzi falsi o dubbi. 1 La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo ed i rinvenimenti di Adrano Maria Amalia Mastelloni 1 Ringrazio il Soprintendente per i Beni Culturali di Catania, dott. ssa Maria Grazia Branciforti, il responsabile del Servizio Archeologico, dott. Umberto Spigo, e la responsabile del Museo di Adrano, dott.ssa Gioconda Lamagna per l’invito a presentare in occasione del convegno i primi risultati di una ricerca iniziata ormai da qualche anno. Tale ricerca ha tratto notevole giovamen- to, oltre che dalla conoscenza di monete del Museo e di esemplari provenienti da scavi sistema- tici, dall’esame di altri “pezzi” di cui si è potuto prendere visione in seguito ad operazioni con- dotte nel 2004 e nel 2005 dai Sostituti Procuratori dott.ri Fanara e T. Barbara Laudani e dal Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale di Palermo, comandato dal Capitano Giuseppe Marseglia e che ha impegnato i Marescialli Giovinco, Lo Cicero, Busciglio, Mitra, nonché il Car. S. Centrella. Questi “pezzi” – monete prodotte da un laboratorio specializzato, prove di conio e punzoni – hanno aperto insospettabili orizzonti alla ricerca e dopo essere state sottoposte ad analisi ad opera del Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina - ad opera dal Capitano E. Paniz, del Maresciallo Lico e il Carabiniere Romeo – ha consentito una raccolta di dati utilissimi per confronti e per l’inquadramento di problematiche tecniche. 2 BERNABÒ BREA 1975, pp. 3-51; LAMAGNA 1992, p. 255 ivi bibl. prec. 3 Per l’attribuzione in base a rinvenimenti clandestini di serie tecnicamente molto brutte e dub- bie a centri alle falde dell’Etna in CASTRIZIO 2000, p. 43 “cartina n. 1” e pp. 52-53, tav. IX (Sergetion).

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1La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

Premessa

Nell’area etnea1 il processo di attribuzione di toponimi antichi – attestatida fonti storiografiche o da leggende monetali – ai siti dove sono frequen-

ti i rinvenimenti e le emergenze e dove si notano tracce di un’antropizzazionecapillare non è ancora totalmente concluso. Mentre la ricerca antiquaria si èespressa con diverse proposte identificative, la ricerca archeologica si è pro-gressivamente liberata del problema, in alcuni casi trovando sul campo piùsicuri elementi di definizione2, in altri “sospendendo” il processo attributivo dinomi a “polis” o a centri minori, in attesa di elementi probanti.Gli studi numismatici, anche recenti, invece, sono rimasti invischiati nelletematiche antiquarie e, partendo da ipotetiche ricostruzioni delle produzioni,si sono inerpicati in complesse ipotesi identificative di centri, che avrebberocreato varie serie. Un esempio significativo del processo - e insieme l’elementoche ne evidenzia la pericolosità - è l’insieme di ipotesi che ha portato ad attri-buire all’area alcune sedi di fantomatici gruppi di mercenari3, che avrebberoemesso monete, sino a pochi anni or sono non note, e oggi al contrario comu-ni e attestate da infiniti pezzi. Come si può constatare molti di questi esempla-ri appaiono ad una attenta analisi falsi evidenti - frutto di una vivace produzio-ne – assenti nei materiali di scavo ed esclusivamente forniti da un settore delmercato clandestino soprattutto commercializzato nel web. Questa premessa è necessaria per chi si debba soffermare su Adrano e il suoterritorio, sulle serie attribuibili alla sua zecca e sulla storia degli studi ad essededicate, perché la ricostruzione dell’attività della zecca adranita corre ilrischio di essere falsata con l’inserimento di pezzi falsi o dubbi.

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La produzione della zecca,la collezione numismatica del Museoed i rinvenimenti di Adrano

Maria Amalia Mastelloni

1 Ringrazio il Soprintendente per i Beni Culturali di Catania, dott. ssa Maria Grazia Branciforti, ilresponsabile del Servizio Archeologico, dott. Umberto Spigo, e la responsabile del Museo diAdrano, dott.ssa Gioconda Lamagna per l’invito a presentare in occasione del convegno i primirisultati di una ricerca iniziata ormai da qualche anno. Tale ricerca ha tratto notevole giovamen-to, oltre che dalla conoscenza di monete del Museo e di esemplari provenienti da scavi sistema-tici, dall’esame di altri “pezzi” di cui si è potuto prendere visione in seguito ad operazioni con-dotte nel 2004 e nel 2005 dai Sostituti Procuratori dott.ri Fanara e T. Barbara Laudani e dalNucleo di Tutela del Patrimonio Culturale di Palermo, comandato dal Capitano GiuseppeMarseglia e che ha impegnato i Marescialli Giovinco, Lo Cicero, Busciglio, Mitra, nonché il Car.S. Centrella. Questi “pezzi” – monete prodotte da un laboratorio specializzato, prove di conio epunzoni – hanno aperto insospettabili orizzonti alla ricerca e dopo essere state sottoposte adanalisi ad opera del Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina - ad opera dal Capitano E.Paniz, del Maresciallo Lico e il Carabiniere Romeo – ha consentito una raccolta di dati utilissimiper confronti e per l’inquadramento di problematiche tecniche.

2 BERNABÒ BREA 1975, pp. 3-51; LAMAGNA 1992, p. 255 ivi bibl. prec.3 Per l’attribuzione in base a rinvenimenti clandestini di serie tecnicamente molto brutte e dub-

bie a centri alle falde dell’Etna in CASTRIZIO 2000, p. 43 “cartina n. 1” e pp. 52-53, tav. IX(Sergetion).

2 Maria Amalia Mastelloni

Il tema che ci proponiamo di illustrare è stato sviluppato da un lato grazie all’e-same delle monete conservate nelle collezioni della Soprintendenza e dei Museidi Reggio, di Messina, di Randazzo, di Adrano stessa e di Siracusa, e, d’altro lato,con l’esame dei rinvenimenti monetali scoperti ad Adrano e nei suoi sobborghi,in anni ormai lontani.

Uno dei primi problemi da affrontare per ricostruire la produzione della zeccaadranita è quello posto da una serie argentea che è stata considerata emessa daAdrano4. G. K. Jenkins5 ha presentato tale serie argentea e l’ha considerataemessa per celebrare un’alleanza tra Adranon e Piakos – alleanza peraltro altri-menti non documentata da alcuna fonte. Piakos è un centro che G. E. Rizzo6

riconosce in loc. S. Anastasia di Randazzo e, invece, G. K. Jenkins7 pone in loca-lità Mendolito8: secondo Jenkins la serie monetale sarebbe da datare verso il400 a.C., per motivi stilistici, e sarebbe attestata da un solo esemplare - da col-lezione privata non definita - con leggenda PIAKINOS/ADRAN, con i tipi adiritto di una testa femminile e a rovescio di un toro cozzante; in esergo appa-rirebbe un pesce.Noto solo da una fotografia fornita da Jenkins nel 1973 (fig. 1) il pezzo a dirit-to presenta una testa femminile9, con collana e capigliatura raccolta nel sakkose trattenuta da un diadema, secondo note formule siracusane, riprese da piùzecche. A rovescio vi appare un toro cozzante che nel V secolo in Sicilia non haconfronti e che si dovrebbe avvicinare a quello di Thourioi in Magna Graecia.Il pezzo, però, per la sua unicità, per il silenzio relativo al sito ed alle circostan-ze di rinvenimento deve essere considerato sospetto. Ed infatti ad attenta ana-lisi in esso si rilevano alcuni elementi dissonanti nei tipi:1-a diritto a fronte di una pastosità e di un appiattimento nella zona dell’occi-

pite e delle tempie si hanno nitide linee alla nuca, ciocche, palpebre e trattidel volto evidenti, sino ad una profonda ruga tra naso e bocca. Il contornodel collo e la leggenda sono resi a linee ingrossate.

2-a rovescio le zampe posteriori e la culatta in primo piano del toro hanno con-torni rilevati, al contrario della spalla destra in primo piano, invece appiatti-ta e resa come massa informe. Il muso è visto di scorcio ed è reso in mododiverso da quelli di Thourioi e dei più tardi bronzi sicelioti, infine il solocorno visibile sembra troppo lungo e quasi terminante a ricciolo.

Il rilievo nitido e coi bordi netti, dai sottosquadri taglienti, è in primo pianoconfuso, “saponoso”, lisciato: una condizione inusuale che non sembra daimputarsi ad una conservazione non buona, attribuibile a lunga circolazione.Le lettere della leggenda sono rilevate e a bastoncello, tracciate in modo incer-to tanto che il sigma del diritto finisce sotto il bordo del tipo e il ni del rovescioè tracciato a tre tratti come un sigma di forma arcaica. Anche i tipi sono realizzati in modo inconsueto: a diritto sul viso appare unalinea dal naso al mento, non attestata in altri tipi di questo periodo e la figuradel toro è realizzata da elementi assemblati, tanto che la zampa posterioredestra, priva di corposità, non raggiunge la linea d’esergo. La testa non si pone

Fig. 1. JENKINS 1962, fig. 1

4 In questa sede il nome della città sarà riportato come Adrano o Adranon con spirito dolce –secondo l’uso delle fonti storiografiche e numismatiche, adottato anche da P. Orsi – piuttostoche con l’aspirazione iniziale Hadranon, pur se questa risulta conservata nel nome latinoHadranum e nel 1912 considerata preferibile da ZIEGLER 1912, col. 2164; per la voce AdranonHUELSEN 1893, col. 405.

5 JENKINS 1962, pp. 17-20.6 G. E. Rizzo perveniva alla definizione per la notizia del rinvenimento di tre esemplari sui cinque

a lui noti. 7 JENKINS 1962, pp. 17-20; JENKINS 1975, a p. 90 e 109 e nota 25; CAHN 1988, p. 115-116, CALCIATI

1987, pp. 195-200: l’attribuzione anche in base a ritrovamenti non controllati “tra Adrano ePaternò” è in BERNABÒ BREA 1975, pp. 45-49, che pone le serie bronzee in un momento prossi-mo al 440 a.C., datazione non condivisibile anche per motivi formali.

8 L’incertezza si coglie nell’opera di CALCIATI 1987 che propone varie localizzazioni (p. 87 e p.202), cfr. CAVALLARO 1954, pp. 21-24.

9 Di una ninfa, secondo Jenkins, che comunque non propone alcuna identificazione.

Fig. 2. ANS acquisto(http://numismatic.org) digitando sugoogle Jenkins 1962, Piakos eAdranon.

3La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

in pieno prospetto, la coda ha una irrazionale continuazione lungo una piegadella figura, un “cordolo” che si sovrappone al contorno della coscia. Il musodel toro è di prospetto e l’orecchio è di profilo, secondo una visione prospet-tica moderna ed infine nei sottosquadri e in alcune zone del fondo si vedonomicroglobetti che tradiscono l’uso di una matrice in materiale plastico, moder-na.Un altro esemplare (fig. 2), che dovremmo ricondurre alla serie, è apparsorecentemente nel sito on line della American Numismatic Society, corredato dallafotografia e da una scheda, secondo la quale sarebbe simile all’esemplaredescritto da Jenkins, e avrebbe le leggende PIAKINON ADRANOS. Dalla fotoedita però sembra avere a diritto la leggenda PIAKINWN (con omega) ed esse-re privo di leggenda a rovescio. Anche questo pezzo non è convincente per laresa delle lettere della leggenda a bastoncello, il profilo, il naso, le labbra,l’occhio, l’irregolarità del rilievo e la mancanza di nettezza, unita a un fondoinsolitamente piatto e non intaccato da corrosione. I bordi a spigoli netti deltondello nel punto di stacco e l’estroflessione nel punto opposto, corrispon-dente allo sfiato, indicano che il pezzo è stato realizzato con la tecnica dellacera persa e con fusione ad “albero”.L’ipotesi di una serie in argento e di “alleanza” per ora – e in assenza di esem-plari scoperti in scavo e di evidente autenticità – va, quindi, considerata nonfondata.D’altro canto la moneta unendo il nome di Piakos a quello di Adrano farebbepresupporre dal punto di vista storico una sopravvivenza di Piakos sino almomento della fondazione e sino ai primi decenni di vita di Adrano, in età dio-nigiana, e una coniazione da parte di Piakos e di Adrano di una serie in argen-to, quale frutto di una alleanza che dovrebbe comunque presupporre unaqualche contiguità territoriale dei due centri. Una alleanza e una posizionetopografica non lontana che non sono documentate dalle fonti.

Passiamo ora ad esaminare le monete attribuite alla zecca adranita nei diversistudi sin dal XVII secolo. Filippo Paruta10 attribuisce ad Adrano11 quattro serie (fig. 3): di esse una è effet-tivamente adranita, le altre tre propongono tipi di serie agrigentine ai qualiaggiungono la leggenda ADRANIWN.

Fig. 3. PARUTA 1723, tab CXVII

10 PARUTA 1723, tab. CXVII. L’esigenza di partire sin dalle più antiche opere di numismatica è lega-ta – oltre che ad una ricerca di completezza – all’esigenza di meglio riconoscere esemplari edinfluenze che derivati da opere del passato hanno nel mondo dei falsificatori paricolare succes-so e che ad essi possono fornire ispirazione.

11 Che ad Adernò corrispondesse Adranon è già nei testi dei primi antiquari quali SELVAGGIO 1542.

Possiamo giustificare tale insolita lettura con due ipotesi: a-che siano state scoperte ad Adernò molte monete di Agrigento, forse un ripo-

stiglio, in cattivo stato di conservazione e che esse siano state attribuite allazecca locale, essendo stata letta in modo errato la leggenda, peraltro similegraficamente12.

b-che su monete con aquila ad ali spiegate su preda – non di Agrigento, bensìdi Morgantina - siano state ribattute serie di Adranon, e che la ribattitura nonsia riuscita ad annullare i tipi più antichi, né a tracciare leggende nitide,determinando quindi un’errata lettura della leggenda e un’attribuzione allazecca di Agrigento, la cui produzione era ben più nota e più documentata.

Nonostante quindi possibili errori di lettura, il testo del Paruta è da considera-re molto stimolante e sembra metta in evidenza la tendenza a riconiare tondel-li da parte della zecca di Adrano, un problema su cui dovremo soffermarci,confermato dall’esame delle diverse monete adranite e l’uso costante dellazecca di riconiare monete di altre città.

Nella prima opera fondata su principi tecnici relativamente moderni GabrieleLancillotto Castelli di Torremuzza respinge tali attribuzioni ad Adrano fatte daGolzio e da Paruta e considera i pezzi riprodotti sospetti “ … suspectos eos habui…”, forse erroneamente letti, se non falsi. La produzione della zecca di Adranoè invece ricostruita da Castelli in quattro serie, in base alle leggende.Di queste quattro serie la seconda e la terza13 - a leggenda ADRANITAN - rispet-tivamente con testa di Apollo e cetra e con testa di divinità fluviale e toro coz-zante, sono effettivamente adranite e le esamineremo tra poco - mentre laquarta è una moneta di Katana14, letta in modo errato, forse per il cattivo statodi conservazione. La prima serie (fig. 4, nn. 1-2 - con leggenda a diritto ADRANOU) - è attribuitadal Torremuzza ad Adrano, mentre sappiamo che si tratta di una serie con leg-genda accessoria a diritto, che identifica in Adrano la divinità effigiata, ma cheè battuta dai Mamertini15, come attesta la leggenda in esergo a rovescioMAMERTINWN16 (fig. 5).Si deve convenire col Torremuzza che molti sono i pezzi (tra cui quelli dellecollezioni messinesi) con leggenda assente o poco leggibile: il suo errore ponecomunque il problema del rapporto tra Adrano, polis, il dio Adrano17 e il signi-ficato della testa di Adrano sulla serie mamertina, e più latamente il legame

4 Maria Amalia Mastelloni

12 Un fenomeno analogo sembra da ricostruire a Reggio dove il rinvenimento di monete diPoseidonia potrebbe essere alla base dell’attribuzione del nome “Poseidonia” alla città: cfr.MASTELLONI 1987, p. 98.

13 TORREMUZZA 1781, tav. III, n. 3; TORREMUZZA 1791. tav. I , n. 1.14 SNG Cop. 1, n. 189.15 Che Torremuzza cita da PARUTA 1723, tav. XXIII, SÄRSTRÖM 1940, Serie VIII, gruppo a nn. 137-

146, dataz. 278-270 a.C.16 Esula dal tema proposto e quindi non sarà discussa la leggenda che il grande numismatico set-

tecentesco legge a diritto di altre serie mamertine: RWMANOU, peraltro molto interessante. Senon si tratta di un fraintendimento si potrebbe pensare che il pezzo da lui visto sia un esempla-re mamertino frutto di una riconiazione non perfettamente riuscita di un esemplare della piùantica serie bronzea di Roma (RRC n. 1, leggenda: RWMAIWN).

17 Cfr. CUSUMANO 1992, pp. 151-189, per il complesso rapporto con Efesto, per il quale ultimo cfrHERNARY - JACQUEMIN 1988, pp. 627–654.

Fig. 4. TORREMUZZA 1781, tab. III, nn. 1-3;TORREMUZZA 1791, tab. I, nn. 1-2

Fig. 5. Museo Regionale di MessinaZecca dei Mamertini, ess. inv. n. 1139e s.n.

degli oschi Mamertini con un dio e un’area, nella quale peraltro è attestata lapiù antica iscrizione osca della Sicilia. Problema che non si può affrontare inquesta sede e che può essere meglio discusso in altri saggi, ma che rimane trai più interessanti nello studio della vita di Adrano.L’opera di Castelli di Torremuzza ribadisce due problemi ricorrenti negli studidedicati alla zecca di Adrano: l’attribuzione ad essa di pezzi conservati male,se non manipolati, che prudenzialmente andrebbero espunti e, d’altro lato, lapresenza di serie anepigrafi o con leggende non complete, che potrebberonon essere emesse da Adrano e che rappresentano uno dei maggiori scogli diun’analisi esauriente.Se manca uno studio monografico sulle serie monetali di Adrano18 vi sono in com-penso lunghi brani ad esse dedicati nelle opere di Salinas (fig. 6) e di Gabrici,opere basate su esemplari certamente autentici e non inquinate dalla successivaproduzione massiccia di pezzi falsi, diffusi tra il primo e il secondo dopoguerra.Antonino Salinas nelle tavole che fa incidere – ma non pubblica – riconoscecome prodotte dalla zecca adranita nove serie, di cui alcune non ben docu-mentate. Ettore Gabrici19 ne identifica invece solo sei, che pone nel periodo344-336 a.C. e più genericamente in periodo post-timoleonteo20.Dalla lettura del Gabrici e dalla autopsia delle monete conservate nei musei diAdrano, Siracusa e Reggio Calabria, possiamo identificare due serie iniziali.

1 serie (fig. 7, nn. 1-5)D/ Testa giovanile a sin. coronata e con chioma raccolta alla nuca R/ Cetra21 a sette corde22

Bibl. : GABRICI 1927, Hadranum n. 1, tav. III, n. 4 = SALINAS, n. 9 (?)1.1 GABRICI 1927, n.1 (gr. 32,56, mm 30), “riconiato su una litra dionigiana”,

fig. 7, n. 1/11.2 Museo di Siracusa, inv. 21224, fig. 7, 21.3 Museo di Reggio Calabria, scavi Locri, inv. 12539 (gr. 25,663; mm. 28,5),

fig. 7, 4

5La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

18 In questa sede si è escluso l’utilizzo di cataloghi recenti in quanto pericolosamente inquinati daesemplari non autentici o non convincenti e non controllabili perché in collezioni non note enon detenute lecitamente.

19 GABRICI 1927, pp. 134-135, n. 1 tav. III, 4, e nn.2, 3 tav. III, 5, 3.20 Si ricordi però che a suo giudizio i bronzi oggi attribuiti a Dionigi erano di età timoleontea. Ciò

nondimeno la sua cronologia rimane credibile, se si accetta un monopolio di Siracusa delleconiazioni in età dionigiana.

21 Lo strumento è la cetra e non la lira. Apollo è comunque una divinità dal duplice aspetto e lacetra se è fonte di gioia, è in mano al dio uno strumento, equivalente all’altro suo strumento,l’arco, che è fonte di dolore in quanto dà la morte CITATI 1996, p. 35.

22 Eptacorde o cetra a sette corde, innovativa rispetto alla lira e alle cetre più antiche dotate di unminor numero di corde. È strumento ricordato già in Omero e per Aristotele strumento inadat-to all’educazione musicale Arist. Politica 1341a 18.

Fig. 6. SALINAS 1867-1922, tav. II

1.3 a BMC Sicily, senza indicazione di peso1.3 b SNG Cop. 1, n. 10 (gr. 30,61; mm. 30)1.3 c Museo di Adrano, calco di es. a SR, senza indicazione di peso1.4 Museo di Reggio Calabria, scavi Locri, inv. 12537 (gr. 28,112; mm. 30,7),

fig. 7,31.5 Museo di Reggio Calabria, scavi Locri, inv. 13749 (gr. 27,64; mm. 28,5),

figg. 7,5 e 8.Si possono enucleare almeno tre varianti nel tipo del diritto: a - GABRICI 1927, n. 1b - Museo di Siracusa, inv. 21224 e Museo di Reggio, scavi Locri inv. 12539 c - Museo di Reggio, scavi Locri, inv. 12537; SNG Cop. 1, n. 10 e BMC Sicily

Grazie ai tre esemplari scoperti a Locri23 possiamo confermare che la serie rico-nia numerose litre dionigiane coi tipi D/ Testa di Atena, R/ Stella e due delfini.Il fenomeno è particolarmente evidente nel caso dell’esemplare RC-Locri inv.n. 13749 (fig. 8), nel quale il tipo adranita a diritto è pressoché illeggibile e lariconiazione mostra una rotazione di 40 gradi in senso antiorario del dirittodel sottotipo, siracusano, di cui rimangono evidenti la leggenda SURA e la testadi Atena a sin., mentre a rovescio la stella e il delfino sinistro, rivolto versol’alto, sono nettamente conservati nonostante vi sia stata battuta sopra la cetra.Dalla tabella dei pesi delle litre dionigiane, proposta nel 1998, si rileva chepochi sono i pezzi che scendono sotto i 28 gr., mentre tra i pezzi di Adrano chericoniano la serie siracusana vi sono anche esemplari più leggeri: tenendoconto che nella riconiazione si assiste ad una perdita di peso si può comunqueescludere un utilizzo dell’ultima sottoserie dionigiana, peraltro, come si èdetto in altra sede, probabilmente battuta in pochi esemplari24 e una scelta dipezzi dionigiani delle sottoserie emesse prima dell’ultima.Complesso è invece il caso degli esemplari del medagliere di Siracusa e diLondra che utilizzano come sottotipo pezzi che, per i tratti ancora leggibili,potrebbero essere riconosciuti come hemilitra agrigentini25 sebbene siano rarigli esemplari agrigentini così pesanti da poter offrire tondelli da riconiare.Anzi dall’osservazione di quanto sembra avvenga ad Adrano si potrebbe presu-mere un’intercettazione da parte di zecche di IV sec. (tra cui Adrano) di esem-plari agrigentini pesanti. Ciò da un lato potrebbe giustificare la loro assenzanelle scoperte attuali e dall’altro darebbe indicazioni per una precocità dellaemissione adranita, da porre in un momento in cui le emissioni di Agrigentopiù antiche fossero state ancora in circolazione.

6 Maria Amalia Mastelloni

Fig. 7. Zecca di Adrano – Serie I (GABRICI

1927)

23 Sui quali torneremo più avanti parlando della diffusione delle monete adranite al di fuori del-l’area. Sono gli ess. inv. 12537 (gr. 28,112; mm. 30,7); inv. 12539 (gr. 25,663; mm. 28,5); inv.13749 (gr. 27,64; mm. 28,5).

24 MASTELLONI 1998 a, pp. 52-54, sottoserie E.25 Per la serie di Agrigento: GABRICI 1927, p. 30; MASTELLONI 1997 - 1998, p. 189, tab. 21 e nota 69.

scontornare e schiarire tutte le foto

Nella prima serie e nelle sue tre varianti nel tipo del diritto si può leggere unatesta maschile con un’ acconciatura con capelli riuniti in bande laterali, checircondano la testa e si dividono alti sulla fronte, forse trattenuti in un nodo.Un’acconciatura severa, simile ad esempio a quella in bronzo26, scoperta a CiròMarina (KR), di I metà del V sec. a. C., pertinente ad una testa non conserva-ta e, tra le opere a tutto tondo, alla testa Chatsworth, da Tamassos di Cipro27.Un’acconciatura quindi protoclassica, la cui diffusione si pone nel decennio460-450 a.C., e nella quale dalla pesante massa della parte superiore del capoe delle bande si staccano e scendono, da sopra le orecchie sino alla nuca, corteciocche arricciate.In tale iconografia, per la presenza a rovescio dell’eptacorde, è da riconoscereun Apollo Citaredo o Musagete28, formalmente molto lontano dalle esperien-ze di V sec. delle monete di Reggio e che in parte riecheggia solo alcuni tipi diLeontinoi. Un’iconografia che si stacca dalle realizzazioni a tuttotondo sia diApollo citaredo seduto su roccia29, sia dei diversi e spesso tardi esempi diApollo musagete stante o incedente30.

2 serie (figg. 9 e 10, nn. 1 e 2)D/Testa giovanile laureata a sin. con chioma suddivisa in zona superiore liscia,bande laterali che dal basso risalgono e sono trattenute da un nastro non visi-bile, tanto compatte da far pensare che possano essere almeno in parte rac-colte in un velo; dalla nuca alcune ciocche lunghe raggiungono le spalle R/ Cetra eptacordeBibl.: GIESECKE 1923, tav. 16, 6

Museo di Siracusa, inv. 28442, Acq. antiquario A. Lo Po 30/10/1907, fig. 10, n. 1Museo di Siracusa, inv. 30851, Acq. 12/III/1910, fig. 9, 1Museo di Siracusa, inv. 34445, Acq. 22/X/1913, fig. 9, 2

Gli esemplari ai quali ci riferiamo per la definizione della seconda serie sonotre pezzi siracusani, i cui calchi sono esposti ad Adrano. Acquistati da Orsi sulmercato catanese, sono autentici: fanno giustizia di eventuali dubbi l’autoritàdi Orsi e la loro bellezza, che li rende completamente diversi da quelli appar-si in cataloghi d’asta e in pubblicazioni recenti. In essi la testa apollinea si dif-ferenzia da quella della prima serie, e ne reinterpreta con nuovo linguaggiocomunque i caratteri salienti: è lontana anche essa dagli schemi dei tetradram-mi e delle serie di V secolo a.C.. Propone tratti dolci e un’acconciatura cheancora divide i capelli lateralmente, ma ne esalta le bande larghe e pesanti31, epresenta una leggera corona, che dalle tempie raggiunge il colmo del capo eombreggia la fronte. L’ acconciatura sembra ispirata a quelle con larga bendaassottigliata sulla fronte, propria delle donne e degli uomini connotati comeorientali, quali Thamyris32. L’iconografia, che allo stato attuale degli studi non sembra ricorra in altre clas-si di materiali adraniti, propone un Apollo, che potrebbe essere creazione

7La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

Fig. 8. Museo Naz. Di Reggio Calabria,Scavi Locri, es. inv. 13749

Fig. 9. Zecca di Adrano - Serie II

1

2

26 ORSI 1932 pp. 80 ss. (detta impropriamente “parrucca”).27 BIANCHI BANDINELLI - PARIBENI 1976, n.406. 28 FLASHAR 1992; ZSCHÄTZSCH 2002; MARCONI 1993, pp. 9-19, fig. 4; MERTENS HORN 1999, pp. 323-

342; BOYANCÉ 19722, p. 267 sgg.29 Ad esempio di quello del pannello della base da Mantinea di Atene: cfr. SISMONDO RIDGWAY

2001, p.253 e fig. 132 a (III quarto del IV secolo). Per l’analisi della base, cfr. RIZZO 1932, perla vasta documentazione nella pittura vascolare, cfr. LIMC.

30 Caratterizzati da grandi corone di alloro. Per il ruolo di Apollo a guida delle Muse, cfr. LANCHA

1994, pp. 1013-1030 e SHEFOLD 1962, tav. 61; di essi quello in porfido e marmo bianco delVaticano è considerato originale, attribuito a Filisco di Rodi e datato alla metà del secolo III a.C.; VORSTER 1993, pp. 58-60 n. 28 tavv. 110-113 (Sala XXIX - Galleria dei marmi colorati). PerApollo Musagete incedente, cfr. BIANCHI BANDINELLI - PARIBENI 1976, n. 503, Altro esemplare diMusagete è la tarda riproduzione recentemente trovata a Mondragone (CE), a tuttotondo e dim. 1.80, cfr. LA REGINA - VOLPE 1997, p. 68, ivi bibl. prec.

31 Forse sostenuta da una reticella, variante del kekrufalov più propriamente femminile.32 Se si valutano le formule proprie degli incisori di conii non sembra possa essere avvicinata alla

testa di un Apollo citaredo, quali i protoclassici “Apollo del Tevere o di Mantova”.

autonoma degli incisori della zecca. Il carattere vagamente orientale potrebbeperò suggerire una sua connessione con la statua di capo Pachino, l’ “…ApolloLibystinus…”33, tanto importante per il mondo romano. Sottile trait d’union tra il Libystinus e l’ambiente adranita si potrebbe coglierenel carattere del Libystinus, quale punitore dei noxii, o empi e impuri, caratte-re che avrebbe consentito un avvicinamento al dio Adrano, che a sua volta, tra-mite i suoi cani, punisce appunto chi gli si rivolge, se empio e impuro. La testa, inoltre, pur con molte cautele può essere avvicinata ad un’iconografiaapollinea attestata dalla zecca di Alesa34, che presenta un tipo di Apollo (fig. 11),anch’esso con un’acconciatura particolarmente evidente, seduto su omphalos,con arco e freccia. A diritto di questa serie35 vi è una testa di Afrodite-Venere eri-

8 Maria Amalia Mastelloni

Fig. 11. Zecca di Alesa (da HOLLOWAY

1979, p. 136, tav XVIII, fig. 11: rovescio)

Fig. 10. Zecca di Adrano:A - n. 1 Serie I; n. 2 Serie II; B - nn. 3-8, Esemplari falsi che riprodu-cono esemplari delle serie I e II

A

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B

33 Macr. Sat. I, 17, 24-26: Unde et Apollinem, id est solem, modo sospitalem modo pestem significantibuscognominibus adoramus, cum tamen pestis quae ab eo noxiis inmittitur aperte hunc deum bonis propugna-re significet. Hinc est quod apud Pachynum Siciliae promuntorium Apollo Libystinus eximia religione cele-bratur. Nam cum Libyes invasuri Siciliam classem adpulissent ad id promuntorium, Apollo, qui ibi coli-tur, invocatus ab incolis inmissa hostibus peste et paene cunctis subita morte interceptis Libystinus cogno-minatus est. Nostris quoque continetur annalibus similis eiusdem dei praesentiae maiestas. Nam cum ludiRomae Apollini celebrarentur ex vaticinio Marcii vatis carmineque Sibyllino, repentino hostis adventu plebsad arma excitata occurrit hosti, eoque tempore nubes sagittarum in adversos visa ferri et hostem fugavit etvictores Romanos ad spectacula dei sospitalis reduxit: hinc intellegitur praelii causa, non pestilentiae, sicutquidam aestimant, ludos institutos.

34 Inizialmente attribuito alle zecche di Siracusa (HOLLOWAY 1975, p. 137, buona foto a tav. XVIII)e di Herbita (BÖHRINGER, 1981 pp. 95-114) il pezzo è stato ricondotto ad Alesa grazie alla leg-genda ALAISAS presente sul pezzo in collezione citato in GARRAFFO 1993 (senza immagine).In quanto riconiata su pezzi dionigiani - coi tipi testa di Atena/ ippocampo – da S. Garraffo, èstata datata a periodo post timoleonteo. I due esemplari sono l’uno dagli scavi di Morgantina(n. 96, 59 -1929, gr. 5,25; mm. 19, qui fig. 10), e l’altro da collezione. Purtroppo di questo secon-do pezzo di provenienza ignota, e in collezione privata, non è stata edita un’immagine e comesempre per i materiali di rinvenimento non documentato e di connotazioni oscure si determi-na un forte imbarazzo che farebbe propendere per un’esclusione dall’analisi, temendosi unfalso o un pezzo ritoccato. In effetti un pezzo non autentico sembra quello edito nel maggiodel 2005 in Web (Numismatica Ars Classica, Auction P., Auction date: May 12th, 2005, Lot num-ber: 1153 from the A.D.M Collection, Sicily Alaesa. No.: 1153 d= 20 mm Trias c. 339-317, æ 4.47g., CALCIATI 1983, n. 4; CAMPANA 1996, n. 11) Alesa e, forse, Apollonia propongono in età piùtarda tipi derivati da schemi statuari cfr. BUTTREY ET ALII 1989, nn. 101 a e b.

35 Peraltro dal TORREMUZZA 1753 (tab. XIII, 7) già riconosciuta di Alesa. In altra sede si è rilevatol’analogia “ideologica” tra la testa di questa serie di Alesa e la testa di una più tarda serie diAlunzio e la presenza di copricapo frigio ha fatto pensare che i tipi vogliano evidenziare un rife-rimento all’area orientale.

cina36, nella quale recentemente è stato colto un legame37 col mondo cartagi-nese38, in una comunità, l’alesina, che le fonti (Diod. 14,16, 1) dicono fondatada mercenari campani al soldo dei Cartaginesi e, solo (ri)fondata da Arconide(Diod.14,16, 4), in un clima mutato e divenuto favorevole a Dionigi e alla gre-cità di Siracusa39. Una comunità che, come quella dei mercenari stanziati adAdrano, deve aver trovato un modo per convivere con un mondo preesisten-te40, nel quale i cartaginesi hanno avuto periodi di prevalenza e di concordiacon i loro stessi mercenari41. Un mondo che successivamente e sicuramentecon la prima guerra punica suscita l’interesse di Roma42, la quale si appropriadi queste epiclesi dalle valenze più complesse. Per Adrano non sarebbe priva di significato l’adozione di un tipo apollineodiverso dai sicelioti – calcidesi, tradizionali in età severa e classica, in unmomento in cui la polis svolge un ruolo eccezionale come alleata diTimoleonte, e coartefice di una repentina e fondamentale vittoria militare43

contro la Siracusa di Iceta e contro Cartagine44. Per concludere è da rilevareche tra i materiali esaminati non risultano esemplari che restituiscanol’iscrizione APOLWN descritta in bibliografia45.

Numerosi pezzi anepigrafi, che attesterebbero varianti alla prima ed alla secon-da serie risultano ad un più attento esame falsi (fig. 10, nn. 3-8 e fig. 12, nn. 1-2). Tali pezzi sembrano apparire sin dalla metà del XX secolo sia alla spiccio-lata, che in note collezioni, disperse sul mercato antiquario, oltre che con gran-de frequenza in cataloghi d’asta on line. I caratteri formali che li rivelano sonoun volto sempre uguale al quale si sommano elementi e particolari minori,soprattutto nella capigliatura, non congruenti con la tradizione formale siadella zecca adranita, che, più genericamente, delle zecche siceliote. Per quan-to concerne la resa dei tipi si nota una evidente contraddittorietà tra la nettez-za di alcuni particolari e l’appiattimento di piani o l’ assenza di tratti nitidi in

9La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

Fig. 12. Falsi ispirati alle serie diAdrano

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36 BUTTREY ET ALII 1989, p. 139, n. 96; GARRAFFO 1993, pp. 222 e 238. 37 Di spiriti filotroiani simili a quelli traditi dall’immagine di una serie aluntina che a diritto la testa

di Patron, l’eroe considerato d’origine acarnana compagno di Enea, sarebbe il tipo dell’Achelooa rovescio. I due tipi sono collegati alle vicende narrate dalle fonti confluite in Virgilio (Aen. V,745 ss.) e in Dionigi d’Alicarnasso (Dion Al. I, 51-53): Enea, sbarcato nella Sicilia Occidentale -per le insistenze delle donne e dei compagni, che non vogliono continuare il viaggio che lo por-terà nel Lazio - fonda una città e il santuario di (Afrodite) - Venus Idalia. È questo il momento incui si stacca il gruppo che fonda Alunzio. Sull’opera di Damaste di Sigieio nella Troade e del suo“allievo” Ellanico di Lesbo, attivi l’uno in età periclea - e vicino a Diotimo - e l’altro alla fine delV a.C., e sulla loro partecipazione al pensiero politico, agli umori ateniesi verso l’occidente e iSiculi, oltrechè verso l’area tirrenico-etrusca-cumano-napoletana, nonché al confluire della tradi-zione in Virgilio, rimane una ricostruzione fondamentale in MAZZARINO 1974, pp. 203 ss.

38 Quasi un secolo prima dello scoppio della prima punica. Per la saga di Enea quale elemento dellapolitica di Roma in Sicilia già verso la metà del III sec. cfr. BITTO 1977, p. 128, nota 28, ivi bibl. prec.

39 Per attente e acute notazioni NENCI 1998, pp. 45-58. 40 Se il diritto collega la serie ad ambiente cartaginese il tipo del rovescio - con l’immagine di Apollo

seduto che a noi più interessa - ad Alesa trova ampia giustificazione, in quanto culto poliadico,secondo il dettato delle fonti (Diod. 14,16,4), delle Tabulae Alaesinae (II, l. 63 che menzionano unierou tou Apollonov) per la lettura delle emergenze archeologiche messe in luce a S. Maria dePalate e rese note da Torremuzza e da Carrettoni. Un Apollo è arciere e citaredo e ricorre nelleserie monetali alesine più tarde e documentate da più numerosi pezzi. CARETTONI 1959, pp. 293-349, p. 305; CARETTONI 1957, p. 472 ss; CARETTONI 1961, pp. 266-321.

41 Alla divinità di Erice ancora in età romana Alesa porterà con altre 16 città il dono annuale: Diod.4,83,4: crusoforein.

42 Un primo accenno al legame precoce con Roma in MASTELLONI 2004, pp. 50-51.43 SORDI 1983, p. 62-63. Inoltre ricorda, p. 80, che anche un altro Apollo siciliano era venerato nel

mondo greco con spiriti antifenici: l’Apollo di Gela, sottratto dai Cartaginesi nel 405/4 alladistruzione della città e trasportato a Tiro, dove diviene protettore di Alessandro Magno, nelsuo assalto alla città fenicia nel 332. Ma possiamo notare che tale episodio potrebbe esseretardo rispetto all’emissione delle serie e meno significativo per Adranon (e anche, come notaSordi, per Roma). Per questo Apollo cfr. Diod XIII, 108.4 e PACE 1936, p. 68 (Gela).

44 Se Iceta e i suoi alleati cartaginesi siano assimilati ai noxii (già i cartaginesi anti-siracusani) o siavisto come greco non è definibile.

45 GARRAFFO 1993, a pp. 222 e 227.

altre zone del disegno e del rilievo. Il risultato è simile a quello che si nota inpezzi consunti o corrosi, ma appare fortemente incongruo negli esemplariosservati, che propongono superfici integre e un aspetto generale “fresco”.

3 - D/ Testa laureata di Apollo con capelli cadenti sul collo, a sin. fig. 13R/ A-DRA-NI-TAN, cetra a sette cordeBibl.: GABRICI 1927 p. 134, tav. III, n. 5

1 - GABRICI 1927 (gr. 14,37; mm. 25) 2 - Museo Mandralisca (Cefalù), inv. 586 (gr. 17,800; mm. 26)3 - GROSE 1923, McClean Coll., n. 2006 (gr. 18,41; mm. 21)4 - Museo di Adrano, inv. provv. 1018, R/ ADRANITAN5 - Museo di Adrano, inv. provv. 1019, fig. 13, 26 - Scavi di Morgantina, n. 66 (gr. 7,17; mm. 22)7 - Museo di Siracusa, inv. 19712, fig. 13,3

La terza serie mantiene i tipi delle serie precedenti (testa di Apollo e cetra), mada esse si diversifica per la resa stilistica dei tipi, per le dimensioni e il peso, ren-dendo improbabile una coniazione in sistema. Oltre che per il peso può essereavvicinata alle serie della seconda metà del IV secolo46 per come il tipo si ponenel tondello. Più che in alcune sottoserie messinesi (con Poseidon/tridente, oliparesi47 con Efesto seduto a d./ delfino) e siracusane (con Zeus Eleutheriosdalla testa monumentale, ma di dimensioni contenute e volumetricamentecompatta), la adranita trova confronto nelle serie di Tauromenion, nella prima- con testa di Apollo/toro incedente48 - per forma di tondello e peso, più chenella seconda di cui condivide i tipi49. Pertanto se ne può proporre una datazio-ne nel decennio successivo il 350 a.C.

4 - D/Testa giovanile bendata e con cornetto sulla fronte (testa del fiumeAdrano/Simeto), a sin. (fig. 14)R/ A-DRA-NI-TAN, toro cornupete a d.Bibl.: GABRICI 1927, tav. III, n. 3; esemplare da avvicinare al pezzo SALINAS

1867, n. 11 1 - GABRICI 1927, n. 3 (gr. 9,90) 2 - Museo di Adrano, inv. provv. 1024, R/ [ADRANITAN], fig. 14, 13 - Museo di Siracusa, inv. 29021, fig. 14, 24 - SNG Cop. 1, n.12, gr. 10,30

La quarta serie è tipologicamente decisamente innovativa ed ha un tondellofortemente ovale e in alcuni casi molto spesso. Il tipo della divinità fluvialesembra rifarsi alla testa agrigentina con testa di Acragas della serie con a rove-scio aquila su capitello ionico50, mentre per il toro cornupeta a d. sembra unadelle più antiche riprese del tipo agatocleo con toro cozzante e testa di Kore51.Di questa serie richiama anche il peso e, pertanto, una sua collocazione allafine del IV sec. sembra molto probabile, anche in considerazione del paralleli-smo con le serie di Alontion e di Abaceno52 più antiche. Anche nel caso di questa quarta serie la presenza di falsi ben identificabili etratti da punzoni moderni è abbondante (fig. 15).

5 - Una quinta serie potrebbe infine essere documentata da rarissimi esempla-ri quali il pezzo SALINAS 1867, n. 17, serie forse assente nella collezione di

10 Maria Amalia Mastelloni

46 Su litra teorica gr. 18 ma in realtà molto più leggere e dai pesi irregolari.47 GABRICI 1927, p. 201, n. 16 con leggenda senza omega.48 CONSOLO LANGHER 1964, pp.76 ss., pp. 96-98 (357-345 a.C.); CARBÈ 2003, p. 185 e n. 26, 59-61

(345-338), ivi bibl. prec.49 CONSOLO LANGHER 1964, pp. 97-98 (345-338 a.C.); CARBÈ 2003, p. 183 e n. 42 (345-338) ivi bibl.

prec.50 SNG Cop. 1, n. 93.51 SNG Cop. 1, nn. 754-757.52 Sul problema, cfr. MASTELLONI 2004, pp. 49-50.

Fig. 13. Zecca di Adrano – serie III - n.1, Museo di Adrano inv. provv. 1018; n.2, Museo di Adrano inv. provv. 1019;n.3, Museo Arch. Region. di Siracusa inv.19712

Fig. 14. Zecca di Adrano – serie IV- n. 1,Museo di Adrano inv. provv. 102; n. 2,Museo di Siracusa inv. 29021

Fig. 15. Punzoni moderni per la realiz-zazione di falsi che riproducono esem-plari della serie IV

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Palermo, ma attestata da un esemplare di Siracusa (SR - inv. 26993 Acq. 8/1/1907)(fig. 16). A diritto in essa sembra si riconosca ancora una testa di Apollo Citaredoo Musagete, non comune e diversa dalle teste adranite precedenti. Le monete GABRICI 1927, nn. 5 e 6 possono essere attribuite ad un’unica seriedi cui si possono isolare nei materiali studiati più sottoserie, raggruppabilialmeno in due grandi gruppi, corrispondenti uno all’esemplare GABRICI 1927,n. 5 e l’altro agli esemplari GABRICI 1927, n. 6-8.

6 D/ Testa laureata di Apollo a sin.,R/ A-DRA-NI-TAN, cetra a sette cordeNon illustrato; sono rilevati in tutti sottotipi di Morgantina cfr. SALINAS 15,16 a e 16 b Bibl.: GABRICI 1927, n. 5

6.1GABRICI 1927, 5, 1, gr. 8,29GABRICI 1927, 5, 2, gr. 7,58GABRICI 1927, 5, 3, gr. 6,90GABRICI 1927, 5, 4, gr. 5,88 Museo di Adrano, inv. provv. 1020, R/ [ADRANITAN], cetra, riconiato su Morgantina D/ M. 14, R/ M. 15SNG Cop.1, n. 11 gr. 8,67

6.2Scavi di Morgantina 53, n. 67 (gr. 4,35; mm. 20) dimezzatoMuseo di Adrano, inv. provv. 1023 R/[ADRANITAN], cetraMuseo di Siracusa, inv. 19237Museo di Siracusa, inv. 21707, fig. 18

Tale divisione della serie con cetra, di peso quasi dimezzato e modulo minore,rispetto alla serie qui n. 3, sembra da attribuire all’ultimo decennio del IV oagli inizi del III sec. a.C., sia per motivi formali, che per le tracce di riconiazio-ne di esemplari di Morgantina, datati al periodo 344-317 a.C.: paradigmaticisono i casi dell’esemplare inv. provvisorio 1020 del Museo di Adrano, che adiritto riconia appunto un esemplare di questa zecca, forse identico per dirit-to all’esemplare da scavi di Morgantina n. 14 e a rovescio un esemplare simileall’esemplare da scavi di Morgantina nn. 14 o 15.Ed è ancora molto interessante il pezzo di Siracusa inv. 21707, che rilavora unpezzo uguale all’esemplare da scavi di Morgantina n.13, mentre l’altro siracusa-no inv. 19237 mostra nel campo superiore del rovescio le penne remiganti del-l’ala dell’aquila (fig. 18).Secondo Salinas Adrano riconierebbe anche monete emesse da Aitna54 (fig.19), ma per ora, in quanto esaminato, non si sono trovati esemplari che confor-tino tale lettura.

Passiamo ora ad un altro gruppo di serie attribuite ad Adranon: tra esse una cona D/ Testa di Sicilia con corona di mirto, R/Ippocampo privo di ali, è nota daun esemplare raffigurato nella tavola del Salinas (fig. 20, 1). In epoche recentialcuni esemplari ad essa ricondotti sono noti dalla collezione Virzì (fig. 20, 2),dalla collezione di Basilea55, dalla collezione De Hirsch56. Essi hanno leggendescarsamente leggibili, che non consentono un’attribuzione certa alla zeccaadranita, ma la scoperta in un’officina di un falsario moderno di più pezzi e diun bellissimo punzone (fig. 20, 3) spinge ad espungere le monete dalla produ-zione adranita antica, almeno finché non si trovino esemplari ben leggibili escoperti in scavi controllati57. Anche Gabrici non aveva inserito la serie tra le

11La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

53 La cronologia proposta è post 345 a.C.54 GABRICI 1927, p. 112 n. 1, dataz. 339 a.C.: Aitna sembra interrompere le coniazioni dopo la

distruzione da parte di Timoleonte.55 CAHN 1998, n. 247, gr. 6,82.56 NASTER 1959, n. 71, tav. 14 n. 268, gr. 5,52.57 Naturalmente sono da rifiutare anche i numerosi esemplari che sempre più spesso appaiono in

cataloghi d’asta, tutti con le stimmate proprie dei falsi.

Fig. 16. Zecca di Adrano – Serie V

Fig. 17. Zecca di Adrano – Serie VI , 1Museo di Adrano inv. n. 1020

Fig. 18. Zecca di Adrano – Serie VI , 2Museo di Siracusa inv. n. 21707

Fig. 19. SALINAS 1867-1922, tav II, n. 10

adranite, senza però chiarire se ciò fosse dovuto ad un rifiuto d’attribuzione allazecca, oppure all’ assenza di esemplari tra i materiali da lui esaminati, o, infine,per un riconoscimento dell’esemplare raffigurato da Salinas come falso. L’esclusione della serie con ippocampo alato dalle monete adranite potrebbeessere giustificata in base alla osservazione di un pezzo con ippocampo alatosimile da Garrucci58 ascritto alla zecca di Terina (fig 20, 4) e di un altro da partedi Castelli di Torremuzza attribuito a Siracusa: di monete simili non vi è trac-cia in scoperte moderne, se non per un pezzo in cattivo stato di conservazione,nel quale si possono riconoscere la testa femminile e l’ippocampo non alato,ma non una leggenda59: è un esemplare, certamente autentico del tesorettotrovato a Gizzeria60, e di età dionigiana (fig 20, 5).Solo quindi di fronte ad un pezzo autentico con una leggenda leggibile e scoper-to in scavi sistematici potremmo ricostruire una serie bronzea tra le più antiche.Infatti per la testa femminile si noterebbe un’ampia gamma di confronti con tipidel bronzo siceliota di seconda metà-fine del V secolo e l’ippocampo potrebbeessere messo in relazione con quello siracusano, alato e con coda delfinoide61.Un’altra serie non nota ad Antonino Salinas ed Ettore Gabrici è quella chealcuni autori considerano la più antica tra le adranite. Pur se anepigrafe unpezzo ne sarebbe stato riconosciuto nel 1989 da Denise Bérend62 tra le mone-te siracusane dell’American Numismatic Society.Esso avrebbe a D/ Testa di Atena con elmo corinzio ed a R/ polipo Ad esso la studiosa ha dedicato una trattazione specifica, che parte dal con-fronto con un pezzo coi medesimi tipi dell’Hunterian Collection di Glasgow63,ricordato in più opere, in quanto per un lungo periodo considerato unicocampione di una serie siracusana.Sia il pezzo dell’ANS che quello dell’Hunterian sarebbero a parere di Bérendda attribuire alla zecca di Adrano, in base al confronto con un terzo esempla-re – dai medesimi coni – della collezione Virzì64, edito anch’esso come unicum enel quale si leggerebbero le lettere [A]DRANON.

12 Maria Amalia Mastelloni

58 GARRUCCI 1885, tav. CXVII n. 26, Il Garrucci restituisce un ippocampo alato ma l’integrazionedelle ali può essere dovuta a in pezzi poco leggibili: HOLLOWAY JENKINS 1983, p. 45 n. 122 e p.57 n.122.

59 TORREMUZZA 1781 attribuisce a Siracusa un pezzo disegnato con polipo e ippocampo (alato).60 Reggio Cal., Monetiere inv. 1280. 61 Per il tipo siracusano MASTELLONI 1998 b, tavv. XI-XVI, pp. 70-71.62 BÉREND 1989, pp. 20 ss. Il pezzo non appare nella Sylloge americana.63 MC DONALD 1899-1905, n. 106 tav. XVII n. 8 = GABRICI 1927, cit. nota 19, p. 62 senza foto. Sulla

collezione di Glasgow che in parte raccoglie anche la prima collezione formata da Castelli diTorremuzza e su un falso dalla stessa, cfr. MASTELLONI 1998 a, note 27 e 35, dove si ricorda chela collezione è venduta inizialmente a Matteo Duane che la cede a Hunter ed è edita nel 1782da Combe, che non sempre riesce a espungere i falsi.

64 Bank Leu 6, 1973 tav. VI n. 25. La collezione e il catalogo sono definiti “bible moderne du mon-nayage de bronze du Sud de l’Italie et de la Sicile” da Bérend, senza alcuna perplessità o diffi-denza relativamente ai molti pezzi unici che propone.

Fig. 20. Serie di dubbia attribuzione allazecca di Adrano: con a D/ Testa fem-minile; R/ ippocampon. 1 SALINAS 1867, tav. II, n. 12; n. 2 Coll.Virzì; n.3 Punzone moderno con rove-scio della serie; n. 4 GARRUCCI 1885, tav.CXVII, n. 26; n. 5 moneta dal ripostigliodi Gizzeria (CZ)

La moneta ex coll. Virzì (qui fig. 21), secondo Bérend oggi al British Museum(BM 1973-10-21), ed altri esemplari sarebbero distribuiti tra la CollezioneMorcom, un catalogo di vendita65 e una collezione privata (indicata come Y),che accoglierebbe anche un altro pezzo uguale. Negli inventari del museo diAdrano è segnata una moneta con tipi analoghi, ma che, ad una verifica è risul-tata poco leggibile e forse da ricondurre alle serie di Alontion (inv. provv. 1027)per la forma dell’elmo, non corinzio.È da rilevare che per la ricostruzione della produzione della zecca adranita lamoneta edita da Bérend è importante in quanto in base alla sua esistenza sareb-be ipotizzabile la concessione da parte di Dionigi del diritto di coniazione adAdrano, sin dal momento della fondazione, data la chiara matrice siracusanadella testa, legata a quella dei bronzi di Dionigi I e di Dionigi II. In base ad essasarebbe avvallata l’interpretazione come serie dionigiana66, ma la debolezza dellaricostruzione è evidente, in quanto risulterebbe basata su un solo esemplare conleggenda non molto leggibile ([A]dranon) al quale si aggiungerebbe un pezzooggi in coll. Morcom (pieno di elementi sospetti: codoli appuntiti, bordo ataglio netto, globetti, incertezze nei contorni del tipo ecc.). Ancora una voltal’assenza di esemplari provenienti da rinvenimenti controllati e in collezionipubbliche e la frequenza di esemplari dichiaratamente falsi e recentementerecuperati in interventi di tutela, insieme ai loro punzoni, sembra autorizzi adescludere la serie dalle autentiche.

Certamente non antico è poi il pezzo che Minì aveva presentato come una“prova di conio” di Alontion, perfettamente identico come realizzazione a pun-zoni recuperati e impiegati per la “produzione di monete antiche” (cfr. fig.21,4). Nel pezzo di Minì appare la testa di Atena con elmo corinzio e a rove-scio il polipo che l’autore pone in relazione con la produzione della zecca diAlontion, alla quale R. Calciati ha attribuito alcune monete anepigrafi con imedesimi tipi e di provenienza non definita.L’ipotesi si basa sull’assenza di leggenda e sulla somiglianza con un’altra seriea leggenda ALONTINON67, con a diritto testa con elmo calcidese, per la qualerecentemente si è proposto un rapporto68 - se non una derivazione - dalle sira-

13La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

65 Schweizer Bank Verein, Auction 1, 27, 10. 77, n.62, gr. 4,19.66 Non si può infatti accettare l’ attribuzione proposta della serie ad un periodo timoleonteo avan-

zata da CAMPANA 1996 p. 42 e ripresa da CASTRIZIO 2000, p. 79.67 Etnico in genitivo plurale in cui il suono “o” lungo della desinenza è reso ancora con segno “o”

non essendo invalso l’uso di w per la vocale lunga.68 BIANCO 1993, pp. 5-18; studio interessante, ma basato in parte su alcune ipotesi di ricostruzione delle

serie dionigiane non condivisibili e che si sono discusse nel 1998 (MASTELLONI 1998 a): il legameponderale tra le serie di Alunzio e di Dionigi non sembra valido se la serie dionigiana con Atenacon elmo liscio e non decorato e ippocampo privo di briglie è da considerare successiva alla seriepiù pesante con Atena con elmo decorato ed ippocampo con briglie e se la si pone negli ultimidecenni del dominio dionigiano o nel primo periodo di Dionigi II (367 a,C.). L’analogia pondera-le rilevata da Bianco basata su venti pezzi è poi da ridimensionare, in quanto il peso medio è simile,ma nei pezzi esaminati la distribuzione dei pesi è molto incostante, fenomeno non riscontrato nelleserie dionigiane. Infine i pezzi più pesanti di gr. 7,50 circa indicano la conoscenza di un simile pesoassente nelle serie di bronzo siracusane iniziali e per il quale dovremmo ipotizzare l’uso di un ton-dello preesistente delle zecche della Sicilia occ. o di Lipara (I serie II sottoserie).

Fig. 21. Serie con D/ testa di Atena; R/Polipo n. 1BÉREND 1989, n. 2-3 esemplari pro-dotti da falsari, n. 4 punzone modernodel rovescio

1

2 3

4

cusane69 con a R/ polipo, una serie che spesso riconia70, esemplari siracusani71

e che è stata ricollegata al contesto storico politico che condiziona, oltre allapolis aluntina, un gruppo di centri, tra cui Messana e li porta a coniare seriecon a R/ polipo72.Ciò premesso potremmo lasciare aperto il problema di un rapporto tra la pro-duzione iniziale del bronzo di Alunzio73 e di Adrano, rinviando la soluzione almomento in cui si identifichino pezzi indiscutibilmente autentici - in relazionealle serie siracusane, ponendo la serie aluntina – con testa di Atena con elmocalcidese/octopus – in un momento successivo alla creazione delle serie siracu-sane con testa di Aretusa/octopus. La testa di Atena con elmo calcidese sareb-be da collegare alle serie argentee di Atene e potrebbe essere residuo della tra-dizione religiosa e politica74, diversa dalla siracusana, legata ad un culto locale,al rapporto con Atene e soprattutto con gli alleati calcidesi di Atene75. La testadi Atena con elmo corinzio, se le due serie che la propongono fossero autenti-che, indicherebbe il superamento dell’alleanza con Atene e l’attrazione nellasfera siracusana, in un periodo tardo del dominio di Dionigi I o durante il domi-nio di Dionigi II, forse prima dell’affermazione di Timoleonte.Ma è bene ribadire che tutte queste ipotesi sono da ritenere solo possibili e sog-gette a verifiche da farsi solo quando e se si scoprano in scavi sistematici esem-plari meglio leggibili e di provenienza lecita.

Altre serie sono quella caratterizzata da una grande testa, nota in un esemplareoggi al British Museum, e da una “variante” di Basilea e alcune serie minori. Il Catalogo del British Museum, curato da R. Stuart Poole76, differenzia le seriecon leggenda da quelle che ne sono prive e attribuisce, pur dubitativamente,ad Adrano oltre alle serie note a Salinas e Gabrici, un gruppo di pezzi anepi-grafi: tra essi spicca l’esemplare BMC Sicily, p. 4, s.n. che per la particolare bel-

14 Maria Amalia Mastelloni

69 Si è creduto pur con molte incertezze di poter riconoscere due pezzi quasi illeggibili, con D/testa di Atena con elmo calcidese e con R/ polipo, tra i materiali di Capo d’Orlando, attribui-ti alla fine del V ed a zecca aluntina e posti in relazione con la serie di Siracusa con D/ SURAtesta di Aretusa, R/polipo (cfr. MASTELLONI 2004, pp. 47-48 e pp. 64-65, cat. nn. 12-13;MASTELLONI 1997 - 1998, pp. 169-200) riferibile ad un peso massimo teorico di gr. 240 e di con-seguenza databile alla metà del V sec. L’aver osservato che questa serie di Alunzio ha caratteri-stiche tipologiche, derivate dalle serie siracusane iniziali e caratteristiche ponderali e di tecni-ca di coniazione legate alla serie seconda e terza di Siracusa, ha permesso di utilizzare la cro-nologia proposta per le siracusane per una prima griglia cronologica delle aluntine. Possiamopoi rilevare un parallelismo - ponderale e tipologico - con le serie emesse da Abaceno, anch’es-se quasi sempre ispirate da Siracusa.

70 Per le tracce di riconiazione nell’es. di Palermo cfr. GABRICI 1927, p. 136, tav. II, 3.71 Della serie Aretusa/ruota e Aretusa/quadrato incuso con al centro stella GABRICI 1927, p. 171,

n. 27.72 CALTABIANO 1993, Serie XVI D/ lepre a sin. R/ polipo, nominale tetras, nn.686-708, dataz.

407/6- 396 a.C. da limitare a dopo il 405 per l’attribuzione al clima dionigiano fatta dalla stes-sa Autrice. In realtà la serie forse può essere da considerare coniata nell’ultimo decennio del Vsec. per i pesi attestati che la collegano alle serie siracusane predionigiane e per la presenzadella leggenda MESSANIWN. Messana potrebbe aver rappresentato il centro maggiore che sioppone sia a Cartagine che a Dionigi, forse ponendosi a capo di un movimento d’opposizioneche annovera anche Alunzio nelle sue file.

73 Per la cui zecca gli studi fondamentali sono SALINAS 1867; GABRICI 1927, pp. 71 e p. 111 n.1 tavIV, 1; CONSOLO LANGHER 1964, pp. 67-100; CONSOLO LANGHER 1964, p. 187 e BERTINO 1975, pp.105-126 che attribuiscono ad Abacenum l’uno due e l’altro tre serie bronzee databili al periodotimoleonteo o a poco dopo; recentemente CALCIATI 1983, pp. 71 ss, fornisce un’unica periodiz-zazione e considera le serie Calciati n. 1-5 posteriori al 345 e anteriori al 241 a. C.

74 Per l’antitesi etnica tra dori e ioni legata alla figura di Atena, cfr. MAZZARINO 1974, pp. 101 ss.che valuta le implicazione del racconto che vede Cleomene, re di Sparta, in quanto cittadinodi una città di stirpe dorica, escluso dal santuario della dea ateniese.

75 La successiva serie con testa di Atena con elmo corinzio/polipo nota in un solo esemplare digr.4.56; CALCIATI 1995, p. 30 n. 16) potrebbe essere considerata parallela alla serie con testa diAtena con elmo liscio/ippocampo senza briglie, già definita serie IV delle dionigiane,MASTELLONI 1998a, pp. 55-7 e pp. 85-6 ed infra.

76 BMC Sicily, n. 4, da CALCIATI 1987, p. 332.

Fig. 22. Serie con grande testa femmi-nile, n. 1 BMC Sicily, p. 4

lezza viene riprodotto in un pregevole disegno77, in cui appare, a diritto, unatesta femminile, cinta da corone di mirto e sphendone. Tali particolari portanoil catalogatore ad identificare l’immagine come Sikelia78 (fig. 22).Se il disegno ha un indiscutibile gusto Art Nouveau o liberty, che forse potrem-mo imputare ai modi espressivi del disegnatore e della sua epoca, la monetaedita sembra rimanere isolata, forse solo “echeggiata” in altri due pezzi resinoti nella seconda metà del XX secolo, entrambi dalla collezione Virzì. La suaassenza in collezioni pubbliche dell’area ed in opere dedicate alle produzionisiceliote rende ancora una volta difficile esprimere un parere, sia sul pezzo,che sulla possibilità di attribuirlo ad Adrano.Molto dubbie sono infine le serie SALINAS 1867, n. 13, CALCIATI 1987, p. 160, 8,anch’essa nota da un esemplare Virzì (n. 504) e da pezzi editi in cataloghi divendita e cataloghi on line. Un’ultima serie - che si vorrebbe attestata da un soloesemplare79 - sembra ancora un modesto prodotto contemporaneo: si noti ilrilievo di alcuni elementi nei tipi, la presenza dei codoli di fusione del tondel-lo, la sciatta resa della testa, dall’occhio ben segnato e della cetra.

Torniamo ora alle monete sicuramente autentiche e osserviamone la distribu-zione: sono pochi esemplari scoperti in scavi ed in un solo ripostiglio.Per le monete da scavo certamente non si può esaurire in questa sede la ricer-ca, ma si può notare che fuori del territorio adranita due esemplari sono statiscoperti a Morgantina e tre esemplari in Italia Meridionale a Locri.Se il pezzo n. 67 dagli scavi di Morgantina non è in associazione ed è stato giàdiscusso per le tracce dei sottoconi, i tre pezzi scavati a Locri80, che riconianoserie siracusane con tipi Atena/ stella e delfini sono stati recuperati nelle cam-pagne condotte da Orsi e dalla Scuola Nazionale di Archeologia, negli annicinquanta del XX secolo, purtroppo senza particolari dati stratigrafici e di asso-ciazione.Di pezzi scoperti in ripostigli si sa solo di quelli che formavano il ripostiglio tro-vato verso il 1879 (IGCH 2138), formato da 52 esemplari di bronzo della zeccadi Locri (31 ess. HN, n. 2352), della zecca di Adrano (15 esemplari: con i tipiD/ Testa di Apollo, R/ Cetra, di cui 8 riconiati su Siracusa, D/ Testa di Atena,R/ stella e delfini), della zecca di Kainon (3 esemplari) della zecca di Siracusa(3 esemplari, della serie D/ Testa di Atena, R/ Stella e delfini)Il ripostiglio è datato verso il 350 - 325 a. C. (IGCH), e può essere inserito tra inuclei che raccolgono materiali coniati dopo il 367 a. C., al dissolvimentodell’“impero” dionigiano.Parallela alla documentazione offerta dal ripostiglio sembra quella ricordatada Enrica Pozzi Paolini81 nel rilevare che 15 esemplari della medesima serie delpezzo locrese sono stati scoperti insieme a monete “…di Siracusa, Kainon(Alesa) e Adrano…”, cioè con i materiali appena ricordati dagli scavi di LocriCentocamere. La serie locrese – l’unica emessa dalla città senza etnico – sareb-be la più antica in bronzo, da porre nel 350-332 a.C. e quindi parallela alleadranite.

Ricapitolando sembra opportuno per ora limitare la ricostruzione della produ-zione della zecca adranita in base alle considerazioni fatte solo alle sei serie quielencate ai nn. 1-6.

15La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

77 Si noti come pur rispecchiando i tratti fondamentali del pezzo il disegno lasci trasparire (o esal-ti?) un’interpretazione di gusto tardoottocentesco, dimostrando come le creazioni artistichesiano sempre influenzate dall’esperienza contemporanea: questo è forse l’unico elementoinsopprimibile che può aiutare a distinguere le falsificazioni dai pezzi autentici.

78 HEAD 1874, p. 35 fa notare che lo stile della testa “non è siciliano” e HOLM 1984, p. 163-164, ricor-da e sottolinea l’ipotesi dell’arrivo dell’incisore al seguito di Timoleonte dalla Grecia propria.

79 CAMPANA 1996, n. 10.80 Da scavi Orsi, ma senza indicazione di n. di inv., sono ricordati due esemplari da POZZI PAOLINI

1979, p. 160, nn. 615-616.81 POZZI PAOLINI 1977, p. 286.

Fig. 23. Adernò, loc. non definita, dram-ma di Corinto (Museo di Siracusa inv.26272)

In esse la testa di Apollo e la cetra presuppongono una venerazione per il dio:è necessario staccarsi, però, dalla lettura dei tipi quali frutto dell’influenza diSiracusa, proposta da Gabrici che voleva le iconografie derivate dalle siracusa-ne delle serie di oro e di elettro. Tale distacco è oggi necessario in quanto perle serie siracusane è stata proposta una cronologia più tarda rispetto a quelladelle serie adranite. Avremmo quindi un’adozione del tipo apollineo da parte della zecca adranitaa partire dalla metà del IV secolo, in un momento timoleonteo o post timoleon-teo e il tipo dell’ Apollo Musagete può essere inquadrato nella rete di rapportitessuta tra Timoleonte, Delfi, le popolazioni della Sicilia già Calcidese ed iSiculi.Altresì la divinità fluviale raffigurata nelle emissioni di modulo minore - succes-sive o parallele - sembra documentare un distacco, se non dalla venerazionead Apollo, dalla celebrazione del dio nei tipi monetali e sembra voler eviden-ziare un culto tributato ad un’entità locale, che potrebbe essere un fiume, lacui epiclesi apparirebbe a diritto. Un’altra lettura del toro cornupete – che loponga in relazione coi tipi diffusi a partire dalle serie di Thouroi, nelle qualiil toro è sacro ad Atena, e, in Sicilia, da quelle di Tauromenion e di Agatocle. Iltoro legato alla dea della guerra e a guerrieri o mercenari potrebbe convivere,data la natura del centro e la origine dei suoi abitanti.Non sembra che si pongano serie in periodo successivo nell’età di Agatocle odi Iceta e la diffusione delle serie adranite sembra connessa agli eventi prece-denti il III sec. a.C.

I rinvenimenti nell’area

1. Le monete da scavo

Per più motivi poche monete scoperte da U. Spigo82 nel 1981 in ProprietàQuaceci, SAGGIO C, settore S E, hanno svolto nella storia degli studi un par-ticolare ruolo: sono state infatti considerate da Cutroni Tusa83 - insieme ai rin-venimenti di Mozia - indici della circolazione delle serie siracusane di età dio-nigiana. Infatti consentono di confermare la coniazione della serie in età dio-nigiana, dato che risultano scoperte in strati del primo impianto, ma non con-sentono di trarre ulteriori conclusioni84.

Monete di bronzo della zecca di Siracusa:1 - D/ Testa femminile a sin. quasi illegibile

R/ Quadrato incuso, al centro astrotg II -50 cm., gr. 4,99, mm.18, tondello molto corroso

2 - D/ [S]U[RA], base all’interno, testa di Atena elmo coronato R/ Ippocampo con briglie Cfr. MASTELLONI 1998a: S 3, sott. 1 = Me 1. 25 maggio 1981, tg III; gr. 7,75, mm. 20,5 tondello spesso e con tratti sul bordo;

3 - D/ SURA, base all’esterno, testa di Atena elmo coronato R/ Ippocampo con briglie Cfr. MASTELLONI 1998a: S 3, sott. 3, cfr. D/Me 5282 R/ Me 5263; 25 maggio 1981, tg. III; gr. 7,02, mm. 19 -17

4 - D/SURA base all’esterno, testa di Atena elmo coronato R/ Ippocampo con briglie Cfr. MASTELLONI 1998a: S 3 sott. 3 = Me 5282; 25 maggio 1981, tg. III; gr. 7,19, mm. 19,5

16 Maria Amalia Mastelloni

82 SPIGO 1984-1985, p. 891 e tavv. 217-18, il quale aveva fornito anche una descrizione iniziale nel“pre convegno” tenutosi a Siracusa nel 1982 e dal quale è derivata la notizia della scoperta.

83 CUTRONI TUSA 1993, pp. 256 e 257; CALCIATI 1986, pp. 71, BÖHRINGER 1993b, pp. 160 e pp. 160-161, per Naxos pp. 160-161.

84 MASTELLONI 1998a, p. 26.

17La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

2. I ripostigli

1 – Proveniente da Adernò, senza ulteriore specificazione della località, nel1906 è inserita nella collezione del Museo di Siracusa una dramma di Corinto(inv. SR 26272) che è detta parte di un ripostiglio, di cui sarebbe l’unico ele-mento pervenuto (IGCH n. 2168) e della quale dà notizia M. T. Currò Pisanò85.Non essendo nota la composizione del complesso originario non possiamoistituire confronti significativi con altri complessi e possiamo solo chiederci segli altri “pegasi” in collezione possano derivare da questo complesso (fig. 23).

2 - In Ctd. Difesa, in prossimità di Via Catania, è scoperto nel 1959 in unambiente esplorato durante lo scavo sistematico di una casa ellenistica86, asso-ciato a ceramica sovradipinta, a vernice nera ed acroma, di IV sec. avanzato edi prima metà del III sec. Formato da 107 m. della zecca di Siracusa, di cui 70con i tipi di Zeus Ellanios/aquila su fulmine e 37 appartenenti alle emissionibattute a Siracusa da Pirro con i tipi di Eracle con leontè e Atena promachos87.Molti pezzi sono stati sottratti (figg. 24 e 25).Trova significativi confronti in due ripostigli trovati a Camarina nel 1967 e nel1980 ed editi nel 2001 da P. Pelagatti88: di essi il primo proviene dal battutocorrispondente al piano di calpestio di un’area scoperta, all’interno dell’is. C28, all’angolo tra la platea B e lo stenopos 27-28 ed è formato da serie diSiracusa battute da Agatocle (5 ess.), da Iceta (10 ess.) e da Pirro (3 ess.).La sua datazione è stata posta tra gli anni 276-264 ? o prima guerra punica.

Tab1. - I ripostigli scoperti ad Adernò -Adrano (tavola sinottica)

85 CURRÒ PISANÒ 1962-1964, p. 222 inv. 26272; la presenza di pegasi è inoltre ventilata dal riposti-glio IGCH 2123. Trovato a S. Maria di Licodia, nel 1890, considerato fusione di nuclei diversie disperso verso il 370 a.C. (Jenkins) sarebbe stato formato da monete di Siracusa (6 tetradram-mi e 67 decadrammi), Atene ( 2), Selinunte (1), Messana (3), Mozia (1) e avrebbe contenutoanche Pegasi.

86 PELAGATTI 1976: “The site was explored at the beginning of this century, but the first excavationwas carried out in 1959. Excavation has brought to light some houses of the 4th c. containingItaliote pottery and an interesting hoard of contemporary coins”.

87 SNG ANS 5 n. 849, CALCIATI 1986, p. 325, n. 177.88 PELAGATTI 2001, pp. 259-266.

Fig. 24. Adrano, scavo ctd. Difesa, casaellenistica. il ripostiglio (Archivio Museodi Adrano)

3 - Scoperto a Adernò nel 1910, ne è stata indicata la consistenza in 17 pezzi, maalcuni autori non hanno considerata credibile la composizione e hanno espuntosia un esemplare romano fuso, che quattro monete di Tauromenion89 (fig. 26).

4 - Consegnato tra il 1976 e il 1980 sembra formato da più rinvenimenti: unodi denari e sesterzi repubblicani e l’altro di denari imperiali. Mentre i primisono delle serie anonime più antiche (RRC: 211 a.C.; MARCHETTI 1978: 215a.C.) gli ultimi tre pezzi sono di II-III sec. d.C.Secondo Manganaro denari quinari e sesterzi sono “un campionario” di un piùampio rinvenimento90 disperso sul mercato clandestino, e di cui danno notiziaHersch, Manganaro e la redazione di Coin Hoards. In base ad un ripostiglio diMorgantina e a questo di Adrano, Manganaro propone di anticipare di almenodue anni la cronologia della creazione del denario romano, posta da Crawfordnel 211 a.C., essendo le dispersioni in antico da porre tra il 214 e il 210 a.C.Il problema di notevole importanza per la ricostruzione della monetazione roma-na è ulteriormente complicato per la provenienza clandestina del rinvenimento,la cui composizione eccezionalmente ricca rimane contraddittoria e di difficilevalutazione, e per il rischio di inquinamento con falsi, tanto diffusi nell’area.

18 Maria Amalia Mastelloni

Fig. 25.Adrano, scavo ctd. Difesa, casaellenistica. il ripostiglio: esemplari bat-

Tab. 2 didasc

89 CURRÒ PISANÒ 1962-1964, p. 224 inv. 31748 – 31764, IGCH n.2243, RRCH n.69, MARCHETTI

1978, pp. 492-3, tav. XXIV, nn 1-3.90 HERSCH 1976, pp. 59-65, MANGANARO 1979, p. 417 e p. 454, nota 15; MANGANARO 1981-1982, pp. 52-

53, Coin Hoards VII, 201 proveniente dall’abitato di Adrano era costituito da circa 2000 esemplari,secondo HERSCH 1976, 48 denari, 226 quinari e 386 sesterzi, secondo Manganaro quadrigati, pezziieroniani con tridente, 27 denari, 29 quinari, 11 sesterzi, in Coin Hoards 25 denari, 96 quinari, 83sesterzi e 3 denari più tardi. L’emissione più recente descritta sarebbe RRCH 1 c del 209-208 a.C.

?

19La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

5 - Scoperto nel 1986 a P. zza Dionigi il Vecchio durante lo scavo di una casadi periodo romano repubblicano (Casa F), secondo l’editore91 è rinvenuto inte-gralmente entro il suo contenitore (… un’olpe fittile acroma…) e la sua dispersio-ne potrebbe essere connessa “…con la prima rivolta servile …” (fig. 27).Sebbene attesti un valore modesto può suggerire di valutare con prudenza leconseguenze della consegna del territorio della vinta Hadranum alla filoroma-na Kentoripae92 e rivelare la permanenza di un certo benessere.

Trova stringenti confronti in ripostigli da siti molto vicini della Sicilia sud-orientale93:1- Caltagirone (CT) loc. Roginenza94, NSc 1878, pp. 244, RRCH, n. 153 forma-to da 16 denari scoperti entro un vasetto si chiude con un es. del 136 a. C.(RRC 239).

Fig. 26. Adernò, Ripostiglio scoperto nel1910 (Da MARCHETTI 1978)

91 SPIGO 1984 - 1985, p. 49: “… Dalla casa F proviene un piccolo tesoretto…”.92 MANGANARO 1979, p. 421.93 Mentre più tardi risultano i due ripostigli da località vicine: Licodia (CT), NSc 1900 pp. 657-658,

RRCH n. 308, oggi al Museo Nazionale di Napoli (l’esemplare più recente è del 74 a. C.);Randazzo (CT), RRC 287, costituito di 30 denari è inedito e conservato a Siracusa (il denariopiù recente è del 77 a. C., RRC 387); infine i rinvenimenti segnalati da Giardina possono esse-re indice di una frequentazione conseguente ad eventi eccezionali.

94 Ringrazio la dott.ssa P. Marchese che mi ha informato che la località oggi non è più identifica-bile con questo toponimo e mi ha suggerito che potrebbe essere forse ctd. Racinesi.

Tab. 3 didascalia

2 - Pachino (SR) 1929 RRCH 151, oggi al Monetiere di Siracusa formato di 46esemplari di cui 44 denari e due vittoriati. 21 denari sono divisi a metà.L’emissione più recente è del 138 a.C.3 - Siracusa 1896, NSc 1896, pp. 495-496, RIN 1912, p. 321, RRCH n. 154.Trovato presso l’Olimpieion di Siracusa è acquistato dal Museo di Napoli indiversi lotti distinti, nella attuale composizione risulta formato da 70 m.: 67denari, 1 vittoriato e 2 sesterzi (di essi i più recenti si datano al 136 a.C).

6 - Consegnato nel 1993 dal dr. A. Barone è formato da bronzi bizantini, emes-si dagli imperatori Eraclio, Costante II, Costante II con Costantino, Eraclio eTiberio, Giustiniano II, Costantino V e Leone IV, Leone V. Le monete risulta-no battute nelle zecche di Costantinopoli (1) e di Siracusa, e coprono un arcocronologico dal 629 sino al 820 d.C. circa. Si può rilevare inoltre che ripropo-ne le frequenze attestate nella Sicilia orientale e nella Calabria meridionale

I rinvenimenti per la loro episodicità non consentono di stabilire flussi di cir-colante connessi alla vita quotidiana, ma suggeriscono occultamenti legati aperiodi evidentemente critici. Allo stato attuale degli studi e per ulteriori con-siderazioni sulla circolazione nell’area sembra quindi preferibile rinviare all’e-same dei rinvenimenti da scavi controllati.

20 Maria Amalia Mastelloni

Fig. 27-28. Adrano, P.zza Dionigi il vec-chio. Scavo 1986. Ripostiglio

21La produzione della zecca, la collezione numismatica del Museo

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