analisi delle dinamiche di contatto tra poleis greche ed ethne indigeni nell’area della siritide...

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Giuseppe Sarcinelli ANALISI DELLE DINAMICHE DI CONTATTO TRA POLEIS GRECHE ED ETHNE INDIGENI NELL’AREA DELLA SIRITIDE ATTRAVERSO LO STUDIO DEI RINVENIMENTI MONETALI* Lo studio dei rinvenimenti monetali nell’area regionale dell’odierna Basilicata solcata dai bacini fluviali dell’Agri e del Sinni (o, per rifarsi alla terminologia del- la tradizione letteraria, alla “Siritide”) nasce dall’intento di leggere le modalità e i tempi di penetrazione della moneta greca dalle poleis sorte lungo l’arco ionico alle aree indigene dell’interno e le modalità di acquisizione da parte del mondo indigeno del concetto di moneta (permeabilità del territorio alla moneta greca e permeabilità all’adozione ed all’uso di moneta propria). I bacini fluviali, subparalleli e tra loro collegati, dell’Agri e del Sinni incidono pro- fondamente il versante ionico della Basilicata meridionale, offrendo la possibilità di scavalcare in maniera abbastanza agevole la linea dello spartiacque e collegando, at- * Questo studio prende le mosse dal mio lavoro di tesi di dottorato sui rinvenimenti nella Siritide e nel Metapontino, conclusosi con la discussione della dissertazione dottorale nel maggio 2008 presso l’Uni- versità del Salento. Da allora è proseguito – ed è tuttora in corso - il lavoro di aggiornamento su un corpus che (causa l’abbondanza di documenti e, in molti casi, la mancanza di pubblicazioni dei dati di scavo), appare ben lungi dal dirsi completo. L’auspicio è che le informazioni sinora raccolte possano costituire una base di lavoro – almeno statisticamente – sufficientemente solida. L’occasione mi è gradita per rin- graziare il professor Giovanni Gorini, già docente di Numismatica Greca e Romana presso l’Università di Padova, che fu Presidente della Commissione di dottorato, per le sue parole di incoraggiamento spese in quell’occasione e nel corso di successivi incontri: è a lui che questo contributo è dedicato. Fig. 1. L’area della Ba- silicata centro-meridio- nale in una foto da sa- tellite: sono evidenziati i corsi dei fiumi Agri, Sinni, Cavone, Brada- no, Basento, ed il vallo di Diano.

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Giuseppe Sarcinelli

ANALISI DELLE DINAMICHE DI CONTATTO TRA POLEIS GRECHE ED ETHNE INDIGENI NELL’AREA DELLA SIRITIDE ATTRAVERSO LO STUDIO

DEI RINVENIMENTI MONETALI*

Lo studio dei rinvenimenti monetali nell’area regionale dell’odierna Basilicata solcata dai bacini fluviali dell’Agri e del Sinni (o, per rifarsi alla terminologia del-la tradizione letteraria, alla “Siritide”) nasce dall’intento di leggere le modalità e i tempi di penetrazione della moneta greca dalle poleis sorte lungo l’arco ionico alle aree indigene dell’interno e le modalità di acquisizione da parte del mondo indigeno del concetto di moneta (permeabilità del territorio alla moneta greca e permeabilità all’adozione ed all’uso di moneta propria).

I bacini fluviali, subparalleli e tra loro collegati, dell’Agri e del Sinni incidono pro-fondamente il versante ionico della Basilicata meridionale, offrendo la possibilità di scavalcare in maniera abbastanza agevole la linea dello spartiacque e collegando, at-

* Questo studio prende le mosse dal mio lavoro di tesi di dottorato sui rinvenimenti nella Siritide e nel Metapontino, conclusosi con la discussione della dissertazione dottorale nel maggio 2008 presso l’Uni-versità del Salento. Da allora è proseguito – ed è tuttora in corso - il lavoro di aggiornamento su un corpus che (causa l’abbondanza di documenti e, in molti casi, la mancanza di pubblicazioni dei dati di scavo), appare ben lungi dal dirsi completo. L’auspicio è che le informazioni sinora raccolte possano costituire una base di lavoro – almeno statisticamente – sufficientemente solida. L’occasione mi è gradita per rin-graziare il professor Giovanni Gorini, già docente di Numismatica Greca e Romana presso l’Università di Padova, che fu Presidente della Commissione di dottorato, per le sue parole di incoraggiamento spese in quell’occasione e nel corso di successivi incontri: è a lui che questo contributo è dedicato.

Fig. 1. L’area della Ba-silicata centro-meridio-nale in una foto da sa-tellite: sono evidenziati i corsi dei fiumi Agri, Sinni, Cavone, Brada-no, Basento, ed il vallo di Diano.

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traverso le valli fluviali del Noce o del Lao a sud e del Tanagro e Sele a nord, la costa ionica e quella tirrenica.

Dal punto di vista geo-morfologico e ambientale il contesto Agri-Sinni appare scan-dito al proprio interno in almeno due ecosistemi differenti: quello costiero e subco-stiero, comprendente le valli alluvionali, relativamente ampie e particolarmente fer-tili, e quello montuoso (e presumibilmente boscoso in antico) dell’entroterra. Tale scansione segnerà stabilmente il discrimine tra l’area occupata dalle presenze greche (distinguibili di volta in volta in occupazione diretta e sfruttamento del territorio) e quella occupata in maniera continuativa (ma con caratteristiche nel tempo variabili) dagli ethne indigeni: ossia «tra una paralìa (in senso lato) ellenica ed una mesògaia indi-gena (prima “enotria” e poi lucana)»1.

Lo studio è stato teso a cercare di leggere la dinamica della circolazione monetale nell’area attraverso i rinvenimenti, con particolare attenzione alle potenzialità che differenti tipologie di ritrovamento (aree urbane, necropoli, aree sacre, rinvenimenti sporadici, ripostigli) possono offrire ai fini di una ricostruzione delle dinamiche e dei processi storici sviluppatisi tra la seconda metà del VI secolo (momento di introdu-zione della moneta nell’area da parte delle città achee dell’arco ionico: Metapontum, Sybaris, Croton) e gli inizi del I secolo a.C. (quando, con l’acquisizione dello status di

1 Lombardo 1996, p. 16.

Fig. 2. Carta dei centri antichi della Basilicata (da TaglienTe 2006).

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municipium romano, viene collocata la fine della produzione di moneta ad Heraclea).La lettura di tali dinamiche e processi è stata effettuata cercando di privilegiare, tra

le diverse prospettive di approccio possibili, quella relazionale (da leggere in termini di occupazione territoriale diretta o di proiezione relazionale verso l’interno delle due esperienze coloniali sorte nell’area: Siris-Polieion prima, Heraclea poi), e delle dinami-che e ripercussioni in termini di impatto sulle locali realtà indigene, ma anche di con-tatto, rapporto e stimolo, più o meno diretto, ai processi di trasformazione sviluppatisi entro il suo orizzonte relazionale2.

Lo strumento preliminare adottato è stato la ricerca sistematica dei rinvenimenti nell’area in esame, attraverso lo spoglio sistematico dell’edito e, laddove possibile, la schedatura dell’inedito. Tale ricerca non può che definirsi un work in progress, data la mole di rinvenimenti documentati dalle fonti bibliografiche, o custoditi presso Musei e sedi della Soprintendenza per i Beni Archeologici nell’intero territorio regionale, e di cui spesso non esiste ancora alcuna forma di pubblicazione. Una parte preponderante del materiale inedito è costituita dal corpus delle monete recuperate nell’area di Siris-Heraclea, e custodite presso il Museo Nazionale della Siritide di Policoro3, per il quale è stato possibile disporre, in alcuni casi, di puntuali informazioni relative al contesto di provenienza: è il caso delle aree di necropoli di Heraclea (la necropoli meridionale,

2 Lombardo 1996, p. 15.3 L’unica eccezione è rappresentata dalla pubblicazione dei rinvenimenti monetali dall’area del san-

tuario di Demetra: si tratta delle monete recuperate durante le campagne di scavo condotte dal professor B. Neutsch negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, prima con l’Università di Heidelberg e poi con quella di Innsbruck (Siciliano, Sarcinelli 1996).

Fig. 3. Heraclea, planimetria generale (da giardino 1996).

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in particolar modo), nelle cui sepolture è spesso attestato l’uso di deporre moneta4.

Se costruissimo una carta delle presenze monetali nell’area della Siritide ordinata in base alla data di emissione delle monete, l’impressione che ne scaturirebbe sarebbe quella di una (sia pur rara) presenza di moneta già a partire dalla fine del VI e nel corso del V secolo a.C.

Un’analisi che tenga invece conto delle cronologie di contesto (laddove disponi-bili) dei siti che hanno restituito moneta, ci permette di rilevare come al di fuori dell’area del centro greco di Siris 5-Heraclea la moneta cominci ad apparire soltanto in contesti databili a partire dalla metà del IV secolo, e prevalentemente in aree sacre: ad Anglona (cronologia di vita del santuario: tra il 360-40 ed il 280-279 a.C.)6, Armento (seconda metà IV-fine III secolo a.C.)7, Chiaromonte (metà IV-seconda metà III secolo

4 Un primo corpus di dati, comprendente sia l’area della Siritide che quella del Metapontino, è stato oggetto di una comunicazione preliminare tenuta nell’ambito del XII Convegno del Centro Interna-zionale di Studi Numismatici su “Presenza e funzione della moneta nelle chorai indigene delle colonie greche dall’Iberia al Mar Nero”, svoltosi a Napoli il 16 e 17 giugno 2000 (Siciliano, Sarcinelli 2004).

5 Ovviamente qui e di seguito, quando si parlerà di Siris si farà sempre riferimento alla Siris achea, ossia al centro che dopo la sconfitta ad opera di una coalizione di città achee, dovè proseguire una sua esistenza sotto il controllo di Sybaris, e non certamente alla Siris ionia, la cui esistenza si pone in una fase storica antecedente a quella in cui nasce la moneta in Italia meridionale.

6 Rüdiger 1967; Rüdiger, Schläger 1967; Bottini 1993, pp. 757-758; Siciliano 2000b; Siciliano, Sarcinelli 2004, p. 273; Osanna 2008, pp. 63-64.

7 Siciliano 2000b, pp. 374 ss.; Siciliano, Sarcinelli 2004, p. 271.

Fig. 4. Heraclea: veduta aerea obliqua della collina del castel-lo e della moderna Policoro (da giardino 1993a).

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a.C.)8, Grumentum (inizi III secolo a.C.)9.Abbiamo posto come eccezione l’area di Policoro, in contesti collegabili alla fase

della Siris achea: siamo anche in questo caso all’interno di un’area sacra, quella del santuario di Demetra, per la quale gli scavi hanno consentito di ricostruire una conti-nuità di vita che dagli inizi del VII secolo a.C. prosegue senza particolari soluzioni sino all’età augustea10. Da essa provengono monete la cui emissione si data dalla seconda metà del VI secolo a.C. (Metapontum, Sybaris), sino all’età imperiale11.

8 Monete inedite.9 Giardino 1993a; Bottini 1997.10 Neutsch 1968; Otto 2005; Otto 2008; De Siena 2009, pp. 645-646.11 Possediamo quindi il dato archeologico ed il dato di emissione, ma le due classi di dati non appaio-

no agevolmente incrociabili, per trarne delle conclusioni sulla durata in circolazione delle monete atte-state, a causa della mancanza della gran parte delle informazioni di scavo. Sui rinvenimenti dal santuario di Demetra, cfr. Siciliano, Sarcinelli 1996, passim. Durante le campagne di scavo condotte dall’Univer-sità di Innsbruck a partire dal 1995 sono stati recuperati un incuso di Metapontum (Otto 2005, p. 7), ed

Fig. 5. Rinvenimenti monetali tra Bradano e Sinni: emissioni di VI - V sec. a.C. (da Siciliano, Sarcinelli 2004).

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I rinvenimenti da area urbana ci fotografano una situazione ancora più nettamente delineata: a Policoro esemplari di fine VI e V secolo (Metapontum, Sybaris Tarentum), sono stati restituiti da contesti databili alla fase di Heraclea, in piena età ellenistica; in ambito indigeno non risulta sinora presenza di moneta in contesti urbani anteriori al III secolo a.C.12.

uno statere incuso di Sibari, databile intorno al 520 a.C., quest’ultimo all’interno di un deposito rituale databile al tardo VI secolo (De Siena 2009, p. 646).

12 Le circostanze nelle quali il materiale numismatico proveniente dall’area urbana è stato recuperato (grandi campagne di scavo effettuate alla fine degli anni Sessanta - inizio anni Settanta, tuttora pressoché

Figg. 6-7. Policoro, santuario di Demetra, planimetria e panora-mica (da oTTo 2008).

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Le aree sepolcrali cominciano anch’esse a fornirci informazioni a partire dalla se-conda metà del IV secolo a.C., quando l’uso di deporre una o più monete nelle sepol-ture inizia ad essere riscontrato nelle tombe della necropoli meridionale di Heraclea 13.

In essa predominano i piccoli divisionali enei della zecca locale (45 su 76 monete identificate, pari al 59,21%), che si rinvengono con continuità in contesti che vanno dalla seconda metà del IV14 sino al I secolo a.C.; si osserva anche una discreta presenza di monete di Tarentum: si tratta di ben 20 esemplari (pari quindi al 26,31% del totale), tutti piccoli divisionali in argento databili tra il IV ed il III secolo, collocati in sepolture che si datano quasi tutte negli ultimi decenni del IV, scendendo in alcuni casi agli inizi del III secolo ed in un solo caso alla prima metà dello stesso secolo. Un tale utilizzo piuttosto intenso di divisionali in argento di Tarentum indurrebbe a pensare che tali monetine fossero considerate di sussidio al circolante minuto di Heraclea, in quanto la zecca cittadina non produceva divisionali in argento così piccoli.

Un ulteriore elemento di interesse è l’uso attestato nella necropoli eracleota alme-no sino alla fine del IV-inizi III secolo a.C. di deporre in tomba moneta recente (so-prattutto esemplari in bronzo della zecca cittadina, che proprio negli ultimi decenni del IV sec. a.C. dové cominciare a produrre moneta enea), spesso in ottimo stato di

inedite), ci privano purtroppo di tutta una serie di informazioni fondamentali per la ricostruzione della circolazione monetaria nell’area urbana della polis. Per ciascuna moneta possediamo indicazioni appa-rentemente assai puntuali sul contesto di rinvenimento: tali dati resteranno però muti sino a quando non si provvederà alla pubblicazione dell’intera documentazione relativa alle campagne di scavo (manca ancora una cartografia puntuale dell’area scavata, così come mancano totalmente i riferimenti alle altre classi di materiali recuperate).

13 Pianu 1990; Giardino 1993b; Siciliano 1995.14 Tale dato contrasta fortemente con la proposta di F. van Keuren di collocare l’inizio della coniazio-

ne del bronzo ad Heraclea nel 281 a.C. (van Keuren 1994, pp. 47-52).

Fig. 8. Policoro, quartieri abitativi sulla collina del Castello, planimetria (da giardino 1998).

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conservazione. Con i primi decenni del III secolo a.C., invece, sembra di poter co-gliere un sensibile divario cronologico tra la data di emissione delle monete e la loro deposizione in tomba.

In un ambito cronologico coevo a quello della necropoli meridionale di Heraclea si datano i tre casi sinora attestati di deposizioni di moneta in tomba in ambito indigeno: due a Montemurro (contesti di seconda metà IV secolo a.C.: un diobolo incuso di Me-tapontum ed una moneta enea illeggibile)15; uno a Marsiconuovo, dove in una necro-poli utilizzata tra la prima metà del IV e gli inizi del III secolo a.C., è attestato un caso di deposizione in una sepoltura di un diobolo di Heraclea databile tra il 433 ed il 330 a.C. ca.16; due a sant’Arcangelo (contesti di IV secolo, monete purtroppo illeggibili)17.

15 Alta Val d’Agri 1989, p. 26; Bottini 1992, p. 28; Parente 1995a, p. 287.16 De Siena 2007, pp. 410-411, tav. 1.17 Lissi Caronna 1996, p. 262, n. 3.39.53; Ci si è chiesti quanto in casi del genere valga il modello

dell’ “obolo a Caronte”, che viene ormai comunemente utilizzato anche in situazioni culturalmente assai distanti dal mondo ellenico, e non necessariamente influenzate da modelli classici (Cantilena 1995) e quanto le attestazioni di moneta in tomba in ambiti indigeni siano specchio di una acquisita coscienza da parte di questi circa la continuità della vita dell’individuo nel mondo ultraterreno, o se invece la pre-senza di monete non sia dettata da puro spirito emulativo, una sorta di iniziazione culturale, un modo di distinguersi all’interno del gruppo con l’adozione di forme tradizionalmente italiote, a cui si conferiva un forte valore ideologico (Parente 1995b, p. 288; Parente 1999, pp. 145-146). A questo proposito, è il caso di rammentare la peculiare forma di deposizione verificata a Marsiconuovo, dove la moneta è sì deposta

Fig. 9. Particolare della mappa catasta-le di Policoro, con evidenziata l’area del Piano di Zona Edilizia Popolare (scavi necropoli meridionale).

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Appare evidente come le testimonianze di una presenza di moneta lungo le valli dei fiumi Agri e Sinni si possano datare soltanto dalla metà del IV secolo a.C., quando ormai i Lucani appaiono ben strutturati come realtà territoriale e politico-militare unitaria, benché al suo interno differenziata e articolata in diverse entità locali o can-tonali, e con un’occupazione enormemente dilatata sul territorio, intensa e capillare.

Sembra di poter cogliere un ulteriore collegamento tra aree di diffusione della mo-neta nell’entroterra di Heraclea e strutturazione territoriale: la moneta è presente so-prattutto all’interno di aree sacre, sorte lungo le valli dell’Agri (Armento, Grumentum), del Sinni (Chiaromonte), o al punto di massima vicinanza dei due fiumi (Anglona), e che vengono a porsi come un elemento qualificante dello strutturarsi del popola-mento lucano. È una vera e propria rete di luoghi sacri, dedicati alla venerazione di divinità collegate al mondo agricolo e a concetti di fertilità e rinascita, connessi anche alla presenza di acqua, e spesso legati alla ubicazione delle principali vie di comunica-zione, delle quali sembrano rappresentare in alcuni casi una sorta di passaggi obbligati legati alla particolare conformazione del terreno: è il caso di Anglona, posta quasi a guardia dello stretto corridoio, passaggio obbligato tra la costa e l’interno nel punto in cui i due bacini fluviali sono più vicini, o Armento, che sembra presidiare la cosiddetta ‘porta dell’Agri”, quella chiave dell’Agri che è la gola strettissima sotto Misanello, che divide la bassa dall’alta vallata dell’Agri. La collocazione di alcuni santuari accanto a dei nodi stradali ne faceva punti di sosta e di aggregazione in cui, accanto a forme del sacro, potevano svilupparsi aspetti di tipo civile: a Grumentum la stipe votiva di San Mar-co sorge a poche centinaia di metri dalle mura della città e dalla porta meridionale, in un contesto extra-urbano, situato su una via di grande comunicazione che collega la costa ionica alla tirrenica. Da qui in età greca sotto forma di piste e poi in età romana con strade vere e proprie, si irradiava una serie di vie di lunga percorrenza sino al San-nio, alla Campania, alla costa tirrenica ed al Bruttium 18.

È interessante ancora evidenziare come i tre centri indigeni che hanno restituito moneta da contesti tombali, Montemurro, Marsiconuovo e Sant’Arcangelo, sorgano a poca distanza l’uno dall’altro, nella media e alta valle del fiume Agri, a poca distanza da Armento e da Grumentum, e come l’unico tesoretto sinora attestato nella Siritide al di fuori dell’area urbana di Heraclea sia stato occultato nei primi decenni del III secolo a.C. nella stessa area, a Gallicchio19.

Oltre a quest’area della media e alta val d’Agri, gli unici altri rinvenimenti di mone-ta sono domuntati lungo il medio corso del fiume Sinni, nel santuario di Chiaromon-te, ed a Cersosimo20, un centro situato su un affluente del Sinni, a non molta distanza da Chiaromonte.

Ci sembra pertanto di poter delineare due aree caratterizzate da presenza di moneta tra IV e III secolo a.C.: l’una lungo il medio ed alto corso del fiume Agri, in corrispon-denza delle aree sacre di Armento e dei centri abitati di Grumentum, Montemurro, Marsi-

lungo il fianco destro della defunta (secondo una prassi che nelle sepolture greche è spesso alternativa a quella più comune di porre la moneta in bocca), ma collocata all’interno di un vaso miniaturistico.

18 Giardino 1985, p. 115; Barra Bagnasco 1999, p. 53.19 “Coin Hoards”, IV, 38; Siciliano 1985, pp.119-124; cfr. inoltre Fischer-Bossert 1999, p.29, n.51;

Siciliano, Sarcinelli 2004, p. 274.20 Nava 2005, p. 345.

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conuovo, Moliterno, l’altra lungo il medio corso del fiume Sinni e dei suoi affluenti, con il santuario di Chiaromonte che ha restituito la quasi totalità delle monete sinora do-cumentate, ed una piccola appendice periferica rappresentata dal dato di Cersosimo21.

A queste due aree bisognerà aggiungerne una terza, quella di Santa Maria d’Anglo-na, posta nell’immediato entroterra di Heraclea e quindi a questa periferica, al punto da esserne considerata la punta occidentale dell’espansione, per cui non a caso nel santuario di contrada Conca d’Oro è attestata una significativa presenza di monete in bronzo di Heraclea 22.

Per quanto riguarda i rinvenimenti dalle aree sacre, una presenza di monete di V

21 Le due aree, tra l’altro, corrispondono in pieno ai due raggruppamenti più meridionali di centri abitati individuati nella Basilicata di IV-III secolo a.C. da M. Barra Bagnasco (Barra Bagnasco 1999, p. 56, tav. XI, 1).

22 Nel santuario era inoltre occultato un deposito votivo costituito di monete in argento emesse da

Fig. 12. Localizzazione principali aree sacre.

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secolo a.C. è attestata, oltre che ad Anglona, nella sola Armento (Croton, Poseidonia, Ve-lia, Metapontum), mentre a Grumentum e a Chiaromonte sono presenti monete emesse a partire dal IV secolo a.C. (Syracusae e Terina a Grumentum, Thurium e Metapontum a Chiaromonte).

I contesti urbani di Grumentum e Cersosimo23 non hanno restituito monete più anti-che del IV secolo a.C. (Grumentum, con un’unica attestazione: uno statere di Neapolis)24 o di III secolo a.C. (Cersosimo, con un bronzo dei Lucani e due monete romano-repubblicane); una moneta emessa nel V secolo a.C. è presente ad Anglona (un emio-bolo di Tarentum, purtroppo privo di dati di contesto).

Da notare una piuttosto diffusa presenza di moneta di Terina, anche se non si può certo parlare di quella «estrema ricchezza di presenze monetali» di Terina nelle aree della Lucania, che aveva indotto nel 1969 D. Adamesteanu ad affermare che essa avrebbe quasi “dominato”, accanto ad Heraclea, Tarentum e Metapontum, tutto il traffico monetario della Lucania dalla fine del V alla fine del IV secolo a.C.25 Ad ogni modo, la presenza di monete di Terina26 documenta la varietà ed ampiezza di rapporti commer-ciali di questo centro situato sulla costa tirrenica della Calabria27.

Non può non colpire l’assenza pressoché totale di moneta di Heraclea dall’intera area in esame: le attestazioni di moneta in argento si limitano ad un diobolo prove-niente dalla sepoltura di Marsiconuovo28, ed a 3 dioboli delle serie attribuibili indif-

varie poleis greche: stateri di Cumae (460/55-430 a.C. ca.), Hyria Campana, Neapolis, Tarentum, Metapontum, Thurium, Velia (tutti databili nel corso del IV secolo), ed un diobolo di Tarentum o di Heraclea (IV-III secolo a.C.); fu occultato probabilmente dopo il terzo venticinquennio del IV secolo a.C. (cfr. infra, nota 45). Da notare la nutrita presenza di emissioni di centri della Campania, a fronte, forse, dell’assenza di moneta di Heraclea (il diobolo presenta i tipi testa di Athena/Herakles in lotta con il leone nemeo, parimenti attribui-bile, laddove non sia leggibile l’etnico, a Tarentum o ad Heraclea).

23 Nava 2005, p. 345.24 Munzi 1997, p. 301, n. 1.25 Adamesteanu 1969, p. 165.26 Attestata, oltre che nella Siritide, anche lungo le vallate del Bradano-Basento: a Banzi e a San Chi-

rico Nuovo (di nuovo in aree sacre), oltre che da recuperi sporadici a Timmari ed a Metaponto stessa.27 Stazio 1983, pp. 372-374 (ora in Siciliano 2011, p. 285); Taliercio Mensitieri 2004, p. 202.28 De Siena 2007, pp. 410-411 (tav. 1).

Fig. 13. Anglona e Missanello in una foto da satellite.

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ferentemente a Tarentum oppure ad Heraclea (uno da Anglona, uno dall’area sacra di Armento, uno da rinvenimento privo di contesto a Moliterno, nell’alta valle dell’Agri). Bisogna ad ogni modo ricordare come la stessa Heraclea sia risultata particolarmente avara nel restituire esemplari in argento; le attestazioni si limitano a due dioboli: uno sicuramente di Heraclea, databile alla fine del V secolo a.C., ed uno attribuibile sia a Tarentum che ad Heraclea (IV-III secolo a.C.), entrambi dall’area urbana.

Tale dato è in contrasto sia con quanto ci è noto dall’area del Bradano-Basento, dove la moneta di Heraclea è presente frequentemente, anche se non in abbondanza, in contesti da scavo databili a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C.29 e gli inizi

29 Ossia non molto dopo l’attribuzione ad Heraclea del ruolo di sede della Lega italiota (verosimil-mente dopo il 378 a.C.): è successivamente a questo evento che il volume di emissioni da parte della città aumenta sensibilmente (Lombardo 1996, p. 24); nel corso della seconda metà del IV secolo a.C., inoltre, si data anche, come abbiamo visto, l’inizio della produzione di moneta enea.

Fig. 14. Rinvenimenti monetali tra Agri e Sinni (IV-III sec. a.C.)

ANALISI DELLE DINAMICHE DI CONTATTO TRA POLEIS GRECHE ED ETHNE INDIGENI 93

del III secolo a.C.30, sia, soprattutto, con quanto si evince dall’analisi della distribuzione nei ripostigli: già tra gli ultimi anni del V ed i primi del IV secolo a.C. moneta di Hera-clea è attestata a Taranto31, Paestum, Crotone; dalla metà del IV secolo a.C. la presenza interessa in particolare l’ambito pugliese e della Campania, con un addensamento delle date di occultamento nell’epoca della spedizione di Alessandro il Molosso. Tra la fine del IV secolo e i primi decenni del III la presenza di Heraclea è attestata in pre-

30 Si tratta in prevalenza di piccoli divisionali d’argento o moneta in bronzo, da aree sacre (Banzi, Metaponto, Rossano, Timmari), da sepolture a Pantanello e a Oppido Lucano, da recuperi sporadici a Timmari.

31 Si tratta del cosiddetto Ripostiglio dell’Ecista, la cui data di occultamento si pone, secondo la pro-posta di W. Fischer-Bossert, intorno al 415-410 a.C. (Fischer-Bossert 1999, pp. 117-119; cfr. inoltre Gar-raffo 1982, pp. 120-121, che proponeva una data di occultamento nei primi anni del IV sec. a.C.; di recente lo studioso è ritornato sulla questione: Garraffo 2002, pp. 475-476; cfr. inoltre Siciliano 2008, p. 99): esso conteneva uno statere di Heraclea del tipo A1 van Keuren.

Fig. 15. Rinvenimento di monete in argento di Heraclea.

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Fig. 16. Ripostigli contenenti moneta di Heraclea: dalla fine del V secolo a.C. all’età pirrica.

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Fig. 17. Ripostigli contenenti moneta di Heraclea: dall’età pirrica alla fine del II sec. a.C.

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valenza in ripostigli pugliesi, in Calabria, in Sicilia; un secondo nucleo si circoscrive cronologicamente agli anni delle operazioni belliche condotte da Pirro: ripostigli an-cora in Puglia, e, in Basilicata, esclusivamente nell’area del Bradano-Basento: Bernalda 1935 (19 stateri), Metaponto 1955 (17 stateri ed un diobolo), Metaponto 1910 (13 sta-teri), Oppido Lucano (3 dioboli: tra il V ed il III a.C.), San Chirico Nuovo (1 statere).

Intorno alla metà del III secolo Heraclea è presente in ripostigli dalla Puglia meri-dionale; nella seconda metà del secolo troviamo ancora una forte presenza in Puglia centro-meridionale; quindi in Basilicata: Bernalda (1 statere) Pisticci (1 statere ed 1 dramma); in Campania, in Calabria.

Dalla metà del IV secolo a.C. la moneta di Heraclea è dunque tesaurizzata non solo nella parte orientale della Basilicata, ma soprattutto nella Puglia (particolarmente in quella meridionale, ossia nell’area di Taranto e nella zona economica circostante), e fino in Campania ed in Calabria, mentre è assente proprio nel suo entroterra.

Negli anni della spedizione pirrica la moneta di Heraclea conosce una forte contra-

Fig. 18. Rinvenimenti di monete in bronzo di Heraclea.

ANALISI DELLE DINAMICHE DI CONTATTO TRA POLEIS GRECHE ED ETHNE INDIGENI 97

zione: appare in tesoretti quasi esclusivamente limitati al tarantino ed a Metaponto ed al suo entroterra (San Chirico Nuovo ed Oppido Lucano).

Estremamente limitato è il rinvenimento di bronzi di Heraclea32 al di fuori del cen-tro che li emise, attestato sinora in soli tre siti: Armento (quattro esemplari)33, Gru-mentum (un esemplare)34, Anglona (13)35, secondo un modello di comportamento generalmente verificato per la moneta greca in bronzo: essa in genere non viene uti-lizzata al di fuori della chora della città emittente o comunque al di fuori dell’area che ne riconosceva il valore. Il suo uso, dato il valore convenzionale ad esso attribuito, era d’altronde vincolato all’area di pertinenza politica della comunità emittente, dove tale valore era riconosciuto ed accettato36.

A fronte di tale scarsa presenza di valuta eracleota, nei centri abitati e nelle aree sa-cre dell’entroterra appare spesso attestata moneta di IV e III secolo a.C. di Neapolis e di altri centri della Campania come Hyria Campana, Paestum, Velia (dal sito di Grumentum, dalle aree sacre di Armento, Chiaromonte, Anglona, da recuperi sporadici a Cersosi-mo, dall’unico ripostiglio sinora recuperato nell’area, quello di Gallicchio). Secondo R. Cantilena è successivamente alla stipula del foedus aequum tra Neapolis e Roma che le monete d’argento di Neapolis e degli altri centri della Campania (Hyria, Nola, talvolta Cumae) raggiungono queste aree, e successivamente l’intera penisola. Sono attestate prevalentemente in aree sacre o in rispostigli, talvolta in associazione con le prime didramme romano-campane37.

Delle didramme romano-campane della I serie è stata da tempo riconosciuta una diffusione peculiare lungo una direttrice che va dalla Campania ed il Sannio irpino sino in Lucania per arrivare al Salento, dove si registra la maggiore concentrazione. A questo dato bisogna aggiungere quello della mancata associazione nei contesti tra queste monete e gli stateri di standard ridotto, oltre alla presenza di monete campane o di Velia 38.

Nelle aree sacre, che abbiamo visto disporsi ad un certa distanza l’una dall’altra, come gangli lungo le vie di comunicazione che collegano la costa ionica a quella tirreni-ca, riscontriamo la presenza di monete della “lucana” Velia 39 e dei centri della Campania.

Se quindi dal punto di vista geografico le valli dell’Agri e Sinni rappresentano una via di grande comunicazione tra la costa ionica e quella tirrenica, motivazioni politico-

32 L’analisi tipologica, ponderale e dei rinvenimenti ci ha indotti a porre la data di inizio della pro-duzione del bronzo ad Heraclea negli ultimi decenni del IV secolo a.C. (una presentazione dei risultati di tale indagine sarà presto oggetto di pubblicazione a cura di chi scrive). Essa si inserisce all’interno di un generale aumento della produzione di piccoli divisionali, sia d’argento che di bronzo, da parte di molti dei centri della Magna Grecia. L’aumento di produzione di moneta enea può essere visto chiaramente per Neapolis e Metapontum, mentre a Tarentum si verifica una situazione differente: la città quasi non conia bronzo, mentre produce una quantità grandissima di divisionali d’argento (Burnett 2005, pp. 166-167).

33 Bottini 1993, pp. 757-758; Siciliano 2000b, nn. 376-379.34 Munzi 1997, p. 301, n. 2.35 Rüdiger 1967, pp. 332-333; Rüdiger, Schläeger 1967, pp. 341-352.36 Cantilena 2004, p. 177.37 Cantilena 2004, pp. 176-177.38 Taliercio Mensitieri 1998, p. 68.39 “Lucana” esclusivamente in ragione della sua posizione geografica all’interno della Lucania, e non

certo dal punto di vista politico, in quanto la polis riesce, unica nell’area, a conservare sempre la sua indi-pendenza ed autonomia (Lombardo 1987, p. 56; Gualtieri 2003, p. 82).

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militari inducono in questa fase a tener chiuso e fortemente presidiato lo sbocco verso lo Ionio, mentre pare di poter riconoscere un maggiore orientamento verso le aree della costa tirrenica, dalla quale in questa fase giunge in Lucania valuta dei centri campani e di Roma stessa.

Nel 326 a.C. Livio riporta la notizia della conclusione di un’alleanza tra i Lucani e Roma, alleanza che le trame dei Tarantini avrebbero fatto fallire. Qualche anno dopo, nel 304 a.C., al termine della seconda guerra sannitica, che vede Roma vittoriosa, va

40 Liv., X, 11, 11-13; 12, 1-3 (in Russi 1999, p. 490, nota 24, dove si riporta anche l’opinione di Dionigi di Alicarnasso, ecx. XVII-XVIII, secondo il quale il motivo reale dell’alleanza era da ricercare nel timore dei Romani che la potenza dei Sanniti diventasse ancora più forte con la sottomissione dei Lucani e con-seguentemente delle popolazioni barbariche limitrofe).

41 Adamesteanu 1999, p. 355.42 Quilici, Quilici Gigli 2001, pp. 801-804.

Fig. 19. Presenze di mo-neta nell’area urbana di Heraclea - collina del Castello - (per cronolo-gia).

registrata una probabile intesa in funzione anti-tarantina fra Lucani e Romani. Un patto vero e proprio, in funzione antisannita, fu stipulato successivamente, nel 298 a.C., allorché ambasciatori Lucani si recarono a Roma, dove «pregavano il Senato di prendere i Lucani sotto la protezione di Roma e di allontanare da loro la violenza e la prepotenza dei Sanniti»40.

A queste notizie va aggiunto il dato archeologico della costruzione di un sistema di fortificazioni, che aveva visto il suo momento di maggior sviluppo negli anni del-lo scontro tra Alessandro il Molosso e le popolazioni indigene (334-331 a.C.)41: forti come Monte Coppolo e Cersosimo vengono posti a guardia dei valichi dalla parte del-la costa ionica e di Heraclea, e collegati tra loro da una serie di castelli minori o torri di avvistamento, come a Bufalera e ad Armi Sant’Angelo, o come a Timpone del Ponto, dove a controllare la strettoia che il fiume Sinni ha in quel punto viene posta una torre di avvistamento chiaramente direzionata verso la costa ionica ed Heraclea42.

Appare pertanto comprensibile come, in questo quadro di chiusura e di contrappo-

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43 “Coin Hoards”, IV, 38; Siciliano 1985, passim, ma in particolare p.123; Fischer-Bossert 1999, p. 29, n. 51; Siciliano, Sarcinelli 2004, p. 274.

44 Rüdiger, Schläeger 1967, p. 353; Rüdiger, Schläeger 1969, p. 193.45 A queste bisogna aggiungere un gruzzolo di 9 monete d’argento, collocabile però in un momento

più antico: la data di occultamento è posta dopo il terzo venticinquennio del IV secolo a.C. (cfr. supra, nota 22).

Fig. 22. Tesoretto di monete romano-repubblicane rinvenuto ad Heraclea (zona C) il 1973, interrato nel 45 a.C. o poco dopo (da Museo Siritide 1985).

sizione in armi tra Heraclea e le genti indigene dell’interno, la potenzialità di penetra-zione della moneta eracleota in quest’area appaia, soprattutto nel corso del IV secolo, praticamente nulla.

Tale situazione si prolunga presumibilmente sino alla guerra pirrica: l’unico teso-retto rinvenuto nell’entroterra della Siritide, a Gallicchio, nella media valle dell’Agri (ed il cui occultamento viene collegato dagli studiosi agli eventi del periodo della presenza di Pirro in Italia)43, mostra presenza di monete di Neapolis, Tarentum, Terina, Thurium: manca la valuta di Heraclea.

In un altro contesto il cui abbandono è posto al 280-279 a.C.44, il santuario di Conca d’Oro a Santa Maria d’Anglona, i livelli di frequentazione precedenti l’abbandono restituiscono invece esclusivamente moneta in bronzo di Heraclea45: siamo però all’in-

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terno della chora della città greca, per cui la cosa non deve sorprendere.Con la fine della guerra pirrica Heraclea, pur perdendo il suo ruolo di centro della

Lega italiota, continuò ad espandersi per gran parte del III e buona parte del II secolo a.C., come è dimostrato dall’intensa utilizzazione dei quartieri abitativi e delle necropoli.

Nei quartieri abitativi siti sulla collina del castello46, l’analisi dei rinvenimenti mone-tali ha permesso di evidenziare un addensarsi delle testimonianze in particolar modo tra il III secolo a.C. ed il I a.C.-I d.C., limite inferiore che in molti contesti rappresenta il termine finale per la presenza di moneta.

L’analisi dei rinvenimenti dai quartieri di abitazione ci ha consentito di evidenziare come la stragrande maggioranza delle monete provenienti dagli scavi sia in bronzo; se si esamina il numerario greco recuperato ad Heraclea, la presenza di moneta allogena risulta assai marginale. La circolazione è quasi del tutto imperniata sulla moneta locale.

Le monete predominanti sono quella in bronzo di Heraclea (il 31,03% del totale di monete recuperate) e la moneta romana, in particolare con emissioni databili tra la fine del I secolo a.C. (il 19,4%)47 ed il I secolo d.C. (il 12,28%), mentre la presenza di moneta di altre zecche è limitata a pochi esemplari databili tra la fine del V ed il III secolo a.C., quasi sempre in associazione con la valuta locale o con quella romana48.

L’esame dei rinvenimenti, pur se assai più limitati quantitativamente, dalla cosid-detta “zona B”, area a prevalente funzione cultuale posta nella depressione valliva tra la collina del castello e il quartiere meridionale49, permette di rilevare invece un com-portamento differente del circolante, in un contesto che sembra avere il suo termine ultimo agli inizi del I secolo a.C. (ossia in un momento pressochè coevo all’acquisizio-ne, nell’89 a.C., da parte di Heraclea dello status di municipium): la moneta romana vi è presente in maniera assai scarsa, e solo con esemplari in argento, mentre il resto del circolante è costituito nella quasi totalità da monete in bronzo della zecca cittadina.

In definitiva, l’elemento che maggiormente emerge da una visione complessiva della produzione monetaria e del circolante ad Heraclea, è l’uso continuo della propria moneta, senza soluzioni di continuità, e, soprattutto, senza sostanziali altre presenze, sino almeno al I secolo a.C.: è soltanto in questo momento che alla valuta cittadina si affianca in quantità rilevante la moneta romana. Sino alle fasi finali di occupazione di molti settori dei quartieri di abitazione, tra il I secolo a.C. ed il I d.C., non vengono mai a mancare i piccoli nominali in bronzo, quelli a più basso potere d’acquisto, più

46 Cfr. supra, fig. 8.47 Si fa riferimento in particolar modo all’abbondanza di assi spezzati a causa della riforma augustea.48 In casi più rari, che interessano nuclei limitati all’interno del quartiere centrale, si recuperano ma-

teriali enei di Heraclea in associazione con monete imperiali databili sino al IV secolo d.C.: questo dato deve però essere assunto con estrema prudenza a causa della già lamentata carenza di dati di scavo, per cui potremmo semplicemente trovarci dinanzi a contesti rimescolati. Non ci esimiamo però dal tralascia-re l’eventualità (sia pure non dimostrabile, almeno sulla base dei dati sinora disponibili), che ci si trovi dinanzi, più che ad una durata in circolazione dei bronzi eracleoti sino alla tarda età imperiale, ad una sorta di rimessa in circolo di tali monete in una situazione di grande disordine monetale quale è quella documentata nel periodo tardo antico, in cui si tendeva a non conteggiare le monete in bronzo ad una ad una, bensì a scambiarle a peso: si tendeva a riutilizzare, accanto a monete coeve, anche esemplari più antichi, veri e propri “fossili”, estremamente consunti (sull’argomento, cfr. Callegher 2001, p. 77; Ca-strizio 2005, p. 9).

49 Osanna 2008, pp. 28-30.

ANALISI DELLE DINAMICHE DI CONTATTO TRA POLEIS GRECHE ED ETHNE INDIGENI 105

funzionali alle piccole transazioni commerciali nei mercati cittadini e alla vendita di-retta dei prodotti.

D’altra parte, l’analisi della composizione dei tesoretti recuperati all’interno della città induce alle medesime conclusioni: mentre il tesoretto del 197450, occultato pro-babilmente nell’ultimo quarto del II secolo a.C., è costituito nella quasi totalità da mo-neta enea di Heraclea, con una piccola presenza di moneta romana in argento (otto de-nari databili tra il 138 ed il 121 a.C.), quello rinvenuto nel 1968, ed il cui occultamento deve essere legato alle incursioni di Spartaco degli anni 73-71 a.C., era costituito nella totalità da moneta romano-repubblicana d’argento (e da una collana)51, e quello del 1973 dalla zona C (occultato nel 45 a.C. o negli anni immediatamente successivi) con-teneva 52 monete d’argento romano-repubblicane (oltre a diversi gioielli)52.

L’analisi dei rinvenimenti nell’entroterra mostra invece una variazione nel circo-lante legata alle vicende della guerra pirrica: alle fasi salienti di questo scontro devono collegarsi l’occultamento del ripostiglio di Gallicchio e l’abbandono del santuario di Santa Maria d’Anglona: notiamo come in entrambi i casi sia assente la moneta roma-na, mentre tra i rinvenimenti nelle aree sacre di Armento e Chiaromonte, che invece proseguono la loro esistenza anche dopo lo scontro tra Pirro e i Romani, appare, sia pure non in misura rilevante, moneta romano-repubblicana di III secolo a.C.: siamo di nuovo nelle medie e alte valli dei due fiumi.

Con la fine del III secolo le testimonianze dai siti archeologici si fanno ancora più rare: prima della fine del secolo sia l’area sacra di Chiaromonte che quella di Armento vengono abbandonate, per cui anche questi due siti cessano di fornirci documentazio-ne monetale.

Moneta romana è attestata a Cersosimo, sia dall’area urbana (con due monete di fine III-inizi II sec. a.C.)53 che da rinvenimenti sporadici54, e dall’area urbana di An-glona, con 5 monete in argento (3 denari e 2 quinari) ed una di bronzo, databili tra la fine del III secolo a.C. e gli inizi del I (anche qui da recuperi sporadici)55.

Moneta romano-repubblicana databile tra la fine del III e la fine del I secolo a.C. è presente nell’area urbana di Grumentum, con 18 presenze (il 66,67% rispetto al totale di 27 monete sinora documentate per le fasi pre-imperiali).

Un denario databile tra il 169 ed il 158 a.C. è stato recuperato a Viggiano, in una villa la cui vita è documentata tra il III ed il II secolo a.C.56.

Soltanto in due centri le indagini hanno consentito di documentare presenza di moneta con una certa continuità sino all’avanzata età imperiale: Heraclea, con testimo-nianze che si datano sino al IV secolo d.C., e Grumentum, che conosce con l’età impe-riale una vera “esplosione”: quasi 300 monete (ossia oltre il 90% di tutto il materiale

50 “Coin Hoards”, III, 65; Siciliano 1992, p. 143; Siciliano 1993, p.143; Siciliano, Sarcinelli 2004, p. 274.

51 Siciliano 1974-1975, pp. 103 ss.52 Siciliano 1976-1977, pp. 107 ss.; Siciliano 1985, p. 123; Siciliano 1993, p. 143.53 Nava 2005, p. 345.54 Si tratta in questo caso di riferimenti piuttosto generici, presenti in bibliografia dell’Ottocento (La-

cava 1889, p. 90), che non permettono un’individuazione più precisa delle monete citate.55 Quilici 1967, p. 197.56 Nava 2004, p. 948.

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monetale censito)57, distribuite in maniera abbastanza uniforme e senza soluzione di continuità sino alla fine del IV secolo d.C., a confermare il notevole sviluppo (attestato dalla ricca documentazione archeologica) che la città conosce a partire dagli anni tra la fine dell’età repubblicana e l’inizio dell’età imperiale58.

57 Da Grumentum risultano nel nostro corpus 343 monete; di queste, meno della metà sono state pubbli-cate: 118 in Munzi 1997, altre otto risultano citate in diversi studi: Giardino 1977, p. 874 (1 esemplare), Giardino 1980, pp. 507, 509 (2); Giardino 1990, p. 129 (1); Nava 2005, p. 360 (2); Magaldi 1933, p. 497 (due esemplari enei recuperati secondo lo studioso nell’area di Grumentum, ed attribuiti ad una ipotetica zecca locale; cfr. anche Siciliano 1996, pp. 236-237; HN, Italy, p. 88).

58 Gualtieri 2003, pp. 100-101. Al di fuori di questi due centri, la situazione nella Siritide appare con-notarsi come estremamente povera di testimonianze per l’età imperiale: due strutture rurali databili tra IV e V sec. d.C., a Barricelle di Marsicovetere (De Siena 2007, p. 414) e a Viggiano (due monete emesse da Costantino ed una da Onorio; Nava 2004, p. 955) ci hanno fornito le uniche attestazioni per l’età imperiale sinora note: non sarà casuale il fatto che entrambe le strutture sorgano nell’alta val d’Agri, non lontano da Grumentum.

ANALISI DELLE DINAMICHE DI CONTATTO TRA POLEIS GRECHE ED ETHNE INDIGENI 107

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I ritrovamenti monetali e i processi

storico-economici nel mondo antico

• Anno: 2012 • Autore/i: AA.VV: • Catalogo: Esedra editrice - Editoriale Programma • Argomento: Numismatica • Collana: Numismatica patavina • ISBN: 88-6058-058-7

Questo volume, che comprende quattordici contributi, giunge alla fine di un Progetto di Ricerca finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e durato oltre dieci anni. Esso è stato finalizzato allo studio della problematica relativa ai ritrovamenti monetali d’età antica con proiezioni anche nel mondo medievale nella loro accezione più ampia sia cronologicamente, sia metodologicamente. A tale dibattito hanno partecipato, nel corso degli anni, numerosi studiosi italiani e stranieri che hanno focalizzato alcuni aspetti storico-economici dei ritrovamenti monetali nei contesti delle società greca e romana. Questi lavori, per quanto riflettano impostazioni e prospettive diverse secondo la personalità degli autori, forniscono tuttavia nell’insieme un quadro quanto mai ampio e articolato della situazione degli studi in questo settore della ricerca numismatica all’inizio del secondo decennio del XXI secolo. Ognuno di essi, con la propria specificità, è parte di un organismo più vasto che nell’insieme si offre al libero scambio delle idee con un approccio critico e metodologico. Tale iniziativa nasce all’interno della “scuola di Padova” che ormai da diversi anni ha sviluppato una certa esperienza su problematiche storico-economiche legate al fenomeno dei ritrovamenti monetali. F.to cm 18,5 x 26,5; brossura, pp. 362, Ill. b/n