rinvenimenti numismatici nell'ager rusellanus: nuovi dati dal territorio di alberese (grosseto)

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Comitato di Redazione: SARA SORDA (direttore), LUCIANO CAMILLI, RENATA CANTILENA, P AOLO DELOGU, MICHELE F ARAGUNA, ELIO LO CASCIO, NICOLA P ARISE, ALESSIA ROVELLI Segreteria di Redazione: LUCIANO CAMILLI con la collaborazione di Barbara Bacchelli Direttore responsabile: SARA SORDA Gli Annali adottano un sistema di peer review Comitato scientifico: P. VAN ALFEN, L. BREGLIA, A. BRESSON, F. DE CALLATAŸ, B. CALLEGHER, M. CALTABIANO, F. CARLÀ, D. CASTRIZIO, F. CHAVES TRISTÁN, M. CRAWFORD, S. FREY KUPPER, C. HOWGEGO, H.-M. VON KAENEL, M. LOMBARDO, M. MATZKE, V. PRIGENT, S. PSOMA, S. VON REDEN, A. SACCOCCI, P. SERAFIN, M. T ALIERCIO, R. WOLTERS

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Comitato di Redazione:

SARA SORDA (direttore), LUCIANO CAMILLI, RENATA CANTILENA,PAOLO DELOGU, MICHELE FARAGUNA,

ELIO LO CASCIO, NICOLA PARISE, ALESSIA ROVELLI

Segreteria di Redazione:

LUCIANO CAMILLIcon la collaborazione di Barbara Bacchelli

Direttore responsabile: SARA SORDA

Gli Annali adottano un sistema di peer review

Comitato scientifico:

P. VAN ALFEN, L. BREGLIA, A. BRESSON, F. DE CALLATAŸ, B. CALLEGHER,M. CALTABIANO, F. CARLÀ, D. CASTRIZIO, F. CHAVES TRISTÁN,

M. CRAWFORD, S. FREY KUPPER, C. HOWGEGO, H.-M. VON KAENEL, M. LOMBARDO, M. MATZKE, V. PRIGENT, S. PSOMA, S. VON REDEN,

A. SACCOCCI, P. SERAFIN, M. TALIERCIO, R. WOLTERS

A N N A L I59

19 n.s.

Pubblicato con il contributo finanziariodella Giunta Centrale per gli Studi Storici

ISSN 0578–9923Aut. del Tribunale di Roma n. 544/94ROC n. 882/01© Copyright 2014, Istituto Italiano di Numismatica.È vietata la riproduzione non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, comprese lefotocopie, anche se parziale e ad uso interno o didattico.

ISTITUTO ITALIANO DI NUMISMATICA

A N N A L I

59R O M A

N E L L A S E D E D E L L ’ I S T I T U T O2 0 1 3

RINVENIMENTI NUMISMATICI NELL’AGER RUSELLANUS: NUOVI DATI

DAL TERRITORIO DI ALBERESE (GROSSETO)1

(Tavola XXVII)

Introduzione

Sin dal 2009 sono in atto ricerche archeologiche estensive nel ter-ritorio di Alberese, nel comune di Grosseto, al fine di chiarire le dina-miche insediative di età romana lungo la fascia costiera2. Il progetto,avviatosi in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeolo-gici della Toscana è promosso dal Dipartimento di Archeologia dell’U-niversità di Sheffield, assieme alla John Cabot University di Roma e al-l’Associazione Culturale “Progetto Archeologico Alberese” (Cygiel-man et alii 2009; Cygielman et alii 2010; Sebastiani 2014; Sebastiani etalii 2012; Sebastiani et alii 2013a; Sebastiani et alii 2013b).

Il territorio indagato ha restituito una serie interessante di nuovidati sulla maglia insediativa, districatasi lungo il tracciato della via Aurelia vetus, e comprendente un’area religiosa dedicata a DianaUmbronensis presso l’antico promontorio di Scoglietto, un portofluviale con annesso un quartiere manifatturiero per la produzione dilingotti di metallo e forme vitree posto lungo l’ultima ansa del fiumeOmbrone, assieme ad almeno due ville marittime, una mansio ed unaserie di fattorie dislocate nell’attuale pianura alluvionale (Sebastiani

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1 Questa comunicazione è stata resa possibile dalla disponibilità e dall’interessedella Prof.ssa Alessia Rovelli sulle ricerche in corso, alla quale va il nostro sentito rin-graziamento. Si ringrazia inoltre la dott.ssa Gabriella Poggesi, funzionario responsa-bile del territorio, e tutto il personale dell’ufficio distaccato di Grosseto della Soprin-tendenza per i Beni Archeologici della Toscana.

2 Gli scavi di Spolverino e dell’area dei templi di Scoglietto rientrano in un pro-getto europeo del 7th European Framework e sono finanziati attraverso una MarieCurie Fellowship presso l’University of Sheffield (UK).

AIIN, 59 (2013), pp. 291–306

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2014; Vaccaro 2008). Inoltre il progetto si ripropone una lettura dievidenze edite in altre sedi (De Benetti 2007a; De Benetti 2007b) eriguardanti la frequentazione in epoca medio e tardo imperiale dialmeno due cavità naturali nei monti dell’Uccellina, ovvero la grotta diScoglietto e quella di Spaccasasso (Fig. 1).

Le ricerche e lo studio dei materiali sono tuttora in corso e,quindi, lo scopo di questo lavoro è di fornire un resoconto preliminaredi quanto sta emergendo dallo studio delle monete rinvenute nei di-versi siti indagati. I dati esposti sono naturalmente provvisori e costi-tuiscono i risultati della schedatura di una prima campionatura deimateriali, in parte già oggetto di pubblicazione3. Lo studio di questi ri-trovamenti appare di particolare interesse poiché riferibile a siti di va-ria tipologia in un territorio ben delimitato, in cui sono presenti areedi culto, residenze e fattorie, luoghi di produzione e scambio di merci.Sarà quindi interessante al termine del progetto e dello studio dei ma-teriali, poter leggere il dato numismatico in rapporto all’utilizzo fun-zionale delle varie aree indagate. Sotto questo punto di vista apparegià emblematico che il numero più consistente di monete, oltre 600,provenga dagli ambienti dell’area portuale, fulcro delle attività dicommercio e di compravendita di merci del territorio.

Il prosieguo delle ricerche e lo studio di tutti reperti numismaticisi prospetta inoltre particolarmente utile per la comprensione dellacircolazione monetaria di età romana, e non solo, nell’ager Rusellanus,per il quale sono ancora pochi i dati disponibili4. In attesa di poter di-

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3 I dati si riferiscono ad un campione di n. 250 monete delle oltre 800 rinvenutefino ad oggi. Parte di queste monete è stata oggetto di una schedatura preliminare altermine di ogni campagna di scavo, allo scopo di ottenere dati utili alla comprensionedelle stratigrafie e dei siti oggetto di indagine prima dell’avvio della campagna discavo successiva. Quando possibile, si è proceduto anche alla pubblicazione dei ma-teriali rinvenuti al fine di rendere subito disponibili i primi risultati della ricerca. Inquesta sede si presenta un quadro d’insieme dei ritrovamenti numismatici, con datiinediti, utile per comprendere le prospettive della ricerca ed il suo contributo allacomprensione della circolazione monetale di età romana in questa parte d’Etruria.

4 La recente pubblicazione dei materiali numismatici rinvenuti negli scavi di Ro-selle, ed in parte anche nell’ager Rusellanus, rappresenta il primo risultato di una rico-gnizione sistematica dei ritrovamenti di questo territorio, sia provenienti da vecchiscavi che frutto delle indagini avviate negli ultimi anni (DE BENETTI–CATALLI 2013).

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Fig. 1 – Il territorio oggetto di indagine, tra il fiume Ombrone e la via Aurelia, conindicazione dei siti di età romana e della città di Rusellae.

5 Sulla circolazione monetale in questi due centri, si veda rispettivamente BUT-TREY 1980 e 2003; FACELLA 2004.

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sporre di un campione statisticamente rilevante utilizzabile anche perun confronto diretto con quanto rilevato in altri siti archeologici (adesempio con i centri di Cosa–Ansedonia a sud e Vada Volaterrana anord)5, è utile sottolineare un primo risultato. I dati raccolti costitui-scono una importante integrazione della documentazione numisma-tica offerta dagli scavi del centro di Roselle, mostrando una maggiorevarietà di emissioni e di zecche per il periodo relativo alla fine delIII–IV secolo ed un orizzonte cronologico più ampio, che arriva al-meno fino alla metà del VI secolo. Un riflesso, probabilmente, dellamaggiore dinamicità degli scambi e dei traffici dei centri situati sullacosta e interessati dalle rotte commerciali via mare.

Il territorio

Come accennato in precedenza, il territorio di Alberese presentaun’interessante quantità di insediamenti che si contraddistinguono an-che per la loro eterogeneità funzionale. Si tratta di luoghi di scambiocommerciale, produzione manifatturiera, frequentazioni sporadiche digrotte (come il caso di Scoglietto e Spaccasasso), luoghi di residenzaelitaria e ambienti di stoccaggio di beni di primo consumo, aree reli-giose e punti di sosta lungo la via Aurelia. Proprio al passaggio di que-sta via consolare si deve l’alta densità di insediamenti riconosciuti ne-gli ultimi anni di ricerca. Inoltre è bene ricordare come questo territo-rio si ponga al confine tra l’ager Cosanus a sud e l’ager Rusellanus delquale fa pienamente parte.

La presenza romana in questa area del grossetano è testimoniatada numerosi resti. L’evidenza più antica è fornita da una piccola areareligiosa dedicata a Diana Umbronensis, costruita nel corso del III se-colo a.C. sul promontorio di Scoglietto, mentre già nel corso dell’avan-zato II secolo a.C. registriamo la fondazione di almeno tre altri siti: lamansio di Hasta, la villa in località Montesanto (Poggesi 2004) e unnuovo insediamento posto a poche decine di metri dall’antica linea di

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costa. Il mare Tirreno, infatti, in epoca romana giungeva all’interno del-la moderna pianura alluvionale ponendo la collina di Scoglietto diret-tamente sulle sue spiagge, con un arretramento di circa 4–5 km rispet-to alla sua costa attuale (Arnoldus–Huynzeveld 2007). Con l’età domi-zianea si assiste alla costruzione del sito produttivo di Spolverino e aduna fase di forte restaurazione ed ampliamento del complesso santua-riale di Scoglietto (Sebastiani 2014; Sebastiani et alii 2013a; Sebastianiet alii 2013b); a questo periodo forse è da collegarsi l’impianto di un di-verticolo della via Aurelia vetus, che correndo lungo il tombolo saldatodell’antico lago Prile, congiungeva Cosa a Saleborna (Citter 2007). Unprimo momento di contradditorio declino si ha con la fine del II seco-lo d.C.: l’area di Scoglietto appare pressoché abbandonata, con il san-tuario oramai in rovina e i crolli utilizzati come cave di materiale da co-struzione per un nuovo tempio, posto lungo la parte meridionale del-l’insediamento; le ville appaiono in una fase di restringimento insedia-tivo, seppure alcuni materiali da superficie sembrano prolungarne la vi-ta per almeno altri tre secoli (Vaccaro 2008); proprio in questo periodosi registra, invece, da un lato una rioccupazione delle grotte di Sco-glietto e Spaccasasso (De Benetti 2007a–b; Vaccaro 2007) e l’espansio-ne dell’insediamento di Spolverino. Dagli inizi del III sino alla secondametà inoltrata del V secolo d.C., infatti, Spolverino diverrà il fulcro del-l’economia locale traendo vantaggio da tre elementi fondamentali ov-vero, (i) una produzione in scala industriale di lingotti di ferro e piom-bo che sostituisce o alimenta il mercato delle miniere statali; (ii) la pro-duzione continua di forme vitree ed infine (iii) la possibilità di rappre-sentare uno snodo commerciale di primo livello sfruttando il passaggiodella vicina Aurelia vetus (e delle sue diramazioni) e le rotte di cabo-taggio sul Mare Tirreno, di cui diviene un centro di riferimento di sca-la mediterranea come le forme ceramiche dimostrano chiaramente.

I rinvenimenti numismatici

Le ricerche condotte nei siti sopra menzionati hanno portato alritrovamento di un consistente numero di monete, oltre 800, la cuidata di emissione si colloca prevalentemente in età romana imperiale,

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pur con alcune eccezioni. Per quanto riguarda le modalità di rinveni-mento è opportuno segnalare che nel caso delle due grotte si tratta direcuperi in depositi archeologici già precedentemente indagati (grottadi Scoglietto) o sconvolti in tempi recenti (Spaccasasso). Diverso ilcaso dell’area templare di Scoglietto e del sito di Spolverino, dove lemonete sono state rinvenute durante scavi stratigrafici, permettendoquindi di acquisire tutta una serie di informazioni utili a comprenderemodalità e tempi di ingresso nel deposito archeologico. Al momentosono state oggetto di catalogazione e studio le monete rinvenute a Sco-glietto (area templare e grotta), Spaccasasso e solo una parte dell’in-gente quantità di monete rinvenute a Spolverino, dove il pessimo statodi conservazione causato dalla salinità delle acque del fiume rendeestremamente lunghe e complesse le operazioni di restauro6. Si riportadi seguito un quadro generale degli esemplari rinvenuti già sottopostiad una prima schedatura (Tabella 1).

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6 Le monete già oggetto di schedatura preliminare e pubblicazione sono le se-guenti: la totalità degli esemplari rinvenuti nelle grotte di Scoglietto e Spaccasasso(DE BENETTI 2007 a–b); n. 89 su n. 112 per l’area templare di Scoglietto (DE BENETTI2009 e 2013) e n. 20 per l’area portuale di Spolverino (DE BENETTI 2010). Al mo-mento è in corso di preparazione un volume dedicato agli scavi dell’area templare diScoglietto, in cui sarà presente il catalogo completo delle monete ivi rinvenute.

Periodo Scoglietto Scoglietto Spolverino Umbro Spaccasasso Montesanto Tot. %templi grotta porto Flumen grotta villa

Età repubblicana(II–I sec. a.C.) 4 2 1 – – – 7 2,79%I–II sec. (27 a.C.–192 d.C.) 16 1 16 2 – – 35 13,94%III sec. (193–294 d.C.) 22 3 17 – 2 – 44 17,53%IV sec. (295–403 d.C.) 60 65 14 – 1 1 141 56,18%V–VI sec. 1 (2) 1 (?) – – – 4 1,59%Età medievale e moderna 7 10 – – – – 17 6,77%Illeggibili 2 – – – – – 2 0,80%Totale 112 81 (+2) 49 2 3 1 250

Tabella 1 – Suddivisione dei rinvenimenti numismatici per sito archeologico ecronologia di emissione.

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Età repubblicana

Come evidenziato nella tabella, il quadro dei rinvenimenti mostracome il numero di esemplari di età repubblicana recuperati sia piutto-sto esiguo, con solo n. 7 monete databili al II–I sec. a.C., la maggiorparte delle quali ritrovate nei due siti di Scoglietto. L’area templare ri-sulta, al momento, il complesso di più antica fondazione tra quelli in-dagati, con materiali databili al III secolo a.C. ed ha restituito, come èlogico attendersi, il maggior numero di monete di età repubblicana. Sisegnala anche il rinvenimento di un piccolo bronzo della zecca diElea–Velia, del tipo Testa di Atena/Tripode, la cui coniazione è inqua-drata dai più recenti repertori tra il II ed il I secolo a.C. (HN 1339)7. Sitratta di una delle ultime emissioni in bronzo della città, coniata quasisicuramente prima dell’89 a.C., data di probabile chiusura della zecca.La presenza di questa moneta risulta interessante, poiché si tratta diuna emissione estranea alla circolazione locale. Appare quindi proba-bile un suo utilizzo come offerta al santuario (De Benetti 2013).

Oltre al bronzo di Elea/Velia, provengono dall’area templare unasse onciale della serie Giano/Prua, un quinario estremamente con-sunto databile tra fine II ed inizi I sec. a.C., ed un denario suberato diMn. Cordius Rufus, coniato a Roma nel 46 a.C. (RRC 463/1a). Altremonete della serie Giano/Prua sono state rinvenute nella grotta delloScoglietto (un asse ed un nominale incerto, probabilmente a sua voltaun asse) e nel quartiere manifatturiero di Spolverino (un asse) dove lericerche hanno solo in parte indagato le stratigrafie più antiche. La da-tazione dei materiali associati ed il forte stato di usura delle monete in-dicano una lunga circolazione, fino ad almeno il I secolo a.C. per gliesemplari in bronzo e forse oltre per le due monete in argento. In pra-tica, le monete recuperate costituiscono una testimonianza della circo-lazione monetaria dell’ultimo secolo della repubblica, mentre sono as-senti esemplari relativi alle fasi più antiche di fondazione e frequenta-zione dell’area templare.

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7 Si ringrazia per l’identificazione il prof. Michele Asolati.

8 CARDINI–SESTINI 1935. CARDINI–RITTATORE 1948.

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L’età romana imperiale: I e II secolo

Passando alla prima età imperiale si registra un numero ancora li-mitato di rinvenimenti, anche in questo caso provenienti prevalente-mente dall’area dei templi dove, occorre ricordare, le indagini archeo-logiche si sono concluse dopo tre anni di campagne di scavo(2009–2011). Qui sono stati recuperati alcuni assi e quadranti di Au-gusto (tra cui un asse di L. Surdinus ed un quadrante di L. ValeriusCatullus), Gaio (un quadrante RIC 39 o 45 ed un asse a nome diAgrippa, RIC 58), Vespasiano e Domiziano (un asse ciascuno). Sullabase dei dati archeologici, questi esemplari sono in parte riferibili allafrequentazione dell’area durante il I secolo, periodo nel quale si regi-stra una sostanziale rimodulazione dell’assetto planimetrico dell’inse-diamento (Sebastiani et alii 2013a), ma in alcuni casi sono invece daconsiderarsi come parte del circolante in uso nel secolo successivo.

Proprio la circolazione di II secolo è testimoniata da un maggiornumero di monete, rinvenute non solo a Scoglietto, ma anche nell’areaportuale e produttiva di Spolverino. In generale si tratta di nominalirappresentativi del circolante maggiormente utilizzato nelle transa-zioni di modico valore (assi, dupondi, alcuni sesterzi), con un’unicamoneta in argento, un denario di Traiano (RIC 347), proveniente daun contesto di possibile alluvione dell’insediamento a Spolverino.Fatta eccezione per due assi, un dupondio ed un sesterzio di Adriano,la maggior parte degli esemplari recuperati è riferibile alle abbondantiproduzioni di Antonino Pio, anche a nome di Faustina Maggiore, diMarco Aurelio e Commodo. Non mancano esemplari meno comuni,come un sesterzio di Clodio Albino (RIC 54a) rinvenuto nella grotta diScoglietto, che in origine potrebbe essere stato deposto come viaticumin una delle sepolture di età romana qui individuate durante gli scavidegli anni ’30–’40 del secolo scorso8. È da rilevare la percentuale con-sistente di sesterzi, per alcuni dei quali lo stato di usura ed i contesti dirinvenimento indicano un ingresso nel deposito archeologico diversidecenni dopo la loro emissione. Si conferma quindi un dato ampia-

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mente noto in merito alla circolazione dei nominali in bronzo, con inominali inferiori (assi e dupondi) che nel passaggio dall’alto al medioimpero sono gradualmente sostituiti nella circolazione dai sesterzi, dicui maggiori sono le attestazioni in contesti di fine II–prima metà delIII secolo.

L’età romana imperiale: III e IV secolo

Gli esemplari databili alla prima metà del III secolo sono piutto-sto scarsi: un antoniniano di Gordiano III ed un sesterzio di Filipporinvenuti a Scoglietto, forse altri due sesterzi provenienti da Spolve-rino, non inquadrabili con certezza. È con la seconda metà del III se-colo che si registra un consistente aumento delle attestazioni. Solo aScoglietto gli antoniniani emessi tra il regno di Gallieno e la riforma diDiocleziano rappresentano circa il 18% del totale dei rinvenimenti, dicui il gruppo più numeroso è costituito da emissioni successive allariforma di Aureliano. Qui, infatti, è stato rinvenuto un gruppo di mo-nete in ottimo stato di conservazione, forse parte di un deposito tesau-rizzato all’interno della struttura religiosa e poi dispersosi in seguitoalla successiva distruzione dello stesso (Sebastiani et alii 2013a). Perquanto riguarda le emissioni di antoniniani di Gallieno e Claudio II,realizzate in grande quantità e tra le peggiori realizzate dallo Stato ro-mano, i rinvenimenti sono numerosi, soprattutto a Spolverino. Qui,durante lo scavo degli strati di crollo delle c.d. cucine collettive data-bili nel corso della seconda metà/fine del IV secolo d.C., è stato rinve-nuto un ripostiglio composto da almeno 78 esemplari (Sebastiani etalii 2013b). L’esame di un piccolo campione ha mostrato che si trattaprevalentemente di monete di Claudio II e probabilmente alcuniesemplari di Gallieno. Sarà interessante comprendere dallo studiodelle stratigrafie se il tesoretto fu occultato alla fine del III secolo al-l’interno delle murature, poi crollate nella fase di abbandono dellastruttura, o se circolasse ancora in una fase avanzata di IV secolo, senon in epoca successiva. Va rilevato, però, che sia nel gruzzolo che inaltri contesti sono per ora assenti gli antoniniani di consacrazione inonore di Claudio II divinizzato, di cui oltre alle emissioni ufficiali

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emesse dopo il 270 esistono abbondantissime imitazioni, per le quali èstata evidenziata in numerosi siti archeologici la probabile circolazionein pieno IV secolo se non addirittura nel V secolo9.

L’alto numero di esemplari della seconda metà di III secolo ri-specchia un dato rilevato anche nella vicina città di Rusellae, per laquale il confronto con altri centri del litorale tirrenico e dell’Etruriainterna ha mostrato un picco di attestazioni di monete del terzo quartodel III secolo (Cuglia–Williams 2007; De Benetti–Catalli 2013). Va ri-cordato che Roselle conosce in questo periodo una serie di attività edi-lizie di notevole importanza, quali la riorganizzazione della domus deimosaici e la successiva costruzione delle terme di Perpetuo Argyzio. Ilterzo secolo rappresenta quindi un momento di grande sviluppo per ilterritorio indagato e crea i presupposti per una ripresa economica cheè attestata ancora nel corso del IV secolo quando, oltre ai contesti so-pra citati, sembra rinascere anche la città di Vetulonia.

Il periodo successivo alla riforma di Diocleziano è documentatoda quattro frazioni radiate coniate nel 297–298 (di cui tre esemplaridella zecca di Roma con tipo Vot XX ed un esemplare della zecca diAlessandria Concordia Militum) e da tre nummi, uno a nome di Massi-miano del 299 (RIC VI, p. 361, 94b) e due di Massenzio del 308–310(tipo Conserv Urb Suae, RIC VI, p. 378, 210). Le monete, rinvenute inquattro siti diversi, costituiscono una chiara indicazione della frequen-tazione del territorio in questo periodo, poiché come noto si tratta diemissioni che erano rapidamente ritirate dalla circolazione a causadelle continue riduzioni ponderali di questi anni; il loro smarrimentoavvenne, quindi, poco tempo dopo la data di emissione, come confer-merebbero anche le scarse tracce di usura.

Il IV secolo è il periodo più rappresentato, con oltre il 50% dellemonete del campione fino ad oggi schedato10. Si tratta esclusivamente

300

9 Sulle Divo Claudio e i radiati di imitazione si veda quanto riportato in FACELLA 2004, pp. 33–36 con relativa bibliografia.

10 Occorre precisare che per una parte consistente degli esemplari rinvenutinella grotta di Scoglietto, il pessimo stato di conservazione ha permesso solo un gene-rico inquadramento cronologico a questo secolo sulla base delle caratteristiche pon-dometriche.

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di esemplari in bronzo, rappresentativi della grande massa di circo-lante prodotta in questo secolo dallo Stato romano. Per gli anni com-presi tra il 318 ed il 348 la documentazione è ancora limitata, in parti-colare per gli esemplari precedenti la riduzione del 330. Tra gli esem-plari coniati tra il 318 ed il 330 si segnala un nummo a nome di Faustaconiato a Nicomedia (RIC VII, p. 621, 131), unico esemplare di questazecca fino ad oggi rinvenuto nell’ager Rusellanus. Per gli anni com-presi tra il 330 ed il 340, si rileva il prevalere dei tipi Gloria Exercituscon due insegne (5 ess.) e con una insegna (3 ess.), coerentemente conquanto attestato anche in altri siti11, mentre scarsi sono i nominali co-niati tra il 340 ed il 348. Per la fase successiva alla riforma della mone-tazione bronzea operata dal Costante e Costanzo II, si rileva un decisoaumento delle attestazioni, con un numero rilevante di AE3 del tipoFel Temp Reparatio con soldato e cavaliere caduto e Spes Reipublice.Ancora più cospicua è la documentazione numismatica per il periodocompreso tra 364 e 388, con un numero rilevante di esemplari del tipoSecuritas Reipublicae della zecca di Roma. Per quanto riguarda le zec-che di emissione si rileva, come è logico attendersi, la presenza mag-gioritaria di questa zecca. È interessante, però, la presenza pur se conpochissimi esemplari, di emissioni di zecche non attestate a Roselle,come ad esempio Arelate, Lugdunum, Siscia, Tessalonica e Nicomediaper il periodo 294–388.

Allo stato attuale delle ricerche la documentazione numismaticaromana sembra fermarsi al 388 per i siti indagati, fatta eccezione peralcuni AE4 al momento illeggibili rinvenuti negli strati più superficialidello scavo dell’area portuale di Spolverino, che potrebbero essere in-quadrati tra le produzioni di fine IV–inizi V secolo. L’assenza di nomi-nali chiaramente databili ad epoca successiva al 388 è stata rilevata an-che nello studio dei materiali numismatici degli scavi di Roselle (DeBenetti–Catalli 2013). Questo dato, pur in presenza di materiali cera-mici ed altre chiare tracce di frequentazione di V e VI secolo, comeevidenziato ad esempio nella grotta di Scoglietto, farebbe ipotizzareun probabile utilizzo delle monete di IV secolo, rinvenute in abbon-

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11 Si veda ad esempio il dato di Vada Volaterrana; FACELLA 2004, pp. 39–40.

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danza, anche nel secolo successivo (De Benetti 2007a), in linea conquanto riscontrato in numerosi scavi archeologici12.

L’età bizantina

Ad età bizantina può essere assegnata con sicurezza una sola mo-neta. Si tratta di un nummo di Giustiniano coniato a Roma tra il 552ed il 565 (MIBE N240; al dritto il busto frontale dell’imperatore conglobo crucifero, al rovescio la croce)13, rinvenuto negli strati superfi-ciali nell’area dei templi dello Scoglietto (De Benetti 2013). Oltre arappresentare, ad oggi, uno dei pochi ritrovamenti numismatici noti dietà bizantina del territorio14, costituisce un possibile indicatore delmomento di rioccupazione del sito, dove proprio nel corso della primametà del VI secolo fu costruita una capanna semiscavata nel terreno,circondata da strutture ausiliarie testimoniate da una serie di buche dipalo che intercettano contesti di età precedente (Chirico, Sebastiani2010).

Di particolare interesse è anche il rinvenimento nella grotta diScoglietto di due pesi monetali in bronzo, in uso tra V e VI secolo. Sitratta di un peso del solido aureo (exagium solidi) contraddistintodalla lettera N incisa (per Nómisma) e di un secondo peso(?) che sem-bra trovare corrispondenza con il valore ponderale del tremisse. Men-tre il primo risulta noto in numerosi esemplari rinvenuti sia in areamediterranea che nella penisola italica, per quest’ultimo non è statoancora possibile trovare un preciso confronto. Ha forma rettangolare

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12 Solo per citarne alcuni, Vada Volaterrana, Roselle, Sebatum, dove la scarsità ol’assenza di moneta in bronzo per il V secolo non indica un abbandono del sito oduna minore frequentazione, quanto la persistenza in circolazione nel V–VI secolo dinumerario tardoromano che supplì all’assenza di approvvigionamento di nuove emis-sioni in bronzo.

13 Si ringrazia per il riconoscimento il prof. Michele Asolati. In merito all’uti-lizzo del termine nummus ed alle relative problematiche di identificazione si rimandaai recenti contributi di ASOLATI 2012, CARLÀ 2007 ed a MIBE di Hahn, in cui questonominale è classificato come denario.

14 Per un elenco dei ritrovamenti si veda ARSLAN 2005 e successivi aggiorna-menti.

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e presenta su un lato tre linee parallele incise, tra loro equidistanti, an-ziché la consueta H, indice del valore di otto siliquae ad indicare il tre-missis (le caratteristiche sono mm. 10x8; g. 1,39). La loro presenza inquesti luoghi è apparsa come una chiara testimonianza della praticadella verifica del peso delle monete in oro a scopo commerciale, fiscaleo di cambio, che ben si lega alla presenza di un approdo ancora attivonel corso del V secolo (De Benetti 2007a con bibliografia relativa; Se-bastiani 2014).

Età medievale, moderna e contemporanea

Per quanto riguarda l’età medievale, i siti indagati non hanno peril momento restituito materiale numismatico. La frequentazione del-l’area durante il basso medioevo è però testimoniata da un ripostigliorinvenuto nel 1933 nel poggio di Vacchereccia, poco distante da Sco-glietto, contenente n. 36 denari lucensi (tipologieMatzke H 4a o K DeH 4b o K E, riferibili rispettivamente ai periodi 1129–1160 e1160–1181/2)15 ed occultato probabilmente entro la fine del XII se-colo. Da Alberese, proviene inoltre un tesoretto rinvenuto nel 1932durante lavori dell’Opera Nazionale per i Combattenti, composto dan. 76 fiorini d’oro coniati prima del 1290–95 (entrambi i ripostigli inDe Benetti c.s.)16. Va ricordato che durante il medioevo l’antica viaAurelia era probabilmente ancora in uso. Una nuova frequentazionedei siti di Scoglietto in età moderna, quando la costa fu interessatadalla costruzione di un sistema di torri di avvistamento, è testimoniatada alcuni quattrini di XVI secolo delle zecche di Siena e Firenze e daesemplari del Granducato di Toscana, il più recente dei quali è unquattrino di Pietro Leopoldo I di Lorena (1771–1790). Proprio inquesti anni le torri fungevano anche da dogane di confine per il con-trollo delle spedizioni e dei commerci.

Per concludere, una piccola nota dedicata al rinvenimento di al-cune monete del secolo scorso, testimonianza della storia recente di

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15 MATZKE 1993. La notizia della scoperta è in RIESCH 1933. 16 Una prima catalogazione del ripostiglio è in CASTELLANI 1933.

SPUNTI, COMMENTI, RECENSIONI E NOTIZIE

due siti archeologici. Nella grotta di Scoglietto sono state recuperateotto monete da 5 e 10 centesimi (serie Spiga e Ape) con date compresetra il 1920 ed il 1930, quasi certamente smarrite durante gli scavi ar-cheologici condotti da Cardini e Sestini, che nel novembre 1933 inda-garono per primi il ricco giacimento di età preistorica di questagrotta17. Nella buca di Spaccasasso, invece, il ritrovamento di tre pezzida 10 Lire, il più recente dei quali datato 1966, ha permesso di inqua-drare con più precisione il momento della manomissione del depositoarcheologico, avvenuta in epoca recente (De Benetti 2007a–b).

MASSIMO DE BENETTI – ALESSANDRO SEBASTIANI

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17 CARDINI–SESTINI 1935.

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TAVOLA XXVII

Alcune delle monete rinvenute nell’area di Scoglietto (area templare e grotta).1. Elea/Velia, AE, II–I sec. a.C. (HN Italy 1339) – 2. Commodo, Roma, sesterzio, 178d.C. (RIC III, p. 341, 1588) – 3. Probo, Roma, 281–282 d.C. (RIC V, part II, p. 40,213) – 4. Carino, Siscia, antoniniano, 284 d.C. (RIC V, part II, p. 177, 315) –5. Costantino I (Fausta), Nicomedia, nummus, 325–326 d.C. (RIC VII, p. 621,131) –6. Valente, Roma, AE3, 364–375 d.C. (RIC IX, p. 120, 17b; p. 121, 24b) – 7. Giusti-niano I, Roma, Nummus o denario, 552–565 d.C. (MIBE N240) – 8. Pesi monetali diV–VI secolo, AE, per un solido (mm. 13x15; g. 4,35) e per un tremisse ? (mm. 10x8;g. 1,39) – 9. Repubblica di Siena, Quattrino, post 1507 (CNI XI, 390, 72).

Rinvenimenti nell’Ager Rusellanus: nuovi dati dal territorio di Alberese.

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