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L’ottica responsabilizzante prodotta dall’evoluzione giuridica, accademica e professionale che ha investito la figura del fisioterapista italiano a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, ha imposto al riabilitatore la consapevolezza che la propria capacità valutativa doveva assur- gere a parte integrante e codificata della attività sul paziente. (Tab. I). L’obbligo di accertamento delle con- dizioni del paziente sancito anche penal- mente dalla Suprema Corte agisce in virtù della completa titolarità e autono- mia dell’intervento del fisioterapista; risulta personale e non delegabile ad altri professionisti sanitari e non è inficiato nella sua pienezza dalla eventuale pre- senza di prescrizione medica. Ma al di là delle preoccupazioni giu- risprudenziali che, a torto o a ragione, negli ultimi anni sono diventate una priorità per ogni clinico, resta l’aspetto morale del fisioterapista al cospetto di un paziente che, quale che sia il suo per- corso di accesso alla terapia fisioterapi- ca, ha certamente diritto ad un interven- to pregno dei principi di efficacia ed efficienza ma, in primis, necessita di una prestazione appropriata intendendo con ciò non solo l’adeguatezza del tratta- mento proposto al disturbo presentato, ma anche la sua reale necessità a fronte di altri interventi. La visione del fisioterapista si deve dunque allargare oltre i limiti del “saper fare” per giungere a quelli del “quando non fare”. Un semplice esempio può aiutare a chiarire il concetto. Un uomo di 58 anni giunge alla vostra osservazione per una iniziale lesione alla cuffia dei rotatori della spal- la destra. La valutazione funzionale vi conferma un leggero deficit muscolare ed una dolorabilità compatibile con la diagnosi medica. Anche l’anamnesi rela- tiva all’insorgenza del disturbo e all’atti- vità lavorativa del paziente orientano sull’eziologia microtraumatica del dolo- re alla spalla. In conformità alla diagnosi di presen- tazione, effettuate un efficace ed efficien- te trattamento di riduzione del dolore e di rinforzo muscolare, con ottimi risultati che soddisfano il paziente, voi e il medi- co inviante. Questo è il “saper fare”. Ma proprio mentre mobilizzate il braccio vi accorgete di un neo in prossi- VOL. 9 N. 1 LUGLIO 2007 SCIENZA RIABILITATIVA 23 SCIENZA RIABILITATIVA 2007; 9.1 : 23-35 ARTICOLO ORIGINALE DIAGNOSI DIFFERENZIALE IN FISIOTERAPIA: UNO STRUMENTO UTILE AL FISIOTERAPISTA, UNA TUTELA PER IL PAZIENTE * Dottore in Fisioterapia U.O. Terapia Fisica e Riabilitazione Territoriale ASL 3 Genovese 2° anno corso di Laurea Specialistica in Scienze delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione Università degli Studi di Genova Direttore del sito FisiOnLine www.fisionline.org Parole chiave Diagnosi differenziale, equipe multi- disciplinare, tumori spinali, lombal- gia, cervicobrachialgia, Mc Kenzie Abstract Il moderno approccio alla medicina centrata sul paziente impone agli operatori sanitari una reale collabo- razione all’interno dell’equipe mul- tidisciplinare al fine di sfruttare pie- namente tutte le capacità professio- nali, nel rispetto delle rispettive competenze, con lo scopo ultimo di migliorare la risposta sanitaria al bisogno di salute. Questo articolo, mediante la descri- zione di due casi clinici, affronta il ruolo della diagnosi differenziale fisioterapica e della sua integrazione nella collaborazione tra medico e fisioterapista. DIFFERENTIAL DIAGNOSIS IN PHYSIOTHERAPY: A USEFUL INSTRUMENT FOR THE PHYSIOTHERAPIST, A PROTECTION FOR THE PATIENT Key words Differential diagnosis, multidiscipli- nary team, spinal tumors, back pain, neck pain, Mc Kenzie Abstract The modern approach to patient-cen- tered medicine imposes on the med- ical staff a real cooperation inside the multidisciplinary team in order to make the most of the whole profes- GERARDO CAPALDO*

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L’ottica responsabilizzante prodottadall’evoluzione giuridica, accademica eprofessionale che ha investito la figuradel fisioterapista italiano a partire daglianni ’90 del secolo scorso, ha imposto alriabilitatore la consapevolezza che lapropria capacità valutativa doveva assur-gere a parte integrante e codificata dellaattività sul paziente. (Tab. I).

L’obbligo di accertamento delle con-dizioni del paziente sancito anche penal-mente dalla Suprema Corte agisce invirtù della completa titolarità e autono-mia dell’intervento del fisioterapista;risulta personale e non delegabile ad altriprofessionisti sanitari e non è inficiatonella sua pienezza dalla eventuale pre-senza di prescrizione medica.

Ma al di là delle preoccupazioni giu-risprudenziali che, a torto o a ragione,negli ultimi anni sono diventate unapriorità per ogni clinico, resta l’aspettomorale del fisioterapista al cospetto diun paziente che, quale che sia il suo per-corso di accesso alla terapia fisioterapi-ca, ha certamente diritto ad un interven-to pregno dei principi di efficacia edefficienza ma, in primis, necessita di unaprestazione appropriata intendendo con

ciò non solo l’adeguatezza del tratta-mento proposto al disturbo presentato,ma anche la sua reale necessità a frontedi altri interventi.

La visione del fisioterapista si devedunque allargare oltre i limiti del “saperfare” per giungere a quelli del “quandonon fare”.

Un semplice esempio può aiutare achiarire il concetto.

Un uomo di 58 anni giunge allavostra osservazione per una inizialelesione alla cuffia dei rotatori della spal-la destra. La valutazione funzionale viconferma un leggero deficit muscolareed una dolorabilità compatibile con ladiagnosi medica. Anche l’anamnesi rela-tiva all’insorgenza del disturbo e all’atti-vità lavorativa del paziente orientanosull’eziologia microtraumatica del dolo-re alla spalla.

In conformità alla diagnosi di presen-tazione, effettuate un efficace ed efficien-te trattamento di riduzione del dolore e dirinforzo muscolare, con ottimi risultatiche soddisfano il paziente, voi e il medi-co inviante. Questo è il “saper fare”.

Ma proprio mentre mobilizzate ilbraccio vi accorgete di un neo in prossi-

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SCIENZA RIABILITATIVA 2007; 9.1 : 23-35

ARTICOLO ORIGINALE

DIAGNOSI DIFFERENZIALE IN FISIOTERAPIA:UNO STRUMENTO UTILE AL FISIOTERAPISTA,UNA TUTELA PER IL PAZIENTE

* Dottore in FisioterapiaU.O. Terapia Fisica e Riabilitazione Territoriale ASL 3 Genovese2° anno corso di Laurea Specialistica in Scienze delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione Università degli Studi di GenovaDirettore del sito FisiOnLine www.fisionline.org

Parole chiave

Diagnosi differenziale, equipe multi-disciplinare, tumori spinali, lombal-gia, cervicobrachialgia, Mc Kenzie

Abstract

Il moderno approccio alla medicinacentrata sul paziente impone aglioperatori sanitari una reale collabo-razione all’interno dell’equipe mul-tidisciplinare al fine di sfruttare pie-namente tutte le capacità professio-nali, nel rispetto delle rispettivecompetenze, con lo scopo ultimo dimigliorare la risposta sanitaria albisogno di salute.Questo articolo, mediante la descri-zione di due casi clinici, affronta ilruolo della diagnosi differenzialefisioterapica e della sua integrazionenella collaborazione tra medico efisioterapista.

DIFFERENTIAL DIAGNOSIS INPHYSIOTHERAPY: A USEFULINSTRUMENT FOR THEPHYSIOTHERAPIST, A PROTECTION FOR THE PATIENT

Key words Differential diagnosis, multidiscipli-nary team, spinal tumors, back pain,neck pain, Mc Kenzie

Abstract

The modern approach to patient-cen-tered medicine imposes on the med-ical staff a real cooperation inside themultidisciplinary team in order tomake the most of the whole profes-

GERARDO CAPALDO*

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DIAGNOSI DIFFERENZIALE IN FISIOTERAPIA: UNO STRUMENTO UTILE AL FISIOTERAPISTA, UNA TUTELA PER IL PAZIENTE

G. CAPALDO

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

sional skills, in respect of everyone'sabilities, with the final object ofimproving the sanitary answer to theneed for health.This article, through the descriptionof two clinical cases, deals with therole of differential diagnosis in phys-iotherapy and its integration in thecollaboration between doctor andphysiotherapist.

Tabella 1

Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profiloprofessionale del fisioterapista. “Il fisioterapista è l’operatore sanitario […]che svolge in via autonoma o in collaborazione con altre figure sanitarie gliinterventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, del-le funzioni corticali superiori e di quelle viscerali […]” “Elabora anche inequipe multidisciplinare la definizione del programma di riabilitazione […]”“Pratica autonomamente attività terapeutica […]”

Titolo II – Compiti e doveri del FT capo III – condotta professionaleArt. 10 – “Al Fisioterapista compete la valutazione della persona assistitaattraverso l’anamnesi ed un esame clinico funzionale”Art. 11 – comma 2 “Il FT elabora il programma terapeutico – riabilitativo inriferimento alla diagnosi ed alla prescrizione medica. Qualora risultinovalutazioni discordanti, cambiamenti del quadro clinico e/o risposte noncoerenti durante il trattamento, il FT è tenuto ad informare il medico curan-te, collaborando a fornire elementi utili sia per un eventuale approfondi-mento diagnostico, che per la definizione di un più appropriato program-ma terapeutico”Art. 15 “Il FT ha la responsabilità diretta delle procedure diagnostiche eterapeutiche che applica”

“Incombe sul fisioterapista, nell’espletamento della sua attività professio-nale, un obbligo di accertamento delle condizioni del paziente trauma-tizzato prima di compiere manovre riabilitative che possono rivelarsi dan-nose, sicché, in mancanza di idonea documentazione medica (eventual-mente non prodotta dal paziente) lo stesso fisioterapista ha il dovere diassumere tutte le informazioni richieste dal trattamento che si accinge apraticare”

“Disposizioni in materia di professioni sanitarie”Art. 1- comma 2: “…il campo proprio di attività e di responsabilità delleprofessioni sanitarie… è determinato dai contenuti dei decreti ministerialiistitutivi dei relativi profili professionali e degli ordinamenti didattici deirispettivi corsi di diploma universitario e di formazione post-base, nonchédegli specifici codici deontologici, fatte salve le competenze previste per leprofessioni mediche e per le altre professioni del ruolo sanitario per l’ac-cesso alle quali è richiesto il possesso del diploma di laurea, nel rispettoreciproco delle specifiche competenze professionali”

“Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabi-litazione, della prevenzione e della professione ostetrica”Art. 2 (professioni sanitarie riabilitative)“Gli operatori delle professioni sanitarie dell’area della riabilitazione svol-gono con titolarità e autonomia professionale, nei confronti dei singoliindividui e della collettività, attività dirette alla prevenzione, alla cura, allariabilitazione e a procedure di valutazione funzionale, al fine di espletarele competenze proprie previste dai relativi profili professionali

D.M. 741/94

Codice deontologico deiFisioterapisti 10/1998

Sentenza Corte di Cassazione n° 859/98 “Responsabilità professionale del fisioterapista”

L. 42/99

L. 251/00

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mità del bordo mediale della scapola. Hacirca 6 mm di diametro, è asimmetricocon bordi sfumati e di colore scuro.Interrogato al riguardo il paziente nonriesce a chiarirne i tempi di insorgenza odi evoluzione anche perché fino a quelmomento non era cosciente di tale pre-senza: per tale motivo non ne aveva maiparlato con il suo medico.

Mentalmente voi issate una red flag eattuate un rinvio medico presso il curan-te o lo specialista dermatologo che,saprete successivamente, diagnosticheràun melanoma allo stadio iniziale.

Questo è dunque un esempio delsaper “quando non fare”, la capacità per-ciò di riconoscere l’esistenza di una prio-ritaria appropriatezza che esula il nostrocampo di intervento e che richiede l’in-tervento di un altro specialista.

La diagnosi differenziale in fisiotera-pia presenta differenze non solo formalima soprattutto sostanziali riguardo alladiagnosi medica. Questa, infatti, intesacome procedura atta a ricondurre unfenomeno (o un gruppo di fenomeni)dopo averne considerato ogni aspetto, aduna categoria, serve a riconoscere unamalattia (categoria) in base a dei sintomio dei “segni” (fenomeni).

Rappresenta, quindi, l’atto finale diuna serie di giudizi intermedi attraverso iquali la conoscenza dei fenomeni cheavvengono nel paziente viene via viaacquisita e perfezionata al fine di indivi-duare la relazione esistente con una cer-ta malattia, determinandone la sua carat-terizzazione e stadizzazione (staging). (1)

La procedura di diagnosi differenzia-le in fisioterapia, invece, è più simile adun processo di screening, inteso comeindagine che mira a selezionare le carat-teristiche salienti delle malattie tentandodi determinare se tali caratteristiche sono

presenti nel singolo individuo.Nello specifico costituisce anche la

capacità di identificare quelle condizioniche, ricadendo al di fuori della compe-tenza e responsabilità del fisioterapista,richiedono la consulenza di altri profes-sionisti sanitari (neurologo, ortopedico,cardiologo, dermatologo, medico dimedicina generale ecc.) ai quali ilpaziente deve essere prontamente invia-to. (2)(3)

Il fisioterapista non identifica lamalattia nel senso di patologia, ma certa-mente deve identificare una serie disegni, sintomi, comportamenti ed altridati potenzialmente patologici, dall’a-namnesi e dall’uso di test. (4)

Il corretto utilizzo nella pratica clini-ca quotidiana del fisioterapista di questacapacità valutativa è di fondamentaleimportanza sia per le responsabilitàdeontologiche e legali, ma soprattuttoper quella morale nei confronti delpaziente.

Lo screening valutativo del fisiotera-pista trova quindi una necessaria collo-cazione in tutte quelle situazioni in cui siha un accesso diretto del paziente al trat-tamento fisioterapico, ma è indispensa-bile anche nei casi in cui venga comun-que attuato un preventivo filtro medico:non è irrazionale pensare, infatti, chedeterminate condizioni mediche possanonon essere state ancora diagnosticateperchè insorte successivamente alla visi-ta medica, o perchè il paziente ha taciutol’esistenza di determinati sintomi, oanche perchè la patologia non è statascoperta da altri professionisti sanitari.

Ma un’altra modalità di utilizzare lacapacità diagnostica differenziale infisioterapia è quella di sfruttare la pro-pria capacità osservazionale a supportodella diagnosi medica, in un sempre piùauspicabile ambito di collaborazione

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reciproca.La particolare relazione terapeuta-

paziente che il fisioterapista può e devesviluppare, fornisce la base ad unapotenziale capacità valutativa che è dataanche da una maggior disponibilità ditempo per l’osservazione e dalla possibi-lità di un dialogo informale.

L’attività svolta su più sedute permet-te, inoltre, di monitorare costantementel’evoluzione o la comparsa di segni cli-nici misconosciuti in sede di prima visi-ta, consentendo anche di modificare ilpiano di trattamento in caso di discre-panza con la diagnosi originale.

La diagnosi differenziale in fisiotera-pia, pertanto, non può limitarsi alladistinzione tra malattie di propria o altruicompetenza, ma deve necessariamenteampliarsi nell’ambito della relazione esi-stente tra patologie aventi caratteristichesintomatologiche affini o confondenti.

Applicare una terapia fisioterapica“alla cieca”, delegando in toto ad altrioperatori sanitari l’aspetto valutativo,oltre ad essere un atteggiamento antisto-rico giustamente punito dalla giurispru-denza, può dare adito a prestazioni quan-tomeno inappropriate che non trovanoalcuna giustificazione in essere.

Il comportamento corretto ci vienesuggerito dal Titolo 2, art 11, del codicedeontologico del fisioterapista: “Qualo-ra risultino valutazioni discordanti,cambiamenti del quadro clinico e/orisposte non coerenti durante il tratta-mento, il FT è tenuto ad informare ilmedico curante, collaborando a fornireelementi utili sia per un eventualeapprofondimento diagnostico, che per ladefinizione di un più appropriato pro-gramma terapeutico”.

Un po’ più scarna risulta essere lanormativa deontologica medica che neldeclamare le modalità di rapporto con le

altre professioni sanitarie, all’art. 68 silimita a specificare che “nell’interessedel cittadino il medico deve intrattenerebuoni rapporti di collaborazione con lealtre professioni sanitarie rispettandonele competenze professionali”.

In entrambi i casi, comunque, si ponel’accento su un atteggiamento collabora-tivo centrato sul paziente.

Oggigiorno, in campo sanitario, la col-laborazione tra le diverse professionalità èuna necessità il cui unico limite è datodalla presunzione caratteriale dell’opera-tore. Nessuno, dunque, può più ragionareper compartimenti stagni o in esclusività.

È questo il caso delle presentazionicliniche che andiamo ad esporre.

CASO CLINICO 1

Silvana P., anni 56, donna, di profes-sione medico. Giunta in fisioterapia disua iniziativa in seguito all’insorgenza dilombosciatalgia acuta a destra.

La signora, visibilmente agitata, erasoprattutto preoccupata per il referto diuna risonanza magnetica, autoprescritta-si ed effettuata il giorno prima (6 aprile2005), ma soprattutto per la prognosiprospettata dal collega medico radiologoche consigliava un precoce interventoneuro chirurgico.

L’esame, infatti, evidenziava oltre a“note degenerative croniche diffuse conirregolarità a carico del muro posterio-re da iniziale patologia osteofitosica;debordo a largo raggio del disco L3 –L4 in sede preforaminale sin; debordo alargo raggio del disco L4 – L5 con ini-ziale impegno foraminale inferiore bila-terale” un “impegno del forame diconiugazione dx da parte di una forma-zione occupante spazio adesa al profilosomatico di L4, liscia non infiltrata, svi-luppata lateralmente”.

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Di tale formazione il referto ponevain primis sospetto di meningioma locoregionale con DD vs neurinoma. (Illu-strazione 1)

Ad ogni modo si consigliavaapprofondimento diagnostico con TC emezzo di contrasto. In attesa di effettuarela TC e la visita neuro chirurgica la dotto-ressa chiedeva un consulto fisioterapico.

7 aprile 2005L’anamnesi medica pregressa non

rivelava episodi significativi o traumi.L’insorgere acuto del dolore, senzaragione apparente, risaliva a circa unmese prima, con localizzazione in regio-ne lombare e successivamente irradia-zione all’arto inferiore dx.

La paziente dichiarava una incostan-za dei sintomi che peggiorano con ilcarico, la posizione seduta ed i movi-menti in flessione del tronco.

FANS e terapia steroidea non control-lavano il dolore, che comunque miglio-rava leggermente da sdraiata e nondisturbava il sonno. Nessuna variazionedel peso o della temperatura corporea,ma la signora osservava una certa asteniadiffusa che le dava un’impressione dipeggioramento delle proprie performan-ce motorie.

Obiettivamente si rilevava una legge-ra ipotrofia del quadricipite dx con ipo-reflessia rotulea, ipolordosi lombare,contrattura antalgica della muscolaturaparavertebrale e una modesta limitazionenel movimento di flessione del tronco.

La valutazione del dolore effettuatacon la metodica McKenzie (5) (6) descrivevaun peggioramento della sintomatologianelle flessioni del tratto lombare: in piedi,specie a fine range di movimento, e dasdraiata, durante il movimento. Le esten-sioni ripetute non determinavano effettimentre la mobilizzazione manuale in

estensione del tratto lombare produceva,invece, un miglioramento con diminuzio-ne dell’intensità dolorosa. (Schede 1 e 2)

L’esame funzionale, dunque, sem-brava suggerire una ipotesi eziologicadiscogenica.

In accordo con la paziente e in attesadella visita neuro chirurgica si impostavaun trattamento fisioterapico di educazio-ne posturale alle attività della vita quoti-diana integrato da esercizi secondo ilprotocollo McKenzie per i derangementn° 3, da praticare autonomamente piùvolte durante la giornata. Nei giorni suc-cessivi era osservabile una tendenza allacentralizzazione della sintomatologia.

14 aprile 2005Esame TC spinale con mezzo di con-

trasto che “conferma la presenza, a livel-lo di L4 e del canale di coniugazionedestro tra L4 e L5, di una neoformazionea bottone di camicia che dall’interno delrachide, a sede paramediana destra,raggiunge l’esterno del forame radicola-re destro. Dopo contrasto si ottiene unamodesta opacizzazione solo alla perife-ria della lesione, quasi si trattasse di unacapsula”. Il referto conclude che “le dueipotesi prospettate alla RM sono entram-be valide: il tipo di opacizzazione soloperiferica potrebbe rendere più probabi-le l’ipotesi di neurinoma della radicedestra di L4”.

La dottoressa decideva di chiedereun consulto presso un importante istitu-to neurochirurgico del Nord Italia, manel frattempo continuammo il tratta-mento fisioterapico anche per monitora-re l’evoluzione della sintomatologia alfine di fornire maggiori elementi almedico neurochirurgo.

Il 4 maggio 2005 veniva quindi redat-ta una relazione fisioterapica, con ladescrizione del trattamento effettuato, la

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conseguente regressione dell’intensitàdolorosa soggettivamente descritta dalmiglioramento nelle prestazioni dellavita quotidiana e la tendenza alla centra-lizzazione osservata, con dolore presentesolo a livello lombare e, non costante-mente, in regione malleolare interna.

Il 10 maggio 2005, lo specialista neu-rochirurgo refertava una ipotesi diagno-stica di “ernia discale espulsa” escluden-do l’ipotesi tumorale, consigliando diproseguire la fisioterapia e, in caso didolore irriducibile, l’intervento di discec-tomia.

La paziente effettuava così diecisedute di fisioterapia e veniva dimessa.

A tutt’oggi (luglio 2007) la pazientenon ha subito alcun trattamento cruentoe non ha recidivato la sintomatologia.

CASO CLINICO 2

Gabriella P., anni 58, donna, casalin-ga, ex operaia che, con il pensionamentoe l’inizio della menopausa lamenta lacomparsa di algie a livello cervicale ealle spalle, maggiore a destra e con irra-diazione al gomito dello stesso lato.Dopo visita specialistica fisiatrica e dia-gnosi aspecifica di “cervicalgia” lasignora è stata inviata all’osservazionefisioterapica per valutazione e trattamen-to McKenzie del rachide cervicale.(Schede 3 e 4)

Come documentazione di diagnosticaper immagini la signora fornisce una TCcervicale che rileva “modesta protrusio-ne discale postero mediana C4-C5, pro-trusione discale posteriore ad ampioraggio, osteofitosi marginosomatica eimpronta sul sacco durale a livello C5-C6 e C6-C7” invitando, a completamen-to delle indagini, all’esecuzione di unarisonanza magnetica.

La valutazione fisioterapica non rile-

va alcuna limitazione articolare delrachide cervicale né è possibile evocarela sintomatologia con i movimenti testdel protocollo valutativo McKenzie, main anamnesi la signora riferisce un peg-gioramento del dolore nella posizionesdraiata sul fianco destro e un immedia-to sollievo dopo l’assunzione di FANS.

Interessante, invece, la valutazionedella spalla destra che presenta una limi-tazione nel movimento attivo in abduzio-ne che, anche passivamente, risultadolente a circa 120°. Gli altri movimentiappaiono nella norma.

È possibile inoltre evocare dolorabi-lità palpando l’articolazione acromion-claveare, il solco bicipitale, la borsasubacromiale e la muscolatura paraverte-brale. Risulta positiva al test di Jobe (chetesta il m. sovraspinoso) e a quello diSpeed (che testa il m. c. l. del bicipite).(Illustrazioni 2 e 3) (7)(8)

Si riterrebbe quindi utile un esameecografico della spalla destra al fine dicompletare la valutazione della borsa edelle strutture tendinee (9) ma, non aven-do in Italia il fisioterapista la possibilitàdi prescrivere indagini di diagnostica perimmagini si decide il rinvio della pazien-te al medico di riferimento comunicandole osservazioni di cui sopra.

Il medico prescrive l’ecografia e ilreferto riporta “iniziale distensione dellaborsa sottoacromiondeltoidea destra;tendine del muscolo sopraspinato destrosclerotico con presenza di iniziali e mil-limetriche calcificazioni preinserzionali;irregolari i profili del solco omerale peril tendine del capo lungo del bicipitedestro. Reperti analoghi sono presentianche a sinistra senza tuttavia apprezza-bile distensione della borsa”.

Target del trattamento diventa così laspalla e la cura viene quindi impostata sulaserterapia a fini antalgici e antiflogisti-

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DIAGNOSI DIFFERENZIALE IN FISIOTERAPIA: UNO STRUMENTO UTILE AL FISIOTERAPISTA, UNA TUTELA PER IL PAZIENTE

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DIAGNOSI DIFFERENZIALE

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ci, esercizi di Codman per la spalladestra e stretching bilateralmente comeattività decontratturanti e di autotratta-mento. Successivamente si è provvedutoa rinforzare attivamente mediante sche-mi F.N.P. (10) il cingolo scapolare con par-ticolare riguardo al recupero della mobi-lità attiva in abduzione.

Dalla settima giornata la pazientedichiarava assenza di dolore. Venivadimessa in decima.

DISCUSSIONE

Nessuno sa abbastanza, ed abbastan-za presto (Ezra Pound)

Ascolto attivo, osservazione, empatia ecapacità comunicative. Raccolta anamne-stica, esame obiettivo e diagnosi. Tempo.

Una relazione fruttuosa dal punto divista comunicativo e valutativo richiedetempo da dedicare al nostro paziente equesto spesso risulta in contrasto con lariduzione dei tempi assistenziali volutadal management sanitario. (11)

Anche per questo diventa ancor piùpregnante la collaborazione tra il perso-nale sanitario che ruota attorno alpaziente e alla sua richiesta terapeutica.

Il fisioterapista ha il dovere di visita-re il paziente al fine di garantirgli unaprestazione adeguata alla richiesta, maha anche l’obbligo morale di valutarloallo scopo di evitare che il proprio inter-vento risulti inappropriato al problemareale e questo non solo perché il più del-le volte la diagnosi medica risulta aspe-cifica, tanto che Davenport afferma che“la pratica della fisioterapia basata sul-l’evidenza risulta minata dall’alto tassodi diagnosi mediche non specifiche”. (12)

Un disturbo primario di tipo, dicia-mo, “medico” può simulare la sintoma-tologia di un problema di tipo “fisiotera-pico”. Ma quest’ultimo potrebbe anche

distogliere l’attenzione da una più gravepatologia al momento misconosciuta. (13)

Inoltre, la capacità osservazionale delfisioterapista può risultare essere un utilestrumento diagnostico che è corretto for-nire al medico al fine di dotarlo del mag-gior numero possibile di informazioniutili per stilare una diagnosi il più possi-bile reale. Correttezza vorrebbe, altresì,che qualora il medico si addentrasse in unterreno valutativo a lui poco familiare,richiedesse un consulto fisioterapico sen-za arrogarsi competenze universalistiche.

Dove questo già avviene il gradimen-to da parte del medico è notevole e ilconsulto con il fisioterapista diventa uncomponente utile e favorevole nel pro-cesso di gestione del paziente da partedel medico di base. (14)

Nel caso clinico 1 la valutazionefisioterapica della paziente, insieme allavalutazione clinica del neurochirurgo, èstato un elemento utile al medico pergiungere a stilare una diagnosi che, allaluce della sola diagnostica per immaginisarebbe forse stata indirizzata verso altripercorsi terapeutici.

Nel caso clinico 2 il pedissequo trat-tamento del rachide cervicale e la man-cata valutazione di altri distretti articola-ri avrebbero probabilmente prodotto unintervento inappropriato.

Interessante osservare come fattore diinganno diagnostico sia risultata inentrambi i casi l’indagine per immagini:se è vero che la tendenza umana è di cre-dere solo a ciò che si vede, non dobbia-mo dimenticare che questa non è neces-sariamente una verità assoluta. Talvolta èpiù importante ciò che sentiamo e ciòche ricerchiamo, quindi anamnesi e testclinici. Questo, comunque, non toglievalore all’imaging la cui interpretazionedovrebbe, invece, diventare patrimonioconsolidato della formazione di base del

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DIAGNOSI DIFFERENZIALE

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fisioterapista. (15)

In altri Paesi, dove il fisioterapista èanche prescrittore di esami diagnostici,la sua capacità clinico-valutativa risultaessere vantaggiosa anche economica-mente. Ad esempio, i fisioterapisti chelavorano per l’esercito americano posso-no prescrivere la diagnostica per imma-gini (TAC, RMN, RX), l’astensione dallavoro per 30 giorni e inviare i pazientiad un qualsiasi medico specialista. Que-sta esperienza ha dimostrato di poterridurre il numero di indagini radiologi-che fino al 50%. (16)

Stesso risultato, minor uso di radio-grafie, e stessi outcomes anche in unaltro studio su 481 pazienti che ha con-frontato un gruppo di fisioterapisti spe-cialisti e un gruppo di chirurghi ortope-dici nella gestione dei disordini musco-lo-scheletrici presso 2 reparti di ortope-dia, di 2 ospedali. (17)

Studi recenti, perlomeno nel mondodove la ricerca in fisioterapia è una realtàe non solo un auspicio, confermano chel’accesso diretto del paziente al fisiotera-pista specializzato è sicuro per quantoriguarda il riconoscimento di circostanzeche richiedono il rinvio al medico (18) erisulta anche economicamente vantag-gioso. (19)

CONCLUSIONE

Come in tutte le attività umane, anchenella gestione terapeutica del paziente, ildialogo risulta essere uno strumento fon-damentale. Lo scambio di informazionitra due figure professionali distinte, qua-li il dottore in medicina e il dottore infisioterapia, genera indiscutibili vantaggidi cui sarebbe scorretto privare il malato.

L’espansione del sapere medico por-terà sempre di più ad una parcellizzazionedelle conoscenze e delle competenze: sol-

tanto una vetusta presunzione culturalepuò individuare in una sola figura profes-sionale l’unicum dello scibile terapeutico.Che sia il metodo pluridisciplinare la chia-ve di volta che porta alla soluzione delmoderno approccio alla malattia è un datodi fatto già acquisito dalla comunità scien-tifica internazionale. (20)(21)(22)(23)(24)(25)(26)(27)

Equipe, staff, team, gruppo, squadra:ormai ogni documento programmaticosanitario incorpora e auspica uno di que-sti termini: Google produce 9.080 docu-menti in lingua italiana digitando “equi-pe multidisciplinare” e 2.370 se specifi-chiamo “riabilitativa”.

I componenti dell’equipe multidisci-plinare sono “professionisti che lavoranoinsieme per la produzione di servizi conruoli, funzioni e formazione molto diffe-renti tra loro, per responsabilità, mansio-ni e richieste caratteristiche delle diverseprofessionalità” (28), “ognuno con capa-cità tali da gestire con più efficacia ecompetenza un aspetto del rapporto conl’utente piuttosto che un altro”. (29)

In conclusione, superando le defini-zioni da accademia fa comunque semprebene ricordare che l’equipe multidisci-plinare è una struttura circolare e cometale non ha vertici ma solo un centro sucui ruotare: il paziente.

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(28) A. Tiberio, F. Fortuna,Dizionario del sociale, ed.Franco Angeli Milano, 2001

(29) G. Cocco, A. TiberioLo sviluppo delle competenzerelazionali in ambito socio-sanitario, ed. Franco AngeliMilano, 2005

RingraziamentiL’autore ringraziala Sig.ra Ilaria Moro

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Illustrazione 1: RMN colonna L/S caso 1

Illustrazione 2: test di Jobe Illustrazione 3: test di Speed

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Scheda 1: valutazione caso clinico 1

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Scheda 2: valutazione caso clinico 1

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Scheda 3: valutazione caso 2

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Scheda 4: valutazione caso 2

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